L'esame della scena del crimine nella contesa processuale - Editoriale DPP

Embed Size (px)

Citation preview

  • 8/3/2019 L'esame della scena del crimine nella contesa processuale - Editoriale DPP

    1/14

    Diritto penale e processo 3/2011 261

    Editoriale

    Processo penale

    Lesame della scena del crimine

    nella contesa processualedi Sergio Lorusso - Ordinario di diritto processuale penale nellUniversit di Foggia

    Lesame della scena del crimine deve tener conto di esigenze spesso tra loro contrastanti: le strategie inve-stigative dellaccusa, le necessit della difesa, la tensione verso un risultato affidabile in considerazione del-lattitudine delle investigazioni scientifiche a divenire vera e propria prova. Il dato normativo vigente, al-quanto carente e talvolta oscuro, incoraggia lattivit di supplenza della giurisprudenza che, lungi dal forniresoluzioni stabili e chiare, genera situazioni di incertezza e frequenti disparit di trattamento. Si impone, per-tanto, una maggiore attenzione da parte dei conditores, tradizionalmente poco interessati alle dinamiche ditali attivit e delle loro implicazioni tecnico-giuridiche, come confermano le timidi prospettive di riforma de-sumibili dalle iniziative legislative intraprese in questi ultimi anni. Occorrerebbe, viceversa, rapportarsi alle

    esperienze di altri ordinamenti e alle iniziative avviate a livello europeo dagli esperti del settore per trarnepreziosi spunti, al fine di risolvere i nodi interpretativi e le difficolt applicative che lazione degli investigato-ri sulla scena del crimine propone ricorrendo a unopera di normazione di profili scottanti quali quelli dei pro-tocolli da adottare, anche in relazione alle specificit degli strumenti tecnico-scientifici adoperati, della pro-fessionalit degli esperti e dei criteri per certificarne le competenze, della catena di custodia dei reperti, delriconoscimento di garanzie difensive compatibili con lefficienza della fase investigativa, dellutilizzabilit insede processuale - e comunque a fini decisori - del materiale cognitivo cos formato.

    La teoria della relativit del saperescientifico

    con unaffermazione lapidaria che Albert Einstein

    manifesta il suo approccio relativistico alla cono-scenza scientifica e pi in generale al sapere umano,che lo ha guidato in scoperte e innovazioni crucialiper il XX secolo: Siamo tutti molto ignoranti. Manon tutti ignoriamo le stesse cose. Facendo costrapelare, al contempo, la necessit di condivisionedelle conoscenze e delle competenze, di sinergie tragli apporti individuali, che in ambiti come quellodellesame della scena del crimine si manifestanocon chiarezza e ineludibile urgenza.Lapprofondimento di tale materia, e in particolaredelle sue implicazioni giuridiche, pu essere condot-

    to seguendo tre linee direttrici espressione di altret-tanti profili che si intersecano tra loro e che sonoespressione di esigenze diversificate e a volte contra-stanti, delle quali tuttavia necessario tentare unamediazione - per realizzare una sintesi - affinch ilmateriale repertato sulla scena del crimine possa as-sumere rilievo processuale, in conformit ai principiispiratori del codice di rito: a) le esigenze dellaccusalegate allaccertamento, e quindi allefficienza delleinvestigazioni prima ancora che alla successiva - esolo eventuale - verifica dibattimentale; b) le istanzedifensive, che devono essere prese in considerazione

    anche - e direi innanzitutto - in tale fase, tanto pi

    se si considera la naturale proiezione dibattimenta-le che le operazioni compiute sulla scena del crimi-ne assumono; c) laffidabilit dei risultati, cio a dire la

    necessit che le investigazioni scientifiche, proprioin quanto potenzialmente destinate a divenire verae propria prova scientifica, debbano rispondere arequisiti e protocolli condivisi che certifichino lacredibilit della fonte probatoria e lattendibilit delsuo risultato. Solo il prodotto di osservazioni scienti-fiche affidabili, difatti, potr concorrere (ed essereliberamente valutabile ex art. 192 c.p.p.), insiemealle altre prove legittimamente acquisite, alla deci-sione finale dellorgano giudicante (art. 526, comma1, c.p.p.), e, ancor prima, alle decisioni di carattereincidentale o propulsivo in ambito endoprocedi-

    mentale, o ancora alla definizione anticipata delprocedimento. Non invece prescritto, n prospet-tabile, il contrassegno di prova certa, di prova per-fetta, che costituirebbe unincauta riproposizionedel concetto di prova regina trasferito dallambitosoggettivo proprio della confessione (e della provadichiarativa in genere) a quello oggettivo tipico delsapere tecnico-scientifico.Si tratta di una materia caratterizzata da un humuslegislativo carente, quasi una scenografia minimali-sta, nella quale ben poche norme possono essere in-vocate a costituire un sicuro e stabile punto di riferi-

    mento per gli interpreti: in prima battuta gli artt.

  • 8/3/2019 L'esame della scena del crimine nella contesa processuale - Editoriale DPP

    2/14

    348, comma 1, e 354 c.p.p., e poi gli artt. 359, 359-bis e 360 c.p.p., correlati agli artt. 224-bis e 244c.p.p. e agli artt. 113 e 114 disp. att. c.p.p. lindubbiodeficit normativo fonte di una necessitata supplen-

    za ad opera della giurisprudenza, di merito come dilegittimit, tesa a colmare vuoti e lacune normative,non potendo la macchina giudiziaria attendere itempi incerti dei conditores poco attenti a fenomeniportati prepotentemente alla ribalta dallesperienzagiuridica: the trial must go on, si potrebbe dire, nono-stante le colpevoli inerzie e le inaccettabili sottova-lutazioni legislative.Lo scenario rarefatto e poliedrico che si offre allostudioso, estremamente arduo da ricondurre a siste-ma e tale da sollecitare interventi normativi imme-diati e radicali, non deve per ingenerare la sensa-

    zione di uno stato dellarte totalmente negativo,producendo sfiducia e indulgendo al pessimismo,poich non mancano anche segnali positivi e inte-ressanti aperture.

    Questioni semantiche sulla scenadel crimine

    Prima di procedere allesame delle criticit normati-ve tuttavia opportuna una puntualizzazione di ca-rattere semantico: il lessico giuridico, com noto,non di rado dissimula significati occulti. lart. 354c.p.p. disciplina il cd. sopralluogo giudiziario, ma

    non utilizza esplicitamente tale denominazione, pre-ferendo nella sua rubrica la locuzione accertamentiurgenti sui luoghi, sulle cose e sulle persone.lespressione sopralluogo giudiziario, del resto, ap-partiene a un terminologia desueta palesemente ri-collegabile a fascinazioni del passato ma ormai ina-deguata a descrivere il complesso di atti e di attivitche si snodano intorno alla scena del crimine. Prefe-ribile, allora, ricorrere al concetto di esame dellascena del crimine, pi ampio ed elastico, nel quale possibile ricomprendere non soltanto le classicheoperazioni compiute a caldo, nellimmediatezza

    della commissione del fatto, ma anche i successivi, etuttaltro che infrequenti, accessi al luogo in cui lacondotta criminosa si concretizzata, nonch lemolteplici analisi che interessano il materiale cogni-tivo individuato e repertato sulla scena del crimine.La locuzione sopralluogo, risalente al XVII secolo,copre infatti unarea temporalmente e funzionalmen-te pi ristretta. Il suo primo uso documentato risale al1626, quando con lespressione sopraloco si indica laispezione di luoghi disposta ed eseguita di personadallautorit giudiziaria (1): un termine quindi chenasce nel gergo forense per indicare una visita com-

    piuta direttamente sul luogo. Diviene sopraluo-

    gonel 1905 e sopralluogo nel 1908. Lemma compo-sto, derivante dalla fusione di sopra e luogo, nellaforma sostantivale comunemente utilizzata trae origi-ne da unespressione avverbiale cristallizzata: andare

    sopra(l)luogo. Una locuzione che, per la verit, nonha mai goduto di grandefeelingtra i puristi della lin-gua italiana, stigmatizzata ripetutamente sia nellori-ginaria forma avverbiale che in quella susseguente so-stantivale. Una parola marchiata come un bruttoneologismo: adoperata nel significato di visita inluogo, accesso (1812), passa nei repertori ottocente-schi di vocaboli nuovi condannati (1855) e comparein espressioni stilisticamente poco eleganti come ilgiudice del tribunale and sopralluogo (2). opinione diffusa che il sopralluogo giudiziario co-stituisca il punto di partenza di ogni indagine di

    polizia, il primum movens di qualunque investiga-zione, snodo essenziale per ottenere risultati proficuigrazie allattivit coordinata di polizia giudiziaria,polizia scientifica, magistratura e medici legali (im-pegnati ciascuno in compiti specifici che riflettonole loro competenze) (3), anche se la giurisprudenzaha cercato di adattarlo in qualche modo alle esigen-ze via via emerse dalla prassi. Esso si fonda, comeunanimemente riconosciuto, sullattenta osserva-zione e documentazione della situazione ambienta-le, la fissazione dello stato dei luoghi, per prose-guire poi con la ricerca e raccolta delle tracce pre-

    senti sulla scena di un evento delittuoso (4).Pi opportuna, allora (e non solo per ragioni seman-tiche), la proposizione esame della scena del crimi-ne, incentrata sul termine esame, del quale si rin-viene una traccia isolata risalente al 1306, entratonelluso comune durante il XVII secolo ad indicarela ponderata considerazione di una persona, unacosa, unidea, una situazione e simili, al fine di co-noscerne le qualit, limportanza, le conseguenze(5). Un concetto flessibile e dinamico, che unito al-loggetto specifico su cui ricade latto dellesaminare- la scena del crimine - in grado di offrire una sin-

    tesi, linguisticamente efficace e giuridicamente piincisiva, del complesso multiforme di attivit cheracchiude.

    Diritto penale e processo 3/2011262

    Editoriale

    Processo penale

    Note:

    (1) M. Cortellazzo-P. Zolli, Il nuovo etimologico. Dizionario etimo-logico della lingua italiana, II ed., Bologna, 1999, 1560.

    (2) M. Cortellazzo-P. Zolli, Il nuovo etimologico, cit., 1560.

    (3) Cos V. Liviero, Il sopralluogo medico legale, in Aa. Vv., Scien-ze forensi. Teoria e prassi dellinvestigazione scientifica, a cura diM. Picozzi e A. Intini, Milano, 2009, 45.

    (4) V. Liviero, Il sopralluogo medico legale, cit., 45.

    (5) M. Cortellazzo-P. Zolli, Il nuovo etimologico, cit., 533.

  • 8/3/2019 L'esame della scena del crimine nella contesa processuale - Editoriale DPP

    3/14

    Le esigenze investigative dellaccusa

    Cos precisato il lessico giuridico, opportuno muo-vere dal dato normativo vigente per individuarne le

    pi manifeste criticit.lart. 354, comma 1, c.p.p., com noto, attribuiscead ufficiali ed agenti di polizia giudiziaria il compitodi conservare le tracce e le cose pertinenti al reato edi preservare da ogni mutazione lo stato dei luoghi edelle cose fino allintervento del pubblico ministero.Un intervento (immediato) pertanto essenzialmen-te conservativo e di supporto alla successiva presa incarico del caso giudiziario da parte dellorgano del-laccusa, che tuttavia non si esaurisce nelle attivitche limmaginario collettivo (plasmato dai media edallefiction in materia) sintetizza nella delimitazio-

    ne della scena del crimine con il classico nastro bi-colore. la stessa disposizione, al comma 2, a richie-dere che in caso di pericolo di alterazione, di disper-sione o di modificazione di cose, tracce e luoghi delreato - id est della scena del crimine - gli ufficiali dipolizia giudiziaria compiano i necessari accertamen-ti e rilievi sullo stato dei luoghi e delle cose, qualorail pubblico ministero non possa intervenire tempe-stivamente ovvero non abbia ancora assunto la dire-zione delle indagini.Cos delineato il nucleo essenziale dellart. 354c.p.p., irrobustito dallinterpolazione relativa a dati,

    informazioni, programmi e sistemi informatici ope-rata dalla l. 48/2008 e tesa ad assicurarne la conser-vazione, a impedirne lalterazione e laccesso e a fa-vorirne limmediata duplicazione, e chiuso dallaprevisione - ampiamente adoperata nella prassi perassicurare reperti ed elementi probatori di vario ge-nere - del sequestro se del caso del corpo del reatoe delle cose a questo pertinenti, occorre precisareche dette attivit rientrano nella pi generale previ-sione di cui allart. 348 c.p.p. Questultima norma,nellenumerare le funzioni di polizia giudiziariaespletabili anche dopo la comunicazione della noti-

    tia criminis allautorit giudiziaria, richiama tra le al-tre quella assicurativa delle fonti di prova, che si tra-duce nella raccolta di ogni elemento utile alla rico-struzione del fatto e alla indicazione del colpevole(art. 348, comma 1, c.p.p.), nella ricerca delle cosee delle tracce pertinenti al reato e nella conserva-zione di esse e dello stato dei luoghi (art. 348, com-ma 2, lett. a) c.p.p.). un siffatto scenario normativo che fa da cornice aun fenomeno in espansione qual lesame della sce-na del crimine ed quindi a esso che ci si deve rife-rire per analizzare adeguatamente le esigenze dellac-

    cusa legate allaccertamento.

    La moderna visione delle investigazioni scientifi-che - germogliata in et illuministica, quando massi-ma era la fiducia nel sapere scientifico e tecnologicoe la fede nella ragione, ritenuti strumenti idonei a

    spiegare e a comprendere ogni evento, fosse esso diorigine naturale o umana - ha consentito a molti diaccarezzare laffascinante prospettiva di una scien-za contro il crimine perfetta, in grado di assicurareuna prova scientifica che fosse al contempo unaprova certa dei delitti pi efferati (6). Oggi pi rea-listicamente - e pi correttamente, sotto il profiloepistemologico - si pu invece affermare che lattodellinvestigare rappresenta un tentativo fallibile eprecario di ridurre lincertezza, ovvero di passare daun livello pi disordinato e rischioso di incertezza aun livello pi studiato e controllato, in linea con

    un metodo rivolto fondamentalmente a svelare ler-rore, piuttosto che a scoprire la verit (7). indubbio, daltro canto, che lapplicazione tempe-stiva delle metodiche convenzionalmente ricondu-cibili al genus investigazioni scientifiche risultamolto spesso decisiva ai fini dellaccertamento delreato e dellindividuazione del suo autore, specie ri-spetto a quelle fattispecie delittuose in cui lelemen-to indiziario assurge a protagonista indiscusso delprocesso a scapito di una prova dichiarativa debole oassente. Accade per ipotesi di reato che rappresenta-no un tradizionale patrimonio del diritto penale - i

    delitti violenti contro la persona, in primis lomicidio- ma anche per fattispecie di ultima generazione,quali i cd. computer crimes, inscindibilmente legatiallo strumento informatico per la loro realizzazione,o per quei reati che si avvalgono occasionalmente diPC e reti telematiche nel loro iter esecutivo.

    Non sempre lesame della scena del crimine, tutta-via, si impone come atto urgente e indifferibile, an-che se indubbiamente un intervento tempestivo checongeli lo stato dei luoghi, preservandolo da aggres-sioni di varia natura, risulta il pi delle volte fonda-mentale per lefficienza delle investigazioni e quindi,

    in prospettiva, per laffidabilit del risultato probato-rio. Ecco sorgere, allora, il problema dellindividua-zione dei soggetti abilitati a compiere dette attivit equello ulteriore, strettamente legato al primo, della

    Diritto penale e processo 3/2011 263

    Editoriale

    Processo penale

    Note:

    (6) S. Bozzi-A. Grassi, Il sopralluogo tecnico sulla scena del delit-to, in Aa. Vv., Scienze forensi, cit., 27.

    (7) Cos S. Bozzi-A. Grassi, Il sopralluogo tecnico sulla scena deldelitto, cit., 27, nel richiamare il pensiero di Marcello Pera. il metodo della falsificazione di Karl Popper - del quale si veda,in particolare, Congetture e confutazioni. Lo sviluppo della cono-scenza scientifica, ed. it., Bologna, 2009, passim - a prevalere,

    insomma, dal punto di vista cognitivo.

  • 8/3/2019 L'esame della scena del crimine nella contesa processuale - Editoriale DPP

    4/14

    necessit di puntualizzare i poteri loro attribuiti nellacircostanza: quali siano, insomma, i limiti insommache tali soggetti incontrano nel loro agire sul luogoe nellimmediatezza del fatto. Le lacune e le ambi-

    guit del codice di rito non agevolano certo risposteadeguate ed esaurienti a tali interrogativi.Una prima area dindubbia rilevanza quella deli-mitata dal summenzionato art. 354, comma 2, c.p.p.,che individua i poteri degli ufficiali di polizia giudi-ziaria di svolgere rilievi e accertamenti sulla scenadel crimine, quando dal loro differimento potrebbederivarne un pregiudizio per la genuinit delle inve-stigazioni (un potere eccezionalmente esteso agliagenti di polizia giudiziaria dallart. 113 disp. att.,nei casi di particolare necessit e urgenza). La di-sposizione fa leva su due categorie, i rilievi e gli ac-

    certamenti, la cui distinzione, apparentementechiara e acquisita sul piano teorico, alquanto oscu-ra e difficile da tradurre nella pratica, dalla quale af-fiora un sottile discrimen non sempre percepibile.Per rilievo si intende generalmente lattivit di os-servazione compiuta sulla scena del crimine, neutradal punto di vista valutativo ma intrinsecamente ir-ripetibile (8). laccertamento, viceversa, si traducein unattivit di carattere valutativo che pu impli-care una modificazione del reperto analizzato. In-quadrare una determinata operazione tra i rilievipiuttosto che tra gli accertamenti molto importan-

    te, anche perch rispetto ai secondi esiste una diva-ricazione della disciplina tra accertamenti ripetibili(art. 359 c.p.p.) e accertamenti non ripetibili (art.360 c.p.p.), cui corrispondono regole ad hoc e corre-lative garanzie, in primis il contraddittorio, esclusivodegli accertamenti tecnici non ripetibili quale pre-zioso presidio delle esigenze difensive e dellaffidabi-lit dei risultati. Gli accertamenti tecnici ripetibili,inoltre, sono atti coperti dal segreto investigativo fi-no alla chiusura delle indagini preliminari.Anche in questo caso una rapida esplorazione se-mantica pu risultare utile. Con il sostantivo rilievo

    si suole tradizionalmente indicare una osservazione,nota, specialmente critica (1799), o, ancora, un in-sieme di osservazioni per delineare, chiarire, rappre-sentare un fatto (9) (1891), mentre il sostantivoaccertamento, che tradizionalmente designa lattodellaccertare (SantAgostino, XIV secolo), indivi-dua altres il primo atto dellistruttoria, di cui in-caricato il giudice nel codice di procedura penale del1865 (10). Per un verso, dunque, nel concetto di ri-lievo insita anche la possibilit di unazione valu-tativa; per altro verso laccertamento evoca la no-zione di atto cognitivo a valenza probatoria.

    Gi vigente il codice Rocco era stato incisivamente

    osservato che talvolta i cosiddetti rilievi (artt.222 e 223) mascher(a)no perizie eseguite fuori delcontraddittorio (artt. 2254 e 304-bis), evidenzian-do che la prassi tende a conclusioni lassistiche

    (11), a fronte di alcune pronunce della supremaCorte e delle statuizioni della Corte costituzionale(12) che attribuivano natura descrittiva e funzionemeramente propedeutica ai rilievi, contrapponen-doli agli accertamenti tecnici implicanti conoscenzetecnico-scientifiche elevate e fonte di giudizi assimi-labili, nella sostanza, allattivit del perito (13).Occorre chiedersi se tali posizioni, tollerate e tolle-rabili in un sistema inquisitorio garantito comequello delineato dal codice abrogato nella sua ulti-ma fase di operativit, siano o no compatibili con unmodello processuale che si ispira ai canoni del pro-

    cesso accusatorio, pur se temperati. La risposta alquesito non pu non tener conto di come il model-lo accusatorio di common law sia stato importatonel nostro ordinamento e, soprattutto, di quanti equali aggiustamenti abbia subito nel corso degli an-ni, fino ad apparire trasfigurato rispetto alle inten-zioni originarie. Non si pu, in particolare, prescin-dere dal progressivo e oggettivo potenziamento del-la fase delle indagini preliminari, oggi non pi solopreparatoria del processo stricto sensu, e dal conse-guente riequilibrio attuato a scapito della fase delgiudizio.

    Le operazioni compiute a caldo - rilievi o accerta-menti che siano - non dovrebbero risultare partico-larmente delicate n sollecitare un adeguato corredodi garanzie difensive se davvero fossero e rimanesse-ro del tutto estranee al processo e, quindi, alla deci-sione di merito. per questo che gli ordinamenti au-tenticamente accusatori attribuiscono il pi delle

    Diritto penale e processo 3/2011264

    Editoriale

    Processo penale

    Note:

    (8) Cfr. P. Tonini, Procedura penale, 11 ed., Milano, 2010, 484.

    (9) M. Cortellazzo-P. Zolli, Il nuovo etimologico, cit., 1376.

    (10) M. Cortellazzo-P. Zolli, Il nuovo etimologico, cit., 46.

    (11) F. Cordero, Guida alla procedura penale, Torino, 1986, 349.Considerazioni sostanzialmente ribadite rispetto al codice 1988:i rilievi(comma 3) investono quanto sia esposto allo sguardo(F. Cordero, Codice di procedura penale commentato, 2 ed., To-rino, 1992, 425), ma lart. 359 c.p.p. include tra le varie ipotesianche autentiche operazioni peritali e, se devessere un pro-cesso nuovo, non basta cambiare i nomi ( ivi, 430-431).

    (12) Cfr. Corte cost., sent. 3 dicembre 1969, n. 149, in Giur.cost., 1969, 2276 s.; Corte cost., sent. 27 dicembre 1973, n.185, ivi, 1973, 2425 s.

    (13) In dottrina, allindomani dellentrata in vigore del codice1988, si veda P. P. DellAnno, Accertamento e valutazione nelleattivit di consulenza disposte dal pubblico ministero, in Giust.pen., 1991, III, c. 241 s.; A. Scella, Brevi osservazioni in tema diaccertamenti tecnici, rilievi e tutela del diritto di difesa, in Cass.pen., 1990, 278 s.

  • 8/3/2019 L'esame della scena del crimine nella contesa processuale - Editoriale DPP

    5/14

    volte alle investigazioni una funzione meramenteamministrativa e, comunque, configurano le indagi-ni come fase (essenzialmente) di polizia e pre-giuri-sdizionale. Lo scenario cambia notevolmente se, in-

    vece, una parte consistente del processo - e quindi laformazione del convincimento giudiziale - si fondasu atti investigativi, circostanza sempre pi ricorren-te nel nostro ordinamento specie quando lelementocognitivo di carattere tecnico-scientifico si apparedeterminante.Ecco allora che, in mancanza di un appropriato ca-talogo legislativo, emerge con forza lintervento infunzione di supplenza della giurisprudenza (14), contutti i rischi e le discrasie di un siffatto modus ope-randi;: anche perch il nostro ordinamento - comnoto - non obbedisce alla regola del precedente vin-

    colante e, anzi, la discrezionalit e la mutevolezzainterpretativa degli organi giudicanti non si arresta,spesso, neanche di fronte ai dicta delle Sezioni uniteche pure dovrebbero costituire un punto fermo.La suprema Corte, dopo aver fatto proprio a pi ri-prese il predetto assunto risalente al codice 1930, se-condo cui mentre il rilievo consiste nellattivit diraccolta di dati pertinenti al reato, laccertamentotecnico si estende al loro studio e valutazione criticasecondo canoni tecnico-scientifici (15), ha affer-mato - proprio sul terreno delle investigazioni scien-tifiche - che determinate attivit poste in essere dal-

    la polizia giudiziaria costituiscono meri rilievi e nonaccertamenti, consentiti ogniqualvolta sussista ilpericolo di alterazione, dispersione o modificazionedella scena del delitto.Di conseguenza, esse non sono di esclusiva pertinen-za del pubblico ministero, il loro espletamento nonimpone la previa integrazione del contraddittorio epersino il mancato rispetto delle peculiari modalitdi documentazione - la verbalizzazione prescrittadalle stringenti regole dettate dallart. 357, commi2, lett. e) e 3 c.p.p., che a sua volta richiama le for-me e le modalit imposte dallart. 373 c.p.p. per la

    documentazione degli atti investigativi del pubblicoministero - viene declassato a mera irregolarit.lobbligo de quo cui sono assoggettati le operazioni egli accertamenti urgenti, afferma la suprema Corte,non previsto a pena di nullit od inutilizzabilit(16) e pertanto per le attivit di polizia giudiziaria sufficiente la loro documentazione, anche in unmomento successivo al compimento dellatto e,qualora esse rivestano le caratteristiche della irripe-tibilit, necessaria la certezza dellindividuazionedei dati essenziali, quali le fonti di provenienza, lepersone intervenute allatto e le circostanze di tem-

    po e di luogo della constatazione dei fatti (17).

    Ma chi valuta, in concreto, la sussistenza dei presup-posti che rendono urgenti e indifferibili tali attivit? la stessa polizia giudiziaria, n sono individuabilisanzioni espresse nei casi di forzature del requisito

    dellimprocrastinabilit. La Corte di cassazione, an-zi, ritiene anche che la polizia giudiziaria non abbianessun obbligo di illustrare nel verbale redatto aisensi dellart. 357 c.p.p. i connotati di eccezionalitdellintervento effettuato nei casi di particolare ne-cessit e urgenza ex art. 113 disp. att. c.p.p., essen-do tale eccezionalit evidenziata concretamentedalla stessa situazione operativa (18).E non tutto. Ci che andrebbe pi correttamenteclassificato come accertamento tecnico potr esse-re tranquillamente incasellato nel concetto di rilie-vo (a differenza del primo, consentito alla polizia

    giudiziaria anche quando produce una modificazio-ne irreversibile del reperto): pure in questo caso i

    Diritto penale e processo 3/2011 265

    Editoriale

    Processo penale

    Note:

    (14) V., recentemente, Cass., Sez. III, 2 luglio 2009, Cinti, inC.E.D. Cass., n. 244928, ove si precisa che lattivit materialedi lettura, raccolta e conservazione dei dati non impone il ri-spetto delle formalit prescritte dagli artt. 359 e 360 c.p.p., nonrichiedendo alcuna discrezionalit o preparazione tecnica per lavalutazione dei dati medesimi.

    (15) Cass., Sez. II, 10 luglio 2009, n. 34149, in C.E.D. Cass., n.244950.Negli stessi termini Cass., Sez. I, 31 gennaio 2007, Piras e altri,in C.E.D. Cass., 237359; Cass., Sez. II, 10 novembre 1992, P.M.

    in proc. Arena ed altro, in C.E.D. Cass., 192570; Cass., Sez. I, 9febbraio 1990, Duraccio, in C.E.D. Cass., n. 183648, secondo cuianche nel vigore del nuovo codice di procedura penale la no-zione di accertamentoriguarda non la constatazione o la raccol-ta di dati materiali pertinenti al reato ed alla sua prova, che siesauriscono nei semplici rilievi, ma il loro studio e la relativa ela-borazione critica, necessariamente soggettivi e per lo pi su ba-se tecnico-scientifica, distinzione questa che trova testualeconferma normativa in ripetute disposizioni del nuovo codice (ades., negli artt. 354, 359, 360) che menzionano separatamente itermini rilievie accertamenti, con implicita assunzione, per cia-scuno, del significato specifico precedentemente delineato.

    (16) Cass., Sez. I, 6 ottobre 2006, Delussu, in C.E.D. Cass., n.234884.

    (17) Cass., Sez. I, 6 ottobre 2006, Delussu, cit., che ha pertantoritenuto legittimamente contenuta nel fascicolo del pubblico

    ministero, e quindi utilizzabile nel rito abbreviato, la documenta-zione relativa agli accertamenti dattiloscopici effettuati dalla poli-zia giudiziaria su impronte papillari rinvenute nel luogo e nellim-mediatezza dei fatti sul corpo di reato, anche in mancanza dellaredazione del verbale dei rilievi.Dello stesso tenore Cass., Sez. III, 18 febbraio 1998, Corradini,in C.E.D. Cass., n. 210691, secondo cui rientrano nel noverodegli atti irripetibili quelli mediante i quali la P.G. prende direttacognizione di fatti, situazioni o comportamenti umani dotati diuna qualsivoglia rilevanza penale suscettibili, per loro natura, disubire modificazioni o di scomparire in tempi pi o meno brevi,la cui documentazione, anche se non presenta i requisiti for-mali del verbale, non di per s inutilizzabile, a meno che non di-fettino i requisiti sostanziali, da individuarsi nella stretta conti-guit spazio-temporale tra la constatazione dei fatti e la forma-zione di detta documentazione.

    (18) Cass., Sez. VI, 9 giugno 1999, Trizio, in C.E.D. Cass., n.

    214329.

  • 8/3/2019 L'esame della scena del crimine nella contesa processuale - Editoriale DPP

    6/14

    controlli sono alquanto blandi e rimessi alla discre-zionalit del giudice di merito o, tuttal pi, ispiratialla casistica elaborata dalla suprema Corte.E cos la Cassazione, libera da lacci normativi e da

    regole interpretative univoche e stringenti, putranquillamente affermare che la nozione di accerta-mento tecnico estranea al prelievo di materialebiologico funzionale allesame del D.N.A., che sitraduce in unattivit di raccolta o di prelievo deidati pertinenti al reato e implicando, viceversa,laccertamento unattivit di studio e di valutazionecritica del campione prelevato (19). Analogo orien-tamento emerge rispetto ai rilievi fonometrici, con-siderati tipici accertamenti a sorpresa da inqua-drare tra le attivit compiute ai sensi dellartt. 348e 354 c.p.p. e non tra gli accertamenti tecnici irripe-

    tibili ex artt. 360 c.p.p. (20), e in relazione ai rilievidattiloscopici che, si ritiene, pur risolvendosi inoperazioni urgenti non ripetibili di natura mera-mente materiale (21), offrono piena garanzia diattendibilit e possono pertanto costituire fontedi prova senza elementi sussidiari di conferma (22).La comparazione delle impronte raccolte con quellein possesso della polizia giudiziaria costituisce unmero accertamento di dati obiettivi, puntualizza laCorte, e, come tale, non postula il rispetto delleformalit prescritte dallart. 360 c.p.p. (23). Ancheil prelievo del tampone a freddo, funzionale allo

    stub, considerato un mero rilievo prodromico al-leffettuazione di accertamenti tecnici, come talenon implicante lintervento necessario del difenso-re, nonostante costituisca unattivit irripetibile,mentre il successivo esame spettroscopico sulleparticelle estratte e fissate dal processo di metallizza-zione suscettibile di ripetizione senza pregiudizioper la sua attendibilit e, di conseguenza, rappre-senta un accertamento che non richiede particolariprecauzioni (24).lart. 354 c.p.p., insomma, diventato un conteni-tore che accoglie un ampio catalogo di attivit, ri-

    conducibili allambito delle investigazioni scientifi-che. Con leffetto, da un lato, di valorizzare lopera-to della polizia giudiziaria in questo segmento proce-dimentale; dallaltro, di consentire la cristallizzazio-ne di una serie di atti e operazioni compiuti unilate-ralmente - e in assenza persino del pubblico ministe-ro - sulla scena del crimine, in quanto classificati subspecie rilievo, la cui intrinseca non ripetibilit nedetermina il transito automatico nel fascicolo dibat-timentale.Funzionali alle improcrastinabili esigenze dellaccer-tamento, le disposizioni richiamate - e lassetto con-

    cettuale che includono, condizionato dallobsoleta

    distinzione tra rilievi e accertamenti - pongonoinoltre dei problemi sotto il profilo delle garanzie di-fensive (v. infra): da qui lineludibile esigenza di cor-redare dette attivit di cautele e di protocolli che ne

    garantiscano un regolare svolgimento, e di dotare iloro esecutori delle necessarie competenze e profes-sionalit (25).Il raffronto con le esperienze di altri ordinamentidi common law, che vantano in materia una tradi-zione ormai consolidata, rafforza la convinzionedellimportanza delluso di protocolli riconosciutinellespletamento dellesame della scena del crimi-ne, che si pone al contempo quale garanzia di effi-cienza investigativa - lutilizzo di appropriate meto-diche costituisce infatti un valore aggiunto, un be-nefit quantitativo e qualitativo nella ricerca, indi-

    viduazione, repertazione e conservazione delle

    Diritto penale e processo 3/2011266

    Editoriale

    Processo penale

    Note:

    (19) Cass., Sez. I, 13 novembre 2007, Pannone, in C.E.D. Cass.,n. 239101.

    (20) Cass., Sez. I, 7 dicembre 2006, Curcio, in C.E.D. Cass., n.236561; Cass., Sez. I, 16 aprile 2004, Amato, in C.E.D. Cass., n.228243.

    (21) Cass., Sez. II, 27 ottobre 1998, Bettio, in C.E.D. Cass., n.213311.

    (22) Cos Cass., Sez. V, 26 febbraio 2010, Di Serafino, in C.E.D.Cass., n. 246901; negli stessi termini Cass., Sez. II, 2 aprile2008, Cidade, in C.E.D. Cass., n. 239781; Cass., Sez. V, 26 mag-gio 2005, Djordjevic, in C.E.D. Cass., n. 232213.

    (23) Cass., Sez. I, 11 giugno 2009, Dedej, in C.E.D. Cass., n.244295; Cass., Sez. V, 17 marzo 2004, Puce, in C.E.D. Cass., n.228864.Analogamente Cass., Sez. I, 11 novembre 1996, Koudri, inC.E.D. Cass., n. 206423.V. pure Cass., Sez. IV, 25 giugno 2008, Sparer, in C.E.D. Cass., n.241022, secondo cui gli accertamenti dattiloscopici compiutidalla polizia giudiziaria, pur potendo costituire fonte di prova nelgiudizio, non hanno carattere n formale, n sostanziale di peri-zia, ma sinquadrano nellattivit preliminare daccertamento edassicurazione delle prove, per lespletamento della quale non necessario venga garantita la presenza e lintervento del difen-sore dellindiziato.

    (24) Cass., Sez. I, 28 febbraio 2006, P.G. in proc. Ditto e altro, inC.E.D. Cass., n. 234266; negli stessi termini Cass., Sez. I, 9maggio 2002, Maisto e altro, in C.E.D. Cass., n. 221621.

    V. inoltre, con riferimento al giudizio abbreviato, Cass., Sez. V, 21gennaio 2003, P.G. in proc. Bocchetti, in C.E.D. Cass., n.226153, secondo cui il giudice pu valutare le risultanze del cd.esame stubcondotto per la ricerca di residui di sparo sui cam-pioni raccolti dalla polizia giudiziaria senza losservanza delle for-me prescritte dallart. 360 cod. proc. pen., posto che il prelievonon costituisce attivit di accertamento, ed il successivo esa-me spettroscopico suscettibile di ripetizione senza pregiu-dizio per la sua attendibilit e rientra, pertanto, tra gli atti legit-timamente acquisiti al fascicolo del pubblico ministero, cometali utilizzabili ai fini della decisione nel rito differenziato.Per alcune interessanti osservazioni critiche in argomento cfr. F.Casasole, Le indagini tecnico-scientifiche: un connubio tra scien-za e diritto in perdurante attesa di disciplina, in questa Rivista,2008, 1443 s.

    (25) Entrambi punti su cui c da registrare un grave ritardo delnostro ordinamento, e non certo per una cattiva volont degli

    operatori.

  • 8/3/2019 L'esame della scena del crimine nella contesa processuale - Editoriale DPP

    7/14

    tracce del reato - e quale indice di maggiore affida-bilit dei risultati.Si muove in questa direzione anche lazione dellEu-ropean Network of Forensic Science Institute (ENFSI),

    lorganizzazione che accorpa i vari istituti forensi delvecchio Continente e che rappresenta il pi autore-vole punto di riferimento del settore. Un appositogruppo di lavoro - denominato Working Group onScene of Crime - si sta infatti dedicando allelabora-zione di un manuale di Good Practices, al fine di ar-monizzare procedure e protocolli operativi mediantelindividuazione di elevati standard di qualit per le-same della scena del crimine, con unanalitica pro-spettazione delle procedure-tipo da seguire per luti-lizzo di ogni singola metodica e - aspetto decisivo -lindividuazione di regole precauzionali da seguire

    nellassicurazione degli elementi di prova, al fine diridurre i rischi sempre incombenti di contaminazio-ne dei reperti (26).Anche il problema della qualificazione degli esperti,e degli strumenti per certificarne la professionalit,trova nelle esperienze doltremanica riflessioni e so-luzioni molto pi avanzate e interessanti rispetto alcontesto nazionale, nel quale, per la verit, nono-stante lattenzione degli studiosi e degli operatoripi sensibili, rimane pressoch ignorato dal legisla-tore, risultando de facto rimesso alla coscienza, al-lautoresponsabilit e allintuito dellautorit giudi-

    ziaria - e, talvolta, persino alla buona sorte - sovrananella prassi delle scelte in materia di expert evidence. un ulteriore aspetto di cui si sta occupando il cita-to gruppo di lavoro istituito in seno allENFSI, conlo specifico intento di delineare un sistema di accre-ditamento europeo (UNI SO EN 17020) delle strut-ture interessate che garantisca la correttezza delleoperazioni e, di conseguenza, lefficienza dellinter-vento investigativo sulla scena del crimine e latten-dibilit dei relativi risultati.La necessit di prevedere regole chiare e definite perselezionare il personale impegnato nello svolgimen-

    to di attivit di particolare complessit tecnico-scientifica non riguarda soltanto larea dei rilievi edegli accertamenti urgenti, ma anche quella pi am-pia - e contenutisticamente affine - della consulenzatecnica (fuori dai casi di urgenza) e della perizia.Quanto sia molto spesso risolutiva la qualificazionedegli esperti per lefficacia dellaccertamento, ri-verberandosi di conseguenza sullattendibilit dei ri-sultati, dato del resto a tutti noto, come alcunieclatanti casi giudiziari, raccontati dalle cronachegiudiziarie, confermano (27).Se, com accaduto di recente, i risultati della perizia

    disposta sui resti della vittima in un caso di omicidio

    e su altri reperti rinvenuti sulla scena del crimine(28) appaiono cos deludenti e approssimativi da co-stringere il g.i.p. che laveva disposta a promuovereun nuovo incidente probatorio, affidando lincarico

    peritale a un altro esperto (29), ci significa eviden-temente che essenziale adottare regole precise sulpunto, prevedendo strutture idonee allo scopo concorrispondenti percorsi formativi e meccanismi diverifica delle professionalit e, magari, appositi albicui attingere gli esperti della scena del crimine.

    Diritto penale e processo 3/2011 267

    Editoriale

    Processo penale

    Note:

    (26) Profilo cui guardano con estremo interesse anche i nostriesperti pi qualificati.Sul punto v., in particolare, G. Lago, Banche dati DNA: racco-mandazioni internazionali, studio comparato con la Legge85/2009, in Giust. pen., 2010, 141 s.

    (27) In Germania le indagini su un imprendibile criminale che daanni agiva indisturbato commettendo furti, rapine ed omicidi inmezza Europa giungono ad unimprovvisa e inattesa svolta nel2008, grazie al ritrovamento di numerose tracce biologiche su al-cuni reperti significativi. Il profilo del probabile autore - che glielementi investigativi fino a quel momento raccolti descrivonocome un uomo giovane, tossicodipendente, dai capelli castani econ pizzetto - ne risulta sorprendentemente sovvertito, essendoil materiale biologico rinvenuto riconducibile ad una persona disesso femminile. Un ennesimo colpo di scena, per, destina-to a inficiare quella che era sembrata una prova regina, decisi-va per risolvere un caso giudiziario impossibile: i frammenti diDNA analizzati non appartengono allineffabile malvivente, bensa una giovane ed ignara operaia dellazienda produttrice dei tam-poni utilizzati dalla polizia scientifica per il prelievo dei reperti, ad-detta al reparto di inscatolamento dei cotton fioc. Un incredibileflopper gli investigatori.

    (28) Il riferimento allomicidio di Elisa Claps, la studentessascomparsa a Potenza il 12 settembre 1993, che proprio grazie alritrovamento delle spoglie della ragazza nel sottotetto di unaChiesa della cittadina lucana e allapporto delle metodiche scien-tifiche applicate al processo penale si ridestato da un limboquasi ventennale.

    (29) Lelenco delle dfaillancesdel perito, contenuto nellordinan-za di fissazione del nuovo incidente probatorio, pressoch ster-minato: si va dal mancato accertamento sulle tracce biologiche,sulle caratteristiche e profilo genetico dei reperti appartenuti alcadavere e su alcuni reperti appartenenti allindagato, non pisottoposti ad indagine di profilo genetico per ragioni di economiaanalitica, alla mancanza dellindicazione causale e modale perla quale alcuni reperti non recavano tracce - macchie o altro ma-teriale di cui si potesse supporre la natura biologica; dalla man-cata indicazione della quantit di campioni prelevati per ciascun

    reperto o comunque la loro posizione rispetto al reperto alla ca-renza di informazioni su possibilit alternative, o meno, di estra-zioni di profili DNA su capelli, loro resti e formazioni pilifere di di-versa provenienza, e su ogni altro materiale biologico che sia al-lapparenza molto degradato; dalla mancanza di indicazioni sualcuni aspetti consequenziali ma di sicuro interesse anche per gliesiti delle altre perizie anche a fini comparativi con il DNA del-la vittima o in caso negativo con il DNA dellindagato allassenzadi informazioni sul concetto di kit normalmente in uso, locuzio-ne non definitoria di eventuali altri kit non normalmente in usoesulla quale si innesta lulteriore accertamento, anche preliminar-mente come metodologia di indagine, se vi fosse la possibilit diulteriori, pi evoluti ed aggiornati (se esistenti) strumenti di rile-vazione di DNA antichi e degradati eventualmente impiegabili peril caso in esame; per finire con la mancanza di un criterio di nu-merazione assoluto ed oggettivo dei reperti analizzati, sovrappo-nibile ed aderente alla numerazione dei reperti affidati (G.i.p.

    Trib. Salerno, ord. 8 ottobre 2010, inedita).

  • 8/3/2019 L'esame della scena del crimine nella contesa processuale - Editoriale DPP

    8/14

    Il ruolo della difesa sulla scena del crimine

    Non meno importante - in un impianto normativocome il nostro, caratterizzato da una parabola di pro-

    gressivo (e indisturbato) potenziamento del ruolo edel peso delle indagini preliminari nelleconomiacomplessiva del rito penale - il profilo legato alruolo della difesa sulla scena del crimine e alle rela-tive garanzie difensive. Garanzie che si snodano inuna duplice direzione: a) leventuale partecipazionealle attivit compiute dalla polizia giudiziaria e dalpubblico ministero; b) le attivit esperibili diretta-mente dal difensore e dai suoi coadiutori, espressio-ne della strategia investigativa adottata. I rilievi egli accertamenti sulla scena del crimine, daltronde,sono inevitabilmente collocati nelle battute iniziali

    del procedimento, ed proprio la loro immediatezzae tempestivit a garantirne molto spesso lefficacia,anche se talvolta tornare sul luogo del delitto puessere utile e necessario per gli investigatori (dellac-cusa come della difesa), magari allo scopo di svilup-pare spunti dindagine inizialmente trascurati o co-munque imprevedibili.Il tema sinterseca con il potenziamento delle inve-stigazioni difensive operato, ormai un decennio orso-no, dalla l. 7 dicembre 2000, n. 397, e impone di ve-rificare se il dato normativo, pur irrobustito, sia ingrado di soddisfare le istanze collegate allesercizio

    del diritto di difesa peculiari dellesame della scenadel crimine. Se vero che il legislatore con tale no-vella ha tratteggiato un difensore mezzo Perry Ma-son mezzo poliziotto, colui che cerca e non potrriuscire a colmare situazioni reali (e complessi) di in-feriorit rispetto al pubblico ministero (30), altret-tanto plausibili e degne della massima attenzione so-no le riserve da taluni avanzate sullopportunit chela difesa svolga sulla scena del crimine attivit inve-stigative volte al reperimento di tracce del reato inassenza dellaccusa, poich dette operazioni implica-no il pubblico ministero o una sua lunga mano pre-

    senti, non essendo possibile ricerca n tanto menoapprensione coattiva per comprensibili ragioni ditutela dellintegrit dello stato dei luoghi (31).Il principale referente normativo rappresentato inquesto caso dallart. 391-sexies c.p.p., che consentealla difesa di effettuare laccesso per prendere visio-ne dello stato dei luoghi e delle cose ovvero per pro-cedere alla loro descrizione o per eseguire rilievi tec-nici di vario genere. La disposizione, come si desu-me dal suo tenore letterale, copre unarea pi ampiadi quella del sopralluogo in senso stretto, ben poten-do laccesso operato dalla difesa riguardare anche un

    luogo diverso dalla scena del crimine.

    Tale chance difensiva, tuttavia, limitata dal succes-sivo art. 391-septies c.p.p., qualora si tratti di luogoprivato o comunque non aperto al pubblico e man-chi il consenso della persona che ne abbia la dispo-

    nibilit, imponendosi nella circostanza un provvedi-mento autorizzativo del giudice che specifichi lemodalit dellaccesso. Il divieto assoluto di accessoai luoghi dabitazione e alle loro pertinenze dettatodallart. 391-sexies comma 3 c.p.p., infine, cede ilpasso ogniqualvolta sia necessario accertare le trac-ce e gli altri effetti materiali del reato. Ed proprioquestultima previsione ad entrare in gioco nel caso- non infrequente - in cui la scena del crimine sia co-s ubicata.Ma cosa accade nel caso in cui il team difensivo de-cida di effettuare quello che nella sostanza un so-

    pralluogo giudiziario, pur se non compiuto necessa-riamente nellimmediatezza del fatto?lart. 391-sexies c.p.p. prevede che la difesa possacompiere non soltanto attivit di carattere mera-mente ricognitivo, ma anche veri e propri rilievi -tecnici, grafici, planimetrici, fotografici o audiovisi-vi - cio a dire attivit assimilabili a quelle primaesaminate con riferimento alla polizia giudiziaria eal pubblico ministero (artt. 354, comma 2, e 359,comma 1, c.p.p.), prescrivendo delle (non obbliga-torie ma) rigorose modalit di documentazione - tracui lindicazione espressa dei rilievi eseguiti, che

    fanno parte integrante dellatto e vanno quindi alle-gati al verbale - evidentemente finalizzate alla suc-cessiva utilizzazione dei risultati di tali operazioni inchiave probatoria.Gli orientamenti che emergono sul punto rischianoper di creare ulteriore confusione in un panoramanormativo gi di per s inadeguato. Non mancano,infatti, voci critiche sulla ventilata possibilit per ilteam difensivo di agire sulla scena del crimine racco-gliendo tracce del reato, in assenza del pubblico mi-nistero e a condizioni pi vantaggiose degli organidellaccusa (32). Proprio muovendo dalle perplessit

    Diritto penale e processo 3/2011268

    Editoriale

    Processo penale

    Note:

    (30) M. Nobili, Giusto processo e indagini difensive: verso unanuova procedura penale?, in AA. VV., Il Diritto e la differenza.Scritti in onore di A. Baratta, a cura di R. de Giorgi, Lecce, 2002,I, 492.

    (31) Cos, con riferimento allart. 391-septiesc.p.p., F. Cordero,Procedura penale, 8 ed., Milano, 2006, 907.Che si tratti di unattivit di natura particolare, comunque, emer-ge anche dal disposto dellart. 334-bisc.p.p.: cfr., sul punto, A.Confalonieri, La ricostruzione della scena del delitto ad operadel difensore, ovvero nuovi profili del sopralluogo giudiziariodella difesa, in questa Rivista, 2007, 815.

    (32) F. Bernardi, Maggiori poteri agli avvocati nella legge in ma-teria di indagini difensive, I, Le attivit di indagine, in questa Ri-vista, 2001, 222.

  • 8/3/2019 L'esame della scena del crimine nella contesa processuale - Editoriale DPP

    9/14

    sullattribuzione alla difesa del potere di compiereoperazioni non meramente descrittive si pure af-fermato che il verbale in cui contenuta lindicazio-ne dei rilievi eventualmente compiuti potrebbe per-

    sino assumere, di fatto, la struttura di una consu-lenza tecnica senza che, per, vi figurino quesiti econclusioni (33). In tal modo, per, si rischia dieludere le prescrizioni imposte anche alla difesa incaso di ricorso agli esperti dallart. 233 c.p.p., comeinterpolato dalla l. 397/2000.Il consulente tecnico della difesa, com noto, puaccedere alla scena del crimine ed esaminare i re-perti individuati al fine di adempiere correttamen-te allincarico conferitogli. In questi casi, tuttavia,viene in gioco la differente disciplina contenutanellart. 233, comma 1-bis e 1-ter, c.p.p., che rimet-

    te allautorit giudiziaria (e, nello specifico, al pub-blico ministero prima dellesercizio dellazione pe-nale) il potere di autorizzare, su richiesta del difen-sore, lesperto ad esaminare le cose sequestrate e adintervenire alle ispezioni, nonch ad esaminareloggetto delle ispezioni cui non ha partecipato,impartendo le prescrizioni necessarie per la con-servazione dello stato originario delle cose e deiluoghi.Sotto altro profilo, inoltre, stato osservato comesia possibile arrivare fino a una para-perquisizione(34) che accerti gli effetti materiali del reato, con

    possibili rischi di scombussolare piste ben altrimentipraticabili dalla polizia e dal pubblico ministero(35). Nel procedere al sopralluogo difensivo, inogni caso, il difensore dovr tener conto delle Rego-le di comportamento del penalista nelle investigazioni di-

    fensive, elaborate dallUnione delle Camere PenaliItaliane, che con maggior rigore rispetto al codiceimpongono al difensore, al suo sostituto e ai suoi au-siliari, anche quando non redigono un verbale, didocumentare nelle forme pi opportune lo statodei luoghi e delle cose, procurando che nulla sia mu-tato, alterato o disperso in occasione dellaccesso ai

    luoghi (art. 14, comma 1); nonch dellomologa di-sposizione del Codice deontologico forense (art. 52, I,comma 13) (36).Venendo al verbale previsto dallart. 391-sexiesc.p.p., ed ai suoi contenuti, si evidenziato che al-cuni dati sono meramente oggettivi (data-luogo-generalit), mentre altri - quale la descrizione deiluoghi - sono sottoposti al filtro critico del verbaliz-zante (37). La sua rilevanza, ai fini dellutilizzabi-lit dei rilievi effettuati dalla difesa in occasione del-laccesso, confermata senza esitazioni dalla giuri-sprudenza di legittimit che considera ineludibile

    per lutilizzo in chiave cognitiva del frutto delle in-

    vestigazioni difensive il rispetto delle modalit didocumentazione codificate dal legislatore (38).Il riferimento ai rilievi contenuto nella norma inesame ripropone gli interrogativi prima prospettati a

    proposito dellattivit di polizia giudiziaria: dovrtrattarsi soltanto di atti a contenuto essenzialmentedescrittivo, frutto di semplice osservazione esterna,constatazione, memorizzazione, ricerca e raccolta didati materiali (39), o potranno ricomprendere an-che lanalisi e la valutazione critica di tali dati?luso codicistico dellespressione rilievi tecnici in-durrebbe a ritenere legittime anche attivit nonpropriamente neutre sotto il profilo valutativo. E in-vece la giurisprudenza di merito, in linea con lap-proccio dottrinale prevalente (40), ritiene che le in-vestigazioni difensive non possano mai spingersi fi-

    no al punto di realizzare attivit in grado di alterarelo stato dei luoghi o di cose, dovendosi viceversa li-mitare ad attivit sostanzialmente ricognitive o de-scrittive e, come tali, tendenzialmente ripetibili,escludendo cos perentoriamente il prelievo dicampioni o lasportazione di frammenti al fine diprocedere ad esami tecnici (41).Tuttavia lo stesso codice di rito, in un altro fran-gente, che sembra smentire la categoricit di tale af-fermazione. lart. 391-decies c.p.p. - oltre a raccoglie-re al suo interno, per la verit in maniera un po de-filata, lipotesi degli accertamenti tecnici non ripeti-

    bili della difesa speculare a quella di pertinenza del-

    Diritto penale e processo 3/2011 269

    Editoriale

    Processo penale

    Note:

    (33) G. Paolozzi, Indagini difensive, in AA. VV., Codice di proce-dura penale ipertestuale, a cura di A. Gaito, 3 ed., Torino, 2008,I, 2036 s.

    (34) F. Cordero, Procedura penale, 8 ed., cit., 907.

    (35) M. Nobili, Giusto processo e indagini difensive, cit., 496.Esistono invece determinate attivit di polizia giudiziaria che ca-ratterizzano lesame della scena del crimine, ma che non trova-no rispondenza nel rinnovato assetto delle investigazioni difensi-ve indotto dalla l. 397/2000.

    (36) Il difensore, anche quando non redige un verbale, deve do-

    cumentare lo stato dei luoghi e delle cose, procurando che nullasia mutato, alterato o disperso.

    (37) A. Cristiani, Guida alle indagini difensive nel processo pena-le. Commento analitico alla legge 7 dicembre 2000, n. 397, Tori-no, 2001, 117.

    (38) Cfr., per tutte, Cass., Sez. I, 5 novembre 2003, Drozdzik, inGiust. pen., 2004, III, 628.

    (39) Per riprendere la formula adottata da A. Confalonieri, La ri-costruzione della scena del delitto ad opera del difensore, cit.,811.

    (40) Cfr., in particolare, E. Aprile, Prova penale e indagini difensi-ve, in E. Aprile-P. Silvestri, La formazione della prova penale. Do-po le leggi sulle indagini difensive e sul giusto processo, Mila-no, 2002, 92.

    (41) In questi termini Trib. Reg. Campania, ord. 3 marzo 2005,

    inedita.

  • 8/3/2019 L'esame della scena del crimine nella contesa processuale - Editoriale DPP

    10/14

    laccusa (art. 360 c.p.p.) - disciplina difatti la desti-nazione degli altri atti non ripetibili compiuti inoccasione dellaccesso ai luoghi (comma 2), cos ri-conoscendo expressis verbis la possibilit che anche il

    team difensivo compia atti non ripetibili diversi da-gli accertamenti tecnici e attribuendo al pubblicoministero la facolt di assistervi (senza il diritto diessere previamente avvisato) personalmente o me-diante delega alla polizia giudiziaria (comma 3).Vero , peraltro, che lart. 391-sexies c.p.p. non si se-gnala certo per rigore e precisione, collocandosi inquella scia di tentennamenti e carenze normativeche denota uno scarso interesse del legislatore per lamateria, traducendosi in assenza di regole chiare sul-la conservazione dello stato dei luoghi e che evitinola dispersione o lalterazione delle tracce del reato,

    di ogni specificazione di ci che consentito e di ciche vietato al team difensivo nella sua azione sullascena del crimine e, in particolare, dellindicazioneespressa di quali siano le operazioni e gli accerta-menti validamente eseguibili dalla difesa in loco e suireperti individuati, cos come delle cautele che de-vono accompagnare lapprensione e la conservazio-ne dei reperti stessi.

    Ne deriva il conferimento di unampia discreziona-lit agli organi giurisdizionali, chiamati inevitabil-mente a colmare dette lacune con lelaborazionegiurisprudenziale. E non va dimenticato che leven-

    tuale pregiudizio per la difesa pu coinvolgere anchela persona offesa, che gode delle medesime preroga-tive della persona sottoposta alle indagini e dellim-putato in punto di investigazioni difensive.Le esigenze difensive - come detto - emergono poianche sotto il profilo della partecipazione allattivitinvestigativa di carattere tecnico-scientifico postain essere dalla polizia giudiziaria e dal pubblico mi-nistero. Viene qui nuovamente in gioco la consoli-data distinzione tra rilievi e accertamenti, evoca-ta dallart. 354 c.p.p., densa di riverberi anche sulle-sercizio del diritto di difesa.

    Muovendo dalla ripartizione codicistica tra attivitsvolte ad iniziativa della polizia giudiziaria (disci-plinate nel titolo IV del libro quinto) e attivit de-legate dallorgano dellaccusa (come tali riconduci-bili al titolo V del libro quinto), funzionalmentediversificate, la suprema Corte ha affermato chenessuna forma di assistenza [difensiva] previstaper i semplici rilievi tecnici compiuti per delegadel p.m., dovendo applicarsi nella fattispecie ladisciplina di cui allart. 370, comma 2, c.p.p. - cheimpone losservanza degli artt. 364, 365 e 373c.p.p. - e non potendo viceversa essere mutuati,

    estensivamente, dalla disposizione di cui allart.

    356 c.p.p., gli adempimenti previsti a tutela deidiritti della difesa che vengono in gioco quando lapolizia giudiziaria opera motu proprio assicurandouna tutela, ancorch affievolita, del diritto di di-

    fesa (42).Ci troviamo di fronte, insomma, ad una scala pro-gressiva, scandita da tre regimi differenziati, cheoscillano da un livello minimo ad un livello massi-mo di copertura delle garanzie difensive. Il medesi-mo atto, se compiuto di propria iniziativa dalla poli-zia giudiziaria piuttosto che in luogo e per conto delpubblico ministero, assoggettato a regole dedicatee, a seconda che sia classificato come rilievo o co-me accertamento, comporta il riconoscimento par-ziale (facolt del difensore di assistere, senza dirittodi essere preventivamente avvisato: art. 356 c.p.p.)

    o totale (obbligo di previa instaurazione del con-traddittorio: art. 360 c.p.p.) del diritto di difesa.Una tale ricostruzione concettuale - emergente daldato normativo - costituisce fonte di disparit ditrattamento potenzialmente anche enormi rispettoad atti contenutisticamente assimilabili e tutti for-niti in nuce di unefficacia probatoria piena, stante laloro irripetibilit. Di diverso avviso i giudici di legit-timit secondo i quali deve essere pacificamenteesclusa la possibilit che tale disciplina differenziataconcretizzi uninammissibile ed incomprensibiledifformit di trattamento, in quanto, da un lato,

    la diversit dei regimi si fonda su quella dei mo-menti acquisitivi nonch sulle differenze funzionalicaratterizzanti ciascun organo preposto al compi-mento degli atti di indagine, dallaltro, il legislato-re ben pu disciplinare con modalit diverse il di-ritto di difesa in rapporto alle singole fasi, ai singoliatti ed alle funzioni e qualificazioni dellorgano chequesti debba espletare (43).

    Professionalit degli esperti, catenadi custodia e affidabilit dei risultati

    La dialettica tra accusa e difesa, pur se geneticamen-

    te imperfetta in questo segmento procedimentale,deve alla fine tradursi in risultati probatori apprezza-bili per laccertamento giurisdizionale, o quanto me-no in input significativi per lacquisizione delle pro-ve nel corso dellistruzione dibattimentale, com re-gola in un processo realmente accusatorio.Il terzo e ultimo profilo che contraddistingue lesamedella scena del crimine , pertanto, costituito dallaf-

    Diritto penale e processo 3/2011270

    Editoriale

    Processo penale

    Note:

    (42) Cass., Sez. I, 9 febbraio 1990, Duraccio, in C.E.D. Cass., n.183647.

    (43) Cass., Sez. I, 9 febbraio 1990, Duraccio, cit.

  • 8/3/2019 L'esame della scena del crimine nella contesa processuale - Editoriale DPP

    11/14

    fidabilit dei risultati: punto darrivo, sintesi, appro-do naturale dellagire di parti, ausiliari ed esperti sulluogo del delitto. lerrore umano, colpevole o incol-pevole che sia, sempre in agguato e ineludibile, di

    conseguenza, la questione della correttezza dei peri-ti e dei consulenti tecnici, lesigenza di unetica con-divisa dellesperto che funga da barriera a possibilimanipolazioni, deformazioni, omissioni e contami-nazioni dagli effetti potenzialmente dirompenti (44).Anche in questo caso affiora linerzia consapevoledel legislatore, che non si preoccupato di dettarecriteri rigorosi per la scelta degli esperti su cui in-combe lonere di introdurre nel processo le cono-scenze scientifiche pi complesse e avanzate, n tan-tomeno di organizzare e promuovere la loro forma-zione e di predisporre appositi albi che ne certifichi-

    no le abilit, attestandone la professionalit. Nonpu, infatti, bastare lelaborazione di una pur com-mendevole etica dellinvestigazione - fruibile tuttalpi sul piano deontologico - a parare i colpi e ad evi-tare le insidie che costantemente si frappongono adun uso appropriato della scienza nella contesa pena-le, precludendo laccesso sulla scena investigativa distrumenti pseudo-scientifici e, pi in generale, diquella scienza-spazzatura (bad science) che finiscenon di rado per oscurare e travolgere lindubbio e po-sitivo contributo allaccertamento del fatto apporta-to dalla conoscenza scientifica.

    Sotto questo profilo uno specifico aspetto, fonda-mentale per la sua proiezione probatoria e dunqueper laffidabilit dei risultati delle investigazioniscientifiche, rappresentato dalla cd. catena di cu-stodia, che consiste nella precisazione e documen-tazione dei vari passaggi e delle attivit svolte sui re-perti acquisiti durante lesame della scena del crimi-ne, dal momento della loro materiale apprensione aquello della celebrazione del processo (45). In pre-senza di lacune normative manifeste si impone,quanto meno, lesigenza di precisare gli step essenzia-li e irrinunciabili da seguire e da documentare a ga-

    ranzia del rispetto della catena, che siano idonei adattestare la genuinit del risultato probatorio (46).Pur nella consapevolezza delle peculiarit che con-traddistinguono le singole metodiche dinvestigazio-ne scientifica, tali da poter richiedere specifiche mo-dalit di conservazione dei reperti e magari di docu-mentazione del relativo passaggio, possibile trac-ciare il seguente elenco: a) numerazione progressivadel caso giudiziario; b) breve descrizione del medesi-mo; c) individuazione del soggetto che ha procedutoallacquisizione del reperto; d) data (giorno, mese,ora e luogo) di acquisizione del reperto; e) descrizio-

    ne accurata del reperto (con indicazione, quando

    possibile, di dati identificativi certi: ad es., nel casodi supporto informatico, marca e numero di serie);f)soggetto a cui il reperto stato consegnato dopo ilsuo rinvenimento (e cos per ogni eventuale passag-

    gio successivo, del quale deve essere certificata ladata e il motivo);g) descrizione degli eventuali esa-mi e/o analisi compiuti sul reperto, del soggetto chegli ha effettuati, della data in cui sono stati svolti,della data in cui il reperto stato ricevuto e di quel-la in cui stato restituito; h) sottoscrizione del docu-mento da parte di ogni persona che ha interagitocon il reperto.In tal modo sar possibile fissare e ricostruire conprecisione liter che i reperti provenienti dalla scenadel crimine hanno seguito, a partire dal momentodella loro individuazione, fotografando con rigore

    tutti i passaggi della catena di custodia e, quindi, as-sicurandone e attestandone la regolarit e la veridi-cit, presupposti di ogni successiva utilizzazione inchiave probatoria dei risultati probatori conseguiti.Uninteressante sentenza della suprema Corte ha ri-conosciuto che la mancata apposizione dei sigilli al-la cosa sequestrata, per la tassativit della nullit,non determina lillegittimit del sequestro e non im-pedisce lutilizzabilit della prova che dai reperti siain seguito acquisita a condizione per - ed questoil dato innovativo - che sia comunque certa liden-tit della cosa sequestrata e che, nonostante la

    mancanza dei sigilli, possano escludersi ipotesi dimanomissione o di confusione tra reperti, dovendoil giudice di merito porsi il problema della genuinitdel reperto, eventualmente anche dufficio (47).Si tratta di unimportante apertura giurisprudenzia-

    Diritto penale e processo 3/2011 271

    Editoriale

    Processo penale

    Note:

    (44) Cfr. volendo, il nostro Investigazioni scientifiche, verit pro-cessuale ed etica degli esperti, in questa Rivista, 2010, 1349.

    (45) Tema nuovo per la nostra dottrina (e solo parzialmenteesplorato dalla pratica giudiziaria), tuttora ignorato dal legislatore,del quale invece giurisprudenza e studiosi statunitensi hanno co-minciato ad interessarsi ormai quarantanni orsono negli Stati

    Uniti.(46) Cfr., in proposito, con particolare riferimento alla computerevidence, V. Casini, Sanzionata dalla Cassazione lomessa cate-na di custodia, in questa Rivista, 2010, 1079.

    (47) Cos Cass., Sez. III, 19 gennaio 2010, Pirrotta, in questa Ri-vista, 2010, 1076 s., rispetto a un caso in cui il perito nominatodal tribunale aveva rilevato, dandone immediata comunicazioneal giudice, che il materiale consegnatogli era difforme quantita-tivamente da quanto verbalizzato dalla polizia giudiziaria e, pe-raltro, non era stato in alcun modo sigillato essendogli statoconsegnato in scatole di cartone aperte.La pronuncia supera il precedente e pi restrittivo orientamentodella Corte di cassazione - anteriore alla l. 48/2008 - espresso inCass., Sez. I, 22 febbraio 2007, Manno e altro, in C.E.D. Cass.,n. 236291, che ha ritenuto mero errore materiale, non sanziona-to dalla legge, la non corrispondenza tra i reperti contenuti in un

    plico e quanto indicato nella sua etichettatura.

  • 8/3/2019 L'esame della scena del crimine nella contesa processuale - Editoriale DPP

    12/14

    le, probabilmente sollecitata anche dal peculiaredato normativo (48) che connota la cd. provainformatica (computer forensics) (49). stata, presu-mibilmente, linterpolazione dellart. 354 comma 2

    c.p.p. suscitata dalla l. 48/2008 a fornire - in unau-spicabile sinergia tra giudici e legislatore - linput perun approccio al passo coi tempi, che non coinvolgesolo i rilievi (e gli accertamenti) urgenti sulla scenadel crimine ma anche il sequestro informatico deli-neato dagli artt. 254-bis e 260 c.p.p. nel testo risul-tante dalla legge citata (50).Restano invece inesplorate le possibili conclusionidei giudici di legittimit in casi analoghi ma concer-nenti reperti non informatici, rispetto ai quali nonopera la disciplina de qua, a cominciare dalla cd.prova genetica della quale la l. 85/2009 ha comple-

    tamente omesso di considerare la delicata questionedella catena di custodia (51).

    Proposte e prospettive de iure condendo

    Ma quali sono le vie concretamente percorribili perun sostanziale ed efficace riassetto di una disciplinacos lacunosa?Occorre senza dubbio tener conto dello scenariocomplessivo, caratterizzato da un trend normativoormai quasi ventennale favorevole al potenziamen-to del ruolo della polizia giudiziaria nella fase inve-stigativa, a discapito del pubblico ministero. Se

    guardiamo alle pi recenti iniziative legislative inmateria di processo penale emerge infatti una lineadi politica criminale ad hoc incentrata sulla radicalemodifica degli assetti investigativi esistenti: un deci-so ridimensionamento del ruolo del pubblico mini-stero e uno speculare potenziamento dei poteri inve-stigativi della polizia giudiziaria quanto propone ilcd. disegno di legge Alfano, presentato dal Gover-no nel febbraio 2009 (52). In particolare, si ipotizzalinnesto di un art. 370-bis c.p.p., enfaticamente in-titolato Indagini tecnico-scientifiche, che tuttavia silimita a prevedere genericamente il potere del pub-

    blico ministero di delegare lesecuzione di indaginie accertamenti tecnico-scientifici ai servizi di inve-stigazione scientifica istituiti presso i servizi centralie territoriali di polizia giudiziaria (comma 1) e a ri-chiamare le garanzie dellart. 360 c.p.p. nel caso incui tali indagini e accertamenti comportino modi-ficazioni irreversibili dello stato dei luoghi o dellecose (comma 2). Una nuova disposizione dattua-zione, inoltre, si propone di imporre ai componentidei servizi di investigazione scientifica nominaticonsulenti tecnici o periti ai sensi dellart. 360 c.p.p.di versare una quota del compenso percepito - pari

    al trenta per cento - al servizio di polizia giudiziaria

    di appartenenza (art. 73-bis), implicitamente perpe-tuando lassetto vigente e le ricorrenti, discutibiliprassi, senza affrontare seriamente la delicatissimaquestione degli incarichi retribuiti affidati agli

    esperti della polizia scientifica, spesso coincidenticon i soggetti intervenuti sulla scena del crimine inprima battuta.La Bozza di un nuovo codice di procedura penale elabo-rata dalla Commissione Dalia nel 2004 si discosta so-lo marginalmente dallo stato dellarte, riproponen-do lattuale art. 348 c.p.p. (art. 385 prog. Dalia),conglobando nel codice di rito la peculiare discipli-na delineata per i reati di competenza del giudice dipace che consente alla polizia giudiziaria di richie-dere al pubblico ministero lautorizzazione al compi-mento di accertamenti tecnici irripetibili (art. 13

    d.lgs. 28 agosto 2000, n. 274) e lasciando inalterata

    Diritto penale e processo 3/2011272

    Editoriale

    Processo penale

    Note:

    (48) Sulla particolare natura immaterialedel dato informatico,come tale resistente alle classificazioni tradizionali e meritevoledi una disciplina ad hoc, si vedano le considerazioni di P. Tonini,Documento informatico e giusto processo, in questa Rivista,2009, 401 s.

    (49) Sui profili tecnici della computer forensicssi rinvia a A. Ghi-rardini-G. Faggioli, Computer forensics, 2 ed., Milano, 2009,passim.Per lesperienza nordamericana v. F. Cohen, Digital Forensic Evi-dence Examination, Livermore, 2009, passim

    (50) Cfr., in particolare, E. Lorenzetto, Le attivit urgenti di inve-stigazione informatica e telematica, in Aa. Vv., Sistema penale ecriminalit informatica, a cura di L. Lupria, Milano, 2009, 135 s.;A. Monti, La nuova disciplina del sequestro informatico, ivi, 197s.

    (51) Cfr., sul punto, P. Tonini, Informazioni genetiche e processopenale ad un anno dalla legge, in questa Rivista, 2010, 887 s.;nonch A. Monti, Catena di custodia e doppio binario per cam-pioni e reperti, in AA. VV., Banca dati del DNA e accertamento pe-nale, a cura di L. Marafioti e L. Lupria, Milano, 2010, 101 s., do-ve si sottolinea, comunque, lorientamento restrittivo delle cortiinglesi e statunitensi.

    (52) Il disegno di legge, attualmente parcheggiatoin Parlamen-to, propone tra laltro una modifica dellart. 348 comma 3 c.p.p.(dopo lintervento del pubblico ministero la polizia giudiziariasvolge di propria iniziativa tutte le attivit di indagine per accer-tare i reati ovvero richieste da elementi successivamente emer-

    si e assicura nuove fonti di prova, informandone il pubblico mini-stero, compie gli atti ad essa specificamente delegati a normadegli articoli 370 e 370-bised esegue le direttive del pubblico mi-nistero), raccordata con la soppressione nellart. 354 comma 2c.p.p. dellinciso e il pubblico ministero non pu interveniretempestivamente ovvero non ha ancora assunto la direzione del-le indagini.Lintento del primo innesto, come si afferma a chiare lettere nel-la Relazione illustrativa, di consentire agli organi di polizia giu-diziaria di svolgere indagini senza trascurare piani investigativianche diversi da quelli del pubblico ministero e di cui lo stessoorgano dellaccusa deve tener conto quando esercita lazionepenale; con la riscrittura dellart. 354 c.p.p., invece, si vuoleassicurare lesecuzione immediata dellatto urgente, in presen-za delle esigenze probatorie e del periculum in mora, rappresen-tato dal rischio di alterazione, dispersione o modificazione dellecose o delle tracce o luoghi oggetto di indagine, ed in particola-

    re il sequestro del corpo del reato.

  • 8/3/2019 L'esame della scena del crimine nella contesa processuale - Editoriale DPP

    13/14

    la corrente disciplina degli accertamenti urgenti sulluogo e nellimmediatezza del fatto, ivi compresa ladistinzione tra accertamenti e rilievi (art. 392 prog.Dalia) e i relativi obblighi di documentazione (art.

    395 prog. Dalia). Anche lindividuazione dei poteriinvestigativi attribuiti al pubblico ministero in ma-teria di accertamenti, rilievi e ogni altra operazionetecnica e delle particolari garanzie per gli accerta-menti tecnici non ripetibili non rivela stravolgi-menti significativi, ma solo alcune variazioni preva-lentemente lessicali (53). Da segnalare, per la deli-mitazione dellarea degli accertamenti tecnici nonripetibili, circoscritta expressis verbis agli accerta-menti urgenti e soggetta a regole stabilite a penadi inutilizzabilit (art. 397 prog. Dalia).Pi netta la presa di posizione della Bozza di legge

    delega predisposta dalla Commissione Riccio nel 2006,caratterizzata da una direttiva 52 che riconosce ilpotere-dovere della polizia giudiziaria di prenderenotizia e di descrivere i fatti costituenti reato, di as-sicurare le fonti di prova, anche per mezzo di inve-stigazioni scientifiche, pur se in un quadro generalecontraddistinto dalla riproposizione della consuetadinamica dei rapporti tra polizia giudiziaria e pubbli-co ministero, con lattribuzione alla prima di poteriinvestigativi incisivi sostanzialmente fino al mo-mento in cui lorgano dellaccusa impartisce le pro-prie direttive (cfr. in particolare le direttive 52.4,

    52.9, 54.1 e 57.2). Come si legge nella Relazione diaccompagnamento, lesplicito riferimento alle inve-stigazioni scientifiche colma un vuoto rappresenta-to dalla stessa polizia scientifica in sede di audizio-ne e costituisce un riconoscimento di questa spe-cifica attivit e della sua autonomia nellambito del-le prime indagini (54). lattivit dinvestigazionescientifica esce cos dallanonimato giuridico acqui-sendo unautonomia sistematica (55).La pur sintetica ricognizione delle disposizioni pre-senti in questo trittico de iure condendo conferma -pur nelleterogeneit delle tecniche normative ado-

    perate e delle ispirazioni ideologiche sottostanti - ilrafforzamento del trend legislativo che tende a po-tenziare il ruolo della polizia giudiziaria nella fase in-vestigativa, facendo emergere al contempo una mo-derata sensibilit per il tema delle investigazioniscientifiche, elevate al rango di species a s stante,senza per che siano proposte innovazioni radicali oguizzi normativi veramente significativi.Quali sono, allora, le aree dintervento evidenziabilinella prospettiva di unauspicabile riforma?In primo luogo andrebbe superata lobsoleta distin-zione tra rilievi e accertamenti, fonte come abbia-

    mo visto di forzature interpretative e di disparit di

    trattamento in grado di inficiare non soltanto i di-ritti della difesa ma anche la stessa genuinit dellac-certamento giurisdizionale. Fondamentale, invece, il discrimen tra atti ripetibili e atti non ripetibili,

    nonch lurgenza e lindifferibilit dellattivit dacompiere sulla scena del crimine che, spesso, impe-disce di prevedere un appropriato intervento difen-sivo.Come porre rimedio a unempasse a prima vista in-sormontabile?Una soluzione certamente ardita e delicata per lesue implicazioni sarebbe quella di prevedere un or-ganismo terzo, una struttura pubblica indipendenteda accreditare secondo appropriate procedure di cer-tificazione, a disposizione non soltanto dellaccusa edel giudice, ma anche della difesa, se non per lin-

    tervento in loco quantomeno per le analisi tecnico-scientifiche del materiale repertato sulla scena delcrimine. In tal modo si potrebbero garantire adegua-tamente la professionalit, la neutralit e, quindi,laffidabilit dei risultati. Occorrerebbe, per, af-frontare e risolvere preventivamente problemi dinon poco conto, dallambito in cui istituire talestruttura, alle sue connotazioni e ai soggetti istitu-zionali chiamati ad esercitare il controllo sul suooperato.Altri rimedi prospettati in passato, come la parteci-pazione obbligatoria del difensore dufficio ad ogni

    atto investigativo compiuto sulla scena del crimine,appaiono difficilmente praticabili e di scarsa effica-cia pratica. A parte le ben note riserve sullefficien-za dellattuale meccanismo della difesa dufficio, unasiffatta soluzione presuppone limmediata individua-

    Diritto penale e processo 3/2011 273

    Editoriale

    Processo penale

    Note:

    (53) I consulenti tecnici sono sostituiti dagli ausiliari tecnici scel-ti tra gli appartenenti alla polizia giudiziaria ovvero tra le personeche svolgono la loro attivit professionale presso servizi pubbli-ci, con la possibilit, quando non si pu procedere in tal senso,anche per la complessit dellaccertamento, di chiedere algiudice lautorizzazione alla nomina di un perito, della quale deve

    essere data comunicazione al difensore dellindagato, salvo chenon vi ostino ragioni di riservatezza (art. 396 prog. Dalia).

    (54) Relazione di accompagnamento alla bozza di legge delegaelaborata dalla Commissione Riccio, 67.

    (55) Su altro fonte, invece, la bozza Riccioappare ben pi rigoro-sa e conservatrice, pur se con motivazioni garantiste: la con-statazione dellimportanza del DNA e delle tecniche di identifica-zione personale con mezzi scientifici, si legge nella Relazione diaccompagnamento a commento delle direttive 52.2 e 52.3,consiglia di prevedere la possibilit di utilizzare, solo a fini iden-tificativi, queste nuove tecniche purch siano determinate le so-stanza prelevabili coattivamente, sia espressamente garantita ladignit personale del soggetto e linutilizzabilit a fini probatoridei campioni acquisiti, sottolineando lineludibilit di tali condi-zioni al fine di evitare il proliferare di pratiche deleterie (Relazio-ne di accompagnamento alla bozza di legge delega elaborata dal-

    la Commissione Riccio, cit., 67).

  • 8/3/2019 L'esame della scena del crimine nella contesa processuale - Editoriale DPP

    14/14

    zione di un indagato, il che non sempre accade pro-prio in quelle fattispecie delittuose (crimini violentiin primis) e in quelle tipologie di accertamento (subase prevalentemente indiziaria) che dalle investi-

    gazioni scientifiche traggono maggiore utilit. Di-verso sarebbe se anche in Italia, come negli StatiUniti, si potesse fruire di un ufficio pubblico delladifesa ad hoc, costituito da professionisti preparati eadeguatamente retribuiti e di conseguenza ben mo-tivati.Fondamentale poi - per le esigenze dellaccerta-mento come per le necessit della difesa e quindi, indefinitiva, per laffidabilit dei risultati - lapprova-zione e il riconoscimento di protocolli condivisi cheriguardino singole metodiche dinvestigazione tec-nico-scientifica (56). Se vero, infatti, che i proto-

    colli operativi - anche quando elaborati a livello eu-ropeo - non potranno certo essere elevati al rango dilegge, sia per la loro prevedibile analiticit che per lanaturale modificabilit in ragione della costanteevoluzione della scienza e della tecnica, altrettan-to vero che tali protocolli - oltre allindiscusso valo-re di orientamento per gli operatori - potrebbero ac-quisire rilevanza procedimentale e diventare cogen-

    ti se recepiti da norme regolamentari, mediante unrinvio a queste ultime in sede codicistica. Se, in-somma, non possibile appesantire il codice di ritocon una normativa di dettaglio, lapprovazione, ma-

    gari, di decreti ministeriali ad hoc periodicamenteaggiornati potrebbe costituire una soluzione pratica-bile. Certo sarebbe una novit per la nostra discipli-na processuale, ma in qualche modo imposta dal-lincessante evoluzione tecnico-scientifica e dai suoiinnegabili riflessi sulla contesa giudiziaria.Da considerare, infine, la questione delle conseguen-ze in caso di mancato rispetto delle regole, la cui so-luzione va calibrata - anche alla luce delle esperienzematurate nei sistemi di common law - tenuto contodellentit delle singole violazioni e ricorrendo co-munque alle consolidate categorie delle nullit di or-

    dine generale (nei casi di lesione del diritto di difesa)e dellinutilizzabilit (riferibile al tema del materialecognitivo a disposizione del giudice).

    Diritto penale e processo 3/2011274

    Editoriale

    Processo penale

    Nota:

    (56) Dello stesso avviso F. Casasole, Le indagini tecnico-scienti-fiche, cit., 1446.