185

LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

  • Upload
    others

  • View
    3

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto
Page 2: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

LE TERRE DEI FOLLI150 ANNI DI FOTOGRAFIA AEREA

PER CONOSCERE E CONTENEREIL CONSUMO DEL TERRITORIO

Ideazione progetto

BAMSphoto Basilio RodellaFondazione NYMPHE Castello di Padernello

Fotografia

BAMSphoto Rodella

Page 3: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

PATROCINIO: SPONSORS:

Page 4: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

LE TERRE DEI FOLLI150 ANNI DI FOTOGRAFIA AEREAPER CONOSCERE E CONTENEREIL CONSUMO DEL TERRITORIO

Catalogo a cura diMaria Antonietta CrippaFerdinando ZanzotteraMaria Filomena Boemi

Saggi diGiovanna AlvisiGian Mario AndricoMaria Filomena BoemiSilvio BorlenghiGianfranco CavalierePaola CiandriniMaria Antonietta CrippaAntonio DanieleAlberto Angelo LiniAndrea MazzucchelliIgnazio PariniBasilio RodellaMario RosiniRenata SalvaraniElizabeth J. ShepherdFausto SimonottiDaniele ZamboniFerdinando Zanzottera

Comitato scientificoGiovanna AlvisiMaria Filomena BoemiMaria Antonietta CrippaElizabeth J. ShepherdFerdinando Zanzottera

EditoreNimpheAcherdo

In copertina:Vigneti in Franciacorta

EditingErcole Ceriani

Crediti fotografici

BAMSphotoMatteo e Stefano RodellaRicerca iconograficaVirgilio Tisi

ISAL - Istituto per la Storiadell’Arte LombardaRicerca iconograficaFerdinando ZanzotteraAcquisizione immaginiIlaria ManganoRosanna Caravieri

Aerofototeca NazionaleRicerca iconograficaBruno CiuffoMaurizio Galassi

Acquisizione immaginie fotomosaiciGerardo Leone

EditingPaola GattiSandro Serini

Rossi s.r.l.Ricerca iconograficaAngela MazzucchelliDario Cucchi

Acquisizione delle immaginiGiancarlo Chiappani

FotomosaicoDenni BurniFrancesca Rinaldi

Segreteria di redazioneGianluca BonoAlessandra Tosoni

Mostra a cura diGiacomo AndricoGian Mario AndricoMaria Filomena BoemiBasilio RodellaFerdinando Zanzottera

Pannelli in mostra diGian Mario AndricoMaria Filomena BoemiMaria Antonietta CrippaGiuseppe Di GennaroElizabeth J. ShepherdAdele SimioliFerdinando Zanzottera

CoordinamentoIgnazio PariniDomenico Pedroni

Direzione artisticaGianmario AndricoVirginio GilbertiSandro GueriniFloriana Maffeis

Progetto scenicoGiacomo Andrico

Progetto luci e ambientiAntonio Altieri

Postproduzione digitaleStefano e Matteo Rodella

Allestimento tecnicoPiero LanzeniGianni Zanoni

AllestimentoFondazione NimpheCastello di Padernello

Organizzazione logisticaGiovanna AndricoNarciso AndricoRaffaele AndricoDaniela AzziniMonica BenzoniGianluca BonoLaura MarzoniAngela MerliniAssunta PellegriniSilvia RanzettiClara SedassariMaria Teresa Soretti

Si ringrazia per la disponibilitàSilvio AgostiAlberto BonomettiVincenzo MartinelliRoberto MilesiPaolo MontescaniGiuseppe TarlettiAngelo Zucchi

Un particolare ringraziamento aPierluigi BacchiniPaolo BonziMaria Fede CaproniGiuliano GoffiDiego MeroniFranco MoèSimone Tagliani

© AEROFOTOTECA NAZIONALE© BAMS© CGR PARMA© ISAL© ROSSI SRL© TELESPAZIO

Nessuna parte di questo libro puòessere riprodotta o trasmessa inqualsiasi forma o qualsiasi mezzoelettronico, digitale, analogico,meccanico o altro senzal’autorizzazione esplicita dei detentoridei diritti.

Page 5: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

INDICE

pag.

Le ragioni della follia ovvero l’antifrasi della Bassa, Ignazio Parini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .7

Le Terre dei folli, Gian Mario Andrico, Virginio Gilberti, Sandro Guerini, Floriana Maffeis . . . . . .9

Presentazione, Maria Antonietta Crippa, Ferdinando Zanzottera . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .11

Paesaggio italiano: dramma del consumo e urgenza di protezione, Maria Antonietta Crippa . . .15

Cenni storiografici della fotografia aerea, Ferdinando Zanzottera . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .23

Da storia di guerra a storia del territorio, Maria Filomena Boemi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .33

Le Terre dei folli?, Gian Mario Andrico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .45

Fotografia aerea come strumento per la conoscenza e la rappresentazionedel territorio, Basilio Rodella . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .49

Fotografia aerea e paesaggio archeologico, Fausto Simonotti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .61

La fotografia aerea obliqua: immagini e conoscenza del territorio, Gianluca Cavaliere . . . . . . . .67

In volo: per vedere i limiti della crescita, Marco Rosini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .73

Il paesaggio come fonte per la storia del territorio: l’uso della fotografia aerea, Renata Salvarani . .77

Cartografia storica, fotografia aerea e rilievo del territorio, Alberto Angelo Lini . . . . . . . . . . . . .87

Impatto ambientale e fotografia aerea, Silvio Borlenghi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .91

L’Aerofototeca Nazionale agli esordi, Giovanna Alvisi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .103

L’Aerofototeca Nazionale e l’Aeronautica Militare: gli inizi di una lunga collaborazioneAntonio Daniele . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .105

Tra ieri e domani: i primi cinquant’anni dell’Aerofototeca Nazionale, Maria Filomena Boemi .109

L’archivio BAMS e la fotografia aerea, Daniele Zamboni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .129

Il Centro Volo Vela al Politecnico di Milano, Paola Ciandrini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .133

L’archivio fotografico della ditta Rossi di Brescia: un esempio significativo di conservazioneintelligente di materiali fotografici, Andrea Mazzucchelli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .137

Il fondo fotografico del generale Pezzani conservato presso l’Istituto per la Storiadell’Arte Lombarda, Ferdinando Zanzottera . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .141

Il pioniere d’Aeronautica Ubaldo Puglieschi (1874-1965): ricostruzione storica attraversole carte e le fotografie d’archivio, Elizabeth J. Shepherd . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .147

Dal consumo al ridisegno del paesaggio italianoMaria Antonietta Crippa, Basilio Rodella, Ferdinando Zanzottera . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .155

Bibliografia ragionata, Ferdinando Zanzottera . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .180

Page 6: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

La Costituzione Italiana:PRINCIPI FONDAMENTALI

Art. 9La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura

e la ricerca scientifica e tecnica.Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico

della Nazione.

27 Dicembre 1947

Page 7: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

“Mi chiedi in quale modo io sia divenuto folle.Accadde così: un giorno, assai prima che molti dei fossero generati,mi svegliai da un sonno molto profondo e mi accorsi che erano staterubate tutte le mie maschere - le sette maschere che in sette viteavevo forgiato ed indossato -, e senza maschera corsi per le vieaffollate gridando:“ladri, ladri, maledetti ladri”.Ridevano di me uomini e donne e alcuni si precipitarono alle loro case,per paura di me.E quando giunsi nella piazza del mercato, un giovane dal tetto di unacasa gridò:“È un folle”.Volsi gli occhi in alto per guardarlo; per la prima volta il sole mi baciòil volto, il mio volto nudo. Il sole baciava per la prima voltail mio viso scoperto e la mia anima avvampava d’amore per il sole,e non rimpiangevo più le mie maschere. E come in trance gridai:“benedetti, benedetti i ladri che hanno rubato le maschere”.Fu così che divenni folle.E ho trovato nella follia la libertà e la salvezza dalla comprensione,perchè quelli che ci comprendono asserviscono qualcosa in noi.Ma che non mi vanti troppo di essere in salvo.Anche un ladro in carcere è salvo da un altro ladro.

“Il folle” di Gibran

Page 8: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

7

Ignazio PariniPresidente Fondazione Castello di Padernello

Le ragioni della follia ovvero l’antifrasi culturale della Bassa

Una mostra fotografica aerea al Castello di Padernello. Sin dall’inizio di questo progetto sonostato catturato dall’entusiasmo e dall’equilibrio tecnico-organizzativo di Basilio Rodellaresponsabile di BAMSphoto, studio promotore di questo grande evento. Non ci è voluto molto a coinvolgerci in questa ennesima avventura: sono bastati pochi incon-tri per far partire la macchina organizzativa. Per la verità su questi temi siamo molto “sensi-bili, influenzabili, vulnerabili” e quindi senza la minima esitazione abbiamo intrapreso conquesta grande esposizione il cammino imboccato già al momento della costituzione dellaFondazione Castello di Padernello. Chi se non noi poteva ospitare una mostra fotografica e dipittura che parla del nostro territorio? Chi meglio della nostra Fondazione che ha nel proprionome come oggetto sociale che recita: Fondazione Castello di Padernello. Storia e cultura perla riqualifica di un territorio. Una mostra fotografica aerea di grandi dimensioni che offrirà oltre al piacere artistico/visivodi splendide immagini, anche uno strumento documentale reale del nostro territorio, sul qualeriflettere e discutere in relazione alle future strategie economiche di sviluppo dei nostri paesi. Le foto aeree offrono un prezioso inventario visuale catturando una grande quantità di infor-mazioni particolareggiate, utili per creare mappe dettagliate. Il risultato è una suggestiva sensazione, come se l'osservatore stesse guardando fuori da un fine-strino d'aereo: appaiono figure che campi e vegetazione dipingono come fossero modelli, susci-tando nel visitatore delicate emozioni che le mappe non possono esprimere. Le immagini risultanti delineano anche le caratteristiche del terreno comparabili facilmentecon le fredde mappe.Confrontando le vecchie e le nuove fotografie aeree si possono notare i cambiamenti all'inter-no di un'area avvenuti nel tempo. Esse divengono importantissimi strumenti di rilevamento econtrollo del territorio. Un grande evento che registra partner di grande spessore; ne cito tre per tutti: Il Ministero deiBeni e le Attività Culturali, la Fondazione Civiltà Bresciana e il Politecnico di Milano.Destabilizzante e coraggioso il titolo della mostra: “le terre dei folli”. Ma chi sono questi folli? Sono forse gli accaniti ricercatori del progresso obbligato e indotto costi quel che costi o gliultimi paladini che combattono contro i mulini a vento per una fantomatica salvaguardiaambientale e culturale?La mostra sarà appunto focalizzata su questo aspetto culturale dicotomico insistendo moltosull’ambigua identificazione soggettiva di una “follia sociale”. Come al solito ognuno avrà una sua presunta giusta, verità.Vero è che in questo “ambiente” le donne e gli uomini della Fondazione si calano a pennellovisto che in più occasioni ho definito: lucida follia tutto il progetto Padernello. Ma cosa si intende comunemente per follia? Il viaggio nella storia, tra apologia e rifiuto della realtà, ha sempre contrapposto la follia allaragione e alla normalità, relegandola a una accezione negativa. Sin dell'età umanistico-rinascimentale, con l’affermazione della centralità dell’uomo nell’uni-verso, visto come punto di massimo equilibrio tra il divino e la natura, paradossalmente si è

Page 9: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

8

manifestato, in ambito letterario, filosofico ed artistico, lo svilupparsi di alcune riflessioni sullafragilità della ragione umana, intesa come dimensione di precaria equidistanza tra istinti, biso-gni e adesioni a valori superiori.Spesso tale bilanciamento, la storia ne è testimone, si incrina, palesando la pochezza delle rea-lizzazioni umane; nascono così deviazioni, egoismo, illusioni, sogni ed utopie, o addirittura lafiducia nel paranormale. Altre volte la scoperta della deludente realtà incrina a fondo le certezze umane, avviando lamente verso la sua autentica distruzione. Molti artisti da sempre ci parlano della follia comedi una degenerazione emblematica della razionalità umana, capace di estinguere ogni autocon-trollo, esponendo l'uomo a tutti gli eccessi di cui è capace. Così l’uomo vive l'intero processodi decadenza quando comprende di essere stato abbandonato da ciò in cui credeva. E’ solo conun provvidenziale ed intelligente intervento, ricreando le condizioni ottimali ed originarie,che l'uomo può riacquistare il senno e tornare ai suoi compiti abituali, realizzando la parte piùnobile di sé. La storia è fortunatamente ricca di grandi esempi in tale direzione: recuperandocome per incanto il discernimento dal mondo virtuale ove si perde ogni logica cognizione cul-lati dalle futili illusioni umane, l’uomo ritrova anche la sua vera natura.Rileggendo attentamente queste ultime righe, si scoprirà che potrebbero essere riferite all’ope-rato di una e dell’altra scuola di pensiero. La follia delle ragioni come aspetto culturale dicotomico.Per quanto ci riguarda, in tema di rispetto ambientale e culturale, nessuno alla Fondazione diPadernello si è adagiato rinunciando a sognare. Qualcuno ha scritto che il primo sintomo dellamorte dei sogni è la pace. La vita comincia ad essere un pomeriggio domenicale: non ci chie-de grandi cose, né esige più di quanto noi vogliamo dare. Pensiamo allora di essere maturi:accantoniamo le fantasie dell’infanzia, e arriviamo alla nostra realizzazione personale e profes-sionale. Ci sorprendiamo quando qualcuno della nostra età ha ancora ambizioni giovanili. Main realtà, nel più profondo del nostro cuore, sappiamo che abbiamo semplicemente rinunciatoa lottare per i nostri sogni. Si scorge sempre il cammino migliore da seguire, ma si sceglie di percorrere solo quello a cuisi è abituati.

Page 10: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

9

Gian Mario AndricoVirginio GilbertiSandro GueriniFloriana MaffeisDirezione artistica Fondazione Castello di Padernello

Le terre dei folli

«I sensi sono terrestri, la ragione sta fuori di quelli quando contempla». Questo il pensiero stu-pefatto di Leonardo da Vinci davanti alla Natura. «E perché l’occhio - continua il Maestro - èfinestra dell’anima, ella è sempre con timore di perderlo».Elogio alto alla macchina che permette la vista e ci unisce alla natura stessa. E nella contem-plazione, ora sì possibile, può succedere che la mente si libri nell’immensità del creato, e fru-ghi, indaghi non con fredda meccanicità, bensì con trepida commozione. Leonardo insiste, diviso a metà tra scienza e spirito: «L’occhio dal quale la bellezza dell’univer-so è specchiata dalli contemplanti, è di tanta eccellenza che chi consente alla sua perdita, sipriva della rappresentazione di tutte l’opere della natura, per la veduta delle quali l’anima stacontenta».Queste erano le sensazioni ‘nuove’ provate dal Da Vinci mentre con matita rossa schizzava ilTemporale sopra una vallata (P 5 r; RL 12409), uno dei primissimi voli dell’occhio umano sopracampi lunghi, visioni prospettiche aeree. Dove si era andato a posizionare il grande artista-scienziato per poter realizzare, intorno all’anno 1500, quella veduta dall’orizzonte insolita-mente alto? Forse su di una vetta? Forse sopra una nube? O aveva semplicemente chiuso gliocchi e si era creato le ali del desiderio e del sogno?

Missione Apollo, 14 gennaio 1971. «L’astronauta Edgar Mitchell guardando la terra che compariva e scompariva scambiando diposto con gli oggetti del sistema solare fece esperienza di un sentimento che prima di lui nes-sun essere umano aveva mai provato, un sentimento di concatenazione […] come se ogni pic-cola e grande creatura dell’universo fossero collegate da una qualche ragnatela invisibile […]Tutto quello che gli era stato insegnato riguardo l’universo e la separazione delle persone edelle cose sembrava sbagliato».

«Scienza significa sforzo incessante verso uno scopo che l’intuizione poetica può comprende-re» (Max Plank). Ed è alla scienza che Gaspar Felix Tournachon, detto Nadar, s’affidò per scat-tare, con pensiero stupefatto, la prima foto aerea. Correva l’anno 1858. L’idea, che stava nelsolco dell’intuizione leonardesca, potenziata con i nuovi mezzi a disposizione e che precedevadi un secolo pieno quel «sentimento di concatenazione» provato dall’astronauta Mitchell,ribaltò completamente l’idea stessa di ‘osservazione’. Ora si potevano fare valutazioni diverse,si poteva indagare il territorio con una visione planimetrica o prospettica. Si aprivano orizzon-ti diversi e più ampi agli occhi curiosi (per millenni inchiodati al suolo) dell’umanità.L’indagine soprattutto ne risultava potenziata: archeologica, urbanistica e sul piano dell’impat-to ambientale procurato all’habitat dall’eccessiva antropizzazione. Ne era avvantaggiato lo stu-dio dei pieni e dei vuoti rispetto al paesaggio naturale e costruito; ora si poteva ‘vedere’ lo statodi salute dei fiumi, dei boschi e delle selve; era anche possibile valutare l’impatto che gli erro-ri commessi dall’uomo avevano sulle armoniche proporzioni del cosmo, di un territorio più omeno esteso, di una plaga... E si scoprì che questi errori erano tanti, troppi e ‘pericolosi’.

Page 11: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

10

Quando, molti anni dopo il 1858, anche la pianura lombarda fu osservata e fotografata dall’al-to, se ne scoprì il ‘male’ che la stava consumando, il cancro che la stava uccidendo: l’idea di‘continua crescita economica’ che impera nel nostro tempo. Un’idea che inevitabilmente abbi-sogna, per essere competitiva, di continue nuove strutture: fabbriche, centrali, strade, e quin-di capannoni, case, ponti, viadotti, svincoli… per poter conseguire quel ‘progresso’ che gene-ra ricchezza, quello ‘sviluppo’ tanto necessario quanto auspicato dalla società dei consumi.Intanto, sotto l’irresistibile potenza di questa ‘spinta’, la nostra terra ha cambiato i connotati,ha venduto cuore e anima al primo offerente, ha rinnegato la sua antica vocazione, ed è ora irri-conoscibile! Quello messo in atto è un atto di morte dove il passato ‘mondo’ è stato cancellato da mostriinvincibili: intorno alla sua storia e storie, scrigno di cultura e saggezza, ci sono rovine e mace-rie. Cosa rimane? Simulacri d’una armonia scolorata, spogliata senza nemmeno un velo di pietà.E pensare che dentro a quel modo d’essere e d’esistere anche un sasso era un monumento. Oggiesiste solo l’archeologia del nulla, del silenzio tra il caos, di un passato che si è fatto vento…

«Ma questa è solo una mera visione poetica, quella cosa che non riempie le pance; che è nemi-ca della ricchezza grassa e ottusa; che affatica lo spirito; che costringe al ricordo; che fa delira-re i sensi e li tiene desti, e ti mette in guardia contro l’insensibilità».

Dove sono finiti quei rappezzi di campi al maggese velati da voli bianchi liberati dai pioppi,e il fiato bollente che infuocava le spighe, e i ‘paesi’ armonici e discreti, e le impronte in cuiriconoscersi, le ante ingrigite dalle nebbie, i catenacci arrugginiti dalle stagioni, le dimensio-ni a misura d’uomo, la solidarietà quotidiana, il canto nelle osterie, le stradine bianche, e quel-l’economia che nulla sprecava e tutto benediva?… Dove è sprofondato tutto questo, e da checosa è stato sostituito? Tutto annientato dal peggio che è ormai troppo in questo tempo fatto di innumerevoli perio-di, quasi solo momenti di sconcertante brevità. Un’idea, una moda, un credo, durano quantoil bagliore di un lampo. Più niente sta all’origine, nulla viene additato come esempio: tuttoviene bruciato ancora più velocemente di un tizzone che, estratto ardente dal fuoco, una per-versa volontà fa roteare ravvivandone la brace ma consumandolo subito.Ora, ciò che vale (e che si fa) è cambiare per cambiare, e con quella fretta che non permettepensiero, riflessione, e nello sforzo finiscono per ‘bruciarsi’ anche i più creativi rinnovatori.Accade allora che si dica una cosa e se ne professi una contraria; che si insegnino, per paura,più verità; che si vadano a coniare frasi di circostanza, convenienti: non può esistere il tantocitato ‘sviluppo sostenibile’, è troppo potente la tecnologia a nostra disposizione!È la bugia più grande di questo scaltro tempo allo sbando.

Page 12: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

11

Maria Antonietta CrippaFerdinando ZanzotteraPolitecnico di Milano

Presentazione

Il volume che si presenta e la mostra ad esso collegata intendono aprire un dibattito non scon-tato sui temi del corretto utilizzo del territorio a fini antropici nel rapporto tra spazi abitati epaesaggi, e degli strumenti necessari per lo svolgimento di una attività ormai inderogabile, diverifica e controllo di quanto sta avvenendo a questo riguardo nonostante le molte dichiara-zioni di buone intenzioni e le ottime leggi promulgate nel paese e nella diverse regioni.

«Ci è stato insegnato - ha scritto in un bel libro in controtendenza nella lettura dell’uso dellerisorse primarie Lauretano, alla fine degli anni Ottanta del Novecento - che l’evoluzione delgenere umano è avvenuta attraverso la competizione e la lotta. Un continuo contendere tra lespecie e un duro processo di selezione, favorendo i più forti e combattivi, avrebbe avuto comerisultato l’apice del processo evolutivo costituito dall’Homo sapiens […] Il secolo scorso hacosì generato le concezioni che oggi dominano la fine del millennio: le legittimazione del pre-dominio dell’uomo su altri uomini e dell’umanità su tutte le altre specie; il diritto al saccheg-gio delle risorse planetarie; la fiducia in un costante progresso nel tempo della società; la con-vinzione che il benessere sia possibile solo nella illimitata crescita e nella espansione economi-ca generata da dinamiche competitive. Questa visione è oggi ribaltata. Le moderne ricerchebiologiche dimostrano che gli organismi sopravvivono attraverso processi di simbiosi e di alle-anza. Le specie complesse si sono evolute, non distruggendosi a vicenda, ma mettendo insie-me i rispettivi caratteri […] Le specie, dunque, non si evolvono, ma coevolvono»1.

Come dar spazio e credito a questa buona notizia, come darle efficacia nell’ambito del consu-mo dei suoli e dell’uso delle risorse primarie, non pare ipotesi di tanto facile costruzione. Nonrisulta infatti per nulla facile intravvedere, per questi ambiti, progettualità di simbiosi e alle-anze analoghe a quelle naturali. Lauretano avvisa che in qualche caso tale buona notizia è giàfenomeno documentabile attuato su larga scala nel deserto, nella realizzazione delle oasi, dovesi sono effettivamente ribaltate «le condizioni svantaggiose in risorse rinnovabili, cosicché iluoghi di maggior rudezza e difficoltà ambientale divengono anche quelli di più grande armo-nia e organizzazione ecologica»2.Non è possibile, nei confronti del dissennato consumo del suolo e delle risorse primarie normal-mente attuato da noi, ormai da due secoli, farsi facili illusioni: quella coevoluzione delle speciedi cui sopra si è detto trova un corrispettivo adeguato, nell’esperienza umana solo sul piano dellesolidarietà, delle collaborazioni amicali, delle condivisioni: esperienze tutte certamente inscrit-te nell’orizzonte dei più nobili desideri umani, ma non sempre perseguite dai più.E’ del resto più facile per gli uomini cogliere i propri bisogni, le proprie indigenze, che nonleggere con chiarezza i propri desideri. Questi infatti si accavallano nella coscienza spesso finoanche a contrastarsi reciprocamente, in una dinamica che ha come contenuto e meta costantequella della felicità, ma come misura, troppo spesso elusa o sottovalutata, quella del tempo, acontrasto con esigenze di immediata corrispondenza. È importante ricordare, tuttavia, che neldesiderio si inscrive la molla di un agire umano che ne supera la dimensione spontanea, quasiautomatica, di risposta ad un bisogno. Nel desiderio infatti sta inscritta la possibilità di un

Page 13: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

12

progetto, di una visione chiara, ideale, di una responsabilità. Il desiderio spinge l’uomo,meglio può spingerlo, ad atti creativi per mutare stati di fatto non più accettati.Ciò che si desidera, dunque, ha a che fare con la nostra capacità innovativa, con i nostri orien-tamenti progettuali, con la modalità d’uso degli strumenti da noi inventati. Il desiderio puòpertanto ragionevolmente implicare l’emulazione, la gara tra uomini esperti in un certocampo. Non è inevitabile, tuttavia, che ciò accada in un gioco a somma zero, dove cioè se unoperde l’altro vince; può invece mettersi in moto una gara al perseguimento del meglio, cheimplica necessariamente gradualità di esiti e ripetibilità nel tempo.La lettura dei fenomeni insediativi dei territori in questo volume analizzati, le potenzialitàdegli strumenti di indagine dello stato di fatto in primis della fotografia aerea, le georefenzia-zioni che consentono di collegare in rete più informazioni: sono conoscenze fino a qualchedecennio fa accessibili a pochissimi, ora invece disponibili a molti. Diffonderne la conoscenza, invitare il maggior numero possibile di persone a prendere consa-pevolezza di quanto essi consentono di registrare e comunicare, è una necessità cui promotorie autori di questo volume cercano in vario modo di rispondere. La loro speranza non è di pic-colo peso: si tratta infatti oggi di ribaltare il paradigma conflittuale della selezione evolutiva,che ha supportato di grandi sistemi speculativi dell’Ottocento e del Novecento. Senza illusio-ni ma nella pazienza che il tempo esige, si tratta di far spazio ad una nuova ‘visione’ del mondoabitato, una visione fisiologica e mentale convincente, coerente soprattutto con i migliori desi-deri degli uomini, tra i quali non può mancare quello dell’armonico uso delle risorse primariedella Terra. Il volume raccoglie fotografie introduttive ai saggi riprodotti a grana a sali d’argento peraccentuare la condizione drammatica di molti paesaggi italiani.A conclusione del volume sono invece presentate belle immagini dall’alto testimoni di quali-tà paesistica ancora presente in Italia.

1) P. Lauretano, La piramide rovesciata. Il modello dell’oasi per il pianeta Terra, Bollati Boringhieri, Torino 1995,pp. 9 -11.

2) Ibidem, p. 291.

Page 14: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

13

Venezia(BAMSphoto - Rodella)

Page 15: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto
Page 16: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

15

Maria Antonietta Crippa

Paesaggio italiano dall’alto: dramma del consumo e urgenza di protezione

L’atto del vedere dal cielo, è noto, stimola percezioni non usuali. Lo sguardo dall’alto, infatti,porta con sé, con la presa di distanza da contesti abitati o visitati, anche la liberazione dai con-dizionamenti fisici fortemente limitativi del risiedere e del camminare all’interno o all’ester-no di una architettura o di un luogo. Il volo, al quale tale sguardo ovviamente richiama, è statodel resto un sogno a lungo coltivato dall’uomo: come possibilità di ebbrezza per la liberazio-ne del corpo dalle leggi che lo legano alla terra; come eccezionale immersione nella luce, valea dire nella sorgente della vita; come presa d’atto del dominio visivo globale di un contesto,altrimenti non perseguibile. È esperienza comune lo stupore che si prova sull’aereo in volo quando, guardando dall’alto lacittà caotica nella quale si vive, se ne scorgono con chiarezza le componenti di regolarità, disimmetria e di armonica proporzione delle parti, normalmente di lunga stratificazione neltempo. Stupisce che queste balzino in primo piano, nel magma insediativo, come potenziali-tà d’ordine non adeguatamente sfruttate e tuttavia presenti, oltre che organicamente struttu-rate in dipendenza da forti segni urbani e territoriali, quali emergenze monumentali, assi viari,compatti nuclei storici. Di grande evidenza risultano, in particolare, le componenti composi-tive fondamentali, le aggiunte e le modificazioni.Lo sguardo dell’uomo è sempre, in quanto esperienza percettiva, relazione dinamica tra sogget-to e oggetto. L’occhio e il suo senso sono, infatti, all’origine della interpretazione della realtàesterna all’uomo; provocano ogni volta in lui la capacità di catturare, non soltanto la materialefisicità di contesti e volumi edilizi, ma anche la storicità e il vissuto che li qualificano.L’immagine, persino quella filtrata attraverso il mezzo fotografico, è infatti sempre interpreta-zione della realtà. Nella dinamica, grazie alla quale ciò che si imprime nella retina dell’occhiocausa espressioni diverse –concettuali e immaginative, a secondo degli strumenti utilizzati- daparte del soggetto percipiente, si inscrive l’esercizio raziocinante dell’uomo che vede, valuta,giudica. L’intensità e l’efficacia di tale capacità non sono ovviamente esiti meccanici del proces-so fisiologico; implicano consapevolezza, lucidità intellettuale, salute generale e vista ottime. E’noto che in questo processo visivo la macchina fotografica può risultare utensile potente, nellemani di chi lo piega alle proprie esigenze, oltre che straordinario supporto di memoria.Le fotografie dall’alto partecipano del dinamismo sopra sinteticamente descritto in vari modi;sono possibili infatti viste diverse a secondo che la fotografia venga scattata dall’aereo o dal-l’elicottero, in relazione inoltre al posizionamento dell’obiettivo della macchina fotografica edell’altezza alla quale avviene lo scatto.In un recente volume sull’Italia da me curato, si è raccolto e organizzato in ordine storico-geo-grafico un insieme suggestivo di foto scattate dall’elicottero, a distanza ravvicinata, con oppor-tuna inclinazione dell’apparecchio fotografico e attento occultamento di aspetti del territoriodevastato da recenti interventi edilizi o paesaggistici1. Lo scopo della pubblicazione, condiviso dall’editore e dagli autori, era ambizioso: restituire unaffresco di vasto respiro della multiforme architettura preindustriale italiana, con qualcheapertura su paesaggi suggestivi per l’integra bellezza. Si intendeva evocare l’immagine di unapenisola italiana il più possibile vicina a quella che l’ha resa, per secoli, attraente meta di

Castenedolo, Brescia(BAMSphoto - Rodella)

Page 17: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

16

Sacra di San Michele, Torino(BAMSphoto - Rodella)

Page 18: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

17

Grands Tours. Poiché il contesto paesistico italiano non è ovunque deturpato, ferito, manomes-so e travolto, il fotografo Rodella ha potuto catturare, con sapienti scatti, molti luoghi italia-ni celebri per l’eccezionale bellezza delle loro architetture, talvolta anche del contesto rimastointegro.Si è inteso, in questo modo, non solo dar valore a complessi architettonici e urbani e a paesag-gi abitati, ma anche segnalare che l’Italia possiede ancora enormi potenzialità di riscatto pae-saggistico. La qualità ambientale della penisola versa certamente in un pericoloso stato diframmentazione che merita la massima allerta; esso tuttavia non condanna ancora all’ammu-tolimento il profilo millenario della sua storia insediativa e artistica.Tutela e valorizzazione dell’architettura e del paesaggio esigono oggi urgenti cure; se ne parlamolto, ma sono scarse le procedure di intervento effettivamente coerenti con questi obiettivi. Sitratta del resto di mettere in moto processi solo molto parzialmente identificabili con quelli cheriguardano opere d’arte di modeste dimensioni. Per queste ultime, infatti, a partiredall’Ottocento il museo è divenuto luogo spesso favorevole alla loro cura, alla loro conservazio-ne e alla continuità di ricerca delle loro motivazioni storiche, sociali ed estetiche; l’architetturainvece non può essere musealizzata nella stragrande maggioranza dei casi; il paesaggio mai.È però indispensabile, ormai estremamente urgente, che l’una e l’altro vengano tutelati e valo-rizzati contestualmente alle inevitabili modifiche che la loro vivibilità richiede. E’ indispensa-bile inoltre che ciò accada attraverso decisioni consapevoli e condivise dall’intera società, oltreche tramite gli strumenti di tutela delle istituzioni pubbliche, preposte allo scopo. Perché con-servazione, modifiche e perdite inevitabili non risultino barbari vandalismi ma atti di civiltà,è necessaria anche una conoscenza approfondita della storia e dei caratteri peculiari di edifici econtesti, osservati a tal fine da molti punti di vista. La fotografia è a questo riguardo prezioso supporto documentario; può infatti contribuire ainedite interpretazioni e costituire patrimonio di conoscenze facilmente trasmissibili. Puòinoltre restituire a colpo d’occhio, secondo il proposito della documentazione fotografica rac-colta nel libro di cui sopra si è detto, frammenti preziosi di paesaggio non più esistente nellasua globalità e luoghi con forti valenze di autonomia figurativa ed estetica.

PaesaggioL’Italia è un paese prevalentemente montuoso e collinare, regalmente coronato e distinto dalresto del continente europeo dalla catena delle Alpi. Non ha estese aree piane ad esclusionedella pianura padana solcata dal movimentato corso del Po, l’ambito più vasto e omogeneo,pertanto facilmente disponibile all’ampliamento senza soluzione di continuità degli insedia-menti urbani, come è accaduto a partire dalla seconda metà del XX secolo. La forma allunga-ta e stretta della penisola italiana, protesa verso il centro del Mar Mediterraneo, dà luogo adun eccezionale sviluppo lineare costiero, dalla configurazione geomorfologica e paesisticamolto varia, accompagnato dalla lunga nervatura montagnosa centrale degli Appennini. I con-testi collinari, estesi e dal dolce profilo disseminati su tutta la sua superficie, hanno dato luogoad innumerevoli insediamenti, nella maggior parte dei casi piccoli per dimensione ma spessodi grande rilevanza storico-politica. La giovane struttura geologica della penisola la rende, da sempre a memoria d’uomo, area tuttaesposta a rischio sismico, fragile anche per la naturale degradabilità dei terreni oltre che biso-gnosa di molte cure per i delicati equilibri antropici stratificatisi in essa nel corso dei secoli.Il suo reticolo idrografico, frammentato in numerosi bacini, è composto da fiumi, di modestedimensioni ad esclusione del Po, da laghi alpini, di forma valliva allungata, e da pochi, e nongrandi, laghi vulcanici laziali.Nel senso comune la nozione di paesaggio coincide sostanzialmente con quella di panorama edè strettamente collegata alla prevalenza della componente naturalistica rispetto a quella antro-pica. Il profilo delle catene montuose diversamente colorate dalla neve e dalla vegetazione,

Page 19: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

18

l’ondulato andamento collinare, il gioco di luci, ombre e penombre di foreste e boschi, l’acquache scorre lenta o tumultuosa nel corso dei fiumi o che sosta tranquilla e ferma come specchionei laghi: queste sono alcune delle immagini panoramiche più facilmente fissate in dipinti efoto che testimoniano lo struggimento dell’uomo per una natura, incontaminata pur essendospesso anche abitata almeno parzialmente, nei due secoli, XIX e XX, nei quali l’industrializ-zazione ha cancellato, in molte aree del pianeta, la millenaria distinzione tra città e campagna. Questo paesaggio naturale, ricco di risorse, di materie prime, di prodotti vegetali, di animali,era stato per più di un millennio l’ambiente sempre visivamente presente agli abitanti dellacampagna, dei castelli, dei borghi, dei monasteri e delle città, grandi e piccole. Gli uomini loavevano come sfondo, come panorama, e come contesto al cui interno inserivano le propriedimore. La loro attività lo modificava solo per ridotte porzioni e in forme spesso arricchenti lesue qualità estetiche e d’uso; si pensi ad esempio ai pendii a colture diverse dei monti, alle col-line terrazzate, all’armoniosa disseminazione di cascine nella pianura lombarda, all’accorto erazionale rapporto -di monasteri, castelli e ville- con prati e boschi circostanti. Anche in cittànon lo si dimenticava, anche perché se ne ridisegnavano le caratteristiche più attraenti, o eso-tiche, nei giardini, talvolta molto estesi.Negli ultimi decenni ha attirato l’attenzione di studi svolti in diversi contesti disciplinari,oltre che in quello della geografia che se ne occupa da sempre, il paesaggio culturale, quelloin cui i segni della vita degli uomini, negli esiti della loro organizzazione sociale e delle loroattività produttive, sono prevalenti. Si sono avviati pertanto specifici studi sul paesaggio lagu-nare, dolomitico, rurale, urbano, megalopolitano e così via. Caratterizza questo paesaggio lanecessità di prestare grande attenzione al compaginarsi in un unico fenomeno della conforma-zione del suolo con la sua ricchezza in materie prime, vegetazione e acque, e con le costruzio-ni e le strutture viarie, sopraterra e sottoterra, opera dell’uomo. Sono paesaggi culturali, dunque, la città, le aree rurali, la campagna, il reticolo delle comuni-cazioni, le opere di ingegneria come terrapieni, ponti, canali, laghi artificiali. La partecipazio-ne degli uomini alla loro formazione ha una durata estesa quanto la loro presenza sul pianetaTerra. Il paesaggio culturale è infatti creazione storica, potremmo dire modellazione in ‘artifi-cio’ della ormai lontana natura incontaminata. In gran parte del territorio italiano, se si escludono i grandi parchi naturali, non è più facilerintracciare oggi paesaggi naturali in senso proprio; non a causa della lunga e continua attivi-tà di trasformazione antropica, perseguita in un uso che anzi, fino a due secoli fa, aveva reso lapenisola il celebrato giardino d’Europa, un territorio di straordinaria bellezza e di eccezionalesintesi tra natura e cultura, ma per il sopraggiungere, dalla seconda metà del XX secolo finoad oggi, di un processo di industrializzazione e di concentrazione insediativa, che ha spopola-to molte aree e ne ha sovrappopolato, inquinato, spesso devastato altre. La qualità del paesag-gio, la sua bellezza, è divenuta da allora un parametro di fondamentale importanza per indivi-duare aspetti salienti delle culture dei popoli.Il paesaggio da allora è stato criticamente interpretato in chiave estetica e storica oltre che ana-lizzato, anche in vista del suo rimodellamento, in chiave razionale. La giocosità, il senso dellabellezza trasmesso dal paesaggio naturale o da un equilibrato paesaggio culturale all’uomo nonè questione secondaria nella percezione del benessere: lo stupore per la natura, per la sua sor-prendente vitalità e varietà è, del resto, esperienza elementare e insopprimibile esigenzaumana. L’antica presa di coscienza che tra microcosmo corporeo dell’uomo e macrocosmo del-l’universo sussistono rapporti profondi, di analogia e somiglianza, è anch’esso dato di culturaprezioso, che ha informato a lungo la costruzione dell’habitat umano in diversi ambiti di civil-tà, sviluppando un ossequio collettivo per le regole armoniche della vita vegetale e animale,vita misteriosa, donata, da venerare e pertanto rispettare.Tale consapevolezza e le pratiche ad essa coerenti sono state a lungo condivise da tutti; ancheoggi, almeno in linea di principio, si potrebbe registrare un larghissimo assenso per il rispet-to della natura e del suo equilibrio. Più difficile risulta invece, nella realtà dei fatti, rintraccia-

Page 20: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

19

Bassa bresciana.(BAMSphoto - Rodella)

Page 21: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

20

re una effettiva coralità operativa, benché siano molto diffusi gli auspici e le regole che mira-no a limitare, anche nei paesi a sviluppo più avanzato, l’uso indiscriminato del suolo libero erurale; il ridisegno casuale o determinato da interessi parziali, indifferenti al bene comune, delpaesaggio culturale, soprattutto di quello urbano; il controllo dell’edificazione edilizia nelrispetto delle esigenze abitative dei ceti meno abbienti e dei poveri.La difficoltà di promuovere tale processo in controtendenza rispetto agli usi incontrollati nonimpedisce tuttavia, io credo, di impegnarsi nel suo perseguimento, sia agendo sul senso comu-ne sia favorendo l’attuazione delle migliori regole insediative e urbanistiche. Occorre che gliimpulsi e le regole dell’economia, le esigenze di giustizia sociale, il perseguimento di una bel-lezza dei luoghi come componente fondamentale di una diffusa qualità di vita intreccino le loromigliori intenzionalità e le loro procedure attuative in un unitario, nuovo, disegno dei luoghi. L’attuale, ultimo stadio di riflessioni, infatti, ha matrice privilegiata nella presa d’atto ecolo-gica: ogni contesto paesistico viene infatti inteso come ecosistema o insieme di ecosistemi, incui la vita vegetale, animale e umana coesistono e interagiscono dando luogo a stati di equili-brio o di squilibrio in continuo movimento.

Il consumo del paesaggio italianoGli esperti distinguono tra consumo diretto e consumo indiretto dei suoli. Il primo avvienetramite modificazioni di lotti per usi residenziali, commerciali e industriali, tramite costru-zione di strade realizzazione di cave con relativi impianti di estrazione e lavorazione. Il secon-do si ha quando le aree agricole vengono intercluse tra aree edificate e lasciate in stato diabbandono, oppure vengono frammentate in modo irrazionale o inquinate con depositi, fuoricontrollo, di rifiuti. Si tratta di consumi che si moltiplicano normalmente in aree esterne allacittà, nelle periferie più abbandonate e lungo le coste dei mari. Al degrado paesistico causato dal consumo, il più aggressivo, si aggiunge normalmente quel-lo conseguente a incendi, erosioni delle coste, scioglimento dei ghiacciai. L’insieme di questefenomenologie viene identificato in analisi del rischio paesistico. La sua emergenza nella peni-sola italiana è stata denunciata recentemente nella sua gravità da una mostra al Maxxi di Romadel 2006, voluta dalla DARC del Ministero per i beni Culturali. Anche l’ISTAT ha fornito dati allarmanti: il ritmo di cementificazione e asfaltatura del suoloitaliano, dal 1990 al 2006, ha proceduto al ritmo di 244.00 ettari all’anno, per un totale di 3milioni e 663 mila ettari nei quindici anni. Il primato della cementificazione è stato toccato,tra le regioni, dalla Liguria, che ha consumato la metà circa dei suoi suoli liberi. Il fenomenoè però diffuso ovunque, accompagnato dalla continua ascesa del trend delle industrie dellecostruzioni. L’Italia è al primo posto con la Spagna per il consumo di cemento in Europa.Molte informazioni sulla situazione italiana a confronto con esperienze straniere e anglosasso-ni sono raccolte in un volume dal forte titolo No sprawl, curato da Maria Cristina Gibelli eEdoardo Salzano2.Non mancano gli strumenti urbanistici e le norme –si pensi soprattutto al recente Codice deibeni culturali e del paesaggio-in tutta la nazione e in ogni regione italiana, non scarseggiano ledenunce, i dibattiti e le mostre; l’insieme di tali iniziative non sono tuttavia ancora sufficien-ti per mobilitare politici, amministratori e urbanisti ad affrontare in modo adeguato il dram-ma, la tragedia forse, del rischio e del degrado paesaggistico.Il fenomeno, non è di poco conto ricordarlo, ha rilevanza europea, ma drammaticità esasperatasoprattutto in Italia. L’Agenzia europea dell’ambiente ha recentemente segnalato3 che le città delcontinente continuano ad ingrandirsi, tanto che entro il 2020 l’80% circa degli europei vivrà inaree urbane. L’espansione non avviene ovunque secondo regole ben identificate; per lo più anzidipende da forze micro e macroeconomiche, lasciate senza freni e controlli. Inoltre, l’attuale ten-denza della popolazione a spostarsi verso aree urbane a minore densità aumenta il consumo deisuoli e comporta una ancor maggiore attivazione di infrastrutture per mobilità e trasporti.

Page 22: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

21

Non è questa la sede per affrontare un’analisi dettagliata delle iniziative istituzionali italianecontro il consumo e il degrado del territorio e le ragioni della loro troppo scarsa e lenta effica-cia. L’auspicio che si avanza è che la tendenza trovi presto un’inversione significativa anchegrazie a conoscenze adeguatamente diffuse del processo in atto. Non si può non segnalare, infatti, quanto sia indispensabile al suo perseguimento il concorsodel sentire comune, di una mentalità capace di frugalità, di risparmio da ogni punto di vistadelle risorse primarie della terra e dell’ambiente, di attenzione ad una condivisa qualità di vita,senza distinzioni tra nord e sud del pianeta e delle nazioni. Quest’auspicio, me ne rendo conto,può apparire utopico. Tuttavia solo convinzioni profonde, incardinate nelle aspirazioni di tuttii ceti di un popolo, possono mutare direzioni di sviluppo tanto dure e distruttive come quel-le attualmente in atto. La conoscenza dell’attuale stato di fatto è un contributo significativo in questa direzione; inparticolare l’aiuto fornito della fotografia aerea, in generale ma soprattutto nella lettura del-l’impatto ambientale di nuovi interventi edilizi o infrastrutturali, occorre dirlo, è, può essere,uno dei contributi più immediatamente efficaci e dei meno manipolabili.

1) M.A. Crippa (a cura di), Italia dall’alto. Storia dell’arte e del paesaggio, testi di: R. Cassanelli, M.A. Crippa, M.David, P.Tozzi, F. Zanzottera; fotografie BAMS photo Rodella, Jaca Book, Milano 2004.

2) M.C. Gibelli, E. Salzano (a cura di), No sprawl, A- Linea, Firenze 2006.

3) AEA, Urban sprawl in Europe- the ignored challenge, bolle. n. 10/2006, Agenzia europea dell’Ambiente,Copenhagen. Web: eea.europa.eu.

Page 23: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto
Page 24: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

23

Ferdinando Zanzottera

Cenni storiografici della fotografia aerea

“C’è una cosa, che si impara volando e che è molto difficile spiegare a chi mai si è staccato dal suolo; èquella di incominciare a guardare la terra, le strade, i continenti, il mondo come cose assai piccole, forte-mente lontane e facilmente abbandonabili. I grandi viaggiatori terrestri ci avevano spesso parlato dellapiccolezza della terra; ma l’uomo statico non aveva mai preso sul serio questa asserzione. Troppo erano notii disagi, a cui i grandi viaggiatori dei continenti erano andati incontro nelle loro peregrinazioni terre-stri, e si sapeva fin troppo come le strade del mondo fossero piene di pericoli e di lontananze.Il frequentatore del cielo ha cominciato a poter dire per il primo, con cognizione di causa, come veramen-te la terra sia così straordinariamente piccola. Egli che la vede veramente lontanare e impicciolirsi sottoil suo sguardo, e che ad un certo punto può abbracciare con un solo colpo d’occhio spazi che vicini gli par-vero immensi, egli può rendersi conto di questa ristrettezza del mondo; egli che con pochi giri di elica puòspostarsi da un punto all’altro di questa terra che, percorsa sul lento ritmo dei veicoli striscianti sul suolo,gli parve grande, pericolosa e misteriosa. Veduta dall’alto, essa gli appare infine spoglia di tutti i miste-ri e gli scopre tutte le insidie. Gli uomini, le cose, gli alberi, i fiumi, i mari, i continenti; tutto appareridotto, sminuito, svalorizzato allo sguardo del viaggiatore del cielo. Strade che sembran lievi nastri sno-dati e posati sul suolo. I continenti gli si svelan vicini, piccoli sono i mari che li dividono; la lontanan-za li accomuna, li accosta l’uno all’altro, ne attenua le differenze, ne sminuisce i contrasti, ne cancella leparticolarità.E questa svalutazione del mondo fisico terrestre si estende per il viaggiatore aereo anche alle vicende degliuomini che considerate dall’alto perdono di potenza e di significato. L’umanità vista dai cieli desta quel-la gentile pietà che gli uomini hanno sempre ambito di destare negli dei che essi immaginano appuntovaganti negli spazi aerei. E l’uomo errante in queste plaghe di elezione sa che, se gli sarà dato di rag-giungere regioni più lontane, vedrà un giorno la terra distanziata e ridotta alle proporzioni di un qual-siasi pianeta eternamente in cammino tra gli universi creati”.

Così Guglielmo Della Noce, in un inedito testo pubblicato nel 1939, inserito in una raccoltaantologica dedicata al volo curata da Federico Valli e Antonio Foschini1. L’autore italiano descri-veva le sue sensazioni del viaggio aereo, che bene venivano impresse su supporti fotografici daoltre mezzo secolo. Le prime immagini riprese attraverso ‘strumenti volanti’, infatti, risalgonoal 1855-56. In quegli anni Felix Tounachon, detto Nadar, compì alcune ascensioni con palloniaerostatici frenati, fotografando il villaggio Petit-Becétre nei pressi di Parigi. Avendo compre-so le grandi potenzialità della fotografia aerea, il 23 ottobre 1858 Nadar ne chiese il brevetto,tentando, nel contempo, di migliorare l’attrezzatura e le tecniche di ripresa.Il governo francese seguì con molto interesse gli esperimenti dell’intraprendente fotografo, conil quale giunse a uno scontro durissimo nel 1859. Egli, infatti, rifiutò categoricamente ogniforma di collaborazione con il Ministero della Difesa francese, che voleva impiegare la fotogra-fia aerea per scopi militari nella campagna belligerante contro l’Italia.Nadar, tuttavia, seppe sfruttare abilmente la propria intuizione iniziale, tanto da promuover-si come ‘primo fotografo aerostatico’. Egli impresse le immagine su poster pubblicitari in cui,alla veduta di Parigi, sovrastampava i nomi di alcune vie e individuava la collocazione del suostudio fotografico. Disegni, litografie e caricature divennero per Nadar il mezzo più efficace

Montichiari, Brescia. 30 settembre 1890.Prove di resistenza del pallone frenatodurante le grandi manovre da “IllustrazioneItaliana” 1890 Autunno.

Page 25: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

24

per diffondere la nuova moda, che diede origine anche ad una serie di ritratti e autoritratti cheebbero come co-soggetto il pallone aerostatico.La prima fotografia aerea realizzata con finalità belliche, invece, fu eseguita a Boston nel 1860,durante la guerra di secessione americana. Si trattò di fotografie scattate da palloni aerostaticicon finalità ricognitive rivolte a comprendere l’entità e la disposizione tattico-territoriale delletruppe nemiche.Nei decenni seguenti si ebbero numerose evoluzioni delle tecniche di ripresa, con molteplicisperimentazioni che, in qualche caso, vennero ben presto accantonate.Il francese Arthur Batut fu uno tra i primi a impegnarsi nelle riprese aeree realizzate attraver-so l’impiego di aquiloni. L’idea primogenita, tuttavia, spetta a Jobert, che nel mese di lugliodel 1880 tenne una conferenza presso la Société Francaise de Navigation Aérienne sulla possibili-tà di impiegare aquiloni per poter scattare immagini fotografiche dall’alto. Le sue idee costi-tuirono la base teorica delle ricerche di Batut, che iniziò le sue sperimentazioni nel 1887, rag-giungendo ben presto un’alta raffinatezza tecnica. Iniziò con lo studio e la costruzione di unamacchina fotografica particolarmente leggera, in cartone, sughero e legno, dotata di un obiet-tivo con una sola lente. Per poter effettuare lo scatto egli aveva dotato la macchina fotograficadi un otturatore ad elastico, attivato attraverso una miccia a consumo lento. Riuscì a ottenerele prime fotografie nel mese di maggio del 1888, senza tuttavia raggiungere immagini di qua-lità accettabile. In ragione del suo apparecchio di ripresa, infatti, esse risultavano mosse.Decise, allora, di modificare radicalmente i sistemi di stabilizzazione dell’aquilone e dell’ap-parecchio di scatto, dotandolo anche di un otturatore capace di tempi di ripresa vicini a 1/100di secondo.Nel mese di marzo del 1889 la rivista francese «La Nature» pubblicava la fotografia aerea dellacasa di Batut scattata da lui con eccellenti risultati il 13 febbraio dello stesso anno. Egli eraparticolarmente legato a questa rivista, poiché fu proprio da un progetto di Esterlin, apparsonelle sue pagine, che si iniziò all’arte del volo con l’aquilone e cominciò le proprie sperimen-tazioni. Nel corso degli anni Batut dotò i suoi “mezzi volanti” di barometri aneroidi, capacidi registrare l’altitudine dalla quale effettuava le riprese, di temporizzatori per ritardare gliscatti, di meccanismi per segnalare che la ripresa era stata eseguita e di ingegnose strutturefinalizzate a non ostruire la visione dell’apparecchio. Ulteriori perfezionamenti tecnici furonoapportati, dopo la pubblicazione del libro dedicato alla fotografia aerea, attraverso l’impiegodell’aquilone (1890) e il sodalizio culturale con Emile Wenz, che si dimostrò interessato allesue invenzioni fin dal 1891.I risultati ottenuti con questo sistema erano abbastanza soddisfacenti, anche se persisteva lanecessità di dover riportare a terra l’aquilone dopo ogni scatto. A risolvere questo inconvenien-te ci pensò il connazionale Gamont, che nel 1899 costruì una macchina fotografica con pelli-cola a rullo dotato di un sofisticato meccanismo di ricarica. Altre soluzioni furono proposte daJ. Wallance Black che, dopo aver realizzato numerose fotografie aeree da palloni aerostatici,decise di applicarsi alla kite aerial photographhy (fotografia aerea da aquilone). Nel 1898 egliperfezionò l’apparecchiatura di scatto, ottenendo riprese fotografiche da un’altezza superiore a1.000 piedi. Inoltre, inventò un sistema che gli consentiva di recuperare la macchina fotogra-fica dopo ogni scatto, lasciando l’aquilone in volo. Si trattava di un’operazione fondamentaleottenuta attraverso l’impiego di un piccolo paracadute frenante per ottimizzare i tempi, chegli permetteva di ricaricare la macchina con una nuova lastra fotografica senza dover procede-re al recupero di tutta la struttura volante.Numerose altre sperimentazioni furono compiute abbinando sempre più evolute macchinefotografiche a differenti strumenti di volo, tra i quali i ‘cervi volanti’ e i dirigibili. Preziosocontributo alla diffusione della cultura fotografica aerea fu fornito dal francese Joseph Lecornu,che nel 1902 pubblicò a Parigi il volume Les Cerfs-Volants. Si tratta di un manuale scientificoche l’autore scrisse con particolare meticolosità, soffermandosi sulla scienza del volo degliaquiloni e sulle sue potenzialità ludico-scientifiche. Dedicò ampio spazio alle riprese fotogra-

Page 26: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

25

fiche illustrando anche alcune apparecchiature di sua invenzione correlate alle modalità disospensione dell’apparecchiatura fotografica e ai sistemi di orientamento della stessa. Nelmedesimo anno l’ingegnere russo Thilie costruì un complesso sistema volante composto da seiaquiloni e sette macchine fotografiche, che gli consentivano di realizzare panoramiche di 360°.Gli aquiloni permettevano di montare le strumentazioni ottiche in posizione esagonale e dicollocare nel loro centro la settima macchina fotografica, in modo da poter simultaneamenterealizzare una fotografia panoramica e un’immagine zenitale. La struttura ideata da Thilie eraparticolarmente complessa poiché occorreva che tutte le macchine fotografiche imprimesserol’immagine sul supporto fotosensibile nel medesimo istante. Per accrescere la qualità delle sueimmagini l’ingegnere russo dotò il sistema di un particolare accorgimento meccanico, che con-sentiva l’esecuzione degli scatti solamente quando tutta la struttura volante si trovava in posi-zione parallela al territorio.Un numero elevato di aquiloni fu impiegato anche dall’americano George Lawrence, che nel1906 registrò su pellicola gli effetti della devastazione di San Francisco dopo il terribile terre-moto e il conseguente incendio che distrusse la città. Per l’occasione Lawrence costruì un’in-novativa macchina fotografica di grande dimensione dotata di un obiettivo mobile. La luce cheda esso filtrava si impressionava sulla pellicola fotosensibile posizionata lungo il dorso curvodella macchina fotografica stessa. Il risultato era veramente sorprendente, poiché il negativomisurava un metro di lunghezza e cinquanta centimetri di altezza. La fotografia ottenuta daLawrence stupì per la precisione dell’inquadratura e la qualità eccellente, anche se presentavaalcune distorsioni prospettiche. L’immagine, che fu venduta dal suo autore per 15.000 dolla-ri, fu resa possibile grazie a un complicatissimo sistema di calibrazione che impediva le oscil-lazioni dell’apparecchio di ripresa e dall’ospitalità offertagli da una nave militare di stazza nelporto, dalla quale avevo potuto far partire la sua macchina volante. Queste sperimentazionisuscitarono un grande interesse negli apparati militari e nell’opinione pubblica che, tuttavia,non sempre conosceva tempestivamente le invenzioni più innovative e interessanti. Un discre-to spazio alla fotografia aerea da aquilone, tuttavia, fu riservato nell’Encyclpedia of Photographyscritta da Jones nel 1911. L’anno precedente invece, nel corso dell’Esposizione Internazionaledi Parigi grande successo ebbe lo stand della ditta “Auguste C. Gomes Aeronautic andAutomobile Agency” di proprietà di Auguste Gomes. Quest’ultimo aveva scommesso sullepotenzialità economiche del volo degli aquiloni e del commercio in apparecchi fotografici perle riprese aeree. Nella capitale francese propose gli articoli del suo vasto catalogo, che conte-neva una moltitudine di macchine volanti e strumentazioni complete da montare per realizza-re fotografie aeree.Per tutto il XIX secolo la nazione più attenta alla ricerca scientifica e tecnologica connessa allafotografia aerea fu la Francia, seguita dagli Stati Uniti e dalla Germania. A quest’ultima nazio-ne, infatti, spetta l’invenzione di una particolare micro-camera fotografica da montare su pic-cioni viaggiatori appositamente addestrati.Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del nuovo secolo le strutture militari di tutti i paesi si dota-rono di mezzi finalizzati alle riprese aeree; in particolar modo svilupparono la possibilità dicompiere riprese di ricognizione e rilievi fotografici delle truppe e del territorio nemico attra-verso l’impiego di dirigibili. A questo scopo vennero studiati nuovi apparecchi e innovative tec-niche di volo. Grande importanza, in questo settore, ebbero le missioni dei dirigibili italiani P2e P3 in territorio libico, con i quali il 5 marzo del 1912 fu ufficialmente compiuta la prima mis-sione di ricognizione fotografica dell’Esercito Italiano. Ad esse seguirono ulteriori voli che con-sentirono di affinare le tecniche di ripresa e di studio del territorio nemico, garantendo anche ilsuccesso dell’azione offensiva del dirigibile P4 compiuta su Pola il 30 maggio del 1915.Malgrado l’interesse e l’entusiasmo per le possibilità offerte dalla fotografia aerea, il RegioEsercito non fu sempre tempestivo nell’acquistare il materiale necessario. Nell’ambito dellaguerra in Africa, ad esempio, la prima missione fotografica da aeroplano (aereofotografia) furealizzata solamente il 24 gennaio del 1912 con un’apparecchiatura di ripresa prestata a Piazza

Page 27: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

26

dal Genio Militare di Tripoli. Piazza, infatti, aveva da tempo richiesto al Governo centrale diRoma una macchina Bebè Zeiss per riprese aeree; non ottenendo alcuna risposta, posizionò lafotocamera tripolitana sotto la fusoliera in posizione zenitale ed effettuò direttamente la ripre-sa pilotando l’aeromobile con una mano sola. Si trattò di una ricognizione fotografica moltorapida perché, data la situazione, Piazza riuscì a effettuare un solo scatto fotografico, lascian-do alla visione diretta la possibilità di registrare una serie di considerazioni confermate succes-sivamente dalla fotografia2.Queste spedizioni non ebbero solamente diretti effetti strategici, ma palesarono ulteriormen-te l’importanza della ricognizione e osservazione militare del territorio nemico per pianificaretempestivamente le incursioni e gli spostamenti degli eserciti e per valutare anticipatamentele possibili scelte operative dell’esercito. Ovviamente a questi scopi contribuì notevolmentel’invenzione dell’aeroplano che svelò nuove potenzialità in campo ricognitivo e documentari-stico. Sebbene questa attività di indagine avesse suscitato un generalizzato fervore in tutte lenazioni europee, essa ebbe declinazioni differenti nei singoli paesi. La Regia AreonauticaItaliana, ad esempio, incrementò sensibilmente la sua azione durante la Prima GuerraMondiale, testimoniata dall’aumento del numero di scatti fotografici eseguiti e degli apparec-chi impiegati. Nel 1915, infatti, le fotocamere aeree in forza all’esercito italiano erano 22, conle quali si consumarono 36 metri quadri di lastre fotosensibili e 187 metri quadri di carta albromuro. Nel 1918 la situazione era profondamente mutata: gli apparecchi erano ascesi a 391,la superficie di lastre impiegate nella fotoricognizione superava i 451 metri quadri, e la cartaal bromuro fotoimpressa era salita a 3.855 meri quadri. Per la prima volta, inoltre, l’Italia rea-lizzò sistematiche campagne fotografiche di rilievo sul territorio altoatesino e sistematizzò leriprese sull’area dolomitica. Contemporaneamente la Francia, che non aveva mai smesso diinteressarsi alla fotografia aerea, sviluppò nuove tecniche che si rivelarono di fondamentaleimportanza per approntare cartografie compiute del Medio Oriente. In particolare la ricogni-zione aerea francese contribuì fortemente al successo del suo esercito nel territorio egiziano epalestinese, consentendo anche la realizzazione di inedite mappe geografiche.La nazione che diede il maggior impulso in termini strategico-militari fu, tuttavia, l’Austriache, in occasione della Prima Guerra Mondiale, sistematizzò in maniera scientifica le operazio-ni di studio, ripresa, catalogazione, valutazione e conservazione dei fotorilievi compiuti sulfronte di guerra. Nella seconda metà del 1917 l’aviazione dell’esercito austriaco realizzò circa4.000 scatti fotografici al giorno, compiendo complete ricognizioni del fronte occidentale ognidue settimane. Anche l’aviazione americana, che nel corso della Prima Guerra Mondiale rima-se molto debitrice nei confronti della tecnologia aerea italiana, sviluppò tecniche e strumenta-zioni, tanto che nella seconda metà degli anni Venti dotò alcuni aerei di proprie apparecchia-ture fotografiche fisse per riprese ortogonali.L’intensa attività compiuta in occasione del primo conflitto bellico mondiale condusse anchealla schematizzazione delle finalità della fotografia aerea. Essa doveva consentire l’interpreta-zione delle scelte tattico-strategiche dell’esercito nemico, la duttilità comunicativa dei datiraccolti da trasmette rapidamente ai vertici militari e il trasferimento di tutti i dati ottenibi-li in mappe tematiche. Un elemento, quest’ultimo, che ebbe effetti diretti sul concetto stessodi rappresentazione geografica del territorio.Negli anni Venti alcuni artisti cominciarono a compiere sperimentazioni in ambito espressivoimpiegando il linguaggio fotografico. Nella società si diffuse il concetto interpretativo del-l’immagine fotografia e negli anagrammi e collage cominciarono ad essere inclusi scatti aerei.Tra gli artisti principali che impiegarono questi mezzi vi fu Paul Citröen, che nei primi anniVenti realizzò una serie di collages fotografici con visioni pluriprospettiche in stile dadaista. Inalcune composizioni egli pose l’accento sul caos urbano e sulla parziale perdita della coscienzadella forma della città a causa dell’opprimente industrializzazione e della mobilità urbana. Inqualche caso Paul Citröen abbandonò il linguaggio morfologico dell’architettura a favore dirappresentazioni allegoriche e metaforiche sulla città complessa.

Page 28: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

27

Le sperimentazioni artistiche non distrassero l’attenzione dei geografi dalle potenzialità espres-se dalla fotografia aerea nel corso della Prima Guerra Mondiale, pertanto notevole impulsoebbero le scienze topografiche. In quegli anni, infatti, ebbe inizio la fortunata avventura tec-nico-imprenditoriale della Fairchild Aerial Camera Corporation, fondata da Fairchild dopo ilgrande successo ottenuto dalla vendita di una speciale macchina fotografica da lui inventatanel 1917 e acquistata dall’aviazione americana, argentina, brasiliana, canadese giapponese erussa. Altri privati si diedero al commercio diretto di fotografie aeree raffiguranti i principalimonumenti e le principali città europee ed americane. Queste imprese economiche poggiaro-no la loro azione sulle emozioni che le fotografie aeree suscitavano nella società contempora-nea e sull’entu siasmo eccitato dalle gesta eroiche degli aviatori più arditi. In Italia, inoltre, ladiffusione della cultura della fotografia.Le sperimentazioni artistiche non distrassero l’attenzione dei geografi dalle potenzialità espres-se dalla fotografia aerea nel corso della Prima Guerra Mondiale, pertanto notevole impulsoebbero le scienze topografiche. In quegli anni, infatti, ebbe inizio la fortunata avventura tec-nico-imprenditoriale della Fairchild Aerial Camera Corporation, fondata da Fairchild dopo ilgrande successo ottenuto dalla vendita di una speciale macchina fotografica da lui inventatanel 1917 e acquistata dall’aviazione americana, argentina, brasiliana, canadese giapponese erussa. Altri privati si diedero al commercio diretto di fotografie aeree raffiguranti i principalimonumenti e le principali città europee ed americane. Queste imprese economiche poggiaro-no la loro azione sulle emozioni che le fotografie aeree suscitavano nella società contempora-nea e sull’entusiasmo eccitato dalle gesta eroiche degli aviatori più arditi. In Italia, inoltre, ladiffusione della cultura della fotografia aerea e del commercio di tali immagini fu favoritoanche dall’insegnamento nelle scuole medie e superiori di materie tecniche che prevedevanoattività manuali. In molti istituti privati dei grandi centri urbani, infatti, queste materie sfo-ciarono nella realizzazione di aviomodelli complessi di grandi dimensioni. Il mercato delleimmagini fu dunque molto propenso a recepire gli stimoli provenienti dai “commercianti diimmagini” che, tuttavia, imposero modelli di ripresa obliqui capaci di offrire una maggioreleggibilità dei monumenti raffigurati. Ovviamente la grande diffusione delle immagini foto-grafiche fu resa possibile solo attraverso il contenimento dei costi e l’alto livello qualitativoraggiunto dai supporti fotosensibili. Altra ragione del successo risiede nei risultati ottenutidalla ricerca scientifica legata agli apparecchi fotografici e nella diminuzione degli effetti didistorsione delle riprese. Elemento di fondamentale importanza per le ricerche topografiche,in cui le eccessive distorsioni dovute all’impiego di grandangolari potevano condurre a risul-tati non accettabili o all’aumento dei costi delle campagne di ripresa. Accanto all’imprenditoria privata si svilupparono progetti nazionali di ricerca scientifica. LaFrancia continuò sistematicamente lo sviluppo di una cartografia topografica nel MedioOriente e in Africa, mentre altre nazioni si impegnarono compiutamente nelle registrazionidel territorio europeo e, soprattutto, dell’Estremo Oriente e dell’India (come ad esempiol’Inghilterra). Anche in questo caso la ricerca scientifica e le teorie connesse alle riprese foto-grafiche ebbero un ruolo fondamentale. Importante, ad esempio, fu il contributo fornito daglistudi di Frederick Sidney Cotton, ex pilota del Royal Naval Air Service, che nel 1939 strut-turò appositamente un Lockheed 12A per rilevazioni fotografiche segrete. Cotton aveva dota-to l’apparecchio di serbatoi supplementari per fornire maggiore autonomia di volo all’aeromo-bile che, volando a una quota di circa 7.000 metri, consentiva di fotografare un’area larga 16chilometri e lunga numerose decine di chilometri, ricavandone mappe in scala 1:148.000. Eglifu inquadrato nel servizio informativo aereo britannico e volò ripetutamente sulla Germania.Gli accadimenti politici ed economici europei favorirono lo sviluppo della fotografia aereacome mezzo di 'spionaggio militare' e spinsero anche l’America a compiere ricerche e speri-mentazioni specifiche. L’interesse americano per questo tema è dimostrato anche dal numerodi fotografi stabilmente impiegati dalla marina militare del Pacifico, che passarono dai duemilitari in servizio nel 1920 ai sessanta del 1939.

Page 29: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

28

Anche la Germania si dimostrò notevolmente interessata allo sviluppo della ricognizione eripresa fotografica dall’alto. Il sottotenente Theodore Rowehl, già ricognitore durante la PrimaGuerra Mondiale, fu ingaggiato dalla Luftwaffe per compiere dei voli di spionaggio dietrocopertura, realizzando campagne di rilievo in numerose nazioni europee. L’apparecchiatura diRowehl era completamente differente da quella di Cotton, poiché era costituita da una mac-china da ripresa molto pesante capace di compiere ottime fotografie da altezze non troppo ele-vate. Le sue fotografie risultavano particolarmente incise e ricche di particolari che fornironoun valido supporto alla pianificazione dell’invasione europea della Germania nelle prime fasidel conflitto. Tuttavia essa ben presto si accorse dell’errore strategico che soggiaceva alla strut-tura di rilevamento nazionale, poiché con l’avvento della guerra non erano più possibili o con-sigliabili voli a bassa quota. La Germania, dunque, non fu in grado di dotarsi e di sviluppareuna cultura della fotografia aerea paragonabile a quella degli alleati e, in modo particolare,degli inglesi. Questi ultimi, infatti, dopo l’allontanamento dall’esercito di Cotton riformaro-no la PDU (Photoghraphic Development Unit) dotandola di unità specializzate nella ripresae interpretazione di soggetti ritenuti militarmente interessanti. All’interno della stessa orga-nizzazione, dunque, vi erano uomini specializzati nella fotografia aerea di aerostazioni, di portinavali, di stazioni di rilevamento, ecc. Il nuovo 'corpo' di intelligence si dotò anche di parti-colari strumentazioni per la restituzione planimetrica delle aree fotografate e per la costruzio-ne di modelli tridimensionali. Attraverso l’impiego della macchina Wild, infatti, essi furonoin grado di creare maquettes di porzioni significative del territorio tedesco e in particolare del-l’intera città di Berlino. Per l’esercito britannico, inoltre, le riprese fotografiche scattate prima,durante e dopo le incursioni aeree costituivano elementi indispensabili di conoscenza del ter-ritorio nemico e di pianificazione strategica dei successivi attacchi.Gli anni Trenta segnarono anche l’interesse della cinematografia per il tema delle riprese aeree.Nel 1933 uscì il film «Armata azzurra» prodotto dalla Cines per la regia di Richelli, primapellicola italiana che contiene immagini documentarie di evoluzioni aeree e inquadrature dellecittà riprese dall’alto, inframmezzate al racconto narrativo affidato ad attori del calibro di LedaGloria, Guido Celano e Germana Paolieri. Quest’ultima lavorò anche nella pellicola del 1937intitolata «Luciano Serra pilota» diretto da Alessandrini e prodotto dall’azienda Aquila, cheparzialmente toccava il tema del mondo visto dall’alto. Vero e proprio documentario sul voloe sulla visione aerea delle città italiane è la pellicola «Vertigine», prodotta e direttadell’Istituto Luce, che per i critici rappresentò una «sintetica visone di acrobazie» aeree.Rispetto agli albori ottocenteschi, gli anni Trenta rivelarono un interesse e un’evoluzione tec-nica della fotografia aerea assolutamente insperata. Essa è attestata anche dai materiali e dalleapparecchiature censite dai cataloghi industriali di vendita e dalla letteratura scientifica spe-cializzata. Tra questa il volume Fotogrammetria, edito dall’Istituto Geografico Militare italia-no nel 1940, che censisce quasi venti fotocamere specifiche. Quattro anni dopo il manualedegli avieri americani «Photography» attesta che la marina militare aveva in dotazione venti-tré modelli differenti di apparecchi fotografici. Tra i molti apparecchi impiegati nel corso dellaSeconda Guerra Mondiale vi erano le fotocamere americane K-20, utilizzate per scattareimmagini oblique da velivoli ricognitori fatti volare a bassa quota e a grande velocità. Essicostituivano una dotazione fissa di ogni aereo ricognitore, parzialmente sostituita dalla piùevoluta K-25, più maneggevole e duttile. La marina americana aveva in dotazione anche le F-56 che possedevano lo svantaggio dell’ampio ingombro ma possedevano il fondamentale pre-gio di potersi adattare facilmente alle differenti condizioni di ripresa dettate dal soggetto daindagare. Queste macchine fotografiche, infatti, potevano essere utilizzate per scattare imma-gini verticali o diagonali, potevano essere dotate di motore automatico o utilizzate manual-mente in senso tradizionale e consentivano agli operatori di montare ottiche con focali diffe-renti. L’apparecchio, inoltre, molto spesso fu abbinato alle innovative pellicole a colori che con-traddistinsero le riprese aeree dell’esercito militare americano. Rispetto alle altre forze armatel’esercito d’oltre oceano dimostrò una particolare attenzione alla fotografia obliqua, poiché

Page 30: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

29

consentiva di individuare meglio gli obbiettivi da colpire; si rivelò inoltre particolarmenteutile in fase di addestramento dei piloti. Tali scatti, infatti, si approssimavano alla visione chei militari avrebbero avuto dal loro aeroplano al momento dell’attacco.Apparecchiatura tecnologicamente più evoluta era la Strip Camera, che consentiva di ottene-re un unico fotogramma continuo impresso su una pellicola di grande dimensione, trascinatada un apposito motore. Le sorprendenti immagini ottenute suscitarono notevole interesse nellegerarchie militari, che, tuttavia, rimasero in parte riluttanti per ragioni legate alla difficoltàdi impiego. La Strip Camera infatti per ottenere dei risultati eccellenti imponeva una perfet-ta sincronizzazione tra la velocità di trascinamento della pellicola e il dinamismo del velivolo.Sebbene l’operatore potesse modificare manualmente alcuni parametri relativi alla rapiditàdello scorrere delle pellicola, per realizzare fotografie ottimali occorreva volare a circa 200piedi di altezza e a una velocità di circa trecento miglia orarie.Nella sua drammaticità l’epopea della fotografia aerea della Seconda Guerra Mondiale contri-buì in maniera radicale a consolidare i differenti tipi di ripresa, che furono essenzialmenteschematizzati in tre macro categorie: fotografie aeree aria-aria, aria-terra e aria-mare. Perentrambe le categorie venivano impiegate attrezzature per riprese oblique a mano libera eapparecchi fotografici per riprese fisse, generalmente più ingombranti e pesanti.Al termine del secondo grande conflitto bellico la fotografia aerea continuò ad essere svilup-pata anche in funzione della contrapposizione tra i due blocchi militari russo e americano.Tuttavia accanto ai rilevamenti per scopo militare essa trovò un rinnovato impiego nella topo-grafia civile, con la produzione di apposite apparecchiature. Generalmente queste ultime dove-vano garantire la registrazione di alcuni dati salienti per la fotocomposizione di complesse seriedi immagini e alcune informazioni relative ai singoli scatti. Intorno agli anni Cinquanta furo-no immesse nel mercato apparecchiature capaci di registrare automaticamente la data diimpressione della pellicola, il numero identificativo del volo, l’altezza di scatto, ecc. Il boom economico degli anni Cinquanta avvicinò nuovamente il grande pubblico alla foto-grafia; numerose sperimentazioni artistiche impiegarono le fotografie riprese dal cielo comeelementi di un linguaggio espressivo complesso. A questo periodo appartengono i lavori diaddizione delle immagini di molti fotografi che, negli anni seguenti, sarebbero state utilizza-te in molte discipline, tra le quali la psicanalisi e la psichiatria. Famose a questo riguardo sonole immagini che accompagnarono alcune edizioni del volume di Jung L’uomo e i suoi simbo-li, pubblicato a Londra nel 1964. In esso, ad esempio, appare una fotografia aerea di Manhattanaffiancata, come in un collage, all’immagine desolante dello skyline della città di Hiroschimadistrutta dalla bomba atomica. In questo caso il valore della fotografia non risiede più nellaricerca documentaria finalizzata all’interpretazione territoriale, ma nel suo messaggio veicola-to attraverso l’accostamento di immagini differenti per soggetto e tecnica esecutiva. Il lin-guaggio della fotografia zenitale dunque si offre come mezzo espressivo per veicolare messag-gi artistici, politici, culturali e di denuncia sociale.In questa direzione si spinsero anche le ricerche di Martin Roger degli anni Ottanta, chemostrano alcuni grattacieli di Cincinnati avvolti dalle nuvole. I suoi scatti sembrano suggeri-re la presenza di due città differenti: la città quotidiana degli uomini che vivono al livello dellestrade urbane, la città che si protende verso l’alto, mito della società americana. A questa visio-ne si avvicinò anche Len Dance, che realizzò una serie di fotografie di Londra scattate dall’al-to, non necessariamente da velivoli, attraverso l’impiego di forti grandangoli che deformava-no la visione della città. Al centro i grattacieli londinesi degli anni Settanta e Ottanta domi-nano con la loro possanza: la realtà urbanizzata viene così deformata e tutto ruota allusivamen-te e retoricamente attorno a questi nuovi simboli del potere economico ed imprenditoriale. Al termine della Seconda Guerra Mondiale la fotografia aerea trovò in importante sviluppo anchecome supporto alla scienza archeologica. L’inglese Bradford, infatti, raccogliendo e analizzandodettagliatamente gli scatti realizzati durante la Seconda Guerra Mondiale dalla RAF, compresela loro importanza per individuare siti archeologici ancora sepolti. Le sue intuizioni in campo sto-

Page 31: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

30

rico-archeologico furono continuate da Dinu Adamesteanu, che condusse numerose indaginisulla Sicilia, sulla Basilicata e sul paesaggio agrario italiano. Queste esperienze costituirono i pro-dromi di una storia disciplinare affascinante, che poggia le sue origini anche sulle indagini con-dotte da L. Rey in Macedonia, da G. Beazeley in Mesopotamia e da T. Wiegand in Palestina.Ai primi esperimenti di lettura del territorio antropizzato sepolto seguirono numerosi riscon-tri archeologici ottenuti da campagne di scavo, che indussero le aziende produttrici di appa-recchi fotografici e il mondo della ricerca scientifica a studiare nuove tecnologie per l’aerofo-tografia e a perfezionare quelle esistenti. Accanto a questi sforzi la stessa disciplina archeolo-gica codificò i dati salienti necessari per definire una fotografia aerea attendibile per le ricer-che storiche e le metodologie di rilievo da eseguire. Oggi il paesaggio da indagare archeologi-camente viene ripreso sia in bianco e nero sia a colori attraverso campagne fotografiche ripe-tute nelle diverse stagioni naturali. La differenza tra i vari tipi di vegetazione e le alterazionicromatiche delle piantumazioni sono divenuti indici fondamentali per poter ricostruire abba-stanza fedelmente la strutturazione urbana di siti sepolti e l’antico paesaggio agricolo, o perpoter rintracciare paleoalvei (antichi percorsi fluviali), cavità tombali, infrastrutture urbane einsediamenti rurali celati dal terreno superficiale. In Italia queste ricerche ebbero un fonda-mentale ruolo poiché fu proprio per l’interessamento di un gruppo di archeologi che nel 1954si ebbe l’idea iniziale di creare una fototeca nazionale capace di raccogliere in maniera signifi-cativa il materiale aerofotografico esistente e di promuovere campagne di rilevamento apposi-tamente studiate. L’impulso scientifico di quei precursori ebbe seguito solamente nel 1958,quando il Ministero della Pubblica Istruzione riuscì a vincere le diffidenze degli apparati buro-cratici militari e a definire le modalità d’azione della nuova istituzione, che doveva relazionar-si con la rigida normativa nazionale in vigore dal 22 luglio del 1939.Le nuove necessità imposte dalla ricerca scientifica e le inedite prospettive di impiego dellafotografia aerea promossero un’attenta ricerca nello sviluppo di nuove apparecchi fotografici.Enorme successo si raggiunse nella seconda metà degli anni Ottanta con la costruzione dell’ap-parecchio di ripresa RC 20 prodotta dalla Wild, che introduceva per la prima volta la funzio-ne forward motion compensation, capace di compensare il moto apparente del suolo attraver-so lo spostamento di focale durante lo svolgimento delle riprese fotografiche. Questo apparec-chio fu sostituito qualche anno dopo dal modello RC 30 del peso superiore ai centocinquantachilogrammi, dotato anche di tecnologia GPS.Da alcuni anni la ricerca scientifico-tecnologica dei mezzi di ripresa si è fortemente spostataverso il digitale, abbandonando quasi completamente il settore analogico. Dal 2006, infatti,la Leica Geosystem AG ha deciso la cessazione della produzione dell’apparecchio RC 30 sosti-tuendola con la fotocamera digitale ADS 40, capace di registrare immagini a 12.000 pixel con-temporaneamente in tre formati: bianco e nero, colori (RGB) e infrarosso.L’evoluzione scientifica e l’apporto tecnologico-militare della fotografia satellitare hanno nelrecente passato contribuito a cambiare radicalmente l’approccio e le possibilità di impiegodella fotografia aerea. Esse hanno reso obsolete alcune tecniche di ripresa e condotto ancheall’abrogazione del regio decreto del 1939, decaduto attraverso l’emanazione del DPR nume-ro 367 avvenuta il 29 settembre del 2000.La diffusione delle immagini satellitari e il facile ed immediato accesso telematico a siti spe-cializzati nelle restituzioni visuali delle fotografie riprese dai satelliti hanno oggi contribuitoalla creazione di una nuova cultura radicata, anche nei processi disciplinari e formativi. Le foto-grafie aeree, i fotopiani urbani, le visioni satellitari sono divenuti elementi indispensabili inquasi tutti i processi di analisi e di progettazione delle nazioni avanzate. Questi strumenti,inoltre, costituiscono un elemento di straordinaria efficacia del processo educativo e formativouniversitario dal quale alcune discipline, tra cui l’architettura e l’ingegneria, non possono pre-scindere. Le fotografie oblique scattate da elicottero realizzate da alcuni specializzati fotografihanno inoltre contribuito a diffondere una differente coscienza del consumo del territorio e delvalore storico-culturale del patrimonio artistico esistente.

Page 32: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

31

Un processo culturale che ha coinvolto anche la scienza archivistica che in questo ultimo decen-nio ha saputo creare nuove istituzioni impegnate nella conservazione di immagini aeree hadivulgato gli importanti risultati scientifici sulla catalogazione e sulla conservazione promossidall’Areofototeca Nazionale e ha saputo valorizzare alcuni fondi archivistici appartenenti a dif-ferenti istituzioni: dipartimenti universitari, realtà regionali, istituzioni culturali dedite allastoria dell’arte, ecc. Attraverso queste operazioni culturali è scaturita una coscienza nuova, capa-ce di coinvolgere emotivamente i fruitori di immagini, anche rifotografando monumenti ebrani di città già impressi nelle pellicole nel corso di centocinquanta anni di storia della foto-grafia aerea. Questi studi, tuttavia, rivelano che oggi, come si augurava Guglielmo Della Nocenegli anni Trenta, le persone hanno imparato a volare e a guardare la terra, le strade, i continen-ti, il mondo, ma non hanno ancora pienamente afferrato la necessità di un utilizzo consapevolee sostenibile del territorio. La drammatica situazione del paesaggio antropizzato, infatti, trop-po spesso rivela un inconsulto spreco del territorio; è inevitabile del resto che occorrano educa-zione e tempi adeguati per apprendere la radicale distinzione esistente tra il guardare distratta-mente la realtà e vederne i suoi nessi in un processo critico e ragionevole.

1 F. Valli, A. Foschini, Il volo in Italia. Presentimento, scienza e pratica nel pensiero, nell’arte, nella letteratura e nelle cro-nache dagli antichi tempi ai giorni nostri, Editoriale Aereonautica, Roma, 1939, p. 158.2 Cfr. AA.VV., Ali italiane, Rizzoli Editore, Milano, 1978, vol. I, p.44.

Page 33: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto
Page 34: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

33

Maria Filomena Boemi

Da storia di guerra a storia di territorio

Non poteva che succedere: la consapevolezza che le immagini riprese dall’alto fossero una delleprincipali fonti documentarie e, nella loro concatenazione, brani della storia, della configura-zione e delle trasformazioni nel tempo del territorio, è stata un’acquisizione che si è andata

radicando in molte discipline, trasformando le foto-grafie aeree da strumento bellico in bene culturale. Èun altro punto di vista, guardando dal cielo, quello chedallo studio di una serie storica di riprese (la loronascita, ripetiamolo, avviene nel 1858 con le immagi-ni prospettiche di Nadar su Parigi) consente di rico-struire le modificazioni delle città e del territorio apartire dalle immagini più antiche che assumono ilvalore e la dignità di una muta testimonianza deglieventi, di particolare interesse anche perché dalla finedella Seconda Guerra Mondiale ha preso l’avvio con

sempre maggiore frequenza la pesante diffusione di fenomeni di tipo antropico di forte impat-to che ha caratterizzato la seconda metà del Novecento. Spesso le innovazioni tecnologicheprendono l’avvio da esigenze di carattere militare e si riversano solo successivamente in altriambiti; così è avvenuto per le immagini dall’alto, da secoli utilizzate per il governo del terri-torio, e per la fotografia aerea, una tecnica che tuttora viene affinata e utilizzata nei recenti eattuali conflitti.Così, se già all’inizio del 1885 era entrata in funzione in Italia, distaccata a Roma a ForteTiburtino, una Sezione Aerostatica dotata di due palloni di “seta di China” e dal primo aprile

1896 aveva iniziato ad essereoperativo il servizio fotograficomilitare affidato alla SezioneFotografica, occorre arrivareagli inizi degli anni Trenta delsecolo scorso perché comincias-se ad operare una società costi-tuita da privati, la S.A.R.A.,organizzata industrialmenteper effettuare rilievi aerofoto-grammetrici. Nell’archiviodell’Aerofototeca le immaginiche riflettono una realtà piùlontana nel tempo sono quindiquelle, zenitali ed isolate,riprese all’inizio del 1900 dal-l’archeologo Giacomo Boni sulForo Romano: il mezzo utiliz-

La pianta di Imola attribuita a Leonardo econservata a Windsor, datata presumibil-mente 1502, quando l’artista soggiornònella città dove Cesare Borgia, detronizzataCaterina Sforza, si era attestato per predi-sporre l’attacco alla vicina Bologna. La pian-ta, un luminoso disegno ad inchiostro edacquerello, scandisce le mura della città, lefortificazioni circondate dal fossato, labipartizione creata nel tessuto urbano dallavia Emilia, l’antico decumano ed a sud-estl’onda mossa e colorata del Santerno.

Imola: foto RAF - 9 settembre 1944.A distanza di quattro secoli, scomparse lefortificazioni ed il fossato, la città mantienela struttura urbana pressoché inalterata e ilterritorio ancora denuncia l’andamentodella centuriazione nell’antico agro diCesena, tra Faenza, Imola e Lugo: il fiumeha assunto un percorso più lineare e gli spo-stamenti subiti dall’alveo sono denunciatidall’andamento curvilineo delle colture edelle fasce alberate. É una foto ripresa dopoun bombardamento di cui si vedono i segnia nord dell’abitato dove spiccano i crateridelle bombe che hanno colpito la zona indu-striale e la ferrovia.

A sinistra: i lavori della TAVnel comune diPero (Milano)(BAMSphoto - Rodella)

Page 35: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

34

zato era un pallone frenato messo a disposizione dalla Brigata Specialisti del Genio; una di que-ste immagini mostra il Circo Massimo occupato dagli impianti e dai serbatoi della fabbrica delgas ed alcune altre, effettuate il 25 agosto 1939, pure da mezzi militari, testimoniano sulla stes-sa area la presenza dei padiglioni progettati da A. Libera, M. De Renzi e G. Guerrini per laMostra delle Colonie Estive e dell’Assistenza all’Infanzia, impiantati tra il 1937 e il 1939. Le riprese aeree meno recenti sono quelle che maggiormente mettono in evidenza la storia,anche quella nascosta sotto uno strato di terreno che, visto dall’alto, rivela l’andamento dimurature ed abitati: questo perché il territorio, fino all’immediato dopoguerra, non era anco-ra stravolto dall’intervento dell’uomo e riusciva a proiettare in superficie la traccia di struttu-re invisibili.Si tratta di uno strumento di conoscenza del territorio nazionale di grandissimo peso in cuil’elemento peculiare è la documentazione di situazioni passate che rende le immagini una fontedi studio assimilabile ad un bene archeologico.Le immagini aeree, inoltre, non sono costruite in origine sulla ricerca di inquadrature esteti-camente connotate ma sono solitamente affidate ai meccanismi indifferenti delle camere; tut-tavia catturano elementi di paesaggio, assetti e caratteri peculiari di strutture urbane e ruralie, confrontate con la cartografia che dà informazioni simboliche, sono squarci sulla realtà dellazona ripresa a data certa o compresa in un intervallo temporale definibile per paragone conaltre foto o con documenti di archivio.Riprese aeree, planimetriche e prospettiche integrano poi due diverse modalità di avvicinarsialla lettura e allo studio del territorio, una più tecnica e oggettiva che dà la possibilità di rica-vare facilmente dati misurabili da riversare o confrontare con la cartografia, l’altra più familia-re e soggettiva, conforme al tipo di visione cui è abituato l’occhio umano.Così, di fronte ad immagini aeree di cui è certa la datazione, che racchiudono un patrimonioinformativo irripetibile per conoscere l’assetto del territorio in un dato momento, è chiaro checiascuna copertura diviene documento storico, e la sequenza delle coperture un archivio cro-nologico delle modificazioni del paesaggio e dell’ambiente; nel settore urbanistico e a scala dimaggiore dettaglio in quello architettonico, le immagini dall’alto documentano equilibri chesono stati poi modificati, stravolti o distrutti da fenomeni naturali, progetti o, ancor peggio,interventi umani non pianificati e scomposti.La lettura diacronica degli eventi, anche se talvolta a carattere particolare o limitata ad ambi-ti ristretti, ha come base temporale di partenza, quando esistono in archivio, le fotografieriprese: dalla Luftwaffe e dalla Regia Aeronautica in Sicilia, in contiguità con lo sbarco allea-to; dalla RAF (Royal Air Force) e dall’USAAF (United States Army Air Force), tra il 1943 ed il1945 nelle zone del centro e del nord Italia. Sono immagini a macchia di leopardo per inquadrare i più importanti obbiettivi - ma qualchevolta sembrano, a chi guarda, aver inseguito la seduzione formale di abitati e territori - e costi-tuiscono la prima ricca testimonianza tra quelle più antiche conservate presso l’AerofototecaNazionale, dando anche conto di quanto gli eventi bellici hanno inciso sulla distruzione di abi-tati e manufatti.Come strumenti di guerra sono ancora utili, ad esempio, per la bonifica delle zone bombar-date, esprimono spesso pregi estetici, ma le immagini aeree, in particolare per la loro consis-tenza quelle della RAF e dell’USAAF, sono soprattutto divenuti meccanismi di studio indis-pensabili alla tutela: appunto su esse si basano la prevenzione ed il monitoraggio dei danniapportati al patrimonio dall’antropizzazione sia con i grandi interventi infrastrutturali sia, ascala minore, con gli scavi clandestini e le distruzioni dolose.Questa fonte di conoscenza per il governo del territorio interagisce con la cartografia che, apartire dalla fine dell’Ottocento, è scaturita dalle riprese dall’alto ed è in stretta connessione,sia metrica che tematica, con i modelli digitali del terreno e sistemi informativi territoriali. Per reciprocità, se fotointerpretazione ed impiego di tecniche di restituzione integrate conricerche di archivio e in alcuni casi con ricognizioni a terra, consentono di addentrarsi in rifles-

Page 36: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

35

Pantelleria: foto Regia Aeronautica - 15 giugno1943.A partire dall’8 maggio 1943 sono state scaricate sull’isola oltre 5000 t di bombe icui segni costellano l’abitato e l’entroterra. L’11 giugno cessa la difesa e il suo presi-dio firma la resa: su Pantelleria sbarca la prima divisione inglese. L’importanza stra-tegica di Pantelleria è dovuta all’aeroporto che diventa base alleata per il successivoattacco alla Sicilia meridionale.

Gela: foto Luftwaffe - 14 luglio 1943.Sull’immagine, oltre ai riferimenti cartografici, compare l’analisi del campo di fortu-na di Ponte Olivo, uno dei principali obbiettivi della Task Force U.S.A., e quella deivelivoli al suolo: ad ovest il fiume Gela. Lo sforzo americano, concentrato sul Golfo diGela per proteggere il fianco sinistro degli inglesi, motiva le molte ricognizioni tede-sche. Già dal 12 luglio tutti i campi di aviazione del territorio sono saldamente inmano alleata. Mentre le forze di terra inglesi, americane e canadesi iniziano la pene-trazione verso il nord della Sicilia, i bombardamenti aerei mirano alle vie di comuni-cazione della penisola ed ai centri maggiori del meridione, in particolare Napoli.

Gela: foto Luftwaffe - 11 agosto 1943.L’immagine, tra il Torrente Gattano e Gela, inquadra il sedime aeroportuale diContrada Catania, individuando velivoli e strutture. Nella notte gli Americani inavanzata superarono le difese di Capo d’Orlando.

Gerbini: foto Luftwaffe - 8 agosto 1943. L’aeroporto, che presenta due piste satelliti inadiacenza del fiume Simeto, venne utilizzato dagli alleati fino al marzo 1944 divenen-do poi non operativo. Con l’invasione della Sicilia i reparti di bombardamento furonospostati nel continente e a presidio dell’impianto rimasero una dozzina di caccia.

Page 37: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

36

Fig. A- Supermarine Spitfire: caccia ad ala bassa prodotto dall’azienda britannica Supermarine negli anni Trenta e Quaranta del Novecento, è diventato unodegli aerei simbolo della seconda guerra mondiale per i suoi contributi principalmente nel teatro europeo. Fig. B - Hawker Hurricane: il primo caccia britannico di concezione moderna anteriore allo scoppio della seconda guerra mondiale, da Hawker Fury mono-plano sviluppò potenza con l’introduzione del motore Rolls - Royce Merlin. Fig. C - Douglas DC - 3, aereo di linea costruito dalla Douglas Aircraft Company per rotte a breve e medio raggio, fu impiegato anche in campo militarecon il nome di C - 47 Skytrain. Fig. D - North American B - 25 Mitchell, bombardiere bimotore costruito dalla North American e impiegato principalmente dall’USAAF durante la secon-da guerra mondiale, fu l’aereo impiegato da Jimmy Doolittle per bombardare Tokyo all’indomani di Pearl Harbor.Fig. E - Martin 187 Baltimore, bombardiere di costruzione statunitense, sviluppato su richiesta della RAF, utilizzato nel Mediterraneo con la Desert Air Forceda squadroni inglesi e sudafricani. Benché non impiegato da nessuna forza armata statunitense fu designato A - 30.Fig. F - Bristol Blenheim, sviluppato da un progetto civile della Bristol Aeroplane Company, il Type 142 era un bombardiere veloce della RAF negli anni1938-1941. Fu utilizzato in tutte le campagne belliche condotte dagli inglesi e dal Commonwealth.

Fig. B Fig. C

Fig. E Fig. F

Fig. A

Fig. D

Siracusa: foto Luftwaffe - 10agosto 1943. Gli alleati sono sbarcati inSicilia il giorno 10 luglio: nelporto Grande di Siracusa sonolocalizzate una serie di navidegli anglo-americani.Sulla stessa immagine ilfotointerprete ha individuato,con un numero, diversi tipi dinavi da guerra, da trasportocisterna e da carico. Sonoanche definite in un foglioallegato e dattiloscritto quan-te imbarcazioni erano iningresso ed in uscita dal portoe, oltre il tipo di nave, ancheil tonnellaggio di quelle dacarico e da trasporto. Ma ildato conclusivo è che sull’im-magine, a scala relativamentepiccola (circa 1:20.000), nonsi poteva fare una valutazionecerta sull’effetto dell’attaccocontro le navi o nella zona delporto, né rilevare nuove unitàdanneggiate.

Page 38: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

37

sioni più puntuali e di esemplificare le evidenze nella trasformazioni ambientali, a questo tipodi riscontro fa da contrappeso la possibilità di individuare le aree visibili nelle immagini uti-lizzando come termine di paragone, oltre alla cartografia ed agli altri voli esistenti in archi-vio, anche le coperture aeree a colori, ormai disponibili on line, che uniscono alla georeferen-ziazione la continuità spazio-temporale della visione dei suoli e la suggestione del colore (manon la stereoscopia e un’alta risoluzione).Ancora prima dell’inizio del conflitto la Germania aveva fornito alla Regia Aeronautica inappoggio alla Luftwaffe velivoli e macchine da ripresa che vennero utilizzati indifferentemen-te dalle due forze armate, la Luftflotte. Gli aerei (700 tra Messerschmitt Bf110, Junkers Ju 87 e88 e Dornier Do 217) montavano 347 macchine fotopanoramiche Robot/Bertzin Rb 30x30 cheutilizzavano appunto pellicole del formato 30x30 cm. Le foto pervenute sono a piccola scala quelle realizzate dagli Italiani, a scala maggiore le tede-sche. Di queste ultime, oltre all’immagine originale, è presente in archivio qualche copia con leannotazioni in tedesco del fotointerprete che, scrivendo sulla pellicola del negativo, individua inalcuni casi la tipologia delle navi e la loro direzione (con ulteriori approfondimenti dattiloscrit-ti su un foglietto incollato e ormai ingiallito), in altri concentra l’attenzione sugli aeroportidefinendone l’area e le strutture ed elencando tipologia e numero degli aeroplani. Anche sulleimmagini alleate è possibile ritrovare imbarcazioni da guerra e mercantili, aeroporti e velivoli emolte ancora recano i segni della dermografica che il fotointerprete ha utilizzato sul positivo. La ricognizione fotografica eseguita dall’aviazione inglese sul territorio italiano iniziò neldicembre del 1942 e continuò fino al termine delle ostilità.Era ancora aperto il fronte in Africa Settentrionale quando da Malta e dalle basi dell’Africa delnord iniziarono sistematicamente voli d’alta quota per la preparazione di azioni su porti e cittàitaliane. La RAF si servì di velivoli appositamente predisposti: Supermarine Spitfire MK IV PRe De Havilland Mosquito II, entrambi velivoli da caccia, monomotore il primo, bimotore ilsecondo, impiegati per le loro spiccate doti di velocità e tangenza.Durante la guerra di liberazione, tra il 1944 ed il 1945, prevalentemente da basi del Sud Italia,espletarono missioni di ricognizione aerea il 3° PR Group ed il 336 PR Wing.Le foto RAF datate tra il 1943 ed il 1945 pervenute solo in copia positiva nel gennaio 1975a seguito di una convenzione rinnovata nel 2007 e conservate nell’archivio dell’Aerofototecaprovengono dalla British School at Rome. Fanno parte di quelle riprese a partire dalla base di SanSevero, vicino Foggia e riguardano il centro nord, focalizzando ed infittendo le riprese sugliobbiettivi più importanti. Il Centro Aerofotografico di S. Severo fu operativo dai primi mesidel 1944 a tutto il 1945, quindi dopo lo sbarco di Anzio del 20 gennaio 1944 e mentre anco-ra infuriava la battaglia per il caposaldo di Cassino.Le missioni di volo della RAF mantenevano quote alte intorno ai 27000 piedi per evitare lacontraerea e utilizzavano focali 24 pollici per le scale maggiori - 1: 15000 circa - e 6 pollici -con scala 1: 50000 circa - per inquadrare il territorio: il formato delle immagini è 24x24 cmma anche 18x24 cm (con focale 20 pollici). Gli aerei decollavano dagli aeroporti di fortuna del Tavoliere delle Puglie per fotografare ibersagli da colpire: le immagini erano sviluppate e fotointerpretate nella notte per organizzaregli attacchi i cui effetti venivano verificati dai ricognitori al seguito dei bombardieri.Quella che dal marzo 1947 è diventata Forza Aerea degli Stati Uniti d’America (USAF) duran-te la seconda guerra mondiale non fu che la Forza Aerea dell’Esercito (USAAF) mentre primadi quegli eventi bellici era il corpo aereo dell’Esercito (USAAC). Caratteristiche tecniche ana-loghe a quelli della RAF hanno i voli eseguiti dall’USAAF in possesso dell’Aerofototeca, gen-tilmente donati dall’Accademia Americana di Roma nel marzo 1964, ma coprono solo zonedel nord-est d’Italia sugli obiettivi più importanti e si riferiscono in genere all’anno 1945.Gli eventi bellici che riguardano l’operatività dell’USAAF in Italia prendono le mosse a par-tire dalla preparazione delle Forze Alleate per l’invasione della Sicilia.Nella primavera del 1943 la ricognizione strategica dell’USAAF inizia una notevole attività,

Page 39: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

38

Nisida: foto RAF - 24 agosto 1943.Alla fonda davanti alle strutture dell’idroscalo sono ormeggiati idrovolanti Cant Z-501 “Gabbiano”, Cant Z-506 “Airone” e Fiat CMASA RS.14 di diversi reparti della Regia Aeronautica. Il 21 agosto quadrimotorialleati avevano bombardato Napoli.

Page 40: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

39

Allo scoppio delle ostilità l’industria italiana aveva compiuto scelte tattiche e tecniche che avevano messo in discussione l’esperienza maturata nella costru-zione di idrovolanti che aveva portato ad invidiabili primati. Il Cant Z-501, a scafo centrale, progettato nel 1933, era di concezione superata; il Cant Z-506,più moderno, destinato al bombardamento e poi alla ricognizione, fu penalizzato da un impiego inadeguato e venne poi impiegato fino al 1959; il FiatCMASA RS.14, nato nel 1937 per affiancare i precedenti, divenne operativo in Sicilia verso la fine del 1941.

S. Marco Evangelista (CE): selezione da foto RAF - 18 maggio 1945.L’impianto aeroportuale alleato presenta intorno alla pista di volo quelleanulari e radiali di raccordo con le piazzole di ricovero degli aerei, molteoccupate dai velivoli. La struttura, caratteristica dei campi base militari,anticipa l’articolazione che avranno in seguito gli aeroporti civili e militari.

Casale Pazielli (VT): selezione da foto RAF - 24 marzo 1944.Il terreno scelto per gli atterraggi è un pianoro tufaceo dell’Alto Lazio: lapista è stata bombardata a più riprese (i crateri chiari con le diramazioniradiali sono i più recenti, i più vecchi hanno toni scuri). Nella fascia chiaradella pista, è visibile un velivolo.

Le due fotografie aeree sono state riprese dopo lo sbarco del 21 gennaio 1944 avvenuto tra Anzio e Nettuno ad opera delle truppe alleate. Sull’aeroportodi fortuna, approntato in prossimità della spiaggia dove oggi è attestato il poligono di tiro, si notano, ai lati della pista, velivoli Spitfire parcheggiati trai crateri a protezione dei magazzini bombe; nell’altra immagine, dove spicca la scritta “Nettuno”, sul terreno appaiono due Douglas DC3 americani.

Page 41: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

40

necessaria in vista dello sbarco deciso a Washington nella Conferenza del Tridente: le opera-zioni attuate congiuntamente con la RAF, furono in larga misura eseguite da un velivolo pre-disposto dalla fabbrica per missioni aerofotografiche: Lockheed P-38 “Lightning” F-5 un bimo-tore da caccia monoposto d’alta quota che nella versione fotografica volava disarmato.I negativi originali e gran parte delle stampe hanno seguito le forze alleate nei rispettivi paesidove sono custoditi in differenti Istituzioni. In particolare l’avvio della trasformazione del materiale di guerra in bene culturale si ebbe pro-prio con lo studio da parte di due ufficiali inglesi: J. Bradford e W. Hunt delle foto RAF sulTavoliere, indagine che ha fruttato la scoperta, ampiamente documentata nei Papers of the BritishSchool at Rome di una miriade di stanziamenti preistorici. Scuola Britannica e Aerofototeca col-laborarono nel supportare l’esame sistematico del territorio italiano: dapprima per fini archeo-logici sulla base delle coperture degli ultimi due anni del conflitto messe a disposizione dallaB.S.R., poi per studiare dal confronto con le coperture successive, messe a disposizionedall’Aerofototeca, le modificazioni di un territorio in rapida evoluzione e in precipitoso degra-do e definire i possibili interventi operativi.La scelta delle immagini presentate ha voluto accompagnare la risalita della penisola da partedelle truppe alleate e la conseguente ritirata dei tedeschi; si inizia con quelle, realizzate dalleforze dell’Asse che registrano gli esiti dell’attacco alleato alle batterie costiere di Pantelleriadel 6 giugno 1943 (fotografato il giorno 15 giugno, dopo la resa dell’isola il giorno 11), conle immagini collegate allo sbarco a Siracusa e all’avanzata degli alleati controllata dalle ripre-se aeree dell’Asse; il percorso spazio-temporale si conclude con le immagini del 31 luglio 1945su Sirmione e Peschiera del Garda e sulla zona di Trieste del 16 aprile 1945 riprese dalle forzedi liberazione che seguivano fino al confine la rotta degli occupanti dopo la resa firmata aCassino il 29 aprile di quell’anno.Certamente non è che una modesta carrellata rispetto alla pur piccola mole del fondo Luftflotteo alla consistenza veramente imponente del materiale RAF ed USAAF, ma è sufficiente ad esem-plificare l’intrinseca bellezza che scaturisce dal comporsi dei frammenti di territorio nella sto-ria, rappresentata nella forma delle città come nel variare del corso dei fiumi o dell’estensionedelle aree verdi. Appare un paesaggio pulito, in cui le città si stagliano con i confini netti volu-ti da architetti e principi a memoria della loro grandezza e i suoli recano le scansioni e i segniconsolidati dai lavori agricoli. Alcuni elementi effimeri, posati sul terreno o sull’acqua per brevetempo, compaiono consentendo di storicizzare la loro presenza: è il caso delle navi, degli aero-plani e delle altre installazioni militari quali i campi di atterraggio di fortuna utilizzati nellaseconda guerra mondiale, poco più che piste scarsamente attrezzate. La documentazione foto-grafica in questi casi definisce l’importanza strategica delle diverse zone e la ricostruzione deglieventi bellici.Nell’immediato dopoguerra, gli impianti aeroportuali di guerra, sorti in tempi brevissimi,furono smantellati e l’uso dei suoli ne ha lasciato labili tracce poco leggibili, di cui il tempocancellerà la memoria.Queste immagini antiche sono ormai divenute il museo delle modifiche subite dall’ambientee offrono dati di lettura preziosi anche se quasi sempre il confronto con quelle attuali mostracome è stata rinnegata e offesa proprio la storia.

Page 42: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

41

Montecassino: foto RAF del 15 marzo 1944.Esattamente un mese dopo la distruzionedell’Abbazia, nella zona circostante ancoraesplodono le bombe sollevando dense nuvoledi fumo e di polvere.

Montecassino: foto RAF del 10 febbraio 1944.L’Abbazia benedettina cinque giorni primadella distruzione. Nell’ultimo conflitto lastruttura si trovò sulla linea di fuoco duran-te i duri combattimenti di Cassino e fudistrutta quasi interamente da un pesantebombardamento alleato il 15 febbraio del1944 e da un forte cannoneggiamento cuiseguirono tre mesi di violenta battaglia: laricostruzione iniziò con la posa simbolicadella prima pietra il 15 febbraio 1945.

Page 43: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

42

Trieste: foto RAF del 16 aprile 1945.Nel bacino di carenaggio a sud della città,due sommergibili affiancati, navi appoggioe imbarcazioni minori sono alla fonda.Tutta l’area, di grande importanza strategi-ca appare segnata da crateri: il territoriointorno al braccio di mare, totalmente ine-dificato, subirà notevoli cambiamenti.

Page 44: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

43

* Mi piace riconoscere qui il contributo del personale dell’Aerofototeca Nazionale, in particolare di Bruno Ciufoper le ricerche di archivio e la fotointerpretazione e di Gerardo Leone per il trattamento delle immagini. Inoltrehanno contribuito: alla fotointerpretazione Giuseppe Di Gennaro, alle ricerche di archivio Maurizio Galassi;per i macchinari Antonio Di Carlo e Luigi Randazzo; alla redazione Paola Gatti e Sandro Serini.

1) La Sezione Aerostatica faceva parte della Brigata Mista del 3° Reggimento del Genio Militare di Firenze. Lemodificazioni all’ordinamento dell’Esercito, apportate dalla legge n. 4593 del 23-6-1887, istituirono, semprepresso il 3° Reggimento del Genio, una Compagnia Specialisti preposta a tutti i servizi di aerostatica e ad essiattinenti, dislocata da Roma nella zona di Prati; in questa circostanza per la prima volta comparve, sulla nap-pina del chepì, il colore azzurro che contraddistingue i militari dell’arma del cielo. Su proposta del capitanoMoris che ne fu il primo comandante, il servizio fotografico fece capo alla sezione istituita nel 1894 per riuni-re tutti i servizi di aeronautica in un organismo di maggiore rilievo: la Brigata Specialisti fu allora dislocata aMonte Mario a Villa Mellini, oggi sede dell’Osservatorio astronomico.

2) La S.A.R.A. (Società per Azioni Rilevamenti Aerofotogrammetrici), fondata dai fratelli Umberto e AmedeoNistri, agli inizi degli anni Trenta del secolo scorso si organizzò industrialmente per effettuare rilievi aerofoto-grafici; utilizzava una camera fotogrammetrica “Nistri” con focale 180 mm., ed aerei A.S1, Fiat e Ca 97.Umberto Nistri creò anche la O.M.I. che produceva strumenti di navigazione aerea e di restituzione.

3) Ufficiale della Sezione fotografica della Brigata Specialisti era Cesare Tardivo che nel 1908 eseguì un volo nel-l’ambito di un progetto di navigabilità del Tevere: in archivio è conservata copia del tratto tra Stimigliano ePonte del Grillo eseguito fotografando il fiume con immagini planimetriche. Questa zona, in assenza di viabi-lità laterale, fu ripresa da un pallone ancorato ad una chiatta, regolando per la prima volta gli scatti in manie-ra da collegare i tratti di terreno adiacenti per un lembo. Con Attilio Ranza, pure Ufficiale del Genio, Tardivonel 1910 presentò ad un congresso internazionale le fotocarte ottenute applicando metodi di restituzione,punto per punto, alle immagini eseguite con palloni frenati sul fiume Tevere, sul Foro Romano, sugli scavi diPompei e su Venezia e la sua laguna.Un rilievo aerofotogrammetrico di Venezia fu eseguito anche successivamente, nel 1913, dal dirigibile“Parseval”e la ripresa è di particolare interesse poiché oltre a costituire una documentazione storica del tessutourbano, se confrontata con immagini più recenti, fa emergere le modificazioni dell’ambito lagunare.

4) Anche eventi apparentemente modesti come il passaggio all’aratura meccanica, scompaginando in profonditàgli strati superficiali di terreno, ha di fatto quasi annullato la possibilità di individuare gli elementi sepolti.

5) Non sempre è agevole localizzare le foto acquisite quando non sono accompagnate da nessuna indicazione dellalocalità sorvolata; a questo si aggiunge che il volo GAI, realizzato tra il 1953 e il 1955, l’unico in archivio atappeto sull’Italia e per questo base di ogni confronto, è realizzato a scala inadatta alla lettura di dettaglio.

6) In proposito vedi N. Arena, La Luftflotte italiana, Firenze, 1978.

7) Esaminando le coperture degli anni di guerra si possono individuare molteplici piste di atterraggio e aeropor-ti di fortuna le cui tracce e le strutture di servizio si mantengono raramente nelle aerofotografie posteriori.

8) Sulle immagini RAF ed USAAF sono presenti, scritti a penna sul negativo, due gruppi di cifre e numeri cheindicano il reparto e la missione di volo. I dati tecnici della ripresa, che sulle foto recenti sono riportati dallastrumentazione della macchina aerofotografica, sono pure scritti a mano sul negativo: la data e l’ora, la quotadi volo e la focale della camera.

9) Il denominatore della scala di una foto verticale è dato, speditivamente, dal rapporto tra la quota relativa divolo e la focale della macchina da ripresa e non è collegato al formato delle immagini. I dati tecnici della ripre-sa, che sulle foto recenti sono riportati dalla strumentazione della camera, venivano scritti a mano sul negati-vo: la data e l’ora, la quota di volo e la focale.

10) Il formato dei negativi più usato per le foto aeree planimetriche è 24x24 cm. Ma, come si è già detto, anche18x24 e 30x30 cm: sono stati utilizzati anche negativi 13x18 cm - soprattutto negli anni Trenta del secolopassato - e 24x48 cm - generalmente dall’Aeronautica Militare - intorno agli anni Sessanta del Novecento.

11) Le notizie relative ai velivoli ed alle camere da ripresa utilizzate nel periodo bellico sono dovute alla cortesia diPierluigi Bacchini, giornalista, storico e Pioniere del Progresso Aeronautico oltre alle immagini a corredo.

12) I principali archivi di deposito sono, per le foto RAF: Imperial War Museum, London; Aerial ReconnaissanceArchives (TARA) at the University of Keele; per le foto USAAF: National Archives (NARA) at College Park,Maryland; Smithsonian Institution - National Air and Space Museum, Washington, DC.; United States AirForce Historical Research Cneter, Maxwell, Alabama.

Page 45: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto
Page 46: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

45

Gian Mario Andrico

Le Terre dei folli?

Una grande mostra di denuncia contro lo sperpero del bello e della natura, contro chi consu-ma indiscriminatamente il territorio, un evento d’importanza nazionale che principiando saba-to 25 ottobre 2008 si protrarrà per più mesi. Un’idea della Fondazione Nymphe castello diPadernello, accompagnata da tre convegni, mostre collaterali sul paesaggio e sull’agricoltura,che un tempo qui era vita ed economia, e una mostra, con catalogo curato da alcuni docentidel Politecnico di Milano, realizzata in collaborazione con il Comune di Borgo San Giacomo,l’Ente Nazionale di Fotografia, lo studio fotografico e casa editrice BAMS-Rodella, e con ilpatrocinio della Regione Lombardia e della Provincia di Brescia. Un’iniziativa che avvallal’opera messa in atto dalla Fondazione stessa con sede nel castello di Padernello che intendesalvare il salvabile, proteggere Padernello, la sua campagna e il castello, così come quel pocoche rimane della Bassa bresciana. D’accordo il titolo della mostra è duro al punto da apparire pesante. Qualcuno dirà che è asenso unico, che non considera le attenuanti, le logiche imperanti che in fondo… ‘hanno purportato benefici al vivere umano’.No! Non stiamo più al gioco: basta con il metodo del ‘un colpo al cerchio e uno alla botte’…quando succede che a Padernello si tiene un convegno sul tema Censimento e salvaguardia dellecascine bresciane mentre contemporaneamente, a pochi chilometri, viene demolita la CorteGrande, una delle più belle cascine rurali della Bassa che fu proprietà del Vescovo di BresciaGaggia. Quando i sindaci del piano si riuniscono per meglio pianificare il consumo del terri-torio e nella stessa sede si sostiene: «Che se no il territorio scomparirà…» poi tutte le compaginiamministrative, indipendentemente dal colore professato, fanno a gara per accaparrarsi lacostruzione dell’ennesimo supermercato, per via degli oneri e di qualcos’altro… Quando ovunque si vede l’emergenza per la scomparsa e si denuncia lo spreco del PatrimonioRurale, poi vengono demolite le torri-colombaie, si riempiono i campi di case a schiera, siallargano i Pip, si favorisce in maniera smodata l’edificabilità e si cerca disperatamente di tra-sformare i paesi in città…Cosa fortemente dirà questa mostra? Quanto segue: «Ipocriti, perché non uscite dall’ombra?Sepolcri imbiancati, perché non dite veramente come la pensate così potremo, almeno, dirviquanto non “capite”, quanto siete rimasti “indietro”, quanto non rappresentate più le vere esi-genze della gente: che protesta e si ribella, e vi dice basta… Perché vi arrogate il compito digovernare un territorio se non sapete trovare altre soluzioni allo sfacelo, al barbaro costruire eal così fan tutti? È troppo comodo amministrare in questo modo, lo saprebbe fare anche unbambino e, proprio perché più puro di voi, in modo migliore».Perché di progresso si può anche morire. Di questa imperante idea di progresso: non sosteni-bile, priva di pensiero, senza regole e limiti, per nulla radicata sul territorio… Si può fare ameno, è strettamente necessario farne a meno.Abbiamo alterato il rapporto con la natura. Viviamo nello smog e respiriamo aria mefiticanella quale la percentuale di anidride solforosa e di ossido di carbonio hanno superato di granlunga la soglia della pericolosità. Gli acidi contenuti nell’atmosfera corrodono come lebbra ipolmoni così come i marmi dei nostri monumenti. Abbiamo considerato, per decenni, come

Bagnolo Mella, Brescia. Il fiume Mella(BAMSphoto - Rodella)

Page 47: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

46

simboli del progresso le ciminiere. Un tempo nulla era più candido della neve: ora è gialla,nera, sporca. Gli scarichi d’ogni genere provocano danni irreparabili all’ambiente naturaleacquatico: chi nella Bassa, oggi, si può buttare nei fiumi liberalmente senza rischiare la vita?C’è cloro, argento, acido citrico, cromo, acido tannico, sali di piombo, di zinco e di rame nelleacque (protette da un parco) dell’Oglio e del fiume Mella. Poi tutto arriva al mare. È sufficien-te che in un torrente vi sia una concentrazione di 3,2 parti per diecimila di perborato di sodio(ottimo candeggiante del bucato domestico) per annientare le trote. Micidiali sono gli anti-crittogamici usati dai contadini che in dosi anche minime possono (come hanno fatto) stermi-nare intere specie ittiche. L’aria è inquinata; l’acqua è inquinata; il paesaggio è inquinato, perché irrimediabilmente alte-rato… E come se non bastasse ecco i miasmi delle ‘isole dei rifiuti’: drammatici e ben stranimonumenti per la bella Italia!E l’inquinamento è disceso nelle coscienze: il suo morso non risparmierà di sgretolare nemme-no il naso della Storia.A Padernello i ‘ciechi’ criticano (solo per partito preso, spero per loro) l’opera del poetaGiuliano Mauri, uno scultore apprezzato in tutto il resto del mondo: dicono che «Quel ponteè sconnesso…», che «Acquistando il castello Martinengo si sono comperate alcune cariolate dimattoni vecchi!». Povero vecchio mondo che non sa vedere oltre le logiche illogiche del politichese superato edeleterio, che non riesce più nemmeno a distinguere tra arte, natura e infelicità, che non con-templa più, nel suo lessico quotidiano, il termine poesia, affidandosi, ormai, solo all’utile e aldilettevole.Sì, con l’angoscia nel cuore dobbiamo ammettere che se questa Terra non è mai stata proprie-tà dei folli, lo è diventata.

Page 48: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

47

Padernello di Borgo San Giacomo (Brescia)

Page 49: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto
Page 50: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

49

Basilio Rodella

Fotografia aerea come strumento per la conoscenzae la rappresentazione del territorio

Da sempre l’uomo ha cercato di rappresentare l’ambiente che lo circonda. Dalle incisioni preis-toriche con raffigurazioni di villaggi, scene di vita ed ambienti a mappe, cartine, piante checercavano di ricostruire l’ambiente così come i sensi, le conoscenze ed i mezzi a disposizioneconsentivano.Una necessità dettata dalla voglia di conoscere per meglio vivere e governare il territorio.Gli antichi Greci hanno immaginato di volare, pensando che la terra vista dall’alto potevaaccrescere la loro conoscenza del mondo.Sulle ali della fantasia essi hanno inventato Icaro,Caronte e Menippo che scoprono dal cielo verità stupende.Menippo rivela la vista di quanto i suoi occhi hanno potuto percepire immaginando di volare:

Tutte le cose svariatissime che si rappresentano su questo grande teatro mi parevano ridicolezze e special-mente mi facevano ridere coloro che contendono per un pezzo di terra, che superbiscono di coltivare le pia-nure di Sciane o di possedere quella di Maratona presso il Monte Enoe […] perché tutta la Grecia, dilassù, non mi pareva di quattro dita, e in paragone l’Attica non era più che un punto.

Il poeta cinese Li Po così racconta della vista da un picco panoramico: I miei occhi erano accecati, la mia anima danzava di gioia […] Se voi non avete esaurito tutte le possi-bilità della vista e dell’udito come potete capire la vastità del mondo. Le acque del fiume sembravano comeun nastro minuscolo […] Pensando alla solitudine elevai un voglioso sospiro. Poi chinai il capo e tornai al nido di formiche.

L’Ariosto a sua volta descrive la voglia di volo con l’Ippogrifo come desiderio di toccare una«dimensione inedita e sognata del mondo».Montesquieu tra le righe del suo Viaggio in Italia racconta che appena arrivato in una città cer-cava di andare sul campanile o sulla torre più alta «per avere una veduta d’insieme e, quindi,un senso più pieno del paesaggio».Eugenio Turri, grande geografo e viaggiatore, appassionato cultore dei popoli delle tende, cosìscriveva «lo sguardo dall’alto permette di descrivere meglio la geografia, di avere visioni sinot-tiche, complessive dello spazio e perciò una più giusta misura dell’uomo, delle sue attività, deisuoi atteggiamenti […] Dall’alto si scopre il territorio nella sua interezza, si entra nel cuorevivo della geografia. Dall’alto si capisce anche il peso diverso che ogni cosa ha nel proprio con-testo, e questo consente di cogliere meglio le verità che sottintendono la vita del territorio». Il passato, a tal proposito, ci ha lasciato molte esperienze e testimonianze a cominciare, perrestare nel nord Italia, dai siti con incisioni rupestri della Vallecamonica, con scene di vita emappe, come quella recentemente scoperta nella zona di Bedolina, per passare, con un grandesalto temporale, alla rappresentazione di Arezzo fatta da Giotto nella Basilica di San Francescoad Assisi alla fine del XIII sec., all’affresco di Cimabue riguardante l’Italia del XIII secolo,sempre ad Assisi, alla Tavola Strozzi che mostra il lungomare di Napoli, alla splendida xilo-

Montichiari, Brescia. Zona di cave ediscariche a nord della città.(BAMSphoto - Rodella)

Page 51: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

50

grafia di Jacopo de’ Barbari che ritrae Venezia nel 1500 a ‘volo d’uccello’ per arrivare alla vedu-ta di Villa Arconati di Marc’Antonio Dal Re a Bollate del 1726.Il vero punto di svolta, nella rappresentazione del territorio, si ha comunque, a mio avviso ,all’inizio del 1500 con Leonardo da Vinci.Leonardo all’attività di pittore, architetto, inventore e studioso di tutto lo scibile alloraconosciuto, associò quella di cartografo partendo dagli studi appassionati della Cosmographia diTolomeo, aggiornando tali ricerche con le esperienze delle botteghe toscane dirette da PieroMassaio, Francesco Berlinghieri, Domenico Boninsegni e Francesco Rosselli.Lo studio del territorio, con la conseguente ricerca di rappresentarlo affinando le varie tecnichecartografiche, era indispensabile per andare incontro ai progetti di quei principi che ambivanogestire, sul piano politico-militare-amministrativo-fiscale, un dominio sempre più diretto epersonale.Le carte di Leonardo rappresentavano dunque una grande sintesi prevedendo «un’infinità didettagli, di analisi, di sintesi giocate in una prospettiva aerea di movimento per rappresentareil mondo come esso è» (Carlo Starnazzi).Uno dei primi documenti cartografici di Leonardo è stato realizzato nel 1502 e riproduceva laVal di Chiana.La Carta della Val di Chiana e Agro Aretino è la visione aerea prospettica raccontata con unadovizia di tratti da far apparire l’immagine quasi fotografica. L’abilità di Leonardo restituiscequel territorio con sfumature che creano valli e declivi come mai prima era stato fatto. A mio modo di vedere questa Carta può essere considerata la madre di tutte le future immag-ini aeree prospettiche o a 45°. Questo anche perché in Leonardo si sono fuse le esperienze e glistudi sul volo e la rappresentazione del reale come mai nessuno prima aveva saputo realizzare.Alla Carta della Val di Chiana si aggiunge un altro esemplare cartografico, La mappa di Imolasempre del 1502.Con questa pianta Leonardo realizza la mappa della città usando la consueta tecnica di scom-posizione, con rapidi schizzi planimetrici, poi rimontati ed assemblati in una visione unitariaed organica raggiungendo vertici di eccellenza fino ad allora mai raggiunti, realizzando difatto la prima restituzione particolareggiata di un territorio su carta.

La necessità di salire, alzare il livello dello sguardo per capire gli insiemi deltessuto urbano e del paesaggio in generale.In principio erano le alture, colline e montagne i punti di osservazione, poi con l’invenzionedei fratelli Mongolfier nel 1783 si realizzò il sogno di Icaro; l’uomo comincia a volare.Nel 1858, il 23 ottobre, il fotografo Gaspar Felix Tournachon, detto Nadar, deposita il brevet-to per la realizzazione della fotografia aerea. Pare che il primo scatto fotografico aereo sia statorealizzato, poco tempo prima, da una mongolfiera, nei cieli di Parigi, su Bois de Boulogne.È interessante leggere gli appunti di questa esperienza così come ce li ha tramandati lo stessoNadar:

“Sotto di noi, quasi ad onorarci accompagnando il nostro cammino, la terra si svolge in un tappeto immen-so, sconfinato, non se ne vede né inizio né fine, con i colori più vari fra i quali tuttavia il verde dominain tutte le sue sfumature e possibili combinazioni. I capi a scacchi sembrano coperte composte di pezzemulticolori, armonizzate dall’ago paziente della massaia. Sembra che un’inesauribile scatola di balocchi sia stata sparsa a profusione su questa terra, la terra cheSwif ci mostrò a Lilliput, come se tutte le fabbriche di Carlsruhe avessero dato fondo alle loro scorte.Balocchi le casette dai tetti rossi o l’ardesia, balocchi la chiesa, la prigione, la caserma, i tre edifici neiquali si riassume la nostra presente civiltà. Ancora più giocattolo quel briciolo di treno che ci trasmette dal basso lo stridulo sibilo del suo fischiettoquasi a forzare la nostra attenzione, e che procede grazioso e placido, nonostante le sue quindici leghe all’o-

Page 52: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

51

Firenze (BAMSphoto - Rodella)

Page 53: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

52

ra, su invisibili rotaie, ornato dal suo esiguo pennacchio di fumo […] E cos’è l’altro fiocco biancastro chevedo laggiù, fluido nello spazio?È il fumo di un sigaro? No, è una nuvola. In realtà questo è proprio un planisfero perché non si percepiscono le differenze di altitudine. Tutto è messoa fuoco. Il fiume scorre allo stesso livello della cima della montagna. Nessun percepibile dislivello tra icampi di erba medica falciati e gli alti fusti di querce secolari. E che purezza di linee, che straordinariachiarezza di immagine nell’esiguità di questo microcosmo, dove tutto ci appare con la squisita impressionedi una meravigliosa, incantevole pulizia.Nè scorie né sbavature. Nulla meglio della distanza consente di sfuggire a ogni bruttura”1.

Guardare e fotografare dall’alto è quindi un nuovo strumento che consente di percepire il pae-saggio in modo nuovo ed inedito. La visione da vicino infatti non consente la migliore com-prensione degli oggetti o delle situazioni esaminati. Lo sguardo da sopra, dall’alto di un aeromobile permette di comprendere, ad un osservatoreattento e preparato:- la forma completa di ciò che si sta guardando- la struttura principale e le dipendenze secondarie- le connessioni tra ‘la cosa’ che si sta guardando e ciò che la circonda- l’analisi dei vuoti e dei pieni nelle strutture e nel paesaggio.

Le riprese aeree si possono sommariamente dividere in:

Planimetriche o zenitali o perpendicolari al suolo Foto tecniche assimilabili ad una pianta da cui si possono ricavare dati metrici di vario tipo.Sono generalmente usate per:- realizzare cartografia- valutazioni geografiche/urbanistiche- piani di governo del territorio- studio del patrimonio archeologico ed artistico.

Prospettiche o a volo d’uccello o oblique o a 45° Foto descrittive, di più facile lettura in quanto molto vicine a quanto il nostro occhio è abit-uato a vedere. Sono abitualmente usate per:- valutazioni di impatto ambientale- valutazioni urbanistiche- studio architettonico dei volumi- indagini su monumenti- documentazione scempi ambientali

Entrando nel settore della fotografia aerea a volo d’uccello, interessanti sono le considerazionidell’arch. Marco Rosini che da anni progetta con l’apporto delle immagini oblique.«Direi che il livello di lettura più formidabile è quello del Paesaggio. Lo studio del rapportofra architettura e paesaggio riceve un contributo fondamentale dalla fotografia aerea obliqua. Non è vero, come spesso sostengono funzionari e architetti, che ciò che conta è ciò che effetti-vamente è visibile da terra, i cosiddetti "coni ottici" fruibili dal cittadino che va a spasso o inmacchina. Non è così. La comprensione della complessità del territorio, e il paesaggio è per eccellenza un tema com-plesso, avviene attraverso la circolazione dello sguardo, la moltiplicazione dei punti di vista. Ci sono relazioni fra masse, materiali e tessiture che non possono emergere nè dal rilievo, nèdagli sguardi a terra. In ogni caso lo sguardo dall'alto è un arricchimento - talvolta decisivo -nell'attività progettuale, che è ad un tempo azione creativa e di indagine.

Page 54: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

53

Eraclea(BAMSphoto - Rodella)

Page 55: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

54

L'attività progettuale all'interno della complessità, ovvero che si fa carico di contribuire allaproduzione del paesaggio, è innanzitutto produzione di conoscenza, indagine. Questo è untema decisivo, e assolutamente di frontiera anche se apparentemente scontato.Per ora basti una considerazione di tipo pratico: se si inizia ad utilizzare il contributo dellafotografia aerea obliqua il suo supporto diviene immediatamente irrinunciabile. La bontà deisupporti tecnologici si valuta immediatamente dalla irreversibilità del loro appoggio.Se si fanno quattro o cinque progetti con l'aiuto della fotografia aerea obliqua, nel momentoin cui si è costretti a rinunciarvi se ne sente irrimediabilmente la mancanza. In sostanza lafotografia aerea , nell’esperienza lavorativa da me fatta, ha assunto un rilievo che mai avrei pen-sato potesse acquisire».

La fotografia aerea obliqua si pone quindi come nuovo strumento per progettazioni di carat-tere urbanistico - architettonico e come nuova forma di controllo del consumo del territorio ingenerale.Di fatto è una applicazione che si affianca agli strumenti conoscitivi già esistenti, mane completa e valorizza l’utilizzo.Il territorio generalmente è documentato con foto satellitari o strisciate fotografiche. Questeimmagini, di grandissima definizione, riproducono il territorio con viste perpendicolari allostesso. In sostanza vengono riprodotti i reticoli stradali, l’ingombro delle aree urbane, gli spaziverdi ecc… senza alcuna profondità visiva. Di ogni città avremo quindi i confini, l’andamen-to dei corsi d’acqua, i tetti… senza sapere cosa c’è sotto. La fotografia aerea a 45° circa risolvein modo completo questo problema. Di una certa porzione del territorio potremo così avereinformazione diverse atte a completare il panorama informativo generale. Di un monumentoavremo così, oltre che il tetto anche le strutture che sottostanno, la “misurazione visiva” deivari elementi che lo compongono e le relazioni del manufatto con tutti gli altri elementiurbanistici che lo circondano.La fotografia prospettica o obliqua in passato è sempre stata sottovalutata perché «non tecni-camente applicabile o georiferibile», quindi adatta per foto paesaggistiche a fini turistici o perapplicazioni tecniche molto approssimative. Questa la critica solitamente esposta dagli esperti di cartografia o da architetti ed urbanistiabituati a lavorare su fotografie zenitali. Da qualche anno questa obiezione cade nel vuoto. Ildigitale ha portato una vera e propria rivoluzione nel settore. Ora esistono sul mercato apparecchi fotografici che consentono, oltre che di registrare il filecon i dati riferiti all’immagine, anche di applicare a questo i dati riguardanti la latitudine, lalongitudine, l’altezza di scatto, la data, l’ora esatta, il tipo di macchina fotografica utilizzato ela focale con cui si è effettuato lo scatto stesso. L’innovazione ha cambiato radicalmente le cose in tutto il settore. Ora le immagini oblique oprospettiche, partendo dal punto di scatto, sono perfettamente collocabili su qualsiasi car-tografia, foto satellitare o foto zenitale con una precisione assoluta. Sono cioè georeferenziate.Questo consente tutta una serie di applicazioni tecniche prima non possibili, permettendo achi si occupa di paesaggio o di urbanista di incrociare i nuovi dati visuali, le nuove prospet-tive con le carte e le ortofoto già in suo possesso, senza dimenticare che la risoluzione possibileper le foto aeree oblique può essere di gran lunga maggiore di quanto, ora, possano fornire lemigliori ortofoto.Altro dato non meno significativo è che queste fotografie aeree, a 45° rispetto alla superficieterrestre, rappresentano la mediazione culturale tra l’immagine tecnica per eccellenza (ortofo-to-satellitare) e quanto solitamente è abituato a vedere l’occhio. Di fatto è lo strumento cheavvicina il cittadino alle problematiche della programmazione territoriale. Potremmo anchearrivare a dire che con queste nuove immagini georeferenziate gli architetti del paesaggio, gliurbanisti, i programmatori in generale del territorio e la classe politica avranno a disposizioneuno strumento in più per progettare ciò che viviamo e vivremo con un’attenzione più puntualeverso i sentimenti, i colori, le atmosfere e le tradizioni del territorio che ci circonda.

Page 56: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

55

Piazza Armerina(BAMSphoto - Rodella)

Page 57: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

56

Ma quali sono le applicazioni delle fotografie a 45° o prospettiche o oblique georeferenziate?

1 - ARCHEOLOGIALa foto obliqua ci permette di valutare gli alzati e di relazionare il monumento con tutto l’am-biente che lo circonda.

2 - CENSIMENTO PATRIMONIO ARTISTICOLe immagini prospettiche ci permettono di collocare i vari monumenti nei contesti urbani per-mettendo di formulare pareri approfonditi su tutte le tematiche relative a tutte le questionidi impatto ambientale. Questo tipo di immagine consente un più minuzioso controllo dellostato di fatto del monumento, grazie al maggiore dettaglio che questa fotografia offre in con-fronto a tutte le altre immagini zenitali. Inoltre questo tipo di fotografie permette agli stu-diosi di avvicinarsi al monumento in modo nuovo consentendo di avanzare, sul monumentoanalizzato, nuove ipotesi e riflessioni di studio.

3 - CENTRI STORICILe immagini oblique consentono di vedere ed apprezzare i nostri centri in modo diverso, piùvivo e, se mi consentite, più colorato.Le foto zenitali non rendono giustizia alla bellezza dei cuori pulsanti delle nostre città. Con lafoto verticale tutto è piatto e la comprensione delle modificazioni in atto o in progettazione èspesso difficile, in alcuni casi impossibile.Sono fermamente convinto che molti scempi che distruggono il paesaggio e l’immagine dellanostra Italia siano dovuti a questa deficienza informativa. La programmazione edificatoria oristrutturazione urbanistica di una città è molto più facile e a minor rischio di brutture in pre-senza di una documentazione fotografica obliqua a tappeto del tessuto urbano esistente anco-ra non del tutto compromesso.

4 - MONITORAGGIO AMBIENTALE L’acquisizione di foto oblique facilita il controllo del verde in generale consentendo agli organipreposti una tutela più puntuale del “patrimonio verde” del nostro Paese arrivando in molte situ-azioni a poter censire la quantità e la qualità delle piante o dei singoli arbusti in una certa zona.

5 - CONTROLLO SITUAZIONI A RISCHIOLa qualità, e la frequenza delle rilevazioni aeree oblique consentono un monitoraggio dellesituazioni ambientali a rischio molto significative in particolare in situazioni dove opera laProtezione Civile (es. cave e discariche - inceneritori - laghetti).

6 - CENSIMENTO IDROGRAFICOIl controllo delle acque, delle ripe, degli scarichi, dei sistemi irrigui può essere facilmenteeffettuato con le immagini oblique. È evidente, in questi casi, quali possono essere i vantaggidelle foto a 45°.

7 - PROMOZIONE-PROGRAMMAZIONE TURISTICALa vista obliqua permette di valorizzare al massimo grado le bellezze del paesaggio Italiano.La presentazione di immagini a volo d’uccello delle bellezze che nei secoli scorsi portarono inItalia per il Gran tour frotte di turisti stranieri, può rappresentare un notevole valore aggiun-to per l’economia del nostro Paese.

8 - GRANDI INFRASTRUTTURELa progettazione di grandi opere ha sempre di più bisogno di indagini fotografiche obliquepreventive (per vedere lo stato di fatto e per simulare la visione della realizzazione finita) e in

Page 58: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

57

Gerasa. Giordania(BAMSphoto - Rodella)

Page 59: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

58

corso d’opera per il controllo ed il monitoraggio dell’opera stessa in modo che le strutture cheandranno ad insistere su un determinato territorio possano essere il meno invasive possibili.

9 - PAESAGGIOLa salvaguardia del paesaggio è uno dei temi che più interessano la fotografia aerea obliqua. Lerelazioni tra un profilo di orizzonte e una qualsiasi struttura urbana o vegetale, tanto per fareun esempio, speso si possono cogliere solo con questo tipo di immagine. Nessuna fotografiazenitale, infatti, potrà mai rendere le relazioni tridimensionali che un’immagine a 45° circapuò rendere.

Queste in sintesi le prime applicazioni della fotografia aerea obliqua che potranno estendersiin futuro ad altre e più significative applicazioni.

1) M. Rago (a cura di), Nadar, Quando ero fotografo, Editori Riuniti, Roma 1982.

Page 60: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

59

Pisa(BAMSphoto - Rodella)

Page 61: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto
Page 62: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

61

Fausto Simonotti

Fotografia aerea e paesaggio archeologico

L’analisi d’immagini aerofotografiche è una parte importante della diagnostica archeologicaper le svariate possibilità che offre nell’identificazione delle tracce che segnalano la presenzadi strutture sepolte attraverso i molti ‘segnali’ che queste producono.Variazioni nella morfologia del territorio, differenti colorazioni del terreno e discontinuitànella crescita della copertura vegetale, sono alcuni indizi che le foto oblique esaltano accen-tuando effetti prospettici e chiaroscurali. Non di meno la documentazione di siti archeologi-ci già indagati e quindi evidenti nella loro estensione e complessità, trova un valido contri-buto nelle riprese aeree non planimetriche.Le strutture sepolte affascinano per il mistero della loro forma e della loro funzione, per la loroantichità e per la storia che le accompagna. Anche il volo ed il poter comprendere con losguardo ciò che una limitata visione ‘terrestre’ non consente, sono da sempre parte dell’imma-ginario e della voglia di conoscere.Le foto aeree verticali, adatte per elaborazioni cartografiche, ripropongono in modo oggettivoed asettico il soggetto delle riprese. Tecnicamente utili, ma sostanzialmente distanti dalla sen-sibilità necessaria per avvicinarsi ad un soggetto complesso quale può essere un paesaggio. Sepoi il paesaggio è marcato da tracce antropiche del presente o del passato è indispensabile unpunto di vista differente e più coinvolgente. Coinvolgimento da intendersi non solo come let-tura estetica dell’immagine, ma come approfondimento nella comprensione del soggetto chenasce dalle maggiori o diverse informazioni che derivano dalle differenti angolazioni di ripresa.Per la documentazione con foto oblique dei siti archeologici, emblematici risultano alcuniesempi che chiarificano le differenti possibilità di lettura che ne possono derivare.

Calcinato - Ponte S. Marco (BS)Sito preistorico e protostorico.Media età del Bronzo e I età del Ferro (XV sec. a.C. - V sec. a.C.)

Questo insediamento, un villaggio dell’età del Bronzo che si estendeva sul versante meridio-nale di un dosso morenico nei pressi del fiume Chiese, è stato oggetto di indagini archeolo-giche effettuate in tempi diversi e modalità differenti nel 1990-91 e nel 2003.A corollario della documentazione raccolta, durante la campagna di scavo del 2003, sono stateeffettuate delle riprese aeree oblique del cantiere e della zona circostante.L’immagine ripresa in avvicinamento (fig. 1) contestualizza l’area d’intervento e fornisce subi-to un colpo d’occhio gradevole e spettacolare. Risalta l’assetto urbanistico e si nota come que-sta parte del sito archeologico, soggetto centrale della foto, affiori miracolosamente indennedall’abitato moderno.

Carpenedolo, Brescia. Fiume Chiese.(BAMSphoto - Rodella)

Page 63: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

62

Nel dettaglio del cantiere archeologico (fig. 2) l’incidenza della luce evidenzia le tracce delledelimitazioni dell’insediamento (palizzata/fossato) nonché la consistenza del dosso morenico,sottolineato dalle ghiaie biancastre affioranti nelle trincee d’indagine.Tracce dell’antropizzazione recente sono documentate dai solchi d’aratura che hanno in parteintaccato il suolo antico e che sono ben evidenti nonostante siano distanti fra loro solo 30 cm(fig. 2).

Fig. 1

Fig. 2

Page 64: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

63

Berzo Demo (BS)Sito dell’età del Ferro e romano (VI sec. a.C. - II sec. d.C.)

L’ambiente alpino è di per sé suggestivo per il paesaggio che muta repentinamente e per gliinsediamenti moderni ed antichi, talvolta arroccati, che hanno guadagnato spazio con difficol-tà in territori impervi.Questo sito, frequentato fin dall’età del Ferro, è emblematico di questo appropriarsi del terri-torio attraverso architetture funzionali ed efficaci.

Fig. 3

Fig. 4

Page 65: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

64

Fig. 7

Page 66: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

65

Il villaggio protostorico occupava un ripido declivio roccioso rivolto a sud ed era organizzatosu livelli diversi attraverso terrazzamenti comunicanti.Un punto di vista privilegiato che bene illustra la morfologia dell’area è dato dalla ripreseeffettuate costeggiando il versante (fig. 3) dove si nota come l’espansione dei centri abitati siasubordinata al necessario sfruttamento delle sottostanti aree pianeggianti.Le antiche strutture occupavano allo stesso modo il versante e sono, come quelle attuali,impiantate sulla roccia o, addirittura, nella roccia stessa. Sono emerse dallo scavo come trac-ciati di muri in pietra o vani scavati nella pietra. Le ombre ed un punto di ripresa con un’in-clinazione che contrasta quella del pendio, hanno consentito di rendere visibile e comprensi-bile l’impianto antico, visibile solo attraverso i diversi toni grigi delle rocce scistose materiaprima e edificio allo stesso tempo (fig. 4). Scendendo di quota, infine, si scindono e si distin-guono ancor più chiaramente roccia di base e strutture murarie, le seconde proiettano ombresulla prima schiarita dall’incidenza della luce (fig. 5).

Desenzano (BS) - Località FaustinellaSito d’età romana e altomedievale (I sec. d.C. - VII sec. d.C.)

Lo scavo di questo sito archeologico, situato alla base di un dosso morenico, ha interessato unavasta area soggetta a consistenti modifiche per la costruzione di insediamenti artigianali.I lavori si sono svolti, in modo discontinuo, dal 2004 al 2006 riportando alla luce le struttu-re imponenti e lineari di una villa romana e delle sue pertinenze. In prossimità della chiusuradei lavori e del cantiere (l’edificio è stato ricoperto) sono state effettuate alcune foto aeree obli-que. Già in precedenza questa porzione di territorio è stata documentata in modo analogo.Costante della morfologia della zona sono i cordoni morenici del ghiacciaio benacense i cuiversanti ombreggiati risaltano sulla pianura.I volumi dell’edilizia industriale, nelle riprese in avvicinamento della primavera 2006, incom-bono sulla villa facendola sembrare poca cosa e conferendo alla strutture moderne un aspettodecisamente “alieno” al territorio circostante (fig.6). I dettagli fotografici ripresi da opportune angolazioni esaltano l’architettura dell’impianto anti-co e scandiscono gli ambienti grazie alle ombre proiettate dagli alzati dei perimetrali (fig. 7).

Fig. 6

Page 67: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto
Page 68: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

67

Gianluca Cavaliere

La fotografia aerea obliqua: immagini e conoscenza del territorio

Il viaggio alla scoperta della fotografia è un percorso tra arte, comunicazione, conoscenza,ricordo e sensazioni. La parola fotografia ha origine da due parole greche: phos e graphis, letteralmente quindi foto-grafia significa scrivere (grafia) con la luce (fotos). La fotografia aerea obliqua è la fotografia aerea in cui l’asse di ripresa è intenzionalmente sposta-to rispetto alla verticale, in modo da formare un angolo non nullo con la verticale stessa: leimmagini risultanti danno una vista come se l’osservatore stesse guardando fuori da un finestri-no d’aereo. Queste immagini sono più facili da interpretare rispetto alle fotografie verticali, maè più difficile localizzare e misurare caratteristiche su di esse allo scopo di costruire mappe. Le foto oblique si dividono in oblique panoramiche (foto aerea obliqua che include la linea del-l’orizzonte nel campo visivo) e oblique basse (foto aerea obliqua che non include la linea del-l’orizzonte nel campo visivo).

Scopi e Utilizzo

La fotografia aerea obliqua rientra tra la Fotografia Naturalistica che ritrae il paesaggio, lafauna, la flora, dettagli ed effetti grafici di scene naturali. Il fine principale del fotografo naturalista e della foto aerea obliqua è quello di riprendere scenein natura in modo da documentare l’evento o la situazione così come è, dando un’interpreta-zione fotografica personale. Oltre a buone capacità fotografiche il fotografo naturalista deveavere una conoscenza scientifica dei soggetti e delle situazioni che andrà a riprendere.Le foto oblique si usano quando occorre coprire una vasta area o quando si vuole evidenziare ilrilievo. Le distorsioni introdotte dall’inclinazione, tuttavia, ne rendono difficoltoso l’uso per lastesura di mappe.Da queste considerazioni nasce l’idea di documentare e mappare il territorio con foto ad altis-sima risoluzione riprese dall’alto di un elicottero per poi riportarne su una cartografia piana ipunti di presa con i relativi coni visuali: georefereziare cioè sul territorio gli scatti effettuati perpoterli poi consultare con sistemi informativi specializzati nella gestione del territorio (G.I.S.).La peculiarità che le distingue sta nel fatto che queste foto catturano i seguenti elementi fon-damentali per la loro georeferenziazione sul territorio:- la posizione di scatto (coordinate X,Y,Z nel sistema WGS 84); - l’angolo di presa (angolo di direzione dell’asse di ripresa rispetto al nord);- dati fotografici relativi allo scatto (es.data, risoluzione, focale)La funzione della foto area obliqua non è riconducibile agli aspetti metrici della classica foto-grammetria ma ad una visione profonda e puntuale di alcuni elementi del territorio: elemen-ti come separazione naturale tra “costruito” e zona agricola possono essere meglio documenta-ti con scatti fotografici che catturano questo rapporto da particolari angoli visivi.Parliamo quindi di “scatti” come ritratti del territorio che evidenziano come caricature gli ele-menti di indagine e documentazione.

Brescia, zona EIB. Lavori in corso per laterza corsia della tangenziale sud.(BAMSphoto Rodella)

Page 69: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

68

Vantaggi della foto aerea obliquaMa quali sono i vantaggi di questa informazione del territorio “diversa” da quella classicapiana con la quale siamo abituati a interagire ?Per capirlo è sufficiente percorrere una mostra foto-cartografica organizzata da Bamsphoto escoprire come tutte le persone possono avvicinarsi alla fotografia e alla conoscenza del territo-rio superando l’approccio riservato agli specialisti.Sindaci, assessori, bambini, mamme, papà di ogni grado ed età grazie a queste riprese aereeoblique del territorio si avvicinano in modo naturale ed istintivo all’immagine del territorio,contatto che diventa quindi comunicazione, informazione, conoscenza, riflessione.La foto aerea obliqua infatti è una informazione che permette a molti di riconoscersi nella pro-pria realtà territoriale e funge da stimolo per l’indagine, l’approfondimento e la conoscenza delterritorio. La persona non subisce un’immagine cartografica classica, ma reagisce e interagisceattraverso la caratteristica più naturale e diffusa… la curiosità !Ma esiste anche una utilità più “pratica” per le amministrazioni o gli enti che utilizzano que-sto tipo di informazione.Con la foto obliqua è possibile:- descrivere un particolare tema del territorio: acqua, vegetazione, urbanizzato, monumenti…- descrivere e mappare particolari eventi che richiedono una immediata ricognizione: incendi,frane, allagamenti, calamità naturali;- conoscere il lato nascosto della cartografia zenitale: vedere i prospetti delle abitazioni, perce-pire la profondità della prospettiva;- disporre di uno scenario su cui calare progetti per documentare gli impatti ambientali.Inoltre le fotografie aeree oblique possono arricchire notevolmente la conoscenza del territorioe delle eventuali anomalie, rispetto alle classiche ortofoto in quanto:- mostrano il soggetto ripreso da una quota più bassa (200-500m, contro gli almeno 6000mdelle ortofoto) e quindi sono più ricche di dettagli;- possono essere effettuate più frequentemente, consentendo la ripresa del soggetto in condi-zioni ambientali diverse quali: condizioni di luce; crescita vegetativa stagionale, stato dellecolture agrarie, umidità del suolo, presenza di copertura nevosa.

Aspetti tecnici per l’utilizzo delle foto aeree obliqueOgni fotografia aerea obliqua è affetta da errori (distorsioni) rispetto ad una visione “cartogra-fica” del soggetto fotografato e questi sono dovuti essenzialmente a due motivi principali:- Distorsioni prospettiche dovute all’inclinazione dell’angolo di ripresa rispetto allo zenit delsoggetto.-Distorsioni ottiche dovute agli obiettivi di ripresa, sempre maggiori al diminuire della foca-le (grandangolari) e al peggiorare della qualità dell’ottica.L’eventuale importazione nel GIS di una fotografia aerea obliqua per renderla metricamentecorretta comporta preliminarmente la soddisfazione di due requisiti:1. la georeferenzazione del file secondo il sistema di coordinate;2. la correzione delle deformazioni indotte dalla mancanza di ortogonalità dell’asse ottico dipresa con le superfici; Entrambe queste fondamentali operazioni possono essere compiute con l’ausilio di softwarededicati.Nello specifico il raddrizzamento di fotogrammi inclinati può essere sviluppato grazie all’im-piego di raddrizzatori automatici che permettono di verificare le condizioni ottiche e proietti-ve indispensabili oppure può avvenire mediante procedura digitale con l’applicazione diopportuni software che consentono inoltre la diretta mosaicatura dei fotogrammi raddrizzati.

Page 70: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

69

Utilizzo e integrazione delle foto georeferenziate in sistemi G.I.S.

Dalla Cartografia ai Sistemi Informativi TerritorialiIl problema del miglior utilizzo delle risorse terrestri e di una più razionale gestione del territo-rio, visto come complesso delle attività e degli insediamenti umani, ha suscitato nel corso degliultimi anni un crescente interesse verso l’accrescimento delle conoscenze territoriali, sia per unaumentato fabbisogno di risorse che per una maggiore disponibilità di mezzi tecnologici.Questa necessità di crescita dell’informazione territoriale, unita all’evoluzione metodologica etecnologica dei mezzi di acquisizione dei dati, hanno poi indotto a trasformare la tradizionaledocumentazione cartografica tecnica e tematica, in strumenti informativi molto più perfezio-nati e più immediati, sia per una maggiore integrazione dei dati registrati, che per una piùapprofondita analisi e gestione delle stesse informazioni spaziali considerate. Uno strumentoutile in molti campi di attività, ed agevolmente accessibile ad un più ampio insieme di uten-ti di multivariati interessi scientifici, economici e culturali.Un’evoluzione concettuale, quella accennata, che ha prima trasformato il classico documentocartografico su supporto cartaceo, in un nuovo prodotto numerico su supporto magnetico, edha poi progressivamente avviato, come conseguente sviluppo logico, la messa a punto di siste-mi informativi a carattere territoriale, denominati appunto sistemi informativi territoriali, opiù semplicemente S.I.T.: strumenti, finalizzati alla raccolta di dati aventi uno specifico rife-rimento spaziale o, per meglio dire, una significativa localizzazione topografica, esprimibileattraverso le corrispondenti coordinate geografiche.Sistemi informativi denominati anche, a partire dal 1962, più propriamente sistemi informa-tivi geografici, ed individuati molto più semplicemente con la sigla GIS, dalla terminologiaoriginaria Geographic Information Systems.Più in generale, viene individuato come GIS un insieme organizzato di apparecchiature hardwa-re, di programmi software, di dati geografici, progettato per acquisire, memorizzare, aggiorna-re, trattare, analizzare e visualizzare in maniera efficiente dati georeferenziati.Un insieme, cioè,specificatamente preposto alla cattura delle informazioni, alla loro memorizzazione ed al loroaggiornamento, al loro trattamento ed alla loro analisi, ed infine anche alla loro divulgazionemediante opportuna forma georeferenziata. Un complesso operativo, teso comunque a renderepossibili elaborazioni di tipo spaziale, in tempi brevi od altrimenti impraticabili. I dati di interesse geografico, memorizzati in un sistema informativo di questo tipo, compor-tano in conseguenza la descrizione puntuale dell’ubicazione topografica degli oggetti conside-rati, espressa dalle relative coordinate geografiche riferite nel sistema topocartografico preferi-to; degli attributi metrici, tematici e fisici associati alle stesse ubicazioni; e delle relazioniintercorrenti fra gli stessi oggetti considerati e le strutture ad essi collegate o circostanti.Un sistema operativo costituito dunque da informazioni selezionate e strutturate, supportatoda un sistema informatico, che ne costituisce una delle sue componenti essenziali, mirato siaad assicurare efficacia alla pianificazione territoriale ed alla programmazione economica, che agarantire una maggiore efficienza alle attività amministrative e gestionali relative agli ambititerritoriali interessati.

La formazione dei sistemi informativi georeferenziatiLa formazione dei sistemi informativi georeferenziati ha manifestato, la realizzazione di que-ste essenziali possibilità operative:1. l’acquisizione dei dati primari in una o più forme diverse, e cioè, sotto forma di rappresen-tazioni cartografiche analogiche, di informazioni complementari, di tabulati, di immaginidigitali, etc.;

Page 71: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

70

2. l’archiviazione e la conservazione delle informazioni acquisite, mantenendo le relative neces-sarie relazioni spaziali;3. l’utilizzazione immediata dei dati memorizzati;4. l’elaborazione programmata dei dati, secondo schemi prefissati, tenendo naturalmenteconto delle loro interrelazioni, per valutare possibili reazioni di causa ed effetto, al variare diappropriati parametri;5. la rappresentazione dei dati in output mediante una varietà di modalità, che comportano siale tabulazioni, sia i video displays, che la generazione automatica di rappresentazioni grafiche.La formazione di un sistema informativo geografico numerico si realizza, in conseguenza,attraverso un insieme di fasi operative, distinte e successive, che comportano nell’ordine: lacodifica; l’input dei dati; la gestione dei dati; le operazione che realizzano il trattamento deidati; la fornitura dei prodotti in output.La codifica ha lo scopo essenziale di individuare senza equivoco gli oggetti ed i particolaritopocartografici considerati, ai fini di una selezione tematica dei relativi contenuti informati-vi, indispensabile alla loro gestione ed al loro successivo trattamento analitico. Il sistema adot-tato per tale codifica, è strutturato di norma in forma gerarchica ed articolato per livelli, checomportano talvolta la suddivisione in categorie, sottocategorie ed attributi.Logicamente, la codifica dei vari dati di interesse topocartografico comporta sempre l’associa-zione alle coordinate geografiche che ne definiscono la relativa ubicazione spaziale. Tali datipossono essere acquisiti in memoria sia in forma vettoriale che in forma raster, e cioè attraver-so una stringa o mediante una griglia. Queste due differenti forme di strutturazione digitalesono naturalmente fra loro interconnesse, per la trasformazione dell’una nell’altra e viceversa.L’input dei dati comporta talvolta la conversione dalla forma analogica alla forma digitale, odun eventuale pretrattamento che li renda compatibili col formato previsto.La gestione dei dati comporta naturalmente l’utilizzazione di appositi software, che regolanol’ingresso in memoria dei dati stessi, la relativa ricerca automatica, ed il rispettivo manteni-mento in efficenza.

Integrazione delle foto oblique in sistemi GISLe foto oblique georeferenziate possono essere inserite e consultate in tutti i sistemi softwareGIS, come ad esempio Autocad Map, ArcGIS, o pubblicate su piattaforme webgis come adesempio MapGuide o MapServer.Qualsiasi sia il progetto che interessa il territorio il sistema GIS può usufruire dell’informa-zione fotografica obliqua: semplici file georeferenziati nel formato shape (*.shp) contengono ipunti di ripresa con le relative coordinate, sia nel sistema Gauss-Boaga, sia in coordinate geo-grafiche latitudine, longitudine nel sistema di riferimento WGS 84. Nel file degli attributisono poi inserite le informazioni tecnico descrittive dello scatto: altezza di scatto, data, dire-zione, focale, ecc.

Page 72: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

71

Brescia, zona industriale a sud della città.(BAMSphoto Rodella)

Page 73: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto
Page 74: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

73

Marco Rosini

In volo: per vedere i limiti della crescita

Volare oggi sulla fascia pedemontana della pianura padana, farlo fisicamente o attraverso leimmagini aeree oblique, può essere un'esperienza molto dura.C'è una sorta di istinto, di intuizione profonda che ci fa percepire come sbagliate e brutte tanteforme (o non forme), tanti dei grumi dimateriale urbano che lo sguardo incontra. Una sensi-bilità che ci fa sentire perplessi, che ci fa stare male, così come - al contrario - sa placare ilnostro spirito e rasserenarci di fronte a paesaggi ecologicamente sani, che ci fa percepire la bel-lezza di un'ansa di fiume, di un cascinale o di un salto d'acqua.Quali siano le radici di questo sentire, che ci permette di esprimere dei giudizi sintetici cosìgenerali su un paesaggio, anche se percepito da una prospettiva così poco "umana" come ilvolo, non può essere approfondito in questa sede. Ciò che preme sottolineare è che più siapprofondisce la conoscenza delle dinamiche naturali e umane, più si studiano i legami fraattività dell'homo oeconomicus e attività dei sistemi naturali, più questo senso di errore, piùl'impressione di "qualche cosa che non va", trova conferma.In questo senso lo sguardo dall'alto, la prospettiva che meglio aderisce al concetto di paesag-gio, diviene il luogo ideale per una riflessione ancora più ampia e impegnativa, una descrizio-ne che si rivolge da un lato agli equilibri planetari, dall'altra si interroga sull'intero funziona-mento del sistema economico, una descrizione apparentemente troppo vasta, ma che sola puòpermettere di tornare ai luoghi del pedemonte, della pianura e del nostro territorio con delleintuizioni nuove e finalmente feconde, davanti a questa avanzata del brutto-e-sbagliato che citrova sempre più perplessi, ma anche più rassegnati.Il problema, come sempre, sta nel manico.Per chi prova a contenere sul campo - nella politica locale, nelle amministrazioni pubbliche,negli organismi tecnici - il continuo propagarsi della materia urbana a spese del paesaggio bio-logicamente produttivo, la battaglia sembra spesso ormai perduta.E in effetti all'interno di un sistema nel quale tutte le forze politiche, tutte le voci più auto-revoli ritengono che la crescita quantitativa dell'economia sia un elemento imprescindibile peril benessere e la sopravvivenza stessa della società non può che essere così. Battaglia persa, conqualche effimera vittoria, nel corso della ritirata.Il problema - come si diceva - sta nel manico, sta nel fatto che le voci più autorevoli e ascol-tate, le voci che hanno in larga parte reso vassalle quelle della politica, le voci che si elevanopiù alte dei governi locali, provinciali e nazionali, le voci degli economisti continuano a pro-pagare (con rarissime eccezioni) un dogma potentissimo e al tempo stesso incredibilmenteignorante della realtà fisica, termodinamica e biologica su cui l'economia stessa deve pur basar-si. Un'ignoranza incredibile - che ha delle precise ragioni d'essere, che vedremo in seguito - eche è la vera base della attuale deriva dell'economia mondiale, che non riesce più a tenerenascoste le sue magagne di fondo. Ogni scolaretto sa che: non è possibile una crescita infinitain un mondo finito. Eppure gli economisti - a partire dai più considerati - non si preoccupa-no di questo fatto, sembra facciano di tutto per non ammettere che esistono precisi vincoli allacrescita quantitativa dei flussi di materia e energia di cui l'economia delle monete è soloun'immagine, restituita da uno specchio deformato.

Brescia, zona industriale-abitativa asud-ovest della città.(BAMSphoto - Rodella)

Page 75: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

74

Il climate change, il cambiamento climatico di cui finalmente siamo costretti a riconoscerel'esistenza, con cui siamo costretti a fare i conti, non è altro che questo: il limite della cresci-ta quantitativa che è stato raggiunto.In termini termodinamici - ma il concetto è semplicissimo - la produzione di gas serra inibi-sce la capacità del pianeta di dissipare verso il serbatoio freddo degli spazi esterni l'entropia,ovvero il disordine termodinamico, prodotto dai processi che avvengono sul pianeta. Come sea una automobile si riducesse la dimensione del radiatore e si tappasse a metà la marmitta: conil surriscaldamento e la mancata dispersione degli scarichi l'efficienza e le prestazioni diminui-scono, mentre aumentano i consumi e i guasti.L'aumento della frequenza degli uragani e la crisi dei mercati finanziari sono - da questo puntodi vista - la stessa cosa, o meglio sintomi dello stesso problema di fondo. Bisogna dunque tor-nare "indietro", bisogna rinunciare al progresso tecnologico con tutte le sue utili ricadute sullaqualità della vita degli uomini? Ovviamente no, al contrario: è proprio nella ricerca tecnolo-gica - sebbene in una ricerca tecnologica diversamente orientata rispetto a quella oggi impe-rante - che sta una parte decisiva nella soluzione dei problemi del mondo contemporaneo.Il punto è comprendere - finalmente - che la non-crescita quantitativa non è una iattura daevitare, ma la prospettiva permanente all'interno della quale, migliorando le efficienze, inno-vando e imparando a fare più cose con la stessa quantità di materia e di energia libera, si puòottenereuna ricchezza reale sempre più grande.Herman Daly (il padre dell'economia dello sviluppo sostenibile) scriveva delle opportunità diun'economia in stato stazionario qualcosa come trenta anni fa: trenta anni che hanno portatoalla conferma sempre più netta, sempre più condivisa, sempre più ineluttabile di quelle tesi.Ci siamo dentro fino al collo: un sistema (economico) non può consumare le risorse a una velo-cità superiore di quella della loro rigenerazione, un sistema (economico) non può produrrerifiuti a una velocità superiore rispetto a quella necessaria per il loro rissorbimento. Due quasi-ovvietà, eppure queste due proposizioni, le leggi fondamentali dello sviluppo sostenibile, sem-brano pervicacemente invisibili agli economisti della crescita e al mantra accondiscendente deiloro proseliti (tra i quali ahimè, è compresa la stragrande maggioranza della classe dirigenteattuale del nostro Paese).Le ragioni storiche di questa situazione stanno nel fatto che l'economia teorica e l'economiavissuta dai paesi tecnologicamente più avanzati nei due secoli di sbronza da carbonio fossile(carbone, petrolio e gas), si è mossa in uno scenario dove i vincoli alla crescita erano invisibilie lontani, si è sviluppata in un mondo vuoto: vuoto di uomini e pieno di risorse, dove gli erro-ri, il disordine e l'entropia prodotti in eccesso potevano sempre essere compensati spostando ilconfine, invadendo nuovi territori, scoprendo nuove fonti di approvvigionamento, eccetera.Ora il mondo è pieno, pieno di uomini e di bisogni, pieno di consumi e con risorse limitate:un mondo talmente intasato dei sottoprodotti della combustione del carbonio fossile da nonriuscire più a smaltirlo: il motore batte in testa e le alchimie perverse dell'economia finanzia-ria sono le prime a saltare: a saltare di fronte ai duri fatti del mondo reale, di quel modo fisi-co - con i suoi limiti - con il quale hanno pensato fino a ieri di non dovere fare i conti.Ora lo sappiamo: il dogma della crescita è sbagliato.Dobbiamo imparare a creare ricchezza reale in un mondo che non cresce quantitativamente isuoi consumi, a vivere nella non-stagnazione migliorando la ricchezza e il benessere senza usarepiù energia di quella disponibile, non producendo più rifiuti di quelli smaltibili (a partire dal-l'anidride carbonica) da parte del pianeta.Prima lo si capisce, meglio è per tutti, ma bisogna gestire bene anche la transizione allo statostazionario: non si può pensare che basti uno schiocco di dita.Governare la transizione a uno stato stazionario, a un'economia capace di produrre benessereriducendo i flussi di materia e di energia sui quali si appoggia: questo è il mestiere difficile alquale deve dedicarsi la politica del ventunesimo secolo.Il problema è che tutta quanta la classe dirigente attuale ha studiato nelle scuole della cresci-

Page 76: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

75

ta, e proprio non riesce a fare questo semplice, ma indispensabile cambio di prospettiva.Possiamo a questo punto al volo iniziale, allo sguardo dal cielo sulla pianura, al senso istinti-vo di rifiuto di fronte all'inesorabile propagarsi di frettolosa materia urbana nelle campagne,nei territori biologicamente produttivi.Finchè questo passaggio non viene compiuto, finchè non viene abbandonata l'ideologia dellacrescita economica (della crescita del PIL, per intendersi) non ci sarà modo di venirne a capo.Il paesaggio, il paesaggio vitale della coevoluzione fra uomo e natura verrà inevitabilmentesputtanato. Chi sta in trincea - amministratori locali, sovrintendenti e tecnici, e uomini dibuona volontà - potranno solo tenere un poco di più le posizioni di fronte alla marea montan-te di una società civile ed economica che adora il più rozzo degli idoli: un indicatore, il pro-dotto interno lordo, in nome del quale cadono i governi e le economie, su variazioni decimalidel quale si fanno guerre politiche e guerre guerreggiate... peccato che sia un indicatore com-pletamente cieco, e stupido. Il prodotto interno lordo è nato nel corso dell'ultimo conflittomondiale per tenere conto della dimensione quantitativa totale, della "potenza" in terminigenerali di un sistema economico (nella fattispecie quello americano): e per quello scopo eraun ottimo indicatore.Ma il pianeta Terra del 1945 e quello del 2008 hanno caratteristiche incredibilmente diverse.Il prodotto interno lordo comprende - per esempio - tutta una serie di voci cosiddette difen-sive: assicurazioni, spesa sanitaria... per questo un terremoto o un grave cataclisma (che rendo-no molto più povero un Paese) hanno l'effetto paradossale di far crescere il PIL. Bene, se pro-vassimo a togliere al PIL dei Paesi occidentali le spese difensive, scopriremmo di essere inpiena recessione da più di vent'anni!Il paesaggio della pianura e del nostro pedemonte è il luogo dove si manifesta questa compren-sibile, ma tanto grave, lentezza ad abbandonare - a ogni livello: dal governante al più sempli-ce dei cittadini con il suo particulare - una visione ormai inadeguata. Il volo può così diven-tare un esercizio spirituale, da un lato di autentica compassione nella pochezza del contempo-raneo, dall'altro di ricerca delle nuove energie necessarie per andare oltre, per portare l'ininter-rotto cammino della civiltà, anche nei nostri luoghi, su un binario più corretto e bello - a par-tire da dove ci troviamo.

Page 77: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto
Page 78: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

77

Renata Salvarani

Il paesaggio come fonte per la storia del territorio:l’uso della fotografia aerea

Se, dopo la fine dell’epoca industriale, la riprogettazione del territorio passa attraverso l’anali-si della storia delle comunità e delle forme del loro insediamento nello spazio, la conoscenzadel paesaggio, delle sue trasformazioni e delle sue possibili utilizzazioni future, richiede ilricorso a modalità di indagine il più possibile rigorose e complete. Proprio nel contesto del-l’elaborazione di metodologie di ricerca adeguate alla complessità della storia del territorio ealle sue implicazioni, l’utilizzo di forme tecnologicizzate di rilievo delle realtà esistenti e deisegni lasciati dalle comunità nello spazio può fornire elementi nuovi, aperti ad ulteriori pro-spettive di indagine. Le tecniche legate alla fotografia aerea, in particolare, si prestano ad esse-re utilizzate in vista di operazioni di valorizzazione del territorio.

Storia locale come storia del territorioLa storia del territorio ha un oggetto di indagine definito, categorizzato, limitato e preciso: leforme istituzionalizzate di controllo dell’ambiente e di gestione dei rapporti socio politici frai gruppi umani e all’interno dei gruppi stessi, in relazione con lo sfruttamento delle risorse.La territorialità, in senso fenomenologico, si fonda sulla percezione dello spazio vissuto, rico-nosciuto nel corso di esperienze individuali e collettive. Deriva dalla diffusione di immaginimentali, idee del paesaggio, percezioni delle distanze e dei confini, di rappresentazioni più omeno astratte, disegni, racconti, raffigurazioni simboliche. È frutto del perpetuarsi di abitu-dini, rapporti sociali, modalità di sfruttamento delle risorse ambientali, tecniche di coltivazio-ne, prelievo e uso dei materiali da costruzione. In altri termini, uno spazio fisico per essere ter-ritorio deve essere percepito e accettato come tale sia da chi lo vive sia all’esterno, deve confi-gurarsi come un unicum omogeneo al suo interno e distinto da altri territori.Tale percezione collettiva deriva da due aspetti: uno di carattere geoambientale, legato allecondizioni fisiche, climatiche e spaziali, l’altro legato all’organizzazione stabile dei rapporti fragli essere umani.Il territorio si definisce articolandosi in due componenti fondamentali, una naturale e una isti-tuzionale. La prima è attinente alla coltivazione e alla produzione di beni, alle condizioni tec-niche, economiche e sociali della produzione e si esprime nella consapevolezza degli abitantidi appartenere a un’unità spaziale. La seconda riguarda il controllo degli ambienti geograficie delle loro risorse, la struttura della comunità e i suoi rapporti con le altre entità e si collocasul piano istituzionale1. Entrambe le componenti di un territorio si strutturano, si definisco-no e si trasformano nel tempo2. Profondamente interconnesse e intersecate, finiscono persovrapporsi, poichè, come chiedeva retoricamente Fernand Braudel, «che cos’è una civiltà senon una sistemazione antica di una certa umanità all’interno di un certo spazio?»

3.

Il racconto della storia nello spazioCaratteristica costitutiva del territorio è la spazialità: nello spazio si fissano la formazione stes-sa di una società e le sue trasformazioni; essa si struttura e si modifica in relazione con lo spa-zio. Ne deriva che nello spazio si inscrivono i segni della storia4. Le marche esterne utilizzate

Bassa bresciana.(BAMSphoto - Rodella)

Page 79: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

78

nel processo cognitivo per fissare la memoria si traducono in segni materiali, monumenti,costruzioni, forme del paesaggio. Dalla memoria condivisa da un piccolo gruppo si passa alla memoria collettiva anche graziealla individuazione di luoghi della memoria, consacrati dalla tradizione proprio in funzione diun ruolo attivo di conservazione di elementi identitari o fondanti che risalgono al passato. Isegni posti nello spazio fissano i riferimenti agli avvenimenti e alle esperienze del passato e liveicolano ai destinatari, siano essi gli stessi residenti-attori del territorio, siano i visitatori o icomponenti di società altre che si relazionano con il territorio e con la sua comunità. Tutto ciò vale in genere per lo spazio abitato dall’uomo, per gli spazi della produzione, dellacoltivazione, del viaggio, ma è molto più evidente per lo spazio costruito e massime per quellourbano, dove racconto verbale (scritto o orale) e costruzione (nella pietra e nei volumi) operanouna stessa sorta di inscrizione, l’uno nella durata, l’altro nella durezza del materiale: ogni nuovacostruzione si inscrive nello spazio urbano come un racconto in un ambito di intertestualità. È come se la superficie terrestre antropizzata narrasse una storia ininterrotta, sia pure infram-mezzata da salti, pause di rallentamento o periodi di abbandono. All’interno di questa narra-zione spaziale è possibile ricercare una sorta di atto iniziale: un intervento, un fenomeno o unprogramma che è alla base dell’organizzazione del territorio, una sorta di imprinting che ha con-dizionato gli sviluppi successivi. Quel momento (o quella serie di momenti) stanno alla basedella connotazione specifica di un territorio5.In altre parole, nella città e, in genere, negli spazi antropizzati si crea un intrico stratificato dispazi, di espressioni di diverse concezioni della vita, dell’abitare, dei ruoli sociali, dei rappor-ti fra persone e fra gruppi, ma anche di segni e di simboli, di tratti identificativi che, nel loroinsieme costituiscono un campo di indagine privilegiato per lo studio di una società e dellesue trasformazioni. A partire da questi presupposti, la storia del territorio è storia di uno spazio percepito comeunità omogenea e strutturato nelle sue due componenti costitutive, geomabientale e istituziona-le, in un processo che si è realizzato nel tempo. Essa si configura come storia della mentalità, dellapercezione, degli ambiti mentali e della percezione simbolica, come storia economica, della pro-duzione e del paesaggio e, infine, come storia delle istituzioni e delle loro dinamiche spaziali.

Metodologia e storia del territorio

La scala locale, il gioco di scale e le metodologie specifiche della storia locale possono efficace-mente contribuire a mettere in evidenza le fasi e le modalità della genesi di un territorio, lesue interconnessioni con altri territori e il suo inserimento in dinamiche esterne.L’approccio metodologico della storia del territorio implica infatti un ricorso intenso e pro-fondo a una pluralità di fonti, anche in prospettiva interdisciplinare. Proprio questa profondi-tà di indagine favorisce la scelta della scala locale per esplicare al meglio le potenzialità delmetodo stesso. Ha come oggetto tre dimensioni distinte, ciascuna delle quali può essere ricostruita utilizzan-do tipologie di fonti diverse e specifiche:a. il territorio rappresentato, sia nella mentalità che nella letteratura e nelle manifestazioniartistiche, sia nelle percezioni dei suoi attori e dei suoi osservatori;b. il territorio costruito nello spazio, che si configura, nei suoi aspetti spaziali e paesaggistici,come immagine della comunità che lo crea perchè esso è espressione sia delle modalità di sfrut-tamento e interazione reciproca fra uomo e ambiente, sia delle forme istituzionali che regola-no la vita comune6;c. il territorio governato e istituzionalizzato, regolato da meccanismi di controllo e da vincoliper gli esseri umani strutturati in relazione con lo spazio (fiscalità laica, versamento delle deci-me, leva militare obbligatoria, vincoli giurisdizionali, eccetera).

Page 80: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

79

Bassa bresciana.(BAMSphoto - Rodella)

Page 81: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

80

Territorio e identità di una comunitàIl territorio, in altri termini, è un’entità istituzionalizzata e uniforme, ma al suo interno si svi-luppano dinamiche e processi che ne definiscono gli assetti in modo mutabile. Se le sue deli-mitazioni, rigide o sfumate che siano, si strutturano e si fissano nel tempo, in relazione con lesue due componenti costitutive, naturale e istituzionale, ne deriva che l’identità e la specifici-tà di un territorio si identificano e si ricostruiscono attraverso le sue vicende storiche. Di con-seguenza, la chiave per l’individuazione della specificità di un territorio - che è espressionedell’identità della comunità che l’ha creato come tale - è la ricerca storica sulle origini e suimutamenti organizzativi della comunità stessa. La storia del territorio, grazie sia alla sua complessità metodologica e grazie al rilievo che attri-buisce agli aspetti istituzionali, si configura, quindi, come problematico terreno di incontrotra prospettive speculative della ricerca e istanze del dibattito contemporaneo sul tema ampiodell’identità.

Indagine storica e progettazione (o ri-progettazione) del territorioProprio l’individuazione di metodologie di indagine specifiche, condotta nella storiografia euro-pea negli ultimi decenni, può permettere esperiezne di raccordo fra analisi di carattere specula-tivo, da una parte, e operazioni di valorizzazione e di utilizzo positivo delle risorse del territorio.In questa prospettiva, individuare una metodologia rigorosa di indagine, che ponga in relazio-ne logica dati provenienti dalle fonti e analisi critiche orientate a rispondere alle grandi que-stioni storiche, garantisce a una ricerca linearità e profondità, le consente di rapportarsi conlinee di studio generali, le conferisce un respiro sufficiente per aprire sviluppi successivi. Le dàanche una consistenza e una complessità di temi e di chiavi interpretative che le permettonodi supportare la progettazione di un piano di valorizzazione del territorio, fortemente integra-to con le caratteristiche culturali delle comunità che oggi lo vivono e lo trasformano.Questa prospettiva di applicazione fa emergere la necessità per la storia locale di ricorrere aorientamenti metodologici specifici e basati su criteri ben definiti, ma nello stesso tempostrutturati in modo da recepire elementi e spunti legati alla specificità delle singole situazio-ni. Lo stesso vale sia per la ricerca, sia per la narrazione-comunicazione dei suoi risultati, chesono due fasi consequenziali, parti del medesimo processo cognitivo, che si interconnettonoproprio sulla base di un’ipostazione logica unitaria.Se, da una parte, non è possibile indicare parametri fissi, né passaggi preordinati perchè la spe-rimentazione nella prassi appare l’unica strada percorribile, dall’altra è l’oggetto stesso dellaricerca storica locale ad assegnare alla metodologia una marcata caratterizzazione.

Fonti per la storia del territorioNella ricerca storica, una fonte è tutto ciò che fornisce dati o informazioni su un avvenimentoo un fenomeno che si è verificato nel tempo passato. A fronte di questa definizione generale, si pone un problema preliminare: esiste una specifi-cità delle fonti per la storia locale? No, se si considera la storia locale come storia degli ambi-ti, come storia del territorio, come attenzione alla spazialità degli avvenimenti e dei fenome-ni, come prospettiva per affrontare dal basso e dal quotidiano i grandi problemi della storia.Tuttavia si possono identificare modalità specifiche di uso e di analisi delle fonti. La dimen-sione circoscritta dell’indagine non implica il ricorso a fonti diverse da quelle utilizzate dallaricerca storica generale, ma piuttosto un uso diversamente orientato. Se l’oggetto dello studiosono gli aspetti spaziali di eventi e fenomeni, il rapporto fra comunità locale e realtà esterne,i mutamenti profondi attuati in un’area determinata, le informazioni saranno ricercate, lette econcatenate in quest’ottica, che risulta strutturalmente diversa da quella della storia generale.

Page 82: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

81

Inoltre, l’approccio locale, ricorrendo alla microscala, si è caratterizzato nella prassi storiogra-fica recente per una stretta aderenza alle fonti e per la possibilità di “usare” una elevata quan-tità di dati, anche minimi, ricavati da un gran numero di documenti. Tutto ciò ha portatoall’attenzione degli studiosi e degli addetti ai lavori archivi locali prima in gran parte trala-sciati: raccolte comunali, parrocchiali, monastiche, private, consortili, che, insieme con gliarchivi di stato, le grandi raccolte nazionali e le edizioni di documenti, costituiscono oggi apieno titolo la base di qualsiasi indagine locale.Contemporaneamente hanno iniziato ad essere esaminati in modo sistematico tipologie didocumenti scritti un tempo tralasciate perchè considerate minime, se non insignificanti, oquantomeno troppo problematiche e “faticose” rispetto al risultato che se ne poteva trarre: attiprivati, testamenti, libri di conti, registri finanziari pubblici, documentazione fiscale, registridi battesimi e di matrimoni, atti di visite pastorali, minute, inventari.La caratterizzazione interdisciplinare della ricerca locale ha comportato la necessità di incrocia-re fonti di tipologia diversa sulla base di criteri omogenei e replicabili in situazioni variate.L’emergere di temi legati alle cosiddette ‘culture subalterne’ ha fatto risaltare la necessità diindagare aspetti delle società prima lasciati in secondo piano. Tutta la storiografia si è arric-chita grazie al porsi di nuovi problemi di storia economica, sociale, istituzionale, ecclesiastica,culturale, che richiedono una specifica esperienza nel campo di più scienze, affini o ausiliarierispetto alla storia: dall’economia alla liturgia, dal diritto civile e canonico all’archeologia e allalinguistica, dalla numismatica alla demografia, dall’aerofotogrammetria e dalla topografia sto-rica alla statistica e alla sociologia.Lo stesso concetto di fonte si è enormemente allargato, estendendosi alla natura del terreno ealle sue trasformazioni, alle tecnologie metallurgiche, ai grandi fenomeni climatici, agli stru-menti di lavoro7.Sapendo di dovere evitare il rischio della globalità, lo storico locale si trova oggi ad orientarsiin settori diversi e ad acquisire tecniche di utilizzo e razionalizzazione di informazioni prove-nienti da fonti disparate, per poi dover raccordare ricerche di ambito circoscritto e problema-tiche più vaste8. Fra queste tecniche, assumono un ruolo peculiare quelle legate all’uso dellafotografia aerea e dell’aerofotogrammetria.

Il paesaggio come fonte per la storia di una comunitàAnche il paesaggio, nel suo insieme, può essere, infatti, letto come un palinsesto di segni chesi utilizzano come fonti storiche9. Lo si può definire «il racconto dei modi in cui la società haposto le sue basi in un territorio, di come lo ha fatto suo possesso, lo ha conosciuto, utilizza-to, di come in esso abbia trovato i modi di organizzarsi, evolvendosi e cercando via via imigliori adattamenti all’ambiente naturale»10. Include costruzioni nuove, modificazioni dell’ordine anteriore, opere di difesa delle situazionipiù convenienti, elementi funzionali, piccoli e grandi, che servono al vivere, al produrre e allaelaborazione della propria identità. Si tratta di grandi edifici, opere monumentali destinate adurare, che imprimono una connotazione netta all’insieme, ma si tratta anche di segni minu-ti che esprimono il fare quotidiano, il vissuto e le risposte alle necessità della popolazione. Ledue tipologie di segni si intersecano e si sovrappongono, creando un tessuto di rimandi spes-so difficile da districare, soprattutto nelle aree fortemente antropizzate e insediate continuati-vamente dell’Europa. Il paesaggio si sviluppa in una dimensione di continuità, ma subisce letrasformazioni e le cesure indotte dalle accelerazioni della dialettica fra tradizione e innova-zione vissute dalla società che lo crea. Al suo interno si distinguono, quindi, elementi che cor-rispondono a persistenze e a fenomeni di lunga durata e altri elementi che visualizzano nellospazio scelte di mutamento e di rottura.

Page 83: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

82

Segni e simboli nello spazioQuando si utilizza il paesaggio nel suo insieme come fonte storica, ciò che importa mettere inevidenza sono, in particolare, i segni, in quanto specchio degli elementi funzionali, di cui unasocietà ha marcato il paesaggio. L’operazione di “marcatura” è indipendentemente da quantoaccaduto prima, che fa parte di un’altra storia, di un altro strato, anche se in qualche misuraassimilato dalla società sopravvenuta. Quest’ultima dà inizio alla sua storia con una disconti-nuità che si legge nel paesaggio attraverso la diversità dei modi di produrre, costruire, dareordine agli elementi territoriali e identitari. Basti pensare al processo di urbanizzazione, diindustrializzazione e di meccanizzazione dell’agricolturea avvenuto in Italia fra gli anniCinquanta e Sessanta del Novecento. Le migrazioni interne hanno indotto trasformazioniurbanistiche rilevanti; la costruzione di fabbriche che richiedevano un’alta concentrazione dimanodopera presente in loco hanno determinato la costruzione di quartieri e insediamentinuovi; si sono diffuse tipologie abitative corrispondenti alle mutate abitudini di vita; si sonoimposte forme di coltivazione che permettessero operazioni meccanizzate; i filari dei vignetisono stati disposti per consentire il passaggio delle macchine, sono stati abbattuti gli alberiche intralciavano le operazioni, le estensioni degli appezzamenti sono state adeguate alla nuovaorganizzazione. E così via. Il mutamento è stato tale che quei decenni si riconoscono comediscrimen fra una precedente forma organizzativa della società e qualla successiva: il salto da unaall’altra ha lasciato segni tutt’oggi visibili.

Trasformazioni del paesaggio e della societàGli elementi di cambiamento scritti dentro il paesaggio fissano i punti di riferimento cronolo-gici all’interno del suo processo di costituzione. A partire da questi ultimi, si possono integra-re i dati provenienti dalla fonte paesaggio con quelli provenienti dalle altre tipologie di fonti. Il paesaggio però ha una sua peculiare caratterizzazione e il suo studio è insostituibile e impre-scindibile in una prospettiva storica locale integrata. Esso, infatti, è sì un insieme di elemen-ti sensibili ma anche un insieme di immagini e di visioni di quegli elementi: pone la sua evi-denza immediata e la sua muta oggettività funge spesso da correlativo per azioni di racconto,di rielaborazione e di rappresentazione. La descrizione degli elementi paesaggistici (alberatu-re, canali, terrazzamenti, corsi d’acqua) fatta da chi vive in paesaggio e lo guarda dall’interno,da attore e protagonista delle sue trasformazioni, fornirà informazioni legate alla memoriaindividuale, familiare e locale che sfuggono o sono estranei ad altre fonti11. Allo stesso modo, la lettura operata dagli autori di rappresentazioni artistiche, pittoriche efotografiche, del passato o contemporanei, dà informazioni su elementi scomparsi o non piùpercepibili e introduce spunti di interpretazione corrispondenti alla mentalità e alle modalitàdi percezione dei tanti occhi che si sono rivolti al paesaggio che ci interessa. Essi hanno con-tribuito a costruirlo, attribuendo valori e significati ai suoi segni, favorendo la conservazione,l’obliterazione o la cancellazione delle sue caratteristiche nel tempo12. Al di là del fatto che il paesaggio può essere narrato a viva voce dagli attori della sua costru-zione o rappresentato e reinterpretato nelle opere d’arte e nella cartografia, il punto di parten-za di ogni ricerca o lettura delle sovrapposizioni temporali che formano lo spessore storico delpaesaggio deve forzatamente basarsi su realtà esistenti. È questo l’aspetto che più ci interessa,se ci poniamo in una prospettiva di stretto collegamento fra ricerca e azioni di valorizzazionee riprogettazione del territorio.

Analisi del paesaggioLe fonti di partenza sono gli elementi costituenti il paesaggio stesso, cioè le permanenze, leresidualità del passato inscritte in un contesto ambientale che, almeno nella sua estensione enei suoi elementi geo spaziali è rimasto sostanzialmente immutato nel tempo.

Page 84: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

83

Anche gli elementi sensibili contemporanei del paesaggio necessitano però di un’interpreta-zione, che si basa sul confronto tra la visione dello storico outsider di oggi con le visioni deiprotagonisti del paesaggio, portatori della loro memoria locale di attori, e con le visioni selet-tive operate nel passato e divenute rappresentazione artistica o documenti. La visione esternadello sudioso può essere supportata da strumenti e tecniche di visione e rappresentazione chemettono in evidenza elementi del paesaggio grazie all’uso di punti di vista diversi.

Tecniche e tecnologie per l’analisi del paesaggioIl ricorso all’aerofotogrammetria e a ricognizioni fotografiche georeferenziate (che consentonoil confronto con la cartografia e con immagini scattate negli stessi punti e con le medesimedistanze e angolature in tempi diversi) fornisce il materiale di base per indagini scientifichesulle trasformazioni del paesaggio e sugli elementi di persistenza su lunghe durate. Inoltre,l’incrocio supportato da rielaborazioni informatiche fra i dati provenienti da immagini zenita-li (scattate in perpendicolare dall’elicottero), immagini a volo d’uccello (per lo più realizzateda aerei da turismo, senza un’inclinazione prefissata) e immagini scattate a 45 gradi di incli-nazione consentono di analizzare gli assetti urbani e le trasformazioni in alzato degli edifici,mettendo in evidenza gli aspetti tridimensionali dei tessuti edificati13.Queste letture tecnologicizzate predispongono una sorta di aggregato grezzo di dati e infor-mazioni che possono entrare utilmente nella dialettica di una lettura storica se ricondotte inun metodo critico orientato verso temi e problemi specifici.Una metodologia fondata sulla fonte paesaggio è il cosiddetto “strip” o spoliazione progressi-va14, che parte dal presupposto che all’origine dell’assetto attuale del paesaggio stia un’azioneforte che ha determinato le forme di organizzazione di una società nello spazio. Su di essa sisono sovrapposte via trasformazioni, modificazioni, obliterazioni che hanno portato fino all’as-setto attuale. La storia si deposita nel paesaggioper strati, grazie a tanti segni, anche minimi.La procedura di ricerca dell’organizzazione iniziale di un paesaggio (o di uno dei suoi stratiprincipali) consiste nello ‘spogliare’ il paesaggio contemporaneo letto con il supporto di rile-vazioni e tecnologie fotografiche, dei segni che si sono via via sovrapposti nel tempo, fino adarrivare ad una sorta di scheletro che corrisponderebbe alla forma dell’organizzazione “origi-naria”, o – meglio – alla quale noi vogliamo fare riferimento come terminus a quo. È evidenteche via via ci si allontana dal presente, il riconoscimento delle stratificazioni diventa più dif-ficile e si è costretti a comprendere in un’unica stratificazione periodi di tempo sempre piùampi. In questi margini di inderminatezza, oltre che nella soggettività implicita nell’analisidei dati rilevati tecnicamente, consistono i limiti del ricorso al paesaggio come fonte preva-lente per una ricerca di storia del territorio.

Forme di razionalizzazione delle analisi del paesaggioIl raccodo fra l’utilizzo di forme di rileivo fotografico dell’esistente e le sintesi di rappresenta-zione grafica della superficie terrestre costituisce un momento di analisi di primaria importan-za per la conoscenza del territorio e delle sue trasformazioni nel tempo.La rappresentazione cartografica è una forma di razionalizzazione spaziale grafica codificatadegli elementi sensibili del paesaggio e del territorio. È uno strumento interpretativo realiz-zato in una precisa situazione per rispondere a determinate finalità. Una mappa con l’indica-zione dei corsi d’acqua può essere stata redatta in funzione della regolazione dei livelli o del-l’attestazione di diritti di proprietà o in funzione di un progetto di bonifica e di regimenta-zione degli alvei. Un disegno che riporta castelli, elementi fortificati e indicazioni dei rilievimontani o collinari può risalire a un progetto militare o accompagnare una relazione di veri-fica delle situazioni sul campo che doveva precedere una spedizione. Una rilevazione dei con-fini di appezzamenti agricoli può essere stata predisposta nel contesto di una vertenza, o di una

Page 85: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

84

successione ereditaria. Le mappe catastali indicano la corrispondenza fra beni immobili, pro-prietari e stima della rendita stabilita per finalità di controllo fiscale. La planimetria di un edi-ficio industriale può risalire a una pratica di richiesta di autorizzazione ad avviare l’attività oa una riorganizzazione interna delle modalità di lavoro e di turnazione.Carte e mappe sono strumenti indispensabili per lo studio della storia locale: restituisconoinformazioni sugli assetti sensibili del territorio, sul rapporto fra elementi antropici e natura-li e sulla percezione dei luoghi nelle diverse epoche, che molto difficilmente sarebbero ricava-bili da altre fonti.Tuttavia ciascuna rappresentazione esplicita pienamente la sua funzione di fonte storica e for-nisce una concatenazione più completa di dati se viene ricondotta al contesto che l’ha origina-ta, se si ricostruiscono le situazioni e le condizioni particolari che ne hanno reso necessaria larealizzazione, se si identificano il disegnatore, il committente e i destinatari, se si collegano isuoi contenuti e il suo codice simbolico con documenti, con raffigurazioni artistiche e con altrielementi cartografici contemporanei.Inoltre, l’incrocio fra gli elementi raffigurati e le informazioni provenienti da singoli toponi-mi e da indagini sulla toponomastica dell’area può fare emergere aspetti del processo di tra-sformazione del territorio e contribuire ad individuare le dinamiche che l’hanno orientato. Il confronto fra mappe e disegni relativi allo stesso territorio o allo stesso insediamento ma rea-lizzati in epoche diverse, con una sorta di sovrapposizione diacronica può indicare le linee dipersistenza e di mutamento degli insediamenti, dei tracciati stradali, dei corsi d’acqua, del-l’estensione e della ripartizione di boschi e spazi coltivati, e così via15. Questa operazione impli-ca la soluzione di una serie di problemi tecnici, tra cui l’individuazione delle unità di misurae delle scale usate e la loro equiparazione, le caratteristiche dei segni convenzionali e il loroscioglimento, l’appartenenza o meno a una serie o a un’unica campagna di rilevazione. Vi siaggiungono le questioni relative a ciascuna carta o mappa: verifica dell’autenticità, ubicazio-ne, stato di conservazione, grafia16.Gli ambienti urbani, per la loro complessità e per la concentrazione di documenti che spessoli caratterizza, sono un campo di studio particolarmente favorevole. Carte, mappe, mappe cata-stali, stradari, rappresentazioni in alzato, disegni preparatori per nuove realizzazioni urbanisti-che o architettoniche costituiscono la base per ricostruzioni integrate degli assetti nelle diver-se epoche e delle scelte spaziali operate in relazione con le grandi trasformazioni vissute dallasocietà cittadina17.Sia per i tessuti insediativi fittamente edificati che per i contesti rurali, il confronto fra i risul-tati della collazione fra rappresentazioni di precedenti epoche diverse con la cartografia attua-le, consente di verificare i singoli aspetti e di vagliarne l’attendibilità. Il controllo sulle distan-ze raffigurate rispetto alla realtà, l’esame dei rapporti altimetrici e della struttura degli edifi-ci costruiti, l’analisi della presenza di elementi naturali aggiungono indicazioni critiche alleinformazioni provenienti dai documenti storici. Anche in queste prospettive di indagine il ricorso agli strumenti della fotografia aerea, in fasedi verifica, o in fase di raccordo con la progettazione di interventi sul territorio si rivela un’oc-casione privilegiata, sia per la conoscenza che per l’operatività.

Page 86: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

85

1) M. Roncayolo, Territorio, in: AA.VV., Enciclopedia Einaudi, Einaudi, Torino 1981, vol. XIV, pp. 218-244, inparticolare p. 230.

2) Si vedano i testi di riferimento: L. Gambi, Una geografia per la storia, Einaudi, Torino 1973; Id., I quadriambientali, in Storia d’Italia, Annali, Einaudi, Torino, 1972, n. 1; G. Rougerie, Géographie des paysages, Pressesuniversitaires de France, Parigi 1969.

3) F. Braudel, Civiltà e imperi del Mediterraneo nell’età di Filippo II, trad. it. di C. Pischedda, Einaudi, Torino1953, p. 765.

4) P. Ricoeur, La memoria, la storia, l’oblio, Raffaello Cortina Editore, Milano 2003, pp. 207-215. Si veda anche C.Morris, Lineamenti di una teoria dei segni, Manni, Torino 1954.

5) La ricerca dell’inprinting «è possibile e dovrebbe imporsi in paesi come l’Italia dove la continuità dell’insedia-mento non è mai stata interrotta da fasi regressive se si escludono certi periodi nel passaggio dalla romanità allaripresa comunale dell’alto medioevo, e dove il popolamento si è via via intensificato in maniera progressiva. Lastessa metodologia non avrebbe senso invece nello stesso modo in un paese come gli Stati Uniti ad esempio,dove la colonizzazione si è impiantata nel territorio ex novo, una volta fatta piazza pulita delle esigue traccedelle popolazioni indiane» (E. Turri, Il paesaggio e il silenzio, Marsilio, Venezia 2004, pp. 189-190).

6) Per un approfondimento del tema, si vedano: E. Turri, La conoscenza del territorio, Marsilio, Venezia 2003; Id.,Il paesaggio e il silenzio, Marsilio, Venezia 2004, in particolare pp. 188-194; H. N. Shultz, Genius loci, Electa,Milano 1986.

7) C. Violante, Gli studi di storia locale tra cultura e politica, in Id. (a cura di), La storia locale. Temi, fonti e metodi dellaricerca, Il Mulino, Bologna 1982, pp. 26-27.

8) AA.VV., Storia locale e pluralità delle fonti, Atti del convegno di studi 5-7 giugno 1992, Quadernidell’ArchivioStorico Arcivescovile di Fermo, Fermo 1994.

9) Riflessioni di base in: K. Lynch, Il tempo dello spazio, Marsilio, Milano 1977; P. Castelnovi (a cura di), Il senso delpaesaggio, Istituto di Ricerca Economico-Sociale del Piemonte, Torino 2000; D. Cosgrove, Realtà sociale e pae-saggio simbolico, Ed. Unicopli, Milano 1990.

10) E. Turri, Il paesaggio... Op.Cit, p. 166.

11) P. Virno, Il ricordo del presente, Bollati Boringhieri, Torino 1999.

12) T. Maldonado (a cura di), Paesaggio, immagine e realtà, Electa, Milano 1981.

13) Si vedano alcuni casi di studi condotti sul bacino del Po e sui centri storici di città italiane in www.bamsphoto.it

14) E. Turri, Il paesaggio... Op.Cit., pp. 190-191.

15) A titolo di esempio si vedano E. Turri (a cura di), Le terre del Garda: immagini del lago nella cartografia, secoli XIV-XX, Cierre, Brescia 1997; D. Ferrari, La città fortificata: mantova nelle mappe ottocentesche del Kriegsarchiv di Vienna,Il Bulino, Modena 2000.

16) Per un approccio generale al tema si vedano J. Black, Visions of the world: a hisotry of maps, Mitch, London 2003;A. Ludovisi, S. Torresani, Storia della cartografia, Pàtron, Bologna 1996; M. Bini, Alla scoperta del mondo: l’artedella cartografia da Tolomeo a Mercatore, Il Bulino, Modena 2001; D.R. Curto, A.Cattaneo, A.F. Almeida, Firenze,Leo S. Olschki (a cura di), La cartografia europea tra primo Rinascimento e fine dell’Illuminismo, Atti del ConvegnoInternazionale The making of European Cartography (Firenze. BNCF-EUI, 13-15 dicembre 2001) 2003.

17) Testi di riferimento: C. De Seta, Cartografia della città di Napoli: lineamenti dell’evoluzione urbana, Ed. ScientificheItaliane, Napoli 1969; Id., Città d’Europa: iconografia e vedutismo dal XV al XVIII secolo, Electa, Napoli 1996;Id., Tra oriente e occidente: città e iconografia dal XV al XIX secolo, Electa Napoli 2004.

Page 87: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto
Page 88: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

87

Alberto Angelo Lini

Cartografia storica, fotografia aerea e rilievo del territorio

Nell’analisi del territorio, al fine di capire quali siano state le trasformazioni, che hanno plasma-to i nostri aggregati urbani è di fondamentale importanza percepire quali siano state le princi-pali fasi che ne hanno modificato la geometria urbana e la delimitazione degli spazi rurali.L’analisi della rappresentazione cartografica in successione storica attraverso le mappe catasta-li e la fotografia aerea sono tra gli strumenti più validi e ricchi di informazione. Storicamenteprima dell’unificazione esistevano in Italia ben ventidue tipi di catasto, fra questi il più impor-tante era il censo milanese. Alcuni di questi accatastamenti erano geometrici altri descrittivi.In Lombardia il censimento immobiliare a scopo fiscale fu iniziato nel Ducato di Milano a par-tire dal XVI secolo (dominazione spagnola 1535-1705).Nel 1718, sotto la dominazione Asburgica Carlo VI d’Austria promuove un rilievo censuariodel territorio mai tentato prima e terminato successivamente da Maria Teresa d’Austria nel1760 (Catasto Teresiano). Molti dei principi contenuti in questo catasto geometrico perticel-lare sono tuttora validi nei catasti moderni. Successivamente la geografia politica dell’altaItalia viene rivoluzionata a partire dal gennaio 1797.Nel maggio 1805 Napoleone viene incoronato nel Duomo di Milano, e la repubblica si tra-sforma con altre terre in Regno Italico. Con Napoleone si inizia una nuova campagna di rilie-vi al fine di costituire il nuovo catasto. Conclusosi il periodo Napoleonico viene eseguito sututte le province del regno Lombardo-Veneto un nuovo censimento. Non è un caso che il cata-sto geometrico e particellare inizi fra il XVII e il XVIII secolo il suo viaggio nella storia.Pur non tralasciando gli apporti dovuti ai grandi navigatori, è solo all’inizio del’ 600 cheWelbord Snell indica come rilevare e sviluppare una rete di triangoli, come misurare una base;ed è infine fra il ‘600 e ‘700 che si diffondono le cartografie della famiglia Cassini.Infatti sia la Baviera che poi il neonato Regno d’Italia adottano per la carta catastale la proie-zione di Cassini modificata da Soldner. Con l’unificazione del Regno d’Italia ci fu una granderivoluzione dei catasti poiché i sistemi in uso fino ad allora differivano fra loro: alcuni eranogeometrici, altri descrittivi, altri ancora mancavano di triangolazioni, di misurazioni, di scalee di diverse basi.Nel 1886 fu emanata la legge 1º marzo 1886 n. 3682 sulla sperequazione fondiaria (leggeMessedaglia) che ordinava l’istituzione di un catasto che doveva servire per l’applicazione delleimposte. Angelo Messedaglia è stato senatore del Regno d’Italia nella XV legislatura e docen-te di economia all’Università degli Studi di Padova oltre ad essere evidentemente un validotecnico, infatti nella sua relazione parlamentare dichiara: «è da augurarsi prossimo il tempo incui, dopo lunghi servigi resi e malgrado i parziali vantaggi […] la tavoletta pretoriana […]andasse a prendere il meritato riposo accanto al livello ad acqua e all’astrolabio […] e poichésiamo sui suggerimenti, non ci sembra inopportuno di richiamare l’attenzione anche sull’usodella fotografia, da cui parecchi si ripromettono uno speciale sussidio nel rilievo topografico eche merita a ogni modo di non essere dimenticata».È sempre difficile fare previsioni, soprattutto azzeccarle, quindi è meglio essere prudenti anchenei confronti dei successori, lo dimostra il brano seguente tratto dalla rivista del catasto del1958: «Nei futuri rilievi (ci sia lecita qualche previsione), avvalendosi della completa dotazio-

Montichiari, Brescia. Rudere di cascinalenella brughiera.(BAMSphoto - Rodella)

Page 89: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

88

ne di nuovi strumenti sarà possibile conseguire agevolmente un più notevole grado di preci-sione ( anche in relazione alla preconizzata probatorietà del catasto) siano essi attuati da terraovvero con la fotogrammetria aerea. È da aggiungere che per le prese aereofotogrammetricheè da presumere prossima la sostituzione dell’aereoplano con l’elicottero, aereomezzo di cui, aquanto risulta, sarebbero eliminate quelle eccessive vibrazioni che finora ne hanno impeditol’impiego nei voli aereofotogrammetrici. Tale sostituzione sarà di grande importanza sia perevitare quegli inconvenienti che la velocità dell’aereo produce nella presa dei fotogrammi siae specialmente per consentire il saltuario rilievo di zone anche di estensione minima, sullequali l’elicottero potrà soffermarsi». È noto che l’elicottero, almeno a fini cartografici non èstato usato.La fotogrammetria possiamo farla risalire al fisico Arago che nel 1839all’Accademia Francese presentò una Memoria sulla utilità delle fotografie come aiuto per ilrilievo dei monumenti e l’esecuzione dei lavori topografici. Con il perfezionamento dellecamere fotografiche e del materiale sensibile si ebbero in seguito molte applicazioni, soprat-tutto nei rilevamenti di alta montagna. Nella seconda metà dell’ottocento si estese il procedi-mento di rilievo attraverso le fotografie, con la realizzazione di camere fotografiche adatte, dispeciali strumenti di misura e di nuove tecniche operative: la restituzione del terreno venivafatta in generale per via grafica e per punti con opportuni regoli e settori graduati.Il salto di qualità si ebbe, dopo il 1900, con la realizzazione da parte della casa Zeiss del primorestitutore automatico: lo stereoautografo.Dopo la prima guerra mondiale è nata la fotogrammetria aerea: attraverso le operazioni diguerra, con la ricognizione aerea, si constatò quale grande campo di indagine potevano rappre-sentare le fotografie e si intravide la possibilità di utilizzarle per scopi topografici.Subito dopo il 1919 apparvero i primi restitutori italiani, francesi e tedeschi, adatti per foto-grafie prese da un aereo e non soltanto per foto terrestri. Fiorirono anche molti studi che mise-ro in evidenza le proprietà geometriche delle fotografie e le relazioni esistenti tra l’oggetto.Nella carlinga di un aereo, che nella sua parte inferiore ha uno o più fori eventualmente pro-tetti da un vetro a facce piane e parallele, vengono sistemati sia la macchina fotogrammetricasu un sostegno circolare girevole per l’orientamento secondo la direzione del volo, sia alcunistrumenti complementari. L’asse principale della camera deve essere verticale, quando l’aereo

Mappa del 1738, Comune Monastico diMaguzzano-Lonato, Brescia.(BAMSphoto - Rodella)

Page 90: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

89

Bagnolo Mella, Brescia. Catasto napoleonico.(Archivio di Stato)

è in assetto di volo orizzontale. Le fotografie vengono prese secondo strisciate in modo che visia un ricoprimento longitudinale fra una fotografia e la successiva, necessario per la restitu-zione di un terreno qualsiasi in quanto ciascun punto deve essere ripreso da due stazioni.L’insieme di due fotografie con ricoprimento longitudinale prende il nome di stereogramma.Appare scontato ma bisogna ricordare che le prime foto aeree furono realizzate in Francia dalpioniere della fotografia Nadar (Gaspard-Félix Tournachon, 1820-1910) nel 1858, a bordo diun aerostato. Si fissarono così le basi teoriche della fotogrammetria, che con l’avvento dell’elet-tronica, dell’informatica e del digitale ha raggiunto notevoli progressi ampliando sempre piùle sue applicazioni. La fotografia aerea è uno strumento utile al rilevamento delle caratteristi-che del terreno non facilmente percepibili al piano di campagna e trova applicazione in nume-rosi campi, dalla cartografia all’archeologia.Nel campo dell’archeologia la fotografia aerea è uno strumento di indagine che consente di evi-denziare le tracce di resti sepolti non visibili da terra e di cogliere con una visione d’insieme ireciproci rapporti spaziali dei ritrovamenti.Questi ultimi sono anni di grande fermento tecnologico e gli attori che, pur in ambiti diver-si, operano sul territorio possono contare su nuovi strumenti:Sistema Informativo Territoriale (SIT); Geographic Information System (GIS), Spatial DataInfrastructure (SDI), Infrastruttura per l’Informazione Territoriale (ITT), ecc.La cartografia storica e la fotografia aerea sono di aiuto non solo nella ricerca storica, ma sonostrumenti importantissimi anche per la pianificazione territoriale, che spesso, pur avvalendosidi nuovi e sofisticati strumenti, dimentica il proprio ruolo sull’organizzazione del territorio inbase alle proprie vocazioni paesaggiste e ambientali. La ricchezza di informazioni contenutenei registri catastali allegati alle mappe referenziano il territorio individuando oltre alla forma,la consistenza degli immobili, la qualità delle colture e la possessione dei fondi, mettendo inevidenza così l’uso agricolo del suolo con l’individuazione dei corpi idrici superficiali e le viedi comunicazione stradale.La lettura comparata delle carte in serie storica, unita al confronto della fotografia aerea, puòfarci scoprire parti di paesaggio del nostro territorio che talvolta non sono mutate nel tempoe che per questo vanno tutelate.

Page 91: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto
Page 92: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

91

Silvio Borlenghi

Impatto ambientale e fotografia aerea

La progettazione di grandi opere, soggette a Valutazione d’Impatto Ambientale da parte delMinistero dell’Ambiente, prevede la redazione di un nuovo strumento chiamato Progetto diMonitoraggio Ambientale (PMA) in grado di ‘tenere sotto controllo’ l’evoluzione degli impat-ti sull’ambiente causati sia dal cantiere sia dall’opera in esercizio. Gli obiettivi del PMA sonodettati dalle Linee guida per il progetto di monitoraggio ambientale delle opere di cui allaLegge Obiettivo (21-12- 2001 n. 43) e possono essere così riassunti: verificare la conformitàalle previsioni di impatto ambientale indicate nello Studio di Impatto Ambientale, garantireun collegamento logico funzionale tra le fasi ante operam, corso d’opera e post operam, garantireil pieno controllo della situazione ambientale e valutare l’efficacia delle misure di mitigazionepreviste rispetto alle varie componenti ambientali che si sono affrontate nello Studio diImpatto Ambientale, consentire agli organi preposti alla verifica della situazione ambientaleun accesso organico e diretto alle informazioni desunte dal monitoraggio effettuato.Oggi, per poter raggiungere gli obiettivi proposti dal Ministero la tecnologia mette a disposizio-ni strumenti sofisticati e, soprattutto per la componente Paesaggio, le riprese da satellite, le ripre-se aeree e in particolare la fotografia a bassa quota a 45° da elicottero risultano insostituibili.

Regolamentazione normativa e ambito di applicazione

Il monitoraggio ambientale si applica ad una serie di componenti e fattori ambientali che ven-gono esplicitati nel DPCM 27/12/1988: atmosfera: qualità dell’aria e caratterizzazione meteoclimatica, ambiente idrico: acque sotterranee e acque superficiali, considerate come componen-ti, come ambienti e come risorse, suolo e sottosuolo: intesi sotto il profilo geologico, geomor-fologico e podologico, nel quadro dell’ambiente in esame ed anche come risorsa non rinnova-bile, vegetazione, flora e fauna: formazioni vegetali ed associazioni animali, emergenze piùsignificative, specie protette ed equilibri naturali, ecosistemi: complessi di componenti e fat-tori fisici, chimici e biologici tra loro interagenti ed interdipendenti, che formano un sistemaunitario e identificabile per propria struttura, funzionamento ed evoluzione temporale, salutepubblica: come individui e come comunità, rumore e vibrazioni: considerati in rapportoall’ambiente naturale e umano, radiazioni ionizzanti e non ionizzanti: considerati in rapportoall’ambiente sia naturale che umano, paesaggio: aspetti, morfologia e culturali del paesaggio,identità della comunità umane interessate e relativi beni culturali.Il PMA si va ad aggiungere allo Studio di Impatto Ambientale (SIA) da cui trae le indicazio-ni di progetto e ne analizza l’evoluzione in tre distinte fasi: l’ante operam, la fase di realizzazio-ne dell’opera e il post operam.L’adozione di tale metodologia per fasi temporali parte dall’esigenza di dover necessariamenteconfrontare lo stato dell’ambiente futuro con quello attuale; in questo modo si potranno quan-tificare gli impatti e l’efficienza delle misure di mitigazione e compensazione adottate.Esigenza primaria del PMA diventa la continua acquisizione di dati che fotografino lo stato del-l’ambiente nella sua complessità e nelle sue interazioni con le perturbazioni create dall’opera.

Bassa bresciana.(BAMSphoto - Rodella)

Page 93: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

92

Nonostante si sia consapevoli che ogni componente e fattore ambientale ha caratteristiche eproblematiche proprie il PMA deve stabilire una metodologia standardizzata di acquisizionedei dati. Questa scelta è alla base di un idea di monitoraggio che non si ferma a valutare lecomponenti prese singolarmente, ma che guarda verso una loro continua interazione; questopermetterà di calibrare al meglio tutti gli interventi volti a garantire l’efficienza delle misuredi mitigazione e compensazione ambientale. La componente paesaggio, che potrebbe sembrare ‘autonoma’ trova grande possibilità d’inte-grazione con le altre componenti ambientali applicando i principi dell’Ecologia del Paesaggio.

L’approccio integratoLa componente paesaggio è legata a diversi indicatori: le configurazioni fisico-naturalistico-vegetazionale, le configurazioni insediative, i caratteri della visualità ed il patrimonio storico-artistico-archeologico.Risulta evidente che il monitoraggio su questa componente (nel suo complesso) ha significa-to se la raccolta dei dati ricopre una fascia temporale la più ampia possibile. Il monitoraggioante operam potrebbe dare indicazioni di rilievo nelle scelte progettuali essendo lo strumentopiù idoneo a valutare le tendenze evolutive dei diversi indicatori.Uno Studio d’impatto Ambientale basato sui dettami dell’ecologia del paesaggio dovrebbeprevedere un monitoraggio ambientale che ne condivida criteri e metodi.E’ auspicabile completare le analisi mediante l’elaborazione di rilievi fotografici di dettaglioper garantire la massima visibilità e trasparenza nei confronti della popolazione residente, perrenderla il più possibile partecipe delle trasformazioni in atto sul suo territorio utilizzando illinguaggio non tecnico.Ci si propone come obiettivo di monitorare, al fine di tutelare: la qualità paesaggistica degliinterventi, l’uso del territorio a partire dalle risorse esistenti (parchi e aree con ecosistemi dipregio), i paesaggi agrari tradizionali, l’ambiente peri-urbano e peri-fluviale, la presenza bio-tica sul territorio e l’incremento della biodiversità, i valori acustici naturali o tradizionali: pae-saggi ‘sonori’, i percorsi panoramici e i sentieri a valenza paesistica, la viabilità storica, la reteecologica, il suo sviluppo e il suo completamento, la ricomposizione della forma urbana, gliareali di pregio paesaggistico: le valli dei principali corpi idrici e aree adiacenti, le aree umide,le fasce di contesto della rete idrica artificiale con valenza paesistica, le aree agricole a valen-za paesistica, i centri e nuclei storici, i beni storico-culturali e loro contesto. Le fasi di lavoro si possono suddividere in prima della costruzione dell’opera, in corso d’operae dopo la costruzione dell’opera. La prima fase prevede: realizzazione di una cartografia che,per le componenti flora, fauna ed ecosistemi, illustri tutti gli elementi naturali presenti nel-l’area interessata dall’opera con particolare riferimento alla emergenze di biodiversità; realiz-zazione di una cartografia dell’inter-visibilità paesistica mutuata da un rilievo fotografico ecine-fotografico a 45° rispetto al terreno eseguite da elicottero (dotato di GPS) da quote diver-se; riprese da terra ove le stazioni di rilievo sono scelte in base alle principali posizioni di pos-sibile percezione umana della nuova opera; realizzazione di una cartografia dell’inter-visibilitàinversa mutuata da un rilievo fotografico verso le emergenze paesaggistiche come l’edificatorurale storico. La seconda fase prevede: rilievo fotografico di dettaglio eseguito dall’elicotteroper le zone di cantiere e di imposta di grandi strutture; aggiornamento di tutte le cartografierealizzate nell’ante-operam compresi tutti i rilievi foto e video; controllo della effettiva realizza-zione delle opere di mitigazione ambientale; controllo dell’evoluzione di tutte le opere previ-ste di mitigazione e di compensazione. L’ultima fase, terminati i lavori, prevede: realizzazione di mostre fotografiche che raccontinol’evoluzione del paesaggio insieme alla nascita della nuova opera. Gli eventi finalizzati allaverifica dell’assimilazione paesistico-culturale dell’opera nel contesto locale potranno esserel’occasione per far scoprire nuovi punti di vista da cui apprezzare il paesaggio circostante. Il

Page 94: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

93

monitoraggio della funzionalità ecologica del paesaggio è garantito tenendo sotto controllo ilvalore di biopotenzialità territoriale (Btc) Con le immagini provenienti dal telerilevamentoutilizzato per il monitoraggio della vegetazione, con la stessa cadenza temporale, e con l’ausi-lio di un sistema GIS sarà possibile ottenere un valore di Btc per tutta la durata della costru-zione. Il monitoraggio così impostato rende possibile la verifica dell’efficienza delle opere dimitigazione confrontando gli obiettivi dallo studio d’impatto ambientale con i risultati delmonitoraggio (la Btc è un parametro proprio dell’Ecologia del paesaggio facilmente confron-tabile). Nel caso in cui i valori di stima, al contrario, dimostrassero che i dati attesi non potran-no mai essere raggiunti facilmente si potrà intervenire con misure correttive (potenziamentodi opere di mitigazione, e compensazioni) in tempo utile per non compromettere la stabilitàdell’ecomosaico.

Appendice 1

Introduzione all’ecologia del paesaggioL’apporto teorico dell’Ecologia del Paesaggio (ramo specifico dell’Ecologia generale che sioccupa dell’organizzazione del territorio in termini di configurazioni strutturali (macchie, cor-ridoi e matrici) composti da elementi del paesaggio e/o ecotipi, configurazioni funzionali(apparati1) e dinamiche (trasformazioni). ha completamente ridefinito il rapporto uomo - ter-ritorio, tanto che il paesaggio è stato interpretato in una nuova ottica, cioè come un sistemadi ecosistemi, «consistente in una serie di mosaici di tessere naturali e antropizzate organizza-ti come scatole su varie scale, da quella locale fino a quella regionale».2 Il paesaggio viene,infatti, studiato nella sua globalità, per non lasciare che le varie attività umane si assomminoin modo del tutto casuale, ma siano connesse tra loro in un rapporto funzionale di apparato. In tal senso un’area può essere studiata solo se inserita nel sistema paesistico superiore, defini-to ecotessuto3 in modo che possa concorrere anch’essa al mantenimento di un determinatoequilibrio ecologico generale (metastabilità4). Il postulato implicito delle tesi ecologiche è costituito dalla necessità di conservare la stabilitàambientale; se questo è il fine, la tutela della biodiversità può essere definita come lo strumen-to per il suo raggiungimento. Al concetto di biodiversità si lega quello di stabilità ambientale,che in questo caso viene intesa in senso dinamico, è cioè la capacità di un sistema ambientale dimantenere una costanza di struttura e di funzionamento, nonostante cambiamenti ambientali edisturbi dovuti ad interventi di varia origine, soprattutto umani (Ingegnoli, 1993).La stabilità di un ecosistema è sia correlata con le caratteristiche della sua struttura che del suofunzionamento, ma è anche influenzata dalla diversità della composizione in specie: la stabili-tà di un ecosistema, ossia la sua capacità di conservare un equilibrio dinamico mediante pro-cessi di regolazione omeostatici, cresce con il numero dei suoi elementi.Quando, attraverso eventi naturali o umani, certi ecosistemi vengono semplificati, la perditadi diversità incide negativamente sul loro funzionamento, provocando una caduta della stabi-lità e conseguentemente della qualità ambientale.L’uomo d’altra parte ha bisogno sia di ecosistemi artificiali, che necessitano di continui inter-venti di regolazione, sia di ecosistemi naturali, omeostatici e molto stabili. L’alternanza di zonecon forti carichi di pressione ambientale e zone con forti capacità di assorbimento dei carichistessi, permette di mantenere un certo equilibrio in tutto l’ecotessuto più ampio. I processi di urbanizzazione hanno portato a concentrare la presenza umana in aree singolari.Si sono così formati due poli contrapposti: il paesaggio antropizzato e quello naturale. Tuttociò necessita di compensazioni, tenendo conto che gli ecosistemi stabili sono troppo piccoli eisolati per poter essere biologicamente autosufficienti. Per questo motivo diviene fondamen-tale la costruzione di una rete che li connetta, costituita da macchie collegate da corridoi, evi-tando il pericolo di isolamento di sistemi naturali in matrici completamente urbane.

Page 95: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

94

Cenni sulla frammentazione degli habitat e corridoi ecologiciI processi di sempre maggiore artificializzazione del territorio hanno portato, come si è detto,ad una profonda e radicale trasformazione dell’ambiente naturale originario, causando unaquasi completa scomparsa degli habitat naturali a favore di neo-ecosistemi dipendenti da ener-gia artificiale e, quindi, attivando processi di banalizzazione degli ecomosaici extraurbani. L’ecosistema, l’unità funzionale di base per l’ecologia, è un sistema aperto, lontano dall’equilibrio,che vive dello scambio di energie tra un ambiente di entrata e uno di uscita, tra i quali i nutrien-ti circolano, si accumulano e si trasformano, costituendo un complesso sistema di interazioni trale popolazioni di produttori, consumatori e decompositori, organizzati in catene trofiche, attraver-so cui l’ecosistema realizza meccanismi sempre più complessi di regolazione omeostatica. La presenza di catene alimentari garantisce il flusso di energia e il ciclo della materia all’inter-no dell’ecosistema e ne determina lo sviluppo e il suo processo evolutivo verso la condizionedi metastabilità e, quindi, di equilibrio dinamico tra le sue componenti (Fabbri, 1997). La necessità di comunicazione e di scambio di materia ed energia tra gli ecosistemi è espressadalla teoria biogeografica delle isole di Mc Arthur e Wilson, elaborata nel 1967. Secondo que-sta teoria una data unità ecosistemica, ben distinguibile dalla matrice ambientale in cui èimmersa, potrà ospitare un certo numero di specie, determinato dal rapporto tra estinzionilocali ed immigrazione di individui da altre unità ecosistemiche. La presenza di un numeroelevato di specie diverse, con caratteristiche, esigenze e risposte alle perturbazioni esterne dif-ferenziate assicura all’ecosistema una reazione positiva alle condizioni di stress ambientale. Lapresenza di un territorio frammentato, in cui si riduce sempre più la superficie complessiva diambiente naturale, riduce gli habitat a disposizione delle specie di interesse presenti negli eco-sistemi relegandole ad aree di scarsa estensione e isolate in un contesto di forte artificializza-zione. Non potendo più comunicare con l’esterno l’ecosistema naturale perde varietà specifica,impoverendosi; inoltre nelle unità relitte di piccole dimensioni si alterano le condizioni eco-logiche e i rapporti tra le aree interne e le fasce marginali. Tutto ciò si traduce in un aumentosignificativo delle estinzioni, soprattutto per le specie meno resistenti a favore di quelle piùrobuste, alterando fortemente i cicli vitali e le catene trofiche. Tutto ciò si riassume nel con-cetto di meta-popolazione, per cui la sopravvivenza di una specie dipende dalla coesistenza disotto-popolazioni deficitarie ed eccedenti capaci cioè di produrre nuovi individui colonizzan-ti le unità in cui altre sotto-popolazioni si sono estinte (Malcevschi, et al, 1996). Naturalmente le specie devono avere la possibilità di compiere spostamenti verso le areeabbandonate e di disperdersi dai nuclei ad elevata naturalità attraverso una matrice spesso osti-le, come l’ecosistema agricolo o quello urbano. La fauna deve avere cioè unità di appoggio percompiere gli spostamenti, corridoi ecologici per la precisione che svolgono la funzione di viedi mobilità per le specie che svolgono cicli vitali in ambienti diversi e di captazione di nuovespecie colonizzatrici. E’ necessario quindi sviluppare un concetto di naturalità diffusa e non ditutela di isole di naturalità, comprendendo nelle aree da conservare aree sink (macchie che ospi-tano una meta-popolazione con tasso riproduttivo negativo) e aree source (macchie che ospita-no una meta-popolazione con tasso riproduttivo positivo), insieme a corridoi di collegamentonell’intero paesaggio. Le cause di frammentazione sono differenti, gli elementi più critici di frammentazione sono leinfrastrutture lineari, i cui effetti possono essere molteplici: impedimento al transito degli ani-mali, divisione di associazioni vegetali di valore ecologico, quali boschi, oltre all’aumento dellamortalità di alcune specie animali nell’attraversamento delle nuove infrastrutture, la formazio-ne di nuove sorgenti di disturbo e di inquinamento. Per questi motivi, è importante condur-re un’analisi approfondita sulle dinamiche di sviluppo dell’ecosistema territoriale attraversatoda una nuova infrastruttura, mettendo in evidenza le aree di maggiore valenza ecologica, utiliall’equilibrio generale del territorio e i principali flussi che collegano le macchie che compon-gono l’ecosistema, indirizzando così il tracciato della nuova infrastruttura lontano dai princi-pali corridoi di comunicazione.

Page 96: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

95

Applicazione dei principi dell’ecologia del paesaggio

Alla luce di quanto espresso sinora, uno studio potrebbe essere articolato nelle seguenti fasi dianalisi:

Analisi dell’ecomosaico a livello superiore o di area vastaVengono individuati i condizionamenti e i vincoli ecosistemici attraverso l’analisi degli ele-menti del paesaggio che compongono l’ecotessuto di riferimento, secondo elaborazioni coadiu-vate dal GIS, restituendo cartograficamente e quantitativamente le informazioni desunte dalleriprese aeree.

Analisi dell’ecomosaico a livello d’interesseDefinite le dinamiche di area vasta, vengono analizzati i tipi di ecosistemi presenti nell’area diinteresse allo stato attuale e viene analizzato il loro rapporto nel mosaico di appartenenza. In base alle elaborazioni condotte e ai dati ricavabili dalle riprese aeree, si possono distinguere:- il sistema naturale (boschi, vegetazione ripariale, corsi d’acqua di origine naturale);- il sistema agricolo (seminativi, prati stabili, colture legnose);- il sistema antropico (edificato, infrastrutture e aree degradate).I dati ricavati vengono elaborati per la comprensione delle caratteristiche strutturali e funzio-nali che hanno determinato le varie configurazioni degli Ecomosaici nelle scale spaziali indi-viduate; a tale scopo si costruiscono ‘modelli quali-quantitativi’ rilevando i tipi di elementidel paesaggio presenti, aggregati per funzioni simili e per ciascuno di essi si registra, per indi-viduare la struttura: - la superficie espressa in ettari;

- la percentuale relativa di superficie di ciascun elemento,rispetto a quella totale, del territorio;- l’indice di Biopotenzialità territoriale (Btc) espressa inMcal/mq/anno (Ingegnoli stima intervalli di valori di Btcper ogni elemento del paesaggio);- la percentuale di appartenenza all’Habitat Umano5 (Hu),intesa come disturbo indotto dall’uomo per il mantenimentodello stato di quell’elemento;- la superficie espressa in ettari di Habitat Umano;- la superficie in ettari di Habitat Naturale6;- eterogeneità paesistica7(H);- eterogeneità paesistica massima8 (HMAX );- rapporto tra H / HMAX9

Tabella - Stima dei valori di Biopotenzialità calcolati per iprincipali tipi di elementi paesistici dell’Europa centro –meridionale, tratto da Ingegnoli, Fondamenti di Ecologia delPaesaggio, 1993.

Per definire le caratteristiche funzionali si utilizzano: - le superfici totali dell’Habitat Umano e le loro relative per-centuali rispetto al territorio indagato;- le superfici di ciascun Apparato10 e la loro relativa percen-tuale rispetto all’Habitat di appartenenza;- i valori di Biopotenzialità territoriale (BTC).

Il metaprogetto o modello delle opportunità è l’elaboratoconclusivo che mette in evidenza i condizionamenti e leopportunità ecosistemiche risultanti dal lavoro di analisisvolto per la definizione delle opere di compensazione.

Page 97: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

96

Appendice 2

Il rilievo aerofotogrammetrico finalizzato al monitoraggio della dinamica evoluti-va dell’ecomosaico: un esempio di metodologia applicativaAl fine di caratterizzare ecologicamente una fascia di territorio, si effettua una campagna divolo destinata all’acquisizione di prese fotogrammetriche digitali tramite camera digitale foto-grammetrica di ultima generazione (Z/I Digital Modular Camera - DMC) in grado di acqui-sire immagini sia a colori reali (RGB) utili all’indagine metrica del territorio, sia immagini infalso colore (comprensive della banda dell’Infrarosso Vicino - NIR) necessarie alla classificazio-ne dei tipi vegetativi presenti e del loro stato di salute. Le immagini hanno una risoluzionegeometrica media al suolo di 15 cm idonea alla produzione di cartografia alla scala nominale1:2000 (precisione richiesta pari a 40 cm). I fotogrammi devono essere orientati mediante opportuna strumentazione (stazioni di foto-grammetria digitale) in modo tale da:- produrre i modelli stereoscopici necessari per le eventuali operazioni di restituzione cartogra-fica e caratterizzazione geometrica della forme del territorio;- produrre le ortofoto multispettrali (4 bande, Blu, verde, Rosso e NIR) necessarie per la pro-duzione di cartografia tematica destinata all’individuazione delle tipologie vegetali presenti edel loro stato di salute.L’orientamento dei fotogrammi e le successive operazioni di restituzione/ortoproiezione sonocondotti utilizzando i parametri di orientamento esterno forniti insieme alle immagini digi-tali e generate in sede di acquisizione delle stesse dalla strumentazione GPS/IMU di cui è dota-to il sistema di presa. Sulla base degli scarti risultanti in corrispondenza di un adeguato nume-ro di punti di controllo potrà essere presa in considerazione la possibilità di affinare gli orien-tamenti con l’ausilio di punti di appoggio da reperire su cartografia tecnica alla scala oppor-tuna (se esistente) o direttamente mediante campagne di misura GPS. Le ortofoto multispettrali prodotte sono classificate mediante algoritmi di classificazione assi-stita sulla base di campioni spettrali (ROI- Region of Interest) definiti in campo dagli ecologi edopportunamente georiferiti.Tale fase è intesa a produrre carte tematiche e carte di indice di vegetazione (NDVI-NormalizedDifference Vegetation Index) finalizzate alla definizione dello stato di fatto della fascia di interes-se. Le carte tematiche saranno validate e qualificate utilizzando indici riconosciuti e matrici dierrore costruite sulla base di osservazioni puntuali distribuite di campo. Al fine di verificarelo stato e la tipologia delle coperture del suolo, con particolare riferimento a quella vegetale,esistenti nell’area oggetto di studio, si conduce una campagna di rilievi a terra. In tale fase siidentificano e rilevano mediante strumentazione D-GPS (GPS differenziale di codice con pre-cisione planimetrica di circa 0.5 m), alcune aree campione (ROI, Region of Interest) relativealle diverse coperture d’interesse (incolto, bosco, colture intensive, asfalto, acqua, ecc.). Tali rilevamenti vanno importati in ambiente GIS e sovrapposti alla cartografia di riferimen-to (CTR 1:10.000) sotto forma di poligoni vettoriali (shapefile). Particolare attenzione nel rile-vamento delle ROI deve essere posta all’identificazione delle chiome di alberi appartenenti allespecie arboree maggiormente significative. Le aree campione rilevate sono utilizzate per cam-pionare sulle ortofoto aeree multispettrali (opportunamente calibrate in valori di riflettanza)le firme spettrali di riferimento da adottare in sede di interpretazione e di classificazione delvolo aereo.

Al fine di qualificare l’attività vegetativa delle specie arboree di interesse, utilizzando l’infor-mazione spettrale delle ortofoto prodotte, si verifica l’idoneità di un’ approccio di telerileva-mento classico basato sulle 2 seguenti fasi: - riconoscimento e separazione delle specie;- qualificazione delle loro attività vegetativa.

Page 98: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

97

Bassa bresciana.(BAMSphoto - Rodella)

Page 99: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

98

Il tentativo di riconoscimento ed etichettatura delle classi di interesse è condotto processando,mediante un algoritmo di classificazione supervisionato di tipo neurale (LVQ, Learning VectorQuantization), le ortofoto multispettrali prodotte. L’algoritmo di classificazione è addestratosulla base delle firme spettrali campione derivate dalle statistiche relative ai pixel delle imma-gini appartenenti alle ROI. La qualificazione dell’attività vegetativa delle singole classi è inve-stigata e misurata attraverso l’utilizzo di un indice di tipo tradizionale, utilizzato comunemen-te nell’ambito del telerilevamento: l’NDVI (Normalized Difference Vegetation Index), perché for-temente correlato all’attività fotosintetica delle piante. Tale indice può essere calcolato per cia-scun pixel delle immagini a disposizione attraverso un semplice computo matriciale tra bandedelle ortofoto multi spettrali opportunamente calibrate, secondo la formula di seguito ripor-tata: L’NDVI costituisce un indice adimensionale con variabilità in [-1,1], e la sua lettura pre-vede che valori alti positivi definiscano un’elevata attività fotosintetica e i valori negativi iden-tifichino la gran parte della componente non vegetata.Alcune limitazioni relative alle immagini DMC utilizzate pregiudicano le prestazioni atteseper questo tipo di approccio considerando anche il singolo fotogramma (dove gli squilibriradiometrici sono assenti), che la capacità di discriminare specie arboree differenti sulla basedelle 4 discriminanti spettrali a disposizione non è sempre attendibile , in gran parte a causadel rumore spettrale introdotto sulle chiome dalla presenza di giochi d’ombra collegati allatessitura di tali superfici. Tuttavia attraverso prove condotte su alcune immagini singole, è possibile definire una meto-dologia idonea a verificare, mediante tecniche di telerilevamento, se:- è possibile automatizzare la classificazione della componente vegetale (vegetato/non vegetato);- è possibile distinguere all’interno della classe “vegetato” la componente erbacea da quellaarboreo-arbustiva;- è possibile investigare lo stato di salute delle piante (almeno in modo relativo);- è possibile definire le specifiche ottimali per minimizzare gli errori di misura e/o metodolo-gici, ipotizzando la stesura di una sorta di capitolato tecnico in grado di definire le modalitàe gli strumenti dell’acquisizione, dell’analisi e del collaudo dei risultati prodotti, da adottareeventualmente per il monitoraggio su larga scala.A titolo esemplificativo riportiamo le prove condotte su un’immagine relativa ad un’area diinteresse naturalistico (denominata BIO 04) in cui sono state effettuate anche opere di riqua-lificazione ambientale.In primo luogo si cerca di sviluppare una procedura operativa potenzialmente utilizzabile perprocessare le immagini DMC nell’ipotesi di soluzione del problema della disomogeneità radio-metrica lungo le strisciate. L’approccio adottato, al momento ritenuto il più efficace, fa riferi-mento alle seguenti fasi:Ricampionamento geometrico dell’immagine inteso ad accorpare le firme spettrali di pixeladiacenti minimizzando gli effetti della variabilità radiometrica locale nella corretta identifi-cazione delle classi. L’utilità di tale operazione risulta maggiormente evidente in zone dell’im-magine a tessitura fortemente variabile (chiome). La risoluzione geometrica delle immaginiviene ridotta dai 10 cm originari a 60 cm;Per abbattere ulteriormente le discontinuità tessiturali residue viene applicato, alle bande ori-ginali, un filtro digitale passa basso a mediana (kernel 3x3);A partire dalla nuova immagine prodotta viene generata una matrice di NDVI, successiva-mente sogliata rispetto ad una soglia arbitraria (al momento fissata a 0.15) per separare la com-ponente biotica da quella abiotica attraverso un’operazione di mascheramento (la maschera èun’immagine che presenta valore 1 per i pixel di interesse che soddisfano le condizioni impo-ste e valore 0 per gli altri);Sull’immagine originale vengono calcolate delle statistiche di vicinanza (OCCURRENCE mea-sures) in grado di misurare la variabilità locale della scena. Sull’immagine VARIANCE (devia-zione standard della popolazione dei valori radiometrici che costituiscono l’intorno del gene-

Page 100: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

99

rico pixel considerato) ottenuta a partire dalla bande dell’infrarosso vicino (NIR) vengonoindividuate le aree vegetate omogenee (verosimilmente quelle non arboree) attraverso un’ope-razione di sogliatura (VARIANCE (NIR) < 850). Viene prodotta una maschera che evidenziale sole zone verosimilmente arboree;Parallelamente sulle bande originali vengono individuate le zone d’ombra, la cui presenzacostituisce una grande limitazione per la separazione delle classi. Tale operazione è condottautilizzando sogliature complesse basate sull’utilizzo di operatori di confronto e booleani. Ilrisultato è una maschera che identifica le zone di assenza d’ombra;Le maschere prodotte ai punti 3 (BIO), 4 (ARBOREO) e 5 (N0-OMBRE) vengono accorpatein una unica maschera che identifica le zone dell’immagine suscettibili di processamento, cioèquelle prive di ombre e potenzialmente arboree.Una seconda linea di indagine ha inteso evidenziare, con l’utilizzo di strumenti geostatisticiavanzati disponibili all’interno dei GIS, alcune caratteristiche relative alle classi di interesse.Tale indagine è stata condotta sull’immagine NDVI considerando statistiche inerenti i pixelricadenti all’interno dei poligoni che identificano, sull’immagine, le ROI campionate (‘campicoltivati’, ‘altre colture-frutteti,vigneti’, ‘incolti’ e ‘coperture boscate’). In tale fase si è operatocon il tool ZONAL STATISTICS messo a disposizione dal GIS ESRI ArcView 9.X. Benché ilresponso di questa linea di indagine non sia ancora definitivo, alcune prime indicazioni positi-ve sembrano provenire da questo tipo di approccio. In particolare appare probabile che le stati-stiche prodotte possano essere utilizzate per distinguere le chiome affette da fitopatie da quellesane, considerando le relazioni (ancora da formalizzare in modo rigoroso) tra i parametri calco-lati: minNDVI, maxNDVI, mediaNDVI, deviazione standardNDVI, (max - min) NDVI.

Ortofoto dell’area BIO_04 ed elaborazione statistica dei valori di NDVI: il pioppo n. 12 (poligono n. 142) presen-ta deviazione standard nettamente superiore a quella dei pioppi delimitati dal poligono n. 145, a causa dell’attac-co di Armillaria.

Page 101: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

100

Ortofoto dell’area BIO_04 e sintesi additiva in falso colore (R: NIR, G: Red, B: Green) utile per il riconoscimen-to ed il monitoraggio dei nuovi impianti (parte dei quali all’interno del cerchio giallo).

L’esempio è fornito nell’area BIO_04, dove l’intenso attacco di Armillaria (agente di marciu-me radicale) sulla pianta n. 12 (un grande pioppo corrispondente anche all’albero di pregio n.6) determina una riduzione dell’attività vegetativa, riscontrabile come un incremento delladeviazione standard dei valori di NDVI dello stesso gruppo di pixel, benché il valore mediodi NDVI sia comparabile a quello degli altri pioppi della stessa immagine. L’esplorazione avideo (fotointerpretazione) delle immagini rappresentate secondo sintesi additive favorevoli apercepirne alcune caratteristiche interessanti, possono essere utilizzate con successo. Per esem-pio, la sintesi additiva in falso colore (R: NIR,G: Red, B: Green) può essere utilizzata per ilriconoscimento ed il monitoraggio dei nuovi impianti. Si ribadisce tuttavia che tale risultatoè ottenuto grazie ad un accurato rilievo di terra.Dai risultati ottenuti è emerso quanto segue:Qualora siano risolti i problemi di bilanciamento radiometrico tra le scene, potrebbe esserepresa in considerazione la possibilità di acquisire le immagini multispettrali più volte l’anno.Tale strategia consentirebbe di sopperire parzialmente alla carenza di informazione spettralelegata al basso numero di bande disponibili. Le componenti vegetali, infatti, in virtù delle suc-cessive fasi fenologiche, se considerate per esempio in relazione al valore di NDVI, potrebbe-ro essere separate più facilmente, in forza del diverso andamento annuale che questo assume-rebbe. Due voli potrebbero già costituire un enorme vantaggio in tal senso (ad esempio mag-gio e settembre). Sarebbe auspicabile comunque almeno una campagna di rilievi a terra perconfermare quanto ipotizzato. I dati acquisiti ed elaborati costituirebbero una base di parten-za per i monitoraggi degli anni successivi;Tale strategia, se mostrasse veramente l’efficacia che per essa si ipotizza, potrebbe risolvere

Page 102: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

101

anche il problema della realizzazione della Carta dell’Ecomosaico, la quale tuttavia potrebbeessere redatta o mediante rilievi a terra estremamente puntuali o attraverso fotointerpretazio-ne di opportune sintesi additive RGB prodotte utilizzando le bande disponibili. In particola-re le immagini multispettrali consentirebbero di effettuare un monitoraggio su larga scala nonsolo per definire l’attuale Ecomosaico, ma anche e soprattutto per seguirne l’evoluzione di paripasso con l’avanzamento dei lavori;Oltre a ciò sarebbe probabilmente possibile verificare e monitorare lo sviluppo dei nuoviimpianti (di mitigazione e compensazione), previa campagna a terra di riscontro.

1) Insiemi funzionali, che legano diversi elementi del paesaggio e formano specifiche configurazioni.

2) V. Ingegnoli (a cura di), Esercizi di ecologia del paesaggio, Città studi Edizioni, Milano 1997.

3) Ecotessuto: Ecomosaico paesistico pluridimensionale, simile al concetto di ecocomplexe, cioè un insieme localiz-zato di ecosistemi interdipendenti che sono stati modellati da una storia ecologica comune e formano uno spe-cifico livello biologico.

4) Metastabilità: Stato di stazionarietà dinamica di un ecosistema; consiste nella possibilità che un ecosistema simantenga entro un limitato intorno di condizioni, ma di poter alla fine raggiungerne altre, se le condizionivengono a cambiare. Sistemi a bassa metastabilità hanno poca resistenza ai disturbi, ma rapida capacità di recu-pero, mentre sistemi ad alta metastabilità hanno molta resistenza ai disturbi, ma lenta capacità di recupero.

5) Btc (Biopotenzialità territoriale – Ingegnoli 1979) è una funzione di stato che è in grado di misurare la capa-cità latente d’auto-riequilibrio di un sistema biologico. Si misura in Mcal/mq/anno.

6) Habitat umano: l’uomo non colonizza tutto il territorio indistintamente ma solo una quota parte proporziona-le alle sue possibilità di sopravvivenza. È possibile raggruppare e distinguere i diversi elementi del paesaggiosecondo funzioni simili intrinseche. Si evidenzia con la percentuale di Habitat Umano la dipendenza che cia-scun elemento ha, in ragione dell’energia succedanea, cioè artificiale, necessaria per mantenerlo in un determi-nato stato (regime di disturbi). Il valore complementare di HU è la percentuale di Habitat Naturale. Questapercentuale evidenzia quella parte d’energia naturale che regola quel tipo d’elemento del paesaggio. Gli ecosi-stemi antropici e semi-antropici – città, villaggi, orti, giardini, seminativi arborati, seminativi semplici ,etc.appartengono funzionalmente per la maggior parte all’habitat umano (HU) dove avvengono scambi tra ecosi-stemi differenti; l’habitat naturale é composto funzionalmente da ecosistemi semi naturali e naturali, all’inter-no avvengono scambi tra ecosistemi simili a cui é demandato il compito di controllare il flusso di energia neces-sario al mantenimento generale di tutto il sistema di ecosistemi, compreso quello antropico.

Gli elementi del paesaggio possono essere raggruppati secondo le funzioni che svolgono nell’Ecotessuto generale.

7) L’HN ha la funzione di controllo generale del sistema, il suo valore dovrebbe essere funzionale al territorio chedeve controllare, quindi dovrebbe avere un valore medio sempre superiore a 2,80 Kcal/mq/anno.

8) H = Eterogeneità paesistica, rappresenta la diversità dei tipi d’elementi paesistici che formano un Ecotessuto

9) H MAX = Eterogeneità massima rappresenta l’equiprobabilità di presenza di ciascun elemento del paesaggio

10) H/H MAX = Questo rapporto tende ad uno quando la maggior parte degli elementi del paesaggio che forma-no l’Ecotessuto sono presenti. Rappresenta un valore negativo quando lo si registra in ambiti territoriali moltoantropizzati; perché vuol dire che vi è compresenza d’elementi del paesaggio regolati da energie di diversa natu-ra. Viceversa, rappresenta un valore positivo quando lo si registra in ambiti naturali o seminaturali in quantosignifica che l’eterogeneità è alta e regolata da energia simile.

11) Gli apparati individuati sono, per l’Habitat Umano: Protettivo- formato da elementi capaci di influire sullaregolazione microclimatica, l’isolamento acustico e la strutturazione degli spazi aperti negli insediamenti, sullaregolazione e la protezione dei coltivi agricoli, sulla ricreazione della popolazione. Produttivo- composto d’ele-menti paesistici con funzione agricola. Urbanizzato - elementi caratterizzati da funzioni insediative. Perl’Habitat naturale si sono evidenziati: Stabilizzante - insieme di elementi ad alta metastabilità (Btc), cioè ingrado di resistere a perturbazioni, con funzioni regolatrici e protettive dominanti rispetto agli altri ecosistemipresenti nel mosaico ambientale. Connettivo - é formato da elementi che riescono per la loro posizione nelmosaico rappresentare possibilità di connessione tra ecosistemi simili (corrodi, filari, seminativi relitti, ecc),Resiliente- insieme di elementi ad alta capacità di ripresa (Brughiere, Pinete).

Page 103: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto
Page 104: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

103

Giovanna Alvisi

L’Aerofototeca Nazionale agli esordi

«Quando arrivo in una città, salgo sempre sul più alto campanile, o sulla torre più alta, per avereuna veduta d’insieme prima di vedere le singole parti». Se le parole di Montesquieu riassume-vano in maniera magistralmente sintetica quello che è sempre stato il desiderio dell’uomo diavere una visione tanto più possibile globale e precisa della realtà che ci circonda, si devono albellunese Ippolito Caffi le prime immagini di una città - Roma - direttamente ispirate dallarealtà e realizzate sulla base di una serie di schizzi da lui personalmente abbozzati durante unaascensione in pallone da Piazza di Siena con l’aeronauta Arban: correva l’anno 1848.Il passo successivo e determinante si deve ad un francese scrittore, disegnatore e fotografo,Nadar, che munito di una macchina fotografica, sorvolò il Bois de Boulogne a bordo di un pal-lone gonfiato ad aria calda, sfruttando per la prima volta le potenzialità congiunte di duenuove realtà che in quegli anni erano venute alla ribalta: il volo e la fotografia.Sono trascorsi da allora 150 anni ed è questa una ricorrenza che appare particolarmente signifi-cativa se rapportata al cinquantenario della nascita in Italia della Aerofototeca, una struttura cheha la sua stessa ragione di vita nel binomio appunto volo-fotografia e che fu ideata e realizzataper sfruttare le potenzialità delle aerofotografie e, più in generale, delle riprese dall’alto.Raccogliere le aerofotografie da tutte le fonti disponibili, assicurarne la conservazione, catalo-garle, studiarle e renderle disponibili per i svariati settori di indagine, è divenuto in questomezzo secolo di vita il compito fondamentale ed insostituibile della Aerofototeca, un organi-smo inizialmente nato con un profilo più settoriale, anche se non meno importante, qualequello di un ausilio alla ricerca archeologica. Per la realizzazione di questo organismo, fonda-mentali furono da una lato l’entusiasmo e la tenacia di un archeologo rumeno naturalizzato ita-liano - Dino Adamesteanu - e dall’altro l’apporto fattivo e determinante di un gruppo diUfficiali dell’Aeronautica, che posero le basi di una eccezionale e proficua collaborazione tradue ministeri uno civile e l’altro militare. Furono anni, i primi, di grandi difficoltà ma anchedi grandi entusiasmi che coinvolsero da un lato archeologi come Mario Napoli o PieroOrlandini, che con Adamesteanu sperimentarono sul campo l’utilità dei rilevamenti aerei, e dal-l’altro ufficiali come il gen. Domenico Ludovico - appassionato studioso di Corfinio e di Canne- o il gen. Annibale Cazzaniga e gli ufficiali della Scuola di Aerocooperazione di Guidonia, iquali si adoperarono per la realizzazione di corsi di foto interpretazione aerea per i funzionariscientifici e il personale tecnico del Ministero della Pubblica Istruzione.La nascita di questo nuovo organismo, la sua crescita ed il raggiungimento di una sua nuovaoperatività in una sede più idonea, sono state le tre fasi fondamentali della storia dellaAerofototeca cui hanno dato un contributo determinante i tre funzionari che si sono succedu-ti alla sua direzione. Il primitivo laboratorio creato da Adamesteanu, e per decenni alloggiatoin alcuni locali messi a disposizione dal Museo Etnografico L. Pigorini, è stato la base indi-spensabile per la crescita di questa struttura che negli anni, pur tra molteplici difficoltà di ognigenere, è riuscita ad evolversi, ad acquisire uno straordinario patrimonio documentario, unicoed irripetibile, di alcuni milioni di immagini aeree e ad ampliare i settori di ricerca a tutti icampi relativi allo studio ed agli interventi sul territorio. La naturale evoluzione di questocammino è stata, infine, insieme alla sistemazione dell’Ufficio con i suoi archivi e i suoi labo-ratori in una nuova e più idonea sede, la realizzazione di un sistema di catalogazione su bancadati che, impostato agli inizi degli anni Novanta del secolo scorso sulla base dell’approfondi-ta esperienza maturata nel campo della catalogazione tradizionale su plottings, si è sviluppato,avvalendosi in seguito del perfezionarsi delle tecnologie informatiche.

Sabaudia: immagine dell’Aeronauticamilitare - 15 aprile 1934.Uno stormo di aerei Caproni sorvola lapiazza del comune gremita di folla cheassiste alla cerimonia di inaugurazionedella città.

Page 105: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto
Page 106: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

105

Antonio Daniele

L’Aerofototeca Nazionale e l’Aeronautica Militare:gli inizi di una lunga collaborazione

L’Aerofototeca Nazionale, fondata nel 1958 come sezione staccata del Gabinetto FotograficoNazionale del Ministero della Pubblica Istruzione, si giovò pienamente del contributo e delsostegno dell’allora Ministero della Difesa Aeronautica (oggi Aeronautica Militare, ForzaArmata dipendente dal Ministero della Difesa) che mise lungamente a disposizione dellanuova struttura le proprie tecnologie e il proprio know how, fino a quel momento utilizzatiesclusivamente a scopi di difesa nazionale.La collaborazione, iniziata nel 1958 per impulso di Dinu Adamesteanu con il fattivo contribu-to dei generali Domenico Ludovico, appassionato di archeologia, e Annibale Cazzaniga, si raf-

forzò negli anni sessanta, per lo spirito di iniziativa dellaDirettrice pro tempore, Giovanna Alvisi, illustre archeologadalle idee moderne ed efficaci, la quale ebbe dal Ministerodella Difesa il beneplacito ad utilizzare per scopi essenzial-mente documentaristici gli assetti dell’AeronauticaMilitare all’epoca disponibili.L’Ente militare che fece da tramite tra il Ministero dellaDifesa e il Ministero della Pubblica Istruzione fu la Scuoladi Aerocooperazione, sita presso l’aeroporto di Guidonia.In quella scuola si svolgono tutt’ora i corsi di aerofoto-grammetria e di fotointerpretazione ai quali furonoammessi per la prima volta dipendenti di amministrazio-ni diverse da quella della Difesa. Tra le partecipanti aiprimi corsi di fotointerpretazione, tuttora frequentatiquasi esclusivamente da uomini, fu proprio la dottoressaAlvisi che poi darà vita ad una collaborazione entusiastica

e proficua, durata nel tempo, con l’Aeronautica Militare.Negli anni successivi, numeroso personale dipendente dall’Aerofototeca Nazionale frequentò icorsi della Scuola di Aerocooperazione costituendo un nucleo di esperti in grado di leggere unafotografia con la stessa competenza dei fotointerpreti militari. La capacità acquisita si è rivela-ta preziosa nelle occasioni in cui si è trattato di individuare siti di interesse archeologico o veri-ficare la presenza di abusi edilizi e danni territoriali.Fu grazie a tale collaborazione che l’Aerofototeca Nazionale poté dotarsi di aerofotografie ste-reoscopiche dell’intero territorio nazionale e di immagini particolarmente dettagliate deiprincipali tra i numerosissimi monumenti e siti archeologici italiani: si trattò di un lavoro digrandissimo rilievo scientifico che richiese circa cinque anni di attività comune.Il Reparto di volo designato a svolgere l’attività fu la 3ª Aerobrigata, oggi disciolta, con sedesull’aeroporto di Villafranca di Verona, all’epoca dotato di velivoli RF-84F. Si trattava di unaviogetto ottimizzato per la ricognizione fotografica, che utilizzava una suite di macchine foto-grafiche di altissima precisione, in grado di effettuare riprese fotografiche con la tecnica della“strisciata laterale” e della “strisciata panoramica”.Bergamo: foto RAF - 23 luglio 1944.

Dinu Adamesteanu e il generale DomenicoLudovico ai tempi della loro collaborazione.

Page 107: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

106

Data l’elevata velocità con cui il velivolo sorvolava la zona da fotografare, i tempi di apertura degliotturatori erano contenutissimi. Per ottenere comunque un’impressione adeguata, si utilizzavanonegativi da 24x24 cm di dimensione per le macchine fotografiche laterali e da 24x48 cm per laventrale deputata alle riprese panoramiche. Le fotografie erano eseguite in sequenza rapidissimain modo che ogni fotogramma coprisse oltre il 50% dell’immagine ripresa sul fotogramma pre-cedente e successivo. Con questa tecnologia, in fase di sviluppo, sovrapponendo le porzioni diimmagine comuni ai fotogrammi contigui, si otteneva l’immagine stereoscopica che consente unalettura caratterizzata da precisione e nitidezza di particolari altrimenti impossibile.La tecnica della “strisciata” richiedeva che la pellicola scorresse con estrema rapidità. Per dareun’idea della complessità dei problemi tecnologici risolti nella progettazione delle macchinefotografiche in dotazione ai velivoli RF-84F, si tenga conto che ogni pellicola, larga 24 cm, eralunga 150 metri per consentire strisciate di adeguate dimensioni. Il meccanismo motore dove-va azionare pellicole di quel formato facendole spostare e fermare in sequenza con una rapiditàtale da essere perfettamente in fase con la velocità operativa del ricognitore che si aggirava trai 1.000 e i 1.100 km/h e sorvolava gli obiettivi da fotografare a bassa quota; quindi, per ladistanza ravvicinata, si rendeva necessario aumentare la velocità relativa di scorrimento delpanorama. Prima di iniziare la fotoricognizione generale del suolo italiano, l’Istituto GeograficoMilitare di Firenze dovette stabilire quali erano le zone che non potevano essere soggette a rico-gnizione per motivi di sicurezza nazionale. Non si era ancora nell’epoca dei satelliti spia e perla normativa allora in vigore la visione dall’alto di alcuni territori non poteva essere accessibile:mentre effettivamente di quelle zone non c’era modo a quell’epoca di ottenere aerofotografie,attualmente le immagini satellitari di tutto il mondo è possibile trovarle in Internet. L’Aeronautica Militare, quindi, oltre ad avere avuto una funzione fondamentale nella nascitadell’Aerofototeca Nazionale, ha creato i presupposti per la sua crescita, fornendo una collabora-zione indispensabile a costituire il primo nucleo dell’archivio di immagini. I risultati di quellacampagna, che documentano come il territorio italiano fosse stato strutturato dall’interventoumano sul finire degli anni sessanta, costituiscono tutt’oggi un patrimonio inestimabile diimmagini dall’alto del Bel Paese custoditi e resi pubblici dall’Aerofototeca Nazionale.Purtroppo i negativi originali prodotti dalla 3ª Aerobrigata all’epoca dell’RF-84F erano desti-nati a subire la fine riservata a tutti i negativi non più operativi: essere distrutti dopo cinqueanni di custodia in magazzino. Tuttavia, oltre alle copie positive, dopo essere stato opportuna-mente vagliato, all’epoca è stato provvidenzialmente depositato presso l’Aerofototeca anche unfondo molto consistente di negativi originali in rulli (formato delle immagini 24x24 e 24x48cm) realizzati dall’Aeronautica Militare tra il 1952 e il 1953 con i relativi grafici e gli elenchidi riferimento.

Un velivolo RF-84F sulla pista dell’aero-porto di Verona, Villafranca.

Page 108: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

107

Nello stesso aeroporto davanti ad un RF-84F sono disposte le macchine da ripresa dacaricare a bordo per le operazioni di rico-gnizione.

A missione effettuata le macchine vengonoscaricate a terra.

Page 109: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto
Page 110: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

109

Maria Filomena Boemi

Tra ieri e domani:i primi cinquanta anni dell’Aerofototeca Nazionale

L’aspetto che maggiormente connota la storia dell’Aerofototeca Nazionale è la singolare affe-zione che ha tenuto legati, a questa struttura e tra loro, i funzionari preposti alla sua direzio-ne - solo tre in cinquanta anni - e che ha fatto anche divenire ciascuno di loro l’apprezzata ericercata memoria storica di chi è stato successivamente incaricato: perché la cesura tra saperi,come nota Croce in morte di Bartolomeo Capasso, «non dissolve forse un gruppo di attitudi-ni laboriosamente perfezionate e acquisite, non disperde conoscenze ed esperienze accumulatein lunghi anni?»1. Poteva forse avvenire solo questo per la passione che le immagini custoditesono capaci di suscitare con la ricchezza di informazioni patenti e latenti in ciascuna per lacomplicità quasi carbonara che sovente si instaura tra chi opera in un campo in qualche modoancora da esplorare2 e che continua a presentare, per la sua relativa novità, aspetti elitari. Cosìavvenne a cominciare da Dinu Adamesteanu, il primo direttore, finora quello per minor tempo

alla guida - ‘soltanto’ dal 1958 al 1964 -che continuò anche in Basilicata3 adesercitare la sua sperimentata capacità dilettura di quello che chiamava «l’archi-vio della terra» ma sempre, tuttavia,fino agli anni prossimi alla sua morteavvenuta all’inizio del 2004, mantenne icontatti con la sua creatura e, di passag-gio per Roma, non mancava di affacciar-si al terzo piano di viale Lincoln, la sedestorica dell’Aerofototeca4, per salutarechi già conosceva e chi aveva desiderio diconoscere.

Da quando il sogno di Icaro è divenuto realtà e gli uomini si sono allontanati dal suolo salen-do con un pallone ad aria calda, la nuova scoperta è divenuta arma sempre più efficace in ope-razioni di guerra ampliando le potenzialità, rivestita sin da secoli lontani dalla visione dall’al-to che spingeva alla conquista delle alture come punti di osservazione per la difesa e l’offesa5.Nadar certamente aveva precisa cognizione della principale e drammatica modalità di utiliz-zazione delle riprese dall’alto che - dando una visione ampia e connessa al contesto territoria-le con un immediato aggancio - oltre che legate allo sforzo di rappresentazione oggettiva dellastruttura dei suoli per motivi economici e sociali, sono state recepite dall’inizio come strumen-ti di governo6.Nel corso degli anni è stato possibile vedere la crescita ed il modificarsi dell’interesse per que-sta modalità di lettura del territorio, pur restando attuali, nell’affinarsi della tecnologia, i finibellici; gli usi civili, dapprima circoscritti al solo settore archeologico e appannaggio di sofisti-cati cultori della storia nascosta sotto uno strato di terreno, sono poi gradatamente divenutiaccessibili ed indispensabili ad ogni tipologia di studio e gestione territoriale ed infine, con un

Mantova: foto RAF - 5 settembre 1944.L’immagine è stata ottenuta componendoquattro fotogrammi e mostra tutta l’areaurbana: in adiacenza di un tratto della fer-rovia e nei pressi della Cittadella sono visi-bili segni di bombardamento (FotomosaicoG. Leone).

Dinu Adamesteanu inaugura una mostraaerofotografica: in primo piano un’immagi-ne zenitale di Corfinio. Sono gli inizi del-l’attività di studio dell’AerofototecaNazionale, focalizzata su temi archeologiciche coinvolgono anche l’interesse scientifi-co degli alti Ufficiali dell’AeronauticaMilitare al cui contributo si deve la nascitadel nuovo Ufficio.

Page 111: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

110

salto dal generale al particolare, strumento del singolo per fornire prove e dirimere controversie.Necessariamente, quando nel 1954 si fece strada, tra un gruppo di archeologi riuniti in unconvegno a Paestum, l’idea di creare una struttura che raccogliesse quelle foto aeree necessarieai loro studi e in seguito, quando Dinu Adamesteanu riuscì con paziente tenacia a realizzarla,l’attenzione ed il contributo dello Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare furono determi-nanti per rendere fattibile un proposito che coinvolgeva il Ministero cui per virtù della normaspettava il controllo delle riprese dall’alto ed il Ministero della Pubblica Istruzione7.Dinu Adamesteanu, archeologo rumeno poi naturalizzato italiano, fu tra i primi studiosi delsettore a comprendere l’importanza delle immagini aeree per l’individuazione delle strutturee degli abitati antichi; e del resto la visione dall’alto sulla quale sempre si erano basati vedu-tisti e cartografi, aveva anche nei secoli precedenti mostrato i segni nascosti di civiltà passate.8

Con il fondamentale sostegno venuto soprattutto da due generali, Domenico Ludovico,archeologo dilettante e appassionato studioso di Canne e Corfinio, e Annibale Cazzaniga,attento e disponibile nell’agevolarne l’iter di formazione, si andò costituendo un organismoche ancora oggi è di modello in Europa e in America, un modello che si poteva concepire soloin Italia la cui ineguagliabile ricchezza di insediamenti e centri storici che costellano il terri-torio ha sempre stimolato studi e ricerche.Si cominciò così a progettare ed operare con entusiasmo da pionieri: furono trovati spazi e fun-zioni, prese servizio personale affidabile da addestrare e già dal 1959, il primo anno di vita, illavoro di costruzione dei caratteri distintivi del nuovo laboratorio veniva attuato e perfeziona-to, definendo raffinate tecniche di catalogazione (difformi data la tipologia degli elementi raf-figurati da quelle delle fotografie da terra realizzate sovente da autori prestigiosi e definibiliattraverso un ‘soggetto’), aprendosi a studiosi di discipline sempre nuove e modificando edampliando la struttura dell’archivio per soddisfare le mutate esigenze dell’utenza. Dall’inizio dell’attività fu determinante l’apporto di una giovanissima archeologa, GiovannaAlvisi che, affiancando nel lavoro giornaliero Adamesteanu spesso impegnato in campagne discavo, percepì come dalle immagini aeree potesse scaturire un sistema di interpretazione flessibi-le, adatto a produrre e comunicare significati autonomi, sino a divenire esso stesso ‘significante’.

26 ottobre 1972. Sulla pista di Capena il dirigibile Europa è pronto per ildecollo con il direttore Giovanna Alvisi ed i fotografi dell’Aerofototeca,Giovanni Calvino, Ezio Epifani e Luigi Randazzo. Con questa campagna divolo verrà realizzata un’estesa copertura prospettica su Roma.

Libarna: immagine USAAF - 22 gennaio 1945.Sul terreno e sulle acque del fiume Scrivia si è posata la neve che copre ancheil teatro e l’anfiteatro romano - vicino al quale si notano alcuni crateri dibombe - appartenenti all’antico insediamento tardo-imperiale sorto nel IIsecolo d.C. lungo la via Postumia, nei pressi dell’attuale Serravalle Scrivia.

Page 112: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

111

Fig. A - In successione apparecchio O.M.I. A.P.R. 88 serie I-1943, apparecchio Linhof Technika Press e apparecchio Zeiss RMK 15/23.Sul piano di fondo le attrezzature per la restituzione cartografica della ditta Aerofotoconsult donate dall’architetto Daniele Tinacci.

Fig. B - Aerofototeca Nazionale, Roma. Raccolta di apparecchiature aerofotografiche e macchinari cartografici: in primo piano, sulladestra è collocato uno sterecomparatore O.M.I. APC 4. Si tratta di un prototipo interfacciato con un calcolatore.

Fig. C - Restitutore cartografico Stereosimplex Galileo Santoni mod. IIC. Consente l’impiego di diapositive verticali, oblique e terrestrifino al formato di 24 x 24 cm.

Fig. D - Stereomicrometro Officine Galileo SMG5 per la restituzione di fotografie nadirali fino al formato di 22x24 cm. Si noti la sferadi acciaio, con una funzione antesignana di quella dei moderni mouse.

A

C

B

D

Page 113: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

112

Prese allora sostanza la storia del territorio, non solo quella nascosta dal passare dei secoli, maquella formata da eventi più vicini nel tempo, forse di minor valore se singolarmente conside-rati ma, nella loro globalità, segno univoco ed irripetibile dell’essere e del mutare di abitati esuoli: le immagini, non più mero supporto tecnico per la conoscenza archeologica, assumonol’autonomia di ‘fonti’, a data certa e metricamente attendibili9, essenziali per indirizzare latutela dell’ambiente, dei centri storici e dei beni architettonici,L’apertura a questa ottica multisettoriale è stata la grande intuizione di Giovanna Alvisi che hainiziato a spingere l’attenzione al di là del settore archeologico, allo studio del territorio nellasua globalità: dal 1964 al 1990 ha mantenuto la direzione dell’Aerofototeca ininterrottamente,in parallelo con altri incarichi curando l’andamento generale dell’Ufficio e perfezionando ilsistema di catalogazione tradizionale del materiale aerofotografico, sulle cui basi è stata data unaprima impostazione di quella informatizzata10. Per impulso dei nuovi interessi, gli archivi sisono arricchiti fino alla consistenza di oltre due milioni di immagini con l’acquisizione, a variotitolo, di raccolte aerofotografiche di altissimo valore storico e documentario: tra questi lecoperture risalenti al secondo conflitto mondiale (riprese dall’USAAF, dalla RAF, dallaLuftwaffe e dalla Regia Aeronautica) gli archivi delle ditte E.T.A., S.A.F., EIRA, del CatastoToscano, Fotocielo e le diacolor prospettiche della ditta Aerfoto Lisandrelli (poi Aerotop).Nell’attività di ricerca e acquisizione, come nelle prime fasi organizzative, gli Uffici delloStato Maggiore dell’Aeronautica e la Scuola di Aerocooperazione di Guidonia11 per la strettacollaborazione instauratasi hanno dato il loro determinante contributo mettendo a disposizio-ne un consistente fondo di materiale non più operativo ed istituendo corsi di fotoiterpretazio-ne aerea aperti ai civili. Fu quello per l’Aerofototeca un periodo di crescita qualitativa e quan-titativa, ricco di iniziative, in cui furono effettuate campagne fotografiche mirate, tra cui i volisulle ville patrizie di Lucca e dei Castelli Romani, rispettivamente per le Soprintendenze aiBeni Artistici e Storici di Pisa e del Lazio. Una copertura prospettica su Roma fu anche rea-lizzata nel 1972 dal personale dell’Aerofototeca in volo sul dirigibile Esperia.

Fig. A - Macchina fotografica Lamperti & Garbagnati, Milano, per lastre 13x18. La capacità del serbatoio è di 24 lastre. Obiettivo CostruzioneMilitare F. Koristka, Milano, 1918. La macchina, in legno, è comandata con una leva di ottone situata esternamente su un fianco, che attiva i mec-canismi interni determinando in successione lo scatto dell’otturatore - del tipo centrale a settori - il cambio della lastra, l’armamento dell’ottu-ratore per lo scatto successivo. Teleobiettivo Proximar” f = 6 con diaframmi da f = 6 a f = 45, n. 10124. Dimensioni 20x25x49 cm.Fig. B - Apparecchio Foto Aerea O.M.I A.P.R. 88 serie I-1943. (Ottica Meccanica Italiana, Roma), su brevetto Nistri, per foto prospettiche e pla-nimetriche, formato 9x13 cm con trascinamento manuale. Ottica Officine Galileo, N° 113151, obiettivo Anastigmatic con diaframma 1: 3,5 foca-le 16,5 cm. Brevetto 25886. Otturatore centrale da 1: 100 ad 1: 400 di secondo. Caricatore amovibile. Dimensioni 27x17x30 cm.Fig. C - Camera K-20 Aircraft 4x5 inch. Property Air Force USA U.S. Army dotata di valigia. Serial N°42-69971 A.C. Order N° W-535-ac-26613; Specification number 31126-B The Folmer Graflex Corporation Rochester N.Y. USA. Utilizza pellicole del formato 9x13. ObbiettivoIlex Optical Rochester N.Y. Paragon Anastigmat diaframma 1: 4,5 focale 163 mm N° 26544. Otturatore a tre tempi 1: 125, 1: 250, 1: 500 di secon-do, corredata di due filtri giallo e rosso a baionetta. Dimensioni 18x23x28 cm. Fig. D - Macchina fotografica K7 Royal Air Force, per pellicola a rullo 13 cm, di fabbricazione inglese. Azionamento manuale e telecomando elettri-co dal posto di pilotaggio. L’apparecchio, per eseguire foto planimetriche, poteva anche essere fissato nella botola del velivolo. Formato 13 cm perpellicola in rullo. Body 14A/720 Serial N° M 15812. Magazine Ref. N° 14A/730 Serial N° 9130. Ottiche intercambiabili: - obiettivo lungo fuoco extra luminoso diaframma 1: 2,9 N.O.C. Pentax, focale 8 inch, N° 013141.- obiettivo grandangolare diaframma 1: 4 focale 5 inch (125 mm) Ross London patent 5 in Wide Angle Xpres F. 4 (E.M.I.) N° 144012. Dimensioni cm25x38x38 con obiettivo 8 inch.

A B C D

Page 114: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

113

Fig. A - Apparecchio per foto aeree planimetriche modello K-17, utilizzato dall’Aeronautica Militare, per pellicola a rullo con dimensioni del foto-gramma cm 24x24, regolata da un intervallometro per ottenere immagini stereoscopiche. Il motorino montato, con matricola A0-1075, ha il pesodi Kg 2,100, volt 24, amp. 4,5, W 60, tipo C 121- AC 1, Fairchild Aviation Corp. New York N.Y. USA – 28 APR 1953. Obiettivo Kodak Aero-Ektardiaframma 1: 6, focale 24 inch (610 mm) made in USA by Eastman Kodak Co. Rochester N.Y. Dimensioni 37x40x91 cm.Fig. B - Apparecchio Linhof Technika Press con doppia impugnatura per uso aereo. Dorso a rulli amovibile.Obiettivo Carl Zeiss N° 2349595Planardiaframma1: 2,8 focale 100 mm su otturatore Sinchro-Compur. Tempo di esposizione da 1 secondo a 1: 400 di secondo. Formato del fotogrammamm 56x72, pellicola in rullo. Dimensioni 2622x21 cm.Fig. C - Apparecchio Zeiss RMK 15/23: è una macchina fotografica montata sul pavimento dell’aereo con un supporto rettificabile a mezzo di viticalanti, dotata di automatismi molto complessi. Gli automatismi riguardano l’apertura e la chiusura dell’otturatore a lamelle radiali, lo svolgimen-to della pellicola dal magazzino, la correzione della deriva, la planarità della pellicola ottenuta mediante una lieve decompressione sul retro del tela-io. Obiettivo Pleogon A4/153 N° 119002 Carl Zeiss West Germany con focale 153 mm con tempi compresi tra 1/100 ed 1/1000 di secondo. La mac-china da ripresa impressiona sul fotogramma del formato di 230x230 mm, oltre al paesaggio, anche il “data-strip”, una striscia posta ai bordisulla quale compaiono riprodotte automaticamente la quota assoluta di volo, l’ora della ripresa, l’immagine di una livella sferica, la distanza foca-le, il numero d’ordine del fotogramma e la data.Fig. D - Al dorso della RMK 15/23 - su cui compare la strumentazione, tra cui la livella, l’altimetro, l’apparecchio che indica il tempo di espo-sizione e la manopola del diaframma - viene applicato il magazzino per la pellicola. Le dimensioni della macchina sono 46x48x40 cm; a quest’ul-tima misura si aggiunge quella del magazzino profondo 23 cm.

A B C D

Le fotografie aeree in effetti esemplificano due tipi di approccio alla realtà che rappresentano:frammenti di storia per lo studio del territorio sono le foto di insieme soprattutto le planimetri-che, brani di cronaca le foto di maggiore dettaglio - planimetriche ravvicinate e prospettiche - chespesso danno conto della vita quotidiana e della realtà in movimento, rendendo gli spazi da“esterni” a “privati”, quasi permeati di una segreta familiarità che storicizza l’effimero e il tran-seunte rappresentato da particolari eventi, arredi urbani o mezzi di trasporto non più in uso.

Negli anni successivi sono state messe a frutto le esperienze passate affinando le attività sullabase del lavoro svolto nell’ambito di un progetto ex lege n. 84/90 e attuando un processo diinformatizzazione indirizzato secondo linee di sviluppo tese a:

- stabilire e codificare modalità, recepite nella scheda di catalogo FA, in corso di pubblicazio-ne, per la catalogazione delle foto aeree su banca dati (circa 126.000 le immagini lavorate conscheda FAR, semplificata di authority file);

- predisporre un archivio digitale delle immagini (circa 8.000 di cui circa 2.000 georiferite eagganciate alla banca dati);

- attivare un sistema di e-commerce12 in cui sono presenti le schede delle 126.000 immagini inbanca dati e circa 5.000 scandite ma non georeferenziate.

Anche gli archivi vedono un costante incremento, meno serrato rispetto ai tempi eroici degliesordi, ma la ricerca e l’acquisizione di materiale da Enti e privati prosegue: oltre 42.000 fotoplanimetriche in bianco e nero eseguite dalla ditta Aerotop del fondo denominato CollezioneLisandrelli che coprono diverse zone dell’Italia tra il 1980 ed il 1991 sono state acquisite nel1996 contestualmente alla camera aerea ZEISS RMK 15/23 utilizzata in gran parte delle ripre-se; dalla Fototeca - 5º Reparto dello Stato Maggiore dell’Aeronautica è pervenuto un cospicuofondo di foto prospettiche d’epoca su diverse zone della penisola; da ultimo, nel 2002 e poi nel2007, è avvenuta la donazione da parte dell’architetto Daniele Tinacci e poi di Umberto Aleziodell’archivio della Ditta Aerofoto Consult13.

Page 115: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

114

Quest’ultimo è stato valutato in oltre 18.000 immagini riprese tra il 1964 e, per alcune, il2002; in questa occasione è stata anche donata all’Aerofototeca una serie di strumenti di resti-tuzione cartografica che sono l’anello di passaggio dall’aerofotografia all’elaborazione cartogra-fica: prodotti tra il 1958 ed il 1967 dalla O.M.I. e dalle Officine Galilei di Firenze, vanno adintegrare la raccolta di macchinari aerofotografici di varia provenienza, molti pervenuti assiemeal materiale fotografico acquisito, che concorrono a preservare la memoria e allargare il raggiodi conoscenza di un sapere che solo di recente viene appreso più diffusamente. L’interesse per le possibilità di utilizzazione delle fotografie aeree è stato acceso anche da duemostre che hanno avuto grande risonanza mediatica, inaugurate rispettivamente nel 2003 enel 2006, che hanno visto la partecipazione di un pubblico folto e partecipe non solo di spe-cialisti: “Lo sguardo di Icaro. Le collezioni dell’Aerofototeca Nazionale per la conoscenza del territorio”e “Roma dall’alto”.Nell’occasione della prima mostra sono state vagliate oltre diecimila immagini aeree, un migli-aio sono state utilizzate per trattare con diversi livelli di approfondimento temi rivolti ad esem-plificare diverse modalità di approccio alle riprese aeree (la foto come documento per ricostru-ire la storia, la lettura e la fotointerpretazione diversamente utilizzate nei differenti contesti,l’osmosi tra dati aerofotografici e cartografici, le elaborazioni dei contenuti).La mostra su Roma è scaturita dalla ricchezza della documentazione esistente che ha seguito losviluppo urbanistico e la storia urbana dell’area metropolitana, soggetta nel ‘900 a grandi inter-venti e sistematiche demolizioni. Le coperture si susseguono in sequenze che si sono ripetutefittissime: questo è derivato certamente dall’importante storia che ha contraddistinto la città maanche dalla presenza, sin dai primordi della fotografia aerea in Italia, degli Specialisti del GenioMilitare addetti ai servizi di aerostatica tra cui quelli fotografici.Se il tempo ha consegnato alla memoria le immagini del territorio, fotografato prima di moltidrammatici guasti avvenuti nell’ultimo cinquantennio, il progressivo deterioramento dei sup-porti conseguenza del passare degli anni e in particolare dell’ultimo decennio, ha reso neces-sario prevedere, oltre all’adeguata custodia, anche il restauro dei documenti conservati. Si èintervenuto dapprima sul degrado delle diacolor, successivamente su lastre negative dell’U.T.E.e su positivi USAAF e sta per iniziare il trattamento della cartografia e dei fotoindici originalidella RAF. L’intervento più consistente ha riguardato circa 2500 diapositive prospettiche a colori che vira-vano al rosso o stavano sbiadendo fin quasi a svanire, immagini che sono state restaurate e ripro-dotte su nuova pellicola: oltre a materiale I-BUGA e Fotocielo, è stata trattata parte di quellorealizzato anche da terra da Dinu Adamesteanu, il fondatore dell’Aerofototeca14. Più recente, con la disponibilità di appositi locali, è l’inizio del restauro conservativo e di unanuova sistemazione delle lastre in vetro, contestualmente si è provveduto al monitoraggio dellecondizioni microclimatiche dei locali adibiti a deposito di materiali sensibili. Per questo inter-vento ci si è avvalsi della collaborazione dell’Istituto Superiore di Conservazione e Restauro delMinistero per i Beni e le Attività Culturali15.

Page 116: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

115

Montichiari, Brescia: foto RAF - 4 settembre 1944.

Page 117: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

116

Pizzighettone, Cremona: foto RAF - 27 luglio 1944.Il borgo, diviso in due dall’Adda, appare circondato dai bastioni a pianta stellare appartenenti alla cintafortificata cinquecentesca. La crescita urbana avverrà in maniera esponenziale lungo la direttrice est convaste zone residenziali e industriali.

Page 118: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

Pizzighettone, Cremona: foto USAAF del 29 gennaio 1945. La città sotto la neve.

117

Page 119: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

118

Brescia: foto USAAF - 29 gennaio 1945.

Page 120: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

119

Brescia: foto RAF - 5 marzo 1945.

Page 121: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

120

Lonato, Brescia: foto RAF - 4 settembre 1944.L’immagine è stata ottenuta componendo due fotogrammi (Fotomosaico G. Leone).

Page 122: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

121

Desenzano del Garda, Brescia: foto RAF - 23 luglio 1944.

Peschiera del Garda, Verona: foto RAF - 12 settembre 1944.I bombardamenti hanno colpito il ponte della ferrovia sul Mincio mentre non èstato danneggiato il forte cinquecentesco innalzato dai Veneziani su disegno diGuidobaldo della Rovere Duca di Urbino e del Sammicheli, al cui interno si arti-cola l’abitato storico.

Page 123: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

122

Page 124: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

123

Sirmione, Brescia: foto RAF - 31 luglio 1945.L’immagine è stata ottenuta componendo quattro fotogrammi.L’entroterra della penisola di Sirmione, da Rivoltella a Punta Gro, appareancora suddiviso in piccole partizioni agrarie e non fa presagire l’accumu-lo ed il brulicare di edificazioni che lo trasformeranno soffocandolo(Fotomosaico G. Leone).

Page 125: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

Soncino, Cremona: foto RAF - 9 settembre 1944.La cittadina, nitida nei suoi contorni, conserva integra l’impronta medievale, è tutta racchiusa nella cerchia dellemura sforzesche e ancora priva dei successivi ampliamenti, che si svilupperanno soprattutto ad ovest.

Soncino, Cremona: foto USAAF - 3 gennaio 1945.L’abitato ed il fiume Oglio sotto la neve: sono stati bombardati i ponti delledue strade, quello a sud di collegamento con Orzinuovi. Anche in questo casosi presenta, per i crateri, l’inversione dei colori negli strati superficiali colpiti.

Page 126: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

Orzinuovi, Brescia: foto RAF - 9 settembre 1944.L’abitato appare immutato nella pianta di borgo fortificato datagli dai Bresciani quando lo fondarono nel 1193 per

opporlo ai Cremonesi: è ancora immune dall’espansione successiva, che sarà evidentissima a sud-est.

Orzinuovi, Brescia: foto USAAF - 29 gennaio 1945.La neve conferisce alla cittadina l’aspetto di un plastico, sottolineando lamaglia regolare ed i volumi.

Page 127: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

126

Cremona: foto USAAF - 29 gennaio 1945.L’immagine è stata ottenuta componendo quattro fotogrammi: lungo la Gardesana occidentale segni dibombe e nubi di fumo: sulla neve il fumo appare grigio e i crateri aperti subiscono l’inversione dei colo-ri, sono scuri quelli recenti, più chiari quelli più vecchi (Fotomosaico G. Leone).

Page 128: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

127

1) Croce B., Bartolomeo Capasso, in «Napoli nobilissima», anno IX, f. III, marzo 1900.

2) Ogni foto contiene molteplici informazioni che si prestano a letture di tipo differente e l’insieme dei documen-ti (oltre due milioni) fa tendere all’infinito il numero dei dati riscontrabili.

3) Lo studioso rumeno, divenuto cittadino italiano e chiamato il 1 luglio 1958 a Roma dalla Sicilia, dove eraIspettore presso la Soprintendenza di Agrigento, per fondare e dirigere l’Aerofototeca, il 1 luglio 1964 vennedestinato alla guida della Soprintendenza alle Antichità della Basilicata, di nuova istituzione, che riconnettevale diverse culture di un’area frammentata, fino ad allora, tra Campania, Puglia e Calabria.

4) La sede storica di viale Lincoln, ‘provvisoria’ dal 1958 e ospitata nei locali del Museo Pigorini, è stata in usofino al dicembre del 2000, quando è avvenuto il trasferimento nell’edificio del San Michele, nei locali destina-ti all’Aerofototeca con decreto del 7 maggio 1987.

5) La prima ascensione pubblica senza passeggeri del pallone inventato dai fratelli Montgolfier avvenne nel 1783:a partire dal 1794, durante l’assedio di Mauberger e nella battaglia di Fleurus, la trasmissione a terra, attraver-so codici, delle postazioni e delle mosse nemiche fatta da un osservatore su un aerostato, fu un’arma in più perassicurarsi la vittoria. Un anno dopo la ripresa di Nadar, durante la seconda guerra di Indipendenza in Italia,la nuova tecnica fu utilizzata nella battaglia di Solferino del 1859; in America nella guerra di Secessione l’usodi aerostati da parte di uno speciale corpo militare voluto da Lincoln, fu associato all’uso dei nuovi mezzi, lafotografia ed il telegrafo. In seguito questi palloni furono sostituiti dai draken ballon (ideati dal maggioreParseval e impiegati in ascensione frenate per usi militari) di forma cilindrica e stabilizzati in modo da rivol-gere sempre la prua verso l’alto: poi, col variare delle tecnologie, furono utilizzati i dirigibili ed infine gli aerei.

6) Nadar, con un’intuizione che precorreva i tempi, già nel 1844 aveva brevettato il sistema come adatto a rileva-menti topografici e catastali oltre che ai fini strategici sempre preminenti. Un anno dopo, durante la secondaguerra di Indipendenza in Italia, la nuova tecnica fu utilizzata nella battaglia di Solferino del 1859.

7) In relazione all’intersecarsi delle competenze è opportuno citare il Regio Decreto n. 1732 del 22 luglio 1939ai sensi del quale la proprietà di tutti i negativi aerei realizzati spettava appunto al Ministero della DifesaAeronautica che aveva la facoltà di cederli, in deposito biennale rinnovabile, alle Ditte realizzatrici fornite deinecessari requisiti; il R.D.è stato poi abrogato in seguito all’entrata in vigore del D.P.R. n. 367 del 20 settem-bre 2000. Occorre inoltre ricordare che l’Aerofototeca Nazionale nacque come sezione distaccata del gloriosoGabinetto Fotografico Nazionale del Ministero della Pubblica Istruzione. Un lungo iter burocratico accompa-gnò il distacco dal GFN e la costituzione dell’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione, di cuiattualmente l’Ufficio fa parte, ad Istituto autonomo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. In propo-sito vedi M. F. Boemi, La nascita dell’Aerofototeca, in M. Guaitoli (a cura di), Lo sguardo di Icaro, Campisano,Roma 2003, pp. 23-24.

8) Nel XVIII secolo l’abitato antico di Metaponto fu individuato dall’abate Jean-Claude Richard de Saint Nonosservando da un’altura le tracce formate al suolo dalla crescita del grano, più rado lungo le murature sepolte.Per questo ed altri momenti della storia della visione dall’alto cfr. F. Piccarreta, Manuale di fotografia aerea: usoarcheologico, “L’Erma” di Bretschneider, Roma 1994.

9) Sono soprattutto le immagini verticali, o zenitali, prospettive centrali assimilabili ad una pianta, quelle da cuicon operazioni elementari si può ricavare la scala e quindi misurare le tre dimensioni degli oggetti fotografati.

10) Il sistema di gestione della banca dati delle foto aeree si basa sulle esperienze condotte per la catalogazione tra-dizionale su fotoindici, costituiti da cartografia IGM a scala 1: 100.000 cui vengono sovrapposti i lucidi con igrafici delle foto. Studiato in prima analisi per le foto zenitali, è concepito come un archivio di disegni in cuile singole strisciate vengono memorizzate, immagine per immagine, attraverso le coordinate grafiche dei ver-tici di ogni fotogramma ed il posizionamento esatto del numero di positiva; la base cartografica è sempre a scala1: 100.000 ed una scheda alfanumerica completa ciascuna immagine con i suoi dati identificativi e quelli tec-nici relativi alla ripresa.

11) A Guidonia, presso la scuola di Aerocooperazione dell’Aeronautica Militare sono ancora attivi i corsi di fotoin-terpretazione aperti ai civili, frequentati dal personale dell’Aerofototeca Nazionale.

12) http://immagini.iccd.beniculturali.it/home_aero.asp (agosto 2008).

13) Sulle collezioni dell’Aerofototeca Nazionale vedi: M.F. Boemi, Le raccolte aerofotografiche, pp. 29-31; P. L.Bacchini, M.F Boemi, Appendice, in: M. Guaitoli, Op. Cit., pp. 37-42.

14) Le foto di Adamesteanu, scattate in preparazione e a documentazione delle campagne di scavo in Basilicata ein Sicilia, costituiscono una documentazione ricchissima; particolarmente significativa e quasi del tutto scono-sciuta quella relativa allo scavo di Sofiana, località che è divenuta una delle protagoniste del quadro culturalesiciliano.

15) Un contributo fattivo ed un costruttivo impulso alla pianificazione integrata delle attività di conservazione èdovuto a Elizabeth J. Shepherd, archeologa, dal 2006 nell’organico dell’Aerofototeca Nazionale, che ha messoa disposizione la competenza in materia maturata presso altri archivi fotografici del MiBAC.

Page 129: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto
Page 130: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

129

Daniele Zamboni

L’archivio Bams e la fotografia aerea

BAMSphoto nasce nel 1978 come studio fotografico, per iniziativa del fotografo BasilioRodella. Inizialmente la storia dello studio è simile a quella di moltissime altre attività foto-grafiche disseminate per l’Italia: si occupa di tutto quello che una piccola cittadina comeMontichiari, un centro di 22.000 abitanti dove la BAMSphoto ancora opera, offre.Ben presto però l’attività si specializza andando verso il settore editoriale ed espositivo. Sonooltre 250 i titoli librari che fanno parte attualmente (25-10-2008) del curriculum e 48 lemostre che hanno visto il marchio BAMSphoto protagonista.Nel corso degli anni Basilio Rodella è stato affiancato nell’attività dalla moglie AlessandraTosoni e dai figli Matteo e Stefano. La squadra, così arricchita, si dedica ai nuovi filoniampliandone lo spettro ed aumentandone la qualità. Il settore che più ne giova è l’archivio, già“pallino” di Basilio Rodella, che in breve raggiunge la ragguardevole cifra di oltre 700.000immagini catalogate, di cui 150.000 aeree. Archivio che si amplia ogni anno di oltre 20.000nuovi scatti. Nel frattempo l’ambito che maggiormente si fa strada all’interno dell’attivitàBAMS è la fotografia aerea: sono del 1987 i primi scatti che vengono prodotti volando su pic-coli aerei dell’Aeroclub locale.Il volo “contagia” tutti i componenti della BAMS e così in questa speciale sezione fotograficavengono investiti tempo e denaro. In particolare la ricerca è una costante precisa, indirizzataverso il settore della fotografia aerea obliqua o a volo d’uccello, tanto che, in breve, questadiviene il fiore all’occhiello di tutta l’attività. Nel frattempo lo “strumento di volo” non è più l’aeroplano, ma l’elicottero sul quale i com-ponenti della BAMS hanno trascorso centinaia di ore. Le regioni maggiormente battute sonoquelle del nord, anche se il centr’Italia ed il sud sono stati oggetti di due lunghi reportages. Impulso, credibilità ed innovazione vengono forniti al progetto dall’avvento del digitale: lapossibilità infatti di georeferenziare le immagini toglie la fotografia aerea obliqua dal limbodell’immagine bella ma tecnicamente inutile.Il progetto così si sviluppa e prende il nome di “Photo under the roofs” ovvero “fotografia sottoi tetti” che completa ed integra, con immagini inedite del territorio, l’aerofotogrammetria.Quest’ultima infatti restituisce il territorio in forma cartografica, fornendo l’ingombro deicentri urbani e delle campagne, disegnando un reticolo stradale in forma piatta.Con “Photo under the roofs” invece BAMSphoto fornisce immagini che mostrano cosa c’è sottoi tetti, con un angolo di ripresa di 45°circa rispetto al terreno, dando rilievo ottico alle aspe-rità del suolo, fornendo volume, profondità e dimensione visiva a quanto viene descritto nellafotografia. Questo tipo di immagine ritrae, da una angolazione particolare ed inedita il costruito: le archi-tetture industriali ed abitative, le infrastrutture, il patrimonio storico, artistico e monumen-tale e l’ambiente naturale, pianure, boschi, colli, monti, situazioni di degrado ed a rischio.“Photo under the roofs” si è rivelato nel tempo uno strumento indispensabile per la pianifica-zione territoriale (PGT - PRG), la valutazione dell’impatto ambientale, il monitoraggio dellesituazioni a rischio ed il controllo del costruito, ma anche utile per la documentazione del ter-ritorio dal punto di vista artistico - turistico, per la realizzazione di iniziative culturali quali

Carpenedolo, Brescia. Pieve Romanicadel XII sec.(BAMSphoto - Rodella)

Page 131: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

130

mostre, pubblicazioni e archivi fotografici. Questo strumento è oggi fornito con softwareapplicativo BAMS AERVIEW MAP, appositamente studiato dai tecnici che da anni collabo-rano con lo studio BAMS, per essere compatibile con i migliori software sul mercato, per ilposizionamento automatico delle immagini sulla cartografia tecnica ufficiale o sulle ortofoto.Le immagini sono oggi generate da apparecchi con sensori RGB di almeno 21 megapixel nati-vi (non interpolati) e sono fornite su supporto ottico digitale (CD-DVD), in files JPEG concompressione minima, con risoluzione cromatica di 8 bit per canale.Le foto riportano nei campi Xrif dei files le coordinate geografiche (in DD° MM’.mm sudatum WGS ‘84) del punto di scatto, ottenute da apparecchi GPS sincronizzati e trasferiteattraverso protocollo NMEA.Gli scatti sono inoltre forniti in bundle con un software di visualizzazione GIS che consenta lagestione spaziale dell’archivio fotografico attraverso:- la vista dei punti di ripresa su basi cartografiche o ortofotocarte, dunque nella proiezioneGauss-Boaga adottata nella cartografia tecnica regionale;- la visualizzazione dei thumbnail delle immagini collegate ai punti di ripresa per il tramitedi hyperlink attivi;- la visualizzazione di tutti i campi XRIF delle immagini, ivi comprese le coordinate geogra-fiche e temporali dello scatto, nonchè le caratteristiche della fotocamera e dell’ottica utilizza-ta, tempo di esposizione e diaframma dello scatto;- la visualizzazione delle immagini a risoluzione piena attraverso l’attivazione automatica, suazione dell’operatore, di un editor esterno di immagini (Painter, Photoshop, Gimp ...).I dati relativi ai punti di ripresa sono forniti anche in formato GIS pubblico, ovvero come sha-pefile di punti con associati i campi degli XRIF, e collegati alle immagini attraverso campi dipercorso, utilizzabili come hyperlink.Negli ultimi tempi, oltre che continuare nei solchi tracciati, l’attenzione di BAMSphoto si èspostata nel settore che documenta il consumo sempre più invasivo del suolo. Per questo sonostate avviate collaborazioni con varie fondazioni ed enti che da sempre si occupano di questospecifico settore con realizzazioni di mostre ed eventi atte a sensibilizzare le nuove generazio-ni sul tema.

Campagna di Visano, Brescia.(BAMSphoto - Rodella)

Page 132: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto
Page 133: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto
Page 134: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

133

Paola Ciandrini

Il Centro Volo Vela al Politecnico di Milano

Protocollo numero 109, posizione X - Segreteria, 23 novembre 1943. Una velina dattiloscritta evidenziata come riservata e a firma di Portaluppi è inviata al capodella Provincia di Milano: il testo non ha fronzoli, bastano otto capoversi per spiegare nascita,evoluzione e pericoli del Centro “Liberato de Amici”, ovvero il Centro studi ed esperienza peril Volo a Vela (CVV), fondato nel 1934 presso il Regio Politecnico di Milano. L’archivio, con-servato oggi dalla biblioteca del Dipartimento di Ingegneria Aerospaziale, documenta l’atti-vità di progettazione e l’attività di volo, testimoniata da un corpus fotografico di prestigio ein parte sottoposto a un progetto digitalizzazione. Traslochi, cambi di responsabili, perquisi-zioni e imprevisti di ordinaria amministrazione sono raccontati dalle cesure, dalle lacune odalla scrupolosa conservazione delle carte del fondo archivistico.La corrispondenza ufficiale conservata dall’Archivio generale di ateneo1 aiuta la comprensionedella storia archivistica e dei contenuti del fondo CVV, un archivio di una decina di metri linea-ri fra carteggi, fotografie e documentazione amministrativa più tavole tecniche per gli aeromo-delli. La velina sopra menzionata e firmata da Portaluppi, pur con un unico e sintetico unicofoglio scritto fronte retro, fornisce un preciso ed eloquente resoconto della storia del centro:

«Il centro studi ed esperienze per il volo a vela è sorto, con l’approvazione di queste autoritàaccademiche, ad iniziativa dello studente Liberato de Amici, presso il Politecnico, che, per dar-gli possibilità di vita e unicamente con l’intendimento di favorire le iniziative dei propri allie-vi nel campo del volo a vela, lo ha ospitato in alcuni locali dell’Ateneo, finanziato ed e ammi-nistrato a carico del proprio bilancio. Data infatti la mancanza di entrate proprie, il Politecnicoha concesso al centro ogni esercizio, fino all’anno accademico 1943-19447, una dotazione ordi-naria nella misura media di lire cinquemila. Tale dotazione qualche anno fu integrata damodeste sovvenzioni straordinarie concesse da Ministeri, enti pubblici, industriali e privatidiversi. Comunque la piccola gestione amministrativa e contabile del Centro ha sempre fattoparte di quella del Politecnico, che è soggetta al controllo della Corte dei Conti. […] Tutto ilmateriale - macchine, attrezzi, libri, etc - usato dal Centro è di proprietà del Politecnico.L’attività del Centro studi si è andata riducendo sempre più durante l’attuale periodo bellicoe fu praticamente nulla nell’ultimo anno accademico. Perciò essa venne ufficialmente sospesadal Direttore del Politecnico con un suo provvedimento 2 ottobre 1944, adottato ai sensi del-l’art. 12 del T.U. 31 agosto 1933, n, 1592, dato che non si tratta di una istituzione, la qualesia munita di personalità giuridica ed abbia per lo meno un suo patrimonio, redditi propri euna gestione di bilancio speciale. […] Si chiude il presente esposto informando che il perso-nale dirigente del Centro ha prestato sempre gratuitamente la sua opera. Presso il Centro erastato inoltre distaccato un tecnico appartenente al personale del Politecnico e da esso retribui-to. Quanto sopra questa Direzione ha ritenuto doveroso di comunicarVi».

Una comunicazione secca, per esprimere senza troppi fingimenti tutto il disappunto nei con-fronti della decisione della Provincia, ovvero la nomina di un Commissario responsabile per lagestione del Centro, una figura esterna al Politecnico e al gruppo di appassionati studenti,docenti e specialistici del volo, tal Franco Grosso.

Castelmella, Brescia.(BAMSphoto - Rodella)

Page 135: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

134

La grande storia, l’imminenza del conflitto bellico, cambia in poco tempo i giochi e le pro-spettive del Centro. Nell’estate del 1943 Andrea Marioni scrive a Gino Cassinis, allora presi-dente del CVV, sottoponendo quesiti e proposte per nuovi alloggiamenti. «Non posso dirle –si legge in una lettera del 26 settembre 1943 - che il lavoro abbia progredito, perché i recen-ti avvenimenti ci hanno sbandato tutti, me compreso, per qualche giorno. Abbiamo per di piùdovuto sloggiare dai locali che erano nostri presso la Casa dello Studente - oggi occupata dallaMilizia. Per ora tutta la nostra roba è accatastata in officina e si stanno allestendo i due picco-li locali che la sovrastano per disporvi poi l’ufficio tecnico e tutto il resto delle scartoffie; tral’altro, ci dormirò anch’io sfrattato come il Centro dalla Casa dello Studente».Esattamente un anno dopo, il 27 settembre 1944, un gruppo di militi della Brigata nera per-quisisce il Centro Liberato de Amicis. La relazione dettagliata a cura di Cassinis sarà speditasolo il 22 dicembre al Ministro dell’Educazione nazionale. Cassinis non si fa scrupolo a citarelo sfratto dello sfortunato Marioni: «Ritengo necessario far presente che il dott. Marioni nonfa parte del personale del Politecnico, di cui su segreteraio avventizio dal 1° luglio 1929 al 16maggio 1942, ma era stato autorizzato dal compianto direttore Azimntu ad alloggiare in viatemporanea in questo Poltienci, dopo che la Casa dello Studente era stata sinistrata durante leincursioni aeree nemiche dell’agosto 1943. Tale concessione era stata accordata perché il dot-tor Marioni, ricoprendo già da qualche anno la carica di Segretario per il Centro Studio per ilVolo a Vela, avrebbe potuto collaborare efficacemente col personale della quadra di protezioneantiaerea allo stesso modo del personale aiuto ed assistente degli Istituti scientifici, che perno-otta nell’ Ateneo con lo scopo di prestare la propria opera per la migliore difisa possibile delmateriale contro gli incontri e gli altri probabili sinistri, in caso di incursione nemica».Traslochi e paure, un contesto di ben altro tenore rispetto alla donazione del giugno 1943 e alconseguente trasloco presso il Centro del primo aeroplano - o velivolo, per citare la documen-tazione ufficiale sulla scia del termine dannunziano - di Maurizio Galimberti. È del 17 giugnouna lettera di Galimberti che suona da liason tra aeromodelli e documentazione dell’archivio:«Tutti i documenti relativi all’aeromobile - scrive Galiberti a Gino Cassinis - sono già staticonsegnati nelle mani del Dr. Marioni; unisco ora un atto di donazione, autenticato dal miocolonnello, a che il Centro possa in ogni caso avvalersene, pur esperimento che sarò sempredisposto ad espletare qualsiasi pratica si rendesse necessaria nel periodo in cui rimarrò ancoraformale intestatario dell’apparecchio».Le sei sezioni del Centro, rispettivamente Studi e progetti, Voli, Costruzioni, Studi meteoro-logici, Modelli e Stampa, emergono con prepotenza ed empatia dallo spoglio delle carte nonancora riordinate. Ad eccezione dell’apparato fotografico, l’archivio ad oggi non è stato anco-ra oggetto di una inventariazione analitica, progetto che sarà presto concretizzato dai conser-vatori del fondo.

1) Si veda in particolare Archivio Generale di Ateneo, Politecnico di Milano, Busta Cattedre ed Istituti scientificiIstituto di Ingegneria aeronautica aerostazione - Centro di studi ed esperienze per il volo a vela "Liberato De Amici” –Posizione SEG X.

Page 136: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

135

Sabaudia: immagine dell’Aeronauticamilitare, aprile 1934

Page 137: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto
Page 138: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

137

Andrea Mazzucchelli

L’Archivio Fotografico della Ditta Rossi di Brescia: un esempiosignificativo di conservazione intelligente di materiali fotografici

La Fototeca Rossi fu costituita nella seconda metà degli anni Cinquanta unitamente alla fon-dazione dell’omonima azienda bresciana avvenuta nel 1956. Inizialmente essa è nata per rac-cogliere le prime immagini fotografiche prodotte al suo interno. Essa, di conseguenza, conser-va prezioso materiale fotografico realizzato in un momento in cui la moderna fotografia aereaprivata era ancora agli albori.L’iniziale passione e la profonda competenza e professionalità acquisita negli anni hanno con-sentito all’azienda di configurarsi come autorevole referente nel settore fotografico, costituen-do un raro caso di azienda italiana ad occuparsi, con mezzi e personale propri, dei differentiaspetti delle attività fotogrammetriche.In archivio sono presenti evidenti tracce della filosofia di ricerca e sperimentazione dell’azien-da, che ha sempre creduto nella proficua collaborazione e costante confronto con gli enti cul-turali territoriali e nazionali. Numerosi, ad esempio, sono i docenti universitari, i professioni-sti e i teorici specialisti che hanno collaborato alle differenti ricerche e che hanno prodottoscatti e rilievi fotografici territoriali di notevole importanza. L’Archivio racconta anche della capacità imprenditoriale bresciana di acquisire consistentiincarichi professionali in ambito professionale. Numerosi sono, ad esempio, le fotografie scat-tate in differenti nazione europee, in Africa e in America, mostrando anche proficue collabo-razioni con studi tecnici professionali privati e Ministeri esteri.Il materiale archivistico è ovviamente organizzato secondo precisi parametri aziendali, cherispecchiano fedelmente la sua suddivisione in comparti. Ancora oggi, infatti, la ditta RossiS.R.L. è suddivisa in quattro reparti, in costante rapporto con l’archivio e l’ufficio che si dedi-ca alla ricerca iconografica. Esso mostra, ad esempio i prodotti afferenti al Reparto Volo, che sioccupa delle attività di pianificazione di volo ed è responsabile delle riprese aerofotogramme-triche, per la realizzazione delle quali utilizza come base operativa l’aeroporto di Montichiari(Bs). A questo primo reparto seguono: l’Ufficio per il Controllo delle riprese aeree, che effettua iprimi accertamenti dei risultati delle riprese con camera analogica, produce le note informati-ve di volo, successivamente archiviate, e svolge le attività connesse all’obliterazione dei nega-tivi; il Laboratorio fotografico, che si occupa dello sviluppo delle pellicole fotografiche e dellaproduzione di stampe, diapositive ed eterogenei elaborati visivi; e il Reparto Elaborazione dati,responsabile della lettura delle immagini, della gestione digitale delle fotografie e della pre-parazione degli elaborati finali, che spaziano dalla produzione di DSM-DTM all’ortofoto. Ilmateriale così concepito confluisce successivamente nel prezioso Archivio fotografico, nel qualesono custoditi circa due milioni di scatti. Si tratta di immagini che coprono analisi fotografico-territoriali compiute dai primi anniSessanta ai giorni nostri, spesso consentendo interessanti raffronti temporali sulla medesimaarea geografica.Le immagini più recenti sono state scattate dalla piccola aeroflotta privata, che attualmenteconsta di tre velivoli: un aeromobile turbo commander I-MAGJ, un aeromobile Cessna 402 BI-ISOR e un Cessna 402 B I-EJRA.

Orzinuovi, Brescia - 2007.(Fotografia Rossi Telespazio)

Page 139: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

138

L’archivio raccoglie differenti tipologie di materiali fotografici, strettamente connesso anche aimezzi tecnici impiegati dall’azienda per la realizzazione degli incarichi di ripresa territorialericevuti. Esso, pertanto, costituisce una valida esemplificazione dell’evoluzione tecnologicadella fotografia aerea già descritta nella sezione storiografica di questa stessa monografia.Attraverso l’analisi delle apparecchiature, delle strumentazioni di lavoro e dei negativi conser-vati nell’archivio è infatti possibile osservare l’evoluzione tecnologica che da sempre ha carat-terizzato il settore delle riprese aeree. Tutti gli aerei aziendali, ad esempio, sono dotati di dop-pia botola per la realizzazione in contemporanea di riprese con almeno due differenti sensori edella strumentazione INS/DGPS, che consente la determinazione delle coordinate dei centridi presa dei fotogrammi. Quest’ultima apparecchiatura è costituita da ricevitori satellitari geo-detici a doppia frequenza con capacità di campionamento fino ad un secondo, interfacciati allecamere aeree mediante un dispositivo denominato event marker, che segnala al GPS il momen-to esatto dell’apertura dell’otturatore della camera da presa1.Accanto all’attività di catalogazione e ricerca iconografica l’archivio è dotato di una strumen-tazione appositamente studiata per consentire l’utilizzo di immagini analogiche nei processidi elaborazione digitale. Il laboratorio appositamente attrezzato consente di acquisire tali datidirettamente dal rullo negativo delle riprese. Le procedure eseguite permettono di garantirel’assoluta assenza di corpi pulviscolari e preservano il film da possibili datti realizzati per sfre-gamento. Per queste ragioni lo scanner è collocato in appositi ambienti costantemente sogget-ti ad interventi dustfree, finalizzati alla continua eliminazione di polvere e alla costante elimi-nazione di umidità. Nello specifico le scansioni del laboratorio fotografico sono generalmenterealizzate attraverso l’impiego di uno Scanner ZEISS Intergraph Imaging Photoscan 2002 (Z/IImaging) con una risoluzione ottica a 7 micron.L’archivio è inoltre dotato di locali condizionati-refrigerati, nei quali poter conservare i mate-riali fotografici più preziosi e rendere le pellicole antistatiche. Questi ambienti consentono dievitare gli effetti derivanti da eventuali deformazioni termiche del supporto e che, inevitabil-mente, sarebbero successivamente registrati con le operazioni di riproduzione e scansione.Una sezione dell’archivio conserva anche ortofoto complesse, immagini aeree numeriche inscala e con coordinate cartografiche, che riportano informazioni integrative su tutti quei par-ticolari che la carta tecnica rappresenta in modo schematico, fornendo anche una visione dina-mica e realistica dei luoghi.

1) I velivoli possono essere dotati, in funzione delle esigenze di scatto di tre camere aerofotogrammetriche RMKcon focale 150 mm (Zeiss), di una camera aerofotogrammetria RMK con focale 300 mm (Zeiss), di una came-ra aerofotogrammetria RMK TOP 15 con focale 153 mm i cui obiettivi hanno un potere separatore medio di112 coppie di linee per mm (Zeiss), di due camere aerofotogrammetriche digitali DMC dotate di sistema plu-ribande (compreso il sistema di rilevamento ad infrarosso), di tre sistemi integrati INS/DGPS, di quattro basa-menti AS2 (Zeiss), di tre basamenti geostabilizzati T-AS, di sette magazzini porta pellicola (Zeiss) e di dueCinederivometri (Zeiss). Le due camere aerofotogrammetriche digitali DMC di produzione Intergraph sonocostituite da quattro obiettivi pancromatici e quattro multispettrali, in grado di acquisire simultaneamenteimmagini RGB e IR di dimensione 7680 x 13824 pixels. Le camere sono complete di sistema inerziale IMUIGI Aerocontrol in grado di fornire direttamente l’orientamento esterno dei fotogrammi (phi, omega, k, X, Y,Z, cioè angoli di assetto e posizione). La precisione dei parametri di orientamento esterno è per gli angoli diassetto ? e ? ±0.0075°, mentre per k è ±0.0135°.

Page 140: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

139

Montichiari, Brescia - 2007.(Fotografia Rossi Telespazio)

Page 141: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto
Page 142: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

141

Ferdinando Zanzottera

Il Fondo Fotografico del generale Pezzaniconservato presso l’Istituto per la Storia dell’Arte Lombarda

Tra i numerosi fondi fotografici conservati presso l’Istituto per la Storia dell’Arte Lombarda(ISAL), particolare interesse rivestono le fotografie aeree scattate dal generale Giovanni Pezzaninei primi anni Sessanta. Malgrado la costituzione del corpus archivistico sia particolarmenterecente (trentacinque anni), mancano alcuni elementi di fondamentale importanza per la pienacomprensione della sua origine e della sua stessa formazione. Il fondo fu certamente acquisitodall’ISAL agli inizi degli anni Settanta e fin dalla sua origine esso era composto da stampe enegativi fotografici di grande formato. Tuttavia i documenti fino ad ora rintracciati inerenti lasua costituzione lasciano insoluti diversi dubbi. Alcune carte documentarie parlano di unacquisto, mentre il verbale del Consiglio di Amministrazione del 23 gennaio del 1973dell’ISAL contiene un’annotazione relativa a “un cospicuo donativo di fotografie aeree diMilano” da parte del generale Pezzani, espressione che induce a pensare ad una donazione gra-tuita. Anche i dati inventariali sono contraddittori poiché attualmente il fondo fotografico ècostituito da 474 stampe in bianco e nero di differente formato e da 161 negativi. L’inventariodella Fototeca, inoltre, registra sette momenti distinti di catalogazione delle stampe, per unnumero complessivo di 378 unità. Probabilmente questa differenza trova spiegazione nelladuplicazione di numerose stampe fotografiche avvenuta con il passare degli anni. Il fondo,infatti, è caratterizzato da un numero elevato di riproduzioni eseguite in differente formato econtrasto delle tonalità dei grigi. Discordanti sono anche i numeri di inventario. Ogni scattofotografico presente all’interno della Fototeca dell’ISAL, infatti, è caratterizzato da un’etichet-ta sulla quale sono riportati numerosi dati. Nelle etichette più ‘antiche’ i dati riportati sonootto (numero di catalogo, numero di inventario, ubicazione, autore, soggetto, particolare,numero del negativo, anno, fotografo), in quelle più recenti sono undici (artista, paese, secolo,località, ubicazione, soggetto, materia, misure, numero di catalogo, numero del negativo, annodi esecuzione del negativo). Le informazioni trascritte sono parzialmente distoniche e palesa-no le intelligenti ragioni per le quali la professoressa Maria Luisa Gatti Perer volle creare unafototeca specializzata in storia dell’arte, attestando anche una maggiore attenzione all’oggettofotografato rispetto al bene fotografico in quanto tale. Per molti anni, infatti, la fototeca è stataconcepita unicamente come repertorio iconografico al servizio degli storici dell’arte e dell’ar-chitettura, spesso indifferenti a una corretta schedatura archivistica del materiale fotografico,confondendo i dati riguardanti il bene raffigurato con quelli della ripresa e della stampa delloscatto. Notevoli differenze compilative si possono dunque riscontrare osservando le etichetteche accompagnano queste fotografie, nelle quali sono evidenti anche omissioni e imprecisionideterminate da una non corretta redazione da parte degli operatori, spesso meritevoli volonta-ri non sempre dotati della necessaria competenza o sensibilità archivistica. Esemplificativarisulta la serie delle immagini aeree raffiguranti l’Abbazia di Chiaravalle. Essa è composta daotto stampe prodotte da tre scatti differenti. Le stampe furono eseguite certamente in almenotre momenti distinti poiché mostrano etichette tipologicamente differenti e numeri di catalo-gazione completamente dissimili. La ripresa dell’abbazia effettuata con l’aeroplano posto ameridione del complesso monastico, ad esempio, ha una prima stampa correttamente datata(1961) contrassegnata con il numero di catalogo 15.969, una seconda copia, priva dell’indica-

Chiesa di Santa Maria Nascente al QT8(Mi) in una foto aerea scattata dal GeneraleGiovanni Pezzani nel 1961.

Page 143: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

142

zione della data di scatto, contraddistinta dal numero di catalogo 16.952 e una terza stampa,senza data della ripresa e priva dell’indicazione del fondo archivistico di appartenenza, allaquale è stata apposto il numero di catalogo 46.377.Malgrado le numerose imprecisioni che caratterizzano il Fondo Pezzani, esso si qualifica comeimportante testimonianza visuale per la piena comprensione delle trasformazioni territorialidi Milano. Esso, infatti, indaga la periferia della città e alcuni luoghi simbolo del centro sto-rico e dell’hinterland, attraverso una serie di voli eseguiti nei primi anni Sessanta.Generalmente le fotografie hanno come soggetto principale edifici liturgici, ritenuti dal gene-rale Pezzani elementi di particolare interesse architettonico facilmente individuabili nellamaglia urbana, capaci di configurarsi come elementi ordinatori di una trasformazione in atto.Dalle immagini è possibile ricostruire anche la tipologia esecutiva del volo eseguito dal gene-rale Pezzani: dopo aver individuato il soggetto da fotografare l’aeroplano compiva una serie divirate a spirale, consentendo all’addetto alle riprese di fotografare il soggetto da molteplicipunti di vista. Una tecnica consolidata impiegata dal generale Pezzani anche in alcuni parti-colari rilievi compiuti durante la sua attività di ricognitore durante la Seconda GuerraMondiale. L’esperienza accumulata fu impiegata anche nell’abito dei successivi incarichi pro-fessionali, quando utilizzò la fotografia aerea anche per indagare gli abusi edilizi commessi inspregio alla legislazione vigente. Le fotografie di proprietà dell’ISAL non furono eseguite attra-verso un’apparecchiatura fissata alla fusoliera dell’aeroplano, ma riprese da un operatore cheinquadrava i soggetti con una macchina fotografica manuale e che, in qualche occasione, nonè riuscito ad eliminare dall’inquadratura la parte terminale dell’ala del velivolo. Tra i molti edifici indagati dalle fotografie aeree vi sono l’Abbazia di Chiaravalle, il comples-so architettonico dell’Istituto Leone XIII, l’Ospizio della Sacra Famiglia e le chiese dellaMadonna dei Poveri, della Madonna del Lago all’Idroscalo, di Quinto Romano, del SacroCuore Immacolato di Maria, del Sacro Cuore in Affori, di San Benedetto, di San Bernardo allaComasina, di San Camillo, di San Dionigi in Prato Centenario, di San Gabriele, di SanGaetano, di San Giovanni alla Creta, di San Giovanni Battista alla Bicocca, di San Giovannidei Morenti, di San Giovanni Evangelista, di San Giuseppe in Bollate, di San Giuseppe inCesate, di San Marcellino, di San Martino e San Silvestro, di San Martino in Lambrate, di SanMichele e Santa Rita, di San Nicola in Dergano, di San Paolo, di San Pio V, di San Protaso, diSan Romano alla Torrazza, di San Vito al Giambellino, di Santa Barbara in Metanopoli, diSanta Maria Addolorata in San Siro, di Santa Maria Annunciata in Chiesa Rossa, di SantaMaria Assunta in Certosa (Certosa di Milano), di Santa Maria Beltrade, di Santa Maria delRosario, di Santa Maria della Misericordia in Casoretto, di Santa Maria di Lourdes, di SantaMaria Liberatrice, di Santa Maria Nascente al QT8, di Santa Rita alla Barona, di Sant’Agnesein Vialba, di Sant’Angela Merici, di Sant’Antonio alla Cascina del Sole, di Sant’Apollinare inBaggio, di Sant’Elena in Quarto Cagnino, di Sant’Eusebio e Santi Maccabei in Garbagnate, deiQuattro Evangelisti, del Redentore, dell’Immacolata, di Gesù, Giuseppe e Maria, diSant’Eustorgio, dei Santi Nabore e Felice, dei Santi Nereo e Achilleo e di Sant’Ildefonso. Oltrea questi edifici il generale Pezzani fotografò anche la chiesa Armena, la chiesa dei Martinit, laChiesetta di via Palmanova e il complesso conventuale cappuccino di piazzale Velasquez (SanFrancesco d’Assisi), progettato alla fine dell’Ottocento dall’ingegner Cesare Nava.Tra i casi più interessanti vi è sicuramente il rilievo fotografico aereo della chiesa di SantaMaria Nascente al QT8, progettata da Vico Magistretti e da Mario Tedeschi nel 1947 in occa-sione dell’ottava Triennale e realizzata tra il 1954 e il 1955. Le fotografie furono eseguite nel1961 a pochi anni di distanza dalla conclusione dei lavori di costruzione della chiesa, accantoalla quale fu edificato l’edificio destinato ad accogliere le strutture catechetiche e la casa par-rocchiale. Nelle immagini la chiesa sorge al centro di un’area con un indice di fabbricazionemolto basso. Alle sue spalle si intravvede il Monte Stella ancora in fase di definizione. Campicoltivati, orti, vestiti stesi al sole ad asciugare nei prati, strade bruscamente interrotte e operedi un’urbanizzazione in corso di realizzazione, costituiscono gli elementi salienti di un raccon-

Page 144: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

143

to figurativo impresso nella pellicola che oggi appare completamente trasformato dalla realtàedilizia che ha fagocitato ogni spazio libero adiacente alla chiesa. Assenti sono dunque gli edi-fici residenziali, la posta, il mercato coperto e le altre infrastrutture pubbliche costruite nelleimmediate vicinanze della chiesa negli anni seguenti.Analoga testimonianza è impresa negli scatti compiuti nel medesimo anno alla chiesa diSant’Agnese in Vialba, costruita nel 1955 su progetto degli architetti Amos Edallo e AntonelloVincenti. La sua imponente struttura in cemento armato si staglia nel vuoto urbano che la cir-conda, evidenziando, con ancor maggior veemenza, i sei monumentali pilastri che reggono lacopertura a doppia falda inclinata della navata unica. Le fotografie mostrano con impressionan-te dettaglio il grande affresco realizzato sulla facciata della chiesa dal pittore Neonato Nicolò,oggi in uno stato precario di conservazione. Anche in questo caso le immagini palesano il muta-mento del contesto urbano avvenuto con il passare degli anni. Le sei stampe fotografiche costi-tuiscono anche una rara testimonianza del complesso residenziale popolare demolito sul finiredel XX secolo, che sorgeva nelle immediate vicinanze della chiesa. Poco distante dall’edificio liturgico consacrato a Sant’Agnese il generale Pezzani ha fotografa-to la Certosa di Milano (Garegnano), fondata il 19 settembre del 1349 da Giovanni Visconti.Nessuna data del volo è indicata sul retro delle sette stampe fotografiche che mostrano uncomplesso architettonico profondamente differente dallo stato attuale e un contesto urbaniz-zato che si è profondamente modificato a partire dagli anni Settanta. Ancora visibili sono lestrutture rustiche e il pollaio addossati alla chiesa trecentesca. Completamente assenti, invece,appaiono le nuove strutture oratoriane che sostituirono la Città dei ragazzi che, negli anniSessanta, sorgeva oltre il tracciato della prima autostrada italiana. Assenti sono anche alcunedelle strutture scolastiche edificate nelle immediate vicinanze dell’antico monastero certosino,quali la scuola materna di via Sapri, la scuola media statale e la scuola elementare e l’asilo edi-ficati dall’ordine religioso delle suore del Sacro Cuore di Maria già Missionarie d’Egitto. Lefotografie costituiscono anche un importante testimonianza del contesto urbano limitrofo alCimitero Maggiore e al viale Certosa, uno dei principali assi viari di penetrazione della fascianord-ovest di Milano. Fondamentale, inoltre, è la documentazione del tracciato autostradaleche ancora oggi segna la fascia orientale del complesso architettonico monastico, vicino alquale negli anni Sessanta sorgevano gli ‘antichi’ caselli daziari.Le immagini del Fondo Pezzani non sono le uniche fotografie aeree presenti nella Fototecadell’ISAL: l’istituto, infatti, custodisce numerosi scatti raffiguranti Milano e alcune città dellaBrianza. Tra queste, particolare interesse desta una fotografia scattata il 12 settembre 1957 raf-figurante il complesso della Basilica di Sant’Ambrogio e dell’Università Cattolica di Milano.Lontani ricordi appaiono i cantieri della ricostruzione post-bellica e i nuovi edifici emergononella maglia urbano per la lucentezza e il candore degli intonsi apparati murari. Al biancosplendore di questi edifici si contrappone l’ampia massa dell’antica caserma militare interessa-ta da un piccolo cantiere e il giardino verde che abbraccia il monumento dedicato a tutti imilanesi caduti in guerra. Un giardino che, sebbene rigoglioso, mostra tutte le ferite infertedalla guerra e la smania cittadina della ricostruzione: giovani piante dall’esile fusto si alterna-no ai frondosi alberi pluridecennali. Anche i tetti partecipano al racconto della città, mostran-do edifici non ancora abbruttiti da alcuni sopralzi insensati e da tetti sgombri dalla selva inva-dente degli impianti refrigeranti. Altre immagini aeree sono pervenute all’ISAL attraverso il lascito testamentario del professorCarlo Perogalli, che, insieme alla sua personale diateca di circa 40.000 diapositive, ha donatoun vasto repertorio iconografico comprendente anche riprese aeree degli anni Cinquanta dellacittà di Monza e dei suoi principali monumenti: il Duomo, l’Arengario e la Villa Reale.Particolare menzione spetta anche a una riproduzione fotografica della Milano ottocentescaripresa da un dirigibile, che mostra il tessuto urbano cittadino ancor prima degli sventramen-ti del XIX secolo e le devastazioni dei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale.I tre edifici religiosi fotografati dal generale Pezzani e le fotografie aeree citate costituiscono

Page 145: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

144

solamente alcuni esempi dei percorsi storiografici che è possibile intraprendere attraverso leimmagini riprese dal cielo, che, in generale, mostrano l’estremo consumo del territorio urba-no di Milano. Una città che nei suoi processi evolutivi, talvolta è scaduta in atteggiamentidegenerativi.Nell’osservare alcune di queste fotografie, dunque, possono rammentare le parole di WalterGropius, che asseriva: “Che cos’è il costruire architettonico? L’espressione cristallina dei più nobili pen-sieri degli uomini, del loro fervore, della loro umanità, della loro fede, della loro religione. Così era unavolta. Ma chi fra quanti vivono in quest’epoca giustamente dannata, comprende ancora la natura omni-comprensiva, beatificante dell’architettura? Non vedete? Attraversiamo le nostre strade e le nostre città eneppure ci viene da piangere di vergogna su questi deserti della bruttezza!Diciamocelo invece chiaramente: queste trappole grigie, vuote, stupide, in cui viviamo e lavoriamo, costi-tuiranno a diffondere alla posterità una umiliante testimonianza del tremendo baratro intellettuale incui è caduto il nostro gusto dimentico dell’unica grande arte: costruire”.

Certosa di Milano (Garegnano) in una fotoaerea scattata dal Generale Pezzani neiprimi anni ‘60.

Page 146: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

145

Il Duomo di Milano fotografato alla finedell’800 da un dirigibile.

Page 147: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto
Page 148: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

147

Elizabeth J. Shepherd

Il pioniere d’Aeronautica Ubaldo Puglieschi (1874-1965):ricostruzione storica attraverso le carte e le fotografie d’archivio

«La fotografia è ora uscita dal ristretto campo del professionista e del dilettante, per dare poten-te aiuto alle arti e alle scienze. Torna infatti di gran sussidio alla chirurgia colla radiografia,all’istologia e alla metallografia colla microfotografia, alla stampa colla trasmissione della foto-grafia a distanza, al topografo colla fotogrammetria, all’arte colla riproduzione dei quadri ecc.Anche nel campo militare, la fotografia trova ora efficace impiego, e per questo venne nel 1896creata presso la Brigata Specialisti del Genio una Sezione Fotografica dall’attuale Ten.Colonnello Moris, il quale seppe in breve darle grande sviluppo. Tale Sezione si occupa spe-cialmente di studi e lavori di telefotografia per ricognizioni alle grandi distanze, ed in taleramo ha raggiunti risultati veramente insperati; di fotografia e telefotografia da bordo dellenavi per ricognizioni costiere, di fotografia e telefotografia dalla navicella dei palloni e dei diri-gibili per ricognizioni dall’alto; di rilievi di terreni montuosi a mezzo della fotogrammetria;di rilievi di terreni piani a mezzo della topofotografia dal pallone e dal dirigibile; di microfo-tografia per la produzione dei dispacci per la corrispondenza a mezzo dei colombi viaggiatori,e infine di cinematografia per esperienze di mine. Ha poi un reparto per lo studio e il collau-do dei varii sistemi ottici; quali obbiettivi, cannocchiali, telemetri, ecc. ed un altro reparto perle riproduzioni documentarie, con annesso laboratorio di fotocollografia per la produzione distampe monocrome e policrome». Così, con grande lucidità e dote di sintesi, il capitano Cesare Tardivo, comandante della SezioneFotografica del Battaglione Specialisti del Genio, apriva nel 1911 il suo Manuale di fotografia -

telefotografia, topofotografia dal pal-lone. Se nel 1907 il volumeFototopografia e fotogrammetria aerea:nuovo metodo pel rilevamento topogra-fico di estese zone del terreno deltenente Attilio Ranza, sempre delBattaglione Specialisti, aveva illu-strato le basi di una nuova disci-plina sperimentale, solo quattroanni dopo le esperienze sul campoerano state così fitte e sostanzialida permettere a Tardivo di fare unpunto fermo ed aggiornatissimo

per quella che, all’epoca, era una pratica ormai consolidata in cui l’Italia eccelleva: la fotogram-metria aerea, cioè la rilevazione del terreno dall’alto per scopi militari ma soprattutto civili. Tra1907 e 1913 si realizzarono infatti alcune delle più esatte planimetrie fotografiche mai eseguite:quelle del corso del Tevere (1907), della foce del Tevere a Porto (1909), delle città antiche diPompei (1910) e di Ostia (1911), della città di Venezia (1906-1913)1. Data l’esigenza di accura-tezza nella restituzione, il rilievo topofotografico era necessariamente connesso all’impiego di pal-loni aerostatici frenati che consentivano uno scatto ‘da fermo’ in visione zenitale2. Tardivo forni-

“16 giugno 1904 / Lawn Tennis Club /Inaugurazione / Soc. Aer. Ital. S.A.I. / 1904 /davanti a S.M. Regina / Margherita // Ten.Puglieschi / Ten. Arciprete”. Cartolina posta-le, didascalia ms. U. Puglieschi (ArchivioCaproni, fascicolo Puglieschi).

“Brigata Specialisti del Genio / (cortile internoalla Caserma Cavour) / Visita di S.M. laRegina Margherita / e di S.A.R. il Duca diGenova alla / brigata l’11 gennaio 1905. /Gen. Puglieschi”. Didascalia autografa U.Puglieschi (Archivio Caproni, fascicoloPuglieschi).

Page 149: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

148

va infatti precise istruzioni sul tipo e la qualità del cavo di ritegno del pallone e, in conside-razione delle correnti, sull’altezza conveniente cui elevarlo3. Per quanto riguarda i tipi di pal-lone più adatti suggeriva i palloncini sferici, dotati di maggior forza ascensionale, o i draken,più voluminosi e pesanti ma molto più stabili4.Gli anni tra il 1904 e il 1907, però, videro anche la parallela affermazione, per non parlare diuna vera e propria moda, di un diverso tipo di ripresa fotografica, condotto con palloni aerosta-tici in ascensione libera. L’ascensione libera, effettuata a bordo di navicelle sospese a pallonisospinti dalle correnti d’aria e privi di strumenti direzionali propri, aveva una storia già moltoantica, a partire dalle mongolfiere settecentesche dei fratelli Montgolfier e dai palloni di JacquesCharles e di Vincenzo Lunardi. Gli aerostati erano già impiegati in ambito militare per scopi di

Battaglione Specialisti del Genio-SezioneFotografica. “Rilievo topofotografico di Ostia dalpallone”, 1911. Cortesia Soprintendenza BeniArcheologici di Ostia, Archivio Fotografico.

Gabriele D’Annunzio a bordo di un dirigibi-le M, 9 luglio 1919. Cortesia SoprintendenzaBeni Archeologici di Ostia, ArchivioFotografico.

Page 150: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

149

ricognizione e di rilevazione cartografica fin dai tempi della guerra tra l’esercito rivoluzionariofrancese e le forze della prima coalizione (1794), poi della II guerra d’indipendenza italiana(1859), della guerra civile americana (Union Army Balloon Corps di Thaddeus Lowe, 1861-1863) e delle guerre coloniali inglesi (in Africa nel 1885, nella II guerra dei Boeri 1899-1902)5. In Italia nel 1884 l’arma del Genio costituì al Forte Tiburtino di Roma un Servizio Aeronautico(poi Sezione Aerostatica), al comando del tenente Alessandro Pecori Giraldi, equipaggiato condue palloni da 550 m3. Nel 1887 la Sezione (parte della Compagnia Specialisti del Genio) par-tecipò alla spedizione del generale Alessandro Asinari di San Marzano in Eritrea con tre aero-stati frenati, impiegati in ascensioni di ricognizione. La Compagnia Specialisti (poi BrigataSpecialisti) si impose agli onori della cronaca nell’estate del 1894 con la prima ascensione libe-ra di un pallone militare di costruzione italiana, il Generale Durand de la Penne, compiuta dalcapitano Maurizio Mario Moris e dal tenente Cesare Dal Fabbro. Come abbiamo già sentitodalle parole di Tardivo, nel 1896 Moris creò in seno alla Brigata la Sezione Fotografica.6

Gli anni a cavallo del secolo, e ancora fino alla I guerra mondiale, vedono un’intensa attivitàdi ricerca per la costruzione di mezzi atti a sollevare l’uomo da terra. Il 1905 vide alzarsi involo il primo dirigibile italiano, l’Italia di Almerico di Schio; dopo il primo tentativo di volodei fratelli Wright nel 1903, già nel 1909 Wilbur Wright dette dimostrazioni e lezioni di voloall’aeroporto romano di Centocelle.Sono questi, gli anni della Belle Époque, a creare la figura avventurosa e affascinante dell’avia-tore che tanto successo avrà negli anni a venire, nella realtà e nella finzione cinematografica.Fascino in buona parte derivante dall’avventura e dallo sprezzo del pericolo, ma anche dallaclasse sociale elevata cui necessariamente appartenevano i primi sperimentatori: i costi dellemacchine e dell’organizzazione dei voli li rendevano possibili solo per i militari, o per gliappassionati in grado di finanziare o acquistare il nuovo divertimento. I primi anni di esperi-menti aviatorii in Italia vedranno coesistere come protagonisti proprio elementi militari, alto-borghesi e aristocratici: nella percezione comune gli esempi più celebri dei tempi pionieristi-ci rimangono quelli di Francesco Baracca e di Gabriele d’Annunzio.Il primo organismo per coordinare l’attività aeronautica civile, la Società Aeronautica Italiana(S.A.I.), si costituì a Roma il 19 gennaio 19047 con l’obiettivo di «far entrare nel pubblicodominio la scienza aeronautica. I problemi che questa scienza è chiamata a risolvere sono tra ipiù difficili che l’ingegno umano abbia trattato. Essa richiede cognizioni solide e profonde delleprincipali scienze odierne, quali la fisica, la chimica, la meccanica, la meteorologia, la matema-

Tessera di U. Puglieschi socio F.A.I., 1904 (Archivio Caproni, fascicolo Puglieschi). Prima ascensione libera del 23 marzo 1904. Pergamino, inchiostro (ArchivioCaproni, fascicolo Puglieschi).

Page 151: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

150

tica, ecc.; nonché mente geniale, buon senso, pratica ed attitudini speciali per sintetizzarle etrarne le volute conseguenze […] Abbiamo fiducia che coll’appoggio e coll’aiuto degli studio-si e degli sportisti italiani (nel senso più geniale della parola) troverà sviluppo in Italia, e diffu-sione, la scienza e l’arte d’Aeronautica, male coltivata fino ad ora da empirici e da dilettanti»8.Un bel programma di chiaro stampo positivistico, volto a stimolare l’interesse degli Italianinella direzione di una nuova tecnologia, nel nome dell’ingegno e della conquista del progresso. Posta sotto il patronato del Re e del Duca degli Abruzzi, la S.A.I. avrà nel primo anno di vitauno sviluppo tumultuoso, pari all’entusiasmo e all’ambizione sociale dei soci: dai primi 37 checostituirono la Società si passerà in sei mesi a 1409. Tra questi numerosi sono i militari, soprat-tutto quelli appartenenti alla Brigata Specialisti del Genio: oltre a Moris, Giuseppe Arciprete,Ettore Cianetti, Arturo Crocco, Giovan Battista De Benedetti, Arturo Malingher, OttavioRinaldoni, Carlo Vita Finzi, Enrico Zicavo e tanti altri che ricorrono nella storia della primaaviazione e delle prime fotografie aeree italiane: tra questi, anche Ubaldo Puglieschi10.Il ruolo di Ubaldo Puglieschi (Roma 1874 - 1956) nella storia della fase pionieristica del voloin Italia, e non solo, è andato dimenticato col tempo. È merito del Museo Aeronautico Caproniaver acquisito e conservato un nutrito fondo di testi e fotografie relativi all’attività diPuglieschi11, e di Giovanna Alvisi aver curato la parziale duplicazione delle fotografie, oggiconservate nell’archivio dell’Aerofototeca Nazionale; mentre la produzione a stampa è consul-tabile presso varie biblioteche pubbliche12.Particolare interesse, nel fascicolo conservato dall’archivio Caproni, rivestono un dattiloscrittoredatto il 16 maggio 1945 e firmato da Puglieschi13, intitolato Appunti sulla mia attività aero-nautica e riferito agli anni 1904-1922, oltre a un nucleo di documentazione relativa a voli inascensione libera degli anni 1904-1908 che Puglieschi aveva destinato nel 1945all’Associazione dei Pionieri d’Aeronautica. Vediamo, in anticipazione di uno studio che èancora in corso, alcuni di questi materiali.Da un primo ordinamento dei dati desunti dalle foto scattate durante le ascensioni, dai trac-ciati barometrici e dalle accurate cartine di volo, unito al diligente rendiconto sul BollettinoS.A.I. dei voli eseguiti sia dalla Brigata Specialisti, sia dai soci della Società, emerge comePuglieschi non facesse eccezione alla regola di cui ho parlato poco sopra: entusiasta sperimen-tatore in prima persona del volo in aerostato, lo era sia come militare (nei voli previsti dalle

Page 152: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

151

esercitazioni della Brigata) sia come socio S.A.I., in questo secondo caso sui palloni di proprie-tà della Società e insieme ai più vari rappresentanti della Roma ‘bene’ dell’epoca («Fra questisportivi ricordo, tra i più assidui partecipanti, il dr. Helbig e l’avv. Sella ed il Duca di Gallese;poi il Principe Potenziani, il dr. Levi, il Marchese Guglielmi, parecchie Signore ed il sig.Hallecher di Napoli. Quest’ultimo, ricco possidente, si appassionò talmente che volle farsicostruire nel 1906 un pallone per suo conto, lo Sparviero, che portò poi con sè a Napoli per farecolà qualche ascensione, e così anche il dr. Levi che pure si fece costruire un pallone, la«Sfinge» che condusse a Firenze»14). Inoltre, «mente geniale, buon senso, pratica ed attitudi-ni speciali» sono evidenti nella quantità di interessi di Puglieschi, tutti rivolti alla sperimen-tazione e alla definizione di innovazioni tecnologiche di portata utilitaria: dall’analisi dellaproduzione dell’idrogeno15 (1904) alle vernici aerostatiche16 (1905), legate al mondo degliaerostati, fino allo studio della convenienza e dell’utilità dell’adozione dell’automobile a ben-zina per l’impiego nell’esercito (1913, più volte riedita).Nel 1904 Puglieschi, in forze presso i Telegrafisti del 3° Reggimento del Genio, chiese edottenne di essere trasferito alla Brigata Specialisti, dove rimase fino al 1908. La Brigata risie-deva nella Caserma Cavour, a Roma; la Sezione Fotografica (comandata da M. M. Moris) avevasede invece a Monte Mario, nella Villa Mellini. «Una delle specializzazioni importanti dellaSezione Fotografica era la Telefotografia della quale si serviva specialmente lo Stato Maggioreper il rilievo delle fortificazioni delle frontiere. In seguito la stessa Sezione dette sviluppoanche ai rilievi fotogrammetrici eseguiti dal pallone ed ai quali venne adibito in special modoil Tenente Ranza»17. È in quest’ambiente di «studi ed esperienze relative alla navigazioneaerea»18 che Puglieschi inizia a compiere frequenti ascensioni, forse meno di quante desideras-se data la scarsità della produzione di idrogeno necessario a gonfiare i palloni: «Data tale limi-tazione, e, per contro, il desiderio vivissimo di noi tutti ufficiali piloti della Brigata di parti-re in ascensione libera, veniva osservato rigorosamente un turno rotatorio»19.Oltre all’attività militare, dal 1904 si aggiunge anche quella con la S.A.I. «Noi piloti militaridella Brigata Specialisti eravamo quasi tutti soci della S.A.I. e così riuscivamo a fare qualche altraascensione libera oltre quelle militari purtroppo non troppo numerose data la suaccennata limi-tata disponibilità di gas idrogeno. I tre palloni (Fides I, Fides II, e Fides III) eseguivano alcunevolte delle ascensioni a scopo di osservazioni metereologiche […] ma, in genere, delle ascensio-

“Ascensione libera / del 15 giugno 1906 / Partenza effettuata dalla / Caserma Cavour./ Aeronauti: / Ten. U. Puglieschi – pilota / Ten. Zicavo / Fotografia dall’alto dei ColliAlbani / Gen. Ubaldo Puglieschi / Roma, maggio 1953”. Didascalia autografa U.Puglieschi (Archivio Caproni, fascicolo Puglieschi). Fotomosaico G. Leone,Aerofototeca Nazionale.

Sesta ascensione libera del 22 ottobre 1904. Pergamino, inchiostro (ArchivioCaproni, fascicolo Puglieschi).

Page 153: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

152

ni per gli sportivi che desideravano provare la piacevole emozione della navigazione aerea”20. In tutta la sua carriera negli Specialisti Puglieschi compì più di 50 ascensioni libere. Per alme-no 21 di queste abbiamo la documentazione completa del volo; per buona parte delle altre sonopresenti accenni o ricordi nei resoconti del Bollettino S.A.I., che elencava anno per anno sia leascensioni della Brigata, sia le proprie. Riporto qui la descrizione di un volo scritta daPuglieschi e corredata dalla relativa documentazione.«Un’ascensione interessante è stata quella che eseguii il 22 ottobre 1904 col Tenente Cianetticon un pallone da 450 mc. In tale ascensione raggiungemmo la quota di 4100 m. che fino allo-ra non era stata ancora raggiunta nelle nostre ascensioni militari. Partiti da Roma atterrammonei pressi di Valmontone»21.Ma non tutte le ascensioni erano così tranquille: Puglieschi ricorda in un’occasione di esserefinito in mare, in un’altra di essere stato accolto, al momento della discesa, da contadini atter-riti armati di fucile. E poi le tragedie: di una di queste, avvenuta il 2 giugno 1907 durantel’ascensione che accompagnava la rivista militare e nella quale morì folgorato il capitanoArnaldo Ulivelli, Puglieschi volle dare un commovente resoconto a stampa22.Nel 1908 Puglieschi lasciò la Brigata Specialisti per la direzione del Genio Militare di Firenze;nel 1922 lasciò definitivamente l’Aeronautica e tornò al servizio nell’Esercito. Congedato colgrado di generale, Puglieschi è stato poi un attivo membro di associazioni, tra le quali l’AeroClubdi Roma e quella dei Pionieri d’Aeronautica, cui affidò le proprie memorie di aerostiere.

1) Sui rilievi da ultimo vedi G. Ceraudo, Un secolo e un lustro di fotografia aerea archeologica in Italia (1899-2004),in: Archeologia Aerea. Studi di aerotopografia archeologica, I, 2004, pp. 47-68; per il rilievo topofotograficodi Ostia: E. J. Shepherd, Il “Rilievo topofotografico di Ostia dal pallone (1911)”, in Archeologia Aerea. Studi diaerotopografia archeologica II, 2006, pp. 15-38; per la storia delle origini dell’aeronautica militare italiana èancora insostituibile A. Lodi, Storia delle origini dell’aeronautica militare 1884-1915, I, Roma 1976.

2) Ranza nel 1902-1903 impiegò un pallone frenato cui era sospesa una macchina fotografica dotata di elettrocala-mita per scattare l’otturatore da terra; Tardivo nel 1907 usò uno sferico, sempre frenato, per documentare il corsodel Tevere. I lavori vennero presentati nel 1910 alla Conferenza Internazionale di Fotografia di Bruxelles e nel1913 al I Congresso Internazionale di Fotogrammetria a Vienna, ricevendo riconoscimento internazionale.

3) C. Tardivo, Manuale di fotografia-telefotografia, topofotografia dal pallone, Torino 1911, pp. 90-92.4) Ibidem, p. 92.5) A. Lodi, Storia delle origini ... Op. Cit., p. 27-29.6) Ibidem, pp. 29-44.7) L’approvazione dello statuto avvenne nella riunione del 3 marzo 1904, data talvolta citata come quella di fon-

dazione (Ibidem, pp. 44-47).8) Bollettino della Società Aeronautica Italiana (S.A.I.), luglio 1904, pp. 1-2.9) Ibidem, annata 1904, passim.10) A. Lodi, Storia delle origini ... Op. Cit, p. 45.11) Ringrazio la dottoressa M. F. Caproni Armani per avermi concesso la più ampia consultazione del fascicolo

Puglieschi, conservato presso il suo archivio.12) U. Puglieschi, La catastrofe del pallone del Genio Militare alla rivista dello Statuto in Roma, in “Rivista d’artiglieria

e genio”, giugno 1907, volume 2, pp. 358-366; U. Puglieschi, La Mostra automobilistica della EsposizioneInternazionale di Torino del 1911, Roma, 1912; U. Puglieschi, L’ automobile a benzina e il suo impiego nell’esercito (conA. Maggiorotti), Città di Castello, 1913, più volte ristampato, almeno fino al 1926. Per i dattiloscritti, lettidurante conferenze, inediti e conservati nel fascicolo cit. a nota 8, cfr. note 15 e 16.

13) Conservato nel fascicolo Puglieschi, Archivio Caproni, a nota 8.14) Archivio Caproni, fascicolo Puglieschi, nota 10, p. 5.15) U. Puglieschi, Conferenza sulla produzione dell’idrogeno tenuta alla Brigata Specialisti del Genio nel Dicembre 1904,

dattiloscritto inedito (Archivio Caproni, fascicolo Puglieschi, cit.).16) U. Puglieschi, Conferenza sulle vernici aerostatiche tenuta alla Brigata Specialisti del Genio nel Febbraio 1905, datti-

loscritto inedito (Archivio Caproni, fascicolo Puglieschi, cit.).17) Archivio Caproni, fascicolo Puglieschi, 16 maggio 1945, p. 2.18) Ibidem.19) Ibidem20) Ibidem, pp. 4-5.21) Ibidem, p. 8.22) U. Puglieschi, La catastrofe ..., Op. Cit.

Page 154: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

153

Page 155: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

154

I CORSI D’ACQUAIl fiume, l’acqua, è il simbolo stesso della vita e della morte umana: dall’acqua nasciamo, e pergli antichi anche il viaggio verso l’aldilà aveva inizio oltrepassando un corso d’acqua. Dall’altoè possibile effettuare il controllo delle acque, delle ripe, degli scarichi, dei sistemi irrigui: aldi là della bellezza paesaggistica di anse e isole emergono i vari usi che l’uomo fa dell’acqua,come forza idraulica, per l’irrigazione, in quanto occasione di divertimenti e di balneazione,come via commerciale e turistica. La differente prospettiva permette di evidenziare i legamitra presenza di corsi d’acqua, ancora esistenti o non, e gli insediamenti umani attestatisi lungoi corsi e entro le anse dei fiumi fin dagli albori della civiltà. Ciò che è più sorprendente è chele aerofotografie rintracciano anche corsi d’acqua del tutto spariti, come dimostrano numero-

Page 156: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

155

si studi di paesaggi fossili. I villaggi e le città si dispongono di solito lungo i grandi corsi d'ac-qua e specialmente lungo quei fiumi la cui portata d'acqua è maggiore. Anche quando i nucleiabitati vengono identificati in zone più lontane dal letto attuale del fiume, è chiaro che essi sitrovano lungo affluenti minori, oggi completamente scomparsi ma rilevati dalla fotografiaaerea. Vi è anche il caso in cui essi si trovano lontano da ogni corso d'acqua; in questi casi lafotografia aerea individua nelle vicinanze le tracce di sorgenti. Per quanto riguarda il fiumepiù importante del Nord-Italia, il Po, analizzando l’intervento agrario, ad esempio tra le cittàdi Pegognaga e Gonzaga, si scopre che esso segue le zone che il fiume man mano ha abbando-nato, descrivendone la storia e le trasformazioni tipiche di un corso d’acqua in pianura.

Page 157: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

156 156

LA MONTAGNASpontaneamente si raggiunge un’altura per ammirare il paesaggio sottostante; solo da unaposizione alta e privilegiata, infatti, è possibile godere degli spettacoli naturali in tutta la loromagnificenza.Ciò vale in particolar modo per le catene montuose: in una visione ravvicinata non è possibilecogliere contemporaneamente i diversi versanti, il tipo di vegetazione, il tracciato delle pisteda sci, le condotte per l’acqua forzata, gli insediamenti nei coni di deiezione e gli altri segniderivanti dall’uso civile. La foto aerea permette invece uno sguardo complessivo, consentendodi osservare anche quei fenomeni di sfruttamento, come l’apertura di cave di pietra che, in casi

Page 158: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

157 157

limite, segnano la devastazione dei luoghi naturali. La ripresa aerea dell’andamento generaledelle catene montuose fornisce molti dati estremamente rilevanti per quanto riguarda l’oroge-nesi e altri fenomeni di tettonica.Particolare interesse riveste la lettura dei nuclei urbani, che si articolano intorno alla cima dialture a scopo difensivo come Monte Sarchio (BE), nella zona del monte Taburno, e RoccaImperiale (CS), che deve il suo nome al castello fatto costruire sulla cima dell’omonimo colleda Federico II di Svevia, per non citare che alcuni esempi.

Page 159: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

158

LE EMERGENZE ARCHITETTONICHELa presenza diffusissima di architetture con valore di emergenza monumentale conserva al ter-ritorio italiano una incomparabile bellezza, nonostante la crescita disordinata e informe dellegrandi città. Nelle fotografie aeree si comprendono nel pieno dei valori contestuali e spaziali,in genere trascurati da una visione dal basso, capolavori architettonici universalmente ricono-sciuti, edifici di minor rilievo artistico ma di grande valore urbano, fulcri ordinatori dello spa-zio, matrici di una “qualità diffusa”. È anche possibile percepire correttamente le strutture

Page 160: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

159

complesse e ramificate come monasteri, ospedali e università che talvolta si configurano comevere e proprie cittadelle composte da edifici principali e subordinati.Dall’alto appare lampante come i mutamenti della struttura urbana influiscono sulla percezio-ne che si ha delle opere architettoniche preesistenti. Consideriamo ad esempio Piazza SanPietro a Roma progettata da Bernini: oggi si accede allo spazio dall’ampia Via dellaConciliazione, mentre in passato la spina dei borghi (demolita nel 1937) lo nascondeva al visi-tatore, aumentando lo stupore di chi vi giungeva improvvisamente.

Page 161: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

160

L’ARCHITETTURA SACRAInsieme a pochi edifici pubblici, l’architettura sacra ha costituito per molti secoli la struttura por-tante dell’urbanizzazione europea. Il Duomo con il suo sagrato, anche nelle piccole realtà urba-ne, ha rappresentato il centro e il simbolo della città, il piu importante luogo di ritrovo, in tempipiù recenti la principale meta turistica. Esemplificativo il caso di Loreto, dove il Santuario costi-tuisce il fulcro ordinatore dell’intera città. Anche nel Novecento non mancano casi in cui laChiesa è stata un fattore di riconoscimento, ad esempio in molti nuovi quartieri milanesi costrui-ti negli anni ’50-’60. La vista aerea denuncia però che non sempre il risultato è all’altezza delleambizioni, gli spazi per il culto non organizzano il territorio circostante e rimangono isolati trastrade veicolari e anonimi quartieri-dormitori. La foto aerea consente di immaginare contesti sto-rici nella integrità originale, quando, in aperta campagna o in zone impervie, sorgevano comples-

Page 162: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

161

si monasteriali appartati e indipendenti dalla città, anche dal punto di vista economico.L’isolamento del monastero esprimeva la separazione esistente tra i monaci ed il mondo circostan-te, basti l’esempio della Sacra di S. Michele in Piemonte, arroccata sul monte Pirchiriano. Con ilpassare del tempo molti monasteri si sono però ritrovati immersi nel tessuto urbano, come quel-lo di S. Giustina a Padova del IX secolo. In particolare , i monaci benedettini e cistercensi, la cuiregola prevede spazi dedicati al lavoro manuale per l’autosostentamento del monastero, hannooperato una vera e propria “colonizzazione” di terre in precedenza scarsamente coltivate e abita-te. In molti casi la situazione originaria non è più leggibile oggi, ma dalle foto aeree emerge comein talune zone l’intero assetto del territorio e la disposizione delle colture corrisponda ancoraall’azione dei monaci. Nel Nord Italia, ad esempio, i cistercensi hanno ampiamente diffuso ilsistema delle marcite, tecnica colturale che permette di irrigare i campi anche nella stagioneinvernale, utilizzando l’acqua proveniente dalle risorgive.

Page 163: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

162

L’ARCHEOLOGIALa visione aerea libera l’immaginazione in visioni vaste, mentre quella da vicino obbliga a met-tere precisamente a fuoco spazi ristretti. Dall’alto più facilmente riusciamo a comprendere l’al-zato di un edificio, a partire da ciò che rimane; generalmente il perimetro delle mura di fonda-zione e la loro visione d’insieme chiariscono i reciproci rapporti spaziali dei ritrovamenti.La fotografia aerea è inoltre strumento imprescindibile per individuare reperti ancora sepolti:essa evidenzia infatti elementi non percepibili da terra. Più facile infatti notare dall’alto: dif-ferenze nella crescita nella vegetazione (le piante risultano ostacolate o rallentate nel loro svi-luppo se crescono in zone dove il terreno non è molto profondo a causa della presenza di resti

Page 164: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

163

sepolti); tracce di umidità (la presenza di strutture e manufatti sotto il terriccio si evidenziaper una diversa umidità che traspare in superficie); evidenze anomale di vario tipo; composi-zione cromatica del terreno (i diversi segni cromatici della composizione del terreno sono datidalla presenza di frammenti e granulati di diversa colorazione rispetto al terreno circostante).La fotografia aerea a tappeto di una regione permette di individuare le grandi linee e l’orien-tamento delle suddivisioni agricole antiche, ad esempio la centuriazione romana, che in molticasi in pianura sono state conservate attraverso i secoli e hanno determinato l’orientamentodelle vie di comunicazione antiche, spesso ricalcato da quelle moderne.

Page 165: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

164

LE INFRASTRUTTURE STRADALILe grandi infrastrutture stradali sono l’immagine stessa della modernità e della dinamicità;esse hanno modificato il nostro senso del tempo e delle distanze, rendendo vicine e raggiungi-bili realtà molto lontane tra loro. Le strade viste dall’alto disegnano il territorio; alcuni svin-coli autostradali spiccano per il loro valore formale e divengono elementi di caratterizzazionedel paesaggio, tracce del passaggio dell’uomo nel mondo. Occorre non di meno segnalare l’invasività di interventi a così grande scala nei confronti di un

Page 166: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

165

territorio, quale quello italiano, fragile anche perché geologicamente giovane e soggetto ad atti-vità vulcanica. Particolarmente delicata la situazione in area lombarda, che sta per essere attra-versata dalla TAV, treno ad alta velocità, e dalla BreBeMi, collegamento autostradale di scalaeuropea, oltre che interessata dalla presenza di aeroporti. L’adeguamento infrastrutturale è temadi estrema attualità nel milanese e costituisce una grossa sfida anche in vista dei grossi flussi divisitatori e merci che interesseranno la città in occasione dell’Expo prevista per il 2015.

Page 167: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

166

LA CITTA’ STORICA, LA CITTA’ ESTESANell’epoca moderna le antiche cinte murarie sono crollate o sono state distrutte; con il tempoil disegno antico delle città si è fatto sempre meno leggibile. Il processo di crescita collegato aquesti fenomeni è ricco di fattori positivi. Tuttavia la perdita di forma urbana conseguente allaloro scomparsa ha comportato inevitabilmente negli abitanti un profondo senso di disorienta-mento e la difficoltà nel riconoscere l’identità del luogo in cui si vive. Era la finitezza delle anti-che città a permettere, come ha scritto il filosofo Rosario Assunto, di intuire l’infinito, quell’il-limitato che da sempre è rimando al mistero nella cultura occidentale. Le fotografie aeree rap-presentano una vera fonte per lo studio dei centri storici, sia sotto il profilo architettonico, siaper la storia dell’urbanistica, sia riguardo al tema del rispetto del paesaggio. Esse permettonodi cogliere la differenza tra città storica e città estesa, evidenziando le tracce o la presenza dellemura che racchiudevano il nucleo antico. La cinta muraria di Lucca, lunga più di 4 chilometri

Page 168: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

167

e articolata in 12 cortine e 11 bastioni, é rimasta perfettamente conservata e nel corsodell’Ottocento trasformata in passeggiata pedonale. Essa rappresenta assieme ai baluardi e aiprati antistanti le mura, il principale parco cittadino. Dall’alto si può ammirare anche il dise-gno complessivo delle mura di Bergamo con la città nuova, che si sviluppa al suo esterno, o diPalmanova (Udine), città di fondazione cinquecentesca ad impianto stellare. Anche dove nonrimane materialmente l’antica cinta muraria, è spesso presente la traccia del suo sedime nellastrada principale, che “isola” l’antico nucleo e segna una demarcazione tra zone vecchie e zonenuove. Si nota allora la differente urbanizzazione delle due zone, più congestionata quella cen-trale se le nuove attività non sono state spostate in centri direzionali dislocati, a minor densitàabitativa, con lotti più regolari e di dimensioni molto maggiori quelle periferiche. Nei casi incui è purtroppo mancata un’adeguata politica di pianificazione, fuori dalla vecchia città si sonocreate informi periferie, prive di servizi e di spazi di ritrovo collettivi.

Page 169: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

168

LA CANCELLAZIONE DELLA CAMPAGNAL’esistenza di zone naturali e di campagna e il rapporto con esse, anche in forme non tradizio-nali, è di vitale importanza per l’uomo. Il XX secolo non ha saputo salvaguardare tale rappor-to e in alcune aree, quali le regioni padane, nonostante la presenza di ampie zone verdi, l’an-tico equilibrio ha risentito di uno sfruttamento compulsivo del territorio. La foto aerea è lostrumento da cui più palesemente emerge l’attuale situazione urbana, le sue peculiarità e isuoi fattori di rischio. Dopo secoli di crescita graduale la rivoluzione industriale ha compor-

Page 170: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

169

tato anche in Italia l’avvio di una espansione illimitata delle città: fino a metà Ottocento èesistita una distinzione molto netta, oggi persa, tra la campagna (molto diffusa) e le città (nontroppo ravvicinate tra loro e accorpate entro le mura) e una correlazione funzionale grazie allaquale i nuclei urbani vivevano dei prodotti della campagna circostante. Centro della gestioneagricola erano le cascine, oggi inglobate nella città, talvolta salvate in quanto emergenzemonumentali senza una precisa destinazione funzionale, testimonianze di organismi e strut-ture sociali estinte.

Page 171: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

170

LA CITTA’ DIFFUSAA partire dall’Ottocento il modo di vita urbano si è diffuso velocemente, sfortunatamenteaccompagnato di rado da una revisione del disegno delle città e da adeguate forme infrastrut-turali. Alla distinzione campagna/città si è sostituita una urbanizzazione difforme e continua,lo sprawl o “città infinita”. É questo il caso di Milano e delle aree circostanti: concepita a pian-ta centrica, caratterizzata nel ‘500 da una bellissima forma a foglia d’edera entro fortificazionia stella e bastioni spagnoli, la città oggi non ha più un disegno definito e si presenta come un

Page 172: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

171

disordinato agglomerato di nuclei urbani di origine varia accorpati insieme nel corso delNovecento. Per identificare la situazione delle moderne aree urbane ad alta densità di popola-zione si parla oggi di “regioni metropolitane”, aree prive di confini precisi, in genere costitui-te dalla zona di influenza economica delle aree metropolitane. Le regioni metropolitane sonopiù vaste delle metropoli poiché includono anche il circostante territorio meno urbanizzato,del quale la città stessa costituisce il principale mercato e centro finanziario.

Page 173: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

172

IL CONSUMO DEL VERDELa mancanza del verde è problema tutto attuale, poiché solo con l’avanzare della rivoluzioneindustriale le aree naturali hanno subito un drastico ridimensionamento. All’interno dei nucleiurbani è ormai andato perso l’equilibrio spaziale tra abitato e non, un tempo evidente e rispet-tato. Le foto aeree vengono ampiamente utilizzate per la stesura di piani urbanistici e paesisti-ci che consentono il ridisegno del rapporto tra spazio costruito e spazio libero.In area lombarda tale squilibrio ebbe origine dalle soppressioni settecentesche di numerosimonasteri cittadini, i cui giardini, orti e chiostri furono acquisiti e adibiti ad usi diversi.Sfruttando aree verdi derivanti da soppressioni, l’Amministrazione austro-ungarica realizzò aMilano i Giardini Pubblici nell’area di via Palestro, poi ampliati con i giardini dell’adiacenteVilla Reale, progettata da Leopoldo Pollack. Nel corso del Novecento la Lombardia è stata una

Page 174: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

173

delle regioni italiane più industrializzate, il terreno di aree in precedenza ad uso agricolo èstato letteralmente avvelenato dai rifiuti delle fabbriche chimiche. Il fenomeno ha avuto esitidrammatici in aree attorno al capoluogo. Anche per questo il “Piano del Verde” di Milano sipropone di ridisegnare l’immagine della città sull’esempio delle grandi capitali europee, chehanno saputo conservare i propri spazi verdi vitali attorno alla edificazione compatta. In par-ticolare il progetto “Milano Verde” prevede di ricostituire un anello di parchi e giardini checircondi la città. Fuori dall’area amministrativa comunale è stato invece avviato, da qualchedecennio, il recupero delle aree verdi di pertinenza delle antiche ville nobiliari, oggi divenutespazi preziosi, da destinare ad uso pubblico all’interno di abitati ormai fitti e disordinati.Anche in regioni meno urbanizzate quali il Trentino Alto Adige, sono state avviati piani peril verde che prevedono di attrezzare per usi specifici alcune aree naturali anche realizzando per-corsi d’acqua naturali o artificiali.

Page 175: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

174

LE MICRO-ARCHITETTURESolo dall’alto di un aeroplano è possibile rendersi conto della pluralità di episodi di micro-architettura, villettopoli edificate negli spazi meno congestionati tra le grandi città. Si trattadi un fattore di disordine urbano che reca però al suo interno un desiderio legittimo, quello diuna casa che rechi conforto a chi vi abita. La villetta non è solo sogno di inarrivabile grandez-za, ma necessità di spazi vitali più ampi e ariosi, più riservati, anche rispetto a quelli degliappartamenti condominiali. La villa piccolo-borghese è ciò che oggi rimane della tipologiadella villa nobiliare sei-settecentesca, di tutt’altra dimensione e qualità spaziale e artistica, in

Page 176: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

175

un adattamento alle possibilità del ceto medio e medio-basso talvolta con ornati banali, se nondi cattivo gusto. Non è più un possedimento in campagna con casa padronale, giardini, orti,rustici, ma una edificio con accesso indipendente e dimensioni poco più grandi rispetto ad unacasa di città. La foto aerea che ne segnala la disseminazione caotica in molti casi, ha anche permesso di indi-viduare nel Sud-Italia alcuni gravi episodi di abusivismo edilizio legato ad organizzazioni cri-minali: ville nascoste, quasi invisibili perché parzialmente interrate e occultate anche tramitevegetazione disposta sulla copertura.

Page 177: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

176

I MONUMENTI SPARTITRAFFICONon di rado intorno ad antichi monumenti, salvati dalla distruzione, sono state costruite isolepedonali o anelli stradali. Nella Parigi ottocentesca l’espediente della costruzione di un nuovomonumento al centro di un’isola sparti-traffico è stato positivamente usato in interventi digrandi dimensioni, come in Place Charles de Gaulle precedentemente chiamata Place del’Étoile, una delle più grandi piazze della città, dove il celebre Arco di Trionfo è stato apposi-tamente realizzato come intersezione prospettica di dodici strade con grande effetto scenogra-

Page 178: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

177

fico. In Italia, dove si sono conservati resti di importanti edifici antichi, non sono in generestati raggiunti risultati di uguale portata: normalmente è stato ottenuto solo lo sgradevoleeffetto di isolare e decontestualizzare il monumento. Basti pensare alle tante porte cittadinecomplete di un tratto di fossato o di mura ridotti a spartitraffico, o a campanili e torri privi diun’area di rispetto e circondati da assi viari.

Page 179: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

178

Bibliografia ragionataa cura di Ferdinando Zanzottera

1896 P. Paganini, Nuovi appunti di fototopografia. Applicazioni della fotogrammetria all’idrografia, s.n., 18961901 P. Paganini, Fotogrammetria. Fototopografia pratica in Italia e applicazione della fotogrammetria all’idrografia, Ulrico Hoepli, Milano 19011907 G. Bordiga, Fondamenti geometrici della prospettiva e della fotogrammetria, Lit. P. Prosperini, Padova 1907

A. Ranza, Fototopografia e fotogrammetria aerea. Nuovo metodo pel rilevamento topografico di estese zone del terreno, E. Voghera, Roma 19071911 C. Tardivo, Manuale di fotografia-telefotografia, topofotografia dal pallone, Tip. Palatina, Torino 19111914 A. Del Re, Sulla visione stereoscopica e sulla stereo fotogrammetria, Tip. R. Accademia Delle Scienze Fisiche e Matematiche, Napoli 19141915 F. Severi, Prospettiva e fotogrammetria, La Litotipo, Padova 19151922 C. Antilli, Impiego della fotografia aerea in guerra, Stab. Poligr. per l’amministrazione della Guerra, Roma 19221923 A. Clementi, Il contributo della fotogrammetria al rilievo idrografico, Ministero della Marina, Roma 1923

F. Porro, F. Volla, La fotografia aerea. Norme elementari descrittive tecniche e d’impiego, Stabilimento Poligrafico per l’amministrazione dello Stato, Roma 19231926 Q. Valente, Fotogrammetria. Appendice alle Lezioni di topografia per gli alunni di IV classe, sezione agrimensura dei Regi Istituti tecnici, R. Giusti Edit. Tip., Livorno 19261927 F. Nico, Nozioni di fotogrammetria, Tipo-Lito del Genio Militare, Roma 1927

G. Rizzo, Fotogrammetria e stereofotogrammetria, G. Principato, Messina 1927 1928 C. Aimonetti, Altimetria, celerimensura e fotogrammetria, applicazioni, Paravia, Torino 1928

C. Aimonetti, Lezioni di topografia ad uso degli studenti degli Istituti tecnici, sezione agrimensura, e dei professionisti. Altimetria, celerimensura e fotogrammetria, appli-cazioni, G. B. Paravia e C. Edit. Tip., Torino 1928G. Cassinis, Fotogrammetria e aeronautica, Conferenza tenuta per incarico dello aereo club di Padova il 17 luglio 1927, Società Cooperativa tipogr., Padova 1928

1930 E. Santoni, Dalla fotogrammetria terrestre alla fotogrammetria aerea, s.n., 19301931 T. L. Barbero, I cento aeroplani Caproni, 1909-1931, Edizioni Aeronautica, Milano 19311932 F. Porro, F. Volla, Fotografia aerea negli usi civili e militari. Fotografare interpretare misurare la terra dall’aeroplano, Hoepli, Milano 19321934 AA.VV., Apparecchiatura fotogrammetrica Galileo. Sistema Santoni per il rilievo di traiettori, Comunicazioni del Quarto Congresso internazionale di fotogramme-

tria, Parigi, novembre 1934, Officine Galileo, Firenze 1934AA.VV., Esperimenti di fotogrammetria aerea per la formazione delle mappe del Catasto Italiano, Ministero delle Finanze, Direzione generale del catasto e deiservizi tecnici, ufficio centrale di coordinamento e studi, Istituto Poligrafico dello Stato, Roma 1934AA.VV., La fotogrammetria aerea nelle opere pubbliche, Comunicazione presentata al Congresso Internazionale di fotogrammetria aerea, Parigi, novembre1934, Ministero dei lavori pubblici. Consiglio superiore, servizio tecnico centrale, Tip. Del Senato di G. Bardi, Roma 1934G. Cassinis, La fotogrammetria aerea e la sua importanza tecnica ed economica, Regio Istituto Superiore di Ingegneria, Milano 1934M. Piazzolla Beloch, Elementi di fotogrammetria terrestre ed aerea, Cedam, Padova 1934

1935 AA.VV., Lezioni di fotogrammetria aerea. Sistema Santoni, Istituto Geografico Militare, Firenze 1935T. Berlese, Lezioni di fotogrammetria, G. Parisotto, Padova 1935G. Cassinis, Il fotostereografo Nistri, Comunicazione presentata dalla delegazione italiana al IV Congresso internazionale di fotogrammetria, Parigi,Novembre 1934, M. Ponzio, Pavia 1935G. Cassinis (a cura di), Lezioni tenute al Primo corso di cultura in fotogrammetria, marzo-aprile 1935, R. Istituto superiore di ingegneria, Milano 1935G. Cassinis, Nozioni fondamentali di fotogrammetria. Dieci lezioni tenute all’Istituto Idrografico della R. Marina Genova, Dicembre 1934 - Gennaio 1935, s.n. 1935E. Soler, Lavori di topografia generale e di fotogrammetria, Kasa im. Mianowskiego, Varsovie 1935M. Tucci, Criteri e procedimenti per la formazione delle mappe catastali con la fotogrammetria aerea, Conferenza tenuta al primo corso di cultura in fotogramme-tria, Istituto Poligrafico dello Stato, Roma 1935

1936 AA.VV., Nozioni teoriche per gli allievi piloti, Ministero dell’aeronautica. Ispettorato scuole, Roma 1936P. Belfiore, Cartografia coloniale ed impiego della fotogrammetria, Istituto Poligrafico dello Stato, Roma 1936G. Cassinis, La fotogrammetria nel momento attuale, Istituto di topografia e geodesia, Milano 1936G. Cassinis, L. Solaini, Lezioni di fotogrammetria tenute al Secondo Corso di cultura in fotogrammetria, aprile-maggio 1936, R. Politecnico, R. Istituto superioredi ingegneria, Istituto di topografia e geodesia, Milano 1936U. Nistri, I problemi industriali della fotogrammetria, Tip. M. Ponzio, Pavia 1936

1937 C. Aimonetti, Altimetria, celerimensura e fotogrammetria, applicazioni, G. B. Paravia & C., Torino, 1937G. Boaga, La Topografia e la Fotogrammetria in Italia durante l’anno XIV e. f., Società italiana per il Progresso delle Scienze, Roma 1937G. Busa Tucci, Fotogrammetria e stereofotogrammetria, A. Vallardi, Milano 1937G. Cassinis, Problemi attuali della fotogrammetria italiana, Lezioni di chiusura del Terzo corso di cultura in fotogrammetria, 15 aprile 1937, Tip. legatoriaMario Ponzio, Pavia 1937G. Guelpa, Rilevamento della zona collinare con la fotogrammetria aerea, Accame, Torino 1937M. Ponzian, Il materiale fotografico in fotogrammetria, Lezione tenuta il 13 aprile 1937, Istituto Geografico Militare, Firenze 1937G. Romagna Manoia, La fotogrammetria nella costruzione delle carte nautiche, Conferenza tenuta nel R. Istituto di ingegneria di Milano, il 15 aprile 1937,Tip. della Regia Accademia navale, Livorno 1937L. Solaini, La fotogrammetria e le necessita topografiche attuali, Stab. tip. Ramo editoriale degli agricoltori, Roma 1937F. Volla, Ricognizione aerofotografica militare e fototopografia, s.n., Milano 1937

1938 AA.VV., Catalogo della quinta esposizione internazionale di fotogrammetria, Roma 24 settembre - 10 ottobre 1938, Stab. Grafico Tiberino, Roma 1938AA.VV., Corso di fotogrammetria per geometri, Confederazione fascista dei professionisti e degli artisti. Sindacato nazionale fascista geometri. Gruppo foto-grammetrico, Istituto Geografico Militare - Officine Galileo, Firenze 1938AA.VV., Partecipazione dell’Istituto geografico militare al quinto congresso ed alla quinta esposizione internazionale di fotogrammetria, Roma-Firenze, settembre-ottobre 1938, Istituto Geografico Militare, Firenze 1938 G. Cassinis, Note di fotogrammetria. Esposizione riassuntiva dei principi strumenti e metodi, Istituto Poligrafico dello Stato, Roma 1938G. Cassinis, Topografia e fotogrammetria, Istituto di topografia e geodesia, Milano 1938

Page 180: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

179

P. Dore, Fondamenti di fotogrammetria. Fototopografia da terra e da aerei, Zanichelli, Bologna 1938M. Ponzian, Il trattamento del Materiale fotografico in fotogrammetria, Conferenza tenuta il 13 aprile 1938 al quarto Corso di cultura in fotogrammetria pres-so il Regio Politecnico di Milano, Istituto Geografico Militare, Firenze 1938M. Ponzian, Il trattamento del materiale fotografico in fotogrammetria, Conferenza tenuta il 13 aprile 1938 al quarto Corso di cultura in fotogrammetria pres-so il R. Politecnico di Milano, Istituto Geografico Militare, Firenze 1938L. Solaini, La fotogrammetria italiana alla vigilia del quinto Congresso Internazionale, Roma, 29 settembre - 5 Ottobre 1938, Sifip, Soc. It. Di FotogrammetriaI. Porro, Pavia 1938

1939 C. Aimonetti, Altimetria, celerimensura e fotogrammetria. Applicazioni, Paravia, Torino 1939G. Cassinis, L. Solani, Lezioni di fotogrammetria, Regio Politecnico, Milano 1939L. Cicambelli, Nozioni di topografia pratica e cenni sulla fotogrammetria, Vallerini, Pisa 1939G. Lugli, Giuseppe, Saggi di esplorazione archeologica a mezzo della fotografia aerea, Istituto di studi romani, Roma 1939L. Solaini, I problemi fondamentali della fotogrammetria, Libreria editrice Politecnica di Cesare Tamburini, Milano 1939L. Solaini, Le novità strumentali alla quinta Esposizione internazionale di fotogrammetria, Istituto Poligrafico dello Stato, Roma 1939F. Valli, A. Foschini, Il volo in Italia. Presentimento, scienza e pratica nel pensiero, nell’arte, nella letteratura e nelle cronache dagli antichi tempi ai giorni nostri,Editoriale Aereonautica, Roma 1939

1940 G. Annibaletti, Topografia, Tip. D. Del Bianco, Udine 1940M. Bonetti, L’idrografia della costa somala e la fotogrammetria, Conferenza tenuta nel Regio Istituto di Ingegneria di Milano il 25 aprile 1940, Tipo-litogra-fia dell’Istituto idrografico della R. Marina, Genova 1940G. Lugli, L’importanza del rilievo aereo negli studi di topografia archeologica, in: AA.VV., Atti del V Congresso Nazionale di Studi Romani, II, Roma 1940,pp. 143-149

1941 E. Stuani, La topografia. Trigonometria, ottica, planimetria, agrimensura, altimetria, strade, celerimensura, fotogrammetria. Esposta in 31 tavole schematiche ad usodell’Istituto tecnico superiore per geometri, Tip. L. Di G. Pirola, Milano 1941,

1942 AA.VV., Nozioni di fotogrammetria, Istituto Geografico Militare, Firenze 1942D. Ludovico, Fotografia aerea ad uso dei corsi allievi ufficiali di complemento del ruolo servizio, Editoriale aeronautico, Roma 1942V. Ronchi, Sugli obbiettivi per fotogrammetria, s.n., Milano 1942

1943 C. Rossi, Dizionario generale dell’ottica tedesco-italiano e italiano-tedesco. Cinematografia, fotografia, fotogrammetria, fotometria, geodesia, illuminotecnica, microscopia,occhialeria, oculistica, ottica fisica e geometrica, sensitometria, strumenti ottici per visione e misura, topografia, U. Hoepli, Milano 1944

1946 G. Cassinis, I rilevamenti aerofotogrammetrici a grande scala e il contributo italiano, in “Atti dei sindacati fascisti ingegneri di Lombardia”, n. 6, giugno 1946G. Cassinis, L. Solaini, Note di fotogrammetria. Esposizione riassuntiva di principi, strumenti e metodi, Tamburini, Milano 1946

1947 C. Aimonetti, Altimetria, celerimensura e fotogrammetria, applicazioni, G. B. Paravia, Torino 19471948 G. Boaga, Trattato di geodesia e topografia con elementi di fotogrammetria, Cedam, Padova 1948

M. C. Branch, Aerial photography in urban planning and research, Harvard University press, Cambridge 1948A. Marussi (a cura di), Atti della Mostra Nazionale e Convegno di cartografia e di ottica, Firenze, 27-31 Ottobre 1947, Istituto Geografico Militare, Firenze 1948G. Ramella, Lezioni di topografia ad uso degli studenti degli istituti tecnici per geometri, agrari, edili, minerari e dei tecnici professionisti, S. Lattes e C., Torino, 1948

1949 U. Nistri, Sviluppi Recenti della fotogrammetria aerea. Una nuova tecnica per la esecuzione della triangolazione radiale a punto nadirale e per la ricostruzione del modelloottico da una coppia di fotogrammi, Politecnico, Milano 1949

1951 A. Cattaneo, Topografia per gli istituti tecnici e per i professionisti, R. Patron, Bologna 1951T. Berlese, Topografia generale. Planimetria, agrimensura, altimetria, celerimensura, fotogrammetria, Cedam, Padova 1951

1952 AA.VV., La fotografia aerea a scopo militare, Istituto Geografico Militare, Firenze 1952G. Annibaletti, Topografia e disegno topografico per geometri, periti agrari, minerari, edili, Tip. L. Di G. Pirola, Milano 1952, G. Annibaletti, E. Stuani, Altimetria, celerimensura, nozioni di fotogrammetria, Signorelli, Milano 1952G. Cassinis (a cura di), Atti del quinto Congresso internazionale di fotogrammetria, Roma, 29 settembre - 6 ottobre 1938, Società italiana di fotogrammetria etopografia, Roma 1952G. Ducci, Altimetria, celerimensura, applicazioni topografiche (progetti stradali, sistemazione della superficie dei terreni), elementi di fotogrammetria, Veschi, Roma 1952A. Paroli, Sul collaudo dell’altimetria aerofotogrammetrica nella cartografia a grande scala, Comunicazione presentata al settimo Congresso Internazionale diFotogrammetria, Washington, 1952, Tip. G. Lanzi, Roma 1952A. Paroli, Sulla più opportuna equidistanza delle curve di livello nella altimetria fotogrammetrica, Comunicazione presentata al settimo Congresso Internazionaledi Fotogrammetria, Washington 1952, Tip. G. Lanzi, Roma 1952

1954 F. Palazzolo, Applicazioni della fotogrammetria per i rilevamenti dei centri urbani, Istituto Poligrafico dello Stato, Roma 19541955 J. P. Le Divelec, Attualità della fotogrammetria dei monumenti, s.n., 1955

G. Schmiedt, F. Castagnoli, Fotografia aerea e ricerche archeologiche, s.n., Firenze, 1955 1956 M. Cunietti, Experimental analysis of the intrinsic accuracy of the santoni stereocartograph mod. 4. Comunicazione presentata all’ottavo congresso internazionale

di fotogrammetria, Stockholm, 17-26 luglio 1956, Politecnico, Milano 19561957 AA.VV., Catalogo della Mostra della fotografia aerea per la ricerca archeologica, Soprintendenza alle Antichità della Lombardia, Milano 1957

D. Adamesteanu, Fotografia aerea ed i problemi archeologici della Sicilia, in: AA.VV., Atti del V Convegno Nazionale della Società Italiana di Fotogrammetriae Topografia, Palermo 30 marzo - 1 aprile 1957, Bollettino Società Italiana Fotogrammetria e Topografia, 1957, pp. 76-85R. Chevallier, Bibliographie des applications archeologiques de la photographie aerienne, Fondazione Lerici, Milano 1957V. Dinanna, Topografia generale e cenni di fotogrammetria, Cremonese, Roma 1957

1959 G. Schmiedt, R. Chevallier, Caulonia e Metaponto. Applicazioni della fotografia aerea in ricerche di topografia antica nella Magna Grecia, s.n., 19591961 AA.VV., Multi-lingual dictionary for photogrammetry, Argus, Amsterdam 1961

AA.VV., Vocabolario di fotogrammetria, International Society for Photogrammetry – Argus, Amsterdam 1961D. Adamesteanu, Un nuovo ufficio della Direzione Generale alle Antichità e Belle Arti: l’Aerofototeca, Bollettino della Società Italiana di Fotogrammetria eTopografia, 1961, pp. 1-10F. Castagnoli, Contributi della fotografia aerea agli studi di topografia antica in Italia, “L’Erma” di Bretschneider, Roma 1961M. Cunietti, Il problema dei blocchi in fotogrammetria, Biblioteca Centrale del Politecnico, Milano 1961G. Schmiedt, Contributo della fotografia aerea alla ricostruzione della situazione geografico-topografica di Ravenna nell’antichità, Stabilimento grafico F.lli Lega, Faenza 1961

Page 181: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

180

G. Schmiedt, Metodi dell’impiego e dell’utilizzazione della fotografia aerea nella ricerca archeologica, “L’Erma” di Bretschneider, Roma 1961A. I. Sersen, Aerial photography, Israel program for scientific translations, Jerusalem 1961L. Solaini, L’Istituto di geodesia, topografia e fotogrammetria del Politecnico di Milano, s.n., Milano 1961

1962 D. Adamesteanu, La fotografia aerea e la definizione delle zone archeologiche. Proposte ed impegni, Relazione presentata al convegno promosso dal Consiglio delle ricer-che di Roma dalla Fondazione Lerici del Politecnico di Milano e dalla Fondazione Cini di Venezia, Isola di San Giorgio, Venezia, 22-24 maggio 1962, s.n.,1962D. Adamesteanu, Portus Augusti, Portus Claudii e Portus Julius, in: AA.VV., Convegno per lo studio della zona archeologica di Classe a mezzo dell’aerofo-tografia, Ravenna 29-30 aprile 1961, Faenza 1962, pp. 115-126G. Inghilleri, Un metodo italiano di impiego della fotogrammetria numerica e del calcolo elettronico nella progettazione delle strade, s.n., 1962

1963 D. Adamesteanu, La fotografia aerea e le vie della Magna Grecia, in: AA.VV., Vie di Magna Grecia. Atti del secondo Convegno di studi sulla Magna Grecia,Taranto 14-18 ottobre 1962, L’arte tipografica, Napoli 1963, pp. 39-58, 113-114D. Adamesteanu, Nuovi documenti paleocristiani nella Sicilia centro-meridionale, in “Bollettino d’Arte”, XLVIII, 1963b, pp. 259-274B. Jaforte, L’aerofotogrammetria nei progetti stradali, Memoria presentata al quinto Convegno nazionale di fotogrammetria e topografia, Palermo, 30 marzo - 1 apri-le 1957, Scuola Linotyp, Palermo 1963G. Schmiedt, Contributo della fotografia aerea alla ricostruzione della topografia antica di Lilibeo, Banco di Sicilia, fondazione per l’incremento economico cul-turale e turistico della Sicilia Ignazio Mormino, 1963

1964 D. Adamesteanu, Contribution of the Archaeological “Aerofototeca” of the Ministry of Education to the solution of problems of ancient topography in Italy, in: AA.VV.,Tenth Congress of International Society of Photogrammetry, Lisboa 7th-19th September 1964, Lisboa 1964, pp. 1-76C. Aimonetti, Altimetria, celerimensura e fotogrammetria, applicazioni, G. B. Paravia, Torino 1964E. Amadesi, Fotointerpretazione e Aerofotogrammetria, Pitagora, Bologna 1964M. Docci, Principi di fotogrammetria e restituzione prospettica da architetture, Tip. Squarci, Roma 1964G. Inghilleri, Applicazioni di fotogrammetria numerica ai progetti stradali, s.n., 1964G. Schmiedt, Atlante aerofotografico delle sedi umane in Italia, I-III, Firenze1964-1989G. Schmiedt, Contributo della foto-interpretazione alla ricostruzione della situazione geografico-topografica dei porti antichi in Italia, Comunicazione per il decimoCongresso Internazionale di Fotogrammetria, Lisbona, 1964, Istituto Geografico Militare, Firenze 1964M. S. Simakova, Soil mapping by color aerial photography, Israel Program for Scientific Translations, Jerusalem 1964

1965 G. Birardi, Corso di geodesia, topografia e fotogrammetria, Istituto Geografico Militare, Firenze 19651966 F. Albani, Il problema di Cicconetti applicato per la determinazione di punti d’appoggio fotogrammetrici ubicati in zona di montagna da dover usufruire anche per i rile-

vamenti catastali, qualora non sia applicabile il problema di Snellius, Comunicazione presentata. all’undicesimo Convegno nazionale della Società italiana difotogrammetria e topografia, Firenze, 4-9 ottobre 1966, Tip. C. Mori, Firenze 1966

1967 AA.VV., Nozioni di fotogrammetria, Istituto Geografico Militare, Firenze 1967D. Adamesteanu, L’acropoli di Eraclea. Appunti di fotointerpretazione archeologica, in: B. Neutsch (a cura di), Herakleiastudien, Romische Mitteilungen 11.Ergänzungsheft, Heidelberg 1967, pp.96-99G. Alvisi, L’importanza dell’aerofotografia per lo studio e la salvaguardia dei centri storici, s.n., Roma 1967S. Cannarozzo, Progetto stradale e fotogrammetria, Signorelli, Roma 1967M. Piazzolla Beloch, Opere scelte. Fotogrammetria, geometria algebrica, topologia, Cedam, Padova 1967

1968 G. Alvisi, L’Aerofototeca, in: “Musei e Gallerie d’Italia”, 1968, n. 35, pp. 27-35G. Schmiedt, Recenti applicazioni della fotografia aerea in ricerche di topografia antica e medioevale, Zelli & C., Arezzo 1968J. T. Smith (a cura di), Manual of color aerial photography, American Society of Photogrammetry, Falls Church (Va.) 1968

1969 AA.VV., New horizons in color aerial photography, A seminar sponsored by the American Society of Photogrammetry and the Society of Photographic Scientists andEngineers, American society of photogrammetry, Virginia 1969D. Adamesteanu, Fotografia aerea ed archeologia, in “Cultura e scuola”, n.32, 1969, pp. 118-125G. W. Goddard, Overview. Life-long adventure in aerial photography, Doubleday, Garden City (N.Y.) 1969G. Inghilleri, Determinazione dell’orientamento interno ed esterno di una camera panoramica, Politecnico Milano - Tip. Operaia romana, Milano - Roma 1969E. R. Norman, J. K. S. St Joseph, The early development of irish society. The evidence of aerial photography, University Press, Cambridge 1969

1970 A. Cattaneo, Altimetria, celerimensura, strade, fotogrammetria, Patron, Bologna 1970R. Galetto, Programma di calcolo per l’orientamento esterno di un fotogramma panoramico, Istituto di Geodesia, Topografia, Fotogrammetria “G. Cassinis”Politecnico di Milano, Milano 1970G. Schmiedt, Contributo della fotografia aerea alla ricostruzione dell’urbanistica della città italica ed etrusca preromana, Editrice Galeati, Imola 1970

1971 AA.VV., Fotografia aerea. Cenni storici e applicazione allo studio degli interventi dell’uomo nel territorio, s.n., 1971G. Alvisi, Cenni sulla storia della fotografia aerea, in “BArchit”, n. 23, 1971, pp. 5-49G. Alvisi, L’aerofotografia come documento degli sviluppi urbani, in “BArchit” n. 23, 1971, pp. 51-59R. Chevallier, La photographie aérienne, Librairie Armand Colin, Paris 1971S. Cannarozzo, Topografia ed esercitazioni topografiche. Progetto stradale e fotogrammetria, Angelo Signorelli, Roma 1971L. Romagnoli, La fotografia aerea nello studio della geomorfologia e dell’erosione, CNR-IRPI, Perugia 1971

1972 AA.VV., Fotografia Aerea e sistemazione del territorio, Catalogo della mostra organizzata dal Ministero Pubblica Istruzione, Direzione Generale AA.BB.AA.,Aerofototeca del Gabinetto Fotografico Nazionale, Soprintendenza ai monumenti della Campania, Napoli, Palazzo Reale, 2-30 ottobre 1972, Scopel, Roma, 1972G. Alvisi, Fotografia aerea, cenni su una mostra, in “Musei e Gallerie d’Italia”, 1972, n. 46, pp. 23-31F. Guidi, Introduzione alla fotogrammetria, Istituto Geografico Militare, Firenze 1972

1973 G. Alvisi, L’uso dell’aerofotografia nel rilievo delle tracce della presenza umana, in: “Quaderni dell’Istituto di Pianificazione Territoriale”, II, I, 1973, pp. 9 ss1974 B. Astori, L. Solaini, Fotogrammetria, Clup, Milano 1974

G. Birardi, Note di fotogrammetria e cartografia, Nuova cultura cooperativa libraria, Bergamo 1974B. Marcolongo, V. Spagna, Impiego della fotogrammetria terrestre nello studio di un problema di geomorfologia applicata. Frana di crollo avvenuta il 10.1.1974 alKm. 64 + 700 della S.S. n. 251 della Valcellina (prov. Pordenone), Atti del diciassettesimo Convegno nazionale stradale, Venezia, 3-7 giugno 1974, s.n. 1974G. Schmiedt, Contributo della fotografia aerea alla conoscenza delle strutture fortificate altomedievali, Arti grafiche friulane, Udine, 1974

Page 182: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

181

1975 C. Balbis, I monti dal cielo, Priuli & Verlucca, Ivrea 1975U. Bartorelli, Fotogrammetria Cleup, Padova 1975C. Fastelli, G. Tonnetti, L. Ubertini, Utilizzazione della fotogrammetria nello studio sperimentale dell’erosione del suolo, CNR IRPI, Perugia 1975F. Guidi (a cura di), I materiali sensibili, Istituto Geografico Militare, Firenze 1975F. Guidi (a cura di), La restituzione analogica, Istituto Geografico Militare, Firenze 1975

1976 AA.VV., Fotogrammetria a corta distanza. Appunti del corso di aggiornamento (DM 13-8-1976), Agropoli, 4-13 dicembre 1976, Centrostampa Service, Torredel Greco 1976G. Fiengo (a cura di), Fotogrammetria dei monumenti, Atti del Simposio internazionale di fotogrammetria dei monumenti, Lucca, 23-27 settembre 1973, Libreriaeditrice Fiorentina, Firenze 1976R. Galetto, Triangolazione aerea analitica con fotogrammi panoramici, Istituto di Geodesia, Topografia, Fotogrammetria “G. Cassinis” Politecnico di Milano, Milano 1976A. Lodi, Storia delle origini dell’aeronautica militare 1884-1915: aerostieri, dirigibilisti, aviatori dell’Esercito e della Marina nel periodo pionieristico, Bizzarri, Roma 1976

1977 E. Amadesi, Fotointerpretazione e Aerofotogrammetria, Pitagora, Bologna 1977L. P. White, Aerial photography and remote sensing for soil survey, Clarendon, Oxford 1977

1978 AA.VV., Ali italiane, Rizzoli Editore, Milano 1978AA.VV., Fotogrammetria architettonica. Appunti del seminario residenziale di aggiornamento (DM 10.3.1978), Sorrento, 6-10 novembre 1978, UCIIM-4,Napoli 1978AA.VV., L’analisi del territorio. Contributi della fotogrammetria, del telerilevamento e della fotointerpretazione nel quadro della formazione di un sistema informativoterritoriale, Istituto regionale di ricerca, Milano 1978D. Adamesteanu, Fotografia aerea e problemi topografici. Serra di Vaglio e Metaponto, in: AA.VV., Un decennio di ricerche archeologiche, Consiglio nazionaledelle ricerche, Roma 1978, pp. 585-596N. Arena, La Luftflotte nell’aeronautica italiana, Edizioni aeronautiche italiane, Firenze 1978.B. Astori, L. Solaini, Fotogrammetria, Clup, Milano 1978F. Guidi, Fotogrammetria, fotointerpretazione, telerilevamento, Istituto Geografico Militare, Firenze 1978M. E. Martini, Ermenegildo Santoni. Padre della fotogrammetria aerea. Un grande calcesano da onorare, Tip. Dini, Cascina 1978C. Sena, La progettazione ed i controlli nella tecnica del rilievo con metodi fotogrammetrici, Relazione ufficiale presentata al Convegno nazionale di fotogramme-tria architetturale, Bari, maggio 1978, Libreria editrice universitaria Levrotto & Bella, Torino 1978

1979 AA.VV., Fotografia aerea e storia urbanistica, Edigraf, Roma, 1979P. Brandis, La fotografia aerea per la cartografia tematica e la geografia della Sardegna, Litotip. Poddighe, Sassari 1979C. Cundari, Rilievo architettonico e fotogrammetria, GEM, Napoli 1979M. Cunetti, C. Monti, F. Sanso (a cura di), Ricerche di geodesia, topografia e fotogrammetria, Clup, Milano 1979A. Daddabbo, M. Minchilli (a cura di), Mostra - convegno nazionale di fotogrammetria architettonica, Bari, 19-20-21 maggio 1978, Istituto di architettura eurbanistica, Bari 1979A. Sgrosso, Note di fotogrammetria applicata all’architettura, Lithorapid, Napoli, 1979

1980 AA.VV., L’aerofotografia: da materiale di guerra a bene culturale. Le fotografie aeree della RAF, British School at Rome, 24 giugno-10 luglio 1980, Mostra orga-nizzata dall’Istituto centrale per il catalogo e la documentazione, Ministero per i beni culturali e ambientali, Multigrafica, Roma 1980G. Damiano, Il territorio di Sarzana. Dalla cartografia quattrocentesca alla fotografia aerea, Sarzana, Palazzo comunale, 27 aprile-4 maggio 1980, EdigraficaGuelfi, Sarzana 1980

1981 G. Birardi, Note di fotogrammetria e cartografia, Nuova cultura, Roma 1981A. De Caridi Jacona, Strumenti diversi per la ricerca storica. Il laser, la fotografia aerea, gli archivi notarili e la meccanografia, s.n., Roma, Reggio Calabria, 1981C. H. Everts, Base map analysis of coastal changes using aerial photography, Army Coastal Engineering Research Center, Fort Belvoir 1981D. A. Hamilton, Large-scale color aerial photography as a tool in sampling for mortality rates, USDA Forest Service, Ogden 1981S. Lo Giudice, Le radici della fotogrammetria a Palermo, s.n., 1981D. P. Paine, Aerial photography and image interpretation for resource management, Wiley, New York 1981

1982 G. Birardi, Elementi di fotogrammetria, elementi di cartografia, Pitagora, Bologna 19821983 G. Alvisi, La conservazione della memoria storica del territorio: gli archivi fotografici cartografici e la catalogazione, s.n., Recco 1983

G. Alvisi, Il telerilevamento per lo studio dei resti delle centuriazioni, in: AA.VV., L’agricoltura romana. Atti del I Convegno, Tolfa 10-11 novembre 1979, Gruppoarcheologico romano, Roma 1983, pp. 19-30C. Cundari, Fotogrammetria architettonica, Edizioni Kappa, Roma 1983F. Guerrera, B. Pericoli, Elementi di topografia con cenni di fotogrammetria e telerilevamento, Centro stampa dell’Università degli studi, Urbino 1983

1984 G. Alvisi, La città e la sua immagine: cartografia e foto aeree per la storia urbana, in: “Storia Urbana”, n. 27, Milano 1984G. Bezoari, C. Monti, A. Selvini, Fotogrammetria, agrimensura, strade, Hoepli, Milano 1984R. Bonetta, Fotogrammetria e rappresentazione cartografica, F. Angeli, Milano 1984S. Prescia, La fotogrammetria e la rappresentazione dei centri storici e dei monumenti, Istituto di urbanistica e pianificazione territoriale della Facoltà di architet-tura dell’Università, Palermo 1984A. Selvini, Principi di fotogrammetria, CLUP, Milano 1984

1986 AA.VV., Aerial photography and geophysical prospection in archaeology. Proceedings of the second international Symposium, Brussels, 8 novembre 1986,C.I.R.A., Brussels 1986AA.VV., Laboratorio per la fotointerpretazione e l’aerofotogrammetria. Collezioni e raccolte di fotografia aerea. Istituto centrale per il catalogo e la documentazio-ne, Laboratorio per la fotointerpretazione e l’aerofotogrammetria, Multigrafica editrice, Roma 1986M. F. Boemi, Documenti aerofotografici sul fiume Tevere, in: AA.VV., Tevere un’antica via per il Mediterraneo, Poligrafico Zecca dello Stato, Roma 1986R. Graham, R. E. Read, Manual of aerial photography, Ron Graham, London - Boston, 1986F. Prosperetti (a cura di), Collezioni e raccolte di fotografia aerea, Multigrafica Editrice, Roma 1986F. Prosperetti, (a cura di), Collezioni e raccolte di fotografia aerea n.1: ‘I rilevamenti ESACTA’, Multigrafica Editrice, Roma 1986F. Prosperetti (a cura di), I rilevamenti Esacta, Multigrafica editrice, Roma 1986

1986-1987 M. Crespi, Metodi numerici per la geodesia spaziale e la fotogrammetria dallo spazio, Tesi di Laurea, Politecnico di Milano, rel. F. Sansò, a.a. 1986-1987

Page 183: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

182

L. Pinto, L’immagine aerofotogrammetrica corretta dal trascinamento. Una indagine sperimentale sui nuovi sviluppi della presa e sulle precisioni conseguibili in restitu-zione, Tesi di Laurea, Politecnico di Milano, rel. A. Selvini, a.a. 1986- 1987

1987 AA.VV., La fotogrammetria e la topografia per il rilievo ed il controllo dei monumenti, Convegno SIFET (Societa Italiana di Fotogrammetria e Topografia),Venezia, Fondazione Giorgio Cini, Isola di S. Giorgio Maggiore, 9/14 novembre 1987, s.n., 1987F. Piccarreta, Manuale di fotografia aerea. Uso archeologico, L’Erma di Bretschneider, Roma 1987

1988 A. Selvini, Principi di fotogrammetria, Clup, Milano 1988C. Zanotti, Introduzione alla fotogrammetria, New magazine, Trento 1988

1989 AA.VV., Symposium internazionale sul contributo della fotogrammetria alla documentazione dei centri storici e dei monumenti, Atti del convegno, Siena, 18-20 otto-bre 1982 Università degli studi, Dipartimento di ingegneria civile, Firenze 1989G. Alvisi, La fotografia aerea nell’indagine archeologica, La Nuova Italia Scientifica, Roma - Urbino 1989G. Manzoni (a cura di), Esperienze GPS. Tratto dalle note presentate alla riunione tecnica del gruppo controlli dei movimenti e delle deformazioni della Società italia-na di topografia e fotogrammetria, Università di Bologna, Istituto di topografia, 11 ottobre 1989, s.n., 1989F. Sanso (a cura di), Miscellanea per il settantesimo di Giuseppe Birardi, Clup, 1989

1990 AA.VV., Algoritmi di calcolo e procedure ottimali per la produzione di modelli digitali del terreno, Clup, Milano 1990G. Bezoari, C. Monti, A. Selvini, Fotogrammetria, agrimensura, strade, U. Hoepli, Milano 1990M. L. Bonifacio, Cinquanta termini di fotogrammetria. Glossario tecnico-didattico, Officine cartografiche del Mediterraneo, Cagliari 1990M. Bridges, The sacred & secular, International Center of photography, New York 1990F. Crosilla, L. Mussio, Dall’analitico al digitale. Nuovi sviluppi della fotogrammetria applicata all’ingegneria, CISM, Udine 1990C. Di Gaddo, A. Renai, La fotogrammetria, Athena, Marina di Massa 1990C. Leva (a cura di), Aerial photography and geophysical prospection in archaeology, Proceedings of the Second International Symposium, Brussels, 8 novembre1986, C.I.R.A., Brussels 1990

1990-1991 R. Passarotti, S. Strada, R. Tizzoni, La fotorafia aerea e l’indagine satellitare per lo studio dell’antropizzazione della brughiera gallaratese dal secon-do dopoguerra in poi, Tesi di Laurea, Politecnico di Milano, rel. A. Selvini, a.a. 1990-1991

1991 J. A. Ciciarelli, A practical guide to aerial photography. With an introduction to surveying, Van Nostrand Reinhold, New York 1991P. Mogorovich, Dalla Tecnologia alla cultura dell’Informazione. Il contributo dei Sistemi Informativi territoriali, in “Bollettino d’Informazioni del Centro diRicerche Informatiche per i Beni Culturali”, n. 1, Scuola Normale Superiore, Pisa 1991C. Zanotti, Introduzione alla fotogrammetria, New magazine, Trento 1991

1991-1992 A. Bosatelli, A. Scappini, R. Zambroni, Stato attuale e ipotesi per il futuro della cartografia tecnica regionale in Italia, Tesi di Laurea, Politecnico di Milano,rel. A. Selvini, a.a. 1991-1992F. Cusatelli, S. Zorloni, Rilevamento fotogrammetrico della “Ferrovia delle barche”, Tesi di Laurea, Politecnico di Milano, rel. A. Selvini, a.a. 1991-1992C. Ioppolo, Confronto fra diverse tecniche di presa e restituzione nell’ambito della fotogrammetria architettonica, Tesi di Laurea, Politecnico di Milano, rel. A.Selvini, a.a. 1991-1992L. Macera, La fotografia aerea e le sue applicazioni nella ricerca degli antichi insediamenti umani, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Venezia, rel. R.Bonetta, a.a. 1991-1992A. Trebeschi, Una indagine sperimentale sull’utilizzo del sistema di posizionamento globale GPS in aerofotogrammetria, Tesi di Laurea, Politecnico di Milano, rel.C. Monti, a.a. 1991-1992G. Tucci, Tecnologie fotogrammetriche ed informatiche per il progetto di conservazione, Tesi di Laurea, Politecnico di Milano, M. Dezzi Bardeschi, a.a. 1991-1992

1992 G. Bezoari, C. Monti, A. Selvini, La fotogrammetria per l’architettura, Liguori, Napoli 1992F. Crosilla, Appunti di fotogrammetria Cattedra di fotogrammetria, Udine 1992M. Fondelli, Trattato di fotogrammetria urbana e architettonica, Laterza, Roma 1992V. Righini, Mezzi tecnici nella ricerca archeologica. La fotografia aerea, Stabilimento Grafico Fratelli Lega, Faenza 1992

1992-1993 A. Bazzacchi, La centuriazione romana nel territorio di Laus Pompeia - una nuova ipotesi, Tesi di Laurea, Politecnico di Milano, rel. G. P. Calza, a.a. 1992-1993S. Beschi, Il contributo delle immagini telerilevate ad alta risoluzione (radar, fotografia aerea da alta quota, scanners) nel quadro della messa a punto di SistemiInformativi Territoriali: un esempio in area vulcanica, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Milano, rel. C. M. Marino, a.a.1992-1993S. Gimignani, Tecniche di visualizzazione prospettica del terreno mediante l’impiego di ortofoto, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Milano, rel. F. Oliveri,a.a. 1992-1993 E. S. Malinverni, La fotogrammetria come metodo di controllo non distribuito dello stato di degrado dei monumenti, Tesi di Laurea, Politecnico di Milano, rel. A.Selvini, a.a. 1992-1993

1993 E. Amadesi, Manuale di fotointerpretazione con elementi di fotogrammetria, Pitagora, Bologna 1993A. Biasini, M. C. Salvatore, Fotogrammetria digitale e cartografia glaciologica, Università di Pavia, Dipartimento Scienze della terra, Pavia 1993U. Saccardi, Fotogrammetria grafica ed analitica da immagini architettoniche non metriche. Un metodo di rilievo, Maggioli, Rimini 1993

1993-1994 E. Campagnolo, Un sistema semplificato di restituzione fotogrammetrica applicato al rilievo architettonico di un monumento, Tesi di Laurea, Politecnico diMilano, rel. B. Astori, a.a. 1993-1994E. De Vecchi, La fotogrammetria per l’Architettura - applicazioni delle metodologie digitali a confronto con le tecniche tradizionali, Tesi di Laurea, Politecnico diMilano, rel. A. Selvini, a.a. 1993-1994

1994 V. Franco, M. Lo Brutto, D. Termini, La fotogrammetria digitale per il rilievo del fondo deformato di un modello fluviale, s.n., 1994P. Grimaldi (a cura di), I beni culturali ecclesiastici. Atti del quarto Convegno nazionale di fotogrammetria architettonica, Bari, 28-29-30 novembre 1988, Levante,Bari 1994F. Piccarreta, Manuale di fotografia aerea. Uso archeologico, L’Erma di Bretschneider, Roma 1994A. Selvini, Elementi di fotogrammetria, Città Studi, Milano, 1994

1994-1995 P. Malaman, M. De Tomasi, Applicazioni della fotogrammetria digitale al complesso monumentale di Arsago Seprio (VA), Tesi di Laurea, Politecnico diMilano, rel. Selvini ; a.a. 1994-1995D. Papi, Le scienze del rilevamento ed il loro rapporto con le tecniche dell’informatica. Il problema dell’informazione nella progettazione architettonica, Tesi di Laurea,Politecnico di Milano, rel. A. Selvini, a.a. 1994-1995

1995 B. Bassi Gerbi, Fotogrammetria monoculare. Contributo della proiettiva al recupero delle dimensioni di un oggetto, CELID, Torino 1995

Page 184: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

183

A. Daddabbo, 1985-1995. Il Progetto finalizzato. Fotogrammetria e tutela del territorio, Levate, Bari 1995A. Orejas Saco Del Valle, Del marco geografico a la arqueologia del paisaje. La aportacion de la fotografia aerea, Consejo superior de investigaciones cientificas,Madrid 1995

1995-1996 P. Brusa, Applicazioni di fotogrammetria digitale al rilievo di una casa Walser del XVII secolo sita in Pecetto di Macugnaga finalizzata ad operazioni successivedi restauro, Tesi di Laurea, Politecnico di Milano, rel. A. Selvini, a.a. 1995-1996

1996 AA.VV., Geodesia spaziale e campo di gravità, Politecnico di Milano, Dipartimento di ingegneria idraulica, ambientale e del rilevamento, Milano 1996R. Ferri, La fotografia aerea in zone di bassa pianura. Iconografia analitica delle tracce fluviali ed evoluzione idrografica delle Valli Grandi Veronesi; L’Oltrepo mantovano, l’Altoferrarese e la Bassa modenese. Quindici anni di ricerche sull’evoluzione idrografica e l’antica topografia di un settore della Bassa pianura padana, Ags linea, Stanghella 1996P. Midulla, La fotogrammetria digitale, s.n., 1996P. Midulla, Le Aerofototeche: un sistema integrato per la conservazione e l’utilizzo delle immagini, aeree, in “Documenti del Territorio”, n.33, 1996G. Pinto, Nozioni di fotogrammetria, Erga, Genova 1996W. S. Warner, R. W. Graham, R. E. Read, Small format aerial photography, Whittles Publishing, Caithness 1996

1997 M. F. Boemi, La fotografia aerea come fonte per la storia delle città. Riprese di città e di centri minori veneti, in: E. Guidoni, U. Soragni (a cura di), Lo spazio nellecittà venete (1348 - 1509). Urbanistica e architettura, monumenti e piazze, decorazione e rappresentazione, Atti del I convegno nazionale di studio,Verona, 14-16 dicembre 1995, Kappa, Roma 1997P. Mogorovich, O. Renda, Strumenti GIS per l’informatizzazione degli archivi aerofotografici, in “Documenti del Territorio”, n.35, 1997O. Renda, Archie: Manuale di Utilizzo, s.n., Pisa 1997

1997-1998 A. Maurizio, B. Santomarco, Applicazioni di fotogrammetria digitale alla ripresa e restituzione di graffiti a Capo di Ponte in Valcamonica (area dei Camuni),Tesi di Laurea, Politecnico di Milano, rel. A. Selvini, a.a. 1997-1998V. Toninelli, D. Turra, Chiesa Rossa: metodi di rilievo e restituzione attraverso la fotogrammetria digitale, rel. F. Guzzetti, a.a. 1997-1998

1998 AA.VV., La Terra su misura. Il discreto, tenace mondo della fotogrammetria. Piccola antologia di storie, passioni, memorie e protagonisti, Compagnia generaleRipreseaeree, Parma 1998M. F. Boemi, P. Mogorovich, Rilevamento, rappresentazione e gestione dei dati territoriali e ambientali, Atti della Seconda Conferenza Nazionale della Federazionedelle Associazioni Scientifiche per le Informazioni Territoriali e Ambientali, Bolzano, 24-27 novembre 1998, Arti grafiche Tezzele, Bolzano 1998R. Corazzi, Le proiezioni centrali, la prospettiva, la fotogrammetria, Maggioli, Rimini 1998M. Carroccia, La città di Bovianum Vetus nella fotografia aerea e nella topografia storica, Archeoclub d’Italia, Club Bovianum Vetus, Pietrabbondante 1998

1999 AA.VV., La fotogrammetria come strumento per la conservazione dei beni culturali, ESI, Napoli 1999G. Bezoari, A. Selvini, Gli strumenti per la fotogrammetria. Storia e tecnica, Liguori, Napoli 1999R. Bewley (a cura di)., Archiving aerial photography and remote sensing data. A guide to good practice, Oxbow Books, Oxford 1999B. F. Molnia, C. A. Hallam, Open skies aerial photography of selected areas in Central America, U.S. Department of the Interior, U.S. Geological Survey, Denver 1999

2000 A. Selvini, F. Guzzetti, Fotogrammetria generale, UTET, Torino 20002001 C. Pigato, Modulo fotogrammetria e rilievi speciali, Poseidonia, Bologna 20012001-2002 A. Pozzoli, Problemi non lineari della fotogrammetria analitica, Tesi di Laurea, Politecnico di Milano, rel. L. Mussio, a.a. 2001-20022002 V. Spagna, Aerogeologia. Principi e applicazioni di interpretazione della fotografia aerea e delle immagini telerilevate per le scienze della terra, Pitagora, Bologna 20022003 M. Guaitoli (a cura di), Lo sguardo di Icaro. Le collezioni dell’Aerofototeca Nazionale per la conoscenza del territorio, Campisano, Roma 20032003-2004 F. Panzeri, Dalla mongolfiera al satellite. Tecnologie al servizio dell’osservazione ambientale, Tesi di Laurea, Politecnico di Milano, rel. G. Lechi, a.a. 2003-20042004 G. Ceraudo, Un secolo e un lustro di fotografia aerea archeologica in Italia (1899-2004), in: G. Ceraudo, F. Piccarreta (a cura di), Archeologia aerea : studi di

aerotopografia archeologica, Istituto poligrafico e Zecca dello Stato, Roma 2004, pp. 47-68M. A. Crippa (a cura di), Italia dall’alto. Storia dell’arte e del paesaggio, Jaca Book, Milano 2004, con testi di R. Cassanelli, M. A. Crippa, M. David, P.Tozzie F. Zanzottera e fotografie BAMS photo RodellaM. A. Gomarasca, Elementi di geomatica con elementi di geodesia e cartografia, fotogrammetria, telerilevamento, informatica, sistemi di ripresa, sistemi di posizionamen-to satellitare, elaborazione digitale delle immagini, sistemi informativi territoriali, sistemi di supporto alle decisioni, SIT in rete, INSPIRE e GMES, dizionario tecnico,acronimi, Associazione italiana di telerilevamento, Firenze 2004

2005 R. Corazzi, Le proiezioni centrali, la prospettiva, la fotogrammetria, Pitagora, Bologna 20052006 M. F. Boemi, C. M. Travaglini (a cura di), Roma dall’alto, Catalogo della mostra, Casa dell’Architettura, Roma 25 ottobre-30 novembre 2006, Università

degli Studi Roma Tre Croma, Roma 2006L. Laino, Fotogrammetria elementare. Dal raddrizzamento alla restituzione, s.n., Cosenza 2006Elizabeth J. Shepherd, Il “Rilievo topofotografico di Ostia dal pallone (1911)”, in “Archeologia Aerea”, II, 2006, pp. 15-38

2007 M. A. Crippa, F. Zanzottera (a cura di), Officine del volo, Silvana Editore, Milano 2007C. Pigato, Fotogrammetria e rilievi speciali, Poseidonia, Bologna 2007

Senza data AA.VV., Fotografia aerea. Cenni storici e applicazione allo studio degli interventi dell’uomo nel territorio, Soc. Abete, Roma s.d.AA.VV., Ricerche di geodesia topografia e fotogrammetria, CLUP, Milano s.d.T. Ashby, Applicazione della fotografia aerea agli studi archeologici, s.n., s.d.G. Boaga, Mezzo secolo di ingegneria, geodesia, topografia, fotogrammetria, s.n., s.d.G. Boaga, Sguardo ai lavori di rilevamento effettuati in Italia con la fotogrammetria, s.n., s.d.G. P. Francalanci, Nozioni di fotogrammetria elementare ad uso dei foto interpreti, s.n., s.d.F. Guidi (a cura di), Introduzione alla fotogrammetria, s.n., s.d. K. Hall-Konyves, L. K. Jiaju, Studies of the relationship between sugar beet parameters and digitized colour infrared aerial photography, Sweden, Lund s.d.K. Kraus, Fotogrammetria, Libreria universitaria Levrotto & Bella, Torino s.d.R. Latella, D. Renzi, Topografia e fotogrammetria, Calderini Edagricole, Bologna s.d.C. Lesca, Impiego della fotogrammetria per il rilievo di aree glaciali, s.n., s.d.D. Taglieri, La terra dal cielo. Contributo della fotografia aerea allo studio degli insediamenti umani, Tesi di Laurea, Politecnico di Milano, rel. G. P. Calza, s.d.D. P. Paine, J. D. Kiser, Aerial photography and image interpretation, s.n., s.d. E. Patrizi, La fotogrammetria e il tacheometro fotografico costruito dalla ditta ing. A. Salmoiraghi, Tip. Lit. Degli Ingegneri, Milano s.d.E. Z. Vogt (a cura di), Aerial photography in anthropological field research, Mass, Cambridge, s. d.

Page 185: LE TERRE DEI FOLLI - BAMSphoto

Finito di stampare nel mese di ottobre 2008 da Grafiche Tagliani, Calcinato (Bs)per Fondazione Nimphe Castello di Padernello e Acherdo Edizioni.

www.bamsphoto.it