Linguistica Romanza Varvaro

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Sintesi del Varvaro

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  • Linguistica RomanzaCorso introduttivo

    Alberto Varvaro

    Parte A Introduzione1 cHE COSA LA LINGUISTICA ROMANZA

    La linguistica romanza studia in ogni loro aspetto tutte le parlate che hanno origine da una evoluzione della lingua latina. Proprio per questo le lingue romanze si chiamano anche neolatine.Secondo la distinzione delle lingue che risale a August Wilhelm Schlegel si possono distinguere lingue isolanti, agglutinanti e flessive. Le prime sono le lingue in cui ogni parola corrisponde ad uno e un solo morfema, le agglutinanti sono quelle in cui in una parola si combinano pi morfemi invariabili e ben distinguibili tra di loro, le lingue flessive sono quelle in cui ogni parola combina pi morfemi non necessariamente distinti e di forma variabile, come accade per il latino.

    In realt i tre tipi isolante, agglutinante e flessivo non si trovano mai in forme pure; le lingue reali si approssimano pi ad uno o ad un altro ma con gradazioni molto sottili.Tutte le lingue romanze rientrano con modalit varie nel tipo flessivo, ma lidentificazione di tali lingue non tipologica, bens genealogica: si fa riferimento ad una famiglia linguistica, che ha a capo una lingua madre. Allinizio del XIX secolo fu riconosciuta la fondamentale affinit di un gruppo assai cospicuo di lingue che include il latino, il greco, il tedesco, il russo, lalbanese, larmeno, il persiano e il sanscrito. Questa affinit fu dimostrata non sulla base di evidenze, ma di rigorose corrispondenze tra morfemi e suoni. Essa fu spiegata con la comune origine di tutte questa lingue da un capostipite unico: lindoeuropeo. Postulando cio una lingua di cui non si ha alcuna traccia, ma lunico strumento possibile per spiegare tali affinit. Poco a poco la metafora genealogica fu utilizzata anche per ipotizzare fasi intermedie anchesse scomparse, per spiegare la somiglianza tra loro di alcuni gruppi di lingue indoeuropee rispetto alle altre.Le lingue romanze sono dunque una ramificazione particolare della famiglia indoeuropea; il solo caso conosciuto e documentato in cui da una lingua ben attestata come il latino sia nata unintera famiglia.Pu accadere per che i dati siano contraddittori. Accade che ci siano lingue in cui il lessico in maggioranza romanzo ma il sistema grammaticale no. Come accade per linglese, considerata per questo lingua germanica. Analogo il caso del romeno che consideriamo lingua romanza anche se gran parte del suo lessico non latino.La linguistica romanza include dunque lo studio di ogni aspetta, antico e moderno delle lingue romanze. Essa ha un versante diacronico ed uno sincronico, oltre ai settori tradizionali come la fonetica, la morfologia, la sintassi e la lessicologia include anche la dialettologia, la sociolinguistica, la pragmatica e la tipologia delle lingue romanze di ieri e di oggi.

    2 BREVI CENNI DI STORIA DELLA LINGUISTICA ROMANZAConosciamo gi dal medioevo riflessioni sulle lingue romanze. I collezionatori sei e settecenteschi di campioni di lingue non avevano riconosciuto per lappartenenza al gruppo romanzo di numerose variet europee. Mancava un

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    metodo che permettesse una sistemazione scientifica delle ricche conoscenze in questo campo. lacquisizione del metodo comparativo elaborato dalla linguistica indoeuropea a fornire la consapevolezza che le corrispondenze devono essere regolari, costanti e verificabili. Ci permette al tedesco Diez di produrre una grammatica comparata delle lingue romanze e poi un vocabolario etimologico della famiglia.Nella seconda met dell800 si realizza un gran numero di edizioni scientifiche di testi letterari e non letterari medievali; parallelamente si sviluppa lattenzione ai dialetti parlati soprattutto ad opera del goriziano Isaia Ascoli.Tra il 1866-1868 il tedesco Schuchardt mise in rilievo la complessit dei rapporti con il latino, indagando di questa lingua non i testi normalizzati dalla letteratura, ma le innumerevoli deviazioni della norma documentale degli scritti pi umili o rozzi. Ci si rendeva cos conto che le lingue romanze non sono lo sviluppo delluso scritto di Cicerone odi Virgilio ma del complesso delle forme del latino parlato nellimpero romano. Egli metteva in rilievo limportanza della variazione continua e della diffusione della innovazioni nello spazio e sottolineava il peso della mescolanza linguistica.Divent cos centrale il problema dellesistenza o meno di confini linguistici sul terreno, problema che dette la spinta alla realizzazione di atlanti linguistici basati su inchieste dirette. Il francese Jules Gillron fu autore del primo atlante linguistica nazionale, nasce cos la geografia linguistica.Alla met del novecento la linguistica romanza soffre molto il trionfo della linguistica strutturale che si richiama a Saussure. La linguistica romanza ormai si comunque estesa a tutti i paesi romanzi europei ed extraeuropei, e alla maggior parte di quelli non romanzi.

    Parte B Le lingue romanze oggi3 GEOGRAFIA ED IDENTIT DELLE LINGUE ROMANZE ATTUALI

    Oggi le lingue romanze occupano, in primo luogo, unarea geografica continua nellEuropa occidentale, ad ovest di una linea che va dal Canale della Manica al mare adriatico. A occidente di questo confine, allinterno dellarea romanza, ci sono sparse isole linguistiche alloglotte, soprattutto in Italia. Ma vanno segnalate soprattutto due cospicue aree: la Bretagna francese in parte di lingua celtica, vi sono poi zone basche nel sud della Francia e in Spagna. In queste aree, come nelle isole alloglotte minori, la maggior parte della popolazione bilingue e non mancano coloro che non parlano la lingua locale.Le grandi lingue romanze sono il portoghese, lo spagnolo, il francese e litaliano, ma alcune lingue come il catalano, il galego e lasturiano hanno riconoscenza romanza.

    In Europa esiste per unaltra importante area romanza, ad oriente del confine che abbiamo tracciato e senza continuit con laria principale. Nei Balcani c una massa compatta che copre gran parte della Romania e della Repubblica Moldava, ambedue di lingua romena.Fino ai primi anni del novecento cera nei Balcani unaltra parlata romanza, un linguaggio ibero-romanzo degli ebrei espulsi nel 1492 dalla Spagna e rifugiatisi nellimpero Ottomano. Le stragi della seconda quella mondiale, nel

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    Balcani e limmigrazione in Israele hanno fatto quasi scomparire questa variet romanza dalla nostra area.In America vi una vastissima area romanza, cos come in Africa, dove nessun paese propriamente di lingua romanza, ma la maggior parte degli stati di recente indipendenza ha conservato come ufficiale la lingua dellantico colonizzatore perch non c una lingua locale dominante. In Asia vi sono delle piccole aree portoghesi e spagnole, mentre in Oceania usano il francese solo alcuni gruppi di isole.Non facile alla luce di tutto ci dire quanti siano i parlanti di lingua romanza. In ogni caso non meno di mezzo miliardo di persone. Delle lingue principali il pi diffuso lo spagnolo, seguito dal portoghese, dal francese e per ultimo litaliano.

    4 POLITICHE LINGUISTICHE IN AREA ROMANZAPer politica linguistica si intende tutte quelle decisioni prese a livello governativo e simili che interessano lambito della lingua di un paese.

    Nella storia delle lingue romanze alcune di queste decisioni sono rimaste memorabili.Nellanno 813 un concilio di vescovi dellimpero carolingio, riunito sulla Loira decise che nelle chiese dellImpero, mentre la liturgia rimaneva in latino, le omelie dovessero essere formulate in lingua volgare, romanza nelle aree romanze e germanica in quelle germaniche, affinch i fedeli potessero intenderle. Questa decisione dava soprattutto legittimit alle lingue volgari modificandone quindi non la diffusione ma lo status.Nel 1539 il re di Francia Francesco I con lordinanza di Villers-Cotterts segn un altro storico momento. Per evitare gli equivoci e le difficolt che nascevano dalluso del latino nei tribunali del regno il re decise che fosse obbligatorio luso del francese. Questa norma era fatta per agevolare tutti quanti disconoscevano il latino ma di fatto assegn al francese uno status che riduceva quello di tutti gli altri dialetti del regno. Da qui ha inizio una politica di unificazione linguistica della Francia che sar portata alle estreme conseguenze dalla Rivoluzione, per cui luguaglianza tra i cittadini implica luso di una stessa lingua, il francese.La storia del Ducato di Savoia, e quindi del Piemonte, ebbe una svolta quando dal 1560 in poi il duca Emanuele Filiberto adott litaliano nellamministrazione e nella giustizia della parte italiana dei suoi possedimentiIl decreto de Nueva Planta, emanato nel 1707 ed esteso nel 1716 ai paesi catalani dal re di Spagna Filippo V (il primo della dinastia dei Borboni) introduceva lobbligo dello spagnolo nelluso dellamministrazione e giudiziario, risolvendo a sfavore delle altre parlate del regno, soprattutto del catalano.Non meno importanti in campo di politica linguistica sono le fondazioni di associazioni cui si assegna il compito di regolare luso linguistico; come ad esempio lAccademia della Crusca,fondata nel 1582, lAcadmie Franaise, del 1636, e la Real Accademia de la lengua, del 1714.

    Nel mondo romanzo attuale solo in Francia considerato normale che il governo intervenga sulluso linguistica, non solo combattendo lintroduzione di termini stranieri, ma anche stabilendo che le insegne dei negozi debbano

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    essere in francese e perfino legiferando su usi grafici come la dieresi o laccento circonflesso.Il campo pi importante della politica linguistica sempre stato la scuola perch il luogo in cui bisognerebbe insegnare ai giovani come si scrive e si legge. In Italia, dallunit (1861) in poi, salvo brevi periodi nelle scuole il dialetto stato sanzionato, obbligando i bambini alluso dellitaliano.

    5 LA VARIAZIONELunita linguistica non la condizione naturale della lingua. La variazione del tutto normale non solo tra le diverse comunit ma allinterno di ciascuna di esse ed limitata soltanto dalla necessit di comunicare.Gi Dante aveva osservato che in una stessa citt non si parla in tutti i rioni alla stessa maniera e che la lingua del passato era certamente diversa da quella del presente. I dialettologi dell800 assumevano che in ogni localit esistono usi linguistici sostanzialmente omogenei e prendevano in esame solo pochi campioni, ma quando le inchieste sul terreno si espansero fu inevitabile constatare che non era cos. La prima spiegazione fu affidata al passare del tempo, ipotizzando che la lingua originale fosse quella degli abitanti pi anziani, mentre i giovani la cambiavano col passare del tempo. Furono quindi presi in esame solo gli abitanti pi anziani, dando per scontato che almeno in una famiglia luso linguistico fosse omogeneo. Successivamente risult invece che i parlanti studiati differivano gli uni dagli altri nel modo di parlare a seconda del sesso, dellet, delloccupazione.Ritenendo necessario non rinunciare allidea di omogeneit linguistica, i linguisti si convinsero che essa esistesse almeno allinterno di un singolo individuo. Pi tardi fu ripreso il concetto con il termine di idioletto, con cui si indica linsieme degli usi linguistici propri del singolo parlante.Ma essendo la variazione un carattere intrinseco della lingua, di ogni lingua, anche luso linguistico di un singolo parlante risulta incostante e ricco di variazioni.Le dimensioni della variazione sono molteplici. Le principali sono la diatpica, diafsica, diastrtica e diacronica. Per variazione diatpica si intende quella che si realizza nello spazio. Tale variazione include sia la differenza tra le famiglie linguistiche, che pu essere grandissima, sia quella tra le parlate dei rioni di una stessa citt, che pu essere minima. Per variazione diastrtica intendiamo quella che si realizza allinterno di una comunit sociale in rapporto al variare delle condizioni sociali stesse. Per variazione diafasica si intende quella che si realizza in rapporto ai registri espressivi. Per variazione diacronica si intende quella che avviene nel tempo, per esempio quella che avvenuta in italiano tra l800 e il 900.

    6 LA VARIAZIONE DIATPICA: I DIALETTI E LE VARIET REGIONALILa forma pi evidente di variazione linguistica quella diatpica, che si realizza nello spazio. Queste variet vengono detti dialetti. Nella Romnia antica i dialetti sono in linea di principio la continuazione diretta del latino parlato nella stessa area, trasmesso di generazione in generazione. In ogni caso errata la convinzione diffusa che i nostri dialetti siano forme corrotte della lingua nazionale, al contrario essi derivano direttamente dal latino,

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    proprio come le lingue romanze, le quali per altro si sono formate sulla base di un dialetto.Se si prende ad esempio la citt di Siviglia, essa rimasta per secoli in mano ai musulmani e alla fine di questa dominazione la popolazione era in maggioranza araba. Il Sivigliano moderno non dunque lo sviluppo del latino in Italica ma la conseguenza della Reconquista e del ripopolamento della citt con immigrati.Nello spazio la variazione costante ma in genere modesta: gli abitanti di una localit sono quasi sempre in grado di comprendere il dialetto usato nelle localit circostanti; solo ad una certa distanza la somma delle differenze da luogo alla convinzione che sia intervenuta una differenziazione pi radicale.

    I dialetti regionali presentano fenomeni di convergenza: usandoli i parlanti evitano fenomeni strettamente locali, che sono generalmente considerati pi rustici. I dialetti locali vengono cos sottoposti allinflusso livellatore dei dialetti regionali e a quello della lingua di cultura. Essa ritenuta indispensabile per acquisire uno status sociale alto e per accedere ad una serie di attivit professionali, specialmente se si lavora fuori dal luogo di origine. Chi parla solo il dialetto condannato allemarginazione.In Francia questo processo iniziato prima ed molto avanzato. I patois resistono solo in zone e strati sociali molto marginali, soprattutto se non sono originariamente affini dal francese. In Italia i dialetti sono molto pi forti che in Portogallo, Spagna o Francia, ma da tempo se ne paventa la morte. In realt questo inarrestabile processo di variazione non si arresta, ma cambia, si formano cos quelli che vengono chiamati italiani regionali. Nella fonetica spesso si distinguono ad esempio la presenza o lassenza del raddoppiamento fonosintattico, ma anche nella sintassi possiamo riscontrare piccole variazioni a seconda delle diverse regioni.Sono numerosi anche i geosinonimi, cio le parole che in aree diverse esprimono lo stesso concetto.

    7 LA VARIAZIONE DIATPICA: I PIDGINS ED I CREOLIUn caso estremo di variazione diatpica si realizzata negli empori commerciali creati dallespansione oceanica degli europei dal medioevo in poi e pi tardi nelle colonie basate sul lavoro degli schiavi. Nel primo caso, piccoli gruppi di europei, soprattutto portoghesi e poi spagnoli e francesi, quasi esclusivamente maschi, gestivano sulle coste dellAfrica e dellAsia stazioni commerciali. Gli europei avevano limitate necessit di contatto linguistico con gli indigeni e non imparavano la lingua di costoro, ma semmai ricorrevano alla mediazione di servitori locali. A questo fine si creavano lingue semplificate, dette pidgins, caratterizzate da una grammatica ridotta allessenziale e da un lessico funzionale ai rapporti commerciali e a forme ridotte di convivenza. La stabilit di un pidgins limitata: esso nasce e muore in rapporto al bisogno di comunicazione.Alcuni di questi empori rimasero attivi per secoli e vi si cre una mini-societ gli europei si univano a donne indigene e i figli nati da queste unioni erano detti meticci. Il pidgins diveniva cos la lingua materna. A questo punto, per, non parliamo pi di pidgins ma di creolo privo di limitazioni funzionali alle relazioni commerciali ed appunto lingua materna e spesso unica.

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    Nelle colonie commerciali non mancavano schiavi ma la situazione cambia quando la richiesta continua di braccianti genera la tratta. Le masse razziate sulle coste e nellinterno venivano concentrate negli empori costieri dafrica e poi imbarcate per la traversata. In questa fase gli indigeni venivano mescolati e dovevano cos adottare una nuova lingua per comunicare tra loro e con i padroni; questa era di norma una lingua creola..Le lingue creole, romanze e non romanze, sembrano costituire una categoria linguistica ben individuabile. Tutte hanno una grammatica molto semplificata, tendenzialmente di tipo isolante. Caratteristica la morfologia verbale: il tempo e laspetto sono espressi non da desinenze ma da particelle che precedono il morfema lessicale del verbo. Ne diversi creoli le particelle cambiano, ma il sistema analogo.

    Il lessico formato per la maggior parte da parole della lingua europea anche se modificate nella forma, quindi un creolo differente dallaltro ma le forme grammaticali presentano somiglianze anche se non sembrano in relazione con la stessa lingua europea di base.Di norma il creolo pu accrescere o diminuire lincidenza della lingua di base e al limite pu essere riassorbito da questa.Considerare i creoli come generati dalla lingua romanza di cui portano il nome (il creolo di haiti come neo-francese cos come il francese neo-latino) non possibile, perch i due processi di formazione sono differenti. Ma ugualmente inadeguato considerare i creoli come risultato di mescolanze linguistiche perch lapporto delle lingue non europee risulta modestissimo e marginale.

    8 LA VARIAZIONE DIASTRTICAIn Italia, pi che negli altri paesi romanzi, la prima forma di differenza nelluso linguistico quella tra chi usa il dialetto e chi usa lingua. Fino al pieno 800 la maggioranza degli italiani apparteneva al primo gruppo; De Mauro ha calcolato che gli italiani che parlavano italiano erano il 2.5% degli abitanti.Con i successivi rilevamenti statistici compiuti fino alla fine del 900 si constata che il numero dei dialettofoni aumenta tra le persone di condizione bassa rispetto a quelli di condizione medio alta, tra gli anziani rispetto ai giovani,nei piccoli centri rispetto alle citt. Ecco perch possiamo dire che lopposizione tra uso della lingua e dialetto diventa correlativa di una stratificazione sociale. Pi in generale, parlando di stratificazione sociale dellitaliano, si elaborato nei decenni scorsi il concetto di italiano popolare, una variet che rappresenterebbe il livello socio linguistico basso della nostra lingua e che sarebbe influenzata dallarea regionale di provenienza del parlante.Vi sono inoltre differenze sistematiche tra il parlato e lo scritto; il congiuntivo, ad esempio, raro nel parlato piuttosto che nello scritto; in francese il parlato usa quasi esclusivamente il passato prossimo, o il futuro composto, la negazione semplice e linterrogazione espressa dal tono di voce. Lo scritto invece utilizza il passato remoto, il futuro semplice, la doppia negazione, linversione interrogativa. Stratificazioni analoghe esistono in tutti i paesi romanzi, in forme diverse ma del tutto comparabili.

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    9 LA VARIAZIONE DIAFSICA: DIFFERENZE DI SESSO, ET E PROFESSIONE

    Tra le forma di differenziazione diafasica ci sono anzitutto quelle collegabili al sesso e allet del parlante. Si ha spesso limpressione che le donne usino la lingua non esattamente come gli uomini. Non stato facile per gli studiosi definire in cosa consista il linguaggio femminile, gli autori di ricerche sul terreno tendono a ritenere che la lingua delle donne sia pi conservatrice di quella degli uomini. In passato questa caratteristica sarebbe stata associata alla minore mobilit della donna che aveva meno contatti con estranei.In verit, per quanto riguarda la Francia alcuni studi hanno portato alla conclusione opposta, nelle aree occitane e franco-provenzali le donne sono passate alluso del francese abbandonando il dialetto prima e con pi attenzione alla correttezza rispetto agli uomini.Assai pi netta la specificit della lingua dei giovani. In realt si tratta sempre di innovazioni lessicali di vitalit effimera. Nelle sue forma pi spinte il linguaggio giovanile diventa un gergo cio una forma linguistica usata da un gruppo con la specifica finalit di non essere compresi da chi non fa parte del gruppo. Il gergo un fenomeno antico, specialmente nei gruppi che hanno specifiche ragioni per non farsi comprendere. Esso incide in generale soltanto sul lessico e presenta una forte differenziazione nel tempo e nello spazio. Una caratteristica del lessico gergale la ricchezza di sinonimi per le parole chiave. Il gergo pi anticamente documentato quello furbesco usato dalla malavita.In Francia il gergo, chiamato jargon e poi argot, documentato fin dal medioevo, in particolare si conosce bene nel 400 quello dei coquilards. Il lessico dei coquilards registrato in atti processuali. Oggi largot, dopo aver contribuito al francese popolare, in via di estinzione.Dal gergo alle lingue speciali quelle legate ad una specifica professione, il passo a volte breve. Anche in questo caso si tratta soprattutto di fenomeni lessicali che danno origine a neo formazioni.

    10 LO STUDIO DELLA VARIAZIONE: GLOSSARI, VOCABOLARI E GRAMMATICALa coscienza della variazione nel mondo romanzo assai antica, intrinseca allesperienza dei parlanti. Il pi antico segno di una attivit culturale legata alla variazione lattivit di glossatura, cio la pratica di accompagnare un testo in una lingua poco familiare con annotazioni interlineari o marginali che rendono una o pi voci della lingua del testo con parole di unaltra lingua pi familiare a chi scrive.

    La pratica delle glosse diffusissima e molto produttiva. essa era normale per la bibbia, sia in ambiente ebraico che latino, e produceva migliaia di voci, che spesso era comodo utilizzare senza ricominciare da capo la lettura, si capisce dunque come sia nata lidea di staccare le glosse dai testi e raggrupparle in glossari che fossero sistematici. La pi elementare forma di organizzazione dei glossari quella ideologica, in cui le parole sono raggruppare per campi concettuali. Ci rende difficile la ricerca di una parola, si passa cos al glossario alfabetico che in una prima fase raggruppa le parola solo in base alla lettera iniziale, poi assume un ordinamento propriamente alfabetico.

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    Solo con la dialettologia moderna, dalla fine dell800 e soprattutto nel 900, appaiono vocabolari dialettali di concezione diversa. Basati sulla variet di piccoli centri o di aree molto vaste, essi mirano a raccogliere lintero lessico di un dialetto per permetterne non la traduzione ma la conoscenza, e quindi in tutta la sua variet formale e semantica.Dalla stessa esigenza nascono, gi nel medioevo, le prime descrizioni grammaticali del francese ad uso di chi era di lingua madre inglese. Una lingua pu essere descritta affinch sia parlata correttamente oppure affinch chi non la conosce ne apprenda almeno i rudimenti.

    11 LO STUDIO DELLA VARIAZIONE: DIALETTOLOGIA ED ETNOLINGUISTICATradizionalmente, lo studio dei dialetti mirava a dimostrare che la loro dignit linguistica non era minore di quella delle lingue letterarie del tempo. Si tratta dunque di grammatiche normative che definiscono come si dovrebbe scrivere in dialetto e non descrivono come si parlava effettivamente.La dialettologia moderna invece, (dalla seconda met dell800) descrittiva. Essa non si concentra sullo studio di un dialetto in particolare, ma sulla sua metodologia. basata sulla raccolta diretta, sul terreno, dei dati da parte dellautore; i dati sono di norma tratti dal parlato e non dallo scritto o dalla letteratura dialettale.

    Lo studioso, dopo aver scelto la zona da analizzare, vi si reca per svolgere inchieste personale, trascrive il dialetto locale attraverso risposte alle sue domande o alla conversazione spontanea e poi studia e sistema i dati cos raccolti.In passato si mirava a raccogliere e studiare il dialetto nella sua forma pi pura e arcaica; a questo fine si selezionavano soggetti quanto pi anziani e incolti possibile, senza esperienza di altre parlate. Poi ci si resi conto che il dialetto puro inesistente, poich da nessuna parte esiste perfetta omogeneit. Il dialettologo mira dunque a raccogliere tutte le modalit di una parlata locale, sia in funzione dello studio della variazione diatpica che di quelle diafsica e diastrtica. Cos la dialettologia diventa sempre di pi sociolinguistica. Mentre questultima era nata come studio della variet nelle parlate urbane e laltra si occupava dei piccoli paesi e dei villaggi, ora le metodologia convergono.I dialettologi non trascurano quasi mai il lessico, anche se non hanno come scopo la confezione di un vocabolario, ma poich il fine dello studio evidenziare le variazioni, queste sono sottolineate con maggiore rilevanza nel lessico. In ogni caso la descrizione di una rete di dialetti porta alla constatazione di differenze e somiglianze che permettono di tracciare delle aree geografiche separate la linee dette isoglosse. La constatazione di una rete di dialetti permette di tracciare un gran numero di isoglosse, ma si constater che assai di rado esse si sovrappongono.Lo studio dei dialetti non investe solo le forme, ma anche i loro usi. Se si considera ad esempio il caso dei pronomi personali le cui forme nei dialetti regionali non presentano molte particolarit, si trova interessante, invece, il loro uso ad esempio come allocutivo che varia a seconda delle regioni: nella zona appenninica si usa quasi sempre il tu anche con persone del rango superiore, mentre nel sud Italia si usa il voi.

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    Lo studio del lessico dialettale pu avere un altro sviluppo, quello etnolinguistico. Spesso, infatti, per tradurre una parola non basta specificarla con unaltra parola della lingua standard, a volte sono necessarie ulteriori definizioni che concernono questa parola o in alcuni casi disegni. Questo tipo di studio fu sviluppato allinizio del Novecento nel metodo parole e cose e poi esteso a termini che designano cose astratte che illustrano ideologie e valori di una cultura.Si cos realizzata una dialettologia che ricostruiva non solo le forme di espressione ma anche i contenuti della cultura di una comunit contadina e artigiana, assai diversa dalle culture urbane e borghesi. Si tratta dunque di una linguistica etnografica, non molto diversa da quella che si suole realizzare quando si descrivono lingue e culture extraeuropee di popolazioni in via di sviluppo.

    12 LO STUDIO DELLA VARIAZIONE: GLI ATLANTI LINGUISTICIVerso la fine dell800 si pens in Germania che la soluzione del problema dellesistenza o meno di confini dialettali precisi potesse essere travata in indagini sistematiche che accertassero la distribuzione nello spazio di determinati fenomeni linguistici. Su questa base fu elaborata pi tardi la tecnica di produzione degli atlanti linguistici.Un atlante linguistico una raccolta di carte il cui fondo costante: la rappresentazione schematica e muta (senza nomi di localit, monti, fiumi..) dellarea studiata, con la sola indicazione dei punti dinchiesta, cio le localit nelle quasi stata condotta la ricerca. Le carte sono onomasiologiche, basate cio su concetti e non su parole, ed ogni concetto corrisponde ad una domanda fatta in modo analogo in tutti i punti dinchiesta sulla base di un questionario predeterminato. Una singola carta pu riportare forme diverse di una stessa parola, oppure forme diverse di parole diverse. I concetti sono scelti in modo che le parole che si ottengono documentino la variazione fonetica, morfologia, lessicale e qualche volta sintattica.La preparazione di un atlante implica una scelta di domande che dovranno comporre il questionario, i concetti da indagare devono essere tali da corrispondere alla cultura del luogo e da illuminare il maggior numero possibile di fenomeni linguistici. Preparato il questionario si scelgono i punti di inchiesta, in un primo momento si sceglievano le localit pi isolate e fuori mano, alla ricerca delle forme pi arcaiche, poi ci si accorti che anche i grandi centri e le vie di comunicazione erano importanti. In ogni punto bisogna scegliere pi soggetti, quanto pi ampio un atlante e ricco il suo questionario, pi diventa necessario utilizzare pi soggetti. Il soggetto dovrebbe conoscere bene il dialetto ed essere poco o per niente influenzato da altre variet. Una volta fatto il questionario, le domande verranno trascritte con un alfabeto fonetico adatto e spesso foto e disegni di oggetti faranno parte della documentazione.Fin dai primi atlanti, le carte hanno mostrato che le isoglosse che dividono larea in cui un fenomeno si realizza dallarea in cui questo non si realizza in genere non si sovrappongono. Viene cos confermata lipotesi dellinesistenza di netti confini dialettali e dellesistenza di un continuum. Si intravede che il mutamento linguistico si diffonde non solo nello spazio ma nello stesso luogo, da parola a parola, fino a diventare generale.

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    Si vede, in Francia, che il quadro dialettale fortemente influenzato dal prestigio, e quindi dalla capacit di diffusione delle innovazioni non sempre avviene da una localit a quelle vicine, bens dalla localit di maggiore prestigio ad una di prestigio intermedio.Esistono oggi atlanti nazionali, ma si prediligono quelli regionali per la possibilit di prendere in analisi un numero maggiore di punti.

    13 LO STUDIO DELLA VARIAZIONE: LA SOCIOLINGUISTICADopo il 1950 stata costituita la sociolinguistica, volta allo studio delle variazioni nei grandi centri urbani. Le prime indagini adottarono il metodo delle sociologia, distinguendo inchieste macro (che interessavano un largo numero di individui) e inchieste micro (pi approfondite su una cerchia ristretta di individui analizzati). Nel primo caso il campione studiato deve rappresentare adeguatamente luniverso corrispondente: i soggetti esaminati devono proporzionalmente rispettare le caratteristiche della popolazione nel suo insieme. Un tipo di ricerca esemplare stata condotta dai coniugi Milroy, i quali hanno dimostrato limportanza delle reti di relazioni sociali di ogni individuo per quanto riguarda le variazioni linguistiche: le comunit a relazioni forti (in cui gli individui sono in continuo contatto tra di loro) sono pi restie alle innovazioni rispetto a quelle comunit con relazioni deboli. Gli studi anglosassoni hanno poi influenzato lo studio di alcune citt italiane, come Napoli, nella quale si trovano diverse variazioni diastrtiche.Si cos giunti alla conclusione che la sociolinguistica non in una posizione antagonistica rispetto agli studi linguistici romanzi, anzi essa pu essere utile nellintegrarsi con la dialettologia tradizionale.Per uno studio sociolinguistico non occorre un questionario; bisogna tener conto di tutte le forme di uso parlato in tutti i ceti sociali ed in tutte le localit dellarea studiata, possibilmente nella loro espressione spontanea, raccolta mediante registratore, senza che i soggetti si rendano conto di essere osservati e limitino la loro spontaneit di espressione. Il tentativo di inserire negli atlanti tradizionali la dimensione diastrtica, limitata appunto alla bidimensionalit della carta stessa che non permette di esprimere tutti gli approfondimenti degli studi.Ci ha portato a nuove necessit di studio, scaturite dalla coscienza che in tutte le comunit linguistiche non esiste omogeneit, ma bisogna tener conto che in una identit individuale entrano in gioco anche fattori sociali.La correlazione tra debolezza delle reti di relazione e propensione per un mutamento chiarisce perch le parlate sono molto stabili dove esiste stabilit demografica, mentre i grandi fenomeni migratori facilitano il mutamento linguistico: chi rimane nel gruppo originario ha legami forti con la famiglia, chi si sposta ha sempre difficolt a creare nuove relazioni altrettanto solide. Ecco perch la dove i dialetti romanzi continuano la parlata di insediamenti antichi e stabili, il dialetto pi conservativo e le differenze diatoniche sono pi forti, mentre nelle aree di nuovo popolamento ed in tutte le situazioni coloniali il dialetto pi innovativo e meno differenziato. In Italia, per ragioni simili i dialetti siciliano sono meno differenziati di quelli peninsulari.

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    14 DIGLOSSIA E LINGUE IN CONTATTO ALLINTERNO DELLA FAMIGLIA ROMANZASi gi visto che molto raro che una comunit usi compattamente una sola variet linguistica. La situazione pi comune quella in cui pi variet, della stessa famiglia o di famiglie differenti, sono usate in concorrenza o con una ripartizione sistematica delle rispettive funzioni. Nel prendere in analisi le diverse variet appartenenti tutte alla famiglia linguistica romanza, bisogna innanzitutto distinguere due concetti: diglossia e bilinguismo. La diglossia un fenomeno sociale in cui si attribuiscono a due variet linguistiche funzioni comunicative di livello diverso, vale a dire un particolare ambito comunicativo; una delle variet di solito legata agli usi bassi, laltra agli usi alti. Il bilinguismo , invece, un fenomeno individuale e si manifesta quando un individue in grado di usare due o pi variet.

    Alla luce di questa distinzione chiaro quindi che possono esserci sia situazioni di compresenza di entrambi i fenomeni, che situazioni di assenza. Pu inoltre essere presente solo uno dei due: si ha diglossia senza bilinguismo l dove i gruppi sociali che usano le due variet sono nettamente divisi, come accadeva nelle colonie europee in cui il bilinguismo era assente e per la comunicazione tra gli europei e gli indigeni ci si serviva di un ristretto numero di traduttori; si ha bilinguismo senza diglossia l dove vi sono parecchie persone che conoscono due o pi variet, ma non esiste una differenziazione sistematica del loro uso.Questultima situazione, di solito presente nelle comunit a mobilit sociale, quella dellEuropa romanza di epoca moderna.I casi pi studiati sono forse quelli dei conflitti tra castigliano e catalano in Catalogna e francese e occitano nella Francia meridionale. Sia il catalano che loccitano hanno goduto nel medioevo di prestigio paritario rispetto alle variet che sono poi diventate le loro antagoniste. Ma in epoca moderna hanno perso terreno sia sul piano sociale che in quello culturale; le classi alte della Catalogna e della Francia hanno preferito il castigliano ed il francese. Il processo si realizza a livello collettivo, come affermazione di una variet sullaltra in un dominio dopo laltro e, a livello individuale, porta al cambio di lingua. La conseguenza del processo talvolta la scomparsa totale della variet privata di prestigio. I casi analoghi non sono pochi, spesso anche al di fuori dellEuropa.Sono simili, infondo, le dinamiche che si realizzano in Italia, dove la lingua standard si trova di fronte ai suoi dialetti. Il veneziano, il napoletano, il siciliano, avevano prestigio nelluso amministrativo e letterario, eppure, ai confronti con litaliano anchessi sono scivolati verso le funzioni basse, sempre pi limitati ad usi informali e familiari.In questo processo, per, si determinata di rado una vera e propria situazione diglottica, cio con distribuzione sistematica delle funzioni e dei domini. Il parlante non produce pi enunciati solo in una delle due variet, ma le mescola continuamente, in ragione delle sue capacit, dellascoltatore, dellargomento, del luogo. Un insieme di enunciati si dispone cos in un continuum di gradazioni da una lingua allaltra. Si parla allora di basiletto, variet linguistica considerata di livello pi basso, e acroletto, variet linguistica considerata di livello pi alto. Quando un parlante passa da una variet allaltra avviene quello che si chiama commutazione di codice,

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    questo si intende allinterno di uno stesso enunciato o discorso. Nel caso dellitaliano, il dialetto si identifica con il basiletto, la lingua standard come acroletto.Il parlante cercher di dirigersi maggiormente verso lacroletto, non solo per sentirsi meno rozzo, ma anche quando, nel dover comunicare con una persona che non appartiene allo stesso dialetto, cerca di rendersi pi comprensibile.

    15 LINGUE ROMANZE E NON ROMANZE IN CONTATTOLe lingue romanze non sono in contatto solo con altre lingue romanze, nel mondo contemporaneo, cos come in quello medievale e moderno, esse hanno rapporti con numerose altre lingue che appartengono a famiglie differenti. Non si tratta solamente di rapporti orizzontali, ovvero di tipo adstratico, ma anche di veri e propri casi di diglossia, in cui la lingua romanza gioca il ruolo di variet alta. A loro volta per, in alcuni gruppi come quello daco-romanzo, funzionano come variet basse. Il bretone attuale, variet celtica, conseguenza dellimmigrazione delle popolazioni celtiche dalla Gran Bretagna al ducato di Bretagna, in Francia. Il ducato comprendeva tanto zone abitate da popolazioni bretoni, tanto zone di lingua francese. Pertanto il bretone rimase sempre la parlata dei contadini, fino ad epoca moderna, senza produzione letteraria n normalizzazione e con forti differenze dialettali. Tra i secoli X e XIII la frontiera linguistica arretrata verso occidente ma poi rimasta sostanzialmente stabile. Essa divide una Bretagna brtonnante (di dialetto bretone) e una Bretagna gallo (di dialetto francese). In realt anche nella prima zona il francese usato da quasi tutti i parlanti e gode di prestigio sociale superiore.Un caso diverso si trova nelle Fiandre, fino al 1900 il francese era considerato variet alta rispetto al fiammingo, mentre a partire dal 1900 da un lato il Belgio fiammingo ha avuto un fiorente sviluppo demografico, dallaltro la zona francese ha subito una crisi economica. Il fiammingo ha dunque acquisito maggior prestigio sociale e funzioni alte. Oggi nelle citt delle Fiandre sembra pi diffuso il bilinguismo fiammingo-inglese che non quello fiammingo-francese.Se osserviamo il caso dellAmerica latina, bene ricordare che il castigliano e il portoghese sono in contatto con un centinaio di lingue amerindiane, quasi sempre rilegate ai pi bassi livelli sociolinguistici. Ci sono per due eccezioni rilevanti. La prima quella del Paraguay che ha una storia fondata sulle missioni dei gesuiti dei sei-settecento; lo status che aveva la lingua indigena (il guaran) ha fatto si che esso sia parlato dalla maggioranza della popolazione, in tutti i ceti sociali, e sia considerato un tratto distintivo dellidentit nazionale. Da qualche tempo il guaran affiancato allo spagnolo, lingua dellistruzione, ma questo parlato spesso male, con forti influenze del guaran. Diversa la situazione del quechua in Per. La lingua legata al ricordo del glorioso passato degli Inca ed parlato da milioni di persone, ma il tentativo di renderlo paritario con lo spagnolo, anche nellinsegnamento, fall nel 1970.Pi in generale, il rapporto con linglese oggi in tutto il mondo la pi rilevante forma di contatto tra lingue romanze e non romanze. Luso dellinglese come lingua universale di molte scienze, della tecnologia, della politica e del commercio, producono nelle lingue romanze un altissimo

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    numero di prestiti lessicali, spesso neppure adattati alle consuetudini della lingua romanza che li accoglie. Per non dimenticare, poi, gli influssi sul sistema delle lingue romanze: grazie ai prestiti diventata normale luscita consonantica delle parole (gol, film), sono diventati accettabili i nessi sostantivo + sostantivo (conferenza stampa, musica jazz) e si ammette un ordine capovolto determinante + determinato (radiocronista, nordeuropeo).

    16 PRAGMATICA, TRADIZIONI DISCORSIVE E TRADIZIONI TESTUALILa moderna pragmatica studia la lingua nei suoi contesti ed in relazione con le circostanze del suo uso, e soprattutto con le dinamiche relazionali. La filosofia analitica inglese di Austin e Searle, ai quali risale lintera teoria degli atti linguistici, considera gli enunciati non in rapporto alla loro grammaticalit ma come azione governata da regole tanto linguistiche che socioculturali. A seconda della sua natura un atto linguistico pu essere realizzato in enunciati diversi, con diverse modalit linguistiche.Si osservi la distinzione tra enunciati constativi, che descrivono o constatano (e che quindi possono essere veri o falsi come oggi fa caldo lidraulico ha finito il suo lavoro) ed enunciati performativi, che compiono essi stessi lazione: la frase la proclamo laureato in lettere non pu essere valutata vera o falsa, la frase stessa che compie lazione di trasformare lo studente in laureato. Chi pronuncia enunciati performativi non asserisce qualcosa, ma la fa. Naturalmente ci sono casi in cui lazione non riesce o non sono sinceri. Pragmaticamente queste frasi sono diverse da quelle semplicemente constative, che posso essere vere o false.Pi in generale, gli enunciati hanno una forza illocutoria: se il parlante compie un atto del genere, ad esempio unaffermazione, gli ascoltatori gliene attribuiscono la responsabilit e ne attendono la coerenza; se invece il parlante produce degli effetti sugli interlocutori, come avviene quando si da un ordine, si parla di atto perlocutorio.

    Una ricerca interessante anche quella che mira a definire le condizioni in cui si realizza una conversazione: secondo il filosofo americano Grice la logica che governa la conversazione fondata sul principio di cooperazione.Un aspetto molto importante del parlato la deissi cio linsieme dei riferimenti allo spazio, al tempo e alle persone. Gi la differenza tra i pronomi e gli aggettivi dimostrativi di carattere deittico: questo si riferisce a cosa o persona vicina a chi parla, quello si riferisce a cosa o persona lontana da chi parla. Deittica anche la differenza tra gli articoli determinativi o indeterminativi, in quanto i primi si riferiscono ad una cosa o persona nota allascoltatore, mentre gli indeterminativi ad una cosa sconosciuta.Questa distinzione ci porta a contrapporre due concetti molto importanti per lanalisi pragmatica del discorso: dato e nuovo, di solito lanalisi procede per aggiunta progressiva di elementi nuovi a quelli gi conosciuti. La distinzione si sovrappone parzialmente ad unaltra: quella tra tema e rema (topic e coda). I nostri enunciati sono costruiti su qualcosa, in genere dato, che ne costituisce il tema, di cui si afferma qualcosaltro, che in genere nuovo. Il tema non deve per forza coincidere con il soggetto, ma in italiano, grazie ad un processo chiamato dislocazione a sinistra, di solito si trova allinizio della frase.

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    Sotto questo profilo di analisi, gli enunciati orali sono considerati ed analizzati come quelli scritti. Un testo orale o scritto si definisce in ragione della sua coerenza rispetto ai codici linguistici ed extralinguistici. La linguistica testuale studia i fenomeni di testualit, cio le regolarit e le condizioni che trasformano una serie di frasi in una successione coerente che chiamiamo testo. Rientra qui anche lo studio dei generi letterari, che sono una specifica categoria di testi per i quali sono state gi individuate delle specifiche caratteristiche.

    17 CORPORA DI TESTI ORALI E SCRITTILa variazione non si pu studiare nel suo aspetto macro, perch sarebbe necessaria una quantit molto vasta di materiale. Si ricorre allora ad alcuni insiemi di testi (enunciati tanto orali che scritti), che forniscono il materiale per ricerche di taglio svariato, senza che ogni volta sia necessaria la raccolta personale del materiale di base. Fin dagli accademici della Crusca, i lessici e le grammatiche sono stati basati su un corpus di testi considerati autorevoli. La raccolta di enunciati orali e la loro archiviazione stata resa possibile dallinvenzione di forme di registrazione della voce (il grammofono, il registratore).Per la realizzazione di un corpus si cominciato dai pi semplici corpora letterari; in Italia lopera canonica ormai la LIZ (letteratura italiana Zanichelli), un cdrom in cui sono raccolti oltre 800 opere di letteratura italiana.Una prima limitazione di tali corpora rappresentata dalla finezza dellanalisi informatica dei testi stesi e dalla funzionalit dei motori di ricerca: se un testo rimasto grezzo, pura trascrizione della pagina a stampa,lanalisi che se ne pu fare sul disco o sulla rete sostanzialmente la stessa che permessa dal libro. Dallaltro la raccolta non ha opere letterarie che non siano di pubblico interesse, anche se molto ricche dal punto di vista linguistico.Il Centro dellOpera del Vocabolario del nostro Consiglio Nazionale delle Ricerche, riprendendo i precedenti lavori dellAccademia della Crusca, sta realizzando un vocabolario dellitaliano antico basato su un corpus tendenzialmente completo di testi anteriori al 1379.Molto pi complesso il problema dei corpora di lingua parlata. Anche se accettiamo di produrre un corpus che rifletta il parlato di una sola localit le difficolt sono alte. Di fatto finora ci si accontenta di corpora di parlato rappresentativi di situazioni particolari. In conclusione, molto probabile che la linguistica venga a dipendere sempre pi dalla disponibilit di corpora.

    18 TIPOLOGIA DELLE VARIET ROMANZELa linguistica moderna, come abbiamo gi detto, ha sviluppato molto lanalisi tipologica. Da molto tempo, ad esempio, si osservato che i principali elementi costitutivi della frase, cio il soggetto (S), loggetto (O) e il verbo (V) nelle diverse lingue si dispongono reciprocamente in maniera diversa e che questo ordine connesso ad altre caratteristiche della lingua.Le lingue romanze si norma prescrivono lordine SVO, ma questa non era la norma del latino, dove S e O potevano stare in qualsiasi ordine e V era solitamente alla fine della frase. Lefficienza del sistema dei casi rendeva

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    possibile, certamente pi in sede letteraria che nel parlato, di separare il sostantivo dallaggettivo ad esso coordinato. La perdita delle definizioni casuali dovette essere in relazione con un irrigidimento dellordine delle parole, perch altrimenti la comunicazione sarebbe stata seriamente compromessa.Se nelle proposizioni principali le lingue romanze condividono lordine SVO, non sempre cos negli altri casi. Nelle interrogazioni, ad esempio, il francese standard richiede linversione obbligatoria del soggetto rispetto al verbo. Alla luce di questa osservazione si possono ricercare altre lingue romanze con lobbligo di inversione e creare cos unanalisi tipologica.Si osservato che nelle lingue romanze delle origini la prima posizione della frase deve essere occupata da un elemento accentato (un pronome personale tonico come me piuttosto che uno atono come si). Questo obbligo si attenuato nel corso del medioevo, ma in momenti diversi da lingua a lingua. Le lingue romanze sono passate lentamente dal tipo che allinizio della frase non accettava i pronomi atoni a quello che ammette un attacco atono.Per lantico francese e lantico provenzale stata avanzata lipotesi che si trattasse di lingue tipologicamente verb second ovvero con il verbo obbligatoriamente nella seconda posizione della frase. In italiano questa collocazione stata debolmente obbligatoria. La situazione del francese antico si pu definire come tendenza a mettere ad inizio della frase il tema, cui seguiva subito il verbo.Da alcuni secoli il francese non solo ha abbandonato lobbligo di avere il verbo in seconda posizione, ma ne ha assunto un altro: il soggetto deve essere sempre espresso, se non costituito da un sostantivo, deve esserci almeno un pronome. Il soggetto obbligatorio anche se generico.Litaliano non ha condiviso questa caratteristica n in passato n oggi. Questa situazione analoga a quella delle altre lingue romanze standard. Vi dunque allinterno della Romnia una contrapposizione tra lingue a soggetto obbligatorio (francese) e lingue a soggetto non obbligatorio (tutte le altre). Il panorama tipologico, a livello dialettale, diverso da quello a livello standard ed il tipo a soggetto obbligatorio molto pi diffuso di quanto si possa pensare.Un altro esempio dellimportanza di includere i dati dialettali nel nostro quadro quello delloggetto marcato. Quando loggetto un essere umano definito, lo spagnolo lo fa precedere da a (Pedro quiere a Dolores Pedro ama Dolores). Nulla di simile si ha in italiano o in francese, ma errato pensare che lo stagnolo sia un tipo isolato, i dialetti italiani meridionali hanno infatti lo stesso fenomeno.Questi esempi ci permettono di capire come la tipologia sia per definizione un sistema classificatorio senza necessaria relazione con lorigine e la storia delle lingue interessate. Ma se noi consideriamo congiuntamente tipologia e storia, viene alla luce unulteriore dimensione dinamica della linguistica.

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    Parte C La storia delle lingue romanze

    19 LE LINGUE ROMANZE NEL 1600 E NEL 1100Nellanalisi storica della distribuzione geografica delle lingue romanze prendiamo in esame due momenti importanti: il 1600 e il 1100. Attorno al 1600 lisoglossa che separa le lingue romanze da quelle non romanze non doveva essere molto diversa da quella odierna dalla Manica fino allIstria, ma nellultima sua parte meridionale includeva anche la fascia dellIstria ed almeno una parte di quella della Dalmazia, sino a Dubrovnik. Questarea, successivamente passata allo sloveno e soprattutto al croato, usava o il dalmatica o il veneziano, portatovi dal dominio politico della Serenissima.Attorno al 1100 lisoglossa romanzo-germanica era invece diversa. Ad oriente e a nord rimanevano ancora isole linguistiche romanze, anche se lantico confine romano lungo il Reno e il Danubio era stato perduto da tempo. Al Nord in Germania, Austria e Svizzera; ancora pi a nord lInghilterra che era stata conquistata dai Normanni (anglo-normanno). probabile che alcune citt fossero ancora in parte bilingui e che nelle campagne ci fossero nuclei di contadini di lingua romanza. La penisola Iberica era dominio arabo e la lingua romanza era ridotta alla minoranza. Nel levante esistevano stati latini a seguito delle crociate, in cui il romanzo conviveva con le lingue indigene, soprattutto arabe. Infine nella Tunisia centrale vi era una parlata afro-romanzo.

    20 LA RICONQUISTA DELLA SPAGNA E DELLA SICILIANellalto medioevo lespansione rapidissima dellIslam ha eroso molta parte della Romnia meridionale. Lantica Africa romana, invasa dagli arabi fin dal sec. VII, sembra aver perduto abbastanza rapidamente luso di un afro-romanzo che certamente era in formazione. Nel sec XII ne rimaneva una piccola isola attorto a Gfsa, nella Tunisia centrale interna. In Africa accanto allarabo sopravvissuto il brbero, che continua la lingua parlata anticamente dai Libici e dai Nubidi.Nel 711 un esercito musulmano, formato da arabi e berberi, travers lo stretto che sar chiamato di Gibilterra e vinse in battaglia lesercito del re visigoto di Spagna; il re scomparve in battaglia lesercito e il regno cedette completamente agli spauriti ma arditi gruppi di invasori. In circa 20 anni gli arabi avevano conquistato non solo la penisola iberica, ma avevano lanciato numerose incursioni nella Francia meridionale; furono fermati solo nel 732 da Carlo Martello. La Francia rimase cos cristiana, malgrado i transitori insediamenti musulmani in Provenza e nella Alpi. LIslam avrebbe conservato, invece, parte della Spagna fino al 1492.La conquista musulmana non comporto comunque n conversione allIslam n la perdita della parlata romanza. Tutto ci ch imponevano i nuovi padroni era una tassa, per il resto gli spagnoli si limitavano a vivere la vita di tutti i giorni. Per chi decideva di convertirsi il solo problema linguistico era che la lingua del testo sacro da latina diventava araba.Malgrado ci la situazione linguistica and mutando. Larabo godeva del prestigio dato dallessere la lingua del potere e quella di una civilt divenuta

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    splendida in breve tempo, inoltre continuavano a giungere immigrati da tutte le regioni dellIslam, soprattutto di lingua araba o berbera. Poich le popolazioni cristiane delle montagne del nord della penisola si erano dopo poco tempo ribellate ai musulmani ed avevano formato i primi nuclei di ci che saranno gli staterelli dellAsturia, Castiglia, Navarra, Aragona e della Catalogna, i cristiani delle vaste aree dominate dai musulmani avevano anche la possibilit di emigrare verso nord, ritornando tra i propri connazionali. Chi restava in paese arabo continuando a professare la religione cristiana veniva chiamato mozrabo, continuando a parlare le loro variet romanze.Vi era dunque una situazione di convivenza tra gente che parlava arabo, gente che parlava berbero e gente che parlava dialetti mozarbici. Intanto il romanzo era rimasto negli stati cristiani del nord, che si erano formati proprio nelle regioni pi marginali, pi arretrate, meno latinizzate e meno colte dellantica Spagna visigota. Poich si trattava di una zona montagnosa, in cui le comunicazioni erano difficili, questi dialetti presentavano differenze.Si tratta, da occidente a oriente, del galego, dellasturiano, del leonese, del castigliano, del navarro, dellaragonese e del catalano. Tra il castigliano e il navarro si trova larea basca, unarea allora pi estesa di quella attuale.

    I regni cristiani del nord hanno combattuto con gli arabi e a poco a poco sono riusciti ad espandersi verso sub. La riconquista fu lenta, ma attorno al 1250 agli arabi non restava altro che il piccolo regno di Granada, che sar conquistato dai re cattolici nel 1492. I moriscos, musulmani rimasti in terra cristiana e battezzati furono espulsi solo dopo il 1600.Poich la Riconquista avvenne in fasi che corrispondevano allo spostamento verso sud di uno spazio sostanzialmente disabitato e poich nel sud la popolazione cristiana e romanza diminu sempre pi fino a scomparire del tutto in Andalusia, le parlate romanze dei territori riconquistati non continuano quelle degli indigeni. Ne risulta che il tipo linguistico romanzo che fin per dominare fu quello castigliano. Dalla Galizia si estese verso sud il portoghese; asturiano e leonese rimasero chiusi nellarea originale, come il navarro; laragonese occup una striscia di poco spessore dal nord al sud e fu presto invaso di tratti castigliani; solo il catalano conserv una sua autonomia dai Pirenei fino ad Alicante.

    Il castigliano era il pi originale dei romanzi del nord, quello che si distaccava da tutti gli altri. Si cre cos un cuneo linguistico tra i dialetti iberoromanzi occidentali e quelli orientali, che non erano privi i affinit. Non conoscevano ad esempio il dittonga mento spontaneo, mentre il castigliano si: [portoghese novo, catalano nou, castigliano nuevo da latino novu; portoghese e catalano pedra mentre castigliano piedra da latino petra]; conservavano la f iniziate latina mentre il castigliano la trasformava in aspirata h e poi in e cos via.In generale i dialetti mozarbici condividevano i tratti conservatori, ma essi sono scomparsi ed il tipo castigliano diventato dominante.Particolarmente importante il caso dellAndalusia, riconquistata tardi e quando le relative parlate mozarabiche erano ormai scomparse. La romanizzazione della regione dunque dovuta ad immigrazione dal nord: si determinato un gruppo di dialetto di base castigliana ma non privi di innovazioni importanti. Poich lAmerica fu scoperta nello stesso 1492 ed stata colonizzata da spagnoli che potevano partire solo dal porto andaluso di Siviglia, la lingua romanza che si diffusa in America proprio uno spagnolo di timbro andaluso.

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    Per quanto riguarda il caso della Sicilia, linvasione araba dellisola ha inizio nell827 e si conclude con la conquista completa nel 902. Lisola, appartenente allimpero bizantino, era di lingua greca nella parte orientale e latina in quella occidentale. Come in Spagna vi furono emigrazioni di cristiani e immigrazioni di arabi e berberi e soprattutto conversioni. Quando, nel XI secolo i bizantini e poi i normanni intrapresero la riconquista completata nel 1091, rimanevano ad oriente popolazioni di lingua greca, specialmente nella zona di Messina, ma non si sicuri che ad occidente vi furono popolazioni di lingua romanza.Alla riconquista solo una parte dei ceti alti musulmani si trasferirono in Africa. Allimmigrazione di nuovi signori si aggiunse quella di numerosi contadini ed artigiani. Mentre i dominatori erano spesso galloromanzi, questi immigrati provenivano dallItalia meridionale ed anche centrale e in buon numero anche dal nord. Alcune colonie hanno conservato fino ad oggi un dialetto di tipo settentrionale, come appare a Piazza Armerina e Nicosia.Nellisola si formata una variet romanza che probabilmente coagulata attorno alla parlata degli indigeni, ma con apporto degli immigrati e le conseguenze di una generale mescolanza. Il dialetto siciliano appare meno differenziato di quanto ci si possa aspettare in unisola molto vasta e montagnosa.

    21 COME FURONO SCRITTE LE LINGUE ROMANZETutto quello che sappiamo delle lingue romanze antiche lo apprendiamo dai testi scritti, dal momento che le variet parlate sono andate perdute per sempre. Lo studio delle lingue nel passato deve cercare in primo luogo di interpretare correttamente i testi scritti e di ricavarne informazioni sul parlato corrispondente. Sorgono in questo caso alcune problematiche, la prima di queste riguarda la corretta corrispondenza delle grafie. I primi scrittori romanzi avevano di certo imparato a scrivere in latino ed dunque ovvio che ne seguissero le consuetudini. Il latino utilizza un alfabeto di 23 lettere (A B C D E F G H I K L M N O P Q R S T V X Y Z) a cui, nellare anglonormanna si aggiungeva la W per rendere la bilabiale che esisteva nei nomi anglosassoni. Il problema della mancata espressione della quantit vocalica non aveva pi importanza, dato che le lingue romanze non sfruttavano le opposizioni di durata, ma restava luso ambiguo di V sia per la vocale [u] che per la semiconsonante [w]; e di I sia per la vocale [i] che per la semiconsonante [j]. Molto tarda stata la normalizzazione degli accenti, che risalgono allapex che i latini ponevano a volte sulla vocale per indicare che era lunga.Nella grafia delle lingue romanze (escluso il francese), laccento segnala solo quale sia la vocale tonica e viene usato, secondo regole fissate tra il sei e il settecento, soltanto quando la posizione dellaccento non quella normale. Il francese fa invece dellaccento un uso diacritico (per distinguere tra e ed toniche, per indicare che la e atona non , e cos via).La pi semplice via di uscita dal problema dei rapporti tra grafia tradizionale (latina) e lingua evoluta (romanza) era di conservare le grafie, mutandone il valore.

    In francese tutte le u lunghe erano diventate [] e le u brevi [o]: per la prima vocale non cera nessun segno disponibile, ma bast lasciare la grafia u che veniva letta come [].

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    Il latino aveva una sola s, quella sorda, ma le lingue romanze possedevano ora anche la corrispondente sonora [z], che si trova solo allinterno di parola. In mancanza di segni appositi o la differenza rimase inespressa o si us -ss- per indicare la sorda.I romani per scrivere le consonanti nasali M ed N usavano una abbreviazione: il titulus (un trattino pi o meno curvo sulla lettera precedente) cos annus si poteva scrivere nus e poi anus. Nello spagnolo antico la doppia n era diventata [] e cos le grafie nn e n furono usate come grafie della palatale e la seconda divenne generale nel XVI secolo.Anche nel caso delle consonanti palatali provenienti dagli sviluppi di C e G seguite da vocale anteriore, di norma si sono seguite le grafie che per parole corrispondenti usava il latino, che per leggeva queste consonanti come velari. In Italia si scrive Cicerone ma non si legge, come avrebbero fatto i latini, [kikerone]. Poich gli sviluppi romanzi sono stati divergenti, queste antiche grafie hanno assunto valori diversi nelle diverse tradizioni scrittorie romanze. Cos la grafia ci, ce vale [] in italiano, valeva [] in francese, in spagnolo e in portoghese antichi e poi diventata [s] in francese e portoghese moderni mentre [] in spagnolo moderno.Nel sistema grafico latino X serviva poco. Il francese antico us x come abbreviazione per us e ne resta ancora oggi traccia nei plurali -eux, -aux. In altre tradizioni grafiche x fu usata normalmente per il suono romanzo [], mentre nei latinismi era letta [ks]. Nel cinquecento in spagnolo [] diventata [], cos come [] che era scritto j e dopo un periodo di oscillazione nella grafia spagnola ha sostituito x, salvo che nel nome Mexico.Per le velari palatali [k] e [g] davanti ad e, i il francese, lo spagnolo e altre variet hanno trovato una soluzione comoda. Poich le consonanti labiodentali antiche [kw] e [gw] erano quasi sparite, le grafie que e qui potevano essere usate per [k + e, i] e gue, gui per [g + e, i]: cos in francese antico abbiamo que [ke].Lo spagnolo ha avuto il problema delloscillazione grafica tra b e u, v dovuta alla confusione degli esiti di B e V latine. Nei testi antichi si trova spesso b quando ci si aspetteremmo v. Il problema stato risolto nel 1726 generalizzando la forma latina corrispondente a ciascuna parola.Unaltra soluzione possibile era luso di qualche segno grafico inutile dellalfabeto latino con funzione diacritica, cio per indicare il valore di altri segni vicini.

    Nellalfabeto latino H non corrispondeva ad un suono, come tale essa fu usata in romanzo per indicare, in combinazione di altre lettere, suoni estranei al latino. Cos dh esprime la d fricativa [], sh esprime [],invece ch usato in francese antico per esprimere []. Il toscano e poi l'italiano hanno fatto la scelta opposta: ch e gh esprimono rispettivamente le velari sorda [k] e sonora [g] e non le palatali.Restava infine la possibilit di usare combinazioni di antichi segni grafici per realizzare nuovi suoni.

    Il latino aveva una sola s, quella sorda, ma le lingue romanze possedevano ora anche la corrispondente sonora [z].L'italiano non intervenne ma altrove si ricorse alla soluzione che -ss- = [s] mentre -s- = [z], soprattutto in spagnolo. Per esprimere invece le nuove affricate [ts] e [dz] l'italiano ricorse a z senza distinzione tra sorda e sonora, altrove si usarono ts e tz, la distinzione fu resa possibile dall'introduzione di una piccola z sottoforma di cediglia sotto la c ().

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    Non vennero invece inventati nuovi simboli grafici, fatta eccezione per w e . Il che dimostra quanto la scrittura sia conservatrice. Il sommarsi di interventi etimologici e di mutamenti fonetici che la grafia non seguiva, ha prodotto un sempre maggiore distacco tra grafia e pronuncia.

    22 I PRIMI TESTI ROMANZINell'alto medioevo la lingua normalmente scritta il latino, ma pu capitare che, in riferimento alle competenze di chi scrive questi testi tradiscano fenomeni romanzi. Capita spesso che nomi di luogo o di oggetti avessero di latino soltanto le desinenze e qualche aggiustamento grafico, ma siano di fatto romanzi. Il primo caso in cui sia sicuro che chi scrive abbia piena coscienza di opporre due sistemi linguistici quello dei Giuramenti di Strasburgo.Nell'alleanza stipulata tra i due fratelli Ludovico il Germanico e Carlo il Calvo contro l'altro fratello, ognuno dei due sovrani aveva usato, per meglio farsi comprendere la lingua prevalente nell'esercito dell'altro. importante notare che fosse chiaro per Ludovico e Carlo quanto diversi fossero dal latino il francese e il tedesco.In italiano il primo caso in cui certo che chi scrive vuole opporre al latino il volgare come due sistemi distinti quello della testimonianza capuana del 960, in cui il giudice trascrive nel suo testo latino la testimonianza cos come stata espressa.Nella penisola iberica l'uso scritto del volgare appare per la prima volta in un documento molto modesto in cui un frate annota una lista di formaggi che aveva concesso in cambio di alcuni lavori.Verso l'anno mille troviamo, invece, un testo in cui frasi intere romanze si inseriscono in un testo latino, nelle Glosse emilianensi. Si susseguono poi, nella storia, testi in cui iniziano a comparire le varie lingue romanze, sia in compagnia al latino, sia da sole.

    23 LE TRADIZIONI SCRITTORIE (LETTERARIE E NON)La Paleografia la scienza che studia le scritture, essa in grado di individuare con una certa approssimazione il tempo e l'ambiente in cui un manoscritto stato prodotto. Ci possibile grazie alla natura tradizionale della scrittura, tanto meglio che nel medioevo le persone in grado di scrivere erano ben poche e si riunivano negli stessi luoghi, gli scriptoria, in cui si diffondevano le stesse norme e convenzioni. Cos, una volta individuata una tradizione grafica, basta trovare un testo scritto in quel modo, di cui si sia certi della provenienza e della datazione per collocare nel tempo e nello spazio l'intera tradizione.La constatazione dell'esistenza di scuole di scrittura pu indurre a pensare che esistessero tradizioni riguardo la forma linguistica, e che venissero tramandate parallelamente. I linguisti si sono interessati a trovare tradizioni nei testi, ma anche in quelli gi datati, collocati geograficamente era difficile rintracciarne. Si partiva dall'ipotesi che ogni autore avesse usato la propria variet locale, ma si dovuto ammettere che chi scrive non traduce sulla carta il proprio idioletto e neanche il dialetto, ma si inserisce in una tradizione pi ampia, che

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    tende ad eliminare non solo i tratti individuali, ma anche quelli considerati troppo locali.Si cos giunti alla nozione di scripta, come tradizione linguistica scritta, caratteristica di una data area.

    Parlando di scriptae non ci riferiamo soltanto alla lingua della letteratura, ma anche a quella delle scritture private o pubbliche. Si sono costituite, nel corso dei secoli, solide e durevoli tradizioni di scrittura che, dal punto di vista linguistico presentano tratti locali, ma divenuti normali ben al di l dell'area dove erano usati nel parlato. Non dunque possibile rintracciare come testimonianze del parlato i testi scritti. L'analisi linguistica deve tener conto del filtro degli scripta.

    24 I MUTAMENTI DEL SISTEMA FONOLOGICO DAL LATINO ALLE LINGUE ROMANZEGi i primi testi romanzi rivelano sistemi linguistici diversi da quelli del latino, da cui hanno avuto origine. La differenza comincia fin dal sistema delle vocali.In latino esistevano 10 fonemi vocalici distinti tra loro per apertura e durata. Nessuna lingua romanza funzionalizzava in questo modo la durata, i sistemi romanzi sono basati pi che altro sul grado di apertura.Per quanto riguarda le vocali toniche, il sistema pi diffuso quello detto romanzo comune, che alla base della penisola iberica e della Francia e della maggior parte delle variet italiane. Le corrispondenze con il sistema latino sono:

    i e a o u

    In Sardegna, in una fascia della Basilicata e probabilmente in Africa vige il sistema sardo, nel quale ogni coppia di vocali si fusa in un solo fonema:

    i a u

    Nei Balcani e quindi nelle variet romene, ma anche in una piccola zona della Basilicata orientale vi uno schema misto detto sistema romeno:

    i e a u

    Un quarto sistema vocalico detto siciliano, interessa Sicilia, Calabria Meridionale e Salento:

    i a u

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    Le vocali toniche delle lingue romanze sono state esposte al dittongamento, ma il fenomeno si presenta diverso a seconda delle aree interessate.Il toscano, e quindi l'italiano standard dittonga le vocali medio-basse ( ed ) solo se si trovano in sillaba libera1 ad esempio dal latino MLEmiele, FCUfuoco. Il francese dittonga anch'esso le vocali in sillaba libera, ma sia quelle medio-basse che quelle medio-alte (e ed o) ad esempio da HABREaveiravoir.In castigliano il dittongamento interessa solo le vocali medio-basse ma indifferente che esse appartengano a sillabe libere o bloccate.Oltre a questi tipi di dittongamento ne esiste un altro, risultante da armonizzazione o metafonesi. In italia meridionale abbiamo ad esempio da ie, e da uo solo se la vocale finale latina era oppure . Un altro caso di armonizzazione la nasalizzazione, vale a dire l'adeguamento delle vocali alle condizioni di pronuncia della successiva consonante nasale2. In francese antico tutte le vocali seguite da consonante nasale sono pi o meno leggermente nasalizzate.Sulla natura dell'accento latino ci sono state discussioni accese tra chi lo considera di natura musicale (la vocale tonica sarebbe stata pronunciata su un tono pi alto delle altre) e chi lo ritiene di natura espiratoria (la vocale tonica sarebbe stata prodotta con una pi forte emissione di fiato). In ogni caso, il passaggio alle lingue romanze implica un accento sensibilmente espiratorio. Questo ha come conseguenza l'indebolimento delle vocali atone.La posizione dell'accento rimane di norma quella originale latina in latino vigeva una regola semplice: l'accento cadeva sulla penultima sillaba, a meno che la vocale di questa non fosse breve in tal caso passava sulla terzultima. Nel latino di et imperiale si sono verificati alcuni fenomeni che hanno comportato lo spostamento dell'accento. Ecco i tre principali:1. Nel latino al tempo di Augusto (I sec. dC) se la vocale breve era seguita da una occlusiva e da una R essa non diventava lunga per posizione. I risultati di queste parole nelle lingue romanze mostrano che ad un certo punto,le penultime sono state considerate lunghe e l'accento passato dalla terzultima alla penultima sillaba. Il fatto che alcune di queste parole siano sdrucciole in italiano significa solo che si tratta di parole di tradizione non popolare, ma di prestiti dotti dal latino, ad esempio la coppia intero integro in cui la prima la forma popolare, la seconda quella colta.2. In latino i verbi composti con prefisso preposizionale applicavano la regola dell'accento e spesso la vocale breve divenuta atona si modificava. Nel tardo latino imperiale a causa dell'indebolimento del senso del rapporto tra quantit ed accento, l'accento stato riportato l dove si trovava e il romanzo riflette questa nuova posizione, a volte stata addirittura restituita la vocale del verbo semplice.A questo punto c'erano parole piane con la penultima vocale breve, dunque la regola dell'accento non valeva pi.3. Il caso pi grave di spostamento dell'accento quello che coinvolge le numerose parole latine in cui la penultima vocale oppure era preceduta da I oppure E senza che si formasse dittongo (si trovava dunque in iato). Per la 1 Una sillaba libera se termina in vocale, bloccata se termina in consonante (es: pa-ne o

    car-ne)2 Nelle consonanti nasali m, n ed l'aria viene emessa parte dalla bocca e parte dal naso.

    Anticipando il movimento del velo palatino che divide il naso dalla bocca, l'aria esce gi durante la pronuncia della vocale precedente che si nasalizza.

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    regola dell'accento era quest'ultima vocale a portarlo. Verso la fine del periodo imperiale, tutti questi iati sono stati risolti: le E e I della prima delle due sillabe in questione sono divenute semivocali, poich un accento non pu stare su una semivocale si spostato sulla vocale successiva.Questa piccola modifica ha portato diverse conseguenze. L'unica palatale del sistema latino /j/ scritta I o J occorreva ad inizio di parola o tra vocali. Adesso la lingua si trovava ad avere moltissime /j/ dopo consonante. Queste nuove semivocali hanno modificato quasi senza eccezione la consonante che precedeva, determinando la formazione di nuove consonanti palatali. Per quanto riguarda la semivocale W in origine occorreva soprattutto nelle labiovelari, spesso la labiovelare si conservata, altre volte diventata velare.Un altro importante fenomeno del consonantismo romanzo stata la lenizione che ha colpito le consonanti intervocaliche nella penisola iberica, in Francia e nell'Italia settentrionale. In generale il quadro : ppp kkk ttt td,, pb,v kg,, bb,v,, gg,, dd,,

    Si pu riassumere dicendo che le sorde doppie diventano semplici, le sorde semplici diventano sonore, le sonore diventano fricative o dileguano.In latino alcune consonanti potevano trovarsi in fine di parola, le pi frequenti sono -m ed -s. La prima serviva ad indicare la maggior parte degli accusativi singolari, nonch alcune terminazioni verbali della prima persona singolare. La seconda era ancora pi frequente, in molti nominativi plurali e in tutti gli accusativi plurali nonch nella 2 singolare e 1 plurale dei verbi.Della -m non rimane alcuna traccia nelle parole a pi sillabe, mentre nei monosillabi a volte scompare altre viene sosituita da -n, soprattutto nella Romnia occidentale.

    25 I MUTAMENTI DEL SISTEMA MORFO-SINTATTICO DAL LATINO ALLE LINGUE ROMANZE

    LA DECLINAZIONE - Il latino possedeva le declinazioni, sia al plurale che al singolare si distinguevano sei casi con terminazioni parzialmente diverse in corrispondenza di diverse funzioni sintattiche. Dal punto di vista formale questo sistema non era affatto perfetto, a volte si hanno infatti stesse forme per casi diversi, altre alcuni casi erano sovraccarichi di funzioni. Ma poich il latino si serviva anche di preposizioni lo si pu definire un sistema in evoluzione, al quale i cambiamenti fonetici di cui abbiamo parlato dettero una bella scossa.In gran parte delle lingue romanze non troviamo forma delle declinazioni, abbiamo una forma per il plurale ed una per il singolare, derivata spesso dall'accusativo latino. Diverso stato per il gallo-romanzo francese e occitano, dove troviamo, in epoca medievale, una declinazione bicasuale, con la distinzione tra caso retto (con funzione di soggetto e vocativo) e caso obliquo (con tutte le altre funzioni). In questa fase dunque l'accusativo ha assorbito tutte le funzioni sintattiche meno quelle del nominativo e del vocativo. Nella seconda parte del medioevo sia l'occitano che il francese hanno eliminato la declinazione, quasi sempre a vantaggio della forma dell'obliquo. In realt il francese andava perdendo le -s finali e quindi la distinzione tra i

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    due casi diventava problematica, poich andavano a coincidere anche le forme di singolare e plurale il numero doveva essere dedotto dal contesto. I PLURALI - L'analisi dei plurali italiani non semplice da spiegare. Se amici sembra provenire naturalmente dal latino AMICI, con la palatalizzazione di -ci che in latino si leggeva [ki], al femminile dovremmo trovare amice, mentre abbiamo la velare. In realt la -s del plurale prima di cadere da forma ad una [j] ed il dittongo aj che ne risultava poteva dar forma alla palatalizzazione di c+e,i.I GENERI - Il latino aveva tre generi: maschile, femminile e neutro. Il neutro stato eliminato da quasi tutte le lingue romanze, ma in una fascia dell'Italia centrale i dialetti distinguono tra sostantivi in -u, quelli che in latino erano maschili, e sostantivi in -o, di origine neutra. Al singolare il neutro latino spesso era marcato dalla terminazione -um tanto al nominativo che all'accusativo, sicch per la perdita della consonante finale veniva ad identificarsi con la forma del maschile; al plurale i neutri al nominativo e all'accusativo avevano uscita in -a, che li accomunava invece ai singolari femminili.L'ARTICOLO E I DIMOSTRATIVI - Il latino non aveva nessun articolo, n definito n indefinito. Tutte le lingue romanze li posseggono invece entrambi. L'articolo determinativo romanzo proviene di norma dalle forme del pronome dimostrativo latino ILLE. Le forme italiane, in particolare provengono da ILLU, ILLE il, lo ILLA la ILLI i, gli ILLAE le. L'origine la stessa in tutte le lingue romanze tranne che in sardo ed in alcune variet catalane in cui IPSE sa.La posizione dell'articolo non sempre la stessa, il rumeno ad esempio esso segue il nome come un enclitico. L'articolo indeterminativo sempre derivante da UNU e sempre anteposto.Per i pronomi dimostrativi il latino aveva un sistema a tre gradi di vicinanza, in corrispondenza alle tre persone verbali: la prima, si riferiva ad una cosa vicina al parlante, la seconda, si riferiva ad una cosa vicina a chi ascolta e la terza, si riferiva ad una cosa lontana dai due interlocutori. Questo sistema a tre gradi si conserva solo in spagnolo, portoghese, catalano, sardo e in alcuni dialetti dell'Italia meridionale.SISTEMA VERBALE E PERIFRASI - Il verbo latino si classificava in quattro coniugazioni, distingueva tre ditesi (attiva, deponente3 e passiva),tre tempi principali (presente, passato e futuro),due aspetti (perfettivo e imperfettivo),tre modi (indicativo, congiuntivo e imperativo), e tre persone nel singolare pi tre nel plurale; aveva inoltre forme non finite: tre infiniti (presente, passato e futuro), tre participi (presente, passato e futuro), un supino, un gerundio e un gerundivo. l'intero sistema stato scardinato e ricostruito in buona parte mediante perifrasiORDINE DELLE PAROLE In latino l'ordine delle parole era piuttosto libero, in quanto l'indicazione della funzione attraverso le desinenze permetteva perfino di separare il sostantivo dall'aggettivo che ad esso si riferiva. Una situazione diversa caratterizza le lingue romanze. La posizione dell'articolo rispetto al nome fissa; l'aggettivo pu essere separato dal nome solo in alcune espressioni ma di norma segue il nome (se lo precede ha un valore semantico diverso) ; i quantificatori e gli aggettivi negativi precedono il sostantivo cui si

    3 I verbi deponenti non avevano l'attivo ma solo il medio, identico alle forme del passivo, ed esprimevano azioni che operavano sul soggetto stesso, ad esempio morire

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    riferiscono; la posizione del determinante si fissata dopo il determinato (la casa di mio padre).Similmente nel gruppo verbale l'oggetto segue il verbo, cos come gli altri complementi; gli ausiliari precedono il participio e l'avverbio segue il verbo. Quanto alla posizione di quest'ultimo nella frase di norma segue il soggetto e precede l'oggetto. In conclusione l'ordine delle parole delle lingue romanze risulta diverso da quello latinoSUBORDINAZIONE - Dopo un'importante serie di verbi il latino rendeva la proposizione subordinata con il soggetto in accusativo e il verbo all'infinito, nessuna lingua romanza continua nelle sue forme parlate questo tipo di costruzione, che stata sostituita da QUOD seguito dal verbo in modo finito da cui provengono le frasi italiane con che + indicativo o congiuntivo.

    26 ALCUNI MUTAMENTI NELLA STORIA DEL FRANCESE E DELLO SPAGNOLONei loro secoli di storia le lingue romanze non sono rimaste intatte, ne prova i numerosi prestiti lessicali, ma anche i mutamenti fonetici e morfosintattici. Il francese e lo spagnolo hanno modificato molto la situazione medievale, al contrario dell'italiano, in cui si possono leggere opere medievali senza troppi problemi, nel francese se non si ha una specifica competenza delle lingue antiche la lettura risulta impossibile. Alcuni esempi di mutamenti che hanno reso il francese classico e moderno differente da quello medievale si possono rintracciare nell'indebolimento delle uscite consonantiche in -t, -s ed -nt che avevano importanti funzioni morfologiche. La caduta della -s rimane nello scritto per la distinzione tra il singolare e il plurale, mentre nel parlato si indebolisce, ad eccezione dei casi di liaison. La distinzione del numero per troppo importante perch se ne possa fare a meno, cos si aggiunge un elemento che precede il nome, spesso l'articolo. La perdita di -s ha gravi conseguenze anche nella coniugazione verbale, dal momento che le prime 3 persone del presente finiscono per avere lo stesso suono, anche questa volta il recupero avviene tramite un nuovo elemento a sinistra, il pronome soggetto a cui si fa ricorso tutte le volte che necessario fino a diventare obbligatorio. Quando la distinzione dei numeri dei nomi e quella delle persone nei verbi vengono espresse non pi mediante desinenza ma mediante un elemento prefissale a sinistra, il francese muta la sua natura anche dal punto di vista tipologico.

    Inoltre nei testi medievali era assai frequente l'ordine OVS, questa caratteristica si perde man mano che il soggetto diventa sempre pi frequente e poi obbligatorio a sinistra del nome.Anche lo spagnolo sub enormi mutamenti alla fine del medioevo. Lo spagnolo medievale usava l'opposizione tra sorde e sonore non solo nelle occlusive ma anche nelle affricate e nelle fricative. Il sistema entra in crisi perch entra in crisi la distinzione di sonorit: in ogni coppia l'elemento sonoro confluisce in quello sordo.In epoca moderna, in conseguenza di questi mutamenti, lo spagnolo che gi possedeva un sistema vocalico pi semplice di quello di molte altre lingue sorelle, semplifica anche il sistema consonantico, che finisce per usare l'opposizione tra sorde e sonore soltanto per le occlusive, ha solo un'affricata

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    e possiede un fonema sconosciuto alle altre lingue romanze; per un totale di 17 fonemi o ancor meno in alcune regioni.

    27 IL RAPPORTO CONTINUO CON IL LATINOIl rapporto delle lingue romanze con il latino non solo un rapporto di filiazione, in quanto le prime derivano dal secondo, ma anche di influenza ininterrotta nei secoli del latino sulle lingue figlie, in ragione del fatto che il latino rimasto lingua della scuola, della chiesa e della cultura per tantissimo tempo. Solo il romeno rimase al margine perch nei Balcani la lingua della chiesa ortodossa il greco o lo slavo ecclesiastico.Lo status del latino per cambiato nel corso dei secoli, all'inizio si poteva considerare il registro alto di un sistema diastratico e diafasico il cui le divergenze andavano accentuandosi fino ad arrivare in pieno medioevo ad una situazione di diglossia, man mano il latino passava allo status di lingua straniera, ma conservando ancora il prestigio culturale e quello religioso.L'esempio evidente di questo rapporto di dominanza la presenza di prestiti lessicali.Bisogna distinguere tra termini latini di origine patrimoniale, che sono stati continuamente presenti nella lingua parlata e sono riconoscibili in quanto hanno subito mutamenti fonetici caratteristici della lingua romanza, e prestiti che erano assenti dalla lingua parlata e vi sono rientrati come colti o semicolti, non subendo evidenti mutamenti.

    Ad esempio orecchio da AURICULA ma auricolare.Solo una piccola parte dei prestiti latini viene assunta dalle lingue romanze senza alcun adattamento. Si tratta per lo pi di termini religiosi o scientifici.La possibilit di prendere a prestito termini latini, sempre a disposizione delle lingue romanze, ha prodotto un gran numero di coppie di parole che hanno la stessa origine ma diversa trafila storica, una volta patrimoniale e l'altra di prestito. Ad esempio: angoscia e angustia, comprare e comparare, mezzo e medio.Il rapporto secolare con il latino come lingua di superstrato culturale ha infine un altro significato per le lingue romanze, esso infatti diventa lingua centripeta con la tendenza a far somigliare le lingue romanze tra loro.

    28 IL RAPPORTO CON IL GRECOIl latino aveva avuto per secoli rapporti con il greco e ne aveva assorbito non pochi elementi che poi restituiva non come grecismi ma come parte integrante del patrimonio latino. In epoca altomedievale il greco antico aveva conosciuto una certa evoluzione e in questa situazione continu ad influire sul latino, anche per il prestigio politico e culturale di Bisanzio.Attraverso il latino sono dunque pervenute alle lingue romanze molte parole di origine bizantina, in genere come prestiti colti. Alla rilevanza politica ed amministrativa dei bizantini dobbiamo parole come duca, despota, catasto. Accanto a questi termini penetrati dal greco alle lingue romanze in genere, vi sono alcuni grecismi locali nella aree in cui il greco un importante sostrato, come in Sicilia e nell'Italia meridionale.

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    29 IL RAPPORTO CON L'ARABOLe parlate arabe della penisola arabica avevano avuto contatto con il latino perch l'impero romano aveva posseduto per secoli una fascia settentrionale del deserto. Ma si trattava di un popolo lontano. Le cose cambiano con l'immediata espansione che gi nel 711 port gli eserciti arabi alla conquista della penisola iberica.Questo processo storico ridusse di molto l'area della Romnia e cre in Spagna, in Sicilia e nella altre aree di meno stabile conquista una vera e propria Romnia arabica. L'arabizzazione era stata cos profonda che in molte aree al momento della riconqui