16
| anno I supplemento al n. 0 www.linformale.it SPECIALE TURISMO CALABRIA

L'Informale Speciale Turismo 2010

Embed Size (px)

DESCRIPTION

edizione speciale

Citation preview

Page 1: L'Informale Speciale Turismo 2010

| anno I supplemento al n. 0www.linformale.it

SPECIALE TURISMO CALABRIA

POLITICA

Page 2: L'Informale Speciale Turismo 2010

| 2

Il comprensorio territoriale della Pro-vincia di Vibo Valentia è collocato al

centro della terra calabra, affacciato sul Tirreno. Il mare cristallino, le spiagge

dorate e la natura selvaggia conservano i segreti di una storia millenaria. La co-

sta comprende 11 comuni, da Pizzo fino a Nicotera – procedendo verso sud –, con

frequenti terrazzamenti, sia su costoni a strapiombo sul mare sia su distese di spiag-

gia finissima. Questa è una zona ad alta vo-cazione turistica, di cui i principali motivi di

attrattiva sono: la varietà di risorse naturali, dalla costa sabbiosa a quella a scogliera; i centri

storici di grande rilievo culturale; i servizi turi-stici e ricreativi. L’area collinare interna è com-

posta da 25 comuni, suddivisi in tre aree distinte: il Monte Poro, la Valle del fiume Mesima, la Valle

del lago Angitola. Il Monte Poro disegna un paesag-gio agrario vivace e ordinato, cosparso di molteplici

piccole aree archeologiche corrispondenti agli antichi insediamenti, ove ancora oggi sono localizzati i centri

urbani. Le due oasi naturali di Cropani-Micone e del Marchesale, a cavallo con le Serre, e la Valle del Lago

Angitola – protetta dal Wwf – a nord, tracciano i confini dell’area più urbanizzata della Provincia. La remota parte montuosa dell’Appennino delle Serre, comprendente 13 comuni, è una nicchia ambientale di grande pregio, a tratti

completamente incontaminata.È nel nostro territorio che si trovano tre dei principali poli turistici dell’intera Calabria: Pizzo, Tropea e Capo Vatica-no.

Pizzo, uno dei borghi più pittoreschi della costa, è arroc-cato sul pendio di un suggestivo promontorio che si erge a picco sul Tirreno, proprio al centro del golfo di San-t’Eufemia. Il centro cittadino è caratterizzato da residenze signorili e antiche chiese, tra cui quella di Piedigrotta, scavata nel tufo, e quella di S. Giorgio Martire. La testi-monianza storica più interessante è il castello costruito

nel XV secolo dagli Aragonesi, a picco sul mare per dominare l’intero golfo antistante. Il maniero è ce-

lebre perché vi fu tenuto prigioniero e poi fucilato Gioacchino Murat, cognato di Napoleone e Re

di Napoli all’inizio dell’Ottocento. Il castello Murat è monumento nazionale. Scendendo

dal borgo antico, si arriva alla Marina, caratterizzata da acque cristalline.

A Pizzo si produce un ottimo e rinomato gelato artigianale

detto “tartufo” e molti sono i ristoranti

che offrono specia-

lità tipiche marinare. Pizzo è celebre, altresì, per la produzione della pregiata uva “zibibbo” e la per storica lavorazione del ton-no da parte di aziende rinomate per la qualità e la bontà di un prodotto apprezzato in tutto mondo.

Tropea, la “perla del Tirreno”, è situata tra i golfi di Gioia Tau-ro e quello di Sant’Eufemia. È un centro di attrazione turistica internazionale per la bellezza paesaggistica e urbanistica, per l’incanto delle scogliere e del mare, per la notevole qualifica-ta capacità ricettiva. Tra le sue attrattive culturali ricordiamo l’isoletta di Santa Maria, con in cima il Santuario, un tempo monastero benedettino. Stimolante è esplorare le sue viuzze e vicoli alla scoperta di antichi portali e balconate. Tropea è fa-mosa in tutto il mondo, oltre che per il turismo, anche per la cipolla rossa.

Capo Vaticano, anticamente il “Capo”, era un promontorio sa-cro conosciuto in tutta la Magna Grecia, poiché da qui sacerdo-ti e indovini scrutavano il futuro. Nei paraggi si trovava il miti-co porto Ercole, probabilmente situato nella vallata del torrente Ruffa. Capo Vaticano è un’estesa località balneare del comune di Ricadi. Il promontorio che ne assume il nome raggiunge l’al-tezza massima di 124 metri ed è costituito di un granito unico nel suo genere, di colore bianco-grigio, studiato in tutto il mon-do per le sue particolarità geologiche. Inoltre, i fondali marini ricchi di fauna ittica, le suggestive spiagge di sabbia finissima e acque cristalline, associate a dirupi e a faraglioni, rendono Capo

Vaticano meta obbligata per sub e turisti italiani e stranieri.

PROVINCIA DI VIBO VALENTIA

Dalla costa degli dei alle Serre

Page 3: L'Informale Speciale Turismo 2010

| 3

Il territorio vibonese è un’area ricca di testimonianze archeo-logiche. La sua storia risale al primissimo periodo preistorico. In principio fu una area abitata dai Bruzi, genti di stirpe indoe-uropea, di linguag-gio osco, di animo rude e b e l l i -coso, a c o n n o -t az ione n o m a -de, così c o m e riportato da Pla-tone. In seguito, nel cor-so dei s e c o l i , si succe-d e t t e r o numero-si inse-diamen-ti. Vibo Va-lentia, da qualcu-no ribat-t e z z a t a “giardino sul m a r e ” , sorge su un al-topiano d o m i -nante il Golfo di Sant’Eu-f e m i a . È il ca-poluogo d e l l a Provincia omonima, istituita nel 1992. Già sede di insediamenti italici, nel VII sec. a.C. vi fu costruita la colonia locrese Hypponion. Nei pressi del cimitero sono ancora visibili le rovine delle im-ponenti mura greche dell’Acropoli del V-IV sec. a.C. scoperte da Paolo Orsi nel 1916. Nel 192 a.C. divenne colonia romana col nome di Vibo Valentia. Nel periodo medievale fu fortificata dai Bizantini e subì numerose incursioni dei saraceni, che la di-strussero completamente. Nel 1240 venne ricostruita per volere dell’imperatore Federico II, che la rinominò Monteleone. In se-guito fu dominio di varie potenti famiglie come i Caracciolo e i Pignatelli. Nel periodo napoleonico divenne il capoluogo della Calabria Ulteriore. Nel 1928 la città riprese il suo antico nome di Vibo Valentia. Nel centro storico sono da notare i palazzi risalenti ai secoli XVII-XVIII. Inoltre, è interessante la raccol-ta archeologica di Palazzo Cordopatri e il Museo Archeologi-co Statale “Vito Capialbi”. Da visitare anche il Duomo di San Leoluca. Annessa al duomo vi è una costruzione rinascimentale nota come Valentianum che vanta un pregevole chiostro. Nicotera si trova in un sito frequentato sin dall’età del Ferro e poi divenuto porto della colonia locrese di Medma. In posizione panoramica, al confine con la provincia di Reggio Calabria, il suo attuale nome sembra derivare da un cognome dal significato di “miracolo della vittoria”. Nell’ XI secolo, Roberto il Guiscar-do la fortificò e costruì un possente castello, più volte danneg-giato e ricostruito, di cui l’ultima nel 1764 per conto della casa-ta dei Ruffo. Oggi ospita il Museo Archeologico comunale e la Biblioteca pubblica popolare, il Museo diocesano di Arte sacra e la Pinacoteca vescovile, che espone argenterie, monili, arre-

di e dipinti del Settecento calabrese. La cattedrale conserva una statua attribuita ad A. Gagini e belle sono anche le fon-

tane di pietra di cui spicca-no quella di “Don O r a -z i o ” e la “fonta-na dei m o n a -ci”. Il v e c c h i o centro sto-rico, in leg-gero pendio, con ampia ve-duta della piana di Gioia Tauro, conserva intatto un intreccio di stra-de su cui si affaccia-no meravigliosi palaz-zi nobiliari. Nicotera è anche un centro turistico di notevole importanza. Mileto e Filadelfia sono altri importanti centri. La prima, innalzata da Ruggero il Normanno a capitale della Cala-bria, è sede vescovile fin dall’XI secolo. La diocesi di Mileto fu la prima di rito latino nel meridione d’Italia, dopo che fu sostituito quello greco-bizantino. Nel 1799 il cardinale Fabri-zio Ruffo vi si fer-mò per radunare il suo eser-cito della “ S a n t a Fede”, e da q u i s i

mosse per riportare Fer-dinando IV di Borbone sul Regno di Napoli. Il 28 maggio 1807 la cit-tadina vide lo scontro tra l’esercito napoletano e quello francese che vinse la battaglia di Mileto con-quistando il dominio della regione per circa un decen-nio. Da visitare: la Curia, il piccolo Museo, la sorgente, la frazione di Paravati, la zona archeologica. La seconda, pri-ma del terremoto avvenuto nel 1783, era chiamata Castelmo-nardo. Il sisma la rase al suolo. La ricostruzione del paese fu realizzata con un progetto urbanistico altamente qualificato per quei tempi, finanziato e coordinato dalla Massoneria, di stampo ti-picamente illuminista, a griglia, secondo una visione globale quadrangolare. Nel centro, si trovano in evidenza la chiesa del Carmine, in cui è conservata una raffigurata una statua marmorea del 1400 raffigurante la Madonna della Croce, e Palazzo Ser-rao. Ancora oggi è rinomato l’artigianato della tessitura di Filadelfia, tutto realizzato con antichi telai a mano.

PROVINCIA DI VIBO VALENTIA

Archeologia e Medioevo

Page 4: L'Informale Speciale Turismo 2010

| 4

Innumerevoli sono le escursioni che si possono effet-tuare nel territorio vibonese, da quelle più semplici a

quelle più impegnative e avventurose in luoghi vergini, con spettacoli inimmaginabili, per ogni tipologia di pub-

blico, dagli esperti camminatori agli amanti delle pas-seggiate nei boschi, e ancora agli appassionati di

trekking e di fotografia. Famosissi-mo è il Sentiero

Frassati della Calabria, uno dei sentieri italiani dedicati dal Club Alpino Italiano al beato Pier Giorgio Frassati. É un sentiero escursionistico ad anello della durata di 7 ore che percorre il territorio dei comuni di Mongiana (sede di uno dei più attrezzati centri che il Corpo Forestale dello Stato ha nel Meridione, nonché sito in cui si possono ammirare i ruderi di archeologia industriale delle antiche ferriere bor-boniche e della fabbrica d’armi) e di Serra San Bruno (cuo-re universale della spiritualità certosina). Altro luogo ideale

per passeggiate e momenti di assoluto relax è il lago Angitola, un bacino artificiale nel territorio

del comune di Maierato. È stato creato sbarrando il corso del fiume An-

gitola, da cui prende nome. Dal 1985 è zona umida

di importanza inter-nazionale, tute-

lata dal WWF, s t ag iona l -

mente abi-tata da a i r o n i c i n e -r i n i , svas-s i , cigni e tante a l t re

r a r e specie

avifau-nistiche.

PROVINCIA DI VIBO VALENTIA

I Sentieri della natura

Page 5: L'Informale Speciale Turismo 2010

| 5

Forse più di ogni altra cosa, la gastronomia vibonese è lo spec-chio culturale di un passato antichissimo. Sapori unici, colori sgargianti e flagranze inconfondibili sono gli aspetti caratteri-stici di una cucina conosciuta in tutto il mondo per il carattere deciso e la genuinità dei prodotti utilizzati. La cipolla rossa di Tropea, la ’nduja di Spilinga, i peperoncini piccanti, i dolci tra-dizionali, l’olio extravergine d’oliva, il pecorino del Poro sono tutti tasselli di un mosaico gastronomico di inestimabile valo-re e originalità. Il territorio è noto nel mondo per l’alto valore dei suoi prodotti agro-alimentari, tra i più genuini per gusto e produzione, decantati da dietologi e amanti della buona cucina. Gustate i fileia (pasta fatta in casa, condita con il ragù), i tagghia-rini (tagliatelle), le pitte di San Martino (biscotti farciti con un impasto di uva passa, pinoli, noci, cioccolato e vino cotto), i mo-staccioli di Soriano (biscotti duri, compatti, pesanti, delle forme più svariate, decorati da carta stagnola colorata), il “pecorino del Poro”, i funghi delle Serre, il vino da uva zibibbo. Sarà una vera festa per il vostro palato. Tra i prodotti più rinomati, che hanno ottenuto anche la certifica-zione D.O.P., vanno evidenziati:

La ’nduja, salame morbido, spalmabile e piccante, è il più famo-so tra i prodotti alimentari tipici calabresi. È originaria del Monte Poro, precisamente di Spilinga. Il nome deriva dal francese “an-douille”, che vuol dire “salsiccia”. Non è tuttavia una salsiccia

ma un insaccato a base di carne di maiale, di grasso e molto peperon-cino.

La cipolla rossa di Tropea, importa-ta dai Fenici, è coltivata in queste zone da oltre duemila anni. È rinomata per la sua parti-colare dolcezza. Composta da varie tuniche concentri-che carnose di colorito bianco e con involucro rosso, il suo sapore dolce dipende dal microclima particolarmente stabile nel periodo invernale e per l’azione di mitezza esercitata dalla vici-nanza del mare, e dei terreni freschi e limosi, che determinano le caratteristiche pregiate del prodotto.

Il tartufo di Pizzo è un gelato prodotto artigianalmente. Di for-ma tondeggiante, l’ingrediente base è il gelato alla nocciola, cioccolato e gianduia, modellato rigorosamente nel palmo della mano, a forma di semisfera. Quindi si scava un piccolo foro all’interno e lo si riempie con cioccolato amaro fuso. Il tutto viene racchiuso in un’eguale quantità di gelato alla nocciola, e per ultimo rotolato nella polvere di cacao mista a zuc-chero. Può essere consumato ai tavolini della meravigliosa piazza di Pizzo.

PROVINCIA DI VIBO VALENTIA

Editore:Filippo Bardari

Direttore Responsabile:Maria Passalacqua

Vicedirettore:Lidia Ruffa

Direzione, Redazione, Amministrazione:Via S. Aloe, 40 89900 Vibo Valentia (VV)Telefax: 0963/[email protected]

Stampa:STIEM - Soc. Tipografica Edito-riale Meridionale S.p.a. - Milano

Periodioco registrato presso il Tribunale di Vibo Valentia n. 846/2009 del 23/12/2009.

Grafica: Giuseppe BrascaWeb designer:Francesco FortunaFoto:Franco GrilloFrancesco Mazzitello

Concessionaria Pub-blicità:Active Media Italia

Resp. Commerciali:Ornella Brosio Antonio IannelloAnna PintimalliDomenico Talesa

Gastronomia

Page 6: L'Informale Speciale Turismo 2010

| 6PROVINCIA DI VIBO VALENTIA

Uno dei centri spirituali più importanti in Italia e nel mondo è senza dubbio Serra San Bruno. Po-sto al centro delle Serre calabresi, a uguale distanza tra la costiera tirrenica e quella ionica. L’obiettivo principale del visitatore è senza dubbio la Certosa, che sorge in un bosco alla periferia della cittadina. Il convento, luogo di mistica bellezza, è meta di un continuo pellegrinaggio. Nel monastero sono am-messi solo gli uomini, regola ferrea di isolamento imposta da San Bruno, fondatore dell’Ordine dei Certosini in Francia, che lo edificò nel 1091. Due volte all’anno – a Pentecoste ed il 6 Ottobre –, il busto del santo custodito nella Certosa viene portato in processione al paese e resta esposto per due giorni nella chiesa di Santa Maria del Bosco, altro impor-tante luogo di culto immerso nella vegetazione. A pochi chilometri da Serra San Bruno si trova Para-vati, piccolo centro di 2.000 abitanti dove nacque e

visse Natuzza Evolo, donna di straordinarie doti mi-stiche e dalle miracolose guarigioni. Da alcuni anni è in atto uno straordinario progetto portato avanti dal-la Fondazione “Natuzza”: una grande chiesa chiesta dalla Madonna a Natuzza durante un’apparizione. Altro centro da visitare è Briatico. La struttura reli-giosa di maggior prestigio, anche se rimangono ben poche vestigia, è il convento dei padri domenicani fondato nel 1498 e la chiesetta di Santa Maria del Franco di età normanna, distrutti dal terremoto del 1783. Degni di nota sono gli appuntamenti dell’In-fiorata e la festa del Corpus Domini di Potenzoni, durante la quale le varie congreghe realizzano lungo viali del paese enormi ed eccellenti opere decorative votive con petali di fiori. La più importante rappresentazione e raffigurazione della ritualità sacra in provincia si concentra sen-

za dubbio durante la settimana Santa che precede la Pasqua. Sacro e profano, misticismo e passione, tradizione e culto si fondono nei diversi riti, che costellano e caratterizzano ogni centro della provin-cia e ogni giorno della settimana. La teatralità delle ricostruzioni storiche nel percorso della Via Crucis vivente nei centri costieri, il rito della Cunfrunda o Affruntata, l’incontro tra Maria e San Giovan-ni Evangelista e l’annuncio della Resurrezione, in quelli dell’entroterra. Particolare il rito dell’8 dicembre, festa di Maria SS. Immacolata, a Nicotera Marina. Si realizza una spettacolare processione in mare, durante la quale la statua votiva della Madonna viene trasportata in spalla, stando immersi in acqua.

Il castello normanno-svevo, che si staglia maestoso sulla collina dove era situata l’acropoli dell’antica Hipponion e domina la città di Vibo Valentia e la valle del Mesima, è sede del Museo Archeologico Statale. Esso conserva reperti di varia età, dal pe-riodo Neolitico all’età Romana, nonché materiale di antiquariato proveniente dalle ricche collezioni pri-vate. Grande risalto hanno, per l’età preistorica, i re-perti rinvenuti nei pressi dell’attuale Briatico. L’età greca è illustrata attraverso i materiali provenienti dalle quattro aree sacre dislocate in varie zone della città. L’epoca romana è testimoniata da alcune sta-

t u e di togati e da parti di pavimento di mosaico. Esposti numerosi Pinakes che atte-

stano il culto, molto diffuso, di Kore-Persefon. Particolare

attenzione merita la la-minetta aurea – la

più completa nel testo tra

quelle

rinvenute nella Magna Grecia – che testimonia il culto orfico. Altro importante Museo è quello dei Marchesi di Francia, di Vibo Valentia, che raccoglie, tra l’altro, una notevole collezione di artisti di scuola napoletana operanti tra il XVII ed il XIX secolo. Da ricordare anche il Museo dell’Arte Sacra a Vibo Va-lentia, il Museo del Mare e quello Provinciale Mu-rattiano a Pizzo.

Nota particolare per la località Bivona, nei pressi di Vibo Marina, sulla strada che porta a Tropea. Bivo-na, oltre a ospitare un castello aragonese, è culla di storia gloriosa: qui sbarcarono Annibale, Cesare, Ci-cerone, Ottaviano, Scipione. Il porto di Bivona era il più importante dell’Italia meridionale e da esso par-tiva il legname in epoca romana per la costruzione della flotta navale. La sua decadenza inizia intorno all’anno Mille con le incursioni saracene.

Sul territorio di Pizzo insiste il monumento stori-co più tra i più visitati del Sud Italia. Si tratta della Chiesetta ipogea di Piedigrotta, un luogo di culto a due passi dal mare, scavata interamente nel tufo da

marinai scampati a un naufragio per ringrazia-re la Madonna della sua protezione.

Statue, altari e acqua-

santiere sono frutto della sapiente mano dei maestri scultori del posto.

A 19 km a sud-est di Vibo Valentia si trova Soriano. Da visitare: la Mostra permanente dell’artigiana-to e la biblioteca gestita dai padri domenicani, che conserva circa 1.200 volumi, 4 incunaboli, 400 cin-quecentine e alcune migliaia di edizioni dei secoli successivi. Il visitatore potrà ammirare l’imponente struttura del Convento di S. Domenico, che custodi-sce una raccolta di opere pittoriche, statue e alcune ceramiche decorate da Francesco Saverio Grue. Del complesso, distrutto dal terremoto del 1783, riman-gono i resti del chiostro e l’elegante facciata barocca della chiesa.

Tra il Lago Angitola e l’altopiano delle Serre c’è Monterosso Calabro. La cittadina ha tutte le carat-teristiche dei centri medioevali, stradine strette e tortuose, saliscendi e passaggi a cunicoli. Numerosi sono i palazzi degni di interesse, tutti dotati di splen-didi portali in pietra, di stemmi nobiliari e decorazio-ni. Nel palazzo Amoroso è ospitato il Museo della civiltà contadina e artigiana della Calabria, designato museo d’Europa. Tra le chiese, di particolare impor-

tanza è quella parrocchiale del 1600 e la più recente chiesa del Rosario del

1800.

Musei, Biblioteche e Castelli

Riti e Religione

Page 7: L'Informale Speciale Turismo 2010

| 7

Uno degli approdi princi-pali per le imbarcazioni da diporto sul versante tirreni-co è Vibo Valentia Marina, dotata di un importante scalo portuale utilizzato per le at-tività commerciali, pesche-recce e turistiche. È fiorente la produzione di accessori e scafi per la nautica da diporto, sostenuta dalle tante aziende lo-cali, presenti sul mercato da oltre 30 anni. L’approdo conta circa 450 posti barca e ottimi servizi ai navigan-ti. Funzionalissimi i collegamenti con le isole Eolie, che distano solo 35 miglia marine. Ogni anno, la prima settimana di Maggio, è realizzata presso il porto di Vibo Marina la Fiera Nautica delle Calabrie, prima fiera nautica del meridione. L’altro grande approdo marino turistico è il porto di Tropea. Presso la moderna e attrezzata banchina sono stati ritrovati resti di necropoli e costruzioni greche e ro-mane, risalenti a tremila anni fa. Sono garantiti 620 posti barca, uno straordinario paesaggio a ridosso dell’antica citta-dina e ottimi servizi. Da sottolineare la possibilità di escursioni sottomarine tra i famosi paradisi acquatici del Parco marino di Capo Vaticano, tra gli scogli di granito delle secche rocciose e la straordinaria fauna mediterranea.

PROVINCIA DI VIBO VALENTIA

Turismo da Diporto

Page 8: L'Informale Speciale Turismo 2010

| 8COMUNI

Il paese è noto in Calabria

per la pro-duzione dei

tipici arga-gni di terra-

cotta smaltati solo all’inter-

no, indispensa-bili per cuoce-

re a fuoco lento fagioli e legumi

in genere: sono le caratteristiche pi-

gnate che si lasciano nel camino vicino alla

brace con poca acqua a sobbollire i fagioli. Con

l’allargamento dei mercati alle pignate si sono aggiun-

te nel tempo altre stoviglie e oggetti ornamentali, senza

che la lavorazione artigiana, che riprende antichi modelli

riproduttivi e decorativi, sia cambiata. Questo tipo di arti-

gianato tradizionale, trae spunto sia dalla qualità dell’argilla, sia dalla vicina presenza di grandi e famosi insediamenti religiosi. Vale

la pena recarsi a visitare Gerocarne in macchina per poter caricare tutti gli oggetti rustici che l’abilità dei suoi artigiani sa proporre. L’abitato nasce come centro agricolo del ver-sante tirrenico delle Serre che si erge su uno sprone alla confluenza di due rami del torrente Morano, affluente del Marepotamo. Il nome è indub-biamente greco ma cosa voglia dire non è chiaro. Letteralmente signi-fica sacra carne, senza riscontro

locale attendibile; in dialetto si pronuncia Jerocarne, e Jeraca-

ri è un cognome attestato sia in Calabria che in Grecia,

per cui si potrebbe pen-sare a discendenti di

un individuo così chiamato, ma

di quale epoca

precisa non si sa, anche se si ammette per il paese una origine molto antica. Nato come casale di Arena, di cui ri-petette le vicende, ottenne l’autonomia nel corso dell’Ottocento: venne fune-stato dal terremoto del 1783 che lo semidistrusse, e inoltre si ricorda una torrenziale pioggia che durò ininter-rottamente per i primi quindici giorni del 1840 causando gravissimi danni. Oltre alle piante di ulivi e alla consueta agricoltura della zona, vi sono diverse

sorgenti di acqua oligo-minerale. Il territorio comunale è il più vasto del-la provincia, estendendosi per 44,93 km2. La chiesa parrocchiale, di origi-ne medievale, è dedicata a Santa Maria de Latinis e venne ricostruita dopo il 1783: all’interno si possono osservare statue processionali e croci astili del secolo XV ed il famoso dipinto “Ani-me del Purgatorio” di Emanuele Papa-ro noto artista Vibonese del 1827. In territorio di Gerocarne è documentato il ritrovamento, in prossimità del fiu-me Morano,località pietra delle Armi, di un piccolo ripostiglio contenente re-sti di asce e due punte di lancia databili al X secolo a.C. custodite nel museo archilogico di Vibo Valentia. Le feste

patronali si

svolgono il 20 gennaio per San Seba-stiano martire, a giugno per il Corpus Domini, il 16 luglio per la Madonna del Carmelo e il 16 agis to per San Rocco; i mercati settimanali si svolgo-no il lunedì e venerdì.I VASAI DI GEROCARNELe grotte dei vasai sono ancora oggi visibili nei vari paesi della Calabria, il segno di un lavoro consacrato dagli dei a mani sapienti che già in epoca greca realizzavano anfore, kantàroi,

pinakes, lucerne ecc. Grotte paragona-te dagli studiosi alle favisse degli an-tichi romani situate nei pressi di san-tuari.La bottega (potiha) del maestro vasaio si presenta con pochissimi ferri ingegnosamente ricavati, per aiutare l’artigiano a rendere concrete le sue idee, attraverso le sue abilissime mani. Sulle mensole o appoggi improvvisati sono collocati gli oggetti prodotti che ancora devono essere cotti, produzioni ispirate dalla tradizione classica, ma anche e soprattutto oggetti da destina-re alla quotidiana vita domestica: orci per l’acqua e per l’olio, cuccuma, sala-turi, giarre, pignati. La tecnica è quella di sempre, della tradizione millenaria

di una Calabria croce-via d’Europa. Blocchi

di argilla vengono sbriciolati

ed im-p a -s t a t i c o n l ’ac-q u a , d o -s a n -d o

Gerocarne, Citta’ dei maestri Vasai

Page 9: L'Informale Speciale Turismo 2010

| 9COMUNI

precise proporzioni, la mistura viene me-scolata lungamente ottenendo una sostanza plastica e tenace. Sul tornio che il vasaio muove pedalando, l’argilla si plasma tra le mani del maestro. L’oggetto può essere ar-ricchito con graffiti incisi a mano o dipinti di richiamo religioso o floreale per lo più mentre il pezzo è ancora crudo. Il filo, per staccare l’opera compiuta, e una piccola bacinella con dell’acqua, dove di tanto in tanto bagnare le mani, completano il neces-sario per il figulo, la cui arte si sviluppa nei

paesi di Calabria in genere, e nel vibonese in particolare, in epoca bizantina anche se lo sviluppo maggiore lo si avrà in epoca normanna. PORTA OCCIDENTALE DEL PARCO DELLE SERRE Emozioni da vivere…con gli occhi, coi pensieri, col fisico e col cuore. Ricordi che rimarranno per sempre nella memoria, quelli di una vacanza tra gli scenari incan-tati delle dei Boschi delle Serre Calabre e nella valle del Morano. Universo ambien-tale dove le leggende, nate tra boschi e gli antichi borghi, si confondono con la realtà quotidiana in un perfetto amalgama di Na-tura e Tradizione.“PIETRA DELLE ARMI”L’Area interessata è incastonata tra colli-ne e natura incontaminata, attraversata da sorgenti d’acqua e paesaggi di incantevo-le bellezza.Sovrasta il sito l’antica e in-quietante presenza della PIETRA DELLE ARMI, zona in cui la storia e la leggenda si mescolano per dar vita al mito del Bri-gante Beppe MUSOLINO. Fare trekking a piedi o a cavallo lungo i sentieri na-turali, o con mezzi fuori stra-da, diventa salutare per il corpo e per lo

spirito“RIFUGIO DEL BRIGANTE”Brigante Musolino si nascose nel bosco Morano in prossimità della Pietra Delle Armi, per un lungo periodo, molti gerocar-nesi sono stati minacciati dal brigante per-ché avevano tentato di collaborare con la giustizia per la cattura di quel ribaldo.I nostri vecchi raccontano che, quasi tutte le sere, al buio e nell’anonimato lasciava il rifugio ed i boschi di Morano, e giungeva in paese per cenare e bere vino nelle osterie; fu

propio in una di quelle sere, precisamente il 17 agosto del 1899 che, giungendo a Ge-rocarne per rintracciare Vincenzo Zoccoli con la famiglia, non trovandolo imbracciò il fucile e sparo, uccidendo, il fratello di costui , Stefano, ed il suo cavallo.Il Sito ambientale “Il Rifugio del Brigante” è una struttura di proprietà comunale situata a monte dell’abitato di Gerocarne in locali-tà Morano quasi a ridosso della comunità di Ariola, immersa nel verde intenso dei bo-schi delle Serre. Un tempo veniva utilizza-ta dalle guardi campestri, in ruolo presso il comune di Gerocarne, come rifugio, duran-te le operazioni di controllo delle proprietà demaniali, fra i quali appunto i boschi. Il sito, che da tempo si trovava in stato di to-tale abbandono, per volere dell’ammini-strazione comunale e del consorzio di bonifica, è stato oggetto di interventi ristrutturanti che ne consentono oggi la frui-b i l i -

tà , a l mo-men-to li-mitata, almeno fino al-l’ultima-zione lavo-ri, di quanti amano stare a contatto con la natura e l’ambiente, effettuare escur-sioni e praticare il trekking a piedi o a cavallo. L’area è stata inserita nel cir-cuito sentieristico Re-gionale denominato: la”Via delle Ferriere”.Sentiero che ha origine proprio nella città dei maestri vasai e che per mezzo di un sentiero na-turalistico, che attraversa anche il vivaio Ariola, si inerpica fino a raggiungere la comunità di Mongiana. Completate le opere di ri-strutturazione, l’area diver-rà, insieme alla porta del Parco “Pietra delle Armi” alla quale è collegata per mezzo di un sentiero, un sito d’interesse turistico ambientale di livello regionale.

Gerocarne, Citta’ dei maestri Vasai

Page 10: L'Informale Speciale Turismo 2010

| 10

Con una cascata di piccole case strettamente addossate le une alle altre

l’abitato di Sorianello veglia dall’alto sulla sua potente e celebre vicina, che

probabilmente da qui prese le mosse per la sua evoluzione storica, artistica, cul-

turale e religiosa. Il nome è chiaramente identificabile con piccolo Soriano, e di que-

sto centro l’abitato fu casale fino all’autono-mia comunale raggiunta nel 1816.Le origini di Sorianello sono molto confuse

a causa delle diverse invasioni che la Calabria ha su-

bito; è per que-

sto che si prendono in conside-

razione ben quattro ipote-si in proposi-to. Secondo la prima, Soria-nello o Antica Soriano sareb-be stata fondata dai Normanni nel XI secolo, a sostegno di questa ipotesi sarebbero i rac-conti di antiche cronache circa la residenza da parte dei s o r i a n e s i guidati da Ruggiero I conte di Sicilia e di Calabria; la secon-

da ipotesi farebbe risalire la fondazione intorno al XII secolo d.C., ad opera di girovaghi della

Siria Soria, che esuli dalla Magna Grecia, si stabilirono su questo fertile terreno nomi-

nandolo Soriano (dal greco Syrianos), Siria nell’ebreo Aram sta ad indica-

re il nome del quinto figlio di Sem, da cui la popolazione siriana

ha origine. Questi eventi ebbero luogo dopo

che Pompeo ridusse la

S i -

ria a “provincia de’ Romani” (nell’anno del mondo 3939). A con-fermare questa ipotesi, secondo gli studiosi, sono numerosi resti archeologici identificabili nei sepolcri, spa rsi per le campa-gne attorno a Soriano. Una terza ipotesi sostiene che la nascita di Soriano sia avvenuta nel IX secolo d.C. ad opera di alcuni profu-ghi, forse monaci Brasiliani, che dalla Sicilia si erano spinti fino alla Calabria per sfuggire al dominio islamico. La quarta ed ultima ipotesi sostiene che Soriano sia stato addirittura fondato dai Gre-ci. Lo confermerebbe fra l’altro, l’etimologia del nome “Soreia” o “Soros” che vuol dire “cumulo” o “mucchio”: un mucchio di case appunto, posto sopra un’altura. Come si può ben notare è difficile dare un’esatta cronaca della fondazione di questi centri abitati.

Sorianello, paese di circa 1700 abitanti è posto sul v e r s a n t e t i r r e n i c o delle Serre in lato si-nistro della vasta inci-sione del M e s i m a che domi-na dall’al-to della s ingolare posizione che occu-pa, ricono-scibilissi-mo anche di notte con le luci d i s p o s t e

compatte in basso sul fianco del Cozzo del Monaco. Il territorio comunale si estende su una superficie di 9,72 km2. Le maggiori risorse economiche derivano dalla produzione cerealicola e orto-frutticola, qualche importanza conservano gli allevamenti ovino, bovino e caprino. Del castello Medievale, distrutto dal terremoto del 1783, rimangono solo pochi ruderi, la Chiesa di Santa Maria del Soccorso ha l’altare maggiore barocco in marmi policromi pro-veniente dalla distrutta chiesa di San Domenico a Soriano; mentre nella Chiesa di San Giovanni Battista si conserva un bel Crocifisso ligneo, scolpito a tutto tondo e a figura intera, opera di fine ‘500, at-tribuita al Muller, che lavorò anche alla Certosa di Serra San Bruno; Nei locali della chiesa di San Nicola c’è un piccolo museo gestito dalla parrocchia di S. Maria e S. Nicola, dove sono conservati di-pinti a olio di scuola napoletana del Settecento ed altre opere d’arte, di proprietà delle tre Chiese del paese.

Il Museo della Civiltà Contadina di Sorianello, istituito nel 1995 all’interno del Palazzo Imeneo-Florenzano ha una

sua prosecuzione sul territorio costituita dalla valle dei mulini, un interessante percorso

strorico-ambientale che permette di approfondire alcuni aspetti an-

tropologici relativi alla ci-viltà contadina.

Sorianello

COMUNI

Page 11: L'Informale Speciale Turismo 2010

| 11COMUNI

MiletoAntica cittadina adagiata in un’incantevole paesag-gio immerso nella verde vallata del fiume Mesima a sud-est del Monte Poro, nonché importante cen-tro agricolo e commerciale con un fiorente mercato alimentare. Sembra sia stata fondata dagli abitanti della Mileto dell’Asia Minore cacciati da Dario. Fu eletta capitale della Calabria e sede episcopale del Granconte Ruggero il Normanno, che ne fece un im-portantissimo centro militare, culturale e religioso, dotandolo di edifici di culto e amministrativi. Mi-leto, oggi conta 7334 abitanti ed ha tre frazioni: S. Giovanni, Comparni, Paravati ed è particolarmente nota per essere unica sede della Diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, unificata dal 1986 dal Vaticano. Molti sono i monumenti importanti ed interessanti da vedere nella città di Mileto. Il suo centro storico è ca-ratterizzato dalla presenza di antichi palazzi nobiliari e bellissime Chiese. Nei giardini pubblici c’è la sta-tua bronzea del Gran Conte Ruggero morto a Mileto nel 1101. La Chiesa Cattedrale dedicata a S. Nicola di Bari, custodisce alcune tombe di vescovi, il corpo di S. Fortunato Martire, un Crocifisso settecentesco e molti oggetti sacri di valore. Adiacente alla Catte-drale c’è il Museo Statale di Arte Sacra, che ospita

preziosi beni di un antico patrimonio artistico , religioso e storico della Mi-leto antica, come i frammenti delle ve-trate dell’ex Abbazia Benedettina della S.S. Trinità, argenti del XV sec. Ed il Sar-cofago di Eremburga del 1089. A un Chilo-metro a sud di Mileto, c’è la frazione Paravati, nota per la mistica Natuzza Evolo, scomparsa a Novem-bre del 2009, simbolo della fede cristiana, umile signora che per un’intera vita è stata custode di doti e carismi straordinari e la cui Fondazione “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime” è meta ogni giorno per magliaia di fedeli provenienti da tutte le parti del mondo.

“Non è stata una mia volontà. Io sono la messag-gera di un desiderio manifestatomi dalla Madonna nel 1944 quando mi è apparsa nella mia casa, dopo che ero andata sposa a Pasquale Nicolace. Quando l’ho vista, le ho detto “Vergine Santa, come vi ricevo in questa casa brutta?” Lei mi ha risposto: «Non ti preoccupare, ci sarà una nuova e grande casa per alleviare le necessità di giovani, anziani e di quanti altri si troveranno nel bisogno e una grande chiesa che si chiamerá Cuore Immacolato di Maria Rifu-gio delle anime»”. Così ricordava l’evento Natuz-za (all’anagrafe Evolo Fortunata), nata a Paravati, frazione di Mileto, il 23 agosto del 1924. La sua vita, semplice e umile, povera e nascosta, ma allo stesso tempo straordinaria fin dalla fanciullezza per il nascere e crescere di alcuni fenomeni di cui lei è ignara spettatrice e docile strumento, è guidata e sostenuta dalla Provvidenza di Dio e al tempo stesso offerta a servizio delle persone, sollevandole nel corpo e nello spirito, invitandole a ritornare al

Signore, attraverso una parola di conforto e di luce. Il 13 maggio 1987, su ispirazione di Natuzza e con l’assenso del Vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea Mons. Domenico Cortese viene costituita l’Asso-ciazione “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime”, che successivamente diviene Fondazione di religione e di culto, civilmente riconosciuta dal Ministero dell’Interno dello Stato Italiano, annotata al n. 140 del Registro delle Persone Giuridiche. Con l’acquisizione di terreni e vecchi fabbricati radical-mente ristrutturati, la Fondazione da vita a un primo insediamento operativo e sede della stessa: il Centro Anziani “Mons. Pasquale Colloca”. Il 13 novembre 1993, viene realizzata per volontà di Natuzza e sot-to sua indicazione la Statua del Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime. Ed è in nome e per volontà della Madonna, venerata sotto questo titolo, e per l’esempio di fede di Natuzza che nascono i Ce-nacoli di Preghiera. In questi anni Natuzza ha parlato del grande desiderio della Madonna: “La villa della

gioia” comprendente il Cen-tro “Ospiti della speranza” con annesso “Villaggio del Conforto”, che attraverso il “Viale della Misericor-dia” porta al Centro “Re-cupero della speranza”. Il tutto, compreso l’at-tuale Centro Servizi alla Persona “San Francesco di Paola”, attraverso il “Viale della salvezza” porta alla chiesa dedicata al Cuo-re Immacolato di Maria Rifugio delle Anime. Su precise indicazioni di Natuzza, l’Arch. Francesco Bruno e l’Ing. Domenico Bruno hanno redatto il progetto architettonico e strutturale della “bella e grande chiesa”.

Villa della Gioa - Fondazione Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle anime

“Un Giorno mi farai una grande Chiesa”

Page 12: L'Informale Speciale Turismo 2010

| 12COMUNI

NicoteraNicotera vanta un’incomparabile posizione panoramica dalla quale si può ammirare il

golfo di Gioia Tauro e buona parte del Tirre-no meridionale con lo stretto di Messina e le

isole Eolie includendo le suggestive esplosioni di uno Stromboli in perenne attività. Il suo nome deriva dal greco Nikoteras il cui significato è “miracolo di vittoria”. Sorge sul versante meri-

dionale del Monte Poro, ha una superficie comu-nale di 32,77 Kmq e si estende in 5 frazioni che

sono: la marina, Badia, Comerconi, Martelletto e Preitoni. Le sue origini sono molto antiche, risalgono

all’epoca medioevale, simbolo avvenente del centro storico nicoterese, costruito dal normanno Roberto il

Guiscardo nel 1065 e segnato nell’arco della sua storia

da ripetute distruzioni e ulteriori ricostruzioni. Anche la cattedrale, dedicata a S. Maria Assunta, è di origine me-dievale dove si possono ammirare il maestoso Crocifisso, altari settecenteschi, la bellissima statua in marmo bian-co della Madonna delle Grazie ed il corpo del martire di S. Clemente. Altri monumenti di particolare importanza sono il Campanile a Torre di Orologio del 1763, il Museo Diocesano di Arte Sacra, il Museo archeologico e paleon-tologico e tanti magnifici palazzi seicenteschi e viuzze strette ed antiche che ricordano molto quelle di Tropea. Di grande testimonianza storica e di ingegneria idraulica sono gli 11 mulini idraulici costruiti tra il 1600 ed il 1700. Nicotera vanta anche uno splendido lungomare che ospita numerosi impianti balneari ed attrezzatissimi villaggi tu-ristici meta di numerosi turisti.

Quella della dieta mediterranea è una storia curiosa e un po’ paradossale. Tutto è iniziato negli anni

cinquanta quando Ancel Keys, uno scienzia-to americano della Scuola Pubblica di Ali-

mentazione dell’Università del Minne-sota, viene in vacanza in Italia e si

accorge di un fatto sconcer-tante: i”poveri” dei pae-

sini sperduti del Sud Italia, quelli che

mangiava-n o

ancora pane, cipolla rossa di Tropea e pomodoro, erano molto più sani non solo dei cittadini di New York, ma anche dei loro stessi parenti emigrati ormai da tempo negli Stati Uniti.Il valore nutrizionale della dieta mediterranea è dimostrato scientificamente dal celebre ‘studio dei sette Paesi’. – ha spie-gato Antonino De Lorenzo, professore ordinario di nutrizione e alimentazione all’Università ‘Tor Vergata’ di Roma - I ricer-catori misero a confronto le diete adottate dalle popolazioni di sette Paesi in nazioni diverse per verificarne benefici e difet-ti; il risultato dichiarò che il regime alimentare migliore era quello degli abitanti di Nicotera, in Calabria, fedeli seguaci, appunto, della dieta mediterranea.La gente di Nicotera , in Calabria, di Montegiorgio nelle

Marche e gli abitanti delle coste e vallate della Campa-nia avevano un tasso molto basso di colesterolo nel

sangue e una percentuale minima di malattie di cuore. Ma la prova che era proprio

il loro semplice modo di mangia-re (fondato sull’ olio d’oliva

di frantoio, sul pane e la pasta ancora fatti

in casa, su aglio, cipolla rossa,

erbe aroma-tiche, tan-te verdu-re e poca carne).

Nicotera patria della Dieta Mediterranea

Page 13: L'Informale Speciale Turismo 2010

| 13COMUNI

ZambroneBellissima località balneare con oltre 7 km di costa con sabbia bianchissima segnalata con due vele nella guida blu di Legambiente. Zambrone è un comune di circa 1.740 abitanti e si estende in quattro frazio-ni che sono Zambrone Nuovo, S. Giovanni, Daffinà e Daffinacello. Il suo tratto di costa particolarmente pianeggiante è sfruttato al meglio ai fini turistici, in-fatti, il litorale di Zambrone, posizionato tra Briatico e Parghelia, è ricco di bellissimi villaggi, campeggi, ristoranti e discoteche, che con le loro sobrie struttu-re non deturpano minimante un così suggestivo pae-saggio impreziosito da verdi boschi di acacia e quer-cia, un mare cristallino e favolose spiagge bianche. Le sue spiagge, interrotte da meravigliose scogliere, formano delle piccole calette e sono considerate un vero paradiso per i sub. Le origini di Zambrone sono molto antiche, rislagono all’epoca medievale anche se non si conoscono dati certi sulla fondazione. Varie campagne di scavi hanno portato alla luce, nei pressi della stazione ferroviaria di Zambrone, un sito di no-tevole interesse paleoantropologico, risalente a circa 8000 anni fa. Come quasi tutti i paesi della Calabria, Zambrone subì i terremoti del 1783 e del 1905 re-gistrando morti e gravi disastri al paese. Il piccolo centro offre pochissimi monumenti religiosi e tutti di

recente costruzione, si ricorda in partico-lare la Chiesa di San Carlo Borromeo, costruita negli anni cinquanta in stile ottocentesco e la Chiesa di San Nico-demo con portale in pietra. Nel centro di Zambrone, troviamo un grande anfiteatro dove vengono organiz-zate manifestazioni cul-turali e spettacoli folklo-ristici calabresi, come, il festival del tamburello, che si tiene nel mese di Agosto, un vero e proprio festival di musica etnica calabrese, prodotta con gli strumenti più antichi della tradizione musicale calabrese (pipi-ta, lira, organetto, tamburo, ma soprat-tutto, tamburello).

Page 14: L'Informale Speciale Turismo 2010

| 14COMUNI

Pizzo, due passi nel sogno...

Suggestiva cittadina ri-vierasca, di circa 9000

abitanti, situata all’inizio della Costa degli Dei, in una posizione incantevole tra mare e monti, da cui è pos-

sibile ammirare tutto il golfo di Lamezia Terme, da Paola a

Briatico e la meravigliosa isola di Stromboli. Di antiche origi-

ni, fu fondata da Napeto, capo di una tribù di Focesi, dal quale

prendono il nome gli abitanti di Pizzo in “Napitini” o “Pizzitani”. Il suo antico centro storico, sorge a picco sul mare, ed è caratterizza-to da vicoletti stretti e lunghi, qua-si tutti collegati con la parte bassa

della città da antiche scalinate. Al centro della città, in una posizione dominate si trova il Castello Aragonese, costruito nel XV° sec., celebre per la fucilazione di Gioacchino Murat, Re di Napoli, poi se-polto nella Chiesa Matrice di S. Giorgio Martire. All’interno del Castello vi è il suggestivo museo murattino, con alcune ricostruzioni storiche e testimonianze di quei tragici avvenimenti. Passeggiando tra i vicoli del centro storico è possibile ammirare le vetrine di botteghe artigiane e di prodotti tipici calabresi, nonché mo-numenti storici come la Fontana Garibal-di del 1866, palazzi nobiliari e splendide Chiese come quella di San Francesco di Paola e dell’Immacolata. Le sue piazze, vere terrazze sul mare, offrono ai visitato-

ri vedute suggestive di tutto il litorale Na-pitino, caratterizzato da splendide spiag-ge sabbiose e da suggestive insenature ricche di scogli. La piazza centrale della Repubblica è il punto focale di Pizzo, sia per i turisti che per gli abitanti del posto, circondata da storici bar dove è possibile gustare il famoso gelato “Tartufo di Piz-zo” conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo. Dalla piazza si può raggiungere, la “marina” e passeggiare sul bellissimo lungomare, alla fine del quale è possibi-le visitare una vecchia tonnara. A ridosso della spiaggia, a nord del centro abitato, troviamo la bellissima Chiesetta di Pie-digrotta del 1600, scavata nella roccia di tufo, da naufraghi napoletani per ringra-ziare la Vergine per la loro vita salva.

Page 15: L'Informale Speciale Turismo 2010

| 15COMUNI

Pizzo, due passi nel sogno...

IL TARTUFO DI PIZZOE’ un gelato tradizionale della pasticceria artigianale di Pizzitana, molto apprezzato i dai turisti che affollano la Costa degli Dei, e diffuso oramai ben oltre i confini di Piz-zo, in quasi tutta italia ed anche all’estero. Si tratta di una tipica specialità arti-gianale che da anni richiama e sod-disfa i palati di tutti i visitatori ed al quale Pizzo deve parte della sua fama. Grazie alle tantissime gelate-rie, Pizzo Calabro è riconosciu-ta anche come la “Città del Gelato”. E’ stato chiamato tartufo perché la forma sferica imperfetta ed il colore (cacao in polvere) richiamano tantissimo il più fa-moso “tartufo nero”. Creato dai gelatai pizzitani, il tartufo di Pizzo è un gelato

al gusto di nocciola e cioccolato, ricoperto di cacao in polvere. Rap-presenta uno dei fiori all’oc-chiello della cucina tipica calabrese. Tecniche di produzione: I Maestri gelatai di Pizzo Calabro, con i loro segreti nel dosare gli ingre-dienti (latte, uova, zucchero, nocciola, cacao, aromi naturali) preparano tartu-fi al cioccolato (nero), alla nocciola, e tante altre specialità dal gusto squisi-to e impareggiabile, tanto da meritar-si la citazione su riviste specializzate ed accreditarsi gli apprezzamenti dei clienti più golosi, esigenti e raffinati.

Page 16: L'Informale Speciale Turismo 2010

| 16