Libertà di stampa in Italia - Intervista a Roberto Natale - di Wilma Massucco

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  • 8/14/2019 Libert di stampa in Italia - Intervista a Roberto Natale - di Wilma Massucco

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    EUGAD : European Citizens working for the global development agendaEUGAD is one of the actions that implement the European Commission Programme of Publicawareness and education for development in EuropeEuropeAid Contract: DCI-NSA ED/2008 153-791Programme reference: EuropeAid/126341/C/ACT/Multi

    Interview to Stakeholders

    INTERVIEW to ROBERTO NATALE, President of FNSI (National Italian Press Federation) July 30th 2009by Wilma Massucco

    SummaryRoberto Natale is the current President of the National Italian Press Federation (FNSI). Referring to 2009 Report by

    Freedom House and Reporter Sans Frontieres, International Supervisory Bodies for Press Freedom in the world, we

    see that Italy has been placed only on 44th

    position, and cited as a Country not totally free. Whats Roberto Natales

    point of view as regards the freedom press in Italy, and the choices made by Media about the news/information to dealwith in their schedules? The International Millenium Development Goals Agreement, signed by the Advanced Countries

    of the World, ask for a coherence between declarations and actions. Whats the role of Media Communication in

    promoting, among common people, a Culture for Global Development Agenda? Roberto Natale points attention at

    some recent Italian news, related to Ddl Alfano and Subscription for Fondazione Fava, highlighting the risk for an

    additional reduction of Press Freedom in Italy. He suggests and strongly acts, through FNSI initiatives, to promote a

    cultural reconversion of current journalism, so to induce journalists and Directors of Media to make a different choice

    of the news selected in their schedules. He also supports the role of education made in the schools, in order to teachyoung students the importance of reading newspapers and the way how to read news with criticism. Its common people

    who can make their choices, and decide how much important is the news about hot weather in summer and cold

    weather in winter, compared to the news about international crisis and the analysis of their causes.

    Integral edition, Italian language

    INTERVISTA a ROBERTO NATALE, Presidente FNSI (Federazione Nazionale Stampa Italiana)

    30 luglio 2009 - di Wilma Massucco

    Nellultimo Report 2009 di Freedom House e di Reporter Sans Frontieres, due organismi di controllo internazionali,autonomi e indipendenti da qualunque connotazione politica, che effettuano il monitoraggio della libert di stampa suoltre 170 Paesi al mondo, lItalia viene collocata al 44esimo posto, e definita a riguardo un Paese solo parzialmentelibero. Lei cosa pensa della libert di stampa in Italia, anche alla luce del Disegno di Legge Alfano, approvato allaCamera il 10 giugno scorso - e in attesa di essere valutato in Senato, a settembre?

    Penso che purtroppo questi rapporti internazionali abbiano pienamente ragione. Dico purtroppo perch non mi fapiacere che il nostro Paese sia cos in basso nelle classifiche internazionali. I criteri di valutazione adottati costringono a

    mettere lItalia in una posizione diversa, e inferiore rispetto a quella delle democrazie dellEuropa occidentale. Pensoalle minacce rivolte ai cronisti, soprattutto nelle zone in cui presente una forte criminalit organizzata; pensosoprattutto allaccentramento dei poteri che gravano sullinformazione. Al conflitto di interessi, in primo luogo. Ilconflitto di interessi del Presidente del Consiglio, una concentrazione di potere politico mediatico finanziario che

    non ha eguali al mondo. Vorrei anche parlare di conflitti di interesse, al plurale, perch ritengo ci sia non solo ilconflitto clamorosamente evidente del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, ma anche in altri settori della nostra

    informazione ci sia un rapporto non puro tra linformazione e gli interessi economico-finanziari che la segnano. Questa la somma delle ragioni per le quali lItalia viene considerata Paese parzialmente libero, quanto al diritto/dovere dicomunicare e di informare. In pi adesso sta arrivando, ed unaggravante che cercheremo in ogni modo di evitare, il

    Disegno di Legge Alfano sulle intercettazioni, che rappresenta un vero e proprio colpo al nostro diritto - dovere diinformare e al diritto dei cittadini a sapere. Non una tendenza solo italiana, quella di restringere gli spazidellinformazione, ma nella situazione italiana gi deformata dal quadro del conflitto dinteresse, rappresenta

    unaggravante pesantissima.

    Sulla base di questo Disegno di legge, a quali penalizzazioni/censure andrebbero incontro i giornalisti e gli editori?

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    Loriginario testo del Ddl rimane per noi largamente inaccettabile. A settembre il testo andr al Senato. Tutte lerappresentanze del giornale italiano (FNSI, Odg, lUnione Cronisti) continueranno a fare di tutto perch questo bruttoDdl non divenga legge. La sua sostanza rappresentata dal fatto che delle notizie contenute negli atti giudiziari si potrparlare fino al momento del processo assai poco; e considerando i tempi della giustizia italiana, questo significa che per

    anni noi rischiamo di sapere poco o nulla su vicende di assoluto interesse generale. Faccio due o tre esempi, che sonoquelli che abbiamo fatto con pi insistenza nella campagna condotta in questi mesi contro il Ddl Alfano. Penso al crack

    Parmalat: l avremmo potuto raccontare molto pi tardi e molto peggio, se questo testo fosse stato gi legge. Penso allavicenda di quella clinica di Milano in cui alcuni medici davvero con pochissimi scrupoli disponevano di fartrapiantare alcuni organi in loro pazienti non perch ne avessero davvero bisogno ma perch questo ai medici convenivadi pi. Questa vicenda non avrebbe potuto essere raccontata per tempo, con il rischio di mandare altri pazienti di Milanoe dellarea lombarda, dove appunto si trova la clinica, a farsi massacrare da questi medici davvero cos spregiudicati.Per di pi, per minacciarci, il testo dice che ci pu essere il carcere per i giornalisti che violino le disposizioni (da 6

    mesi a tre anni) e, pi grave ancora, un apparato sanzionatorio che arriva a combinare agli editori fino a quasi mezzomilione di Euro di multa. E chiaro che il risultato sar che leditore dir al suo Direttore o al suo capocronista Non viazzardate a pubblicare nulla che non sia tranquillo, perch senn mi rivalgo su di voi.

    Vorrei fare un parallelismo tra questa situazione e il fatto recente della sottoscrizione a cui ha aderito anche FNSI -lanciata in questi giorni dalla Fondazione Fava per la rivista antimafia I Siciliani. Obiettivo: raccogliere 90.000 euroentro il 30 settembre, pena la confisca dei beni dei giornalisti che a suo tempo, circa 25 anni fa, continuarono la loro

    attivit di denuncia presso quella medesima testata; ad oggi la stessa casa di Giuseppe Fava, Direttore dei I Siciliani evittima di mafia proprio per le coraggiose denunce che aveva condotto attraverso quella testata, rischia di essere

    confiscata. Lei cosa pensa a riguardo? Perch FNSI ha aderito a questa sottoscrizione e quale messaggio voletetrasmettere con questa adesione?

    Penso che questa vicenda sia per usare una parola chiara - un autentico scandalo. La vicenda in questi termini. Nelgennaio 1984 la mafia uccide a Catania Pippo Fava, allepoca Direttore di una coraggiosissima rivista, I Siciliani. Lasua redazione, un gruppetto di ragazzi tra i quali il figlio Claudio, di fronte a questo efferato omicidio mafioso decide dinon farsi intimidire e di andare avanti. Per due anni abbondanti continuano le esperienze del giornale fondato da Pippo

    Fava. I Siciliani si fanno carico di questa esperienza. Poi, ad un certo momento, devono arrendersi. Erano rimastepiccole somme, non pagate, a dei creditori. Le cose sono andate avanti per circa ventanni e, nel frattempo, quel piccolodebito iniziale ha raggiunto la cifra, appena ricordata, di 90.000 Euro. Noi di FNSI abbiamo aderito alla sottoscrizioneperch non vogliamo rassegnarci a questo esito non pu essere, semplicemente non pu essere vergognoso per

    il Paese che chi ha avuto il coraggio di continuare unesperienza come quella, oggi venga chiamato a risponderne comese fosse una specie di ladro. Questo non tollerabile. Questa la ragione per la quale noi, della Federazione Nazionaledella Stampa, che abbiamo chiamato con noi lOrdine dei Giornalisti, Libera informazione, Articolo 21, UnioneCronisti Italiani, tutti insieme per dire che, pur nel rispetto delle decisioni della Magistratura, non pu finire cos. Non

    pu essere questa lultima risposta che lo Stato a chi si fatto ammazzare per combattere la criminalit organizzata.Questa la posizione che abbiamo tenuto. Laltra questione, a dire il vero in questa campagna, anche unaltra, ma unambizione cos smodata che devo dirla a bassa voce. Lambizione che i nostri colleghi dei giornali, delle TV,

    delle radio ripensino un po a ci che significa cronaca. Perch, quando ci sono delitti di mafia, i processi di mafiascarseggiano, e quando invece si tratta di qualche grande delitto privato (adesso si parla di Perugia), perch in questicasi la nostra informazione cos prodiga non solo di notizie ma anche di particolari inutili, che nellambito di unanotizia non dovrebbero essere considerati.

    Giuseppe Fava parlava di un concetto etico di giornalismo e del fatto che un giornalismo fatto di verit impedisce

    molte corruzioni. In qualit di Presidente di FNSI, qual il suo concetto di giornalismo, e in che modo FNSI siadopera per salvaguardare la libert di stampa, di modo che si possa davvero fare informazione sui fatti importantidellItalia?

    Non voglio essere cos presuntuoso da dare una mia definizione di giornalismo. Sento in particolare in questi anniunesigenza forte. Quella che linformazione si occupi di cose che meritano di essere chiamate notizie. Mi spiego

    meglio. In questi anni, nella nostra informazione televisiva, ma non solo, ha avuto un peso crescente lo spazio dedicatoa quello che in cerco vengono chiamate notizie news hot news, notizie curiose prese da internet del genere stranoma vero oppure quelle vicende che riguardano veline e calciatori. Abbiamo una quantit di informazione che magari15 anni fa era rimasta relegata nei settimanali che ciascuno di noi poteva trovare dal parrucchiere e che adesso ha invasoanche linformazione seria. Questo mi sembra uno dei problemi principali: mantenere cio unidea civilmente riccadellinformazione. Oggi sui giornali c la notizia che Mario Giordano arriver alla direzione del TG5. Non posso non

    ricordare che Mario Giordano stato, fino a pochi anni fa Direttore di Studio Aperto, un telegiornale che dedica ai

    primi due servizi i temi seri della giornata e poi, per la restante quasi mezzora, si dedica a far vedere i calendari diveline e cose di questo tipo. Questo un tradimento dei costi dellinformazione. In questo gigantesco palcoscenico che

    stato allestito in Italia, noi non possiamo avere solo il ruolo di chi racconta gli spettacoli

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    Voi avete qualche strategia o qualche iniziativa concreta per avviare un cambiamento, e fare arrivare allopinionepubblica messaggi di un certo tipo?

    Non facile innescare mosse concrete. Si tratta direi quasi di una riconversione culturale che viene chiesta algiornalismo italiano. Per di pi in una condizione strutturale, quella del conflitto dinteressi, che rende osservazioni

    professionali come quelle che io le sto facendo facilmente sospettabili di pregiudizio politico. Non cos, ma cos lapensa chi pu comunicare pi degli altri.

    Nellambito della libert di stampa e dellaccesso alle informazioni, consideriamo ora il tema della CooperazioneInternazionale. Gli Stati nazionali, con la Dichiarazione del Millennio, si sono assunti la responsabilit di portare avantigli impegni presi (vedi 8 obiettivi del millennio) nei tempi stabiliti, eppure siamo ancora molto lontani dal

    raggiungimento di quegli obiettivi. Qual il ruolo della Comunicazione nel promuovere una cultura che vada davvero asostegno della Cooperazione allo Sviluppo, e qual lo spazio che a suo avviso la stampa italiana d oggi a questi temi?

    Credo che il compito dellinformazione sia quello di farci aprire gli occhi, di farci alzare lo sguardo da una situazione

    italiana nella quale siamo concentrati talvolta in modo ossessivo. Lattenzione che si dedica ad ogni minimo stormire difronda in Parlamento, il collage delle dichiarazioni di politici di tutti o quasi i partiti riportati nei TG, sono tutti generidinformazione che tolgono spazio ad altro. Tolgono spazio ad altro. Mi piacerebbe un servizio pubblico che dicesse:

    Nei vostri palinsesti, cari Direttori dei giornali vedo poco lungo, vedo dei telegiornali provinciali. Ci impegniamo incampagne per provare a colmare questo divario.

    Sulla base di questa logica, so che FNSI ha patrocinato anche liniziativa promossa da Medici Senza Frontiere sullecrisi dimenticate, ovvero con lobiettivo di aprire un varco allinterno dei quotidiani, in modo da dare voce alla quelle

    crisi umanitarie altrimenti dimenticate dai media. Mi chiedo se FNSI non potrebbe promuovere iniziative di questo tipoanche a sostegno della Cooperazione Internazionale, di modo che si parli sui giornali di Cooperazione non tanto e nonsolo quando si tratta di eventi internazionalmente rilevanti, quali il sequestro di un volontario o uno tsunami, ma ancheper divulgare una cultura che, volendo andare a sostegno dello Sviluppo, vada anche e soprattutto ad analizzare le cause,

    in modo da promuovere una riflessione critica del perch di certe emergenze. Mi chiedo se FNSI pu dare una mano inquesto senso, ad aprire un varco dentro i quotidiani, perch venga dato spazio anche a questa tematica

    Noi ci proviamo senzaltro. Citavi il rapporto di Medici Senza Frontiere. Quello stato uno dei momenti di maggiore

    chiarezza sulla nostra televisione, su come funziona. Il rapporto di questanno aveva un raffronto tra il tempo dedicatoalla crisi afghana e il tempo dedicato a servizi del tipo il caldo destate (non di gennaio, ma di luglio e agosto .figurarsi che sorpresa!). Ovviamente il tempo dedicato al primo argomento era minoritario rispetto a quello dedicato alsecondo.

    Qual il potere di un ente come il vostro, anche alla luce degli input che sta dando lei, in prima persona, nel romperecerti meccanismi e nel promuovere davvero una cultura diversa?

    La via non facile quella del richiamo, dellappello continuo ai colleghi, facendo notare che certi meccanismi non sonoper nulla naturali, non sono esiti scontati. Siamo noi che facciamo le nostre scelte, siamo noi che decidiamo che ilprocesso di Perugia va seguito in maniera ossessiva e magari la notizia di un broker iraniano che viene pestato a mortenemmeno la diamo. Siamo noi che pensiamo che il caldo destate e il freddo e linfluenza dinverno sono un tema chedeve oscurare le crisi internazionali. Siamo noi che non ci vergogniamo se alle notizie del colera in un Paese centro

    africano, che sta facendo magari decine di morti, non riusciamo a trovarvi spazio perch magari c da dare sul TG ilservizio sulle nuove mode di divertimento sulla riviera romagnola. Quindi bisogna insistere con le nostre unit diredazione, cio con la rappresentanza di base delle redazioni, e con i nostri Direttori di redazione, che hanno la

    responsabilit grandissima nelle scelte. Non andate al seguito di quelle rappresentazioni che dicono che le redazionisiano sorta di collettivi in cui si decide tutti insieme. Le redazioni sono organizzate in maniera fortemente gerarchizzata,e allora anche ai Direttori dobbiamo fare appello. Poi lavorare sulla formazione dei giovani giornalisti. Io credo che

    questo sia uno dei temi pi importanti. Fare in modo che chi entra adesso nella professione, e sta facendo spesso anchecon serie difficolt economiche, un biennio per prepararsi a diventare giornalista, deve potere, in quella sede, rifletteresulle gerarchie delle notizie, cio su cosa li spinge a mettere in pagina una notizia piuttosto che unaltra, a fare unservizio su un tema piuttosto che su un altro.

    Voi di FNSI avete anche intenzione di promuovere una formazione dal basso, a livello di scuole, in modo da educare i

    giovani lettori sullimportanza di leggere i giornali e sul modo critico con cui leggere una notizia?

    Si, stiamo lavorando a questo. Stiamo tra laltro sollecitando il governo a occuparsi di questo tema, perch il governo ha

    fatto ripetutamente appelli alla lettura, ma non cos banalmente che si scongiura la crisi del settore.