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Facoltà di Scienze umanistiche a.a. 2011-2012 Storia contemporanea modulo 2

Lo Stato fascista 29/11/1922-25/07/1943 - unibg.it Lezione4 Lo Stato... · 1925-1936 La costruzione della Monarchia fascista ... Art. 4 – ^ on regio dereto può essere affidata

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Facoltà di Scienze umanistiche a.a. 2011-2012

Storia contemporanea modulo 2

Lo Stato fascista

29/11/1922-25/07/1943

Periodizzazione

1922-1924 La fase statutaria

1925-1936 La costruzione della Monarchia fascista

1937-1943 La crisi dello Stato fascista

La fase statutaria

1922-1924

Mussolini tiene il “discorso del bivacco”

Camera dei Deputati 16 novembre 1922

http://it.wikisource.org/wiki/Italia_-_16_novembre_1922,_Discorso_del_bivacco

Primo governo Mussolini

- Governo di coalizione sostenuto da ampia maggioranza [la Camera dei deputati è quella uscita dalle elezioni del ‘21]

Il governo ha chiesto e ottenuto la fiducia, con 306 voti favorevoli (fra cui i liberali Bonomi, Giolitti, Orlando, Salandra; i popolari De Gasperi, Gronchi) e 116 contrari

- Ministeri affidati a: liberali fascisti [Giustizia, Finanze, Interno, Esteri] nazionalisti popolari comandanti forze armata (Diaz, Thaon di Revel)

1922-1924: governo e legislatura

Legislatura XXVI [eletta nel 1921; PNF rappresentato con 35 deputati; Nazionalista con 10]:

- Mussolini è presidente del Consiglio dei Ministri;

- il governo ottiene i pieni poteri dalla Camera;

- riforma elettorale [Legge Acerbo];

- importante riforma scolastica [Gentile];

La Legislatura si chiude con lo scioglimento della Camera e le elezioni politiche regolate dalla nuova legge elettorale.

Pieni poteri (3/12/22)

Relazione di maggioranza: Salandra; Relazione di minoranza: Matteotti Legge 3/12/22:

«il Governo del Re ha, fino al 31 dicembre 1923, facoltà di emanare disposizioni aventi vigore di legge».

Durata dei pieni poteri: 1 anno Mandato: - riordino del sistema tributario; - risanamento del bilancio; - snellimento dell’amministrazione. .

Riorganizzazione del PNF (1922-23)

Obiettivo: normalizzare e consolidare il PNF

- istituzione del Gran Consiglio del Fascismo, organo direttivo del partito che deve svolgere anche funzioni di collegamento fra partito e governo (gennaio 23)

- espansione del PNF con l’assorbimento del Partito nazionalista (marzo 23)

- accorpamento delle squadre in una Milizia volontaria per la sicurezza nazionale .

Riforma elettorale 1923

Legge 18/11/1923, n. 2444 [estensore Giacomo Acerbo] Approvata: - alla Camera con 223 voti favorevoli (fascisti, popolari, liberali) e 123 contrari (socialisti, comunisti); - al Senato con 165 favorevoli e 41 contrari. Istituisce un collegio unico nazionale plurinominale; I seggi sono attribuiti con sistema misto:

2/3 [356/535] vanno automaticamente al partito di maggioranza relativa che abbia ricevuto almeno il 25% dei voti; 1/3 è distribuito con criterio proporzionale alle liste di minoranza.

Voti

Lista

Altri

Seggi

Lista

Altri

Elezioni 6 aprile 1924

Presentato un LISTONE MUSSOLINI, cui partecipò anche la destra liberale;

Giolitti e i liberali costituzionali si presentarono separatamente.

Il Listone ricevette un buon numero di suffragi (62%).

Ebbe 375 seggi, 356 grazie al premio di maggioranza e i restanti 19 con una lista civetta che partecipò alla spartizione della quota riservata alle minoranze.

Le opposizioni, con il 35% dei voti ebbero 160 seggi.

La crisi post-elettorale

- La nuova Camera è chiamata a procedere alla convalida dei voti;

- il deputato PSU Giacomo Matteotti denuncia diffuse e varie illegalità nella gestione delle elezioni

(cfr. discorso 30 maggio 1924)

Matteotti denuncia le irregolarità con cui si sono svolte le elezioni e ne chiede l’invalidazione

Camera dei Deputati

30 giugno 1924

http://it.wikisource.org/wiki/Italia_-_30_maggio_1924,_Discorso_alla_Camera_dei_D

eputati_di_denuncia_di_brogli_elettorali

La crisi dopo l’assassinio Matteotti / a

7 giugno – La Camera vota la fiducia al governo Mussolini (361/107) 10 giugno – Matteotti, che dovrebbe recarsi alla seduta della camera

a Montecitorio, scompare 13 giugno _ Mussolini si impegna ad aprire le indagini. I deputati di

opposizione costituiscono un comitato antifascista. 14 giugno – dimissioni del sottosegretario agli interni Aldo Finzi e del

capo ufficio stampa della Presidenza del Consiglio Cesare Rossi 17 giugno – Mussolini cede il ministero dell’interno a Luigi Federzoni 18 giugno – Arresto del segretario amministrativo del PNF Giovanni

Marinelli, nel quadro delle indagini sulla scomparsa di Matteotti 25 giugno – Camera e Senato confermano la fiducia al governo

Mussolini. Successivamente il presidente della Camera Alfredo Rocco aggiorna l’assemblea a tempo indeterminato

27 giugno – I gruppi di opposizione si riuniscono in una sala a Montecitorio e dichiarano di astenersi dai lavori parlamentari fino al ripristino della legalità costituzionale (“Aventino” / un gesto già compiuto da Zanardelli e da Giolitti contro il ministro Pelloux nel 1898).

La crisi dopo l’assassinio Matteotti / b 8 luglio – Il Consiglio dei Ministri approva un decreto immediatamente

esecutivo di restrizione della libertà di stampa 4 agosto – Un regio decreto inquadra la MVSN nei corpi militari dello Stato 16 agosto – Il cadavere di Matteotti è rinvenuto in un bosco fuori Roma 12 settembre – Il deputato fascista Armando casalini è ucciso dal militante

comunista Giovanni Corvi 4 ottobre – Nel partito liberale, riunito in Congresso a Livorno, si afferma una

maggioranza ostile all’alleanza con il fascismo 8 novembre Si costituisce l’Unione nazionale delle forze liberali 12 novembre – La Camera riprende le sedute. I deputati aventiniani non

intervengono, a eccezione dei comunisti 15 novembre – Giolitti dichiara alla Camera di passare all’opposizione 15 e 22 novembre – La Camera esprime a maggioranza approvazione della

politica interna ed estera di Mussolini 27 dicembre – Sulla stampa d’opposizione si argomenta la responsabilità di

Mussolini riguardo al delitto Matteotti 31 dicembre – Campagna repressiva contro la stampa e i militanti dei partiti

antifascisti 3 gennaio 1925 – DISCORSO di Mussolini alla Camera sul delitto Matteotti.

http://storia.camera.it/cronologia/leg-regno-XXVII

Epurazione della Camera

1926

I deputati aventiniani sono dichiarati decaduti;

I deputati comunisti, che sono usciti dall’’Aventino’ dalla fine del ‘24, sono espulsi

dalla Camera

La “fascistizzazione” del Regno d’Italia

1925-1936

Apertura di una effimera fase costituente (1924-1925)

Stabilizzata la Camera, Mussolini si appresta a riformare gli assetti istituzionali per rafforzare il ruolo del governo. Prestando ascolto alle richieste provenienti da settori della base del partito forma 2 commissioni per le riforme costituzionali: 1) una Commissione dei 15 (5 senatori, 5 deputati, 5 studiosi), organo

temporaneo del PNF e presieduta da Giovanni Gentile, che lavora negli ultimi mesi del ‘24; ne diventa leader Santi Romano; esprime posizioni moderate, di sostanziale rispetto dello Statuto e del sistema rappresentativo vigente. Mussolini non è soddisfatto dei risultati;

2) dopo la vicenda Matteotti è istituita per decreto del presidente del Consiglio una Commissione dei 18, o dei “Soloni”, che include i membri della precedente; riconferma la forma della Monarchia costituzionale e propone di ripristinare il dettato originario dello Statuto, con qualche lieve modifica.

Mussolini la giudica troppo conservatrice. Fallita l’opera delle Commissioni Mussolini decide di soprassedere alla

collegialità dei lavori di revisione costituzionale.

Le leggi “fascistissime” (1925-1926) / a

Il governo prepara per proprio conto le leggi di riforma. Rilevante è il ruolo del guardasigilli Alfredo Rocco e del ministro dell’interno Luigi Federzoni;

- le riforme costituzionali sono realizzate in forza di LEGGI ORDINARIE – lo Statuto del resto non prevede alcuna procedura;

- la responsabilità costituzionale è assunta in questo caso dal re tramite la sanzione regia.

Le leggi “fascistissime” (1925-1926) / b

Le cosiddette leggi fascistissime sono un complesso di norme (leggi e decreti) che danno forma istituzionale allo Stato autoritario sotto il profilo:

1) del rapporto fra i massimi organi dello Stato;

2) dei rapporti fra Stato e cittadini.

Le leggi “fascistissime” (1925-1926) / c

La legge 24 dicembre 1925 n. 2263 - costituzionalizza il Governo come organo - istituisce la figura apicale del CAPO DEL GOVERNO [il titolo completo è “capo del Governo primo ministro

segretario di Stato”], che sostituisce il presidente del Consiglio dei ministri

- ridimensiona il ruolo del re come titolare del potere esecutivo - subordina i ministri al primo ministro - attribuisce al capo del governo il controllo preventivo

dell’agenda delle Camere.

Le leggi “fascistissime” (1925-1926) / d

Legge 24 dicembre 1925 n. 2263 Art. 1 – “Il potere esecutivo è esercitato dal re per mezzo del suo Governo … Il

Primo Ministro è Capo del Governo”; Art. 2 – “Il Capo del Governo Primo Ministro Segretario di Stato è nominato e

revocato dal Re ed è responsabile verso il Re dell'indirizzo generale politico del Governo.

“I Ministri Segretari di Stato sono nominati e revocati dal Re, su proposta del Capo del Governo Primo Ministro. Essi sono responsabili verso il Re e verso il Capo del Governo di tutti gli atti e i provvedimenti dei loro Ministeri. I Sottosegretari di Stato sono nominati e revocati dal Re, su proposta del Capo del Governo di concerto col Ministro competente”.

Art. 3 – “Il Capo del Governo Primo Ministro dirige e coordina l'opera dei Ministri, decide sulle divergenze che possono sorgere tra di essi, convoca il Consiglio dei Ministri e lo presiede”.

Art. 4 – “Con regio decreto può essere affidata al Capo del Governo la direzione di uno o più Ministeri. In tal caso con suo decreto egli può delegare al Sottosegretario di Stato parte delle attribuzioni del Ministro”.

Art. 6 – “Nessun oggetto può essere messo all'ordine del giorno di una delle due Camere, senza l’adesione del Capo del Governo …”. …

• Art. 6 – “Nessun oggetto può essere messo all'ordine del giorno di una delle due Camere, senza l’adesione del Capo del Governo …”.

Le leggi “fascistissime” (1925-1926) / e

- L. 20 novembre 1925 n. 2029 restringe il diritto di associazione, sottopone le associazioni al controllo della polizia, adotta misure repressive più severe;

- L. 24 dicembre 1925 n. 2300 dà facoltà al governo di dispensare dal servizio funzionari, impiegati e agenti pubblici;

- L. 31 dicembre 1925, n. 2307, sulla STAMPA: sottopone i giornali al controllo del prefetto, che deve approvare la scelta dle direttore;

- L. 31 gennaio 1926 n. 100 attribuisce al potere esecutivo facoltà di emanare norme giuridiche, restringendo la riserva di legge, estendendo la facoltà di normare per decreto e rendendo più agevole la decretazione d’urgenza;

- L. 3 aprile 1926 n. 563 disciplina i rapporti di lavoro, vieta lo sciopero e riserva il diritto di stipulare contratti di lavoro ai soli sindacati fascisti;

- L. 2 luglio 1926 n. 1131 istituisce il ministero delle Corporazioni.

Le leggi “fascistissime” (1925-1926) / f

- La Legge 3 settembre 1926 n. 1910 abolisce tutte le cariche elettive nelle amministrazioni locali e estende il sistema podestarile [podestà di nomina governativa o regia] a tutti i COMUNI;

- Decreto 6 novembre 1926 n. 1848 abolisce tutti i partiti e dichiara decaduti i deputati “aventiniani” ;

- Testo Unico 6 novembre 1926 riforma le norme di pubblica sicurezza in senso repressivo; introduce il confino di polizia contro i dissidenti;

- L. 25 novembre 1926 n. 2008 istituisce un TRIBUNALE SPECIALE PER LA DIFESA DELLO STATO, composto da membri della milizia e da militari, e reintroduce la pena di morte.

- dicembre 1926: adozione del calendario fascista.

Legge elettorale 17 maggio 1928

Epurazione delle liste elettorali: reintrodotti requisiti o di censo [100 lire annue di imposta diretta], o di appartenenza a categorie di cittadini integrati a vario titolo nello Stato fascista [l’elettorato diminuisce del 21%].

Non è più prevista l’elezione dei rappresentanti, ma un voto popolare plebiscitario per l’adozione o la bocciatura di una lista di 400 deputati indicati dal Gran Consiglio del Fascismo, su elenchi formati dalle confederazioni corporative nazionali, dalle associazioni culturali o dal Gran Consiglio stesso.

La legge è votata alla Camera con 216 voti favorevoli e 15 contrari, al Senato con 161 voti favorevoli e 46 contrari.

I plebisciti registreranno altissima frequenza alle urne: 90% [dopo la scrematura del 20% meno integrato].

Discorso di Mussolini al Senato sull’adozione del suffragio plebiscitario (12 maggio 1928)

Vi dichiaro subito che la legge elettorale sottoposta ai vostri suffragi è conseguenza di premesse dottrinarie e d'una situazione di fatto determinatasi nel Paese. Non è già uno strumento per avere una Camera monocroma, di un solo colore, perché a questo scopo sarebbe stato più che sufficiente il collegio uninominale … La ragione sta invece in un fatto di natura tipicamente costituzionale che oggi non è stato prospettato in tutta la sua importanza. Il fatto di cui parlo è il riconoscimento del sindacato, organo di diritto pubblico. Qui è la grande novità legislativa della Rivoluzione fascista; qui è la sua originalità. Che significa il sindacato organo di diritto pubblico? Significa che il sindacato non è più fuori dello Stato né contro lo Stato, ma è nello Stato, riconosciuto dallo Stato, e come tale ha il diritto di rappresentare tutte le categorie e di imporre a tutte le categorie un contributo sindacale obbligatorio. Quando esiste questo dato di fatto nella costituzione italiana - e mi riferisco alla legge 3 aprile 1926 -, la legge elettorale non ne è che la logica, naturalissima conseguenza. Ma poi, onorevoli senatori, chi si vuole ingannare ? Ma veramente, in regime di partiti, il popolo è sovrano? Specialmente quando la disintegrazione dello Stato è già arrivata ad un punto in cui ad esempio "35 liste di 35 partiti" invitano il popolo ad esercitare la sua cartacea sovranità?

Discorso di Mussolini al Senato sull’adozione del suffragio plebiscitario / b (12 maggio 1928)

Ma anche in regime di partito le elezioni sono fatte da comitati incontrollabili. Il popolo elettorale è chiamato a ratificare le scelte fatte dai partiti quando non sia posto dinanzi all'enorme difficoltà di scegliere un partito od un indirizzo. La verità è che in tutti i paesi del mondo si soffre di questa specie di dispersione delle energie politiche che ha delle conseguenze di natura assai seria, in ciò che è il funzionamento, la compagine degli Stati moderni. Non ho nessuno scrupolo a dichiarare che il suffragio universale è una pura finzione convenzionale. Non dice nulla e non significa nulla. Dà i risultati più disparati. Se lo si considera come uno strumento utile in determinate circostanze, allora la discussione è possibile: se si dice che il suffragio universale è l'ultima tutela della sapienza politica e della saggezza dei governi, allora faccio le mie più ampie riserve. Si è detto che questa legge è determinata dal fatto che il Gran Consiglio non è ancora entrato fra gli organi costituzionali dello Stato. La ragione ne è evidente. La legislatura è ormai ai suoi termini, nel 1929 avrà finito il suo ciclo. Bisogna preparare l'applicazione di questa legge elettorale e quindi è necessario, per questa preparazione di ordine meccanico ed amministrativo, avere del tempo innanzi a sé. Il Gran Consiglio non ha che da scegliere, da scremare, da selezionare le designazioni che saranno fatte liberamente dalle grandi associazioni sindacali giuridicamente riconosciute.

Il Gran Consiglio del Fascismo diventa organo costituzionale (1929)

Legge 9 dicembre 1928 n. 2693 Regio decreto 11 aprile 1929 Legge 14 dicembre 1929 n. 2099 Il supremo organo del partito unico, ormai inteso come proiezione della Nazione tout court, diventa organo dello Stato. Esso dà pareri obbligatori ma non vincolanti su tutti gli oggetti di Stato (funzione consultiva); forma una lista di possibili successori al capo del governo in carica, interferendo con la regia prerogativa (funzione ‘costituzionale’); redige la lista unica elettorale (funzione politica). Il GCF è presieduto dal capo del governo, che lo convoca e ne fissa l’odg; è composto da membri di diritto a vita o per la durata di specifiche funzioni, e da membri nominati dal capo del governo per un triennio. Il fascio è incluso nel sigillo dello Stato.

La piena riconciliazione dello Stato italiano con la Chiesa (1929)

Patti lateranensi (11 febbraio 1929) a) Concordato (relazioni Stato-Chiesa sul territorio italiano)

b) Trattato (relazioni di diritto internazionale fra i due Stati sovrani, Regno d’Italia e Città del Vaticano)

[http://cronologia.leonardo.it/storia/a1929n.htm]

Codificazione

Codice penale (guardasigilli Alfredo Rocco), formato su legge–delega 4 dicembre 1925, n. 2260 per la riforma del Codice Zanardelli; promulgato con RD 19 ottobre 1930 n. 1398; ancora in vigore, con abrogazione delle parti non compatibili con la Costituzione repubblicana e conseguenti integrazioni; Codice civile, promulgato con RD 16 marzo 1942 n. 262; ancora in vigore, riformato il diritto di famiglia nel 1975 e il diritto societario successivamente. Importante lavoro di ammodernamento svolto dalle sentenze della Corte costituzionale. Codice di procedura civile, ancora in vigore; Codice di procedura penale, abrogato e rifatto interamente nel 1988.

Governo dell’economia

- dal liberismo dei primi anni Venti all’interventismo statale degli anni Trenta;

- valorizzazione del ruolo dei tecnocrati (es. Alberto Beneduce, presidente dell’IRI, e Domenico Menichella, governatore della Banca d’Italia);

- creazione di enti di amministrazione dei finanziamenti statali all’economia:

a) IMI (Istituto Mobiliare italiano) 1931 b) IRI (Istituto per la ricostruzione industriale (1933) - Esecuzione di lavori pubblici tramite l’istituzione di enti (per

es. di bonifica) - trasformazione di aziende strategiche in enti a

partecipazione mista specializzati(AGIP, ANIC; SNAM); - sviluppo del sistema previdenziale e assistenziale nella sfera

lavorativa; - riordino delle Corporazioni, (L. 5 febbraio 1934 n. 164)

Politica coloniale

Impresa d’Etiopia (1935), che lava l’onta degli insuccessi della tarda età crispina →

→ proclamazione dell’Impero (9 maggio 1936)

→ attribuzione a Mussolini del titolo di “duce del fascismo” (27 ottobre 1937)

La crisi della Monarchia fascista

1936-1943

Liquidazione del sistema rappresentativo elettivo

La Legge 19 gennaio 1939 n. 129 chiude anticipatamente la XXIX legislatura e dispone la soppressione della Camera dei deputati. La rappresentanza politica è data da: - Senato (conservato per non urtare il Re) - Camera dei Fasci e delle Corporazioni (che si forma automaticamente includendo membri delle maggiori istituzioni politico-sindacali)

→ il regime si libera di ogni dissenso in Parlamento, ma si priva anche di una base rappresentativa che gli esprimesse consenso in forma istituzionale.

Crescente repressione del dissenso sul piano culturale e politico

- chiusura di riviste dopo 1935 - tacitazione fisica (fratelli Rosselli 1937, Gramsci 1937)o morale (Croce) di alcune voci dissenzienti autorevoli

Politiche antisemite (dal 1936)

Manifestazione di volontà discriminatoria dal 1936 / che sarà formalizzata con una Dichiarazione sulla razza del Gran Consiglio (6 ottobre 38) Persecuzione di singoli ebrei Leggi razziali 1938:

- espulsione degli ebrei stranieri - arianizzazione della scuola - ripristino dell’antico divieto di possedere beni immobili o aziende - limitazione della capacità giuridica sotto altri profili (senza revoca della cittadinanza) e dei diritti politici

1940 inizia l’internamento degli ebrei stranieri nei campi

Tensioni all’interno del PNF

Mussolini è sempre più insofferente del protagonismo dei gerarchi;

Convoca sempre più raramente il Gran Consiglio (8 sedute l’anno nei primi anni Trenta, 3 sedute l’anno negli ultimi sette anni di vita del regime)

→ vengono a crearsi le premesse per lo sviluppo di una fronda interna

“Logoramento della diarchia” (Martucci)

Mussolini insofferente della supremazia del re, desideroso di legittimarsi autonomamente → vuole superare la diarchia;

il Re non gradisce l’interferenza del Gran Consiglio nella materia successoria prevista dalla legge del 1928;

Mussolini geloso del ruolo del re come capo delle forze armate, desidera assicurarsi a sua volta un ruolo di comando militare →

Nel 1938 si istituisce il grado di Primo Maresciallo dell’Impero, attribuito sia al re sia al duce, che vengono pertanto equiparati

→ questo raffredda ulteriormente il re

Peggioramento delle relazioni interne al Gran Consiglio del Fascismo

- Gran Consiglio scavalcato sempre più spesso, convocazioni diradate

- Si crea un gruppo di insoddisfatti, di luogotenenti emarginati nel corso del tempo (Federzoni, Grandi), pronti a fare fronda contro Mussolini, magari rinserrandosi attorno al re

L’intervento nel secondo conflitto mondiale

- La dichiarazione di non belligeranza viene superata il 10 giugno 1940 con la dichiarazione di guerra alla Francia [nella decisione non sono coinvolti né la Camera né il Gran Consiglio]; - le forze armate acquistano rilievo e autonomia; esse si stringono attorno al re, prospettando un avvicendamento al governo, nella forma eventuale di una dittatura militare; - la cattiva prova militare italiana indebolisce però Mussolini; - lo sbarco anglo-americano in Sicilia il 9 luglio 1943 fa precipitare gli eventi.

L’ordine del giorno Grandi: antefatti (1)

Dino Grandi, presidente della Camera dei Fasci e delle Corporazioni e guardasigilli da poco destituito, racconta di avere così maturato la decisione di proporre al Gran Consiglio la liquidazione di Mussolini, dopo lo sbarco anglo-americano:

“Ero disperato, ma in pari tempo deciso a giocare tutto per tutto. Tornare a Roma, fare un ultimo, definitivo sforzo per ottenere la convocazione del Gran Consiglio quale organo supremo del regime. Giocare a carte scoperte sia col duce, tentare la rivolta del Gran Consiglio contro la dittatura, mettere in mora la stessa Corona costringendola ad uscire da uno stato di esitazione e di dubbi che metteva in pericolo l’esistenza stessa della monarchia”.

[Il mio paese. Ricordi autobiografici, a cura di R. De Felice, Bologna 1985, p. 631]

L’ordine del giorno Grandi: antefatti (1)

Grandi dichiara di avere ricevuto qualche tempo prima un implicito invito dal Re stesso.

In un incontro risalente al 4 giugno 1943, il sovrano "uscendo da un ermetico silenzio durato quattro anni, mi confidò che la grande crisi stava avvicinandosi e che si riteneva un Sovrano costituzionale, considerando il Gran Consiglio come un surrogato del Parlamento reso inoperante e prigioniero della dittatura”.

(p. 264)

Il Gran Consiglio come gli Stati Generali francesi del 1789?

L’ordine del giorno Grandi: antefatti (2)

Il 20 luglio Grandi apprende dal segretario generale del PNF Scorza che il duce ha convocato il Gran Consiglio per la sera del 24 luglio.

Si accorda con altri membri del GC. Ottiene udienza da Mussolini il 17. Gli comunica l’odg che intende proporre al Gran Consiglio, che il duce conosce già.

Il 24 G si reca in seduta con due bombe a mano, temendo un’intrusione dei nazisti. “Sapevo … che qualche migliaio di agenti di Himmler, bene armati, si trovavano a Roma, mimetizzati fra la popolazione” (634).

Prima di entrare invia una lettera al sovrano, nella quale, “come presidente dell’assemblea legislativa” e come soldato lo supplica “di non abbandonare la patria … il Re soltanto può ancora salvare la patria” (635).

L’ultima seduta del Gran Consiglio del Fascismo 24 luglio 1943

Il Gran Consiglio è convocato da Mussolini alle 17 (l’ultima convocazione risaliva alla fine del 1939);

Grandi parla per un’ora e presenta la sua mozione.

Intervengono a sostegno Giuseppe Bottai, Alfredo De Marsico, Luigi Federzoni, Alberto De Stefani, Galeazzo Ciano.

Si dichiarano contrari Carlo Scorza, Roberto Farinacci e altri.

La riunione dura 10 ore.

Il duce mette ai voti l’odg Grandi per primo, ritenendo che vada in minoranza.

Ordine del giorno proposto da Dino Grandi Seduta del Gran Consiglio del Fascismo

24 luglio 1943

Il Gran Consiglio, riunendosi in questi giorni di supremo cimento, volge innanzi tutto il suo pensiero agli eroici combattenti d'ogni arma, che fianco a fianco con la fiera gente di Sicilia, in cui più alta risplende l'univoca fede del popolo italiano, rinnovano le nobili tradizioni di estremo valore e l'indomito spirito di sacrificio delle nostre gloriose Forze armate; Esaminata la situazione interna ed internazionale e la condotta politica e militare della guerra, proclama il dovere sacro per tutti gli italiani di difendere ad ogni costo l'unità, l'indipendenza, la libertà della Patria, i frutti dei sacrifici e degli sforzi di quattro generazioni dal Risorgimento ad oggi, la vita e l'avvenire del popolo italiano; Afferma la necessità dell'unione morale e materiale di tutti gli italiani in quest'ora grave e decisiva per i destini della nazione; Dichiara che a tale scopo è necessario l'immediato ripristino di tutte le funzioni statali attribuendo alla Corona, al Gran Consiglio, al Governo, al Parlamento, alle Corporazioni i compiti e le responsabilità stabilite dalle nostre leggi statali e costituzionali; Invita il Capo del Governo a pregare la Maestà del Re, verso la quale si rivolge fedele e fiducioso il cuore di tutta la Nazione, affinché egli voglia, per l'onore e per la salvezza della Patria, assumere, - con l'effettivo comando delle forze armate di terra, di mare e dell'aria, secondo l'articolo 5 dello Statuto del Regno, - quella suprema iniziativa di decisione che le nostre istituzioni a Lui attribuiscono e che sono sempre state, in tutta la storia nazionale, il retaggio glorioso della nostra Augusta Dinastia di Savoia.

[in Dino Grandi, Il mio paese, a cura di R. De Felice, Bologna, Il Mulino, 1985, p. 637]

24 e 25 luglio 1943

L’odg Grandi Ottenne 19 voti favorevoli, 8 contrari, 1 astenuto. Dopo quella votazione il duce sciolse la seduta, dichiarando aperta “la crisi del regime” [Grandi, Il mio paese, p. 636]. Il giorno successivo, 25 luglio, si recò dal re, che era già stato informato da Grandi e aveva una copia della deliberazione del Gran Consiglio con le firme dei 19. Mussolini cercò di minimizzare la rilevanza di quel voto, argomentando che quell’organo aveva solo funzione consultiva. Il re revocò il mandato a Mussolini, comunicandogli la sua sostituzione con un militare, il maresciallo Pietro Badoglio. All’uscita dalla residenza reale Mussolini fu caricato su un’ambulanza con il pretesto di ragioni di sicurezza, poi tenuto in arresto in caserma e infine confinato.

Giacomo Matteotti

(Fratta Polesine, 22

maggio 1885 – Roma, 10 giugno 1924)

Piero Gobetti

(Torino, 19 giugno 1901 – Parigi, 15 febbraio 1926)

Antonio Gramsci (Ales, 22 gennaio 1891 –

Roma, 27 aprile 1937)

Benedetto Croce (Pescasseroli, 25 febbraio 1866 – Napoli, 20 novembre 1952)

Alfredo Rocco (Napoli 9 settembre 1875 –

Roma 28 agosto 1935)

Dino Grandi (Mordano, 4 giugno 1895 – Bologna, 21 maggio 1988)

Bibliografia essenziale (1)

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Alberto Aquarone, L’organizzazione dello Stato totalitario, Torino, Einaudi, 1965

Renzo De Felice, Mussolini, 6 voll., Torino, Einaudi, 1966-1997 [riedito poi da Mondadori]

Livio Paladin, Fascismo (diritto costituzionale), in Enciclopedia del diritto, vol. XVI, Milano, Giuffrè, 1967 [sintesi]

Renzo De Felice, Le interpretazioni del fascismo, Roma-Bari, Laterza, 1972 (6. ed. 2000)

A. Aquarone e M. Vernassa (a cura di), Il regime fascista, Bologna, Il Mulino, 1974

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