20
«CULMEN ET FONS » LITURGIA Settembre 2009 - Anno 2 n. 3 Il mistero della Chiesa nel tempo ordinario

LITURGIA · ELLA CHIESA mpo, si purifica al di là pla beata nella gloria del tempio al mistero soprannaturale che esso significa. È questa la pedagogia della Liturgia che innalza

  • Upload
    others

  • View
    1

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: LITURGIA · ELLA CHIESA mpo, si purifica al di là pla beata nella gloria del tempio al mistero soprannaturale che esso significa. È questa la pedagogia della Liturgia che innalza

«CULMEN ET FONS»LITURGIA

Settembre 2009 - Anno 2 n. 3

Il mistero della Chiesanel tempo ordinario

Page 2: LITURGIA · ELLA CHIESA mpo, si purifica al di là pla beata nella gloria del tempio al mistero soprannaturale che esso significa. È questa la pedagogia della Liturgia che innalza

IL MISTERO Dche cammina nel temdella morte e contemp

I l tempo ‘per annum’, che intercorre tra la Pentecoste e l’Avvento, non celebra in modo specifico particolari

misteri, ma offre il mistero pasquale nel suo aspettoglobale e ordinario. Tuttavia questo tempo presenta unasintonia spontanea col mistero della Chiesa, che uscitadalla Pentecoste, cammina nel tempo nell’attesa dellamanifestazione gloriosa del Signore. Possiamo infattiosservare che nell’ultimo bimestre emergono tre grandisolennità, tra loro connesse, a spiccato carattereecclesiologico. Celebrano il Mistero della Chiesaconsiderandolo nei tre fondamentali stati in cui essa vive:1. La solennità della Dedicazione: la Chiesa nel suopellegrinaggio terreno.2. La solennità di Tutti i Santi: la Chiesa già partecipedella visione di Dio.3. La commemorazione di tutti i Fedeli Defunti: laChiesa nello stato di purificazione.“Fino a che il Signore non verrà nella sua gloria etutti gli Angeli con Lui (Mt 25, 31) e, distrutta lamorte, non gli saranno sottomesse tutte le cose (1Cor 15, 26-27), alcuni dei suoi discepoli sonopellegrini sulla terra, altri, passati da questa vita,stanno purificandosi, e altri godono della gloriacontemplando “chiaramente Dio uno e trino qualè”; tutti però, sebbene in grado e modo diverso,comunichiamo nella stessa carità di Dio…Tuttiinfatti quelli che sono di Cristo… formano una solaChiesa e sono tra loro uniti a Lui…” (Lumen gentiumn. 49).

La loro singolare posizione verso il termine dell’annoliturgico, quando anche la stagione autunnale annunziala transitorietà di tutte le cose e si delinea il compimentofinale della storia e del cosmo nell’attesa della secondavenuta Signore nella gloria, è spiegata con magistraleeloquenza da Sant’Agostino, che afferma: “Noi stessisiamo casa di Dio. Veniamo costruiti in questo mondoe saremo dedicati solennemente alla fine deisecoli…La casa, o meglio la costruzione richiedefatica. La dedicazione, invece, avviene nella gioia”(cf. Comune della Dedicazione, Uff. di lett., 2° lett. alternativa).

È necessario però che tali feste vengano colte nel loroinsieme, come tasselli di un unico mosaico che delineal’unico Mistero della Chiesa. È l’unico popolo di Dioche in alcuni suoi membri cammina ancora nel tempo, inaltri contempla già la visione della gloria, e in altri infineattende nell’ultima purificazione. È evidente che l’interomistero della Chiesa è sotteso in ognuna delle tresolennità, ma al contempo ciascuna ne specifica unaspetto proprio. - Questa è una regola costante in ognisolennità liturgica. - Così, mediante le tre solennità, il

popolo di Dio riceve annualmente un annunzio completodell’intero mistero della Chiesa; una catechesi tantoefficace come solo la celebrazione delle feste liturgichepuò realizzare nel ritorno ciclico dell’Anno Liturgico.Feste nelle quali il mistero contemplato viene purerealizzato sotto il velo dei segni sacramentali.

1. LA DEDICAZIONE DELLA CHIESA

Da antica tradizione la Chiesa celebra annualmente lasolennità della Dedicazione delle chiese consacrate nelgiorno anniversario - se conosciuto - oppure in un giornocomune indicato dal calendario liturgico.

Il tema immediato della solennità è costituito dal tempio,dal ricordo della sua Dedicazione e lo sguardo dei fedelisi rivolge all’edificio sacro, che costituisce con fierezzamotivo di tanta compiacenza e gratitudine. Tuttavia èspontaneo che in tale giorno si passi dal segno materiale

2

Page 3: LITURGIA · ELLA CHIESA mpo, si purifica al di là pla beata nella gloria del tempio al mistero soprannaturale che esso significa. È questa la pedagogia della Liturgia che innalza

ELLA CHIESAmpo, si purifica al di là

pla beata nella gloria

del tempio al mistero soprannaturale che esso significa.È questa la pedagogia della Liturgia che innalza le nostrementi, mediante segni visibili, alle realtà spirituali. Contale metodo opera lo stesso rito romano dellaDedicazione, che richiama il modello dell’Iniziazionecristiana: come il cristiano, pietra viva del tempio diDio, viene edificato dai tre sacramenti del Battesimo,della Confermazione e dell’Eucaristia, così, in immaginesimbolica, la chiesa-edificio viene dedicata con ritianaloghi, che ne richiamano il mistero: l’aspersione conl’acqua benedetta, l’unzione con l’olio del Crisma, ilSacrificio eucaristico. In tal modo l’edificio sacro diventasimbolo eloquente del mistero della Chiesa, tempio vivodi Dio. Anche le dodici croci consacratorie, segnatesulle pareti, in questo giorno anniversario vengonoevidenziate con l’accensione dei ceri sottostanti. Esserichiamano il mistero della Chiesa cattolica e apostolica.Il numero dodici è il segno dell’universalità e il richiamo

ai dodici Apostoli dell’Agnello (Ap 21, 14). Le reliquiedei Martiri o dei Santi, deposte sotto l’altare il giornostesso della Dedicazione, proclamano che la Chiesa èMadre dei Santi. Ecco allora che dai segni liturgici si ècondotti al mistero globale della Chiesa una, santacattolica ed apostolica. Ma poiché il tema della festaè un evento contingente, visibile e storico, qualel’edificazione del tempio intorno al quale nasce crescee cammina la Chiesa locale, si è portati a considerarecon maggior attenzione proprio quella parte dellaChiesa che chiamiamo peregrinante, la Chiesa checammina nel tempo, che annunzia e prega, che lotta esoffre tra le tribolazioni del mondo e le consolazionidi Dio. È questa fase terrena della vita della Chiesache viene ad emergere in primo piano nella solennitàdella Dedicazione. Infatti il tempio è una realtà diquaggiù. Lassù non vi sarà più tempio, come affermala visione in Apocalisse 21, 22: “Non vidi alcun tempioin essa perché il Signore Dio, l’Onnipotente, el’Agnello sono il suo tempio”. Il tempio ci è quinecessario come mediazione verso ciò che nonvediamo e stimolo verso ciò che ancora speriamo. Lafisicità dei mezzi, i colori dei simboli, i materiali e leforme dell’arte danno alla solennità il sapore della terrae la composizione geniale del segno visibile col misteroinvisibile diventa la fisionomia propria di questo giorno.Ma il tempio, per quanto splendido e maestoso, èsegnato dalla corruttibilità e la sua ammirazione è velatadalla transitorietà, poiché passa la scena di questomondo. Il Signore stesso lo annunziò ai suoi discepoliche ammiravano il tempio e le belle pietre e i donivotivi che lo adornavano: “…non resterà pietra supietra, che non venga distrutta” (Lc 21,5-5). Eccoallora che il tema della festa viene bene espresso dalConcilio Vaticano II: “…la Chiesa peregrinante, neisuoi sacramenti e nelle sue istituzioni, cheappartengono all’età presente, porta la figurafugace di questo mondo, e vive tra le creature, lequali sono in gemito e nel travaglio del parto finoad ora e aspettano la manifestazione dei figli diDio (Rom 8, 19-22)” (Lumen Gentium n. 48).

Occorre però osservare che, di fatto, la solennità dellaDedicazione non è adeguatamente percepita dal popolodi Dio, sia perché la si celebra in un giorno feriale conpochi fedeli, sia perché il suo trasferimento alladomenica non è sempre possibile ed è comunquefacoltativo. Pochi conoscono questa festa e possiamodire che la sua incidenza pastorale è quasi nulla. Comeallora si possono realizzare le parole di S. Agostino:“La dedicazione della casa di preghiera è la festa

3

Page 4: LITURGIA · ELLA CHIESA mpo, si purifica al di là pla beata nella gloria del tempio al mistero soprannaturale che esso significa. È questa la pedagogia della Liturgia che innalza

della nostra comunità”, se non si può radunareconvenientemente la comunità cristiana in un giornofestivo? Anche nelle molteplici feste di Dedicazionipreviste dal calendario liturgico (es. le Dedicazioni dellebasiliche romane e quella della Cattedrale), oltre allaferialità dei giorni in cui normalmente ricorrono, si tendeprevalentemente a commentare la storia di questiimportanti templi, più che esporre il mistero della Chiesain quanto tale. Si potrebbe quindi auspicare la fissazionedella solennità della Dedicazione in una domenica precisadell’Anno liturgico (es. una domenica di ottobre), nellaquale l’intero popolo cristiano possa celebrare conesultanza ed efficacia il mistero globale della Chiesa,una, santa, cattolica e apostolica. Pur continuando acelebrare in ogni chiesa consacrata l’Anniversario dellasua Dedicazione nella data reale (se si conosce) in cuiavvenne, tuttavia una solennità della Chiesa, comune atutti, nel giorno domenicale e con ritorno cicliconell’Anno Liturgico, sarebbe quanto mai convenienteper l’edificazione dell’intero popolo Dio. Dopo ilConcilio Ecumenico Vaticano II, che ha trattato in modoeminente e primario la dottrina ecclesiologica, tanto dapoter essere definito ‘il Concilio della Chiesa’, e, nellaluce mirabile della Costituzione dogmatica Lumengentium, ecco una solennità, che immetterebbe neltessuto vivo del popolo il mistero della Chiesa, neesplicherebbe la necessaria catechesi e ne stimolerebbe

una annuale verifica di comunione con essa. Oggi sirichiede con urgenza un nuovo e forte annunzio di talemistero per non indulgere ulteriormente ad una vitacristiana nella quale la coscienza di appartenere allaChiesa e l’impegno a vivere in comunione con essa sonovacillanti. Ritorna opportuno e attuale l’antico assiomadi San Cipriano: “Non può aver Dio per Padre, chenon ha la Chiesa per Madre”. Nell’origine e nellosviluppo successivo di importanti feste e solennità unprocesso di questo tipo si è verificato spesso nella storiadella Liturgia: dalla festa anniversaria della Dedicazionedi un tempio si sviluppa la festa del mistero o del santoche quel tempio intendeva celebrare (Cf RIGHETTI ).Ne è esempio, fra gli altri, la solennità di Tutti i Santi, lacui origine risale alla Dedicazione del Pantheon in Roma(13 maggio 609). Tale solennità non sarebbe certamenteuna ‘festa di idea’, in quanto celebrerebbe in modo piùsolenne e specifico l’evento stesso della Chiesa, quiconvocata e operante. E come i diversi aspetti dell’unicoMistero pasquale hanno potuto generare feste distinte(Natale, Ascensione, Pentecoste), pur essendo talemistero già contenuto tutto intero in ogni domenica, cosìè del mistero della Chiesa che, celebrato ogni domenica,può trovare più esplicita e solenne celebrazione in unaparticolare solennità.

2. LA SOLENNITÀ DI TUTTI I SANTI

La solennità di Tutti santi ci riconduce allo stadiodefinitivo e compiuto della vita della Chiesa. Non tantoi Santi nella loro singolarità oggi si contemplano, ma “lacittà del cielo, la santa Gerusalemme che è nostramadre, dove l’assemblea festosa dei nostri fratelliglorifica in eterno il tuo nome” (prefazio). Oggi noipellegrini sulla terra ci accostiamo “al monte di Sion ealla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celestee a miriadi di angeli, all’adunanza festosa eall’assemblea dei primogeniti iscritti nei cieli, al Diogiudice di tutti e agli spiriti dei giusti portati allaperfezione, al Mediatore della Nuova Alleanza e alsangue dell’aspersione dalla voce più eloquente diquello di Abele” (Eb 12, 22-24). In questo giorno sicomprende con particolare eloquenza come il Sacrificioincruento che si compie sugli altari della terra si unisca aquello che perennemente è offerto sull’altare del cielo:“L’angelo si fermò all’altare, reggendo un incensiered’oro. Gli furono dati molti profumi perché li offrisseinsieme con le preghiere di tutti i santi bruciandolisull’altare d’oro, posto davanti al trono. E dallamano dell’angelo il fumo degli aromi salì davanti aDio, insieme con le preghiere dei santi” (Ap 8, 3-4).

4

Page 5: LITURGIA · ELLA CHIESA mpo, si purifica al di là pla beata nella gloria del tempio al mistero soprannaturale che esso significa. È questa la pedagogia della Liturgia che innalza

Oggi la Chiesa innalza lo sguardo e fissa il Cielo, anela alParadiso e contempla quella meta, senza la quale tuttodiventa assurdo nel cristianesimo e “noi saremmo i piùdisgraziati di tutti gli uomini” (1 Cor 15,19). Oggi leparole di Cristo “che vale all’uomo guadagnare ilmondo intero se poi perde la sua anima” (Mt 16,26)assumono una forza singolare, perché la luce dellabeatitudine celeste dirada il grigiore di una concezionematerialistica della vita. Oggi il nostro cuore si solleva“perché i Santi desiderano di averci con loro e i Giustici aspettano” e “mentre bramiamo di stare insieme aloro, stimoliamo nel nostro cuore l’aspirazione piùintensa a condividerne la gloria” (San Bernardo).

Il mistero di questa solennità ha nel nostro tempoun’urgenza particolare di essere annunziato e vissuto.Oggi infatti il Cielo sembra scomparso dall’orizzontedell’uomo e Dio, rimosso dal diritto pubblico è relegatotuttalpiù nel privato. L’Europa vive una grande apostasiadalla fede e l’uomo vuole fondare la sua cultura e la societàsul nulla. Infatti “la creatura senza il Creatore svanisce”(Vaticano II). Anche alla ragione, che nell’illuminismo fuproclamata ‘dea’ oggi non è più consentito di varcare iconfini del visibile per cogliere l’invisibile. La crisi dellametafisica la umilia e la costringe a servire alle sole scienzeempiriche. Anche fra i cristiani si impone una riduzione

sociologica del Vangelo e una impostazione umanitaria-orizzontale dell’azione pastorale. L’attesa escatologicadel Regno e la considerazione dei “novissimi” nellapredicazione e nella catechesi non sembra aversufficiente credito e adeguato approfondimento. Inquesto contesto la solennità di Tutti i Santi non puòassolutamente essere sottovalutata, ma deve essereriproposta con la massima forza ed efficacia.

A questo proposito si deve purtroppo osservare che lasolennità nella sua concreta celebrazione è di fattocompromessa dalla anticipazione indebita del giornosuccessivo, che commemora tutti i Fedeli Defunti. Ènoto il costume molto diffuso che la Messa principaledi Tutti i Santi sia celebrata dai Vescovi e dai Parrocinei cimiteri. È vero che si celebra la Messa di Tutti iSanti con orazioni, letture e colore proprio, tuttavial’ambiente del cimitero, la prossimità con le tombe, iltema di parte dell’omelia, l’eventuale breve rito disuffragio al termine della Messa portano i fedeli a noncogliere il mistero di Ognissanti e a concentrarsiesclusivamente sulla commemorazione dei Defunti.Inoltre la grande massa di gente che in questo giornoaccorre ai cimiteri porta ad una riduzione anche dellavisione cristiana della morte, abbassando la celebrazionead un livello umanitario da tutti condiviso. Così lasolennità di Tutti i Santi perde, almeno nella celebrazione

col popolo, la sua identità e il messaggiofondamentale della sua liturgia svanisce.

È allora necessario salvare questo importantegiorno liturgico: esso deve poter comunicarecon chiarezza e con frutto spirituale al popolodi Dio l’integrità del mistero che reca. Perrealizzare questa operazione occorre che iVescovi e i Parroci non celebrino la Messanei cimiteri, ma nelle Cattedrali e nelle chieseparrocchiali. Questa solennità deve esserecelebrata con grande dignità, con tutto lospessore pasquale che essa comporta, bendistinta dal clima penitenziale proprio delgiorno successivo (2 novembre), dedicandototalmente l’omelia al mistero del giorno eriempiendo un vuoto dottrinale alquantodiffuso. Ma non sarà possibile ad un parrococorreggere questo costume, finché i fedelivedranno che nei cimiteri delle città vescovili

Immagini: Michelangelo, Giudizio Universale,Cappella Sistina, sec. XVI. Pag. 2-3: Cristo e ilcorteo dei Santi. Pag. 4-5: Il Giudice divino e laRisurrezione dei Morti.

5

Page 6: LITURGIA · ELLA CHIESA mpo, si purifica al di là pla beata nella gloria del tempio al mistero soprannaturale che esso significa. È questa la pedagogia della Liturgia che innalza

i Vescovi celebrano solennemente la Messa nel giornostesso di Ognissanti. Infatti nei tentativi qua e là compiuti,i parroci sono accusati di fare scelte personali, che nonsembrano essere condivise dai Pastori della Chiesa.

Certo non si devono privare i cimiteri di una presenzaorante della Chiesa in questo giorno di grande afflussodi popolo, ma la tradizione liturgica ci offrirebbe il modocorretto. Infatti dopo i secondi Vespri si raggiungeva ilcimitero per un atto di suffragio e un intervento omiletico.Si trattava della originale celebrazione-ponte, che, versoil tramonto, collegava il giorno solenne di Tutti i Santicon quello penitenziale dei Fedeli Defunti. Il geniosingolare che unisce in immediata successione i due giorniliturgici viene espresso con ulteriore incisività in questorito-ponte. Questa modalità consente di non privare ilpopolo cristiano della ricchezza e della espressionecompleta della liturgia di Tutti Santi e al contempo di nondare indebitamente alla grande folla ‘sincretista’ il ritopiù impegnativo della fede, per privilegiare un forteannunzio che illumini il mistero della morte con l’annunziocristiano della Pasqua.

3. LA COMMEMORAZIONE DI TUTTI I FEDELIDEFUNTI

Quando l’Abate S. Odilone di Cluny (+ 1048 ) istituì laCommemorazione di Tutti i Fedeli defunti ebbe la genialeintuizione di scegliere come giorno liturgico proprio quelloimmediatamente successivo a Tutti i Santi (il 2 novembre).Così egli metteva in luce che la Chiesa che è nellapurificazione ultraterrena è già Chiesa dei Santi e la sortedi quelle Anime è eternamente e irreversibilmenteorientata alla gloria del paradiso. Si delinea così in questaterza festa ecclesiologica il mistero della Chiesa che, allesoglie della gloria, ormai nella sicurezza, compie l’ultimae definitiva purificazione prima di accedere alla visionebeatifica ed eterna di Dio. Al contempo distinguendo ilgiorno dei Defunti da quello dei Santi, e assegnando aidue giorni due diversi caratteri di liturgia, si definisce conprecisione il dogma della fede, che contemplal’Assemblea dei Santi nelle due distinte situazioni: quelladel Cielo nella gloria (1 nov.) e quella del Purgatorio (2nov.) nell’ultima purificazione per il compimento perfettodella Carità. E’ importante che questa meravigliosatradizione non venga meno e che sia celebrata con quellaprecisa diversificazione, che i due giorni esigono, per nonperdere il carattere specifico della loro identità dottrinale,liturgica e spirituale. Inoltre la Commemorazione di Tuttii Fedeli Defunti educa noi, pellegrini sulla terra, a quelrapporto di preghiera che è diverso da quello con i Santidel Cielo. Si tratta del Suffragio, in tutte quelle forme

previste dalla Chiesa, che suscita in noi quella caritàverso i Fedeli Defunti che già ogni giorno è esercitatadalla Chiesa nell’offerta del Sacrificio eucaristico.Mentre la liturgia di Tutti i Santi si ispira senza alcunaombra alla luce immortale della Pasqua, che rivestepienamente i Beati e l’Assemblea terrena è elevata allacontemplazione della liturgia celeste; quella dei FedeliDefunti è in continuità con la liturgia esequiale della terra,prolungandone il clima penitenziale ed estendendonel’invocazione di suffragio. L’osservazione potrebbeaprire una doverosa riflessione su certe celebrazioniesequiali che tendono a spogliarsi di ogni aspettopenitenziale esibendo superficialmente una facile einopportuna ‘canonizzazione’ del defunto.

Anche per la Commemorazione di Tutti i fedeli Defuntisi deve purtroppo constatare una riduzione sul pianodella celebrazione concreta. In realtà il giorno dei Mortiè svuotato a causa della sua anticipazione nellacelebrazione solenne nei cimiteri del giorno precedente.Così esso si riduce ad una appendice integrativa per ungruppo relativamente ristretto di fedeli. Per di piùessendo giorno lavorativo e avendo celebrato il suffragiosolenne nel giorno precedente di Tutti i Santi si tende acelebrare le messe dei morti come normali messe feriali,senza alcun rilievo di solennità. In tale situazione laCommemorazione di Tutti i Fedeli Defunti scomparedalla coscienza della maggior parte del popolo di Dio,che non partecipa a liturgie specifiche. Per questo,occorre ‘salvare’ questo importante giorno liturgico, siaevitando la sua anticipazione al 1 novembre, siaassicurando una celebrazione solenne della Messaprincipale del 2 novembre, in modo che la comunitàcristiana senta il richiamo della solennità e l’assemblealiturgica sia il più possibile ampia e qualificata in tutte lesue componenti.

CONCLUSIONE

Questa trilogia sulle feste ecclesiologiche benconcatenate e posizionate opportunamente verso iltermine dell’Anno Liturgico, espone il potenziale liturgicodi ricchezza dottrinale e spirituale in ordine al misterodella Chiesa in esse contenuto. Al contempo ne evidenziai limiti nella concreta celebrazione pastorale. In tal modosi suscita una indispensabile riflessione e un confrontoper evitare che tesori così preziosi e mezzi così efficacidi azione pastorale non rimangano depotenziati,privando il popolo di Dio dell’annunzio ciclico e incisivodi parti sostanziali del dogma della fede e di un piùfruttuoso accesso sacramentale ai relativi Misteri.

6

Page 7: LITURGIA · ELLA CHIESA mpo, si purifica al di là pla beata nella gloria del tempio al mistero soprannaturale che esso significa. È questa la pedagogia della Liturgia che innalza

IL CULTO DI CRISTO«Ma quanto più grande, cari fratelli esorelle, deve essere la nostra gioiasapendo che sull’altare, che ci ac-cingiamo a consacrare, ogni giorno sioffrirà il sacrificio di Cristo; su questoaltare Egli continuerà ad immolarsi, nelsacramento dell’Eucaristia, per lasalvezza nostra e del mondo intero. NelMistero eucaristico, che in ogni altare sirinnova, Gesù si fa realmente presente.La sua è una presenza dinamica, che ciafferra per farci suoi, per assimilarci asé; ci attira con la forza del suo amore facendoci uscireda noi stessi per unirci a Lui, facendo di noi una cosa conLui. La presenza reale di Cristo fa di ciascuno di noi lasua “casa”, e tutti insieme formiamo la sua Chiesa, l’edificiospirituale di cui parla anche san Pietro. “Stringendovi alui, pietra viva, rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosadavanti a Dio – scrive l’Apostolo -, anche voi veniteimpiegati come pietre vive per la costruzione di un edificiospirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrificispirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo” (1 Pt 2,4-5). Quasi sviluppando questa bella metafora,sant’Agostino osserva che mediante la fede gli uomini sonocome legni e pietre presi dai boschi e dai monti per lacostruzione; mediante il battesimo, la catechesi e lapredicazione vengono poi sgrossati, squadrati e levigati;ma risultano casa del Signore solo quando sonocompaginati dalla carità.

LA LITURGIA DELLA CARITÀ

Quando i credenti sono reciprocamente connessi secondoun determinato ordine, mutuamente e strettamentegiustapposti e coesi, quando sono uniti insieme dalla caritàdiventano davvero casa di Dio che non teme di crollare(Cfr. Serm., 336).È dunque l’amore di Cristo, la carità che “non avrà maifine” (1 Cor 13,8), l’energia spirituale che unisce quanti

Pietre vive per un edificio spiritualeDall’omelia di papa Benedetto XVI per la consacrazione del nuovoaltare della Cattedrale di Albano Laziale - 21 settembre 2008

partecipano allo stesso sacrificio e sinutrono dell’unico Pane spezzato per lasalvezza del mondo. È infatti possibilecomunicare con il Signore, se noncomunichiamo tra di noi? Come allorapresentarci all’altare di Dio divisi, lontanigli uni dagli altri? Quest’altare, sul qualetra poco si rinnova il sacrificio del Signore,sia per voi, cari fratelli e sorelle, uncostante invito all’amore; ad esso viaccosterete sempre con il cuore dispostoad accogliere l’amore di Cristo e adiffonderlo, a ricevere e a concedere il

perdono ( Mt 5,23-24).

IL CIELO SULLA TERRA

Nella liturgia romana il sacerdote, compiuta l’offertadel pane e del vino, inchinato verso l’altare, pregasommessamente: “Umili e pentiti accoglici, Signore: tisia gradito il nostro sacrificio che oggi si compie dinanzia te”. Si prepara così ad entrare, con l’intera assembleadei fedeli, nel cuore del mistero eucaristico, nel cuoredi quella liturgia celeste a cui fa riferimento la secondalettura, tratta dall’Apocalisse. San Giovanni presentaun angelo che offre “molti profumi insieme con lepreghiere di tutti i santi bruciandoli sull’altare d’oroposto dinanzi al trono” di Dio (cfr Ap 8, 3). L’altaredel sacrificio diventa, in un certo modo, il puntod’incontro fra Cielo e terra; il centro, potremmo dire,dell’unica Chiesa che è celeste ed al tempo stessopellegrina sulla terra, dove, tra le persecuzioni delmondo e le consolazioni di Dio, i discepoli del Signorene annunziano la passione e la morte fino al suo ritornonella gloria (cfr Lumen gentium, 8). Anzi, ogniCelebrazione eucaristica anticipa già il trionfo di Cristosul peccato e sul mondo, e mostra nel mistero il fulgoredella Chiesa, “sposa immacolata dell’Agnelloimmacolato, Sposa che Cristo ha amato e per lei hadato se stesso, al fine di renderla santa” (ibid. 6)».

7

Page 8: LITURGIA · ELLA CHIESA mpo, si purifica al di là pla beata nella gloria del tempio al mistero soprannaturale che esso significa. È questa la pedagogia della Liturgia che innalza

Il mistero del tempioL’edificio sacro come atto di culto, casa del Popolo di Dio e annun-cio permanente del Vangelo

P erché la chiesa è un dono grande? E perché è doveroso costruire edifici sacri e conservare il

grande patrimonio artistico, storico, culturale e spiritualein essi contenuto? Una certa mentalità oggi tende asminuire il senso delle chiese-edificio come espressionidel culto a Dio e - quando è necessario costruirle - sitende a produrre chiese minimali, povere e possibilmente‘nascoste’ nel contesto urbanistico. Per di più si diceche Dio vuole i nostri cuori e non i templi, vuole che siaiutino i poveri piuttosto che spendere per i monumenti.Certo con questa mentalità un popolo non troveràentusiasmo ad avere una bella chiesa, né a conservarlae impreziosirla. Si tenderà invece a spogliarla, magarisvendendo i suoi arredi , comunque a non apprezzarla,quasi fosse un ‘peccato’ possedere una gran bella chiesa.Succede in conseguenza che la comunità cristiana,

seppur inconsciamente, demandi all’ente pubblico lasalvaguardia delle sue chiese ridotte alla sola realtà dibeni storici e culturali, quasi rinnegando ciò che i padrifecero in passato e percorrendo sentieri ritenuti più‘evangelici’, che si risolvono tuttavia in operesemplicemente sociologiche e umanitarie, nonsufficientemente però impostate sulla dimensioneascendente e soprannaturale del mistero di Dio.Insomma la dimensione antropocentrica - oggidominante - sembra togliere spessore alla dimensioneteocentrica, che ispirò la costruzione delle chiesestoriche. Per valutare la portata delle nostre chieseoccorre, allora, considerare il valore che la chiesarappresenta su diversi piani: nei riguardi di Dio, inrelazione alla comunità cristiana e i singoli fedeli e inordine all’evangelizzazione dell’ambiente.

8

Page 9: LITURGIA · ELLA CHIESA mpo, si purifica al di là pla beata nella gloria del tempio al mistero soprannaturale che esso significa. È questa la pedagogia della Liturgia che innalza

1. LA CHIESA È INNANZITUTTO UN SEGNOPERMANENTE DI CULTO A DIO

È questo un aspetto quasi estinto nella odierna mentalità.In realtà esso è il più nobile, il più antico e universale. Lereligioni dei popoli edificano i templi fondamentalmentee primariamente per rendere culto alla divinità e per farneun dono esclusivo a Dio, rendendo sacro il tempio, ossiaestraniandolo dall’uso degli uomini (profano). Dio stessonelle disposizioni impartite a Mosé sul monte Sinai(Esodo cap.25-31), co-manda la costruzione dellatenda sacra e poi quella deltempio di Gerusalemme aSalomone (1 Re 9, 25),come atto di culto visibilepermanente alla sua ma-està, segno materializzato estabile, punto fisico diorientamento nella vitaquotidiana del suo popolo.La tenda e poi il tempio inGerusalemme richiamanola continua presenza di Dioin mezzo al popolo e ilpopolo, anche in esilio, guarderà in direzione del tempioper la preghiera. L’uomo, che è fatto di anima e corpo eche conosce mediante i sensi corporei, non puòesprimere compiutamente un culto pieno e gradito a Diosenza coinvolgere la sua corporeità. In un purospiritualismo e in una assoluta interiorità non si puòrealizzare un atto di culto veramente umano e conformealla nostra natura. Noi non possiamo assolutamenteaccedere a Dio se non attraverso la percezione dellecose sensibili: mediante esse la mente si eleva alCreatore. Sostenere un culto senza tempio e senza riti èesporsi ad una religiosità inautentica, precaria e difformedalla reale struttura del nostro essere. Certo è vero ancheche non possiamo delegare al tempio il nostro cultopersonale, ma il tempio stesso è al servizio di un cultointeriore che la visione e la frequentazione del tempiodeve sempre alimentare. Allora la costruzione di unachiesa è un atto di adorazione, di lode, di accoglienza diDio nell’ambiente concreto in cui viviamo. Egli è al centrodelle nostre case, emerge sovrano nelle nostre città epaesi, si impone ai nostri panorami, presiede nelle nostrepiazze e segna gli snodi delle nostre vie. In questa lucesi comprende come il criterio della sola funzionalità siainsufficiente per una chiesa, ma vi debbano invececoncorrere altri criteri, quali la monumentalità, l’arte, labellezza, l’armonia, il genio, ecc., che affermano la qualità

di un atto adorante e di un dono prezioso offerto alSignore. Il cuore dell’uomo di fede, sente e operaaffinché Dio gradisca un edificio sacro splendido, pernon presumere di accostarsi a Dio dando a Lui ilmediocre, come Caino o lesinando nelle cose cheriguardano Dio, come Giuda. Non è vero che Dio guardasolo al cuore, egli ha dimostrato nei miracoli del suodivin Figlio, di volere anche un corpo sano e l’offesa alcreato visibile è offesa al Creatore invisibile. È quindiuna questione di ordine altamente spirituale quella della

qualità dell’architettura, dellascultura, della pittura, dellaletteratura e della musicasacra. Non possiamo rite-nere estranea alla consi-derazione di Dio la qualitàmateriale delle nostre chiese.Non possiamo dire: A Diotutto va bene! Perché in talmodo banalizzeremo Diostesso, considerandolo unarealtà fruibile al nostro ego-ismo e disponibile alla nostragrettezza di sentimento. Ilcomandamento, Non no-

minare invano il Nome del Signore Dio tuo, significanon trattare Dio con sufficienza e banalità, sot-tomettendolo ai nostri ritmi e ai nostri gusti e pretendendodi soddisfarlo col minimo della nostra generosità. Eccoallora che non fu un limite quello dei nostri padri, che siespressero con cattedrali e basiliche di impareggiabilegenio e di inestimabile valore: lo stile paleocristiano, ilromanico, il gotico, il rinascimentale, il barocco, l’orientee l’occidente con modulazioni infinite hanno proclamatola gloria di Dio e Dio ha accettato questo singolare cantodi lode, che ci è stato trasmesso nella storia secolaredella Chiesa. Se i Santi costituiscono le pietre vive peril tempio eterno, l’arte sacra di tutti i tempi rappresental’uso santo e la trasfigurazione della materia, che, visitatadal genio dei santi, viene a rispecchiare la città celeste,la santa Gerusalemme. Lì dove vivono i Santi, anche lamateria del mondo che li circonda viene rielaborata daquel medesimo Spirito, che edifica l’interiorità del lorocuore. Non è assolutamente possibile separare ciò cheDio ha congiunto, non è possibile individuare la santitàdell’anima se questa non modella il volto del corpo e lamateria dell’universo, che in tal modo raggiunge la suapiù alta finalità. Che la chiesa-edificio sia fon-damentalmente l’espressione architettonica di unpermanente atto di culto a Dio lo esprime bene anche latradizione liturgica nel rito della Dedicazione, col quale

9

Page 10: LITURGIA · ELLA CHIESA mpo, si purifica al di là pla beata nella gloria del tempio al mistero soprannaturale che esso significa. È questa la pedagogia della Liturgia che innalza

Regala un abbonamento a

LITURGIA «CULMEN ET FONS»4 numeri annui - abbonamento ordinario 5 euro - sostenitore 10 euro abb. benemeritooltre 10 euro - sul conto corrente postale n. 9 2 0 5 3 0 3 2. Intestato ad ASSOCIAZIONECULTURALE «AMICI DELLA LITURGIA», via Stoppani n. 3 - 38068 Rovereto (TN) -causale: abbonamento ( usa il bollettino allegato alla Rivista).

10

una nuova chiesa viene solennemente dedicata a Dio equindi resa stabilmente luogo sacro, dove albergaperennemente la divina presenza. Nel rito l’offerta aDio dell’edificio sacro è primaria rispetto alla consegnadi esso alla comunità. Ora il Signore risponde a questoatto di culto con un dono, che nella nostra fede è unicoe sorprendente. Infatti non solo Egli parla al suo popoloe lo santifica con la virtù che promana dai suoisacramenti, ma Egli stesso in persona, il Figlio di Dioincarnato, dimora nelle nostre chiese con una presenzavera reale e sostanziale nel SS. Sacramentodell’Eucaristia. In nessun altro tempio, fuorché nellechiese cattoliche, la presenza di Dio raggiunge una taleintensità. Egli veramente è con noi fino alla fine delmondo, anche col suo corpo fisico, ora glorificato, marealissimo. Ecco perché è il tabernacolo il cuore pulsantedella chiesa e la conservazione del SS. Sacramento,che scaturisce dalla celebrazione del divin Sacrificio edè permanente nelle specie consacrate, è la finalità piùalta e più nobile dei nostri edifici sacri. L’altare stesso,dopo la celebrazione sacrificale, in quanto simbolo, siscosta davanti alla realtà sacramentale di Colui che èpersonalmente “altare, sacerdote e sacrificio”. Lapresenza eucaristica, infatti, assicura che la liturgia nellenostre chiese sia sempre viva e operante. Mai nella storiamondiale delle religioni si ebbe una risposta tantomisteriosa e generosa, totale e impensabile da parte diDio verso gli uomini, che gli offrivano i loro templi. Lastessa presenza del Signore nel Santo dei Santi deltempio di Gerusalemme non era che una debole figurarispetto alla realtà dell’Eucaristia. Per questo la centralitàdel tabernacolo assume nel tempio cattolico unacondizione assoluta e indubitabile, come coerenteespressione del dogma della fede. I simboli sacri, perquanto grandi e importanti, devono cedere sempre ilposto alla persona viva del Verbo Incarnato, che nottee giorno dimora nelle nostre chiese, come il Dio connoi. È questa dimensione cultuale che fonda unaproliferazione di chiese nelle città storiche cristiane,anche oltre il bisogno della comunità cristiana. La stessa

logica cultuale presiedeinoltre alla costruzionedei capitelli domestici,delle edicole lungo levie e delle tante chiesevotive disseminate nellenostre campagne. Aquesta visione cultu-ale si deve fare ritornoper poter comprenderefino in fondo la men-talità della Chiesa ditutti i tempi e lo spiritoche guidava i nostripadri nella fede.

2. LA CHIESA ÈLA CASA DELPOPOLO DI DIORADUNATO PERLA PREGHIERA

Certamente questosecondo scopo è al-trettanto fondamentale.Ma la chiesa è casa delpopolo di Dio, perchéessa è prima di tuttocasa di Dio, luogo dellasua presenza. Infatti, lìdove c’è la SS. Trinitàc’è la Chiesa: casa di Dio e casa del popolo di Dio,costituiscono un binomio indissolubile e interdipendente.Anzi, più che offrire noi una casa a Dio è Dio stessoche ci invita a stare nella sua casa. La chiesa quale casadella comunità cristiana è, tuttavia, una caratteristicanuova delle chiese cristiane rispetto ai templi pagani.Quelli ospitavano solo la statua della divinità, mentre ilculto si svolgeva all’esterno col popolo che stavaall’aperto. Con la liturgia cristiana il popolo entra nella

Page 11: LITURGIA · ELLA CHIESA mpo, si purifica al di là pla beata nella gloria del tempio al mistero soprannaturale che esso significa. È questa la pedagogia della Liturgia che innalza

________________________________________

Le immagini di questo articolo (pag. 8-11) si riferisconoalla celebre Cattedrale di Chartes (Francia). Distruttada un incendio, la Cattedrale venne ricostrutia completa-mente dagli abitanti e dalle Confraternite del piccolo bor-go di Chartes nel sec. XIII. L’interno costudisce il velodella Vergine. La reliquia venne offerta alla Cattedrale daCarlo il Calvo, imperatore del Sacro Romano Impero nel876. Durante l’incendio del 1194, si credette che li velofosse andato perduto ma fu ritrovato intatto. Questo mi-racolo spiega l’entusiasmo e la rapidità con cui la Catte-drale venne ricostruita.

Liturgia “culmen et fons”Editrice ASSOCIAZIONE CULTURALE AMICI DELLA LITURGIA -via Stoppani n. 3 Rovereto - Registrazione Tribunale diTrento n. 1372 del 13/10/2008 - Indirizzo della Reda-zione: via Stoppani 3, 38068 Rovereto (Provincia diTrento) - Direttore Responsabile: Massimo Dalledonne.

chiesa e l’edificio sacrocristiano assume il nomestesso della assembleaconvocata: la Chiesa.Infatti mai la Chiesa ètanto Chiesa quanto nelmomento liturgico in cuisi celebrano i santi Mi-steri. Per questo occor-re che la chiesa-edificioabbia la necessaria fun-zionalità per lo svol-gimento dei riti dell’in-tero Anno Liturgico eperché il popolo in essaradunato possa confrutto partecipare allaspecificità delle azioniliturgiche. È necessariotuttavia osservare chenella chiesa non sisvolge ogni genere diattività ecclesiale, masoltanto quella più nobilee più alta, la celebra-zione della Liturgia.Altre strutture devonoservire la comunitàcristiana per le diverseopere di catechesi,apostolato, socializ-

zazione, culturali, educative, ecc. L’oratorio e la casasociale coadiuvano necessariamente la chiesa. La chiesainsomma non deve diventare una sala polivalente perogni genere di attività ecclesiali. Essa ha un precisocarattere sacro e la presenza di Dio e il clima dellapreghiera devono regnare sovrani, consentendo che ilsilenzio assicuri quell’incontro spirituale che è tantoindispensabile anche ai singoli fedeli.

3. LA CHIESA È UN ANNUNZIOPERMANENTE DEL VANGELO

Si immagini l’impressione che i milioni di turisti di tuttoil mondo ricevono nella visita al patrimonio artistico dellecattedrali europee e anche delle nostre infinite e bellechiese dei nostri paesi e città. Il richiamo eloquentedell’arte sacra in tutte le sue svariate forme trasmette ilmessaggio cristiano anche ai popoli non cristiani. Quantiseguaci di altre religioni osservano ammirati la cappellaSistina e le basiliche romane. Ma anche quanti cristiani,lontani dalla fede, vengono richiamati agli antichi valoridi fede della loro infanzia dal linguaggio, mai spentodegli edifici sacri. Qualcuno si convertì ascoltando unconcerto d’organo. Altri sono colpiti dalle austere emistiche celebrazioni dei nostri Monasteri. Altri ancorasi debbono comunque incontrare con l’enormeproduzione artistica dei secoli cristiani per motivi distudio e di lavoro. I geni e i ricercatori rimangono stupitidalla ricchezza e profondità delle espressioni dell’artesacra cristiana. Veramente l’antico assioma della bibliapauperum, è una lezione permanente sempre vigilenell’urbanistica delle nostre città e nel mosaicosorprendente e complesso dei segni della fede, diffusicapillarmente in ogni anfratto dei nostri abitati.L’evangelizzazione e il mandato missionario ricevutodal Signore si esercita con una efficacia del tuttostraordinaria proprio con la rete degli edifici sacri e illinguaggio visivo degli artisti cristiani. Quanto è invecefredda la città secolarizzata, standardizzata, triste,monotona, senza un senso, priva di arte, di musica, disemplicità e calore, ridotta a economia e assillata dallaproduzione e per questo travolta dall’assordante ritmodi un vortice livellatore e sterile che porta alladisperazione. Si comprende allora il valore delle nostrebelle chiese storiche: di alto profilo artistico, maestosenella loro monumentalità, solenni nelle loro linee,preziose nei loro ornamenti, voce dei padri che noi figliaccogliamo con gratitudine nell’unica fede, che ci uniscecon le passate generazioni. Queste nostre chiese sonoil luogo dove Dio ci scolpisce come pietre vive perl’edificio eterno del suo Regno. Qui la grande speranzariempie il vuoto delle piccole speranze e il nostro spiritomette le ali dell’eternità.

11

Page 12: LITURGIA · ELLA CHIESA mpo, si purifica al di là pla beata nella gloria del tempio al mistero soprannaturale che esso significa. È questa la pedagogia della Liturgia che innalza

Antonio Rosmini:la liturgia nella riforma della ChiesaDall’omelia pronunciata nella Chiesa Arcipretale di S. Maria del Carminein Rovereto per la festa liturgica del Beato (1 luglio 2009)

N ormalmente il beato Antonio Rosmini lo si iscrive negli uomini di pensiero e lo si cita nelle solenni

accademie degli intellettuali e per Lui si indiconoconvegni, si scrivono articoli e di Lui si tratta negliambienti elevati della cultura. Ma Antonio Rosmini èanche e soprattutto un Beato e come tale diventa amicodi tutto il popolo di Dio e luminoso esempio di vitacristiana e intercessore presso il trono di Dio. Egli godequella beata visione che nell’oscurità della fede avevapresagito nelle sue ultime parole: “Adorare, tacere,godere”. Nel mare magnum della sua dottrina cogliamooggi un piccolo ritaglio a riguardo della Liturgia,considerata come anticipazione delle affermazioni e dellescelte che saranno successivamente fatte dal ConcilioEcumenico Vaticano II. Vi è un singolare intuito profeticonelle analisi e nelle conseguenti proposte del pensierorosminiano con ciò di fatto fu deliberato nella granderiforma liturgica del Vaticano II.

1. IL PRIMATO DELLA LITURGIA

Rosmini pone al primo posto nel suo libro Delle cinquepiaghe della santa Chiesa la questione liturgica. Laseparazione tra clero e popolo nel culto pubblico è infattila prima delle piaghe della santa Chiesa. Ciò anticipal’impostazione del Vaticano II, che inizia col trattare laLiturgia e promulga come suo primo decreto propriola Costituzione liturgica Sacrosanctun Concilium. IlPapa Paolo VI evidenzierà questo fatto affermando cheDio è al primo posto e prima di ogni altra delibera deveessere dato il primato al culto di Dio. Tutto il restodipenderà da questo primato: la situazione della liturgiaprima piaga da risanare in Rosmini; la liturgia primointervento nel quadro della riforma della Chiesa nelVaticano II. E il Papa Benedetto XVI ribadirà questoprimato quando affermerà che la crisi della Chiesaconsiste nel crollo della Liturgia. In tal modo essa èdi nuovo posta al vertice per un’opera di sanazione edi promozione dell’intera vita della Chiesa.

2. LA LITURGIA È IL CULMINE E LA FONTEDELLA VITA DELLA CHIESA

Rosmini proclama il primato della Liturgia nella vita dellaChiesa e nelle sue attività fondamentali. Egli affermal’eminenza del Sacramento sulla stessa Dottrina e sullaMorale. In altri termini egli riconosce che l’annunzioevangelico non potrebbe essere compreso dai popoli,né la norma morale della legge evangelica essere vissutase il Sacramento non abilita l’uomo peccatore acomprendere il pensiero di Cristo e a vivere la nuovalegge dello Spirito. È il culto nuovo, che consenteall’opera degli Apostoli di trasformare le genti. Ed èquindi il Sacramento che ricrea le facoltà dell’uomodecaduto e lo eleva alla comprensione di una dottrinasoprannaturale e di una morale impossibile alle soleforze della natura. In tal modo si vede con chiarezzacome il Rosmini anticipi quello che è il cuore dellaCostituzione liturgica del Vaticano II, che afferma chela Liturgia è il culmine verso cui tende l’azione dellaChiesa e, insieme, la fonte da cui promana tutta lasua virtù (SC 10). La Liturgia quindi in Rosmini e poinel Vaticano II non ha solo un primato logico nellatrattazione, ma ha un primato esistenziale, che innervanecessariamente e permanentemente tutti gli aspetti dellavita ecclesiale.

3. ELEVARE IL POPOLO ALLA LITURGIA:VERSO UNA PIENA PARTECIPAZIONE

Rosmini tuttavia prende atto della liturgia del suo tempoe considera lo stato di estraneità del popolo dal cultopubblico. Il clero e il popolo si trovano divisi e privi diuna adeguata comunicazione nella celebrazione del cultopubblico. Egli descrive la liturgia come una grande scenache i fedeli osservano dall’esterno, non avendo glistrumenti e la possibilità di un intervento diretto in essa.Si tratta di una partecipazione vera del popolo, maesterna e delegata. Ciò a causa della lingua latinaincomprensibile e della mancanza secolare di forma-

12

Page 13: LITURGIA · ELLA CHIESA mpo, si purifica al di là pla beata nella gloria del tempio al mistero soprannaturale che esso significa. È questa la pedagogia della Liturgia che innalza

zione liturgica. Egli quindi auspica una partecipazionepiù diretta e interna del popolo, alla quale ha dirittoper il battesimo e per la confermazione, che implicanol’esercizio del sacerdozio regale in tutti i fedeli che siuniscono consapevolmente al divin Sacrificio. È evidentel’asserto conciliare della partecipazione consapevole,attiva e fruttuosa, in modo che i fedeli conforminola loro mente alle parole che pronunziano e cooperinocon la grazia divina per non riceverla invano (SC 11).La dimensione pastorale è nella riforma del ConcilioVaticano II l’elemento determinante e primario. Si trattadi introdurre i fedeli ad una partecipazione interna ediretta agli atti liturgici. Occorre elevare il popolo allaLiturgia e portare la Liturgia al popolo.

4. UNA LINGUA COMPRENSIBILE E UNACATECHESI MISTAGOGICA

Infine Rosmini analizza le cause di questa estraneitàliturgica e le individua in due situazioni: l’incomprensibilitàdella lingua latina e la mancanza di adeguata catechesi.Con le invasioni barbariche la nobile lingua dell’ImperoRomano non è più la lingua dei popoli. Da allora laLiturgia inizia un cammino di estraneità e la partecipazionedel popolo – sempre sostanzialmente presente e maitotalmente compromessa – è tuttavia incrinata in ordinealla fruttuosità piena della Liturgia. Anche il clero,chiamato ad introdurre i fedeli nei Misteri si trova in unostato di impreparazione che lo rende inabile ad offrireun’adeguata formazione ai popoli. Si tratta allora diprospettare una risoluzione. Rosmini esclude in modoassoluto il ricorso nella liturgia alle lingue parlate e affermache in tal caso il rimedio sarebbe peggiore del male.Egli celebra una ispirata difesa della lingua latina, infedeltà alle disposizioni disciplinari della Chiesa deltempo. Tuttavia non rinuncia a proporre delle soluzioni:la maggior conoscenza del latino nella società; latraduzione dei riti e l’uso di appositi sussidi per i fedeli;una miglior catechesi liturgica, ispirata alla antica scoladei Padri della Chiesa. Si può così osservare che ilVaticano II su questo punto supera decisamente ilRosmini e, attingendo alle grandi svolte del passato –dalle lingue semite al greco; dal greco al latino; dalle trelingue classiche (ebraico, greco, latino) allo slavo con isanti Cirillo e Metodio - ammette le lingue parlate nellaliturgia. Occorre però osservare che la sostanzialeconservazione del latino, che il Rosmini ha celebrato,perdura anche nel Vaticano II, che, riaffermato il latinocome lingua universale della Chiesa occidentale per leedizioni tipiche dei suoi documenti, deve rimanere lalingua della sua liturgia e talune parti, soprattutto delcanto sacro, devono essere conservate e promosse nella

pratica liturgica del popolo cristiano. Dimenticare questosecondo aspetto in nome di un uso totale ed esclusivodelle lingue volgari è compromettere il pensiero dellaChiesa e l’impostazione della stessa riforma liturgicadel Vaticano II.

4. UN PROFETA UMILE E FEDELE

Il beato Antonio Rosmini fu veramente un profeta, ossiail suo pensiero fu guidato dallo Spirito Santo in mododa anticipare quello che il medesimo Spirito avrebbesuggerito alla Chiesa nel concilio Vaticano II. Ma qualefu il prezzo e la condizione della sua profezia? Perché ilsuo insegnamento portò frutto ed ha oggi ampio esolenne riconoscimento nella Chiesa? Non vi furonoaltri grandi uomini e pensatori che espressero taleauspicio e affermarono ipotesi importanti? Il segreto diRosmini fu l’essere e il mantenersi fedelissimo alla SantaSede. Una fedeltà eroica, proprio quando da quellaSede vennero le incomprensioni e l’emarginazione.Questa è la virtù dei Santi: individuare in quella Sede,al di là dell’infermità delle stesse persone che lapresiedono, la presenza permanente dello Spirito Santoe la custodia infallibile e indefettibile del pensiero diCristo. La grandezza del Rosmini fu l’umiltà eroica dipiegare il suo grande genio per passare come l’infimodei fedeli attraverso la porta stretta dell’obbedienza edella paziente attesa. Proprio come afferma il salmoresponsoriale della Messa del Beato: “È bene aspettarein silenzio la salvezza del Signore” (Lm 3,26).

Nell’immagine: Beato Antonio Rosmini. Particolare delaffresco di un’edicola votiva risalente alla prima metà delsecolo scorso situata presso il quartiere S. Giorgio diRovereto (Prov. di Trento)

13

Page 14: LITURGIA · ELLA CHIESA mpo, si purifica al di là pla beata nella gloria del tempio al mistero soprannaturale che esso significa. È questa la pedagogia della Liturgia che innalza

S u interpretazioni riduttive si è sviluppata una pa- storale liturgica mancante e difforme da ciò che il

Vaticano II intendeva promuovere. Anche il settore dellamusica sacra è certamente segnato dai danni di unascorretta e parziale applicazione dei principi ispiratori.Per questo è necessario ritornare a rileggere leinequivocabili indicazioni della Costituzione liturgicaSacrosanctum Concilium:n. 116: La Chiesa riconosce il canto gregorianocome canto proprio della liturgia romana: perciò,nelle azioni liturgiche, a parità di condizioni, gli siariservato il posto principale.Gli altri generi di Musica sacra, e specialmente lapolifonia, non si escludono affatto dallacelebrazione dei divini Uffici, purché rispondano allospirito dell’azione liturgica, a norma dell’art. 30.n. 117: Si conduca a termine l’edizione tipica deilibri di canto gregoriano; anzi, si prepari un’edi-zione più critica dei libri già editi dopo la riforma disan Pio X. Conviene inoltre che si prepari unaedizione che contenga melodie più semplici, ad usodelle chiese mi-nori.n.118: Si promuo-va con impegno ilcanto popolare re-ligioso, in modoche nei pii e sacriesercizi, come purenelle stesse azioniliturgiche, secondole norme e i precettidelle rubriche, pos-sano risuonare levoci dei fedeli.

Nell’arco degli anni post-concilari possiamo osservareche, nel campo della musica e del canto sacro, si sonodelineati due fenomeni ben definiti:

IÈ stato fatto e continua ancora uno sforzo notevole dicreazione di canti in lingua parlata per l’uso liturgico. Ivari repertori ne sono eloquente testimonianza. Tuttavia,dopo un primo inizio di fedele applicazione secondo icriteri liturgici e in comunione con la Chiesa, si èintrapresa la via di una creatività continua, talvoltaeccessiva, senza più considerazione dei principi liturgicie della necessaria verifica e approvazione dell’autoritàdella Chiesa. In tal modo sembra che oggi chiunquepossa comporre musica e testi per la liturgia e ognicomunità e gruppo esegue un ventaglio incontrollabiledi canti, che, sia per la palese inabilità del testo o dellamusica o della loro funzione rituale, sia per la mancanzadi un esplicito riconoscimento e assunzione da partedell’autorità della Chiesa, non possono dirsi pro-priamente liturgici. Così le celebrazioni subiscono una

larga invasione quasiovunque di testi emusiche di compo-sizione privata, chenon godono perciòdella grazia specificadella liturgia e nonpossono quindi mi-rare pienamente alfine della Musicasacra, che è la glo-ria di Dio e la santi-ficazione dei fedeli(SC 112).

La musica sacra nel Vaticano IIOggi occorre ritornare alle sorgenti autentiche della riforma liturgicapromossa dal Concilio Vaticano II. Si devono però superare moltipregiudizi, invalsi negli anni postconciliari e oggi ancora persistenti, chehanno oscurato i principi basilari sui quali l’edificio liturgico rinnovatodoveva poggiare.

14

Page 15: LITURGIA · ELLA CHIESA mpo, si purifica al di là pla beata nella gloria del tempio al mistero soprannaturale che esso significa. È questa la pedagogia della Liturgia che innalza

Mentre l’eucologia, il lezio-nario e le sequenze ritualisono ancora fissate dallaChiesa, i canti sono per lo piùalla mercè di compositori,maestri di coro, gruppi osingoli fedeli committenti. Intal modo il settore del cantonon soggiace più al controllodella Chiesa, né può dirsiespressione della sua pre-ghiera, essendo ormai diven-tato appannaggio di un comu-nità o di una spiritualitàsociologicamente più o menoestesa. In questo stato di cosei fedeli rischiano di non rico-noscere più quali siano i cantiliturgici, propri della Chiesa,ed essere, in questo settore,travolti dai gusti e dai contenuti di alcuni, di quelli cioèche volta a volta gestiscono le liturgie. Si deve pureconstatare che è prevalsa la tendenza a ‘cantare nellaliturgia’ anziché ‘cantare la liturgia’. Questa scelta, infatti,offre maggior libertà creativa. È evidente che a questecondizioni non può affermarsi e aver stabilità una raccoltavalida di canti liturgici, comune al popolo di Dio nella suaglobalità, né possono risuonare le voci dei fedeli (SC118). Anche il repertorio nazionale diluisce nellaconcessione di poter ricorrere agli altri repertori, regionali,diocesani, parrocchiali, ecc.Su questa strada si può arrivare alla situazione dell’anticagnosi, quando si fece la scelta radicale di eliminare dallaliturgia ogni composizione umana, inficiata di concettignostici, e di usare soltanto il salterio, quale testo sicuroper il canto liturgico. Tale situazione – dopo una ulterioreriduzione di sequenze e tropi in eccesso all’epoca delConcilio Tridentino – è giunta fino al Vaticano II.

IIVi è poi un secondo versante. Nella ‘pastorale’ liturgicapostconciliare si è operata di fatto una scelta di parte: siè considerato solo il canto popolare religioso (SC 118)tacendo quasi totalmente sul canto gregoriano e sullapolifonia classica (SC 116). Anche la pubblicazione delGraduale simplex, ad uso delle chiese minori (SC 117)“allo scopo di ottenere più efficacemente unapartecipazione attiva di tutto il popolo nelle sacreazioni celebrate in canto” (SACRA CONGRE-GAZIONE DEI RITI, Graduale semplice ad uso dellechiese minori, 3 settembre 1967, in Enchiridion

Vaticanum, EDB, vol. 2°, n.1677), - libro liturgico dinuova creazione - non hasortito nessun significativo estabile ricorso all’uso delcanto gregoriano nelle normaliassemblee parrocchiali.Il silenzio sul gregoriano e lapolifonia classica ha privato iriti di un patrimonio liturgico,artistico e spirituale gran-dioso, ha ristretto negli effimericonfini del presente e hatagliato le radici con latradizione dei secoli. Le nuovegenerazioni si sono cosìtrovate a realizzare il prodottorecente delle ultime ‘trovate’e il loro orizzonte è costrettoall’asfissia dell’istante mo-

mentaneo e del locale. La loro stessa creatività, privadell’ossigeno della Tradizione secolare e universale dellaChiesa, ne è rattrappita e si chiude davanti a loro lapossibilità di un esercizio musicale a servizio della liturgiadi alto profilo artistico e di profonda spiritualità. Nonpuò essere normale, né onorevole per la Chiesa che igiovani scoprano il gregoriano e la grande musicapolifonica in ambienti profani, come in scuole e concerti,mentre il grembo originale che ha generato taleesperienza offre un livello ormai basso e sterile. LaChiesa Madre e Maestra avrebbe così perduto la suacapacita di educatrice e di guida verso le alte vette dellospirito?

* * *Occorre ritornare al Concilio vero e integrale. Unanormale corale di parrocchia non può assolvere il suoservizio riducendo le sue prestazioni musicaliall’esecuzione della solo musica d’uso in una estenuantegirandola di continue variazioni. Essa deve esserecapace di proporre all’assemblea cristiana il cantogregoriano nelle sue principali espressioni, sia quellosillabico della cantillatio e dei salmi, sia quellomelismatico degli inni e degli altri testi liturgici. Il novusOrdo Missae è stato riformato in totale continuità conl’Ordo precedente. Infatti rimangono inalterati nel testoe nella loro posizione rituale i canti classici dell’ordinario:Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus, Agnus Dei. Essi quindipossono e devono poter essere riproposti secondo lemodalità gregoriane e polifoniche di sempre. Nessunaparte del rito precedente è stata tolta, ma tutto coincide

15

Page 16: LITURGIA · ELLA CHIESA mpo, si purifica al di là pla beata nella gloria del tempio al mistero soprannaturale che esso significa. È questa la pedagogia della Liturgia che innalza

e questo perché nella mente della Chiesa non si dovevain nulla sacrificare il patrimonio musicale dei secolicodificato nel Graduale Romano, che deve esseretenuto “in sommo onore nella Chiesa per le suemeravigliose espressioni d’arte e di pietà” e deveconservare “integro il suo valore” (SACRACONGREGAZIONE DEI RITI, Graduale semplice ad uso dellechiese minori, 3 settembre 1967, in Enchiridion Vaticanum,EDB, vol. 2°, n. 1677). Il Graduale simplex poi offrepossibilità più semplici - adatte ai vari tempi liturgici ealle principali solennità e feste e ai comuni dei Santi -per i canti del proprio: ingresso, salmo responsoriale,presentazione delle offerte, comunione. Non ènecessario allora ricorrere alla forma precedente delMessale per ricuperare il canto sacro classico, ma essoè in piena conformità col Messale riformato dal VaticanoII. Questo fatto, nonostante i continui richiami delMagistero della Chiesa, è stato disatteso per decenni eancor oggi con grande sospetto ci si apre a questaprospettiva.

In questo più vasto orizzonte le Messe gregoriane equelle polifoniche potranno debitamente continuare aimpreziosire la celebrazione liturgica e, da loro formati,i nostri contemporanei potranno procedere ad unaautentica creatività, che, fondata sui principi perennidella musica sacra - la santità, la bontà delle formee l’universalità (Pio X, Motu proprio sulla musica sacra, n.2) - potrà ancora produrre splendidi frutti e genialiespressioni religiose. La composizione equilibrata traantico e moderno, dunque, deve ispirare la ricerca e laprassi liturgica, senza elidere alcuno dei due termini.

Che nella Commemorazione di Tutti Fedeli Defunti (2nov.) si esegua la Messa da requiem gregoriana nellasua completezza, oppure che in talune feste dellaMadonna si esegua la Missa cum jubilo e inaltre occasioni la Missa de Angelis e in altreancora si ricorra ad una valida Messapolifonica, non può costituire motivo dimeraviglia e di contesa nella comunità cristiana.Se questo succede è perché l’interpretazionedistorta del Concilio è diventata mentalitàcomune. Per le grandi composizioni polifonichesi dovrà tuttavia tener sempre presente ilprincipio: “È da condannare come abusogravissimo, che nelle funzioni ecclesiastichela liturgia apparisca secondaria e quasi aservizio della musica, mentre la musica èsemplicemente parte della liturgia e suaumile ancella” (Pio X, Motu proprio “Tra lesollecitudini” sulla musica sacra, n. 23). Occorre

perciò che il solenne principio conciliare - “La Musicasarà tanto più santa quanto più strettamente saràunita all’azione liturgica, sia esprimendo piùdolcemente la preghiera o favorendo l’unanimità,sia arricchendo di maggior solennità i riti sacri”(SC 112) - sia debitamente osservato. Ma siccome iltesto liturgico (soprattutto nelle lingue volgari) potrebbeessere rivestito con una musica inadatta e anche banale,giustificata non in base alla sua qualità musicale, masoltanto per il fatto che rispetta e assume in modo integroil testo previsto dalla liturgia, ecco che l’indicazione diS. Pio X ritorna sempre attuale: “Il canto gregorianofu sempre considerato come il supremo modellodella musica sacra, potendosi stabilire con ogniragione la seguente legge generale: tanto unacomposizione per chiesa è più sacra e liturgica,quanto più nell’andamento, nella ispirazione e nelsapore si accosta alla melodia gregoriana, e tantoè meno degna del tempio, quanto più da quelsupremo modello si riconosce difforme” (Pio X, Motuproprio “Tra le sollecitudini” sulla musica sacra, II n. 3).

Alla luce di queste parole il canto gregoriano allora nonè soltanto un corpus prezioso di canti accanto ad altrigeneri di musica sacra, ma, secondo la mente dellaChiesa latina, ne è il referente e la base interiore chedeve costituire l’anima per ogni musica autenticamentesacra e liturgica. Dobbiamo convenire che oggi nellarealtà quotidiana delle nostre parrocchie non è facileimpostare questo ragionamento. Tuttavia se si vuoleuna vera ed efficace verifica nel campo della musicaliturgica si deve serenamente affrontare quello che inrealtà è il pensiero ufficiale della Chiesa e il tenore deisuoi documenti.

Immagini pag. 14 - 17:Jan van Eyck, Angeli musicanti, sec. XV.

16

Page 17: LITURGIA · ELLA CHIESA mpo, si purifica al di là pla beata nella gloria del tempio al mistero soprannaturale che esso significa. È questa la pedagogia della Liturgia che innalza

In dialogo con i lettori

S. Benedetto, Abbazia delle Tre Fontane, Roma

17

IL SILENZIO NELLE CHIESE

Si avvicina il nuovo anno pastorale e i ra-gazzi riprendono la catechesi. Come educarlial silenzio in chiesa? Qualcuno dice che nonè più un problema e non è il caso di insistere.UNA CATECHISTA

Oggi il clima di silenzio nelle nostre chiese è alquantocompromesso e all’eclisse del silenzio segue ineluttabilequella del mistero. Infatti il termine mistero ha la propriaradice nel greco myo = tacere. La pronuncia delvocabolo greco richiede fisicamente che le labbra sipremano l’una contro l’altra, appunto per far silenzio.Il silenzio quindi è l’atteggiamento più adatto perproclamare il mistero che si attua nell’azione liturgica.Mistero e silenzio si esigono a vicenda già nella radicedei due termini. Vi sono molte cause che hannodeterminato la crisi del silenzio in chiesa, esplosanell’immediato postconcilio con effetti ancorapermanenti. Ecco alcune:1. I continui interventi verbali nello svolgimentodei riti. È molto diffusa la tendenza a parlare incontinuazione durante la celebrazione. Si vuole tuttospiegare, tutto commentare e il genio proprio delleorazioni, delle letture, dei simboli e dei riti sono travoltida un cumulo di parole inutili e inopportune. È lamalattia della ‘sermonite’, che ha contagiato sacerdotie operatori liturgici. Un tale costume porta alla continuadistrazione, e la sollecitazione continua degli interventivocali toglie ogni pausa ed equilibrio al rito. In un simileclima l’assemblea stessa dei fedeli tende a socializzarecon facilità e le parole inutili soffocano il silenzio orante.Questo continuo parlare viene aggravato da certi ‘saluti’che al congedo della Messa mirano esplicitamente adun’immediata socializzazione, quasi che la chiesa debbaassolvere al ruolo che dovrebbe essere tipico delsagrato. I sacerdoti, poi, che ancora rivestiti degli abitisacri, indugiano tra i fedeli, concedono foto e rilascianointerviste, ratificano senza alcun freno l’eclisse delsilenzio. A supporto di questo comportamento perduraancora la mentalità di chi intende unilateramente lachiesa come casa del popolo di Dio. In tal modo però

si svilisce la chiesa come casa di orazione e non sivalorizzano i distinti ambienti previsti per lo scambio difraternità (sagrato, atrio, chiostro, ecc).

2. L’irruzione dell’applauso nelle celebrazioni.L’applauso ferisce sempre la contemplazione e togliecontinuità e intensità alla preghiera. Invece leacclamazioni liturgiche, pur potenti, solenni e corali, nonturbano mai la preghiera, ma la alimentano e la esaltano.Si tratta di scegliere per la liturgia mezzi di qualità pernon comprometterla. Essa possiede espressioniincomparabili, efficaci e vagliate dall’esperienza deisecoli. Non si progredisce nella qualità liturgica, né nellasua efficacia pastorale concedendo in modo acritico epopulistico l’irruzione degli applausi. Già il papaBenedetto XVI, ancora cardinale, aveva affermato: “Là,dove irrompe l’applauso per l’opera umana nella

Page 18: LITURGIA · ELLA CHIESA mpo, si purifica al di là pla beata nella gloria del tempio al mistero soprannaturale che esso significa. È questa la pedagogia della Liturgia che innalza

18

liturgia, si è di fronte a un segno sicuro che si è del tuttoperduta l’essenza della liturgia e la si è sostituita conuna sorta di intrattenimento a sfondo religioso. Taleattrattiva non dura a lungo; sul mercato delle offerteper il tempo libero, che assume sempre più forme delreligioso per stuzzicare la curiosità del pubblico, non siregge la concorrenza” (J. RATZINGER, Introduzione allo spiritodella liturgia, Torino, ed. San Paolo, 2001, p. 195).

3. Le prove dei canti come norma prima dellacelebrazione. È invalsa in talune comunità l’idea cheuna celebrazione viva e una comunità attiva implichi inmodo quasi permanente la prova dei cantiimmediatamente prima della celebrazione. Con talescelta tuttavia la chiesa è ridotta ad un laboratorio e ifedeli sono distolti dalla preparazione spirituale e dallapreghiera personale. Quando per anni si continuano aprovare canti e l’assemblea rimane quasi muta o non èmai ritenuta preparata, probabilmente si dovrannomutare i canti e ripensare le musiche. Canti validi everamente popolari si impongono e perdurano nel temposenza prove. Un coro ben preparato e un maestrocapace sa trasmettere efficacemente il canto sacromediante celebrazioni esemplari che, nel tempo,formano da se stesse l’assemblea.

4. L’intervento di complessi musicali non adattialla sacralità della liturgia. L’accoglienza dicomplessi strumentali tipici della musica leggera suscitaquasi necessariamente un clima di disturbo. Infatti ladisposizione degli strumenti e la verifica dei volumi primadel rito e la rimozione dei medesimi al termine dellacelebrazione non asseconda la preghiera, e il tipo diesecuzione sembra ormai da ritenersi superato nell’usoliturgico. Il complessi orchestrali classici - secondo ilcostume nordico - invece sembrano più consoni, nonsolo per la tipologia degli strumenti e la qualità musicale,ma anche per la loro sistemazione defilata in cantoriestoriche e non impattanti.

5. L’apertura delle chiese ai concerti sacri e alleconferenze pastorali. Alla luce dell’esperienza ilconcerto – anche se sacro – fa della chiesa unauditorium. Infatti la complessa disposizione deglistrumenti e della corale nel presbiterio; la rimozione ola indebita invasione su luoghi sacri come l’altare,l’ambone e la sede; il flusso della gente eterogenea cheinterviene come a teatro; i ripetuti e insistenti applausi;i discorsi, le premiazioni e i complimenti di circostanza;lo scioglimento rumoroso e concitato dei partecipanti;ecc. non creano le condizioni per il rispettare medianteil silenzio il luogo sacro. Il fatto di dover togliere dal

tabernacolo il SS. Sacramento lo dimostra. Il concertosacro potrebbe assolvere la sua vera funzione soltantose fosse inserito in un quadro celebrativo e solo cosìsarebbe in grado di comunicare pienamente il valoredella musica sacra. Un concerto sacro ricercato soloper motivi estetici e culturali – come spesso avviene - èdepotenziato e non porta ad un vero arricchimentointegrale dell’ascoltatore. Recentemente si scelgono lechiese anche per conferenze religiose in occasioni diSinodi diocesani o di Missioni al popolo. Anche in questocaso il silenzio e il sacro ne sono compromessi. Se èvero che la vita cristiana non si esaurisce nellapartecipazione alla sola sacra Liturgia (SC 12), ma siesprime in molteplici altre espressioni, è altrettanto veroche la chiesa non può essere l’unico ambiente per ognigenere di attività ecclesiale. Accanto ad essa vi sono lealtre strutture pastorali (sale di riunione, aree all’aperto,servizi vari), che devono consentire che la vita dellacomunità cristiana si svolga nella diversità e peculiaritàdelle molteplici esigenze. A tal proposito non si vedeopportuna la scelta di chiese intese come sale polivalenti,nelle quali non avrebbe alcun senso il rito dellaDedicazione.

Sono state qui delineate alcune considerazioni sulproblema proposto, senza alcuna pretesa di completezzae ancor meno di giudizio risolutivo. Si tratta di suscitareun dibattito e un confronto su una problematica chedovrebbe essere affrontata con serenità nell’intento diquel nuovo movimento liturgico auspicato dal SantoPadre Benedetto XVI.

L’ADEGUAMENTO LITURGICO NELLECHIESE

Dopo un lungo restauro abbiamo celebratol’inaugurazione della nostra chiesa. È statauna grande festa, ma la comunità è ancoradivisa nel giudizio: il tabernacolo dell’altarmaggiore è vuoto, il vecchio pulpito e labalaustra sono stati tolti, il battistero è statochiuso e il fonte è spostato in un’altra parte,gli altari laterali sono completamente spogli,l’organo è abbandonato ormai da anni e ilpiccolo coro si raduna quando è disponibilela chitarra. Si dice che così ha comandato ilConcilio. Come intendere tutto questo?UN MEMBRO DEL CONSIGLIO PARROCCHIALE

Oggi si è concordi sul criterio del restauro conservativo,che rispetta con competenza il patrimonio artistico delpassato. In particolare nessuno più accetta modi di

Page 19: LITURGIA · ELLA CHIESA mpo, si purifica al di là pla beata nella gloria del tempio al mistero soprannaturale che esso significa. È questa la pedagogia della Liturgia che innalza

Sotto: Basilica di S. Clemente, Roma, sec. VI e XII

19

procedere che furono comuni nei secoli scorsi: abbattereuna chiesa precedente per erigervi sopra una successiva;mutilare parte di una chiesa storica per aggiungervi unanuova costruzione; togliere o mutilare opere d’arteprecedenti per sostituirvi opere secondo gusti e necessitànuove. Purtroppo nel postconcilio si ricorse confaciloneria, fretta e superficialità alla rimozione di altarimonumentali per erigere un modesto altare verso ilpopolo; alla decentrazione e marginalizzazione deltabernacolo; alla mutilazione di altari laterali in nomedell’unico altare; all’eliminazione della balaustra e delpulpito in nome della vicinanza con i fedeli; all’ab-bandono dell’organo storico e della corale in nome delcanto dell’assemblea; allo spostamento del battistero perla visibilità della celebrazione battesimale, ecc. I metodi‘barbarici’ accusati nei nostri padri sono diventati i nostrimetodi per un adeguamento delle chiese ‘secondo ilConcilio’. Ora il Concilio non solo non ha mai insinuatoun tale comportamento, ma ha invece raccomandato:“Una vigilanza speciale abbiano gli Ordinarinell’evitare che la sacra suppellettile o le operepreziose, che sono ornamento della casa di Dio,vengano alienate o disperse” (SC 126).

Tuttavia “I fedeli si dolgono perché vedono, oggi piùche in passato, tante indebite alienazioni, furti,usurpazioni, distruzioni del patrimonio storico-artistico della Chiesa. Molte persone, anzi, immemoridelle ammonizioni e delle disposizioni impartite dallaSanta sede, hanno tratto pretesto dalla esecuzionestessa della riforma liturgica per fare incongruimutamenti nei luoghi sacri, rovinando e disperdendoopere d’inestimabile valore” (SACRA CONGREGAZIONEDEL CLERO, Cura del patrimonio storico-artistico della Chiesa, 11aprile 1071, in Enchiridion Vaticanum, vol. IV, n. 656).

In realtà occorre distinguere tra la progettazione dellenuove chiese e il restauro delle chiese storiche. Nei duecasi vi sono criteri d’intervento diversi. Mentre in unachiesa nuova vi è una maggiore libertà nel progettare findall’inizio i vari luoghi celebrativi secondo le indicazioniliturgiche del Vaticano II, nelle chiese storiche si richiedeun adeguamento rispettoso dello stile e della natura dellachiesa che riflette accenti diversi nella disposizioneliturgica dei vari elementi. Ogni intervento di adeguamentodeve tener presente la logica della continuità e il rispettodi quella fase della storia della Chiesa che quel tempiomanifesta. Nella recente riforma liturgica non si tratta dipassare dagli ‘errori’ della Chiesa preconciliare alla‘verità’ della Chiesa postconciliare, ma di comporreinsieme valori diversi e complementari, che non sidevono elidere a vicenda, ma concorrere insieme ad

una maggior crescita. In questa luce non si devonorimuovere a tutti i costi opere che nei nuovi riti non hannopiù un uso diretto. Esse testimoniano una fase della vitaliturgica e in tal modo sono testimonianze spirituali,culturali e liturgiche di valore, adatte ad essere strumentidi catechesi alla comunità cristiana. Un pulpitomonumentale sovrastato dall’epiclesi visiva dello SpiritoSanto, afferma il mistero della Parola di Dio, anche sequotidianamente essa viene proclamata da un ambonepiù accessibile, le cui forme e dimensioni sono tuttaviamolto più deboli. Il pulpito storico, inoltre, in molti casi,può essere usato per la proclamazione solenne dellaParola di Dio. Questa considerazione può essereriproposta per qualsiasi altro luogo celebrativo, cheapparentemente fosse ritenuto ormai in disuso. Laquestione della eliminazione della balaustra è un abbagliodel postconcilio. Tutta la tradizione storico-liturgica dellaChiesa ammette una difesa dell’altare come luogo santoal quale si accede con circospezione e venerazione. Ladiffusa eliminazione ha provocato notevoli danni artisticied ha esposto il ‘Santo dei Santi’ alla mercé di tutti. Ilbattistero poi non può nel modo più assoluto essere in

Page 20: LITURGIA · ELLA CHIESA mpo, si purifica al di là pla beata nella gloria del tempio al mistero soprannaturale che esso significa. È questa la pedagogia della Liturgia che innalza

SOSTIENI E PROMUOVI LITURGIA, «CULMEN ET FONS» - 4 numeri annuiabbonamento ordinario 5 euro - sostenitore 10 euro - benemerito oltre 10 eurosul conto corrente postale n. 9 2 0 5 3 0 3 2 - intestato ad «AMICI DELLALITURGIA» via Stoppani n. 3 - 38068 Rovereto (TN) - causale: ABBONAMENTO.

Il bollettino postale viene inviato anche a coloro che sono già in regola con l’abbonamento.

Informazioni e corrispondenza email: [email protected]

Anno 2009 - N° 3 - Settembre - Periodicità trimestrale - Poste Italiane s.p.a. Spedizione in Abb.Postale - D.L. 353/2003 - (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB Trento – Taxe Percue

IN PRIMA PAGINA: dipinto di D.Ghirlandaio, Incoronazione della Vergine, 1485, Città di Castello. “La Madre di Gesù,come in cielo, glorificata ormai nel corpo e nell’anima, è immagine e inizio della Chiesa che dovrà avere il suocompimento nell’età futura, così sulla terra brilla ora innanzi al peregrinante popolo di Dio quale segno di certasperanza e di consolazione, fino a quando verrà il giorno del Signore” (Lumen gentium, 68).

prossimità del presbiterio, il suo luogo e all’ingressodella chiesa come il battesimo è la porta di tutti isacramenti. La sua rimozione ha impoverito la stessacelebrazione battesimale che è compiuta senza imovimenti processionali, richiesti dal rito. Laposizione del tabernacolo su un altare laterale ocomunque in disparte ha provocato danni al dogmaeucaristico e ha ridotto il SS. Sacramento al livellodevozionale delle reliquie o immagini dei Santi. Glialtari laterali devono rimanere tali sia come luoghi diculto verso la Vergine e i Santi, sia come luoghi peruna eventuale ‘statio’ nelle feste dei santi a cui sonodedicati. Ogni riduzione museale è impropria e il loromessaggio è permanente. L’abbandono indiscri-minato della cantoria storica ha portato alloscioglimento delle corali e all’emarginazionedell’organo. In ogni chiesa ci si deve uniformare allastruttura di quella chiesa senza voler forzare posizionie comportamenti non compatibili con la natura diogni specifico edificio sacro. Il nuovo Ordinamentoliturgico è ispirato a quella elasticità e sapienza checonsentono di poter inserirsi bene nelle varie chiesestoriche. Occorre naturalmente buon senso, buongusto, senso artistico, preparazione liturgica suidocumenti della Chiesa, pazienza, rispetto del popolo

di Dio e della sua storia. Soprattutto evitare ogniposizione radicale ed estremista. Per questo bisognaavere un atteggiamento interiore ispirato a ottimismoe serenità verso il passato. Il sentimento preconcetto,ironico, fastidioso nei confronti del ‘preconciliare’non aiuta il discernimento e provoca rottura emalessere nella vita della Chiesa. È necessario anchepermettere che le nuove forme siano sperimentate eche vi sia una sedimentazione nel tempo, che potrebbesuscitare correzioni e ripensamenti. Le nostre chiesestoriche devono quindi essere rispettate nella loroconfigurazione propria e, proprio questa costituiscela loro ricchezza. Infatti, come il vasto campionariodegli stili artistici (paleocristiano, romanico, gotico,barocco, ecc.) crea il fascino dell’arte sacra nell’arcomillenario della storia della Chiesa, così modellidiversi di impostazione liturgica, successivinell’esperienza dei secoli, rimangono segni eloquentidella polivalente ricchezza del mistero cristianocelebrato nella liturgia. In questo modo i fedelivengono educati nella continuità della tradizione econdotti con gradualità in modo che le successivegenerazioni siano composte insieme nella reciprocaaccettazione e nella serena condivisione dell’anticoe del nuovo.

IN QUESTO NUMERO:

IL MISTERO DELLA CHIESAPIETRE VIVE PER UN EDIFICIO SPIRITUALE

IL MISTERO DEL TEMPIOROSMINI: LA LITURGIA NELLA RIFORMA DELLA CHIESA

LA MUSICA SACRA NEL VATICANO IIIN DIALOGO CON I LETTORI