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L'omissario di Nemi: mai dire mail - WordPress.comaddirittura da Strabone (nella "Geografia") all'inizio dell'era cri-stiana. Nel 1928 fu ripercorso, rile-vato, parzialmente riadattato

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L'omissario di Nemi: mai dire mailConcluse le indagini sull'acque-

dotto di Palestrina (vedi"Speleologia del Lazio", n.2, pago39) e data alle stampe la relativacorposa relazione (in corso di pub-blicazione come supplemento ad"Opera lpogea") quel gruppo dilavoro - con colpo di mano di alcu-ni componenti, primo fra tutti TullioDobosz - invece di concedersi unmeritato riposo si è riinfilato sotto-terra, trasformandosi in Gruppo dilavoro "Emissario di Nemi". Il per-ché di tale scelta richiede un pocodi storia.

Storia daU'EmissarioChe il lago di Nemi sia regolato daun emissario artificiale è cosa notada sempre, indirettamente citata

allo sbocco/

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dal lago ..·M

Fig.1 Schema della porzione nota del IIbypass e (linee a tratti) ipotesi di prosecu-zione

addirittura da Strabone (nella"Geografia") all'inizio dell'era cri-stiana. Nel 1928 fu ripercorso, rile-vato, parzialmente riadattato e infi-ne utilizzato per scaricare le acquedelle idrovore utilizzate per abbas-sare il livello e recuperare le famo-se navi romane, prima depositatenel contiguo Museo e poi distrutteda un incendio al termine della IIguerra mondiale. Su tale impresa, esul condotto sotterraneo, esiste unponderoso volume edito nel 1940 eristampato nel 1950 dall'IstitutoPoligrafico dello Stato (Ucelli 1940).Opera quindi apparentemente benstudiata ed obiettivo poco appetibi-le per gli amanti delle scoperte edel nuovo. Meta, al più, di interes-santi escursioni "en tourisme" perripercorrere l'agevole condotto dioltre un chilometro e mezzo.Eppure... mai dire mai!Fu proprio da simili escursioni chenacquero i primi dubbi. La relazionepubblicata citava la presenza all'in-terno del condotto di "vari pozziverticali per l'aerazione e servizi,come in altre opere romane delgenere .." di cui peraltro lungo ilpercorso non si trovava traccia e deiquali, dopo decenni di accurateesplorazioni, si è potuta categorica-mente escludere la presenza(Castellani e Dragoni 1991).L'abitudine di immaginare pozzi ine-sistenti viene peraltro da lontano,inaugurata addirittura nel '700 daPiranesi per l'emissario di Albano.La relazione di Ucelli citava inoltrel'esistenza di tre deviazioni del per-corso altrimenti rettilineo: "laprima... per sostituire un troncooccluso da una frana; la seconda eterza imposte invece durante la

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Il tratto iniziale del condotto B, parzialmente liberato daidetriti e levigato dal transito delle persone. (foto di TullioDobosz)

costruzione dalla necessità di aggi-rare estese zone basaltiche.", Unapur semplice ispezione de,I cunicol?rivela che la prima deviazione estata correttamente indicata men-tre la terza non aggira nessunalente basaltica, essendo al contrarioscavata nel vivo di una solida ecompatta roccia. Oggi comprendia-mo come tale (leggera) deviazionefosse solo un artificio per garantirel'incontro dei due cunicoli scavatidalle opposte estremità.Ma il vero problema era la secondadeviazione: la relazione trascuravainfatti di notare come in corrispon-denza di quel tratto si aprisseroulteriori cunicoli, peraltro occlusi damateriale detritico, cunicoli la cuiorigine o destinazione appariv~misteriosa. Dopo il superamento diun muro che sbarrava il condottoprincipale la situazione si complic~-va ulteriormente. Senza entrare Inulteriori dettagli (vedi al riguardoCastellani 1999) riportiamo nellaFigura 1 quanto si sapeva quando

decidemmo di riprendere le indagi-ni. Se ne desumevano alcune evi-denze ma si aprivano grandi proble-mi. Il condotto principale prove-niente dal lago (A) era stato inter-roti.o contro un compatto blocco dilava in X. Il condotto A era statobloccato da un muro (M) e da quiscavata una diramazione (B) cheterminava occlusa da detriti. Primadei detriti partiva un altro cunicolo(C) che ritornava sull'asse del con-dotto, incontrando e superandoprima il fondo di un condotto (D) ~infine un cunicolo (E) posto dinuovo in asse (il cunicolo che portaallo sbocco). Dopo l'incontro con E ,anche il condotto C risultava occlu-so da detriti.Non riportiamo qui le molte ipotesifatte per rendere ragione di taleintreccio di cunicoli. Riportiamosolo nella stessa figura 1, con lineea tratti quella che ad alcuni di noipareva l'ipotesi più plausibile perrendere ragione almeno di alcunedelle caratteristiche osservate.

La nuova indaginiLe nuove indagini sono partite dal-l'evidenza che il percorso dei cuni-coli ostruiti rappresentava ovvia-mente un elemento vitale per otte-nere una chiave di lettura del siste-ma di quello che viene comunemen-te indicato come il "secondobypass". Abbiamo quindi chiestol'autorizzazione alla Soprintendenzaper il Lazio di disostruire alcunimetri di cunicolo, autorizzazionegentilmente concessaci con letteradella d.ssa Giuseppina Ghini, chequi pubblicamente abbiamo il, piace-re di ringraziare per l'attenzione alproblema e per la sempre c.orte.sedisponibilità. Armati di tale autoriz-zazione siamo quindi ritornati aNemi, scoprendo - tra l'altro - ~heanche la collocazione topoqraficadel cunicolo presentata nel testo delPoligrafico era errata: il cunicol~reale corre infatti un centinaio di

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metri più a Nord di quanto ricavabi-le dalle mappe dell'Ucelii. (Mai cre-dere a tutto ...)Per ciò che riguarda in particolare ilII bypass cominciammo con pazien-za a sgombrare il pietrame dal con-dotto B, che si presentava come uncunicolo della larghezza di circa 90cm di larghezza, alto all'ingressoquasi due metri. Si è trattato di unlavoro oltremodo penoso che ci haimpegnato per molte uscite anchecon l'ausilio di altri validi collabora-tori volontari, opportunamente pre-cettati. Bene, senza farla lungariportiamo in Figura 2 quello cheoggi sappiamo ... cioè quello che nonci saremmo mai aspettato. Il con-dotto E altro non è che il fondo delcondotto B portato a compiere unastretta curva per ritornare pratica-mente sui suoi passi. Inoltre il con-dotto C prosegue per almeno unatrentina di metri, diritto ed orizzon-tale, senza quelle deviazioni di dire-zione o di pendenza che ci saremmoaspettati se si fosse trattato di unadiscenderia. Come purtropposovente avviene, sappiamo molto dipiù ma comprendiamo forse addirit-tura meno. Nelle lunghe serateinvernali ciascuno potrà giocare afare ipotesi ... ma una qualche provadefinitiva sull'origine del sistemadel II bypass certamente ancora cisfugge. Per saperne di più occorre-

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Comesi presentavail fronte di "scavo" del condotto B, invaso!da frammenti rocciosi sin quasi alla sua sommità. (foto di ITullio Dobosz) I

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Fig. 2 Il sorprendente risultato delledisostruzioni

rebbe un lavoro di sgombro del con-dotto C che non è né nelle nostrepossibilità né nei limiti del permes-so concesso dalla Sopraintendenza.Assieme forse anche allo sgombrodi altri condotti occlusi da detritiche si incontrano ancora più a valle(vedi, per es., Caloi e Castellani1994) .Il lavoro di sgombro ci ha però por-tato una inattesa e insperata infor-mazione. Già dalla prima uscitadovemmo infatti constatare cheuomini, indumenti ed attrezzi usci-vano dal cunicolo completamenteanneriti da un qualcosa che inizial-mente ritenemmo essere polverebasaltica. Dovemmo infine conclu-dere che non di basalto si trattava,ma di vero e proprio carbone. Leipotesi sul perché del carbone dilegna sia andato a finire tra i detri-ti possono essere varie: potrebbeesser una testimonianza di lavorinel condotto (frattura delle roccecon il fuoco?) ma potrebbe ancheessere solo carbone di un incendiosulle sponde del lago, fluitato dalleacque nel cunicolo e depositatositra i detriti. Resta iI fatto che iI car-bone è data bile, e la datazione ese-

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guita da Gilberto Calderoni,dell'Università La Sapienza, ha datocome risultato (preliminare) 1950B.P. (before present), cioè qualcosaa cavallo del I secolo della nostraera. Se ne deve concludere che icondotti furono riempiti con detritinon durante i lavori di ripristino del1928 (come qualcuno di noisospettava) ma in epoche molto piùantiche.

CORCtusioneLa datazione del carbone fornisceun termine "ante quem" per ladeposizione dei detriti e, ovviamen-te, per lo stesso scavo del condotto.Molti indizi, tra cui l'assenza di fontiromane sull'opera, tendono peraltroa retrodatare almeno di alcunisecoli tale datazione, ipotesi cheappare largamente accettata nel-l'ambiente archeologico. Notiamoqui che la citazione di Straboneesclude che il condotto sia opera diCaligola, come da taluni supposto,essendo il geografo greco mortoprima dell'ascesa al potere di quel-l'imperatore. Il complicato intrecciodi cunicoli in corrispondenza del IIbypass è peraltro sicuro indizio diun tormentato andamento dei lavo-

Per l'esplorazione del rondotto ci siamo limitati a estrarre soloi detriti più superficiali sino a ronsentire l'avanzamento stri-sciante di una persona. (foto di Tullio Dobosz)

ri. Noi sospettiamo che l'emissario 9abbia alle spalle una lunga storia, eche i detriti provengano da una fasedi rimaneggiamento, ben posterioreai lavori originali, che ha condottoall'attuale finale struttura dell'emis-sario. Questo perché è difficile cre-der che chi si fermò davanti alla"lente basaltica" sia lo stesso cheha scavato il lungo tratto terminaletutto all'interno di tali solide rocce.Ma allo stato attuale appare bendifficile, dai dati certi raccolti, rag-giungere altrettanto certe conclu-sioni. La storia dell'emissario diNemi resta dunque un problemaaperto, una sfida che purtroppo nonpossiamo raccogliere e che merite-rebbe ben altri e più massicci inter-venti. Chiave del problema appareora il condotto C, in cui la presenzadi correnti d'aria pare testimoniareun collegamento con l'esterno. Unadiscenderia? Un antico ed alternati-vo percorso dell'emissario? Difficileavanzare ipotesi convincenti. Nemiresta peraltro un caso emblematicodi come gli antichi condotti possanoracchiudere una storia difficile dadecodificare e di quanto possanoalle volte riservare sorprese con-dotti che si ritengono ormai ampia-mente studiati e privi di ulterioreinteresse. ~

Blbllografia --------V. Calai. v.Castellani 1994 "Note on the ancient Emissaryof the Lake Nemi" 3rd lnter.Sym. 011 UndergroundQuarries, Napoli p.206

v.Castellani 1999, Civiltà dell'Acqua, Editorial ServiceSystem, Roma

V. Castellani, W. Dragoni 1991, Opere arcaiche per il con-trollo del territorio: gli emissari sotterranei artificiali deilaghi albani, in "Gli Etruschi maestri di idraulica ", ElectaEditori Umbri, p. 43.

G.Veelli, 1940, Le Navi di Nemi, Istituto Po/igrafico delloSfato, Roma