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Poste Italiane - Spedizione in a.p. - ART. 2 comma 20/C Legge 662/96 DCB Sicilia 2003

N.4 - Ottobre 2006

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sommarioFocus• Competenza professionale e concorrenza pag. 4

In primo piano• Decreto Bersani pag. 6

Iniziative dell’Ordine• Ruolo degli psicologi e politica per la famiglia

Convegno: “Emergenza educativa: il sostegno

psicologico alla famiglia” pag. 10

• Convegno: “Il ruolo della psicologia nel

sostegno al malato oncologico” pag. 11

• Convegno: “Quando l’emergenza diventa normalità:

le sfide del contesto socio-economico e le risposte

degli psicologi” pag. 14

La professione• Scuola e psicologia pag. 16

• L’esperienza del servizio di psicologia scolastica a Marsala pag. 20

• Dai bisogni individuali alla costruzione della famiglia pag. 22

• Intervento psicologico nell’ambito del benessere

psico-sociale: un’esperienza di lavoro nella 2a

circoscrizione del comune di Palermo pag. 24

• Violenza come negazione del benessere psico-fisico pag. 26

• Benessere ed etica dell’educare pag. 28

• La motivazione dell’atleta nel recupero da lesione sportiva Pag. 29

• Gli 80 anni di Hillman a Catania Pag. 31

• La psicologia in trasparenza o la consapevolezza

della psicologia Pag. 32

• I fiori “esotici” e le “margherite” Pag. 34

• Uno sguardo alle patologie rare Pag. 37

• A colloquio col Cardinale Pappalardo Pag. 40

Recensioni• La ragazza alla finestra pag. 42

• Stare bene con se stessi e con gli altri pag. 42

• Il conscio e l’incoscio pag. 43

Aggiornamento albo• Nuovi iscritti all’albo Sez. A e Sez. B

dal 28/10/2005 al 14/7/2006 pag. 44

ANNO 9° - NUMERO 4

Aut. Trib. di Palermo, n° 29/98

del 17/19-11-1998

REDAZIONE:

Via Salvatore Marchesi, 5

90144 Palermo

Tel. 091 6256708 - 840500290

Fax 091 7301854

www.oprs.it

e-mail: [email protected]

DIRETTORE RESPONSABILE

Fulvio Giardina

COORDINAMENTO EDITORIALE

Roberto Pagano

CHIUSO IN REDAZIONE

il 16-10-2006

IMMAGINE DI COPERTINA

Per gentile concessione dell’autore

Michele Ciacciofera

“Figura in Blue”

(matita, gouache, pastello su cartone cm 35x45)

GRAFICA & IMPAGINAZIONE

I-work s.r.l.

(Salvo La Terra)

Sede legale: via G. Patanè, 13/A

95100 Catania

Tel. 095 431418 - Fax 095 437657

www.i-work.it

e-mail: [email protected]

FOTOLITO E STAMPA

Eurografica La Rocca - Giarre (CT)

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Care colleghe e cari colleghi, la quarta Consigliaturadel nostro Ordine è ormai avviata da quasi un anno.Il nuovo Consiglio, in gran parte rinnovato (otto

nuovi consiglieri su quindici), tra cui la presenza del rap-presentante della Sezione B, ha senz’altro le risorse pergarantire stimoli nuovi nell’articolazione del programma delquadriennio. Nella continuità con l’esperienza maturatanegli anni passati, al centro del nostro interesse vi è nonsoltanto la tutela e la promozione della professione di psi-cologo, ma soprattutto il sostegno ad ogni iscrittoall’Ordine, soprattutto ai più giovani, affinché possano con-cretizzare il proprio progetto di vita professionale.

L’Ordine siciliano è cresciuto nel numero di iscritti (com-plessivamente 3.547 al mese di settembre 2006, 3.534 allaSezione “A” e 13 alla Sezione “B”). Questa crescita pur-troppo non si è accompagnata ad un coerente sviluppo eco-nomico e sociale della nostra professione. Sono ancoratroppi i giovani colleghi che non riescono a trasformare lapropria competenza in reddito sicuro per il proprio avveni-re. È pur vero che subiamo la profonda crisi economicadella nostra regione, che da un lato non favorisce la richie-sta di consulenza dello psicologo da parte di possibili uten-ti, dall’altro impedisce agli Enti Locali e alle pubblicheamministrazioni (scuole, A.S.L., sanità privata convenzio-nata, ecc.) il reclutamento di psicologi per sostenere seria-mente il miglioramento della qualità della vita.

Il prossimo anno dovrà essere la stagione della contrat-tazione, delle proposte, del dibattito, e perché no, delconflitto con gli organismi istituzionali, prima fra tutte laRegione, perché è proprio nostro compito, nella qualità diprofessionisti e di cittadini, segnalare le criticità generateda una organizzazione sociale non pienamente rispondenteai bisogni individuali, pretendendo interventi mirati, risolu-tivi, e non episodici. Siamo stanchi di ripetere ogni annoche in Sicilia vi è il più basso tasso di scolarizzazione e il piùalto tasso di abbandono scolastico rispetto a tutto il paese!Si coglie un processo di demotivazione generale che spin-ge le famiglie a ricercare modeste soluzioni occupazionaliper i loro figli, cosicché i call center ed il “servizio civile”rappresentano a volte l’unica opportunità reddituale.

Ecco perchè, care colleghe e cari colleghi, non possia-mo trascurare la tensione che ha sostenuto tanti giovani e

le loro famiglie nel completare il percorso formativo piùlungo e più complesso oggi presente nel nostro paese, traconseguimento del diploma di laurea, tirocinio obbligatorio,esame di stato lungo e farraginoso, abilitazione, per diveni-re poi psicologi.

Non possiamo ignorare i sacrifici, soprattutto economici,che tanti giovani iscritti hanno sostenuto per sognare undignitoso spazio professionale.

Attrezziamoci per gestire il nostro futuro: servono con-sultori familiari, servizi di psicologia nelle scuole, negli entilocali, nel mondo del lavoro, negli ospedali, ecc.

Sappiamo bene che, soprattutto oggi, il numero deglipsicologi decorosamente impegnati nell’attività professio-nale è l’indicatore dell’attenzione che la pubblica ammini-strazione rivolge realmente e concretamente ai biso-gni dei cittadini.

Invitiamo i nostri amministratori a favorire non quegliinvestimenti di facciata, che non modificano affatto glisquilibri esistenti, ma quelli strategici, quelli cioè che cam-biano realmente lo stato delle cose.

La professione di psicologo, molto evocata nell’im-maginario collettivo, è purtroppo ancora poco utilizzata.La media delle dichiarazioni del 2004 degli psicologi ita-liani è di € 19.011, ben al di sotto della media nazionaledi € 26.491, determinando così una limitata rappresen-tazione sociale della nostra professione.

Ecco perché il Decreto Legge 223/2006, cosiddetto“Bersani”, francamente non interferisce molto sulla nostraprofessione. È pur vero che questo decreto presenta alcu-ni elementi di criticità, ma gli psicologi non hanno grandiinteressi corporativi da tutelare, anzi . . . .

Tralasciando il particolare che oggi è all’attenzione diogni ordine professionale nell’analizzare il testo del decre-to, il cittadino-consumatore nel prossimo futuro determi-nerà inevitabilmente una crescita qualitativa delle presta-zioni intellettuali, poiché sarà nelle condizioni di poter sce-gliere in maniera più coerente e più confacente al propriobisogno ed al costo migliore, costringendo i professionistiad offrire prestazioni sempre aggiornate con i tempi.

La concorrenza fra i professionisti si baserà sempre piùsulla qualità delle prestazioni, sull’aggiornamento, sull’uti-lizzazione di nuove tecnologie, sulla conoscenza di lingue

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focusdi Fulvio Giardina - Presidente Ordine Regionale

Competenza professionalee concorrenza

“Il fatto che nessuna realizzazione combaci perfettamente con la rappresentazione - astrazione o model-lo che sia - stimola ad astrarre ulteriormente e a costruire nuovi modelli. Colui che apprende, se non tol-lera la frustrazione inerente in modo essenziale all’apprendimento, indulge in fantasie di onniscienza ecrede nell’esistenza di una condizione in cui tutto è noto. Conoscere qualcosa assume allora il signifi-cato di “avere” un qualche “pezzo di” sapere”.W. R. Bion, Apprendere dall’esperienza, Armando ed., Roma 1972.

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straniere, su quella che in sintesi possiamo definire “com-petenza professionale”.

Su questo versante si gioca in gran parte il futuro dellanostra professione, e non si può non chiamare in causa ilmondo della formazione, quello accademico in particolare,che ha permesso una proliferazione incontrollata, negliultimi cinque anni, di corsi di laurea in psicologia, spessocon denominazioni seduttive per richiamare quanti più stu-denti (ad esempio, nella classe 34, Scienze e TecnichePsicologiche, “Psicobiologia del comportamento”,“Scienze della investigazione”, “Psicobiologia della salu-te”, “Riabilitazione neurocognitiva”, ”Ergonomia”; nellaclasse 58, Psicologia, “Neuropsicologia e recupero funzio-nale nell’arco dei vita”, “Psicologia applicata all’analisi cri-minale”, “Psicologia del Marketing”, “Disabilità e integra-zione”).

Non si comprende, care colleghe e cari colleghi, conquale criterio le università italiane abbiano “inventato”questi nuovi curricula, che corrispondono di fatto a nuovefigure professionali. Ma chi si potrà definire psicologo fraqualche anno?

La professione di psicologo, pur se indirizzata all’indivi-duo, non è vigilata dal Ministero della Salute, ma dalMinistero della Giustizia, poiché non rientra nel noverodelle professioni sanitarie. La legge 264/1999 limita l’ac-cesso ad alcuni corsi universitari a livello nazionale: medi-cina, odontoiatria, veterinaria, architettura, professionisanitarie e scienze della formazione primaria. Ad esempio,per l’anno accademico 2006/2007 il Ministero della Sanitàha dato indicazioni al MIUR di permettere l’accesso aMedicina di 4.800 studenti, anche se poi il Ministerodell’Università ha allargata fino a 7.864 unità. Ma in ognicaso il numero degli studenti ammessi alla frequenza inMedicina è limitato ed è determinato in base ad esigenzeprogrammabili, con un monitoraggio di anno in anno, affin-ché tutti i giovani medici abbiano una concreta e dignitosapossibilità di occupazione.

Vogliamo l’Università nostra alleata, non nostra nemi-ca, per irrobustire la nostra professione, le nostre compe-tenze, garantendo agli studenti quella offerta formativad’eccellenza, selettiva, necessaria per supportare la pro-fessione di psicologo nelle sfide che i nuovi scenari socia-li ed economici determineranno.

Un caro saluto

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focus

Dichiarazione 2004per categoria

lavanderie e tintorie 8.611

barbieri e parrucchieri 10.181

fiorai 10.605

profumerie 11.070

tassisti 11.516

fotografi 11.971

fruttivendoli 13.437

ristoratori e rosticcieri 13.446

commerciantidi automobili 15.838

orologiai e gioiellieri 16.644

psicologi 19.011

imbianchini 19.600

tappezzieri 22.611

geometri 24.342

media 26.491

architetti 30.401

dentisti 42.585

avvocati 49.316

commercialisti 56.379

farmacisti 135.631

notai 428.348

Corsi di laurea in Scienze e Tecniche Psicologiche in Italia

sedi31

corsi52

curricula48

Corsi di laurea specialistica in Psicologia in Italia

sedi27

corsi58

curricula54

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Al fine di fornire le prime utili informazioni sul Decreto in oggetto e sulla sua concre-ta applicazione, si ritiene utile riportare le parti di interesse per la nostra professio-ne delle seguenti Leggi e Circolari:

• Decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, coordinato con il Disegno di legge n. 741 definitivamente approvato dal Parlamento il 2 agosto 2006.

• Agenzia delle Entrate - Circolare n. 28 del 04.08.2006. Oggetto: Decreto-legge n. 223 del 4 luglio 2006Primi chiarimenti.

N.B. – Il testo sotto pubblicato è una trascrizione della fonte normativa originaria, per una maggioresicurezza informativa si consiglia agli interessati di reperire le suddette fonti.

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inprimo pianoDecreto “Bersani”a cura di Roberto Pagano - consigliere segretario

TESTO DEL DECRETO-LEGGE 4 LUGLIO 2006, N. 223, COOR-DINATO CON IL DISEGNO DI LEGGE N. 741 DEFINITIVAMEN-TE APPROVATO DAL PARLAMENTO IL 2 AGOSTO 2006. Art. 2.Disposizioni urgenti per la tutela della concorrenza nel setto-re dei servizi professionali1. In conformità al principio comunitario di libera concorren-za ed a quello di libertà di circolazione delle persone e deiservizi, nonché al fine di assicurare agli utenti un’effettivafacoltà di scelta nell’esercizio dei propri diritti e di compara-zione delle prestazioni offerte sul mercato, dalla data dientrata in vigore del presente decreto sono abrogate ledisposizioni legislative e regolamentari che prevedono conriferimento alle attività libero professionali e intellettuali:a) l’obbligatorietà di tariffe fisse o minime ovvero il divietodi pattuire compensi parametrati al raggiungimento degliobiettivi perseguiti;b) il divieto, anche parziale, di svolgere pubblicità informa-tiva circa i titoli e le specializzazioni professionali, le carat-teristiche del servizio offerto, nonché il prezzo e i costicomplessivi delle prestazioni secondo criteri di traspa-renza e veridicità del messaggio il cui rispetto èverificato dall’Ordine;c) il divieto di fornire all’utenza servizi professionali di tipointerdisciplinare da parte di società di persone o associa-zioni tra professionisti, fermo restando che l’oggetto socia-le relativo all’attività libero-professionale deve essereesclusivo, che il medesimo professionista non può parteci-pare a più di una società e che la specifica prestazionedeve essere resa da uno o più soci professionisti previa-mente indicati, sotto la propria personale responsabilità.2. Sono fatte salve le disposizioni riguardanti l’eserciziodelle professioni reso nell’ambito del Servizio sanitarionazionale o in rapporto convenzionale con lo stesso, non-ché le eventuali tariffe massime prefissate in via generalea tutela degli utenti. Il giudice provvede alla liquidazionedelle spese di giudizio e dei compensi professionali, in casodi liquidazione giudiziale e di gratuito patrocinio, sulla basedella tariffa professionale. Nelle procedure ad evidenzapubblica, le stazioni appaltanti possono utilizzare le tariffe,ove motivatamente ritenute adeguate, quale criterio o base

di riferimento per la determinazione dei compensi per atti-vità professionali.2-bis. All’articolo 2233 del codice civile, il terzo comma èsostituito dal seguente: “Sono nulli, se non redatti in formascritta, i patti conclusi tra gli avvocati ed i praticanti abilitaticon i loro clienti che stabiliscono i compensi professionali”.3. Le disposizioni deontologiche e pattizie e i codici diautodisciplina che contengono le prescrizioni di cui alcomma 1 sono adeguate, anche con l’adozione di misure agaranzia della qualità delle prestazioni professionali, entroil 1° gennaio 2007. In caso di mancato adeguamento, adecorrere dalla medesima data le norme in contrasto conquanto previsto dal comma 1 sono in ogni caso nulle.

AGENZIA DELLE ENTRATE - CIRCOLARE N. 28 DEL04.08.2006. OGGETTO: DECRETO-LEGGE N. 223 DEL 4LUGLIO 2006 - PRIMI CHIARIMENTI7 - Obblighi contabili esercenti arti e professioni(art. 35, comma 12 e 12-bis).L’articolo 35, comma 12, del decreto introduce modificheall’articolo 19 del decreto del Presidente della Repubblicadel 29 settembre 1973, n. 600, riguardante le scritture con-tabili degli esercenti arti e professioni. Più precisamente,come chiarito anche dalla relazione di accompagnamento alcitato decreto, le nuove regole impongono i seguenti obbli-ghi contabili:• i contribuenti esercenti arti e professioni devono tenereuno o più conti correnti bancari o postali utilizzati per lagestione dell’attività professionale. Tali conti devono essereutilizzati per compiere prelevamenti per il pagamento dellespese sostenute e per far affluire obbligatoriamente i com-pensi riscossi nell’esercizio della funzione professionale(nuovo comma 3 dell’articolo 19 del DPR n. 600 del 1973);• i compensi devono essere riscossi solo mediante stru-menti finanziari tracciabili e non in contanti, fatta eccezio-ne per somme unitarie inferiori a 100 euro (nuovo comma 4dell’articolo 19 del DPR n. 600. del 1973). In merito allimite dei 100 euro, si segnala che, il comma 12-bis, del-l’articolo 35 in commento, inserito dal Senato in sede diconversione del provvedimento, prevede che detto limitesi applichi solo a partire dal 1 luglio 2008.

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in primo pianoDall’entrata in vigore della legge di conversionedel decreto e sino al 30 giugno 2007 il limite al disotto del quale i compensi possono essere incas-sati in contanti è fissato in 1000 euro. Per il perio-do compreso tra il 1 luglio 2007 e il 30 giugno2008, infine, il limite è stabilito in 500 euro. Allaluce delle modifiche apportate dalla legge di conversionedel decreto, è da ritenere che l’obbligo di riscuotere i com-pensi in argomento mediante strumenti finanziari “tracciabi-li”, nei limiti appena richiamati, decorre dalla data di entra-ta in vigore della predetta legge di conversione. Per quantoriguarda l’ambito oggettivo di applicazione della disposizio-ne in commento, si fa presente che gli strumenti finanziariutilizzabili per la riscossione dei compensi conseguiti nell’e-sercizio dell’attività professionale sono quelli appositamen-te individuati dall’articolo 35, comma12, ovvero:• gli assegni non trasferibili;• i bonifici;• le altre modalità di pagamento

bancario o postale;• i sistemi di pagamento elettronico.Per quanto attiene, invece, all’ambito soggettivo di appli-cazione della norma, si fa presente che i soggetti obbligatia tenere uno o più conti bancari o postali sono quelli di cuial primo comma dell’articolo 19 del DPR n. 600 del 1973,ovvero “Le persone fisiche che esercitano arti e professio-ni e le società o associazioni fra artisti e professionisti, dicui alle lettere e) ed f) dell’art. 13...”.L’articolo 13 del DPRn. 600 del 1973 fa riferimento alle persone fisiche che eser-citano arti e professioni, ai sensi dell’articolo 53, commiprimo e secondo del TUIR, e alle società o associazioni fraartisti e professionisti di cui all’articolo 5, lettera c), delTUIR. I conti correnti bancari o postali, da tenere obbliga-toriamente sia per il prelievo di somme finalizzate al paga-mento delle spese sostenute sia per il versamento dei com-pensi riscossi, non necessariamente devono essere “dedi-cati” esclusivamente all’attività professionale, ma possonoeventualmente essere utilizzati anche per operazioni nonafferenti l’esercizio dell’arte o della professione. Né laeventuale annotazione nei conti di operazioni riconducibilinella sfera familiare o extra - professionale è di ostacoloalla corretta applicazione della norma di cui all’articolo 32,primo comma, n. 2), del DPR n. 600 del 1973, secondo cuianche i “prelevamenti” dai predetti conti sono presi a basedella rettifica come “compensi” qualora il contribuente nondimostri che gli stessi non hanno rilevanza ai fini delladeterminazione del reddito. Invero, i contribuenti interessa-ti possono ritenersi sollevati dall’onere di fornire la predet-ta dimostrazione in relazione a prelievi che, avuto riguardoall’entità del relativo importo ed alle normali esigenze per-sonali o familiari, possono essere ragionevolmente ricon-dotte nella gestione extra - professionale.52 - Franchigia IVA per contribuenti minimi(art. 37, commi da 15 a 17)L’articolo 37, comma 15, del decreto inserisce nel decretodel Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633,l’articolo 32-bis che introduce un nuovo regime IVA (c.d.“regime della franchigia”), applicabile a decorrere dall’anno2007. Esso prevede l’esclusione dal campo di applicazionedell’imposta sul valore aggiunto dei contribuenti che nel-

l’anno solare precedente hanno realizzato o, in caso di ini-zio attività, prevedono di realizzare un volume d’affari nonsuperiore a 7.000 euro (c.d. contribuenti minimi).52.1 - Soggetti destinatariIl regime è destinato, in particolare, alle persone fisicheesercenti attività commerciali, agricole e professionali resi-denti nel territorio dello Stato, che non hanno effettuato onon prevedono di effettuare esportazioni, e che realizzanoun ridotto volume d’affari. Sono, invece, esclusi dal regimedella franchigia, qualunque sia il volume d’affari realizzato,i soggetti non residenti che operano nel territorio delloStato per il tramite di rappresentanti fiscali o medianteidentificazione diretta nonché i soggetti che si avvalgono diregimi speciali di determinazione dell’imposta quale, adesempio, il regime dettato per il settore agricolo, per l’edi-toria, per le agenzie di viaggio e turismo, per i rottami eoperazioni similari, per i giochi, spettacoli ed intratteni-menti, per i beni usati, oggetti d’arte, di antiquariato o dacollezione. Come accennato, il regime in esame non sisovrappone alle disposizioni “speciali” dettate dall’articolo34 del DPR n. 633 del 1972 per i produttori agricoli, le qualicontinueranno pertanto ad applicarsi, anche nella parteriguardante l’”esonero” di cui al comma 6 del medesimoarticolo. La franchigia IVA trova applicazione, invero, esclu-sivamente per i produttori agricoli che hanno optato perl’applicazione dell’imposta nei modi ordinari, ai sensi dal-l’articolo 34, comma 11 del DPR n. 633 del 1972. Sono,altresì, esclusi dal regime di semplificazione in argomento icontribuenti che, in via esclusiva o prevalente, effettuanooperazioni di cessione di fabbricati o porzioni di fabbricatoe terreni edificabili di cui all’articolo 10, n. 8), del DPR n.633 del 1972, ovvero di mezzi di trasporto nuovi di cuiall’articolo 53, comma 1, del d.l. 30 agosto 1993, n. 331. Isoggetti cui si applica il regime della franchigia sono indivi-duati attraverso un numero speciale di partita IVA. In par-ticolare, i commi 5 e 6 del nuovo articolo 32-bis stabilisco-no che, per i contribuenti già in attività il numero speciale èattribuito direttamente dall’Agenzia delle entrate a seguitodella prima comunicazione dei dati, mentre per i soggettiche iniziano l’attività e che ritengono di versare nelle con-dizioni previste dalla normativa in commento, l’attribuzioneavviene a seguito della presentazione della dichiarazione diinizio attività di cui all’articolo 35.52.2 - Determinazione del volume d’affariIl regime della franchigia si applica ai contribuenti chehanno realizzato nell’anno solare precedente, o prevedonodi realizzare, in caso di inizio attività, un volume d’affari nonsuperiore a 7.000 euro. Per la determinazione del volumed’affari occorre fare riferimento, ai sensi dell’articolo 20 delDPR n. 633 del 1972, all’ammontare complessivo delle ces-sioni di beni e delle prestazioni di servizi effettuate, regi-strate o soggette a registrazione con riferimento all’annosolare precedente - tenendo conto della variazioni di cuiall’articolo 26 del DPR n. 633 – con esclusione delle ces-sioni di beni ammortizzabili e dei passaggi di beni e di ser-vizi tra attività separate nell’ambito della stessa impresa(cfr articolo 36, ultimo comma, del DPR n. 633). Nel casoin cui il soggetto svolga più attività occorre considerare ilvolume d’affari complessivo relativo a tutte le attività eser-citate, anche se gestite con contabilità separata ai sensi

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in primo pianodel menzionato articolo 36, o assoggettate, dalla normati-va IVA, a regimi speciali espressamente disciplinati. Al calco-lo del limite di cui al comma 1 concorrono, quindi, anche i cor-rispettivi ed i compensi afferenti le attività escluse dal regimein commento in quanto assoggettate a regimi speciali.52.3 - Casi in cui il regime della franchigianon è applicabilea) Disapplicazione per opzioneIl regime della franchigia rappresenta il regime naturale peri contribuenti che versano nelle condizioni sopra elencate,salva la facoltà di optare per l’applicazione dell’imposta neimodi ordinari, ai sensi del comma 7 dell’articolo 32-bis.Secondo le regole dettate dal regolamento approvato conDPR 10 novembre 1997, n. 442, l’opzione vincola il contri-buente per un triennio (articolo 3) e, trascorso il periodominimo di permanenza nel regime prescelto, la scelta restavalida per ciascun anno successivo, fino a quando è concre-tamente applicata. Il regolamento stabilisce che l’opzionesia comunicata con la prima dichiarazione annuale IVA dapresentare successivamente alla scelta operata; fino a talemomento la scelta si desume dal comportamento conclu-dente tenuto dal contribuente. Le medesime disposizioni siapplicano in caso di revoca dell’opzione, che ha effetto dal-l’anno nel corso del quale è operata. In tale evenienza, atte-so che l’applicazione del regime della franchigia comportal’esonero per il contribuente dalla presentazione delladichiarazione annuale IVA (vedi infra), la scelta è comunica-ta presentando unitamente alla dichiarazione dei redditi edentro gli stessi termini, il “quadro VO” (comunicazioni delleopzioni e delle revoche) rinvenibile nella dichiarazioneannuale IVA (articolo 2, comma 2, del DPR n. 442 del 1997).b) Disapplicazione di dirittoLa norma prevede la fuoriuscita dal regime qualora siasuperato anche uno dei limiti fissati nel comma 1, ossiaquando il volume d’affari realizzato supera i 7.000 euroovvero sono effettuate cessioni all’esportazione. Al riguar-do, l’articolo 32-bis, comma 14, prevede che il regimecessa di avere efficacia a decorrere dall’anno solare suc-cessivo a quello in cui è superato uno dei limiti, ovvero adecorrere dal medesimo anno solare se la soglia viene supe-rata per oltre il cinquanta per cento del limite stesso. Adesempio, se il volume d’affari realizzato nel 2007 è pari a9.000 euro il contribuente calcolerà l’imposta nei modi ordi-nari a decorrere dall’anno 2008; se, invece, il volume d’affa-ri realizzato nel 2007 è pari a 11.000 euro, il contribuentedovrà applicare l’imposta nei modi ordinari già a decorreredall’anno 2007. In tal caso, l’imposta andrà applicata secon-do le regole ordinarie fin dall’inizio dell’anno e, pertanto, ilcontribuente dovrà calcolare e versare l’IVA a debito relativaalle operazioni effettuate nell’anno 2007 dopo aver detrattol’imposta sugli acquisti relativi al medesimo periodo.52.4 - Esonero dagli obblighi tributari ai fini IVAIl nuovo regime naturale prevede che i soggetti in parolasiano esonerati dagli obblighi di liquidazione e versamentodell’imposta periodica e annuale (articoli 27 e 30 del DPRn. 633 del 1972 e articoli 17 - 20 del d.lgs. 9 luglio 1997, n.322) e da qualunque altro adempimento previsto dal DPRn. 633 del 1972, ossia:• registrazione delle fatture emesse (articolo 23);• registrazione dei corrispettivi (articolo 24);

• registrazione degli acquisti (articolo 25);• dichiarazione e comunicazione annuale (articoli 8 e 8-bisdel DPR 22 luglio 1998, n. 322);• compilazione ed invio del nuovo elenco clienti e fornitori(articolo 37, commi 8 e 9 del decreto);• tenuta e conservazione dei registri e documenti (articolo39) fatta eccezione per le fatture di acquisto e le bollettedoganali di importazione.52.5 - Adempimenti obbligatoriPermangono, comunque, alcuni adempimenti in capo aicontribuenti minimi in franchigia, quali:• l’obbligo di numerazione e conservazione delle fatture diacquisto e delle bollette doganali;• l’obbligo di certificazione dei corrispettivi;• l’obbligo di trasmissione telematica dei corrispettiviall’Agenzia delle entrate;• l’obbligo di integrare la fattura per gli acquisti intracomu-nitari e per le altre operazioni di cui risultano debitori diimposta (ad es. inversione contabile) con l’indicazione del-l’aliquota e della relativa imposta;• l’obbligo di versamento dell’imposta di cui al punto pre-cedente entro il giorno 16 del mese successivo a quello dieffettuazione delle operazioni.Per ciò che concerne i primi due adempimenti, nulla risultainnovato rispetto all’ordinario regime degli obblighi docu-mentali previsti dalle norme che regolano gli adempimentitributari ai fini dell’IVA. Le modalità ed i termini con cuidovrà essere adempiuto l’obbligo di trasmissione telemati-ca dei corrispettivi saranno stabiliti con il provvedimentodel direttore dell’Agenzia delle entrate previsto dal comma15 dell’articolo in commento.In relazione agli acquisti intracomunitari ed alle altre ope-razioni per le quali risultano debitori d’imposta i soggetti acui si applica il regime dei contribuenti minimi in franchigiasono tenuti a integrare le fatture di acquisto con l’indica-zione dell’aliquota applicabile e della relativa imposta, ed aversare la stessa entro il giorno 16 del mese successivoall’effettuazione dell’operazione. Per tutti gli adempimentitributari i contribuenti in parola possono farsi assistere dal-l’ufficio locale dell’Agenzia delle entrate competente inragione del domicilio fiscale del contribuente; qualora deci-dano di avvalersi di tale facoltà i contribuenti dovrannodotarsi di un’apparecchiatura informatica, corredata daaccessori idonei, da utilizzare per la connessione con ilsistema informativo dell’Agenzia delle entrate.52.6 - Esclusione dal diritto di rivalsa e di detrazioneLa normativa in commento, nel semplificare gli adempi-menti tributari posti a carico dei predetti contribuenti mino-ri, dispone altresì, che i medesimi non possano addebitarel’imposta a titolo di rivalsa né esercitare il diritto alla detra-zione dell’imposta assolta sugli acquisti, nazionali e comu-nitari, nonché sulle importazioni, pur restando obbligati allacertificazione dei corrispettivi. Pertanto la ricevuta o loscontrino emessi per certificare i corrispettivi non dovran-no recare l’addebito dell’imposta. Come già chiarito nelparagrafo precedente, l’indetraibilità soggettiva assolutadell’imposta corrisposta sugli acquisti fa sì che nei casi incui detti contribuenti, in relazione ad operazioni passive,assumono la qualità di debitori d’imposta nei confrontidell’Erario (ad esempio, nell’ipotesi di acquisti intracomuni-

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in primo pianotari o di acquisti per i quali si applica il riverse charge), essisono obbligati ad integrare la fattura con indicazione del-l’aliquota e della relativa imposta ed a versarla entro il ter-mine stabilito per i contribuenti che liquidano l’imposta conperiodicità mensile, ossia entro il giorno 16 del mese suc-cessivo a quello di effettuazione delle operazioni (cfr arti-colo 32-bis, comma 11).52.7 - Passaggio al regime della franchigia e ret-tifica della detrazioneL’applicazione del regime della franchigia comporta la retti-fica dell’IVA già detratta negli anni in cui si è applicato ilregime ordinario, ai sensi dell’articolo 19-bis2 del DPR n.633 del 1972. La fattispecie è disciplinata al comma 3 delpredetto articolo, che regola - appunto - le ipotesi in cui nelcorso dell’attività esercitata interviene una modifica al regi-me d’applicazione dell’imposta. In tale circostanza, l’IVArelativa a beni e servizi non ancora ceduti o non ancora uti-lizzati deve essere rettificata in un’unica soluzione, senzaattendere il materiale impiego degli stessi, fatta eccezioneper i beni ammortizzabili, compresi i beni immateriali, la cuirettifica va eseguita se non sono ancora trascorsi quattroanni da quello della loro entrata in funzione, ovvero dieci annidalla data di acquisto o di ultimazione se trattasi di fabbrica-ti o loro porzioni. A tal riguardo, si segnala che il comma 5dell’articolo 19-bis2 stabilisce che la rettifica non si applicaai beni ammortizzabili di costo unitario non superiore a516,46 euro e ai beni il cui coefficiente di ammortamentostabilito ai fini delle imposte del reddito è superiore al 25 percento. Per effettuare la rettifica sarà necessario predisporreun’apposita documentazione nella quale vanno indicate, percategorie omogenee, la quantità e i valori dei beni facentiparte del patrimonio aziendale, anche al fine di permettere icontrolli da parte dell’Amministrazione finanziaria (si veda inproposito la circolare del 24 dicembre 1997, n. 328/E).Analoga rettifica va applicata quando il contribuente transita,anche per opzione, nel regime ordinario dell’IVA. Per ovviarealla presumibile onerosità di tale rettifica, l’articolo 32-bis,comma 8, dispone che l’imposta dovuta sia versata in trerate annuali da corrispondere entro il termine previsto per ilversamento del saldo a decorrere dall’anno in cui è avvenu-ta la modifica del regime. In sede di prima applicazione dellanorma, la prima rata è anticipata al 27 dicembre 2006.Pertanto, i contribuenti che transitano nel regime della fran-chigia a decorrere dal 1 gennaio 2007, devono versare l’IVAche deriva dalla rettifica entro i seguenti termini:• prima rata: 27 dicembre 2006;• seconda rata: 16 marzo 2008;• terza rata: 16 marzo 2009.La norma prevede, inoltre, la facoltà di estinguere il debitomediante lo strumento della compensazione di cui all’arti-colo 17 del d.lgs. 9 luglio 1997, n. 241, ovvero con eventualicrediti risultanti dalle liquidazioni periodiche. Il mancatoversamento di ogni singola rata è punibile con la sanzioneprevista dall’articolo 13 del d.lgs. 18 dicembre 1997, n. 471(pari al trenta per cento dell’importo non versato) e costi-tuisce titolo per la riscossione coattiva. Le rettifiche delladetrazione vanno effettuate nell’ultima dichiarazioneannuale presentata, ossia, quella relativa all’anno prece-dente al transito nel regime in commento. Ad esempio, uncontribuente che transita nel nuovo regime il 1 gennaio

2007 deve evidenziare le rettifiche della detrazione conse-guenti al passaggio nella dichiarazione annuale per il 2006.52.8 - Dichiarazione annualeAl fine di rendere neutrali gli effetti prodotti dal transito dalregime ordinario di applicazione dell’IVA al regime dellafranchigia, nel quale i soggetti sono esonerati dalla liquida-zione e dal versamento dell’imposta, il comma 9 dell’arti-colo in commento dispone che con l’ultima dichiarazioneannuale presentata deve essere corrisposta anche l’impo-sta relativa alle operazioni ad esigibilità differita di cuiall’articolo 6 del DPR n. 633 del 1972, ancorché non se nesia ancora verificata l’esigibilità. Trattasi dell’imposta rela-tiva alle cessioni di beni e alle prestazioni di servizi fatte,ad esempio, allo Stato, agli organi dello Stato anche sedotati di personalità giuridica, agli enti pubblici territoriali,per le qualil’esigibilità dell’imposta è generalmente differi-ta al momento del pagamento del corrispettivo.52.9 - Rimborso dell’imposta a creditoSempre con riferimento all’ultima dichiarazione annuale IVArelativa al periodo di applicazione dell’imposta nei modi ordi-nari, qualora, eseguite le opportune rettifiche previste dall’ar-ticolo 19-bis2, emerga una eccedenza di credito IVA, il mede-simo potrà essere chiesto a rimborso se sussistono i presup-posti di cui all’articolo 30 del DPR n. 633 del 1972, ovveropotrà essere utilizzato in compensazione con altre imposte econtributi ai sensi dell’articolo 17 del d.lgs. n. 241 del 1997.52.10 - Ulteriori modificheIl comma 16, infine, modifica l’articolo 41, comma 2-bis, deldecreto legge 30 agosto 1993, n. 331, convertito, con modi-ficazioni, dalla legge 29 ottobre 1993, n. 427, prevedendoche le cessioni di beni effettuate dai soggetti che applicanoil regime di franchigia di cui all’articolo 32-bis del decreto delPresidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, nonsono cessioni intracomunitarie rese nei confronti di soggettidi altro Stato membro, con la conseguenza che le stesse siconfigurano come cessioni interne senza diritto di rivalsa.53 - Disposizioni in materia di attribuzione del numero dipartita IVA (art. 37, commi 18, 19 e 20)Secondo quanto disposto dall’articolo 35, DPR n. 633, del1972, i “soggetti che intraprendono l’esercizio di un’impresa,arte o professione nel territorio dello Stato, o vi istituisconouna stabile organizzazione, devono farne dichiarazione entrotrenta giorni ad uno degli uffici locali dell’Agenzia delle entra-te ovvero ad un ufficio provinciale dell’imposta sul valoreaggiunto della medesima Agenzia la dichiarazione è redatta,a pena di nullità, su modelli conformi a quelli approvati conprovvedimento del direttore dell’Agenzia delle entrate”. Ladichiarazione di inizio attività può essere presentata:• direttamente presso uno degli uffici locali dell’Agenziadelle Entrate, in duplice esemplare, esibendo un documen-to di riconoscimento;• a mezzo posta mediante raccomandata, in unico esem-plare, con allegata copia del documento di riconoscimento;• in via telematica: autonomamente, avvalendosi del servi-zio internet ovvero tramite un intermediario abilitato utiliz-zando il servizio Entratel;• all’Ufficio del Registro Imprese della Camera di Commerciodai soggetti tenuti all’iscrizione in questo Registro e da partedi coloro i quali sono tenuti alla denuncia al Rea (Repertoriodelle notizie economiche e amministrative).

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Paolo Bozzaro - consigliere

In presenza di una significativa rap-presentanza di psicologi, sonostate poste sul tavolo le difficoltà

che la famiglia oggi incontra nel perse-guimento dei propri obiettivi di educa-zione, di accudimento, di accompagna-mento alla crescita e allo sviluppo inte-grale dei figli, in un momento di granditrasformazioni culturali e sociali, aven-do come prospettiva quella di unamigliore utilizzazione delle risorse eco-nomiche, sociali e umane, che nonsempre l’attuale organizzazione deiservizi socio-assistenziali esprime.

Nell’ introdurre la tematica dell’e-mergenza educativa e del ruolo che lapsicologia e gli psicologi possono atti-vamente svolgere a favore delle fami-glie siciliane, il dr. Fulvio Giardina,Presidente dell’Ordine degli Psicologi,ha indicato alcuni dati statistici edemografici, che descrivono una realtàdelle famiglie siciliane abbastanza cri-tica e ha sottolineato la necessità diavviare a livello istituzionale (Regione,Province, Enti Locali, scuole…) un con-fronto approfondito e sistematico suquesti problemi per favorire una realepresenza e azione degli psicologi inquesto settore, dal momento che tutti aparole ne reclamano la necessità.

A rappresentare istituzionalmenteil Governo della Regione è stato l’on.Avv. Raffaele Stancanelli, AssessoreRegionale alla Famiglia e alle Politichesociali, che ha ricordato come attra-verso alcuni atti legislativi importanti(recepimento della L. 328/2000; laL.R. n. 10 del 2003 ; aiuto economicodiretto alla natalità; il Piano Triennaleper l’handicap …) si sono avviate inSicilia delle politiche realmente orien-

tate all'’aiuto e alla valorizzazionedella famiglia, considerata la cellulafondamentale della società.

L’intervento dell’ on.le prof. Rino LaPlaca, componente esecutivo regiona-le del “La Margherita”, ha posto inve-ce l’attenzione, nel clima di un serenoconfronto critico fra gli schieramentipolitici, sulla necessità di sostenere lefamiglie non tanto attraverso un con-tributo economico diretto, ma attra-verso una rete di servizi efficienti eintegrati con le altre istituzioni educa-tive e assistenziali (scuole, asl…), pro-prio per affrontare insieme le emer-genze educative che si registrano nelnostro territorio.

Il dibattito, in realtà, è stato anima-to attraverso un ventaglio di interven-ti preordinati da parte di testimoni pri-

vilegiati, cioè di psicologi impegnati daanni in primo piano sul terreno delsostegno psicologico e sociale allefamiglie, sia nell’ambito del TerzoSettore che nella scuola e nellaSanità. Alcuni hanno portato esperien-ze dirette, altri sollevato interrogativiprecisi, qualcuno ha avanzato propo-ste operative precise: contributi che laprof.ssa A.M. De Vita, dell’Universitàdi Palermo, ha saputo ben sintetizzaresviluppando in termini psicologici effi-caci il tema del ‘sostegno alla genito-rialità nei diversi ambiti sociali.

Al di là delle diverse accentuazioniindividuali, condivisibile è apparsa aconclusione dei lavori l’affermazione diporre la famiglia a centro di una politi-ca regionale di ampio respiro in gradodi saper articolare sviluppo e welfare,benessere e solidarietà, integrando ecoinvolgendo su questi obiettivi gliattori sociali più numerosi, compreso ilvolontariato, ma valorizzando anzitut-to il contributo professionale degli psi-cologi e quei servizi, come i consultorifamiliari, che su queste problematichehanno un ricco patrimonio di esperien-za da offrire e sicuramente da rivalo-rizzare.

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oiniziativedell’ rdine

Ruolo degli psicologi e politica per la famiglia

Promosso dall’Ordine degli Psicologi della Regione Siciliana e dal Presidente dell’AssembleaRegionale Siciliana, on.le Avv. Guido Lo Porto, si è svolto a Palermo il 9 maggio 2006 presso laSala Gialla del Palazzo dei Normanni un interessante Convegno su “EMERGENZA EDUCATIVA: ilsostegno psicologico alla famiglia”.

I partecipanti al Convegno

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Giuseppe Lissandrello - psicologoDaniela Respini - psicologo

“…Per curare ci vuole amore, un amoreincondizionato…” (Elisabeth Kubler-Ross)

Straordinaria affluenza di psicologi provenienti da ogniprovincia della Sicilia, (più di trecento) che insiemealtre figure professionali come oncologi, infermieri, e

fisioterapisti, si sono incontrati al convegno organizzatodall’Ordine degli Psicologi della Regione Sicilia, tenutosi il12/13 Maggio scorso presso la sala convegni del santuariodella Madonna delle Lacrime di Siracusa. L’evento, tale sipuò chiamare, considerato l’elevato numero di partecipan-ti, ha affrontato le problematiche più comuni che un mala-to di cancro, la sua famiglia e chi si prende cura di lorodevono affrontare.

Il venerdì ha visto una tavola rotonda, magistralmentecondotta dal Presidente Fulvio Giardina e dall’OncologoPaolo Tralongo, che ha dato vita ad un confronto, talvolta

animato e acceso ma sempre nel rispetto delle regole, fraesponenti di spicco della psicologia siciliana appartenenti ascuole di pensiero diversi, in quel contesto è stata alta lapartecipazione della platea che richiedeva a gran vocerisposte su come affrontare la sofferenza del malato di can-cro e come gli psicologi dovevano integrarsi nello staffcurante.

La tavola rotonda, è stata un punto d’inizio per comin-ciare a dialogare sull’assistenza al malato oncologico cer-cando di creare un alfabeto comune, molti dei colleghi par-tecipanti non erano a conoscenza dell’evoluzione che hafatto la psicooncologia negli ultimi dieci anni. Il giorno delsabato ha visto un avvicendarsi di relatori fra psicologi,oncologi ed infermieri che hanno comunicato le linee guidateoriche e la loro esperienza clinica accanto al malato nellevarie fasi della malattia. Ha aperto il convegno la psicologaDaniela Respini, coordinatrice regionale della SocietàItaliana di Psicooncologia (Sipo) con un video della Kubler-Ross, una delle pioniere della psicooncologia. Dopo unexcursus sulla nascita e gli ambiti d’intervento della psico-logia a sostegno del malato di cancro. La Respini sottoli-neava l’utilizzo della risorsa spirituale umana come nuovostrumento di sostegno nel prendersi cura del malato di can-cro. “…La spiritualità aiuta a sviluppare le risorse di copingdel malato nel fronteggiare la malattia e aiuta l’operatoread evitare il forte stress al quale viene sottoposto venendoa contatto quotidiano con la sofferenza…”. La propostanuova è quella di utilizzare tecniche millenarie di origineorientale come la meditazione o la costruzione di mandalaed utilizzarle in ambito scientifico.

A tal proposito ne hanno dato prova le relazioni dellopsicologo Sebastiano Ciavirella e dell’oncologo MarcelloAragona che hanno coinvolto la platea utilizzando tecnichemeditative per favorire il benessere e il rilassamento.

Questi concetti sono stati ripresi e approfonditi dallopsicologo Giuseppe Lissandrello che ha sottolineato l’im-portanza della dimensione spirituale nell’accompagnamen-to e nel sostegno psicologico al malato terminale e alla suafamiglia, perché le sole tecniche strumentali non bastano.

“… Per sostenere il malato nel suo ultimo viaggio lo psi-cologo in particolare ma tutta l’equipe curante si deve rifa-re su dei concetti, come l’accompagnamento compassione-vole. Principi che sono alla base degli insegnamenti delVangelo e di altre filosofie orientali che hanno come inte-resse l’Uomo nella sua interezza di sistema interagente. Laformazione scientifica spirituale dell’operatore diventafondamentale così come il saper dialogare attraverso gliorientamenti religiosi diversi dalla nostra cultura cattolicaperché capita di dover assistere malati che professano cultidiversi, e solo utilizzando il linguaggio universale della spi-ritualità e dell’amorevolezza si riesce a stare vicini a qual-siasi malato…”. “…La forza della mente o mindfullnessaiuta a sostenere l’urto, psicologicamente devastante,

Convegno promosso dall’Ordine e tenutosi a Siracusa il 12 e 13 Maggio 2006

iniziative dell’ordineIl Ruolo della Psicologia nel

Sostegno al Malato Oncologico

La collega Daniela Respini

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iniziative dell’ordinedella malattia..”.

Questo concetto è stato spiegato dallo psicologo israe-liano Emanuel Katz. Le applicazioni di questi concetti sonoespresse nelle arti-terapie interessanti a tal proposito le

relazioni della musicoterapeuta ebrea Simona Nierzstein edelle terapie di sostegno ai bambini oncologici attraverso idisegni della psicologa Cinzia Favara di Catania. Le rela-zioni della psicologa Elisabetta Privitera insieme all’oncolo-go Domenico Priolo dell’Ospedale S. Vincenzo di Taormina,della psicologa Valentina Grasso della Clinica dellaMaddalena di Palermo e dell’infemiera Loredana Lo Pianodell’oncologia Medica dell’Ospedale “G. Di Maria” diAvola, hanno evidenziato nella loro esperienza modelli d’in-tegrazione dei ruoli nell’equipe curante.

Sempre facendo riferimento all’Ospedale “G. Di Maria” lopsicologo Giuseppe Spitale ha esposto una ricerca fatta suglioperatori per indagare sul loro vissuto emotivo in riferimentoal ruolo lavorativo. Ma al cancro si sopravvive come sottoli-neava l’oncologo Paolo Tralongo nella tavola rotonda così cisi è confrontati sulle problematiche emerse e sulle modalità disostegno ai sopravvissuti a questa dolorosa malattia con unaricerca fatta dallo psicologo Maurizio Cuffaro.

La relazione spumeggiante conclusiva del professoreGiulio Cesare Giacobbe, psicologo e scrittore di libri di suc-cesso, ha dato un’indicazione importante su come reagirealla malattia modificando o sostituendo l’immagine del Sébambino con un Sé Adulto.

L’evento scientifico, considerato storico da alcuni psico-logi “anziani” presenti, è stato nella volontà del nostroOrdine un iniziale confronto su questa problematica attua-le e drammatica che è la patologia oncologica e che colpi-sce solo in Italia ogni anno 250.000 persone. Ci si trova difronte ad una richiesta, quasi continua di un sostegno psi-cologico, da parte dei malati e dei loro Curanti ma che nonvede una risposta sempre adeguata e competente (ahinoi!)da parte dello psicologo. Per poter essere competenti inquesta branca della psicologia ci vuole molta formazione atal proposito vi informiamo che dal 18 al 21 ottobre p.v. siterrà a Venezia l’ottavo congresso mondiale diPsicooncologia. Per informazioni potete visitare i seguentisiti web: www.siponazionale.it; www.ipos2006.it; o scriverea [email protected].

ALL’ORDINE DEGLI PSICOLOGI DELLA

REGIONE SICILIA

Noi sottoscritti dirigenti psicologi del DSM - ASL 5 di

Messina, a seguito della nostra partecipazione al

Convegno “il ruolo della psicologia nell’assistenza al

malato oncologico” tenutosi a Siracusa il 12 e 13

Maggio 2006, presentiamo la nostra formale protesta

contro i contenuti e i tomi religioso-confessionali della

maggioranza delle relazioni svolte nell’assemblea del

Convegno, indetto da codesto spett.le Ordine profes-

sionale: infatti la visione antropologica ed esistenziale

offerta era apertamente buddista, e le pratiche tera-

peutico-spirituali della stessa ispirazione filosofica

sono state proposte da buona parte dei relatori come

efficaci soluzioni palliative nei riguardi di malati onco-

logici terminali.

Oltre tutto, le argomentazioni presentate non posse-

devano i criteri ed i caratteri della condivisibile neutra-

lità scientifica, come sarebbe stato opportuno e con-

veniente fare, comunicando, per esempio, i risultati di

effetti curativi di pratiche spirituali delle varie

Confessioni religiose, compresa la cristiano-cattolica,

sulla persona oncologicamente malata. Così invece gli

interventi hanno assunto le caratteristiche tipiche del-

l’ideologia, ed ancora più specificatamente dell’adesio-

ne filosofico-religiosa.

Secondo il nostro parere, è fuori luogo la dissertazione

di queste tematiche in un Convegno di Psicologia, uti-

lizzando le modalità metodologiche appena specificate.

Intoltre, ognuno di noi psicologi può già avere una sua

autorevole convinzione religiosa, ed avere avuto espe-

rienze religioso-spirituali significative dal punto di vista

della persona, delle relazioni umani e sociali, in parti-

colar modo, nell’evento doloroso della fase terminale

della vita.

È nostra viva speranza di non doverci più ritrovare

insieme in simili incresciosi ed imbarazzanti Convegni,

che crediamo non facciano onore alla nostra comunità

professionale, la quale invece vuole continuare a rive-

stire gli abiti decorosi della ricerca e conoscenza scien-

tifica.

Messina, 07-06-2006 Cordiali saluti

Lettera firmata

I partecipanti al Convegno

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iniziative dell’ordine

Cari Colleghi, Vi ringrazio per la vostra lettera del 7giugno scorso, nella quale manifestate calorosa-mente un vostro dissenso in merito ai contenuti del

convegno “Il ruolo dello psicologo nell’assistenza al malatooncologico”, che si è tenuto a Siracusa il 12 e 13 maggioscorsi, esprimendo addirittura imbarazzo a ritrovarvi insituazioni incresciose che non fanno onore alla nostracomunità.

Vi ringrazio in ogni caso perché è proprio nella dimen-sione critica che si può attivare un processo di cambiamen-to virtuoso.

Il Convegno in questione, promosso dalla SocietàItaliana di Psicooncologia, Sezione Sicilia (SocietàScientifica accreditata in ambito nazionale), che ha propo-sto l’articolazione degli interventi ed ha segnalato alcunirelatori, così come è stato ampiamente diffuso nel pieghe-vole informativo, ha avuto un successo niente affatto pre-vedibile: trecento partecipanti, tra cui medici oncologi,infermieri e pazienti.

Credo che la maggior parte degli psicologi presenti nonavesse una esperienza professionale maturata nell’assi-stenza del malato oncologico, ma che anzi manifestasseuna grande disponibilità ad una maggiore e più completaconoscenza.

Il gran numero di partecipanti - ripeto, non previsti - hamodificato in maniera sostanziale il target, che avrebbepermesso una riflessione tra professionisti in possesso delmedesimo codice esperenziale.

Infatti è mancata la cornice di riferimento all’internodella quale collocare gli interventi, che possono esserestati decodificati in maniera dissociata gli uni dagli altri, conuna enfasi eccessiva ad alcuni aspetti marginali, al puntoche alcuni hanno pensato che si volesse promuovere la reli-gione buddista!

Vorrei però entrare nel merito delle vostre osservazioni. Non vi è dubbio che ormai da anni la ricerca scientifica

in ambito psicologico in Italia è ferma ed obsoleta. Le agen-zie istituzionali preposte alla ricerca, le Università, sonoormai interessate a spartirsi i bisogni formativi dei giovani,senza alcuna attenzione alla qualità della formazione pro-posta ed alla quantità degli studenti.

Il modello formativo del 3 + 2 ormai appare come uncompleto fallimento non soltanto per l’irrilevante numero diiscritti alla Sezione B (in Italia circa 100 iscritti!!), masoprattutto per la scadente qualità della formazione.

In assenza di una ricerca scientifica condivisa è eviden-te che l’adeguamento ai nuovi ambiti applicativi dellanostra professione avviene attraverso l’importazione dimodelli prestazionali che molto spesso non appaionocoerenti con la nostra cultura psicologica, che storicamen-te è legata al modello dell’intervento clinico: in altre paro-

le, uno psicologo italiano colloca il proprio intervento all’in-terno di un modello teorico ben definito, da cui ben deriva-no metodi e tecniche appropriati.

Soprattutto negli USA, ma anche in Inghilterra, inGermania ed in Francia, la psicologia moderna (ma anchela psicoterapia) ha determinato strategie di interventosempre più mirate e settoriali, nelle quali il modello teoricoappare molto spesso semplicistico ed è prevalente unamarcata elaborazione di tecniche.

La psicooncologia, ma anche la psicologia della emer-genza, quella del lavoro e delle organizzazioni sociali, laneuropsicologia, definiscono gli ambiti applicativi all’inter-no del loro contesto prevalente di riferimento, che a volte èquello medicale, a volte è quello sociologico ed antropolo-gico, a volte non c’è proprio, ma sicuramente poggiano suesperienze maturate in altri paesi.

E sono contesti nei quali gli utenti sempre più spessosono coloro che erogano la prestazione.

Non voglio entrare nel merito delle argomentazioni concui si è discusso di spiritualità, poiché, se lo facessi, giun-gerei probabilmente alle vostre medesime conclusioni:credo che sia estremamente complesso e difficile leggerein maniera laica quanto è fortemente strutturato nel nostrovissuto.

Paradossalmente negli USA, paese in cui è fortementesettaria la dimensione religiosa dell’individuo, il contestoscientifico, le applicazioni terapeutiche e le modalità diapproccio alla sofferenza sono realmente prive di ogni tipodi pregiudizio, così da trasformare, ad esempio, ed ade-guare il concetto di “spiritualità” verso una nuova (e sem-pre vecchia) modalità relazionale.

Ricerche americane evidenziano che la maggior partedei pazienti oncologici ha dichiarato di desiderare un sup-porto psicologico dal proprio oncologo più che da uno psi-coterapeuta.

In particolare, i pazienti hanno mostrato paura per lapossibile progressione della neoplasia ed hanno manifesta-to il desiderio di essere informati a sufficienza dal medico.

Le ricerche evidenziano come sia importante svilupparele abilità di comunicazione degli oncologi, che devono esse-re formati adeguatamente nel rapporto medico-paziente.

Per quanto concerne la comunicazione efficace medico- paziente, i dati di letteratura, i cambiamenti culturali e lenovità in ambito normativo (la privacy, D.Lgs 196/2003)rendono sempre più complessa la gestione della relazionecon il paziente e suggeriscono come in oncologia la capa-cità di comunicare non possa più essere considerata unaabilità innata o intuitiva che ogni “buon medico” possiede.

Essa costituisce al contrario un compito complesso daaffrontare con specifiche abilità tecniche ed umane daapprendere secondo un modello formativo ed una metodo-

ORDINE DEGLI PSICOLOGI DELLA REGIONE SICILIANA

IL PRESIDENTEdott. Fulvio Giardina

prot. 625/06 Palermo, 17/07/2006

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logia didattica sostenuta da crescentiprove di efficacia.

Nel nostro paese spesso all’inter-no del contesto sanitario si manifestauna forte attenzione a migliorare lapreparazione in ambito strettamenteprofessionale, di contro si trascura laqualità della relazione umana medico -paziente.

Una comunicazione efficace haeffetti positivi sull’accuratezza nellaraccolta dei dati su sintomi ed effetticollaterali, influenza la compliance altrattamento e l’adesione alle racco-mandazioni terapeutiche, ha effetti sulbenessere emozionale dei pazienti econtribuisce in modo significativo allasoddisfazione sia del paziente che delmedico.

In altre parole, sono i medici onco-logi a richiedere una diversa modalitàdi interrelazione con i loro pazienti, arichiedere una diversa e più profondaformazione professionale, a ricercareuno stile relazionale ricco di spiritualità.

Tant’è che i maggiori esperti inquesto settore sono proprio queimedici oncologi americani che sonopassati dalla ricerca farmacologia piùsofisticata a quella meramente esi-stenziale, quali il prof. LodovicoBalducci, Tampa, Florida, la prof.ssaCristina M. Puchalski, WashingtonUniversity, il prof. Frank Ostareski,San Francisco, California (autore que-st’ultimo del saggio “Saper accompa-gnare”, Mondadori, 2005).

Certamente il problema che avetesegnalato permane, nel senso cheappare quanto mai opportuno ridefini-re le modalità applicative della psico-logia in ambito oncologico, in pienasinergia ed intesa con tutti gli altrioperatori coinvolti, primo tra tutti imedici, affinché i pazienti e lo lorofamiglie possano ricevere tutta l’at-tenzione necessaria.

Personalmente, preso atto delforte interesse dei colleghi verso que-sta tematica, chiederò al Consigliodell’Ordine di promuovere una serie diseminari monotematici di approfondi-mento.

Un caro saluto

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iniziative dell’ordine

Rosaria Barresi, psicologoElena Famulari, psicologoSofia Milazzo, psicologoRoberta Russo, psicologoBarbara Zammitti, psicologo

Nei giorni 21 e 22 giugno il salo-ne dell’ex Monastero delRitiro, nel cuore di Ortigia,

centro storico di Siracusa, è stato tea-tro del convegno che ogni anno vieneorganizzato dall’Ordine degli Psicologidella Regione Sicilia, su iniziativa delriconfermato Presidente FulvioGiardina. L’argomento di quest’annoha abbracciato gli ambiti della psicolo-gia sociale, e in particolare ha affron-tato la tematica dell’emergenza intesacome momento di criticità nei diversicontesti della vita quotidiana.

Nota di rilievo è stata l’ampia parte-cipazione dei giovani colleghi, attrattidall’importanza del tema e dalla pre-senza di illustri referenti. Sono interve-nuti in qualità di relatori, Albino ClaudioBosio, Paolo Bozzaro, GiampieroCastelli, Nicola Alberto De Carlo,Orazio Licciardello, Arrigo Pedon,Dario Romano, Giuseppe Santisi,Giuseppe Scaratti, ciascuno apportan-do sfumature diverse in base ai diffe-renti ambiti d’indagine ed esperienziali.

L’argomento prende spunto dalle

numerose emergenze occorse dal2001 ad oggi, ponendo la società inuno stato di insicurezza politico – eco-nomica e di malessere psicologico.

“Emergenza” è ciò che emerge, ciòche vediamo con chiarezza: la punta diun iceberg contrapposta alla sua partesommersa. La criticità è, dunque,legata alla parte sottostante, a ciò chenon si vede.

A preoccupare maggiormente,accanto a delle straordinarie criticitàdi tipo “episodico” quali attentati ter-roristici, catastrofi naturali, epidemiee malattie, è il costante dilagare diemergenze cosiddette “continuative”.

Attualmente, infatti, sembra che irapidi e continui mutamenti socialipongano in una condizione in cui l’e-mergenza sia un fenomeno ormai rien-

trante nella “norma”, riflettendosicostantemente sulle rappresentazionie i vissuti legati alla quotidianità. Bastipensare ad una diffusa sensazione diinsicurezza sociale, in riferimento aduna maggiore vulnerabilità percepitadel Paese e ad una crescente instabi-lità lavorativa; ad una criticizzazionedelle percezioni di sicurezza economi-ca, con una minore consistenza deipropri risparmi e una previsione nega-tiva del “bene-stare” personale efamiliare; e infine ad una modifica

Quando l’emergenza diventa normalità:le sfide del contesto socio - economicoe le risposte degli psicologi

Convegno promosso dall’Ordine e tenutosi a Siracusa il 21 e 22giugno 2006

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iniziative dell’ordinenelle intenzioni di consumo, che si concretizza in una mag-giore attenzione ai prezzi e in comportamenti d’acquistomeno impegnativi.

Una recente ricerca condotta da EURISKO, volta acogliere la percezione dei climi rispetto all’andamento delpaese, evidenzia tuttavia che al di là e al di sotto del disagioquotidiano finora emerso, prende comunque avvio un lavo-ro autonomo e autogeno dell’individuo, finalizzato a pro-gettare nuove forme di adattamento e nuovi percorsi.

Ne deriva un moderno stile di vita, più flessibile, ed unrinnovato profilo del cittadino - consumatore, maggiormen-te capace di far fronte all’emergenza e di adattarsi al cam-biamento. La capacità di fronteggiare i cambiamenti equi-parata a quella di organizzare un trasloco: questa la singo-lare metafora emersa durante il convegno per individuare idiversi stili di gestione della discontinuità.

Nel corso delle due giornate sono stati messi in lucealtri aspetti dell’emergenza, legati più strettamente all’am-bito organizzativo e lavorativo. Fonte di notevole disagio,in tal senso, è il fenomeno della precarietà lavorativa, contutti gli effetti che determina sulla sfera personale e socia-le. Nel tentativo di migliorare la qualità della vita lavorati-va, e prevenire l’insorgenza di disturbi quali stress, turn-over, burnout, mobbing, una recente Direttiva Ministeriale(D.M. 24/03/04) obbliga le amministrazioni pubbliche adun costante monitoraggio del benessere all’interno delleproprie organizzazioni, attraverso attività di prevenzione,valorizzazione delle risorse umane e potenziamento dellereti comunicative, nell’ottica di un’ideale manageriale didemocrazia deliberativa, che punti alla partecipazione e alcoinvolgimento attivo di lavoratori, clienti e committenti.

In questo quadro caratterizzato da emergenze episodi-che e continuative, economiche e lavorative, personali esociali, compiti - sfide per lo psicologo consistono in un’at-tenta lettura del disagio, e nel farsi promotore di una nuovaprogettualità, come contributo all’evoluzione del paese.

Pertanto, al fine di un’accurata comprensione del disagioindividuale e sociale, occorre innanzitutto un’approfonditaconoscenza del territorio di appartenenza e delle rappre-sentazioni sociali connesse alle emergenze, concentrandotuttavia l’attenzione non solo su ciò che è malessere, maanche su ciò che è risorsa.

Ricordando, in secondo luogo, che è proprio sullacostruzione simbolica dell’evento che si può agire, indu-cendo sulla popolazione percezioni di auto efficacia, è intale direzione che si muovono, quindi, tutte le successiveattività finalizzate a promuovere e sostenere i processi diricostruzione, a partire da quella micro-progettualità checaratterizza ogni individuo.

All’interno di questi scenari di innovazione e cambia-mento, si aprono nuove possibilità di intervento per lo psi-cologo, la cui immagine si libera in tal modo dai vincoliimpressi da una visione semplicistica e tradizionalista dellaprofessione.

Si riscoprono vecchi ambiti dell’economia e si prospet-tano nuove forme di impiego, come quello dell’agricoltura,da sempre contraddistinto da una nota sofferenza legata amodalità, luoghi e orari di lavoro, su cui però lo psicologonon ha mai rivolto costantemente il suo interesse e dedica-to la sua competenza. Nell’ottica di un costante sviluppo earricchimento della risorsa – uomo, secondo la prospettivadel Long Life Learning, assume, inoltre, un ruolo centralel’intervento psicologico nell’ambito della formazione, intesacome momento di condivisione, crescita e maturazione. Intal senso, occorrerebbe dare spazio a metodi e strumenti“originali” e innovativi (nella scelta di luoghi, obiettivi e tec-niche), al fine di accrescere competenze trasversali e sod-disfare i nuovi bisogni e i desideri emergenti.

Risulta chiaro che di fronte ad un cittadino sempre piùforte e preparato davanti alle emergenze, lo psicologo nonpuò più sottrarsi al compito fondamentale di intervenire sutali criticità, trasformandole in risorse.

I partecipanti al Convegno

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Matteo Anastasipsicologo, ex dirigente scolastico

Un esempio di sperimentazione

Nell’anno scolastico 2003-2004 presso la S.M.S. “V.Pipitone” di Marsala ha avuto inizio una sperimen-tazione di servizio di psicologia scolastica su inizia-

tiva del Dirigente scolastico e per la disponibilità della psi-cologa Arianna Matera la cui formazione includeva unmaster in psicologia scolastica.

L’attività concordata con gli organi collegiali della scuo-la prevedeva il coinvolgimento delle funzioni obiettivo ed inparticolare della funzione obiettivo-alunni, è stata svoltacon la presenza della psicologa a scuola per cinque giornialla settimana in termini “di stage esperienziale”. Il coin-volgimento dei docenti, l’accoglienza del servizio da partedelle famiglie e l’entusiasmo degli alunni ha ripagato delsacrificio di tempo e di energie impiegate.

Il progetto, in itinere, è stato arricchito con incontri for-mativi per i docenti sulla tematica della comunicazione.

Nello stesso anno scolastico l’Ufficio ScolasticoRegionale aveva proposto la valutazione, in fase sperimen-tale, dei Dirigenti che accettavano di partecipare alla spe-rimentazione stessa.

Il progetto “Servizio di psicologia scolastica” pertanto èstato incluso tra gli obiettivi che il dirigente si poneva, ed è

stato oggetto di valutazione positiva e di apprezzamento,da parte dell’ Ispettore incaricato della valutazione.

L’anno successivo è stata costituita l’AssociazioneOnlus “Il Germoglio ricerca - formazione-intervento - psi-cosociale” che ha stipulato un protocollo d’intesa con laScuola Media Mazzini e il IV Circolo didattico di Marsala inaggiunta alla S.M.S. “V. Pipitone”. La sperimentazione èstata condotta dalle psicologhe dr.ssa Matera, dr.ssaChianese, dr.ssa Amoroso.

Gli obiettivi concordati erano i seguenti: • supportare l’azione educativa dei docenti;• favorire una migliore intesa con le famiglie. Al termine dell’anno scolastico l’esperienza si è conclu-

sa positivamente suscitando vivo apprezzamento tra idocenti, i genitori coinvolti e gli alunni.

Nel corrente anno scolastico 2005-2006 l’esperienza èstata estesa a tutte le scuole dell’obbligo della città.

L’Assessorato alla P.I., infatti, ha concesso un contribu-to all’Associazione, per attuare il servizio con l’impegno diuna presenza per due giorni settimanali di uno psicologoper ognuna delle dodici scuole del Comune.

Gli psicologi coinvolti si sono incontrati settimanalmen-te per un confronto sistematico sull’andamento degli inter-venti in quanto il progetto prevedeva un coordinamento persupportare le difficoltà delle prime esperienze per i nuovipsicologi che si erano aggiunti e per stabilire una lineacomune d’azione.

L’attività ha avuto inizio nel mese di novembre 2005. Inuna prima fase l’impegno è stato rivolto a creare rapportipositivi con i docenti ed a superare gli stereotipi che spes-so sono causa di diffidenza e riserva.

Bisognava costruire e condividere regole comuni, defi-nire compiti e aspettative da entrambe le parti, bisognavasuperare alcuni atteggiamenti di ambivalenza e di riservada parte di alcuni docenti: attesa positiva e preoccupazio-ne che le famiglie avrebbero potuto vivere l’esperienzacome stigmatizzante per i propri figli. Lo psicologo spessoviene vissuto come una figura professionale a cui si rivol-gono “quelli che hanno problemi” o “soggetti di classisociali svantaggiate”.

Successivamente si è proceduto con la segnalazione dicasi problematici da parte dei docenti tutor, con l’osserva-

l pa rofessione

Scuola e psicologia Nell’ampio panorama dello sviluppo della psicologia che oggi appare possibile se non necessario unposto rilevante lo occupa la scuola . Essa è infatti un osservatorio privilegiato delle dinamiche evoluti-ve ed un luogo favorevole allo svolgimento di attività di prevenzione dato che tutta la popolazione in etàdello sviluppo ci vive per un lungo periodo.

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zione in classe, con incontri con leclassi, con colloqui con i genitori deglialunni segnalati, con incontri con glialunni, con l’attività psicodiagnosticaattraverso la somministrazione ditests e questionari. In un “quaderno dibordo” venivano annotati i casi segna-lati, il motivo della segnalazione, il tipodi intervento, l’esito ottenuto al termi-ne degli interventi. Il lavoro procedevacon l’attività di consulenza ai docentitutor delle classi e agli altri docentiinteressati, alle famiglie e con incontridi raccordo con i dirigenti.

I primi segnali di cambiamentosono avvenuti nelle “atmosfere scola-stiche”. È cominciata a svilupparsi unacerta sensibilità nei confronti delle“situazioni problematiche”.

Aspettative positive sono sorte neiconfronti del Servizio sia da parte deidocenti che dei genitori i quali hannoapprezzato l’interesse che la scuoladimostrava nei confronti delle difficol-tà dei loro figli e per la prima voltaoltre che segnalare le inadeguatezzeproponeva strumenti e competenzeper superarle, per non parlare dell’en-tusiasmo degli alunni che si prenota-vano per potere avere un colloquio conle psicologhe. Non c’è stata alcunaposizione di delega da parte deidocenti che anzi si sono coinvolti pie-namente.

Parallelamente agli interventi si èproceduto con la raccolta dati per l’in-dividuazione e la quantificazione dellevarie forme attraverso cui si manifestail disagio in modo da potere avere unapiù precisa conoscenza dei bisogni del-l’utenza e organizzare i prossimi inter-venti in modo più efficaci.

La risposta delle scuole, superatauna prima fase in cui si è manifestataqualche riserva è stata gradualmentesempre più entusiasta al punto darichiedere non solo la continuità dell’e-sperienza ma anche il suo potenzia-mento. Richiesta prevedibile e ragio-nevole se si pensa che la presenza diotto ore settimanali a fronte di unapopolazione scolastica di circa 700alunni per scuola è inadeguata.

La sperimentazione pertanto con-ferma l’utilità, ma anche e soprattuttoil forte bisogno di questa presenzache, se introdotta in modo corretto,diventa un punto di riferimento impor-tante per valorizzare l’azione docentee per ricreare il clima fiducia necessa-rio ad un buon rapporto tra scuola efamiglie.

L’attenzione verso i bisogni deglialunni e l’intervento competentesecondo un’ottica diversa dalla centra-tura sul profitto, ma rivolta verso i pro-cessi e la significatività delle relazioni,può rendere la scuola più apprezzatadalle famiglie favorendone la rivaluta-zione della credibilità nei confronti diessa. È stata pure verificata la ricadu-ta positiva sulle famiglie che spessohanno utilizzato i colloqui per mettersiin discussione ed iniziare processi dicambiamento.

Per la riuscita positiva dell’espe-rienza è comunque necessario che lopsicologo abbia una conoscenza delcontesto scolastico ed una supervisio-ne che gli consenta di saper mediaretra posizioni diverse.

Il contesto scolasticoPer una migliore comprensione del-

l’attuale contesto scolastico in parti-colare torna utile fare un cenno aidiversi modi di intendere la scuola chenel tempo si sono succeduti lasciandoancora ora tracce piuttosto significati-ve.

Per secoli è prevalsa una concezio-ne aristocratica e la scuola è rimastaaccessibile a pochi. L’Illuminismo hacominciato a concepirla laica, pubbli-ca, gratuita, obbligatoria per tutti icittadini creando così i presupposti diuna moderna democrazia.

Non meno importante risulta la suacaratterizzazione da un punto di vistametodologico, a tal proposito non vadimenticato il perdurare dell’usosistematico di metodi fondati sullapunizione corporale adottati fino atempi non molto lontani. Non vadimenticato che il riconoscimento deidiritti del fanciullo ad opera delleNazioni Unite risale solo al 1956.

Non va dimenticata la conduzionedella scuola in modo centralistico epaternalistico con il conseguente scar-so coinvolgimento delle sue varie com-ponenti.

In Italia, solo con l’introduzionedella Scuola Media Unica avvenutanel ‘62 si ebbe l’eliminazione degli“avviamenti professionali” che già altermine della scuola elementaresegnavano il destino scolastico e pro-fessionale di tanti alunni escludendolidalla possibilità di proseguire gli studi.

La costituzione della Scuola MediaUnica è stato un passo significativo,più in linea di principio che da un puntodi vista reale, sancendo per tutti, lascelta degli studi, dopo otto anni difrequenza scolastica. Ma non per que-sto gli ostacoli che impediscono allascuola di essere un luogo di crescitaumana e civile sono stati eliminati, espesso, ai vecchi ostacoli se neaggiungono di nuovi o peggio varieconcezioni ancora coesistono e con-fliggono creando confusione di orien-tamenti.

Tra i vecchi ostacoli è opportunorichiamare:• i limiti della attuale formazione deidocenti delle scuole secondarie chesono determinati da un curriculum incui dominante è la preparazione disci-plinare con esclusione della necessa-ria competenza didattica, psicologica,relazionale.• La convinzione che gli alunni si

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distinguono in soggetti dotati di attitu-dini per lo studio e soggetti privi di taliattitudini.• L’autoreferenzialità e l’isolamento dalcontesto reale che rendono spesso gliinsegnamenti non adatti ai tempi e alletrasformazioni della società e pertantoscarsamente rispondenti ai bisogni for-mativi dei giovani, e alle richieste delmondo lavorativo e della vita reale.

Superare questi limiti comportaelaborare una nuova concezione dellascuola che vada oltre il vecchio con-cetto di istruzione e di cultura, in mododa comprendere un percorso formati-vo capace di realizzare un vero svilup-po della personalità degli allievi.

Ciò implica l’avere più attenzioneper la dimensione psicologica dell’edu-cazione sostituendo la logica dellaselezione con la logica dell’orienta-mento, del sostegno, della rimozionedello svantaggio socio-culturale.

Se è stato pensiero condiviso dauna società aristocratica che dietro adun cattivo esito scolastico c’è solo“mancanza di attitudini” o “cattivavolontà”, in una società democratica èpensiero condiviso che dietro ad unesito negativo c’è un “contesto osta-colante” lo sviluppo delle potenzialitàche ognuno possiede.

Ma se la bocciatura e la selezionesono stati gli strumenti di una scuolaelitaria, “la promozione” per accederealla classe successiva senza effettivaacquisizione di maturazione e compe-tenza è stata la prassi di una scuolache ha fatto finta di rinnovarsi, pena-lizzando i meno fortunati.

Per avere un vero salto di qualitàoccorre che gli attori del processoeducativo l’alunno e il docente vivanoil loro rapporto come reciprocamentegratificante, l’uno perché realizza lasua crescita, l’altro perché è stato ingrado di favorire quella crescita.

Ciò può essere possibile solo acondizioni di riuscire a rimuovere gliostacoli psico-sociali esistenti eponendo l’attenzione ai bisogni di ordi-ne emotivo, affettivo, cognitivo degliutenti nel rispetto delle specifiche esi-genze individuali ed evolutive.

Qualunque sarà il lavoro che ognistudente farà da grande è essenzialeche sia assicurato ad ognuno lo svi-luppo delle sue potenzialità e la capa-cità di partecipare attivamente allavita civile della società in cui vive.

Ma come si accennava prima aivecchi ostacoli ne sono aggiunti dinuovi. In particolare:• la delega sempre più estesa che lefamiglie fanno alla scuola.• La qualità del tempo riservato all’ex-tra-scuola che è scaduta essendo que-sto tempo invaso prepotentementedai mass media e dalle tecnologieinformatiche che pesantemente condi-zionano la vita dei giovani.• Il non saper leggere i segnali inquie-tanti che ci arrivano dal mondo giova-nile, quali l’evasione scolastica, l’ab-bandono della frequenza, i fenomeni dibullismo, le vecchie e le nuove dipen-denze, e tutto quanto costituisce moti-vo di malessere e di estraneità allavita reale.

Nella società odierna la famiglianon è più una struttura stabile e sicu-ra e va diventando sempre meno luogodi scambio e di gratificazione affettiva.La pretesa che il diritto alla propriafelicità è prioritario rispetto all’amoreper il proprio partner o alla cura dellaprole costituisce un nuovo punto diriferimento che giustifica le facili sepa-razioni e la disgregazione della fami-glia. la dimensione valoriale perciò èorientata verso il relativismo edonisti-co, le uniche regole condivise sono leregole del mercato e del profitto. Laqualità della vita viene misurata daibeni consumati.

Così la stabilità e la certezza affet-tiva, la sicurezza degli orientamentiverso l’esistenza vengono spesso amancare, l’interesse e l’amore per ilvero, per il bello, per il giusto vengonosostituiti da un copione di vita chealiena da se stessi. Il computer, i gio-chi informatici, la televisione in casa, ilrischio, la bravata, il gruppo, spessodegradato a branco, diventano pertanti giovani rifugio e luogo di scaricodi tensioni affettive non altrimentirisolte.

Il malessere dei giovani, al di là deisintomi clinici e comportamentali chepossono manifestare, affonda le sueradici in questa precarietà esistenzialeche ha abolito aspirazioni, progettuali-tà, idealità, speranze, o se non ha abo-lito le aspirazioni le ha ridotte a preva-ricazione, ambizione senza limiti,sopraffazione.

Un vero processo educativo ogginon può non tenere conto di questarealtà su cui è bene intervenire risco-

prendo i bisogni più squisitamenteumani senza i quali la personalità nonpuò svilupparsi armoniosamente.

Sotto questo aspetto la psicologiadiventa uno strumento indispensabileper favorire i necessari processi diumanizzazione della scuola, dellasocietà, della esistenza umana.

Diventa sempre più opportuno enecessario che alla trasmissione e allaelaborazione della cultura ad opera deidocenti si affianchi un percorso di edu-cazione alla salute, di prevenzione e diintervento per rimuovere i possibiliostacoli che interferiscono con i nor-mali processi di crescita.

Lo psicologo, in questo contesto,può assumere una funzione chiaveindispensabile a risolvere le situazionicritiche.

Se oggi è acquisita l’azione di pre-venzione medica per i soggetti in etàevolutiva attraverso il servizio di medi-cina scolastica, resta ora da acquisirela necessità di un’azione di prevenzio-ne psicologica attraverso un serviziodi psicologia scolastica.

Riconosciuti i bisogni del corpo,bisogna cominciare a riconoscere ibisogni della psiche.

Quale modello di servizio?Pare opportuno fare una distinzio-

ne tra le tre professionalità che inmodi diversi dovrebbero occuparsidegli studenti: il docente, il medicoscolastico e lo psicologo scolastico edè ovvio che ognuno ha una professio-nalità diversa e nessuno dei tre si puòsostituire alla professionalità deglialtri.

Il docente ha il compito di insegna-re, trasmettere e favorire l’elaborazio-ne della cultura e attraverso ciò favo-

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rire lo sviluppo della personalità degli allievi, il medico sco-lastico ha il compito di occuparsi della salute fisica e di unasana crescita degli allievi, lo psicologo scolastico ha il com-pito di occuparsi della salute e di una sana crescita psichi-ca degli allievi.

È proprio per l’arretratezza culturale in cui ci troviamoche continuiamo a confondere la competenze del docentecon quelle dello psicologo richiedendo al primo di svolgerecompiti che non fanno parte della sua professionalità emisconoscendo una professionalità che tanto aiuto potreb-be dare ai soggetti nell’età dello sviluppo, sulla cui fragili-tà, dovuta alla particolare fase di crescita, gravano pres-sioni socio-culturali che mai come nella nostra epoca sierano verificate nel passato.

Urge pertanto inserire “nel paniere della qualità dellavita” un nuovo valore aggiunto di cui non si può fare a meno.

Per proporre nel modo più opportuno un servizio di psi-cologia nella scuola, comunque, è necessario individuare iltipo di formazione che lo psicologo deve possedere perpotere operare con competenza.

Si può convenire sulla necessità di una formazione spe-cifica nel settore dell’età evolutiva, dell’insegnamento-apprendimento, della gestione delle risorse umane e del-l’organizzazione, della comunicazione e della relazioned’aiuto. Assommerebbe quindi competenze psico-pedago-giche, di psicologia sociale, di comunità e clinica.

La sua azione sarebbe orientata alla collaborazione coni docenti e in particolare con le figure di sistema (funzionistrumentali, tutor, gosp, dirigente), con i genitori, e all’a-scolto dell’utenza scolastica.

Capacità di leggere i bisogni, di mediare, di fare forma-zione e di fornire consulenza, di favorire l’educazione allasalute, di rimuovere le situazione di disagio, sarebbero lecompetenze necessarie per potere operare con efficacia.

La sua funzione richiede anche una intesa conl’Osservatorio scolastico, con le forze sociali che sonotenute a interagire con la scuola (Forze dell’ordine,Tribunale dei minori, Asl, Associazioni della famiglie).

La struttura organizzativa e l’erogazione del servizioSe si esclude l’affidamento del servizio all’ASL in cui,

esclusivo è il modello medico e l’impostazione clinica, o aldocente-psicopedagogista, in quanto, anche se ha acquisi-to competenze psicopedagogiche, opera sempre da docen-te, se si nutre qualche riserva per l’intervento di singoli pro-fessionisti in quanto opererebbero isolatamente, resta l’i-potesi di un servizio svolto in team, erogato dal terzo set-

tore, il privato sociale, o da studi associati. Un lavoro svol-to da professionisti in collaborazione tra loro offrirebbe ilvantaggio di una più articolata competenza e la possibilitàdi un fondamentale scambio professionale. Se il modelloorganizzativo prevede la presenza di professionalità conformazione specifica che può essere data da un master uni-versitario di secondo livello comprensivo di stage esperien-ziale nella scuola, il servizio erogato rappresenterà l’optimum.

Collaborazioni e inteseUn punto importante da considerare è il necessario col-

legamento che queste organizzazioni di servizi (cooperati-ve sociali, associazioni, studi associati) devono avere traloro per un necessario coordinamento scientifico ed opera-tivo, con le scuole, con gli assessorati alla P.I. degli entilocali comuni e province con i C.S.A , con gli osservatorisulla dispersione, con le altre strutture che operano in reteevitando al contempo la “retorica della interistituzionalità”.Dovrebbero inoltre trovare collocazione nei piani di zona. Alivello regionale non può mancare il necessario coordina-mento e il relativo collegamento con l’Assessorato regiona-le alla P.I. e con l’Ufficio scolastico regionale.

Compito dell’Ordine sarebbe quello di pilotare questoprocesso di sviluppo della professione garantendo la pro-fessionalità degli operatori e attivando opportune intesecon politici e amministratori perché colgano l’importanza diun servizio ormai necessario per la prevenzione e l’inter-vento.

Altrettanto necessario è operare culturalmente a livellodi singole scuole, coinvolgendo docenti e genitori, perché sicomprenda la necessità del servizio e si superi quella peri-colosa confusione di compiti che attribuisce ai docenti tuttele competenze possibili e impossibili facendo della scuolaun contenitore di tutto e di nulla.

Partire dalla base oltre che dall’alto è un passaggioobbligato. Solo se l’utenza chiede con consapevolezza iservizi necessari questi potranno arrivare.

È bene anche saper essere critici nei confronti del proli-ferare di mini progetti su temi di moda, solo apparentemen-te funzionali al contesto di un’organica offerta formativa.

Spesso costituiscono una prima occasione di ingressoa scuola dello psicologo, ma tutto comincia e finisce lìanche se le mini esperienze possono ripeterersi.

La progettualità del mordi e fuggi in cui gli allievi pas-sano da un progetto all’altro, con scarse interiorizzazioni econ seri dubbi sul raggiungimento degli obiettivi, oltre a farcorrere il rischio del bour out ai docenti limita la professio-nalità dello psicologo che vi è chiamato.

La presenza da esperto lo fa essere protagonista comerelatore sul tema, ma resta esclusa una continuità neces-saria ad un dialogo più profondo con allievi e docenti. Se lopsicologo è operatore di salute, non può, pur nella preca-rietà di una difficile carriera, farsi coinvolgere dall’affan-narsi a produrre e realizzare progetti che spesso distolgo-no dal vero studio. Occorre pensare invece ad un serviziodi psicologia organico che sia punto di riferimento per ibisogni di crescita della popolazione scolastica e per ilbenessere degli operatori scolastici, docenti e non. Un ser-vizio che sia progettato con un’articolazione almeno annua-le in modo che possa avere un minimo di credibilità.

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Rita Chianese - psicologo

Nel corrente anno scolastico2005/06 l’Assessorato allaPubblica Istruzione del

Comune di Marsala ha concesso uncontributo all’associazione “IlGermoglio”, per attuare il servizio dipsicologia scolastica in tutte le scuoledi primo grado di Marsala, permetten-do così, la presenza per due giorni asettimana, di uno psicologo per ognu-no dei 12 istituti comprensivi delcomune.I servizi offerti dallo psicologo allascuola comprendevano:• Lo sportello di ascolto per gli alunni.• Le osservazioni e gli interventi

nelle classi.• La consulenza ai docenti.• La realizzazione di uno sportello

di sostegno alla genitorialità.

Lo psicologo ha iniziato ad interve-nire sui casi segnalati dai docenti, pariin media al 28% della popolazione stu-dentesca della scuola, a questi alunnisegnalati si sono ben presto aggiuntitutti gli alunni, che venuti a conoscen-za del servizio, desideravano un collo-

quio con lo psicologo registrando aglisportelli di ascolto un affluenza media,pari al 30%. Infine, superate le primeresistenze, si sono aggiunti i genitori,che hanno iniziato a frequentare losportello di sostegno alla genitorialità,chiedendone persino il potenziamento.

Infatti, anche se il contesto scuolaè un sistema complesso, che offre tal-volta delle difficoltà poco comprensibi-li, e che porta a scontrarsi con deglistereotipi culturali, che spesso fannovedere lo psicologo come una figuraassociata esclusivamente alla patolo-gia e non come un esperto capace dipromuovere le potenzialità degli alun-ni, dei docenti e dei genitori, il gradi-mento dimostrato sia dalla scuola, chedalle famiglie non fa che confermarel’utilità e l’importanza di tale servizio.

A conclusione di questa esperienzaè stata organizzata una Tavola Rotonda

che è risultata essere un importanteoccasione di incontro tra il mondodella scuola le famiglie, le isituzioni egli psicologi.

Dopo i saluti del presidente dell’as-sociazione “Il Germoglio”, dott.Anastasi, dell’Assessore alla Pubblica

Istruzione, prof. Passalaqua, delDirigente del C.S.A. di Trapani, dott.Anello, e del Presidente dell’Ordinedegli Psicologi della Sicilia, dott.Giardina, che hanno messo in eviden-za l’utilità e il gradimento di questaesperienza, ha aperto i lavori la pro-fessoressa Sessa, in quanto coordina-trice dell’Osservatorio per la disper-sione scolastica, illustrando una accu-rata analisi dei bisogni del territorio.

Successivamente, alcuni degli psi-cologi coinvolti nell’attività hanno illu-strato, attraverso la descrizione deiservizi svolti nelle scuole, il modello diintervento utilizzato.

La dott.ssa Patti, relativamenteallo sportello di ascolto per gli alunni,ha raccontato la sua esperienza.

L’accesso allo sportello di ascolto èstato gestito attraverso una sorta di“cassetta postale”, le prenotazioni avve-nivano inserendo un biglietto con suscritto nome, cognome e classe diappartenenza. Questa modalità ha per-messo ai ragazzi di parlare con la psico-loga senza la necessità di un intermedia-rio (quali ad es. i professori).Trattandosi, tuttavia, di minori eranecessario che i ragazzi presentasseroal momento del colloquio il foglio di auto-rizzazione dei genitori, che preventiva-mente era stato distribuito a tutti glialunni.

Lo sportello di ascolto è stato inseri-to” nell’habitat” scolastico come unospazio protetto, all’interno del quale fos-sero garantite l’assoluta riservatezza el’assenza di giudizio.

Esso, naturalmente non ha avutofunzione terapeutica, quanto di preven-zione e di sostegno psicologico e supe-rate le prime diffidenze è diventato ilposto e il momento in cui poter esserese stessi. Molto spesso i ragazzi esordi-vano dicendo: “Lei mi promette che nonlo dirà mai a nessuno?” Questa doman-da rappresentava sempre il primo passoverso la coraggiosa scelta di raccontarsisinceramente, bastava poco perché daquella semplice domanda si scatenasse-ro fiumi di parole, di gesti, di atteggia-menti utili a capire che i ragazzi hannotanto da dire, ma soprattutto che hannotanto bisogno di essere ascoltati!” .

L’esperienza del Servizio di Psicologia Scolastica a MarsalaRiflessioni sulla Tavola Rotonda svoltasi sull’argomento

I relatori intervenuti alla Tavola Rotonda

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la professioneLa dott.ssa Bonafede relativamen-

te al servizio di consulenza ai docentiha riferito che tale servizio si è basatosu un rapporto di tipo collaborativo enel rispetto dei ruoli specifici. Infatti,una volta accolta la richiesta degliinsegnanti veniva discussa la “strada”da percorrere, integrando le osserva-zioni degli insegnanti, con il nostromodo di osservare e di intervenire.Rendendoci, quindi, “strumento” nellemani di quanti erano motivati a cam-biare e a migliorare determinate situa-zioni.”

La dott.ssa Matera, riguardo losportello di ascolto per i genitori haesposto il suo modello operativo.

È capitato di svolgere colloquirichiesti spontaneamente dalle fami-glie in seguito a publicizzazione delservizio di psicologia scolastica daparte degli stessi genitori, che avevanoavuto la possibilità di confrontarsipositivamente con la figura dello psico-logo. All’interno dello sportello diascolto per i genitori, la necessità diessere genitori è stata più forte deltimore di essere messi in discussione. Igenitori hanno accettato favorevol-mente di essere aiutati a sciogliere ilgroviglio di relazioni che li contrapponee li unisce ai figli, perché hanno dimo-strato di volere migliorare e aggiunge-re un plus di conoscenza all’impegnopiù importante della loro vita…cresce-

re un figlio! Si è voluto offrire agli insegnanti e

ai genitori la possibilità di avere a dis-posizione un supporto nella messa inatto di strategie, sia nel campo educa-tivo, che in quello didattico, che potes-sero condurre ad un cambiamento

relazionale.Il tentativo è stato quello di sposta-

re gli obiettivi del servizio, da una“riduzione o riparazione del danno”,verso una promozione del benessere.

L’obbiettivo dello sportello di ascol-to per genitori è stato rafforzare l’au-

tonomia e le loro competenze, perchésiano in grado di realizzare le risorse

che già hanno, di produrne di nuoveper sé e per gli altri e eventualmente dimodificare le condizioni che creanodisagio proprio e altrui. Permetterequindi di scoprire, utilizzare e migliora-

re le proprie competenze educative.A supporto dell’importanza del ser-

vizio di sostegno alla genitorialità èstata la testimonianza di un genitore,che ha raccontato la sua personaleesperienza e del beneficio ottenutone.

Ma il valore aggiunto di questaesperienza condotta quest’anno nellescuole di Marsala è stata sicuramentel’aver lavorato in equipè. Infatti, glipsicologi coinvolti nel progetto siincontravano settimanalmente per dis-cutere i casi, creando così, importantioccasioni di confronto sulle metodolo-gie e sugli strumenti da utilizzare, chetra l’altro diventavano una risorsa con-divisa, e creavano anche un importan-te occasione di crescita formativafavorendo il confronto tra le loro diver-se formazioni.

La discussione dei “casi”, grazie allapreziosa funzione contenitiva del gruppo,oltre a tutelare gli operatori dallo stessoburnout, promuoveva un sostegno capa-ce di contrastare le difficoltà del singoloe il l’isolamento che le acuisce.

Il lavorare in gruppo è stato ancheun importante rinforzo per l’identitàprofessionale degli stessi psicologi, ingrado di contrastare la nostra stessacultura individualista.

Un gruppo di partecipanti alla Tavola Rotonda

Un gruppo di partecipanti alla Tavola Rotonda

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la professioneDai bisogni invividuali alla costruzione della famigliaRelazione al seminario “l’adozione di carta..., tra sogno e realtà”Catania, Le Ciminiere - 13 marzo 2006

Fulvio Giardina - psicologo

Ringrazio gli organizzatori peraver ideato e progettato que-sto seminario e l’invito che mi è

stato rivolto.In questa epoca sempre più tecno-

logizzata accogliere un bambino cheporta nel suo vissuto la ferita dell’ab-bandono è forse l’emozione più forteche ci fa sentire fino in fondo esseriumani.

Senza alcun dubbio gli enti autoriz-zati e la Commissione per le AdozioniInternazionali hanno trasformato atti-vamente la nostra cultura adottiva,integrando e rinforzando la meritoriaazione dei Tribunali per i Minori.

Il nostro Paese è forse l’unico che siè dotato di una normativa che incorni-cia la dimensione etica entro cui l’adot-tato e gli adottanti devono collocarsi.

Il diritto del minore ad una famigliaè la naturale estensione del diritto acrescere ed educato nell’ambito dellapropria famiglia.

Dicevo la dimensione etica, che avolte può virare verso una dimensioneideologica, cioè rigida, legata piutto-sto a strutture mentali e non genera-trice di valori.

La dimensione etica infatti, inquanto tale, non può essere imposta,ma trasfusa nelle norme, nei compor-tamenti individuali e collettivi, nellostile di vita dei cittadini.

Alla base vi è quel principio chepone nella scelta adottiva non la meraselezione del minore al fine di soddi-sfare il bisogno di genitorialità, pre-supponendo il fatto che la coppia deifuturi genitori non abbia quel potere discelta, che in ogni caso anche la nasci-ta biologica non prevede.

Infatti l’abbinamento del minorealla coppia adottiva è un atto delegatoesclusivamente agli organi tutori delminore, primo fra tutti il Tribunale per iMinori.

Nella nostra cultura i legami di san-gue hanno avuto ed hanno un pesonon indifferente all’interno delle rela-zioni sociali ed affettive.

Ciò è anche determinato dal fattoche ancora la nostra società non è

multietnica e multirazziale, così darendere evidente il margine tra lediversità e le omologazioni: e non vi èdubbio che il simile è accettato senzapregiudizi, né paure, rispetto al diverso.

La coppia che giunge all’adozioneha attraversato strade di sofferenza,di incomprensioni, di fallimenti, di fru-strazioni, nel momento in cui - gra-dualmente - è comparso e si è struttu-rato un progetto di genitorialità alter-nativa.

Non si può non segnalare che il20%-25% delle coppie italiane non ènelle condizioni di generare e che, inogni caso, le donne italiane partorisco-no più tardi rispetto al resto d’Europa.

Le italiane aspettano di varcare lasoglia dei trenta per dare alla luce ilprimo figlio (30,8 età media del parto)e spesso rinunciano al secondo, facen-do cosi crollare il tasso di natalità (lepiù “precoci” sono le portoghesi e leaustriache, madri a 26 anni e mezzo,mentre in Spagna ed in Gran Bretagnalo diventano intorno ai 29 anni).

In pratica le donne italiane affron-tano più tardi l’esperienza della mater-nità, quando le coetanee europeesono già alle prese con il secondobimbo.

Infatti nelle coppie che decidono difare richiesta di adozione, l’età mediadella donna è di 38 anni, quella del-l’uomo è di 40.

Questo dato conferma che gli aspi-ranti genitori adottivi sono persone

mature, in considerazione del fattoche l’età media al primo matrimonio hasuperato i 30 anni per gli uomini ed èprossima ai 28 per le donne, che ingran maggioranza (67,8%) hanno pre-sentato la domanda di adozione dopoalmeno cinque anni di matrimonio.

Coloro che hanno manifestato dis-ponibilità all’adozione hanno livelli diistruzione e di occupazione più elevatirispetto a quelli della popolazioneconiugata (il diploma superiore, com-

prende il diploma di scuola mediasuperiore e il diploma universitario o dilaurea breve, è posseduto dal 46%degli uomini e dal 50% delle donne,rispetto a circa il 30% della popolazio-ne coniugata).

Non a caso l’età media delle cop-pie con decreto d’idoneità nell’adozio-ni internazionali è di 41,1 anni per l’uo-mo e 39,2 per la donna.

Ed appare chiara la tendenza, direila necessità, di affidarsi alla adozioneinternazionale in considerazione delfatto che negli ultimi cinque anni sonostati adottati oltre undicimila bam-bini provenienti dall’estero.

La coppia che decide d’intraprende-re un percorso di adozione deve affron-tare gli ostacoli e le problematiche chela scelta dell’adozione comporta.

L’obiettivo è quello di saper deter-minare responsabilmente le mete pre-fissate e di individuare una modalitàidonea al loro conseguimento.

Non è semplice, perché non ha un

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la professioneriscontro nella esperienza individuale di coppia, il percorsopsicologico che determina la maturazione della sceltaadottiva.

Il punto di partenza è sempre legato al bisogno emer-gente di sentirsi come gli altri, un bisogno di affiliazione alproprio gruppo di riferimento, un po’ come gli adolescentiche ricercano nella esteriorità il loro senso di appartenenza.

Sono bisogni derivanti probabilmente dallo stato di fru-strazione che la mancanza di figli ha prodotto, enfatizzatidai pregiudizi sociali che ancor oggi includono il simile edescludono il diverso.

E la prima diversità che la coppia, la donna in modo par-ticolare, deve cogliere è proprio la propria rispetto agli altri.

Ma un minore, portatore di bisogni e di diritti oggettivi,non può, non deve entrare in quella coppia; non può e nondeve avere un ruolo terapeutizzante.

Come si vede, il percorso dei due futuri genitori adotti-vi assume sempre più l’atmosfera di un percorso terapeuti-co, mirato verso un profondo cambiamento: l’accettazionedella diversità altrui è la conseguenza del superamentodella propria.

La formazione degli adulti è senz’altro complessa, diffi-cile, non sempre rispondente agli obiettivi posti, e si carat-terizza per:

a) obiettivi chiari e definiti,b) tempi ridotti, ma congrui,c) utilità per raggiungere gli obiettivi,d) credibilità dei formatori.Le modalità applicative generalmente basate su un sup-

porto informativo, oppure esperenziale, o tecnico.La formazione delle coppie è infatti gestita o dai servizi

degli enti locali e delle asl, oppure direttamente da asso-ciazioni di famiglie.

Ma i tempi dell’attesa non sono più coerenti con il per-corso di crescita che si è intrapreso e la spinta motivazio-nale nel corso dei mesi si inarca verso il basso.

Adottare dopo due o tre anni dal decreto può trovare lacoppia non più pronta sul piano prettamente psicologico,poiché può ricomparire la funzione vicariante del bimboadottato.

È pur vero che non vi è una percezione oggettiva deltempo che passa, ma è pur vero che ogni progetto ha unsuo tempo.

Un tempo eccessivo può essere generatore di pensieriossessivi, che interferiscono con la propria autostima!

Un rapporto basato sull’empatia, sulla congruenza e sulcalore, fornisce alla coppia quelle caratteristiche di fiduciaed accettazione che consentono lo sviluppo di un contesto

utile a favorire la realizzazione delle proprie potenzialità efare leva sulle risorse personali.

Un atteggiamento empatico ed autentico da parte dellopsicologo, di accettazione incondizionata, che gli consen-ta di accogliere la coppia per quello che è, senza valutarlao giudicarla, costituisce l’elemento fondamentale per l’i-staurarsi di un rapporto efficace.

Lo psicologo dovrebbe orientarsi alla comprensionedelle motivazioni e dei fini dei genitori evitando ogni capta-zione e manipolazione.

Il supporto psicologico deve essere inteso come un’of-ferta di aiuto che non espliciti alcuna intervento direttivo eche, superando il tecnicismo, si centri sul rapporto inter-personale.

Nella legge 149/2001, art. 19, comma 8, l’esplicito sup-porto dello psicologo viene riferito alle accertate difficoltànel caso di affidamento preadottivo.

Il bambino, che viene accolto può, talvolta, disorientarela coppia attraverso comportamenti oppositivi, provocatori,volti a sfidare i nuovi genitori.

In questo caso può essere utile incoraggiare la consa-pevolezza, l’autostima, la competenza della coppia, focaliz-zandosi sui sentimenti anche attraverso l’espressione ver-bale e non verbale.

Non ci sono criteri per essere adottati ed adottare, cer-tamente i requisiti che vengono richiesti ai genitori adottivisono diversi rispetto a quelli dei genitori biologici.

Si richiede loro non solo di farsi carico del futuro deipropri figli ma anche del loro passato, del loro vissuto.

Il bambino adottato ha bisogno di essere amato, protet-to ed educato ma allo stesso tempo di sviluppare la propriaautonomia partendo per l’appunto dal proprio vissuto.

Il bambino ha diritto ad uno sviluppo non solo fisico maanche psicologico, affettivo ed emotivo, e ad un ambienteche gli permetta di attuare le sue potenziali predisposizioni.

In tal senso una valida azione di supporto mira a favori-re il rafforzamento della cultura dell’accoglienza nei genito-ri, per garantire una sana crescita psicosociale nel supera-mento delle convenzioni sociali che incapsulano in un ruoloimpedendo la naturale evoluzione della persona.

La percezione di sé è influenzata dalle relazione inter-personali. Ciò che pensiamo di essere è in gran parte cor-relato agli apprezzamenti espressi dalle persone con cuisiamo in contatto, la percezione di sé è anche la percezio-ne che gli altri hanno di noi.

“Così ho trascorso la mia vita solo, senza nessuno cui poterparlare, fino a sei anni fa quando ebbi un incidente col mioaeroplano, nel deserto del Sahara. Qualche cosa si erarotta nel motore, e siccome non avevo con me né un mec-canico, né dei passeggeri, mi accinsi da solo a cercare diriparare il guasto. Era una questione di vita o di morte, per-ché avevo acqua da bere soltanto per una settimana. Laprima notte, dormii sulla sabbia, a mille miglia da qualsiasiabitazione umana, Ero più isolato che un marinaio abban-donato in mezzo all’oceano, su una zattera, dopo un nau-fragio. Potete immaginare il mio stupore di essere sveglia-to all’alba da una strana vocetta: Mi disegni, per favore,una pecora?”(Antoine De Saint Exupery, Il piccolo principe, 1943).

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la professione

Ivana Caruso - psicologo

L’intento di questo articolo èporre l’accento sulla importanzadell’impegno professionale in

termini di concreto e fattivo coinvolgi-mento della figura dello psicologo neiterritori urbani più disagiati.

A tale scopo, presento l’esperienzada me maturata nella II Circoscrizionedel Comune di Palermo all’interno diuna fitta e consolidata rete di collabo-razione tra Enti Istituzionali e realtàdel Terzo Settore di cui faccio parte.

Contestualizzare il lavoro svoltorisulta, a mio avviso, necessario al finedi meglio comprendere il processo cheha portato oggi al consolidamento diprassi operative volte alla co – costru-zione di percorsi funzionali al soddisfa-cimento dei bisogni della popolazione

più bisognosa di attenzione. La II circoscrizione del Comune di

Palermo, in termini territoriali costitui-sce quella più vasta. Al suo internoinsistono quartieri di diversa connota-zione socio – culturale e, tra essi i piùtristemente famosi sono quelli delloSperone, di Brancaccio e di Ciaculli.Essa detiene il primato cittadinorispetto alla dispersione scolastica deiminori e rispetto al fenomeno delladevianza minorile e, al suo internosono assenti i servizi basilari per lo

sviluppo del lavoro e per la promozio-ne delle pari opportunità quali adesempio l’asilo nido e, scarseggianoservizi quali palestre, centri ricreativirivolti a minori ed anziani.

Nel lavoro di frontiera, così percerti versi lo vivo, in tale territorio hoincontrato tante persone, tanti bambi-ni, tanti adulti. Alcuni di essi sono solopoveri e onesti lavoratori che faticanoad arrivare alla fine del mese e con lostesso impegno e dedizione assolvonola loro funzione genitoriale con compe-tenza e adeguatezza. Esiste, tuttavia,una fetta abbastanza nutrita di popo-lazione e, tra questi bambini e adole-scenti, a cui l’esistenza o meglio il con-testo sociale, culturale e familiare diappartenenza, ha negato la possibilitàdi uno sviluppo equilibrato ed armoni-co; a loro e alle loro famiglie, spesso

multiproblematiche, è rivolto l’inter-vento dell’ente per il quale lavoro edelle altre realtà associative e istitu-zionali presenti nel territorio. Cito talirealtà perché non posso pensare almio intervento di psicologa e psicote-rapeuta, spesso di coordinatrice dialcuni dei progetti attivati in IICircoscrizione, svincolato dalle altreorganizzazioni che a diverso titolo insi-stono operano e lavorano in tale terri-torio. Da tempo e con una tensionesempre viva ed un interesse ed un

impegno crescente, il lavoro psicoso-ciale viene realizzato con l’obiettivo diadottare una metodologia reticolare,di intreccio, collaborazione e sinergiatra differenti competenze professiona-li, diversi “credo politici” e diversa pro-venienza culturale. Istituzioni e privatosociale in tale realtà lavorano a brac-cetto per arrivare laddove il singolooperatore non può arrivare, per pene-trare meglio e maggiormente in tuttele variegate e disparate realtà presen-ti nel territorio. Il lavoro psicologico equello psicoterapeutico poi, diventanoquindi anelli importanti e necessari diuna catena formata da tanti anellianch’essi di eguale peso. La bontà dellavoro dipende in larga misura dallaposizione in cui tutti questi anelli ven-gono collocati.

Al fine di rendere più facilmentefruibile quanto detto, desidero presen-tare due esperienze diverse ma com-plementari maturate in tale contestoterritoriale, ed esemplificative, a mioavviso, del lavoro di collaborazionereticolare attivato.

La prima è quella che è operanteoramai da quasi dieci anni grazie all’u-tilizzo di finanziamenti nazionali exlege 285/97. Questa esperienza vedela collaborazione attiva, codificatalegalmente attraverso la costituzionedi una ATS tra cinque realtà del priva-to sociale presente ed operante indiversi quartieri e borgate della IICircoscrizione. In tale progettualità,denominata “Al centro della strada”con l’intento di sottolineare l’interesseper un intervento elettivamente rivoltoa quei minori che sfuggono dalla“presa in carico” di agenzie educativee/o istituzionali quali la scuola o laParrocchia, la strada è concepitacome il luogo in cui aggregare i ragaz-zi ed i bambini che altrimenti sfuggi-rebbero ad un’azione di stampo esclu-sivamente istituzionale. Secondo leindicazioni nazionali oltre all’istituzio-ne di una rete capillare di centri aggre-gativi con tale progetto sono stati rea-lizzati dei laboratori sulla genitorialità

L’intervento psicologico nell’ambito dellapromozione del benessere psico - sociale:un’esperienza di lavoro nella 2a circoscrizione del comune di Palermo

Il quartiere Brancaccio di Palermo

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la professione

rivolti ai genitori dei minori presi in carico e non solo, al finedi creare un primo contatto con loro per costruire quelclima di fiducia, di stima e di affiliazione necessario perpenetrare nelle famiglie e nei luoghi in cui viene realizzatol’intervento. Lo scopo è quello di ottenere il consenso dallefamiglie stesse per il lavoro svolto con i figli, consensonecessario per qualunque azione di prevenzione sia prima-ria sia secondaria da realizzare nel territorio. Gli obiettiviperseguiti con tale progetto sono, quindi, di basso livello,miranti soprattutto a dare avvio ad un processo di cambia-mento sia, culturale sia, degli stili di vita disfunzionali pre-sentati dai minori e dalle loro famiglie.

La seconda esperienza che ho ritenuto opportuno sinte-tizzare in questa sede costituisce una esemplificazione dellavoro in rete con le Istituzioni presenti in II Circoscrizione.Tale intervento può essere a giusto titolo considerato comeprosecuzione del progetto “Al centro della strada”. Infatti,mentre con la prima azione progettuale si è consolidata lapresenza nel territorio di realtà aggregative e si è ottenuta,quindi, una penetrazione capillare in esso, con la realizza-zione del progetto “Il filo di Arianna” si è attivato un per-corso volto al sostegno delle famiglie che presentavanouna condizione di disagio psico - sociale. Tale intervento havisto la stretta e partecipata collaborazione con il ServizioSociale Comunale Territoriale con il quale il progetto èstato pensato e strutturato in fase preliminare, l’USSM, ilservizio di NPI, il Consultorio Familiare, l’Osservatorio dizona contro la dispersione scolastica “Messina marine” e laparrocchia Maria SS del Rosario presente nel territorio. Lacollaborazione stretta ha avuto come obiettivo la presa incarico in rete dei destinatari secondo un’ottica sistemica.Infatti, a seconda delle competenze professionali ed istitu-zionali di ciascun Ente partecipante e, dietro la supervisio-ne del Servizio Sociale Territoriale e dell’Associazione pro-ponente, gli interventi sono stati differenziati e strategica-mente pensati per singolo caso, non solo in termini psico-terapici attraverso l’istituzione di uno sportello di counsel-ling, ma anche di promozione umana, attraverso l’attivazio-ne di centri ludico - ricreativi per minori e adulti. Il buonesito delle azioni progettuali, messo in luce in occasione

dell’organizzazione della tavola rotonda “Storie di fami-glie…Storie di cambiamento: strategie di intervento nelterritorio per aiutare e sostenere le famiglie” a cui hannopreso parte i rappresentanti di tutti gli Enti Istituzionali enon coinvolti, deve attribuirsi fondamentalmente all’inte-resse e alla cura con cui ciascun caso è stato seguito,all’impegno di tutti gli operatori di mantenersi costante-mente in contatto con la effettuazione di periodiche riunio-ni di equipe e, grazie ad un rigore scientifico e metodologi-co nella presa in carico di ogni singola situazione per laquale non è stata mai cercata la soluzione più semplice oaccomodante ma per la quale ciascun operatore, con lapropria professionalità ha saputo dare un contributo unicoed insostituibile.

L’esperienza di cui ho parlato è patrimonio di una cre-scita metodologica non solo degli operatori del TerzoSettore che l’hanno promossa ma anche, degli operatoridelle Istituzioni che l’hanno condivisa e che continuano acondividerla. Ritengo tuttavia che debba essere fatta unariflessione sulle politiche sociali a favore della prevenzionedel disagio psico - sociale. Sicuramente andrebbe fatto dipiù e meglio.

Oggi, tuttavia, in II Circoscrizione si assiste ad un fer-mento di idee e di pensieri che ha portato alla costituzionedi un tavolo di discussione e programmazione interistituzio-nale che vede il contributo attivo e propositivo delle realtàdel Terzo Settore.

Con l’auspicio che l’impegno da tutti noi profuso possaessere da stimolo per lo sviluppo sociale della nostra terrae, possa fungere da motore per ottenere il coinvolgimentoprofessionale di un numero sempre maggiore di psicologiall’interno delle istituzioni, concludo lasciando aperto lospiraglio della speranza a chi, più giovane di me, si accostada poco al complesso ma affascinante ambito del lavoro dipromozione del benessere in ambito psico - sociale.

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Margherita Cannata - psicologo Raffaella Mauceri - giornalista

La violenza è la negazione della libertà e della dignità.Da questo indiscutibile e incontrovertibile assunto,nascono i centri antiviolenza (in Italia ormai un cen-

tinaio) che, strutturandosi come organizzazioni di volonta-riato, offrono a donne sole o con figli vittime di violenzadomestica, un sostegno attivo a 360 gradi: legale, psicolo-gico, pedagogico, sociale.

La violenza è altresì la negazione del benessere psico-fisico e da questo concetto, ormai largamente acquisito, sidiparte un’ampia mobilitazione negli ambienti sanitari pub-blici e privati in direzione di una responsabilizzazione e unacollaborazione attiva nelle strategie di contrasto e di pre-venzione del devastante fenomeno.

Ci informano, infatti, l’Onu, l’Oms e i massimi organi-smi internazionali che una donna su tre, nel mondo, sub-isce violenza e che la prima causa di mortalità per ledonne comprese fra i 25 e i 55 anni non è la guerra, nonè il tumore al seno e nemmeno gli incidenti stradali ma laviolenza che subiscono dagli uomini di casa: marito o ex-marito, convivente o ex-convivente, fidanzato o ex-fidan-zato, padre, fratello, figlio e così via.

La più eclatante e manifesta è certamente la violenzafisica, quella che a volte si conclude con il delitto (femmici-dio) e che approda enfaticamente sulle prime pagine deimedia. Ma c’è un’altra forma di violenza, quella psicologi-ca, assai più diffusa e pressoché impossibile da rilevare,denunciare, quantizzare, che lascia segni più profondi sottoforma di autentiche menomazioni psichiche e disabilitàsociali: fobie, incubi, flash-back, svalutazione del sé, attac-

chi di panico.Consapevoli di tutto questo, molti psicologi cominciano

ad avvertire il bisogno di approfondire il problema della vio-lenza sulle donne che lungi dall’essere agglutinabile allaviolenza generica e generale che attraversa e permea l’in-tera società, la violenza domestica va al di là del singolomaltrattante in quanto culturale, ancestrale e sessualmen-te connotata, dunque “di genere” giacché agita dal generemaschile sul genere femminile.

Questo dato, sovrastorico e sovraculturale, ci consenteinfatti di affermare che la violenza maschile è stata ed èancora largamente usata dagli uomini per ‘comunicare’ conle donne, per imporre la loro predominanza e il loro potere. Ilche spiega come, indipendentemente dal paese cui appar-tengono e dalla cultura da cui provengono, il comportamen-to dei soggetti maltrattanti è così simile da un capo all’altrodel pianeta che sembrano essere stati tutti alla stessa scuo-la. Di violenza.

L’osservazione è scaturita dallo scambio internazionaledi studi sul fenomeno e ha fatto sì che l’ormai celebre‘Ruota del potere e del controllo’ elaborata dai centri anti-violenza del Minnesota fosse adottata da tutti gli altri cen-tri antiviolenza sparsi per il mondo. Numerosi sono peraltrogli specifici provvedimenti legislativi adottati dalle singolenazioni e dagli organismi sopranazionali. Per esempio laDichiarazione dell’Assemblea Generale dell’ONU del 1993sull’eliminazione della violenza contro la donna; laRisoluzione OMS del 1996 su “Prevenzione della violenza:una priorità della sanità pubblica” nella quale il concetto diviolenza viene riconosciuto come problema cruciale per lasalute delle donne; la legge 154/01 sulle “Misure contro laviolenza nelle relazioni familiari” e allontanamento del sog-getto violento, che dà facoltà al giudice di affidare la donnamaltrattata e i suoi figli ai centri antiviolenza, e così via.

Orbene, l’approccio del medico e soprattutto dello psi-cologo allorquando la paziente è una donna che subisce (oha subito) violenza, può essere determinante e di partico-lare rilevanza è il suo ruolo nel rapporto complessivo con lavittima. Da qui la necessità che sia documentato sul feno-meno del quale non ha una conoscenza specifica e sulquale i Centri antiviolenza producono la più vasta docu-mentazione sociologica e statistica.

Da un recentissimo incontro fra la Ministra della SaluteOn. Livia Turco e le referenti della Rete Nazionale deiCentri antiviolenza d’Italia, è scaturito infatti l’impegnodella Ministra di prevedere un disegno di legge che inte-ressi soprattutto l’aspetto sanitario della violenza sulledonne che, manco a dirlo, ha costi sociali elevatissimi.

Nel disegno di legge saranno dunque inseriti i seguentipunti: a) menzionare esplicitamente la violenza sulle donnecome causa accertata dall’OMS di patologie latenti o mani-feste contratte dalle vittime; b) contemplare, nei pianinazionali della salute, un piano specifico di prevenzione eintervento integrato sulla violenza di genere; inserire neilivelli minimi di assistenza, la prevenzione, la diagnosi pre-coce e il trattamento degli effetti fisici e psichici della vio-lenza subita dalle donne; c) emanare linee guida per i medi-ci affinché inseriscano nell’inchiesta medica di routine

Violenza come negazione del benessere psico-fisico

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domande tese ad evidenziare eventua-li esperienze, passate e/o in atto, diviolenza intra ed extra familiare, conl’intento di valutarne gli effetti sullostato di salute psichico e fisico dellapaziente; d) prevedere in tutti i ServiziSanitari (da quelli di pronto soccorso aquelli specialistici) protocolli di rileva-zione delle eventuali condizioni di vio-lenza cui la donna è soggetta nel suocontesto di vita quotidiana e lavorati-va; e) emanare linee guida per le isti-tuzioni sanitarie pubbliche e privatefinalizzate a contrastare il fenomenodella violenza di genere con i suoieffetti sulla salute e ad adeguare i ser-vizi sanitari per questa emergenza.

Le istituzioni sanitarie pubbliche eprivate promuoveranno dunque l’indi-viduazione precoce della violenza eproporranno le strategie necessarieper ottimizzare il contributo del setto-re sanitario nella lotta alla violenzastessa sviluppando programmi di sen-sibilizzazione e formazione continuadel personale sanitario (condotta dalleesperte dei centri antiviolenza) con ilfine di migliorare la diagnosi precoce,il rischio di recidiva, le proceduremedico-legali.

Da quattro anni opera, a Siracusa,il Centro antiviolenza Le NEREIDI, cheha a suo attivo ben 22 seminari forma-tivi sul fenomeno della violenza intrafa-miliare, rivolti agli operatori di tutte lecategorie sociali (Polizia, Carabinieri,Vigili urbani, Giornalisti, Docenti ediscenti, Ospedalieri, Medici di base,altre associazioni femminili). Sei semi-nari sono stati espletati proprio nel-l’ambito della sanità, e precisamenteal personale ospedaliero e infermieri-stico di due nosocomi, ai medici dibase della Simg (con cui il Centro LeNereidi ha stipulato un protocollo d’in-tesa) e al personale consultoriale dellaprovincia.

In questi quattro anni il Centro LeNereidi ha accolto circa 380 donne,sole o con figli, vittime di violenza,inviate soprattutto dalle Forzedell’Ordine, dai medici di base e daglispecialisti, tra i quali ultimi, colpisce lanetta prevalenza degli psicologi che,alla nostra domanda: “Perché ha rite-nuto utile e opportuno affidare alnostro Centro la sua paziente?” hannodato la medesima risposta: “Aiutarle a

superare il disagio psichico è un lavo-ro inconducente e fallimentare se nonvengono rimosse le cause logistichedel disagio medesimo! e questo non èdi nostra competenza ma di altri spe-cialisti, prima di tutto i legali”. Chesenso ha infatti dare supporto psicolo-gico ad una donna picchiata e tortura-ta dal marito se non viene liberata dalsuo aguzzino? Ecco dunque l’inter-vento integrato dell’avvocato delCentro antiviolenza che si occupadella denuncia, della separazione,degli alimenti ai figli, del pedagogista,dell’assistente sociale e di tutte quellefigure che operano nel rimuovere lecause oggettive del malessere dellavittima, cause capaci di vanificarequalunque terapia psicologica.

Instaurare una sinergia di interven-ti fra il Centro antiviolenza e l’Ordinedegli Psicologi può dunque tradursiper le vittime in un servizio più effica-ce nella soluzione dei loro complessi emolteplici problemi.

Ruota del potere e del controllo

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Ilenia Adamo - psicologo

Sempre più in questi anni la psicologia si configuracome disciplina che si interroga, riflette e promuoveinterventi nell’area del benessere individuale, delle

relazioni, nelle organizzazioni e nelle istituzioni così comenelle loro connessioni. Il nostro Ordine raccoglie e promuo-ve questo orientamento già da tempo, dedicando nel 2004il 2° Congresso Regionale al tema “Progettare e costruire ilbenessere”. Quell’esperienza lascia, in chi vi ha preso parte,una forte risonanza emotiva; si avverte infatti che attorno alconcetto di benessere ed alle sue possibili declinazioni vi èun nuovo modo di intendere le dimensioni dell’agio e del dis-agio ma vi è anche un possibile punto di incontro tra doman-da ed offerta di cultura e prestazioni psicologiche.

La recente iniziativa nel tradizionale appuntamento digiugno a Siracusa - “Quando l’emergenza diventa norma-lità: le sfide del contesto socioeconomico e le risposte deglipsicologi” - ha riproposto l’idea di un necessario e spessospontaneo adattamento dei singoli e delle comunità almutato scenario contemporaneo all’interno del quale trova-re diverse e nuove concezioni di benessere.

L’attenzione si sofferma su una possibile lettura delbenessere come competenza nell’”aver cura” e nel costi-tuirsi come soggetti dei propri atti all’interno di contesticaratterizzati da instabilità, precarietà e velocità.

Prendersi cura della vita, di quella della propria mente edella vita con gli altri diviene quindi un tema centrale, cro-cevia di discipline diverse che si interrogano sull’esistenzaumana e sui temi dello sviluppo e della formazione.

Nasciamo sotto il segno della cura e l’uomo è prepostoalla cura essendo al contempo oggetto e soggetto di cura .Scrive Gadamer “Preoccupandosi di molte cose, prenden-dosene continuamente cura”, può infine “creare una casanel mondo” [H.G. Gadamer, 1996].

Divenire responsabili, capaci di risposte, richiede conte-sti di apprendimento e formazione in cui ci sia spazio per ledimensioni della presenza (a sé, agli altri, al mondo), delladistanza critica (consentita dai saperi, dai linguaggi, da unosguardo interculturale), dalla “competenza affettiva” auspi-cata da Franco Fornari che invitava a curare la dimensioneemozionale del pensiero.

Queste tre dimensioni si intrecciano in paralleli percor-si, l’uno dal produrre conoscenza in rapporto all’esperienzaed al mondo, l’altro dal fermarsi in prossimità dei pensieri edelle emozioni, seguendo percorsi di progettualità, deco-struendo e ricostruendo storie, memorie, universi simbolici.

Se il nostro è un nascere all’interno di “un mondo in cuis’è già parlato”, dentro mandati e consegne, il nostro cre-scere è partecipare sempre più attivamente alla costruzio-ne dello stesso orizzonte simbolico a partire dal qualediamo significato alla nostra esistenza [P. Ricoeur, 1993; E.Lévinas, 1998]. Ed apprendere non è solo acquisire, assi-milare, metabolizzare linguaggi, nozioni, categorie ma vi è

un apprendere che è atto di responsabilità, consapevolezzadel dovere del sapere all’interno della relazione con l’altronella dimensione della comunità. Un apprendere che ci dispo-ne agli eventi, a ciò che “venendo da fuori” accade: rompela continuità della personale esperienza cognitiva e ci con-sente l’incontro con ciò che esiste, dentro il rendersi contodella relazione con l’altro e delle emozioni.

Oggi siamo esposti ad una grande proliferazione di sti-moli, opportunità, legami cognitivi ed universi possibili.Afferma Mauro Ceruti “le culture locali oggi da integraresono gli individui stessi, fatti di corpi singolari e di immagi-nari altrettanto singolari: ognuno di essi è esposto sin daiprimi anni di vita a una ricombinazione, ogni volta unica edifferente, di mondi lontani nello spazio e nel tempo “ [M.Ceruti, 1998,1994]. La complessità del tempo attuale, lacontinua proiezione nel futuro, nell’aspettativa e nel desi-derio, fanno sì che spesso abitiamo nelle paure degli altri eloro nelle nostre: ci definiamo a partire dalle altrui memo-rie, paralizzati o accolti, ci immaginiamo come promessa oimpedimento dei futuri possibili degli altri, e loro dei nostri.

Reagiamo nei modi più diversi: da chi si sente minaccia-to a chi si percepisce come sconfitto, da chi sente il richia-mo di fedeltà e relazioni a chi si orienta su progetti ed inte-ressi particolaristici. Comune denominatore è l’incertezza,il riconoscere di vivere in tempi inediti ed in mutate condi-zioni che richiedono nuovi modi di concepire l’esistenza, ildisagio ed il benessere.

Il fondamento della nostra identità è la vita che incon-triamo, unica, generata e vulnerabile, mortale, che si sta-glia a partire da un’origine e che si compie nella morte. E,

soprattutto quanto il vissuto di incertezza ci svela che lenostre identità sono un cammino che incontra altri cammi-ni, abbiamo bisogno di elaborare, di riflettere, di dare paro-le alla nostra esperienza , di comunicarla, metterla in comu-ne, aprendo spazi a possibili contesti dell’educare e muo-vendo interrogativi sull’etica dell’educare.

Si apre una “questione educativa” come atto di responsa-bilità (e quindi di fondamento del benessere in questa acce-zione), questione educativa che è in sé questione etica: se

Benessere ed

etica dell’educare

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la professioneetica è riuscire a formulare una rispostaad un’interrogazione “larga” – oggi, conNietzsche, inattuale- l’educare è il ten-tativo di riuscire a formulare una rispo-sta adeguata al bisogno di crescita, pre-sente in tutti noi alla ricerca di continueidentificazioni. Assistiamo al venir menodella responsabilità educativa, dellaabilità di risposta ad una domanda dicrescita, siamo in una società senzapadri: ma la risposta è ineludibile, è unanecessità dell’essere adulto.

L’uomo nasce alla natura, pernascere al mondo deve disnascere,deve rimettere al mondo il mondo cheegli stesso è [M. Zambrano], devetradire una condizione naturale e pas-sare per un’alterazione: educare èallora dare un mondo in cui nascere, ècreare contesti in cui sia data la pos-sibilità di confermare, è tradire ilmondo che ci è stato lasciato. Tenereinsieme tradizioni e tradimenti.

L’esperienza educativa ci mette aconfronto con l’alterazione, nascequando l’uomo si accorge che puòmodificare non solo l’ambiente maanche l’altro: diventa allora esperien-za pericolosa perché possiamo parte-cipare in modo intrusivo, abusante, echi segna il limite, dove è il confine?Torna la questione etica e si impone lanecessità di provare a riflettere supossibili risposte in una quotidianitàsegnata da ordinarie emergenze.

Hannah Arendt afferma che è lafacoltà dell’azione che interrompe l’i-narrestabile corso della vita umanaverso la morte. Commentando unafrase molto densa di sant’Agostino(initium… ergo ut esset, creatus esthomo), dice “Gli uomini, anche sedevono morire, non sono nati per mori-re ma per incominciare” [H. Arendt,Vita Activa, 1958].

E questo incominciare oggi assu-me la necessità di luoghi fisici e psi-cologici in cui si sviluppino linguaggie pensieri responsabili, nell’educa-zione e nella formazione innanzitut-to, a partire dalle agenzie che nehanno il mandato istituzionale. LaScuola, le Università e tutti i conte-sti di produzione del pensiero e ditrasmissione di culture devono oggi,ineludibilmente, confrontarsi con unaquestione etica incontrando il mondoa cui formano nell’esperienza delmondo, e non solo in possibili rap-presentazioni.

Giraudoux, scrittore francese, in questa frase riassume i concetti chehanno indirizzato la mia professione di psicologo verso lo sport. Ho sem-pre amato questo mondo per l’ aspetto poliedrico che offre. Lo defini-

sco un sistema aperto e dialogante con l’intero contesto psico-socio-economi-co. Per questo motivo ho iniziato un percorso di ricerca degli strumenti di appro-fondimento più efficaci a tale scopo. Inoltre l’opportunità della borsa di studio,bandita dall’università Cattolica del Sacro Cuore di Milano sul master inMediazione Sportiva, è stata determinante per il mio accesso al mondo sporti-vo in qualità di psicologo. All’interno di un progetto lavorativo molto complessosull’analisi del comportamento di un atleta dopo un trauma sportivo e sul per-corso riabilitativo, particolare attenzione è stata data ai processi motivazionalinel recupero agonistico.

A tal proposito, un esempio è l’intervista fatta al campione olimpionicoAtene 2004 di anelli, l’atleta Juri Chechi, proprio per la valenza emotiva chequesta vittoria (Bronzo) comportò, vista la circostanza del gravissimo infortunioal braccio sinistro dieci mesi prima del grande evento.

Secondo i medici che gli avevano riattaccato il tendine brachiale del bicipi-te, difficilmente avrebbe potuto riprendere l’attività agonistica. Invece, addirit-tura, è salito sul podio dell’evento sportivo più importante del mondo.

Pochissimi altri atleti sono riusciti a compiere un’impresa come la sua.

Ma perché l’ha fatto?Perché ha deciso di ricominciare, correndo il rischio di chiudere con un risul-

tato modesto (data anche l’età avanzata per un atleta: 34 anni), o peggio anco-ra con una figura patetica, una splendida carriera che gli aveva regalato soddi-sfazioni meravigliose?

Può sembrare semplicistica, ma due concetti conteneva la sua risposta:alta motivazione e determinazione. Durante l’intervista sono emersi momenti digrande emozione che con parole semplici l’atleta ha regalato l’entusiasmo forsedi un novello…, probabilmente, è sufficiente a spiegare la motivazione a recupe-rare agonisticamente? Può darsi, ma nella maggior parte degli atleti occorre chemotivazione di riuscita e motivazione di potere si fondano (Rheingerg, 2003).

Per certe persone risulta particolarmente attraente, piacevole e importanteavere di sé un’immagine di competenza e bravura nella soluzione dei problemi(motivo di riuscita), mentre ciò che interessa altre persone è sentirsi grandi,potenti, forti e capaci di influenzare gli altri (motivo di potere).

In caso di azioni più organizzate, che costituiscono oggetto di indagine privi-legiate della psicologia della motivazione, si opera tenendo conto delle prefe-renze costanti nel tempo per determinate classi di oggetti. Per l’atleta JuriChechi la passione per gli anelli e la difficoltà degli esercizi hanno motivato ilsuccesso raggiunto?

Domanda. Tutti vedono quello che fai, la tua bravura, la spettacolarità deituoi esercizi ma pochi sanno il sacrificio, la fatica e l’allenamento che sta dietroogni piccolo esercizio…

Juri Chechi. La ginnastica artistica è una disciplina molto complicata e dif-ficile specie se si arriva ad alti livelli e si affrontano competizioni internazionaliquindi richiede allenamento costante, giornaliero nel quale la parte del corpo,quella fisica, muscolare, legamentosa cioè tutto quello che viene stressato per

La motivazione dell’atletanel recupero da lesione sportivaIntervista a Juri Chechi di Graziella Zitelli - psicologo

“Lo sport consiste nel delegare al corpo alcune delle più fortivirtù dell’anima: l’energia, l’audacia, la pazienza. È il contrariodella malattia” (Jean Giraudoux).

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la professionequesto tipo di allenamento è un tutt’uno.

È un allenamento complicato maanche molto appagante e divertente.

Domanda. L’infortunio rientranella tua prevedibilità, cioè convivecon te o è al di fuori dei tuoi pensieriquando ti alleni?

Juri Chechi. L’infortunio quandoci si allena è l’ultima cosa alla qualepensi. Questo si cerca di fare, altri-menti l’allenamento stesso non neavrebbe dei benefici. Certo che per unatleta ad alto livello, l’infortunio, è unacosa che può accadere, fa parte diquella imponderabilità, di quellaimprevedibilità di una preparazione ad

altissimo livello. Certo, cerchi di fare ilpiù possibile in modo che ciò nonaccada.

Domanda. Quando hai iniziato ilpercorso riabilitativo eri convinto cheattraverso la “riabilitazione” sarestitornato come prima?

Juri Chechi. Nel modo più asso-luto, c’è sempre stata questa convin-zione, certo anche la consapevolezzadel fatto che era molto difficile, moltofaticoso, ma c’erano i presupposti diquesta certezza e di tornare comeprima.

Domanda. In questa certezza hacontribuito la stima e la conoscenzadel riabilitatore?

Juri Chechi. Si molto, anche per-

ché si istaura un rapporto moltoimportante non solo da un punto divista prettamente tecnico del tipo diriabilitazione, perché credo che ormainel nostro paese ci siano delle ottimereferenze. Abbiamo dei bravi profes-sionisti. Naturalmente non è sufficien-te, è importante che un “riabilitatore”abbia competenze mentali psicologi-che in grado di capire ed interpretarele esigenze della persona con la qualesta lavorando.

Domanda. Hai trasmesso all’ope-ratore la tua voglia di successo? Cosaè avvenuto tra di voi?

Juri Chechi. C’è sempre statamolta onestà tra di noi, chiarezza sultipo di lavoro che si doveva affrontare,senza mai enfatizzare troppo quandoc’erano dei successi e senza demora-lizzarci quando le cosa non andavanobene e non si raggiungevano i risultatiprevisti. C’è sempre stata molta serie-tà e la consapevolezza che un certotipo di lavoro graduale portasse agliobiettivi stabiliti.

Domanda. Perché hai deciso diriabilitarti agonisticamente, non poteviaccontentarti della riabilitazione fisica?

Juri Chechi. La cosa più impor-tante era riuscire a camminare e muove-re le braccia normalmente. Certamenteper me, che amo l’agonismo, per il miocarattere, era difficile accettare di nonpoter fare più l’agonista.

Domanda. In quale precisomomento hai pensato che dovevirimetterti in forma? Quando hai pen-sato di essere guarito…secondo te siguarisce prima psicologicamente ofisicamente?

Juri Chechi. Credo che sia unacosa che va di pari passo. Certamenteper me, l’aspetto prettamente fisico, ilfatto che l’arto non facesse più male,che funzionasse bene era prioritarioche naturalmente mi aiutava moltopsicologicamente. Ma per risponderealla tua domanda, per la mia esperien-za, è stato fondamentale l’aspettofunzionale, sebbene la predisposizionementale positiva c’era sempre stata.

Domanda. Indubbiamente non seialto…(tono scherzoso), quando haicolto che questo tuo “limite” era il valo-re aggiunto per la tua attività e arrivare

alla tua “altezza professionale”?Juri Chechi. Direi quando comin-

ciai a fare la ginnastica ad alto livello,capii che ne ero avvantaggiato per gliesercizi che si fanno e che volevo fare.Quindi dopo la fase adolescenzialedove l’altezza ha creato delle difficol-tà, anche relazionali, visto che sonoquesti i parametri… poi invece, nellamia attività ginnica è stato il puntoforte, certamente non cambierei centi-metri per le medaglie che ho vinto.

Domanda. In ogni individuo c’èsempre una dimensione oscura, dovecollochi la paura o come incidono que-sti processi nell’allenamento?

Juri Chechi. La paura, purtrop-po, è una componente fondamentale,anzi no purtroppo perché anzi ti aiutaa gestire meglio certe situazioni.Forse la paura è un po’ troppo direi iltimore di non riuscire a fare quello peril quale ti eri preparato ma credomolto nella preparazione e nella pro-grammazione dell’allenamento o riabi-litazione che sia, per cui poi tutto vacome deve andare.

Conclusioni. Credo che alcuniaspetti dell’intervista possano costi-tuire un interessante “punto di par-tenza” per attivare una prima fase didiscussione e progettazione di inter-venti sociali, nella quale i bisogni e leproblematiche emerse si “incontra-no” con le risorse professionali.

Come già emerso in precedentiricerche sociali in ambito sportivo, undato particolarmente interessanteriguarda il grande numero di atleti chevengono seguiti da un “ristretto”numero di professionisti del nostrosettore. Un risultato che ci consente disottolineare la mole di lavoro che puòessere svolta dagli psicologi.

D’altra parte, le società risultanomolto interessate ad un percorso for-mativo sugli aspetti psico-relazionali eabbastanza interessate ad un percorsoformativo sugli aspetti tecnici e medici.

Dalla mia modesta esperienza pro-fessionale posso confermare che sisente sempre più l’esigenza, nelmondo dello sport, di una preparazio-ne “multidisciplinare” che sappia inte-grare le conoscenze tecniche, atleti-che e tattiche con competenze più tra-sversali che facilitino la relazione congli adulti e con i ragazzi.

Juri Chechi ad Atene 2002

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la professioneGli 80 anni di

Hillman a CataniaLilia Di Rosa - psicologo

Nella primavera siciliana, ancorainstabile ed imprevedibile, den-tro la cornice barocca di una

città vulcanica, focosa e nera comeCatania, in una terrazza affacciatasulle cupole del centro storico tra lequali scorgere in lontananza il mare, unmagnifico vecchio proveniente dall’al-tra parte dell’oceano, insieme alla sua

famiglia molto americana, si è lasciatofesteggiare, corteggiare, applaudire inoccasione dei suoi 80 anni. I suoiappassionati cultori, studiosi, ammira-tori non gli hanno risparmiato nulla delclassico rituale di ogni ragguardevolecompleanno: doni, ospitalità, banchet-to e canto propiziatorio perché effetti-vamente lui, ad ottant’anni, è vera-mente un bravo, bravo ragazzo.

La festa, organizzata in suo onoredall’Associazione culturale Crocevia, ècominciata nel primo pomeriggio quan-do, nell’aula dei Benedettini dove giàuna volta la nostra città aveva avuto ilpiacere di ascoltarlo, una folla di esti-matori si è numerosamente raccoltaper incontrarlo ancora, ascoltarloancora. Anche se, questa volta, èstato lui ad ascoltare i presenti e nonsenza una certa delusione da parte dichi si aspettava dal grande vecchioaltri stimoli, altre emozioni, altre impre-vedibili considerazioni. Invece Lui, conineffabile sorriso, a metà tra il compia-ciuto e il meravigliato, un pò stupito unpò divertito, ha accolto le manifesta-

zioni di quanti hanno voluto esprimergliil riconoscimento del suo lavoro, dellasua opera, della sua intelligenza:Riccardo Mondo, innanzi tutto, arteficedell’ incontro; il Sindaco di Cataniache, con l’ufficiale banda tricolore hasalutato l’evento nella consapevolezzadell’importanza per la sua città di unsimile evento culturale che fra l’altro -come preannunciato in quella medesi-ma occasione - segna la nascita del

nuovo Istituto Mediterraneo diPsicologia Archetipica il cui PresidenteOnorario è proprio James Hillman.

E poi gli altri, studiosi, lettori delmondo psicologico e analitico come dialtre discipline che, a partire dal nostropresidente Fulvio Giardina hanno volu-to sottolineare il grande contributo chel’ opera hillmaniana ha fornito alla con-temporanea comunità degli psicologi,attraverso la potenza delle sue imma-gini e l’acutezza della sua critica.

Luciano Perez, psicologo analistadel Cipa, ne ha richiamato l’importanzaper la continuazione e la riflessionesull’opera del grande Maestro, dal cuiterreno si inoltra innovativamente unpensiero libero da schemi preordinati,ma che affonda nel cuore della com-plessità junghiana, irritando spesso isuoi seguaci più ortodossi, e contem-poraneamente incantandoli. In questafesta nella ex Magna Grecia, così vivanelle opere di questo autore, con i suoidei e le sue mitiche figure, non è man-cata nemmeno la lingua originaria, ilgreco antico per l’appunto, che LuciaArsì umanista socia di Crocevia, havoluto richiamare leggendo in linguaalcuni brani scelti da Epicarmo,Plotino, ed altri ancora.

Non sono mancati gli illustri assen-ti, come Franco Battiato, autore di unormai noto ritratto di James Hillmanche, atteso fino all’ultimo al dibattito,non ha rinunciato più tardi a porgergli isaluti brindando insieme a lui al valoredell’arte e alla libertà della conoscenza.

Le conclusioni di questo particola-rissimo incontro le ha tirate LuigiTurinese, medico omeopata e psicolo-go analista dell’Aipa, curatore insiemea Riccardo Mondo del più volte citatoCaro Hillman: uno dei due gentiluominisiciliani che con la cornucopia carica didoni ha contribuito a tessere questolegame affettivo e culturale capace disuperare l’oceano, le distanze geogra-fiche e storiche, gli steccati ideologici,per riportare qui tra noi il più attuale eanticonformista cantore dell’Olimpo.

I partecipantiall’incontro

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la professione

Il convegno sulla psicologia arhetipica e sull’insegna-mento di J. Hillman tenutosi a Palermo il 10 Febbraio2006 presso L’Oasi Diocesana di Baida si è posto come

obiettivo la divulgazione del pensiero hillmaniano nonchémomenti di riflessione su cosa significhi nel profondo “farepsicologia”. Il Convegno organizzato dall’AssociazioneCrocevia con il Patrocinio ed il Contributo dell’Ordine degliPsicologi della Regione Siciliana si è avvalso anche deipatrocini dell’Università di Palermo - Corso di Laurea inPsicologia - e della Regione Siciliana - AssembleaRegionale - , ed ha visto interagire una polifonia di diversematrici teoriche di notevole spicco nel panorama psicologi-co attuale. L’associazione Culturale Crocevia nasce aCatania nel 2002 e porta avanti, attraverso seminari e con-vegni, un discorso hillmaniano-junghiano non chiudendosiperò all’interno di queste due matrici, ma accogliendo pari-menti posizioni altre dando spazio così al politeismo dellamente e, quindi, ai diversi approcci che alla mente o meglioall’anima si accostano. La parola stessa “Crocevia” indicaun sostare di fronte ad itinerari diversi con la possibilitàdella scelta… La prima sessione, moderata da Bent Parodi,si è aperta con l’intervento di Fulvio Giardina che ha sot-tolineato la vitalità della realtà siciliana con le sue diverseprospettive teoriche, esigenza socio-politica destinataall’apertura di nuovi modelli e metodi volti all’amplificazio-ne del fare psicologia. Già nel 2001 nell’incontro con il Pof.Hillman avvenuto a Catania presso il Monastero deiBenedettini, Fulvio Giardina aveva sottolineato quantoHillman appartenesse al mondo della psicologia “nel sensopiù ampio del termine, superando le specificità dell’appar-tenenza teorica e metodologica”. Gli interventi di RiccardoMondo e Luigi Turinese sono stati dedicati alla figura edal pensiero di James Hillman, allievo di Jung ed amplifica-tore eterodosso del suo pensiero. La Psicologia Archetipicaè, infatti, un movimento nato circa venti anni fa e fondatoda James Hillman che si configura come un ramo etero-dosso della Psicologia Analitica di C. G. Jung, poichéamplificando alcuni concetti cardine della PsicologiaAnalitica, si sgancia da essa per evolvere in una radicaliz-zazione del primato dell’immaginale immerso in una psichearchetipica, ponendo in tal modo l’individuo nella psichecosmica e non la psiche nell’individuo. Seguendo l’inter-vento di Luigi Turinese scopo dell’analisi è ridare alla psichela sua capacità immaginale, dove la capacità digestiva dinarrare e ascoltare le storie dei pazienti riconnette l’animaal mondo. Nella teoresi hillmaniana possiamo rintracciare

quattro topoi fondamentali: 1) un enfasi sulla nozione di anima; 2) un recupero dell’im-magine; 3) una revisione della clinica alla luce dell’attivitàdell’anima e delle immagine da essa prodotte; 4) una re-visione della teoria della personalità all’interno di una psi-cologia politeistica.

In Revisione della Psicologia leggiamo che (Hillman1975, Adelphi) anima o psiche indicano in primo luogol’approfondirsi degli eventi in esperienze; in secondoluogo la densità di significati che l’anima rende possibilederiva dal suo speciale rapporto con la morte; in terzoluogo è la possibilità immaginativa insita nella naturaumana. La Psicologia Archetipica in tal modo sembrarestituire all’anima il posto che le compete: essa si ponecome tertium tra lo spirito e d il corpo.

Il discorso sull’anima, come afferma Riccardo Mondo, sicollega in tal modo alla deletteralizzazione o meglio alvedere in trasparenza gli accadimenti interni ed esterni dis-sacrando dogmi prestabiliti dalla psicoanalisi, lasciandoinvece fluire il pensiero verso la fantasia che quello specifi-co accadimento ha creato. La capacità dell’anima o psiche(i due termini in Hillman sono intercambiabili) di creareimmagini è primitiva ed ineliminabile, ed il modo principedella creazione immaginale è il sogno. Ma attraverso unmeccanismo circolare l’immagine “fa anima” fondandola asua volta attraverso al capacità di esprimere il mondoimmaginale sottostante ad essa. Fantasia che nel pensierohillmaniano è sempre connessa ad uno o più miti di riferi-mento.

Il suo pensiero rende omaggio alle teorie della comples-sità, dove ogni aspetto della vita, del mondo, delle sue ener-gie vengono considerate psicologia: l’attenzione per il bello,per ciò che accade fuori dalla stanza di analisi (AnimaMundi), per le strutture architettoniche e per le relazioni eti-che che gli uomini intrattengono, diventano oggetto d’anali-si in quanto componenti fondamentali del vivere l’anima omeglio, del fare anima. Potremmo dire che l’anima è unacostruzione itinerante dove nulla è dato per scontato e dovenulla può essere visto sotto griglie teoriche prestabilite.

In tal senso anche la patologia diventa una componenteessenziale dell’anima. Attraverso l’attitudine a patologizza-re, l’anima esplicita la sua origine: il regno dell’Ade dove laconnessione con la morte determina il pensiero e il com-portamento nel mondo.

Seguendo il discorso pirandelliano dell’essere tutti enessuno la Psicologia Archetipica affonda tutta la sua dia-

La psicologia in trasparenza o laconsapevolezza della psicologiaRiflessioni sul Convegno Nazionale “Sguardi sulla PsicologiaArchetipica - L’insegnamento di J. Hillman”. Palermo 10 Febbraio 2006

Giusi Polizzi - psicologo

“La soluzione di ogni problema è un altro problema”“Chi vive deve essere sempre pronto ai mutamenti”

J. W. Goethe

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la professionelettica nel concetto di una psiche politeistica poiché la com-plessità che ognuno di noi è, non denuncia scissione psico-tica, bensì molteplicità, ed è in tale molteplicità che la rela-zione terapeutica fonda se stessa. La terapia non debella ilsintomo ma porta alla luce il suo significato, connette spazisenza trama in un caleidoscopio di possibilità e di senso, incui i sintomi rappresentano gli Dei sfuggiti al controllo dellaPersona, utilizzando tale temine nell’accezione junghiana dimaschera sociale.

Il pensiero hillmaniano va controcorrente: non una spie-gazione per tutto ma, come scrive lo stesso Hillman “lacomplicazione più che la spiegazione è il metodo principedell’intelligenza politeistica”. A tal proposito RiccardoMondo afferma:” si può apparire disorientati da un pensie-ro complicante che ci appare distante dal fare concreto,che amplifica, trova connessioni culturali e sfondi mitologi-ci all’accadere umano, troppo teorico dimenticando cheteoria significa visione delle cose… lo psicologo è un ope-ratore della complessità psichica e personalmente diffido dichi mi offre una polaroid con una sola lente focale in dota-zione e mi assicura che potrò fotografare tutto e bene!”.

Il monito che appare da queste parole è quello di nondiffidare dell’apparente assenza di confini che il pensierohillmaniano sembra determinare, laddove invece si travali-ca il già noto per entrare in spazi di pensiero che amplianopossibilità alla ricerca di senso. Le potenzialità del daimon- che per Hillman rappresenta la ghianda originaria con cuiogni essere umano viene al mondo e sganciata da ogniintenzionamento familiare o transgenerazionale -, non sonodefinite, e spesso, non conosciute fino alla morte: nonvanno chiuse, quindi, porte che possono aprirsi ad universiignoti forieri d’inventum personali non derivanti dall’am-biente familiare in cui si è cresciuti.

La seconda sessione del convegno si è invece postacome voce altra rispetto alla teoresi hillmaniana.

Giocando con un inversione di termini “Molte persone,Molti dei” anziché “Molti Dei , Molte persone” tratto daFuochi Blu (Hillman 1989, Adelphi), Girolamo Lo Versomette in risalto il concetto di Noità per intendere la prioritàdel gruppo familiare e sociale nella psiche piuttosto che il con-cetto mitologico cui Hillman fa riferimento. L’identità è il pre-cipitato della complessità delle relazioni intercorse dallanascita in poi, pur se con componenti neoteniche e, quindi,filogenetiche.

La posizione gruppoanalitica, ponendo in risalto il biso-gno che l’esperienza venga contestualizzata nell’hic etnunc, si pone con sguardo interrogativo al concetto d’ar-chetipo, poiché essendo questo inconoscibile rischia dilasciare fuori la possibilità di rendere concreta l’attivitàdella psiche. Il concetto di archetipo secondo laGruppoanalisi è trascendenza, laddove invece l’esperienzaha necessità tuttavia di un trascendimento e, quindi, la con-nessione tra l’anima e il mito deve seguire un percorso cheva dal basso verso l’alto piuttosto che dall’alto verso ilbasso. L’intervento di Giuseppe Ruvolo esplicita in talsenso il bisogno di poter dire “delle parole” dove questerendano giustizia della fattualità e non rimangano inveceancorate al mondo delle idee. In tal senso la teoresi hillma-niana sembra essere considerata non solo psi-cologia ma anche letteratura, filosofia… e da qui

la possibilità ecumenica che la Psicologia Archetipica offre:registro immaginale, fare anima, passaggio dallo specchioalla finestra, dall’intrapsichico al mondo esterno e, quindi,alla dimensione politica e religiosa dell’essere.

La polifonia del corteo hillmaniano trova spazio neltesto Caro Hillman a cura di Riccardo Mondo e LuigiTurinese, che come testo epistolare mette insieme posizio-ni ora concordi ora discordi con il Prof. Hillman, determi-nando la possibilità di un crocevia a più mani nella creazio-ne di pensiero.

La metafora che in questo senso Giuseppe Ruvolo uti-lizza è che Hillman sembra essere il sale in cucina da usarein dosi contenute: apertura di nuovi sensi attraverso il con-trasto.

La lettura hillmaniana del resto attraversa più fasi espesso dopo l’esplicitazione di un concetto, Hillman sembrarimettere in discussione quanto affermato, non nei terminidella negazione, ma nei termini di un continuo approfondi-mento ed evoluzione di cui l’anima ha necessità per ricono-scersi.

Franco La Rosa, ha presentato una relazione su un casoclinico narrando un diverso modo di fare terapia: dalla stan-za d’analisi alla stanza del paziente ove il mondo privato delsoggetto in questione, coi suoi colori, dolori, imminentemorte, aprono possibilità altre rispetto ai dogmi classici cuila psicologia è ormai ancorata.

Il messaggio hillmaniano sembra infatti essere quello diuna ristrutturazione del fare psicologia: non griglie irremo-vibili di lettura dell’oggetto psiche, ma connessione con lemille sfaccettature del mondo, della filogenesi e, con lacapacità poetica nonché mitopoietica della psiche.

L’incontro tra Psicologia Archetipica e Gruppoanalisi èstato realizzato al fine di dare spazio all’espressione dei“molti” che agiscono all’interno della Psiche. Partendo dalmito sottostante la manifestazione di sé e dal mondo in cuisiamo inseriti fino alla conoscenza del proprio daimon, odalle identità familiari e culturali che plasmano la stessamanifestazione fino al raggiungimento dell’autòs, è statopossibile creare un vertice a più mani per “fare anima”.

Convegno, dunque, all’insegna dei molti e dei perché,convegno all’insegna del confronto, della possibilità al cro-cevia di riflettere, porsi domande, osservare, scegliere,potendo sempre cambiare direzione nella revisione e nel-l’amplificazione di sé. Ma soprattutto giornata all’insegnadell’accettazione della diversità e del molteplice.

Alcuni relatori al Convegno

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la professione

Gaetano Tizza - psicologo

Mi occupo di dipendenze patologiche da circa 12 anni.Nel 2000 ho deciso di fondare una Cooperativasociale chiamata “L’Alba”, per occuparmi ancora,

ma in maniera più diretta, di prevenzione e recupero delledipendenze patologiche, attraverso l’apertura di unaComunità denominata “Vivere”, nel territorio di PiazzaArmerina. Dopo una attesa durata quasi 4 anni, laCooperativa è stata iscritta all’Albo Regionale degli EntiAusiliari ed ha ottenuto il convenzionamento con l’Asl di Enna.

La Comunità è quindi operativa da circa tre anni, grazieall’apporto di persone qualificate e colleghi empatici, dota-ti di adeguata formazione in questo settore. Siamo staticosì, fin dall’inizio, fiduciosi di poter contribuire al contrastodel fenomeno delle dipendenze patologiche, attraverso unProgramma terapeutico-riabilitativo abbastanza originale.

Nell’ultimo anno ci siamo resi conto della necessità ditrovare un edificio più adeguato. Dopo lunghe ricerche,finalmente, da poco, ci siamo trasferiti presso una struttu-ra certamente più grande e più funzionale per il raggiungi-mento degli obiettivi riabilitativi, specie in riferimento allepossibilità di rendere operative le attività di tipo pedagogi-co-lavorative, nonché i laboratori di grafica, copisteria e difalegnameria. Inoltre, attiveremo un laboratorio di cerami-ca, per il quale è stato approvato un apposito progetto,ideato in collaborazione con il Sert di Piazza Armerina, i cuioperatori hanno già a disposizione un forno per la lavora-zione della ceramica, che presto trasferiremo da noi. I labo-ratori non hanno semplicemente lo scopo di tenere impe-gnati gli utenti, ma di favorire lo sviluppo delle abilità crea-tive; far fare esperienza di nuove attività lavorative; farapprendere un mestiere; allenare a gestire i conflitti inambito lavorativo; abituare a gestire il tempo; e soprattut-to promuovere occasioni di soddisfazioni concrete legate al“saper fare”.

Le attività di laboratorio, come da Programma, hannodunque lo scopo di favorire un migliore reinserimento socia-le e lavorativo degli utenti che completano il percorsoComunitario. Tale reinserimento, oltre a permettere di veri-

ficare concretamente l’efficacia del lavoro svolto, ha anchelo scopo di limitare quella “pressione ambientale” o queicondizionamenti sociali che rappresentano i fattori di “vul-nerabilità” individuale e incrementano il rischio di ricadute.

Seguiamo cioè i nostri utenti ancora per 6 mesi dopo lachiusura del Programma, gratuitamente, dato che la con-venzione non lo prevede, attraverso colloqui individuali,incontri con le famiglie, la partecipazione periodica dell’u-tente ai gruppi dinamici organizzati dalla Comunità, fino ache riteniamo che siano ben inseriti nel tessuto sociale eabbiano trovato un lavoro che li gratifichi.

Tutto ciò viene favorito dalla collaborazione che fin dal-l’inizio instauriamo, nella fase di aggancio e accoglimentoin struttura, nonché di reinserimento sociale e lavorativo,con gli operatori e i responsabili dei vari Ser.T. della Sicilia,in particolare della provincia di Ragusa, Catania, eCaltanissetta e soprattutto con quelli dei Ser.T. di PiazzaArmerina e di Enna, i quali ci hanno aiutato a contenere lamultiproblematicità in cui versano alcuni utenti, mettendoin gioco la loro professionalità e disponibilità nell’affronta-re situazioni difficili, a volte anche in orari extralavorativi.

In particolare, la collega Maria Angela Cannarozzo diEnna, in collaborazione con L’università, nella persona delProf. Di Nuovo, Preside della Facoltà di Psicologia di Enna,ci ha proposto di poter realizzare un progetto e un’attivitàdi ricerca, che intende indagare su aspetti e peculiaritàdegli stili di attaccamento disfunzionali subiti dagli utentied delle eventuali correlazioni con le psicopatologiedell’”addiction”, nonché in che modo il trattamento psico-terapeutico e, più specificatamente, la qualità dell’alleanzaterapeutica, può favorire lo sviluppo di fattori di adatta-mento affettivo–relazionali, che possano determinare negliutenti una funzionale ricostruzione del proprio Sé attraver-so la relazione stessa.

Stiamo collaborando altresì con il Prof. Scrimali di Enna,Direttore dell’Istituto Superiore per le scienze cognitive, inriferimento all’uso del “mind lab”, cioè di una strumenta-zione di biofeedback in grado di misurare e di ridurre il livel-lo di tensione (arousal - attivazione emozionale) di ciascunutente, attraverso un’attività di controllo cognitivo, favori-to dai feedback visivi ed acustici emessi dalla strumenta-zione stessa. Specie in una prima fase, a livello tattico, aiu-tiamo gli utenti ad autocontrollarsi e prevenire così i lorotipici agiti compulsivi e aggressivi, in occasione di conflittinei rapporti interpersonali con gli altri ospiti della struttura.In una seconda fase, invece, a livello strategico, operiamoattraverso un lavoro in termini di rivoluzione - ristruttura-zione cognitiva, favorendo il processo di confutazione -contestazione e riformulazione delle idee irrazionali checausano disagi interiori ed i conseguenti agiti disfunzionali.

IL PROGRAMMA TERAPEUTICO E MODELLOTEORICO DI RIFERIMENTO

Il modello teorico di riferimento è quello cognitivo-emo-

I fiori “esotici”e le “margherite”…

Alcuni prodotti della Comunità

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la professionetivo-comportamentale della REBT(terapia razionale emotiva e compor-tamentale) di Albert Ellis, che sottoli-nea l’influenza determinante dei pro-cessi cognitivi nell’origine e manteni-mento dei disturbi psicologici e cheoffre la possibilità di interventi psico-terapeutici brevi particolarmente effi-caci e capaci di produrre risultati radi-cali e permanenti.

La sua strategia viene chiamata “atridente” perché si rivolge agli aspetticognitivi (ristrutturazione delle ideeirrazionali), emotivi (gestione deglistati d’animo inadeguati) e comporta-mentali (modificazione delle condottecontroproducenti). La procedura con-siste in colloqui clinici settimanali,gruppi dinamici interattivi, assegnazio-ne di homework cognitivi, emotivi ecomportamentali.

Indipendentemente dalle causeche hanno indotto gli utenti a svilup-pare una dipendenza patologica, daricercare comunque nella storia di svi-luppo individuale, da noi affrontata findal primo periodo di inserimento instruttura, tale modello teorico rendeparticolarmente operativo un interven-to diretto sulle idee disfunzionali che ilsoggetto ha acquisito durante il suopercorso evolutivo.

Per tali ragioni, il modello è adattoanche ad affrontare il disagio di utentiche hanno sviluppato varie dipenden-ze di tipo patologico. Attualmente adesempio abbiamo utenti alcoldipen-denti, tossicodipendenti e giocatorid’azzardo, per i quali attiviamo unaprogrammazione individualizzata,aggiornata settimanalmente dall’equi-pe degli operatori, ma tutti fondamen-talmente ricevono indicazioni terapeu-tiche orientate nella stessa direzione.Lavoriamo cioè per promuovere unmiglioramento della capacità di tollera-re le frustrazioni; della gestione delleemozioni disfunzionali e del controllodell’impulsività; del senso di autoeffi-cacia; per superare la coartazione deldesiderio e il conseguente appiatti-mento emotivo; per favorire la motiva-zione positiva verso una “scelta” pro-vita e non semplicemente una “rinun-cia” a qualcosa. Gli interventi voglionofavorire la individuazione, la contesta-zione e la riformulazione delle idee dis-funzionali, contenute negli stati diansia, depressione, ostilità-rabbia esensi di colpa, secondo “… una prassi

psicoterapeutica il cui obiettivo finalesarà sempre quello di cambiare il modoin cui [l’utente] costruisce la sua real-tà” (De Silvestri C., Il mestiere di psi-coterapeuta, Astrolabio, 1999).

Motivati dalla fiducia nelle possibi-lità terapeutiche e dalla passione pertale modello teorico, abbiamo affidatola Direzione scientifica al Dott. CesareDe Silvestri, (Fellow e Supervisordell’Albert Ellis Institute di New York,Presidente dell’Istituto REBT italiano,Didatta SITCC, APC, SPC, IACP eASPIC, Docente Istituto Italiano A.T.Beck ), allievo diretto di A. Ellis sindagli anni ‘70.

IL GRUPPO DEGLI OPERATORIPer portare avanti tale Programma

la Cooperativa si avvale di operatori ecolleghi qualificati, anche da un puntodi vista delle capacità empatiche.Collabora con noi anche un ex tossico-dipendente che ha completato ilnostro Programma da 1 anno e mezzo.

Siamo una equipe che sta diventan-do sempre più affiatata e solida, orien-tata verso un miglioramento continuoin termini di efficacia ed efficienza.

LE REGOLE NON IMPOSTE -L’ADATTAMENTO NON CREACAMBIAMENTO

La nostra è un’equipe che permet-te di portare avanti con gli utenti uncostante lavoro di sensibilizzazioneverso l’utilità ed i vantaggi a lungo ter-mine del rispetto delle “regole” di vitasociale. Nella nostra Comunità stiamosperimentando cioè un sistema peda-gogico-terapeutico di “regole nonimposte”, bensì condivise, accettate eprodotte dal gruppo intero, dove l’uti-lizzo ed il rispetto di siffatte regolesociali aiuta a migliorare la qualitàdella vita, risultando in ultima analisisemplicemente più vantaggioso.

Come abbiamo già espresso piùdettagliatamente in un precedente arti-colo apparso su “Psicologi e psicologiain Sicilia” del novembre 2004, siamoorientati a favorire negli utenti lo svilup-po del senso della responsabilità perso-nale, invece che costringerli ad adattar-si ad un elenco di regole ben preciso,caratterizzate in termini di “doveri”.

Riteniamo funzionale evitare attiva-mente di imporre regole e di sommini-strare punizioni, puntando essenzial-mente sul «divieto», in quanto rischie-

remmo di colludere con uno stile di vitae di pensiero dell’utente, che da tantianni si è abituato, ed è bravissimo, agiocare a guardie e ladri.

Tale specificità “non direttiva” delProgramma, da un punto di vista peda-gogico-educativo, richiede un notevoledispendio di energie, per i frequentis-simi contatti di sensibilizzazione, dicontenimento e confronto con ciascunutente. Per tali ragioni gli operatorisono ben preparati e possiedono par-ticolari qualità personali ed umane.

Grazie a questo godiamo però dimaggiori soddisfazioni in quanto dimi-nuiscono, di conseguenza, la quantitàdi atteggiamenti manipolatori eaumentano quelli spontanei. Si respiraun’atmosfera di collaborazione chefavorisce così una buona alleanzaterapeutica tra utenti ed operatori.

“I FIORI ESOTICI E LEMARGHERITE”

A parte tutta la ricerca scientificain campo medico-biologico in riferi-mento alle correlazioni messe in evi-

denza da alcuni emeriti ricercatori tra“addiction” e predisposizione geneti-ca, siamo particolarmente orientati acondividere e rendere operativo da unpunto di vista terapeutico, tutto ciòche emerge dalle correlazioni altresìevidenziate tra il determinarsi di unacondizione di vulnerabilità psicologica elo sviluppo di una dimensione psicopa-tologica rappresentata dall’”addiction”.

La nostra esperienza ci confermache gli utenti sono soggetti, che prefe-riamo definire ‘sfortunati’, che nellaloro vita hanno subìto tutta una seriedi pressioni ambientali (divorzi, abban-doni, violenze, lutti, parenting disfun-zionale, carenze di stimolazioni, ecc.),le quali hanno causato lo sviluppo diuna personalità fragile, rigida esoprattutto di una incapacità nel gode-re delle normali emozioni che tuttisiamo abituati a vivere nelle relazioni

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la professionesociali, familiari, nell’attaccamento romantico, nelle attivitàludico ricreative, nel lavoro e riguardo ai progetti futuri. Gliutenti sembrano sviluppare, invece, in modo patologico,uno stile di pensiero irrazionale (riconducibile quindi aglistili di attaccamento e vicende di vita appartenenti alla sto-ria di sviluppo), il quale causa spesso sintomi di naturaansiosa, disfunzionali sensi di colpa, ostilità dilagante versoil mondo e verso gli altri, ragionando in termini di bianco onero, buono o cattivo, amico o nemico.

È importante quindi impostare il lavoro tenendo in debi-ta considerazione cause e conseguenze delle insoddisfazio-ni e disagi esperiti dagli utenti in riferimento alle problema-tiche riguardanti le relazioni sociali e con la famiglia di ori-gine, con l’eventuale partner, nel lavoro e quindi rispettoalla progettualità futura. Sappiamo a proposito quanto lacondizione di dipendenza crea a volte disastri e conse-guenze irreparabili e comunque disagi nelle relazioniumane, ma anche nel lavoro, per cui l’utente sembra svi-luppare una significativa incapacità nel progettare e pensa-re al futuro in termini adattivi. Anzi, si rifugia in una condi-zione abitudinaria ed in una attitudine mentale caratteriz-zate da uno stile di vita che rivolge l’attenzione solo al pre-sente, al piacere a breve termine, seppure esso è momen-taneo. Per tali ragioni, parte del Programma ha l’obiettivodi limitare immediatamente i danni su indicati e preparare ilterreno per promuovere il ripristino di adeguati e funziona-li contatti interpersonali. A tal proposito, verso la fine delProgramma comunitario, utilizziamo anche una scheda-sti-molo ideata da De Silvestri dal titolo “Esposizione sociale”,che permette di sensibilizzare gli utenti circa le varie attivi-tà ed opportunità che si possono sfruttare per integrarsi inmodo adeguato nel tessuto sociale (frequentare il teatro e ilcinema, scuole di ballo, gruppi sportivi, congressi, convegni,gruppi politici, sezioni di volontariato, gruppi religiosi, ecc.).

Inoltre, sollecitiamo un investimento sul lavoro e sulleprospettive future in grado di far sentire l’utente ‘vivo’,impegnato e soddisfatto.

Vogliamo infine soffermarci su un altro aspetto patolo-gico tipico dell’”addiction” e cioè su come la ‘coartazionedel desiderio’ produca una significativa tendenza all’ap-piattimento emotivo o sottofondo depressivo, nel momentoin cui, entrando in Comunità, l’utente ‘rinuncia’ a soddisfa-re il vecchio bisogno-piacere.

Rinuncia cioè razionalmente, poiché nel tempo e attra-verso l’opera di sensibilizzazione, diventano sempre piùevidenti i disagi esperiti, il senso di solitudine, i rischi e glisvantaggi a lungo termine. Ma non possiamo pretendereche smetta coercitivamente di ‘farsi’ o ‘fare’ in terminipatologici, al costo di doversi ‘spegnere’ emotivamente! Ilrischio di ricaduta sarebbe sempre in agguato. “Se si vuole

perdere qualche abitudine, bisogna sostituirla con qualchealtra cosa” (De Silvestri C., idem).

È opportuno cioè favorire il cambiamento non solo in ter-mini razionali (l’utente sa benissimo di aver a lungo e peri-colosamente rischiato, infatti migliaia di volte ha promessoa sé e agli altri di smettere!), ma anche emotivi, nel senso disostituire alla sostanza qualcosa che comunque garantiscel’esperienza del piacere. L’utente è cioè disposto a cambia-re, ma in cambio di cosa? del ‘vuoto’? …quanto resisterà?

Ci riferiamo cioè all’idea che l’utente continuerà a vive-re una condizione di dipendenza, con alti rischi di ricadute,se continuerà ad essere incapace di sperimentare, non soloil ‘piacere’, ma anche soddisfazioni nelle relazioni sociali,familiari, nella relazione romantica, nel lavoro e nei proget-ti futuri; è fondamentale che egli divenga artefice dei pro-pri vissuti emozionali, non passivamente attraverso l’uso diqualche sostanza, ma attivamente, ricercando emozionipiacevoli, diversamente da come ha fatto in passato.

Volendo citare una metafora di Bernt H. Hoffman(Manuale di training autogeno, Astrolabio, ‘80), riteniamoche chi abbia sviluppato una dipendenza patologica sia piùpredisposto “… a rincorrere i ‘fiori esotici’ (le utopie),senza accorgersi di stare calpestando le ‘margherite’, chesono le cose semplici e reali della vita”.

Ipotizziamo quindi che la condizione di vulnerabilità, comesopra specificato, abbia spinto i nostri utenti ad esserepotenzialmente più orientati a ricercare il piacere a breve ter-mine, attraverso il vissuto di uno stato alterato di coscienza,rimanendone particolarmente affascinati dagli effetti poichépoco predisposti allo sperimentarsi ed a riuscire a goderedella grandissima quantità di stimoli che la vita offre.

Obiettivo terapeutico diventa così quello di favorire negliutenti una adeguata ricettività ed attenzione selettiva versogli stimoli ambientali e verso attività ad esempio ludico-ricrea-tive, allo scopo di ‘risvegliare i sensi’ ed esperire il ‘piacere’,potendo così meglio elaborare il ‘lutto’ e riempire quel ‘vuoto’lasciato dalla condizione di dipendenza. Diversamente glistessi sarebbero costretti a ‘rinunciare’, dovendo costante-mente combattere contro la propria emotività che vede lasostanza o il comportamento dipendente come medicina cheda piacere ed elimina magicamente la sofferenza.

Tale aspetto teorico ci ha indotti nel tempo a sfruttaretutte le strategie e la nostra creatività per favorire ancheforme di sperimentazione in vivo, che permettano agli uten-ti di ‘ri-scoprirsi’ capaci di viversi il ‘piacere’, diversamenteda come è accaduto in passato, obiettivo favorito pure daattività di gruppo e di sensibilizzazione, tecniche di trainingassertivo, addestramento al training autogeno, e soprat-tutto da attività ludico ricreative. Viene quindi stimolata lapassionalità anche dei singoli operatori, i quali raccontanole loro esperienze di vita, con riferimento al piacere prova-to dagli stessi, coinvolti in tali attività. Un operatore appas-sionato di musica può descrivere ad esempio le forti emo-zioni provate in occasione della partecipazione ad un con-certo dal vivo del gruppo o cantante preferito, riferendoneaccoratamente tutti i particolari.

L’esperienza ci sta dimostrando che alcuni utenti, predi-sposti verso questo genere di attività, vengono particolar-mente incuriositi e affascinati dal racconto chiedendo diapprofondire e di sperimentarsi, pronti a sfruttare future

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la professioneoccasioni. Si propone ad esempio di iniziare a conosceremeglio gli artisti attraverso la visione di concerti live regi-strati in dvd. A costoro vengono così proposte ulterioriesperienze realizzabili all’interno e fuori della struttura inaltrettante attività piacevoli.

È risultato interessante e funzionale fare delle riflessio-ni collettive in riferimento a quanto le loro esperienze divita e la possibilità di sperimentare emozioni piacevoli,siano invece state limitate e comunque quasi sempremediate da una condizione di alterazione dello stato dicoscienza.

A tal proposito hanno avuto un buon riscontro l’utilizzodi altre due schede-stimolo, una di De Silvestri (idem) el’altra di Klosko J.S., Sanderson C.W. (Trattamento cogni-tivo-comportamentale della depressione, McGraw-Hill,2001), dove vengono elencate, oltre 200 attività piacevoli:ascoltare musica, leggere un libro, guardare l’alba o il tra-monto, un film, gare sportive, fare una passeggiata inmezzo alla natura o sulla spiaggia, fare ginnastica, andarein bicicletta, cantare, suonare uno strumento musicale,disegnare o dipingere all’aperto, fare fotografie o filmati,viaggiare, costruire un modellino, visitare un museo, pesca-re, nuotare, fare l’amore, andare ad un concerto, a teatro,visitare uno zoo, cavalcare, preparare pranzi e dolci dabuongustai, collezionare oggetti, sistemare il giardino ofare composizioni floreali, ideare composizioni grafiche alcomputer, raccontare barzellette, sognare ad occhi aperti,ascoltare la pioggia, ecc..

Come si può notare molte di esse sono solitarie, per cuisensibilizziamo gli utenti in riferimento alle capacità del-l’essere umano di godere di emozioni piacevoli anche quan-do si è da soli. In setting di gruppo e in forme di sperimen-tazione in “vivo” viene favorita la possibilità di “riscoprirsi”capaci di provare emozioni sane, anche gustando il piacerenel fare, riconoscendo le preferenze e le attitudini originaliverso alcune attività ludico-ricreative. Riscoprirsi capaci diprovare piacere anche senza “sballarsi”, senza avere biso-gno di uno stato alterato di coscienza.

In sintesi, volendo riprendere il pensiero di Hoffman,stiamo continuando a sperimentarci, rinforzati da continuifeedback positivi, per aiutare i nostri ospiti a ‘raccoglieretante margherite’, potendosele godere e non sprecandoancora tempo prezioso o rischiando il peggio. Oppure,volendo usare un’altra metafora riferita da De Silvestricitando un detto inglese, consigliamo “… di fermarsi ognitanto lungo la strada (la strada della vita verso le nostrepiù alte ambizioni) per guardare i fiori che crescono sulciglio e goderne il profumo”.

CONCLUSIONIOvviamente abbiamo di fronte una strada irta e tortuo-

sa, ma siamo determinati e disposti ad imparare dall’espe-rienza e dalle eventuali critiche. Siamo inoltre abbastanzaflessibili per apportare aggiustamenti funzionali alProgramma. Ci rendiamo conto che si tratta di un lavoroimpegnativo e stressante, particolarmente a causa del coin-volgimento emotivo degli operatori e, quindi, per le caratte-ristiche del Programma descritto; confidiamo però nel fattoche la passione per tale lavoro ci darà le energie necessarieper continuare ad offrire il nostro modesto contributo.

Gianna Patrizia Scimeca - psicologoRoberta La Barbera - psicologoGiovanni Scaletta - psicologo

Il giorno 7 Luglio 2006 presso il Centro di Riabilitazione perdisabili di Palermo “Comunità Educativa”, fondato e pro-mosso dal Cardinale Salvatore Pappalardo Arcivescovo

Emerito di Palermo nel 1978, si è tenuto un Convegno scien-tifico dal titolo: “Patologie cerebrali degenerative.Leucoencefalopatie genetiche dell’età evolutiva. Aspetticlinici, diagnostici e riabilitativi”. L’iniziativa, che ha ricevu-to il patrocinio dell’Ordine dei Medici ed il patrocinio one-roso da parte dell’Ordine degli Psicologi, ha rappresentatoun evento formativo di grande rilievo sia per la specificitàdell’argomento, che non ci risulta sia stato oggetto di altripercorsi formativi nel nostro territorio regionale, sia per laqualità degli interventi, che hanno sintetizzato lo statoattuale della ricerca sulle leucoencefalopatie.

Le leucoencefalopatie sono patologie gravemente inva-lidanti, trasmesse geneticamente, che interessano il siste-ma nervoso centrale, le ghiandole surrenali ed altri organi,provocando un progressivo deterioramento delle funzionimotorie, cognitive, percettive, con pesanti ripercussionisulla qualità della vita del soggetto e dell’intero nucleofamiliare. I soggetti colpiti possono giungere ad uno statodi vita vegetativa e alla morte. Si manifestano soprattuttoin età infantile e puberale ma possono anche insorgere piùavanti negli anni. Rientrano tra quelle che sono considera-te malattie rare, definite anche orfane per la scarsità diprogetti di ricerca, sia a scopo conoscitivo che terapeutico.

L’attenzione alle malattie rare dovrebbe essere unadelle priorità del Sistema Sanitario Nazionale e il fatto cheun Centro di Riabilitazione appartenente al c.d. privatosociale convenzionato abbia organizzato questa iniziativa,si inserisce in una collaborazione che la ComunitàEducativa porta avanti da molti anni con l’Università degliStudi di Palermo e la Scuola di Specializzazione inNeuropsichiatria Infantile nel settore della formazione edella ricerca. Nell’ambito di un modello di riferimento ope-rativo che si contestualizza nella prospettiva dell’umaniz-zazione dell’assistenza al disabile, particolare attenzioneviene attribuita agli “ultimi”, a coloro che vivono situazionidifficili, drammatiche, gravi e gravose.

Riteniamo, pertanto, che l’operatore deve avere cono-scenze anche sulle patologie rare perché deve essere ingrado di diagnosticarle correttamente e di predisporre itrattamenti adeguati in modo da porsi come valido punto diriferimento per il soggetto e la famiglia che, in questo caso,non solo vengono colpiti dalla malattia, ma spesso anchedall’indifferenza, dall’assenza di informazioni, di cure e di

Uno sguardo allepatologie rareaspetti clinici, diagnostici eriabilitativi delle leucoencefalopatiegenetiche dell’età evolutiva

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la professione“care”. Il malato di una malattia raranon può, per questo, essere menodegno di cure, di assistenza e di aiuto,non può essere considerato un cittadi-no di serie b, non può essere discrimi-nato nell’accesso ai servizi socio-sani-tari, non può non essergli garantito ildiritto alla salute.

Molti sono i problemi etici, sociali esanitari che si pongono in relazione aqueste patologie, molteplici le implica-zioni sul piano della prevenzione e deltrattamento. Il senso di una giornatadi lavoro su questa tematica è statoquello di dare un contributo da partedel nostro Centro alla conoscenza diqueste patologie nei loro aspetti clini-ci, diagnostici e riabilitativi e di sensi-bilizzare gli operatori alle numeroseproblematiche associate. Il Convegnoè stato articolato in due sessioni dilavoro, una mattutina incentrata pre-valentemente sugli aspetti diagnosticied una pomeridiana relativa all’ambitoclinico-riabilitativo.

Ha aperto i lavori il DirettoreTecnico della Comunità Educativa,Sac. Dott. G. Scaletta che insieme aisaluti ed ai ringraziamenti, ha illustra-to il significato di questa iniziativa for-mativa contestualizzandola nel proget-to di formazione che il Centro da qual-che anno sta portando avanti.

È poi intervenuto il Dott. ClaudioCasiglia che nel portare il salutodell’Ordine degli Psicologi, ha sottoli-neato il sostegno che l’Ordine dà alleiniziative di questo tipo nell’otticadello sviluppo della professione e ha

ricordato la proficua collaborazioneche da qualche anno si è creata tral’Ordine e la nostra struttura per l’or-ganizzazione di attività formativeapprezzate per l’interesse dei temi e laqualità della trattazione.

Le relazioni tematiche sono stateintrodotte dal Prof. S. Mangano, Prof.

Ordinario di NPI, Direttore del Corsodi Laurea in Terapia della RiabilitazioneNeuropsicomotoria dell’Età Evolutiva,presso l’Università di Palermo, il qualeha sottolineato come lo sviluppo tec-nologico nei diversi ambiti delle disci-pline scientifiche abbia consentito,nell’ambito delle patologie cerebralidegenerative, di riconsiderare i quadrineuropatologici conosciuti, anche daprospettive differenti. I progressi com-piuti dalla biochimica, dalla geneticamolecolare e nel campo della neurora-diologia hanno permesso di descrivereun numero crescente di quadri psico-patologici per classificare i quali èstata proposta una nuova nosografia,fondata sull’integrazione dei dati clini-ci, strumentali, laboratoristici e speri-mentali acquisiti negli ultimi anni.

La prima relazione tematica è statapresentata dalla Prof. EdvigeVeneselli, Prof. Straordinario di NPI,presso l’Università degli Studi diGenova, responsabile dell’U.O. di NPIdell’IRCCS G. Gaslini di Genova. Larelazione ha puntualizzato i criteri(dati familiari, aspetti clinici generali,condizione neurologica) e gli strumen-ti diagnostici (approccio clinico e dia-gnostica strumentale) per le leucoen-

cefalopatie genetiche dell’età evoluti-va. L’approccio clinico consente didistinguere le forme con compromis-sioni extraneurologiche e le formeesclusivamente neurologiche. La dia-gnostica strumentale di primo livello ècostituita dalla neuroradiologia e dallaneurofisiologia, quella di secondo livel-lo dalla biochimica, dalla genetica,dalla neuropatologia. Sono stati pro-posti diversi criteri di classificazionefino ad arrivare alla più recente suddi-visione che distingue: leucoencefalo-patie definite solo su base genetica obiochimica, leucoencefalopatie defini-te solo da criteri clinici e neuroradiolo-gici, leucoencefalopatie ipomieliniz-zanti e forme non definite.

La dott.ssa Marianna Bugiani,Neuropsichiatra Infantile presso laDivisione di NPI dell’Istituto NazionaleNeurologico C. Besta di Milano, haevidenziato che il percorso diagnosti-co deve prevedere un approccio multi-disciplinare, pur sottolineando che larisonanza magnetica fornisce spessoinformazioni fondamentali e, in alcunemalattie, è in grado di orientare inmodo preciso il sospetto diagnostico.Ha poi descritto gli aspetti clinici,genetici e neuroradiologici delle princi-pali leucoencefalopatie.

La dott.ssa Filòcamo, specialista inGenetica Medica, responsabile delLaboratorio di “Diagnosi Pre ePostnatale Malattie Metabolichedell’IRCCS G. Gaslini di Genova, hapresentato una relazione sui meccani-smi molecolari e la diagnosi di labora-torio dei disordini PLP correlati e dellaMalattia di Alexander. Si è soffermataad illustrare il meccanismo patogene-tico alla base della Sindrome diPelizaeus- Merzbacher (PMD) e dellaparaplegia spastica X-linked di tipo 2(SPG2), entrambe legate ad un difet-to o ad alterato dosaggio del genecodificante per la proteina proteolipide(PLP1). Ha poi descritto lo statoattuale di conoscenze sulla malattia diAlexander, dovuta ad un difetto delgene che codifica per la proteina glia-le fibrillare acidifica (GFAP) le cui fun-zioni sono ancora poco note.

La dott.ssa Roberta Biancheri,Neuropsichiatra Infantile presso l’U.O.Malattie Muscolari e Neurodegenerativedell’IRCCS G. Gaslini di Genova, hapoi illustrato gli aspetti clinici, neuro-radiologici e genetici di una nuova leu-

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la professionecoencefalopatia ad ereditarietà autosomica recessiva,chiamata HCC.

Ha chiuso la prima sessione di lavoro il Dott. P.Sammarco, Direttore dell’U.O.S. Laboratorio di GeneticaMolecolare dell’Azienda Ospedaliera “V. Cervello” diPalermo, che ha descritto gli aspetti genetici e molecolaridella leucoencefalopatia megaloencefalica con cisti subcor-ticali, facendo anche qualche esemplificazione clinica.

Nella sessione pomeridiana del Convegno, in cui si è trat-tato il tema delle Leucoencefalopatie genetiche da una pro-spettiva clinico-riabilitativa, sono stati coinvolti diversi profes-sionisti del nostro territorio, per attivare un proficuo confrontodi esperienze con i relatori provenienti dalle altre regioni.

I lavori sono iniziati con una presentazione di casi clini-ci da parte del Dott. Aldo Barbagallo, NeuropsichiatraInfantile, presso l’U.O.C. di N.P.I., P.O. “Aiuto Materno” diPalermo. Il Dott. Barbagallo, dopo aver effettuato unabreve introduzione storica ed una classificazione delle leu-coencefalopatie genetiche, ha presentato due casi clinici,molto complessi dal punto di vista diagnostico, giunti allasua osservazione. I casi sono stati selezionati poiché, per leloro modalità di espressione clinica e le caratteristiche neu-roradiologiche, neurofisiologiche e di laboratorio, si presta-vano a sollecitazioni diagnostiche nel campo delleLeucoencefalopatie.

La Dott.ssa Marianna Bonanno, Terapista dellaRiabilitazione della Neuro e Psicomotricità dell’EtàEvolutiva, presso la Fondazione HSR-Giglio di Cefalù, haparlato del trattamento riabilitativo della disfagia nelle leu-coencefalopatie genetiche, descrivendo, inizialmente, lecaratteristiche della disfagia, i segni ed i sintomi ad essariferiti, focalizzandosi, in seguito, sulla valutazione, direttaed indiretta, e sul trattamento di tale disturbo.

La Dott.ssa Maria Milvia Vigneri, Terapista dellaRiabilitazione, presso l’U.O.S. di Riabilitazione, P.O. “AiutoMaterno” di Palermo, ha trattato il tema dell’interventoriabilitativo nelle disfunzioni respiratorie nei casi di leucoen-cefalopatia. Ha illustrato i meccanismi dell’alterazione dellameccanica respiratoria, le strategie di valutazione dell’in-sufficienza respiratoria e il programma riabilitativo che deveessere progettato secondo un approccio personalizzato emultidisciplinare; ha descritto, altresì, le tecniche riabilitati-ve relative alle disfunzioni respiratorie in età evolutiva.

La Dott.ssa Antonina Fontana, Psicologa presso ilDipartimento Materno Infantile, sezione di NPIdell’Università degli Studi di Palermo, ha parlato dellaQualità della Vita nelle malattie croniche dell’età evolutiva,prendendo avvio dalla definizione di salute da parte dell’OMScome stato di totale benessere fisico, mentale e sociale e nonsemplicemente come assenza di malattia. La Dott.ssa hadescritto, in seguito, alcuni strumenti di valutazione della qua-lità della vita che, però, nell’ambito delle malattie croniche inetà evolutiva sono ancora in fase di sviluppo.

La Dott.ssa Valentina Pastore, Psicologa pressol’IRCCS “E. Medea” di Bosisio Parini (Lecco), ha trattatodegli aspetti psicologici connessi alle leucoencefalopatiegenetiche. La Dott.ssa Pastore si è soffermata sulle impli-cazioni psicologiche di una diagnosi di tipo genetico che, daun lato, comporta la necessità di far proprie informazionisulla salute, sulla genetica, su leggi e calcoli probabilistici,

dall’altro mette in moto sentimenti quali rabbia, senso dicolpa, depressione, pessimismo.

Particolare risalto è stato dato all’équipe pluridisciplina-re, la quale svolge un ruolo fondamentale nel momentodella comunicazione della diagnosi, nel fornire un supportopsicologico alla famiglia nella fase immediatamente suc-cessiva, nella costruzione di un progetto riabilitativo e talo-ra nell’elaborazione della perdita.

Al termine della presentazione degli interventi tematici,è intervenuto il Prof. Fabio Canziani, Professore Ordinariodi NPI , Direttore della Scuola di Specializzazione di NPIdell’Università degli Studi di Palermo, il quale ha presenta-to il volume pubblicato dalla Comunità Educativa “Pensarela Ri-Abilitazione”. Il Prof. Canziani ha posto in evidenzal’importanza di una riflessione, da parte di tutti gli operato-ri della riabilitazione, sull’operatività professionale, che nondeve ridursi, dunque, soltanto, a mero tecnicismo ed ha sti-molato il nostro Centro alla produzione di pubblicazioniperiodiche, al fine di continuare il lavoro di costruzione diun pensiero scientifico sul tema della riabilitazione.

Ha concluso i lavori del Convegno il Cardinale SalvatorePappalardo, il quale ha espresso il suo vivo compiaci-mento per l’iniziativa svolta e il suo spessore scientifico-culturale. Il Cardinale, ha esteso il suo ringraziamento aquanti hanno collaborato per l’ottima riuscita dell’eventonon mancando di sottolineare il suo apprezzamento per ilraggiungimento di obiettivi importanti che fino ad alcunianni addietro sembravano difficili da perseguire. Ha, infine,sottolineato l’importanza di un lavoro di rete, di un impegnocomune nel favorire momenti e spazi di alta riflessione e larilevanza della presa in carico della persona con disabilità,in particolare del bambino con handicap, in una società incui sempre più spesso si assiste ad episodi di grave violen-za, abbandono e sfruttamento dell’infanzia.

Nel ringraziare i partecipanti ed i relatori ha posto inevidenza come un intervento svolto con grande competen-za professionale e scientifica non possa mai disgiungersi dauna presa in carico dal punto di vista affettivo ed umano.

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la professione

A cura di Fulvio Giardina eClaudio Casiglia

LA CULTURADELL’INTEGRAZIONE

Si percepisce sempre più unaframmentazione della dimensioneetica che ha incorniciato il progetto edil percorso di vita sia dell’individuoche della famiglia, così da far coinci-dere a volte i tradizionali valori posi-tivi e le grandi paure collettive.

Si coglie in maniera particolare ladifficoltà di concepire i modelli di inte-grazione per i cittadini extracomunita-ri che possano essere realmenterispettosi del nostro o del loro proget-to di vita.

LA FAMIGLIANella nostra professione spesso

viene intercettata la solitudine pro-fonda che avvolge individui non perquesto portatori di psicopatologie:una solitudine esistenziale e genera-zionale che altera gli spazi relazionalie le modalità comunicative.

La famiglia non sembra facilitareun contenimento ed un superamentodel problema, anzi a volte vienemessa in crisi come se fosse la causa,e non la vittima.

L’ETICA DEL LAVOROCredo che ogni professione, direi

ogni attività umana, debba caratteriz-zarsi per il senso etico con cui vieneesercitata, poiché determina, in ognicaso, quel processo di cambiamentoche si può tradurre in un miglioramen-to individuale e collettivo.

Ma il lavoro oggi ha ancora unasua etica?

SPIRITUALITÀ EDINTROSPEZIONE

La psicologia si sta avvicinandoalle problematiche legate all’accetta-zione della propria condizione daparte dell’individuo, quando questacoincide con malattie cosiddette ter-minali. In altre parole, nel momentoin cui il malato terminale è coinvoltonelle terapie palliative, cioè non piùrisolutive, non è semplice proporgli efacilitargli un percorso introspettivoattraverso una lettura spirituale,serena, della propria esperienza divita.

Quesiti psicologiciLe seguenti osservazioni in merito

ai quattro problemi posti, non vengo-no espresse con categorie e linguag-gio propri delle scienze psicologiche,ma come valutazioni pastorali, chepartono dal valore positivo che hasempre ogni vita umana, e particolar-mente da quello che la fede cristianale assegna.

La cultura dell’integrazione.Per quanto concerne il problema,

oggi molto attuale, di una possibileintegrazione culturale, tra personeche seguono diversi stili e modi divivere, c’é da rilevare che il relativi-smo oggi imperante, più che favorire,si presenta come un’ ostacolo a che cipossa essere un vero confronto divalori, un dialogo, o qualche forma dipossibile e vera integrazione.

Se non vengono riconosciuti l’esi-stenza e il valore normativo di princi-pi etici naturali, impressi nellacoscienza umana, con lo scopo di

garantire e di promuovere, attraver-so la loro osservanza, un retto per-corso di vita delle singole persone,della famiglia e della stessa società,si rimane in balia di una quantità diopinioni e modelli culturali che, peressere derivanti da effimeri e mute-voli consensi sociali, non rappresen-tano per nessuno un vero progetto divita dal quale partire.

Per confrontarsi con altri, bisognaessere sicuri di quello che si è, e di ciòa cui si attribuisce valore. La conse-guenza di un pluralismo e relativismonon aventi, forse da entrambi i lati,sicuri punti di riferimento culturale, èl’impossibilità di un sostanziale con-fronto, e tanto meno di alcuna formadi vera integrazione. Si potrà tuttaviatrovare, con persone di diversa cultu-ra, qualche umano settore operativo,sul quale poter collaborare, per finali-tà che rispecchiano interessi umana-mente condivisibili, quali sono quellidella sicurezza, del progresso socialee della pace.

La famiglia.La famiglia è, per sua natura, chia-

mata ad essere e vivere come comu-nione stabile di persone che si accet-tano, si stimano, si vogliono bene e siaiutano. Accade però che essa vengavissuta, da taluno o da alcuni dei suoimembri, senza la percezione di talenaturale esigenza, ma come una con-vivenza di persone che vogliono orga-nizzare ognuno per sé la propria esi-stenza, non partecipando al dialogo,al confronto, alla collaborazione chela vita familiare esige. Se manca per-tanto tale contributo di frequente,cordiale comunicazione, è inevitabileche ne segua, per chi così si compor-ta, e con disagio per tutta la famiglia,una situazione di solitudine psicologi-ca e sociale, la quale finirà per grava-re sugli stessi soggetti.

Non sembra, perciò, essere la soli-tudine a causare l’alterazione deglispazi relazionali, quanto piuttosto l’ef-fetto di un forse inconsapevole egoi-smo, che induce ad affermare e a cre-

A colloquio con il Cardinale PappalardoIl Presidente e il Vicepresidente dell’Ordine incontrano il CardinalePappalardo, ne nasce un interessante e significativo dialogo.

S. E. Cardinale Pappalardo

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la professionedere di bastare sempre a se stessi,evitando di accettare e di adattarsialle eventuali diverse veduti ed esi-genze del resto della comunità fami-liare. Chi così si comporta nell’ambitodella realtà comunitaria familiare etalora anche di quelle sociali, non dis-porrà più, anche quando gli sarebberonecessarie e lo volesse, di modalitàcomunicative facili ed efficaci.

La famiglia, per corrispondere aduna sana educazione civica e moraledei figli, deve essere aperta alla reci-procità dell’amore, del servizio, allacomunicazione tra tutti i suoi membri,ed anche alla partecipazione alla vitasociale. Altrimenti essa sarà, nellostesso tempo, causa e vittima di unafrantumazione interna ed esterna,alla fine gravante su tutti i suoi mem-bri. È oggi assai preoccupante il fre-quente succedersi di delitti che siconsumano all’interno di realtà fami-liari, e che sono segno di un modocerto non ordinato di vita comune. Lavita comunitaria e la disponibilità deisuoi componenti alla collaborazione,non giovano soltanto alla famiglia, marendono possibili anche quelle inizia-tive sociali che hanno bisogno di uncontributo di collaborazione da partedelle famiglie.

L’etica del lavoro.Se, e finché, l’attività umana,

viene svolta all’unico scopo di acquisi-re ricchezza, non la si può chiamarepropriamente lavoro. Questo, infatti,è tale se risponde alla finalità e digni-tà del prestare indispensabili o utiliservizi alla comunità umana, secondole necessità e bisogni della vita indivi-duale e associata. È di particolaresignificato rilevare che dall’antropolo-gia cristiana, il lavoro viene considera-to quasi una forma di collaborazionedell’uomo con il Creatore, nel domi-nio, nell’uso, nella modificazione ditante realtà create, e quindi nell’in-cessante cammino del progresso intutti i settori della vita.

La società può essere dunque con-siderata come composta, e traentebeneficio, dall’intreccio e dall’interdi-pendenza di quanti prestano i diversiservizi occorrenti, dei quali ogni per-sona deve essere considerata tantooperatrice che fruitrice. È necessarioperciò che l’educazione dei giovanicomporti che siano preparati a svol-

gere, quando sarà, con competenzaed impegno, quelle attività che, seb-bene in modo diverso, servano a pro-muovere quanto occorre non solo albenessere materiale, ma anche adaltri ambiti culturali e spirituali, nonmeno essenziali ed importanti dell’e-sistenza umana.

La retribuzione per qualunque tipodi lavoro, e comunque chiamato, èlegittima e doverosa, e dovrebbeessere corrisposta al lavoratore conriferimento al poter bastare per unavita personale e familiare dignitosa edonesta. Non può essere però etica-mente giustificato un accumulo diingenti capitali, da chiunque operato,che risponda solo ad un progetto diaccrescimento di potere economico, eforse anche politico, e non sia impe-gnato nel finanziamento di attività ediniziative che incentivino il benesseree il progresso, procurando così ancheche diminuisca la disoccupazione.Sono ben note le tristi conseguenzealle quali questa può fornire l’occasio-ne, specialmente ai giovani del nostroMeridione, incrementando l’adesionead attività mafiose e lo smercio capil-lare della droga.

Spiritualità ed introspezione.L’odierno modo di vivere, talmen-

te esteriorizzato e dominato dal fra-stuono dei mezzi della comunicazionesociale, ha fatto perdere a molti lacapacità di riflettere, rientrando in sestessi, per rendersi conto di quelloche occupa la loro interiorità in pen-sieri, desideri, atteggiamenti, propo-siti ed azioni. Il “conosci te stesso”degli antichi filosofi non è più prati-cato, anche perché comporterebbe lapresa d’atto delle proprie fragilità, edi quanto si ha paura di affrontare.C’è poi chi prova disagio anche aldarsi una risposta ad alcuni interro-gativi inderogabili per ogni persona:quale è il valore della vita umana, ilsignificato delle sue esperienze,della gioia, della fatica, del dolore,del male, della malattia, della morte,cose tutte che si alternano nella vitapresente. Ma cosa ci sarà dopo diessa?

Non è possibile, né saggio, sfug-gire a questi problemi, fingendo chenon esistano, o ricorrendo ai tantianestetici che la società consumisti-ca offre. È così che, con poca consa-

pevolezza, molti attraversano levarie fasi della propria esistenza,delle luci e delle ombre, fino a trovar-si dinanzi ad eventi mai presi in per-sonale considerazione, quali sonoquelli di un dolore, di un infortunio edi una grave malattia che mette arischio la propria sopravvivenza….

Nessuna scienza o filosofia è ingrado di dare una risposta ai suddet-ti quesiti che riguardano, non l’uno ol’altro aspetto della vita, ma il signifi-cato del suo insieme, del corpo,come anche dello spirito, dei qualiconsta la persona umana. Soltantodalle religioni si ricevono risposte,secondo la diversa consistenza delleloro dottrine, a volte molto nebulose.Chi non crede che il finire della vitanon è la fine di quello per cui la si éricevuta, ha ragione di rimanere in unturbamento esistenziale che rendetragico il pensiero della morte.

La fede cristiana è rassicurante alriguardo. Essa afferma che la vitaumana è un dono irreversibiledell’Amore di Dio Padre, e che l’uo-mo è stato creato, non per una esi-stenza peritura, ma perché dopoaverla vissuta, con sempre rinnovatafedeltà e ferma speranza, nell’alter-narsi operoso delle vicende terrene,abbia poi una continuità felice nellapiena ed eterna visione e comunionecon Dio. È questa la salvezza!

In realtà, è cosa difficile proporrea persone ormai in stato di terapiepalliative, esercizi o letture che pos-sano non fare percepire quello cheormai sta per accadere. L’invito ad unpercorso retrospettivo del passatosarebbe anch’esso un palliativo, serestasse rinchiuso in se stesso, e noninvece l’occasione per un’intima,serena riflessione spirituale, accom-pagnata da un riferimento religiosoche metta la propria vita, qualunqueessa sia stata, in relazione e nellemani misericordiose di Dio. Un medi-co credente non dovrebbe ritenerealieno dalla sua funzione l’aiutare ilproprio paziente, mostrando di con-dividere con lui la Speranza nelladivina clemenza, nei riguardi di quan-ti nella vita hanno creduto in Cristo,mandato dal Padre per la salvezzadell’uomo, e che ha dato la vita peraverci sempre con Sé. Per i non cri-stiani, un discreto riferimento religio-so sarebbe sempre opportuno.

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Francesco Carpano“STARE BENE CON SE

STESSI E CON GLI ALTRI” Armando editore, 2005

pagg. 160

Il romanzo d’esordio della psicologa catanese RenataGovernali, svolge una trama apparentemente autobio-grafica su un ordito storico e di costume ambientato tra

la Sicilia, il Piemonte e la Campania. Altrettanto precisatisono i tempi dei fatti narrati, a compasso tra gli anni 1950e l’attualità d’inizio millennio, con frequenti e dense incur-sioni nel passato remoto delle generazioni dei nonni, conmomenti di efficaci quadretti che agevolano confronti e illu-minano le caratterizzazioni dei protagonisti, l’ambiente, e ilpremere dei ricordi tra sentimenti e doveri. C’è anche unosfondo di valori familiari che regge in gran parte i momen-ti del privato lungo il dipanarsi della trama: il padre in primopiano, quindi la madre e le sorelle, e, ancora dei genitori, lerispettive famiglie di provenienza come di due mondi traloro lontani per mentalità, condizione sociale e proiezionenella vita di relazione. Infine la scrittura: Governali dà inquesta sua opera-prima, una forte dimostrazione di stileproprio, scevro da sperimentalismi e da azzardi, sostenutoda una esemplare sicurezza espressiva. Una testimonian-za di stile adatto a intrattenere il lettore, a invitarlo a pro-seguire, fosse solo per l’agilità del fraseggiare, l’affabilitànell’intrattenerlo con un modulo che rifugge la necrosi dellefrasi precotte e veste i contenuti con una combinazione diessenzialità e semplicità basate sulla ricchezza del vocabo-lario. C’è insomma a denominatore della densa e accatti-vante trama de La ragazza alla finestra, una spiccatissimaarte del narrare che ci fa, ad apertura di pagina, apprezza-re la modulazione espressiva lieve, corriva, definitoria,coerentemente attestata a fili di tenace logica. Ne scaturi-sce una rappresentazione di fatti, nei quali il lettore, ora siidentifica nel protagonista, ora, altrettanto spontaneamen-te, si sente rivendicato, ora coglie le provocazioni dei fortiinviti che evitando metafore e allusività attingono al cuoredei problemi, alla centralità dei fatti o dei propositi. È que-sto uno dei tanti aspetti caratterizzanti che spicca tra laavvincente formula di una scrittrice che suggerisce tesi edespone idee senza suggerirle e senza esporle, cioè senzalasciare tracce di parenetico, senza ricorrere al didascalico.Il lettore incontrerà esempi di questa arte nei frequenti epi-sodi che colorano e personalizzano l’alta caratura delmodulo narrativo della Governali.

Mario Grasso

L’assunto dell’autore è che il disagio psicologico, adeccezione delle tipologie medio-gravi, si può prevenire.L’autore che ha una lunga esperienza maturata nel

duplice ruolo di docente e psicologo, a contatto con giovani“sani” e portatori di disagio psicologico, è convinto che il piùefficace intervento di prevenzione è l’educazione da parte digenitori attenti ai bisogni immateriali dei figli, nonché didocenti sensibili, disponibili all’ascolto e pronti a cogliere isegnali del disagio. L’opera scaturisce dall’esigenza avvertitadagli educatori di dare un significativo contributo alla preven-zione del disagio sul piano didattico-educativo. Carpano, conquesto lavoro si è impegnato, con l’apporto scientifico dellaPedagogia preventiva e della Psicologia della salute, a tra-durre sul piano didattico contenuti e metodi di scienze cheper motivi culturali ed epistemologici sono difficili da coniu-gare sul versante della formazione. Pertanto, il libro vuoleessere un agevole strumento didattico nel quale sono affron-tate tematiche sul disagio adolescenziale ed altre sulla cre-scita personale. I genitori e gli educatori possono disporredi un manuale che con linguaggio semplice e chiaro aiuta acomprendere meglio ciò che può rendere difficoltoso ad unadolescente il superamento della crisi adolescenziale.

Anche studenti e ragazzi possono familiarizzare con leloro problematiche ed alleviare le ansie grazie all’approccioscelto dall’autore per creare l’interesse nel lettore, moti-varlo e guidarlo a seguire itinerari che possono dare unimportante impulso alla crescita personale. I segmenti checaratterizzano la struttura di ogni capitolo sono:• I questionari di autovalutazione: proposti all’inizio del capi-tolo, hanno l’obiettivo di stimolare l’interesse alla lettura;• per riflettere e discutere: domande per sviluppare rifles-sioni e discutere e confrontarsi con gli altri;• schede: contengono indicazioni e suggerimenti che seattuati, attivano processi di crescita, prefigurano itinerari,sviluppano la conoscenza di se stessi, contribuiscono adelevare la qualità della vita e a raggiungere obiettivi con-nessi alla maturità psicologica;• sintesi del capitolo.

Alcune tra le tematiche trattate: star bene in famiglia, ivalori, stare bene a scuola, il rapporto con il cibo, le dipen-denze, il rapporto con l’altro sesso, etc.

Roberto Cafiso

recensionia cura di Roberto Pagano

Renata Governali“LA RAGAZZA

ALLA FINESTRA” Edizioni Prova d’Autore

Pagg. 164 - € 10,00

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recensioni

IMPULSO, ISTINTIVITÀE RIFLESSIONE

Impulso, istintività e riflessione, maanche “ossessione”, convivono informa inscindibile e sinergica nelle

opere di Fabio Marabello. O forse, emeglio, meditata rielaborazione a poste-riori su un impulso istintivo, su “un’os-sessione”, quella particolare “mésallian-ce tra stato emotivo e idea associata” dicui icasticamente parla Freud.

È opportuno chiarire subito le doppieradici culturali di Marabello, che è pittorema è anche, e nel contempo, psicologo.Come pittore si professa “autodidatta”,ma come psicologo non può non averecontezza delle profonde dinamiche del-l’inconscio, così le due identità, ancorchépassibili di sdoppiamento, si fondono nelsuo procedere artistico, sostanziandosi avicenda e anzi conferendo alla sua creati-vità una peculiare originalità.

Rintracciandone i prodromi già inopere risalenti a circa un quinquennio fala sua ricerca si dipana oggi tra pittoricitàe plasticità, donde l’epiteto di “pittoscul-ture” con cui lo stesso artista denomina lesue opere più recenti, attraverso una tec-nica mista di complessa elaborazione chesi avvale di materiali talora estremamen-te semplici, più spesso inusuali, giungen-do ad un risultato originale che riesce adoltrepassare la mera “forma-quadro”.

Lo stadio embrionale delle “pitto-sculture” è rappresentato da tele cherecano già in nuce il messaggio, il cantoche l’artista invia verso la casa della

Verità: un magma fluttuante di cerchi,sovente iscritti l’uno nell’altro, e di freccedai colori pulsanti che racconta, traspostiin mete e direttrici, della vita, del deside-rio, del sogno, della illusione, ma anchedell’attesa e della tensione, in una dimen-sione sospesa tra il tempo ed il nulla.

La ricerca di una forma espressivanuova ma comunque coerente con il pro-prio passato culturale spinge l’artista asperimentare una singolare ibridazionedi pittura e scultura, le “pittosculture”appunto, ove, come già sperimentato inpittura, anche dalla scabrosità di unamonocroma entità spazio-temporale,variamente trattata e sovente combu-sta, allusione certa ad un irriducibileannichilamento, emergono tratti edimpronte che alludono ad una immaginearchetipica, forse evocanti quel caosondeggiante e irresoluto di piccoli egrandi tondi e di soverchianti frecce cheè la sua più vera “ossessione”.

L’eterogenea giustapposizione dimateriali e tecniche differenti vienesapientemente utilizzata quasi a delimi-tare confini netti, come a voler circoscri-vere ciò che appartiene alla vita, allasperanza, alla bellezza, separandolo daciò che ne è ineluttabile antagonista, inun dualismo di opposti: éros e thánatos,kósmos e kháos, cui si frammezza ilvuoto, la paura del buio, la malinconiadell’esistenza in balia della tetra e oscu-ra minaccia del Tempo e della Verità.Talora l’incontrollabile e dionisiacapotenza del kháos domina sulla esiguitàastratta del kósmos attraverso la con-

trapposizione tra superfici irregolari epiani assolutamente levigati e uniformi.Ed è proprio l’impiego di materiali etero-cliti, nonché di toni ora brillanti oramonocromi, o addirittura acromatici,dunque diversamente sensibili alla rifra-zione luminosa, che conferisce singolarequalità espressiva alle opere, potenzian-done la valenza simbolica.

La strada intrapresa dall’artista,muovendo da una qualità decorativa chepotrebbe rimandare per segni calligraficie soluzioni cromatiche a suggestioninabis, ed in particolare ai ritmi sinuosi diPierre Bonnard, si inalvea nella poeticainformale - concettuale che trova nell’in-conscio la fonte primaria di ispirazione.In tale contesto Marabello continua asperimentare vie espressive del tuttopersonali supportato dalla familiaritàintrattenuta per formazione con l’imma-ginario archetipico.

Isabella Barcellona

Il conscio e l’inconsciomostra di pittura del collega Fabio Marabello

Il prossimo anno, molto presumibilmente a gennaio, avrà luogo a Palermo la miamostra personale di pittura. Faccio lo psicologo presso alcuni centri educativi edinsegno Psicologia e Filosofia presso alcune scuole private a Palermo. Da oltre

venti anni dipingo. Critici d’arte e persone del mondo dell’arte contemporanea hannodefinito la mia Arte come Informale-Concettuale. Finalmente, dopo tanti anni si sonoaccorti di me, ma soprattutto di ciò che faccio! Non posso nascondere il mio grandeentusiasmo per il tanto interesse che sta crescendo attorno al mio lavoro: una nuovarealtà che mi sta travolgendo più di quanto io potessi immaginare.

La mostra avrà il titolo: “Anche un chicco di grano getta la suaombra”. Indovinate, cari colleghi, di cosa tratterà? Del conscio e dell’inconscio, dellavita piena e del declino inesorabile, insomma della dinamica dell’esistenza, secondoil mio modo di interpretarla, in una chiave pittorica densa di matericità, in cui le cro-mie e le combustioni suscitano le più diverse emozioni, sorprendendo lo spettatore,

quasi catturandolo. Queste che seguono sono le espressioni a caldo di alcune persone, dopo aver visto le opere: “Nonriesco a distogliere lo sguardo!”, “Mi manca il fiato!”, “È come se mi guardassero…” e altre.

Vi aspetto numerosi, sperando di avervi, un pò, incuriosito. Naturalmente, avrete l’invito in tempo… ciao… a presto.Fabio Marabello

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Nuovi iscritti all’Albo Sez. A e Sez. Bdal 28/10/2005 al 14/7/2006

3341 Abate Francesca TP

3573 Abbattista Chiara RG

3421 Addelfio Giovanna PA

3422 Aglianò Valeria Francesca CT

3468 Agnello Maria Virginia PA

3640 Alessandra Simona EN

3469 Alessandrello Marla RG

3470 Allegra Torrisi Isidora Alfia CT

3641 Altomare Adriana SR

3518 Amato Caterina PA

3574 Amato Laura AG

3342 Amato Simona PA

3549 Amore Sabrina TP

3519 Amoribello Sonia CL

3398 Anania Raffaella TP

3471 Andolina Carmelinda Stefania EN

3423 Aprile Antonella TP

3575 Arena Concetto Alessio EN

3642 Arnone Ilenia CL

3693 Asero Luisa CT

3702 Augello Valeria PA

3399 Baggione Giovanna CT

3576 Barbagallo Sonia CT

3472 Barberi Angela EN

3643 Barone Rosalia PA

3424 Barresi Rosaria SR

3520 Baschi Camillo PA

3343 Bellini Francesca TP

3344 Benigno Emanuela PA

3425 Beninati Fabio PA

3473 Beninati Paola TP

3644 Bisazza Alessia ME

3577 Bonadonna Attilio PA

3400 Bonventre Giovanna TP

3426 Bravatà Ilenia PA

3474 Brighina Flavia CT

3578 Brusca Valeria PA

3550 Butticè Antonina AG

3345 Calabrese Cristina AG

3645 Calamia Ivana Maria TP

3646 Calcaterra Francesca PA

3521 Caldarella Gabriella PA

3475 Caleca Manuela TP

3647 Campanella Manfredi PA

3648 Campo Valeria PA

3401 Cannata Margherita SR

3402 Cannavà Francesco SR

3476 Cannia Giuseppina PA

3346 Capizzi Maria ME

3703 Capizzi Mariagrazia EN

3347 Carcione Lucia ME

3348 Carmeci Floriana Antonella CL

3522 Caruso Concetta RG

3694 Caruso Concetta CL

3403 Caruso Francesco PA

3704 Casale Annalisa EN

3404 Casano Vitalba TP

3649 Cascino Barbara PA

3695 Cassaro Tania AG

3551 Castronovo Antonio PA

3705 Catalano Maria PA

3405 Catalano Silvana TP

3349 Cavallaro Deborah PA

3477 Ciarcià Sabrina RG

3523 Cilia Sabina CT

3406 Clemente Francesca Paola PA

n° Scheda Cognome e Nome Prov.

IISSCCRRIITTTTII SSEEZZ.. ""AA"" - PPSSIICCOOLLOOGGII

n° Scheda Cognome e Nome Prov.

a aggiornamento lbo

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45

3427 Colantonio Tiziana CT

3579 Colina Piera EN

3524 Comito Francesca CT

3650 Consagra Teresa Aurelia AG

3552 Consoli Elena CT

3478 Conti Nibali Enza ME

3350 Coppola Rosalia PA

3351 Corrao Francesca PA

3651 Corso Daniela SR

3652 Corso Francesca PA

3479 Cosentino Maria Angela Anna CT

3480 Cosentino Silvia PA

3525 Costantino Samuele CT

3428 Croce Salvatrice PA

3429 Currieri Giuseppe PA

3580 Cusimano Laura PA

3581 D'Angelo Maria AG

3653 D'Antonio Francesca Laura CT

3706 Damasco Monica Celia PA

3481 De Luca Denise TP

3582 De Luca Virginia PA

3352 De Maria Aldea Jeronima Lucia CT

3526 De Pasquale Rosanna ME

3482 Destro Angela Cristina Maria CT

3583 Di Chiara Maria Gabriella PA

3353 Di Falco Ivana AG

3483 Di Giorgio Carolina PA

3584 Di Leo Esmeralda Manuela CL

3430 Di Marco Antonietta ME

3654 Di Marzo Valentina PA

3585 Di Noto Giusi PA

3354 Di Pasquale Maria PA

3553 Di Pasquale Marina PA

3586 Di Pietro Carmela CT

3431 Di Salvo Alessandra PA

3484 Di Venti Lara EN

3485 Dionisio Barbara PA

3527 Distefano Rosaria Carmela CT

3587 Failla Paola PA

3707 Famà Francesca Isabella ME

3432 Famulari Elena SR

3588 Faraci Nicoletta CT

3486 Fazio Agata Laura CT

3487 Federico Virginia PA

3708 Felice Luciano Renato PA

3655 Ferlita Vera Lorella AG

3355 Ferrara Rosalia PA

3433 Fertitta Eugenia PA

3434 Fici Antonia TP

3407 Findata Elisa CT

3589 Fisicaro Daniela EN

3356 Foderà Marcella TP

3554 Folco Claudia RG

3656 Forestieri Stefania Giusy PA

3488 Formuso Vita AG

3408 Fransoni Francesca SR

3489 Fronterrè Carmela PA

3657 Gaglio Valeria PA

3357 Gargano Maria Teresa PA

3358 Garozzo Margherita CT

3658 Garrisi Giovanni PA

3659 Gelardi Filippa PA

3528 Genovese Loredana PA

3409 Gentile Carmelinda Maria Rita CL

3555 Giacalone Agata Maria TP

3660 Giambrone Jessica AG

3435 Giammanco Piersanti PA

3590 Giardina Egle CT

3436 Giordano Caterina PA

3410 Giorgi Antonino TP

3661 Giorgianni Andrea PA

3591 Girgenti Giuseppina Rita AG

3696 Giuliana Francesca PA

3359 Giuliani Eleonora PA

3360 Grado Irene AG

3411 Graziano Giuseppina TP

3592 Grazioso Claudia SR

3490 Greco Francesco PA

3361 Grigoli Dario AG

3362 Grispino Fabiola RG

3556 Gruttadauria Stefania CT

3363 Guarneri Natalia PA

3662 Guarneri Teresa PA

3437 Gulino Domenica PA

n° Scheda Cognome e Nome Prov. n° Scheda Cognome e Nome Prov.

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3557 Gullo Francesco PA

3663 Gullo Salvatore PA

3558 Gumina Maria Grazia PA

3664 Hoffmann Chiara PA

3412 Iacolino Giovanna AG

3491 Iacurti Anna Elisa EN

3593 Incontro Claudia SR

3438 Indovina Patrizia PA

3594 Inglima Eleonora AG

3665 Intilla Andrea CL

3529 Intorcia Anty TP

3559 Iudice Salvatore CL

3595 Izzo Rosa CL

3596 La Paglia Maria EN

3560 La Piana Luisa PA

3597 La Rosa Maria EN

3492 La Tona Giuseppa PA

3493 Lamari Lorena SR

3666 Lanza Cariccio Katyuscya ME

3561 Lascari Anna PA

3364 Leggio Lucia PA

3439 Leonardi Ester CT

3667 Leone Sabrina CL

3562 Licata Mariangela TP

3598 Licata Nicoletta AG

3365 Limina Daniele CT

3668 Lo Bello Vanessa PA

3366 Lo Curzio Gianmarco SR

3709 Lo Nigro Tiziana PA

3669 Lo Piccolo Melinda AG

3530 Lo Presti Antonino ME

3710 Locascio Claudia AG

3531 Lombardo Fabiana Anna SR

3599 Lorito Lucrezia PA

3532 Lucchese Silvano PA

3670 Lunetta Alessandro PA

3533 Lunetto Salvatore PA

3367 Macaluso Enza PA

3600 Machì Natalia PA

3671 Maggio Paola AG

3563 Maione Patrizia PA

3672 Malizia Nadia PA

3440 Mammina Claudia PA

3673 Mamo Cristina AG

3601 Mancuso Pietrina Salvatrice CL

3711 Manfrè Antonietta ME

3368 Mangiapane Ernesto PA

3602 Maniaci Giuseppe PA

3603 Maniscalco Stefano PA

3534 Mannino Lucrezia PA

3413 Manto Maria Antonietta AG

3535 Manto Maria Concetta PA

3494 Marcantonio Roberta AG

3604 Marchese Fulvio PA

3564 Marciante Francesco SR

3697 Marini Monica CT

3414 Marotta Mariella RG

3369 Marrone Anna CT

3370 Matera Maria Grazia PA

3536 Mazzola Gioacchino PA

3605 Meli Alessandro PA

3441 Melodia Caterina TP

3415 Merlina Christian PA

3606 Messina Laura Giuseppina Maria CT

3416 Midili Anna ME

3371 Migliore Daniela Maria CL

3607 Milano Ileana, Maria, Katrin EN

3608 Milici Gaia EN

3565 Milioto Massimo CT

3537 Milisenda Maurizio PA

3698 Minaudo Valeria TP

3712 Minnella Ivana Francesca CT

3372 Mirici Cappa Giuseppina PA

3538 Mistretta Maria Gabriella AG

3566 Moceo Maria PA

3442 Modica Roubaudy Josephine PA

3609 Monici Tindara ME

3443 Montana Claudia Concetta Giovanna CL

3444 Montemagno Silvia CT

3713 Monteverde Manuela PA

3445 Montoleone Salvatore Riccardo PA

3567 Morana Josephine PA

3446 Morello Eliana PA

3610 Mugnos Marcella AG

n° Scheda Cognome e Nome Prov. n° Scheda Cognome e Nome Prov.

46

Page 47: N.4 - Ottobre 2006

47

3611 Murè Giovanni SR

3447 Musso Patrizia Teresa AG

3495 Nicolosi Anna PA

3699 Nicolosi Elena CT

3674 Nicosia Salvatore PA

3417 Nicotra Agata Giovanna CT

3612 Noto Serena PA

3675 Occhipinti Antonella RG

3448 Oliva Roberta PA

3373 Oriti Maria Grazia ME

3714 Orlando Maddalena Liliana CL

3568 Pace Maria TP

3539 Pagliaro Germana PA

3715 Pagliaro Simona ME

3676 Palmeri Ivano CL

3496 Palmieri Stefania CL

3449 Palumbo Adele AG

3677 Parlato Lidia PA

3497 Pasquali Plinio Alessio CT

3678 Passalacqua Serena PA

3498 Patti Agata CT

3613 Patti Francesca PA

3540 Patti Mariangela TP

3679 Pecoraro Valeria AG

3680 Peralta Ileana PA

3614 Pettinato Enrica EN

3541 Piazza Irene AG

3499 Piazza Ivana AG

3615 Piccitto Nicoletta Maria Ausilia CT

3374 Pinio Caterina PA

3375 Pino Carmela ME

3542 Piraino Sonia PA

3376 Pirrotta Caterina PA

3681 Pisano Barbara PA

3543 Piscitello Vincenzina PA

3450 Pistorio Patrizia CT

3451 Pistritto Provvidenza Olivia PA

3377 Pitino Eleonora RG

3378 Pizzo Giovanna TP

3616 Presti Floriana ME

3418 Prezzavento Maria Concetta Giovanna CT

3452 Principato Pietro AG

3617 Provenza Melania PA

3517 Puccio Francesca PA

3379 Puccio Letizia ME

3500 Puccio Rita Ivania PA

3618 Puglisi Raffaele CT

3569 Pulvirenti Maria Rita CT

3501 Pulvirenti Maria Vittoria CT

3453 Quagliana Antonella PA

3454 Raffa Daniela ME

3619 Raffa Valentina ME

3502 Randazzo Antonella CL

3380 Randazzo Gaia PA

3503 Randazzo Maria PA

3716 Rapisarda Claudia CT

3504 Rapisardi Massimo CT

3682 Rappo Gaetano PA

3381 Raso Marianna Ivana TP

3382 Reale Ada ME

3620 Restivo Angela TP

3505 Ribaudo Rosa PA

3700 Riggi Valeria TP

3506 Rinaldi Angela EN

3683 Riolo Alessia PA

3717 Risico Teresa TP

3507 Risiglione Carmela Grazia CT

3455 Rizzo Diletta BA

3570 Romano Floriana EN

3544 Rosa Valentina RG

3684 Rubino Rosanna PA

3685 Russo Daniele PA

3383 Sagona Genny PA

3508 Saieva Giovanna AG

3621 Salamone Antonella ME

3622 Salamone Giuseppina SR

3623 Salanitro Giuseppa PA

3545 Sammartano Maria Teresa TP

3384 Samperi Carmela ME

3624 Sanfilippo Chiara CT

3546 Sasso Maria Rita PA

3625 Scalavino Maria Antonia PA

3456 Scalia Elisa CT

3385 Scarfia Lorena EN

3457 Scavo Vincenza Viviana CT

3509 Scebba Carmela CL

Page 48: N.4 - Ottobre 2006

3626 Schembri Rosaria SR

3688 Schiera Girolamo PA

3627 Schillaci Adriana PA

3628 Schillaci Veruska CL

3510 Sciacca Angela TP

3458 Sciavarrello Florinda CT

3629 Scibilia Valeria RG

3547 Scicolone Angela Valeria AG

3386 Scilipoti Alessandra ME

3630 Scimeca Matteo PA

3459 Scorsone Caterina AG

3460 Scuderi Maria Letizia CT

3387 Seria Gabriele CT

3631 Sgadari Nunzia PA

3511 Sgroi Barbara SR

3687 Sicali Santa Antonina CT

3461 Signorello Francesca PA

3512 Silvino Paola Rita CL

3388 Simone Grazia CT

3688 Siracusa Olivia ME

3513 Sirna Caterina ME

3632 Sirni Valentina EN

3689 Sorbello Annalisa CT

3462 Spagnolo Rossella EN

3633 Sparacino Giovanna PA

3463 Spata Antonella RG

3419 Sposito Barbara PA

3548 Squillaci Antonina CT

3634 Squilloni Alessandra PA

3464 Strazzeri Letizia CL

3690 Tallarita Carlotta CL

3691 Tanania Attilia PA

3389 Taormina Daniela PA

3635 Taormina Rosanna PA

3701 Todaro Alba PA

3514 Tramonti Azzurra PA

3636 Trapani Antonietta PA

3390 Trapani Giusi PA

3391 Tricomi Teresa ME

3515 Tripoli Maria Antonietta PA

3392 Trovato Alessia SR

3393 Tumminelli Simona Rita CL

3571 Turrisi Roberto PA

3516 Valenti Tiziana AG

3394 Vassallo Ignazio PA

3395 Vella Letizia AG

3637 Vella Maria Linda AG

3718 Venezia Giuseppe AG

3638 Ventrella Valentina PA

3465 Viglianti Maria Elena ME

3396 Vinti Salvina AG

3639 Volpe Alfonso AG

3420 Wanderlingh Emilia PA

3466 Zaffuto Vincenzo PA

3692 Zambuto Sitra Concetta AG

3572 Zanghì Andrea PA

3467 Zannelli Giovanna PA

3397 Zingales Miriam ME

Nessun iscritto ------------------------------------------------------

n° Scheda Cognome e Nome Prov. n° Scheda Cognome e Nome Prov.

8 Viola Angela PA9 Alongi Francesco Paolo EN10 Ferreri Filippo EN

11 La Mattina Rosalba PA12 La Russa Vita Alba PA

n° Scheda Cognome e Nome Prov. n° Scheda Cognome e Nome Prov.

IISSCCRRIITTTTII SSEEZZ.. ""BB"" - 1) Dottore in tecniche psicologiche per i contesti sociali, organizzativi e del lavoro

IISSCCRRIITTTTII SSEEZZ.. ""BB"" - 2) Dottore in tecniche psicologiche per i servizi alla persona e alla comunità

48

Page 49: N.4 - Ottobre 2006

49

Ordine Nazionale Psicologi

COMPOSIZIONE DEL CONSIGLIO NAZIONALE

Presidente: Giuseppe Luigi Palma (Puglia)

Vice Presidente: Claudio Tonzar (Friuli Venezia Giulia)

Segretario: Fulvio Giardina (Sicilia)

Tesoriere: Maurizio Micozzi (Marche)

Consiglieri:

Girolamo Baldassarre (Molise)

Paolo Fausto Barcucci (Piemonte)

Giuseppe Bontempo (Abruzzo)

Piero Cai (Liguria)

Manuela Colombari (Emilia Romagna)

Max Dorfer (Bolzano)

Tullio Garau (Sardegna)

Armodio Lombardo (Calabria)

Alfredo Mattioni (Valle D’Aosta)

Enrico Molinari (Lombardia)

Marco Nicolussi (Veneto)

Antonio Telesca (Basilicata)

Immacolata Tomay (Umbria)

Sandra Vannoni (Toscana)

Iva Vedovelli (Trento)

Marialori Zaccaria (Lazio)

Claudio Zullo (Campania)

Lara Costa (Rappresentante Sezione B)

Con piacere comunichiamo che il con-sigliere rappresentante della sezioneB del nostro Ordine Lara Costa è stataeletta al Consiglio Nazionale.

NOTE PROGRAMMATICHELa professione di dottore in tecnichepsicologiche appare al momento trop-po innovativa nel panorama delle pro-fessioni tradizionali, né può sostituirein alcun modo la professione di psico-logo, che è legata ad una formazionemaggiormente strutturata, sia dalpunto di vista storico, sia da quelloprettamente didattico.In alcuni ambiti, e specialmente nelmondo della scuola ed in quello dellariabilitazione, vi è l’esigenza di figureprofessionali intermedie che sappianoraccogliere i bisogni sempre più emer-genti sia dell’organizzazione scolasticain sé, sia degli utenti (alunni e genitori),offrendo risposte misurate ed adegua-te, in piena collaborazione con il medi-co scolastico e con lo psicologo.Sarà compito del rappresentante alC.N.O.P. degli iscritti alla sezione “B”raccogliere le esperienze fin qui matu-rate e definirle in un quadro organico.Così come sarà opportuno sperimenta-re la professione di dottore in tecnichepsicologiche in quelle attività che sonodi supporto alla professione di psicolo-go, possibilmente all’interno di un qua-dro normativo e/o regolamentativo.È opportuno però rilevare che, ancheper l’esiguità degli iscritti alla sezione“B” rispetto al numero dei laureati inscienze e tecniche psicologiche, occor-re una ampia riflessione, che purtroppoancora non c’è stata, sulle prospettiveed i limiti di questa nuova professione,prevedendone anche il superamentonei tempi e nei modi più adeguati.

Lara Claudia Costa

Congratulazioni al nostroPresidente Fulvio Giardina perla sua elezione a Segretario del

Consiglio Nazionale.Auguri di buon lavoro per losvolgimento di questo ruolo

prestigioso ed oneroso

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50

COMMISSIONE DEONTOLOGIACiavirella Sebastiano (Coord.)

COMITATO DI REDAZIONEPagano Roberto (Coord.), Adamo

Ilenia, Bozzaro Paolo, Casiglia Claudio,Ciavirella Sebastiano, Cuffaro Maurizio

AREA FUNZIONALE(organizzazione e servizi):

Casiglia Claudio (Coord.)Ufficio acquisti e contratti:

Amico Sergio (Coord.)

AREA FUNZIONALE(professione e lavoro):

Bozzaro Paolo (Coord.)Osservatorio sulla professione:

Bozzaro Paolo (Coord.)

GRUPPI DI LAVORO

Abuso e disagio infantile - Sammartano Antonino (Coord.)

Accreditamento - Cuffaro Maurizio (Coord.)

Consultori familiari e attività psicologiche - Bozzaro Paolo (Coord.)

Professione e politiche sociali - Adamo Ilenia (Coord.)

Psicologia dell’emergenza - Ricciardi Melita (Coord.)

Psicologia scolastica e dell’educazione - Marù Antonino (Coord.)

Psicoterapia - Merlo Gina (Coord.)

CONSIGLIO DELL’ORDINE DEGLI PSICOLOGIDELLA REGIONE SICILIANA 2006-2010

PRESIDENTE FULVIO GIARDINA

VICEPRESIDENTE AMEDEO CASIGLIA

CONSIGLIERE SEGRETARIO ROBERTO PAGANO

CONSIGLIERE TESORIERE SERGIO AMICO

CONSIGLIERI ILENIA ADAMO, PAOLO BOZZARO, SEBASTIANO CIAVIRELLA,LARA COSTA (Sez. B), MAURIZIO CUFFARO, ANTONIO DE SANTIS, ANTONINO MARÙ,GINA MERLO, MARIA TERESA NOTO, MELITA RICCIARDI, ANTONINO SAMMARTANO

FULVIO GIARDINA

AMEDEO CLAUDIO CASIGLIA

ROBERTO PAGANO

SERGIO AMICO

ILENIA ADAMO

PAOLO BOZZARO

SEBASTIANO CIAVIRELLA

LARA COSTA

MAURIZIO CUFFARO

ANTONIO DE SANTIS

ANTONINO MARÙ

GINA MERLO

MARIA TERESA NOTO

MELITA RICCIARDI

ANTONINO SAMMARTANO

SIRACUSA

PALERMO

CATANIA

CATANIA

PIAZZA ARMERINA (EN)

CATANIA

MESSINA

CATANIA

PALERMO

TRAPANI

RAGUSA

PALERMO

PALERMO

PALERMO

MARSALA (TP)

[email protected]

[email protected]

[email protected]

[email protected]

[email protected]

[email protected]

[email protected]

[email protected]

[email protected]

[email protected]

[email protected]

[email protected]

[email protected]

[email protected]

[email protected]

Cell. 348 3333820Telefax 0931 702352

Cell. 340 4055225Telefax 091 6517943

Cell. 349 5745814Telefax 095 7410879

Cell. 348 3838121Telefax 095 439273

Cell. 340 8946307Telefax 0935 1866660

Cell. 347 4846834Telefax 095 536082

Cell. 338 1760938Telefax 090 712149

Cell. 328 7840412

Cell. 339 1702454Studio 091 346931

Cell. 339 1322139Lavoro 0932 472277

Cell. 347 2602807Fax 0932 256855

Studio 091 340069

Cell. 338 5862168

Cell. 338 8515317www.psicoemergenza.it

Cell. 339 6832631

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