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Luglio 2009 - selvagge Orobie 5 luglio 2009. L’alba al Bivacco Corti (m 2500).

Luglio 2009 - selvagge Orobie...2009/06/30  · Luglio 2009 - selvagge Orobie 5 luglio 2009. L’alba al Bivacco Corti (m 2500). Pizzo Scotes (m 2978) - versanti N e S Pizzo Scotes

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Luglio 2009 - selvagge Orobie

5 luglio 2009. L’alba al Bivacco Corti (m 2500).

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Pizzo Scotes (m 2978) - versanti N e S

Pizzo Scotes versante S - canali di salita: A - B

Partenza: Agneda (m 1223)ItInerarIo automobIlIstIco: Dal Campus scolastico di Son-drio si prende la SS38 in direzione Tirano fino alla fine della tangenziale. Poco prima del passaggio a livello si svolta a dx e si segue la SP che unisce Montagna Piano e Piateda fino a Bu-steggia. 100 metri oltre l'ex canile si prende la stradina sulla dx che sale a Pam per poi ricongiungersi all'arteria principale per Piateda Alta. Dopo circa 7 km da Sondrio si è al bivio in località Mon. Si segue sulla dx la carrozzabile che si inoltra in Val Vedello. Poco oltre la Centrale di Vedello (m 1000, 6 km ) il fondo diventa sterrato misto cemento. Si prosegue per Agne-da (2,5 km) e si lascia la macchina in fondo alla piana.

ItInerarIo sIntetIco: Agneda (m 1228) – diga di Scais (m 1454) - alpe Caronno – rifugio Mambretti (m 2003) – Pizzo Scotes per la faccia SO – discesa per la cresta NNE – Bivacco Corti (m 2500)temPo dI Percorrenza PrevIsto : 7-8 ore per la salita.Attrezzatura richiesta : Scarponi, ramponi, corda, piccozza. Difficoltà / dislivello in salita: 4 su 6, oltre 1700 metri di disli-vello in salita..condIzIonI trovate Il 4 luglIo 2009: Innevamento residuo ancora abbondante. Neve un po' marcia.dettaglI : PD: pendii nevosi fino a 45° e brevi passaggi su roccia friabile fino al II. In discesa per il versante N passi su roccia fino al II e un passo di III.

Bellezza

Fatica

Pericolosità

Pizzo Scotes(2978)

Bocchetta di Caronno

punto foto Bortolo Bonomi

A

B

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4 luglio 2009, ore 20:30

Sono le otto e mezzo e i tuoni di qualche ora fa si son fatti vedere prima coi fulmini poi con una pioggia battente e qualche pallino di grandine. Sono dentro il Bivacco Corti e scrivo con la misera luce che entra dalla finestrella, giusto per passare il tempo nell’attesa che il sonno arrivi a prendermi.

Oggi siamo saliti allo Scotes per la faccia SO, una via inedita di misto, anche se credo già percorsa dai pionieri del ‘900.Tutti mi hanno bidonato in questo fine settimana d’esplorazione sulle selvagge Orobie, tranne l’amico Guido che mi seguirà per la prima

giornata d’avventure.

Temporali al Bivacco Corti - Il Pizzo del Salto da Scais - Il Medasc propriamente detto da Caronno.

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Sabato 4 luglio Mattina calda e limpida. Lascio la

macchina a Pam e saliamo con quella di Guido fino in fondo alla piana di Agneda (m 1228), così, visto che domani vorrei passare per la Val d’Arigna, non dovrò tornare fino ad Agneda a recuperare la mia Ferrari.

Iniziamo a camminare che sono già le 8 passate. Non siamo i soli che salgono verso Scais.

Il cielo è terso e il clima gradevole. La faccia N del Pizzo del Salto si staglia in testa alla Val Vedello e si riflette nelle acque della diga .

A Caronno hanno appena caricato le mucche: strana è la prospettiva sul Medasc, visto tutto storto mentre faccio il limbo per passar sotto al filo elettrificato. Verrebbe quasi voglia di cambiar meta, ma forse è un po’ troppo impegnativa per testare il mio nuovo compagno d’avventura.

Siamo in Mambretti (m 2003, ore 2) e c’è molta gente, tutti allegri e di buon umore. Lassù in alto il Ghiacciaio di Porola è tagliato in 2 dall’imponente frana caduta un mese e mezzo fa dalla

Cima del Lupo. Incredibile; quando non è il caldo è la sfiga che si mette contro i ghiacciai!

Mi faccio prestare la specula da tre cacciatori che son lì a curar camosci e ho la conferma che l’incisione dovuta al divallamento della frana è profonda e divide in due la lente glaciale.

Messi gli scarponi e salutati i gitanti esaudiendo le loro richieste di conoscere la toponomastica della testata della Val Caronno, ci dirigiamo a E pianeggiando per il sentiero che va alla morena di Scais.

Giunti ai piedi della valletta che scende dall’alto circo sotteso alla cresta che unisce lo Scotes al Pizzo degli Uomini, viriamo a N. Saliamo i ripidi macereti paralleli alla valletta che portano al bordo occidentale del circo, il punto di più facile valicabilità.

Eccoci alla conca nevosa (m 2400, ore 1)... Mettiamo i ramponi.

Lo Scotes è lassù in altro difeso da possenti contrafforti rocciosi. La nostra conca è cinta a E da una dorsale di roccia e pietre mobili che s’incunea appena a O della vetta e pare raggiunga la cresta a sx della cima. A circa 2/3 della dorsale si diparte sulla dx un canalino/cengia La frana sul ghiacciaio di Porola, qui vista

dal Pizzo di Porola, è partita da un grande smottamento sulla Cima del Lupo.

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nevoso diretto verso la cresta E dello Scotes. Questa è la via che avevo scelto a tavolino un mese fa, la via su cui mi pare sia stata fatta dal generale Tinivella, una bella foto a Bortolo Bonomi, ed è quella che porterò a termine.

Monto la dorsale per il canale nevoso visibilmente percorribile più a sx. La via è ripida (40° max) e la neve fa cagare. La piccozza serve più che altro per grattarsi la schiena e togliere lo zoccolo dai ramponi.

Sbuchiamo sulla dorsale a m 2650 ca e, per facili roccette, la rimontiamo (N) fino alla base dell’evidente canale/cengia che obliqua verso E proprio sotto la cima.

Traversiamo verso E 30 metri per detriti e rocce poco sicure. Alcuni camosci corrono sopra di noi e per poco non ci lapidano. Attacchiamo il canale nevoso che sale obliquo verso E proprio sotto la vetta. E’ piuttosto ripido (oltre 40°). A metà è diviso in due da una crepaccia in corrispondenza di un roccione sporgente. Questo è probabilmente il punto in cui è stata scattata dal Generale Umberto Tinivella la foto a Bortolo Bonomi che qui riporto. Nella seconda metà la pendenza scema (30°-35°) e in breve usciamo su una seletta panoramica a circa m 2900.

Oramai è fatta. Brindiamo con un arancio, poi saliamo al dritto per il canale (II ) che precipita dalla vetta.

Stando attendi ai massi scalzati dai nostri piedi, guadagnamo la vetta dello

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Scotes (m 2978, ore1).Il paesaggio dalla vetta è grandioso su tutte le

più alte cime delle Orobie. Peccato per i cumuli che s’innalzano velocemente e portan cattivi presagi. Dobbiamo così limitare al massimo la nostra permanenza e scendere verso il Bivacco Corti, il mio riparo per la notte.

Per la discesa lo chef propone la cresta N, una delle numerose vie del Corti. Questo spigolo devrebbe essere il modo più diretto per salire allo Scotes dal Bivacco Corti, anche se la maniera più semplice è percorrere la ripida pala a NO, oggi nevosa (40 – 45°).

Inizia l’atterraggio. La roccia è pessima e fogliacea. Non ci sono passaggi difficili (II), ma il rischio di pietre in testa è alto.

Teniamo dapprima il filo (N), poi prima del salto a m 2900, traversiamo a dx abbassandoci in diagonale fra rocce rotte e pietre. Prendiamo quindi l’ultimo canale utile che scende verso la sella sopra il Corti. Fila tutto liscio fino a 20 metri dalla base, dove il canale s’interrompe su una placca esposta. Siamo costretti a traversare a sx e vincere un passo in fessura di III, per tornare su rottami fino alla neve.

Con piacevoli scivoloni raggiungiamo il Bivacco Corti, dove io mi fermo per la notte. Guido prosegue verso Armisa, dove si farà dare un passaggio per poi salire con la mia macchina a recuperare la sua. Sono fregato: domani sera la corsetta Briotti-Agneda per la decauville non me la leva nessuno! La Punta di Scais dalla vetta dello Scotes, la pala dello Scotes dalla vetta e la via di

salita dal versante S vista dalla conca nevosa a quota 2400.

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Pizzo Scotes(2978)

Biv. Corti(2500)

Il tracciato per la cresta N dello Scotes, a dx un particolare della parte bassa, quello col passaggio di III.

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Druet e Cagamei (m 2912)Partenza: Armisa.ItInerarIo automobIlIstIco: Da Sondrio prendere la SS 38 fino a Chiuro (km 8), quindi la strada sulla dx che porta il lo-calità Casacce. Si attraversa il ponte sull’Adda e al primo bivio si va a sx seguendo per Sazzo. Oltre Sazzo la strada sale tortuo-sa. Seguire sempre per Arigna (km 8), quindi seguitare sulla carrozzabile che a breve diverrà sterrata. Una volta traversato sulla dx idrografica della valle mancano due tornanti al par-cheggio nei pressi della Centrale di Armisa (Cà Pizzini), dove si lascia la macchina.ItInerarIo sIntetIco: Armisa (m 1041) – Baite Michelini - Alpe Druet - Vedretta del Vag - Bocchetta del Vag - Salto del

Camoscio - Druet - Cime dei Cagamei - Val Morta - Bocchetta di Cavrel - Passo della Malgina - Canalone della Malgina- Paiosa.temPo dI Percorrenza PrevIsto :13 ore per l’intero giro.attrezzatura rIchIesta : Scarponi, ramponi, corda, cordini, piccozza. dIffIcoltà / dIslIvello In salIta: 4 su 6, quasi 3000 di dislivello in salita.condIzIonI trovate Il 12 luglIo 2009: nebbioni da paura.dettaglI : PD: Oltre i 40° il canale nevoso per la Bocchetta del Vag, un passo di IV (Salto del Camoscio) per il Druet - II grado max il resto - nella discesa dalla orientale dei Cagamei è facile incengiarsi.

Bellezza

Fatica

Pericolosità

Cime dei CagameiDruet

Il gruppo del oca visto dalla Vetta di Ron, segnato il tracciato percorso (30 maggio 2009).

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Dopo che settimana scorsa, la domenica, avevo fallito il Dente di Coca perchè era bagnato, e sul Porola mi si era rotto un rampone, ero dovuto ridiscendere al Bivacco Corti , per poi tornare con un giro infinito che mi ha portato all’Alpe Pioda, ai Quai, ai Briotti, al Gaggio di Piateda per la Decauville, quindi su di nuovo fino in Agneda, decido di tornare in Val d’Arigna per portare a casa qualche cimetta. L’idea è quella di ripercorrere la mitica traversata dall’Alpe Druet al Passo della Malgina che Giovanni Bonomi e Bruno Galli Valerio avevano per primi compiuto nel 1900.

Partiamo al mattino da Paiosa, passiamo per i Forni, quindi, all’Alpe Michelini (m 1499), saliamo a sx (E) seguendo i radi bolli che conducono agli oltre m 1800 dell’Alpe Druet (ore 3). Un teschio di capra sulla cùlmen di una baita fa da monito ai gitanti. Ci spostiamo a dx e risaliamo il lunghissimo canalone del Druet, classica di scialpinismo, forse un po’ troppo battuta d’inverno.

Neve già da subito. Saliamo, saliamo e saliamo fino a trovarci,

La testata della Val d’Arigna dall’Alpe Druet e il Canalone del Druet (12 luglio 2009).

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dopo un faccia a faccia con le pecore, chiusi fra due muraglie rocciose. La valle al di là del crinale di dx ospita i miseri resti della vedretta delle Fascere. Stiamo calpestando la vedretta del Vag che si fa via via più ripida. La valle a m 2700 si chiude, ma sulla sx due ripidi canalini di misto fuggono in alto verso la cresta. Prendiamo quello di dx che nel primo tratto, forse perchè in condizioni di neve particolari, supera i 50° per qualche metro, per poi adagiarsi su rocce marce e tornare nevoso nella parte alta (35°). La neve è comunque ottima e, ramponi ai piedi, ci permette di uscire velocemente sulla Bocchetta del Vag (m 2850 ca, ore 3:30).

Il ripido canale per la Bocchetta del Vag visto, nella foto a dx, nel suo tratto più pendente (>50°) (12 luglio 2009).

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E’ ora il turno del temuto Salto del Camoscio. Prendo a salire il camino sulla dx della Bocchetta, piuttosto ostico (IV), ma breve (10 m). Giusto in cima all’asperità trovo la sosta attrezzata a fettucce, ma come un deficiente sono senza corda. In qualche modo riesco a farmi passare un capo e ripescare il mio lasciapassare per il ritorno. Mi dirigo a SO, mentre gli altri gozzovigliano alla bocchetta. Per facili rottami raggiungo l’altra Cima del Druet (ore 0:40), più bassa e occidentale rispetto a questa elevazione.

Ritornato coi miei compagni non ci resta che proseguire a E fra nebbie sempre più fitte.

Il Salto del Camoscio, la parte rocciosa del canalino per la Bocch. del Vag e la Cima Occidentale dei Cagamei da SO del Vag (12 luglio 2009).

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Perdersi è impossibile: basta stare in cresta. La via non ha grosse difficoltà ed è un saliscendi continuo sulla dorsale frastagliata che unisce le Cime dei Cagamei. Prima la vicina Occidentale, poi l’Orientale (ometti di pietra in vetta) e anche i Cagamei son fatti.

Ma ora viene il bello! Le tre terrificanti guglie di roccia sulla cresta E delle Cime dei Cagamei. Nel 1900 fu l’intuito del grande Bonomi a risolvere i problemi:

“Se i camosci passano - disse il Bonomi - noi passeremo, a meno che vi siano piodesse.

Per una serie interminabile di scaglioni, senza mai discostarsi molto dalla cresta, raggiungemmo la cornice di rocce che si portava al forcellino. Ma giunti là in alto la parete verso il Diavolo scendeva per qualche centinaio di metri a picco.

Come diavolo eran passati i camosci? Un fischio ci fece alzare la testa. Essi non erano passati, ma si erano portati là in alto sulla cresta a guardarci [...].

Raggiungemmo la vetta del Pizzo del Diavolo alle 1,20 pomeridiane.” (B. Galli Valerio, Passi e Punte).

Beati loro!!!Oggi non si vede nulla. Credo che se fossi uno di quelli sdolcinati che dà mille baci alla propria ragazza, oggi avrei baciato 500 volte i camosci confondendoli con Gioia e 250 volte Enrico, l’amico che è con noi.

Meglio essere un uomo rude, così non corro il pericolo.

Il momento è critico. Queste torri non si possono aggirare alle cieca, ma è altrettanto dura scendere dritti

La nostra probabile via di discesa dalla Cima Or. dei Cagamei alla Val Morta(foto F. Locatelli). Sotto in rosso la via giusta per finire la traversata.

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per la parete.Scelgo l’opzione parete e mi invento uno zig zag tra le cenge

seguendo i bolli a pallini marroni che quelli del CAI sez. Camosci Orobici hanno lasciato lungo il versante.

Dx, sx: c’è un salto, allora di nuovo dx e poi sx. Ripetiamo l’operazione più volte perdendo man mano quota fino a

trovare una cengia che ci butta a sx (E) nel grosso canalone detritico che sfocia in Val Morta. Siamo tutti interi!

Brancolando tra le nebbie e i fischi delle bestie ci muoviamo a SE puntando al miraggio del Piz Cavrel che ogni tanto appare.

Entrati nel vallocello ai suoi piedi, saliamo per facili rocce all’intaglio alla sua sx (N) noto come Bocchetta o Passo di Cavrel (m 2650 ca, ore 2), via d’accesso alla valle del Lago della Malgina.

Dopo un tentativo vano al Pizzo del Diavolo della Malgina per la sua cresta S (passi di IV+), battiam ritirata e scendiamo dal Passo di Cavrel verso E, attraversiamo le pietraie della valle in direzione NE fino a raggiungere la finestra con bollo sulla cresta E del Pizzo del Diavolo.

Siamo a m 2600, e a N è tutto innevato. Rampe nevose con qualche sasso bollato che emerge ci portano fino al Canalone della Malgina, cento metri circa sotto l’Omo della Malgina. Ed ora, cosa insolita per metà luglio, giù per neve fino in fondo al canalone.

L’ambiente è tetro e , ogni tanto, la spessa lente di neve e ghiaccio che ricopre quelle che altresì sarebbero le cascate di un tumultuoso corso d’acqua, scricchiola. Per fotuna va tutto bene e siamo indenni ein men che non si dica alla fine della neve che si spinge ancora fino a m 1200, nell’ombelico della valle (ore 2).

Sono le 21:30 e, col buio che avanza, scappiamo per sentieri dalla Val Malgina.

Baita Paltani (m 1215), la carrozzabile, Baite Carro (m 847) e finalmente Paiosa dove ci facciamo venire a recuperare da mio papà.

Pizzo del Diavolo della Malgina, cresta S.

Omo della Malgina (m 2621) e sotto: stanchi?