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Periodico mensile di Roma Nord a diffusione gratuita Anno 2 • n. 6 OTTOBRE 2015 XIV II III XV I II MUNICIPIO VILLA PAGANINI III MUNICIPIO JESSICA DE NAPOLI XIV MUNICIPIO PROBLEMI A MONTE MARIO XV MUNICIPIO FONTANA LABARO CIVATI PD sleale con Marino STADIO DI ROMA Si farà davvero? LAZIO E VIS NOVA Si parte!

Lungotevere n.6 ottobre 2015

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Periodico mensile a diffusione gratuita di Roma nord

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Page 1: Lungotevere n.6 ottobre 2015

Periodico mensile di Roma Nord a diffusione gratuita

Anno 2 • n. 6OTTOBRE 2015

XIVII III XVI

I I MUNICIPIOVILLA

PAGANINI

I I I MUNICIPIOJESSICA

DE NAPOLI

XIV MUNICIPIOPROBLEMI

A MONTE MARIO

XV MUNICIPIOFONTANA

LABARO

CIVATIPD sleale con Marino

STADIO DI ROMA Si farà davvero?

LAZIO E VIS NOVA Si parte!

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Tutta colpa di Marino? .........................2

Civati commenta Marino ......................4

Stadio Roma, si o no?..........................6

Lotta agli abusivi .................................8

Il parco degli orrori .........................10

Jessica De Napoli ............................ 14

Allarme Monte Mario....................... 16

Labaro, la nuova piazza ................. 18

Stefano Erbaggi ..............................20

Le catacombe romane .....................22

Missione Antartide ..........................26

Lazio Pallanuoto .............................28

Roma Vis Nova ................................30

La Pastorale ad Assisi ......................32

Editore

Sara Mechelli

Sede

Via Ghisalba 160 – 00188 Roma

Direttore Responsabile

Sara [email protected]

333/4204141

Direttore Editoriale

Filippo Ferrari [email protected]

Redazione

Alberto Rossi, Barbara Polidori, Greta Varani, Ilenia Melis, Iole Esposito,

Silvia Sarli, Valerio Valeri, Veronica De Michelis

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Pubblicità

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Grafica

Marco Valeriani [email protected]

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Stamperia Lampovia Adda, 129/a – 00198 Roma tel: 39 06 8554312

email: [email protected] www.stamperialampo.it

Numero chiuso il 20 ottobre 2015

Copertina di

Gian Marco Sanna

Fotografie di

Stefano Di Noi, Gian Marco Sanna

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SOMMARIOAnno 2 - n. 6

OTTOBRE 2015

www.lungotevere.netSiamo anche online!

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di Filippo Ferrari Bellisario

Fallimentare, triste, grot-tesca, stucchevole, molto italiana. Si potrebbero trovare molti modi per definire l’esperienza di Ignazio Marino come

sindaco di Roma. Iniziato non certo sotto una buona stella, se pur con il favore del 63% abbondante degli elettori, il biennio del sindaco chirurgo verrà ricordato per le gaffe dello sventurato, e per la pioggia di insulti piovuta ininterrottamente sul suo capo fino al giorno delle dimissioni, e an-che oltre.Da Marino “babbuino” urlato dagli ani-malisti prima delle elezioni della primavera 2013, al Marino “bugiardo” ridicolizzato per cene private pagate col conto del Co-mune. Su Marino si è riversata una ondata di odio, talebano, forse mai visto prima a Roma: in lui sono stati personificati tutti i problemi della città. C’è traffico? colpa di Marino. La nettezza urbana non funziona? Colpa di Marino. Le strade si allagano per-ché non vengono puliti i tombini? Colpa di Marino. Gli autisti dell’Atac vengono ag-grediti in servizio? Colpa di Marino. Roma fa schifo? Colpa di Marino, “Il peggior sin-daco della Capitale”. Ma le dimissioni di Marino non sono soltanto la sconfitta poli-tica sua e di chi pensò di presentarlo come sindaco di Roma. La vicenda di Marino è la degna conclusione di un lungo venten-nio di deragliamento della politica romana, parallelo a quella italiana.Quando nel 1993 con la riforma elettorale per i Comuni si introdusse l’elezione diretta del sindaco da parte dei cittadini, parve un passo avanti verso una compiuta espres-sione della volontà popolare e un modo per coinvolgere maggiormente i cittadini nell’amministrazione delle loro città. Dove-

va essere una svolta per una crescita demo-cratica. Un esame di maturità per gli elettori. E invece? Invece abbiamo assistito a vent’anni di politica tribale, la città divisa in bande pronte a spartirsi appalti e specula-zioni, a un dibattito politico ridotto a cacia-ra da bar, tutti pronti a rivendicare successi sinceramente impalpabili e ad accusare gli avversari delle peggior nefandezze, in un eterno ritorno di responsabilità con un unico risultato: lo sprofondare di Roma in un gorgo di debiti, inefficienze, brutture, volgarità. Roma, degno specchio della nazione di cui è capitale, ha espresso una politica schiava del consenso, dove ogni candi-dato sindaco, ogni assessore, ogni consi-gliere comunale, salvo rarissime eccezioni, ha combattuto con il coltello tra i denti per accaparrarsi la sua fettina di voti, con un unico obiettivo, la sua parte di potere. Una politica degna di un paese africano, di quei paesi dove vige la “politica della pancia piena”: quando una tribù riesce a prendere il potere fa razzia di tutti i beni

pubblici a proprio favore. Ogni volta che un gruppo ha agguantato il Campidoglio, e i vari Municipi, ha generosamente distribu-ito posti di lavoro, finanziato improbabili progetti culturali e artistici, sovvenzionato le più stravaganti iniziative politiche e so-ciali. Ma, soprattutto, al di sopra di questo acquario pieno di pesci pronti a scannarsi, si è sempre mantenuto un potere politico economico che nell’acquario faceva cade-re il mangime pur di non essere disturbato nel suo dominio sulla città. Tutto questo ha svuotato di qualsiasi significato il senso del sistema democratico che in Italia, e quindi anche Roma, vige, almeno ufficialmente. Una democrazia parte dal presupposto che ogni cittadino, nell’ambito dei suoi diritti e doveri, esprima la preferenza per un candi-dato. Ma si presume che questa espressione di volontà venga fatta liberamente, senza condizionamenti economici, avendo cogni-zione di quanto è stato fatto dalla preceden-te amministrazione e di cosa viene proposto dalle opposizioni che si propongono come futura alternativa. Come il libero mercato

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urbe

Tutta colpa di Marino?

Al di là delle sue incApAcità, l’esperienzA di MArino hA certificAto che lA città è AllergicA A un vero cAMbiAMento

politico. lA logicA tribAle è ben rAdicAtA e non può tollerAre personAggi fuori sisteMA coMe l’ex sindAco

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per funzionare prevede il ri-spetto di determinate regole e piena informazione di tutti gli “attori” del mercato, così la democrazia non può prescindere da un sistema di regole che garantisca a tutti libero accesso alle informazioni e uguale visibilità per i candidati.A Roma, e per estensione, in forme più o meno gravi, in tutta Italia, i meccanismi democratici sono stati resi formalismi senza senso da un tessuto socio econo-mico degenerato, che ha creato una economia drogata, basata sul sistematico scavalcamento delle regole, con la vittoria del più “ammanicato” su chi prova a rispettare le peraltro complicatissime e severe (sulla carta) leggi italiane. Lo sfacelo economico, sociale, culturale ed estetico di Roma è il risultato di una democrazia tradita, nella quale la politica non ha mai avuto il coraggio di intervenire drasticamente su alcune situazioni sempre più incancrenite, solo per paura di perdere il consenso. In una sistema simile nulla ha più valore, tutti si accusano a vicenda dei fallimenti in un continuo ping pong, in una alternanza dove chi pren-de il potere denuncia prontamente tutte le inefficienze del predecessore per poi fare addirittura peggio. Una demo-crazia senza regole trasforma una metropoli in una giungla dove vige la legge del più forte. Dove le tribù si combatto-no per spartirsi il territorio, non per governarlo.Varrebbe forse la pena interrogarsi sul perché molti dei migliori interventi urbanistici nella Roma post unitaria si-ano stati svolti durante un regime totalitario. L’Eur, l’unico quartiere tutt’ora moderno della Capitale, preso ad esem-pio dagli architetti di tutto il mondo, la linea Roma Ostia realizzata a una velocità che fa arrossire pensando ai lavori delle attuali metropolitane. O i quartieri popolari. Negli anni ‘20 la Garbatella, gradevole quartiere dove il regime fascista spostò molte famiglie rimaste senza casa dopo gli sventramenti urbanistici operati nel centro storico; nell’e-poca post bellica gli alienanti Corviale o Laurentino 38. Il confronto è impietoso. Ma è abbastanza evidente che in una democrazia svuotata di senso l’edilizia popolare divie-ne occasione di guadagno per i costruttori. Una dittatura difficilmente si fa dettare l’agenda politica da un palazzina-ro. Certo, anche gli anni del ventennio non furono esenti da scempi o scelte quantomeno dubbie (ancor oggi si grida allo scandalo per la decisione di radere al suolo parte di Borgo Pio per realizzare Via della Conciliazione, o la simile operazione a ridosso dei Fori Imperiali). Ma il “regime” aveva idee chiare e, non dovendo appunto in continuazio-ne “comprare” il consenso, realizzava i suoi progetti ed era spinto per necessità propagandistica a dare mostra di effi-cienza e di progresso. La marcia democrazia romana non ha nessuna necessità di ottenere risultati. Ha bisogno invece di comprare cicli-

camente il consenso. E per farlo avalla operazioni anti economiche, che creano inef-ficienza, sperperi, malcon-

tento. E quale malcontento sarà propellente per le succes-sive campagne elettorali, in una spirale negativa senza fine.Ecco. Marino, nel suo essere “marziano”, fuori dalle logi-che del potere romano, ingenuo (forse politicamente inca-pace) al limite del naif, forse inconsciamente, forse spinto dalla contingenza dello scandalo di Mafia Capitale, ha pro-vato a rompere i meccanismi della logica del consenso. Ha avanzato proposte impopolari ma lungimiranti. Ha pensa-to alla città nel suo insieme e non a qualche interesse di parte che gli garantisse voti futuri. Far sparire i camion bar da alcune zone del Centro Storico danneggia economica-mente quelle famiglie che su quel business ci vivevano. Ma ha senso sacrificare l’estetica di alcuni dei luoghi più belli del mondo per far lavorare qualche famiglia? Ovviamente no, se visto nell’ottica collettiva e non personalistica. Com-battere l’abusivismo di bar e ristoranti può far diminuire il loro fatturato? Probabilmente sì, ma la città nel suo com-plesso appare più ordinata e pulita. Se ascoltiamo tutta la miriade di lobby romane la città rimarrà ingovernabile, con i risultati che abbiamo sotto gli occhi. Marino è stato lo sforzo goffo e a tratti isterico di fare davvero una politica diversa. Marino è stato l’errore del “sistema”. E’ stato un candidato di “Palazzo” - a sca-pito di David Sassoli, più amato dai romani, ma meno dagli uffici del potere PD - che è poi sfuggito di mano. Ora, con qualche scontrino il cui ammontare fa sorridere rispet-to all’interminabile sacco di Roma, il sistema ha cancellato l’errore. Con le prossime elezioni si tornerà alle vecchie malsane abitudini. A quella democrazia di cui a questo punto biso-gnerebbe avere il coraggio di fare a meno. Corriamo tutti a votare, il miglior offerente. Corriamo tutti a votare il partito che “mantiene gli impegni” (quali? Quelli sotto-banco?), corriamo a votare i candidati “puliti”, corriamo a votare il candidato che è “uno di noi”. E sì. Perché in fondo, tutti questi attori del teatrino chiamato politica, sono come noi, siamo noi. Si narra che Marino, brillan-te chirurgo specializzato in trapianti, vent’anni fa abbia provato uno spericolato xenotrapianto impiantando un fegato di babbuino in un uomo. Il quale, poveretto, ha fatto una brutta fine, perché, come ammesso dallo stes-so Ignazio “il sistema immunitario degli uomini e quello dei babbuini non sono compatibili, nemmeno utilizzan-do i farmaci antirigetto più potenti”. Chissà, magari Marino voleva provare a trapiantare sul Campido-glio una politica diversa. Ma il sistema immuni-tario di una parte di questa città l’ha malamente rigettato.

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Foto di Gian Marco Sanna

Anno 2 n. 6 • ottobre 2015

L’ex sindaco di Roma fu eletto il 10 giugno 2013, vincendo il

ballottaggio con il 63,9% dei voti

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di Valerio Valeri

Pippo Civati conosce bene Ignazio Ma-rino, più di quanto voglia far credere. Lo conosce e lo difende da tempo, ma non perché fu il coordinatore nazionale del-la campagna del chirurgo genovese alle primarie del 2009. Lo fa, e lo ha sempre fatto, perché è un uomo di sinistra. Tan-to che già il 28 maggio 2013, quarantotto ore dopo la vittoria del Pd alle ammini-strative capitoline, Civati se ne uscì con questa frase: “I renziani volevano ritirare

Marino perché troppo a sinistra”. Mica male. Due anni e mezzo fa il deputato ex dem, ora co-fondatore di “Possibile”, già metteva in chiaro quello che sarebbe successo nella Città Eterna. A giugno scorso, poi: “Difficile immaginare che Ma-

rino finisca il mandato. Un premier che si

riserva di intervenire su un sindaco non va

proprio bene”. Detto, fatto. Roma è sen-za primo cittadino, commissariata pro-prio alla vigilia di un Giubileo che, agli occhi di chi deve organizzarlo e gestirlo, assume sempre più i tratti di un tremen-do tiro mancino da parte del Papa.

“RENZI HAABBANDONATO MARINO” Civati, che dal Pd è uscito il 6 maggio scorso dopo aver detto “no” alla nuova legge elettorale, quando si tratta di valu-tare l’operato del partito che ha contri-buito a far nascere - e nel quale ha pro-vato più volte ad assumere un ruolo ri-levante - non si tira indietro. E sul “caso

Roma” è chiaro: “Il partito continua a

invocare la lealtà – spiega a Lungotevere - , ma non è riuscito ad essere leale verso

il sindaco Marino né prima né durante né

dopo Mafia Capitale. Perché bisogna dire

che le polemiche contro di lui sono iniziate

quasi subito, due anni fa”. Anche prima, stando alla sua dichiarazione sopra ri-portata. E la gestione di tutto quello che

si è scatenato dopo il 2 dicembre 2014, il giorno dei primi arresti alla fine dell’in-chiesta denominata “Mafia Capitale”, non può certo definirsi impeccabile. L’ex assessore alla scuola del III Municipio ed ex Pd Pierluigi Sernaglia, oggi referente romano di “Possibile”, in un’intervista al nostro sito pose l’accento sulla scarsa -se non inesistente - analisi politica del

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il deputAto briAnzolo, uscito dAl pArtito di renzi lo scorso MAggio, non fA sconti:

“invocAno lA leAltà MA non lo sono stAti con l’ex sindAco. e si è sospesA lA deMocrAziA

per evitAre unA doverosA AnAlisi politicA di quAnto successo con MAfiA cApitAle”

urbe

“I dannI a Roma lI ha fattI Il Pd, ma ha scaRIcato la colPa su maRIno”. fIRmato cIvatI

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partito romano successivamente al terremoto di qua-si un anno fa. Civati non si discosta molto e rincara la dose: “Mi pare ci sia stata – continua l’onorevole - , tra

le altre cose,una gestione poco democratica della questio-

ne tra commissariamenti e sub-commissariamenti,tutto per

evitare una doverosa assunzione di responsabilità. Si è teso

semplicemente ad addossare la colpa a Marino, che ha si-

curamente sbagliato qualcosa, perché negli ultimi tempi dal

punto di vista politico non è stato sempre brillante, ma non

tutto ciò che è successo può essere responsabilità sua. E

non farà più il sindaco perché la sua maggioranza è divisa

e in gran parte squalificata, avendo pensato più a raggiun-

gere e mantenere il potere

piuttosto che programmare

il bene di Roma. Marino ha il

10% di colpe e il resto va ad-

dossato al Pd e da qui si do-

vrebbe fare un’analisi della

questione”. E invece il presi-dente del Consiglio e Segre-tario del Partito Democratico (“l’uomo solo al comando”, ironizza ma nemmeno troppo) ha “lasciato solo Marino,

commissariandolo e senza dargli molto margine di movi-

mento”.

“BASTA CAPIBASTONE, PROGETTO UNICO A SINISTRA” Sebbene Civati abbia più volte espresso le sue perplessità sul modus operandi di Matteo Orfini, presidente del Pd e commissario a Roma, parlando al nostro giornale non si lascia andare ad un attacco personale: “Non discuto dei

singoli – risponde - la responsabilità è di tutti e il proble-

ma è politico. Il Pd nella Capitale ha dato una pessima idea

di sé. Credo e spero che la credibilità della Sinistra venga

raggiunta da un progetto proveniente da Roma, fatto dai

romani e con personalità che siano diverse da chi ha gover-

nato finora la città”. Inevitabile il riferimento a quanto sta mettendo in piedi con “Possibile”, progetto che qui ha visto gettate le basi durante un’assemblea di domeni-ca 11 ottobre a Ostiense: “Ci vuole un progetto unico, una

formula nuova – sottolinea Civati - . Noi ci stiamo già pen-

sando, ci sono tante persone che vogliono dare un contri-

buto civico nell’ambito di Possibile. La persona che espri-

meremo come candidata a Roma non la sceglierò io, ma io

sarò il primo a sostenerla. Sento una certa responsabilità

verso questa città, alle ultime primarie nazionali qui arrivai

secondo. Ma una cosa va chiarita: Possibile non ragionerà

con i capibastone, è un concetto che va superato e per farlo

va eliminato. Basta coi voti costruiti su scambi e filiere di

potere, rovesciamo il modello, creiamo qualcosa di nuovo

partendo da sinistra, si può fare un ottimo risultato a livello

politico, senza pensare solo alla competizione elettorale”.

Ma in questo progetto unico che parte da sinistra, c’è spazio per una Sel in stato confusionale? “Io chiedo que-

sto: c’è un progetto che può coinvolgere quelli di Sel e quel-

li che hanno un’idea vicina al vecchio Ulivo? – domanda Civati - . Idee vicine alle mie e che non al modus operandi

dell’attuale Pd? A questo bisogna rispondere. Da alcune

parti ci si contende Marchini con la destra, noi vogliamo

iniziare dalla parte opposta”.

“REFERENDUM, OCCASIONE PERSA”D’obbligo, anche se poco connesso alle vicende stret-tamente romane, toccare l’argomento referendum.

“Possibile” ha impiegato gli ultimi mesi a raccogliere fir-me per presentare 8 quesiti referendari sui temi quali la-voro, ambiente e legge elet-torale. Dal “Jobs Act” alle trivellazioni nel Mar Adria-tico, scopo della campagna

civatiana era quello di ridurre a carta straccia una serie di atti del Governo che proprio non sembrano sposarsi con l’idea di Sinistra che vorrebbe portare avanti il mo-vimento del deputato brianzolo. Niente da fare, però: la corsa si è fermata a poco più di 300mila firme. “E’

stata un’occasione persa – ammette Civati – ma non per

noi, per l’Italia. Chi tutti i giorni strepita contro certi prov-

vedimenti del Governo Renzi avrebbe potuto condividere

e sostenere la nostra campagna, adesso parleremmo di un

milione di firme e avremmo tutti segnato un punto per la de-

mocrazia. Sel e i sindacati non hanno firmato? Non faccio

polemica, anzi: se presenteranno i loro quesiti e noi saremo

d’accordo, li aiuteremo. Faremo ciò che non hanno voluto

fare loro con noi”.

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Giuseppe Civati è nato a Monza nel 1975. nel 2010 è stato eletto consigliere regionale in Lombardia, dal 2013 è deputato. nel 2009 ha curato la campagna elettorale di Ignazio Marino per la segreteria nazionale del Partito Democratico.

Anno 2 n. 6 • ottobre 2015

Il 21 giugno di quest’anno Giuseppe Civati ha ufficialmente

lanciato “Possibile”

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di Valerio Valeri

Dall’imminente Giubileo al risanamen-to delle grandi municipalizzate (Ama e Atac), dalla campagna per la candidatura ai Giochi del 2024 fino alla conclusione dei lavori per la costosissima e intermi-nabile Metro C. Di questioni spinose ne rimangono in sospeso molte con le di-missioni di Ignazio Marino e il commissa-

riamento della città, ma quello che sem-bra preoccupare di più un gran numero di “attori” è la realizzazione del nuovo stadio della Roma a Tor di Valle.

19 MESI DI POLEMICHE E LITIGI Da quando venne presentato il modelli-no in Campidoglio il 26 marzo 2014 fino ad oggi, intorno all’ambizioso progetto del proprietario della società giallorossa James Pallotta si sono scatenate vere e proprie faide. Favorevoli e contrari, den-tro e fuori i palazzi della politica romana, hanno battagliato a suon di dichiarazioni, dossier, accuse e denunce. Ma a realizzare il primo gol, tanto per rimanere in tema, è stata proprio la dirigenza americana insie-me al costruttore Luca Parnasi (Parsitalia – Euronova Srl), incaricato della futura realizzazione: il 22 dicembre 2014, infatti,

l’Assemblea Capitolina ha votato a mag-gioranza sull’interesse pubblico dell’o-pera (delibera n.132), dando il proprio via libera. In questi otto mesi, durante i quali opposizioni politiche (Movimento 5 Stelle), ambientalisti (Legambiente), realtà civiche (Carte in Regola) e urbani-sti (Paolo Berdini) hanno proseguito la propria battaglia contraria all’impianto disegnato da Dan Meis, che costerà 400 milioni di euro. Cifra da triplicare se si includono gli interventi urbanistici impo-sti da Roma Capitale: costruzione di due ponti, prolungamento della Metro B (ma si pensa più ad un rafforzamento dell’as-sai carente ferrovia Roma-Lido), realiz-zazione di uno svincolo di collegamento con la vicina autostrada Roma-Fiumicino. Questo progetto occupa 125 ettari di un’area definita dai principali esperti “un

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il progetto dellA roMA e del costruttore pArnAsi (indebitAto per 600 Milioni) AspettA di finire sotto il vAglio dellA regione: l’iter hA già superAto lo scoglio del coMune senzA grossi probleMi. lo spAurAcchio vero è lA procurA: 4 persone rischiAno il processo con l’AccusA di bAncArottA per distrAzione e MAncAto pAgAMento dell’ivA in relAzione AllA cessione dei terreni di tor di vAlle.

urbe

stadIo dellaRoma sì o no? Il PeRIcolo non è la caduta dI maRIno, ma l’InchIesta suI teRRenI

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deserto urbano”, nota fino ad oggi solo per la presenza dello storico ippodromo inaugurato a fine 1959 e chiuso definitivamente due anni fa. Di questi 125 ettari, secondo quanto si può leggere anche sul sito di Roma Capitale, il 50% sarà adibito a verde, l’11% alle infrastrutture, il 14% a parcheggi, il 15% a spazi pubblici e il 10% a edifici pri-vati. Verrà poi realizzato il cosiddetto Business Park, con tre grattacieli a torre progettati da Daniel Libeskind.

MARINO OUT, STADIO A RISCHIO? Ma le dimissioni di Marino, e la caduta della giunta che approvò questa grande opera, compromettono in qual-che modo il futuro del nuovo stadio della Roma? C’è un filo conduttore tra la caduta del sindaco e la realizzazione dell’impianto? Sulla carta, no. Perché come spiegato sia dal quasi ex assessore all’Urbanistica Giovanni Caudo, sia dal presidente del Coni Giovanni Malagò, ma anche dal presi-dente del Partito Democratico Matteo Orfini “l’iter per la

realizzazione dello stadio ha già passato lo scoglio del Comu-

ne, adesso andrà tutto in mano a Zingaretti”. È la Regione, infatti, a dover mettere il suo timbro sulle circa 800 pagi-ne firmate dal proponente, ovvero il duo Pallotta-Parnasi, dopo un tempo massimo di 180 giorni, utili a concludere la conferenza di servizi alla quale prenderanno parte non i politici - sia chiaro - ma i direttori dei dipartimenti coin-volti. L’ex senatore Pd e dal 2 novembre anche ex primo cittadino è stato il più acceso sponsor del nuovo stadio, attirandosi anche le ire di molti che lo hanno accusato di andare a braccetto con i cosiddetti “poteri forti”. Ma che sia finito fuori gioco non è un problema: a preoccupare gli interessati, piuttosto, debbono essere i dubbi che già il Comune(e con lui la Regione) avevano e hanno tuttora sulla tenuta idrogeologica del terreno di Tor di Valle, vista l’estrema vicinanza del Tevere, e sulla fattibilità di una rete di trasporto pubblico che - nelle richieste del Campidoglio - permetta il trasporto di almeno il 50% dei tifosi diretti a vedere la partita. Ma anche e soprattutto debbono allar-marsi per l’inchiesta sulla proprietà dei terreni.

INCHIESTA SUI TERRENI Tra tutti coloro che necessiterebbero di essere tranquil-lizzati, il primo interessato è proprio Luca Parnasi, 37 anni, rampollo di una storica famiglia di costruttori ro-mani. Nel 2013 Parsitalia ha acquistato quel pezzo di città dimenticato da Dio e dagli uomini per 42 milioni di euro, girandone la proprietà alla Euronova Srl, ovvero la società che vede insieme la proprietà giallorossa e il giovane costruttore. La Procura di Roma, però, ha voluto vederci chiaro e il 6 ottobre scorso ha deposi-tato gli atti dell’inchiesta e quattro persone rischiano il processo con l’accusa di bancarotta per distrazione e mancato pagamento dell’Iva: Gaetano e Umber-to Papalia, Michele Saggese e Umberto Cicozzi. Chi sono? I primi due sono proprietari della Ippodromo Tor di Valle, il secondo è l’amministratore unico della Sais (vecchia proprietaria dei terreni), mentre l’ultimo è stato il liquidatore della Ippodromo Tor di Valle, fallità proprio nel 2013. Il pubblico ministero Mario Dovinola sostiene che la cessione dei terreni sia stata la conseguenza diretta di una distrazione di fondi, per eludere i creditori. Una brutta gatta da pelare, che può rallentare ulteriormente i tempi (l’obiettivo era iniziare a costruire nella Primavera 2016, ma con ogni proba-bilità nessuna prima pietra verrà depositata prima del 2017), evenienza che non può che far tremare Parnasi. La sua società immobiliare ha un’esposizione bancaria di circa 600 milioni di euro, con vari istituti di credito tra i quali Unicredit. La banca di piazza Cordusio è stata socio di minoranza di Pallotta con il 40% delle quote, ridotte prima al 31% ad agosto 2013 e infine azzerate un anno dopo, quan-do l’imprenditore di Boston ha versato 33 milioni di euro “sull’unghia” alla banca prendendosi il 100% del-la Neep (società controllante della As Roma) e quindi il 78% del club di Trigoria. Insomma, Ignazio Marino e le sue bottiglie di vino sono davvero l’ultimo dei pro-blemi per chi ha le mani su Tor di Valle.

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L’AS roma e Luca Parnasi hanno presentato il plastico del nuovo stadio in Campidoglio il 26 marzo 2014. L’assemblea capitolina lo ha approvato con voto a maggioranza il 22 dicembre 2014

L’impianto è stato disegnato dall’architetto americano Dan Meis: 52mila posti espandibili fino a 60mila, una forma che richiama il Colosseo. tutt’intorno spazi verdi, luoghi di ritrovo, i nuovi campi d’allenamento per la prima squadra e le giovanili

Anno 2 n. 6 • ottobre 2015

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proseguono senzA sostA i controlli dei vigili urbAni per contrAstAre lA piAgA dei venditori AMbulAnti Abusivi.

Abusivismo commercialeContinua la battaglia del Centro Storico

MunICIPIo

L’amministrazione Marino, tra alterne vicende (l’ex sindaco aveva improv-vidamente proposto ai negozianti del Centro Storico di assumere gli ambu-lanti abusivi cosi da regolarizzarli…), ha dichiarato guerra all’abusivismo commerciale. Cinque piazze del cen-tro e Trastevere vengono continua-mente monitorate. Anche se molto di frequente capita di vedere a piazza di Spagna, in via del Corso, in viale Otta-viano o lungo le vie di Trastevere deci-ne di teli e banchetti con sopra merce di vario tipo, spesso contraffatta. Ma molto controllati sono anche i vendi-tori delle cosiddette “opere di inge-gno”, intendendo quelle micro attività

non soggette alla legge del 1997 sulla disciplina del commercio, che non si applica “a chi venda o esponga per la

vendita le proprie opere d’arte, nonché

quelle dell’ingegno a carattere creativo,

comprese le proprie pubblicazioni di na-

tura scientifica od informativa, realizzate

anche mediante supporto informatico”.

Per avere dimensione del fenome-no basti pensare che secondo dati di Confcommercio del 2014, a Roma sono in azione tra i 15.000 e i 18.000 abusivi nel settore commerciale. In pratica un abusivo ogni quattro attività commerciali regolariNei giorni scorsi un nuovo blitz dei vi-gili ha portato al controllo e al seque-

stro di 10 attività abusive a Trastevere. Le 7 pattuglie, quasi tutte del grup-po Trevi, sono entrate in azione nel weekend, periodo di maggior traffico nel rione affollatissimo di turisti.Come comunicato dal Comando Ge-nerale della Polizia di Roma Capitale, le sanzioni elevate sono state in totale di 55.000 Euro, principalmente per ven-dita senza licenza, uniti ad altri verbali per il Codice della Strada. Gli articoli sequestrati sono stati 4.702; Durante l’operazione, inoltre, sono stati rinve-nuti a terra circa 500 pezzi di ciarpame lasciati da venditori abusivi in fuga, ri-tirati da personale dell’AMA e successi-vamente convogliati a discarica.

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A distAnzA di 11 Anni dAllA riAperturA, lA villA sprofondA nel degrAdo e nell’incuriA. delusi gli AbitAnti: “dov’è l’ufficio giArdini?”

MunICIPIoII

di Barbara Polidori

Doveva essere il vanto dell’ex ammini-strazione Veltroni, un verde prezioso da far invidia alla vicina Villa Torlonia per eleganza e bellezza. Oggi però Villa Paganini potrebbe compe-tere al massimo con il set di un film horror. Già dalle prime luci del crepuscolo, il giardino e la sua decadenza suggeriscono un luogo spettrale. Il tour degli orrori ha inizio dai sentieri cosparsi di foglie secche e ghiaia scivolosa, “ci sono tanti

bambini che corrono giocando nel parco,

potrebbero cadere e farsi male”, dice una

mamma all’uscita da scuola. Ha portato la figlia al parco di Villa Paganini, all’u-nisono le fanno eco le altre che vigilano sui figli nell’area giochi, “l’erba è troppo

alta, chissà cosa potrebbero trovare i bam-

bini lì in mezzo”, meglio tenerli d’occhio allora. Le illuminazioni poi sono assen-

ti, così dopo il tramonto Villa Paganini sprofonda nel buio. D’altronde “di notte

i cancelli della villa rimangono chiusi, ma

tanto noi c’infiltriamo lo stesso”, racconta un gruppo di ragazzi all’angolo del parco. Non sarebbe nemmeno un caso sporadico, visto gli atti di van-dalismo notturno, di cui l’ultimo lo scorso maggio. Alle spalle dei ra-gazzi del quartiere, graffiti colorati deturpano la casetta dell’Ufficio Giardini, presenza silenziosa che

dovrebbe vigilare sulla manutenzione del parco, ma che di fatto si rivela anch’esso un edificio fantasma. “È una situazione

Un tempo di proprietà del cardinale Giulio Alberoni, Villa Paganini fu

inaugurata nel 2004

Villa Paganiniil parco degli orrori

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paradossale che un ente di tutela si trovi letteralmente di

fronte al problema ma non faccia nulla per risolverlo”, so-stiene una coppia di anziani seduti lungo il viale albera-to. Da una panchina osservano il nipote giocare sull’al-talena, a pochi metri da una fontana transennata che crolla su se stessa. Viene da domandarsi come facciano a rimanere tranquilli. “Un anno fa un operaio è finito al

pronto soccorso mentre ci lavorava dentro, un pilone gli è

crollato addosso”, racconta uno dei due nonni.E pensare che le aspettative per Villa Paganini, inaugu-rata nel 2004 dopo ben 11 anni di lavori di manuten-zione, erano molto promet-tenti. Il Comune di Roma spese infatti almeno tre milioni di euro per restituire la villa ai residenti. Secondo il progetto della giunta Veltro-ni, Villa Paganini doveva ispirarsi ad un giardino tipico

del tardo Ottocento, con prati all’inglese, fontane e gio-chi d’acqua, ponticelli sospesi e cascate di boungaville. Un paesaggio romantico e spensierato, con le targhe delle vie interne dedicate a italiani illustri quali Massimo D’Antona, Pio La Torre, Marco Biagi e Giorgio Ambro-soli. Cartolina a dir poco opposta al risultato a cui ci si trova oggi di fronte.Proseguendo infatti la nostra passeggiata, non manca “la casa stregata”: in questo caso, però, si tratta dell’Isti-tuto Professionale Statale “Piero Gobetti”, imponente edificio dismesso e scolorito, il cui intonaco si stacca a macchie. Che dire poi del grottino abbandonato agli estremi del parco, cosparso dai cartoni-giaciglio dei sen-zatetto, o delle fontane completamente inaridite?“Il II Municipio si è messo in contatto con il Dipartimento

di tutela ambientale – ha dichiarato l’Assessore al De-coro, Ambiente, Parchi e Ville, Emanuele Gisci – ab-

biamo chiesto di consultare il bilancio economico e stilare

un elenco delle risorse neces-

sarie ad intervenire su Villa

Paganini”. Si parla di un programma di manutenzio-ne estremamente costoso ed impegnativo: a partire dalla verifica delle 80 essen-ze arboree fino allo sfalcio

e potatura dell’erba. Questo per quanto riguarda il II Municipio. “La fontana – prosegue l’Assessore Gisci – spetta per competenza al Dipartimento Simu, che giusto

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La fontana che si trova a largo di Villa Paganini. Il 26 luglio 2014 un pilastro di circa un metro e mezzo d’altezza ha ceduto durante i lavori crollando addosso ad un operaio del Comune di roma.

Anno 2 n. 6 • ottobre 2015

Il progetto prevedeva fontane ricolme di ninfee, circondate da camelie, canfore, ginkobiloba e cipressi

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MunICIPIoII

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poche settimane fa ci ha comunicato l’inizio della messa in

cantiere degli interventi”. Anche qui un alone di mistero: la fontana con monumento, quella con l’anfora crollata, è nello stesso stato decadente ormai da un anno. Le va-sche sono completamente secche, contaminate da ster-paglie ed immondizia. In cosa consistono allora i prov-vedimenti del SIMU? In attesa di saperlo, i residenti e gli assidui frequentatori del parco si rispondono da soli: “sono almeno due anni che Villa Paganini non viene cura-

ta”, racconta un gruppo di donne del quartiere Trieste. “Il degrado era inarrestabile, allora ci siamo dette: mentre

aspettiamo che intervengano le autorità, rimbocchiamoci

noi le maniche per prime”. Un paio di volte al mese, le residenti si danno allora appuntamento alla fonta-na sul lato opposto a via Nomentana e la puliscono a fondo. D’altronde il II Municipio rimane pur sempre il “Municipio delle Ville Storiche”, che siano sfarzose o abbandonate.

l’ufficio Giardini di Villa

Paganini, imbrattato dai graffiti e cosparso di rifiuti vicino all’ingresso. L’edificio non ha insegne

visibili o sportelli informazioni per il

pubblico. Molti cittadini sostengono non sia mai stato aperto al pubblico.

L’allora Assessore all’Ambiente Dario Esposito spiegò che “la manutenzione dovrà essere molto accurata visto lo straordinario prato

per il quale chiediamo una mano a tutti i cittadini”

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MunICIPIoIII

Di Veronica De Michelis

Le dimissioni di Marino, rese pubbliche l’8 ottobre e formalizzate il 12, oltre alle vicende che da ormai un anno stanno interessando la Capitale, hanno travolto non solo il Campidoglio, m anche la po-litica locale. Per i Municipi di Roma, infatti, è iniziato un difficile periodo di transizione che non obbligatoriamente dovrebbe concludersi con lo scioglimento delle giunte: il com-missario che dal 3 novembre prenderà la redini della città, infatti, potrebbe lasciare che i minisindaci continuino ad esercitare le loro mansioni fino alle elezioni previste a maggio. Nel III Municipio, però, ci si prepara già a una nuova difficile campagna elettorale e chissà che uno dei nomi papabili non possa essere quello di Jessica De Napoli, 29 anni, consigliera del Nuovo Centro De-stra. Una carriera politica iniziata al liceo, quando a soli 16 anni è diventata membro della consulta provinciale degli studenti. Militante di Azione Giovani (costola gio-vanile di Alleanza Nazionale), nel 2006 si è candidata per la prima volta per il consiglio municipale, ottenendo ben 1400 voti.

A Lungotevere esprime le sue idee sulle condizioni di Roma del prima e dopo Marino, ma anche su quanto fat-to dall’attuale Giunta di centrosinistra a Piazza Sempione.De Napoli, che opinione si è fatta sul-la situazione che si è venuta a creare a Roma? Si può dare davvero tutta la responsabilità a Marino?Sono stata una reale oppositrice di Marino

sin dall’inizio, perché ho ritenuto fin da su-

bito che non fosse la persona adatta per can-

didarsi al governo di Roma. Questo perché

faceva un altro lavoro, perché non conosce

il territorio e per tutta una serie di altre ra-

gioni: quindi do la maggior parte delle colpe

a Marino e soprattutto al suo staff, perché

credo che si sia circondato di persone poco

capaci che hanno solo peggiorato la situazio-

ne, per esempio con una comunicazione ina-

deguata. La colpa ovviamente è del Pd, che

l’ha scelto e l’ha spinto verso la candidatura,

ma soprattutto la sua, perché è una persona

totalmente scollegata dalle esigenze di una

città. Quindi sì, la maggior parte delle colpe

è da addebitare a lui, senza dubbio.

Alla luce dell’inchiesta “Mafia Capita-le”, considerate tutte le vicende giudi-

ziarie che lo coinvolgono, ritiene che Gianni Alemanno sia stato un buon Sindaco? Si possono dare alcune re-sponsabilità anche al suo governo di Roma?Credo che anche Alemanno si sia circondato,

per alcuni aspetti, di persone poco adeguate,

poteva fare molto di più. Allo stesso tempo

lo ritengo una brava persona e riguardo a

Mafia Capitale aspetto quello che accadrà a

livello giudiziario.

Con le dimissioni del Sindaco Marino anche il futuro dei Municipi è incerto. Lei crede che il futuro Commissario lascerà in piedi le amministrazioni lo-cali, come chiedono i minisindaci in questi giorni?Le voci che girano sono queste, mi auguro

che non sia così, sinceramente la ritengo una

cosa assurda e addirittura illegale. Trovo

una cosa assolutamente inadeguata che un

Presidente di Municipio, nominato Commis-

sario, possa continuare a gestire per tanti

mesi il Municipio e quindi ‘rivendersi po-

liticamente le cose buone’, non dovrebbe

accadere in nessun Municipio di Roma.

Si aprirà una nuova campagna elet-torale: il centro destra a Roma non

lA giovAne consiglierA ncd contro l’AMMinistrAzione: “Assurdo fArli continuAre, sciogliMento subito”. su MArino: “colpA suA, scollegAto dAllA città”. sul cAndidAto del centrodestrA: “MArchini Metterebbe tutti d’Accordo”.

Jessica De Napoli“Ci hanno catapultati nel degrado, basta con la giunta Marchionne”

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sembra un po’ frammen-tato? Questo non rischia di penalizzarvi nel con-vincere i cittadini a dar-vi fiducia? C’è il rischio per voi di non trovare un candidato unico.Penso che il centrodestra si debba mettere a lavoro da subito

per trovare un candidato unico e per non andare frammenta-

to, perché non solo si perderebbero un po’ di voti ma sarebbe

un’occasione persa per la città e per tutti i nostri elettori che

da due anni e mezzo si aspettano un centrodestra che possa

dare una scossa alla città. Mi auguro che le forze confluiscano

e si possa trovare una persona unica.

Alfio Marchini metterebbe tutti d’accordo? O lei è più propensa verso una figura come Giorgia Meloni?Alfio Marchini credo che potrebbe mettere tutti d’accordo per-

ché non è un politico prima di tutto, o comunque non lo è di

professione, è una persona che già ha avuto modo di dimostra-

re quello che vorrebbe per Roma, si è già candidato e quindi

si è misurato e ha comunque già avuto un suo peso politico.

Quindi sì, penso che potrebbe mettere d’accordo tutti.

E la Meloni?La Meloni se fosse il candidato di tutti, cosa che non può esse-

re per mille motivi, lo accetteremo.

Lei è giovane ma fa politica già da anni: si sente pron-

ta per candidarsi alla Pre-sidenza del Municipio?Mi sento pronta per fare la mia

parte nelle prossime elezioni,

deciderò con il mio gruppo per cosa è meglio candidarmi. Si-

curamente vorrò contribuire in maniera rilevante, ma penso

sia anche un po’ presto per parlarne perché le cose cambie-

ranno di molto, da qui ai prossimi mesi.

In questi due anni e mezzo il suo giudizio sulla giunta Marchionne qual è? Crede abbia fatto tanto peggio del suo predecessore, Cristiano Bonelli?Bonelli ha fatto un lavoro immenso e questo non lo dico solo

perché ho fatto parte della sua amministrazione,ma perché ho

visto realizzarsi dei lavori che mese dopo mese abbiamo man-

dato avanti. Credo che la giunta Marchionne sia stata inade-

guata per tanti motivi: uno su tutti loro non hanno mai avuto

un reale contatto con la cittadinanza. Decidevano tutto tra di

loro, poi arrivavano in aula e a botte di maggioranza votava-

no. Non hanno mai partecipato ad assemblee pubbliche, tut-

te le decisioni importanti che sono state prese non sono mai

state condivise. Loro sono molto frammentati sia a livello di

Partito Democratico sia nel rapporto con Sel e ciò li ha por-

tati a un totale allontanamento dalle esigenze dei quartieri.

Questo Municipio è stato catapultato nel degrado e questo è

sotto gli occhi di tutti.

Di Valerio Valeri

Non è mica semplice mettere in piedi una realtà dedicata alle disabilità gravi, con pochi fondi e poche risorse uma-ne, diventando gradualmente un punto di riferimento nel territorio e a Roma: il progetto Casa Blu ci è riuscito. Lo scorso mese, tra l’altro, ha festeggiato ben 15 anni di attività insieme a tante persone accorse in via Comano 95 al Nuo-vo Salario, dove si trovano i due appartamenti gestiti dalla cooperativa “Spes contra Spem”, realtà operante nel socia-le addirittura dal 1991, quando istituì il servizio “Televita” dedicato agli anziani soli. In ognuno dei due appartamenti vivono sei persone con disabilità, alcuni affetti da Sindro-me di Down, assistiti da personale qualificato e impiegati in numerose attività quotidiane. Presidente di “Spes contra Spem” dal 1997 è un personag-gio di spicco del III Municipio, ovvero Luigi Vittorio Berli-ri, tra i più impegnati e attivi nella programmazione sociale e nell’associazionismo no profit sul territorio della Capitale. Dal 2001 al 2006, durante tutto il primo mandato di Walter

Veltroni, ha ricoperto il ruolo di consigliere in Aula Giulio Cesare (candidato con la Margherita), do-podiché è uscito dalla politica nelle istituzioni per proseguire nel farla dietro le quinte, per esempio par-tecipando attivamente a “VeDrò”, il think net vicinissimo all’ex pre-sidente del consiglio Enrico Letta, pensatoio bipartisan chiuso nel 2013 per evitare un imbarazzante conflitto d’interessi per il predecessore di Matteo Renzi. Casa Blu ha quindi compiuto i suoi primi 15 anni, nella speranza che il sostegno delle istituzioni e dei liberi cittadi-ni “ tramite volontariato e donazioni “ permetta a questo progetto e alla cooperativa tutta di proseguire per ancora 15 anni, mantenendo e rafforzando il ruolo importante di presidio sociale che fino a questo momento, nonostante ostacoli e imprevisti, è riuscita a svolgere egregiamente.

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“Mi sento pronta per fare la mia parte nelle prossime elezioni, deciderò con il mio gruppo per cosa è meglio candidarmi”

Anno 2 n. 6 • ottobre 2015

“Marchini è una persona che già ha avuto modo di dimostrare quello

che vorrebbe per Roma”

il progetto dellA cooperAtivA “spes contrA speM” coMpie 15 Anni, durAnte i quAli si è occupAto di persone con disAbilità grAvi. A cApo dell’AssociAzione c’è un personAggio noto e ben voluto del iii Municipio, luigi vittorio berliri

tantI auguRI casa Blu

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in unA coMMissione trAspArenzA convocAtA AllA stAzione bAlduinA dAllA consiglierA cApitolinA Mennuni (fdi-An), si sono discussi due probleMi irrisolti del quArtiere: gli insediAMenti Abusivi nel pArco del pineto e l’AssenzA di MAnutenzione e controllo per lA pistA ciclopedonAle inAugurAtA solo 1 Anno e Mezzo fA.

monte maRIo tRa allaRme sIcuRezza e cIclaBIle aBBandonata

MunICIPIoXIV

di Alberto Rossi

Gli insediamenti abusivi nel Parco del Pineto e le condizioni precarie della pi-sta ciclopedonale di Monte Mario rap-presentano due problemi che stanno alimentando le polemiche tra i cittadini del XIV Municipio. Questioni affrontate nella Commissione Trasparenza del Co-mune convocata ad hoc - prima delle dimissioni del Sindaco Marino - dalla presidente Lavinia Mennuni presso la Stazione Balduina.

SGOMBERI INUTILI E COSTOSI A far scattare l’allarme da parte degli abitanti della zona e dalle opposizioni in Municipio, è stata la presenza sempre più estesa di baraccopoli lungo l’area verde che si trova tra via Trionfale e via della Pineta Sacchetti. Dopo le continue

segnalazioni di quest’estate, sembrava che la situazione fosse arrivata ad una svolta con gli sgomberi effettuati in via Frate lo scorso 3 luglio. L’allerta però è proseguita, poiché gli insediamenti - come denunciato dall’esponente Ncd Federico Guidi - si sono spostati qual-che metro più in là, precisamente in via Papiniano e via Proba Petronia. E tra i cittadini è subito montata la rabbia per il mancato controllo nel parco, e il con-seguente aumento del rischio di incendi. “Dalla parte di Pineta Sacchetti la situa-

zione non è critica come qui – ha fatto notare una cittadina – oltre alla sicurez-

za, si corre continuamente il rischio legato

agli incendi”. “Purtroppo la situazione è

così da molto tempo – spiega un altro re-sidente – troppe volte abbiamo assistito a

proteste e chiacchiere simili senza arrivare

mai alla soluzione”. Cambiare strategia e rivalorizzare l’area è la richiesta delle opposizioni: “Bisogna attuare una politi-

ca diversa dagli sgomberi, costosi e poco

utili se ogni volta ci ritroviamo nella stessa

situazione – ha commentato Guidi du-rante la commissione – gli insediamenti

vanno bloccati subito, specialmente nelle

aree verdi dove vediamo sporcizia e alberi

divelti. Dobbiamo creare delle aree di fru-

ibilità insieme ai cittadini in modo da sco-

raggiare le baraccopoli ed evitare il solito

ping-pong”. Il parco del Pineto è di proprietà della S.E.P (Società Edilizia Pineto) ma la ge-stione attualmente è in carico a Roma-Natura che nel corso della commissione si è espressa sulle aree da individuare. “Abbiamo valutato diverse ipotesi con le

associazioni della Rete Del Pineto, tra cui

Page 19: Lungotevere n.6 ottobre 2015

un’area cani e altre iniziative, ma dobbiamo individuare

l’area giusta – ha spiegato il direttore dell’ente, Daniele Badaloni – Non è semplice perché bisogna collimare le esi-

genze della proprietà con quelle di fruizione”. In queste settimane sono piovute critiche a RomaNa-tura per non aver controllato il parco a dovere e non aver evitato la formazione degli insediamenti, ma l’en-te ha precisato che “il nostro è un intervento di natura

progettuale e non spetta a noi rimuovere le baracche – ha proseguito Badaloni – nonostante la carenza di personale

abbiamo intensificato la vigilanza nell’area”. E la sorve-glianza è affidata da RomaNatura a 30 guardiaparco sul-la bellezza di 16mila ettari: “Noi facciamo avvistamento e

geolocalizzazione di tutti i punti insieme al XIV Gruppo di

Polizia ma gli sgomberi non dipendono da noi – spiegano - dobbiamo intervenire insieme alle altre forze”.

PARADOSSO CICLABILE Come se non bastasse a far discutere è anche la pista ciclopedonale di 5 km realizzata dopo quattordici anni di attesa (nata da un’idea di Walter Tocci), inaugurata solamente un anno e mez-zo fa ma già in condizioni allarmanti in diversi tratti. A partire dallo stato dell’a-sfalto, degradato e con di-verse crepe ben visibili. Ma la “particolarità” di questa pista è che non è stata an-cora collaudata, nonostante venga utilizzata. Il collau-do, a quanto emerge, spetterebbe a Rfi che solo dopo

potrà consegnare l’opera al Comune. E nel frattempo non viene effettuata una manutenzione ordinaria rego-lare della pista, fatto le cui conseguenze sono facilmente intuibili: “Non va pagata la tranche a Rfi”, grida Guidi. “La toppa si sta rivelando peggiore del buco” è il com-mento dell’esponente Ncd riguardo agli interventi fatti recentemente “con i primi freddi la strada rischia di spac-

carsi nuovamente”. Sotto osservazione anche la gestione dei cancelli che non vengono aperti e chiusi in maniera regolare: i cittadini lamentano di vedere la pista sempre chiusa o sempre aperta in determinati giorni, senza una vera e propria logica. Dal Dipartimento Simu (Sviluppo Infrastrutture Manutenzione Urbana) spiegano che tutti i dovuti sopralluoghi sono già stati fatti e che il Muni-cipio ne è già stato messo a conoscenza. Nel febbraio scorso il Comitato XIV Municipio aveva denunciato lo stato di abbandono e la scarsa manutenzione di quello che, nelle intenzioni dell’amministrazione locale, doveva essere un “Parco lineare” che collegasse i vari quartieri del territorio. “Hanno avuto troppa fretta di inaugurarla

– spiegarono otto mesi fa – accorciando i lavori di re-

alizzazione e impedendo che

venissero fatti a regola d’ar-

te”. La situazione rimane delicata alla luce soprattutto degli stravolgimenti politici che stanno coinvolgendo la città dopo le dimissioni da sindaco di Ignazio Marino e

sembra quindi complicato trovare una soluzione rapida con tutte le parti in questione.

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Lo scorso 3 luglio sono stati effettuati gli sgomberi in via Frate dopo le tante segnalazioni arrivate dai cittadini

La pista ciclopedonale è stata inaugurata nel giugno 2014 alla presenza, tra gli altri, del Sindaco Marino e del Presidente del XIV Municipio Valerio barletta

Anno 2 n. 6 • ottobre 2015

“Hanno avuto troppa fretta di inaugurarla, accorciando i lavori di

realizzazione”

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di Sara Mechelli

Donata da ACEA ai cittadini di Labaro nel 1999, la fontana doveva essere testi-monianza di un rinnovato impegno per le periferie. E’ diventata invece uno dei tanti simboli dell’abbandono che ha reso molti quartieri di Roma luoghi alienanti e peri-colosi.Il bianco della struttura soffocato dal nero della muffa; cavi elettrici logori, ta-gliati o rubati con la fontana al buio così come le lampade sommerse e quelle sottili strisce luminose nasco-ste nel prato che, a dire il vero, in ben pochi ricordano. Intorno alla vasca perennemente a secco divenuta qua-si una pattumiera, muretti come tele di esercitazione per writers, tombini sco-perchiati, pavimento divelto, erba incolta e nel tempo - forse per arginare gli accessi “selvaggi” - pure dei vecchi new jersey in cemento e alcune transenne a completare un quadro davvero desolante. Nel giugno 2014 il tentativo di recupe-ro da parte dei volontari che, con l’aiuto dell’Amministrazione e dei giovani di Re-take, hanno indetto una giornata di pulizia

e decoro partecipati: i rifiuti intorno alla fontana sono stati rimossi, l’erba cresciu-ta in modo selvaggio sfalciata e le scritte illegali hanno lasciato il posto a dei colora-tissimi stencil. Un giorno importante per il quartiere che proprio in quell’occasione ha rappresentato alle istituzioni capitoline presenti la necessità, tra l’altro già espressa dal Consiglio di via Flaminia 872, di recu-

perare quello spazio divenuto indecente e infrequentabile. Così la Fontana di Labaro, da monumento caduto in disgrazia, grazie alla spinta del territorio e delle sue realtà associative, verrà presto convertita in una piazza. Di recente infatti sono iniziati i lavori per ripristinare l’impianto idrico ed elettrico, arredi e recinzioni. Un intervento già finanziato e programmato e che dun-que, con Roma che va verso il Commis-

sario straordinario, fortunatamente non rischia di svanire nel nulla.“Sono stati stanziati 92mila euro per i lavori

di riqualificazione. Sulla Fontana da sem-

pre le voci sono discordanti: esteticamente

può piacere o non piacere ma esiste ed è un

simbolo del quartiere. Tra avere un’opera

sprofondata nell’incuria totale o investire

delle risorse per una piazza decorosa cre-

do che quest’ultima scelta sia stata la

più sensata” - ha commentato Gina Chirizzi, presidente del Consiglio del Municipio XV e firmataria della riso-luzione che aveva chiesto il recupero del monumento. “Un’opportunità - ha aggiunto la Democratica - per re-

stituire decoro ad un angolo della zona

e ridare dignità alla periferia”.

Insomma la Fontana di Labaro si candida così - nuovamente, sperando in un epilogo diverso - ad essere un vero simbolo per il quartiere, a divenirne la Piazza che da sem-pre manca: un fulcro di aggregazione ma anche il punto di incontro, fisico ed ideale, per le tre anime del quartiere. Quella popo-lare, quella dell’edilizia spontanea e quella residenziale.

Gli Architetti Paolo Angeletti e Gaia Remiddi vinsero il concorso 1993

ACEA-Comune di Roma

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il “MonuMento” sArà riconvertito e rAppresenterà il fulcro e l’incontro trA le tre AniMe del quArtiere: quellA popolAre, quellA dell’ediliziA spontAneA e quellA residenziAle

MunICIPIoXV

laBaRo una PIazza sBocceRà IntoRno alla fontana

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Eufonia nasce nel 2006 all’Università di “Tor Ver-gata” ma è ora una realtà molto affermata nel II Municipio. Vuole raccontarci questo percorso lungo quasi dieci anni?L’idea nacque da un gruppo di studenti di Musicologia, fra cui il sottoscritto, e due docenti. L’intento era quello di porci come punto di raccordo tra formazione universitaria, attività concertistica e divulgazione culturale a tutti i livelli, creando un polo attorno al quale potesse nascere un’attività culturale viva e che desse spazio soprattutto ai giovani. Eravamo spinti da tanti begli ideali ma ci mancavano gli spazi per poterli realizzare. Quegli spazi li abbiamo trovati nel 2008, grazie ad una perso-na illuminata quale don Stefano Matricciani, parroco dei Sacri Cuori di Gesù e Maria.Cosa sancì quell’incontro?Don Stefano ci ha accolti, spalancandoci le porte della parroc-chia. Voleva che questa divenisse, oltre che un centro di aggre-gazione religiosa, un luogo in cui la cultura fosse di casa, in grado di accogliere tutti, credenti e non. Così è stato. I nostri primi concerti avevano un pubblico di una ventina di persone, mentre oggi superano puntualmente i cento spettatori, con picchi di duecento. Nel 2010 è nata la scuola di musica, che offre corsi per adulti e bambini e che vanta un team di ventisei insegnanti. Entriamo nel dettaglio. Qual è l’offerta della scuola di musica?Si va dai corsi di strumento, fino a quelli di canto, coro, jazz, storia della musica e propedeutica. La cosa bella della nostra scuola è che abbiamo allievi dagli 0 ai 90 anni: dai piccolissimi di pochi mesi che popolano la classe di Musicainfasce® del M.° Andrea Raimondo, passando per i bambini di 3 anni del-la propedeutica Orff-Schulwerk del M.° Stefano Manganelli, fino alla signora Pasqualina, che ha 90 anni e che frequenta uno dei corsi più gremiti della nostra scuola, quello di Storia della Musica tenuto dal M.° Daniele Veroli. Poi ci sono gli allievi di pianoforte, chitarra, canto, violino, clarinetto, flauto, basso e di strumenti più rari quali il mandolino e l’arpa. A tal proposito non posso non citare un altro dei nostri docenti: l’arpista Augusta Giraldi, che suona con l’Orchestra dell’Ac-cademia Nazionale di Santa Cecilia e che vanta tournée in tutto il mondo. Pensi che si è recentemente esibita col grande José Carreras in un concerto privato al Castello di Windsor per la Regina Elisabetta!Dunque Eufonia è diventata veramente quel polo culturale di cui parlava prima.

Sì. Sono nato e cresciuto in questo quartiere, ho amato la musica fin da bambino, ma nel nostro Municipio raramente ho potuto assistere a dei concerti. Oggi, a parere di molti, Eufonia è una realtà molto bella ed importante e raccoglie pubblico e allievi anche da altre zone di Roma. Da diverso tempo ormai, quando faccio il nome di Eufonia, la gente mi risponde che la conosce! È una soddisfazione enorme che condivido col mio amico Andrea Tagliaferri, anch’egli fondatore di Eufonia, che con me dirige la scuola e organizza le rassegne.A proposito di soddisfazioni, lo scorso gennaio alcuni dei docenti di Eufonia si sono esibiti in un concerto privato in Vaticano per il Papa emerito Benedetto XVI. Ci vuole raccontare qualcosa di quella giornata?È stata un’emozione indescrivibile. Quando ho ricevuto la tele-fonata del segretario del Papa, Monsignor Gänswain, ho pen-

sato ad uno scherzo. Non lo era. Sua Santità, che è un vero intenditore di musica classica, ha seguito il nostro concerto con grande trasporto e ha avuto per noi delle parole bellissime. An-cora oggi mi commuove ricordare quel momento.Vuole concludere con un invito per i nostri lettori?Certamente. Spero che i lettori di Lungotevere vogliano venire a trovarci nella sede della nostra scuola di musica, in via Poggio Moiano, 12. Mi fa piacere anche invitarli alla prossima ras-segna, Vietato l’abito scuro, che avrà luogo le domeniche di novembre presso la Cappella dei Sacri Cuori di Gesù e Maria. Abbiamo comunque un sito sempre aggiornato con tutte le no-stre attività: www.eufonia.eu.

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Alcuni degli insegnanti della scuola di musica eufonia in occasione di un concerto

Anno 2 n. 6 • ottobre 2015

intervistA Al M.° clAudio cAvAllAro, direttore dellA scuolA di MusicA e orgAnizzAtore delle rAssegne concertistiche MArchiAte eufoniA

Il “bel suono”

del quartiere Trieste-Salario

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Stefano Erbaggidopo 10 anni in Municipio il sogno del Campidoglio

MunICIPIoXV

di Sara Mechelli

Classe 1979, una laurea in Scienze Economiche e una vita votata alla po-litica. Lungotevere ha incontrato Ste-fano Erbaggi, consigliere del NCD in Municipio XV: un Consiglio - quello dell’ex XX - nel quale Erbaggi è stato eletto per la prima volta nel 2006 con Alleanza Nazio-nale. Nel 2008 è stato riconfer-mato: eletto nelle fila del PdL, nel dicembre successivo è stato nominato dall’allora Presidente Giacomini Assessore ai Lavori Pubblici, ruolo che ha ricoperto fino alla sfiducia che ha raggiunto l’ex mini-sindaco. A maggio del 2013 è risultato il primo degli eletti nel suo schiera-mento e, con il Municipio passato al

centrosinistra, ricopre oggi il ruolo di vicepresidente del Consiglio.

Roma e il Municipio XV versano in condizioni critiche, tutta colpa di Marino e Torquati?

E di chi altro altrimenti? Dopo due anni

e mezzo di amministrazione se la Città è

in ginocchio la colpa è di chi governa: se

avessero fatto bene il loro lavoro probabil-

mente Roma non sarebbe in queste condi-

zioni. Queste Amministrazioni, soprattutto

quella Marino, sono riuscite a fare molto

peggio di quello che era prima: anche i

servizi essenziali sono fermi. Marino e Tor-

quati sono riusciti a peggiorare la Capitale

e il Quindicesimo.

Quali i fallimenti maggiori a li-vello municipale?In Municipio XV c’è una totale man-

canza di indirizzo politico per quanto

riguarda le attività degli uffici, oltre

a una diffusa incapacità sulla gestio-

ne del patrimonio comunale. Lavori

pubblici, edilizia scolastica, manutenzione

stradale sono allo sbando. Non c’è alcuna

programmazione degli interventi, nemme-

no per quelli basilari che quando esistono

non sono affatto coordinati. Per quanto

“MArino e torquAti? hAnno fAllito, se roMA è in ginocchio è colpA di chi governA. MArchini potrebbe essere il cAndidAto sindAco ideAle”

“Destra e sinistra hanno deluso. Come Sindaco darei una chance

ad Alfio Marchini”

Page 23: Lungotevere n.6 ottobre 2015

riguarda il patrimonio questa Amministrazione si è distin-

ta per le chiusure: basta ricordare la Torretta Valadier,

il parcheggio di Ponte Milvio e quel manufatto di via del

Podismo ancora abbandonato. Il tutto senza alcuna moti-

vazione logica.

Però al momento dell’insediamento la Giunta Tor-quati ha denunciato un buco di bilancio nel Sociale di oltre un milione di euro...Questa è la più grande menzogna che sia mai stata rac-

contata dall’amministrazione Torquati. Non era una que-

stione di buco ma i servizi sociali, che come quest’anno

non avevano copertura fino alla fine dell’anno, sono stati

garantiti attraverso una va-

riazione di bilancio. Proprio

come accade oggi con i Mu-

nicipi ad affannarsi per far si

che i servizi essenziali siano

garantiti. In sostanza quello

che avevamo non bastava per

chiudere l’anno: un’opera-

zione che qualunque amministrazione avrebbe fatto e che

mi auguro vada a buon fine anche questa volta nonostante

tutto stia crollando. Nessun buco dunque, ma una semplice

variazione di bilancio necessaria a colmare l’insufficienza

dei fondi.

In città, però, manutenzione e trasporti, con le si-tuazioni di AMA e ATAC, non brillavano per effi-cienza nemmeno prima di Marino...AMA e ATAC hanno queste” voragini” nei bilanci da sem-

pre. Continuiamo però ad incrementare il loro debito senza

migliorare in alcun modo i servizi. Per quanto riguarda

ATAC l’amministrazione Marino ha voluto ripianare il bi-

lancio tagliando milioni di chilometri al trasporto pubbli-

co. Non si è andati a caccia del disservizio, o della spesa

sbagliata, mentre i dirigenti si sono pagati 5milioni di bo-

nus di recente: gli unici tagli sono stati quelli al servizio del

cittadino. Una follia. Anche qui sono riusciti a fare peggio:

il buco è rimasto e i disservizi sono aumentati.

E AMA invece investita dallo scandalo Parentopoli?AMA non funziona da anni. C’è bisogno di un intervento pro-

fondo che riguarda soprattutto iniziative di buon senso. Ad

esempio l’azienda municipale ha il servizio di manutenzione

dei mezzi in appalto esterno da decenni, pur avendo offici-

ne e personale qualificato: persone che dunque potrebbero

provvedere alle riparazioni, che però oggi fanno gli opera-

tori ecologici. Ha sbagliato prima Alemanno, ha sbagliato

in questi due anni Marino. Un altro problema che riguarda

AMA è la raccolta differenziata: se si accantona il porta a

porta per i raccoglitori stradali rischia di diventare inutile.

Roma dopo le dimissioni di Marino va verso il com-missariamento. Si candiderà a Presidente del Mu-nicipio XV alle prossime amministrative?Dopo dieci anni in Municipio proverò probabilmente a dare

il mio contributo a livello Capitolino. A chi arriverà in XV

suggerisco di partire dalle cose semplici ma essenziali:

edilizia scolastica, sfruttamento del patrimonio esistente

disponibile e lavori pubblici con la priorità a manutenzione

stradale e illuminazione.

E’ favorevole alle primarie per scegliere il candida-to Sindaco del centrodestra?Non sono un grande fan delle primarie per un motivo molto

semplice: non sono controlla-

bili come ampiamente dimo-

strato nella scelta di Marino.

Sono spesso elezioni artefat-

te, nelle quali succedono cose

folli non essendoci un con-

trollo serrato e ufficiale. Non

vorrei dunque che vincesse il

più furbo invece che il più votato.

Chi potrebbe rappresentare il candidato ideale per il Campidoglio?Personalmente darei una chance ad Alfio Marchini. Penso

che in un momento in cui tutti i partiti, di destra e di si-

nistra, hanno obiettivamente deluso forse un imprenditore

civico potrebbe essere un’alternativa valida e concreta. Un

candidato meno politicizzato, direi di centro, a cui un elet-

tore di centrodestra potrebbe dare il voto.

21

“A chi governerà il Municipio XV consiglio di partire da cose facili ma essenziali: sfruttamento del patrimonio esistente disponibile, edilizia scolastica, manutenzione stradale e illuminazione pubblica”

Anno 2 n. 6 • ottobre 2015

Su ATAC e AMA nessun intervento di buon senso: i buchi di bilancio sono rimasti e i servizi sono peggiorati

Page 24: Lungotevere n.6 ottobre 2015

i priMi cristiAni iniziArono Ad utilizzAre cunicoli di vecchie cAve per seppellire i loro defunti. intorno Ai cunicoli che custodivAno i resti dei MArtiri nAcquero

Alcune delle priMe chiese e bAsiliche

Le catacomberomane

tra storia e leggenda

CuLturA

22

Page 25: Lungotevere n.6 ottobre 2015

di Ilenia Maria Melis

Elemento di comunanza tra i popoli, la sepoltura dei de-funti, assieme al sentimen-to d’affetto verso i propri cari e la speranza di una vita oltre la morte, ha da

sempre spinto l’uomo a “proteggere” le anime dei morti dagli spiriti maligni. A questo si deve la nascita, quindi, di riti, libagioni, banchetti e ricorrenze, plasmati dalla necessità di dar sol-lievo alle anime alla ricerca della beatitudine. Si usava, infatti, bagnare il terreno di fronte alla sepoltura con latte e vino, offrire cibo, decora-re la tomba con affreschi, spinti dalla credenza che anche nell’aldilà il defunto avesse bisogno di cibo e bevande; compiere le libagioni signi-ficava dare piacere spirituale e fisico all’estinto. Amuleti, quali campanelli, lamine d’argento ed oro, zoccoli di ferro, venivano posti sulle lapidi a scopo apotropaico. Il rispetto per i defunti e le usanze rimasero vive nei secoli anche con l’avvento di nuove modalità di sepoltura, le catacombe, riccamente diffuse in particolare a Roma, città eterna, così ricca di splendori architettonici, di storia, una storia che trasuda da ogni dove, che si nasconde persino negli an-tri più cupi del terreno fondendosi con miti, leggende e graffiti, timida testimonianza di una spiritualità diffu-sa capillarmente. A causa del fascino e del mistero che sprigionavano, le catacombe furono, per lungo tempo, erroneamente ritenute luogo di rifugio dalle persecuzio-ni per i primi cristiani.Il termine catacomba trae origine dal toponimo roma-no “catacumbas”, “presso le cavità”, con il quale nel IV secolo si designava un luogo sito al III miglio della Via Appia caratterizzato dalla presenza di ampie cavità arenarie ed avvallamenti. Nel III secolo d.C. il termi-ne catacomba era utilizzato per indicare i primi cimiteri cristiani. I cristiani nel I secolo non possedevano sepolcreti; potevano seppellire i propri defunti nei terreni di proprietà o ricorrere ai cimiteri comuni utilizzati anche dai pagani. Per tale motivo San Pietro e San Paolo furono sepolti in necropoli pubbli-che: il primo sul Colle Vaticano, il secondo sulla Via Ostiense. L’uso di seppellire i defunti in ambienti sotterranei era noto già tra etruschi, giudei e pagani, ma è con i cristiani che raggiunse la sua massima espressione. L’esigenza di

dare una degna sepoltura ai propri cari ed il bisogno di “vivere” in comunità anche dopo la morte in attesa della resurrezione, portò i cristiani, nella prima metà del II secolo, ad organizzarsi in escavazioni sotterranee per seppellire i morti sfruttando le concessioni e le dona-zioni private. La scelta di scavare cunicoli sotterranei era dettata da esigenze economiche e da motivi pratici: la campagna romana, tufacea ed argillosa, era ricca di cave per l’e-strazione della pozzolana, che una volta abbandonate, con i suoi cunicoli, rappresentarono il germe delle pri-

me catacombe. Le gallerie, larghe ed irregolari, ven-nero rinforzate per evitare crolli e permettere l’escava-zione dei loculi, sepolture realizzate nel senso della lunghezza; i sepolcri erano chiusi da lastre di marmo o

mattoni. La profondità di questi cimiteri sotterranei po-teva raggiungere i 20 metri. Il loculo costituiva il sistema sepolcrale che meglio esprimeva il senso paritetico e co-munitario cristiano; si potevano, comunque, incontrare strutture più complesse con archi e cubicoli scavati nel tufo, spesso decorati ad affresco, a costituire vere e pro-prie camere sepolcrali.Molte catacombe sorsero e si svilupparono attorno ai sepolcri di famiglia, i cui proprietari, in seguito alla con-

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Le catacombe di Santa Priscilla ospitano numerosissimi martiri della prima era cristiana oltre alle spoglie di sette papi.

Le catacombe di Sant’Agnese, lungo la via nomentana, accolgono le spoglie della santa morta, secondo la tradizione, a soli 12 anni durante la persecuzione dei cristiani voluta da Diocleziano.

Le foto sono di Gian Marco Sanna

Anno 2 n. 6 • ottobre 2015

Le catacombe spesso venivano realizzate

in ex cave di pozzolana

Page 26: Lungotevere n.6 ottobre 2015

CULTURA

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Il Mausoleo di Santa

Costanza fu costruito alla metà del IV secolo d.C. per volere di Costanza,

figlia dell’imperatore Costantino. Accoglie

le tombe della stessa Costanza e di sua sorella

elenanel VII secolo il Mausoleo divenne il battistero della basilica di Sant’Agnese.

nel 1254 divenne chiesa, intitolata a Santa

Costanza.

Le catacombe furono riscoperte a partire dalla seconda metà del ‘500

reperti archeologici rinvenuti nei pressi delle catacombe di

Santa Priscilla. Priscilla e suo marito Aquila

fanno parte della prima generazione di cristiani.

versione, li resero fruibili anche ai loro fratelli di fede. A que-

sto periodo si attribuiscono i nomi di alcuni cimiteri o catacombe il cui nome rammenta i benefattori che ne permisero la rea-lizzazione: le Catacombe di Priscilla sulla Salaria,

con il cubicolo della Velata e la più antica raffigurazione

della la figura della Vergine Ma-ria con il Bambino sulle ginocchia;

di Domitilla sulla Via delle Sette Chiese, le più vaste con i suoi 17 km di cunicoli; di Pretesta-to sull’Appia Pignatelli, con il cubicolo detto della Coronatio, rappresentazione dell’episodio evangelico dell’episodio evangelico dell’incoronazione di spine di Gesù; di Sant’Agnese, con l’annesso Mausoleo di

Santa Costanza, monumento destinato ad accogliere le spoglie di Costanza e di sua sorella Elena, figlie di Costantino. Nel periodo della loro vita le catacombe erano conside-rate veri e propri santuari in cui i pellegrini si recavano numerosi per visitare le sante reliquie dei martiri e prega-re presso le loro tombe. Testimonianza della moltitudi-ne di viandanti alla ricerca della purificazione dell’anima sono i graffiti, ricordo delle preghiere e dei riti com-piuti, incisi sugli intonaci delle cripte, nonché la com-pilazione di itinerari, originarie guide delle catacombe. La decadenza di questi labirinti di sepolcri ed il con-seguente abbandono ebbe inizio in seguito alla trasla-zione delle reliquie dei santi; frane e vegetazione in-terruppero i passaggi lasciando le catacombe all’oblio. Solo con Antonio Bosio (1575-1629), il “Colombo della

Roma Sotterranea”, le catacombe iniziarono ad essere frutto di esplorazioni e studi scientifici, tornando a ri-sorgere dopo l’oscurità della memoria.

Page 27: Lungotevere n.6 ottobre 2015
Page 28: Lungotevere n.6 ottobre 2015

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fino Al 2 noveMbre il coMplesso del vittoriAno, presso lA sAlA dellA gipsotecA, Accoglierà lA MostrA che celebrA 30 Anni di ricercA itAliAnA nel continente estreMo: Missione AntArtide.

Missione Antartide30 anni di ricerca italiana

SCIenZA

di Ilenia Maria Melis

L’esposizione, promossa dal Miur (Mini-stero dell’Istruzione, dell’Università e del-la Ricerca) e curata dal CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) e dall’ENEA, ripercorre le tappe fondamentali della missione italiana di ricerca in Antartide evidenziando i risultati scientifici, le diffi-coltà incontrate dai ricercatori e gli obiet-tivi futuri.Due le sezioni tematiche che si articola-no, separate ma sempre connesse tra loro: da un lato del percorso la storia di tre decenni di spedizioni, dal grande sforzo organizzativo per avviare il programma di ricerca, alla costruzione di una propria stazione scientifica; dall’altro, l’approfon-dimento scientifico con cinque aree te-matiche dedicate a geologia, paleoclima, biodiversità, cambiamenti globali e spazio visto dall’Antartide. Due aspetti fonda-mentali della ricerca che comunicano tra loro per incuriosire ed affascinare l’avven-

tore, sensibilizzandolo sul tema ambien-tale, mostrando il sudore di 30mila per-sone che hanno svolto imprese storiche.L’Antartide, continente affascinante, per tempo terra di nessuno, oggi suddivisa in porzioni rivendicate da vari paesi; attri-buzioni congelate dal Trattato Antartico. Il trattato è stato firmato da 50 paesi ma solo 27 hanno diritto di voto.

Un percorso lungo 200 metri che si sno-da tra la storia delle missioni, inizialmente non comprese ed appoggiate, la forma-zione e l’addestramento degli scienziati; le sensazioni provate dai ricercatori man mano che procedevano con la costru-zione della base, gli animali incontrati; la progressione fino alla fondazione di una delle tre basi permanenti ed unica con-

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giunta tra Italia e Francia, la Concordia. Una interessante panorami-ca su un continente scono-sciuto, che si presenta con i suoi reperti geologici, i mete-oriti, gli strumenti di misurazione utilizzati in passato che riprendono vita per il visitatore. I curatori della mostra hanno dedicato una sezione didattica alle scuole ove po-ter rivivere le sensazioni di un vero campo antartico con tanto di tenda, piccolo mezzo cingolato, strumentazione e ricercatore all’opera. Lo scopo dell’esposizione è quello di sensibilizzare maggiormente i giovani verso la scienza e la ricerca affascinandoli con reperti, materiali, ma soprattutto grazie alla splendida raccolta di foto e filmati, Incan-

tevole Antartide, in grado di lasciare l’avventore senza

fiato. I video mostrano le esperienze, le difficoltà ed i sentimenti vissuti, da chi si è recato in Antartide, apren-

do la finestra su un cielo pieno zeppo di stelle che si co-lora improvvisamente con il nastro sinuoso e variopinto dell’aurora. Splendidi gli scatti realizzati da tre grandi fotografi, Paul Nicklen, Roberto Palozzi ed Enrico Sac-chetti, che strizzano l’occhio agli animali che popolano l’inospitale continente. Un interessante scorcio sul con-tinente antartico, archivio storico del nostro pianeta.

Le basi italiane in Antartide sono due. una esclusivamente italiana, la base di baia terra nova, ora dedicata a Mario Zucchelli, ingegnere che è stato alla guida del progetto Antartide dell’eneA. La seconda base, chiamata Concordia, è invece in condominio con la Francia.

Anno 2 n. 6 • ottobre 2015

L’Antartide è il continente più freddo del pianeta e il 98% della sua superficie è coperto di ghiaccio

MISSIONE ANTARTIDE: 30 anni di ricerca italiana

nel continente estremoDal lunedì al giovedì 9,30 - 18,30

Venerdì - sabato e domenica 9,30 - 19,30

L’entrata è consentita fino a 45 minuti prima della chiusura della mostra

Ingresso gratuito, per informazioni: Tel. 06/6780664 www.comunicareorganizzando.it

Page 30: Lungotevere n.6 ottobre 2015

28

federico colosiMo guiderà lA forMAzione biAncoceleste nel MAssiMo cAMpionAto itAliAno di pAllAnuoto: “per chi vive di lAzio coMe Me si trAttA di un trAguArdo speciAle, e spero di eMulAre i Miei predecessori”

SPort

Di Alberto Rossi

Anche quest’anno la S.S. Lazio Palla-nuoto disputa il campionato di Serie A1 maschile, dopo aver centrato la sal-vezza con largo anticipo nella stagione precedente. L’obiettivo dei biancocelesti è sempre quello di mantenere la massima divisione, ma l’ambizione in casa Lazio non manca e chissà che non si riesca ad ottenere qual-cosa di più, magari un posto ai playoff, risultato che nello scorso campionato era stato a tratti sfio-rato. Da quest’anno, però, la qua-lificazione alla fase successiva sarà un sogno ancor più faticoso da raggiunge-re. La nuova formula in vigore prevede infatti l’allargamento a 14 squadre e la restrizione a sei posti per i play off (ol-tre all’introduzione dei playout). Da questa stagione la Lazio ha un nuovo capitano, Federico Colosimo, che abbia-mo incontrato per un fare il punto della

situazione sulla stagione appena iniziata.Federico Colosimo, da quest’anno capitano della Lazio Nuoto. Cosa si prova ad indossare questa “fascia”?“Aver ricevuto questa fascia mi ha riempi-

to d’orgoglio, per chi vive di Lazio come

me si tratta di un traguardo speciale. Ne

vado fiero e spero di emulare i miei prede-

cessori portando in alto i colori e la ban-

diera della Lazio”.

Quali sono gli obiettivi stagionali? Punterete anche a qualcosa di più della salvezza dopo essere andati vi-cini ai playoff lo scorso anno?

“Non sono un amante dei pronostici a

dir la verità. Posso dire che il gruppo si

è rinnovato tantissimo, c’è un giusto mix

di giovani ed esperti che credo sia l’ide-

ale. Il nostro primo obiettivo è di evitare

i playout, quindi non farsi risucchiare tra

il 10° ed il 13° posto. Noi vogliamo

fare il meglio poi se verrà qualcosa

di più saremo felici. Sarebbe bello

arrivare alle Final Six ma non dob-

biamo fare voli pindarici perché ci

sono squadre più attrezzate e forse

più esperte di noi”.

Cosa pensa della nuova formula del campionato? Ci sono stati sia com-menti positivi che negativi a riguar-do.“Mi unisco al coro dei contrari perché

così questo sport rischia di perdere la

già poca credibilità che ha. Ripescare

squadre retrocesse senza un preavviso e

quindi senza una possibilità di progettare

lazIo Pallanuotoun nuovo caPItano e tanta voglIa dI stuPIRe

La Lazio Pallanuoto gioca le partite di campionato casalinghe nella piscina del Salaria Sport Village

Page 31: Lungotevere n.6 ottobre 2015

dall’anno prima una politica diversa, magari sui giovani,

avendo comunque la certezza del ripescaggio, la ritengo

una decisione sbagliata; che tuttavia dobbiamo accettare.

Allargando così il campionato si rischia di avere squadre

non all’altezza della Serie A1”.

Da quest’anno l’allenatore della Lazio è Antonio Vittorioso, che già conoscete bene essendo stato vostro compagno di squadra. Quali differenze ci sono con il vostro ex mister Formiconi?“Separarsi da Formiconi è stato doloroso, ma fortunata-

mente è stato scelto Vittorioso che lo conosce molto bene

e con cui ha vinto anche uno

scudetto. Antonio è stato

molto bravo a compattare il

gruppo e a farsi apprezzare

immediatamente. Certo per

lui, che si sente ancora gio-

catore essendo stato il mi-

glior cannoniere italiano lo

scorso anno, non è facile il passaggio alla panchina; ma

si è calato benissimo nella parte”.

Lei conosce bene la realtà capitolina avendo gio-cato in diverse squadre romane. Che momento sta attraversando la pallanuoto a Roma in termini di popolarità?“Fortunatamente da parte delle squadre capitoline c’è

molta voglia di ben figurare. Inoltre, dal prossimo anno

potrebbe esserci anche la Roma Nuoto in A1 ed avere tre

squadre nella massima serie sarebbe un grande orgoglio.

La pallanuoto potrebbe emulare altre realtà e tornare nel-

lo spazio che merita ossia nelle prime pagine e non negli

ultimi trafiletti dei giornali. Di sicuro Roma non è agevo-

lata perché le squadre sono costrette a dividersi la piscina

del Foro Italico per gli allenamenti, ed in queste condi-

zioni non è certamente facile. Questa città non merita una

situazione tale”.

In passato ha giocato anche per la Vis Nova: cosa pensa dei rivali cittadini?

“Penso abbiano imparato

dagli errori della scorsa sta-

gione che li avevano portati

alla retrocessione. Quest’an-

no hanno investito molto e

cambiato 8/13 della squadra

facendo un rinnovamento

importante. Non credo si

accontenteranno solo della salvezza. Il derby è sempre il

derby, una partita a sé e sarà l’acqua a parlare”.

La Pro Recco è la favorita anche quest’anno?“Strafavoriti anche quest’anno. Recco non ha rivali in Ita-

lia e neanche in Europa”Al di là della vittoria finale, quale potrebbe essere la sorpresa del campionato?“Speriamo di essere noi!”

29

Federico Colosimo ha cominciato con la roma Pallanuoto, con la quale ha vinto un titolo italiano giovanile. Gioca nel ruolo di attaccante. è stabilmente alla Lazio Pallanuoto dal campionato 2012-2013

Anno 2 n. 6 • ottobre 2015

La squadra di coach Vittorioso il campionato di serie A1 con una

vittoria, un pareggio e una sconfitta

Page 32: Lungotevere n.6 ottobre 2015

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giovAne MA con unA lungA esperienzA Ad Alti livelli e un MondiAle sfiorAto. clAudio, che fuori dAll’AcquA è uno storico delle religioni, in vAscA è il leAder dellA squAdrA di cioc-chetti: “quest’Anno possiAMo sAlvArci evitAndo i plAyout. essere cApitAno? un’eMozione che spero non finiscA MAi”

SPort

di Valerio Valeri

Ventisei anni, una passione sfrenata per lo sciamanesimo siberiano tanto da deci-dere di interrompere l’attività agonistica per andare due mesi in una delle regioni più fredde e desolate del mondo: Clau-dio Innocenzi non è un ragazzo qualsiasi. Sembra già un attento padre di famiglia, responsabile e serio. Non a caso, nono-stante sia nato nel 1989, è uno dei giocatori con più esperienza e partite alle spalle della Roma Vis Nova, club di pallanuoto mili-tante nella massima serie nazionale. “Mi

sento leader, lo sono sempre stato e voglio

essere capitano in questa squadra finché mi

sarà possibile”. Con la sua cuffia numero 8 detta i ritmi della squadra allenata da Cri-stiano Ciocchetti, quest’anno impegnata nella complicatissima impresa di salvarsi evitando la lotteria infernale dei playout. Claudio, cosa ne pensa della nuova formula del campionato, con l’amplia-mento a 14 squadre e l’introduzione della Final Six?Siamo tutti consapevoli che quest’anno sarà

molta dura, questo è chiaro. Perché anche

se tra penultima e quintultima ci dovessero

essere 10 o 15 punti di differenza alla fine

della stagione regolare, con i playout c’è la

possibilità che con una gara secca chi stava

sopra possa anche uscire con chi stava sotto.

Bisogna essere pronti psicologicamente se

arriviamo a questa situazione. Ma al contem-

po l’ampliamento a 14 squadre ha favorito

quelle realtà che precedentemente lottavano

per le parti più basse del la classifica. Squa-

dre come Lazio e Bogliasco, che hanno sem-

pre giocato in A1 lottando per il 10° o 11°

posto, adesso possono fare qualcosa in più.

Dove può arrivare la Roma Vis Nova? L’obiettivo è salvarsi?Noi possiamo fare bene, la società ha lavora-

to bene sul mercato. L’anno scorso, salendo

dall’A2 all’A1, si è pagata l’inesperienza.

Adesso è stato fatto un ottimo lavoro, abbia-

mo 3 stranieri forti come Bezic, Oneto Go-

mez e Crivella De Oliveira, due di loro sono

nazionali e vengono da esperienze importanti

in club di livello. Poi abbiamo Sandro Cal-

caterra (40 anni, 7 scudetti e un bronzo ai Giochi del ’96, ndr) al centro, un giocatore

mitico sul quale è inutile aggiungere parole.

I giovani arrivati, con esperienza in A2, sono

elementi validi coi quali è possibile crescere

in maniera importante. Per quanto mi riguar-

da, se la stagione prenderà una piega posi-

tiva nelle partite in casa, la salvezza si può

raggiungere senza arrivare ai playout. I pla-

yout sono partite dove conta tenere lo stress,

l’uno contro uno, tenere bene psicologica-

mente. Se dovessimo ottenere i tre quarti dei

punti in casa, allora ce la facciamo.

Quest’anno che A1 si presenta agli ap-passionati della pallanuoto? Chi può arrivare alla Final Six?Secondo me quest’anno il Verona è la squa-

dra che ha avuto una politica di acquisti mi-

gliore, mirata e attenta, ha portato in Veneto

nomi importanti e tra questi ci metto il nostro

ex compagno Mirarchi. Possono ambire a

giocarsi la semifinale. Poi in alto ovviamen-

te Brescia e Recco, che quasi sicuramente

arriveranno alla finale. Inserisco poi l’Ac-

quachiara perché ha un attacco formidabile,

anche senza Petkovic andato proprio a rin-

forzare Verona. Dietro a queste quattro c’è

un vasto limbo in cui inserisco Savona, Lazio,

Bogliasco, Posillipo. Poi ci siamo noi, le neo-

promosse Ortigia e Trieste, la Florenzia e la

Canottieri Napoli, tutte squadre con cui pos-

siamo giocare alla pari. C’è anche il Sori,

col quale bisogna fare assolutamente punti:

se si perde con queste squadre è difficile en-

trare nei 2 posti fuori dai play out (due gior-ni dopo questa intervista, purtroppo, la Vis Nova ha perso contro la CC Napoli, ndr). Lei è leader e capitano della squadra: come vive questo importantissimo ruolo?Sono andato via dalla Vis Nova che avevo

claudIo InnocenzIla vIs nova nel cuoRe

Page 33: Lungotevere n.6 ottobre 2015

19 anni, per giocare nella La-

zio due anni in prestito, poi ho

avuto delle belle esperienze a

Latina e infine Civitavecchia

per poi tornare alla base. Quando ho lasciato questa società

avevo già 3 anni alle spalle, nei quali ero stato capitano in B e

poi ancora in A2, quando perdemmo la promozione in mas-

sima serie col Camogli. Sono tornato subito da capitano

in A2 per due anni, più l’anno scorso in A1. La svolta im-

portante è stata la promozione, ho visto una squadra unita,

allenamenti belli e una squadra armoniosa, fu veramente

emozionante e soddisfacente essere capitano, tutto filava

bene e i rapporti extra sportivi sono stati positivi. L’anno

scorso ho avuto alti e bassi, anche perché vinsi una borsa

di studio che mi ha fatto assentare ottobre e novembre da

allenamenti e campionato. Non ho avuto modo di interagire

molto col gruppo, ma era un’opportunità di studio e profes-

sionale che non volevo mancare.

Dove è andato per non riuscire ad allenarsi e giocare? Sono stato in Siberia, a Novosibisk, perché sono uno storico

delle religioni che si occupa di Sciamanesimo Si-

beriano. Suona strano, ma è così! Ho avuto

l’opportunità di andare a studiare questo

fenomeno di persona, prima di laurearmi

alla Magistrale.

La scorsa stagione però il pro-blema principale non è stato solo la sua assenza, la squadra ha girato malissimo.L’anno scorso purtroppo sono emerse difficoltà do-

vute alla mancanza di esperienza, quest’anno quei giovani

ventenni hanno più partite e situazioni sulle spalle. L’opi-

nione pubblica (arbitri, altri presidenti, giornalisti di fuori

Roma) ci ha fatto i complimenti perché nonostante fossimo

una squadra che non era previsto salisse in A1, con un’età

media di 21 anni scarsi, siamo riusciti a racimolare diver-

se vittorie e competere con squadre che sono arrivate in

semifinale scudetto. Perdevamo per errori individuali ed

esperienza, di 1 o 2 gol nel finale di partita. Quelle sconfitte

hanno fatto bene a chi doveva crescere.

Cristiano Ciocchetti, l’allenatore, è un vero e proprio mentore per lei.Ci sono cresciuto, sono approdato a 16 anni alla Vis Nova e

poi è arrivato lui. Se ho vissuto prima di altri il salto di qualità

che solitamente si concretizza a 20 anni è grazie a lui, perché

sono riuscito a interagire bene con i meccanismi della palla-

nuoto “da grandi” dettati dal mister. Io e altri, che costituisco-

no l’ossatura della Vis Nova attuale, abbiamo interpretato be-

nissimo i suoi insegnamenti e posso tranquillamente dire che

oggi giochiamo la pallanuoto che lui vuole. Il rapporto che ho

con lui è di rispetto, per me è una guida. E nel contempo cerco

di avere confidenza per quanto riguarda i meccanismi tattici

e tecnici della squadra e i rap-

porti con i giocatori. Faccio da

tramite tra i malumori dei sin-

goli e del gruppo e le esigenze

del tecnico e parlo con lui francamente di ciò che è giusto o

sbagliato secondo me.

Capitolo Nazionale: il suo sogno è arrivare all’O-limpiade?Discorso complicato. Prima di tutto, va detto che da dopo il

Mondale di Roma sei anni fa, in cui ero tra i 20 papabili, ho

avuto modo solo due volte di rientrare nel giro, in World Lea-

gue, dopodiché non sono più stato chiamato. Ero ad un passo

dal Mondiale, ma non ce l’ho fatta. Il motivo? Beh va detto che

la Nazionale è più una questione del singolo e di come si inseri-

sce nei meccanismi della squadra, che deve essere equilibrata

e funzionare alla grande nel breve arco delle 7 o 8 partite che

solitamente si disputano in due settimane. Io sono sempre stato

un leader, a me piace dettare i ritmi e avere la palla in mano,

dare le direttive in difesa e attacco. E questo in Nazionale può

essere positivo ma anche negativo: se hai il pallino del gioco in

mano o no è una scelta del tecnico. Nell’equilibrio

della Nazionale ero di troppo, non è un fatto da

condannare, ci sta. Io però non ho mai mol-

lato né lo farò adesso, durante l’anno ho

sempre dato il massimo per farmi chiama-

re da Campagna. Il Ct lo rispetto, è bra-

vissimo, parliamo sempre e il rapporto è

di rispetto reciproco, mi chiede sempre come

va. Però so che le Olimpiadi sono un trampolino

troppo grande da raggiungere dopo tanti anni fuori dal

giro, non ci penserei troppo.

Lei ha giocato due anni nella Lazio, cosa significa in questa città e in questa disciplina?Partiamo dal presupposto che la Vis Nova fino all’anno scorso

era una realtà piccola e puntava sui giovani. La Lazio inve-

ce è una società storica, da anni abituata all’ A1 e con un

bagaglio economico importante grazie al Circolo Canottie-

ri Lazio. A livello personale i due anni con loro sono stati

molto importanti, sono passato dall’A2 all’A1 arrivando

in Nazionale e giocandomi un posto nel Mondiale romano.

Facemmo un 6° e 7° posto.

Che seguito ha la pallanuoto a Roma?A livello di tifo è normale che in questa città si soffra il

monopolio calcistico. Però il presidente Ferraro sta lavo-

rando molto bene sui giovani, abbiamo un grande bacino di

affluenza nelle categorie inferiori e questo avvicina le loro

famiglie alle partite di Serie A1. Non so che media di tifo

abbiamo ma siamo una delle società più seguite. Recco per

esempio, nonostante sia la società più blasonata e famosa

anche in Europa, soffre una carenza di spettatori perché le

partite sono quasi tutte squilibrate, con punteggi pesanti, e

non c’è suspence per il pubblico.

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Claudio Innocenzi, classe 1989, è laureato in Storia delle religioni e studioso di Sciamanesimo Siberiano approda alla Vis nova a 16 anni e diventa quasi subito capitano. Ha giocato anche con Lazio, Latina e Civitavecchia

Anno 2 n. 6 • ottobre 2015

La Roma Vis Nova è nata nel 2007 dalle ceneri

della Unione Sportiva Vis Nova

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#vAdoAdAssisiperché, l’hAshtAg sullA pAginA fAcebook dellA pAstorAle, dove gli universitAri potrAnno lAsciAre il loro video MessAggio sul pellegrinAggio

Pastorale Universitaria Romail 7 novembre il pellegrinaggio ad Assisi

PAStorALe unIVerSItArIA

di Marina Tomarro

Saranno oltre 4 mila i giovani che il pros-simo 7 novembre parteciperanno al XIII pellegrinaggio degli universitari ed acco-glienza delle matricole organizzato dall’ Ufficio per la Pastorale Universitaria del Vicariato di Roma. Filo conduttore della giornata “Maria serbava tutte queste cose

meditandole nel suo cuore (Lc. 2,19)” “Abbiamo scelto questo brano di Luca – spiega il Vescovo ausiliare Lorenzo Leuzzi, delegato per la Pastorale Univer-sitaria diocesana - perché vogliamo aiutare

i ragazzi a saper fare sintesi tra l’incontro

con Cristo e la loro esperienza concreta di

vita universitaria. Maria, in questo senso,

rappresenta Colei che ha saputo fare sinte-

si nella propria vita. E’ proprio da questa

esperienza di sintesi che il cristiano, impe-

gnato nella vita universitaria, può scoprire

che il Signore chiede a lui una testimonian-

za significativa e qualificata e non solo nella

prospettiva della propria formazione profes-

sionale, ma anche e soprattutto nel servizio

verso gli altri”.I partecipanti al loro arrivo saranno ac-

colti nella basilica di Santa Maria degli Angeli, dove potranno seguire la cele-brazione eucaristica presieduta da mon-signor Leuzzi. Nel pomeriggio, i ragazzi saliranno al Sacro Convento per rendere omaggio alla tomba del Poverello di As-sisi, visitando anche altri luoghi france-scani, in particolare la basilica di santa Chiara, dove riposano le spoglie mortali della fondatrice delle Monache Clarisse, e il convento di San Damiano, dove san Francesco ricevette dal Signore l’invito ad “andare e riparare la Sua casa”. In serata, gli universitari si ritroveranno nella basilica superiore del Sacro Conven-to, dove, don Stefano Sarro, cappellano alla Università La Sapienza , racconterà a loro come è nata la sua vocazione. Dopo la preghiera conclusiva e l’affidamento a San Francesco per questo nuovo anno accademico, i pellegrini torneranno ver-so i bus con una la fiaccolata, che sarà presieduta dal vescovo Enrico dal Co-volo, rettore della Pontificia Università Lateranense. Tra le novità di quest’ anno un hashtag, #vadoadassisiperchè, che i

giovani useranno per caricare un video di un minuto sulla pagina fb della Pastorale Universitaria Roma, per raccontare cosa li ha spinti a partecipare al pellegrinaggio. Il filmato che sarà considerato migliore da una giuria di qualità, riceverà una targa-ricordo ad Assisi dal vescovo Leuzzi, e l’anno prossimo costituirà la base per quello che lancerà il XIV Pellegrinaggio degli universitari, che si svolgerà a Siena nel 2016 a conclusione del Giubileo degli Universitari. “Il Giubileo della Misericor-

dia – spiega padre Giuseppe Daminel-li, cappellano alla Luiss “Guido Carli” – coinvolge sicuramente tutto il nostro

programma pastorale e quindi anche que-

sto evento, tanto atteso dai nostri giovani.

Infatti la figura di san Francesco è molto

cara ai ragazzi, perchè lui ha fatto della

misericordia la sua strada maestra verso

la santità. E poi quest’anno con l’enciclica

di papa Francesco Laudato si, giungere qui

ad Assisi per i nostri universitari, vuol dire

anche riappropriarsi di quell’esperienza

del Creato come un dono da conservare, da

proteggere e da far crescere”

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