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Lettera a Papa Francesco sul peccato originale della moneta bancaria

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A: Sua Santità Francesco, Casa Santa Marta, 00120 Città del Vaticano (per la Commissione Finanze)Da: Marco Saba, Centro Studi Monetari, via Dritta 69, 09170 OristanoOggetto: Peccato originale della moneta bancaria e suo emendamentoOristano, 28 giugno 2014Aggiornamento 5 dicembre 2014:PELL: «PER SECOLI C’ERA CHI APPROFITTAVA DELLE PROCEDURE SEGRETE» – Secondo Pell per secoli «personaggi senza scrupoli hanno approfittato della ingenuità finanziaria e delle procedure segrete del Vaticano». Aggiungendo come le finanze vaticane fossero poco regolate e autorizzate a «sbandare, ignorando i principi contabili moderni». Una situazione oggi cambiata, dopo la svolta impressa da Bergoglio. «Le nuove strutture e organizzazioni stanno portando le finanze vaticane nel 21/mo secolo e rendendo il loro funzionamento trasparente, con piena responsabilità». Ma non solo: «Chi era nella Curia seguiva modelli a lungo consolidati. Proprio come i re avevano permesso ai loro governanti regionali, principi o governatori di avere quasi mano libera, purché i libri fossero in equilibrio, così hanno fatto i Papi con i cardinali di Curia (come fanno ancora con i vescovi diocesani)».

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A: Sua Santità Francesco, Casa Santa Marta, 00120 Città del Vaticano (per la Commissione Finanze)Da: Marco Saba, Centro Studi Monetari, via Dritta 69, 09170 OristanoOggetto: Peccato originale della moneta bancaria e suo emendamento

Oristano, 28 giugno 2014

Santità,

Le scrivo l'essenziale di quanto ho scoperto in merito al peccato originale commesso all'atto della creazione della moneta bancaria moderna e come porvi rimedio tramite un semplice accorgimento di rettifica contabile. Il tutto allo scopo di sopperire all'impossibilità attuale di adottare la dottrina sociale della Chiesa finché perdurerà tra i fedeli l'adozione di una moneta bancaria asociale e corrotta che genera all'origine ogni sorta di ostacolo ed esclusione sociale nonché il sovvertimento dei diritti naturali delle persone. Nella stesura dello scritto che segue ho tratto ispirazione dal lavoro d'incredibile attualità di Nicolas Oresme, Vescovo di Lisieux nel 1377 (Traité des monnaies). Premetto che sarebbe utile io fossi presente qualora si discutesse in commissione finanze quanto segue, allo scopo di ribattere verbalmente ad eventuali obiezioni e per dimostrare scolasticamente le verità che espongo.

Problema: La creazione della moneta bancaria non confessata

Nella pratica quotidiana ordinaria le banche creano moneta virtuale senza confessarne la creazione a loro favore nella contabilità ufficiale. Esempi: prestiti, mutui, assegni circolari, operazioni di cambio ed operazioni di deposito di contante. Ogni volta che la banca deve effettuare un impiego di moneta, essa la crea all'istante ma non la registra nella contabilità nella voce delle sue ENTRATE. Non ne confessa la creazione a proprio vantaggio al puro scopo di ingannare il pubblico pretendendo di essere la banca un “istituto d'intermediazione finanziaria” quando invece è principalmente un istituto d'emissione di moneta bancaria (virtuale o cartacea, nel caso delle banconote). Con questo peccato originale il banchiere tiranno e bandito ottiene vari scopi malefici:

1) giustifica il suo guadagno non già dal signoraggio del 100% percepito su tutto il denaro virtuale che crea, il capitale, ma tramite l'introduzione degli interessi, dell'usura, che ha lo scopo principale di giustificare un guadagno bancario agli occhi del grande pubblico ingenuo. La gente crede infatti che le banche guadagnino dal differenziale tra gli interessi passivi pagati ed interessi attivi percepiti, mentre invece il grosso del guadagno bancario deriva dal reddito monetario effettivo (il signoraggio moderno) e riguarda il 100% di tutta la moneta circolante e, se confessato, renderebbe inutile e superflua l'applicazione degli interessi su prestiti e depositi. L'usura quindi è inutile, oltreché dannosa e illegale;

2) Inganna le autorità fiscali sul reale guadagno bancario in modo da evitare le tasse;3) inganna gli azionisti della banca sul reale guadagno dell'esercizio in modo da evitare la

distribuzione di equi dividendi sulle azioni;4) crea un enorme falso buco contabile che dovrà essere ricoperto espropriando ingiustamente

la comunità dei frutti del suo lavoro;5) crea una massa di denaro irresponsabile ed invisibile alla contabilità che quando rientra

come riflusso bancario, viene registrato solo come flusso che azzera i conti debitori, ma la sostanza rimane disponibile alla banca che può riciclarla segretamente tramite i canali di compensazione interbancari (Euroclear, Clearstream e SWIFT in Europa) addirittura usando conti NON PUBBLICATI, una specie di LIBRO SEGRETO viruale che ricorda il LIBRO SEGRETO dei banchieri toscani usato dal 1200 in avanti. L'entità complessiva di tale denaro fantasma per l'anno 2013 in Italia ammonta a oltre 1400 miliardi di euro, 90% del PIL.

Si può facilmente immaginare che questo denaro fantasma venga poi usato per gli scopi più turpi

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(corruzione, destabilizzazione, illecito arricchimento, operazioni sporche, etc.) che solo un'indagine interna approfondita sull'utilizzo effettivo dei conti internazionali della banca potrebbe rivelare.

Soluzione: il rimedio al peccato originale bancario è la confessione contabile

Occorre quindi che ogniqualvolta la banca crea denaro, provveda immediatamente ad accreditarlo nelle sue ENTRATE, prima di registrarlo nelle USCITE. Ad esempio, quando il cliente effettua un deposito contante, la banca crea denaro virtuale sul conto del cliente, ma non provvede a distruggere contemporaneamente il contante, raddoppiando così la quantità di denaro versato (clonazione). Deve invece provvedere a registrare a suo favore il denaro creato per evitare che il contante rimanga IN NERO nella sua disponibilità. Allo stesso modo, quando la banca presta denaro, prima di accreditarlo sul conto del cliente, prima di creare quindi il DEPOSITO, deve accreditarlo nelle sue ENTRATE e - solo dopo - nelle USCITE all'atto del prestito. In questo modo la banca non potrebbe MAI andare in rosso, cosa assurda per un istituto d'emissione monetaria, ed otterrebbe il suo guadagno di fine anno dalla differenza tra TUTTO il denaro creato e le spese d'esercizio della banca stessa. Occorrerebbe quindi che tutte le banche rettificassero i bilanci passati, almeno dal 2013, per ottenere una situazione effettiva delle finanze bancarie e per impedire che i banchieri disonesti continuino ad obbligare la comunità dei fedeli a dissanguarsi in eterno per coprire i falsi passivi.

I benefici per la prima banca che deciderà di adottare tale sistema contabile rettificato sono evidenti: possibilità di evitare interessi ed usura; onestà nella gestione che diventa redditizia non solo per la banca ma per tutta la comunità.

Legalità della rettifica contabile secondo la retta razio normativa attuale

La rettifica contabile suggerita, la confessione contabile, avviene nel rispetto delle norme IAS 8 e della circolare 262 di Banca di Italia del 22 dicembre 2005, secondo aggiornamento 21 gennaio 2014, che così recita: “Se, in casi eccezionali, l'applicazione di una disposizione prevista dai principi contabili internazionali è incompatibile con la rappresentazione veritiera e corretta della situazione patrimoniale, di quella finanziaria e del risultato economico, essa non deve essere applicata” (pag. 1.2.1).

Mi limito a queste brevi note rendendomi disponibile per un approfondimento qualora Sua Santità lo ritenesse degno d'attenzione e ringrazio per la pazienza dedicata alla lettura della presente.

Cordialmente,

Marco SabaDirettore della ricercaCentro Studi Monetari

P.S. Marco Saba dal 30 aprile 2014 al 6 giugno 2014 ha partecipato alle assemblee degli azionisti di tre banche italiane (CARIGE, INTESA SANPAOLO e UNICREDIT) dove ha contestato la complessiva creazione extracontabile di 860 miliardi di euro nell'esercizio 2013. Il tutto notarizzato nei verbali delle assemblee delle banche disponibili per lo scaricamento sui siti internet delle banche stesse. Ha chiesto alle banche una risposta scritta entro 15 giorni dalle assemblee senza riceverne alcuna.

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