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Luca . 4 12 /// coppola /// farina coscioni /// facci /// severini /// stancanelli /// walzer agendacoscioni SPED. IN ABB. POST. D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1 COMMA 2 DCB - BOLOGNA UN MODO CONCRE TO PER DIFENDERE IL TUO DIRITTO A DECIDERE DEL TUO CORPO LE QUOTE DI ISCRIZIONE ALL’ASSOCIAZIONE COSCIONI • 100 Euro (Socio ordinario) • 200 Euro (Socio sostenitore) • 400 Euro (Socio finanziatore) • 590 Euro (Pacchetto iscrizioni alla “galassia radicale”). Anche per il 2012 è prevista una quota cumulativa che consente di iscriversi a tutti i soggetti dell’area radicale (Partito Radicale Transnazionale, Radicali Italiani, Associazione Luca Coscioni, Nessuno Tocchi Caino, Anticlericale.net, Esperanto Radicala Asocio, Non c’è pace senza giustizia, Certi Diritti). • È possibile iscriversi a rate. • Contatta il 0668979286 per sapere come. LE MODALITÀ DI PAGAMENTO • Online con Carta di credito: • Attraverso Banca Sella, lo standard di sicurezza più elevato per l’invio di informazioni sensibili attraverso la rete Internet. • Con bonifico bancario: intestato a Associazione Luca Coscioni presso la Banca di Credito Cooperativo di Roma ag. 21 Roma IBAN: IT79E0832703221000000002549 BIC: ROMAITRR • Con conto corrente postale: n. 41025677 intestato a “Associazione Luca Coscioni” Via di Torre Argentina, 76 – 00186, Roma www.associazionelucacoscioni.it/contributo la biblioteca /////////////////////////////////////// 2 stati uniti oggi intervista a Michael Walzer//////////////// 4 apocalypse town di Alessandro Coppola /////////////10 l’italia in europa: vita da fuorilegge //////14 agenda coscioni /////////////////////////////// 20 diario europeo//////////////////////////////// 26 cuore selvaggio cinema///////////////////////// 28 la badante televisione////////////////////////////// 30 cineteatro////////////////////////////////////// 32 IN QUESTO NUMERO Luca. Trimestrale dell’Associazione Luca Coscioni direttore: Andrea Bergamini design: Maurizio Ceccato | IFIX redazione: Valentina Stella, Alessia Turchi fotografa: Maria Pamini finito di stampare presso la tipografia: Logo Press S.r.l. Borgoricco PD

Luca. (tre)

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Il terzo numero della rivista "Luca". Rivista dell'Associazione Luca Coscioni

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Luca.4 12///

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UN MODO CONCRETO

PER DIFENDERE IL TUO DIRITTO

A DECIDERE DEL TUO CORPOLE QUOTE DI ISCRIZIONE ALL’ASSOCIAZIONE COSCIONI

• 100 Euro (Socio ordinario)• 200 Euro (Socio sostenitore)• 400 Euro (Socio finanziatore)• 590 Euro (Pacchetto iscrizioni

alla “galassia radicale”).

Anche per il 2012 è prevista una quota cumulativache consente di iscriversi a tutti i soggetti dell’area radicale (Partito Radicale Transnazionale,Radicali Italiani, Associazione Luca Coscioni, Nessuno Tocchi Caino, Anticlericale.net, EsperantoRadicala Asocio, Non c’è pace senza giustizia,Certi Diritti).

• È possibile iscriversi a rate. • Contatta il 0668979286 per sapere come.

LE MODALITÀ DI PAGAMENTO• Online con Carta di credito:• Attraverso Banca Sella, lo standard di sicurezza

più elevato per l’invio di informazioni sensibiliattraverso la rete Internet.

• Con bonifico bancario: intestato a Associazione Luca Coscionipresso la Banca di Credito Cooperativo di Roma ag. 21 RomaIBAN: IT79E0832703221000000002549BIC: ROMAITRR

• Con conto corrente postale: n. 41025677 intestato a “Associazione Luca Coscioni”Via di Torre Argentina, 76 – 00186, Roma

www.associazionelucacoscioni.it/contributo

la biblioteca///////////////////////////////////////2stati uniti oggi intervista a Michael Walzer////////////////4apocalypse town di Alessandro Coppola/////////////10l’italia in europa: vita da fuorilegge//////14agenda coscioni///////////////////////////////20

diario europeo////////////////////////////////26cuore selvaggio cinema/////////////////////////28la badante televisione//////////////////////////////30cineteatro//////////////////////////////////////32

IN QUESTO NUMERO

Luca.Trimestrale dell’Associazione Luca Coscioni

direttore: Andrea Bergaminidesign: Maurizio Ceccato | IFIX

redazione: Valentina Stella, Alessia Turchi fotografa: Maria Paminifinito di stampare presso la tipografia: Logo Press S.r.l. Borgoricco PD

Page 2: Luca. (tre)

«Andrea conte Lucchesi-Palli,

vescovo di Agrigento, mette

la sua biblioteca a disposizione

del pubblico in tutti i giorni

feriali, da due ore prima a due

ore dopo il mezzogiorno.

L’ingresso è libero a tutti.

Nessuno varchi la soglia

di soppiatto. Non mettere mano

negli scaffali, ma chiedi il libro

che desideri. Usalo senza

danneggiarlo, non scalfirlo

cioè di taglio o di punta, non

segnarlo di postille. Potrai

solo servirti di un foglietto

segnarigo, e copiare quel che

vuoi. Non incombere sul volume,

non metterci sopra la carta su

cui scriverai, né l’inchiostro,

né la sabbia, ma tienilo

a destra, un po’ lontano da te.

L’analfabeta, la persona

di servizio, il chiaccherone,

lo sfaticato, chi non ama star

seduto, restino fuori. Tu

osserva il silenzio, non

disturbare gli altri leggendo

ad alta voce, prima di andar

via chiudi il libro: se è piccolo

riconsegnalo nelle mani

del sorvegliante, se è grande

lascialo sul tavolo, dopo aver

avvisato chi di dovere. Non

pagar nulla, vattene anzi più

ricco. E torna spesso».

Leonardo Sciascia, Fatti diversi di Storia Letteraria e Civile, Palermo,Sellerio 1989

La biblioteca.

Page 3: Luca. (tre)

Di recente l’attore Jack Nicholson ha dichia-rato che l’America “sta diventando una piattasocietà di vegetariani, astemi e puritani. Io cre-do nella carne rossa, nel vino e nelle donne.”E lo scrittore Gore Vidal, appena scomparso,osservava ironicamente: “Il 50% degli ameri-cani non ha mai letto un giornale e sempre il50% non vota per il Presidente. Si spera chesia la stessa metà.” Com’è cambiata l’Americae quali sono oggi il modello e la cultura ame-ricani? Sono innanzitutto queste le domandeche abbiamo posto a Michael Walzer, filosofodella politica, professore emerito all’Institutefor Advanced Study di Princeton e direttoreeditoriale della rivista “Dissident”, nonchéautore di Che cosa significa essere americani(Marsilio, 2001) e Pensare politicamente. Sag-gi teorici (Laterza, 2009). Nei suoi scritti,Walzer ha sottolineato l’importanza dell’eti-ca in guerra, ma ha anche voluto spiegare lepossibilità e le condizioni di una guerra giu-sta (Sulla guerra, Laterza, 2006). Il suo pen-siero è spesso considerato una variante delpensiero “comunitario” contemporaneo, ma èlui stesso, un liberale di sinistra che ha lettoSilone, a non sentirsi dal tutto a proprio agiocon questa definizione. Secondo Walzer, lateoria politica deve essere fondata sulla e nel-la cultura d’ogni specifica società, rifiutandoin quanto astratte e infeconde tutte quelleposizioni etiche e politiche che prescindonodal contesto socio-culurale a cui intendonorivolgersi. Allo stesso modo, come il poterepolitico non deve essere fonte di privilegio, eper lui questo è il senso del costituzionalismodemocratico, neppure il denaro deve esserlo,e il suo potere deve essere limitato.

Quando gli è stato chiesto cos’è il benecomune, ha risposto di aver sempre diffidatodei termini al singolare, per cui sia la libertàpolitica, come anche l’equità sociale, sonobeni comuni.

Lei ha scritto che la plutocrazia è la tipicaforma della tirannia in democrazia. Dopol’implosione della bolla dei mutui immobi-liari e la generale crisi del settore finanzia-rio, il potere della plutocrazia è cresciutonegli Stati Uniti?

Sì, e temo sia cresciuto moltissimo. Quan-do parlo di plutocrazia, mi riferisco a indivi-dui che dispongono di risorse ingenti e che

spendono molti soldi per la competizioneelettorale, facendolo per convinzione idealema anche nella speranza di avere un ritornodi tipo materiale. La crisi finanziaria in real-tà non ha inciso su questo tipo di comporta-menti. Si tratta di capire quanto il denarocondizioni in questa fase della nostra storiapolitica lo svolgimento della democrazia e ache livelli di distorsione può portare.

Affrontando il caso dell’Europa orientale,lei ha sostenuto che il liberismo si è nutritoed è prosperato sul fallimento del comuni-smo. Cosa ci dobbiamo aspettare in questoperiodo storico?

Quello cui assistiamo negli Stati Uniti apartire dalla seconda metà degli anni Settan-ta è un continuo spostamento verso destradell’agenda politica e il forte indebolimentodella sinistra americana, la sinistra liberal.Una delle ragioni concrete di questo indebo-limento è il declino del movimento operaio,dovuto alla costante diminuzione del numerodei lavoratori organizzati. I sindacati, con laloro capacità di istruire i propri associatiimmettendoli poi nell’arena politica, assicura-vano la base per le politiche liberal e progres-siste negli Stati Uniti. Molte energie prodottedal movimento dei lavoratori sono svanite,per riapparire in altri segmenti del discorsopolitico, soprattutto tra i cristiani evangelici.La sinistra liberal è molto debole ed è costan-temente sulla difensiva. Per esempio, il pianodi Obama sul sistema sanitario nazionale èsicuramente un passo in avanti, ma rappre-senta un compromesso. Ebbene, siamo qui acercare di difenderlo, mentre dovremmo cer-care di migliorarlo. Un’ulteriore conseguenzadi questo continuo indebolimento della sini-stra liberal è la crescita delle disuguaglianzenegli Stati Uniti. Questa è forse la conseguen-za più importante. Il divario tra i molto ricchie il resto degli americani si sta allargando, enoi in questo momento non abbiamo l’ener-gia per promuovere il progetto di una mag-giore eguaglianza.

Negli ultimi decenni è cresciuta o diminuital’eguaglianza delle opportunità negli StatiUniti? Su questo tema si è già espresso, maforse vuole aggiungere qualcosa?

Penso che sia diminuita l’eguaglianza nelleopportunità, perché alcuni degli istituti fon-damentali della mobilità nella società ameri-cana sono stati indeboliti, come le scuolepubbliche e i sindacati. Le scuole aiutavano ifigli della classe operaia e della piccolissimaborghesia ad accedere a lavori e professionitipiche delle classi medie, e i sindacati miglio-ravano le condizioni di lavoro di quanti non

DEMOCRAZIAREALE

Simone Sapienzatext

Marta Zucco Oteiimg

STATI UNITI

OGGI

DEMOCRAZIAREALE

Luka Bogdanictesto

Maurizio Ceccatoillustrazioni

Luca.5

INTERVISTA A MICHAEL WALZER

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una certa disillusione a sinistra. L’applicazionerigida e ideologica delle politiche cosiddette dellaissez-faire è stata in parte dell’Europa e negliStati Uniti molto forte negli ultimi tre decenni.Si tratta di cicli economici e ideali, ma almomento non sembra esserci una sinistra libe-rale con una forte capacità intellettuale di con-trastarle o quantomeno di arginarle.

Pensa si possa parlare di crisi della democra-zia legata alla crescita dei nazionalismi?

È difficile parlare di crisi della democrazia,poiché si impone la domanda su cosa si inten-de per crisi della democrazia. Insomma, ogginel mondo ci sono ancora molte persone chelottano per ottenere e realizzare la democrazia,ad esempio in parte del mondo arabo. D’altraparte c’è il problema della democrazia in Euro-pa, ma si tratta di un caso particolare all’inter-no del quale bisogna distinguere due ordini diproblemi. Il primo è quello che riguarda le isti-tuzioni dell’Unione Europea, cioè quello che sichiama deficit di democrazia. In questo sensoè importante dire che finora è stato lo Statonazionale quello che assicurava in Europa unospazio per la politica democratica. Quando siva oltre questo spazio e verso un’istituzionecome l’Unione Europea o verso agenzie globa-li, come l’Organizzazione Mondiale del Com-mercio, dunque quando si compie tale passo,ci si lascia dietro quello spazio politico con cuiabbiamo maggiore familiarità e quindi non sia-mo più così sicuri di come far funzionare lademocrazia nei nuovi spazi dell’Unione Euro-pea o delle società globali. Esiste un problema

che dobbiamo affrontare, il problema di cometrovare nuovi spazi per l’organizzazione e l’at-tività democratica. L’altro problema che stia-mo vivendo in molte parti del mondo riguardala rinascita dell’impegno politico fondato sul-l’appartenenza religiosa e nazionale, e normal-mente questi fenomeni danno vita a forze poli-tiche antidemocratiche, come ad esempio inIndia, in Algeria o in Ungheria.

Negli Stati Uniti avete problemi analoghi?Avete problemi con i nazionalismi?

Ci sono stati e ci sono tuttora tentativi di ali-mentare una politica anti-immigrazione, maciò è molto difficile da attuare negli Stati Uni-ti, perché tanti dei nostri cittadini hannomemoria del fatto che i loro genitori o nonnisono stati immigrati. Si tratta di un tipo di poli-tica demagogica e ingannevole e credo che sularga scala non funzioni. In questo senso, pen-so che i Repubblicani abbiano fatto un grandeerrore nel cercare di sfruttare i sentimenti anti-immigrazione della gente. È una delle ragioniper cui stanno perdendo i voti degli ispanici,che potrebbero essere molto importanti nelleprossime elezioni.

Più di dieci anni fa, lei ha scritto che se inuovi immigrati del Sud non iniziano adistribuirsi su tutto il paese come hanno fat-to quelli prima di loro, lo stato del NewMexico potrebbe diventare il primo caso diconflitto linguistico negli Stati Uniti. Daallora cosa è cambiato?

Penso che la situazione sia mutata di molto,gli ispano-americani si stanno distribuendosu tutto il territorio del paese e sono presentipersino nel Minnesota. Insomma, esiste unagrande distribuzione degli ispano-americaniprovenienti dal Messico, da Cuba e da altriposti dei Caraibi e del Sud America. Dunque,si tratta di una grande immigrazione che simuove come i vecchi gruppi d’immigrati.Comunque, potrebbe succedere ancora qual-cosa di pericoloso nel Sud-Ovest. Penso peròche gli ispano-americani sono ormai un fatto-re politico in molte parti del paese.

avevano raggiunto le posizioni e le professio-ni delle classi medie. Questi due strumentioggi sono meno efficienti di una volta.

Nei suoi scritti lei ha sottolineato il bisognodi crescita del livello di partecipazione poli-tica, mettendo l’accento sul fatto che le deci-sioni politiche devono essere sottoposte a unconfronto veramente aperto e devono esserecondivise da tutti i cittadini. Qual è il livellodi partecipazione politica delle masse e il gra-do di apertura del processo decisionale negliStati Uniti?

È da sempre opinione diffusa che se si riescead aumentare il numero delle persone impe-gnate nella politica e il numero di quelle chepartecipano alle elezioni – cioè la percentualedi elettori che effettivamente esprimono ilvoto – la sinistra si rafforza. Anch’io ne sonoconvinto, e il fatto che in molti Stati degli Sta-ti Uniti i Repubblicani stiano facendo di tuttoper ridurre il numero dei votanti, cioè stannointroducendo una serie di meccanismi cherendono più difficile il voto, ne è la prova.

Quali meccanismi stanno introducendo?Ad esempio, vorrebbero imporre alle perso-

ne di presentarsi al seggio con un documentod’identità provvisto di foto. Ma negli Stati Uni-ti non abbiamo la carta d’identità, perciò lagente che non possiede una macchina non hanemmeno un documento con foto. Se possie-di una macchina, invece, allora hai anche undocumento di questo tipo, cioè la patente di

guida, così come l’assicurazione. Perciò chinon possiede un’auto spesso non ha un docu-mento identificativo provvisto di foto. Mecca-nismi come questi sono fatti per ridurre ilnumero dei votanti e questo suggerisce cheanche i Repubblicani continuano a ritenereche una maggiore affluenza al voto significauna vittoria più probabile per i Democratici ei progressisti. D’altra parte, bisogna ammette-re che molta energia nella politica americanaè stata recentemente immessa dalla destra.Anche la destra ha portato nuovi soggetti allapartecipazione politica, come ad esempio i

membri delle chiese evangelica e pentecostale.Molti di loro prima erano politicamente passi-vi e non impegnati. Adesso, molti di loro sonocoinvolti nella politica. Quindi, la partecipa-zione politica può operare in diversi modi,dipende molto da dove si trova l’energia nelsistema politico. Parlo di energia ideologica,intellettuale e anche politica. In questomomento la sinistra è meno capace di mobili-tare ed è meno “energetica” della destra.

Quale è la ragione profonda di questo feno-meno?

Ritorno a quanto detto prima sul declino delmovimento operaio, poiché questo fenomenoha molto a che fare con la crescita della forzapolitica della destra. Le organizzazioni dei lavo-ratori negli Stati Uniti sono sempre state dipen-denti da qualche forma di aiuto di Stato. NegliTrenta e negli anni Quaranta, i Democratici delNew Deal – forti a Washington – hanno aiuta-to i lavoratori ad organizzarsi e a vincere le ele-zioni nelle fabbriche. Negli ultimi anni c’è sta-ta una campagna antisindacale molte forte e ilgoverno non provvede più al sostegno dei sin-dacati. Tutto questo ha provocato un significa-tivo indebolimento del movimento dei lavora-tori. A questo si aggiunge una certa perdita difiducia da parte del mondo progressista nelWelfare State, nella capacità dello Stato di ridi-stribuire le proprie entrate. Per la sinistra, il1989 – il collasso del comunismo – avrebbedovuto rappresentare un’apertura verso unamaggiore redistribuzione di reddito. Questoevidentemente non è accaduto ed ha portato a

Luca.7

PAOLA CIRIO

Paola Cirio e il suo gatto Sushi vivono a Torino.

Paola fa parte del Consiglio generale dell’Associazione

Luca Coscioni.

MARVIN HAMLISCH,

ALAN BERGMAN,MARILYN

BERGMAN

“So it is the laughterWe will remember

Whenever we rememberThe way we were”.

THE WAY WE WERE

SOUNDTRACK

6.Luca

MICHAEL WALZER

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PAOLA CIRIO

foto mmaarriiaa ppaammiinnii

Pensa che l’Unione Europea possa crescere esvilupparsi adottando il programma multiet-nico americano, ossia assimilazione sullequestioni economiche e politiche e plurali-smo nelle questioni culturali?

Non credo. Gli Stati Uniti sono una societàd’immigrati e negli Stati Uniti è successa unacosa che non succederà da nessuna parte inEuropa. I coloni anglo-americani che sono arri-vati qui nel Sei-Settecento e nei primi decennidell’Ottocento, e che pensavano di creare unoStato-nazione anglo-americano, hanno accetta-to, pur con grandi resistenze, di diventare unaminoranza in quello che reputavano fosse illoro paese. Sono stati sopraffatti prima dagliimmigrati irlandesi e da quelli tedeschi, poidagli europei dell’Est e da quelli del Sud, quin-di da polacchi, italiani e russi, e infine dagliispanici e dagli asiatici. Oggi i WASP, cioè ibianchi anglosassoni protestanti, sono la mino-ranza, una minoranza veramente piccola. Ifrancesi non accetteranno mai di diventare unaminoranza in Francia, né lo faranno i polacchiin Polonia o i danesi in Danimarca. Questo nonsuccederà. Gli Stati Uniti sono sotto questoaspetto un tipo di società molto diversa. Qui igruppi etnici non hanno antiche patrie, le han-no lasciate alle spalle e questa è una differenzasostanziale. Una grande differenza! Per questoil federalismo Europeo per funzionare dovràcreare forme europee di federalismo proprie, enon potrà assumere quelle americane.

Le prigioni delle nostre democrazie sonopiene. Secondo le ultime statistiche, negli

Stati Uniti su 100.000 abitanti ci sono 800detenuti. Questo fa degli Stati Uniti il paesecon la più grande popolazione carceraria almondo. Come si può spiegare questo biso-gno delle democrazie di incarcerare?

Noi potremmo essere una società forte esicura con molti meno detenuti. Questo temasi collega a quanto già detto. Insomma, se haiuna società con grandi disuguaglianze, il cri-mine sarà un problema maggiore di quantopossa esserlo in una società più equa. Ancheil modo col quale le forze conservatrici gesti-scono il problema della criminalità contri-buisce ad aumentare la popolazione carcera-ria. Negli Stati Uniti per esempio, tra lapopolazione afro-americana il tasso di de-tenuti è altissimo e si lega alle caratteristichedelle periferie delle nostre città, al collassoradicale di molti servizi statali e in particola-re all’indebolimento del sistema scolastico.Dunque, penso che ci siano molti legami econnessioni tra i problemi già affrontati e ilnumero dei detenuti: l’indebolimento dellasinistra liberal e quello del movimento ope-raio, nonché l’aumento delle disuguaglianze.Tutto questo è parte di uno stesso problema.Se c’è un maggiore impegno per la redistri-buzione del reddito, un maggiore impegnoper avere un Welfare State che funzioni, pen-so che si possa avere una società più sicuracon molta meno gente in carcere.

Lei ha scritto che l’autocritica è la nostra piùinusuale e forse più importante impresa morale.

Non pensa che questa pratica oggi sia comple-tamente messa in crisi?

Questa è una domanda complessa. Pensoche oggi si privilegi l’ironia all’autocritica,che per me si collega al distacco e al disim-pegno. E non c’è dubbio che la cultura con-temporanea è ironica in modo crescente, cioèsi scrivono romanzi e si realizzano film comi-ci. Forse possiamo dire che questo è un mo-do per evitare l’uso di vari modi non ironici,tra cui anche quello della autocritica. Ma nonne sono sicuro.

Provo a riformulare la domanda. Oggi sembrache politici e personaggi pubblici non faccia-no autocritica. Scherzano sulle proprie man-canze, sui propri difetti, ma non ammettonomai pubblicamente i propri errori.

Le scuse sono un tema nuovo di dibattitopolitico. Per esempio, il dibattito tra i politicigiapponesi se chiedere scusa per il massacro diNankino (Nanjing) del 1937 o la posizione diBill Clinton che andando in Ruanda haammesso di aver sbagliato a non sostenere l’in-tervento armato. Questo è qualcosa di relativa-mente nuovo e ci sono molti politici che criti-cano questa prassi e la vedono comeun’umiliazione nazionale, o vedono in essa unsegno di debolezza morale. Si nota un maggio-re interesse circa l’ammissione dei crimini del-la propria nazione. Si tratta però di una cresci-ta modesta, perché sono in molti ad avere unatteggiamento ostile verso questo tipo diammissioni.

8.Luca

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Un giovane ricercatore presso il Dipartimentodi Architettura al Politecnico di Milano, Ales-sandro Coppola, ha studiato alcuni fenomeniurbanistici, o di riorganizzazione della città, chestanno modificando il volto degli Stati Uniti ein particolare di quelle città della cosiddetta“fascia manifatturiera” (Rust Belt) investite dauna crisi economica drammatica già a partiredagli anni Ottanta. In un universo mobile eveloce come quello americano, la morte dellecittà (città fantasma) legate ai mutamenti deiflussi economici è quasi una costante. Per la pri-ma volta nella storia americana la risposta deicomuni cittadini e delle istituzioni non è il sem-plice abbandono dei luoghi. Di seguito pubblichiamo un capitolo della ri-cerca di Alessandro Coppola, apparso nel suovolume Apocalypse Town (Laterza, 2012).

RAREFARE LA CITTÀIN AMERICA I RIFLESSI ANTI-URBANI SONO DA

sempre molto potenti, tanto da assurgere auno dei miti fondativi della nazione. Per Tho-mas Jefferson la città era l’origine di tutti i malimentre la stessa democrazia americana, peressere vitale, doveva fondarsi su di un accessodi massa alla proprietà agricola: coltivare unpezzo di terra proprio equivaleva ad onorarele virtù del lavoro e della partecipazione civi-le. Un ideale tanto essenziale quanto efficace,che si rifletteva nella mappa idealtipica diquella che, secondo lui, avrebbe dovuto esse-re la città modello americana. “Si prendacome esempio una scacchiera per disegnare lapianta di una città – scriveva nel 1805 – silascino solo i quadrati neri per la costruzionee quelli bianchi rimangano aperti, con tappetierbosi ed alberi. Ogni quadrato di case saràcircondato da quattro quadrati aperti e ognicasa avrà di fronte uno spazio aperto.” Qual-che anno più tardi Henry Thoreau nel suoWalden, ovvero la vita nei boschi, cantava levirtù della wilderness contro l’approssimarsidi una civiltà industriale che ammassava gliuomini in grandi metropoli o li disperdevanella nuova impersonale campagna del capita-lismo agricolo. In entrambi i casi, ad andare

perdute erano irrinunciabili qualità spirituali,che l’autore attribuiva a un mondo pre-indu-striale fortemente mitizzato. Infine, quando laciviltà industriale non poteva che essere accet-tata come uno stato di fatto non più aggirabile,gli urbanisti organizzano la sapiente reintrodu-zione di scampoli ben amministrati di naturaselvaggia nelle grandi concentrazioni urbane. Iprogetti di Frederick Law Olmsted avevanol’ambizione di riconciliare la città non con lacampagna ma con una natura incontaminatache, negli stessi anni, veniva preservata anchegrazie all’istituzione delle prime riserve natura-li, come lo Yosemite Park in California. Ma pri-ma che il suburbio infinito del dopoguerrastrappasse alla natura e alla campagna nuovi e

immensi territori, era stato Frank Lloyd Wrighta teorizzare che la città, per essere americana,dovesse essere a bassissima densità. Agli occhidel grande architetto, le concentrazioni urba-ne e i loro piani regolatori apparivano come“qualcosa di simile alla sezione di un tumorefibromatoso” bisognoso di terapie tanto inva-sive da risolversi, di fatto, in eutanasia. In The

Living City, Wright presenta la sua città idea-le – l’arcinota Broadacre City – come il succe-dersi di appezzamenti di quattro miglia cia-scuno, in cui ogni famiglia avrebbe goduto diun acro di terreno. In assenza di mezzi pub-blici, tutti gli spostamenti sarebbero stati affi-dati all’automobilismo di massa, che negli an-ni Trenta era già diventato una realtà per le

classi superiori. Fra le bassissime densità el’individualismo architettonico della sua crea-tura, per Wright, a trionfare era “la città del-la libertà nuova” capace di riconciliare, in unpaesaggio di qualità superiore, natura, agri-coltura e architettura. Sullo sfondo di questevisioni utopiche si moltiplicavano poi i pro-getti e le realizzazioni del movimento per lecittà giardino di Ebenezer Howard in In-ghilterra e del movimento regionalista negliStati Uniti. La lotta dell’urbanistica contro ladensità, perseguita secondo modelli e valorispesso opposti, non sarà una storia solo ame-ricana. Tuttavia sarà qui che, con la continuaespansione del suburbio e l’approssimarsi dimolte Inner City alla soglia di rarefazione, siarriverà molto vicini all’obiettivo.

Oggi, in molte città della Rust Belt, l’effettopiù visibile dell’arrestarsi dello sviluppo èl’imporsi di un processo di de-urbanizzazioneche produce una caduta verticale dei livelli didensità, edilizia e umana. A Detroit come aCleveland, il resistere di una urbanità residua– quella di parte delle downtown e dei pochiquartieri ancora funzionanti – si affianca, daun lato, al ritorno della natura selvaggia e, dal-l’altro, ai nuovi paesaggi dell’agricolturaurbana e della suburbanizzazione de facto diporzioni crescenti del loro territorio. La giu-stapposizione e la contestualità di forme ter-ritoriali diverse tra loro sembrano essere trat-ti fondanti dell’esperienza di chi si trova, perla prima volta, a visitare una città declinantedella Rust Belt. In molte città del Midwest ledensità sono sempre state più basse che altro-ve nell’America core. Youngstown e la stessaDetroit, per esempio, avevano un tono subur-bano già al momento del loro zenit demogra-fico e produttivo: chi vi risiedeva non avevacerto un acro a famiglia come immaginato daWright, eppure il succedersi regolare di caset-te unifamiliari le avvicinava molto più di altreall’ideale americano. Le densità vertiginosedelle tenement houses di New York e Chica-go erano molto lontane.

DEMOCRAZIAREALE

Simone Sapienzatext

Marta Zucco Oteiimg

APOCALYPSETOWN

Alessandro Coppolatesto

Mattia Burracofoto

Luca.11

Page 7: Luca. (tre)

Oggi, il suburbio pare aver vinto su questoInner City non solo accerchiandole e strin-gendole d’assedio, ma anche dissodandoledall’interno. Uno dei modelli che le ammini-strazioni comunali della Rust Belt intendonoperseguire è proprio quello della ulterioredeurbanizzazione: la suburbanizzazione verae propria, seppure non l’unico, sarebbe unveicolo privilegiato di questa strategia didispersione. Quello che è stato di recentedefinito come il New Suburbanism sta cam-biando il volto di molte città della Rust Belt.La storia banale di un residente di Detroit –il signor Jorge Toral – e della sua famigliarichiama decine di migliaia di vicende similinel recente passato e forse molte di più nelprossimo futuro. Dieci anni fa il signor Toral– residente al 4930 di Wesson Street, a Detroit– era proprietario di una casa su un lotto diventisette metri per nove. Oggi, senza alcunbisogno di traslocare, è diventato proprietariodi una casa su ben tre lotti delle stesse dimen-sioni. Lo spazio extra gli ha permesso diestendere la sua abitazione, di costruire ungarage e un’area di gioco per i suoi bambini.Insomma, il signor Toral si è suburbanizzato.Ma senza trasferirsi nel suburbio. E soprattut-to spendendo infinitamente meno di quantoavrebbe fatto migrando effettivamente fuoricittà. Una delle strade che le amministrazionistanno battendo con sempre maggiore fre-quenza è quella di “pubblicizzare” e poi “pri-vatizzare” l’abbandono, dando la possibilità achi rimane di appropriarsi della terra lasciatada altri. Se sono gli uffici comunali a gestire ledemolizioni e a porre le condizioni della na-scita di un nuovo modello, sono però i citta-dini a renderlo possibile, grazie al loro spiritodi iniziativa e all’ardente desiderio di compie-re finalmente il loro sogno neo-suburbano.Oppure neo-rurale.

L’effetto di una tale strategia di de-urbaniz-zazione non equivarrebbe alla semplicesuburbanizzazione della città, ma al consoli-darsi di quei paesaggi nuovi e compositi che

abbiamo evocato. Una guida pratica recente-mente pubblicata, restituisce perfettamentel’idea di questo movimento molecolare diriappropriazione del territorio de-urbanizza-to e della varietà dei suoi esiti. Il manuale diriuso delle proprietà abbandonate, elaboratodai ricercatori della Kent State University diCleveland, propone una serie di progetti abassissimo impatto finanziario che però pos-sono – questa è la testi – arrestare il declinoe anzi migliorare la qualità della vita di unquartiere vittima dello shrinkage. Se un’inte-ra fila di case parallela ad una strada è ormaiscomparsa lasciando dietro di sé terreni in-colti o colmi di macerie, si potrà progettare,per un importo di appena 22.000 dollari, larealizzazione di un elegante giardino lineareche cancelli il degrado migliorando l’ambien-te locale.

(Per gentile concessione della casa editrice Laterza & figli)

12.Luca

CHARLESAZNAVOUR

“Par la contradiction de ma têteet mon cœur

Par mes vingt ans perdus qu’en toi je réalise

Par tes regards lointains qui parfois me suffisent

Et me font espérer en quelquesjours meilleurs

J’en déduis que je t’aime”.

J’EN DÉDUIS QUE JE T'AIME

SOUNDTRACK

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IL RAPPORTO DELL’ITALIA CON L’EUROPA

si presta a considerazioni e prospettive diverse.Si può invocare la storia, la tradizione, l’antro-pologia e magari anche il clima. Oggi, però, chel’Unione Europea è una realtà istituzionale conun proprio corpo di leggi e regole, cui abbia-mo accettato di assoggettarci, occorre muove-re da un fatto stupefacente, ossia che l’Italia èil paese dell’Unione con il più elevato tasso diviolazione del diritto comunitario. In altreparole, il nostro Stato non rispetta la legge,delinque. I dati sono impietosi: al 24 ottobre diquest’anno le procedure d’infrazione a caricodell’Italia sono centouno, ottantaquattroriguardano casi di violazione del diritto del-l’Unione e diciassette riguardano il mancatorecepimento di direttive. Siamo inoltre lo Sta-to membro con il più lento processo di recepi-mento delle direttive europee. Questo risulta-to è, peraltro, il migliore degli ultimi anni, esembra indicare una tendenza virtuosa, sullaquale pesano però la gravità di alcune voci.

Si fa molta confusione, anche negli organi diinformazione, su quale sia il rapporto tra leistituzioni europee e quelle italiane. L’espres-sione efficacissima nella sua vaghezza, “ce lochiede l’Europa”, o più recentemente la lette-ra della Merkel e di Draghi “con le raccoman-dazioni al governo italiano” sembrano co-struite ad arte per presentare la realtà dellasolita Europa, dove si fronteggiano Stati so-vrani tra loro in alleanza e competizione, for-ti della potenza o della debolezza di ciascuno.Insomma, vivremmo nella tradizionale giun-gla diplomatica, dove vige la regola dell’ami-co/nemico, un territorio di piccole e grandi

prepotenze esercitate dai paesi più ricchi einfluenti verso quelli meno attrezzati. Un qua-dro perfetto nel quale far emergere il fanta-sma dell’Italia come vittima della propriadebolezza, impegnata in una furibonda lottaper rivendicare dignità e indipendenza. In talmodo, però, si confondono le carte, e soprat-tutto si nega l’esistenza di una realtà giuridi-ca, con un corpo di leggi (ci riferiamoall’Unione Europea, ma anche alla Conven-zione europea per la salvaguardia dei dirittidell’uomo e delle libertà fondamentali), e chequindi il terreno in cui si muovono gli Statieuropei è terreno regolato, dove non vige solola legge del più forte, del più influente o del

più ricco. È fuorviante, perciò, concentrarsisolo sulla “prepotenza tedesca” o “l’arrogan-za francese”, in una teoria degli stereotipi a dirpoco elementare. Bisognerebbe al contrarioprendere collettivamente atto che l’UnioneEuropea ha un Trattato sul funzionamentodella stessa (Trattato di Lisbona) e che questoè entrato in vigore nel 2009 e prevede, tra lealtre cose, che il rispetto della ConvenzioneEuropea dei Diritti dell’uomo sia vincolante(L’art.6/2 del riformato Trattato UE prevedeche l’Unione aderisce alla Convenzione euro-pea dei diritti dell’uomo e che tale adesionenon modifica le competenze dell’Unionecome definite nei Trattati. I diritti fondamen-tali, garantiti dalla Convenzione e risultanti

dalle tradizioni costituzionali comuni agli Sta-ti membri, fanno parte del diritto dell’Unionein quanto principi generali).

Regole, abbiamo detto. E organi preposti afarle rispettare. La Commissione europea, cheha il ruolo di “custode dei trattati”, ha tra i suoicompiti fondamentali verificare che il dirittodella Ue venga applicato correttamente dai sin-goli cittadini, dalle imprese, dagli Stati membrie dalle altre istituzioni europee. Nell’eserciziodelle sue competenze la Commissione europeapuò imporre sanzioni ai cittadini e alle impreseper violazione del diritto dell’Unione. Essa puòanche avviare procedimenti d’infrazione neiconfronti degli Stati membri, invitandoli aprendere, entro una determinata scadenza, gliopportuni provvedimenti per porre fine alleirregolarità riscontrate, fino ad adire la Corte digiustizia europea.

Le procedure sono lunghe ma chiare. LaCommissione, quando stabilisce che uno Sta-to membro abbia mancato a uno degli obbli-ghi previsti dai trattati, emette un pareremotivato al riguardo, dopo aver posto lo Sta-to in condizioni di presentare le sue osserva-zioni. Qualora lo Stato in causa non si confor-mi a tale parere nel termine fissato dallaCommissione, questa può rivolgersi alla Cor-te di giustizia dell’Unione europea.

La violazione può consistere nella mancataattuazione di un obbligo derivante dal dirittodell’Unione europea o in una disposizione oin una prassi amministrativa nazionale cherisultino incompatibili. Un caso tipico di vio-lazione è il mancato recepimento di una diret-tiva comunitaria entro il termine previsto.

Quando la Corte di giustizia dell’Unioneeuropea riconosce che uno Stato ha violato ildiritto comunitario, lo Stato è obbligato a pren-dere i provvedimenti che l’esecuzione della sen-tenza della Corte comporta. Se la Commissio-ne ritiene che lo Stato membro in questionenon abbia preso le misure che l’esecuzione del-la sentenza della Corte comporta, dopo averposto tale Stato in condizione di presentare

L’ITALIAIN EUROPA: VITA DAFUORILEGGE

Luca.15

CASOITALIA

Carla Solonitesto

Maurizio Ceccatoillustrazione

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essere sostenuti dai soggetti responsabili piut-tosto che essere addossati alla collettività. Aquesti si aggiunge l’ultimo principio, quello dicorrezione. Per il principio di correzione èobbligatorio l’immediata rimozione della cau-sa che ha portato all’inquinamento. Quandoun danno ambientale è prodotto (non puòessere evitato mediante i principi di precauzio-ne e di prevenzione) il soggetto inquinantedeve provvedere a correggere alla fonte l’even-tuale lesione (ad esempio bonificare l’area conl’obiettivo di ripristinare lo stato precendenteall’inquinamento), per evitare che l’effettodannoso si amplifichi.

Questa rete di regole, previste dal vincolan-te diritto dell’Unione Europea (non sonosemplici raccomandazioni), impone un muta-mento profondo dei comportamenti innanzi-tutto delle nostre imprese (e alcuni dramma-tici fatti recenti dimostrano che questi nonriguardano solo le piccole e medie che spessofaticano ad adeguare le proprie strutture alleesigenze di tutela dell’ambiente) e soprattut-to di parte della classe politica che preferiscefronteggiare emergenze che prevenire, e cheha un rapporto con il diritto sempre strumen-tale. La legge è spesso vissuta come impacciorispetto alla realizzazione di un bene conside-rato superiore – il benessere, la salvezza diposti di lavoro –, o nel peggiore dei casi èl’ostacolo alla realizzazione di un obiettivoparziale – il consenso politico o vantaggi eco-nomici personali. Al netto, quindi, delle ragio-ni tecniche, lo spropositato numero di infra-zioni nel settore ambientale incarna il

rapporto problematico di parte della classe di-rigente italiana con il carattere universale del-la norma, a vantaggio di una inveterata politi-ca del rinvio, e con una conseguente mancanzadi prestigio e di autorevolezza.

Ma altrettanto grave è l’abitudine dello Statoitaliano a porsi fuori dalla legaità internaziona-le su un altro fronte, ed è quello della giustizia.L’Italia, infatti, è dopo la Turchia lo Stato euro-peo con il maggior numero di violazioni dellaConvenzione europea dei diritti dell’uomo, inparticolare per irragionevole durata dei pro-cessi e per le condizioni carcerarie. Ricordiamoche nel 2009 la Corte Europea di Strasburgocon la sentenza sul caso Sulejmanovic ha con-dannato l’Italia per violazione dell’articolo 3della Convenzione (condizioni disumane e de-gradanti) in quanto il detenuto nel carcere diRebibbia ha condiviso una cella di 16,20 metricon altre cinque persone disponendo, quindi,di una superficie di 2,7 metri. La condanna, èbene ripetersi, è vincolante (La sentenza n.11984 del 2010, emessa dal Tribunale ammini-strativo regionale del Lazio, ha per la primavolta invocato l’effetto del Trattato di Lisbonaper affermare l’effetto diretto della CEDU nel-l’ordinamento italiano). Dobbiamo, in altreparole, rimediare e smettere di infrangere lalegge. Con queste premesse, appare chiaro atutti che il miglioramento delle condizioni divita all’interno delle carceri non è solo una que-stione umanitaria e di buona volontà, maun’esigenza indifferibile di rientro nella legali-tà. È proprio questo aspetto a essere negato:negli organi di informazione, come nelle paro-

le di gran parte degli uomini politici – a parti-re dal garante della legalità istituzionale, ossiail Presidente della Repubblica – il tema èaffrontato con espressioni paternalistiche, el’allusione ad eventuali soluzioni sembra sem-pre il gesto maturo e generoso di una classedirigente consapevole. Ed invece, come ricor-dano i Radicali, attraverso l’azione non violen-ta di scioperi della fame che hanno coinvoltomigliaia di detenuti e agenti di custodia attor-no a Marco Pannella, Rita Bernardini e IreneTesta, il problema delle carceri, così come delmalfunzionamento della giustizia, è un proble-ma di diritto innanzitutto (italiano ed euro-peo), e che i politici non sono chiamati a gestidi generosità quanto a rimediare ai propridelitti. È questo l’equivoco sul quale non rie-sce a decollare il dibattito sull’amnistia, fruttodella volontà colpevole di nascondere la realtàe la verità. Non si sta infatti discutendo di ungenerico problema, rispetto al quale mettere aconfronto diverse soluzioni, ma di un compor-tamento criminale ripetuto che deve essere ine-quivocabilmente fermato. Lo stesso Comitatodei Ministri (Organo del Consiglio d’Europa)rileva che il funzionamento attuale della giusti-zia italiana “costituisce un serio pericolo per ilrispetto della supremazia della legge, che risul-ta in una negazione dei diritti sanciti dalla con-venzione europea dei diritti umani, e crea unaminaccia seria per l’efficacia del sistema chesottende alla stessa convenzione.”

Il governo italiano ha presentato un Pianod’azione contro il sovraffollamento delle car-ceri. Ma i Radicali sono intervenuti davanti al

osservazioni, può rivolgersi di nuovo alla Cor-te. La Corte, infine, qualora riconosca che loStato membro in questione non si è confor-mato alla sentenza pronunciata, può commi-nargli il pagamento di una somma forfettariao di una penalità.

Trattati, leggi, ammende, penalità. L’UnioneEuropea soffre di un deficit di democrazia, peròè indubbio che cominci a essere uno spazioregolato. Allora la domanda è: perché lo Statoitaliano sembra così refrattario a rispettare lalegge che peraltro ha contribuito a scrivere?

Le ragioni sembrerebbero diverse, comediversi sono i settori in cui si riscontrano vio-lazioni del diritto. Le infrazioni più frequentiriguardano l’ambiente. Se ne contano ventiset-te. Ci sono innanzitutto due ragioni tecniche.L’ambiente è una delle materie più complesse,regolata da circa duecento direttive. In piùl’Italia, come la Spagna, sconta la forte strati-ficazione territoriale del processo decisionaletra Stato centrale, Regioni e Comuni. Questosenza dubbio rallenta anche il percorso di ade-guamento alle regole europee. Ma le ragionitecniche e la complessità della legislazione nonspiegano alcune criticità. In particolare anchequest’anno la Commissione si è vista costrettaa deferire l’Italia alla Corte di giustizia per lediscariche abusive e a chiedere che venganoinflitte delle ammende. Sono infatti centinaiale discariche illegali presenti sul nostro territo-rio e ancora non è stato avviato un adeguatopiano di bonifica dei siti. Nonostante una pre-cedente sentenza della Corte di giustizia del2007, in quasi tutte le regioni coinvolte (sono

quattordici, Campania compresa), la situazio-ne non è risolta né è in via di miglioramento.La Commissione ha così deciso di deferirel’Italia alla Corte di giustizia dell’Unione euro-pea e di imporre un’ammenda forfettaria di 56milioni di euro (28089,60 euro per giorno trale 2 sentenze della Corte) e un’ammenda gior-naliera di 256819,20 euro per ogni giorno suc-cessivo alla seconda sentenza fino al giornodella regolarizzazione dell’infrazione. Attual-mente le discariche che devono essere bonifi-cate sono 255 – 16 delle quali contenenti rifiu-ti pericolosi. Nonostante gli impegni assunti

dalle autorità italiane nel 2007, solo trentunodiscariche problematiche saranno bonificateentro la fine del 2012. Un calendario comple-to per l’ultimazione dei lavori è stato program-mato unicamente per centotrentadue discari-che su 255. Inoltre, la Commissione nondispone di informazioni da cui risulti che l’Ita-lia abbia istituito un sistema di controllo ade-guato per evitare l’apertura di nuove discari-che illegali.

La vicenda delle discariche illegali sembraesemplare della difficoltà della classe dirigenteitaliana (in tutte le sue espressioni) di assume-re il diritto e la tutela all’ambiente come preoc-cupazione prioritaria. I pilastri fondamentalidell’Unione Europea in materia, infatti, con-traddicono decenni di abitudini consolidateper le quali alla salute e all’ambiente si è prefe-rito l’emergenza e i rinvii. Dal principio di pre-cauzione, per cui gli stati devono adottare unaserie di misure preventive ancor prima cheabbia inizio un processo di degrado ambienta-le (questo principio prevede che ogni soggettoche svolga un’attività potenzialmente dannosaper l ‘ambiente è tenuto a ricercare i rimedi perimpedire che si verifichino alterazioni danno-se) al principio di precauzione che è stretta-mente legato al principio del “chi inquinapaga” fondato sulla logica dell’imputazionesoggettiva della responsabilità per i danni cau-sati da eventi e comportamenti inquinanti eche inoltre giustifica l’applicazione di sanzionie di eco-tasse ai produttori, al fine di sollecitar-li a ridurre l’inquinamento. In altre parole, icosti dei danni causati all’ambiente devono

Luca.1716.Luca

ELTON JOHN

&BERNIE TAUPIN

It’s a little bit funny this feeling inside

I’m not one of those who caneasily hide

I don’t have much money but boy if I did

I’d buy a big house where we both could live

YOUR SONG

SOUNDTRACK

LUISA PANATTONI

Luisa Panattoni vive a Roma. Insegna Scienze Agrarie,

ama i cappelli e i colori. È membro del Consiglio

Generale dell'associazione Luca Coscioni.

foto mmaarriiaa ppaammiinnii

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Comitato dei Ministri per descrivere i datitenuti nascosti dal Governo e confutare l’ade-guatezza del piano d’azione per rimuovere lecause delle condizioni disumane e degradanti.Nel piano del governo si parla della costruzio-ne di cinque carceri e di venti padiglioni per untotale di 11.573 posti, ma le nuove carceri nonsono state ancora appaltate, e in più il piano ètutt’altro che risolutivo dato che il sovraffolla-mento è pari al doppio della previsione di nuo-vi posti. Il governo parla di fondi necessari paria 661 milioni di euro, mentre i fondi disponi-bili sono molti meno, solo 40 milioni. Il gover-no ha poi rivendicato l’estensione del residuodi pena a diciotto mesi per passaggio a domi-ciliare, ma il provvedimento ha dato risultatinella pratica insoddisfacenti. Ha proposto infi-ne l’introduzione del magistrato di sorveglian-za per la tutela dei diritti fondamentali, quan-do il personale giudiziario è sottorganico e nonè in grado di soddisfare le richieste.

Di fronte a questa impasse la sola soluzioneragionevole e immediata appare l’amnistia, macome detto, l’unica forza politica che si èassunta la responsabilità di proporla è quellaRadicale, e purtroppo è costretta a farlo in uncontesto di illegalità generalizzata dei mezzi diinformazione, e in particolare del serviziopubblico. L’espediente, per esempio, più fre-quente per impedire il dibattito è quello dinegare la realtà della violazione della legge ita-liana ed europea, e di considerare l’amnistiaquasi come una scelta filosofica-antropologi-ca, il frutto di un irragionevole pregiudiziopositivo nei confronti di chi delinque, chespinge astrattamente a considerare il detenutorecuperato e poco propenso a tornare a com-mettere reati, oltre che il frutto dell’abitudinea sottovalutare il senso di ingiustizia vissuto dachi è stato vittima dei crimini perpetrati dacoloro che potrebbero uscire dal carcere. C’èchi poi, anche tra studiosi e osservatori, criti-ca l’efficacia della soluzione dell’amnistia, giu-dicandola non risolutiva, poiché non elimine-rebbe le cause profonde che portano al

sovraffollamento delle carceri. E anche questaosservazione sconta la sottovalutazione del-l’aspetto legale del problema e quindi il suocarattere di assoluta urgenza. Problema che silega al tema di fondo che abbiamo affrontatoda subito: il cittadino italiano, anche quellopiù avvertito, non ha ancora assimilato l’ideache l’Europa è un terreno regolato da norme,che devono essere rispettate, e che il rispettodi queste norme non può avere il tratto lassi-sta e incerto tipico dell’esperienza italiana. Lenorme vanno rispettate e vanno rispettate quied ora. L’amnistia, quindi, è la sola soluzionepossibile per il rientro nella legalità da partedel nostro paese e non un’ipotesi filantropicadi un soggetto politico generoso.

Immaginare soluzioni diverse, che rimanda-no a un futuro lontano e ipotetico, contraddi-cono il diritto italiano, e ora anche quelloeuropeo. A lungo, è bene ricordarlo, si è evo-cata l’Europa proprio come risorsa ultimarispetto a certe abitudine italiane, e rispetto auna tendenza troppo frequente nel nostro pae-se di ricerca di un compromesso pur in pre-senza della norma. Ora, al contrario, che que-sta risorsa è tale per diritto, vogliamosottrarcene, in nome di un’autonomia abusatae abbastanza irragionevole. Dal crocifisso nel-l’aula scolastica alle raccomandazioni del par-lamento europeo per il riconoscimento dellecoppie di fatto, anche omosessuali, dalle con-danne della Corte europea per il cattivo fun-zionamento della nostra giustizia alle condan-ne della UE per l’elusione delle tasse da partedella Chiesa, i mezzi di informazione e granparte delle forze politiche si dimostrano sem-pre più inclini a restituire l’immagine diun’Europa matrigna che non sana le cattiveabitudini italiane, bensì reprime le virtuosespecificità del nostro paese. Un capovolgimen-to della realtà il cui esito immediato è che i cit-tadini italiani hanno smesso di vedere nell’Eu-ropa una speranza di imparzialità e di diritto,rassegnandosi all’illegalità italiana e covandoimprobabili “rivoluzioni” e palingenesi.

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Il 28 agosto, all’unanimità, i giudicidella Corte di Strasburgo hanno boc-ciato la legge 40 del 2004 perché im-pedisce ad una coppia fertile, maportatrice di una malattia genetica, diaccedere alla diagnosi preimpiantodegli embrioni. La legge 40 viola,dunque, l’articolo 8 della CartaEuropea dei Diritti dell’Uomo, rela-tivamente al rispetto della vita fami-liare. L’Associazione Luca Coscioni,insieme alle associazioni Amica Cico-gna, Cerco un Bimbo, L’altra Cico-gna e con la sottoscrizione di oltresessanta parlamentari di diversischieramenti politici aveva presenta-to, a sostegno della coppia ricorren-te Costa-Pavan, un amicus curiae,ossia un intervento nel procedimen-to che spiegava l’illogicità scientificae giuridica di quel particolare divietodella legge 40. Il Governo italiano,tramite il Ministro della Salute Bal-duzzi, ha preannunciato ricorso con-tro la sentenza Cedu. E la stampa hadato ampio risalto alla notizia: il 28 eil 29 agosto tutti i giornali e le retitelevisive nazionali si sono affannatinella ricerca dei contatti della cop-pia, nell’accaparrarsi l’editoriale delgiurista o dell’esperto della materia,nel reperire la decisione europea.Politica e informazione improvvisa-

mente si sono destati, hanno rotto lapax bioetica che li caratterizza quoti-dianamente, quando invece sa-rebbero chiamati ad occuparsi deidiritti civili e dei temi eticamente sen-sibili non solo in campagna pre-elet-torale o nel momento dell’urgenzadella cronaca. Per citare solo un datodel Centro di Ascolto di Informazio-ne Radio Televisiva: dal gennaio 2011al 25 settembre 2012, sono stati sol-tanto 9 milioni gli ascolti consentiti ai

cittadini dalle trasmissioni televisiveper approfondire il tema della fecon-dazione assistita, che corrispondonoallo 0,001% del totale dei 7,2 miliar-di di ascolti disponibili. Questoatteggiamento di colpevole indiffe-renza nei confronti di alcuni temiimpedisce il naturale rispetto deldiritto alla conoscenza del cittadinoche prevedrebbe la comunicazioneda parte del giornalista dell’attivitàdei nostri politici in parlamento. Apartire da questo episodio abbiamocercato con il giornalista di LiberoFilippo Facci e con l’on. RadicaleMaria Antonietta Farina Coscioni, difare un punto sullo stato dell’artedella laicità e della libertà di ricercascientifica e medica nel nostro Paese.

A Filippo Facci abbiamo chiesto in-nanzitutto se considerasse scontatala bocciatura da parte dei giudici del-la Corte di Strasburgo:

“A rigor di logica, direi di sì. LaCorte Europea dei Diritti dell’Uomo,in sintesi, ha giudicato allucinanteche una coppia italiana non possaricorrere alla fertilizzazione in vitroper evitare che un figlio prenda unamalattia trasmissibile (la fibrosi cisti-ca, nel caso) quando è molto proba-bile che possa prenderla, visto che idue genitori ne sono portatori sani”.

Che diritti ha, se ne ha, il feto? E comerispondere a coloro che parlano dieugenetica in riferimento alla diagno-si pre-impianto?

Il feto, intendiamoci, ha i diritti chenoi stabiliamo che abbia. I criteri concui stabilire da quando sia «vita» va-riano in base a relativismi culturali. Ilche non toglie, per la stessa ragione,che debbano esserci imposti dei crite-ri basati su assiomi ideologici o reli-giosi, se c’è differenza.

È logico proibire in Italia quello cheè invece consentito a venti chilome-tri dal confine?

La domanda è retorica. Non c'ècoppia interessata che non sia o nonsia stata disposta a comodi viaggiall'estero (benché avvilenti) così dabeneficiare di diritti che sono negatiin Italia ma non nel resto dellaComunità europea.

Da che cosa dipende lo scollamentotra la volontà dei cittadini e le leggiapprovate in Parlamento?

È un ritardo culturale a tutti gli effet-ti. Ci sono gli effetti nefasti del Vatica-no sul territorio italiano, ma sino a uncerto punto. È proprio una storturaconcettuale: un Parlamento, sui temiriguardanti le scelte personali, avrebbeil dovere di sondare l'autentica volon-tà popolare e di legiferare nel sensopiù democratico e referendario possi-bile. Non è così da noi.

Dopo un lungo periodo di una certapax bioetica abbiamo visto la politica

Interviste a FILIPPO FACCI e a MARIA ANTONIETTA FARINA COSCIONI

SUI TEMI RIGUARDANTILE SCELTE PERSONALI,UN PARLAMENTOAVREBBE IL DOVEREDI SONDARE L’AUTENTICA VOLONTÀPOPOLARE.

Luca.2120.Luca

Valentina Stella

BOCCIATA IN EUROPA LA LEGGE 40, MA IL GOVERNOITALIANO PREANNUNCIA RICORSO

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tornare ad occuparsi a spizzichi ebocconi dei temi cosiddetti eticamen-te sensibili. Questi ultimi hanno lapossibilità di spostare i voti? Non ètempo per i politici di abbandonare lestrumentalizzazioni pre-elettorali e didedicarsi, invece, ad una sostanzariformatrice? Soprattutto di assume-re posizioni chiare?

La pax bioetica nella sostanza eraignavia. Per il resto non c’è italianoche il caso di Eluana Englaro, peresempio, non l’abbia discusso e a suomodo sofferto. I sondaggisti segnala-rono che l’epilogo di quel caso fecedi fatto perdere a Chiesa, Magistra-tura, Parlamento, Rai e Mediaset unamedia di sette punti di fiducia. È unodei tanti errori dell'ultimo Berlusco-ni: farsi malconsigliare da un gruppodi pasionari proteso a orientare l’opi-nione pubblica, sulla base di tardiveconvinzioni personali, anziché volerrecepire ciò che la stessa opinione pub-blica pensa davvero su temi che piùpersonali non possono essere.

È responsabilità del Vaticano, cheemana i suoi diktat quasi quotidiana-mente, o di una politica troppo accon-discendente, per non dire genuflessaal soglio pontificio, se nel nostro Pae-se su fine vita, fecondazione e libertàdi ricerca scientifica si legifera in con-

trotendenza rispetto alle scelte deicittadini?

Per quanto io lo giudichi orrendo,il Vaticano in fondo fa il suo lavoro eaffonda il coltello, appunto, nell’ac-condiscendenza della politica. Unservilismo che tra l’altro non ha piùsenso da anni, perché non c’è son-daggista disposto a sottoscrivere cheil Vaticano sposti ancora voti. Nonsono europeista, ma da questo puntodi vista gli orientamenti continentalisono benedetti anche perché la clas-se politica è obbligata a prenderneatto assai più dell'effettiva volontàpopolare.

È giusto dire che i politici, sempreaffannati a rincorrere sondaggi e atenerli in grande considerazione, pro-prio su questi temi li ignorano? E sesì come mai?

È quello che dicevo. I sondaggi, ifamosi sondaggi, dicono chiaramenteche stare col Vaticano e stare con lamaggioranza degli italiani non è mate-maticamente possibile. Testamentobiologico, Legge 194, aborto, coppiedi fatto, divorzio breve, laicità delloStato: su questi temi, non è la sinistraa pensarla in maniera difforme dalVaticano: è la maggioranza degli italia-ni. E lo è anche la maggioranza degli

italiani di centrodestra. Quando l'hofatto notare, in qualche dibattuto tele-visivo, ho visto che i più lo ignorava-no completamente.

Quanto il nostro diritto è lontanodai progressi della scienza e dellemedicina?

È lontano, questo è sicuro. Ma ladomanda non mi piace: messa cosìsembra che si debba procedere a unmero inseguimento che farebbe dellascienza una fonte primaria di legge.

Su questi argomenti, la stampa italia-na può essere accusata di fare disin-formazione? O di occuparsi di questitemi solo quando costretti dai varicasi Welby, Englaro, Costa Pavan?

La stampa, per un riflesso condizio-nato molto italiano, tende ad arranca-re dietro alla schizofrenia della politica.Le cose vanno migliorando ma dovemigliorano i giornali peggiora la tv, chetende a fare minestroni e a privilegiarel’emozione all’informazione. Non c’èda lamentarsi, dunque, se il fisiologicoritardo culturale della politica tende amettersi nelle mani della magistratura,chiamata ormai a decidere su tutto,temi bioetici compresi. È l’unico casoin cui non me ne lamento.

Come mai sulla questione dei diritticivili siamo così lontani dal modelloeuropeo? Siamo europeisti ad inter-mittenza?

Diciamo così. Il nostro è un Paeseche finisce di costruire la terza corsiadell’autostrada quando servirebbe laquinta. Non ci sono più scusanti, nonc’è Vaticano che tenga. non è chiaro

di che accidente abbia ancora biso-gno, questo Paese, per accorgersi cheserve una legge per distinguere tracura e accanimento terapeutico, perdistinguere tra eutanasia e testamen-to biologico, tra consenso informatoe suicidio assistito, tra prevenzioneed eugenetica, tra casino e civiltà. Trala lettera della legge e il mitico «si fama non si dice».

Chiediamo anche all’onorevole Ma-ria Antonietta Coscioni una reazionealla decisione della Corte di Stra-sburgo.Decisione forse scontata in Europama che ha suscitato molte reazioni inItalia, soprattutto nei convinti soste-nitori della legge.

Ce ne faremo una ragione, che dici?Hanno voluto una legge farraginosa,

SERVE UNA LEGGE PER DISTINGUERE TRACURA E ACCANIMENTO TERAPEUTICO, PER DISTINGUERE TRA EUTANASIA E TESTAMENTO BIOLOGICO.

LA STAMPA, PER UN RIFLESSOCONDIZIONATO MOLTOITALIANO, TENDE AD ARRANCARE DIETROLA SCHIZOFRENIADELLA POLITICA.

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contraddittoria, non solo sbagliata dalpunto di vista concettuale, ma anchedal punto di vista “tecnico”. Raccolgo-no quello che hanno seminato. Allafine un giudice, che onora il suo ruoloe la sua funzione, viene fuori. Anchesenza dover andare a Berlino…

Il feto ha o no dei diritti?Sono rispettosa di tutte le opinioni e

le credenze, religiose e non. Ma partoda questa premessa: chi deve decide-re, e chi ha diritto all’ultima e definiti-va parola, è sempre e comunque ladonna. Su questo, senza “se” e senza“ma”. Sappiamo che in una ipotesi didibattito su quando inizia la vita, le"figure" che uscirebbero fuori sareb-bero una volta il concepito e lo zigote,un'altra l'embrione e un'altra ancorail feto. Quindi il rischio strumentaliz-zazioni è sempre dietro l’angolo.

Tu come parlamentare, come radica-le, come compagna di Luca sono anniche ti batti per l'eliminazione di divie-ti ideologici e a-scientifici. Ritieni chequesta decisione possa considerarsiuno spiraglio per la cancellazionetotale della Legge 40?

È una possibilità. Si sono apertivarchi importanti e significativi. Delresto, non poteva che essere così. Ab-biamo una delle leggi più retrogradee oscurantiste che siano mai state

concepite. Una legge infarcita didivieti e di “No”, che cozza in modofragoroso con il comune sentire e idiritti garantiti dalla Costituzione edalle normative comunitarie. Pensa-no che quello che per loro è peccatodebba essere punito come reato. Vio-lano loro per primi il precetto evan-gelico che credo valga per tutti, cre-denti, non credenti o diversamentecredenti: “Non fare al prossimo quel-lo che non vorresti fosse fatto a testesso”. In fin dei conti, è tutto lì. Laloro cultura è una cultura fatta diprevaricazione, prepotenza, arrogan-za: quello che loro pensano, lo devo-no pensare tutti. È la premessa deltotalitarismo.

I radicali hanno nel Dna la lotta non-violenta per i diritti e l’utilizzo deglistrumenti giudiziari per vedere affer-

mato il loro rispetto. Non ci sorpren-de più di tanto la presentazione del-l’aammiiccuuss ccuurriiaaee alla Cedu. Ma forsequello che desta maggiore preoccupa-zione è l'indifferenza della maggio-ranza della nostra politica nei riguar-di di questi temi cosiddetti eticamentesensibili, ma che Pannella ci ricordasempre dover diventare questionisociali. La pax bioetica si rompe soloin periodo pre-elettorale.

Parli di maggioranza della nostrapolitica. Credo sia una minoranza cir-coscritta, e destinata a diventare sem-pre più minoritaria. Vero è che c’è unamaggioranza pavida, paurosa e tre-mante: che ha paura di dare a Cesarequello che è di Cesare; e tradisce ilcavouriano “Libera Chiesa in liberoStato”. Però voglio essere ottimista:guarda a tutte quelle cose che oggisembrano “naturali”, come poter scio-gliere un legame matrimoniale quandonon funziona più, oppure per unadonna interrompere una gravidanza inuna struttura sanitaria e non più clan-destinamente da una mammana; e itantissimi spazi di libertà e diritti con-quistati venti, trent’anni fa… Ancheallora ci si è scontrati con una classepolitica indifferente; ce l’abbiamo fat-ta allora, voglio credere che saremoancora vittoriosi. Come dice Pannella:vittorie di tutti contro nessuno.

Secondo te quali sono le cause delloscollamento tra la volontà dei cittadi-ni, le decisioni del legislatore, e i pro-gressi della scienza e della medicina?

Risposta rapidissima: la causa prin-cipale è la disinformazione e la man-cata conoscenza. Recentemente ab-

biamo assistito alla distruzione di cul-ture sperimentali OGM in campi del-l’università della Tuscia a Viterbo.Colture che servivano per la ricerca,frutto di lavoro decennale, andate irri-mediabilmente distrutte per l’insi-piente arroganza di ambientalisti allaMario Capanna che da anni conduco-no una battaglia oscurantista e retro-grada contro gli OGM. Il governo si èpiegato a questa irresponsabile richie-sta, le colture sono state messe, lette-ralmente, al rogo. Eravamo in tre, atestimoniare la nostra solidarietà ascienziati e ricercatori affranti perquello scempio; e naturalmente nes-suno ne ha parlato o scritto, se non“Radio Radicale”. È solo un esempiodi quello che accade. Un altro esem-pio: tutti i giornali hanno ampiamen-te riferito che uno studio francese ave-va scoperto che una varietà di maisOGM era altamente cancerogeno.È partito un “crucifige” forsennato.Qualche giorno dopo è venuto fuori

che quello studio era infondato, ma lanotizia è rimasta relegata negliambienti scientifici e accademici. Perrispondere alla tua domanda, dunque,la causa è l’ignoranza. L’ignoranza incui si viene lasciati.

Gilberto Corbellini nel suo ultimo li-bro traccia una connessione a dop-pio senso tra scienza e democrazia.Mi viene in mente anche Luigi Ei-naudi che diceva: conoscere per deli-berare. In Italia il legame è scisso, inquanto manca la conoscenza per po-ter compiere una responsabile sceltadecisionale. Sei d’accordo con que-sta analisi?

Einaudi diceva queste cose neglianni Cinquanta, nelle prime paginedelle sue celebri “Prediche inutili”,lettura che non ha perso nulla dellasua attualità. Sempre in quegli anni iradicali, con “Gli Amici del Mondo”organizzavano un convegno intitolato“Verso il regime”, in cui già si mette-vano in luce, si affrontavano e si offri-vano soluzioni a tutti i problemi e letematiche con cui oggi – e chissà perquanto tempo ancora – ci troviamo afare i conti. Conoscere per deliberaresignifica rivendicare il diritto di esse-re cittadini consapevoli e coscienti,mentre invece ci vorrebbero ridotti aruolo di sudditi che al massimo ratifi-cano decisioni prese nella clandestini-

tà da un ristretto sinedrio. Dal loropunto di vista si capisce: un cittadinoconsapevole e cosciente dei suoidoveri e dei suoi diritti mette in crisiil loro sistema di potere. Ma è quelloche occorre fare.

Non vorrei usare la parola colpa, masecondo te chi sono i responsabili diquesta situazione poco illuminata,nel significato storico, in cui ci tro-viamo? Di una politica disinteressa-ta alla cosa pubblica, dell'ingerenzadel Vaticano, di una stampa asservi-ta al potere, di una popolazionepigra culturalmente?

Forse più che di pigrizia – e maga-ri in una quota di popolazione ci saràanche – più propriamente si deveparlare di rassegnazione, dopo tante,innumerevoli delusioni subite e pati-te. Comunque sì: abbiamo, salvo rareeccezioni, una classe politica da bri-vido, una stampa asservita, pesantis-

sime e intollerabili ingerenze da par-te del Vaticano. A mitigare questoquadro sconfortante il fatto, però,che spesso arrivano piacevoli sorpre-se: il popolo trova le risorse e la capa-cità per conquistare diritti di libertà,difenderli là dove sono minacciati, eulteriormente ampliarli.

Secondo te qual è il ruolo, se ancorane ha, della scienza nel panoramapolitico e culturale nel nostro Paese?

Inviterei tutti quelli che sono inte-ressati alla questione a leggere prelimi-narmente La scomparsa di Majorana,uno dei libri più intensi di LeonardoSciascia. uno dei suoi libri più intensi.Pone, come meglio non si potrebbe, ilproblema del rapporto e della respon-sabilità degli scienziati con il sapere (inquesto caso l’atomica), il potere, lamorale. Poi, per rispondere alladomanda: siamo ancora, mentalmenteparlando, e spesso non solo mental-mente, fermi ai tempi di Galilei. Lascienza, la libertà di ricerca sono para-lizzati da una quantità di veti ideologi-ci che non hanno ragion d’essere senon in una neppure troppo celatavolontà di potere. Si vuole la scienzapiegata e supina e questa volontà dipotere viene mascherata pretestuosa-mente con questioni di fede.

Le legge 40 vieta la distruzione degliembrioni quindi non si possonoestrarre linee staminali embrionali sulterritorio italiano. Questo è uno spe-cifico ostacolo alla libertà dei nostriricercatori in primis per trovare curea malattie molto invalidanti e gravi.Volendo fare un elenco dettagliato masintetico quali sono i reali ostacoli alprogresso scientifico in Italia? Sonoostacoli politici, ideologici, clericali?

Direi tutti e tre; ci sono ben indivi-duati e individuabili settori politici –che allignano nel centro-destra, maanche nel centro-sinistra – che voglio-no a tutti i costi compiacere alle ge-rarchie vaticane, e per questo si fanno

portavoce e strumento di politiche fat-te di veti e imposizioni, in luogo difacoltà e diritti. Oltretutto sbagliano iloro calcoli: a parte che la stragrandemaggioranza dei cattolici credenti nonè in sintonia con loro, come am-piamente dimostrato ogni volta che cisi può pronunciare avendo chiari i ter-mini della questione (vedi divorzio,aborto, ecc.), le stesse gerarchie vatica-ne sono tutt’altro che un monolite.Quando si riunisce la Conferenza Epi-scopale Italiana, per esempio, siamoabituati a sentire la prolusione inizialee finale del suo presidente; il dibattito,molte volte ricco e interessantissimo,all’interno della CEI viene completa-mente ignorato; e invece spesso si col-gono elementi di problematicità, diconfronto e di dibattito che rivelanocome sui temi “vivi” come procreazio-ne, fine vita, eutanasia, libertà di ricer-ca scientifica, anche nelle gerarchie cisia un dibattito e un fermento chesarebbe bene seguire con attenzione.

UN CITTADINO CONSAPEVOLE E COSCIENTE DEI SUOI DOVERI E DEI SUOI DIRITTIMETTE IN CRISI IL LORO SISTEMA DI POTERE.

LA SCIENZA, LA LIBERTÀ DI RICERCASONO PARALIZZATI DA UNA QUANTITÀ DI VETI IDEOLOGICICHE NON HANNORAGION D’ESSERE.

IL POPOLO TROVA LE RISORSE E LA CAPACITÀ PER CONQUISTAREDIRITTI DI LIBERTÀ.

22.Luca Luca.23

Page 13: Luca. (tre)

MOZIONE

CONGRESSUALE

nomenclatore // “facolta di parola”Ottenere l’aggiornamento del nomencla-tore degli ausili per il recupero di facoltàsensoriali, fermo al 1999, proseguire cam-pagna per il rinnovo dei Livelli Essenziali diAssistenza.

vita indipendente

Estendere in altre regioni la proposta dilegge sulle forme di autogestione dell’as-sistenza presentata in Regione Lazio.

collocamento mirato

Monitorare e denunciare la mancata appli-cazione della legge sul lavoro delle perso-ne disabili, elaborando un documento gui-da per la sua corretta applicazione.

diritti delle personesorde

Presentare una richiesta di risarcimentodanni contro RAI e Mediaset e presenta-re la richiesta per obbligo di sottotitola-zione ed audio-descrizione per accessoal Fondo Unico per lo Spettacolo.

rianimazioni aperte

Elaborare e promuovere iniziative volte adiffondere il modello clinico della “riani-mazione a porte aperte”, come già ope-rante in Emilia Romagna.

legalizzazione dell’eutanasia e del testamento biologico

Dando sostegno politico e giudiziario achi sceglie di interrompere trattamentivitali o di recarsi all’estero per l’eutanasia;promuovere una campagna di raccolta fir-me su una proposta di legge di iniziativapopolare di legalizzazione e sulla petizio-ne al Parlamento europeo sulle scelte difine vita.

legge n. 40 del 2004sulla procreazionemedicalmenteassistita

Sostenere le azioni giudiziarie nazionali etransnazionali contro gli aspetti anticosti-tuzionali della legge 40, in particolare: af-frontare il giudizio della Corte costituzio-nale sul divieto di eterologa; portare inCorte costituzionale il divieto di utilizzo perla ricerca scientifica degli embrioni nonidonei; attivare le giurisdizioni nazionali einternazionali per l’affermazione del dirittodi accesso alle coppie fertili portatrici dipatologie genetiche alle tecniche di fecon-dazione in vitro; attivare ogni giurisdizioneper la rimozione del divieto di utero surro-gato; proseguire l’azione giudiziaria pres-so la Corte interamericana dei diritti uma-ni contro le proibizioni vigenti in CostaRica; promuovere la petizione al Parla-mento europeo sulla fecondazione in vitro.

disabilita

Proporre la riforma delle politiche sulla di-sabilità, per l’effettivo rispetto del dirittodelle persone disabili al lavoro, al voto, allamobilità, all’accesso alle informazioni.

sperimentazione animale

Garantire un dibattito pubblico fondatosulla correttezza dei dati scientifici e sul-l’equilibrio delle posizioni, contrastandoogni forma di manipolazione delle eviden-ze e denunciando ogni forma di aggressio-ne nei confronti degli scienziati. Prenden-do atto che, per combattere le malattieumane, la sperimentazione animale è sta-ta ed è determinante e ad oggi non sosti-tuibile, sostenere il recepimento delladirettiva Comunitaria 2010/63/UE in ma-teria di sperimentazione animale senzaemendamenti restrittivi. Direttiva volta allagraduale riduzione del ricorso alla speri-mentazione animale, alla eliminazione del-le sofferenze degli animali utilizzati e allasostituzione, quando possibile, della spe-rimentazione animale con metodi alterna-tivi validati scientificamente, tra i qualidevono essere inclusi i metodi oggi impe-diti dal proibizionismo sulla ricerca inmateria di staminali, nella consapevolezzache tale strategia europea, e insieme adessa il benessere degli animali, sarebbedanneggiata da un divieto assoluto di spe-rimentazione che provocherebbe situazio-ni illegali e incontrollate.

ogm

Sollecitare l immediata applicazione del-la sentenza della Corte europea di Giu-stizia in materia di coltivazioni commer-ciali di OGM e sostenere e sollecitare larisposta alla lettera dei 200 ricercatoriitaliani a sostegno della rimozione delveto sulla ricerca a cielo aperto di Orga-nismi Geneticamente Modificati in Italia.

cannabis terapeutica

Garantire la piena disponibilità della can-nabis terapeutica anche attraverso lalegalizzazione dell'autocoltivazione e lacreazione di una rete di medici prescrit-tori di cannabis.

costi della sanita

Considerato che l’impatto delle nuove tera-pie con le cellule staminali rischia di porta-re il sistema sanitario al tracollo a causadegli elevati costi, promuovere iniziativecongiunte al fine di ridurre i costi senzacompromettere la sicurezza dei pazienti,coinvolgendo ricercatori, medici, associa-zioni di pazienti, regolatori e politici.

salute riproduttiva

Promuovere la petizione al Parlamentoeuropeo e affermare i diritti delle personein materia di aborto e RU486, promuove-re azioni idonee all’ottenimento dell’abor-to farmacologico in regime di Day Hospi-tal, promuovere ogni azione idonea perevitare l’interruzione di servizio IVG a cau-sa della maggiore presenza di mediciobiettori di coscienza.

L'assemblea generale dei soci dell'Associazione

Luca Coscioni, riunitasi al Palazzo Reale di Mila-

no il 6-7 ottobre 2012 ha approvato una mozione

congressuale che abbiamo riassunto per punti.

Luca.25

LIBERTA DI RICERCA SULLE CELLULE STAMINALI

Attraverso la promozione della petizioneal Parlamento europeo per la finanziabili-tà della ricerca sulle staminali anche em-brionali.

24.Luca

particolare Leonardo Da Vinci

di Alessia Turchi

,

,

,

,

Page 14: Luca. (tre)

Luca.27

DIARIOEUROPEO

Marco Cappatotesto

La “primavera araba” rischia grosso, el'Unione europea che fa? Ci sono i poten-ti in carica che fanno previsioni, dividen-dosi tra ottimisti e pessimisti e unendosinell’inerzia. E poi c’è un’Europa degli expotenti, da Blair in giù, che fanno... affa-ri. E la democrazia?

Gli assalti armati contro le ambasciateUSA e le piazze in rivolta per il film anti-Maometto hanno riportato attenzione suquestioni mai risolte. I corifei di quellavisione in base alla quale l’Islam sarebbeincompatibile con la democrazia gongo-lano. La loro è una teoria, oggettivamen-te razzista, per la quale i popoli a stra-grande maggioranza islamica debbanorestare – per il bene dell’ordine e dellastabilità mondiale – sotto il tallone di dit-tatori con i quali trattare. La storia – adesempio della Turchia islamica e atlanti-ca che per decenni ha bussato inutilmen-te alle porte dell’Europa – a costoro inse-gna poco.

Il campo degli ottimisti, invece, sembrapiù che altro quello degli illusi e degli iner-ti. Se poi sono governanti europei, si var-ca la soglia dell’irresponsabilità. Le socie-tà nel mondo arabo e islamico sonoattraversate da scontri politici, religiosi,etnici e sociali. Fare solo il tifo a parole(per i “moderati”, come li si chiama) nel-la migliore delle ipotesi serve a poco, nel-la peggiore si fa danno. Sarebbe doverosooffrire un sostegno transnazionale allelibertà individuali, a partire dai diritti del-le donne. Come? Il Parlamento europeonel 2007 aveva indicato alle altre istituzio-ni UE la strumento della “nonviolenza”come il più efficace da utilizzare per l’af-fermazione del diritto e della democrazia.

Nonviolenza significa anche sostegno aidemocratici e ai laici, ai dissidenti e aidisarmati, all’informazione libera controle censure, alle tecnologie democratiche.Da allora, non se ne è fatto nulla: l’Unio-ne europea, burocratica e antifederalista,sta a guardare l’altra sponda del Mediter-raneo, sperando che non vincano i peggio-ri dei peggiori, dibattendo su quanti soldidare in aiuti, senza saper far molto per evi-tare che finiscano nelle mani degli oppres-sori invece che degli oppressi.

C’è anche un’altra Europa ufficiale:quella degli “Ex”. Non è davvero diversa,

ma solo più sfacciata, finalmente liberadi non nascondersi dietro parole vuote. Isuoi protagonisti, invece di subire unadiminuzione da pensionamento, vivonouna vera e propria seconda giovinezzafatta di crescita professionale, appagantee strapagata: non cambiano obiettivi, mali perseguono senza l’ingombro del con-senso. Dopo essersi per molti anni eser-citati nel navigare a vista, nel mediare traregimi e potentati riuscendo a non farsidestabilizzare dalle esigenze dei popoli,sono divenuti i migliori sul mercato per

chi, in mezzo al Grande Caos, deve riu-scire a fare Grossi Affari. E allora, ecco-li in fila: Tony Blair, ex Primo Ministrobritannico, ad esempio si è fatto dare1,24 milioni di Euro dalla multinaziona-le svizzera Glencore per negoziare sullematerie prime col regime del Qatar. Lastella del New Labour, Lord Mandelson,promuove gli interessi della Banca d’af-fari Lazard. Romano Prodi, tra una Pre-sidenza del Consiglio e l’altra ha lavoratoper Goldman Sachs. Gerard Schroeder èpassato dalla guida del Governo tedescoal lobbismo per il gigante russo-putinia-no Gazprom.

Torniamo a Tony Blair, perché non èsoltanto un “Ex”. L’Ex-Premier britan-nico rappresenta il “Quartetto” (UnioneEuropea, Russia, USA e ONU) nei nego-ziati che dovrebbero portare la pace inMedio Oriente. La pace, dunque, la do-vrebbe facilitare, nel tempo che gli restalibero da Glencore, colui che aiutò Busha impedire la pace e la democrazia inIraq, accelerando la guerra per impedirel’esilio ormai pronto di Saddam, e asse-stando un colpo micidiale alla capacitàdel cosiddetto “occidente democratico”di essere riferimento e speranza per ipopoli oppressi. È effettivamente lui ilcampione di una comunità inter-statualeche non è solo incapace di spegnere in-cendi, ma spesso li appicca.

Agli esclusivisti/razzisti della “demo-crazia-solo-per-occidentali” rimane dachiedere: e se, invece dell’Islam, fosseroproprio gli Stati Nazionali, inclusi quellidell’Europa Burocratica e i loro condot-tieri, ad essere ormai incompatibili con lademocrazia globale?

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Page 15: Luca. (tre)

CUORE SELVAGGIOElena Stancanelli

Pietà è un film costruito per antinomie. La prima epiù evidente è che si tratta di un film sulla vendettaintitolato Pietà.

Ma quasi tutto ciò che viene raccontato sottostà aquesta legge del contrario, dall’inizio fino alla scenafinale, tra le più belle e strazianti viste al cinema damolti anni. La scena che ho scelto non è quella, mala precede di poco. È una classica scena di agnizionee si svolge durante una sepoltura.

La madre aveva detto al figlio: quando sarò morta,voglio essere seppellita vicino a questo albero.

Ma nessuna delle due cose era vera. Non era veroche lei fosse la madre, non di quel figlio, almeno. Enon era vero che, chiedendo di essere sepolta lì, voles-se essere seppellita vicino a un albero. È vicino a suofiglio, quello vero, che voleva essere seppellita. Maquesto lo scopriamo solo dopo che è morta e dopoche il ragazzo, che non è suo figlio, ha scavato abba-stanza da poterla seppellire. Proprio lì, nel luogo cheimmagina lei abbia scelto perchè vicino all’albero.

Pietà di Kim Ki-Duk è un film terribile, violento, per-turbante, a tratti anche noioso: bellissimo. Ci travolge,e ci ricorda che l’arte non consola ma dispera, non stadalla parte del giusto ma dalla parte di se stessa. Non èfacile sopportarlo. Io ho sofferto, moltissimo. Cos’era,di nuovo, tutta questa intensità? E soprattutto, che sfor-

zo tener dietro a una trama costruita non secondo gliormai abituali percorsi sinapsici della nevrosi, ma perepifanie. Lo spettatore prende schiaffi, subisce. Non ècomplice, non si sente rassicurato. Perché di ciò che staper apparire, nessuno può sapere tranne il mago.

Così, quando la madre muore, appare il figlio. Dal-la terra, il corpo intatto, divenuto, dopo la morte, unelemento di natura. Come un tronco, un animale, per-sino il colore della sua pelle lo rivela come una crea-tura silvana. Il figlio e l’albero sono gli unici due ele-menti naturali di tutto il film. Che si svolge in unpanorama di baracche fatiscenti, incastrate una den-tro l’altra, tutte identiche, tutte stipate di macchine eferramenta. Officine misteriose, sull’orlo del fallimen-to e dell’estinzione. Tra queste, come un angelo dellamorte, si muove il ragazzo. Messaggero dell’orrore.

Il ragazzo nella sua vita ha seminato dolore, e rac-colto rancore. Ma non gli importa. Non gli importadi niente. Non ha niente, un cane, un criceto, un hob-by qualsiasi. Niente. Ma un giorno una donna bussaalla sua porta.

Quando la madre muore, il ragazzo che non è ilfiglio, comincia a scavare vicino all’albero, come lei gliaveva chiesto. È disperato. Prima non gli importavadi niente, poi è arrivata lei e da quel momento gli èimportato di un’unica cosa, di lei. E lei adesso è mor-ta. Nei giorni in cui lei era scomparsa, lui l’aveva cer-cata frugando nelle sue colpe. Era tornato in quelle

officine dove aveva portato l’orrore, aveva bussatoalle porte delle sue vittime. Ne aveva avuto indietrouna disperazione che non aveva calcolato. Aveva sco-perto che tutti quanti volevano solo una cosa: vendi-carsi di lui. Ma non ne avevano il coraggio.

L’unica ad averne avuto abbastanza era stata lei, lamadre. Che aveva cucito la sua vendetta in silenzio,punto dopo punto come il maglione che le crescevadai ferri. E che il ragazzo immaginava fosse il suo rega-lo di compleanno. E invece lo ritrova addosso a quel-la creatura che disseppellisce, quell’essere mitologico:il figlio, quello vero. In quel momento capisce. Capi-sce la perfezione della vendetta della madre, capisce lapace della pietà. L’alfa e l’omega dell’esistenza. Per tut-to il tempo del film, lo spettatore aspetta di vederapparire quella madre con in grembo il corpo del figliodeposto, quella del manifesto. Te la aspetti sempre, èl’unica epifania che ti senti in grado di prevedere. Einfatti non succede. Il film di Kim Ki-Duk sta tra quel-la Pietà michelangiolesca e questa stupefacente nuovae imprevedibile trinità di volti. Il ragazzo, la madre eil figlio, sdraiati uno accanto all’altro nella terra.

Chi sono? Quale insopportabile legame di doloretiene insieme questi tre reduci, relitti di una tempe-sta terribile?

Pietà è il racconto di un tempo finale. Dove tuttele cose, persino le più antinomiche, nel buio, finisco-no per assomigliarsi.

Cinema.

illustrazione ZOO E CUCICATRAMI • Bcomics

PIETÀ di KIM KI-DUK.

Luca.29

///

Page 16: Luca. (tre)

Lerner chiede aiuto ai musici per elevare il tono deldibattito dell’Infedele, Floris ad un comico specializza-to nell’imitare i personaggi della scena politica, che loguardano probabilmente immaginando sia colpa dellospecchio se l’immagine della loro faccia, nella versio-ne di Crozza, non li soddisfa.

In fuga dai dibattiti, come il Moretti di molti annifa, suggestionati dagli ascolti della prima serata vero-nese di Celentano, siamo caduti dalla padella dei con-fronti rissosi, alla brace della predica ispirata. Perchénon era vero, come avevamo letto distrattamente inqualche titolo di giornale che stavolta il molleggiato(anche con poltroncina mobile, da manager, per spo-stamenti veloci e ritmici) dopo 18 anni di “silenzio”,aveva rinunciato al monologo. Almeno durante laseconda serata di martedì 9 ottobre, c’era. Con tuttele sue ispirate semplificazioni, comunicate con una lin-gua “importante”(aggettivo da conformismo televisi-vo pomeridiano), e un’autorevolezza da alto prelatocolto e moderatamente dissidente.

Anche non amando particolarmente le canzoni diCelentano e avendo qualche dubbio sull’attuazione del-le sue ricette salvifiche (abbattere le brutture e costruire

bellezza, i poveri devono avere le stesse cose dei ricchi“in piccolo, ma le stesse” e soprattutto la più suggestiva:“lo sviluppo e l’economia sono il problema non la solu-zione”), risultava convincente un’idea di regia televisi-va che riprendeva l’evento non distinguendo il palco dal-la platea, il Cantante Mito dal Suo Pubblico di fedeli.

Subito una visione aerea di Verona, come non si eramai vista, con i suoi colori caldi e serali attorno all’Are-na, nel paesaggio urbano ricco e compatto di una del-le città più belle d’Italia.

Poi si va dentro, cercando i gruppi, le facce, i cartel-li del pubblico, parte integrale dello spettacolo,mostrando la via italiana al rock di questi decenni.Come ovunque, non più spettatori passivi ma attivipartecipanti ad un rito collettivo. Come nello specificoitaliano, con invocazioni legate alle nostre più collau-date liturgie: Santo Subito!

Chi c’era ha rilevato un po’ di insofferenza nel pub-blico presente durante la predica; invece molta affet-tuosa indulgenza per le difficoltà a leggere le scherma-te del gobbo, interrompendo qualche canzone,troncando bruscamente qualche frase.

Voce, portamento, convinzioni sono ancora lì,immutate nel tempo. Il ragazzo della via Gluck conti-nua ad essere una dichiarazione di poetica e di politi-ca sostanzialmente intatta.

È stato Pier Paolo Pasolini l’ultimo inascoltatosostenitore della differenza tra Progresso e Sviluppo.Ora, tra i personaggi capaci di grandi ascolti, è rima-sto Celentano a riprendere il tema a suo modo,aggiungendoci un Alzati e Cammina evangelico, pertutti noi Lazzari bisognosi di resurrezione.

Stavolta concede anche un omaggio agli sponsor, ela convinzione azzardata che anche i ricchi aiuteran-no a ripristinare l’antica bellezza del nostro paese.

Poi arriva il suo amico Morandi per una nuova ver-sione della coppia sanremese con un omaggio aLucio Dalla, che da lassù ci sta guardando, si affret-ta a precisare Celentano.

E si ripensa all’ultima apparizione del cantautorein qualità di direttore d’orchestra. Con quella suafaccia ironica e definitiva, dove la pelle sembravaaderire di più alla struttura del viso e il suo modo disorridere (col senno del poi, certo!) appariva piùallusivo e lontano.

“Sei la colonna sonora della nostra vita”, si legge-va in uno striscione sulle gradinate rivolto a Celenta-no. Altri simili, potrebbero essere dedicati a Dalla oall’impeccabile Morandi, che ha eseguito “Caruso”commosso, accorato, e praticamente senza orchestra.

Le colonne sonore della vita sono importanti. Leannate senza musica, di solito sono le peggiori. ///

Televisione.

MARTEDÌ 9 OTTOBRE:

Luca.31

LA BADANTEGilberto Severini

illustrazione MARCIA ZUCCO OTEI

DIBATTITO O PREDICA?

Page 17: Luca. (tre)

PRODUZIONE BABILONIA TEATRICOLLABORAZIONE OPERAESTATE FESTIVAL VENETO

CON IL CONTRIBUTO DI COMUNE DI BOLOGNA E REGIONE EMILIA ROMAGNAPATROCINIO EMILIA ROMAGNA TEATRO FONDAZIONE

PROMOZIONE BAGS ENTERTAINMENT - RESIDENZA ARTISTICA BABILONIA TEATRI E LA CORTE OSPITALEPINOCCHIO È UN PROGETTO DI BABILONIA TEATRI E GLI AMICI DI LUCA

LUI È PAOLO IO SONO LUIGI E QUELLO ALLA MIA

SINISTRA È RICCARDO DIETRO DI NOI PINOCCHIO.

SIAMO DEI BEI TIPI NO?STIAMO PARTENDOPER AFFRONTARELE AVVENTUREDI PINOCCHIO

I PERSONAGGI DI PINOCCHIOSONO IL GRILLO PARLANTE, GEP-PETTO, LA FATA TURCHINA,PINOCCHIO, LUCIGNOLO, LA BALENA, MANGIAFUOCOE IL GATTO E LA VOLPE...

HO FATTO UN INCIDENTE. UN PLATANO. 59 GIORNI DI COMA.MI SONO TRASFORMATO. MA NON SONO DIVENTATOUN PEZZO DI LEGNO.

I LUOGHI DI PINOCCHIOSONO LA CASADI GEPPETTO, IL CAMPODEI MIRACOLI, L’OSTERIADEL GAMBERO ROSSO, LAPANCIA DELLA BALENA, ILRAMO DELLA QUERCIAGRANDE, IL PAESE DEI BALOCCHI...

Cineteatro.

DEBORAPIETROBONO

PINOCCHIOUN PROGETTO DI BABILONIA TEATRI E GLI AMICI DI LUCA

di Valeria Raimondi ed Enrico Castellani

bcon

Enrico Castellani – Paolo Facchini – Luigi Ferrarini Riccardo Sielli – Luca Scotton

Collaborazione artistica: Stefano Masotti e Vincenzo TodescoScene, costumi, luci e audio: Babilonia Teatri

Page 18: Luca. (tre)

NON SPORCHIAMONON RUSSIAMO.

VORREITORNAREPICCOLO.

MIRA SU NEL CIELOGUARDA QUANTESTELLE FA COMESE FOSSERO TUTTECARAMELLE ALLUNGASU UNA MANOE PRENDINE UNAFORSE È PROPRIOLEI LA TUA FORTUNA.

ECCOLO LÀCON LE BRACCIACIONDOLONIE CON LE GAMBEINCROCICCHIATEE RIPIEGATEA MEZZO DA PAREREUN MIRACOLOSE STA RITTO.

COM’EROBUFFOQUANDO EROUN BURATTINO! ...E COME

ORA SONCONTENTO.

D’ESSERDIVENTATOUN RAGAZZINOPER BENE!...

E IL VECCHIO PINOCCHIODI LEGNO DOVE SI SARÀNASCOSTO?

FINE

SONO ANCORA FATTO DI CARNE ED OSSASONO QUI PER RACCONTARLO PER MOSTRARLOPER GRIDARLO.

CI SIAMO QUASI DEV’ESSERE POCOPIÙ AVANTI SPERO DAVVERO CI SIA PIENODI FATE LA VORREI BIONDA, SPORTIVAE CON GLI OCCHI TURCHINI.

LO SPETTACOLOPROSEGUE A TEATRO.

CERCASI PASSAGGIODIREZIONE PAESEDEI BALOCCHI.

E ABBIAMODELL’OTTIMAMUSICA.

I-O I-O I-O.

HO ANCORA NELLE GAMBE IL RITMODI QUANDO IL PAESE DEI BALOCCHILO FREQUENTAVO REGOLARMENTEMI CHIAMAVANO CHAMPAGNEBEVEVO SOLO QUELLO.

NON MIREGGOPIÙ IN PIEDI. MI SONOSPUNTATELE ORECCHIED’ASINO.LA CODA. NON PARLOPIÙ. RAGLIO.

CE L’AVEVADETTOLA FATA.

VOGLIOUNA VITASPERICOLATA.

VORREI CHEFOSSE IERI.

CE L’AVEVA DETTOIL GRILLO.