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N No o n n v v i i c c o o n n o o s s c c o o e e g g i i à à v v i i a a m mo o ! ! M M o o n n s s . . A A n n t t o o n n i i o o S S t t a a g g l l i i a a n n ò ò

M o n s . A n t o n i o S t a g l i a n ò

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Pubblicazione a cura dell’Ufficio Comunicazioni Sociali della Diocesi di Noto

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Page 1: M o n s .  A n t o n i o   S t a g l i a n ò

NNoonn vvii ccoonnoossccoo ee ggiiàà vvii aammoo!!

MM oo nn ss .. AA nn tt oo nn ii oo SS tt aa gg ll ii aa nn òò

Page 2: M o n s .  A n t o n i o   S t a g l i a n ò

Eccellenza Reverendissima,la Chiesa di Noto, radunata in Cattedrale con i rappresentanti ditutte le sue componenti, presbiteri, religiosi e laici, ha appreso

con grande gioia la notizia della Sua elezione a Vescovo di Noto. Ci siamo preparati inquesti mesi invocando la benedizione del Signore perché concedesse alla comunità diocesanaun nuovo Padre e Pastore secondo il suo cuore, e ora la nostra attesa è stata adempiuta.Desidero porgere a nome mio personale e a nome di tutti i figli di questa Chiesa particolarel'espressione più sentita e condivisa della gioia, della gratitudine, dell'augurio. Ringraziamoinnanzi tutto il Signore, perché nella sua bontà non cessa di concederci i suoi doni e diassicurare la sua guida e il suo sostegno.Al Santo Padre Benedetto XVI rivolgiamo il nostro più sentito ringraziamento per lasollecitudine con cui ancora una volta ha provveduto prontamente alle esigenze pastorale di questa diocesi. Tante speranze e aspettative si affollano nelle menti e nei cuori dei presbiteri,religiosi e laici.Sentiamo viva gratitudine per Lei, Eccellenza Reverendissima, che ha accettato con generosadisponibilità la chiamata del Signore attraverso l'elezione da parte del Sommo Pontefice, esiamo fiduciosi che metterà a disposizione della diocesi retina le Sue doti di mente e di cuore, lacompetenza teologica e culturale e l'esperienza pastorale, che sono ben conosciuti grazie aisignificativiservizi ecclesiali svolti in questi anni.Da questo momento la nostra preghiera si farà più intensa per la Sua persona e per la nostraChiesa, affinché tutti possiamo rispondere sempre più fedelmente alla missione che il Signoreaffida innanzi tutto a Lei, con il conferimento del massimo grado del ministero pastorale, e poia tutti i fedeli secondo la varietà dei ministeri e dei carismi con cui è arricchitaincessantemente la nostra comunità. Fin da ora, in questo spirito di fede e di preghiera di cui sialimenta e vive il senso e l'esperienza della Chiesa, tutti – ministri, persone consacrate,operatori pastorali e collaboratori laici- Le dicono la loro disponibilità alla collaborazione conil Suo ministero di pastore e ad un impegno assiduo e operoso per il bene del popolo cristianoin questa porzione di terra siciliana e per la gloria di Dio. In attesa di partecipare al gioia dellaSua paterna ordinazione episcopale e di ricevere la Sua paterna benedizione, La affidiamo ainostri Patroni, Maria SS. Scala del Paradiso e San Corrado Gonfalonieri, e porgiamo le piùsentite espressionidella nostra devozione e del nostro affetto.

+ Mariano CrociataAmministratore Apostolico della Diocesi di Noto

Il salutodi Mons. Mariano Crociata

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Carissimi figli di Noto,”rendete grazie al Signore perché èbuono, perché eterna è la sua misericordia” (Sal 117,1). Daquando mi è stata comunicata dal Nunzio Apostolico inItalia, S.E. mons. Giuseppe Bertello, la benevola decisionedel Santo Padre, Benedetto XVI, di nominarmi Vescovodella Chiesa di Noto, succedendo a S.E. mons. MarianoCrociata, sono tanti i pensieri che affollano la mia mente e ancor più i sentimenti nel mio cuore.Dio Padre mi ha usato misericordia e io non potrò maidimenticarlo: “ricorderò per sempre le sue misericordie”.

Consapevole della sua misericordia non mi sono sottratto a questa chiamata del Signore: ègrande la responsabilità del compito confidatomi nel diventare successore degli Apostoli.Quale meraviglia, quanto stupore!E' un mistero. Nella mia umanità, mi sento molto povero rispetto alla ricchezza di questodono. Povero sì, ma non solo. Mi trovo “nel mezzo della Chiesa” dove abita Gesù, il Signore, edove lo Spirito non smette di operare, diagire, tutto vivificando. Ci siete voi,popolo di Dio, figli che già cominciointensamente ad amare. Non vi conoscoe già vi amo.Non so nulla di voi, ma già siete presentialla mia vita come un dono, perché ilSignore vi ama e voi amate il Signore.Perciò vengo a voi dicendovi: prendetetutto di me, fatevi spazio nel mio cuore;nella misericordia del Padre, a voi miconsegno totalmente ed “eucaristicamen-te”, pane spezzato e sangue sparso peramore. Così io vengo e voi accoglietemicosì, dunque, come dovete: con fede enella fede. (...)

Messaggio alla Chiesa netina del vescovo eletto

Accoglietemi con fede e nella fede

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Mons. Antonio Staglianò è nato aIsola di Capo Rizzuto (KR) il 14giugno1959 da Gregorio e AngelaPugliese. Primo di 5 figli: Giuseppe(venuto a mancare l'8 ottobre2009), Vincenzo, Chiara e Teresa.Dopo aver frequentato le scuoleelementari viene accolto al

Seminario di Crotone, completa le scuole superiori a Reggio Calabria dove nel1977 consegue presso il Liceo statale “T. Campanella” la Maturità classica. Vienequindi inviato a Milano al Seminario di Venegono per proseguire gli studi diteologia. Consegue il Baccellierato presso la Facoltà Teologica dell'ItaliaSettentrionale nel 1982 e la Licenza in Teologia, con specializzazione in TeologiaFondamentale, alla Pontificia Università Gregoriana in Roma, il 21 giugno 1984,con la tesi: “La teologia ne' “Il metodo in teologia” di B. Lonergan”.Viene ordinato sacerdote nella Cattedrale di Crotone il 20 ottobre 1984 perl'imposizione delle mani dell'Arciv. Mons. Giuseppe Agostino. Continua gli studialla Pontificia Università Gregoriana dove l' 11 dicem-bre 1986 consegue la Laurea in Teologia discutendo latesi: “La “teologia” secondo A. Rosmini. Sistematica-critica-interpretazione del rapporto fede e ragione”.Completa poi gli studi presso l'Università della Calabria(Cosenza) con la laurea in Filosofia l' 11 maggio1995discutendo la tesi “Pensare e credere. Sulla strutturaapriorica della mens in Anselmo d'Aosta”. E' giornalistapubblicista dal 1998.DonTonino ha unito da sempre l'impegno per la ricercascientifica con quello per l'animazione pastorale: è statoviceparroco a Crotone in Cattedrale e a S. Rita. Vicario

Biografia di Mons. A. Stagl

Il giorno della 1ª Comunionee della Cresima insieme al suo parroco

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StaglianòEpiscopale per la cultura,Direttore dell'UfficioC a t e c h i s t i c o ede l l 'Uf f i c io scuo la ,Rettore del SeminarioMaggiore di Catanzaro.Direttore dell'IstitutoTeologico Calabro dal 2002;Professore Ordinario di Cristologia,Teologia trinitaria e Teologia dellapastorale. Ha diretto per dieci anni laRivista di Scienze teologiche Vivarium.Dal 1994 al 2002 è stato invitato neicorsi di specializzazione di Teologiafondamentale alla Pontificia UniversitàGregoriana. Dal 1989 al 1995 è statomembro del Consiglio nazionaledell'Associazione teologica italiana.Dal 1997 è teologo consulente delServizio nazionale della CEI per ilprogetto culturale. Docente diTeologia fondamentale nell'ISSRall'Apollinare, all'Ateneo romano dellaSanta Croce, Roma, dal 1990 al 2005.Benedetto XVI l'ha nominato “adiutorsecretarii specialis” alla XI Assembleagenerale ordinaria del Sinodo deiVescovi (Roma 2-23 Ottobre 2005). E'Presidente della Fondazione “Nostra

di Domenico Pisana

Don Antonio Staglianò discute la tesi di laurea

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Signora di Guadalupe” che organizza ognianno un percorso popolare di Bioetica e unCongresso internazionale di studi su problemibioetici. E' stato per motivi di studio inGermania, Inghilterra, Spagna e Canada.Dal 2000 è stato co-parroco, con donFortunato Morrone, della parrocchia di LeCastella nella Diocesi di Crotone-S. Severina,Da un pellegrinaggio in Messico ha portato in

parrocchia un'immagine della Madonna di Guadalupe zelandone il culto e ladevozione.

Don Antonio nella Prima Messa riceve i doni offertoriali dai genitori

Don A. Staglianò ordinato presbitero

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• La teologia secondo A. Rosmini (Morcelliana, Brescia 1988);• La teologia «che serve» (SEI, Torino 1996);• La mente umana alla prova di Dio (EDB, Bologna 1996);• Il mistero del Dio vivente (EDB, Bologna 1996);• Vangelo e comunicazione (EDB, Bologna 2002);• Pensare la fede (Città Nuova, Roma 2004);• Su due ali. L'impegno per la ragione responsabilità della fede, (Lateran University Press 2005);• Teologia e Spiritualità, (Studium 2006);• Cristianesimo da esercitare. Una nuova educazione alla fede (Studium 2007);• Ecce homo. La persona, l'idea di cultura e la nuova questione antropologica in Karol Wojtyla (Cantagalli 2008);• Intagliatori di Sicomori. Cristianesimo e sfide culturali nel terzo millennio (Rubbettino 2009).• Ha scritto la parte «Trinitaria» in Teologia del XX secolo - Un bilancio, vol. 2 (Città Nuova-ATI 2003).

Le sue monografie

Vita parrocchiale a Le Castella

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“Lucilio: “il possesso di nessun bene è bello se non lo puoi condividere”. Leggendo ilcammino teologico-poetico di Mons. Antonio Staglianò, anche se solo tra le scarne righe di un curriculum e attraverso la lettura di qualche suo libro, ho trovatoappropriate le parole di Seneca perché ho intravisto nel Vescovo netino una grandevoglia di condivisione di pensieri, di emozioni, di affetti, di esperienze teologiche,pastorali e culturali maturate lungo l'itinerario della sua vita e approdate in una seriedi volumi che, sicuramente, riflettono il suo cammino di uomo, di sacerdote e ora divescovo; cammino divenuto un “bene interiore” che non poteva rimanere,certamente, chiuso nel cuore, ma che doveva essere portato all'esterno pertrasformarsi in “tenda di condivisione” , in patrimonio teologico e letterario adisposizione non solo del popolo di Dio, ma anche dei non credenti.Mons. Staglianò dimostra di avere una “visione diaconale” della teologia, come sievince dal suo volume La teologia “che serve”, ove il dato della riflessione scientifica eteologica sulla fede si radica nella presa di coscienza che oggi esiste un dolorosodistacco e uno scollamento tra fede e vita, tra Vangelo e cultura, tra le verità che si

Nullius boni sine socio iucunda possessio est” scriveva Seneca in una lettera all'amico

Mons. Staglianò teologo di Domenico Pisana

Don Antonio Staglianò al Convegno di Vivarium, Istituto Teologico Calabro, Catanzaro

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credono e si professano e il modo di vivere; nella presad'atto che il processo di secolarizzazione è divenutoinarrestabile mettendo in discussione il quadro dei valori cristiani che per secoli ha sorretto la nostra società ecultura. Da qui nasce, allora, lo slancio teologico-pastoraledel suo ministero episcopale, che sembra animato da tre“poli generativi” presenti nei suoi scritti: il pensare, ilcomunicare, la spiritualità.Se è vero che per uno scrittore scegliere il titolo da dare ad un libro non è un meroatto convenzionale ma la sintesi di un processo “dichiarativo ed intenzionale”, èsufficiente fermarsi ai titoli dei vari volumi di Mons. Staglianò per capire come i polisopraindicati siano portatori di una dimensione di forte intensità semantica. Lateologia, secondo Mons. Staglianò, deve aiutare a “pensare la fede”, non per mereesigenze intellettualistiche ed accademiche, ma perché la fede diventi “profezia”,“intuizione” , cioè forza capace di entrare dentro le pieghe della storia umana: solouna fede “pensata”, può diventare “fede comunicata”, radicandosi nel tessuto di unmondo che cambia. Inq u e s t o “ p r o c e s s on o u m e n i c o -comunicativo” dellafede, la teologia habisogno di poggiare suuna spiritualità capacedi lievitare ogni azionee rif lessione e diguidare criticamentel'esperienza della vitacristiana.

Don A. Staglianò al Convegno ATI sulla Creazione a Catanzaro insieme al teologodon Giuseppe Ruggieri (1° da sinistra)

Don Antonio al Convegno di bioetica

Primo Sinodo della Diocesi di CrotoneSanta Severina insiemeall’arciv. Mons. Agostino

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Dalla teologia alla poesia: un passaggio naturale per il Vescovo Staglianò, perché le due entità sicompenetrano, si unificano e si integrano in una produzione creativa di umanità, di illuminazione edi arricchimento dello spirito. Leggendo, tra le sue varie sillogi poetiche, quella del 2007 , “Terra diogni terra madre. Aneliti dai luoghi santi” , si coglie in essa un itinerario lirico-religioso poggiato su dueversanti: la poetica della memoria e la contemplazione della Verità, il Volto del Crocifisso. La paroladel poeta Staglianò si muove solidale a due realtà complementari: la Musa e la Memoria. Questedue forze appaiono, nel suo volume, come realtà religiose che disegnano la configurazionegenerale che dà alla sua Aletheia un significato reale e profondo.Se nella Teogonia di Esiodo l'Aletheia aveva tutto il suo significato in relazione alle Muse e allamemoria, visto che le Muse avevano il privilegio di "dire la verità", erano coloro che dicevano "ciòche è, ciò che sarà, ciò che fu", nella poetica della memoria di Mons. Staglianò la Musa ispiratrice e lamemoria affondano le radici nella fede monoteistica del Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, icui aneliti risultano assaporati dal poeta durante il pellegrinaggio in Terra Santa, la terra che è stata acontatto con “la Verità”, Gesù crocifisso e risorto, la terra nella quale “ogni uomo può dire 'qui sononato io'”. I versi del poeta Staglianò si dispiegano, pertanto, come “parola cantata” e non separatadalla memoria; c'è una voce di ritorno che riecheggia nel suo cuore e che lo riporta nei luoghi delVerbo incarnato: “…Oh giaciglio / fatto tempio / come dimenticarti/ Gerusalemme / - città della pace /

Il Vescovo poeta

Le raccolte di poesie• Cercando Oltre. Sporadi poetiche pensando credendo,Vanvitelli, Napoli 1994;• Viandante. Cosa ho trovato. Sporadi poetiche(2) pensan-do credendo, Ursini, Catanzaro 2000;• Come un canto tra la creatura e l'Eterno. Sporadi poeti-che(3), Ursini, Catanzaro 2002;• Aletheia. Non si perda l'humanitas. Sporadi poetiche (4)e postille del viandante in aletheia, Ursini, Catanzaro2003.• Dal grembo dell'aurora. Sporadi poetiche (5) come unanelito alla vita vera, cioè mistica, Ursini , Catanzaro 2006.• Terra di ogni terra madre. Aneliti dai luoghi santi, Pub-blisfera, San Giovanni in Fiore 2007.• L'immagine (in)tesa. Sporadiche poetiche (6) alla ricercadella verità della persona umana, Pubblisfera, San Gio-vanni in Fiore 2008.

di Domenico Pisana

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tanto agognata - / le forti emozioni / larghe le speranze / e l'impatto con rocce / vita sanguinanti / ancora /…”, pag. 41). C'è, ancora, nella silloge, una voce di ritorno che canta il sepolcro della vita, Bethlem, ildeserto, la verità del Giordano, la terra di Galilea, con un linguaggio in cui la memoria del poeta non èuna funzione psicologica o un mero supporto materiale della parola cantata, ma è soprattutto un'illuminazione dall'Alto, un intuizione dello spirito che conferisce al verbo poetico il suo statuto diparola poetico-religiosa con un contenuto "veritativo".La poesia di Mons. Staglianò è allora – direbbe Davide Maria Turoldo – “il momento più necessariodell'anima”, grazie al quale egli attinge alle fonti della verità e del bene e dà voce al mistero di Dio (...”sulla tela di lino / ho guardato quel Volto / il desiderio scocca fiammelle/ s'accende e brama / vedere /toccare / / palpare / sono io a volere? / in realtà… / è il Volto che chiama…” , pag. 24 ).E anche per il poeta Staglianò valgono le parole di Simone Weil quando afferma che “Bisogna esserein un deserto perché colui che dobbiamo amare è assente”. Nel suo pellegrinaggio nella “Terra diogni terra madre”, nel deserto il poeta scopre l'ospitalità per i cercatori di Dio (“…Deserto inabitabile/ eppure ospitale/ per tanti / cercatori di Dio /nell'amato silenzio / per molti /aneliti d'essenzialità …,pag. 47); ritrova la speranza che apre all'amore (“…Oh! Deserto / grembo possibile / di ben altraesistenza /spazio interiore /aiuti ancora a sperare /chi è debole e forte nelle trame abissali /nascoste nelcuore / scopri il senso d'amare…”, pag. 48).La poetica di Staglianò è carica di fede e di umanità e guarda alla verità dell'esistenza cercando di“stare in mezzo alle cose che succedono”, per usare una espressione di Calvino. Il poeta riesce, con isuoi versi, a costruire un percorso lirico-meditativo nel quale Gesù di Nazaret non è solo memoriama evento che si fa profezia, anelito di ogni uomo, modello per vincere le tentazioni, segno dellapresenza del regno di Dio, azione taumaturgica, ermeneutica della fede vera, atto di amore fino allafollia, annuncio di resurrezione e provocazione per la cultura del nostro tempo.Mons. Stagliano si presenta, dunque, come una figura che riunisce in sé “fede e spiritualità”,“filosofia, teologia e poesia”, i cui linguaggi riflettono il “proprium” di una personalità che indaga ilmistero della verità di Dio senza ridurlo ad un concetto, ma accogliendolo come esperienza che siprefigge di comunicare “bellezza”.

Don Antonio Staglianò a Gerusalemme

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Al termine della liturgia dell'ordinazione, quando il cardinale Ruini ha invitato ilvescovo Staglianò a sedersi in cattedra fra i vescovi concelebranti, una gioiaincontenibile è esplosa nel palazzetto dello sport di Crotone, il “Palamilone”,trasformato per l'occasione in “casa della preghiera”.La gioia dei fedeli della Diocesi di Crotone-Santa Severina si fondeva con quella deifedeli della Chiesa di Noto, presenti con una nutrita delegazione, per diventare ununico inno di lode e di ringraziamento al Signore per il dono ricevuto. La primaesultava per la chiamata di un suo “figlio” al ministero episcopale, l'altra gioivaanch'essa perché partecipava all'ingresso del suo nuovo Pastore nel Collegio deiVescovi e vedeva così avvicinarsi il giorno dell'abbraccio con lui, fissato per il 2 aprile,a Noto. E' stato questo il momento culminante della solenne celebrazione svoltasi il19 marzo, solennità di San Giuseppe, alla presenza di una moltitudine di fedeli e con

A Crotone l'ordinazio

Il cardinale Ruini impone le mani sull’ordinando

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nazionela partecipazione del clerodelle due Diocesi e dinumerosi vescovi, siciliani,calabresi di varie cittàd ' I t a l i a . D u r a n t e l acelebrazione l'assembleadei fedeli sembrava come sostenere mons. Staglianò, con una compostezzaesemplare e con la preghiera, seguendo con emozione i vari momenti previsti dalrito dell'ordinazione.Anzitutto l'invocazione allo Spirito Santo, poi la richiesta al Cardinale presidenteperché “si proceda alla ordinazione del presbitero Antonio Staglianò”; quindi lalettura della bolla pontificia di elezione e poi via, via, la risposta piena e generosadell'eletto alle domande rivoltegli dal Cardinale Ruini. E, infine, la consacrazioneepiscopale attraverso l'imposizione delle mani del Cardinale e degli altri Vescovipresenti e attraverso la preghiera di invocazione allo Spirito Santo. Quindi i ritiesplicativi: l'unzione crismale, la consegna del libro dei Vangeli, dell'anello, dellamitra e del pastorale. Ora il nuovo vescovo può accedere alla Cattedra e iniziare il suoministero nella Chiesa di Noto che gli è stata affidata.

di Pino Malandrino

Mons. A. Staglianò con il cardinale Ruini e i Vescovi conconsacranti.Da sinistra: Mons. Romeo, Mons. Crociata, Mons. Staglianò, Mons. Ruini,Mons. Graziani e Mons. Mondello

La famiglia di Mons. Staglianò

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«Non abbiate paura. Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo! Alla sua salvatrice potestà apritei confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, disviluppo. Non abbiate paura! Cristo sa “cosa è dentro l'uomo”. Si, solo lui lo sa». Con questeparole Giovanni Paolo II incoraggiò il mondo intero a camminare, senza fermarsi mai, oltreogni resistenza e ogni difficoltà, nella speranza di poter costruire un futuro più felice perché piùumano. Oggi, nella memoria del IV anniversario della sua morte queste parole rivestono unasolennità particolare e dal silenzio muto della sua scomparsa possono essere riascoltate come“parole dette a noi”, qui, in questa ora del nostro incontro.Così io vengo a voi, proclamandole con timore e tremore, ma nella convinzione profonda ecerta che queste parole sono vere, comunicano verità alla mente, calore al sentimento, sicurez-za nel guardare al futuro e infondono il desiderio di operare, di non stare inerti, con le mani inmano ad aspettare “Godot”, ad aspettare cioè un Dio che non viene mai, che non agisce mai eche mai si fa sentire: «Non abbiate paura! Cristo sa “cosa è dentro l'uomo”. Si, solo lui lo sa».Lui solo, il Crocifisso, che nella condizione dell'assoluta impotenza sulla croce si è mostratoassolutamente potente nell'amore, nel dono di sé, spinto alla morte e nella situazione del suosilenzio muto sulla croce ha lanciato al mondo la parola più eloquente, quella che tutti capisco-no: “Dio è amore”, Dio è buono, Dio è misericordia. Non abbiate paura, perciò, di predicarequesto Vangelo di Cristo: “Dio è amore”, Dio è buono, Dio è misericordia. Poiché questo Van-

gelo non è una sem-plice dottrina o sem-plicemente un belmessaggio, ma è unevento, un fatto divita, potrete e dovre-te predicarlo solovivendolo: si predicaCristo vivendo diCristo e portandoloagli uomini. E allora,non abbiate paura diportarlo agli uomini,perché Cristo “cu-stodisce l'umanodell'uomo”: si, solo

Il saluto di Mons. Staglianò

Non abbiate paura di costruir

Il saluto di Mons. A. Staglianò davanti a Palazzo Ducezio

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struire la città...Lui è custode dell'umano. Chipredica Cristo esalta la personanell'uomo, coglie la bellezza par-ticolare dell'umanità: solol'uomo è capace di relazioni ama-tive profonde, vuole realizzarsinel dono, si autotrascende per gioire, rendendosi presente nel cuore dell'altro, facendosi spa-zio nella sua vita attraverso l'amore. Il Crocifisso non è un cadavere che pende da un legno, maè il Vivente che sta sulla croce, per insegnare a tutti gli uomini –credenti e non credenti o diver-samente credenti – che solo nel dono di sé, fino a morirne, splende la bellezza dell'umano e sulserio si contribuisce a costruire una civiltà degna dell'uomo. Venite, dunque, e dialoghiamo:ditemi se altrove potrete trovare questa bellezza. Ditemi: c'è bellezza umana nell'arroganza deldominio dell'uomo sull'uomo? No, la bellezza sta nel servizio e non nella sopraffazione.Ditemi: intravedete bellezza umana negli interessidi parte che spingono a sfruttare ingiustamenteuomini e donne in questo tempo? No, la bellezza stanella solidarietà che diventa un “prendersi” cura,una prossimità, una vicinanza.E ditemi ancora, direste che è bello l'uomo ridotto aconsumatore, a pancia, nelle pratiche ordinarie dellesocietà dell'opulenza, ridotto a numero nelle societàcomplesse e anonime, ridotto a materia biologica,sfruttabile come “pezzo di ricambio di una macchi-na” o manipolabile per la soddisfazione (spesso solocapricciosa) dei propri individuali e soggettivi desi-deri nelle società della tecnologia avanzata. No, labellezza umana sta nel riconoscere che l'uomo è per-sona e lo è nel suo atto proprio: l'amore, l'amicizia, la fraternità, la comunione. Il Vangelo di Cri-sto dice che Dio è comunione che genera comunione e incoraggia tutti gli uomini a recuperarela propria bellezza umana.E come dire: credi in Cristo, cioè diventa un vero uomo, sii un bell'uomo. Così, con tuttol'ardore e lo zelo per la causa di Dio ve lo dico con chiarezza lapidaria - e su questo vorrei con iltempo sentirvi e vedervi - : «il rispetto che noi abbiamo per la bellezza della nostra umanità è lostesso rispetto che abbiamo per Dio, e viceversa».

Mons. Crociata consegna il Pastorale a Mons. Staglianò

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Quanto sembra lontano il giorno dell'arrivo dimons. Antonio Staglianò nella nostra Chiesa localee quanto appare ancora fresco e attuale ilmessaggio che ci lanciò all'atto del suo ingresso inDiocesi!Sono passati appena sei mesi dal suo arrivo e giàfacciamo fatica ad assemblare le moltepliciiniziative del nostro Vescovo. La sua azionepastorale, caratterizzata da uno straordinario

dinamismo – tra le iniziative più rilevanti, una lettera pastorale ai presbiteri e due convegni –trova piena rispondenza con il programma pastorale lanciato in quello splendido pomeriggiodel 2 aprile.Un programma impostato su due linee parallele, ma pur sempre convergenti: un continuo eproficuo dialogo con il mondo esterno ed una cura appassionata del gregge a lui affidato.Tutto ciò verso un unico obiettivo: il primato della Parola di Dio su tutto. Un primato che,come è solito ripetere mons. Staglianò, si basa principalmente sulla Carità evangelicamentevissuta e coraggiosamente concreta.E il primato di questa Carità sembra essere stato il motivo conduttore dei primi mesi di

servizio pastorale del nostro Vescovo. Si comprende così ancor meglio il senso dei messaggipronunciati il giorno del suo ingresso in Diocesi. A cominciare da quello rivolto agliamministratori accorsi per accoglierlo.“La bellezza dell'umano sta nel servizio e non nellasopraffazione. Ci può essere bellezza umana nell'arroganza del dominio dell'uomo sull'uomo?”.

P e r c o n t i n u a r e c o nl'esortazione ai fedeli adessere popolo sacerdotaleproteso a sanare le piaghedei cuori . I l popoloc r i s t i a n o , r i c o r d ò i lVescovo in occasione delgiovedì santo, è “un popolodi unti e di sacerdoti,chiamati non al doveredell'amore ma ad essere

Per rendere più be

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iù bello il volto della nostra Diocesi

amore, ad essere agape, perché la carità è l'unica porta di apertura al regno di Dio”. Conl'avvertenza che “gli unti non sono solo religiosi, ma anche credenti che non cercano Dio soloattraverso i riti e pratiche religiose, ma lo vogliono ascoltare perché hanno la forza spirituale dimettere in pratica la sua parola, per trovare felicità proprio nel praticarla”.I primi passi compiuti dal nostro Vescovo vanno proprio in questa direzione ed hannotrovato pieno riscontro nel recente convegno “Caritas quaerens Veritatem”. Sembranoqueste le “forme nuove” – cui faceva riferimento il Vescovo nel suo saluto alla nostra Chiesa –“per rendere più bello il volto della nostra Diocesi”. In tale dimensione sicuramente troverannorisposta le tante attese della nostra Chiesa. Tra queste, anche quella avanzata da don UmbertoBonincontro (cfr. La vita diocesana n. 7 del 5 aprile 2009) che auspica “un Pastore dal trattopaterno e fraterno che sappia ascoltare e che rispetti la crescita graduale delle persone”. La nostracertezza al riguardo viene proprio dalla esortazione rivoltaci dal Vescovo al momento del suoingresso: “Guardiamo allora con speranza al futuro della nostra Chiesa. Insieme lavoreremo perimpostare il lavoro, nella continuità doverosa e nella creatività necessaria”. Nella consapevolezzache “La Carità è tutto. Solo la Carità resta in eterno”.

di Pino Malandrino

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“Dio ha tanto amato il mondo da inviare il Figlio per la vita del mondo”Per comprendere la natura della particolare relazione che lega un vescovo alla sua diocesidobbiamo interpellare il cuore stesso del mistero trinitario. Come le tre Persone, il Padre, ilFiglio e lo Spirito Santo sono ad un tempo soggetto di dono, ricettori di dono, dono essistessi, così anche il vescovo e la sua comunità, nell'incarnare questo mistero dell'amoretrinitario, assumono la medesima fisionomia. E' quindi nella dimensione dell' oblatività,ossia della donazione reciproca, che possiamo individuare l'essenza del legame organicotra Pastore e gregge. L'uso di questi termini non va certamente inteso in senso meccanico:nella società di oggi ci si sente sempre meno gregge e sempre più individualità isolate, non dirado segnate dal nichilismo e dal relativismo, frammentate, a volte anche scisse in noistessi. L'immagine pastorale vi riletta ed attualizzata alla luce della sua caratteristicaemergente, ovvero l'asimmetria. Per nulla dimensione della reciprocità del dono, emergeinfatti una distinzione funzionale che vede al Pastore attribuita la responsabilità della curadel gregge. Una cura che risale, lungo la tradizione della successione apostolica, alle originidella Chiesa stessa, allorchè Cristo “ne costituì dodici” (Mc 3,14).Così, “il dono spirituale degli inizi è giunto fino a noi mediante l'imposizione delle mani,

Il dono di un Vescovo dalla di Angelo Poidomani

Cattedrale di Santa Severina

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dalla generosa terra di Calabria

cioè la consacrazione episcopale, che conferisce la pienezza del sacramento dell'ordine, ilsommo sacerdozio, la totalità del sacro ministero”. (Pastores Gregis,1).La “Lumen gentium” afferma inoltre che i vescovi reggono le Chiese particolari loroaffidate come vicari e legati di Cristo, col consiglio, la persuasione, l'esempio, ma anchecon l'autorità e la sacra potestà. In questa delicata opera di cura delle anime, particolarecarità è richiesta nei confronti dei sacerdoti, con i quali costituiscono un solo presbiterio,sebbene destinato ad uffici diversi. inoltre, particolare significato per l'intera diocesi retinae la Chiesa siciliana assume il dono di un vescovo proveniente dalla vicina Calabria, cheunifica nella sua persona due realtà difficili sotto il profilo sociale, frenate nella lorocrescita da uno sviluppo perennementeincompiuto e dall'oppressione dellac r i m i n a l i t à o r g a n i z z a t a , m a a lcontempo straordinariamente ricche digermi di speranza, di comunione, dipace. In questa terra – Sicilia, Calabria oaltrove- il vescovo, profeta, testimone eservo della speranza, non dovrà maistancarsi di costruire strade di salvezza edi riconciliazione, di trasformare iconflitti in occasione di crescita e didialogo, di nutrire sempre la fiducia chela pecora smarrita possa essereritrovata.

Santuario di S. Maria di Capo Colonna Cattedrale di Crotone

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“Preti innamorati di Dio al servizio della bellezza dell'uomo”, è il primo messaggio scrittodel nostro Vescovo, mons. Antonio Staglianò, ed è indirizzato ai suoi principali colla-boratori: i preti. Non è di certo un ritorno ad un clericalismo preconciliare, quanto piut-tosto un gesto di squisita sensibilità ecclesiale. I preti non sono la Chiesa, sono peròguide delle comunità cristiane investite di una missione che scaturisce da un sacra-mento: l'Ordine sacro. Pur avendo chiaro che la Chiesa è il “popolo” che Cristo si èacquistato con il suo sangue, non c'è Chiesa senza Eucaristia, e non c'è Eucaristia senza

il ministero presbiterale. Cristo ha volu-to che l'annuncio della “bella notizia”fosse affidato ai discepoli e che avessenegli apostoli, e nei loro successori, ivescovi, in solido con i primi collabora-tori, i presbiteri, annunciatori autore-voli. E così, pur essendo Lui, e solo Lui,il “bel pastore”, chiama, lungo la storia,degli uomini ad essere immagine del“bel pastore” e quindi guide sagge dellecomunità. Motivo per cui mons.Staglianò ha pensato di indirizzare anzi-tutto ai preti una lettera amichevole epaterna, scritta “cuore a cuore”. Una

lettera che porta la data della festa del SS. Corpo e Sangue di Cristo a ricordare “la con-segna di Gesù nell'Eucaristia” come “criterio di giudizio del nostro avanzare verso Cristo”.Se il presbitero, dunque, non si fa rendimento di grazie e pane spezzato non può essereguida e segno tra il Popolo di Dio. L'annuncio, a cui è principalmente deputato, insie-me alla presidenza dell'Eucaristia, non sarà credibile se non passa attraverso la testimo-nianza della sua vita donata.Il Vescovo, nella sua lettera ispirata, ha un fluire di immagini poetiche che si scolpisco-no nella mente e ancor più nel cuore. Piantare un albero, per avere frutti buoni e abbon-danti, questo il significato del suo gesto, intagliare un sicomoro, per fare uscire gliumori amari che permettono al frutto di essere commestibile, lasciarsi investire dal “ro-veto ardente”, per indicare il fuoco della missione che deve infiammare le nostre

Passione pastorale per lacausa del Vangelo

di Umberto Bonincontro

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coscienze e porre nella nostra intelligenza nuovi dinamismi, sono queste le traiettorie lungo le quali dobbiamo muoverci come preti, indicandole alle nostre comunità comesegni dei tempi, e cioè progetto di Dio per l'oggi della storia. Perché i frutti siano buoni,e abbondanti, è necessario un albero dalle radici profonde, che si propagano lungo uncorso d'acqua. Le salde radici il Vescovo le indica nella comunione presbiterale che è lavera “epifania della bellezza custodita dal nostro Dio-agape, Dio-comunione “, il corsod'acqua credo vada individuato nella Parola di Dio da cui nasce “la passione pastorale chemanifesta lo zelo per la causa del Signore”, intagliare un sicomoro infine significa lasciar cadere i frutti amari dell'individualismo, per cui la parrocchia diventa autoreferenziale esi chiude alla pastorale vicariale e diocesana, e del protagonismo che oscura Cristo permettere al centro il prete e la comunità.

I presbiteri di Noto con Mons. Staglianò e il card. De Giorgi a conclusione degli esercizi spirituali

Mons. Staglianò incontra il Consiglio Pastorale

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«Dio è amore, in Lui ritroviamola possibilità di una vita umanabella e buona, con pieno coinvolgi-mento della persona – corpo,intelligenza e cuore – e con effettipositivi sul vivere sociale. Perquesto però è importante ricordareche la fede cristiana è fede incarna-ta ed occorre superare tantareligiosità solo esteriore»: sonostati i messaggi ricorrenti

nell'incontro del Vescovo con la sua Chiesa che presto, dopo il suo ingresso, si è concre-tizzato nella visita ai vicariati della diocesi. Ogni volta al centro c'è stata l'eucaristiaconcelebrata con tutti i presbiteri del vicariato, quindi l'incontro con gli organismipastorali (consigli presbiterali, coordinamenti vicariali e consigli pastorali parrocchiali,aggregazioni laicali), le visite nei luoghi della sofferenza e della condivisione e incontricon il mondo della cultura e del lavoro, il dialogo con gli uomini delle istituzioni.«Chiedo comunione, superando autoreferenziali-tà e burocrazia sacrale»: è stato l'invito costanteai presbiteri e ai laici impegnati negli organismipastorali. «Cerco fatti di Vangelo»: è stata quindila visuale per cogliere e ritrovare ciò che di piùvivo e vero c'è nella nostra Chiesa locale. Levisite agli ospedali, al carcere di Modica e diNoto, al Centro dialisi di Pachino, a scuole ecooperative sociali sono state occasione perl'annuncio di una speranza che permette di daresenso al dolore, al lavoro, allo studio. Nella visitaa segni della carità ecclesiale come la Casa donPuglisi o nella partecipazione ad appuntamenticome il Convegno ad Avola sui “bambini tra

Tra i primi gesti di Mons. Staglianò la visita nei vicariati

Cercando e ritrovando Vangelo, chiede

Chiesa Madre di S. Pietro a Modica

Chiesa di S. Bartolomeo a Scicli

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hiedendo comunione e slancio missionario

amore e violenza” si è precisato come siaimportante un servizio preciso edintelligente che privilegia i più piccoli e, apartire da loro, ripensa il vivere sociale.Ritrovando quindi nella cultura «lacapacità di riappropriarci di un rapportocon il reale in tutta la sua ricchezza eprofondità». Particolarmente intensi gliincontri con i giovani, con il forte invitoad essere il «cuore pulsante della Chiesa»e a coltivare una vita bella e buona. «Lalaicità come interesse per l'uomo»: è stato infine il messaggio agli uomini delle istituzio-ni, come rileviamo per es. dall'intervento fatto a Scicli. Che comporta anche «la possibi-lità di critiche costruttive alla comunità ecclesiale se non è all'altezza dei suoi compiti», hadetto a Noto Mons. Staglianò, trovando corrispondenze non formali in parole comequelle del Sindaco di Modica che ha ricordato come «nei Palazzi del potere il rischio deldominio c'è, e il Vescovo e la Chiesa possono aiutare con la loro parola profetica a vigilare». Ilmessaggio alle istituzioni, e alla polis tutta, non poteva poi non condensarsi – come aPozzallo è stato esplicitato – nel richiamo a Giorgio La Pira, che interpella ad un «radi-camento organico della persona nella città in cui essa è nata e nella sua storia e tradizione».Dopo questi primi incontri, l'attesa e l'impegno riguardano ora il cammino ordinariocon il diffuso auspicio che si possano affrontare, attraverso un confronto leale e lungimi-

rante, i problemi pastorali, inprimo luogo quelli relativiall'articolazione territoriale e allacomunione tra le parrocchie e allacapacità di un discernimentosapienziale della nostra storia, perpoter essere sempre più capaci ditestimoniare il Vangelo in unmondo che cambia.

di Maurilio Assenza

Chiesa della SS. Annunziata a Ispica

Chiesa Madre S. Sebastiano ad Avola

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Il 29 giugno, solennità dei Ss Pietro ePaolo, Mons. Antonio Staglianòordinava tre nuovi presbiteri. Uno di essi era Alessandro Spatola. Era la prima volta che il nuovo vescovo compiva questo gesto sacramentale, ed era la prima volta che laParrocchia di S. Caterina in Rosolini riceveva il dono di un prete nato nel suo seno.Nel suo seno, si fa per dire, perché in realtà non solo egli era residente altrove, maproveniva dall'associazione “Mondo Giovani” che aveva la sua sede a Rosolini. Io l'hoincontrato lì; abbiamo percorso, un tratto di cammino dentro quel movimentogiovanile. Poi lui è venuto da noi ed è iniziata con noi la sua avventura alla sequela delCristo Sacerdote.Per la nostra comunità parrocchiale è stata una provvidenziale occasione perripensare la funzione del sacerdote, oggi. Alessandro è stato chiamato da Dio senzasuo merito, è membro di una comunità che non lo merita: dovrà vivere nel dono unavita nata all'insegna del dono. Il prete è l'uomo della gratuità. Tutto ciò non è affattoscontato dal momento che per ogni chiamato è facile riprendersi con una mano ciò che si è dato con l'altra, risarcirsi sotto forma di affermazione di sé, di ricerca di unposto più comodo, o, addirittura, di una carriera ecclesiastica, per ciò che si è donato.Di questo supplemento di amore gratuito ha bisogno la comunità cristiana, il mondo,la famiglia, la politica, l'economia. Per esso la Chiesa diventerà famiglia e luogo frescodi accoglienza; per esso potrà avviarsi il superamento dell'abisso tra i milioni di miseri

e i pochi ricchi della terra;per esso la reciprocità nellacoppia sarà possibile eduratura; per esso la politicasarà indirizzata verso il benecomune e il mercato troveràla leva per sopravvivere ediventare più umano.Un accumulo di energie peril mondo, ecco il preted'oggi.

Prete uomodella gratuità

di Stefano Trombatore

I tre novelli sacerdoti con i Vescovi: Mons. Malandrino, Mons. Staglianò, Mons. Nicolosi

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Dal suo ingresso in Diocesi Mons. Stagliano coglie ogni occasio-ne per insistere sull'urgenza di purificare le feste religiose perchédiventino autentico segno di fede. Il suo pensiero è contenuto inuna lettera inviata alla sua Comunità parrocchiale di Le Castellanel 200…di cui riportiamo qualche stralcio.

Carissime sorelle e fratelli nella fede. Con questa lettera desideriamopensare con voi su un problema che ha provocato un po' di malumorespecie tra i cosiddetti “cristiani non praticanti”. Non ogni lamentela ènegativa, quando si apre al dialogo e sfugge la mormorazione. Conun atteggiamento di grande apertura vogliamo perciò:a) rispondere ad alcuni interrogativi giustamente posti di fronte a ini-ziative che sembrano apparentemente distruggere tradizioni del pas-sato;b) giustificare alcune scelte pastorali, per la crescita e la maturazionedella fede della comunità cristiana e della civiltà del popolo castellese.In tal modo intendiamo essere, come dice S. Paolo “collaboratoridella vostra gioia e non padroni della vostra fede”. (2 Cor 1,24). Nonvolendo blandirvi con proposte populiste per 2amore del quieto vive-re”, né comprare il vostro consenso, vorremmo, confidando nellavostra intelligenza, provocare una seria riflessione, all'alluce della parola del Signore, su ciò che aiuta tutti acrescere come credenti, e su ciò che invece ci blocca nel presente, dentro consuetudini inventate per particolariesigenze passate, e che oggi, avendo perso la loro motivazione originaria, sono espressioni vuote, come un con-tenitore senza contenuto.Sorelle e fratelli nel Signore, guardando a come la nostra devozione si esprime anche in tante delle nostre festereligiose, poniamo degli inquietanti interrogativi che- senza giudicare nessuno- devono indurci a una seriameditazione circa la qualità della testimonianza della nostra fede:- E' forse “religioso” in una festa patronale utilizzare ingenti somme di denaro per “onorare” Maria o il Santopatrono quando nella propria comunità esistono tanti gravi problemi sociali?- E' secondo la Tradizione della Chiesa legarsi a questa o quella processione ignorando per tutto l'annol'Eucaristia domenicale, mensa domenicale della famiglia di Dio?- E' nello spirito del vangelo osservare i primi venerdì o sabati del mese mentre nella vita di ogni giorno si prati-ca l'inimicizia per questa o quella persona?- Non è una contraddizione chiedere la benedizione pasquale della propria casa quando si ignorano comple-tamente le promesse e gli impegni del nostro battesimo?- Può gradire Dio i nostri voti- talvolta ostentati di fronte agli altri- o le nostre litanie, se una comunità di popo-lo non cresce nell'affetto e nella stima reciproca? In tutto questo la fede viene trasmessa-consegnata o tradita?

Tradizione della Chiesae... degli uomini

Noto, Festa di S. Corrado

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Spesso ciò che non si capisce si giudica e si condanna senza appello. Quanto ciò possadare fastidio se l'oggetto dell'opinione siaun giovane trova una misura nel divariosempre crescente fra gli adulti e gliadolescenti, non capendo in realtà che ledue categorie non sono l'una contro l'altrama facce della medesima medaglia. Inquest 'ottica l 'esegesi del binomio“adolescenza-problematiche” è piuttosto

semplice ma alquanto riduttiva, colpevole di celare un mondo di sofferenza per ilgiovane che le vive in prima persona e per le famiglie, spesso inermi e abbandonate intragedie già troppe volte consumate.Ciò che, tuttavia, accomuna queste forme di disagio è, in realtà, il motore propulsoredell'agire di ogni età: la ricerca della felicità. La colpa piuttosto è la ricerca di unafelicità facile, pronta per l'uso, sia essa in un bicchiere di troppo, in una sostanzachimica, nella forma fisica perfetta, in un'emozione intensa che però non riesce asopravvivere alle prime luci dell'alba. Ma i maggiori colpevoli non sono i ragazzi cheabbandonano la via maestra per intraprendere apparenti scorciatoie ma noieducatori, noi cristiani che lasciamo strumentalizzare il messaggio di Cristo,tralasciando il dato più importante: Dio è amore! Ed è proprio il volto della Chiesa

Mons. Staglianò ha conq

Mons. Staglianò tra i giovani a Pozzallo

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a conquistato i giovani di Valentina Terranova

che amo, carico cioè diu m a n i t à , c h e t r o v anell'annuncio della Paroladi Cristo la sua pienezza.Un messaggio che non èun codice penale, unaserie di divieti ma che èacqua che disseta ineterno, pane che sazia,parola di vita sulla qualescommettere, ognuno inprima persona, la propriavita! È questa la chiesa chei giovani amano: guidapresente nelle loro viteche annuncia una parolaforte, «viva, efficace e piùtagliente di ogni spada ad o p p i o t a g l i o ; e s s apenetra fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito, delle giunture e dellemidolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore» (Ebr 4, 12). Un messaggio da

trasmettere con la stessa amabile delicatezza di Cristo, che offre, nonimpone, soprattutto nei confronti di chi, come il giovane ricco, nonriesce ancora a trovare nei Suoi insegnamenti un percorso di vita. Lasorpresa e la riconoscenza maggiore per il nostro vescovo, Mons.Staglianò, sono scaturite, nelle occasioni nelle quali abbiamo avutomodo di conoscerlo, non solo per averlo scoperto come bravo cantante esimpatico interlocutore ma soprattutto per aver percepito il tentativo dispendere tutte le sue energie con vivo entusiasmo per trasmettere labuona novella che cambia la vita.È questo il volto della chiesa che ci auguriamo sempre più di trovare nellefuture occasioni di incontro con Sua Eccellenza, nelle giornatediocesane della gioventù, negli incontri di pastorale giovanile, nellecelebrazioni domenicali e nella vita quotidiana nelle nostre comunità. Èquesto il volto della Chiesa che, da uomini e donne del domani, ciimpegniamo a edificare, forti del vero Amore, sorgente di vita.

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Anche la Chiesa di Dio che è in Noto vive, nella successionedei suoi Vescovi, il mistero-ministero che le garantisce lapresenza di Cristo Buon Pastore nella comunità diocesanaimpegnata, responsabile e – oggi – in stato di globale epermanente missione, sollecitata dalla Parola di Dio, dalConcilio Vaticano II e dal 2° Sinodo diocesano.Papa Gregorio XVI il 15 maggio 1844 emana la bollaGravissimum sane munus, con la quale eleva Noto a Sedevescovile e la sua chiesa madre a Cattedrale. Alla nuovaDiocesi, oltre Noto vengono assegnati – smembrandoli daquella di Siracusa - i Comuni di Avola, Buccheri, Buscemi,Cassaro, Ferla, Giarratana,Modica, Pachino, PalazzoloAcreide, Pozzallo, Portopalo,Rosolini, Scicli e Spaccaforno

(ora Ispica).Va ricordato che il 6 maggio 1950 Pio XII erige la diocesi di Ragusarendendola autonoma dall'Arcidiocesi siracusana, per cui Giarratanapassa alla novella Diocesi di Ragusa, mentre Palazzolo Acreide,Buccheri, Buscemi, Cassaro e Ferla ritornano a quella di Siracusa.Questi i primi tre vescovi di Noto: Giuseppe Menditto (1844-49),Giovanni Battista Naselli (1851-53) e Mario Mirone (1853-64). Aseguito della presa di Porta Pia, la frattura tra il governo italiano e ilVaticano impedisce la nomina di nuovi vescovi nelle sedi vacanti, e Notoper otto anni rimane sede vacante (1864-72). Finalmente, grazie alla

legge delle Guarentigie del 1871,viene nominato vescovo Mons. Benedetto La Vecchia (1872-75). Gli succederà Mons. Giovanni Blandini (1875-1913) -antesignano di democrazia e del rinnovamento cattolico inItalia.Frutto della competenza giuridica del vescovo Mons.Giuseppe Vizzini (1913-35) è stata la riforma religiosa sulpiano spirituale e i documenti del 1° Concilio plenario siculo(Palermo, 1920) e del 1° Sinodo diocesano (Noto, 5-7 ottobre1923).Quello di Mons. Angelo Calabretta (1936-70) è stato unattivissimo episcopato dalle profonde radici soprannaturali. Il

Noto la Diocesi più a Su

Mons. Salvatore Nicolosi

Mons. Giuseppe Menditto

Mons. Giuseppe Malandrino

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ù a Sud d'Italia di Salvatore Guastella

Mons. Giovanni Blandini

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suo successore, Mons. Salvatore Nicolosi (1970-98), ha fattocrescere la realtà 'Chiesa' in tutte le dimensioni: evangelizzazione,comunione, culto a Dio al servizio dell'uomo. Egli realizza ilgemellaggio con la Diocesi congolese di Butembo-Beni (1988) ecelebra il 2° Sinodo Diocesano (1995-96). Delle numeroseiniziative episcopali di Mons. Giuseppe Malandrino (1998-2007), ricordiamo la Missione popolare permanente e lariapertura della Cattedrale ricostruita (18.6.2007). Il 6 ottobre2007 la Comunità diocesana accoglie il suo 10° Vescovo Mons. Mariano Crociata, nominato daBenedetto XVI il 16 luglio. Per le sue spiccate qualità culturali e pastorali, il 25 settembre 2008, ilPapa lo nominava Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana.L'attuale Vescovo Mons. Antonio Staglianò ha fatto il suo ingresso a Noto il 2 aprile 2009. Questo ilmotto nel suo stemma episcopale: «Misericordia et veritas in caritate». Significative, queste sueprime iniziative teologico-pastorali: Visita negli otto vicariati della Diocesi; Lettera ai preti “Il belpastore offre la vita” due “Lectio magistralis”: «Chiesa, icona della Trinità» e «Caritas in Veritate,appello. alle coscienze per uno sviluppo a misura di persona»; Convegno diocesano teologico-pastorale sul tema “Caritas quærens veritatem” (28-30/9). Nel 'Saluto alla Chiesa di Noto', Mons.Staglianò affida il suo ministero pastorale «alla premurosa cura di Maria Ss.ma Scala del Paradiso,nostra amabile patrona, e all'intercessione di San Corrado Confalonieri, nostro compatrono.Abbraccio tutti – concludeva - nella pace del Signore e vi benedico nel Nome del Padre di ognimisericordia e del Figlio, la verità in persona che salva, e dello Spirito Santo la carità che donasperanza e vita».

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Dal crollo della Cattedrale e poi con il fervore che hacaratterizzato la sua ricostruzione, Noto ha vissuto evive ancora uno dei momenti più positivi e belli della suastoria. Questo periodo può essere benissimo paragona-to al periodo della edificazione stessa della cittànell'attuale sito. I turisti che da tutte le parti vengono avisitare Noto, trovano ora tutti i suoi monumenti, chiesee palazzi nobiliari, rimessi a nuovo, riportati al lorosplendore iniziale. Un senso particolare di bellezza edarmonia si impone e si trasmette a chi viene per ammira-re la ricchezza unica di arte che gli antenati ci hanno

lasciato. A noi adesso custodire e tramandare ai posteri questo patrimonio veramenteeccezionale. Noto, insieme ad alcuni monumenti delle città del val di Noto, è statachiamata “Patrimonio dell'Umanità” proprio in questi anni.Quando dopo il crollo della Cattedrale,venne qui la commissione dei Beni Culturali

del Senato della Repubblica, posi la domanda che adesso si presen-ta come fondamentale:dopo gli imponenti restauri realizzati con lesomme stanziate per il terremoto 1990: chi provvederà, e come,alla manutenzione di tante chiese e palazzi? La risposta fu chiara:bisogna darsi da fare, rimboccarsi le maniche localmente.Ecco allora che un impegno nuovo è richiesto a tutti noi! Il popolodeve anzituttoabbandonare la

mentalità feudale che ancora persi-ste, secondo la quale gli aiuti e lerisorse piovono solo dall'alto. Biso-gna alzare l'ingegno per trovaretutte le strade possibili perché il turi-smo diventi la prima risorsa dellanostra economia. Bisogna impararea valorizzare tutte le ricchezze monu-

Noto: patrimonio dell'Uman

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mentali, paesaggistiche,umane che sono nellenostre mani. L'invito èrivolto soprattutto aigiovani, perché espri-mano tutto il senso crea-tivo di cui sono dotati. In effetti alcuni piccoli gruppi già operano con encomiabile impegno, per esempio per tene-re aperti ai turisti alcuni siti mussali fino a mezzanotte nelmesi di agosto, ma è troppa poca cosa per le potenzialitàesistenti nel nostro ambiente. La regia di uno sviluppoche potrebbe dare lavoro a tanti, spetta alle istituzioni:

amministrazioni comunali, provinciali, regionali.A loro va rivolto un forte appello, perché accelerino il cammino d'intesa in particolarefra i Comuni della nostra Diocesi, che costituiscono un “Unicum nel suo genere” daoffrire al turismo internazionale. Perché ciò si realizzi è necessario però liberarsi dallaspirale della politica clientelare, per assumere “il Bene Comune” come categoria fon-damentale per la costruzione di un futuro diverso. Anche la Chiesa dovrà realizzare un progetto per il turismo religioso. E qui ilaici che vogliono lavorare per il migliora-mento del nostro ambiente, hanno di chesbracciarsi.Non si tratta solo di tenere le chiese aperte aivisitatori, ma di attrezzarsi di tutti quegli stru-menti che permettano ai turisti di entrare insintonia con l'ispirazione di fede che sotten-de a tutti i monumenti religiosi, e di incontra-re attraverso di essi in qualche modo Dio. E' questa una scommessa che la storia oggi cipresenta, è questo un obiettivo che non pos-siamo mancare!

manità affidato alle nostre mani di Salvatore Bellomia

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Pubblicazione a cura dell’Ufficio Comunicazioni Sociali della Diocesi di NotoStampa La Grafica, Modica