Upload
franco-greganti
View
223
Download
0
Embed Size (px)
DESCRIPTION
Scuola Integrazione e disabilità
Citation preview
Modulo 7 Unità didattica 1 “L'integrazione nel sistema scolastico italiano” Lezione 1
Nell'ultimo mezzo secolo la concezione della diversità è mutata in una risorsa per la collettività. È
però necessario considerare sia la dimensione intersoggettiva, riferentesi alla vasta rete di relazione
e comunicazione, che quella culturale riferentesi all'intreccio di lingue, usi, costumi e valori. Il
luogo deputato per l'integrazione del disabile è la scuola, molti credono che l'integrazione si realizzi
con la semplice frequenza delle scuole normali, mentre essa si riferisce ad un processo di
compenetrazione reciproca tra individui, in quanto l'essere umano si realizza in rapporto con gli
altri, pertanto implica che la comunità si attivi e si modifichi in favore del diverso. In Italia, rispetto
altri paesi, da una parte l'integrazione scolastica si è evoluta, dall'altra non si è realizzata
compiutamente. Oltre le barriere architettoniche che siamo lontani dall'aver abolito definitivamente,
spesso l'individualizzazione dell'insegnamento e la socializzazione sono in antitesi tra loro.
L'insegnamento è individualizzato se persegue obiettivi comuni alla classe, adeguandosi a ritmi,
capacità e modalità di apprendimento dell'alunno, la personalizzazione invece comprende la
modificazione di contenuti, obiettivi ed attività in sintonia coi bisogni dell'alunno, affinché
l'integrazione sia efficace essa deve nascere ed evolversi dalla relazione tra personalizzazione e
individualizzazione. Una buona didattica individualizzata attribuisce ai contenuti il ruolo di stimolo
per l'alunno, senza metterli al centro del processo didattico, perciò è importante che la scuola sia un
mezzo per promuovere la personalità ed il successo dell'alunno in tutte le dimensioni, considerando
il numero di alunni in difficoltà, tra stranieri, disabili e deprivati culturalmente.
Lezione 2. Il percorso per l’integrazione nella scuola
La legge 517/77 ha segnato una tappa importante per la integrazione dei disabili nel sistema
scolastico, passando da un approccio di tipo assistenziale ad uno più sistematico, essa dota la scuola
di insegnanti specializzati, che in collaborazione con il servizio socio pedagogico, predispongono
una programmazione individualizzata che consenta agli alunni con bisogni educativi speciali di
vivere la scuola senza essere emarginati. Nel 1992 la Legge Quadro 104 evidenzia la necessità,
partendo dalla certificazione dell’handicap, di realizzare l’integrazione per mezzo di un progetto
didattico, che si esplicita tramite i seguenti documenti: la Diagnosi Funzionale, che viene redatta
dal neuropsichiatra, terapista ed assistente sociale e descrive analiticamente la compromissione
dello stato psico-fisico, il Profilo Dinamico Funzionale, frutto di un lavoro di equipe, esso descrive
le difficoltà che l’alunno evidenzia in determinati settori, ma anche le sue potenzialità che vanno
sostenute e potenziate. In particolare vengono esaminati i seguenti parametri: cognitivo, affettivo
relazionale (area del sé, rapporto con gli altri e motivazioni), comunicazionale (modalità, mezzi e
contenuti della interazione), linguistico (comprensione e produzione del linguaggio orale o altro
alternativo), sensoriale (funzionalità visiva, uditiva, tattile), motorio-prassico (motricità globale e
fine, prassi semplici e complesse), neuropsicologico (capacità mnestiche, intellettive e
organizzazione spazio temporale), autonomia (della persona e sociale), apprendimento (età scolare e
prescolare, lettura, scrittura e calcolo). Il PDF è aggiornato a conclusione di ogni ciclo di istruzione,
dalla scuola materna alla secondaria superiore. Un altro documento predisposto dalla L.104 è il
Piano Educativo Individualizzato, che è redatto insieme da docenti, operatori ASL e genitori.
Ciascuno, in base alle proprie competenze e sulle risultanze della Diagnosi e del PDF, propone
interventi per la realizzazione del diritto alla educazione, istruzione e integrazione del disabile,
individuando gli obiettivi didattici.
Lezione 3: “Per un intervento integrativo: lavorare sulla classe”
I docenti curricolari e di sostegno debbono cooperare nella scelta di obiettivi e contenuti, perché, ai
fini di una adeguata integrazione, nel portare avanti una programmazione individualizzata si deve
tenere in considerazione quella della classe. Sarà necessario a tal fine un ambiente inclusivo che
permetta l’adeguamento dei reciproci obiettivi, esso infatti, rappresenta un passaggio fondamentale
per consentire l’integrazione nel gruppo classe. L’inclusione si fonda sul riconoscimento e la
coniugazione di due concetti: normalità, essere trattati come gli altri e di specialità, cioè sentirsi
diversi. Di seguito le coordinate principali per l’integrazione del disabile secondo Aldrich e Miato:
il disabile deve, il più possibile, restare in classe e fare le stesse cose dei compagni. Di particolare
efficacia, ai fine dell’integrazione si è rivelata l’adozione di strategie didattiche specifiche, come ad
esempio il modello per obiettivi. Ianes propone 5 livelli di adeguamento degli obiettivi in base alla
gravità: La sostituzione (prevede la sostituzione del veicolo linguistico), la facilitazione (utilizzo di
strumenti e contesti più motivanti), la semplificazione (modificazione del lessico e dei criteri di
valutazione, uso della calcolatrice), Scomposizione nei nuclei fondanti (identificazione di attività
fondanti e accessibili), Partecipazione alla cultura del compito (far sperimentare, anche solo da
spettatore il clima e la tensione emotiva del compito in classe). Il processo di integrazione prevede
che gli sforzi dell’alunno e della classe, siano congiunti e paralleli, in particolare sono richiesti una
serie di cambiamenti che consenta loro di collaborare ed aiutarsi. Occorre un approccio didattico
sistematico, non occasionale, che permetta di avvicinare le esigenze della classe a quelle del
disabile, ad esempio tramite il ripasso frequente degli argomenti, o mediante un approccio operativo
che faccia leva sul suo bisogno di concretezza, o mediante lo sviluppo di abilità di studio, lasciando
da parte la concezione nozionistica dello stesso.
Lezione 4: “Per un intervento integrativo: lavorare sulla didattica”
Quindi, il ruolo di mediatore della integrazione è svolto dalla didattica, che deve prevedere tutte le
materie della programmazione della classe, adattandole nel livello di complessità, allo scopo di
incrementare la motivazione, minimizzando la frustrazione. La semplificazione può essere
realizzata tramite materiali didattici strutturati (testi specializzati, giochi didattici) e non
(adattamento del libro di testo). L’adattamento del testo, per quegli alunni che tengono il ritmo della
classe, può consistere nell’individuare i concetti chiave ed associarli ad una immagine, o nel
riscrivere il testo eliminandone le parti secondarie e mantenendo quelle più importanti, me espresse
con parole semplici, infine la parte linguistica può essere sostituita quasi del tutto da una sequenza
di immagini. Inoltre sarà opportuno individuare dei metodi per organizzare le informazioni, durante
la lettura, in particolare individuare i nessi causa-effetto, le sequenze principali e disporle in ordine
temporale, individuare l’idea principale e stabilire analogie e differenze. I “mediatori didattici” non
sono altro che modalità diverse di presentazione degli argomenti e possono essere: attivi (ad
esempio l’esperimento di laboratorio), iconici (utilizzano un linguaggio iconico), analogici (attività
ludiche di gruppo con giochi di ruolo), infine simbolici (ad es. la lezione frontale). Negli ultimi anni
molti studi hanno documentato l’utilità che gli studenti stessi rivestano il ruolo di insegnanti, ad
esempio tramite il cooperative learning, centrato su gruppi di lavoro, o il tutoring che prevede che
vengano affidate responsabilità didattiche ad un singolo alunno. Questi metodi hanno grosse
potenzialità, ma richiedono un lungo lavoro di preparazione. In generale gli autori sono concordi
sull’efficacia dell’insegnamento tra pari, anche se vi è discordanza rispetto alle sue basi teoriche.
Concludendo i metodi collaborativi, pur richiedendo una lunga preparazione rappresentano una
grande potenzialità, ma a patto che la classe conosca il deficit del compagno.
Lezione 5: “Note per una didattica integrativa”
Se la scuola saprà cogliere dalla presenza di alunni disabili l’occasione per cambiare e ripensarsi la
comunità scolastica ne trarrà notevoli vantaggi, anche se l’integrazione dei disabili è un dovere che
riguarda anche la famiglia, le agenzie sanitarie e tutta la società. Essa richiede uno sforzo in
direzione del riconoscimento della propria e altrui diversità, rendendo possibile il guardarsi con gli
occhi dell’altro, e ciò è maggiormente evidente anche nel confronto con culture differenti.
La scuola in quanto luogo di relazioni ha il privilegio di poter essere una fabbrica di competenze e
umanità, dove si ascolta e si viene ascoltati ascoltati, ci si confronta tra diversi e si sperimenta la
solidarietà. Pur essendo la presenza del disabile una opportunità positiva, spesso i docenti temono
che prestare attenzione alle sue esigenze possa comportare un rallentamento della programmazione,
o peggio essere lesivo del diritto della maggioranza a svolgere il proprio programma, il che
difficilmente può portare ad una vera integrazione. Le metodologie didattiche che favoriscono
l’integrazione permettono a tutti gli studenti di ottenere migliori risultati, però la condizione
importante è che la classe conosca il deficit del compagno, e ciò può essere conseguito, secondo
Ianes, anche invitando in classe i genitori dei disabili. Alcuni interventi integrativi possono essere
costituiti ad esempio, in una scuola media, nell’ambito della comunicazione verbale, dal saper
rispondere ad una domanda col proprio nome, chiedere in prestito un oggetto. Oppure in ambito
storico dal predisporre una tabella con fatti storici in ordine cronologico. Aumentando il livello di
istruzione la situazione si complica, ma non è impossibile realizzare una didattica integrata.