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Le Organizzazioni di Volontariato e il problema assicurativo Dispensa realizzata con la collaborazione di CELIVO A cura di Andrea Elli Elisabetta Botto FORMAZIONE ED ASSISTENZA NEI RISCHI DELL’ETICA f.a.r.e. s.r.l. Via Lattuada n.20 - 20135 Milano - tel. 02/54.11.8612 – 54.12.8526 - fax 02/54.12.8519 Sito Web: www.fare.org - Email: [email protected] Sede legale: V.le Gian Galeazzo n.16 – 20136 Milano Cap. Soc. 150.000.000 - p.iva 12456010151 - C.C.I.A.A. MI 1559360 – Tribunale MI 131745/98

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Le Organizzazioni di Volontariato

e il problema assicurativo

Dispensa realizzata con la collaborazione di CELIVO

A cura di

Andrea Elli

Elisabetta Botto

FORMAZIONE ED ASSISTENZA NEI RISCHI DELL’ETICA

f.a.r.e. s.r.l. Via Lattuada n.20 - 20135 Milano - tel. 02/54.11.8612 – 54.12.8526 - fax 02/54.12.8519Sito Web: www.fare.org - Email: [email protected] legale: V.le Gian Galeazzo n.16 – 20136 Milano Cap. Soc. 150.000.000 - p.iva 12456010151 - C.C.I.A.A. MI 1559360 – Tribunale MI 131745/98

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"Le Organizzazioni di Volontariato e il problema assicurativo"

Capitolo 1

Il contesto normativo

1.1. La Legge quadro sul Volontariato n.266/91

Con la legge 266 del 1991 il legislatore ha operato il riconoscimento ufficiale, atteso da

molti anni, del valore e della funzione della attività di solidarietà del volontariato ed ha

disciplinato in modo organico il rapporto con l’ente pubblico.

L’articolo 4 della legge pone a carico delle associazioni di volontariato l’obbligo di

assicurare i propri aderenti per una duplice categoria di danni che ad essi possono derivare dallo

svolgimento dell’attività di volontariato:

i danni causati al volontario da infortuni o malattie subiti o contratte durante lo

svolgimento dell’attività;

il danno patrimoniale costituito dall’obbligazione risarcitoria per i danni a propria

volta cagionati a terzi nello svolgimento della medesima attività.

Art.4. – 266/91 – Assicurazione degli aderenti ad organizzazioni di volontariato

1. Le organizzazioni di volontariato debbono assicurare i propri aderenti, che prestano attività di volontariato, contro gli infortuni e le malattie connessi allo svolgimento dell’attività stessa, nonché per la responsabilità civile verso i terzi.

2. Con decreto del Ministro dell’industria, del commercio e dell’artigianato, da emanarsi entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono individuati meccanismi assicurativi semplificati, con polizze anche numeriche o collettive, e sono disciplinati i relativi controlli.

Si tratta dell’introduzione, nel sistema normativo italiano, di un’ulteriore fattispecie di

assicurazione obbligatoria, dovuta all’esigenza di coprire i rischi insiti nella maggior parte

delle attività di volontariato (si pensi, ad esempio, al vasto settore delle associazioni di volontari

operanti all’interno del servizio sanitario).

La previsione dell’obbligatorietà dell’assicurazione contro gli infortuni e le malattie è

conseguenza diretta della valorizzazione dell’attività di volontariato, considerata, all’articolo 1

delle legge, come “espressione di partecipazione, solidarietà e pluralismo” rivolta al

conseguimento di “finalità di carattere sociale, civile e culturale”. Pertanto, l’attività svolta dal

volontario è stata assimilata, per quanto riguarda la tutela di chi la svolge, al lavoro dipendente,

per il quale tale forma assicurativa è vigente ormai da circa un secolo.

Per ciò che concerne l’assicurazione per la responsabilità civile verso terzi, il legislatore è

stato mosso dalla necessità di tutelare l’interesse del terzo danneggiato ad ottenere la riparazione

dei danni subiti in conseguenza di fatti commessi nello svolgimento dell’attività di volontariato.

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Art.1 – 266/91 – Finalità e oggetto della legge.

1. La Repubblica italiana riconosce il valore sociale e la funzione dell'attività di volontariato come espressione di partecipazione, solidarietà e pluralismo, ne promuove lo sviluppo salvaguardandone l'autonomia e ne favorisce l'apporto originale per il conseguimento delle finalità di carattere sociale, civile, e culturale individuate dallo Stato, dalle Regioni, dalle Province autonome di Trento e di Bolzano e dagli Enti locali.

2. La presente legge stabilisce i principi cui le regioni e le province autonome devono attenersi nel disciplinare i rapporti fra le istituzioni pubbliche e le organizzazioni di volontariato nonché i criteri cui debbono uniformarsi le amministrazioni statali e gli enti locali nei medesimi rapporti.

L’assicurazione obbligatoria assolve allo scopo di esonerare determinate categorie di

soggetti dall’obbligazione risarcitoria conseguente alla propria responsabilità civile.

Per quel che riguarda il soggetto su cui gravano i pagamenti relativi alla copertura

assicurativa, occorre segnalare la disposizione dell’art.7, comma 3, della legge, ai sensi della

quale - nell’ipotesi di convenzioni stipulate tra le organizzazioni di volontariato e lo stato, le

Regioni, le Provincie autonome, gli enti locali e gli enti pubblici - gli oneri relativi

all’assicurazione obbligatoria (la quale, peraltro, è definita “elemento essenziale” della

convenzione) sono a carico dell’ente con il quale la convenzione è stipulata.

Art.7 – 266/91 - Convenzioni.

1. Lo Stato, le Regioni , le Province autonome, gli Enti locali e gli altri enti pubblici possono stipulare convenzioni con le organizzazioni di volontariato iscritte da almeno sei mesi nei registri di cui all'art. 6 che dimostrino attitudine e capacità operativa.

2. Le convenzioni devono contenere disposizioni dirette a garantire l'esistenza delle condizioni necessarie a svolgere con continuità le attività oggetto della convenzione , nonché il rispetto dei diritti e della dignità degli utenti. Devono inoltre prevedere forme di verifica e di controllo della loro qualità nonché le modalità di rimborso delle spese.

3. La copertura assicurativa di cui all'art. 4 è elemento essenziale della convenzione e gli oneri relativi sono a carico dell'ente con il quale viene stipulata la convenzione medesima.

Si tratta di una norma che contempera l’interesse del volontario - aderente ad essere

indennizzato dei danni subiti e l’interesse sociale a non far gravare sull’associazione di

volontariato oneri finanziari eccessivi: pertanto, se l’associazione stipula una convenzione per la

realizzazione delle finalità istituzionalmente appartenenti ad un ente pubblico, il legislatore ha

ritenuto, coerentemente, di addossare all’ente medesimo i costi assicurativi dell’attività dei

volontari. D’altra parte questa norma si giustifica anche con il fatto che il contributo operativo

dei volontari, in seguito a convenzione con l’ente pubblico, viene a concorrere o a sostituirsi con

l’attività di lavoratori dipendenti dello stesso ente.

1.2. I Decreti Ministeriali del 14 febbraio 1992 e del 16 novembre 1992.

L’articolo 4 della legge prevede al secondo comma l’individuazione dei meccanismi

assicurativi esemplificati: essi sono stati disciplinati dal decreto del Ministero dell’Industria, del

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Commercio e dell’Artigianato, emanato il 14 febbraio 1992 e successivamente modificato con

D.M. del 16 novembre 1992.

In quest’ultimo, in particolare, è ribadita la possibilità di stipulare assicurazioni anche

attraverso polizze collettive o numeriche, ovvero quello che in forza di un unico vincolo

contrattuale determinano una molteplicità di rapporti assicurativi riguardanti una pluralità di

soggetti assicurati determinabili con riferimento al registro degli aderenti (art.2, comma 2 dello

stesso decreto). E’ previsto che le garanzie assicurative decorrano dalle ore 24 del giorno di

iscrizione nel registro degli aderenti e perdono efficacia dalle ore 24 del giorno della

cancellazione nel registro stesso. Le organizzazioni devono comunicare all’assicuratore presso

cui vengono stipulate le polizze i nominativi dei volontari e le successive variazioni,

contestualmente all’iscrizione nel registro degli aderenti.

Art.2. – D.M. 14/2/92 – Polizze assicurative

1. Le assicurazioni di cui all'articolo precedente possono essere stipulate in forma collettiva o in forma numerica.

2. Le assicurazioni di cui al comma precedente sono quelle che, in forza di un unico vincolo contrattuale, determinano una molteplicità di rapporti assicurativi riguardanti una pluralità di soggetti assicurati determinati o determinabili, con riferimento al registro di cui all'art.3.

3. Le predette assicurazioni, sulla base delle risultanze del registro di cui al successive art.3, devono garantire tutti i soggetti che risultano aderenti alle organizzazioni di volontariato e che prestano attività di volontariato. Le garanzie assicurative decorrono dalle ore 24 del giorno di iscrizione al registro. [comma così modificato dal Decreto 16 novembre 1992 del Minindustria.]

4. –ABROGATO- [comma così modificato dal Decreto 16 novembre 1992 del Minindustria.] 5. Per coloro che cessano dall'adesione alle organizzazioni di volontariato le garanzie assicurative

perdono efficacia dalle ore 24 del giorno dell'annotazione della cancellazione nel registro.6. Le organizzazioni di volontariato devono comunicare all'assicuratore presso cui vengono stipulate le

polizze i nominativi dei soggetti di cui al comma 3 e le successive variazioni, contestualmente alla iscrizione nel registro previsto dall'art.3. [comma così modificato dal Decreto 16 novembre 1992 del Minindustria.]

Infine (art.4, comma 2), le organizzazioni di volontariato hanno l’obbligo di comunicare,

entro i trenta giorni successivi alla stipulazione delle polizze, l’avvenuto adempimento

dell’obbligo assicurativo alla regione o alla provincia autonoma nel cui territorio esercitano la

propria attività.

Art.4. – D.M. 14/2/92 -- Controllo 1. Il controllo viene esercitato dall'Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni private e di

interesse collettivo (ISVAP) nei limiti delle proprie competenze.2. Le organizzazioni di volontariato comunicano a ciascuna regione o provincia autonoma nel

cui territorio esercitane la loro attività ed all'osservatorio nazionale per il volontariato l'avvenuta stipulazione delle polizze concernenti le assicurazioni di cui all'art.1 entro i trenta giorni successivi a quello della stipulazione delle polizze stesse.

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1.2.1. Il registro degli aderenti

L’articolo 3 del decreto del 14 febbraio 1992 prevede l’obbligo da parte delle

organizzazioni di volontariato della tenuta del registro degli aderenti (“Le organizzazioni di

volontariato debbono tenere il registro degli aderenti che prestano attività di volontariato”).

Art.3. – D.M. 14/2/92 – Adempimenti delle organizzazioni di volontariato

1. Le organizzazioni di volontariato debbono tenere il registro degli aderenti che prestano attività di volontariato. Il registro, prima di essere posto in uso, deve essere numerato progressivamente m ogni pagina e bollato in ogni foglio da un notaio, o da un segretario comunale, o da altro pubblico ufficiale abilitato a tali adempimenti. L'autorità che ha provveduto alla bollatura deve altresì dichiarare, nell'ultima pagina del registro, il numero di fogli che le compongono. [comma così modificato dal Decreto 16 novembre 1992 del Minindustria.]

2. Nel registro devono essere indicati per ciascun aderente le complete generalità, il luogo e la data di nascita e la residenza.

3. I soggetti che aderiscono all'organizzazione di volontariato in data successiva a quella di istituzione del registro devono essere iscritti in quest'ultimo nello stesso giorno in cui sono ammessi a far parte dell'organizzazione.

4. Nel registro devono essere altresì indicati i nominativi dei soggetti che per qualunque causa cessino di far parte dell'organizzazione di volontariato. L'annotazione nel registro va effettuata lo stesso giorno in cui la cessazione si verifica.

5. Il registro deve essere barrato ogni qualvolta si annoti una variazione degli aderenti che prestano attività di volontariato, ed il soggetto preposto alla tenuta dello stesso o un suo delegato deve apporvi la data e la propria firma. [comma così modificato dal Decreto 16 novembre 1992 del Minindustria.]

Tale registro, prima di essere posto in uso, deve essere numerato progressivamente in

ogni pagina, bollato in ogni foglio da un notaio, da un segretario comunale o da altro pubblico

ufficiale abilitato a tali adempimenti (D.M. 16.11.1992), il quale deve dichiarare nell’ultima

pagina il numero di fogli che lo compongono.

Nel registro devono essere indicate le generalità, il luogo, la data di nascita e la residenza

di ciascun aderente.

I soggetti che aderiscono all’organizzazione devono essere iscritti nel registro nel giorno

stesso in cui sono ammessi a far parte dell’organizzazione e ne deve essere indicata la loro

esclusione il giorno stesso in cui, per qualunque causa, cessino di far parte dell’organizzazione. Il

registro deve essere barrato ogni qualvolta si annoti una variazione degli aderenti che prestano

attività di volontariato, ed il soggetto preposto alla tenuta dello stesso o un suo delegato deve

apporvi la data e la propria firma.

L’importanza di tale registro è sottolineata dall’art.2, comma 3, che prevede che

l’assicurazione deve riguardare “tutti i soggetti che risultano aderenti alle organizzazioni di

volontariato e che prestano attività di volontariato”. Questo significa che solo gli aderenti “attivi”

devono essere assicurati: i soci che si limitano a contribuire sostenendo economicamente

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l’organizzazione, ma non danno alcun apporto personale (né di attività, né di contabilità, ecc.),

non devono essere assicurati.

Nel caso vi siano soggetti che partecipano occasionalmente o temporaneamente

all’attività dell’organizzazione (ad esempio partecipando ad un’iniziativa gestita

dall’organizzazione e fornendo la propria collaborazione), tali soggetti sono da considerarsi a

pieno titolo “aderenti all’organizzazione che partecipano all’attività” e dunque devono essere

registrati (in entrata e, allo scadere della collaborazione, in uscita), anche se non sono soci

dell’organizzazione.

Questo esempio sottolinea un’ulteriore punto importante: il registro dei volontari non

coincide con il libro dei soci dell’associazione; è possibile che chi è socio dell’organizzazione

svolga anche attività di volontariato presso la stessa e dunque sia inserito nel registro dei

volontari, ma questo non è vero in assoluto.

Un’ultima precisazione: le persone che vengono assistite dall’organizzazione non devono

essere iscritte al registro, infatti l’obbligo dell’assicurazione riguarda solo i volontari; nel caso in

cui l’assistito svolga anche attività di volontariato, come accade ad esempio in alcune comunità

di recupero o cooperative sociali, è conveniente iscrivere anch’egli nel registro, perché sono

soggetti attivi e passivi del rischio come i volontari.

1.3. L’obbligatorietà dell’assicurazione

L’obbligo di assicurare i volontari riguarda tutte le organizzazioni di volontariato oppure

solo quelle iscritte al registro regionale?

Per rispondere a tale quesito vale la pena ricordare ancora una volta la distinzione tra

associazioni non riconosciute e associazioni legalmente riconosciute.

Le associazioni non riconosciute, vengono costituite attraverso un atto privato che

comporta la scrittura di uno statuto e la sua registrazione presso un notaio; quelle legalmente

riconosciute, attraverso pubblico decreto.

Il riconoscimento non è presupposto per l’efficacia giuridica dei patti associativi, esso si

limita a conferire il beneficio della personalità giuridica, intesa come autonomia patrimoniale

perfetta (dei debiti societari risponde solo l’associazione con il suo patrimonio).

In mancanza del riconoscimento, invece, alla responsabilità dell’associazione si

accompagna la responsabilità personale di coloro che hanno agito in nome e per conto

dell’associazione stessa. Questo non significa che i singoli associati rispondono per

l’associazione di cui fanno parte: per esempio il tipografo che ha stampato manifesti per

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un’associazione sportiva, potrà chiederne il pagamento a chi ha sottoscritto l’ordine, oltre che

all’associazione stessa, ma non anche a qualsiasi associato.

Vale la pena ricordare che il possesso della personalità giuridica non è condizione

necessaria per l’iscrizione al registro regionale e viceversa; si può iscrivere al registro regionale

qualsiasi organizzazione che abbia i requisiti espressi dall’art.3 della 266/91.

Art.3 – 266/91 - Organizzazioni di volontariato.

1. E' considerato organizzazione di volontariato ogni organismo liberamente costituito al fine di svolgere l'attività di cui all'art.2 , che si avvalga in modo determinante e prevalente delle prestazioni personali volontarie e gratuite dei propri aderenti.

2. Le organizzazioni possono assumere la forma giuridica che ritengono più adeguata al perseguimento dei loro fini, salvo il limite di compatibilità con lo scopo solidaristico.

3. Negli accordi degli aderenti, nell'atto costitutivo o nello statuto, oltre a quanto disposto dal codice civile per le diverse forme giuridiche che l'organizzazione assume, devono essere espressamente previsti l'assenza di fini di lucro, la democraticità della struttura, l'elettività e la gratuità delle cariche associative nonché la gratuità delle prestazioni fornite dagli aderenti, i criteri di ammissione e di esclusione di questi ultimi, i loro obblighi e diritti . Devono essere altresì stabiliti l'obbligo di formazione del bilancio, dal quale devono risultare i beni, i contributi o i lasciti ricevuti, nonché le modalità di approvazione dello stesso da parte dell'assemblea degli aderenti.

4. Le organizzazioni di volontariato possono assumere lavoratori dipendenti o avvalersi di prestazioni di lavoro autonomo esclusivamente nei limiti necessari al loro regolare funzionamento oppure occorrenti a qualificare o specializzare l'attività da esse svolta.

5. Le organizzazioni svolgono le attività di volontariato mediate strutture proprie o, nelle forme e nei modi previsti dalla legge, nell'ambito di strutture pubbliche o con queste convenzionate.

Ritornando al quesito iniziale, l’obbligo di assicurare i propri volontari riguarda tutte le

organizzazioni che presentano i requisiti espressi dall’art.3 della legge 266/91,

indipendentemente dall’iscrizione o meno al registro regionale e dal possesso o meno della

personalità giuridica.

Infatti, l’iscrizione al registro, come già accennato in precedenza, rappresenta un diritto

per le organizzazioni che hanno i requisiti previsti dall’art.3 e, in quanto tale esso può essere

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Associazione di volontariato

Riconosciuta. Personalità giuridica; Autonomia patrimoniale perfetta (dei debiti risponde

l’associazione con il suo patrimonio).

Non Riconosciuta. Non ha personalità giuridica; Alla responsabilità dell’associazione si accompagna la

responsabilità personale di coloro che hanno agito in nome e per conto dell’associazione stessa.

Iscritta al registro regionale. Iscrizione è condizione necessaria per accedere ai

contributi pubblici, stipulare le convenzioni, beneficiare delle agevolazioni fiscali.

Non iscritta al registro regionale.

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esercitato o meno; l’assicurazione invece, in quanto prevista a tutela del singolo volontario, per

quelle stesse organizzazioni è un obbligo che deve essere adempiuto.

L’inadempimento dell’obbligo di assicurazione può, infatti, costituire fonte di

responsabilità dell’organizzazione di volontariato nei confronti dell’aderente che abbia subito un

danno (ai sensi dell’art.1218 c.c.) trattandosi di inadempimento ad un obbligo stabilito dalla

legge.

Art.1218 – C.C. – Responsabilità del debitore

Il debitore che non esegue esattamente la prestazione dovuta è tenuto al risarcimento del danno, se non prova che l’inadempimento o il ritardo è stato determinato da impossibilità della prestazione derivante da causa a lui non imputabile.

Se non ci si assicura non sono previste sanzioni o multe, però in alcune regioni la

presentazione della polizza è condizione necessaria per l’iscrizione o per stipulare convenzioni.

Inoltre le organizzazioni di volontariato sono tenute a comunicare alla regione nel cui territorio

operano “l’avvenuta stipulazione delle polizze” e per questo anche le regioni che non richiedono

copia della polizza per l’iscrizione al registro, la richiederanno successivamente.

Capitolo 2

Le coperture assicurative obbligatorie

Premessa. Cenni introduttivi alle polizze infortuni e malattia per i volontari.

L’assicurazione contro gli infortuni e le malattie connessi allo svolgimento dell’attività

del volontario ha come modello, per il suo contenuto, l’analoga assicurazione prevista in favore

dei lavoratori subordinati (D.P.R. 30 giugno 1965 n.1124).

Esistono, tuttavia, alcune differenze fondamentali. In primo luogo, nel caso di volontari

non si tratta di assicurazione sociale ma semplicemente di assicurazione obbligatoria: i

volontari possono beneficiare della copertura assicurativa solo nel caso in cui il soggetto

obbligato (l’organizzazione) abbia provveduto alla stipulazione di un contratto di assicurazione

ed al regolare adempimento dei relativi obblighi.

Un secondo aspetto di differenziazione riguarda il soggetto assicuratore che, per gli

aderenti alle organizzazioni di volontariato, sarà costituito da un istituto privato di assicurazioni.

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Un’ulteriore differenza con l’assicurazione sociale dei lavoratori subordinati è che, per il

volontario, la copertura non è parametrata alla eventuale menomazione della sua capacità

lavorativa ma lascia ampia libertà nella scelta delle prestazioni assicurative.

2.1. La polizza infortuni

La polizza infortuni prevede l’erogazione da parte della Compagnia di assicurazione di

un capitale a favore dell’assicurato (o dei suoi eredi) in caso di infortunio.

L’infortunio è definito come evento dovuto unicamente a causa fortuita, violenta ed

esterna che produca lesioni corporali obiettivamente constatabili.

Pertanto l’evento per essere considerato causa di infortunio deve essere:

fortuito; comportamenti negligenti o inosservanti delle leggi vigenti possono dare luogo a

controversie circa la “fortuità” dell’incidente: è importante, pertanto, verificare che

l’assicurazione comprenda anche gli infortuni dovuti a colpa grave dell’assicurato;

violento; la causa dell’infortunio deve essere ricondotta ad un evento preciso e molto ben

definito dal punto di vista temporale: un incidente stradale è senz’altro una causa violenta,

un’intossicazione da cibo od un processo di assideramento, proprio perché non causati da un

evento istantaneo potrebbero non essere considerati, a rigore, riconducibili a cause violente;

esterno; l’evento che è causa del danno deve essere esterno alla vittima: si escludono così

tutte le malattie; esistono, tuttavia, zone d’ombra relativamente, ad esempio, agli strappi

muscolari o alle ernie da sforzo che possono avere come elemento scatenante un evento

esterno, evento che va però ad incidere su una situazione preesistente già compromessa.

Per evitare le controversie che sono state sopra accennate, ed anche per fornire una

copertura più completa, conviene valutare se le polizze offerte equiparino esplicitamente agli

infortuni, i seguenti casi:

intossicazioni da cibo;

lesioni causate da contatto con sostanze corrosive;

lesioni da morsi di animali e punture di insetti;

asfissia ed annegamento;

assideramento e congelamento;

folgorazione;

colpi di sole e di calore;

lesioni derivanti da aggressioni od atti violenti che abbiano movente politico, sociale o

sindacale, sempre che l’assicurato non vi abbia preso parte attiva o volontaria;

lesioni causate durante alluvioni, inondazioni e terremoti;

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infortuni derivanti dalle conseguenze di sforzi muscolari traumatici e di ernie addominali

traumatiche.

E’ importante rilevare che le suddette estensioni di garanzia sono solitamente già incluse

nella garanzia base, ad eccezione della clausola “sforzi muscolari traumatici ed ernie addominali

traumatiche” per la quale la maggior parte delle compagnie di assicurazione richiede il

pagamento di un premio addizionale. In questo caso sarà importante valutare la reale necessità di

questa copertura, che dipenderà dal tipo di attività svolta dall’organizzazione.

2.1.1. La validità della copertura infortuni per i volontari.

Il comma 1 dell’art.4 della legge 266/91 dice che sono da assicurare gli infortuni

“connessi con lo svolgimento dell’attività stessa [di volontariato]”; sarà pertanto da inserire in

polizza la seguente clausola: “La garanzia vale per le persone indicate nel registro degli aderenti,

limitatamente agli infortuni connessi allo svolgimento dell’attività di volontariato”.

Il problema, in molti casi, è quello di definire la connessione tra l’infortunio e l’attività di

volontariato.

Infatti, se l’attività di volontariato si svolge con orari ben precisi o in un luogo

determinato, il fatto che l’infortunio si sia verificato durante l’orario di attività o nel luogo in cui

l’attività si svolge, ne dimostra automaticamente la sua connessione.

Le organizzazioni che prevedono un impegno più “flessibile” da parte del volontario (ad

esempio per attività di assistenza domiciliare ad anziani e malati), dovranno cautelarsi perché ciò

non sia causa di contestazioni da parte della compagnia di assicurazioni in caso di sinistro. Nelle

condizioni di polizza dovranno essere chiaramente indicati i criteri con cui verrà stabilità la

connessione dell’infortunio con lo svolgimento dell’attività di volontariato. A tal proposito

suggeriamo di inserire una dichiarazione in cui la compagnia di assicurazione prende atto delle

modalità di svolgimento dell’attività dell’organizzazione e che, su tale base, si impegna a

risarcire tutti i sinistri denunciati dall’organizzazione (fatto salvo che la compagnia provi la non

connessione tra l’attività e l’infortunio).

2.1.2. Garanzie previste

Le garanzie “base” comunemente previste sono quelle che riguardano i casi di morte, di

invalidità permanente e di inabilità temporanea.

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2.1.2.a. Il caso morte

L’impresa di assicurazione si impegna a corrispondere la somma assicurata agli eredi

dell’Assicurato. Solitamente la somma assicurata non è dovuta se la morte si verifica due anni

dopo l’infortunio.

2.1.2.b. Il caso di invalidità permanente

Si definisce invalidità permanente la perdita totale o parziale definitiva della capacità

lavorativa generica dell’assicurato, indipendentemente dalla specifica professione esercitata.

Anche in questo caso vale la regola che, per essere indennizzata, l’invalidità deve insorgere entro

due anni dall’infortunio.

L’indennizzo per invalidità permanente parziale è calcolato sulla somma assicurata per

invalidità permanente totale secondo i criteri e le percentuali definite in polizza. Solitamente le

compagnie di assicurazione prevedono proprie scale di valutazione, alle quali si può sostituire

quanto previsto dall’all.1 “Tabella delle valutazioni del grado percentuale d’invalidità

permanente” al T.U. delle disposizioni per l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul

lavoro e le malattie professionali, approvato con D.P.R. 30 giugno 1965 n. 1124, con rinuncia da

parte della compagnia di assicurazione dell’applicazione della franchigia relativa prevista per

legge (questa clausola è denominata “Tabella INAIL”).

Come si calcola l’indennizzo per invalidità permanente

Per rendere più agevole la comprensione si fa riferimento al seguente esempio. Se la

tabella applicata prevede che la perdita totale, anatomica o funzionale, del dito pollice sia

valutata il 18% dell’invalidità totale, un infortunio che ne causi appunto la perdita totale verrà

risarcito 18 milioni per ogni 100 milioni assicurati per il caso di invalidità permanente totale

(I.P.):

Capitale assicurato per I.P. totale L. 200.000.000 x 18% = indennizzo L. 36.000.000.

Diverso il caso in cui l’infortunio determini una perdita, funzionale o anatomica, parziale

della parte menomata (nel nostro esempio, il pollice): in questo caso dovrà essere valutato il

grado di menomazione e, su quella base, dovrà essere calcolato l’indennizzo.

In questi casi, i più frequenti, sono normali le contestazioni relative alla congruità degli

indennizzi proposti dalle compagnie di assicurazione, a causa dell’impossibilità di determinare

oggettivamente il grado di menomazione. In caso di sinistro è consigliabile una perizia di parte

di un medico legale (la compagnia di assicurazione predisporrà una visita da parte di un proprio

medico legale), per poter essere in grado di valutare, e contrattare, con cognizione di causa

l’offerta di indennizzo della compagnia di assicurazione.

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Nell’esempio di infortunio al pollice, se a seguito delle perizie mediche si definisce che

esso ha subito una menomazione funzionale del 33%, l’indennizzo a cui l’assicurato avrà diritto

sarà così calcolato:

menomazione totale: 18%

menomazione parziale pari a 1/3 del totale: 18% x 1/3 = 6%

capitale assicurato per I.P. totale L. 200.000.000 x 6% = indennizzo L. 12.000.000.

La franchigia

Per evitare l’incidenza di micro invalidità (2, 3, 4%) che, dato il numero elevato di casi,

incidono in modo pesante sull’andamento tecnico delle compagnie di assicurazione (e, di

riflesso, sui prezzi proposti agli assicurati), e che danno luogo molto spesso a lunghi contenziosi,

il mercato assicurativo prevede che l’indennizzo per invalidità permanente venga liquidato

previa l’applicazione di una franchigia.

Tale sistema prevede che per invalidità di grado inferiore a quello stabilito come

franchigia (solitamente 3%, al massimo 5%), l’indennizzo non venga liquidato e che per

invalidità di grado superiore alla franchigia, l’indennizzo venga liquidato soltanto per la parte

eccedente. In questo caso si parla di franchigia assoluta.

Esempio.

Capitale assicurato per il caso di invalidità permanente totale: L. 200.000.000.

Franchigia: 3%.

Es. A Grado di invalidità accertato: 6%

L’indennizzo sarà calcolato soltanto sui punti di invalidità eccedenti il 3%:

6% - 3% = 3%

Dato che il capitale assicurato prevede l’indennizzo di L. 2.000.000 per ogni punto percentuale

di invalidità accertata (infatti il 100% di invalidità vale L. 200.000.000), l’indennizzo dovuto

sarà pari a L. 2.000.000 x 3 (grado di invalidità al netto della franchigia) = L. 3.000.000.

Es. B Grado di invalidità accertato: 3%

L’indennizzo sarà calcolato soltanto su i punti di invalidità eccedenti il 3%:

3% - 3% = 0%

La compagnia di assicurazione non darà luogo ad alcun risarcimento.

Es. C Grado di invalidità accertato: 18%

L’indennizzo sarà calcolato soltanto su i punti di invalidità eccedenti il 3%:

18% - 3% = 15%

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Dato che il capitale assicurato prevede l’indennizzo di L. 2.000.000 per ogni punto percentuale

di invalidità accertata (infatti il 100% di invalidità vale L. 200.000.000) l’indennizzo dovuto sarà

pari a L. 2.000.000 x 15 (grado di invalidità al netto della franchigia) = L. 30.000.000.

Si parla invece di franchigia relativa (o riassorbibile) quando si prevede la “scomparsa”

(il riassorbimento) della franchigia per invalidità permanente superiore ad un certo grado.

Nel caso di franchigia relativa che preveda un riassorbimento della stessa per gradi di

invalidità accertata uguali o superiori al 10%, nel caso esposto nell’esempio C l’assicurato avrà

diritto ad un indennizzo maggiore in quanto esso verrà calcolato nel modo seguente.

Es. C Grado di invalidità accertato: 18% (> 10%)

L’indennizzo sarà calcolato su tutti i punti di invalidità accertata.

Dato che il capitale assicurato prevede l’indennizzo di L. 2.000.000 per ogni punto

percentuale di invalidità accertata (infatti il 100% di invalidità vale L. 200.000.000) l’indennizzo

dovuto sarà pari a L. 2.000.000 x 18 (grado di invalidità accertata) = L.36.000.000.

Nei casi degli esempi A e B il calcolo dell’indennizzo è identico, giacché il grado di

invalidità accertato è inferiore a quello per cui si prevede l’annullamento della franchigia.

L’annullamento della franchigia può essere graduale (riduzione graduale della franchigia

al crescere del grado di invalidità accertato, fino all’annullamento) oppure netto (franchigia del

3% fino al 9,99% di invalidità accertata, franchigia 0 per il 10% di invalidità accertata).

2.1.2.c. Il caso di inabilità temporanea

In questo caso non è prevista la liquidazione di un indennizzo bensì l’erogazione di una

diaria giornaliera di importo prefissato, in misura piena finchè l’assicurato sia impedito di

svolgere le sue occupazioni, in misura ridotta per il tempo in cui l’impedimento sia soltanto

parziale.

Il certificato medico è il documento che stabilisce l’avvenuta guarigione e, di

conseguenza, la cessazione della corresponsione della diaria.

L’inabilità temporanea è una garanzia “dedicata” ai lavoratori autonomi e/o liberi

professionisti, per i quali ogni giorno di “riposo forzato” presuppone una perdita di guadagni: per

i lavoratori dipendenti, studenti, pensionati e casalinghe è una copertura del tutto inutile che può

prestare il fianco a speculazioni da parte dell’assicurato. Ecco perché molte compagnie di

assicurazione non prevedono la possibilità di prestare tale garanzia a queste categorie. Per gli

stessi motivi, ed anche a causa dei costi abbastanza elevati, la garanzia inabilità temporanea non

viene solitamente offerta come garanzia adatta a coprire i volontari (in molti casi sono le

compagnie di assicurazione a non prestare tale garanzia).

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Per completezza di informazione segnaliamo che la garanzia inabilità temporanea è

soggetta a franchigie significative: a seconda della diaria assicurata non vengono conteggiati nel

computo dell’erogazione della diaria periodi variabili tra i primi cinque ed i primi quindici giorni

di inabilità.

Molto più utile e meno gravosa dal punto di vista economico è invece l’erogazione di una

diaria per ogni giorno di gessatura o di ricovero ospedaliero reso necessario da infortunio.

Tale copertura viene solitamente inclusa nelle parte relativa alle “coperture per malattia” previste

dall’articolo 4 della legge 266/91, e con esse verrà trattata.

Una copertura poco utilizzata, ma, secondo noi, molto utile è la copertura che prevede il

rimborso delle spese mediche rese necessarie da infortunio.

Questa copertura prevede, mediamente, il rimborso fino al massimale assicurato, delle

spese sostenute:

durante il ricovero in istituto di cura pubblico o privato;

per intervento chirurgico anche ambulatoriale;

per ticket sanitari;

per visite mediche specialistiche ed acquisto di medicinali;

per analisi ed accertamenti diagnostici strumentali e di laboratorio;

per terapie fisiche, anche specialistiche.

Per infortuni di conseguenze non gravi, che non prevedano indennizzi per invalidità

permanente, questa copertura permette al volontario di accedere alle cure necessarie senza alcun

esborso economico.

Nel caso di infortuni più gravi, permette di non utilizzare tutto il capitale liquidato per

l’invalidità permanente per pagare le cure mediche necessarie; è inoltre da sottolineare il fatto

che l’indennizzo per invalidità permanente richiede necessariamente tempi lunghi, causando in

alcuni casi importanti esposizioni finanziarie da parte dell’assicurato che deve pagarsi

direttamente le cure.

Usufruendo della garanzia Rimborso spese mediche, le spese verrebbero risarcite in tempi

brevi dalla compagnia di assicurazione.

2.1.3. Le clausole cui prestare attenzione

Di seguito elenchiamo le clausole più importanti su cui porre attenzione.

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Rischio in itinere.

Dato che la polizza assicurativa deve coprire gli infortuni connessi all’attività, vanno

inclusi anche quelli che si verificano nel tragitto tra l’abitazione del volontario e la sede

dell’organizzazione (o il luogo in cui viene svolto il servizio).

Il problema relativo a questa clausola è strettamente connesso a quello, già affrontato,

relativo alla connessione dell’infortunio con l’attività di volontariato. Se può essere complicato

stabilire se un infortunio è avvenuto durante lo svolgimento dell'attività, figuriamoci quanto può

essere difficile dimostrare che il volontario si è infortunato mentre si recava dalla propria

abitazione al luogo in cui svolge l’attività (soprattutto nei casi in cui gli orari sono flessibili e

l’attività non è concentrata in un solo luogo).

Anche in questo caso sarebbe opportuno specificare nelle condizioni particolari di polizza

le specificità del servizio svolto ed i criteri da utilizzare per definire l’indennizzabilità

dell’infortunio (come per gli aspetti, già visti, strettamente connessi all’attività).

Uso di veicoli.

Tutte le polizze comprendono gli infortuni subiti durante la guida di autovetture, ma non

sempre quelli subiti durante la guida di autocarri o motoveicoli.

Se consideriamo, ad esempio, che le autoambulanze sono, di fatto, autocarri è bene che si

ponga molta attenzione a questo aspetto e che, qualora non siano compresi, vengano previsti gli

infortuni occorsi durante la guida di qualsiasi veicolo.

Negligenza grave.

Mentre gli infortuni causati da negligenza o imprudenza sono sempre compresi, alcune

polizze tendono escludere quelli dovuti a negligenza o imprudenza grave.

Per evitare contestazioni in caso di sinistro, ed in considerazione del fatto che a volte il

volontario si trova ad operare in condizioni di emergenza, si consiglia di includere nella

copertura anche gli infortuni dovuti a colpa grave.

Deroga all’età.

Le polizze infortuni solitamente pongono il limite di età per le persone assicurabili a 75

anni.

Se tra i volontari sono presenti persone più anziane o, comunque, nel caso si voglia

coprire ogni spettro possibile, si può richiedere l’applicazione di questa clausola che elimina il

suddetto limite.

Deroga alla esclusione delle persone affette da malattie o inabilità.

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Dato che l’organizzazione di volontariato, che è la Contraente, può anche non essere a

conoscenza dell’effettivo stato di salute dei volontari, l’effettiva presenza di una malattia (o

inabilità) non deve far perdere il diritto al risarcimento dell’assicurato.

Esonero comunicazione altri contratti.

L’organizzazione è esonerata dall’obbligo di denunciare l’esistenza di altri contratti

stipulati in proprio dagli assicurati.

Clausola malore, incoscienza.

Gli infortuni a seguito di malore dell’assicurato, oppure occorsi a causa dello stato di

incoscienza dell’assicurato sono comunque coperti.

Rinuncia alla rivalsa.

Quando l’infortunio è conseguenza di un fatto colposo di un terzo, la compagnia di

assicurazione paga ciò che è dovuto a norma di polizza all’assicurato, ma si può rivalere sul

responsabile dell’infortunio per recuperare l’indennizzo pagato.

E’ chiaro che qualora la responsabilità dell’infortunio venga ricondotta ad un altro

volontario, questi si vedrebbe costretto, se la compagnia esercitasse il proprio diritto di rivalsa, a

risarcire direttamente l’indennizzo liquidato dall’assicuratore.

E’ quindi opportuno che la compagnia rinunci al diritto di rivalsa inserendo la seguente

clausola: “La compagnia di assicurazione rinuncia, a favore dell’Assicurato e dei suoi aventi

causa, al diritto di surroga, che le compete ai sensi dell’art.1916 C.C., verso i terzi responsabili

dell’infortunio”.

Le clausole cui prestare attenzione.

Rischio in itinere. Uso di veicoli. Negligenza grave. Deroga all’età. Deroga all’esclusione delle persone affette da malattie e inabilità. Esonero comunicazione altri contratti. Clausola malore, incoscienza. Rinuncia alla rivalsa.

2.1.4. La scelta delle garanzie e dei capitali da assicurare

La scelta delle coperture da prestare e delle condizioni assicurative va considerata

attentamente, sulla base del tipo di attività svolta e delle caratteristiche dei volontari.

Un’organizzazione in cui i volontari sono in prevalenza studenti; ad esempio, non

necessiterà di garanzie quali la diaria da gessatura e/o ricovero; tale garanzia sarà, invece, molto

più importante in quelle organizzazioni che prevedono la partecipazione di professionisti e/o

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lavoratori autonomi che, a causa di un incidente, potrebbero subire danni economici dovuti

all’interruzione forzata della propria attività.

2.1.5. I criteri per il calcolo del premio

Solitamente il premio di polizza viene calcolato sulla base del numero totale di volontari

(come risulta dal registro dei volontari).

Si definisce un numero iniziale minimo sulla base del quale si calcola il premio dovuto al

momento della stipula della polizza e che rimane comunque acquisito da parte della compagnia.

Ad ogni scadenza annuale del contratto si procederà alla regolazione del premio

conteggiando il premio dovuto per ogni volontario che si è eventualmente aggiunto durante

l’anno.

Nella valutazione delle forme di conteggio del premio è importante valutare anche il tipo

di impegno prestato dai volontari a favore dell’organizzazione. Infatti, se il numero totale dei

volontari è elevato, ma i soggetti contemporaneamente in servizio sono pochi (perché l’impegno,

a livello di tempo, dei volontari non è molto significativo), può risultare più conveniente un

conteggio del premio basato sul numero massimo di volontari in servizio.

In pratica, si definisce il numero massimo di volontari in servizio contemporaneamente, e

su questo numero (e non sul numero totale di volontari iscritti al registro) viene calcolato il

premio.

Da un punto di vista tecnico, questo è il criterio più corretto, in quanto l’organizzazione

paga un premio tarato sul rischio effettivo (che dipende del numero di volontari in servizio) e

non su un parametro che non è determinante nella quantificazione del rischio.

Si consideri il seguente esempio: l’organizzazione “A” conta un totale di 500 volontari,

ma prevede un utilizzo massimo contemporaneo di 30 unità; essa corre rischi molto minori

dell’organizzazione “B” che conta anch’essa 500 volontari me ne prevede in servizio 120

contemporaneamente.

Nel caso di conteggio del premio basato sul numero di volontari iscritti a registro le due

organizzazioni pagheranno lo stesso premio; nel caso di conteggio basato sul numero di volontari

effettivamente in servizio, l’organizzazione “A” pagherà un premio pari ad ¼ di quello dovuto

dall’organizzazione “B”.

E’ evidente che per poter accedere ad un criterio di determinazione del premio basato sul

numero effettivo di volontari in servizio (criterio comunque non sempre gradito dalle compagnie

di assicurazione), l’organizzazione deve prevedere un registro giornaliero delle presenze.

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Se l’organizzazione è costituita da un piccolo numero di volontari è consigliabile adottare

una soluzione più semplice: si arrotonda per eccesso il numero di volontari iscritti al registro al

momento della stipula del contratto (es. 27 iscritti si arrotondano a 30) e si paga un premio fisso

(senza regolazioni a fine anno) per il numero definito, indicando nella descrizione del rischio la

dicitura “organizzazione di volontariato (…) con non più di trenta aderenti che svolgono attività

di volontariato”.

2.1.6. Il calcolo del premio

Una volta definito il criterio da utilizzare per calcolare il premio dovuto

dall’organizzazione alla compagnia di assicurazione, si procede alla determinazione della somma

che l’organizzazione dovrà pagare per ciascun aderente attivo.

La determinazione dei tassi da applicare per il calcolo del premio dipende dalla tipologia

di attività svolta dall’organizzazione: mediamente i tassi per i casi di morte ed invalidità

permanente possono variare dallo 0.20 - 0.30 pro mille per le attività a minor rischio di

infortunio (accompagnamento, assistenza telefonica, etc.) fino allo 0.90 pro mille per le attività a

maggiore rischio (protezione civile, soccorso alpino, etc.).

Il tasso dello 0,30 pro mille significa che per ogni milione di somma assicurata per

volontario l’organizzazione pagherà 300 Lire.

Questi tassi sono puramente indicativi in quanto ogni compagnia di assicurazione, in base

alle proprie politiche commerciali, può decidere un approccio più o meno aggressivo al mercato,

stabilendo tassi molto concorrenziali oppure, nel caso in cui non interessi il settore,

estremamente elevati.

Nel caso di invalidità permanente un fattore molto importante nella determinazione della

tassazione è la presenza e l’entità della franchigia (oltre che delle altre clausole già viste).

2.2. La polizza malattia

Come è stato visto in precedenza, la legge 266/91 prevede l’obbligatorietà

dell’assicurazione dei volontari anche contro le malattie contratte durante lo svolgimento

dell’attività di volontariato.

Oltre ai problemi di carattere generale già illustrati per la polizza infortuni, questo tipo di

copertura assicurativa ne solleva almeno altri due fondamentali:

la totale assenza del rischio per talune attività (ad esempio attività culturali o di assistenza

telefonica);

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la difficoltà di accertare la connessione di causa / effetto tra l’attività di volontariato e la

malattia.

Ciò ha contribuito a provocare nel mercato assicurativo un appiattimento delle proposte,

che si riducono, nella maggioranza dei casi, all’erogazione di una diaria da ricovero di scarsa

entità.

Per le organizzazioni i cui volontari non corrono alcun rischio, tale soluzione comporta

soltanto un dispendio di risorse, seppur minimo, al fine di essere in regola con le disposizioni

legislative. Per le organizzazioni che, per la loro attività (ad esempio trasporto e/o assistenza di

malati, assistenza ai tossicodipendenti, interventi all’estero), sottopongono i propri volontari a

rischi più seri, la diaria da ricovero così concepita rappresenta una sottovalutazione del

problema.

2.2.1. La definizione di malattia

E’ considerata malattia ogni alterazione dello stato di salute non dipendente da

infortunio, clinicamente ed oggettivamente constatabile.

L’obbligo assicurativo previsto dalla legge è limitato alle malattie connesse allo

svolgimento dell’attività.

Nel caso delle “polizze malattia” per i volontari il concetto di malattia è assimilabile a

quello di infortunio, in quanto la prevista “connessione con le cause di servizio” riconduce la

contrazione della malattia ad un evento istantaneo e fortuito.

Il concetto di “malattia professionale” come una “alterazione evolutiva dello stato di

salute” dovuta allo svolgimento in modo continuativo di una certa attività da parte di un

lavoratore, non è applicabile all’attività di volontariato.

Se la malattia deve essere riconosciuta come connessa ad una particolare attività, che di

per sé non è continuativa nel tempo, deve essere definibile ed identificabile il momento preciso

del passaggio del soggetto dallo status di “sano” allo status di “malato”. Ecco perché, secondo

noi, le uniche malattie che possono essere considerate strettamente connesse all’attività di

volontariato le “malattie da contagio”.

Prima di analizzare le varie tipologie di garanzia a disposizione sul mercato, è necessaria

una premessa: le indicazioni ed i consigli che seguiranno circa la validità delle singole coperture

si riferiscono a quelle organizzazioni i cui volontari, in qualche modo, sono soggetti al rischio

malattia.

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Le organizzazioni i cui volontari non sono soggetti ad alcun rischio malattia dovranno

badare, invece, a spendere il meno possibile o ad inserire anche delle coperture relative al rischio

infortuni.

2.2.2. L’indennità giornaliera da ricovero

E’ la copertura più comunemente prestata a favore delle organizzazioni di volontariato. In

questo caso la compagnia di assicurazione si impegna a liquidare l’indennità giornaliera in caso

di ricovero dell’assicurato in ospedale pubblico o casa di cura privata, in conseguenza di malattia

indennizzabile a termini di polizza.

Solitamente la copertura comprende anche i ricoveri dovuti ad infortunio. Si può anche

includere l’erogazione di una diaria giornaliera per ciascuno dei giorni in cui il volontario sia

stato costretto a portare apparecchi gessati a seguito di infortunio connesso con l’attività.

La diaria da ricovero prevede un numero massimo di giorni indennizzabili per anno

assicurativo; si consiglia di prevederne almeno 180.

La clausole relative agli aspetti generali viste al paragrafo 3.1.3. (deroga all’età, deroga

alla esclusione di persone affette da malattie, esonero comunicazione altri contratti, etc.)

illustrate per la polizza infortuni devono essere riportate anche sulla polizza malattia.

2.2.3. L’invalidità permanente da malattia

Questa copertura prevede la liquidazione di un capitale nel caso in cui, a seguito di

malattia connessa con l’attività di volontariato, l’assicurato subisca la perdita definitiva, totale o

parziale, della capacità lavorativa generica, indipendentemente dalla specifica professione

esercitata.

In generale, l’assicurato ha diritto all’indennizzo qualora l’invalidità permanente sia

conseguente a malattia insorta dopo il novantesimo giorno successivo a quello in cui è stato

effettuato il pagamento del premio e che si sia manifestata non oltre un anno dalla cessazione del

contratto.

2.3. La responsabilità civile

Alcune norme fondamentali costituiscono il presidio della convivenza umana: tra esse

quelle che garantiscono i cosiddetti diritti primari o naturali – diritto all’integrità fisica di

persone e cose – la cui violazione costituisce un fatto illecito da parte di chi la commette e crea i

presupposti della responsabilità civile: questa, a sua volta, determina a carico del responsabile

l’obbligo di risarcire il danno.

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Il principio di responsabilità civile è regolato dall’articolo 2043 del Codice Civile che

afferma che “Qualunque fatto doloso e colposo, che cagiona ad altri un danno ingiusto, obbliga

colui che ha commesso il fatto a risarcire il danno”.

Senza volerci addentrare approfonditamente negli aspetti giuridici, è opportuno un breve

commento.

Gli atti dolosi sono gli atti diretti a cagionare danno: il dolo consiste nella coscienza e

nella volontà di cagionare l’evento dannoso. Le polizze di assicurazione della responsabilità

civile escludono i danni dolosi.

L’illecito è colposo quando l’evento dannoso non è voluto dall’agente e si verifica a

causa di negligenza, imprudenza o imperizia; ovvero per inosservanza di leggi, regolamenti,

ordini o discipline.

In relazione alla definizione di “danno ingiusto” è importante rilevare che l’art.2043

lascia all’interprete il compito di specificare il concetto di “ingiustizia del danno”, in modo da

determinare le figure concrete degli atti illeciti, dando una valutazione comparativa ai due

interessi contrapposti: l’interesse minacciato da un certo tipo di condotta e l’interesse che

l’agente con quella condotta realizza o tende a realizzare.

Ne consegue che non tutti i danni sono da considerare ingiusti: comportamenti che

generalmente antigiuridici possono essere, in alcuni casi, giustificati da particolari circostanze,

quali la legittima difesa (art.2044) o lo stato di necessità (art.2045) di salvare sé o altri dal

pericolo di un danno grave alla persona.

Art.2044 – C.C. – Legittima difesa.

Non è responsabile chi cagiona il danno per legittima difesa di sé o di altri.

Art.2045 – C.C. – Stato di necessità.

Quando chi ha compiuto il fatto dannoso vi è stato costretto dalla necessità di salvare sé o altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona e il pericolo non è stato da lui volontariamente causato né era altrimenti inevitabile, al danneggiato è dovuta un’indennità, la cui misura è rimessa all’equo apprezzamento del giudice.

Il fatto dannoso non può essere imputato all’agente se questi non aveva “(…)la capacità

di intendere e di volere al momento in cui lo ha commesso, salvo che lo stato di incapacità

derivi da sua colpa” (art.2046).

La capacità di intendere e di volere è riconosciuta a tutte le persone che hanno compiuto i

18 anni, mentre sono considerati incapaci i bambini sotto i 14 anni (dai 14 ai 18 anni decide il

giudice caso per caso) ed i minorati psichici.

Nel caso di danno cagionato dall’incapace il risarcimento è dovuto da chi è tenuto alla

sua sorveglianza (art.2047); sono inoltre ritenuti responsabili gli insegnanti ed i tutori “del danno

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cagionato dal fatto illecito dei loro allievi e apprendisti nel tempo in cui sono sotto la loro

sorveglianza” (art.2048). Sia chi è tenuto alla sorveglianza dell’incapace, sia l’insegnante sono

sollevati dalla responsabilità solo nel caso in cui provino di non aver potuto impedire il fatto

(cosa tutt’altro che semplice).

Art.2047 – C.C. – Danno cagionato dall’incapace.

In caso di danno cagionato da persona incapace di intendere o di volere, il risarcimento è dovuto da chi è tenuto alla sorveglianza dell’incapace, salvo che provi di non aver potuto impedire il fatto.Nel caso in cui il danneggiato non abbia potuto ottenere il risarcimento da chi è tenuto alla sorveglianza, il giudice, in considerazione delle condizioni economiche delle parti, può condannare l’autore del danno ad un’equa indennità.

E’ evidente che questi ultimi articoli del Codice Civile citati riguardano aspetti relativi

all’attività di molte organizzazioni di volontariato. Ad esempio, il volontario che accudisce un

disabile psichico sarà responsabile dei danni da esso provocati, l’organizzazione che organizza

una gita riservata ai bambini sarà responsabile sia per i danni subiti dai bambini sia per i danni

che questi dovessero cagionare a terzi.

Il secondo aspetto dell’obbligo, che l’art.4 della legge 266/91 pone a carico delle

organizzazioni di volontariato, riguarda l’assicurazione dei propri aderenti per la responsabilità

civile “verso terzi per danni cagionati a terzi nell’esercizio dell’attività [di volontariato]”.

La stipulazione di tale assicurazione dovrebbe contribuire a risolvere (almeno per

l’aspetto risarcitorio) i casi in cui i volontari finiscano con l’esporsi alla responsabilità per eventi

dannosi cagionati a terzi nello svolgimento della loro attività.

In teoria si può ritenere che, esclusi i casi di dolo o di colpa grave del volontario, per i

danni dovuti a colpa dell’aderente debba rispondere chi del suo operato si è avvalso, cioè

l’organizzazione di volontariato.

L’esonero del volontario dalla responsabilità civile si potrebbe giustificare con la

considerazione della rilevanza sociale dell’attività di volontariato, ciò incentiverebbe una più

attenta selezione, da parte dell’organizzazione, dei soggetti preposti alle diverse attività, oltre alla

disposizione di corsi preparatori all’attività da svolgere.

La stessa legge 266, però, indicando negli aderenti i soggetti assicurati per la

responsabilità civile verso terzi, ha implicitamente confermato la loro diretta responsabilità per i

danni cagionati.

L’individuazione dei limiti di tale responsabilità rappresenta un problema di notevole

delicatezza, in particolare nel caso di inadempienza, da parte delle organizzazioni, all’obbligo di

assicurazione.

Nella valutazione di questo aspetto è poi fondamentale fare riferimento alla distinzione

tra associazioni riconosciute ed associazioni non riconosciute.

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Le associazioni riconosciute hanno personalità giuridica e, pertanto, possono rispondere

dei danni cagionati sia per fatto proprio che per fatto delle persone che prendono parte

all’attività.

Se l’organizzazione è priva di personalità giuridica, invece, essa non potrà essere

riconosciuta responsabile, perché giuridicamente non esiste: dei danni risponderanno

direttamente i volontari che hanno commesso il fatto illecito.

In questo caso, inoltre, i danni imputabili a “fatto proprio dell’organizzazione”, come ad

esempio un danno dovuto alla cattiva manutenzione dei locali in cui si svolge l’attività, saranno

imputati personalmente a chi agisce in nome e per conto dell’associazione: gli amministratori ed

i rappresentanti (molto spesso anch’essi volontari) saranno personalmente e solidamente

responsabili nei confronti dei terzi creditori.

Alla luce di queste considerazioni, se è pur vero che da un punto di vista teorico

l’organizzazione può essere responsabile per fatto dei suoi addetti, secondo quanto prescritto

dall’art.2049 del Codice Civile che dice che “I padroni ed i committenti (i datori di lavoro, anche

di fatto) sono responsabili per i danni arrecati dal fatto illecito dei loro domestici e commessi (i

dipendenti, anche di fatto)”, essa lo è soltanto se possiede personalità giuridica. Se

l’organizzazione non ha personalità giuridica, la responsabilità ricade comunque sui volontari.

Art.5 – 266/91 - Risorse economiche.

1. Le organizzazioni di volontariato traggono le risorse economiche per il loro funzionamento e per lo svolgimento della propria attività da: a. contributi degli aderenti; b. contributi di privati; c. contributi dello Stato, di Enti o Istituzioni pubbliche finalizzati esclusivamente al sostegno

di specifiche e documentate attività o progetti; d. contributi di organismi internazionali donazioni e lasciti testamentari; e. rimborsi derivanti da convenzioni; f. entrate derivanti da attività commerciali e produttive marginali.

2. Le organizzazioni di volontariato, prive di personalità giuridica, iscritte nei registri di cui all'art. 6 ,possono acquistare beni mobili registrati e beni immobili occorrenti per lo svolgimento della propria attività. Possono inoltre, in deroga agli articoli 600 e 786 del codice civile, accettare donazione, e con beneficio d'inventario, lasciti testamentari, destinando i beni ricevuti e le loro rendite esclusivamente al conseguimento delle finalità previste dagli accordi, dall'atto costitutivo e dallo statuto.

3. I beni di cui al comma 2 sono intestati alle organizzazioni . Ai fini della trascrizione dei relativi acquisti si applicano gli articoli 2659 e 2660 del codice civile.

4. In caso di scioglimento, cessazione ovvero estinzione delle organizzazioni di volontariato, ed indipendente dalla loro forma giuridica i beni che residuano dopo l'esaurimento della liquidazione sono devoluti ad altre organizzazioni di volontariato operanti in identico o analogo settore, secondo le indicazioni contenute nello statuto o negli accordi degli aderenti, o in mancanza secondo le disposizioni del codice civile.

Secondo quanto disposto dall’art.5 della legge 266 (comma 2 e 3), che permette alle

organizzazioni di volontariato prive di personalità giuridica di acquistare ed intestarsi beni

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mobili ed immobili, è possibile che il danneggiato si rivalga anche sul patrimonio

dell’organizzazione.

2.3.1 L’assicurazione della responsabilità civile

L’assicurazione della responsabilità civile è regolata dall’art.1917 del Codice Civile ed in

base allo stesso la società assicuratrice si obbliga a tenere indenne l’assicurato di quanto egli

debba pagare a titolo di risarcimento (capitale, interessi e spese) quale civilmente responsabile,

sia per fatto proprio sia per fatto di persone delle quali debba rispondere, per danni

involontariamente cagionati a terzi, per morte, per lesioni personali e per danneggiamenti a cose,

in conseguenza di fatti accidentali, verificatosi in relazione ai rischi per i quali è stipulata

l’assicurazione.

Art.1917 – C.C. – Assicurazione della responsabilità civile.

Nell’assicurazione della responsabilità civile l’assicuratore è obbligato a tenere indenne l’assicurato di quanto questi, in conseguenza del fatto accaduto durante il tempo dell’assicurazione, deve pagare a un terzo, in dipendenza della responsabilità dedotta nel contratto. Sono esclusi i danni derivanti da fatti dolosi.L’assicuratore ha facoltà, previa comunicazione all’assicurato, di pagare direttamente al terzo danneggiato l’indennità dovuta, ed è obbligato al pagamento diretto se l’assicurato lo richiede.Le spese sostenute per resistere all’azione del danneggiato contro l’assicurato sono a carico dell’assicuratore nei limiti del quarto della somma assicurata. Tuttavia, nel caso che sia dovuta al danneggiato una somma superiore al capitale assicurato, le spese giudiziali si ripartiscono tra assicuratore e assicurato in proporzione del rispettivo interesse.L’assicurato, convenuto dal danneggiato, può chiamare in causa l’assicuratore.

Occorre tenere presente che l’assicurazione:

riguarda i danni imputabili a colpa, quindi involontari (e non quelli deliberatamente

cagionati) e conseguenti a fatto accidentale (con esclusione dei danni cosiddetti necessari,

quali ad esempio i danni che devono essere cagionati per eseguire un lavoro);

vale anche per le responsabilità civile che possa derivare all’assicurato da fatto doloso di

persone delle quali debba rispondere (l’organizzazione è quindi coperta per richieste danni

che dovesse subire per fatti dolosi commessi da volontari o dipendenti);

si estende a qualsiasi danno patrimoniale e non patrimoniale riconosciuto dalla legge, purché

derivante da responsabilità extracontrattuale (perché, salvo alcune specifiche eccezioni, la

fonte della responsabilità non è la violazione di diritti primari, ma la violazione di un obbligo

contrattuale: si parla di inadempimento, anziché di fatto illecito);

riguarda terze persone, cioè persone estranee all’assicurato: non sono considerati terzi, ad

esempio il coniuge ed i figli dell’assicurato, i soci a responsabilità illimitata se l’assicurato è

un ente, i dipendenti dell’assicurato e coloro che partecipano all’attività svolta dall’ente.

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La società assicuratrice assume a suo carico, entro i limiti del massimale impegnato nel

sinistro, il risarcimento dovuto a terzi per liquidazioni amichevoli o per sentenza, nonché le

relative spese ed interessi. Sostiene anche, in eccedenza al massimale ma per non più di ¼ di

esso (art.1917, comma 3°), le spese per resistere alle pretese del danneggiato, sia questi un terzo,

un dipendente o chiunque agisca surrogandone i loro diritti.

2.3.2. La descrizione del rischio

Si è visto che la compagnia si impegna a risarcire i danni “in conseguenza di fatti

accidentali, verificatosi in relazione ai rischi per i quali è stipulata l’assicurazione”.

E’ quindi molto importante che la descrizione del rischio che viene indicata in polizza sia

il più possibile adeguata con l’attività dell’organizzazione.

Nella descrizione del rischio vanno indicati, prima di tutto, nome ed indirizzo

dell’organizzazione, il numero di volontari e la descrizione delle attività svolta.

Suggeriamo di prestare particolare attenzione a quest’ultimo punto, non fornire una

descrizione troppo dettagliata con il rischio di tralasciare alcuni aspetti: in generale uno dei

motivi più frequenti che spingono le compagnie a respingere i sinistri è che “il sinistro si è

verificato durante attività non comprese nei rischi assicurati”.

E’ pertanto consigliabile fornire un’indicazione che sia chiara, ma che sia il meno

possibile limitante.

2.3.3. I massimali di garanzia

I massimali di garanzia fissano le somme fino a concorrenza della quali la compagnia

presta l’assicurazione.

Nel caso di massimali “tripartiti”, la somma più elevata rappresenta il limite fino al quale

la compagnie è obbligata per ogni sinistro, qualunque sia il numero delle persone danneggiate,

mentre per ciascuna persona o per cose ed animali colpiti in uno stesso sinistro le somme

massime per le quali la compagnia è obbligata sono quelle indicate rispettivamente sotto la

denominazione “per persona” e “per cose”.

Ad esempio un massimale così indicato: 1.500/500/150 (milioni) starà a significare che

per ciascun anno assicurativo la compagnia sarà impegnata fino a Lire 1 miliardo per sinistro, ma

con il limite Lire 500 milioni per ogni persona ferita o deceduta e di Lire 150 milioni per i danni

a cose o animali.

E’ possibile adottare anche massimali unici, il cui ammontare rappresenta la massima

esposizione della compagnia, senza limiti ulteriori “per persona” e “per cose”.

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La scelta dei massimali dipende da vari fattori, tra i quali i più importanti sono il tipo di

polizza scelta ed il tipo di attività svolta dall’organizzazione.

Tipo di polizza

Se si è scelto di stipulare un unico contratto che copre sia la responsabilità civile dei

volontari sia la responsabilità dell’organizzazione, si dovrebbe verificare se sono previsti

massimali separati per ciascun volontario e l’organizzazione.

Se, ad esempio, si è scelto un massimale di un miliardo unico, si dovrà verificare se la

compagnia mette a disposizione un miliardo per ciascun volontario più un miliardo per i

risarcimenti dovuti direttamente dall’organizzazione, oppure il miliardo è la cifra messa

complessivamente a disposizione dalla compagnia di assicurazione per tutti i sinistri

riconducibili sia ai volontari, sia all’organizzazione.

Nel primo caso, se due volontari sono riconosciuti responsabili per L. 600.000.000 e

l’organizzazione per L. 200.000.000 gli indennizzi saranno completamente a carico della

compagnia; nel secondo caso l’importo globale (L. 1.400.000.000) sarebbe superiore al

massimale complessivamente assicurato e rimarrebbero 400 milioni a carico dei due volontari e

dell’organizzazione (ripartiti in proporzione).

E’ infatti da ricordare che il testo base prevede che nel caso di pluralità di assicurati,

“(…) il massimale stabilito in polizza per il danno cui si riferisce la domanda di risarcimento

resta, per ogni effetto, unico, anche nel caso di corresponsabilità di più assicurati tra loro”.

Le polizze presenti sul mercato prevedono, nella maggioranza dei casi, un massimale

complessivo per volontari ed organizzazione: in tal caso si consiglia di adottare un massimale

elevato (almeno 1 miliardo unico oppure 1.500/500/300 milioni), che sia commisurato anche al

numero di volontari in forza all’organizzazione.

Attività svolta

Organizzazioni che hanno uno scarso contatto diretto con il pubblico, un’attività

“esterna” (eventi speciali per raccolta fondi, gite, etc.) non particolarmente dinamica e non si

trovano ad operare in situazioni particolarmente critiche non necessiteranno di massimali

particolarmente elevati.

Organizzazioni che operino in condizioni di emergenza, che si trovino in contatto con il

pubblico esterno (magari anche con soggetti “difficili”) necessiteranno di massimali più elevati.

2.3.4. Le clausole cui prestare attenzione

Abbiamo visto in precedenza che, a seguito di un danno provocato da un volontario vi

può essere sia una responsabilità dell’organizzazione (art.2049 C.C.) che una responsabilità

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personale del volontario e che entrambi possono essere riconosciuti responsabili per danni

provocati da “incapaci” a loro affidati (artt.2047 – 2048 C.C.).

Pertanto:

per cautelare l’organizzazione andrà specificato che la polizza risponde per fatti delle

persone di cui l’assicurato risponde ai sensi di legge (dipendenti, volontari, assistiti);

per cautelare i volontari (ed anche dipendenti ed assistiti) dovrà essere compresa in polizza

la responsabilità civile personale dei volontari, dipendenti ed assistiti.

Nel caso in cui il danneggiato non sia un estraneo all’organizzazione, ma un altro

volontario o un dipendente, perché si abbia diritto al risarcimento da parte della compagnia dovrà

essere inserita un’altra clausola.

Infatti, il testo base della polizza di responsabilità civile esclude dalla definizione di

“terzi” (e quindi considera non risarcibili i danni ad essi provocati) “le persone che, essendo in

rapporto di dipendenza con l’assicurato, subiscano il danno in occasione di lavoro o servizio;

(…) nonché tutti coloro che, indipendentemente dalla natura del loro rapporto con l’assicurato,

subiscano il danno in conseguenza della loro partecipazione manuale alle attività cui si riferisce

l’assicurazione”.

E’ evidente che, soprattutto nel caso in cui si preveda una polizza unica per

organizzazione e volontari, nella quale la definizione di “assicurato” si riferisce

all’organizzazione stessa, i volontari non potrebbero essere considerati “terzi”.

E’ quindi necessario inserire la clausola che considera i volontari terzi tra loro e terzi

nei confronti dell’organizzazione stessa (se il lampadario della sede dell’organizzazione cade

sulla testa del volontario, questi è risarcito dalla compagnia): sono considerati terzi agli effetti

dei danni alla persona, i volontari, gli assistiti ed i dipendenti non soggetti all’obbligo di

assicurazione INAIL.

Un ulteriore aspetto da tenere in considerazione è l’eventuale prestazione di attività

professionali da parte di volontari. Ad esempio può essere previsto il caso in cui il volontario,

nelle incombenze indicate in polizza, debba effettuare per necessità contingenti prestazioni

medico - sanitarie: la garanzia dovrà essere valida anche per l’effettuazione di tali prestazioni (a

condizione che gli assicurati siano in possesso dei requisiti di legge con specifica abilitazione

professionale).

Altre clausole che dovranno essere prese in considerazione dall’organizzazione sono:

responsabilità civile da proprietà e conduzione dei fabbricati in cui si svolge l’attività: la

caduta del lampadario vista in precedenza è un danno da conduzione che verrà risarcito dalla

compagnia solo se sarà richiamata in polizza questa clausola;

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partecipazione ad attività promozionali, mostre, fiere, etc: estensione utile nel caso di

partecipazione a manifestazioni per la raccolta fondi (se, ad esempio, la copertura della

bancarella promozionale dell’organizzazione dovesse cadere addosso al pubblico).

responsabilità civile operai (R.C.O.). Nel caso in cui un’organizzazione ha del personale

assicurato presso l’INAIL (presenza di dipendenti o uso di “macchinari mossi da agenti

inanimati”) nel caso di infortunio sul lavoro se il datore di lavoro o un suo preposto viene

condannato penalmente, l’INAIL si rivale sul datore di lavoro per riavere le indennità pagate

al proprio assicurato a seguito dell’infortunio, pertanto anche il lavoratore stesso (o i suoi

eredi) ha diritto ad avere la differenza tra l’intero danno e le indennità INAIL.

L’organizzazione può trasferire questi oneri alla compagnia di assicurazione stipulando la

copertura R.C.O. I massimali assicurati per la R.C.O. sono distinti da quelli previsti per

responsabilità civile verso terzi e sono “bipartiti”: è previsto un massimale per sinistro ed un

sotto limite per ogni addetto infortunato.

Un ulteriore aspetto, che sta assumendo un’importanza sempre più rilevante, è quello

relativo alle responsabilità degli amministratori e dei responsabili dell’organizzazione per “atti

illeciti” commessi durante lo svolgimento dell’attività di amministratore. Si tratta di coperture

abbastanza complesse che il mercato assicurativo tende a non offrire, mentre sono reperibili sul

mercato estero, soprattutto in Inghilterra (polizze D. & O. Directors and Officiers liability

insurance).

Capitolo 3

Le coperture assicurative non obbligatorie

In questo capitolo verranno esaminate tutte quelle coperture che non sono considerate

obbligatorie dalla legge 266/91, ma che possono rivelarsi utili per proteggere il patrimonio di

un’organizzazione non profit.

3.1. Le polizze incendio, furto ed altri danni ai beni

L’acquisto di queste coperture deve essere attentamente valutato, per non correre il

rischio di effettuare spese inutili e per non lasciare in mano al caso la protezione del proprio

patrimonio, a volte faticosamente costruito.

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3.1.1.La polizza incendio

L’acquisto di una copertura incendio del fabbricato in cui viene svolta l’attività (o di altri,

di proprietà dell’organizzazione) è sicuramente tra quelle coperture che possiamo definire

indispensabili.

Infatti, nel caso in cui l’immobile sia di proprietà dell’organizzazione sarà importante per

proteggere il proprio patrimonio; nel caso (molto più frequente) in cui l’immobile sia in

locazione, l’organizzazione dovrà comunque rispondere; ai sensi degli artt.1588, 1589 e 1611 del

C.C. dei danni da incendio, esplosione e scoppio dei quali essa sia responsabile.

Quasi tutte le polizze incendio prevedono l’estensione, senza premi aggiuntivi, a:

danni da fulmine (con esclusione dei fenomeni elettrici conseguenti);

esplosione e scoppio (anche se causati da esplosivi detenuti dall’assicurato, purché

legalmente);

caduta di aeromobili, loro parti o cose trasportate;

urto di veicoli stradali;

bang sonico determinato da aeromobili in moto a velocità supersonica;

fuoriuscita di fumo a seguito di guasto improvviso ed accidentale degli impianti di

riscaldamento.

Le garanzie complementari (la cui inclusione comporta un aumento di premio) più

frequenti sono:

Ricorso terzi: è in realtà un’assicurazione di responsabilità civile che tutela contro i beni

provocati a terzi a causa di incendio di beni dell’assicurato;

Fumo e acqua condotta: copre i danni causati dalla fuoriuscita di fumo dagli impianti di

riscaldamento e dall’acqua proveniente dalla rottura delle tubazioni;

Fenomeno elettrico: garanzia contro i cortocircuiti o altri simili eventi di natura elettrica

anche se non hanno prodotto incendio;

Estensione a particolari accadimenti: nella polizza vengono normalmente esclusi i danni

originati da scioperi, sommosse, atti vandalici, trombe d’aria, uragani, inondazioni, alluvioni,

terremoti; questa garanzia complementare serve a ricomprendere tali eventi tra quelli coperti

da garanzia. E’ da sottolineare il fatto che, mentre alcune di queste garanzie come scioperi,

sommosse, atti vandalici, trombe d’aria, uragani sono concesse senza difficoltà dalle

compagnie di assicurazione, le garanzie relative a terremoti, alluvioni ed inondazioni sono

concesse assai raramente, soprattutto nelle aree geografiche in cui il rischio di accadimento

di questi fenomeni è più elevato.

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La scelta delle garanzie da includere dipende anche da fatto che l’organizzazione sia in

affitto oppure proprietaria del fabbricato.

Nel caso in cui sia in affitto, dovrà essere richiamata la condizione rischio locativo che

coprirà i danni da incendio, esplosione e scoppio dei quali sia responsabile l’organizzazione. Il

ripristino dei danni non dovuti a responsabilità dell’organizzazione sarà di pertinenza del

proprietario del fabbricato: pertanto le garanzie complementari fumo e acqua condotta, atti

vandalici, eventi atmosferici e qualsiasi altra che copra fatti non imputabili a responsabilità

dell’organizzazione non saranno necessarie. Nel caso in cui sia richiamata la clausola rischio

locativo la compagnia di assicurazione non liquiderà sinistri dovuti, ad esempio, ad eventi

atmosferici anche se, per errore, la garanzia fosse stata inclusa in polizza.

Tutte le coperture previste per il fabbricato possono essere estese all’arredamento e ad

eventuali strumentazioni e/o macchinari presenti in sede. La valutazione dell’opportunità di

assicurare anche questi enti dipende dal loro valore e dalla reale possibilità che essi possano

essere soggetti a sinistri.

Un aspetto fondamentale della polizza incendio è rappresentato dalla determinazione del

valore dell’immobile (o del suo contenuto) che si deve assicurare. La forma più utilizzata è la

forma “a valore intero” in cui vige la cosiddetta “regola proporzionale”. Ciò significa che, se un

edificio, assicurato per un valore di 1.000 milioni, viene colpito da incendio per un danno da 700

milioni, quando il valore effettivo del bene assicurato era invece di 2.000 milioni, il risarcimento

avviene non per intero ma proporzionalmente al rapporto tra capitale assicurato e valore reale,

cioè con il seguente procedimento di calcolo:

700 X 1.000 / 2.000 = 350

il cui risultato (in milioni) rappresenta l’indennizzo che la compagnia pagherà.

Ancora in relazione al valore delle cose assicurate è molto importante tenere in

considerazione la clausola del cosiddetto “valore a nuovo”.

Tale clausola impegna l’assicuratore a pagare il costo di ricostruzione (edifici) o di

rimpiazzo (arredi, macchinari, etc.) del bene sinistrato invece di liquidare una somma sulla

base del valore del bene al momento del sinistro. Ad esempio, un grosso calcolatore dopo quattro

o cinque anni di esercizio può avere un valore pari ad un quinto, un sesto del suo equivalente

nuovo: con la clausola valore a nuovo la compagnia in caso di sinistro risarcirà le spese

documentate per l’acquisto di un nuovo calcolatore avente le caratteristiche tecniche equivalenti

a quello sinistrato; in caso di assenza del “valore a nuovo” risarcirà il valore attuale del

calcolatore, obbligando l’organizzazione ad un ulteriore esborso per poterlo rimpiazzare con uno

equivalente.

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3.1.2. La polizza furto

La copertura assicurativa contro il furto scatta al verificarsi delle seguenti condizioni:

furto con effrazione: cioè con scasso o rottura dei mezzi di chiusura o dei muri;

furto con chiavi false o grimaldelli, mentre non viene coperto il furto con chiavi vere perdute

o sottratte al proprietario;

furto con scalata, cioè per vie diverse da quelle normali;

furto con introduzione clandestina con asporto della refurtiva a locali chiusi.

Costituiscono particolari estensioni delle garanzie, il “furto con destrezza” e la

“rapina”.

Per coprire il trasporto dei valori dalla sede alla banca, esiste la “polizza portavalori”

che copre i due casi precedenti e quello verificatosi a causa di malore o infortunio

dell’assicurato.

Con una specifica garanzia complementare si può ottenere l’indennizzo dei danni

provocati dai ladri per introdursi nei locali in cui si trovano i beni assicurati.

Il punto di partenza è comunque, come nel caso dell’incendio, il valore attribuito alle

cose assicurate.

Si può utilizzare la forma “a valore intero”, ma è più comunemente utilizzata la forma a

“primo rischio assoluto” che prevede l’integrale risarcimento sino alla concorrenza del valore

assicurato, indipendentemente dal valore preesistente.

Data l’elevata (statisticamente) frequenza dei furti, l’assicurazione è piuttosto cara. Per

tale motivo nella maggior parte dei contratti le coperture risultano abbastanza basse.

Sarà pertanto importante verificare la reale necessità di una copertura di questo tipo.

3.1.3. Le polizze altri danni ai beni

Possono essere coperti anche particolari enti di proprietà dell’organizzazione.

Ad esempio, con la “polizza all risk delle apparecchiature elettroniche” vengono

offerte le garanzie contro i danni agli apparecchi elettronici (computer, fax, strumentazioni

elettroniche, etc.) causati da un qualunque evento accidentale (incendio, furto, eventi naturali,

cortocircuito, etc.).

Coperture di questo genere sono giustificate soltanto nel caso in cui l’organizzazione

disponga di apparecchiature che rappresentino un valore significativo nell’economia

dell’organizzazione.

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3.2. L’assicurazione R.C. Auto

L’assicurazione R.C. Auto è stata inserita impropriamente nel capitolo “Assicurazioni

non obbligatorie [ex legge 266/91]” in quanto la legislazione italiana prevede l’obbligatorietà

della polizza di responsabilità civile per i danni cagionati dalla circolazione da qualsiasi veicolo

a motore (legge 990/69 e successive modifiche).

Ai sensi della legge, è il veicolo ad essere assicurato; di fatto sono coperti tutti i danni

causati a terzi, chiunque sia il conducente (se abilitato alla guida), sia esso il contraente

assicurato (che può anche non essere il proprietario del veicolo), sia una persona da lui

incaricata, sia chi conduce il mezzo anche contro la volontà del proprietario (caso di furto o uso

illecito). Ciò per garantire al massimo gli eventuali danneggiati.

Dal 1° luglio 1994 le tariffe auto sono state liberalizzate. Ogni compagnia di

assicurazione può proporre un suo tariffario: al momento attuale le compagnie si stanno

muovendo nel senso di “personalizzare” le proprie tariffe, prevedendo sconti od aumenti a

seconda delle caratteristiche dell’assicurato o del conducente abituale (sesso, età, professione) o

delle caratteristiche del veicolo (alimentazione, presenza di ABS, etc.).

Questa personalizzazione va a sovrapporsi alla forma tariffaria tradizionale basata sulla

potenza fiscale del veicolo, la provincia in cui il veicolo risulta immatricolato ed il massimale

assicurato.

Per quello che riguarda le autovetture, la forma di copertura di gran lunga più diffusa è la

formula “Bonus/Malus” (B/M) che prevede una suddivisione degli assicurati in “classi” sulla

base dei sinistri denunciati.

In pratica, nella sua versione “standard”, la formula B/M contempla 18 “classi di

merito” dalla prima (ora si prevedono anche classi 1A, 1B, etc.), che è la più premiante,

all’ultima che è la peggiore.

Un veicolo appena immatricolato, ed assicurato per la prima volta, viene assegnato alla

classe 14.

La classe 13 è quella cui corrisponde il “coefficiente di premio” unitario, rispetto al quale

alla prima classe compete un premio dimezzato (coefficiente 0,5), all’ultima un premio doppio

(coefficiente 2).

Ad esempio, la stessa auto pagherà un premio di L.1.000.000, se sarà assegnata alla

classe 13, un premio di L.500.000 se alla classe 1 ed un premio di L.2.000.000 se assegnata alla

classe 18.

Si sale o scende di classe (secondo precise regole dette “evolutive”) a seconda che non si

denuncino o si denuncino sinistri.

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I sinistri presi in considerazione sono soltanto quelli in cui è riconosciuta la

responsabilità, totale o parziale, dell’assicurato (quelli in cui “abbiamo ragione” non sono

considerati). Solitamente un’annualità senza sinistri comporta la diminuzione di una classe,

mentre un sinistro comporta un aumento di due classi e due sinistri l’aumento di cinque classi.

Se, ad esempio, un auto si trova in classe 10, l’anno seguente verrà assegnata alla classe:

09 se non ha cagionato alcun sinistro;

12 se ha cagionato un sinistro;

15 se ha cagionato due sinistri.

E’ importante ricordare che proprio per evitare degli aumenti considerevoli nell’entità dei

premi da pagare (aumenti che poi si trascinerebbero per gli anni successivi), può essere

conveniente, nel caso di sinistri di lieve entità, provvedere direttamente al risarcimento, oppure,

se la compagnia aveva già provveduto, risarcire la compagnia, andando così a “cancellare” il

sinistro e ad usufruire del “Bonus”.

La tariffa B/M è applicabile soltanto alle autovetture.

Non ci addentreremo nella illustrazione delle diverse tariffe applicabili ai vari tipi di

veicoli, ma ci limiteremo a segnalare un’opportunità che può essere interessante per le

organizzazioni che hanno nel proprio parco veicoli degli autocarri (per esempio le organizzazioni

di pronta assistenza, in quanto le autoambulanze sono immatricolate come autocarri, seppur ad

uso speciale).

In questo caso potrebbe essere conveniente prendere in considerazione la forma tariffaria

“con franchigia”. Questa forma prevede l’applicazione di una franchigia che determina l’importo

del sinistro sempre a carico dell’assicurato (solitamente da scegliersi tra L.250.000, L.500.000 e

L.1.000.000) ma che permette di usufruire di uno sconto sulla tariffa base fino al 25% (tali valori

sono indicativi perché dopo la liberalizzazione delle tariffe R.C.A. ogni compagnia si comporta

in modo differente).

Organizzazioni che statisticamente hanno subito pochi sinistri negli anni precedenti

potrebbero ricavare dei benefici economici dalla scelta di questa forma tariffaria.

Il fatto che gli autoveicoli siano assicurati non esime, quindi, l’organizzazione dal porre

molta attenzione alla scelta degli autisti, alla loro formazione ed alla manutenzione degli

autoveicoli.

Infatti, se è vero che i danni a terzi verranno comunque pagati dalla Compagnia di

assicurazione, è altrettanto vero che una elevata sinistrosità causerà un notevole aumento dei

premi assicurativi che l’organizzazione si troverà a dover pagare l’anno successivo.

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I massimaliIl massimale minimo previsto dalla legge è di L.1.500.000.000; se, tuttavia, l’utilizzo dei

veicoli prevede le presenza di trasportati è consigliabile assicurare un massimale superiore

(L.3.000.000.000, meglio ancora L.5.000.000.000) che comporta un aumento del premio

dell’ordine, mediamente, di poche decine di migliaia di Lire.

I sinistriUn aspetto che può essere utile considerare al momento della scelta della compagnia è

verificare che essa faccia parte del “Consorzio per l’Indennizzo Diretto” (C.I.D.), al quale

aderiscono la gran parte delle compagnie italiane.

Il C.I.D. ha per scopo la liquidazione dei danni di minore entità (fino a L.10.000.000) sui

quali vi sia immediata concordanza di vedute fra due assicurati R.C.A. coinvolti in un sinistro

con soli danni a cose (se vi sono feriti il C.I.D. non interviene). Perché possa essere applicata

questa procedura è necessario che siano state coinvolte nel sinistro soltanto due autovetture: se

sono coinvolti più mezzi o se tra i due mezzi coinvolti sono presenti motocicli o autocarri il

C.I.D. non può intervenire.

Se entrambi i soggetti coinvolti nel sinistro firmano il “verbale di constatazione

amichevole”, l’assicurato danneggiato si rivolge anziché alla compagnia del danneggiante (che è

quella tenuta la risarcimento), alla propria compagnia che liquida direttamente il sinistro (salvo

poi farsi rimborsare la somma liquidata dall’altra compagnia).

E’ quindi un accordo che tende a favorire l’assicurato, che potrà contare su una maggiore

velocità dell’indennizzo.

3.3. Le garanzie “auto rischi diversi”

Le garanzie “auto rischi diversi” sono generalmente prestate sulla medesima polizza R.C.

Auto.

Possono essere prestate, anche separatamente, le seguenti garanzie:

incendio, causato da agenti interni o esterni al veicolo;

furto, totale, parziale, tentato furto (ad esempio i danni causati per forzare le serrature), con

rapina. La garanzia furto è solitamente prestata con l’applicazione di uno “scoperto”, ovvero

prevedendo la partecipazione dell’assicurato all’indennizzo per una data percentuale

(solitamente variabile tra i 10ed i 20%) con un importo minimo sempre a carico

dell’assicurato.

guasti accidentali, copre i danni subiti dal veicolo assicurato nel corso di un incidente

stradale con altro veicolo targato oppure a seguito di ribaltamento o uscita di strada: questa

garanzia è nota al pubblico sotto il nome di “KASKO”. Se la garanzia è limitata, invece, ad

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"Le Organizzazioni di Volontariato e il problema assicurativo"

incidente con altro veicolo targato viene denominata “collisione” (in questo caso la

denominazione della garanzia varia a seconda delle compagnie). Entrambe le garanzie sono

prestate con scoperti solitamente variabili tra il 15 ed il 25%.

ritiro della patente, prevede un’indennità giornaliera in caso di ritiro temporaneo della

patente a causa incidente: non è, ovviamente, compreso nella garanzia il caso di ritiro della

patente a seguito di infrazione al codice della strada. La garanzia “standard” prevede che

l’assicurato (e quindi colui che riceve l’indennizzo) sia il contraente della polizza. Per

organizzazioni che utilizzano per la propria attività volontari che svolgono le mansioni di

autista può essere interessante prevedere la possibilità di indennizzare direttamente

l’organizzazione (che a causa della mancanza di un’autista si verrebbe a trovare in difficoltà):

in questo caso sarebbe addirittura possibile prevedere il risarcimento all’organizzazione

anche in caso di ritiro della patente a seguito di infrazione.

assistenza, prevede l’invio di carro attrezzi, pezzi di ricambio etc. in caso di guasto o

incidente;

tutela legale, prevede il rimborso delle spese legali per fatti connessi con la circolazione

stradale.

La scelta delle singole garanzie dipende dalla tipologia del parco veicoli

dell’organizzazione e dall’utilizzo che ne viene fatto, fermo restando che i veicoli possono

rappresentare una parte importante del patrimonio dell’organizzazione che, pertanto, deve essere

tutelato.

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