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Lezione n. 4 - unina.it · prassi commerciale e il frutto del recepimento delle istanze del mercato e dei risparmiatori. ... tassi di interesse sebbene il loro esercizio si basi ovviamente

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Lezione n. 4 

Le obbligazioni societarie

Le  obbligazioni  societarie  sono  titoli  di  credito  (al portatore o nominativi) rappresentativi di  frazioni di eguale valore nominale ed aventi uguali diritti di un’unica operazione di  finanziamento a  titolo di mutuo  (o, più in generale,  avente causa  di  finanziamento),  di  ammontare  predeterminato  ed assoggettata  a  regolamentazione  convenzionale  uniforme.  I titoli  obbligazionari,  pertanto,  incorporano  frazioni  fungibili di un’operazione  di  finanziamento unitaria  dal  punto  di vista economico.La tipologia «normale» di obbligazione, prevista dal  legislatore del  ’42,  è quella  che  attribuisce  all’obbligazionista  il  diritto  di credito nella  stessa  incorporato,  che  è diritto  alla percezione periodica  dell’interesse,  ove  previsto,  ed  alla  restituzione del capitale a scadenza.

• Sono titoli di massa.

• Sono  emesse  a  fronte  di  un’operazione  di finanziamento.

• Non  prevedono  l’attribuzione  di  diritti amministrativi  propri dei soci.

Caratteristiche (3)Caratteristiche (3)

In particolare si tratta di: titoli a letteralità incompleta o di rinvio,  in quanto  la letteralità del  titolo  non  viene  meno  quando  lo  stesso faccia riferimento ad altre fonti regolamentari; titoli  a  causalità apparente  o  in  senso  debole,  in quanto essa non  impedisce  che  l’emissione  dei  singoli  titoli  possa trovare  giustificazione  in  rapporti  causali  di  diversa natura;non  espone  il portatore alle  eccezioni  che  derivano  dal rapporto  extracartolare  posto  in  essere  tra  emittente  e primo prenditore. 

Caratteristiche (4)Caratteristiche (4)

Deve,  pertanto,  ritenersi  che  la  causalità dei  titoli  obbligazionari  èriconducibile  unicamente  alla  causa  mutui,  con  conseguente assoggettamento ex lege del credito cartolare alla disciplina del mutuo,  a  prescindere  dalla  circostanza  che  esista  o  meno  nello specifico una causa di mutuo.La dottrina, nel valutare la compatibilità della causa mutuataria con i prestiti  irredimibili  e  con  quelli  subordinati  si  è divisa,  tra  quanti escludono  la  causa  mutuataria  di  tali  presiti e  quanti  ne confermano  tale  natura,  pertanto,  compatibile  con  la  fattispecie obbligazionaria. Secondo  un’ulteriore  impostazione  occorrerebbe  ormai  ritenersi infranta  l’«equazione mutuo‐obbligazione»,  con  la  conseguenza che quest’ultima diventerebbe forma giuridica per la cartolarizzazione di  prestiti  collettivi  con  l’obbligo  di  restituzione,  del  tutto  neutra rispetto alla qualificazione del rapporto sottostante.

Caratteristiche (5)Caratteristiche (5)

Rispetto  alla  nozione  originaria,  le  obbligazioni  hanno subito nel corso degli anni una progressiva evoluzione nel segno  di  quello  che  è stato  definito  un  progressivo processo  di  «scoloritura» delle  stesse,  a  causa  di  un avvicinamento, anche sotto l’aspetto strutturale, ai titoli di capitale e,  più in  generale,  a  favore  di  una  maggiore flessibilità della categoria. 

Tale processo, come sottolineato da più autori, è stato  in larga  parte  il  risultato  di  una  continua  evoluzione  della prassi  commerciale  e  il  frutto  del  recepimento  delle istanze del mercato e dei risparmiatori.

Evoluzione della fattispecie (1)Evoluzione della fattispecie (1)

La  prima  tappa  di  tale  evoluzione  e dell’avvicinamento della categoria dei titoli di debito a quelli di capitale è stata  segnata dalla mini‐riforma del  ’74 e  dall’introduzione  delle  obbligazioni convertibili  in  azioni  (che  attribuiscono all’obbligazionista  la  posizione  di  attuale  creditore della  società e  suo  potenziale  futuro  azionista), unitamente alle azioni di  risparmio  (prive del diritto di voto ma dotate di privilegi patrimoniali finalizzati a compensare tale menomazione).

Evoluzione della fattispecie (2)Evoluzione della fattispecie (2)

Il  passo  successivo  compiuto  dalla  riforma  del  2003 èstato quello del riconoscimento della  legittimità di alcuni tipi  speciali di obbligazioni,  le cui  caratteristiche mirano nella maggior parte dei casi ad incrementare l’appetibilitàdi tali titoli agli occhi dei risparmiatori. il  legislatore  ha  colto  l’occasione  della  summenzionata riforma  per  estendere  l’area  dei  tipi  disciplinati (o, meglio, esplicitamente ammessi, considerando che non vengono  dettate  specifiche  regole),  così ulteriormente confermando  e  in  certi  casi  estendendo  l’elasticità della fattispecie obbligazionaria.

Elementi del contratto (1)Elementi del contratto (1)

Gli elementi di base di un contratto obbligazionario sono:la denominazione del prestito, che può essere in valuta nazionale o estera (è comunque  possibile  rintracciare  sul  mercato  titoli  che  prevedono pagamenti per capitale ed interessi espressi in valute differenti);la scadenza;il profilo cedolare, vale a dire le caratteristiche delle cedole (tasso fisso, tasso variabile,  zero  coupon,  income  bonds179)  e  tempistica  dei  pagamenti(annuale,  infrannuale, differita  rispetto  all’inizio del prestito,  solitamente  in relazione a problemi di liquidità dell’impresa emittente, specie in relazione ad interventi di turnaround);la  security,  ossia  le  garanzie  che  assistono  l’operazione  allo  scopo  di minimizzare il rischio di inadempimento dell’emittente;la  seniority,  cioè l’ordine  di  preferenza  con  cui  i  diritti  al  rimborso  del capitale ed alla corresponsione della cedola sono soddisfatti rispetto agli altri titoli della specie (un titolo si definisce senior rispetto ad un altro se vanta nei suoi confronti un diritto prioritario; un  titolo subordinato è un’obbligazione junior,  i  cui  diritti  sono  cioè soddisfatti  successivamente  a  quelli  di  una senior);

Elementi del contratto (2)Elementi del contratto (2)

le modalità di  rimborso  del  debito,  che  contemplano  (in alternativa)  il  rimborso  integrale in  un’unica  soluzione  a scadenza,  il  rimborso  mediante  un  piano  di  ammortamento dedicato,  il  rimborso  attraverso  il  periodico  ritiro  di  un ammontare  specificato  che  porti  a  ridurre  od  estinguere  il debito  entro  la  scadenza (sinking  fund  provision),  il  rimborso anticipato  in  relazione  all’esercizio di un’opzione  call  a  favore dell’emittente o di una put a favore del sottoscrittore (entrambe servono a proteggere  il  titolare dall’andamento  sfavorevole dei tassi di interesse sebbene il loro esercizio si basi ovviamente su considerazioni opposte);

l’eventuale  opzione  di  conversione,  cioè la  facoltà di trasformare la natura del diritto posseduto da diritto di credito a diritto proprietario.

Tipi speciali di obbligazioni (1)Tipi speciali di obbligazioni (1)

La  differente  modulazione  degli  elementi  descritti consente dunque all’impresa di creare  tipi speciali di obbligazioni,  dato  che  nella  pratica  societaria  si riscontrano molteplici varianti di titoli riconducibili a questa categoria. 

Con riferimento al nostro ordinamento, la riforma del diritto societario del 2003 ha ad esempio esteso a tutte le  società per  azioni  la  facoltà,  prima  riservata esclusivamente  alle  società bancarie,  di  emettere prestiti subordinati.

Titoli speciali di obbligazioni (2)Titoli speciali di obbligazioni (2)

Un  titolo  della  specie income  bonds  paga  le  cedole esclusivamente  nel  caso  in  cui  l’impresa  realizzi  profitti sufficienti  a  consentirlo  e  pertanto  l’eventuale  mancata corresponsione non è motivo di default. 

Questo  tipo  di  emissione  ha  un  utilizzo  pratico  limitato dal momento che è intuitivamente associata ad imprese in difficoltà ed  è esposta  ad  un  potenziale  conflitto  di interessi  tra  azionisti  ed obbligazionisti  (i primi possono manipolare,  attraverso  il management,  i profitti  contabili cioè la base di calcolo della remunerazione dei secondi).

Tipi speciali di obbligazioni(3)Tipi speciali di obbligazioni(3)

La  clausola  sinking  fund  provision,  concepita inizialmente  per  mitigare  il  rischio  di  default dell’emittente,  è stata  successivamente  “arricchita”includendo  la  cosiddetta  acceleration  option,  che consente  all’impresa  di  accrescere  l’ammontare  di titoli  periodicamente  ritirato  fino  ad  un  limite prefissato.  L’emittente  può  avvantaggiarsene realizzando arbitraggi sui  tassi,  in caso di mercato al ribasso.

Tipi speciali di obbligazioni(4)Tipi speciali di obbligazioni(4)

Le combinazioni sono molteplici, così come  le  finalità perseguite. Di seguito si fornisce un elenco che, tuttavia, non ha la pretesa di essere esaustivo:le obbligazioni  a  premio (che  prevedono,  oltre  che  interessi prestabiliti,  anche  utilità aleatorie  che  vengono  attribuite  con sorteggio o altro sistema), le obbligazioni partecipanti o partecipative, la cui remunerazione è commisurata, anche agli utili di bilancio dell’emittente  (la dottrina formatasi prima della riforma ritiene che l’ipotesi in cui il rendimento dipenda  dall’andamento  dell’attività di  impresa  dell’emittente  sia compatibile con lo schema obbligazionario), le obbligazioni convertibili in azioni, le  obbligazioni  con  warrant (o  con  diritto  di  opzione,  le  quali attribuiscono al titolare il diritto di sottoscrivere o di acquistare azioni della società emittente o di altra da essa controllata), le obbligazioni in valuta estera, 

Tipi speciali di obbligazioni (5)Tipi speciali di obbligazioni (5)

le obbligazioni subordinate o postergate, che si caratterizzano per il fatto che  il  rimborso  del  capitale  è sottoposto  alla  condizione  sospensiva dell’integrale soddisfacimento di tutti gli altri creditori della società in caso di liquidazione dell’emittente (si tenga presente che fino all’esercizio del diritto di conversione l’obbligazionista è creditore della società, in quanto il diritto al rimborso della somma erogata ed alla rimunerazione periodica convenuta non si atteggiano diversamente da quelli dell’obbligazionista ordinario).

le obbligazioni indicizzate o con clausola parametrica, nate con lo scopo di  ancorare  il  rendimento  dei  titoli  (e  quindi  il  rimborso  o  l’interesse) all’andamento di indici interni alla società,

o, più spesso (come nel caso delle obbligazioni strutturate) esterni, di varia natura (andamento dei prezzi di azioni, indici azionari, valute estere, ecc.). La finalità è in questo caso quella di elidere  l’alea  inflazionistica e di offrire agli investitori  strumenti  con un profilo di  investimento  più appetibile.  Sono  le cosiddette obligations indexèes già diffuse in Francia dagli anni ’40.

Le obbligazioni quotate (1)Le obbligazioni quotate (1)

Le obbligazioni quotate sono una delle principali forme di strumenti  finanziari di debito  e  si distinguono  tra Senior Corporate  Bond  emessi  sull’Euromercato  e  High  Yield Bond, cioè emissioni corporate ad alto rendimento.

Rispetto  ai  Senior  Corporate  Bond,  gli  High  Yield  Bond sono soggetti a regolamenti del prestito più restrittivi e al rispetto  di  requisiti  informativi  più stringenti  come conseguenza del maggior grado di rischio.

Le obbligazioni quotate (2)Le obbligazioni quotate (2)

I  Senior  Corporate  Bond sono  obbligazioni  societarie (non  governative)  in  cui  l’emittente  ha  un  rating Investment Grade o Crossover. Il  regolamento del prestito di questa  tipologia di bond  si limita  solitamente  a  una  clausola  di  salvaguardia, cosiddetto  negative  pledge (in  base  alla  quale  l’obbligato non  può  offrire  i  beni  posseduti  in  garanzia  ad  alcuno, senza l’autorizzazione dei creditori), e al rimborso in caso di  cambio  di  controllo.  La  documentazione  finanziaria richiesta per emettere questi bond prevede la redazione di un documento d’offerta/quotazione e, dove richiesta, una limitata due diligence.

Le obbligazioni quotate (3)Le obbligazioni quotate (3)

Gli High Yield Bond sono obbligazioni societarie caratterizzate da un elevato rendimento, in considerazione del fatto che l’emittente ha un rating Sub‐Investment Grade e presenta quindi un rischio più elevato.Il  regolamento  del  prestito  per  questi  bond  prevede  restrizioni  sul nuovo  indebitamento  o  sul  pagamento  dei  dividendi  o  di  altri pagamenti,  la  limitazione  alla  concessione  di  garanzie  e  il  rispetto degli  incurrence covenants  (parametri  economico‐finanziari  che devono essere ‘testati’ esclusivamente al verificarsi di un dato evento o di una  determinata  situazione).  L’emissione  di  questi  bond  richiede anche la due diligence, oltre alla redazione di un documento d’offerta.

Le obbligazioni non quotate e i collocamenti riservati (cenni)

Le obbligazioni non quotate e i collocamenti riservati (cenni)

Esiste la possibilità di procedere all’emissione di obbligazioni mediante collocamenti riservati e non attraverso un’offerta pubblica. Si  tratta di accordi privati, generalmente sottoscritti da un  limitato gruppo di investitori professionali. Queste forme di collocamento sono diffuse negli Stati Uniti (US Private Placement), dove i fondi pensione e le assicurazioni stipulano privatamente accordi ‘riservati’con le società emittenti. In Europa,  il mercato dei collocamenti riservati è ancora  in divenire, anche se esiste una versione europea di private placament molto diffusa in Germania, denominata Schuldschein.In Italia non esiste al momento un mercato sviluppato per i collocamenti riservati per quelle societàin grado di attirare investitori esteri. Nella ricerca di potenziali investitori, potrà essere utile per le società curare l’aspetto informativo e quindi avere bilanci assoggettati a revisione contabile, richiedere il rating, ecc.Nell’esperienza  americana  e  tedesca  il  regolamento  del  prestito  di  questi  strumenti  prevede restrizioni e  impegni analoghi a quelli previsti per gli High Yield Bond, unitamente al  rispetto dei maintenance covenants (parametri economico‐finanziari che devono essere  ‘testati’ periodicamente per  l’intera  durata  del  finanziamento  indipendentemente  dal  verificarsi  o meno  di  determinati eventi o situazioni). Anche la documentazione finanziaria (due diligence, documento d’offerta) è in linea con quella richiesta per gli High Yield Bond.

Delimitazione della fattispecie.Caratteristiche strutturali (1)Delimitazione della fattispecie.Caratteristiche strutturali (1)

La  dottrina  riconduce  l’emissione  di  titoli  obbligazionari  ad  uno  specifico  contenuto tipico e costante, consistente in un’unica operazione di finanziamento a titolo di mutuo fra la società emittente e gli obbligazionisti. 

Tale questione si inserisce nel più ampio tema relativo all’individuazione dei confini del tipo obbligazionario, contrapposto ad altri strumenti finanziari che possano presentare diverse affinità. 

La  corresponsione  degli  interessi  costituisce  il  compenso  dovuto per  il  fatto  che l’obbligazionista  ha  prestato  danaro  alla  società.  Sicché,  mentre  la  restituzione  del capitale altro non è che l’adempimento dell’obbligo di restituire quanto è stato prestato (fra  l’altro  con  la  perdita  dovuta  alla  svalutazione),  la  corresponsione  degli  interessi aggiunge la remunerazione dovuta. 

La prassi evidenzia come le emissioni obbligazionarie possano presentare caratteristiche del  tutto  diverse  a  seconda  dei  singoli  casi  concreti,  fermo  restando  che  le obbligazioni  implicano sempre  il diritto alla restituzione del capitale. Lo stesso principio  non  vale  per  gli  interessi:  teoricamente  potrebbe  essere  prevista  anche l’emissione di obbligazioni infruttifere. 

Delimitazione della fattispecie.Caratteristiche strutturali (2) Delimitazione della fattispecie.Caratteristiche strutturali (2) 

Consolidando  l’ammissibilità di  fattispecie  già ampiamente  utilizzate  nella prassi, il nuovo art. 2411 c.c. riconosce espressamente la legittimità delle obbligazioni postergate o subordinate, in cui il diritto degli obbligazionisti alla  restituzione  del  capitale  ed  agli  interessi  può  essere  subordinato  –parzialmente o  integralmente – alla soddisfazione dei diritti di altri creditori della società (co. 1).

Al comma 2,  il  legislatore prevede che «i tempi e  l’entità del pagamento degli interessi  possono  variare  in  dipendenza  di  parametri  oggettivi  anche  relativi all’andamento  economico della  società» (art. 2411,  co. 2,  c.c.). E’ il  caso delle obbligazioni  a  rendimento  variabile  con  clausola  parametrica  o  con  forme particolari di indicizzazione degli interessi.

Infine, al co. 3 si stabilisce che “La disciplina della presente sezione si applica inoltre  agli  strumenti  finanziari,  comunque denominati,  che  condizionano  i tempi  e  l'entità del  rimborso  del  capitale  all'andamento  economico  della società”.

Delimitazione della fattispecie.Caratteristiche strutturali (3) Delimitazione della fattispecie.Caratteristiche strutturali (3) 

Il  legislatore  si  dimostra,  pertanto,  flessibile  in  relazione sia alla  tempistica della corresponsione degli  interessi  sia alle  modalità di  determinazione  del  quantum degli interessi  dovuti.  Non  è detto,  infatti,  che  gli  interessi debbano essere  fissi; essi, al contrario, possono variare  in relazione a parametri. Il più suggestivo di tali parametri èl’andamento della società. 

Richiamando quanto sopra già esposto si osserva,  inoltre, che  l’espresso  riconoscimento  della  fattispecie  in questione  da  parte  del  secondo  comma  dell’art.  2411  c.c. serve a fugare ogni dubbio di  legittimità anche per quelle strutture  obbligazionarie  frutto  della  più sofisticata ingegneria  finanziaria  per  la  determinazione  dei rendimenti. 

Delimitazione della fattispecie.Caratteristiche strutturali (4) Delimitazione della fattispecie.Caratteristiche strutturali (4) 

Dunque, con la riforma del 2003 il legislatore: 

ha riconosciuto espressamente l’orientamento – già presente in dottrina ed in giurisprudenza – che  riconosceva  la  legittimità delle  accennate  forme di indicizzazione del rendimento delle obbligazioni, 

ed ha  indicato  il perimetro entro cui può venire esercitata  l’autonomia privata sotto  il  profilo  dell'oggetto  dell’indicizzazione  e  dei  criteri che possono essere utilizzati quale base per l'indicizzazione stessa.

In  conclusione, dalla  lettera dell’art. 2411  si può  trarre  l’indicazione  secondo cui  nelle  obbligazioni  può  certamente  essere  indicizzata  la  remunerazione dell’investimento, mentre il rimborso, al limite, è condizionabile solamente al soddisfacimento di  altri  creditori,  come nel  caso obbligazioni  subordinate o postergate.

Gli “altri strumenti finanziari” (1) Gli “altri strumenti finanziari” (1) 

Il comma 3 dello stesso art. 2411 del cod. civ. individua, invece, altri strumenti  finanziari,  comunque  denominati,  differenti  dalle obbligazioni  di  cui  ai  primi  due  commi,  cui  è applicabile  la disciplina civilistica riservata alle obbligazioni, e per i quali, non soltanto i tempi, ma anche il quantum del rimborso del capitale, possono  esser  condizionati  dall’andamento  economico  della società. 

Tali  strumenti  finanziari  sono  qualificati, sotto  il  profilo  causale, dall’assolvere   ad una  funzione di  finanziamento, il cui rimborso non è, però, assicurato e sono caratterizzati dall’assenza di diritti “partecipativi” di  natura  amministrativa (come  il  diritto  di partecipare alle assemblee, di impugnare le deliberazioni, ecc.).

Gli “altri strumenti finanziari” (2) Gli “altri strumenti finanziari” (2) 

Con la previsione degli strumenti assimilati alle obbligazioni il legislatore ha, pertanto,  confermato  l’ammissibilità di  fattispecie  già presenti  nella  prassi bancaria,  individuandone  il  regime  applicabile.  Si  pensi  a  taluni  reverse convertible  bonds,  che  in  caso  di  deprezzamento  del  titolo  azionario  non attribuiscono  il  diritto  al  rimborso  del  capitale,  bensì alla  consegna  di  un corrispondente numero di azioni deprezzate. 

Trattandosi di titoli caratterizzati da un’alta dose di partecipazione al rischio economico  della  società (nel  senso  che  tutto  o  parte  del  capitale apportato  concorre  al  rischio  d’impresa  dell’emittente)  non  sono qualificati  come  vere  e  proprie  obbligazioni  anche  se  il  legislatore civilistico li assoggetta alle stessa disciplina delle obbligazioni per quanto attiene,  ad  esempio,  ai  limiti  all’emissione  e  alla  struttura organizzativa.

Ed  è proprio  dalla  lettera  dell’art.  2411,  co.  3,  che  la  dottrina  trae  la conclusione  per  cui  le  obbligazioni  vere  e  proprie  sono  identificate  in funzione  del  diritto  al  rimborso  di  capitale  come  valore  minimo assicurato. 

Gli “altri strumenti finanziari” (3)Gli “altri strumenti finanziari” (3)

A  causa  dell’incertezza  dei  tempi  e  dell’entità del rimborso del capitale, gli strumenti del comma terzo esulano  dai  confini  del  contratto  di  mutuo  e, conseguentemente,  non  rientrano  nel  novero  dei titoli  obbligazionari,  risultando  a  questi  solo assimilati in punto di disciplina applicabile.

Anche  la  previsione  legislativa  degli  strumenti  finanziari assimilati  alle  obbligazioni  va  ascritta  alla  necessità di arricchire  il  novero  degli  strumenti  di  finanziamento dell’impresa, al di là dei confini del tipo obbligazionario (e della causa di mutuo).

Gli “altri strumenti finanziari” (4)Gli “altri strumenti finanziari” (4)

Si noti che  i  limiti  contenutistici dei  titoli assimilati alle obbligazioni sono abbastanza circoscritti,  in quanto deve trattarsi di strumenti finanziari che condizionano i tempi e  l’entità del  rimborso  del  capitale  “all’andamento economico della società” (emittente).

Ciò non esclude, peraltro, che possano essere emessi strumenti “ibridi” che condizionano i tempi ed l’entità del rimborso a parametri esterni, quali l’andamento economico di altre società. Tale  caso  risulta,  però,  estraneo  alla  previsione dell’art.  2411,  terzo  comma, e  può  trovare  collocazione nell’area residuale dei titoli atipici, ammissibili anche se non espressamente disciplinati.

Le obbligazioni subordinate o postergate(1)

Le obbligazioni subordinate o postergate(1)

Accanto all’ampliamento dei  limiti quantitativi all’emissione,  il legislatore della  riforma ha espressamente  riconosciuto, all’art. 2411,  la possibilità che  il prestito obbligazionario assuma profili di subordinazione. 

Come  si  è già anticipato,  è consentito  (nelle  obbligazioni postergate  o  subordinate)  che  il  diritto  al  rimborso  del capitale  sia  esigibile  dopo  che  siano  stati  soddisfatti  gli  altri creditori sociali o alcune categorie di essi o che sia condizionato allo scioglimento della società emittente, ma  tale diritto non può mai mancare né può essere reso aleatorio attraverso il condizionamento all’andamento economico della società, dovendosi in tal caso ricondurre la fattispecie a quella non già delle obbligazioni ma degli strumenti finanziari di cui al terzo comma.

Le obbligazioni subordinate o postergate(2)

Le obbligazioni subordinate o postergate(2)

L’identificazione  della  natura  obbligazionaria  dei  prestiti postergati o subordinati rappresentati da  titoli di creditonon  costituisce  affatto  una  novità assoluta,  anzi,  si  può affermare  che,  in ordine  alla natura  e  allo  specifico  contenuto del  titolo  obbligazionario,  il  legislatore  della  riforma  abbia valorizzato  l’elaborazione  dottrinale  formatasi  anche  in  epoca risalente.

In tal modo la riforma è intervenuta estendendo espressamente i  “confini” del  concetto  di  obbligazione  anche  a  quelle esperienze,  già note  nel  nostro  ordinamento  in  settori specialistici  (specialmente  nel  settore  bancario),  relative  ai finanziamenti subordinati o postergati.

Le obbligazioni subordinate o postergate (3) Le obbligazioni subordinate o postergate (3) In  virtù della  regola  contenuta  nel  co.  1  dell’art.  2411 rientrano nel concetto di obbligazione rapporti che, sotto il profilo causale, sono certamente sostenuti da una causa di mutuo, perché il rimborso del capitale è previsto, anche se condizionato al soddisfacimento degli altri creditori; 

mentre  sotto  il  profilo  della  struttura  finanziaria  della società è indubbio  che  i  possessori  di  obbligazioni postergate  partecipino,  in  virtù del  meccanismo  della subordinazione,  al  rischio  d’impresa,  come  evidenziato dalla stessa relazione governativa.

Le obbligazioni subordinate o postergate (4)Le obbligazioni subordinate o postergate (4)In  particolare,  la  dottrina  ha  rilevato  che  anche  le  obbligazioni subordinate  o  postergate,  pur  comportando  indubbiamente  una maggiore esposizione al rischio economico di insolvenza del debitore,sono  coerenti  con  la  causa mutui,  in  quanto  resta  comunque fermo  il  diritto  dell’obbligazionista  ad  essere  rimborsato  alla scadenza del prestito.

Non risulta, infatti, incompatibile con la causa di mutuo una clausola che subordini la restituzione del tantundem ad una condizione riferita alla situazione patrimoniale del debitore.

Sul punto  la dottrina  ritiene  incontestabile  che  i prestiti  subordinati costituiscano debiti e non conferimenti in conto capitale, dato che la clausola  di  postergazione  non  consente  di  mutare  la qualificazione data dalle parti al rapporto e di assoggettare tali mezzi alla disciplina propria del capitale sociale.

Le obbligazioni subordinate o postergate (5)Le obbligazioni subordinate o postergate (5)

Condizioni del rimborso del capitale nelprestito obbligazionario

Risolutive: andamento economico della societàNon compatibili col tipo 

Risolutive: andamento economico della societàNon compatibili col tipo 

Sospensive: postergazioneCompatibili col tipo

Prime conclusioni (1)Prime conclusioni (1)

Alla  luce  delle  considerazioni  fin  qui  svolte  sui  problemi  di delimitazione  della  fattispecie  sollevati  dai  tre  commi  dell’art. 2411 c.c. e, in particolare, sull’ultimo comma dell’art. 2411 c.c., la dottrina  si  è confrontata  sul  tema  della  perdurante  valenza dell’equazione  <<obbligazione‐obbligo  di  rimborso  del valore nominale>> anche nel sistema post‐riforme. 

Mentre, infatti, già prima della riforma del 2003 non si dubitava della  possibilità di  ancorare  gli  interessi  a  parametri  variabili esterni  al  rapporto,  con  riguardo,  invece,  al  tema dell’indicizzazione  del  capitale, era  assai  dubbio  che anche  la  restituzione  del  capitale  potesse  esser  fatta dipendere  in tutto o  in parte da analoghe variabili, senza per  ciò  stesso  snaturare  il  concetto  di  obbligazione societaria. 

Prime conclusioni (2)Prime conclusioni (2)

La  lettura coordinata dei  tre commi dell’art. 2411 del cod. civ.  porta,  dunque,  ad  escludere  dalla  fattispecie obbligazionaria  quegli  strumenti  che  prevedono anche  la  perdita  del  capitale,  dato  che  il  secondo comma  di  tale  articolo  sembra  chiarire  che  il massimo rischio  dell’obbligazionista  sia  quello  della  perdita della remunerazione. 

Rimane  fermo,  dunque,  che  le  obbligazioni  vere  e proprie  sono  identificate  in  funzione  del  diritto  al rimborso del capitale come valore minimo assicurato. 

I limiti quantitativi all’emissione di obbligazioni (1)

I limiti quantitativi all’emissione di obbligazioni (1)

Nell’attuale  versione del  codice  civile,  la  società può emettere obbligazioni «per  somma  complessivamente non  eccedente  il  doppio  del  capitale  sociale,  della riserva  legale  e  delle  riserve  disponibili  risultanti dall’ultimo bilancio approvato» (art. 2412, co. 1, c.c.). 

La legge intende qui riferirsi al capitale effettivamente versato (e  non  a  quello,  che  può  essere  maggiore, meramente  sottoscritto):  questa  interpretazione  èpreferibile se si vuole rendere efficace la disposizione.

I limiti quantitativi all’emissione di obbligazioni (2)

I limiti quantitativi all’emissione di obbligazioni (2)

L’art. 2412, co. 1, c.c. indica il rapporto che deve sussistere fra le risorse che vengono prese a prestito da terzi (debt) e quelle  proprie  della  società (equity).  Più alto  è tale rapporto,  più rischiosa  è l’emissione  di  obbligazioni.  In altre  parole,  la  somma  di  capitale  e  riserve  deve  essere almeno la metà del valore delle obbligazioni.

Il  legislatore,  pertanto,  in  un’ottica  di  tutela  degli obbligazionisti  (ma  anche  – più in  generale  – dei  terzi creditori,  nonché gli  stessi  azionisti),  non  consente  alla società di indebitarsi eccessivamente. Altrimenti la societàpotrebbe  essere portata  a  correre  rischi  eccessivi  con un investimento dei soci minimo. 

I limiti quantitativi all’emissione di obbligazioni (3)

I limiti quantitativi all’emissione di obbligazioni (3)

La legge specifica poi che «al computo del limite di cui al  primo  comma  concorrono  gli  importi  relativi  a garanzie  comunque  prestate  dalla  società per obbligazioni  emesse  da  altre  società,  anche  estere»(art. 2412, co. 4, c.c.). 

La garanzia di cui dispongono gli obbligazionisti  sarebbe intaccata se capitale sociale e riserve fossero già destinati a garantire altre obbligazioni. Di conseguenza viene statuito che  le  garanzie  già prestate  per  obbligazioni  di  altre società concorrono  nel  computo  del  limite  entro  cui  si possono emettere obbligazioni.

Violazione del limite di emissioneViolazione del limite di emissione

Art. 2413. Riduzione di capitale.(…)  la  società che  ha  emesso  obbligazioni  non  può 

ridurre  volontariamente  il  capitale  sociale  o  distribuire riserve se rispetto all’ammontare delle obbligazioni ancora in circolazione il limite di cui al primo comma dell’articolo medesimo non risulta più rispettato.

Se la riduzione del capitale sociale è obbligatoria, o le riserve  diminuiscono  in  conseguenza  di  perdite,  non possono distribuirsi utili  sinché l’ammontare del  capitale sociale, della  riserva  legale e delle  riserve disponibili non eguagli  la  metà dell’ammontare  delle  obbligazioni  in circolazione.

Il sistema delle “deroghe” (1)Il sistema delle “deroghe” (1)

Esistono  eccezioni  al  limite indicato  all’emissione  di  obbligazioni  sulle  quali  èopportuno soffermarsi, anche perché esse presentano analogie con quanto previsto per i titoli di debito nella S.r.l.

Anzitutto  il  limite «può essere  superato  se  le obbligazioni emesse  in eccedenza sono destinate alla sottoscrizione da parte di investitori professionali soggetti a vigilanza prudenziale a norma delle leggi speciali» (art. 2412, co. 2, c.c.). In caso di successiva  circolazione  delle  obbligazioni,  chi  le  trasferisce  risponde  della solvenza nei confronti degli acquirenti che non siano investitori professionali

La  presenza  di  questa  deroga  al  limite  quantitativo si  giustifica  con  la maggiore consapevolezza  che  caratterizza questo genere di  investitori  (“professionali”), posti  in grado – dalla migliore informazione e capacità tecnica – di  indirizzare nel migliore dei modi  l’investimento,  riducendo  al  minimo  i  rischi  di  un’eventuale  insolvenza. L’investitore professionale, diversamente da quello  al dettaglio,  è esperto dei mercati finanziari  ed  è in  grado di  valutare  i  rischi  connessi  con  gli  investimenti. Per  questa ragione,  se decide d’investire  in una  società che presenta un  rapporto  sbilanciato  fra mezzi propri e finanziamento esterno, si deve assumere che lo faccia consapevolmente. 

Il sistema delle “deroghe” (1‐bis)Il sistema delle “deroghe” (1‐bis)

Art. 11, comma 4‐quinquies (introdotto dal d.lgs. 37/2004) : A  fini di  tutela del  risparmio, gli  investitori professionali, che  ai  sensi  del  codice  civile  rispondono  della  solvenza della società per le obbligazioni, i titoli di debito e gli altri strumenti finanziari emessi dalla stessa, devono rispettare  idonei  requisiti  patrimoniali  stabiliti  dalle  competenti autorità di vigilanza. Art. 5, 2° comma, del. CICR,  19‐7‐2005, n.  1058. L’identitàdel  garante  e  l’ammontare  della  garanzia  devono  essere indicati sugli strumenti finanziari di raccolta di cui all’art. 3 e sui registri ad essi relativi

Il sistema delle “deroghe” (1‐ter)Il sistema delle “deroghe” (1‐ter)

Secondo  la  medesima  impostazione,  per  le  società a responsabilità limitata  e  le  cooperative  alle  quali  si applicano  le norme sulle società a responsabilità limitata, le  emissioni  di  strumenti  finanziari  di  raccolta  sono consentite  in  osservanza  di  quanto  previsto rispettivamente dagli artt. 2483 (“sottoscrizione da parte di investitori professionali soggetti a vigilanza prudenziale”) e 2526 (“sottoscrizione da parte di investitori qualificati degli strumenti privi di diritti amministrativi”) del cod. civ.

L’emissione  di  strumenti  finanziari  si  pone  come  spazio aperto  offerto  alle  società cooperative,  in modo  tale  da integrare  significativamente  il  sistema  delle  loro  fonti  di finanziamento. 

Il sistema delle deroghe (2)Il sistema delle deroghe (2)

La  seconda  ipotesi  in  cui  il  legislatore  consente  il superamento  del  rapporto  di  uno  a  due  fra  mezzi propri  e  valore  delle  obbligazioni  si  ha  nel  caso  di «emissioni garantite da ipoteca di primo grado su immobili  di  proprietà della  società,  sino  a  due terzi  del  valore  degli  immobili medesimi» (art. 2412, co. 3, c.c.). 

La ratio della disposizione è doppia…

Il sistema delle deroghe (2‐bis)Il sistema delle deroghe (2‐bis)

Da  un  lato,  essa  intende  affrontare  il  pericolo  che  corre  chi  sottoscrive  le obbligazioni, di non ottenere il pagamento degli interessi e la restituzione del capitale. Questo  rischio  viene meno  se  tali  pagamenti  sono  adeguatamente garantiti.  La  ipoteca  su  immobili  di  proprietà della  società costituisce  una delle garanzie più sicure in assoluto. Nel caso l’emittente non faccia fronte ai  propri  doveri  di  pagamento,  gli  obbligazionisti  possono  aggredire l’immobile oggetto d’ipoteca, ottenendo la dovuta soddisfazione. 

Dall’altro  lato,  la possibilità d’ipotecare  l’immobile consente di evitare che si raggiunga  un  livello  di  indebitamento  verso  terzi  eccessivamente elevato.L’immobile  deve  essere  di  proprietà della  società e,  dunque,  concorre  a formare  il  suo patrimonio (messo  a disposizione dei  soci  in occasione della costituzione della società o, successivamente, in sede di aumento del capitale) e ciò impedisce che il rapporto mezzi propri/mezzi di terzi sia eccessivamente sbilanciato  verso  i  mezzi  di  terzi. Diversamente,  gli  amministratori  della società (nominati dai soci) avrebbero la possibilità di gestire ingenti risorse di terzi  rischiando  un  capitale  diverso  da  quello  messo  a  disposizione  dagli azionisti. 

Il sistema delle deroghe (3)Il sistema delle deroghe (3)

Un’eccezione  importante  ai  limiti  all’emissione  è sancita dal co. 5 dell’art. 2412 c.c. secondo cui: «i commi primo e secondo dell’art. 2412 non si applicano alle emissioni di obbligazioni destinate ad essere quotate in  mercati  regolamentati  o  in  sistemi  multilaterali  di negoziazione ovvero di obbligazioni che danno il diritto di acquisire  ovvero sottoscrivere azioni».

Modificato dal d.l. 22‐6‐2012, n. 83, conv. con legge 134/2012

Il sistema delle deroghe (3‐bis)Il sistema delle deroghe (3‐bis)

A prescindere dal  fatto che  l’emittente sia una società quotata o una non quotata., il limite debt‐to‐equity ora non si applica alle emissioni di obbligazioni: destinate  ad  essere  quotate  in  mercati  regolamentati  o  in  sistemi multilaterali di negoziazione; convertibili in azioni; 

Prima delle modifiche  recate dal d.l. 83/2012  il primo e  il  secondo comma  non  si  applicavano  all’emissione  di  obbligazioni effettuata  da  società con  azioni  quotate  in  mercati regolamentati,  limitatamente  alle  obbligazioni  destinate  ad essere quotate negli stessi o in altri mercati regolamentati.

Il sistema delle deroghe (4)Il sistema delle deroghe (4)

Completano il quadro le eccezioni previste dai commi 6 e 7 dell’art. 2412:

«Quando  ricorrono  particolari  ragioni  che  interessano l’economia nazionale, la società può essere autorizzata con provvedimento  dell’autorità governativa,  ad  emettere obbligazioni  per  somma  superiore  a  quanto  previsto  nel presente  articolo,  con  l’osservanza  dei  limiti,  delle modalità e  delle  cautele  stabilite  nel  provvedimento stesso».

«Restano  salve  le  disposizioni  di  leggi  speciali  relative  a particolari categorie di società e alle riserve di attività».

Il sistema delle deroghe (5)Il sistema delle deroghe (5)

Art.  4.  Del.  CICR,  19‐7‐2005,  n.  1058  (Limiti all’emissione degli strumenti finanziari di raccolta ): 1. L’importo complessivo delle emissioni di strumenti finanziari di  raccolta   di    cui    all’art.  3,  effettuate da società per azioni e in accomandita  per  azioni  e  da società cooperative,  comprese  quelle  indicate    al  comma 2, non deve eccedere il limite previsto dall’art. 2412,  primo  comma,  del  codice  civile; alle suddette emissioni  si  applicano    le    deroghe    previste    dallo  stesso  articolo  del codice civile. 

Osservazioni conclusive : il principio di correlazione tra rischio e potere (1) 

Osservazioni conclusive : il principio di correlazione tra rischio e potere (1) 

Il codice civile del 1942 poneva un limite all’emissione di obbligazioni da parte delle  società per  azioni, stabilendo  che  le  stesse non  potevano  essere emesse  per  una  somma  eccedente  il  capitale  versato  ed  esistente risultante dall’ultimo bilancio approvato. 

Tale  limite era elevato sino all’ammontare del capitale versato e delle riserve risultanti dall’ultimo bilancio approvato per  le  società con  titoli negoziati  in un mercato regolamentato. (delibera CICR 2.2.1994).

Il  legislatore  del  ’42  si  adeguava,  verosimilmente,  alla  tesi  che  nel  limite,  e quindi nel capitale, appunto “versato ed esistente”, ravvisava un principio di garanzia  per  gli  obbligazionisti.  Così interpretata,  la  disciplina,  oltre ovviamente a condizionare e limitare pesantemente la possibilità di ricorso a tali  strumenti  di  finanziamento  tipicamente  a  medio‐lungo  termine, provocava  rilevanti  difficoltà applicative,  soprattutto  per  l’accertamento dell’effettiva esistenza del capitale alla data di emissione”.

Osservazioni conclusive : il principio di correlazione tra rischio e potere (2)

Osservazioni conclusive : il principio di correlazione tra rischio e potere (2)

Il punto  è stato  radicalmente modificato dalla  riforma del  2003,  che ha  abbandonato definitivamente  l’idea  che  il  limite  all’emissione  di  obbligazioni  abbia  funzione  di garanzia,  in  senso  proprio,  per  gli  obbligazionisti  e  concepisce lo  stesso  come  una tecnica volta ad evitare che gli azionisti ricorrano al mercato del capitale di credito  in misura eccessiva rispetto al capitale di rischio apportato. 

Sulla base di questa nuova prospettiva, l’innovazione introdotta dalla riforma in materia di  limiti quantitativi all’emissione di obbligazioni non presenta uno  stacco  rispetto al passato, ma risponde semplicemente all’esigenza di ampliare (anche quantitativamente) la possibilità del ricorso al prestito obbligazionario.

L’ampliamento così marcato del  limite quantitativo all’emissione di obbligazioni, attraverso  il sistema delle  “eccezioni”, conferma  la  tesi più recente  secondo cui  la fissazione di un  limite commisurato al capitale non sembra doversi ricondurre ad una precipua funzione di garanzia del rimborso degli obbligazionisti, bensì all’esigenza di assicurare  un’adeguata  struttura  finanziaria, nonché un  equilibrio  nella ripartizione dei rischi tra azionisti ed obbligazionisti, posto che solo i primi hanno possibilità di controllare e intervenire, almeno indirettamente, sulla gestione. 

Osservazioni conclusive : il principio di correlazione tra rischio e potere (3) 

Osservazioni conclusive : il principio di correlazione tra rischio e potere (3) 

Il  limite  quantitativo  opera,  dunque,  come  limite  alla dissociazione tra potere e rischio.

In altri termini, si è in presenza di una tecnica diretta ad impedire che gli azionisti ricorrano al mercato del capitale di credito a medio‐lungo termine  in misura eccessiva rispetto a quanto rischiano  in proprio, e dunque  di  un  principio  sistematicamente  analogo  al  limite  di emissione  di  azioni  di  risparmio  e  privilegiate,  anche  questo determinato con riferimento al capitale.

Tale  considerazione  si  collega  all’opinione  di  parte  della  dottrina secondo  cui  il  capitale  è provvisto  primariamente  di  una funzione produttivistica e solo indirettamente di una finalità di garanzia, posto  che,  realisticamente,  la vera garanzia per  i  creditori sociali  va  ricercata nelle  potenzialità di  creazione  di  ricchezza  della società.

Osservazioni conclusive : il principio di correlazione tra rischio e potere (4) 

Osservazioni conclusive : il principio di correlazione tra rischio e potere (4) 

Basti  osservare  che  nell’ipotesi  in  cui  l’investimento  per  l’eccedenza  sia sottoscritto  da  investitori  qualificati viene  meno  la  necessità del  limite quantitativo, posto che tali soggetti sono  in grado di valutare sia  la solvenza della società (per cui viene meno la necessità di un limite con funzione di garanzia), sia l’equilibrio economico finanziario su cui la medesima fonda il  reperimento  delle  risorse  necessario  al  perseguimento  degli  scopi imprenditoriali  (per  cui verrebbe meno anche  la necessità di un  limite “di equilibrio”).

L’ampliamento è ancora più ragguardevole per le obbligazioni quotate, per le quali è abolito qualsiasi limite quantitativo all’emissione.

In conclusione,  si può, dunque, dare un  senso unitario alle due disposizioni (co. 2 e co. 5 dell’art. 2412 c.c.), ritenendo che il limite quantitativo manifesti primariamente  la  funzione  di  costituire  una  misura  dell’equilibrio finanziario  dell’impresa  sociale,  pur mantenendo  (sullo  sfondo)  una,  sia pur blanda e secondaria, funzione di garanzia.