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gianfranco-martana
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8/10/2019 Lune gemelle
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Dipinto di Enzo Bianco che ha ispirato il racconto
8/10/2019 Lune gemelle
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Nicola e Teresa andarono a rollarsi sigarette sulla spiaggia. Avevano
sedici anni e una smania dentro, che lievitava al calore del libeccio.Le onde, nate e cresciute al largo, venivano a morire ai loro piedi
con un sospiro di stupore, ignare dell’esistenza della terra, incredule
che l’avventura terminasse lì.
I due ragazzi lavoravano zitti, come operai alla catena, gli occhi
ostinati sulle mani assorte. Nicola, più esperto di quell’arte, finì per
primo e alzò lo sguardo al cielo. La testa gli girava. Forse per que-
sto, solo per questo, gli parve di vedere nello spicchio di luna un
mucchietto di lettere affastellate.
Aveva letto nei libri che le lettere scaturiscono dall’atmosfera
infuocata del Sole; è infatti privilegio di una stella instillare la vita
nei pianeti, e l’alfabeto, nelle creature pronte a sopportarne il peso.
Ma il flusso incessante resterebbe segreto se la luna, propagandone
a volte i riflessi iridescenti, non ne svelasse l’immane mistero.
“Com’è strana la luna, stasera!”, disse Nicola.
“Dici? Non so...”.
“Allora sono i tuoi capelli, che sono diversi”. Dov’era il nesso?
Non c’era. Senza saperlo, cercava pretesti. La luna gl’infondeva pa-
role senza senso, buone solo a svelare il tremore della voce.
“Ho fatto la piastra. Ti piacciono?”.
Ora tutto era detto.
Sospinte da una forza appena nata, le dita di Nicola andarono a
impigliarsi in quei capelli. Teresa chiuse gli occhi, come chi si di-
spone alla preghiera. Avvenne il primo bacio, con la fatalità di un
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terremoto. Le sigarette rotolarono giù, a disfarsi nell’umido della
sabbia.
Nicola tornò alla spiaggia un mese dopo. Teresa era tanto lontana
da non poterla mai più rivedere. Quel giorno c’era stata la tramon-
tana, e lo spicchio di luna, con le sue lettere fuggevoli, si rifletteva
distintamente sulla pelle tesa del mare. Erano due lune gemelle,
l’una sull’altra; ma in quella di sotto le lettere apparivano a rovescio.
Nicola capì solo allora che ogni discorso nasconde il suo oppo-
sto, che ogni dichiarazione di amore eterno prepara la sua contrad-
dizione. La luna capovolta gli ricordò l’Appeso, l’arcano che Teresa
estrasse un giorno dal mazzo dei tarocchi. Era presagio di separa-
zione, ma anche di rigenerazione ...
Il padre di Nicola possedeva un piccolo gozzo, col quale anda-
vano a pesca nelle domeniche di sole. Nicola saltò dentro, sciolse
l’ormeggio e spinse sui remi, alla volta della luna di mare. Pensava
allo specchietto in fondo al gavone di prua, che un tempo agitava
nell’acqua per creare riflessi e attirare i saraghi con l’ingannevole
speranza di una preda. Ora quel gioco crudele lo faceva di rado, e
solo per l’impulso di oscure nostalgie.
“Hop, hop!”, scandiva con ritmo forsennato. “Hop, hop!”. Ap-
pena entrato nel fascio di luce, gli puntò lo specchio contro, per su-
scitare un evento inaudito, un paradosso, un prodigio che scardi-
nasse la vita dalle fondamenta, come quella volta con Teresa.