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sede operativa: Via Nazionale, 163 - 00184 Roma - tel 06.69921659 - fax 06.69922173 Lo sviluppo locale integrato: Principi generali, strumenti ed un caso di studio Roma 31 gennaio 2006 Mario Caputo

Lo sviluppo locale integrato: Principi generali, strumenti ed un caso di studio

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Lo sviluppo locale integrato: Principi generali, strumenti ed un caso di studio Roma 31 gennaio 2006 Mario Caputo. Il percorso della relazione. 1. Lo sviluppo locale sostenibile come orizzonte progettuale e come processo di apprendimento - PowerPoint PPT Presentation

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Lo sviluppo locale integrato:

Principi generali, strumenti ed un caso di studio

Roma 31 gennaio 2006

Mario Caputo

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1. Lo sviluppo locale sostenibile come orizzonte progettuale e come processo di apprendimento

2. La riscoperta del territorio e della comunità locale

3. L’ibridazione dei saperi in un processo di apprendimento collettivo

4. Gli strumenti per lo sviluppo locale5. Un caso innovativo

Il percorso della relazione

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Tra concetto e pratica: La “scoperta” dello sviluppo locale:

riflessioni e concettualizzazioni per una teoria dello sviluppo locale

la progressiva codifica e istituzionalizzazione dello sviluppo locale (es. Patti territoriali, Prog. Leader …)

– la creazione di un lessico comune– la formazione di saperi tecnici

sullo sviluppo locale– l’allestimento di arene operative

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Al crocevia di diversi percorsi di riflessione: lo Sviluppo Locale Sostenibile (SLS)

Pluridimensionalità delle dimensioni della sostenibilità (ambientale, sociale, economica, culturale, politica …)

Sostenibilità territoriale: sostenibilità riferita non soltanto ad un ambiente, ma ad un territorio in quanto ambiente trasformato dalla progettualità umana, e denso di valori e di relazioni.

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Al crocevia di diversi percorsi di riflessione: lo Sviluppo Locale Sostenibile (SLS)

SLS: non “semplice” articolazione locale di principi di sostenibilità globale

ma esplorazione e individuazione di innovativi e relativamente autonomi percorsi di sviluppo del territorio

in un quadro di relazioni sostenibili all’interno del sistema territoriale, con gli ecosistemi naturali e con gli altri

sistemi territoriali

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Al crocevia di diversi percorsi di riflessione: lo Sviluppo Locale Sostenibile (SLS)

E’ un processo che va territorializzato: riferito cioè a risorse, soggetti,

modalità di regolazione locale delle relazioni società-ambiente, potenzialità e limiti che sono territorialmente specifici,

ma che devono riferirsi nel contempo a contesti più ampi, sia sotto il profilo economico-sociale, sia sotto quello

ecosistemico.

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Al crocevia di diversi percorsi di riflessione: lo Sviluppo Locale Sostenibile (SLS)

E’ un processo, di riflessione e apprendimento

collettivo da parte degli attori che agiscono nel e

sul locale,volto a esplorare possibilità e limiti di

cambiamento del sistema territoriale di cui fanno parte,

nel quadro di relazioni sostenibili con gli altri sistemi territoriali e con gli ecosistemi naturali.

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Globalizzazione, locale e territorio

Nelle teorie e pratiche di sviluppo rinnovata attenzione al locale e centralità del territorio.

Globalizzazione e territorio: esito non scontato. Non appiattimento territoriale, ma intensificazione dell’interazione territoriale, coinvolgendo una pluralità di scale diverse

Ma come concettualizzare e studiare il “locale”?

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Comunità scientifica e comunità locale: due luoghi comuni

Insufficienza e limiti di una semplificazione, utile però per pensare a...

…quali soggetti e quali alleanze per allestire il luogo comune della riflessione e dell’apprendimento sullo sviluppo locale sostenibile …

… in un dialogo proficuo per le due comunità?

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Società locale e capitale sociale

Comunità locale: rischi di fraintedimenti localistici?

Società locale come prodotto di disomogeneità geo-socio-culturali che sono le criticità ma anche le ricchezze da affrontare nel percorso verso una sostenibilità territoriale

La sfida: incrementare il “capitale sociale territoriale” (il potenziale di azione del territorio che deriva da strutture di relazioni)

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Società locale e disembedding

disembedding il prodursi, nelle nostre società, di relazioni sociali sempre più slegate dai contesti prossimi e azioni sempre più condizionate da fattori incontrollabili e sconosciuti (Giddens e Baumann)

sviluppo locale sostenibile in quanto opportunità di re-embedding, ovvero di ricostruzione di legami sociali e culturali e azioni ricollegate (anche) al contesto locale.

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Sviluppo locale e sviluppo sostenibile: la riscoperta dell’importanza dei saperi contestuali

Le riflessioni sullo sviluppo locale e sulla sostenibilità dello sviluppo hanno infatti posto in più ambiti (distretti industriali, milieu innovatori …)

la questione del rapporto tra – saperi globali e saperi contestuali, – tra conoscenza codificata, esplicita – e conoscenza implicita-tacita-

contestuale.

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“Buone pratiche” e sviluppo locale sostenibile

Esistono “buone o migliori pratiche” in assoluto?

Il problema della decontestualizzazione, codifica e ricontestualizzazione

una “pratica migliore” consiste spesso in un insieme di conoscenze e capacità locali, in genere tacite” (Schon)

lo SLS: ovvero l’importanza del dialogo e della partecipazione come valorizzazione e recupero delle conoscenze locali, implicite e/o tradizionali da far interagire con i saperi generali, astratti

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Un caso di studio Un caso di studio

Il Progetto Integrato AGRI: AGro-alimentare, Ruralità,

InnovazioneRegione Basilicata

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I caratteri del comprensorioI caratteri del comprensorio

Aspetti geo-morfologiciAspetti geo-morfologici

30 comuniSuperficie Territoriale Media : 71 kmqTerritorio prevalentemente montano (87% dei

comuni classificati dall’ISTAT come “montagna interna”)

Struttura insediativa rarefatta e molteplicità di micro comuni

Rete infrastrutturale viaria carente

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Unità geo-morfologiche del Comprensorio

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I caratteri del comprensorioI caratteri del comprensorio

Aspetti socio-demograficiAspetti socio-demografici

Popolazione complessiva: circa 69.000 (quasi 12 % della popolazione regionale)

Densità abitativa media: circa 36 abitanti per Kmq (media regionale 59,6)

Processo di senilizzazione avanzatoFenomeno migratorio intensoComuni ad elevato disagio insediativo

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I caratteri del comprensorioI caratteri del comprensorioAspetti economico-istituzionaliAspetti economico-istituzionali

Struttura produttiva frammentata in piccolissime unità Sistema produttivo concentrato su settori tradizionali

(edilizia ed artigianato tradizionale) Vocazione produttiva agricola5 PIT, 5 Iniziativa Leader Plus, 1 Patto agricolo, 2 patti

territoriali7 Comunità Montane coinvolte1 azione innovativa FESR di sperimentazione di un

sistema di certificazione ambientale d'area (“Territorio d’eccellenza”)

Istituzione imminente del Parco Nazionale della Val d’Agri e del Lagonegrese

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L’analisi per sub-sistemi territorialiL’analisi per sub-sistemi territoriali

Sub-sistema Superficie (kmq) Densità media

Alto Agri 799 50Corona Potentina 594,3 30,3Medio Agri 735,4 28,09

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Rilevanza dei principali settori economiciRilevanza dei principali settori economiciV.A. Agricoltura - 2002

28%

27%

45% Corona Potentina

Alto Agri

Medio Agri

V.a. Altre attività 2002

19%

53%

28%

Corona Potentina

Alto Agri

Medio Agri

V.A. Industria 2002

14%

65%

21%

Corona Potentina

Alto Agri

Medio Agri

Alto Agri - V.A. 2002

4%

32%

64%

Agricoltura

Industria

Altre attività

Corona Potentina - V.A. 2002

11%

20%

69%

Agricoltura

Industria

Altre attività

Medio Agri - V.A. 2002

12%

20%

68%

Agricoltura

Industria

Altre attività

Per settori Per sub-sistemi

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La diagnosi e le opportunità di intervento

1. Eterogeneità morfologica, economica e socio-demografica del Comprensorio

2. Assenza di un progetto di sviluppo locale3. Rilevanza del settore agro-alimentare in due sub-ambiti

per almeno quattro ragioni:– La presenza locale di competenze forti – Le potenzialità inespresse di filiere tipiche e di condizioni

climatiche favorevoli– Una buona densità di attività presente sul territorio– Un sistema di istituzioni di supporto e di cooperazione tra

soggetti ben strutturato

Il settore agro-alimentare non è mai stato considerato dal settore pubblico locale

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Montagna interna

ZOOTECNIA E CEREALICOLTURA NELLE PENDICI BASSE E SILVO PASTORALE NELLE AREE A QUOTE PIU’ ELEVATE

Pianura fiume Agri dalla sorgente alla diga del Pertusillo

ZOOTECNIA, ORTICOLTURA, FRUTTICOLTURA

Collina interna

CEREALICOLTURA, COLTIVAZIONI ARBOREE MEDITERRANEE, ZOOTECNIA

Pianura del Metapontino e fondovalli

ORTICOLTURA, AGRUMICOLTURA, FRUTTICOLTURA

Le zone agrarie del comprensorio

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Le esperienze pilota promosse dall’ALSIA in Val d’AgriNell’area dei sub-ambiti dell’Alto Agri e Medio Agri-Alto Sauro molti

operatori delle filiere tipiche hanno aderito e partecipato a progetti sperimentali di certificazione delle produzioni, adozioni di disciplinari,

iter di riconoscimento di marchi europei.

In particolare:

Pecorino Canestrato di Moliterno – Stagionato in Fondaco: Consorzio di Tutela, 4 caseifici e 18 produttori di latte ;

Olio extravergine di Oliva dell’Alto Sauro; Vino a DOC “Terre dell’Alta Val d’Agri”: Consorzio di tutela, 8 soci; Fagioli ad IGP di Sarconi: Consorzio di Tutela, 42 soci; Mela Alto Agri”, Consorzio di Tutela, 6 aziende; Settore lattiero caseario nell’Alta Val d’agri con 5 caseifici e 17 produttori di

latte; Olio extra-vergine di oliva di Montemurro: 13 olivicoltori; Salumi dell’Alta Val d’Agri: 3 salumifici, 5 allevatori; “Grottino di Roccanova” per il riconoscimento della DOC: 3 le cantine coinvolte.

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Il sistema agro-alimentare nell’opinione dei soggetti locali

Principali elementi positivi Forte specificità territoriale e presenza di produzioni tipiche

rilevanti Disponibilità potenziale di forti incentivi alla localizzazione Dotazione ambientale e naturalistica rilevante Possibilità offerte dal programma operativo

Principali problemi Disoccupazione elevata Carenza di manodopera e di professioni consulenziali per

l’impresa Difficoltà di accesso al credito Mancanza di cooperazione a tutti i livelli Inefficacia della cooperazione pubblico-privato

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L’agro-alimentare nella programmazione regionale Completamento delle filiere produttive e delle integrazioni

settoriali; Sostenere gli investimenti orientati all’innovazione tecnologica

e qualità dei prodotti; Promuovere la dotazione di servizi alle imprese agricole Sostegno alla gestione di strategie integrate di sviluppo rurale

da parte di partenariati rurali Ammodernamento strutturale delle imprese agricole Promozione integrata del settore agro-alimentare attraverso

una serie di azioni di marketing e di promozione integrata dei prodotti e delle filiere agricole lucane sui mercati extraregionali

Ridefinizione degli strumenti di credito agrario attraverso riflessioni ed azioni con tutti i soggetti che hanno competenze e responsabilità in merito.

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Il territorio di riferimento dell’azione pilota

Area PIT Val d’Agri (19 Comuni)perchè

Il partenariato istituzionale già attivo per l’attuazione del PIT Val d’Agri è il “soggetto ideale” per dare avvio al processo di costruzione del progetto e già formalmente costituito

Esiste un ufficio comune dei 19 comuni, l’Ufficio di Coordinamento e Gestione del PIT, guidato da un project manager sensibile all’iniziativa

Esperienza già maturata da molti operatori in progetti di cooperazione

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Il territorio di riferimento dell’azione pilota (2)

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La metodologia di lavoro

L’azione pilota si configura come un’L’azione pilota si configura come un’

Azione organizzataAzione organizzataIn grado di attivare unIn grado di attivare un

Processo di apprendimentoProcesso di apprendimentoAttraversoAttraverso

Contesti di interazione situataContesti di interazione situataChe generinoChe generino

Identificazione di soluzioni e costruzione di decisioni Attraverso

Risorse tecniche, conoscitive, politiche, giuridicheOpportunamente organizzate per conseguire un

Obiettivo di sviluppo razionale

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La metodologia dell’azione pilota

ANALISI DELLE CONGRUENZE ORGANIZZATIVE

Struttura Strategia

ATTIVITÀ

MEZZIRUOLI

OBIETTIVI

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La metodologia dell’azione pilota IL METAOBIETTIVO

Costruire un progetto integrato di sviluppo e generare apprendimento

OBIETTIVIOrganizzazione delle filiere produttive dei prodotti tipici (di nicchia e orientati al mercato).Rafforzamento del livello tecnologico e dei servizi al sistema agro-alimentare localeMiglioramento del rapporto banche imprese del settoreRafforzamento del mercato del lavoro, con un’attenzione alla formazione degli addetti nel settore agro-alimentare ed ai servizi avanzatiAttrazione di imprese operanti nel settore agro-industrialeMiglioramento dei caratteri di ruralità del territorio

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ARTICOLAZIONE DEGLI OBIETTIVI SU TRE LIVELLI OBIETTIVI DEL PROGETTO

INTEGRATO AGRI

Filiere agro-alimentari tipiche

 Fagioli – Olio - Vino - Orticoli - Formaggio pecorino – Carne podolica

Temi trasversali FormazioneInnovazioneCredito

 Azioni di sistema

Attrazione investimentiBeni pubblici

interdipendenze

La metodologia dell’azione pilota

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La metodologia dell’azione pilota I MEZZI IN RELAZIONE AGLI OBIETTIVI

- Conoscenza dell’oggetto- Individuazione di un driver istituzionale- Funzionamento del processo decisionale- Partenariato di progetto - Gestione e animazione dei gruppi- Competenze giuridico-amministrative- Competenze specifiche di settore/filiera- Creazione di contesti di interazione situata- Costituzione di laboratori di apprendimento- Creazione di esperienze di cooperazione condizionale- Esemplificare in concreto una pratica modello che resti di

riferimento in sede locale - Governo delle interdipendenze sequenziali e reciproche

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La strategia dell’azione pilota è coerente?

COERENZA MEZZI – FINI

Tutti i mezzi individuati sono competenze: capacità, conoscenze, know how. Una parte di questo sapere (competenze specifiche) consiste in una adeguata conoscenza tecnica degli oggetti di cui

si tratta. Un’altra parte del sapere necessario (competenze metodologiche) consiste nel sapere-come organizzare e rendere

produttivo un contesto di confronto di tipo partenariale; sapere-come agire in un contesto decisionale; sapere-come

gestire e animare gruppi di lavoro; o, in sintesi, disporre di un know how di aiuto alla decisione.

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La metodologia dell’azione pilota

Attività sequenzialmente interdipendenti

– Censimento dei progetti ed approfondimento dell’analisi delle filiere– Costituzione di un network locale di progetto– Definizione degli obiettivi del progetto integrato– Ricognizione ed individuazione delle competenze istituzionali e

tecniche e delle risorse necessarie al conseguimento degli obiettivi– Attivazione aree di riflessione, organizzazione gruppi di lavoro

tematici, governo delle interdipendenze reciproche– Organizzazione della Struttura per l’attuazione del progetto– Definizione del documento progettuale e degli indicatori– Approvazione del progetto integrato da parte della PLI del PIT Val

d’Agri – Attuazione del progetto integrato– Monitoraggio dell’implementazione– Governo del processo

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La metodologia dell’azione pilotaI SOGGETTI

Struttura di progetto P.O. Val d’Agri Nucleo Regionale di Valutazione e Verifica degli investimenti Pubblici Studiare Sviluppo UCG PIT Val d’Agri ALSIA GAL AKIRIS Associazioni di Categoria (CIA, Coldiretti, Confcoop., Confagricoltura,

Legacoop, Confesercenti) COFIDI – FIDAGRI Banche Camera di commercio di Potenza Unione Industriali provincia di PZ Consorzi di Tutela (olio, fagioli, pecorino di Moliterno, Vino) Sviluppo Italia Basilicata

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La metodologia dell’azione pilota

Modalità di coinvolgimento dei soggetti

Ruolo istituzionaleCompetenze specifiche di settoreCompetenze metodologicheDetenzione di risorse Congruenza tra obiettivi del progetto ed obiettivi

individuali, nonché analizzando il sistema di incentivi intrinseci ed estrinseci di ciascun soggetto (esempi: PIT Manager, ALSIA)

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La metodologia dell’azione pilota

Struttura Regionale di Progetto Val

d’Agri

Team Studiare Sviluppo

PLI

UCG

Network locale di progetto (PCL)

N.R

.V.V

.I.P

.

Il governo del processo istituzionale

Comitato di concertazione e coordinamento

Comitato di coordinamento e monitoraggio

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La metodologia dell’azione pilota

La scheda di descrizione rispetto al meta-obiettivo

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A che punto si è arrivati

L’azione pilota sta concludendo le attività di:L’azione pilota sta concludendo le attività di:

1)1) Organizzazione delle attività ed esiti dei gruppiOrganizzazione delle attività ed esiti dei gruppi

2) Rapporto con la Regione sul tema dell’attivazione di strumenti ad hoc o mix di strumenti

che costituiscono il momento di massima complessità con problemi di coordinamento “micro” per il governo delle interdipendenze

reciproche

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A che punto siamo?1)1) Organizzazione delle attività dei gruppiOrganizzazione delle attività dei gruppi

Incontro Fase di discussioneObiettivi da

raggiungere/domande

1 Introduttiva/analisi attori chiaveMetodologia di lavoro,

aspettative, motivazioni

2

Analisi dei problemi e degli obiettivi

Situazione attuale e situazione desiderata in futuro

Identificazione degli ambiti di intervento

Esplicitare gli ambiti (dell’intero progetto) in cui la tematica ricade

3

Scelta degli ambiti di intervento e definizione della logica di

intervento

Identificare azioni concrete rispetto al tema trattato

Fase conclusivaRiflessioni comuni sui risultati

raggiunti

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A che punto siamo?

I 5 Gruppi attivati e loro composizioneI 5 Gruppi attivati e loro composizione

Filiere tipicheFiliere tipiche: ALSIA, Operatori selezionati, Consorzi di : ALSIA, Operatori selezionati, Consorzi di tutela, Associazioni agricole, UCG PIT, Studiare Sviluppotutela, Associazioni agricole, UCG PIT, Studiare Sviluppo

CreditoCredito: 8 banche operanti sul territorio (rimaste in 3), : 8 banche operanti sul territorio (rimaste in 3), Cofidi Basilicata, UCG PIT, Studiare SviluppoCofidi Basilicata, UCG PIT, Studiare Sviluppo

InnovazioneInnovazione: ALSIA, Studiare Sviluppo, UCG PIT, CSQA, : ALSIA, Studiare Sviluppo, UCG PIT, CSQA, Veneto Agricoltura Veneto Agricoltura

FormazioneFormazione: Centro per l’impiego, GAL Akiris, Associazioni : Centro per l’impiego, GAL Akiris, Associazioni di categoria (Coldiretti, Confesercenti), Studiare Sviluppodi categoria (Coldiretti, Confesercenti), Studiare Sviluppo

Attrazione investimentiAttrazione investimenti: Camera di Commercio PZ, : Camera di Commercio PZ, Associazione degli industriali PZ, Sviluppo Italia Associazione degli industriali PZ, Sviluppo Italia Basilicata, UCG PIT, Studiare SviluppoBasilicata, UCG PIT, Studiare Sviluppo

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A che punto siamo?

La gestione dei gruppi: il caso filiera lattiero-caseariaLa gestione dei gruppi: il caso filiera lattiero-casearia

La logica della discussioneLa logica della discussione

Produzione primaria

Trasformazione

Distribuzione

Consumatore

Logistica

Struttura dei servizi

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A che punto siamo?

L’esito dei gruppi: il caso filiera lattiero-caseariaL’esito dei gruppi: il caso filiera lattiero-casearia

FASE PRIMARIA SETTORE

produzione attuale potenzialità produttiva criticità proposte

40.500 ovini credito/ prezzi bassi fondo garanzia/ contributi c/ interessi

15.000 caprini

frammentazione allevamenti aumento capi

42.350 q.li latte

tecniche produttive non idonee gestione consortile fondaco

7.623 q.li resa derivati accorpamento terreni sostenere prezzo latte

Latti

ero

-cas

eario

/ovi

capr

ino

legate al miglioramento delle condizioni igienico-

sanitarie

selezione genetica anagrafe comprensoriale/ servizi fiscali e vari

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A che punto siamo?

TRASFORMAZIONE SETTORE

Stato attuale provenienza materia prima potenzialità criticità proposte

mancanza di un modello organizzativo

locale 100% marchio IGP Canestrato credito opificio consortile

locale 100% mancanza di fondaci f.do liquidità x

anticipazioni

centro di lavorazione consortile

valorizzazione latte

poche autorizzazioni igienico-sanitarie servizi

Lat

tiero

-cas

eario/

ovic

aprino

assenza servizi credito

L’esito dei gruppi: il caso filiera lattiero-caseariaL’esito dei gruppi: il caso filiera lattiero-casearia

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A che punto siamo?

COMMERCIALIZZAZIONE SETTORE

mercato attuale criticità proposte

locale 60% Carenze organizzative Consorzi di commercializzazione

regionale 20% Scarsa conoscenza del mercato Credito

Latti

ero

-ca

sear

io/o

vicap

rino

extra-regionale 20% Omogeneità del prodotto

Innovazione nelle tecniche di lavorazione

L’esito dei gruppi: il caso filiera lattiero-caseariaL’esito dei gruppi: il caso filiera lattiero-casearia

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A che punto siamo?

Il gruppo di lavoro sulle filiere tipiche ha influenzato notevolmente il gruppo credito

L’analisi è partita dalle esigenze degli operatori e si è incrociata con le esigenze delle banche

Il risultato è stato la proposta di tre strumenti: fondo di garanzia “classico”, fondo “help” per le immobilizzazioni degli stagionatori, chek-up finanziario svolto da un organismo pubblico (Camera di Commercio)

Come sono state governate le interdipendenze reciprocheUn esempio:

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A che punto siamo?

Il processo in corso sta dando la possibilità di:- Quantificare in modo molto più preciso il fabbisogno di

sostegno pubblico- Orientare efficacemente le risorse- Suscitare impegno e creatività- Soddisfare esigenze ignorate

Che si traducono anche in un diverso rapporto con la Regione in relazione alla possibilità concreta di attivare

un mix di strumenti adatti a risolvere i problemi rilevati

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E’ possibile la modellizzazione dell’esperienza: il kit minimo progettualeProfilo territoriale della proposta (efficacia dell’analisi

preliminare)Neutralità della proposta rispetto agli interessi pubblici

locali prevalentiCostruzione di una partnership progettuale basata

sulla conoscenza e non consultivaAssegnare un ruolo ai privati e rilevanza al sistema

produttivoCapacità di lettura e interpretazione delle scelte

regionali e della possibilità di influenzarleDotarsi delle competenze necessarie per il

raggiungimento degli obiettivi

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"Per esprimere una domanda genuinamente collettiva, lo Stato, dunque, dovrà sviluppare al proprio interno non le capacità per

progettare e neanche per scegliere in solitudine gli obiettivi, ma la capacità di vagliare gli obiettivi che la società civile, il partenariato sociale ed economico, formulano, e di far dialogare questi soggetti,

per assegnare poi, in modo concorrenziale a soggetti privati la formulazione di progetti che meglio conseguano gli obiettivi

prescelti.” (Barca, 2004)

L’esperienza della Val d’Agri ci consegna un quadro nel quale la società civile ed il partenariato socio-economico non sono in grado di formulare obiettivi. Una importante parte dell’attività è stata

rivolta alla focalizzazione della conoscenza, interagendo successivamente con il partenariato socio-economico per far

emergere la conoscenza dispersa ed accompagnando la capacità di formulazione degli obiettivi, la cui articolazione, nel caso

dell’agro-alimentare è risultata essere abbastanza complessa.