8
  Nuova serie | n.132 | Giugno 201 5 (ISSN 1128-0166) - Organo Periodi co dell’Unione Sindacale Ital iana (U.S.I. - A.I.T.) Tab. C Poste Italiane Spa | Sped. in abb. postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1 comma 2, DCB Massa C.P.O. In caso di mancato recapito restituire a DCB Massa C.P.O.      1 ,   0   0   p  e   r   i  o  d   i  c  o   a   n  a   r  c  o   s   i   n  d  a  c  a    l   i  s   t  a Stampa anarcosindacalista | Già Guerra di Classe  | Periodico fondato nel 1915 da Armando Borghi Ovviamente il termine fortuna è ironico, invece è proprio un piacere essere segretario di un sindacato realmente autogestionario e orizzontale, è proprio un piacere sperimentare concretamente rapporti decisionali libertari.  Il congresso di T rieste è stato un congr esso molto importante, non certo per la mia elezione, ma perché tutta l’unione ha dimostrato di essere solida, solidale e con una vera  progettualità. L ’USI si sta rafforzando, stanno nascendo nuove sezioni e aumentando gli iscritti. Il congresso inoltre ha approvato la costituzione di due commissioni, una sull’antimilitarismo, una sul precariato e di dotarsi di una piccola casa editrice dimostrando di essere viva ed intenzionata a far sentire il proprio peso. Questo numero di Lotta di Classe contiene le decisioni congressuali e le numerose iniziative legate al Primo Ma ggio ed alle lotte in corso. Una menzione speciale va ai compagni di Parma che in 15 giorni hanno organizzato due cortei cittadini ed uno sciopero provinciale e alla lotta cimiteriale dei compagni di Ancona.  L ’attacco ai l avoratori ed alle lavoratrici è molto pesante,  perdita di salari e di diritti, gli spazi di sperimentazione autogestionaria sono sempre sotto una forte repressione, ciò non ci impedirà di continuare a costruire un mondo dove l’autorità e lo sfruttamento saranno un lontano ricordo. La   fo rtu na  di essere segretario Franco ‘Colby’ Bertoli, Segretario USI-AIT Tutto sul XXI Congr esso US I-AIT da pagina 5 a pagina 2 a pagina 8 Un giorno di lotta, in ricordo dei Martiri di Chicago, per la liberazione dallo sfruttamento per l’autogestio- ne. Le foto da tutto il mondo L’ANARCOSINDACALISMO TIENE VIVO IL PRIMO MAGGIO CONTRO “LA BUONA SCUOLA” DI RENZI 1915-2015 SULLA GUERRA E IL MILITARISMO USI AIT lancia il boicottaggio delle prove invalsi. “Dimostriamo attraverso le nostre lotte che non uccideranno mai la nostra fantasia” Tra commemorazioni ufciali e retorica militarista, si aggirano molti morti viventi, simili a quelli in divisa della marcia macabra del lm muto J’accuse a pagina 2 e 3  P artecipa alla T re Giorni di F ano  F esta nazionale U SI a Fano il 4-5-6 settembre  Due giorni dell’U SI sezione di Modena, il 25 e 26 settembre  NON MAN CARE! 

Lotta Di Classe Giugno 2015

  • Upload
    usi-ait

  • View
    624

  • Download
    0

Embed Size (px)

DESCRIPTION

Numero 132 di Lotta di Classe, organo d'informazione dell'USI-AIT sezione dell'Associazione Internazionale dei Lavoratori.

Citation preview

  • Nuova serie | n.132 | Giugno 2015 (ISSN 1128-0166) - Organo Periodico dellUnione Sindacale Italiana (U.S.I. - A.I.T.)

    Tab. C Poste Italiane Spa | Sped. in abb. postale D.L. 353/2003

    (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1 comma 2, DCB Massa C.P.O.

    In caso di mancato recapito restituire a DCB Massa C.P.O.

    1,00

    periodic

    o anarco

    sindacal

    ista

    Stampa anarcosindacalista | Gi Guerra di Classe | Periodico fondato nel 1915 da Armando Borghi

    Ovviamente il termine fortuna ironico, invece proprio un piacere essere segretario di un sindacato realmente autogestionario e orizzontale, proprio un piacere sperimentare concretamente rapporti decisionali libertari.Il congresso di Trieste stato un congresso molto importante, non certo per la mia elezione, ma perch tutta lunione ha dimostrato di essere solida, solidale e con una vera progettualit. LUSI si sta rafforzando, stanno nascendo nuove sezioni e aumentando gli iscritti. Il congresso inoltre ha approvato la costituzione di due commissioni, una sullantimilitarismo, una sul precariato e di dotarsi di una piccola casa editrice dimostrando di essere viva ed intenzionata a far sentire il proprio peso.Questo numero di Lotta di Classe contiene le decisioni congressuali e le numerose iniziative legate al Primo Maggio ed alle lotte in corso.Una menzione speciale va ai compagni di Parma che in 15 giorni hanno organizzato due cortei cittadini ed uno sciopero provinciale e alla lotta cimiteriale dei compagni di Ancona.

    Lattacco ai lavoratori ed alle lavoratrici molto pesante, perdita di salari e di diritti, gli spazi di sperimentazione autogestionaria sono sempre sotto una forte repressione, ci non ci impedir di continuare a costruire un mondo dove lautorit e lo sfruttamento saranno un lontano ricordo.

    La fortuna di essere segretario

    Franco Colby Bertoli, Segretario USI-AIT

    Tutto sul XXICongresso USI-AIT

    da pagina 5

    a pagina 2 a pagina 8

    Un giorno di lotta, in ricordo dei Martiri di Chicago, per la liberazione dallo sfruttamento per lautogestio-ne. Le foto da tutto il mondo

    LAnArcosindAcALismo tiene vivoiL Primo mAGGio

    contro LA buonA scuoLA di renzi

    1915-2015suLLA GuerrAe iL miLitArismo

    USI AIT lancia il boicottaggio delle prove invalsi. Dimostriamo attraverso le nostre lotte che non uccideranno mai la nostra fantasia

    Tra commemorazioni ufficiali e retorica militarista, si aggirano molti morti viventi, simili a quelli in divisa della marcia macabra del film muto Jaccuse

    a pagina 2 e 3

    Partecipa alla Tre Giorni di FanoFesta nazionale USI a Fano il 4-5-6 settembre

    Due giorni dellUSI sezione di Modena, il 25 e 26 settembreNON MANCARE!

  • 2 3

    Prove Invalsi?Boicottiamole!

    Contro la scuolaal servizio del capitale

    CONTRO LA BUONA SCUOLA DI RENZI

    USI-AIT Educazione lancia una campagna di boicottaggio delle prove nazionali di valutazione

    USI-AIT Educazione in mobilitazione permanente fino al ritiro del disegno di legge Buona Scuola

    arted 12 maggio lUSI-AIT Settore Educazione ha lanciato una campagna di boicottaggio delle prove nazionali invalsi.

    Di anno in anno, la somministrazione di tali prove da parte del MIUR diventata sempre pi invasiva e allarga-ta; ha pesato e continua a pesare gravemente su risorse che invece potrebbero essere destinate ai diretti protago-nisti della scuola: alunni, docenti, educatori, personale ATA; ha minato alla base le fondamenta della libera scien-za e del libero insegnamento, ma non riuscita a piegare la forte critica che studenti, docenti e genitori muovono, riguardo ad essa, contro il MIUR e lIstituto Nazionale di Valutazione.

    Mentre, da un lato, si chiede alle scuole pubbliche di pro-muovere il merito e di fare della valutazione permanente un criterio decisivo per il futuro di ciascuno; mentre si chiede alle scuole pubbliche di autofinanziarsi attraver-so sponsor, risorse, che potrebbero essere impiegate per migliorare le condizioni di lavoro e di studio di migliaia di persone, vengono impiegate per tenere in piedi un mec-canismo di controllo costoso, che funziona solo due mesi allanno, pretendendo, attraverso test nozionistici a volte anche errati nella loro formulazione, di imporre a chi stu-dia il ruolo di risorsa umana; di educare ad un consenso acritico; di accettare la possibilit di essere continuamen-te valutato, schedato, messo in mobilit, reso precario, poich i criteri di valutazione permanente possono de-cretare da un momento allaltro la fine del tuo contratto di lavoro.

    Questi, sono gli unici aspetti educativi che riusciamo ad intravedere nelle prove invalsi: ridurre il dissenso, la creativit, il pensare altrimenti. Oggi, rispetto a criteri di valutazione autoritari e nozionistici; domani, rispetto alla propria condizione di sfruttato.

    Riteniamo, inoltre, fondamentale evidenziare quanto il boicottaggio delle prove nazionali invalsi sia uno stru-mento importante da utilizzare anche per manifestare apertamente il proprio dissenso verso la riforma La

    Buona Scuola e il Jobs Act. Mettendo insieme le due riforme, infatti, possibile decifrare chiaramente il progetto di ingegneria sociale che esse nascondono: educare alla competitivit come valore al fine di non met-tere in discussione le imposizioni e le schiavit di doma-ni; accettare la valutazione come strumento di ricatto o ri-soluzione di un contratto lavorativo; riconoscere in essa, dunque, una funzione poliziesca, di arbitro imparziale del conflitto di classe.

    Invitiamo, quindi, studenti, genitori, lavoratori del-la scuola a mobilitarsi in modo visibile e determinato nella campagna di boicottaggio delle prove invalsi:

    - Aderendo agli scioperi indetti dai sindacati di base e/o alle forme di lotta intraprese dai comitati di docenti e stu-denti auto organizzati

    - Partecipando alle pi svariate forme di lotta che mirino ad inficiare la prova o promuovendo forme di boicottag-gio auto organizzato nei singoli istituti

    - Lasciando in bianco la prova, magari evidenziando il proprio dissenso con una frase

    - Non mandando i propri figli a scuola, visto che la sem-plice diffida dal somministrare la prova, fatta pervenire ai Dirigenti Scolastici, non viene presa in considerazione Dimostriamo attraverso le nostre lotte che non hanno uc-ciso, e non uccideranno mai, la nostra fantasia e la nostra gioia; che non ci faremo ridurre a meri esecutori di ordi-ni, a guardiani del silenzio o compilatori di test.Siamo impreparati ad accettare come nostro il mon-do di sfruttati che vogliono costruire.

    Rifiutiamo il criterio Renzi/Giannini secondo cui la scuola dovrebbe aderire in toto ad un modello di sviluppo precostituito per essere considerata buona; riteniamo, invece, che le proposte per una societ pi giusta debba-no partire proprio da chi vive, quotidianamente, la scuola.Non ci schieriamo, per, a priori, in difesa di quella che viene chiamata da molti scuola pubblica, poich, questa scuola, per come concepita, di pubblico non ha nulla. E sempre la stessa scuola di Stato che in passato ha formato i soldati, poi i servi e i padroni, oggi i nuovi schiavi ed i nuovi manager. Non ci riconosciamo, ovviamente, in un sapere di tipo privato, ma in saperi liberi da vincoli istituzionali, autoritari, religiosi o proni al mercato.

    Ci battiamo, dunque, per la costruzione di una scuo-la autogestita, veramente pubblica, ovvero separata dalle costrizioni statali, libera dalle infiltrazioni reli-giose e privatistiche.

    Sappiamo che dietro le cattedre ed i banchi vi sono per-sone che si confrontano in libert, ed in libert stanno costruendo le attuali forme di lotta. questa la Buona Scuola. Quella di cui tutti i governi hanno paura e che tutti i governi cercano di normare e ridurre al silenzio.Riteniamo che esistano buoni docenti e buoni studenti, ma che non esisteranno mai governi o poteri buoni. Creare saperi senza creare poteri!

    USI-AIT Educazionec/o U.S.I.-A.I.T. Milano(sede Ticinese) Via Torricelli 19

    e ore che vive la scuola italiana, fatta da studenti e lavoratori, sono decisamente gravi. Non possiamo e non vogliamo tirarci indietro! Le mobilitazioni contro la Buona Scuola continua-no in tutta Italia, da nord a sud.

    Il disegno di legge che intende aziendalizzare le scuole, cancellare ogni libert di insegnamento e subordinare la vita di tutta la scuola alle volon-t del singolo dirigente scolastico, non piace a nessun lavoratore e lavo-ratrice della scuola italiana. Ecco perch scioperi, mobilitazioni, flash mob sono in continua ascesa e non accennano a fermarsi.Siamo convinti che non servano emendamenti e non serva contrattare col governo. Quello che occorre fare, quello che vogliono i lavoratori e le lavoratrici della scuola, opporsi a questo disegno di legge senza alcun tentennamento e senza alcun ricatto.

    La Buona Scuola, nella sua interezza, non deve aver luogo e spazio. Non crediamo alla bufala millantata da Renzi circa le assunzioni dei precari, la stabilizzazione di cui parla corrisponde ad un peggioramento sostanzia-le delle condizioni di lavoro, quindi risulta inaccettabile e non c nulla da contrattare su questo: pretendiamo le assunzioni nei termini attuali, su ogni posto disponibile, senza ulteriori selezioni, senza abolizione di diritti acquisiti e soprattutto senza la legalizzazione della corruzione.Per questo motivo, lontani da ogni tentativo di accordi sottobanco, da ogni tavolo di trattative pi o meno celato, diciamo NO alla BUONA SCUOLA e ci poniamo al finco di tutti i lavoratori e lavoratrici in mo-bilitazione.

    Saremo ancora, quotidianamente, nelle piazze e nelle scuole insieme agli insegnanti e agli studenti che si oppongono, in misura sempre cre-scente, a questo disegno di legge e allidea di scuola-azienda.Siamo in mobilitazione permanente fino al ritiro assoluto del disegno di legge denominato Buona Scuola.Siamo per una scuola aperta, che metta al centro le capacit e le aspira-zioni dei bambini e dei ragazzi e che si allontani sempre di pi dallidea del controllo, della burocrazia, della valutazione fine a se stessa, del se-dicente merito.

    Rifiutiamo la Buona Scuola, propaghiamo la lotta!

    U.S.I.-A.I.T. EDUCAZIONEc/o U.S.I.-A.I.T. Milano (sede Ticinese) Via Torricelli 19 Tel/Fax 0289415932 wmail: [email protected]

    Dimostriamo attraverso le nostre lotte chenon uccideranno mai la nostra fantasia.Non ci faremo ridurre a meri esecutori

    di ordini o a compilatori di test.

    Si moltiplicano in tutta Italia sanzioni e provvedimenti disciplinari a carico di studentesse e studenti che con modalit diverse hanno invalidato/boicottato le prove INVALS. Sanzioni comminate - in molti casi - in totale disprezzo dello Statuto delle studentesse e degli studenti che impone esplicitamente allamministrazione scolastica la garanzia del diritto alla difesa prima di comminare qualsivoglia tipologia di sanzioni disciplinari. Nellesprimere loro piena e completa solidariet ribadiamo il nostro NO ad una scuola che educa allobbedien-za cieca e assoluta ai diktat del Capo di istituto.

  • 4 5

    Manifestazioni in tutto il mondo per il Primo MaggioIn alto, siamo in Spagna (e qui sotto vedete la mappa di tutte le manifestazioni svoltesi nella penisola iberica. Poi in Brasile e a Berlino, sotto la Porta di Brandeburgo

    Un giorno di lotta, in ricordo dei Martiri di Chicago, per la liberazio-ne dallo sfruttamento per lauto-gestione. Albert Parson che venne impic-cato l11 novembre del 1887 si consegn per non lasciare gli altri compagni soli, lui parlava molto semplicemente di libera coopera-zione universale e di una rivolu-zione sociale dei lavoratori, il pri-mo maggio dobbiamo lottare per ritrovare quella strada che i Martiri di Chicago ci hanno indicato.

    LAnarcosindacalismotiene vivoiL PRiMo MAGGio

    Viva i lavoratori e le lavoratrici,viva lUnione Sindacale Italiana,Viva il Primo Maggio!

    Primo Maggio nel mondo

    XXICongresso

    USI-AITTrieste, 24-26 Aprile 2015

    I testi delle mozioni votate

    La natura della crisi in atto, quali ricadute prossime e futu-re?Da parecchi anni sentiamo parlare di crisi.Senza dubbio in atto una crisi economica particolare e prolungata sulla cui natura esistono interpretazioni diverse (crisi artificiale, crisi strutturale, crisi conseguente alla crisi finanziaria).Ma crisi anche la parola magica di cui si servono padroni e governi per precarizzare sempre pi la vita dei lavoratori, per limitare (se non annullare) i diritti conquistati negli anni di lotte, per riorganizzazione in senso sempre pi rigido e repressivo il dominio delleconomia e della finanza su gran parte della popolazione.Probabilmente in Italia questa fase di ristrutturazione del potere economico non ancora arrivata allapice, e ancora pi gravi e pesanti saranno le conseguenze che la classe lavoratrice dovr pagare: aumenter la working poor (cio lentrata dei lavoratori nella fascia di povert con salari da fame e aumento emergenziale dei senza tetto).Occorre cominciare a prenderne atto e ad organizzare lavora-tori e classe emarginata.Ci sentiamo inoltre di sperare che questa crisi possa smascherare il pi possibile tra i nostri compagni di lavoro lipocrisia di questo sistema, che possa spronare a riprendere un sano conflitto sociale ripartendo dai presupposti antichi, ossia che i nostri interessi e le nostre pratiche divergono naturalmente da quelle dei ricchi e dei potenti e che quindi anche il loro universo valoriale e culturale da rifiutare ed a questo occorre contrapporne un altro, egualitario e dignitoso.

    Analisi della riduzione dei diritti e delle conquiste della classe la-voratrice, delle privatizzazioni in tutti i campi, dellannientamento di tutte le forme di organizzazio-ne dei lavoratori e lavoratrici e della loro rappresentanza sinda-cale, strategia di conflittualit per un valido ostacolo contro lo strapotere delle classi dominan-ti: nelle politiche contrattuali, nelle forme dellautorganizza-zione, nella questione del reddito e delloccupazione, delle poli-tiche energetiche e nella difesa dellambiente e del territorio.In Italia, il pensiero unico liberista sempre pi manifesta le sue tendenze egemoniche, non accontentandosi pi di limitare le conquiste dei lavoratori, ma, anzi, con la scusa strumentale della crisi che, paradossalmente, proprio le sue stesse pratiche ha creato, prova oggi ad annichilire definitiva-

    mente quello slancio generoso del movimento dei lavoratori, iniziato dalla met dell800. Purtroppo, trova di fronte un terreno favorevole: le istanze del potere e del capitale, che sempre si accompagnano, hanno col tempo scavato profon-damente sul senso di appartenenza classista, sulla pratica solidaristica tra sfruttati e, soprattutto, hanno eliminato una sincera prospettiva utopica nei lavoratori. necessaria una battaglia culturale che miri a far ricompren-dere i valori e lappartenenza alla stessa medesima classe, la sua pratica solidaristica e la prospettiva di realizzare un mondo nuovo. La lotta di classe mossa dalla classe padronale ha mirato a convincere le classi avverse di non aver ragione di esistere e di essere tutti sula stessa barca. Questa loro strategia, al momento, ha prodotto per loro buoni risultati. Non siamo sulla stessa barca, rappresentiamo interessi diver-si: noi degli sfruttati, loro degli sfruttatori parti incompatibili.Ma i nostri valori, le nostre pratiche, non hanno perso la loro validit: resta che noi abbiamo ragione, e un giorno vinceremo.[...] La scommessa di un sindacato libertario, capace di por-tare la propria pratica e la proprio aspirazione tra i lavoratori, al momento, vista la situazione numerica e la presenza nella conflittualit sociale, appare sempre pi difficile da portare avanti. Ugualmente, per, riteniamo che questa impostazione sia assolutamente necessaria ed attuale, soprattutto in un momento ormai lungo - di crisi complessiva del sindacali-smo di base nel suo complesso, che rispecchia la situazione di arretramento della classe lavoratrice.Oggigiorno, per, proprio lacuirsi della crisi evidenzia co-munque il permanere o la ripresa di significative, per quanto spesso isolate, esperienze di lotta, che come USI localmente dobbiamo appoggiare il pi possibile. Il sempre pi evidente appiattimento dei sindacati confederali su pratiche di assistenza e patronato a scapito, se non in rare e quasi rituali e dovute occasioni, cos come leccessiva burocratizzazione interna e lo scimmiottamento, da parte di alcuni sindacati di base, degli stessi confederali per ottenere qualche briciola in pi, potrebbe aprire spazi dazione per un sindacato che, invece, deve restare fedele a se stesso nelle pratiche e nelle strategie.Su questo aspetto, sul piano locale che dobbiamo essere maggiormente attivi: in primo luogo, creando strutture sinda-cali credibili, con quel minimo di organizzazione che permette di crescere quantitativamente e qualitativamente, ma anche cercando di essere sempre presenti, seriamente, laddove vi la possibilit di fare azione conflittuale. In questo senso, positiva lazione di appoggio e solidariet militante a quanto si muove sul piano locale, ma ancora pi importante sarebbe iniziare ad essere noi protagonisti, senza nascondersi dietro lalibi dello scarso numero: bisogna agire in ogni azienda dove siamo presenti, in modo responsabile ma determinato. necessario che i lavoratori dellUSI si auto-organizzino in strutture aziendali, che si pongano come soggetti sindacali il pi possibile rappresentativi e autorevoli, che a livello locale si dotino di un minimo di organizzazione capace, coerente-

    mente con le nostre istanze libertarie, di difendere per quanto possibile i lavoratori. Fatto questo, si potr filosofeggiare - a ragione - sulla fine delle forme classiche di sindacalismo, sulle nuove figure precarie, sui limiti della contrattazione, sul nuovo modello di societ, etc. : tutti aspetti che noi condividiamo totalmente. Ma crediamo altres che (provare a) praticare un sindacalismo onesto, dal basso, orizzontale, egualitario, non arrechi nessun danno alle questioni teoriche sopra esposte, ed allo stesso tempo ci piacerebbe che chi ha le idee pi chiare su queste eventuali nuove forme per affrontare al meglio il presente ci spiegasse concretamente cosa intende e come ci potrebbe servirci. Notiamo tuttavia che sarebbe per paradossale non agire concretamente sul terreno sindacale perch ritenuto vecchio e inutile e poi rivolgersi, in questo caso s, concretamente, presso altre sigle sindacali per affrontare questioni molto materiali che toccano prima o poi tutti: e provare noi, a darci strumenti utili? Non questa lessenza del sindacalismo libertario? E invece, lan-guono anche i sindacati di categoria, nonostante le molteplici esortazioni, a dimostrazione della stasi sindacale attuale.Spesso sentiamo affermare che la forma-sindacato superata. Pu darsi. Ma ancora mancano contributi concreti su ci che si auspicherebbe. Tra chi lo dice, soprattutto in alcuni gruppi di impostazione marxista, vi chi prospetta come soluzione quella di carattere politico: creare forti partiti comunisti. Ovviamente, a noi questo non interessa. A noi pare invece che se per sindacato intendiamo un luogo dove praticare forme assembleari di organizzazione nelle quali cercare di difendersi (altro, oggigiorno, ci pare difficile, ma la cui progettazione/costruzione necessaria) rispetto agli at-tacchi sistematici ai diritti dei lavoratori che vengono lanciati, ebbene, per noi, la forma-sindacato resta necessariamente attuale, a meno di non voler considerare definitivamente per-sa e chiusa la faccenda. Questo non vuol dire essere ciechi di fronte al presente, fatto di forti limitazioni alla contrattazione, ai diritti sindacali elementari come quello di sciopero e di parola; fatto di una moltitudine di figure lavorative sempre pi precarie a seconda della flessibilit funzionale al potere, al padronato ed ai sindacati collaborazionisti. La situazione sotto diversi aspetti in parte paragonabile, fatti i doverosi distinguo, a quella di inizio 900: e non un caso che i nostri nonni cercarono di fronteggiarla organizzandosi.Ancora una volta, riteniamo importante ribadire lessenza prettamente sindacale e sociale dellUSI che non ne unas-sociazione culturale ne unorganizzazione politica specifica: ognuno di noi, se interessato, ha gi le sue organizzazioni politiche di riferimento, non ci interessano doppioni pi o meno utili di queste. Pur ribadendo che non nostra prassi confondere il piano sindacale e politico, non possiamo sottrar-ci dallesprimere la nostra forte perplessit circa i numerosi compagni libertari che militano in organizzazioni verticistiche sia nelluniverso del sindacalismo di base che nella triplice confederale. Tra i nostri iscritti, immaginiamo (perch, coerentemente con il nostro Statuto, questo aspetto insindacabile) che vi siano naturalmente lavoratori di diverse

    tendenze politi-che: anarchici, libertari, comunisti, demo- cratici. Questo per noi non solo normale come gruppo sindacale, ma anzi un arricchimento non retorico. Fermo restando la condivisione nei valori e nella storia dellanarcosindacalismo, che per noi in primo luogo un metodo assembleare, antigerarchico, contro la delega e per lazione diretta, apprezziamo il contributo che ci viene da tutti i nostri compagni e compagne. E comunque, volendo noi crescere, non possiamo limitare le adesioni al nostro sindacato confinandole ad un solo movimento politico: questo non solo sarebbe impossibile e controproducente, ma prima ancora assurdo.A questo, ci sentiamo di aggiungere che le tematiche ambientaliste riversano un ruolo sempre pi importante: il mondo che questo sistema sta distruggendo irrimediabil-mente lunico che abbiamo e che vogliamo cambiare, a noi appoggiare ogni lotta che ha nella difesa ambientale una sua prerogativa, quali ad esempio la difesa di spazi verdi dalla cementificazione assurda, lalotta contro il TAV in aree che non possono sopportare ulte-riori scempi del territorio in virt di logiche esclusivamente di profitto.Inevitabilmente la difesa dellambiente deve essere un cardine anche nelle attivit produttive, ovvero abolire le produzioni nocive e belliche, cos come le metodiche di produzione inquinanti e/o pericolose.

    Analisi della rappresentanza e strategia dellUSI-AIT stante il ri-getto dellaccordo Confindustria/Sindacati confederali del gennaio 2014.Gli ultimi accordi sono funzionali allestromissione dal diritto del lavoro di tutte quelle realt che impediscono (o magari solo fastidiosamente rallentano) laffermazione, senza se e senza ma, dellattuale modello politico-sociale. Non a caso i sindacati confederali si sono premurati di sottoscriverli, consci che la loro stessa esistenza come agenzie di interme-diazione tra capitale e lavoro passi da questa accettazione di fatto che, se vero che limiterebbe anchessi come potenziali strumenti di organizzazione del conflitto, anche vero che li agevolerebbe come organismi elargitori di servizi. E del resto, ci coerente con limpostazione del sindacato confederale degli ultimi ventanni perlomeno. Quei settori (vedi la FIOM) che oggi, improvvisamente, fanno finta di accorgersi che cos facendo gli spazi di conflittualit e di autentica democrazia sul lavoro sarebbero drasticamente limitati, di fatto sono gli stessi che per anni hanno chiuso colpevolmente gli occhi di fronte alla negazione degli stessi diritti e della democrazia agli altri. I diritti sono tali se validi per tutti in ogni tempo e modo. Lo stesso dicesi per la democrazia sul posto di lavoro. Fino a ieri, grazie alle RSU, non tutti i sindacati godevano degli stessi diritti. Fino a ieri, grazie alle RSU, non tutti i sin-

  • 76

    Testo delle mozioni votate al XXI CONGRESSO USI-AIT Testo delle mozioni votate al XXI CONGRESSO USI-AIT

    dacati godevano di esprimere una rappresentanza realmente democratica. Gli accordi di oggi continuano, peggiorandolo, questo quadro complessivo che per i sindacati di base era gi realt. Oggi questi settori finalmente (e apparentemente) critici, non sono credibili, anzi sono doppiamente responsabili, avendo fatto (e continuando a fare) da copertura a sinistra di enti ormai compromessi come la CGIL.Quello dellautorganizzazione il principio basilare in cui poggia la nostra azione ispirata allanarcosindacalismo che in sintesi significa lottare nella contingenza per migliorare le condizioni di lavoro e di vita della classe lavoratrice in coe-renza con lobbiettivo di arrivare alla conquista di una societ alternativa senza servi, n padroni. Il metodo dellautorganiz-zazione si storicamente dimostrato essere il pi efficace nel raggiungimento degli obbiettivi preposti e nello stesso tempo quello pi idoneo nello sviluppo dellemancipazione sociale. Solo praticando autorganizzazione e sviluppando lautogestio-ne gi nel conflitto sociale possiamo maturare le condizioni di una societ autogestionaria qual nel nostro fine. Quello della forma assembleare come strumento di decisione per noi da sempre il metodo pi idoneo in contrapposizione a quello gerarchico e centralizzato.Dobbiamo anche fare i conti con gli strumenti disponibili nel nostro percorso sindacale, facendo una opportuna valuta-zione del livello di coscienza dei lavoratori e lavoratrici (che

    obbiettivamente non molto alto in questa fase) e i nostri rapporti di forza reali nella singola situazione. Gli strumenti sindacali disponibili attualmente sono le RSA (rappresentanza sindacale aziendale)Laltro strumento per lesercizio sindacale quello delle RSU che sono una notevole riduzione di quelle che erano i Consigli di Fabbrica.LUSI ha sempre partecipato in modo critico alle RSU, che restano semplicemente uno strumento verso il quale lUSI non pu esimersi dal lottare per superarlo, cercando dindividuare forme collettive di autorganizzazione.La rinuncia o lutilizzo di tali strumenti, finora questa stata la nostra linea, demandata alla decisine delle strutture locali che possono valutare in base alla propria esperienza, ai rapporti di forza e altro ancora. Se si in grado di sperimen-tare forme di autorganizzazione pi appropriate ben vengano. Questo orientamento pensiamo che sia tuttora valido.E anche da registrare che siamo in presenza di un pesan-tissimo attacco a queste forme di rappresentanza sindacale. Ci riferiamo al famigerato accordo del 10 gennaio 2014 tra confederazioni sindacali (Cgil-Cisl-Uil) e Confindustria con lobbiettivo di trasformarlo in legge. Questo accordo rappre-senta la sepoltura definitiva di ogni possibilit di dissenso nel nuovo quadro di Rappresentanza Sindacale, vincolando i firmatari al rispetto di tutti gli accordi (aziendali e di contratti nazionali) che verranno pattuiti, vietando la possibilit di scioperare contro. E una prospettiva che assolutamente dobbiamo contrastare e soprattutto impossibile per noi da accettare.

    Antimilitarismo e guerraLUSI ha sempre affiancato la sua lotta sindacale e sociale con quella contro le guerre e contro ogni forma di militarismo.Ieri come oggi non si tratta solo di una scelta ideologica bens di una indispensabile necessit per far fronte al quotidiano attacco alle condizioni di vita delle fasce pi deboli della nostra societ.La militarizzazione del territorio, la cultura della guerra (ov-vero una non cultura) che penetrata ovunque, la repressione e la cancellazione dei diritti e delle libert in tutti i campi, lintroduzione di uneconomia legata a guerra e militarismo, sono la stessa faccia del supersfruttamento, dei licenziamenti, del precariato, della sparizione delle difese sindacali, dei diritti negati, della disoccupazione, della riorganizzazione fascista e xenofoba, della fame.Oggi assistiamo a uno scenario di guerra enormemente diffuso che si alimenta in continuo e che nessuna potenza intende fermare.DallAfrica al Medio Oriente, dallEuropa dellest al Pakistan il capitalismo crea continui conflitti per i propri interessi economici e militari.La scelta dellUSI quella di opporsi a ogni logica guerrafon-daia e militare, nazionalista e imperialista. Nessuna guerra, nessun potere pu essere avallato o giustificato.Contestiamo quindi anche quelle logiche che, sulla base di rigidit ideologiche fatte di antimperialismo finto tendono ad appoggiare tatticamente dittatori di turno, questo o quello schieramento, negli scenari del conflitto internazionale.E naturale che ogni popolo cerchi di difendere le proprie tradizioni, la propria cultura, lingua, storia. Temiamo quando quella identit, per motivi altri, diviene copertura per sopraf-farne altre, o quando con queste affermazioni si vogliano

    nascondere interessi ben precisi, consolidare vecchi poteri o crearne di nuovi.Il nostro concreto appoggio va quindi a quelle resistenze dei popoli che lottano per una vera libert ed emancipazione sociale.lUSI ritiene necessario allargare il collegamento antimilitarista in tutto il mondo, quindi riprende il nostro vecchio progetto dello sciopero internazionale contro la guerra insieme a tutti i sindacati e le componenti sociali disponibili che non siano compromessi con la politica e la macchina guerrafondaia e militare.Il Congresso delibera la costruzione di una sua struttura per coordinare e sviluppare in tempi rapidi la lotta antimilitarista, dando allUnione continui strumenti pratici di intervento.Tale struttura, Comitato USI contro il militarismo e la guerra, viene formata da Compagni di varie realt dellUnione e avr anche il compito di analizzare e sviluppare sia varie proposte emerse al Congresso (sciopero, manifestazione nazionale, iniziativa su Masetti, e attualizzazione della questione libica), sia altre che verranno successivamente.La nomina formale dei componenti di questa Commissione sar fatta al primo Comitato dei delegati dellUSI.

    Situazione AIT dopo il con-gresso straordinario in Porto-gallo.Cos come oggi, lAIT non pu andare avanti. Le decisioni prese con troppa superficialit- dai suoi Congressi di questi ultimi 20 anni hanno portato alla creazione di un gruppo di controllo (e di potere) allinterno dellInternazionale che, sep-pure formato da Sezioni numericamente piccole e con scarsa presenza sul territorio, sta portando lAIT alla sua dissoluzione o, in alternativa, alla sua nullificazione come Internazionale di lavoratori.Nella pratica, lattuale AIT stata resa incapace di diventare un vero punto di attrazione per tutti quei lavoratori e per quelle Organizzazioni sindacali che, in situazioni spesso drammatiche, stanno vivendo sulla propria pelle il trionfo del capitalismo selvaggio del XXI secolo. Avremmo invece bisogno di unInternazionale inclusiva, con forme di associazione meditate e articolate, dove alle richieste di contatti e collegamenti provenienti da tutto il mondo si sia capaci di rispondere positivamente, senza trincerarsi dietro una disamina formale degli Statuti e nellanalisi gesuitica di tutto quello che rende gli altri diversi da noi, e quindi non presentabili nel consesso AIT.Lattuale feroce attacco che il Capitale e lo Stato stanno portando a livello mondiale contro i lavoratori sta riportando i rapporti sociali a livello del medioevo dei servi della gleba, e non unesagerazione: salari sempre pi bassi, condizioni di lavoro sempre pi disumane, progressiva riduzione dei diritti conquistati con decenni di lotte e sangue, un futuro di fame e miseria gi programmato per chi, dopo oltre 40 anni di lavoro, andr domani in pensione. E il domani molto vicino.Questa situazione gravissima rende ogni giorno pi necessario cercare di creare dei momenti comuni di lotta anche con Organizzazioni esterne allAIT, con la sola discriminante della comune volont di opporsi a questo sfacelo dilagante e ingravescente. Questo significa che, come gi a livello locale e nazionale, la ricerca di relazioni anche strette con Sindacati non appartenenti allAIT sia una necessit sempre pi urgente anche a livello internazionale.

    Al Congresso di Valencia, nel dicembre 2013, stata rifiutata la proposta di chiamare lAIT in quanto Internazionale a cerca-re contatti e prevedere percorsi comuni, anche solo provvisori e con finalit ben precise, con altre organizzazioni, a partire da quelle a noi, per storia e per pratica, pi vicine, come la IWW ed altre. E stato cos creato un clima, allinterno della nostra Internazionale, tossico e portatore di ulteriori guai: alla solidariet internazionalista delle origini stato sostituito un clima di sospetto continuo, alla fiducia reciproca, necessaria per sviluppare lazione comune, la sfiducia a prescindere, mettendo continuamente in discussione la buona fede degli altri compagni, obbligati a giustificare continuamente le proprie scelte e, infine, sostituendo alla sperimentazione e alla ricerca di nuove soluzioni, il dogma, comportamento proprio di una setta, poco importa se religiosa o laica, con qualcuno che si addossato il compito di decidere se un comporta-mento o meno anarcosindacalista.Dobbiamo invece cercare di far capire ai compagni delle altre Sezioni che bisogna riconoscere di aver sbagliato, e che certe decisioni congressuali non vanno aggirate ma abrogate, avendo il coraggio di compiere delle scelte coraggiose anche se laceranti. I resoconti degli ultimi Congressi e Plenarie sono emblematici. Di fatto, un asse di potere formato dalle piccole sezioni sta portando lAIT a diventare unorganizzazione politica specifica, chiusa e settaria. Il congelamento della FAU un atto grave. Lisolamento nostro e della CNT-E, insieme a quello della FORA che condi-vide con noi la preoccupazione e parte delle argomentazioni pur partendo da presupposti ideologici differenti, un dato di fatto. Tra qualche anno, la nostra condotta sindacale (vedi caso RSU) probabilmente ci riporter al bivio della giustifica-zione o espulsione. Che fare? Innanzitutto, continuare con coerenza a porre le nostre istanze favorevoli ad unAIT anarcosindacalista e non anarchica specifica. Lanarcosindacalismo un metodo (assemblearit, azione diretta, trasparenza, rotazione degli incarichi) e un obbiettivo (una societ senza stato ed autor-ganizzata, senza sfruttati e sfruttatori); lanarchismo una dottrina politica specifica che molti di noi fanno propria, ma non obbligatoria per aderire n allUSI n allAIT! E questo dobbiamo ribadirlo con fermezza: i due ambiti non vanno confusi. Questa lotta interna allAIT non deve e non pu prescindere da una differente ponderazione del sistema che regola lattuale votificio; per questo restano attuali le nostre posizioni sul tema precedenti il congresso di Valencia. Se il voto fosse solo consultivo, o mezzo a cui ricorrere dopo aver cercato una sintesi precedente nel limite del possibile, non ci sarebbero particolari problemi. Invece oggi negli incontri internazionali non si procede di sintesi, ma sulla base di proposte contrapposte, per le quali si vota in continuazione e che vengono approvate a colpi di maggioranza, che oggi saldamente in mano alle sezioni piccole, grazie al meccanismo di una Sezione un voto. Proporre un meccanismo proporzionale al numero degli iscritti non sarebbe coerente con le nostre idee, perch per noi la maggioranza non pu schiacciare la minoranza (ma neanche viceversa ), ma un sistema che, come nellUSI, tenga conto in modo ponderato della diversa consistenza numerica, permetterebbe di evitare questo accentramento di potere e di rispettare maggiormente tutti i lavoratori aderenti.

    Contemporaneamente, ribadiamo che le future sezioni che chiederanno ladesione allAIT, per essere considerate tali, dovrebbero essere formate da almeno 50 iscritti su base nazionale; altrimenti potrebbero confluire negli Amici dellAIT, status comunque da ridefinire anche in senso di una maggiore apertura dellInternazionale al suo esterno, potendo comunque contare sempre sulla solidariet effettiva delle altre sezioni AIT.Per questo motivo, dobbiamo fare molta attenzione rispetto alle eventuali richieste di affiliazione da parte di sezioni nuove: se vero che bene che lavoratori si rivolgano a noi, altret-tanto doveroso capire chi e quanti sono, per evitare proprio gli errori del recente passato. Per noi stato un errore anche aver dovuto scegliere per forza nel conflitto interno alla sezione francese, del quale continuano a non essere chiare le motivazioni ideologiche sulla cui base operare scelte, [e con questo ribadiamo che non abbiamo nulla contro la sezione di Tolosa.]Lanarcosindacalismo non deve avere paura a confrontarsi in modo plurale, non pu considerare automaticamente ci che attualmente esterno allAIT come nemico, perch cos perdiamo di vista la dimensione dello scontro sociale in atto nascondendoci dietro ad atteggiamenti paranoici; ci oltre-tutto ci impedisce di scorgere in questa confusione i veri nemici. Per questo noi continueremo comunque ad avere rapporti con la FAU, cercando di mantenere saldo lobbiettivo di rendere lAIT una vera internazionale anarcosindacalista, basata su azioni concrete.Per questo motivo proponiamo di iniziare da subito a investire soldi ed energie in una progettualit concreta ed immediata di azioni condivise con FAU e CNT-E, a partire dal progetto sullimmigrazione presentato dalla FAU, e sulla base di queste ed eventuali altri progetti aggregare altre sezioni.Questa nostra lotta non pu prescindere dal toccare laspetto economico. Oggi la cassa AIT molto ricca, e la gran parte di quei fondi vengono da CNT-E (isolata), USI (gi sotto processo per le RSU, ed isolata) e FAU (ora congelata in attesa dellespulsione nel 2016). Per cui verseremo fino al prossimo congresso ordinario sempre 500 euro allanno, senza dare particolari spiegazioni. Tale prassi coerente con le attuali regole dellAIT.La situazione grave: settarismo, paranoia di infiltrazioni, estrema ortodossia meritano risposte risolute. Oltretutto, lattuale segretariato presente in modo spesso conflittuale un po dappertutto, divide, parteggia, non ricopre un ruolo tecnico di coordinamento, ma politico di decisionalit. Divide e non dirime. Per questo motivo richiediamo formal-mente la revoca dellattuale Segretaria AIT.Latteggiamento di alcune sezioni proprio di chi, non avendo una reale attivit organizzativa e sindacale su scala nazionale, proietta a livello internazionale i propri meccanismi organizzativi e di dibattito, cercando di uniformare quelli degli altri alla propria visione. Ma questo non va bene: le situazioni sono, storicamente, differenti, e non accettabile un modello unico di riferimento, deciso dallalto.

    Lo sviluppo delle forme dellautogestione, dellazione diretta e riappropriazione/occupazione di spazi, da parte delle classi subalterne, come presupposto necessario per una societ futura liberata.LUSI sostiene lo sviluppo delle forme dellautogestione, dellazione diretta e riappropriazione/liberazione di spazi da parte delle classi subalterne come presupposto necessario per una societ futura liberata.Gi alla festa di Riotorto abbiamo ospitato come USI un dibattito sulla storia degli spazi sociali autogestiti, principal-mente legata a Milano, Torino, Firenze e Modena, concludendo che in quelle esperienze gi si sperimentavano rapporti umani ed economici interessanti per un percorso autogestionario che USI sostiene. Molti dei partecipanti si espressero per sostenere quelle esperienze e solidarizzare contro gli eventuali sgomberi.Lautogestione e lautoorganizzazione si manifestano in tanti aspetti allinterno della societ, in esperienze basate su cultura della partecipazione e rapporti solidali, in antitesi al modello capitalista.Sta allUSI contribuire attivamente a queste esperienze, supportarle e stimolarle in una direzione anarcosindacalista. LUSI ha nella sua storia questo DNA e nella sua prospettiva il compito di iniziare gi qui ed ora a dimostrare che si pu cambiare ed immaginare uneconomia che rispetti le persone e lambiente, e che abolisca lo sfruttamento.

    Rapporti con le altre OO:SS del sindacalismo di base.Lattuale situazione della relazione della nostra Unione con le altre Oo.Ss. del c.d. Sindacalismo di Base non vede nessuna alleanza strategica o tattica con alcuna O.S. a livello nazionale. A livello locale alcune sezioni hanno relazioni di collaborazione con altre Oo.Ss. sempre su obiettivi e vertenze, ovvero una collaborazione di lotte su tematiche precise. Va precisato che anche a questo livello non esiste un un rapporto preferenziale con alcuna O.S., infatti registriamo che in realt locali diverse

    le nostre sezioni si rapportano con alcune Oo.Ss. e che in altre realt ci non possibile. Semplificando, poich le collabora-zioni a livello locale sono decise su possibili rivendicazioni, ovvio che la relazione viene stabilita sugli obiettivi e quindi di volta in volta con le Oo.Ss. con le quali c convergenza sulle rivendicazioni.In occasioni di momenti di mobilitazione nazionali abbiamo sempre perseguito una possibile coordinazione con le altre sigle, per quanto riguarda la proclamazione/convocazione non sempre stato possibile per diversi motivi.Ciononostante abbiamo sempre partecipato alle giornate di lotta, quindi con una nostra autonoma proclamazione, nelle stesse giornate e concordando con le altre Oo.Ss. lorganizza-zione delle manifestazioni.Il Congresso valuta positivamente la nostra pratica e al contempo ritiene opportuno mantenere corrette relazioni con le altre Oo.Ss. , ovviamente privilegiando quelle coi sindacati conflittuali (i c.d. Sindacati di Base); invece da escludere qualunque O.S. che si richiama o pratica valori apertamente o di stampo fascista.Ci vuol dire che la nostra O.S. sempre pi deve essere pre-sente nella fase di proclamazione dello sciopero, ci anche al fine di meglio contrastare gli eventuali tentativi di intimidazio-ne della controparte che sono sempre meno eventuali.Una ultima indicazione sulle proclamazioni la seguente: le piattaforme rivendicative omnicomprensive (le c.d. piattafor-me lenzuolo) risultano poco attrattive per i lavoratori, pertanto sarebbe auspicabile convergere in pochi ma qualificati punti/obiettivi.Per finire, il Congresso ritiene che le singole sezioni locali debbano continuare a decidere a livello locale tattica e stra-tegia ed eventuali coordinazioni/ relazioni con le Oo.Ss. con le quali ritengano di poter collaborare per lobiettivo perseguito.

    Azione dellUSI-AIT coi pre-cari, disoccupati e precariato sociale.LUSI deve trarre insegnamento dalla storia che lha formata: allinizio del Novecento i lavoratori erano tutti precari e i di-soccupati organizzati dalle Camere del Lavoro iniziarono lavori di bonifica e pretesero di essere pagati dai sindaci.

    LUSI deve impegnarsi ad organizzare i lavoratori precari e i disoccupati, fornendo supporto pratico e concreto, creando su questo tema molta visibilit anche allo scopo di ottenere lavori di pubblica utilit che diano opportunit di vita dignitosa alle persone.Allo stesso tempo lUSI deve impegnarsi a contrastare lo sfruttamento messo in atto dalle cooperative sociali andando ad eliminare il sistema degli appalti con la reinternalizzazione dei relativi servizi o lavori.LUSI deve richiedere le 30 ore settimanali a parit di stipendio.Sviluppare un grande intervento incisivo nel grande mare del lavoro precario, frantumato, disperso.In questo settore vanno ancora largamente sperimentate le forme dellintervento, visto che questi settori sono difficili da aggregare e sono sostanzialmente sprovvisti

    dello strumento principe della contrattazione sindacale, cio lo sciopero.Dunque si tratta di pensare e sperimentare collettivamente percorsi di comunicazione al mondo del precariato, forme di aggregazione dei lavoratori precari e possibili strumenti di lotta di questo settore lavorativo (blocchi della circolazione di mezzi e persone, campagne di boicottaggio, occupazione dei comuni e delle agenzie del lavoro ecc.).LUSI inoltre deve appoggiare situazioni di occupazione di ter-reni, vedi Mondeggi, dove gli occupanti possano farsi reddito lavorando la terra in autogestione.Su questa base il Congresso delibera la formazione di unap-posita Commissione

    Gli eletti al XXi congresso usi-Ait(trieste, 24-25-26 Aprile 2015)

    Segretario: Franco Bertoli (USI Modena) Vicesegretario: Angelo Mul (USI Milano) Cassiere: Roberto Borselli (USI San Vincenzo) Mailing List: Federico Denitto (USI Trieste) Commissione Esecutiva: Enrico Moroni (USI Milano), Mauro Bonalumi (USI Milano), Manuel Pagliarini (USI Parma),

    Alessio Borghi (USI Modena), Lorenzo Tusberti (USI Modena) Commissione Internazionale: Mario Verzegnassi (USI Trieste), Massimiliano Ilari (USI Parma), Ettore Valmassoi (USI Bellu-no), Anna Gussetti (USI Castelfranco Veneto)Sito: Luca Meneghesso (USI Trieste), Anna Gussetti (USI Castelfranco Veneto), Pasquale Piergiovanni (USI Puglia)Redazione Lotta di Classe: Tommaso Marchi (USI Modena), Mohsen Fahandeza (USI Modena)

    Il Congresso Nazionale dellUSI-AIT, riunito a Trieste in data 26 aprile 2015, esprime la sua solidariet ai lavoratori cimiteriali di Senigallia iscritti allUSI (Nicola e Giancarlo), discriminati e licenziati con lacquisizione dellappalto da parte della nuova cooperativa. Indica come responsabili di tale situazione il Comune di Senigallia e la cooperativa subentrata.LUSI prosegue nella lotta alla logica degli appalti e continuer la sua azione per la riassunzione dei lavoratori licenziati e la fine delle discriminazioni in atto.

    Il Congresso Nazionale dellUSI-AIT

    solidariet dellusi-Ait ai Lavoratori cimiteriali di senigallia licenziati

  • 91915-2015. LUSI controla guerra e il militarismo

    cento anni dalla Prima guerra mondiale, tra commemorazioni ufficiali e retorica militarista, si aggirano molti morti vi-venti, simili a quelli in divisa della marcia macabra del film muto Jaccuse!: sono, ovviamente, quelli di quanti morirono

    al fronte, soprattutto contadini e operai prigionieri dellunifor-me grigioverde e sepolti nelle trincee, ma anche delle non meno numerose vittime civili delle conseguenze del conflitto.Ma forse ancor pi tenuto lontano dalle rievocazioni appare quellumanit che seppe rifiutare, disertare e sabotare la macchi-na quanto lideologia della guerra: dai soldati insubordinati alle donne in rivolta, dalle fabbriche alle campagne. Dentro questa contro-storia va senzaltro collocata lazione antimilitarista svolta dallUnione sindacale italiana che, daltronde, si era costituita proprio durante e contro la guerra italo-turca in Libia. Infatti, in occasione dellaggressione coloniale italiana (1911-12), oltre alla sinistra politica, anche il sindacalismo rivoluzionario aveva visto una seppur ristretta corrente interventista convinta che la guerra rappresentasse lanticipa-zione di una lotta di classe mondiale tra nazioni proletarie e capitaliste; ma quella maggioritaria rimase su posizioni decisamente anti-interventi-ste, in coerenza con i valori originari dellinter-nazionalismo proletario, gli stessi che nel 1874 sostenevano: il primo dovere dello schiavo quello dinsorgere. Il primo dovere del soldato quello di disertare.

    Facendo appunto riferimento a tali principi, il Comitato nazionale dellAzione diretta, sim-pegn per la sollevazione del proletariato, sostenendo lo sciopero generale del 27 settem-bre 1911 contro la guerra di brigantaggio (de-finizione di De Ambris) e, dove il sindacalismo rivoluzionario era pi forte lagitazione super le 24 ore previste e la disciplina che avrebbe voluto imporre dalla riformista Confederazione generale del lavoro preoccupata pi dalleven-tualit che la protesta assumesse un carattere in-surrezionale, piuttosto che di riuscire a fermare limpresa coloniale.Dopo leccidio compiuto da carabinieri e forestali a Langhirano (PR) e la parziale riuscita dello mobilitazione nazionale, il sindacalismo rivoluzionario opt e contribu alla diffusione di pratiche quali il sabotaggio, lostruzionismo, il boicottaggio per ostacolare la mobilitazione militare e colpire gli interessi economici che vi erano dietro. Contemporaneamente, il sinda-calismo rivoluzionario si faceva promotore di iniziative di coordinamento tra le forze politiche sindacali contrarie allimpresa tripolina; in particolare, tale attivit port allimportante Convegno contro la guerra e la reazione tenutosi a Follonica il 4 febbraio 1912. Promosso dal circolo sindacalista rivoluzionario Maria Spiridonowa di Grosseto e dal Fascio Rivoluzionario di Orbetello, vi aderirono 46 associazioni (socialiste, repubblica-ne, anarchiche, sindacaliste rivoluzionarie) e 12 organizzazioni economiche di tutta la Maremma.

    I sindacalisti rivoluzionari, oltre a partecipare ai numerosi blocchi nelle stazioni per impedire la partenza dei coscritti, in occasione del Convegno nazionale dellAzione diretta, svoltosi a Modena nel novembre 1912, lanciarono anche il boicottaggio dei teatri e dei cinema che hanno reso popolare lorribile guerra libica.In tale convegno sorse lUnione sindacale italiana, con lantimili-tarismo di classe tra i suoi principi fondanti, alla quale ader anche quella parte di lavoratori e lavoratrici aderenti alla CGdL che ave-vano ritenuto eccessivamente moderata lattivit da questa svolta contro lavventura libica ed avevano solidarizzato con Augusto Masetti, il muratore aderente alla Camera sindacale di S. Giovanni in Persiceto, che chiamato alle armi si era rifiutato di partire per la Libia, sparando ad un colonnello.

    Il 31 marzo 1912, contro limpresa libica e la rinnovata reazione che, in meno di cinque mesi, ha gi distribuito tre secoli di galera per reati politici, il sindacalismo rivoluzionario promosse a Par-ma una grande manifestazione nazionale che vide la partecipazio-ne di circa 30 mila lavoratori e ladesione di 41 Camere del lavoro, comprese anche numerose aderenti all CGdL ma in dissenso con la sua linea moderata.La mancata decisa opposizione della CGdL alla guerra coloniale e al militarismo comport infatti una considerevole diminuzione dei suoi iscritti (dal 1911 al 1912 scesero da 383.770 a 309.871) mentre lUSI gi nel 1913, in occasione del suo secondo Con-gresso svoltosi a Milano in dicembre, poteva contare su 98.037 associati. In tale Congresso lantimilitarismo sindacale venne ritenuto come un aspetto centrale della lotta proletaria, in quanto lapparato militare oltre ad essere uno strumento di repressione interna era ritenuto elemento portante della politica dominante,

    cogliendo i legami sempre pi stretti tra Stato e capitalismo finan-ziario, nonch gli interessi dinastici e clericali che si muovevano dietro le mire imperialiste italiane.Inoltre venne preso in considerazione il ruolo, nefasto, svolto dalla disciplina di caserma nellallontanare i giovani proletari dai sentimenti socialisti, dai valori umani e della fratellanza di classe; per questo fu avviata unopera di propaganda verso i soldati in partenza o gi sotto le armi, attraverso la diffusione della stampa antimilitarista e ladesione alla cassa di solidariet, lanciata dai giovani socialisti, nota come il soldo al soldato.. Nellambito della mobilitazione contro le famigerate Compagnie di disciplina e per liberare lanarchico Masetti, il sindacalista ri-voluzionario Antonio Moroni e gli altri insubordinati reclusi nelle galere militari, nel 1914 lUSI ebbe quindi un ruolo di primo pia-no durante la Settimana Rossa proclamando lo sciopero generale con lintenzione di trasformarlo in sciopero insurrezionale.Lo scoppio, pochi mesi dopo, della Prima guerra mondiale avrebbe evidenziato il tragico costo di quella rivoluzione mancata, soffocata tra cedimenti riformisti e stato dassedio. A due giorni dallinizio del conflitto, il 1 agosto 1914, lUSI si rivolgeva ai

    lavoratori italiani con un manifesto contro la guerra preparata nella gara degli armamenti e pur temuta con assurda contraddi-zione dai Governi che si sono sempre affermati pacifisti, la guerra destinata a scagliare una met dellEuropa contro laltra met in un reciproco macello immane, folle e delittuoso, di cui i popoli, come sempre, dovranno fare le spese di sangue e di denaro. Ed ancora affermava: Noi non vi predichiamo un pacifismo imbelle ed inutilmente piagnone. Noi vi diciamo invece di tenervi pronti a trasformare lodiosa guerra tra le nazioni, nella liberatrice guerra civile servendovi delle armi che vi daranno in mano pel fratricidio ai fini della vostra redenzione di classe.

    Nei mesi seguenti, tra linizio del conflitto e lentrata in guerra dellItalia, linterventismo fin per contagiare anche la sinistra parlamentare e il movimento sindacale, in larga parte ormai ras-segnati o convinti della necessit di combattere contro gli Imperi

    Centrali, in difesa della repubblica democratica francese, magari illudendosi che la guerra europea potesse avere degli sviluppi rivoluzionari. Durante il periodo della neutralit italiana, la negazione della fratellanza internazionale tra gli oppressi di ogni paese port su posizioni variamente favorevoli alla guerra anche una parte della stessa USI e proprio per questo si giunse alla rottura interna con la componente interventista capeggiata da Filippo Corridoni, Tullio Masotti e Alceste De Ambris, e la conseguente espulsione delle Camere del Lavoro di Milano, Parma e Castrocaro che si riconoscevano nelle loro motivazioni decretata dal Consiglio generale dellUnione, ormai a prevalente composizione libertaria.

    Nonostante la scissione e la limitazione delle libert, nel 1917 lUSI poteva ancora contare su 48.000 aderenti, concentrati soprattutto in Liguria e Toscana (metallurgici e minatori) e la sua attivit non fu fermata neppure dallinvio al fronte, in carcere o allinternamento di molti militanti, a par-tire da quelli pi in vista come Armando Borghi e Alibrando Giovannetti. Durante la guerra si costituirono nuove sezioni sindacali a Porto Maurizio, Vicenza, Musocco, Roma e in Valdarno, dove circa cinquemila minatori passarono dalla CGdL allUnione che, a partire dal 17 agosto 1915, ebbe come suo nuovo giornale Guerra di classe, continuamente colpito dalla censura preventiva e da misure repressive, al quale si affiancarono altri fogli sindacalisti locali e varie pub-blicazioni semiclandestine, dagli opuscoli ai volantini.In simile contesto, lUSI rafforz le relazioni con il movimen-to anarchico e mantenne rapporti con la componente intran-sigente del Partito socialista, in particolare, nel sostenere le rivolte popolari - come quella di Torino dellagosto 1917 - e nellorganizzazione di espatri clandestini verso la Svizzera di disertori e renitenti ricercati.

    Particolarmente difficile risultava lattivit sindacale nei posti di lavoro, dato che circa un terzo delle operaie e degli operai impiegati negli stabilimenti erano militarizzati e posti sotto il controllo dei Comitati di Mobilitazione Industriale, ossia

    la struttura paritetica che allinsegna del collaborazionismo bellico vedeva riuniti padronato, governo, vertici militari e tutti i sinda-cati nazionali, ad eccezione appunto dellUSI che, al contrario, promosse anche alcune agitazioni operaie, soprattutto in Liguria, sfidando lisolamento e lo stato di guerra. Daltronde tale determinazione era stata presa dal Consiglio generale dellUnione, riunitosi a Modena il 17-18 maggio 1915, a sei giorni dalla luttuosa entrata in guerra dellItalia nel massacro mondiale: al contrario dei parlamentarizzati del socialismo, lUSI non ha mai ripudiato per principio lo sciopero generale contro qualsiasi guerra [] per nessuna ragione o per qualsiasi pretesto con cui il governo giustificasse la guerra, lUSI far mai atto di solidariet e di adesione alla guerra medesima o ad una qualsiasi Sacra Unione nazionale.Un impegno che, un secolo dopo, ripropone letica della non-sot-tomissione e rivendica la scelta per le classi sfruttate di riconosce-re e combattere come tali solo i nemici delluguaglianza sociale.

    marco rossi

    Comune di Senigallia. Cimiteri, appalti al massimo ribasso

    e licenziamenti discriminatori

    comuni si sa (dicono) non hanno soldi. Non ben chiaro come questo accada, con tutte le gabelle che i cittadino deve pagare, ma tant hanno sempre ra-gione loro.Gli appalti, cio laffidamento di servizi e forniture, sono gli escamotage che - non solo loro - adottano per risparmiare. Sulla pelle dei lavoratori, ovviamen-

    te. I servizi cimiteriali sono uno di questi: un bel mercato che non pu fallire, ma molto scomodo perch le norme di sicurezza previste sono lacci e catene che comportano costi, controlli e soprattutto rischi eco-nomici a cui naturalmente - lente non pu permettersi di esporsi. Niente di meglio che un appalto al massimo ribasso: chi vince vince e poco importa se la ditta o la cooperativa o chi altro non potr con quella somma garantire tutto quello che prescritto dal capitolato e dal contratto, a partire dagli stipendi. Importante che il comune si sbarazzi di ogni responsabilit La sicurezza delegata in toto, il tipo di contratto idem.

    PARTIRE DA CIO CHE E UMANONicola ha lavorato molti anni nei servizi cimiteriali appaltati dal Co-mune di Senigallia, spesso con modalit fuori dal tempo e dalla ragio-ne. Ma dopo aver appreso quali erano i diritti per la sicurezza e con-trattuali, ha osato chiedere docce, attrezzature adeguate (montasalme e cala bare meccaniche), guanti e tute omologate CEE (quale eresia!), reperibilit pagate (essendo un servizio attivo 24 ore su 24) rivolgen-dosi al nostro sindacato, lunico che lo ha supportato fino in fondo. Altri prima di noi, fatta la tessera, lo hanno scaricato. La vecchia Co-operativa con cui lavorava, alla prima occasione, non interessata alla nuova gara, si sbarazza di lui e degli altri licenziandoli esattamente il giorno prima dellarrivo della nuova Ditta vincitrice. Non c tempo per difendersi: la clausola di salvaguardia prevede la riassunzione di tutti i lavoratori del precedente affidamento da parte di quella suben-trante. Ma su Nicola da subito ci sono dei veti. Deve stare zitto, dice il padrone, e niente sindacato tra i piedi. Gli fa un contratto per un mese, poi non lo vuole pi. E bravo, lavora, ma (sich!) parla!. Riuscia-mo farlo riassumere, ma la parola dordine sempre quella: stare zitto. Glielo dice il padrone, glielo ripete il sindaco. Nicola lunico reddito di una famiglia di 5 persone. Il ricatto grande. Ma lui non smetter mai di parlare di diritti, sicurezza e legalit. La Ditta che aveva vinto la gara con un ribasso del 46,5% (!!!), dopo la prima confusa mensilit non li retribuisce pi. Il teorema : poich il Comune non paga lui, lui non paga gli operai! Resteranno senza la mensilit e la tredicesima a Natale. Solo a met gennaio (per nostra pressione) il Comune se ne assume lonere e li paga. Poi fino a marzo pi nulla. Nel frattempo partono varie segnalazioni: dalle retribuzioni ai dispositivi di sicurezza che non arrivano o sono insufficienti. Ma si rappezza sempre tutto, e sempre allultimo momento.

    IL FUTURO DI UN UOMO IN OSTAGGIODEL PENSIERO MALATOLa catastrofe finale, per, si verifica l11 di marzo, quando la mattina il mezzo di trasporto con il quale gli operai si dovevano portare se stessi e il materiale al cimitero di Montignano, a secco di benzina (nono-stante un nostro fax di segnalazione fosse giunto di prima mattina allAmministrazione comunale). Altre volte i lavoratori avevano messo a disposizione i loro mezzi pri-vati sborsando di tasca loro, ma questa volta no. Non hanno il becco di un quattrino. Alcuni sono costretti a rivolgersi alla Caritas per dar da mangiare alla famiglia e i figli. Dare la colpa a loro la cosa pi sempli-ce: consente di revocare laffidamento alla ditta. Ma perch non farlo prima senza colpire ingiustamente limmagine dei lavoratori? Perch chi avrebbe potuto anticipare il carico della benzina non lo fa? Perch? Quasi fosse un evento costruita ad arte, dal momento che al cimitero di Montignano si presenta lingegner Roccato con altri operai per dar luogo alle esequie e compaiono i giornalisti che, tranne alcune ecce-zioni, riporteranno pi una versione istituzionale che quella vera e tragica dei lavoratori. A tarda notte lappalto viene revocato ed affidato alla seconda in graduatoria con il ribasso del 40,0%: la Cooperativa Dinamica Centro Servizi di Foligno.

    SE QUESTA E UNA COOPERATIVAEssa per assumer (non si sa con quale criterio) solo due dei quattro aventi diritto, glissando il vincolo di salvaguardia sostenendo di avere soci lavoratori che non lavorano (!) e che giornalmente faranno i pen-dolari da Foligno a Senigallia! (300 km andata e ritorno!). E per alcu-ni giorni infatti essi ci saranno. Ma dopo meno di un mese la Societ Cooperativa Dinamica Centro Servizi proceder a due nuove assun-zioni ex novo attraverso agenzia interinale, con contratto a chiamata e flessibile nelle 24 ore mentre la clausola invece prevede lassunzione prioritaria dei lavoratori del precedente appalto.Questo un atto molto grave gi in s, ma ancor pi grave perch adottato da una cooperativa. E corre Il sospetto che sia una pesante discriminazione proprio verso questa persona, il cui unico difetto stato quello di rivendicare le giuste norme di sicurezza necessarie per una prestazione particolare e a rischio come quello dei servizi ci-miteriali: un autentico Testimonial di garanzia sulla sicurezza per la cooperativaO no?

    SE CASCA LA BARA CI SCAPPA IL MORTOIl Comune di Senigallia, invece di difendere gli esclusi, d ragione alla Cooperativa sostenendo a torto - che qualora siano utilizzati macchinari e attrezzature complesse alcuni lavori si possono eseguire con un numero inferiori di operai. In realt lappalto prevede gi un congruo numero di macchinari, tra cui un calabare inclinato per le sepolture nelle tombe ipogee di cui da anni fino ad ora non si ancora vista neppure lombra mentre i lavoratori hanno sempre proceduto

    con il sistema delle corde: un operaio entra nella tomba (in uno stret-tissimo spazio) e riceve dall alto un feretro (da 120 a 160 kg in su, e la normativa di sicurezza consente un sollevamento carico di max 25 kg a persona!). Anche una mente semplice, ma non stupida, ne coglie lalto rischio per lincolumit e la stessa vita: un malore, uno scivola-mento di chi sta sopra, una corda difettosaIl lavoro dei necrofori uno di quelli che, per fatica e stress, andrebbe considerato tra i pi gravosi. I lavoratori infatti affrontano quotidiana-mente laspetto della morte: la sepoltura, la vestizione, la pulizia dei resti dopo lispezione cadaverica, il trasporto delle bare, la tumula-zione, lestumulazione e la riduzione della salma dopo molti anni dal decesso (per farla entrare nel medesimo loculo accanto ad una altra). Spesso vengono utilizzati invalidi di ogni tipo, perch il lavoro spor-co (anche se sporco non , perch chi lo fa avendoli noi conosciuti di persona sono spesso persone dotate di grande sensibilit e deli-catezza) va delegato a chi questa societ malata considera poco consa-pevole se non addirittura stupido. Ma cos non .

    NESSUNO DEVE ESSERE LASCIATO AL PROPRIO DESTINOLa salute un bene primario ed essa sicuramente pi tutelata se si ha un reddito ed un lavoro, e se nel lavoro vengono rispettate le nor-me per la sicurezza e la salute degli addetti, nonch della sua famiglia. Non immaginabile che oggi, nel 2015, in servizi di questo tipo non ci sia la disponibilit di docce dopo essere stati in contatto con liquidi chimici e biologici di cadaveri riesumati dopo ventanni, n che non vi sia mai stato un servizio di lavanderia (avevamo chiesto una lavatrice!) per le tute sporche che invece girano nelle case per essere lavate pri-vatamente mettendo a rischio familiari e bimbi! . Questo ed altro sono state le battaglie che Nicola in prima persona ha fatto e per le quali oggi viene brutalmente punito, invece di essere premiato.Infine la sua appartenenza alla categoria dei lavoratori svantaggiati (che dovrebbe invece proteggerlo) fa risaltare ancora pi crudele la sua eliminazione, come fosse un erba nociva da estirpare.

    NOI NON CI STIAMO E LOTTEREMO FINO ALLULTIMO RESPIRO PER

    OTTENERE NON UN PRIVILEGIO MA UN SEMPLICE DIRITTO: AL LAVORO E

    ALLA VITA, PERCHE SE TOCCANO UNO TOCCANO TUTTIi

    Nel pomeriggio di sabato 9 maggio un bliz stato condotto con successo dallUSI Marche allautoditorium San Rocco di Senigallia dove, in un con-vegno sulla disabilit, intervenivano il sindaco di Senigallia (Mangialardi) e altre autorit.Lazione stata condotta per denunciare la discriminazione e lingiusto licen-ziamento di due lavoratori dellUSI-AIT del cimitero di Senigallia.Una ventina di nostri attivisti sono entrati compatti allinterno della sala con cartelli a forma di bara, volantini e bandiere dellUSI-AIT. E stato velocemen-te occupato il palco e ci siamo presi il microfono, da dove abbiamo annun-ciato che prima di iniziare il convegno il nostro sindacato avrebbe informato e denunciato sulla grave situazione al comune di Senigallia dove ai cimiteri venivano fatti appalti al massimo ribasso e licenziamenti discriminatori.Una compagna dellUSI Marche ha preso la parola descrivendo dettagliata-mente i fatti e la grave situazione esistente.

    Per eliminare chi aveva lottato per i diritti e la sicurezza, hanno licenziato dei lavoratori con la non riassunzione (nonostante la salvaguardia del perso-nale preesistente,presente nel bando) operata dalla cooperativa subentrante allappalto.Una situazione grave, con responsabilit evidenti del comune.Lintervento inatteso della nostra compagna stato applaudito a lungo dai presenti al convegno con limbarazzo evidente del sindaco.I compagni dellUSI sono poi usciti dal locale e, nonostante fosse arrivata la polizia, si sono diretti con le bandiere dellUnione nel vicino centro cittadino per un ulteriore volantinaggio.Una bella giornata di lotta e dazione diretta che continuer fino allassunzio-ne dei licenziati perchse toccano uno toccano tutti.

    USI-AIT MARCHE

  • 10 11

    Redazione Collegialevia del Tirassegno, 7 - 41122 [email protected]. 339 5478316Direttore responsabileAlberto LippariniPropriet Unione Sindacale Italiana Pubblicazione edita da Organizzazione Sindacale non esercente attivit di impresa.Rec. Trib. di Milano n366 del 26/11/1979. Stampato dalla Coop Tipolitografica via S.Piero, 13/a - 54033 Carrara (MS)

    Per assoluta mancanza di spazio rimandiamo al sito www.usi-ait.org/index.php/joomla-e (Sezioni e settori) per la consultazione degli indirizzi delle sedi locali.USI Milano, via Torricelli 19 - tel 02 89415932 mail: [email protected] questo numero di LdC, visti gli alti costi delle spedizioni, non verr inviato agli abbonati che sollecitiamo a ritirare il giornale nella sede USI pi vicina. Per sottoscrizioni: Unione Sindacale Italiana - AIT c/o Borselli Roberto - via della Magnolia 11/a - 57027 San Vincenzo (LI) IBAN IT 39 V 01030 70770 000001281260

    recAPiti e sedi usi

    Il sito dell USI-AIT www.usi-ait.org

    USI-AITSezione dellAssociazione Internazionale dei Lavoratori (AIT) Coordinamento romagnolo - info: 349 2972673

    Trieste. Solidariet ai lavoratori Alcatel

    Vigezzi-USI 0-2

    La Federazione Provinciale di Trieste dellUnione Sindacale Italiana esprime la propria totale solidariet ai lavoratori dellAlcatel in lotta per la difesa del pro-prio posto di lavoro. Quella dellAlcatel lennesima storia di Aziende smantellate, svendute a pescecani esteri o dislocate in altri Paesi, pur in presenza di una costan-te domanda di mercato che non giustifica nessuna riduzione di produzione.E in realt lattuale economia del liberismo trionfante che, in nome della massimizza-zione dei profitti, e senza tenere in nessun conto le storie, i bisogni, la stessa dignit dei lavoratori dipendenti, segue le sole logi-che dei minimi costi, massimi ricavi.Non purtroppo una cosa nuova: da troppi anni questa logica sta portando alla deser-tificazione industriale del nostro Paese, con stabilimenti che vengono venduti a

    investitori esteri, pronti a chiuderli per tutelare la propria produzione o a tra-sferire gli impianti allestero, oppure che vengono trasferiti allestero in proprio, per poter supersfruttare la manodopera locale, sottopagata e con scarsi se non nulli- diritti sindacali e sociali.Invertire questa deriva SI DEVE E SI PUO; non sar facile, ma sar solo con la mobilitazione generale e coordinata che si potr opporsi a questo sfacelo.I lavoratori e le lavoratrici dellUnione Sindacale Italiana sono e saranno al vostro fianco.

    Unione Sindacale ItalianaSegreteria Provinciale di TriesteTrieste, 15/05/2015

    Lavvocato dellAzienda, ha perso netta-mente sia dal punto formale che nel merito. Nella forma il Giudice ha stabilito che il Responsabile dellU.P.D., che al San Paolo ormai sta a significare Ufficio Persecuzione Dipendenti, non era legittimato ad opporsi alla richiesta di archiviazione avanzata dal P.M., in quanto la parte lesa da conside-rarsi la persona giuridica dellAzienda, cio il Direttore Generale e non il responsabile dellU.P.D. Invece entrando nel merito, il Giudice richiama linsussistenza dellelemento oggettivo del delitto e pertanto dispone larchiviazione del procedimento del reato di interruzione di pubblico servizio.

    Con questa ennesima sentenza ci auguria-mo che da ora in poi, le energie profuse nellaccanimento persecutorio nei confronti dellU.S.I. abbiano a cessare immediatamen-te e vengano impiegate nei settori dove real-mente vi interruzione di pubblico servizio e dove spesso prospera il malaffare.In fondo il buco di 8 milioni di euro lasciato dalla societ Dental Building SpA grava an-cora sul bilancio dellospedale, sui cittadini e sui dipendenti, come anche lappalto del servizio mensa ritenuto uno fra i pi costosi della Lombardia. Vogliamo anche parlare

    di quali disagi comportano a noi dipendenti la rimozione delle auto? E ancora: i reparti inaugurati e mai aperti, i cui costi conti-nuano a lievitare, il clientelismo della libera professione, i sistemi informatici che tanto filo da torcere arrecano ai dipendenti a cui vengono sottratte indennit, ore, ferie ecc. ecc.Potremmo continuare a lungo ma non vorremmo sovraccaricare troppo il lavoro dellavvocato dellazienda, gi molto occupa-to a punire i dipendenti .

    La misura colma!La Direzione non faccia finta di nulla e la smetta di spremere i dipendenti e decidere sempre e solo unilateralmente, passando sulle teste di tutto il comparto, che in fondo quello che fa andare la barca di questo ospedale. Convochi come gli compete la RSU invece di organizzare convegni teorici sulla trasparen-za e corruzione o sulla giornata internazio-nale dellinfermiere, perch la realt parla di carichi di lavoro massacranti nei reparti di assistenza e di operatori che non ce la fanno pi.

    USI Sanit, Ospedale San Paolo Milano, 8/05/1

    IL PROCEDIMENTO PENALE DEL REATO DI INTERRUZIONE DI PUBBLICO SERVIZIO, INTENTATO DAL RESPONSABILE DELLUFFI-CIO PROCEDIMENTI DISCIPLINARI CONTRO DUE DELEGATI RSU DELLU.S.I. SANIT, HA AVUTO TERMINE COL RISULTATO DETTO IN TERMINI CALCISTICI DI: VIGEZZI 0 - U.S.I. 2.

    Nel pomeriggio dell8 maggio, presso la sala Amendola di Avenza si doveva tenere un incontro tra CGIL, lassessore alla sanit del comune di Carrara e Biselli, lamministratore della casa di riposo Regina Elena, ben noto ad Usi.Biselli ha, tra laltro, un doppio incarico illegittimo : dirige infatti anche una struttura nella vicina Massa. Dalla sola casa di riposo di Carrara intanto ha ricevuto lo scorso anno la modica cifra , si fa per dire di 117.000 euro .Lo stesso Biselli si gi premurato di sottolineare che le rette dei degenti a Carra-ra, andranno aumentate; quelle dei malati di Alzheimer addirittura del 100%

    per ovviare a un deficit di 100.000 euro della struttura. Meno della cifra che lui percepisce in un anno. La CGIL, invece di difendere i diritti dei ricoverati e dei lavoratori, si letteral-mente sdraiata sulle posizioni di Biselli, definendolo un interlocutore affidabile .Quello stesso Biselli che non perde occasione per attaccare USI-LEL, unica che denuncia la sua gestione. Biselli che l8 febbraio ebbe laiuto di Cgil-Cisl Uil grazie ad un comunicato congiunto, col quale in confederati annunciavano, pensa un po!, che USI Lel non esiste.Ci siamo presentati alla sala Amendola con i volantini redatti da USI Lel, presenti anche cinque agenti della Digos e, sorpresa!, il segretario della CGIL ha iniziato lincontro, davanti ad una trentina di persone, dicendo che il direttore della casa di riposo, era trattenuto da un improvviso incontro con il revisore dei conti.

    Dai, siamo seri!! Infatti voci solitamente bene informate, ci hanno fatto sapere che il DON, cos il direttore della casa di riposo vien chiamato visti i suoi trascorsi come sacerdote, passato davanti alla sala Amendola e poi svampato nel nulla. Lincontro ci ha visti presenti per alcuni minuti, poi , visto che si trattava della solita minestra riscaldata , si parlava infatti di Casa della Salute, di un nuovo ospedale e via dicendo, ce ne siamo andati. Vedremo se la rabbia di alcuni lavoratori iscritti alla Cgil per lincontro del loro sindacato con Ermanno Biselli si tramuter davvero nella restituzione della tessera e in qualcosa di costruttivo.USI-LEL

    USI-AIT sezione di Lucca

    Primo Maggio a Carrara

    Carrara, Casa di riPOsO

    Biselli? Assente!

    Poich il proletario, il lavoratore manuale, di fatica, il rappresentante storico dellultima schiavit sulla terra, la sua emancipazione lemancipazione di tutti, il suo trionfo il trionfo storico dellumanit

    Michail A. Bakunin

    neLLusinessuno stiPendiAto

    SE TOCCANO UNO, TOCCANO TUTTI

    Il primo maggio si sono svolte due manifestazioni a Carrara una colorata popolare ed anarchica ed una istituzionale, ove, gli incroci e le relazioni tra gli orga-nizzatori -Cgil in testa- sono piuttosto inquietanti. Vorremmo come USI enti locali svelare i comportamen-ti di chi si definisce dalla parte di lavoratrici e lavo-ratori.Le risposte stanno, come vedremo, concretamente allinterno della la realt dei fatti.La nostra dimostrazione reale comincia svelando come i sedicenti sindacalisti non abbiano nessun problema ad organizzare manifestazioni del 1 Maggio con pa-droni di cava quali il Re delle cave Michelangelo Ba-rattini, mentre in un recente passato presenziavano as-sieme ai repubblicani al primo maggio degli Animosi.Ricordiamo che un informativa dellantimafia, stima in 180 milioni il nero prodotto in 5 anni da questa cava! Sappiamo, inoltre, che oggi la logica ricattatoria dei padroni di cava si fatta pressante nei confronti dei cavatori, usando il pretesto del piano paesaggistico per prospettare funesti presagi di licenziamento.Se questo aspetto non bastasse a far comprendere lin-voluzione della Cgil argomentiamo ulteriormente.La Cgil e lo Spi-Cgil (congiuntamente) hanno con-tattato come relatore alla propria tavola rotonda di Venerd 8 Maggio prossimo, niente popo di meno che il Direttore del Regina Elena Ermanno Biselli (con mandato scaduto dal 1 gennaio 2015) e pienamente nellocchio del ciclone per una serie di permformance discutibili, da ultima quella di dichiarare alla stampa di avere un accordo (con chi?) di una prorogatio fino a fine 2015 come direttore del regina Elena.Vogliamo ricordare che la Cgil (coerentemente, in con-tinuit con il suo modus operandi) nei mesi scorsi ha difeso a spada tratta il Biselli nonostante gli spropo-sitati costi a carico della comunit Carrarese, in altre parole, 117.000 euro annui per un part-time, essendo impegnato a dirigere anche alla casa di riposo Ascoli di Massa.La difesa della Cgil verso lex Don, si espressa pub-blicamente anche quando questultimo, con un atto gravemente iillegittimo, scavalcando barbaramente la democrazia, aument in maniera immorale le rette alle persone anziane del regina Elena (per il centro Alzhei-mer laumento tocc il 100%!).Domanda: ma non la Cgil che continua a rivendicare legalit e Democrazia?Questo fatto illegale e immorale avrebbe, se andato in porto, causato un doloroso esodo per gli ammalati dAlzheimer e un, ovvio, calo delloccupazione con con-seguente taglio del personale di cooperativa.Ricordiamo pure che nel febbraio scorso sulle pagine della Nazione Cgil, Cisl e Uil dichiararono allunisono che Il sindacato USI enti locali (cio coloro che de-nunciarono laumento illegale delle rette) non rappre-sentava nessuno e che delle rette -loro- non volevano parlarne! Incredibile!Il silenzio assordante della Cgil si poi esplicitato ed ancor pi amplificato quando il Biselli (art. tirreno 26 febbraio u.s) non si fa premura di definire imboscati e ladri (prima del suo avvento) operatrici e operatori del Regina Elena, fatto vergognoso a cui i confederali non hanno replicato duramente, come avrebbero dovuto a fronte di attacchi del genere, probabilmente un tacito assenso.Concludendo: crediamo che la popolazione abbia capi-to da che parte stanno i cosidetti difensori di lavoratri-ci e lavoratori, per cui USI enti locali Carrara prende le distanze da chi difende padroni di cava miliardari e dirigenti ultrapagati per un part-time.Prende le distanze da chi non difende le operatrici del regina Elena accusate e lese nella dignit, operatrici che per pochi euro e in poche unit accudiscono con sacrificio e affetti i nostri anziani, rendendo il regina Elena un esempio da seguire.

    Per Usi enti localiGianni Marchi

    -NO ALLO SMANTELLAMENTO DELLO STATUTO DEI LAVORATORI,-NO ALLIMPOVERIMENTO DEI LAVORATORI, NO ALLA PRECARIET A VITA,-NO ALLA NEGAZIONE DI UN FUTURO CERTO PER I GIOVANI -NO JOBS-ACTPER LA DIFESA DELLOCCUPAZIONE E LA TUTELA DEI DIRITTI DEI LAVORATORI, PER IL DIRITTO AL LAVORO SICURO PER TUTTI, PER UN SALARIO DIGNITOSO E GARANTITO, PER UN SINDACATO LIBERO E NON IMPOSTO DALLALTO

    15 maggio, giornata dello sciopero generale cittadino, stata una tappa di un per-corso empirico intrapreso da alcune realt locali, quali USI/AIT, gruppo anarchico A. Cieri/FAI, CUB, PCL e AP, con la collaborazione del coordinamento no austerity di Bologna, per la ricomposizione di classe e la costituzione di un fronte unico di classe in grado di contrapporsi efficacemente alla pi grande offensiva padronale che, dal Secondo Dopoguerra ad oggi, la classe lavoratrice sta subendo. Un percor-so che ha visto le realt promotrici dello sciopero impegnate in diverse attivit di agitazione e propaganda come lirruzione presso lUnione Parmense degli Industriali per indicare il luogo dove si concretizza il conflitto sociale, e nei centri commerciali per manifestare contro il lavoro nei giorni festivi. Tutte iniziative che hanno costitui-to una reale e concreta solidariet dei compagni verso tutte le realt che subiscono pesantemente la repressione/depressione economica, morale e fisica. La giornata ha voluto raccogliere le diverse istanze di quanti vivono condizioni di sfruttamento riassumendole in una critica generale al sistema capitalistico.

    Sempre pi spesso, infatti, vediamo tante piccole lotte dislocate sul territorio na-zionale che, incapaci di essere incisive perch raramente in grado di unificarsi e tradursi nel terreno pratico dello scontro di classe, si riassumono in grandi chiamate nazionali le cui piattaforme rivendicative, lungi dal riuscire a porsi in una posizione di rottura con il sistema capitalistico, racchiudono la somma di iatture che, giorno dopo giorno, siamo costretti a subire. Queste manifestazioni di opinione, come abbiamo avuto modo di appurare in questi anni, seguono sempre il solito schema, ovvero ampia partecipazione e ricerca dei luoghi sensibili da colpire. Tale modello sterile poich, non solo non si fonda su una progettualit politica e, quindi, sulla prospettiva di una lotta di lunga durata, ma rende manifestazioni di questo tipo un dispositivo mediatico grazie al quale il padronato riesce ad attaccare pi facilmente lintero movimento. Questo avviene perch giornate del genere si trasformano so-vente in scenari di violenza gratuita verso luoghi, come vetrine di banche e negozi, che non rappresentano reali obiettivi politici.

    Tutto ci, altro non rappresenta che una crisi esistenziale sempre pi diffusa che si manifesta attraverso atti di ribellismo al di fuori di una cosciente accettazione di ideologie politiche che ci rappresentano e totalmente al di fuori della lotta di classe; anche per il semplice motivo che le chiamate nazionali si svolgono spesso in giorni

    festivi in cui la produzione ferma e i luoghi di potere vuoti. A Parma, si data prova di voler uscire dai soliti schematismi organizzando un corteo in una giornata lavorativa sfruttando lo sciopero indetto per la stessa giornata. Infatti, lo sciopero, oltre ad incidere sulla produzione e quindi sul profitto del padrone, permette di partire da una base conflittuale su cui sperimentare pratiche di lotta alternative sul terreno pratico del conflitto di classe. Il corteo, che ha visto sfilare poco pi di un centinaio di persone per il centro cittadino, tra le altre cose, ha voluto ribadire la propria contrariet alle politiche filo-padronali del governo Renzi le quali non sono altro che un seguitare di politiche che da pi di trentanni attaccano fortemente la classe lavoratrice; ha voluto ribadire il suo dissenso nei confronti dei tagli al wel-fare, dellinceneritore, e della giunta comunale a cinque stelle la quale, nonostante si sia sempre dichiarata unalternativa nei confronti delle politiche liberiste della giunta precedente, si dimostrata una continuit di essa in quanto, piuttosto di interrompere il pagamento del debito cittadino a coloro che, con la collaborazione della giunta Ubaldi e Vignali, lo hanno creato, preferisce portare avanti tagli ai servizi per disabili.

    Attenzione particolare stata rivolta anche alla legge sulla rappresentanza sinda-cale, accordo siglato tra CGIL, CISL, UIL e Confindustria il 31 maggio 2013, per colpa del quale lautorganizzazione dei lavoratori e la conflittualit viene ostacolata dallimposizione di alcune normative. Per esercitare il diritto di rappresentanza necessario firmare il patto e, quindi, siccome i firmatari sono vincolati dal patto, proibito promuovere iniziative in contrasto con gli accordi stabiliti. Una legge, quindi, funzionale allattuale fase neo-corporativa dello Stato italiano che vorrebbe negare la realt del conflitto di classe dando il monopolio della rappresentanza sin-dacale ai sindacati confederali impedendo qualsiasi manifestazione di democrazia diretta e di conflitto nei posti di lavoro.

    Detto questo per non possiamo non notare anche da parte di alcuni sindacati di base come, per esempio lUSB, una tendenza a burocratizzarsi. Contrari da sempre ad un sindacato di burocrati e facendo tesoro dellinsegnamento malatestiano, se-condo cui Il pericolo pi grande che minaccia il movimento operaio la tendenza dei leader a considerare la propaganda e lorganizzazione come un mestiere, com-prendiamo che sta a noi in prima persona dimostrare la capacit conflittuale che attraverso lazione diretta possiamo mettere in campo e cercare di sviluppare nei singoli, sempre come diceva Malatesta lo spirito di organizzazione, il senso della solidariet, la convinzione della necessit di cooperazione fraterna per combattere loppressione e realizzare una societ in cui tutti possono godere di una vita vera-mente umana.

    Manuel Pagliarini, Segretario USI-Parma

    Chi non ha mai lavorato in un determinato settore o non vi lavora da innumerevoli anni pu capire le reali necessit di chi dice di rappresentare?Il sindacato dei lavoratori deve essere rappresentato solo da lavoratori contro logiche affaristiche e compromessi che oggettivamente non garantiscono la trasparenza delle azioni.

    Non tollerabile che un sindacato debba affidarsi a dei professionisti che come tali potrebbero pensare prima di tutto ai propri interessi.

    Il sindacato deve essere gestito direttamente dai lavoratori.Non deve essere una struttura autoritaria dove i professionisti dicono ai lavoratori cosa fare e cosa pensare. Il sindacato deve essere uno spazio di socialit in cui tutti i lavoratori dialogano alla pari e decidono attraversoo il confronto le azioni da intraprendere a livello nazionale e locale.

    I delegati RSU devono adempiere la volont dei lavoratori e devono rispondere delle loro azioni solo dinnanzi alle assemblee dei lavoratori verso cui il delegato deve rispondere del proprio operato.

    scioPero A PArmA

    Primo Maggio a Modena eon pranzo alla Libera Officina

  • Vogliamo innanzitutto rimarcare che il Primo Maggio ci porta a ricordare quella grande protesta contro lassassinio deciso dal Tribunale di Chicago nei confronti di cinque anarchici colpevoli di essere stati alla testa delle lotte operaie del grande sciopero e manifestazione del 1 maggio 1886, in America, che rivendicavano la conquista della giornata di 8 ore per tutti.Nella giornata del Primo Maggio 2015 stato attivato allin-terno del CSA Cox 18, in via Conchetta 18, a Milano, uno spazio tematico sulla storia e lattua-lit dei contenuti del Primo Maggio. Sono state esposte com-posizioni artistiche, artigianali e una mo-stra sul tema.Si sono svolte esibi-zioni musicali e canti.Hanno fatto parte

    della mostra allestita allinterno del Con-chetta, assieme alle altre opere, avvalen-doci della collaborazione, che ringra-ziamo, di escuela moderna (Nicoletta Braga, Elisa Franzoi, Laura Cazzaniga, Antonella Pellino, Massimo Mazzone, Valerio Muscella) che coordina lattivit di diversi artisti di area libertaria a livello internazionale.

    Liniziativa si svolta per lintera mattina-ta, dalle 9 alle 13.Cogliamo loccasio-ne per esprimere tut-ta la nostra piena so-lidariet ai lavoratori della Scala che riven-dicano il prorpio di-ritto di non prestare la loro mano dopera nella giornata del 1 Maggio.

    USI AITprov. milanese

    Riappropriamoci del Primo Maggio

    Abbiamo sentito la necessit di una ini-ziativa per la Riappropriazione del Pri-mo Maggio di fronte allatteggiamento delle Istituzioni, questanno pi che mai in virt dellevento Expo che per noi si-gnifica, al di l delle balle che raccontano sul nutrire il pianeta, enorme spreco di denaro pubblico, devastazione ambienta-le, regalo alle cosche mafiose; significa essere al servizio delle multinazionali nella loro opera di speculazione e di con-trollo nellaffare della distribuzione del cibo nel pianeta; significa sfruttamento della mano dopera giovanile attraverso la pratica di contratti di lavoro volonta-rio gratuito o pagato una miseria.

    Primo Maggioa Parma

    Primo Maggioa Milano

    Primo Maggioa Trieste

    settembre. due APPuntAmentiA cui non Puoi mAncAre

    FestA usi A FAno

    FestA usi A modenA

    qui milano