4
AZIONE SOCIALE N. 1 ANNO 2007 17 FOCUS FOCUS n secolo di Settima- ne sociali: sarà fe- steggiato in ottobre, a Pistoia dove sono nate appunto nel 1907. E subito dopo a Pisa – città legata alla figura di Giuseppe Toniolo (1845- 1918) – si terrà la 45ª Setti- mana sociale, che avrà il titolo “Il bene comune oggi: un im- pegno che viene da lontano”. L’appuntamento dunque è per il 18-21 ottobre, ma conviene iniziare subito a prepararsi: dovremo riflettere su un secolo di impegno sociale cattolico, avremo da romperci la testa sulla questione della “laicità”, impareremo una parola nuo- va che è “biopolitica”. Il comunicato del Consiglio permanente della Cei del set- tembre scorso, che spiegava la scelta del tema di questa settimana del centenario, af- fermava che esso costituisce “un invito a fare memoria co- struttiva del contributo offerto dai cattolici italiani per il bene comune del nostro Paese nel corso di tutto il XX secolo e un incoraggiamento ai laici nei PAROLA D’ORDINE BIOPOLITICA DI LUIGI ACCATTOLI È GIÀ TEMPO DI PREPARARE LA SETTIMANA SOCIALE DEL CENTENARIO, IN PROGRAMMA A PISTOIA E PISA IN OTTOBRE. UN SECOLO DI PRESENZA DEI CATTOLICI NELLA POLITICA ITALIANA CHE MERITA DI ESSERE RIPERCORSO E RACCONTATO AL PAESE U R. SICILIANI/SINTESI

PAROLA D’ORDINE BIOPOLITICA - siti.chiesacattolica.it FocusSettSociali... · UN SECOLO DI PRESENZA DEI CATTOLICI NELLA POLITICA ITALIANA CHE MERITA DI ESSERE RIPERCORSO E RACCONTATO

  • Upload
    dophuc

  • View
    215

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: PAROLA D’ORDINE BIOPOLITICA - siti.chiesacattolica.it FocusSettSociali... · UN SECOLO DI PRESENZA DEI CATTOLICI NELLA POLITICA ITALIANA CHE MERITA DI ESSERE RIPERCORSO E RACCONTATO

A Z I O N E S O C I A L E • N. 1 • A N N O 2 0 0 7 17

F O C U SF O C U S

n secolo di Settima-ne sociali: sarà fe-steggiato in ottobre,a Pistoia dove sononate appunto nel1907. E subito dopo

a Pisa – città legata alla figuradi Giuseppe Toniolo (1845-1918) – si terrà la 45ª Setti-mana sociale, che avrà il titolo“Il bene comune oggi: un im-

pegno che viene da lontano”.L’appuntamento dunque è peril 18-21 ottobre, ma convieneiniziare subito a prepararsi:dovremo riflettere su un secolodi impegno sociale cattolico,avremo da romperci la testasulla questione della “laicità”,impareremo una parola nuo-va che è “biopolitica”.Il comunicato del Consiglio

permanente della Cei del set-tembre scorso, che spiegavala scelta del tema di questasettimana del centenario, af-fermava che esso costituisce“un invito a fare memoria co-struttiva del contributo offertodai cattolici italiani per il benecomune del nostro Paese nelcorso di tutto il XX secolo e unincoraggiamento ai laici nei

PAROLA D’ORDINEBIOPOLITICADI LUIGI ACCATTOLI

È GIÀ TEMPO DI PREPARARE LA SETTIMANA SOCIALE DEL CENTENARIO, IN PROGRAMMA

A PISTOIA E PISA IN OTTOBRE. UN SECOLO DI PRESENZA DEI CATTOLICI NELLA POLITICA

ITALIANA CHE MERITA DI ESSERE RIPERCORSO E RACCONTATO AL PAESE

U

R. S

ICILI

AN

I/SI

NTE

SI

q p g

Page 2: PAROLA D’ORDINE BIOPOLITICA - siti.chiesacattolica.it FocusSettSociali... · UN SECOLO DI PRESENZA DEI CATTOLICI NELLA POLITICA ITALIANA CHE MERITA DI ESSERE RIPERCORSO E RACCONTATO

confronti dell’impegno socialee politico”. Eccoci già in medias res: si èvisto al convegno ecclesiale diVerona quanto sia urgentequell’incoraggiamento allapolitica. “Per tale impegno –diceva ancora il comunicato –occorre una formazione spe-cifica che orienti le nuove ge-nerazioni al senso della re-sponsabilità e della presenzaattiva nella società ripartendodall’idea fondamentale di be-ne comune, che non va confu-

so con il ‘bene totale’. La trat-tazione di questo argomentopotrà avere riflessi importantisul tema della laicità, sui pro-blemi della biopolitica e dellademocrazia”.Ed ecco la parola “biopoliti-ca”, già usata da Michel Fou-cault e riproposta ultimamen-te nel dibattito italiano daFrancesco d’Agostino, giàpresidente del Comitato dibioetica. Biopolitica è terminepiù ampio di bioetica e tral’uno e l’altro c’è il “biodirit-

to”: la Settimana sociale di ot-tobre ci inviterà con quellaparola nuova a occuparcidelle politiche riguardanti lavita nel senso più ampio deltermine, dalla vita nascentealla vita terminale, attraversoil diritto d’ogni vivente. In attesa del sussidio di pre-sentazione della Settimana edegli atti del primo dei due se-minari preparatori, che si è te-nuto a Treviso il 20 gennaio(su “Bene comune e dottrinasociale della Chiesa in Italia

1 8 A Z I O N E S O C I A L E • N. 1 • A N N O 2 0 0 7

F O C U SF O C U S

NON RELATIVIZZARE I DIRITTI UMANIINTERVISTA A SUOR MARCELLA FARINAA CURA DI BRUNO SALUSTRI

Teologa ed esperta di “comunicazione nella tradizio-ne cristiana”, docente a Roma della Pontificia facol-tà di Scienze dell’educazione “Auxilium”, suor Mar-cella Farina fa parte del comitato che sta lavorandoalla preparazione delle Settimane del centenario.

Le Settimane saranno occasione per riba-dire il contributo della Dsc alla definizio-ne di tanti principi di fondo su cui è statacostruita l’Italia del secondo Dopoguerra.A partire dalla Carta costituzionale, qualevalore comune lei vede particolarmente“a rischio”?

La Carta costituzionale italiana e la Dottrina socialedella Chiesa convergono nel sottolineare la centrali-tà della persona, accolta, rispettata e promossa nellasua dignità, quindi nei suoi diritti e doveri. Costitu-zione e Dsc si richiamano in modo diverso al mes-saggio antropologico di Gesù che sottolinea l’eccel-lenza della creatura umana fatta a immagine di Dio,come suo “tu” nell’amore: «Voi valete di più» (Lc12,7),“di più” rispetto a tutte le creature del mon-do, rispetto all’erba del campo, agli uccelli dell’aria;e rispetto al bue che si scioglie per portarlo ad ab-beverare “trasgredendo” la legge del riposo sabbati-co. Questa dignità, derivando dalla creazione, è ori-

ginaria, quindi va riconosciuta a tutti; e tutti, anchese con difficoltà, riescono a riconoscerla come fon-damento dei diritti umani i quali, pertanto, sonouniversali. Universale è pure la salvezza, perché ilDio Creatore è il Dio Salvatore.Questa visione antropologica è a rischio, perché staprevalendo nella cultura occidentale una concezioneche elimina la trascendenza e, quindi, relativizza i di-ritti umani, togliendo il fondamento. Il rischio è l’e-mergere di nuovi poteri, talvolta di gruppi minorita-ri, che plagiano, emarginano ed escludono dalla tavo-la della vita alla quale tutti hanno diritto di sedersi.Nell’esortazione post-sinodale Ecclesia in Europa sidice esplicitamente che “alla radice dello smarri-mento della speranza sta il tentativo di far prevalereun’antropologia senza Dio e senza Cristo” (n. 9). Il Pa-pa nel suo discorso al convegno di Verona l’ha sot-tolineato.

Leggo dalla brochure del primo seminariopreparatorio delle Settimane: “Non sitratta tanto di assumere una posizione di-fensiva o rivendicativa, quanto piuttosto diesplicitare l’importanza della dottrina so-ciale come bussola di una società che hadavanti a sé enormi sfide…”. Perché si

q p g

Page 3: PAROLA D’ORDINE BIOPOLITICA - siti.chiesacattolica.it FocusSettSociali... · UN SECOLO DI PRESENZA DEI CATTOLICI NELLA POLITICA ITALIANA CHE MERITA DI ESSERE RIPERCORSO E RACCONTATO

A Z I O N E S O C I A L E • N. 1 • A N N O 2 0 0 7 19

dal Vaticano II a BenedettoXVI”), conviene ricordare cheal concetto di “bene comune”si sono rifatte tre Settimanedella seconda metà del secoloscorso: la 36ª, che si tenne aPescara nel 1964 (“Persone ebene comune nello stato con-temporaneo”); la 39ª, Cata-nia 1968 (“Diritti dell’uomoed educazione al bene comu-ne”); la 42ª, Torino 1993(“Identità nazionale, demo-crazia e bene comune”). Per il vescovo di Ivrea, Arrigo

Miglio, presidente del Comi-tato scientifico e organizzato-re delle Settimane sociali,l’appuntamento centenario«in un certo senso rappresen-ta un ritorno alle origini» eprovoca una riflessione nuovasul “bene comune” che cono-sce in questo periodo «varifraintendimenti e ostacoli».Spesso si tende a confonderlocon «la semplice somma deibeni particolari di ciascunsoggetto del corpo sociale».Ma non è così, ricorda Miglio

citando il Compendio delladottrina sociale: il bene comu-ne è una realtà “dove l’annul-lamento anche di un solo fat-tore azzera l’intero prodotto”.«Pensiamo – esemplifica il ve-scovo – all’importanza di de-clinare questo principio nelcampo della biopolitica, onella vita del nostro Paese chemolti continuano a considera-re, in modo scontato, comeformato da due Italie, e nonsolo in campo economico». Sitratterà – dice ancora – di

sente l’esigenza di sottolineare questoaspetto in questo particolare momentodella vita della Chiesa e del Paese?

I motivi sono molteplici. Ne sintetizzo alcuni. Daparte di noi cattolici è necessario superare un certoanalfabetismo della Dsc e prendere coscienza dell’e-norme patrimonio di idee, di progettualità e di ini-ziative che le generazioni che ci hanno precedutihanno prodotto e messo in circolazione per il benedel Paese. Questo far memoria è luogo di speranza,perché diventiamo più consapevoli che non partia-mo da zero: possiamo accogliere e rispondere allenuove emergenze storiche con fiducia, sapendo dinon essere soli, né i soli.Nei confronti di chi non fa parte della Chiesa ricor-dare questi cento anni è fare la verità e la giustizia,indicando con i fatti, come dice la brochure,“gli ap-porti sostanziali, diretti e indiretti, che il cattolicesi-mo italiano ha dato sia a livello di valori e norme, siaa livello di rinnovamento delle istituzioni culturali,sociali, economiche e politiche, sia ancora a livellodi creazione di nuove istituzioni, organizzazioni,iniziative, per rafforzare una democrazia basata sulladignità della persona umana e sul perseguimento delbene comune”.Tra l’altro, circola qualche concezio-ne e interpretazione di questa storia italiana chesvuota di significato o interpreta ideologicamente lapresenza dei cattolici. Così ipotizzano l’elaborazio-ne di nuovi ordinamenti “laici”, ossia senza quei va-

lori che convergono nella dignità della persona.Le pongo un problema di comunicazione.Tra la vocazione storica delle Settimane dicontribuire alla riflessione culturale di altoprofilo del Paese e l’opportunità di offrirealimento alla vita quotidiana di tutti i cri-stiani di fronte alle sfide del tempo si frap-pone spesso una distanza di linguaggi…

Socializzare i grandi e profondi contenuti ideali eprogettuali con tutta la comunità cristiana è statauna delle urgenze pastorali emerse nel convegno diVerona. Gesù è modello di comunicazione: Egli ciha rivelato i misteri del Regno di Dio in un lin-guaggio accessibile a tutti. È la mediazione educati-va: la Chiesa è madre e maestra, quindi deve tradur-re in termini educativi i grandi valori antropologiciche scaturiscono dal principio della creazione e del-l’incarnazione che costruiscono la pacifica e ordina-ta convivenza umana.

FO

CU

SF

OC

US

R. S

ICILI

AN

I/SI

NTE

SI

q p g

Page 4: PAROLA D’ORDINE BIOPOLITICA - siti.chiesacattolica.it FocusSettSociali... · UN SECOLO DI PRESENZA DEI CATTOLICI NELLA POLITICA ITALIANA CHE MERITA DI ESSERE RIPERCORSO E RACCONTATO

2 0 A Z I O N E S O C I A L E • N. 1 • A N N O 2 0 0 7

F O C U SF O C U S

«entrare nel vivo» di «nodicruciali» come quello della«difesa della vita umana», del«modo di intendere la laici-tà», del rapporto tra laicità edemocrazia, della «promo-zione della qualità della vita». Quanto alla storia delle Setti-mane sociali, si può segnalareil loro istinto a calarsi nel con-creto, lampante fin dalla pri-ma edizione, quella del 1907:“Movimento cattolico e azionesociale. Contratti di lavoro,cooperazione e organizza-zione sindacale. Scuola”. An-che le due lunghe interruzionisubite dall’appuntamento –dal 1934 al 1945 e dal 1970al 1991 – invitano a riflettere:nel primo caso ci fu l’impedi-mento del fascismo, nel secon-do l’ostacolo del movimenti-smo seguito al ’68.Bisognerà riflettere – dice an-

cora Miglio – sul «futuro diquesta tradizione centena-ria», tenendo conto dei muta-menti intervenuti: «Accelera-zione dei processi di globaliz-

zazione, nuova configurazio-ne dell’Europa, scenario poli-tico italiano e ruolo delle Re-gioni, rilievo assunto dallaquestione antropologica e

dalle problematiche legate al-la vita e alla famiglia». Infine, uno spunto sul temaforse più caldo, quello dellalaicità. È tempo di superare ilpregiudizio che per agire sul-la scena pubblica sia necessa-rio lasciar fuori la propria cul-tura religiosa. La prossimaSettimana sociale è un’occa-sione per aggiornare la di-sputa all’attuale situazionemultireligiosa, dove tutte le fe-di hanno diritto alla pubblicapiazza, ma devono impararea confrontarsi, smessa ognitentazione di imporsi, offren-do e chiedendo rispetto aisenza religione.

ANDARE OLTRE SE STESSIDI ANDREA CASAVECCHIA

Andare oltre se stessi, per interessarsi al futuro.Questa è la prima reazione, che su-scita l’incontro preparatorio della 46ª Settimana sociale, celebrato a Treviso nellacittà di Giuseppe Toniolo il 20 gennaio. Il centro della riflessione dei cattolici ita-liani sarà il bene comune: fattore essenziale per una vera ripartenza del nostro Pae-se, dove si accentua un senso di sfiducia e di disgregazione come traspare dal IXRapporto sull’associazionismo dell’Iref:“Quasi due terzi degli italiani intervista-ti (65%) pensano che sia ‘inutile fare progetti per sé e per la propria famiglia inquanto il futuro è incerto e carico di rischi’. Quasi nove cittadini su dieci (87%),sono persuasi di vivere in una nazione che scivola inesorabilmente verso il baratrodella decadenza economica e sociale. Il 47% ritiene che sia meglio dubitare dei pro-pri colleghi in ufficio. Il 63% del campione pensi che i bambini siano oggi espostia rischi anche quando frequentano la scuola materna o quella elementare”.Rivalorizzare e promuovere il bene comune diventa, allora, un modo per i cattoli-ci di essere lievito per la società italiana. Se è possibile individuare il compito diuna nuova azione sociale e politica, dall’incontro di Treviso nasce soprattutto il bi-sogno di una conversione personale e comunitaria per testimoniare la possibilità disvuotare di significato la mentalità privatistica, nella quale siamo immersi. C’è uncammino da percorrere per aggiornare i fondamenti del bene comune.Alcune traccedel tragitto si possono già individuare dall’incontro di Treviso. Una prima tappa èindividuata da monsignor Giampaolo Crepaldi, sottolineando, che «non riuscire-mo a dare un valido contributo al bene comune dell’Italia se non dilatando la cul-tura della vita, dalla bioetica oltre la bioetica, e facendola diventare vera e propriacultura sociale e politica». La seconda riguarda invece l’efficacia di politiche socialiattraverso il principio di sussidiarietà, che ha bisogno, come ha espresso Ivo Coloz-zi, «di una funzione di responsabilizzazione degli attori, che difenda lo Stato egli altri enti e soggetti da un sovraccarico di compiti». La sussidiarietà è un mecca-nismo delicato. I corpi intermedi sono essenziali come hanno indicato nelle loro re-lazioni testimonianza Riccardo Bonacina e Giuseppe Guzzetti. Però, se i sogget-ti più vicini ai cittadini sono i più indicati a sostenerli, essi possono, in alcuni casi,correre il rischio di avere una prospettiva schiacciata, vedendo il particolare e tra-scurando il quadro generale. Un ultimo passo lo indica l’economista Luigino Bru-ni, che, per civilizzare l’economia, chiede di oltrepassare i confini segnati nel mer-cato dal contratto, per aprirsi alla reciprocità e alla prossimità, spiegando che: «Lanostra sfida è mettere l’agape al centro della polis».

R. S

ICILI

AN

I/SI

NTE

SI

q p g