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Anna Guglielmi Il linguaggio segreto del corpo

Linguaggio Del Corpo

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  • 5/23/2018 Linguaggio Del Corpo

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    Anna Guglielmi

    Il linguaggiosegreto

    del corpo

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    Disegni: Andrea Posch

    I Edizione Piemme Bestseller, luglio 2007

    1999 - EDIZIONI PIEMME Spa20145 Milano - Via Tiziano, [email protected] - www.edizpiemme.it

    Anno 2009-2010-2011 - Edizione 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16

    Stampa: Mondadori Printing S.p.A. - Stabilimento NSM - Cles (Trento)

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    IL CORPO E LO SPAZIO

    IL SENSO DEL TERRITORIO

    Gli animali si ritraggono distinto quando cerchiamo di avvi-cinarci troppo, quando cio tentiamo inconsapevolmente divarcare il loro territorio personale.

    Si spostano un po pi in l, per poi fermarsi nuovamente,non appena la distanza tra noi e loro si ristabilita.

    Anche noi abbiamo bisogno di uno spazio personale, di unnostro territorio, nel quale ci sentiamo protetti e che difendia-mo dallintrusione degli altri.

    Si tratta di uno spazio ideale, ben definito, che include una-rea pi o meno vasta attorno al nostro corpo.Anche la dimensione tempo fa parte del nostro territorio

    personale: se qualcuno ci fa perdere tempo inutilmente ci sen-tiamo invasi, perch sentiamo che quella persona sta occu-

    pando uno spazio/tempo che non le appartiene.

    Lampiezza del nostro spazio personale

    Lampiezza dello spazio personale di cui abbiamo bisognopu variare molto, perch dipende:

    dalla razzacui apparteniamo; dallambientein cui siamo vissuti;

    dalla classe socialedi appartenenza.CAP. 1 - IL CORPO E LO SPAZIO 11

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    12 CAP. 1 - IL CORPO E LO SPAZIO

    Fattori razziali

    I giapponesi, ad esempio, hanno imparato a vivere, da di-

    verse generazioni, in uno spazio personale molto ristretto, acausa della sovrappopolazione delle loro citt. Mentre noi oc-cidentali riteniamo che lo spazio sia solo un vuoto che ci divi-de dagli altri, per loro esiste una realt quasi palpabile in que-sto spazio. E cos, anche se normalmente stanno molto vicinigli uni agli altri, riescono a mantenere nei contatti ravvicinatidei precisi confini.Anche gli arabi si mantengono in pubblico a una distanza

    molto esigua e nei luoghi affollati non hanno problemi se i lo-ro corpi si sfiorano, si toccano, si urtano; invece le loro casesono spesso molto ampie e con grandi spazi vuoti. Per larabonon esistono confini fisici: il confine interno; se vuole chiu-dersi in se stesso lo fa semplicemente abbassando gli occhi enon guardando pi gli altri. Questo il modo di esprimere ilbisogno di privacy e nessuno andr a disturbarlo, anche se lotoccher fisicamente.

    Da un po di anni nel nostro paese siamo venuti sempre piin contatto con popolazioni di diverse etnie. Uno degli ap-procci pi frequenti che possiamo avere con una persona dirazza araba al semaforo, quando ci chiede di lavarci il para-brezza della nostra auto.

    Conoscendo quanto appena detto, se desideriamo instaura-re un dialogo o solo accettare lofferta, sar sufficiente alzaregli occhi verso luomo in piedi accanto al nostro finestrino e

    questi incomincer a lavarci il vetro. Gesti di diniego eseguiticon la mano o parole del tipo no, grazie non saranno presiin considerazione. Per non essere disturbati baster non alza-re gli occhi e restare assorti: la nostra privacy sar rispettata eil nostro vetro rester sporco.

    Noi europei abbiamo un senso dello spazio vitale pi am-pio rispetto ad altre popolazioni. Per noi sgradevole esseretoccati quando si in mezzo alla gente e nelle conversazionimanteniamo sempre una determinata distanza. Se poi abbia-

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    CAP. 1 - IL CORPO E LO SPAZIO 13

    mo bisogno di privacy, ci rintaniamo in una stanza e chiudia-mo la porta alle nostre spalle.

    Quando due persone di nazioni diverse sincontrano, pos-sono quindi nascere dei malintesi sgradevoli per entrambe.Proviamo a immaginare il balletto che verrebbe a crearsi, adesempio, tra un europeo e un giapponese che stessero par-lando. Leuropeo mantiene una certa distanza, ma il giappo-nese, ritenendosi troppo lontano, si avvicina ai limiti del pro-prio spazio vitale; allora il primo, sentendo invasa la sua zonapersonale, fa un piccolo passo indietro; laltro allora avanza

    per recuperare la posizione. Entrambi sono a disagio: il primopensa che laltro troppo invadente; il secondo che leuropeo troppo freddo e vuole mantenere le distanze.

    Lo stesso balletto si pu comunque verificare anche tra duepersone, non solo della stessa razza, ma anche di ambiente eclasse sociale simile, giacch il nostro spazio vitale soggetti-vo e dipende da molti fattori.

    Fattori ambientaliAnche lambiente in cui si cresciuti pu influenzare il no-

    stro comportamento in termini di bisogno di spazio. Le perso-ne cresciute in citt in piccoli appartamenti, abituate a recarsial lavoro stipate nei mezzi pubblici, hanno man mano ridottoil loro spazio personale e quindi si sentono a loro agio ancherelativamente vicini alle altre persone.

    Tendono, invece, a mantenere una distanza maggiore le

    une dalle altre le persone cresciute in campagna o in monta-gna, dove gli spazi sono ampi e dove spesso tra una casa elaltra ci sono parecchi chilometri.

    Fattori sociali

    Anche la diversa classe sociale pu generare distinzioni.Spazio significa potere; quindi, di pi spazio dispongo intor-no a me, e pi sono potente.

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    14 CAP. 1 - IL CORPO E LO SPAZIO

    Le case dei ricchi sono grandi, hanno un gran terreno attor-no e una recinzione che tiene lontani gli estranei.

    La reggia ne lesempio pi alto: di fronte al re ci si tiene auna debita distanza e le uniche persone che possono avvici-narsi a lui sono quelle che egli considera non-persone, i do-mestici, ad esempio.

    Una persona potente si sposta anche in unautomobile mol-to grande e tutta per s; una famiglia di citt in unutilitaria tra-sporta, oltre ai figli, la zia e il canarino.

    C UNO SPAZIO PER OGNI PERSONA

    Negli anni Sessanta, lantropologo americano Edward Hall,dopo aver a lungo studiato il comportamento territoriale deglianimali e aver rapportato questo alle modalit di interazionedegli esseri umani, ha elaborato una nuova disciplina, allaquale ha dato il nome di prossemica.

    Come dice la parola stessa (dal latino proximus= vicinis-simo, prossimo), la prossemica si occupa del modo in cuiluomo usa lo spazio attorno a s, di come reagisce ad esso,e di come, usandolo, pu comunicare certi messaggi in lin-guaggio non verbale.

    Hall pu essere considerato uno dei primi studiosi ad averscoperto che lo spazio attorno alluomo non vuoto, ma divi-so in precise zone, o bolle, invisibili e concentriche, entro lequali luomo si muove e nelle quali fa penetrare gli altri, conun preciso rapporto: pi aumenta lintimit, pi diminuisce lasuperficie della zona occupata.

    Quattro sono le aree in cui, normalmente, possiamo agire:

    una zona intima;

    una personale;

    una sociale;

    una pubblica.

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    CAP. 1 - IL CORPO E LO SPAZIO 15

    Zona intima

    La zona intima si estende allincirca da 20 a 50 cm, distanza

    fino alla quale possiamo arrivare con le mani, se si tengono igomiti vicino al corpo. la distanza che si mantiene con lepersone con le quali si in confidenza, gli amici pi cari, inostri familiari.

    Siamo cos vicini che possibile il contatto fisico e labbrac-cio; dellaltra persona non solo si sentono le parole, che sa-ranno pronunciate a un tono di voce pi basso, ma possibi-le avvertirne lodore e osservare le variazioni del respiro o del

    colore della pelle, ad esempio limpallidire o larrossire. I voltisono cos vicini che si pu cogliere ogni minima espressioneed emozione (fig. 1 a pagina seguente).

    Per eccesso di cordialit sarebbe meglio evitare di avvici-narci troppo a una persona che non ancora diventata inti-ma, magari prendendola sottobraccio. La sua reazione di irri-gidimento pu farci capire immediatamente che abbiamovoluto spostare il rapporto a un livello pi personale e abbia-

    mo invaso, senza chiedere il permesso o esservi stati invitati,lo spazio altrui.Se vogliamo che la gente sia a proprio agio in nostra com-

    pagnia, cerchiamo di mantenere le giuste distanze. Pi lascia-mo avvicinare una persona, pi il nostro rapporto diventa in-timo.

    Lentrare di una donna nella zona ravvicinata di un uomoviene sentito invece come tentativo di seduzione. Ci sono per-

    sone che per loro natura, avendo di base grande insicurezza ebisogno di affetto, cercano sempre e con chiunque di sposta-re il rapporto in questo spazio intimo; costoro non si possonolamentare poi se vengono costantemente fraintese.

    Qual il rapporto tra due persone che si avvicinano perscambiarsi un bacio? Se i loro corpi restano relativamente lon-tani e solo le guance si avvicinano, il bacio formale, nientedi pi di un saluto o di un augurio; quanto pi i loro fianchi siavvicinano, tanto pi stretto invece il loro legame affettivo.

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    16 CAP. 1 - IL CORPO E LO SPAZIO

    Fig. 1

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    CAP. 1 - IL CORPO E LO SPAZIO 17

    Vedremo in seguito come si reagisce al disagio per linva-sione collettiva della zona intima, per esempio quando ci si

    trova in luoghi affollati o sui mezzi pubblici.

    Zona personale

    La zona personale si estende da 50 fino a poco pi di 120 cm,cio lo spazio corrispondente al nostro braccio disteso, fino allimite di ci che possiamo toccare e afferrare. Quando dueconoscenti si incontrano per strada e si fermano a parlare, disolito si tengono a questa distanza (fig. 2 a pagina seguente).

    Si fanno entrare in questa zona, infatti, le persone con lequali abbiamo rapporti di conoscenza, con le quali ci stringia-mo la mano e avviamo conversazioni di cortesia, a una festa oa una riunione.A questa distanza il tono della voce sempre moderato, si

    colgono ancora le variazioni del respiro e i cambiamenti delcolorito della pelle, mentre le espressioni del viso assumonomolta importanza.

    Questa la zona nella quale non si avvertono pi gli odoripersonali o il profumo, a meno che questultimo non sia mol-to intenso. Anche il profumo, infatti, pu essere usato comemezzo per invadere la zona altrui anche se, formalmente, ci simantiene a una distanza corretta.

    Zona sociale

    La zona sociale arriva fino a 240 cm. la distanza doppiadella precedente, quella cio di due persone con il braccio te-so (fig. 3 a pagina 19).

    Stiamo a questa distanza dagli estranei e dalle persone chenon conosciamo bene; dal negoziante che ci vende qualcosa,dal tecnico che ci sta riparando un elettrodomestico in casa,dallimpiegato di un ufficio pubblico al quale ci rivolgiamo.

    Questa la zona della neutralit affettiva ed emozionale egenericamente dei rapporti di lavoro.

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    Fig. 2

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    CAP. 1 - IL CORPO E LO SPAZIO 19

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    Fig. 3

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    A questa distanza non pi possibile toccarsi, cogliere il re-spiro o il profumo dellaltra persona; per farsi sentire la voce

    ha un tono pi elevato e i gesti e le espressioni sono pi evi-denti e costituiscono la modalit di comunicazione privilegia-ta. Lo sguardo ha molta importanza, perch il contatto solodi natura visiva; quindi meglio non distogliere gli occhi dal-la persona con la quale si sta parlando, perch farlo da questadistanza equivale a escluderla dalla conversazione.

    Zona pubblica

    Per zona pubblica si intende lo spazio che va da 240 cm fi-no a circa 8 metri; generalmente oltre questa distanza non esi-ste pi alcun rapporto diretto tra le persone.

    Nella zona pubblica si colloca chi decide di parlare a ungruppo: il professore che parla agli studenti, lattore rivolto alpubblico o il politico che tiene un discorso (fig. 4).

    In questa zona la comunicazione verbale, essendo grande ladistanza tra chi parla e chi ascolta, assume unimportanza ca-

    pitale e il tono di voce deve essere sensibilmente aumentato.Anche i gesti devono farsi pi ampi e le espressioni pi mar-cate e riconoscibili per poter essere visti e rinforzare, cos, ilcontenuto verbale.

    Questa infatti anche la distanza alla quale ci teniamo dal-le persone di riguardo.

    Un esercizio

    Nei miei corsi, quando viene affrontato il tema dello spazioindividuale, invito le persone presenti ad avvicinarsi a due adue, come per iniziare una conversazione; poi viene misurataa terra la distanza tra i loro piedi. Questo per individuare lazona nella quale ogni persona si istintivamente collocata perrapportarsi con laltra.

    Questo esercizio rivela la modalit di relazione che si usa dipreferenza: cio, se si tende a instaurare preferibilmente un

    20 CAP. 1 - IL CORPO E LO SPAZIO

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    CAP. 1 - IL CORPO E LO SPAZIO 21

    Fig. 4

    0240800

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    rapporto amichevole,sentendosi pi a pro-

    prio agio nel relazio-narsi allinterno dellazona intima, degli affet-ti e delle emozioni o sesi tende invece a tener-si a una certa distanzadallaltro, magari pidella norma. Nel qual

    caso chiaro che si pre-ferisce portare il rapporto, e quindi il discorso, a un livello pimentale e formale, escludendo il pi coinvolgente piano emo-tivo (fig. 5).

    E laura che cosa centra?

    Mi sembra interessante osservare come la scoperta delle zo-ne individuali non faccia in pratica che codificare e misurare

    quanto da sempre le antiche scienze esoteriche e i sensitiviconoscono dellaura delluomo, dei corpi sottili che lo avvol-gono.

    Laura una specie di nuvola energetica, un ampio uovoche interpenetra e circonda il nostro corpo fisico. Essa ci ac-compagna sempre, noi camminiamo con essa, dormiamo conessa, e da essa veniamo sostenuti (Douglas Baker).

    Luomo avvolto da un primo strato sottile di materia invi-

    sibile, il corpo eterico. Attorno a questo c una bolla pi este-sa: quella del corpo astrale, quella cio delle emozioni, deisentimenti e dellaffettivit.

    Far entrare una persona nella propria zona intima pu forsevoler dire permetterle di compenetrare il nostro corpo astrale?

    Pi esterna al corpo astrale c una bolla di energia pi ra-refatta: quella del corpo mentale, nel quale si sviluppano ipensieri, le idee, le attivit della mente. Essa potrebbe corri-

    spondere alle zone nelle quali si fanno avvicinare le persone22 CAP. 1 - IL CORPO E LO SPAZIO

    Fig. 5

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    con le quali abbiamo un rapporto di stima, di amicizia o diammirazione, ma nessun rapporto affettivo.

    Nella zona pubblica le aure delle persone, visualizzate daisensitivi come tante bolle, o uova di energia, non si toccano equindi non si influenzano pi.

    Ma allora, quando noi diciamo che una persona ha un gran-de carisma e riesce a soggiogare il pubblico intendiamo forsedire che la sua carica energetica, la dimensione della sua aura, cos estesa da arrivare fino a compenetrare e influenzarequella del pubblico?

    COME REAGIAMO

    ALLINVASIONE DEL NOSTRO TERRITORIO

    Alcuni decenni fa Julius Fast raccontava in maniera diver-tente in che modo un suo amico psichiatra avesse deliberata-mente invaso il suo spazio personale, mentre si trovavano se-duti a un piccolo tavolo di ristorante.

    Si mangiava, lui continuava a parlare, io lo ascoltavo, macera qualcosa che non mi andava e che non sapevo definire,e questo malessere aument quando lui prese le posate e lealline accanto al pacchetto delle sigarette, spingendo il tuttosempre pi dalla mia parte.

    Come se questo non bastasse, per cercare di spiegarmi me-glio il suo punto di vista si sporse in avanti con tutto il corpoinvadendo quasi tutto il tavolo. Io mi sentivo cos a disagioche non stavo nemmeno a sentire quello che diceva.Alla fine, ebbe piet di me e mi disse: Ti ho voluto offrire

    una dimostrazione di uno dei punti fondamentali del linguag-gio del corpo, la comunicazione non verbale. Io fui incuriosi-to e gli chiesi di spiegarsi meglio Io ti ho minacciato in modoaggressivo, io ti ho sfidato. Ti ho messo nella posizione di do-verti difendere, e questo ti ha dato fastidio. Non avendo an-

    cora ben capito, gli chiesi che cosa avesse fatto di preciso.CAP. 1 - IL CORPO E LO SPAZIO 23

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    Tanto per cominciare, ho spinto avanti le mie sigarette. Ora,in base a una regola che non abbiamo avuto bisogno di enun-

    ciare, noi abbiamo diviso la tavola in due parti, met a te emet a me. Ma io non ho mai pensato a una divisione delgenere.

    naturale che tu non ci abbia pensato. Per la regola ri-mane. In base a tale regola abbiamo delimitato il nostro terri-torio, una delimitazione che di solito si mantiene in base a unprincipio non detto e a una norma di educazione. Per io hovoluto deliberatamente mettere le mie sigarette nella tua area

    in violazione di ogni buona maniera. Non essendoti reso con-to di quello che avevo fatto, tu hai incominciato a sentirti a di-sagio, minacciato, e quando io alla prima violazione del tuoterritorio ho fatto seguire la seconda, spostando in avanti ilmio piatto e le mie posate fino ad arrivare ad allungarmi iostesso verso di te, il tuo disagio aumentato ancor di pi etuttavia non ti rendevi conto del perch.

    Proviamo a ricordare le volte in cui qualcuno si allargatooltre il dovuto invadendo il nostro spazio. Forse anche a noi successo, senza capire quanto stesse accadendo, di essercisentiti a disagio, senza riuscire a trovare una spiegazione ap-parente. Perch il corpo che avverte linvasione, mentre noispesso non ci accorgiamo del messaggio che esso ci lancia.

    Quando ci si sente invasi, si hanno fisicamente alcune rea-zioni abbastanza tipiche e che si susseguono con un determi-nato ordine:

    a livello fisiologico il nostro corpo aumenta i battiti del cuo-re, nel sangue viene immessa adrenalina, i muscoli si contrag-gono e si preparano a un possibile attacco;

    a questo punto iniziamo a trasmettere una serie di segnalipreliminari per indicare il nostro disagio, quali dondolare unagamba, o muoverci sulla sedia, come se questa fosse improv-visamente divenuta scomoda;

    subito dopo il nostro corpo assume una posizione di chiu-

    sura nei confronti dellintruso e allora abbassiamo il mento,24 CAP. 1 - IL CORPO E LO SPAZIO

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    piegando in avanti le spalle o addirittura chiudiamo gli occhi,per cercare di non vedere quanto sta accadendo;

    se tutti questi segnali del corpo non vengono riconosciuti elinvasione altrui, con il conseguente nostro fastidio, continua,allora ci allontaniamo dal luogo in cui ci troviamo e cambiamodi posto.

    La reazione di fronte allinvasione del territorio personalepu addirittura provocare scoppi di violenza incontrollata inpersone particolarmente reattive.

    In automobile

    Alla guida di unautomobile spesso reagiamo in modo di-verso dal solito quando sentiamo che il nostro territorio sta-to invaso, perch viene stabilito un rapporto di distanza moltoparticolare. come se, restando seduti in un veicolo, il nostrospazio personale si espandesse e si ingrandisse notevolmente.Cos, se siamo alla guida, rivendichiamo per noi una zona che

    arriva anche a una decina di metri davanti e dietro di noi.Se unaltra auto si inserisce in questo nostro spazio, rea-giamo con irritazione, cosa che non ci succederebbe se unapersona ci tagliasse la strada mentre stiamo camminando perstrada (fig. 6). Questo avviene, forse, perch nel contattointerpersonale il nostro corpo compie una determinata seriedi gesti, spesso in manie-ra inconscia, per chiedere

    il permesso di avvicinarcie per scusarci dellintru-sione.

    Il corpo metallico dellanostra auto non ha inve-ce la capacit di fare deicenni per dichiarare lesue intenzioni pacifiche e

    non aggressive.CAP. 1 - IL CORPO E LO SPAZIO 25

    Fig. 6

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    COME DIFENDIAMO IL NOSTRO SPAZIO

    In autobusNella vita quotidiana esistono molte situazioni in cui il no-

    stro spazio personale viene invaso. Ad esempio, lessere stipa-ti in autobus o in una metropolitana implica uninevitabile in-trusione reciproca. E allora in un mezzo pubblico non sidovrebbe mai parlare con nessuno, n guardare le altre per-sone, ma mantenere uno sguardo assente o inespressivo, sen-za manifestare le proprie emozioni, anche lievi, quali disap-

    punto o buonumore.

    In ascensore

    Le persone in ascensore si comportano come se gli altri nonesistessero o non fossero persone. Entrando, per prima cosa sifanno dei cenni leggeri col capo per chiedere scusa ai presen-ti e poi ognuno si chiude in s.

    Durante il tragitto si fissa la luce sul soffitto e si legge conmolta attenzione la targhetta indicante la portata massima del-le persone. Poi si pu controllare ripetutamente se le nostrechiavi sono ancora al loro posto in tasca; infine, lo sguardo re-sta come ipnotizzato dallaccendersi e spegnersi della luce deipulsanti dei piani.

    Uno di fianco allaltro diventiamo rigidi e praticamente im-mobili e, se per caso sfioriamo involontariamente il nostro vi-cino, emettiamo alcuni segnali muti per chiedere scusa. Con-temporaneamente i muscoli della parte del nostro corpo che venuta in contatto con laltro si contraggono, come per unareazione di difesa.

    Se avessimo il coraggio di alzare gli occhi e osservare leespressioni dei presenti, vedremmo tante persone che sem-brano trattenere il fiato, per ricominciare a respirare solo nelmomento in cui le porte finalmente si aprono ed possibilescendere.

    26 CAP. 1 - IL CORPO E LO SPAZIO

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    La folla

    La resistenza che opponiamo alla violazione dello spazio in-

    dividuale cos forte che, anche in mezzo a una folla, ricer-chiamo un minimo di territorio personale.

    Durante una manifestazione pubblica ci sentiamo tutti mol-to invasi ma, se siamo riusciti a guadagnare intorno a noi unospazio anche minimo, allora possiamo essere pi rilassati.

    Se la folla ingrossa e diminuisce la distanza tra le persone,allora possono sorgere disordini, causati proprio dalleccessivairritabilit dei singoli individui, sottoposti loro malgrado a uno

    stress da deprivazione dello spazio vitale.Le forze dellordine conoscono bene questo meccanismo ed

    per questo che cercano di diradare la folla quando si fa trop-po numerosa, in modo che la gente, non pi cos oppressa,possa ritornare a uno stato danimo di maggior calma.

    Le non-persone

    La capacit di riconoscere la persona in un essere umano

    estremamente importante per capire come noi agiamo e rea-giamo, sia con il linguaggio del corpo sia verbalmente. Duemedici che discutono della gravit del caso clinico del pazien-te di fianco al suo letto lo trattano da non-persona. Allo stessomodo viene considerata, e pu cos lavorare liberamente, lad-detta alle pulizie che entra nellufficio durante una riunioneper svuotare il cestino; non disturba nessuno, nessuno la ve-de, come non-persona non pu ascoltare quanto viene detto.

    Una non-persona non pu invadere il nostro spazio indivi-duale, cos come non potrebbe farlo una sedia o un gatto. Al-lo stesso modo non possiamo invadere lo spazio personale diuna non-persona.

    In una situazione di affollamento sui mezzi pubblici ci trat-tiamo reciprocamente da non-persone, ma al di fuori da que-ste situazioni pu risultare offensivo non essere visti e non es-sere considerati.

    CAP. 1 - IL CORPO E LO SPAZIO 27

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    A un tavolo

    Se vogliamo restare soli ed evitare che qualcuno invada il

    nostro territorio, di solito mettiamo in pratica alcuni accorgi-menti.Avete mai pensato a come ci comportiamo quando, entran-

    do in una mensa o in una biblioteca, ci sediamo a un tavolo edesideriamo che nessun altro venga a sedersi vicino a noi? Leazioni che compiamo variano a seconda del nostro stato da-nimo.

    Per prima cosa andiamo a sederci a un tavolo il pi lontano

    possibile dallingresso; poi, se abbiamo una modalit diespressione aggressiva, occupiamo il posto centrale, spalle almuro e il viso verso la porta e quindi verso un possibile av-ventore. Latteggiamento del nostro corpo e il posto scelto persederci dicono chiaramente: non venite a disturbarmi, andatea sedervi da unaltra parte.

    Se invece siamo pi introversi, allora ci sediamo sempre al-lo stesso tavolo, ma con le spalle alla porta, segnalando cos il

    nostro bisogno di restare soli: lasciatemi da solo; se volete se-dervi, fatelo pure, ma non disturbatemi.

    Se non comprendiamo questi messaggi, possiamo commet-tere lerrore di forzare la situazione e di sedere, magari con ildesiderio di scambiare due chiacchiere, vicino a una di questepersone. Nella migliore delle ipotesi non otterremo che laco-niche risposte e lunghi silenzi carichi di tensione.

    Ai giardini

    Anche seduti sulla panchina di un parco possiamo deside-rare di restare da soli. Per segnalare ai possibili intrusi il no-stro bisogno di solitudine dobbiamo scegliere con cura il po-sto da occupare:

    se ci sediamo al centro della panchina, in modo aggressivocomunichiamo non verbalmente il nostro desiderio di occupa-re quella panchina da soli (fig. 7);

    28 CAP. 1 - IL CORPO E LO SPAZIO

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    se ci sediamo completamente sul bordo esterno, con unamodalit passiva affermiamo di non voler essere disturbati,ma che comunque c spazio anche per altre persone (fig. 8);

    se desideriamo invece, osservando nostro figlio che gioca o

    il nostro cane che annusa il prato, conversare con altre perso-ne, ci sediamo nella nostra met. Il messaggio : chiacchiero

    CAP. 1 - IL CORPO E LO SPAZIO 29

    Fig. 7

    Fig. 8

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    In trenoLa prossima volta che avrete occasione di entrare nello

    scompartimento di un treno ancora vuoto, osservate dove de-cidete di sedervi (fig. 10).

    30 CAP. 1 - IL CORPO E LO SPAZIO

    Fig. 9

    Fig. 10

    volentieri; accomodatevi pure, vi lascio invadere il mio spa-zio (fig. 9). Avete presente come seduto il protagonista del

    film Forrest Gump intento a raccontare a una sconosciuta lastoria della sua vita, seduto su di una panchina pubblica?

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    Vi sedete nellangolo interno, girandovi verso il finestrino emagari occupando il posto di fianco a voi con degli oggetti

    che vi appartengono?Oppure vi girate sorridenti verso la porta e quindi versopossibili compagni di viaggio?

    Chiedetevi invece che stato danimo avete se vi capita di oc-cupare il posto al centro, magari sistemando la borsa a sinistrae dei giornali alla vostra destra.

    Dintuito un passeggero che avesse voglia di fare conver-sazione durante il viaggio eviterebbe di entrare nel vostro

    scompartimento, a meno che non ci siano altri posti liberialtrove.

    altres molto improbabile che una persona, entrando inuno scompartimento libero, decida di sedersi nel primo posto,subito accanto alla porta dingresso.

    In famiglia

    I nostri oggetti personali possono, dunque, diventare ema-

    nazioni del nostro spazio e, sparsi tuttintorno, possono allar-gare la nostra zona di influenza e quindi, in qualche modo,proteggerci dallinvasione altrui.

    Nella vita quotidiana in famiglia ogni membro ha dei proprispazi personali che rivendica; per il padre pu trattarsi dellapoltrona preferita, vicino alla quale lascia il suo libro o gli oc-chiali, quasi a segnare questo posto occupato.

    Per la madre pu essere il territorio della cucina. Vi sietemai chiesti perch le suocere o le nonne, quando sono ospiti,creano dopo un po scontento e disagio?

    Uno dei motivi da ricercare, anche, nel fatto che inevita-bilmente queste signore, nel desiderio di rendersi utili, sposta-no gli oggetti dal loro posto abituale e occupano spazi che,per tacita regola, appartengono alla padrona di casa.

    Se il bambino semina i suoi giochi in cucina, la madre rea-

    gisce invitando il figlio a riportarli nella sua stanza in nome diCAP. 1 - IL CORPO E LO SPAZIO 31

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    un principio di educazione allordine, ma in realt lo fa per di-fendersi dallinvasione del suo territorio personale.

    Territorio e propriet

    Quando ci appoggiamo a una persona o a una cosa, nel lin-guaggio del corpo indichiamo apertamente che ci appartengo-no, che sono di nostra esclusiva propriet o, anche, che nesiamo fieri.

    Quando riceviamo una persona sulla porta di casa, anche sesiamo sorridenti e pronunciamo parole di benvenuto, evitia-

    mo di tenere ostentatamente una mano sullo stipite della no-stra porta dingresso (fig. 11).

    Il messaggio che inviamo al nostro ospite a questo punto doppio: con le parole lo invitiamo a entrare; con il corpo, in-vece, gli mostriamo di essere gelosi della nostra tana e dinon avere troppo piacere che venga invasa da estranei.

    Sprofondati nella poltrona dirigenziale, i piedi sulla scriva-nia, ribadiamo a chiunque entri che non solo quello il no-

    stro territorio, ma anche che meritiamo a buon diritto la caricache ricopriamo (fig. 12).

    32 CAP. 1 - IL CORPO E LO SPAZIO

    Fig. 11 Fig. 12

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    Al cinema

    Se il cinema non affollato, e quindi non siamo costretti a

    sederci in un posto qualsiasi, anche in questa occasione ef-fettuiamo istintivamente delle scelte per rispettare non solo lanostra privacy, ma anche quella delle persone gi sedute.

    La persona che si siede in una fila libera sceglie di solito ilposto con la visuale che ritiene migliore; la persona che arri-va dopo di lei si colloca abbastanza lontana dalla prima, per-ch i rispettivi spazi personali vengano rispettati.

    Si studiato che normalmente non ci si mette dalla parte

    opposta, cio troppo lontano, perch tale atteggiamento po-trebbe sembrare offensivo.

    Una terza persona che prendesse posto nella stessa filasceglierebbe la posizione intermedia, equidistante dalle altredue (fig. 13).

    La prossima volta che andiamo ad assistere a uno spettaco-lo, osserviamo anche in quale settore istintivamente preferia-mo collocarci. Nelle prime file, come per catturare avidamen-

    te pi immagini possibili? Lungo il corridoio o prossimialluscita per sentirci pi liberi e non disturbare?

    CAP. 1 - IL CORPO E LO SPAZIO 33

    Fig. 13

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    COME INVADIAMO IL TERRITORIO ALTRUI

    I simboli dellautoritCos come noi bussiamo prima di entrare, altrettanto do-

    vremmo fare, in maniera simbolica, prima di invadere la bolladi qualcuno. Rispettare lo spazio non sempre facile e nonsempre viene fatto.

    Le persone potenti cercano di occupare uno spazio note-volmente superiore agli altri, perch sono ben consapevoliche questo fatto conferisce loro maggior prestigio.

    Il grado di autorit di una persona viene messo in evidenzanon solo dalla grandezza del suo ufficio e della sua poltrona,ma anche dal tempo che questa lascia passare prima di darviil permesso di entrare nel suo ufficio e da come, invece, pos-sa liberamente invadere il vostro.

    Posizione e grandezza degli uffici

    Se unazienda dispone di pi piani di uffici, chi lavora ai

    piani pi alti ricopre una carica gerarchicamente superiore.A parit di piano, lufficio ad angolo pi importante di unocollocato in posizione centrale, anzi si pu dire che il poterediminuisce pi aumenta la distanza dalla posizione ad angolo.

    Open space

    La regola angolo = potere vale anche per gli spazi di lavo-ro aperti, gli open spaces, quelli nei quali, per agevolare la co-municazione e snellire le procedure, molte persone si trovanoa lavorare assieme nello stesso grande locale e dove tutti sonosotto gli occhi di tutti; cosa che a lungo pu diventare motivodi stress.

    Quindi, se riuscite a ottenere un posto ad angolo, con lespalle al muro, avete raggiunto una posizione dominante.Il posto peggiore in un open space, quanto ad autorit, sembrarivelarsi quello al centro della stanza, poich si disturbati dal

    34 CAP. 1 - IL CORPO E LO SPAZIO

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    continuo passaggio. Si pu cercare di difendere la postazionecentrale, proteggendola con oggetti da usare come barriera, e

    allora si possono collocare, per fare quadrato intorno a noi,delle piante, un mobiletto o al limite un paio di sedie, da te-nere, per, costantemente piene di pile di scartoffie.

    Dimensioni dellufficio e arredamento

    Naturalmente, pi lufficio ampio e ben arredato, pi ri-specchia il ruolo e limportanza del suo occupante. Senza arri-vare a misurare al centimetro le dimensioni della scrivania e la

    qualit del materiale con cui realizzata, che pu variare dauna essenza di legno pregiato a semplice laminato, o lesisten-za o meno di tappeti, quadri, piante e grandi finestre, lufficio anche lespressione della personalit di chi lo occupa.

    Tutto ci che viene appeso dietro alla scrivania, e che quin-di pu essere visto solo dai visitatori, stato collocato l perfare impressione su di loro. Di solito ci sono diplomi, premi eonorificenze ricevute.

    Tutti gli oggetti che invece sono visibili solo da chi sedu-to alla scrivania appartengono alla sua sfera privata: si putrattare di ritratti di persone care o di oggetti attinenti ad atti-vit di cui appassionato.

    Sembra, invece, che ci che viene appeso alle pareti latera-li abbia una funzione puramente decorativa e non rivesta al-cun significato preciso.

    La scrivania

    Come viene infine usato il piano della scrivania? Affermareche pi pieno di carte e pi la persona ha da lavorare sem-bra ovvio, ma lo solo parzialmente.

    Una scrivania totalmente vuota indica che la persona real-mente non deve svolgere alcun lavoro; probabilmente si limi-ta a decidere e il lavoro lo svolgono gli altri. Se sul piano cun solo fascicolo comprendiamo che la persona in quel mo-

    CAP. 1 - IL CORPO E LO SPAZIO 35

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    mento sta affrontando un solo problema specifico, per poievaderlo e passare ad altro; se invece ci sono tante carte ordi-

    nate e divise per argomento, probabilmente ha lincarico dicoordinare e controllare diverse attivit.Tante carte e documenti accatastati alla rinfusa, tanto da oc-

    cupare quasi tutto lo spazio del piano di lavoro, non rivelanoun individuo super indaffarato, ma al contrario: chi siede aquella scrivania non riesce ad avere la giusta efficienza e me-todo di lavoro (fig. 14).

    36 CAP. 1 - IL CORPO E LO SPAZIO

    Fig. 14

    Pi alta la sedia

    Nel regno animale si domina lavversario con laltezza; al-cuni di voi ricordano la favola di Fedro del lupo e dellagnel-lo (Superior stabat lupus, inferior agnus): il lupo bevevalacqua dal ruscello in una posizione pi alta rispetto a quellain cui si trovava lagnello. Lanimale pi debole dichiara lasua inferiorit sdraiandosi a terra e lanimale pi forte gli salesopra.Anche gli uomini seguono nella tradizione un simile com-

    portamento ancestrale e si inchinano di fronte a un idolo, a unadivinit o a un re.

    Latto di genuflettersi, di inchinarsi, addirittura di prostrarsi aterra sottolinea la riconosciuta importanza e superiorit dellapersona o del simbolo dinanzi al quale ci si pone.

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    Da sempre riconosciuto valido il principio che pi alta lasedia e pi alto il rango e il potere di chi vi seduto. Il trono

    dei re era non solo pi grande e sontuoso degli altri posti a se-dere dei cortigiani, ma era anche posto pi in alto, in modo chele persone ammesse al suo cospetto non potessero arrivare al-laltezza degli occhi del sovrano. Carlo Magno si fece costruirenella cattedrale di Aquisgrana un trono divenuto famoso per lasua altezza. Il suo intento era di rendere simbolicamente evi-dente la sua importanza, anche di fronte al papa.

    Nel film di Chaplin Il dittatorec una sequenza che porta al

    paradosso questo meccanismo. Dal barbiere si incontrano, se-duti di fianco, Hitler e Mussolini: con il volto insaponato esenza potersi sfilare dalle rispettive poltroncine, hanno unasola possibilit per cercare di affermare la loro reciproca su-periorit, e cio cercare di alzare la sedia sulla quale si trova-no seduti. Cos, a turno, in maniera molto umoristica, aziona-no la levetta che fa sollevare il sedile, arrivando alla fine asfiorare il soffitto.

    Quindi, se in azienda si vuole ulteriormente sottolineare lanostra superiorit e far sentire alle persone chiamate a collo-quio la loro dipendenza e metterle in imbarazzo, sar suffi-ciente restarsene seduti dietro alla scrivania su una grandepoltrona dirigenziale e collocare dinanzi a noi, per chi devesedersi, una poltroncina pi bassa, pi scomoda e senza brac-cioli. La persona a colloquio con noi sar in difficolt, non sa-pendo dove appoggiare le braccia; se poi la sedia abbastan-za bassa, diventer per lei disagevole laccesso alla scrivania e,cos sprofondata, automaticamente sar costretta a farsi tratta-re dallalto in basso. Questa posizione sminuisce in partenzala sicurezza di una persona e quindi il suo potere durante uncolloquio.

    Il massimo della perfidia lo si pu raggiungere lasciandovolutamente, se lospite fuma, un portacenere a una certa di-stanza, in modo da obbligarlo a compiere strane evoluzioniper poterlo raggiungere.

    CAP. 1 - IL CORPO E LO SPAZIO 37

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    Un altro diffuso gioco di potere quello di collocare la pol-troncina riservata al visitatore il pi lontano possibile dalla

    scrivania, e questo sottolineare la distanza rende ancora piimpotente lospite (fig. 15). Vi ricordate dove veniva fatto se-dere Fantozzi, il personaggio di tanti celebri film, quando ve-niva ricevuto dal suo grande capo?

    Un dirigente che abbia rispetto per gli altri, indipendente-mente dalle dimensioni della sua poltrona, quando riceve unapersona per un colloquio, si sposter dallaltra parte della scri-vania, per sedersi allo stesso livello e senza frapporre barriere.

    C da chiedersi perch, invece, troppo spesso certe figureprofessionali, ad esempio i medici, amino restare altolocati ebarricati dietro alla scrivania, dichiarando, con il linguaggionon verbale, la loro assoluta superiorit e non disponibilit,quando a parole stanno cercando di instaurare un dialogo

    38 CAP. 1 - IL CORPO E LO SPAZIO

    Fig. 15

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    CAP. 1 - IL CORPO E LO SPAZIO 39

    Fig. 16

    Il tempo dattesa

    Far attendere una persona una tecnica ben conosciuta permettere in risalto la propria autorit e importanza, che posso-

    no essere quantificate contando i minuti che intercorrono traquando bussate alla porta di qualcuno e il momento in cui viviene dato il permesso di entrare. Se, dopo aver regolarmentefissato un appuntamento, vi recate nello studio di un notoprofessionista e dovete attendere in sala daspetto per parec-chio tempo, probabilmente pensate che, poich egli talmen-te importante e impegnato, quasi un onore riuscire ad esse-re ricevuti e quindi il vostro tempo e il vostro denaro sono

    ben spesi.

    personale e magari intimo con il paziente, che cos intimoritoha molte pi difficolt ad aprirsi e a esporre i suoi problemi.

    Quindi, se avete occasione di presentarvi a un colloquio dilavoro, fate attenzione alla sedia che vi viene offerta: da que-sto potete capire le intenzioni del vostro interlocutore e lopi-nione che egli ha di se stesso e di voi (fig. 16).

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    Siamo cos abituati a subire queste attese che, se ci capita diessere ricevuti immediatamente, possiamo dubitare della ca-

    pacit del professionista e pensiamo di essere lunico clientedella giornata.

    Entrare senza bussare

    Un capo, invece, non deve attendere di essere ricevuto, ntantomeno chiedere il permesso prima di entrare, o almenocos ritiene di doversi comportare per sottolineare ulterior-mente la sua autorit.

    Da come ci comportiamo entrando in una stanza che non ciappartiene si pu stabilire quindi il nostro grado di autorit.Perch noi possiamo:

    bussare e attendere pazientemente di essere invitati a entra-re, che equivale a dire: il capo non sono io e la mia autorit praticamente nulla;

    non bussare ed entrare direttamente: autorit massima e an-che grande mancanza di sensibilit e di tatto. Con una simileazione come se, con il linguaggio del corpo, stessimo affer-mando: qui comando io; qui tutto mio, e quindi entro dovee quando voglio. In questo modo inoltre chi nella stanzaviene trattato da non-persona, da semplice esecutore di unafunzione specifica, poco pi di una fotocopiatrice.

    Una volta aperta la porta, la nostra maggiore o minore au-torit si misura da quanto spazio invadiamo del territorio al-

    trui. E qui abbiamo tre possibilit: possiamo fermarci sulla porta e comunicare rispettosamentequanto necessario: autorit minima;

    possiamo avanzare fino al centro della stanza: in linguaggionon verbale comunico di ricoprire un certo ruolo che mi dlautorit sufficiente per fare questo;

    possiamo entrare e dirigerci con passo deciso fino alla scri-vania della persona seduta: autorit massima.

    40 CAP. 1 - IL CORPO E LO SPAZIO

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    Pi veloce lentrata nella stanza, cio quanto meno temposi impiega a entrare, maggiore il grado di autorit di cui si

    gode.Anche la scrivania di una persona uno spazio personaleda non invadere. Spesso non ci si pensa e allora arrivando altavolo di un collega ci appoggiamo le mani o la nostra borsao ci sediamo addirittura sopra per sembrare pi disinvolti.Cos facendo possiamo provocare una reazione di grande ri-sentimento e perdere per lungo tempo la collaborazione diquella persona.

    Spesso il capo autoritario ritiene di poter entrare senza bus-sare e arriva difilato alla scrivania del suo dipendente inva-dendola con le mani o sbattendoci sopra il fascicolo che haportato (fig. 17).

    Un superiore avveduto eviter di fare questo, per non pro-vocare sentimenti ostili, ma cercher di darglielo direttamentein mano.

    Se, comunque, si vuole entrare senza bussare, si pu farsi

    sentire con un colpo di tosse o con la voce, per preavvisaredella nostra entrata ed evitare cos di mettere in imbarazzo chiforse in quel momento non pronto e non desidera esserecolto alla sprovvista.

    CAP. 1 - IL CORPO E LO SPAZIO 41

    Fig. 17

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    Linterrogatorio

    Se una moglie volesse assolutamente ottenere una piena

    confessione dal marito che le sta di fronte, potrebbe cercare diusare le tecniche specifiche di invasione del territorio dellequali abbiamo parlato, e ritornare con la memoria ai tanti filmpolizieschi visti in televisione. E allora, per prima cosa, dovrfarlo sedere in un posto fisso, ad esempio langolo del divano,e poi incalzarlo fisicamente, sedendosi sempre pi vicina,man mano che diventano pi pressanti e specifiche le doman-de (fig. 18). Nei film di solito, a questo punto, linterrogato, di

    fronte alla doppia aggressione verbale e territoriale, avendoprecluse le uniche due possibilit, cio quella di fuga o quelladi attacco, si sente impotente e questo stato genera in lui unaforte frustrazione che prelude alla confessione.Anche la moglie a questo punto, se avr usato bene questo

    meccanismo psicologico, sar riuscita a indebolire le difese delmarito al punto da farlo crollare e confessare la verit. Ma selui, sentendosi invaso, si alza e si allontana, a lei non resta che

    una possibilit, quella di andare a leggere al capitolo 9 qualisono i gesti che di solito compie una persona quando mente.

    42 CAP. 1 - IL CORPO E LO SPAZIO

    Fig. 18

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    LO SPAZIO ATTORNO A UN TAVOLO

    Attorno a un tavolo rettangolare si svolgono di solito lamaggior parte dei rapporti di lavoro, sia esso una scrivania oun tavolo da riunione. Anche il posto che si occupa, sedendocon altre persone, significativo dei rapporti che intercorronoe del clima che inevitabilmente verr a instaurarsi. La distanzaalla quale ci si mantiene esprime anche la reciproca distanzainteriore. Vediamo alcuni esempi.

    Se il nostro capo seduto dietro alla sua scrivania e noidobbiamo sederci con lui per svolgere un lavoro, rispetto allasua posizione noi abbiamo tre possibilit: sederci di fronte, difianco a lui o a lato del tavolo, in posizione angolare.

    La posizione frontale

    Questa posizione, che vede le due persone sedute una difronte allaltra, pu rivelarsi anche la pi pericolosa perch por-ta inconsciamente a dividere il tavolo in due parti eguali, come

    per unideale partita: il rischio che le persone tendano ad as-sumere un atteggiamento competitivo e quasi di sfida (fig. 19).

    CAP. 1 - IL CORPO E LO SPAZIO 43

    Fig. 19

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    Perci assolutamente da evitare, potendolo fare, se si de-sidera instaurare un rapporto di amichevole collaborazione;

    pu essere, invece, la situazione ideale per un capo che deb-ba redarguire un suo dipendente o impartire degli ordini. purtroppo la pi usata nei colloqui di lavoro.

    La posizione angolare

    Sedersi ad angolo si rivela la posizione ideale quando si de-ve intrattenere un colloquio, perch entrambe le persone pos-sono guardarsi in faccia e parlare e, allo stesso tempo, avere

    una parte di campo libera per il movimento e per lasciar spa-ziare lo sguardo. quindi una posizione pi rilassante, checrea minor tensione e nella quale possibile lavorare pi se-renamente (fig. 20).

    Langolo del tavolo funge, inoltre, da barriera parziale equesto consente un minimo di protezione. Questo anche ilposto migliore per la segretaria alla quale si debbano dettaredelle lettere: lei abbastanza vicina da permetterci di usare un

    normale tono di voce e, nel contempo, si ha il campo liberoinnanzi a s per potersi concentrare su quanto si va via viadettando. Se, convocati per un colloquio di lavoro o per unavendita, riusciamo a sederci in questa posizione, abbiamomolte pi probabilit di successo.

    44 CAP. 1 - IL CORPO E LO SPAZIO

    Fig. 20

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    La posizione di fianco

    Se ci viene concesso di sederci dalla stessa parte della barri-

    cata il significato appare subito molto evidente: la personacon la quale lavoriamo ritiene che tra di noi esista un pari li-vello di mansioni, e che le nostre idee sono abbastanza affinicirca la risoluzione di un determinato problema che ci riguar-da entrambi (fig. 21).

    Un venditore, quando riesce a sedersi a fianco di un poten-ziale cliente, sar molto pi facilitato nel trasmettergli che fa-ranno entrambi un ottimo affare se concluderanno quella trat-

    tativa.

    CAP. 1 - IL CORPO E LO SPAZIO 45

    La posizione distanziata

    Esiste, infine, unultima possibilit di sedersi rispetto a unapersona, e cio il pi lontano possibile, dallaltro lato del ta-volo: questo modo di comportarsi significa prendere le distan-ze, per timidezza, soggezione o disinteresse, da quanto dovressere detto.

    Questa la posizione dellaccompagnatore, di colui che staaccanto a chi seduto di fronte alla scrivania, senza interveni-re nel colloquio.

    Fig. 21

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    Un piccolo trucco

    Supponiamo che dobbiate sottoporre dei documenti a qual-

    cuno che, da dietro la sua scrivania, vi invita a sedervi di fron-te a lui.

    La scrivania larga e voi avete poca possibilit di successodalla posizione in cui vi trovate: lideale per voi sarebbe di riu-scire a passare dalla sua parte, per poter meglio illustrare ilvostro progetto.

    Provate questo piccolo trucco: disponete il fascicolo in mez-zo alla scrivania. Se la persona non minimamente interessa-ta ad approfondire largomento, non si muover dalla sua po-sizione; allora restate al vostro posto e senza tante speranzeiniziate a parlare.

    Pu anche darsi che egli si sporga in avanti per vedere me-glio quanto gli esponete: il messaggio non verbale mi inte-ressa, ma resti al suo posto.

    Se invece la persona con cui state parlando attira dalla sua

    parte il fascicolo, vi viene tacitamente offerta la possibilit di46 CAP. 1 - IL CORPO E LO SPAZIO

    Fig. 22

    anche la posizione che normalmente si sceglie sedendosia un tavolo di biblioteca o di consultazione, per cercare di

    non disturbarsi reciprocamente (fig. 22).

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    Il tavolo da riunione

    Se alcune persone di pari grado sono sedute attorno a un ta-

    volo da riunione (fig. 24), la persona seduta nel posto indicatocon il numero 1 si trova automaticamente ad avere pi autoritper il fatto di essere a capotavola e di dominare, oltre al tavo-lo, la porta dingresso.

    Segue per impor-tanza la persona se-duta allaltro capo deltavolo, poich volgele spalle alla porta, einfine chi siede difianco a 1, a partireda 2 e 3. Le personedallaltro lato del ta-volo, spalle alla por-ta, sono leggermente

    svantaggiate.CAP. 1 - IL CORPO E LO SPAZIO 47

    Fig. 23

    Fig. 24

    seguirne il percorso; chiedete a questo punto se potete avvi-cinarvi per illustrarlo e poi rapidamente spostatevi al suo

    fianco (fig. 23).

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    Il tavolo quadrato

    Un tavolo quadrato ha delle valenze precise, poich si crea-

    no contemporaneamente situazioni di competizione e di col-laborazione tra le persone.Vediamo invece le dinamiche che possono instaurarsi in-

    consciamente, a livello del linguaggio del corpo, quando sidecide di mettersi a tavolino per risolvere un qualsiasi pro-blema.

    Di solito collabora di pi con noi chi ci seduto di fianco,soprattutto la persona alla nostra destra. Chi si trova di fronte

    a noi, in posizione tacitamente competitiva, opporr maggioridifficolt e magari far resistenza.

    La prossima volta che ci capita, proviamo a fare attenzionese questo avviene e, se ci possibile, cerchiamo di tenere lin-contro seduti attorno a un tavolo rotondo, che crea immedia-tamente unatmosfera meno competitiva.

    Sedersi in cerchio

    Re Art e i Cavalieri della Tavola Rotonda vengono citatispesso nei libri di linguaggio del corpo, perch ha colpito lanostra immaginazione lidea di un re cos saggio da desidera-re che i suoi cavalieri fossero seduti assieme a lui attorno a untavolo che, proprio per la sua forma, potesse garantire a tuttiuna parit di rango e di importanza.

    Questo in effetti ci che succede, a patto che allo stessotavolo rotondo non sieda una persona pi importante, re Arto il capo di turno, perch allora tutto cambia e limportanzadelle persone viene sancita in base alla maggiore o minorelontananza dal capo.

    La stessa regola pu valere naturalmente anche per le per-sone sedute in cerchio per un gruppo di lavoro (fig. 25).

    Se la persona seduta a sinistra, accanto alla lavagna, e indi-cata con il numero 1 conduce il gruppo, il suo braccio destro il numero 12, e laltro suo assistente il numero 2.

    48 CAP. 1 - IL CORPO E LO SPAZIO

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    Il numero 7, seduto di fronte a lui, il suo antagonista o, sela sua seduta casuale, quello che potr in seguito opporrepi resistenza e critiche.

    Le persone numero 8 e numero 6 hanno, per simpatia e so-

    miglianza di vedute, scelto di sedersi di fianco allopposizione,o comunque potrebbero diventarne degli alleati.Chi ha scelto di sedersi nei posti 4 o 10 non molto inte-

    ressato a quanto viene detto e da quella posizione pu na-scondersi abbastanza alla vista del capo e dellantagonista, enello stesso tempo pu controllare tutti gli altri.

    Pi complesso e sottile lo stato danimo degli altri quattroche sono seduti nelle posizioni intermedie.

    Il capogruppo deve prestare molta attenzione a 3 e 11 per-ch dipende magari da loro lesito di una votazione: essendopersone deluse, perch ritengono di non avere abbastanzapotere, se si sentono escluse potrebbero venire meno agli im-pegni presi.

    Pi facile, forse, trattare con 5 e 9: per portarle dalla suaparte deve con pazienza stimolarle a esporre le loro idee e, seci riesce, alla riunione successiva, potrebbero, istintivamente,scegliere unaltra posizione.

    CAP. 1 - IL CORPO E LO SPAZIO 49

    1

    2

    3 4

    5

    6

    7

    89101112

    Fig. 25

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    Importante ricordare che la scelta del posto equivale, a li-vello inconscio, a unaffermazione con la quale indichiamo

    con quale stato danimo ci accingiamo ad assistere alla riunio-ne e a chi intendiamo rivolgere le nostre simpatie o antipatie.Uno stesso gruppo di persone, che si incontra abitualmente

    nello stesso luogo, tende a conservare il posto scelto la primavolta.

    Se vogliamo comprendere il mutare delle dinamiche interneal gruppo pu essere interessante osservare se qualcuno cam-bia posizione.

    In famiglia: il tavolo da pranzo

    Che tipo di tavolo da pranzo abbiamo in casa? La famigliaaperta preferisce riunirsi attorno a un tavolo rotondo, la fami-glia chiusa sceglie un tavolo quadrato o rettangolare.

    Per famiglia aperta si intende un nucleo in cui le personesono libere e poco formali, e i posti a sedere possono esseretranquillamente scambiati a seconda delle esigenze del mo-

    mento.Rigida e formale invece una famiglia chiusa, nella quale

    non c spontaneit o libert e dove a tavola ognuno ha il suoposto fisso, la sua sedia intoccabile. Chi invitato a casa diamici pu gi avere una prima importante indicazione circalatmosfera che regna nella famiglia che lo ospita, facendo at-tenzione alla distribuzione dei posti attorno alla tavola.Altra indicazione per comprendere lordinamento interno

    della famiglia stessa, per capire cio chi comanda, ci vienefornita dal posto occupato dal padre e dalla madre. Se il padresiede a capotavola e la madre alla sua destra, ognuno dei duerispetta il ruolo tradizionale: lui il capofamiglia, lei non incompetizione, ma gli molto unita.

    Se i genitori siedono ognuno a un capo del tavolo, questoindica che fra di loro esiste un conflitto, magari inconscio, suchi deve portare i pantaloni in casa; pu essere il caso della

    50 CAP. 1 - IL CORPO E LO SPAZIO

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    madre che chiede formalmente ai figli di rispettare il padreperch lui che comanda, ma che poi in realt lei a diri-

    gere con il suo umore la quotidianit.Anche attorno al tavolo di casa vale quanto detto fin qui ri-guardo al significato dei posti occupati; pu essere quindi uti-le osservare dove si siedono i figli e gli altri membri dellafamiglia, perch ognuno occupa inconsciamente il posto cheriflette il suo ruolo allinterno dei rapporti interfamiliari.

    Se il figlio maschio si siede di fronte al padre, in atteggia-mento di sfida-competizione, forse nellet adolescenziale

    della ribellione e della ricerca di una propria identit. Se inve-ce la figlia che, sedendosi a sinistra del padre, si pone difronte alla madre, forse nella fase in cui si sente in competi-zione con lei.Abbastanza defilato e neutrale potr essere il posto scelto

    dal figlio minore, che ancora non riveste alcun ruolo partico-lare in famiglia.

    Dai posti occupati si rilevano, infine, anche le alleanze che

    vengono a costituirsi tra i fratelli o i membri della famiglia.

    Al ristorante

    Anche nel sedersi a un tavolo di ristorante si seguono in-consciamente gli stessi principi fin qui esposti e cos si puscegliere il posto di maggior predominio, quello pi defilato econ le spalle alla sala e allingresso, oppure pi o meno vicinoalle persone a noi pi affini.

    Quanto detto, naturalmente, non tiene conto delle normaliregole di galateo e cortesia che tutti noi conosciamo e cheprevedono certi rituali e certe posizioni che, in quanto impo-sti, non sono segnali inconsci del linguaggio del corpo.

    Che cosa dire di un piccolo tavolo a cui una coppia nonpu che prendere posto sedendosi uno di fronte allaltra?

    Se le persone sono innamorate e il tavolo molto piccolo, possibile unintimit maggiore, in quanto le ridotte dimensioni

    CAP. 1 - IL CORPO E LO SPAZIO 51

  • 5/23/2018 Linguaggio Del Corpo

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    del tavolo permettono il contatto delle mani e il guardarsiprofondamente negli occhi, per dedicarsi completamente al-

    laltro.Una coppia con qualche dissapore nellaria, che scelga diandare al ristorante per parlarne, dovrebbe invece evitare laposizione frontale e quindi combattiva.

    Si vedono spesso coppie che discutono al ristorante seduteuno di fronte allaltra (fig. 26).

    52 CAP. 1 - IL CORPO E LO SPAZIO

    Fig. 26