Luzi interprete di Mallarmé (in margine a "Vero e verso" e "Mallarmé" di Mario Luzi)

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Essay (first published on «Testo», 2004, n. 46, pp. 137-140) concerning the relationship between Mario Luzi and Stéphane Mallarmé

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LUZI INTERPRETE DI MALLARM (IN MARGINE A VERO E VERSO E MALLARM DI MARIO LUZI)

Si potrebbe dire, parafrasando Renato Serra (quello stesso Serra alla cui e al cui Luzi dedicava un intenso scritto giovanile, Immagine di Serra, raccolto nel volume Unillusione platonica, apparso nel 1941 presso le Edizioni di Rivoluzione), che per il poeta fiorentino confrontarsi con Mallarm, come critico e anche, negli anni Ottanta, dopo molte esitazioni ed ansie, come traduttore, equivale quasi ad un fare , a pagare un , un doveroso tributo ai testi, nella loro assolutezza sublime e abbacinante, nella loro densit a tratti impenetrabile, ma prima ancora a se stesso, alla propria profonda coscienza letteraria. Quella del Luzi interprete di Mallarm unavventura intellettuale ed esegetica in cui riveste unimportanza capitale lo studio intitolato semplicemente Mallarm, edito dapprima nel 52, e recentemente ristampato dalleditore Marco di Cosenza. La ristampa reca una preziosa introduzione scritta per loccasione in cui lautore spiega come fossero state la di travagliate contingenze storiche, la condizione di , a spingere molti letterati, nel secondo dopoguerra, verso un appassionato e quasi iniziatico scandaglio della lingua per cos dire del poeta di Hrodiade, della sua , come rapita e trincerata nella sua assolutezza intangibile. Ed proprio su questo terreno che si gioca la partita decisiva. Per un poeta che muove da premesse ermetiche (pensiamo a testi come la notissima Avorio, o come Cimitero delle fanciulle) per approdare alla tensione verso il sovrumano, lineffabile, leterno, che anima le raccolte pi mature, misurarsi con Mallarm equivale ad avvertire in s, con lucida urgenza, la suggestione arcana e irresistibile, e insieme la sottile e angosciante insidia, di una poesia che si protende verso lAssoluto, il Verbo poetico puro ed incondizionato, il Libro infinito e perfetto, anche a costo di negare il mondo, di rigettare , di non volere, come Erodiade, per incontrare infine, al termine del proprio cammino ascetico, paradossalmente mistico, lAbisso, il Nulla, il , insomma quella che Hugo Friedrich, in La struttura della lirica moderna, chiama la , la tragica metafisica del nulla, e che tanto vaste e cupe risonanze avrebbe avuto in molta della maggiore poesia europea, da Celan a Benn, da Jabs a Zanzotto. Mallarm, scrive Luzi, cerca , non in quello che Bo, nella celebre conferenza Letteratura come vita, chiamava il , meramente evenemenziale, del contingente e del transitorio. Ma proprio in conseguenza di ci egli vive , una , una disperante , che secondo Luzi solo poeti come Ungaretti ed Eliot, pur confrontandosi a loro volta con la grande lezione simbolista, seppero vivificare ed inverare infondendovi unintima percezione della plenitudo temporum, un senso vivo della parusa, unaccesa consapevolezza dei luminosi spiragli, delle porte socchiuse attraverso cui il divino trapela nelle tenebre del tempo e della storia. Non sar inutile istituire un raffronto tra le posizioni di Luzi e quelle di Bo, che nel 45 pubblicava, presso Rosa e Ballo di Milano, il suo Mallarm (tra laltro espressamente citato da Luzi). Mallarm scriveva Bo . Concetto importante, questultimo di assenza, anche per Luzi: basti pensare alle pagine del saggio su Mallarm incentrate sulla poesia che, di s paga e avulsa dal reale, , chiuso nel proprio sepolcro marmoreo e levigato, e sulle (e ci si ricorder, qui, anche dell di Come tu vuoi, in Onore del vero),

ottenute attraverso una parnassiana , o ad alcuni emblemi della prima stagione poetica, dai (simili, queste ultime, ai mallarmiani fiori , dissolti in pure essenze, in diafane sostanze verbali, ai , alla Rosa e al Giglio che destano nella voce ), dalla vita come di Avvento notturno al , simile a , di Quaderno gotico. , aggiungeva Bo, . Nel poeta francese era dunque possibile trovare un riscontro e una conferma della poetica e dellideologia della , con il rischio sempre incombente, che esse recavano con s, di finire per risolvere totalmente lesperienza esistenziale in trasfigurazione letteraria, fin quasi a fare delluna un mero pretesto, un ancor grezzo alimento, per laltra. Ed significativo, allora, che lo stesso Luzi, in uno scritto pubblicato allindomani della morte di Bo e ripreso in un altro volume recentissimo, Vero e verso, edito da Garzanti per le cure di Daniele Piccini e Davide Rondoni, offrendo tra laltro un raro esempio di appassionata e partecipe, ravvisi proprio nellautore degli Otto studi , indefinitamente e vanamente proteso verso un Livre universale, definitivo, e perci . evidente che Luzi, compiendo quella che era dei ermetici cos come era stata dei decadenti, proietta su Mallarm le ansie e i travagli delle proprie metamorfosi poetiche. L del Parnasse, con le sue scintillanti pierreries, le sue forme levigate e cesellate, a detta di Luzi coesiste ed interagisce, in Mallarm, con una ricerca del divenire, del mutamento, con unattesa mai sopita dellevento inopinabile, dello hasard rivelatore e liberatorio. L di Mallarm, che pure mira all e alla , . Ed , questa dialettica tra la , lassolutezza chiusa ed ostile di uneternit che oblia lumano, e il fluire perpetuo della vita (si vedano, fin dalla raccolta desordio, , il , .), uno dei temi pi fecondi della poesia e della riflessione luziane. Luzi avverte, nel , nel suo estenuato amore alla forma perfetta, , che lo pu apparentare al DAnnunzio del Poema paradisiaco e di certo Alcyone. In questo percepire il pericolo di una perfezione formale che allontana dalla vita, che soffoca la per quanto voluta e studiata del sentire e dellesprimere, Luzi finiva forse per alludere, pur se implicitamente, a quella sensibile impronta dannunziana addirittura del DAnnunzio che un lettore come Contini avvert nelle sue prime prove, improntate a suo dire come leggiamo nel profilo di Luzi contenuto in Letteratura dellItalia unita - ad una , e di cui la poesia luziana si liberer da un lato aprendosi alla luce della rivelazione, alle molteplici e subitanee epifanie del trascendente, dallaltro tornando pur se comunque attraverso una ineludibile mediazione letteraria allesperienza, alle cose, alla . leggiamo in Diana, risveglio ; di , di , di cogliere la vita sul piano della concretezza esperienziale e ruvida di ci che vive e muore. cos che questa poesia pur cresciuta anchessa, come tanta poesia del Novecento, alla scuola di Mallarm esorcizza, o forse rimuove, lo spettro dellabisso, del nulla, della pagina prigioniera del suo vuoto. Negli anni Ottanta, come detto, Luzi si misura con la traduzione di Mallarm (faccio riferimento alle traduzioni apparse nella Rivista di lingua e letteratura, 1983, n. 1), poeta per antonomasia intraducibile, con la sua lingua pura, autoreferenziale, totalmente autre, qualcosa di simile alla benjaminiana . Come in un gioco di specchi, tradurre Mallarm rappresenta, per Luzi, una prova simile a quella che per Mallarm stesso, e prima di lui per Baudelaire, aveva rappresentato tradurre Poe: traduzione come immedesimazione simpatetica, quasi medianica, con lautore tradotto, favorita da profonde

consonanze spirituali e intellettuali, da quasi alchemiche , e che peraltro non esclude, e anzi contempla come elemento essenziale, la consapevolezza critica, la coscienza linguistica, storica, stilistica. Traduzione e critica divengono cos due risvolti e due manifestazioni di una stessa , di uno stesso riconoscimento e inveramento di se stessi nellaltro, nelloggetto; esse sono entrambe improntate per citare ci che Luzi scrive, circa il Mallarm traduttore di Poe, in una nota alledizione del Pomeriggio di un fauno curata per Einaudi da Paolo Manetti ad una , che tende al vero pi che al certo, che guarda ad una profonda, quasi gnostica pi che allo spettro accademico della e del . Non casuale che una delle traduzioni pi felici, una delle adesioni pi appassionate e sentite al testo mallarmiano siano dettate dal sonetto Quand lombre menaa de la fatale loi, ove all cos traduce Luzi si contrappone, , , secondo quella stessa antinomia mistica di luce e tenebre che attraversa a pi riprese la poesia e la saggistica luziane. Baster qui citare, per la poesia, laporia di e su cui si chiude un testo capitale come Las Animas, o la , la opposta, in Mnage, a quella , , di una grigia quotidianit, per arrivare fino all che nel Viaggio terrestre e celeste di Simone Martini , e insieme , ; e, per la critica, la di cui parla Linferno e il limbo, saggio che d il titolo allomonimo, fondamentale volume apparso dapprima nel 46 per leditrice Marzocco di Firenze, o la , , di cui Luzi discorre in Unillusione platonica (anchesso scritto eponimo del citato volume), e che andr posta a sua volta in relazione, tornando circolarmente dal discorso critico a quello poetico, con la paventata in Per il battesimo dei nostri frammenti - in cui rischia di trascolorare e dissolversi la della parola poetica. Sul piano metrico, poi, in questa traduzione Luzi spezza e disarticola limmobile architettura parnassiana del sonetto di alessandrini, e rende i versi di Mallarm in una misura metrica distesa, discorsiva, ma a tratti segmentata e franta, vicina a quella delle prove poetiche pi tarde. Risulta evidente, una volta di pi, che il poeta, il critico e il traduttore sono illuminati dalla stessa grazia, furtiva e a tratti oscura, del Verbo poetico.

Matteo Veronesi