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Il tuo volto io cerco Maestro dove abiti? Da una fede Ricevuta…. alla fede in gesu’ 2.2 1

MAESTRO DOVE ABITI - Giovaniverona.it | Centro … · Web viewDal porno soft di Tinto Brass alle missioni in Etiopia. Quella di Claudia Koll è la storia di una conversione. L´attrice

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Il tuo volto io cerco

Maestro dove abiti? Da una fede Ricevuta….

alla fede in gesu’ 2.2

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Realizzatodalla commissione 17-19enni - CPG

Editing Meme

Pro Manoscritto

L’intera opera:

1.1 LA CASA SULLA ROCCIA Cerco fatti di VangeloSchede per incontrare una Chiesa che crede e per sporcarsi le mani insieme

1.1.1 Li amò sino alla fine, nella vita quotidiana1.1.2 Si cinse un’asciugatoio, nel mondo della solidarietà1.1.3 Fatelo anche voi, nella vita parrocchiale

1.2 LA CASA SULLA ROCCIAVangelo da Vivere (2007)

1.2.1 Ne costituì dodici, proposte per esperienze di vita comunitaria1.2.2 Stare con Lui, proposte di momenti di preghiera e di educazione alla preghiera1.2.3 Per mandarli, proposte di formazione alla testimonianza e al servizio di animazione

2.1 IL TUO VOLTO IO CERCO Che cercate? Credere? E in cosa?

2.1.1 Almeno credo! In chi e in cosa credono i giovani oggi 2.1.2 C’e’ qualcosa che conta veramente? L’influenza del relativismo culturale oggi2.1.3 Un posto nel mondo. L’identità personale e trascendenza oggi2.1.4 Quale uomo? L’immagine di Dio e dell’uomo nelle religioni

2.2 IL TUO VOLTO IO CERCO Maestro dove abiti? Da una fede ricevuta…alla fede in Gesù2.2.1 Credere oggi: in questa età, in questo tempo2.2.2 Io ti battezzo: Dalla fede ricevuta alla fede scelta2.2.3 Il caso Gesù : la storia e le interpretazioni

2.3 IL TUO VOLTO IO CERCO Venite e vedrete! Incontrare Gesù, diventare dei suoi!

2.3.1 Un tipo così: l’umanità di Gesù2.3.2 Con un suo segreto: Gesù e il Padre2.3.3 Con le sue idee: il senso della Vita2.3.4 Con un suo stile: …in concreto2.3.5 Mi ha cambiato la vita: incontri con Gesù2.3.6 Dicono sia vivo! Incontrare il Risorto

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3.1 VIVERE DA FIGLI Figli del Padre, riscopriamo la vita, riscoprendo il Padre Nostro (2007)

3.2 VIVERE DA FIGLI Uno Spirito da figli, mossi dentro dallo Spirito (2007)

4.1 IL SALE DELLA TERRA, Sussidio personale per seguire Gesù con il Vangelo secondo Marco

4.2 COMPAGNI DI VIAGGIO, sussidio personale per un cammino spirituale

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Maestro dove abiti? Da una fede Ricevuta….

alla fede in gesu’2.2

Interrogare la persona di Gesù, ascoltare la proposta del suo Vangelo, è un tutt’uno con la ricerca di verità che stiamo compiendo. I due giovani del Vangelo hanno percepito che l’insegnamento di Giovanni li spingeva a qualcosa di ancor più grande e definitivo; per questo si rivolgono a Gesù: iniziano così un cammino che, lentamente ma decisamente, cambia la loro vita e li rende partecipi di una verità della quale diventano testimoni operosi…Alle nostre domande non bastano le risposte di una dottrina, di una scuola di vita. Come i due giovani del Vangelo noi cerchiamo un Messia, cioè un Salvatore: qualcuno che, rivelando la sua identità, riveli insieme chi siamo noi; parlando della sua vita, dia significato alla nostra; spiegando le sue scelte, orienti le nostre. Noi cerchiamo qualcuno che sia Messia-Salvatore, una persona nella cui vita Dio stesso ci raggiunga, ci risponda, ci metta in cammino.Andiamo da Gesù con le nostre domande ed egli risponde ravvivando ancor più la nostra ricerca. Si rivolge anche a noi dicendo: «Che cosa cercate?»; e così ci spinge ad una risposta complessa, che ci obbliga ad approfondire la nostra stessa domanda, fino a scoprirne un senso più profondo: «Chi cercate?». È lui che ci introduce all'incontro con Dio stesso, indispensabile a ogni vita che voglia essere piena. (Catechismo dei giovani 2, p. 18.20)

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Maestro dove abiti?Sembra una domanda strana, …da postino che deve recapitarti un pacco!Ben altro in realtà: Gesù aveva intuito che stavano cercando e li aiuta a mettere a fuoco cosa realmente cerchino. Ed ecco io: dove abiti?

Dove possiamo trovarti?Infondo al loro cuore, ci sono domande che esigono risposte. Ci sono domande che dicono la voglia di trovare risposte, perché senza risposte non si può vivere. Ci sono domande che dicono la voglia di credere, e di credere sul serio.

Cosa cercheremo di aiutarvi ad approfondire in questo sussidio?Se il sussidio “Che cercate” era centrato sulle domande e sulle varie risposte possibili, questo cerca di introdurvi alle risposte cristiane fondamentali:

1. Ma cosa significa credere? È possibile credere in Dio oggi? E chi non crede?2. Cosa significa credere in Gesù? Mi basta la fede che mi è stata data da bambino, o

voglio dell’altro? 3. Gesù: ma siamo sicuri poi che sia tutto vero?

Come è pensato il sussidio che vi proponiamo?

1. Credere oggi: in questa età, in questo tempo2. Io ti battezzo: Dalla fede ricevuta alla fede scelta3. Credo Gesù Cristo: dentro la sua vicenda

Ciascuna parte poi, opportunamente introdotta, è composta da varie schede;

Come sono fatte le schede?

o Introduzione

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o Obiettivo

o proposte di attivita’

o materiale per le attivita’

Buon lavoro!

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Parte 1

Credere oggi: in questa età, in questo tempo

2.2.1

Carissimi amici, anche oggi credere in Gesù, seguire Gesù sulle orme di Pietro, di Tommaso, dei primi apostoli e testimoni, comporta una presa di posizione per Lui, e non di rado quasi un nuovo martirio: il martirio di chi, oggi come ieri, è chiamato ad andare contro corrente per seguire il Maestro divino, per seguire "l'Agnello dovunque va" (Ap 14,4). Non per caso, carissimi giovani, ho voluto che durante l'Anno Santo fossero ricordati presso il Colosseo i testimoni della fede del ventesimo secolo.Forse a voi non verrà chiesto il sangue, ma la fedeltà a Cristo certamente sì! Una fedeltà da vivere nelle situazioni di ogni giorno…Cari giovani, è difficile credere in un mondo così? Nel Duemila è difficile credere? Sì! È difficile. Non è il caso di nasconderlo. È difficile, ma con l'aiuto della grazia è possibile.(Giovanni Paolo II alla GMG di Roma)

Credere oggi non è più un dato scontato, sia perché la società in cui viviamo non ci aiuta a farlo, e chiede al credente di porsi controcorrente, sia perché i modelli di vita emergenti vivono totalmente al di fuori di una dimensione credente, sia perché la complessità delle sfide della vita di oggi rende difficile scoprire la presenza di Dio accanto a noi.In questa prima parte del sussidio vorremmo stimolare i ragazzi ad interrogarsi sulle fatiche e sulle ragioni del credere in Dio, sulle esperienze di Dio che ancora oggi sono possibili e sui “salti” che la fede richiede per essere presa sul serio.

4 schede per proporre altrettanti temi:1. Portatemi Dio, una sorta di processo a Dio per dire la fatica di credere davanti

alle fatiche e difficoltà della vita.

2. La fede di chi non crede, provare a mettersi dentro le ragioni di chi non crede per capire le proprie.

3. Perché credo, mettere a fuoco come sia possibile anche oggi fare esperienza di Dio.

4. Credo, aumenta la mia fede, come in chi crede stanno insieme la fede e i dubbi.

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SCHEDA 1

Portatemi Dio

introduzioneDal titolo di una canzone di Vasco Rossi, l’idea di una sorta di processo al credere in Dio, partendo da situazioni limite della vita, che inducono a dubitare, a fare fatica a credere.Sì, perché oggi il credere non è affatto scontato; non solo per un vivere alla giornata, ma anche per le tante domande che i ragazzi si pongono sul senso della vita e del rapporto tra un Dio buono e la sofferenza del mondo.

Obiettivoo Focalizzare e capire le fatiche del credereo Comprendere le ragioni del credereo Ridisegnare il proprio modo di guardare a Dio davanti al problema del male

proposte di attivita’

Processo a DioSi tratta di inscenare una sorta di processo a Dio. 1. Il caso: il non senso della vita

Viene messo sotto processo a partire dal “non senso” che tante situazioni fanno attribuire all’esistenza: usare come punto di partenza le provocazioni indicate o altro.

2. L’accusa:a) Dov’era Dio? Ciò che deve formulare l’accusa è un attacco a Dio, accusato di

aver creato il mondo e poi di averlo abbandonato al dolore, al male, alla mancanza di significato. In fondo l’accusa deve mostrarlo come sadico e assenteista.

b) Possibile che ci sia sempre una risposta? L’accusa può anche propendere per un attacco più che a Dio (che presuppone il credere in Dio), un attacco a chi afferma l’esistenza in Dio (la cui esistenza non sarebbe compatibile con la presenza del male).c’è solo il nulla

c) Potrebbe essere anche semplicemente un processo alla vita, pesantemente rifiutata per il suo essere abbandonata al caso, al non senso, al destino.

3. La difesa:Deve tentare di affermare la possibilità di credere in Dio e in un senso anche davanti al non senso di tante situazioni che la vita sbatte davanti.

4. la sentenza: Con l’aiuto degli animatori o di persone esterne deve tentare di dare una risposta il più onesta possibile in base a quanto effettivamente i ragazzi hanno dibattuto. Eventuali

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carenze di proposte della prospettiva cristiana, saranno integrate nella scheda successiva.

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materiale per le attivita’

1. Il caso

NON TI MUOVEREDi Sergio Castelletto – Medusa, 2004

Soggetto:

Ai nostri giorni la quindicenne Angela, in seguito ad un incidente di motorino, arriva in coma nell'ospedale di Roma dove lavora anche suo padre, il chirurgo Timoteo. Colpito e addolorato, l'uomo non trova il coraggio per partecipare all'operazione cui deve subito essere sottoposta. Mentre l'equipe medica porta avanti l'intervento alla testa, Timoteo avverte il bisogno di procedere ad una riflessione sulla propria vita fino a quel momento. Flash back, anni Ottanta. Timoteo, sposato con Elsa e senza figli, una mattina resta appiedato in una zona periferica della città. Per trovare soccorsi meccanici è aiutato da Italia, una ragazza dall'aspetto trasandato che lo accompagna nel proprio appartamento semi abbandonato. Italia vive poveramente, Timoteo la osserva, poi non resiste e le usa violenza. Si scusa, in seguito torna, resta spesso con lei, infine se ne innamora, le promette che lascerà la moglie. Italia resta incinta e Timoteo le dice di tenere il bambino. Nello stesso periodo anche Elsa gli annuncia che avranno un figlio: sarà una femmina, Angela; Italia, quindi, capisce che sarà abbandonata e abortisce; lui cerca di recuperarla e di riaccompagnarla al paese, ma Italia muore prima di arrivarci. In ospedale l'operazione si è conclusa con successo. Angela si salverà.

Valutazione Pastorale:

All'origine, com'é noto, c'è il romanzo omonimo scritto da Margaret Mazzantini (moglie nella vita di Castellitto), premio Strega 2002 e grande successo di pubblico. Il meccanismo è quello di un dolore inatteso (la possibile perdita della figlia), che innesca nel protagonista l'inattesa sensazione di dover cercare nel proprio passato le motivazioni di quell'incidente. "Timoteo è un vigliacco -dice Castellitto, attore e regista- perché rinuncia all'amore, per viltà e per troppa fiducia in se stesso...'Non ti muovere' é una storia di occasioni mancate, ma anche una storia di redenzione, perché Timoteo attraverso il dolore, dovrà immergersi nel fango del suo passato e fare i conti con se stesso". La spiegazione è corretta e del resto abbastanza palese per come appare dal percorso narrativo. Attraverso immagini di forte peso cromatico (la ricostruzione degli anni Ottanta) e un ventaglio psicologico di crescente intensità (sopratutto nella figura di Italia), il regista restituisce una drammaticità che è senz'altro sentita, sviluppa la radiografia di un esistenza che capisce gli errori fatti e vuole in qualche modo riparare. Nella ricostruzione del riscatto di Timoteo però, qualche passaggio non è sempre chiaro, né motivato con chiarezza. Resta in sospeso una certa condiscendenza nel pentirsi del passato in cambio della salvezza della figlia. La ricerca, forse una preghiera, di un nuovo equilibrio, è condivisibile quando è sincera, profondamente maturata, fortemente vissuta. Per questi motivi il film, dal punto di vista pastorale, è da valutare come discutibile, e problematico.

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Altri titoli:

La vita è bella Di Roberto Benigni – Cecchi Gori, 1997

Ararat Di Atom Egoyan – 20th century fox, 2003

Hotel Rwanda Di Terry Gorge – Cecchi Gori, 2005

Un senso (V. Rossi)Voglio trovare un senso a questa sera Anche se questa sera un senso non ce l’ha

Voglio trovare un senso a questa vita Anche se questa vita un senso non ce l’ha

Voglio trovare un senso a questa storia Anche se questa storia un senso non ce l’ha

Voglio trovare un senso a questa voglia Anche se questa voglia un senso non ce l’ha

Sai che cosa penso, che se non ha un senso Domani arriverà...Domani arriverà lo stesso Senti che bel vento, non basta mai il tempo Domani un altro giorno arriverà...

Voglio trovare un senso a questa situazione Anche se questa situazione un senso non ce l’ha

Voglio trovare un senso a questa condizione Anche se questa condizione un senso non ce l’ha

Sai che cosa penso che se non ha un senso Domani arriverà, domani arriverà lo stesso Senti che bel vento, non basta mai il tempo Domani un altro giorno arriverà... Domani un altro giorno... ormai è qua!

Voglio trovare un senso a tante cose Anche se tante cose un senso non ce l’ha

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2. L’accusa

a. dov’era Dio?

o La domanda sorge spontanea, come una provocazione ed una ribellione interna, ogni volta che ci troviamo di fronte ad atti e situazioni per i quali non riusciamo a trovare alcuna spiegazione, per i quali non riusciamo a darci alcuna giustificazione. Dove era Dio quando i bambini di S.Giuliano morivano schiacciati dalla loro scuola? Dov’era Dio durante l'olocausto. Dov'è Dio quando una giovane vita viene stroncata dal cancro, dov'è mentre ogni giorno migliaia di bambini muoiono di fame? La domanda potrebbe venir riproposta infinite volte, di fronte ad infinite, incomprensibili, ingiustizie. Se c'è un Dio che in quanto tale non può non essere giusto, perché il mondo gronda d'ingiustizia? Come si può ammettere che esista Dio in un mondo nel quale l'ingiusto prospera e il giusto soffre, nel quale viene premiato chi dovrebbe essere punito?

o Faremo fatica a cancellare dalla memoria le immagini terribili di distruzione e di morte, provocate da quell’onda anomala che ha colpito rovinosamente le splendide coste del Golfo del Bengala, alcune bellissime, diventate negli ultimi tempi paradisi per vacanzieri di tutto il mondo. Case sventrate, persone a migliaia travolte dall'acqua…e gli scampati a guardare, impietriti dall'orrore e dall'angoscia, la fine di tutto quanto avevano…e i bambini, tanti bambini che in pochi minuti hanno perso ogni affetto, ogni sostegno. Le televisioni di tutto il mondo hanno giustamente dedicato tutto lo spazio possibile a una tragedia inattesa, immane nelle proporzioni e i cui effetti potremo valutare pienamente solo fra qualche anno. Telecamere impegnate a trasmettere immagini per informare, per documentare, per dare notizie a  quanti, tra gli occidentali, avevano laggiù persone care che stavano trascorrendo le vacanze in quei paradisi diventati, d'improvviso, inferno. 

o Succedeva tutto questo il giorno dopo Natale, quando stavamo facendo memoria della nascita di Gesù, la manifestazione più grande dell'amore di Dio per l'uomo. È venuto spontaneo a molti, vedendo tanto orrore, porsi l'eterna domanda di fronte a tragedie come quelle consumatesi nei campi di sterminio di Auschwitz, Birkenau, Dachau, Treblinka... Dov'era Dio? Dov'era, mentre con rara disumanità i nazisti finivano nei forni crematori, dopo averli sottoposti a inaudite sofferenze e umiliazioni, milioni di persone, ebrei anzitutto. Se Dio c'è ed è Padre, perché non è intervenuto a impedire un tale odioso eccidio?

b. possibile che ci sia sempre una risposta?

La catastrofe e il destino Per il cristianesimo, qualsiasi cosa accada, non viene meno la Provvidenza

All' Angelus di domenica, a proposito della tragedia del Sudest asiatico, il Papa ha detto che Dio non abbandona i suoi figli nemmeno quando essi sono raggiunti dal dolore e dalla morte più atroce. Egli ha riproposto l' insegnamento tradizionale della Chiesa, che affonda peraltro le sue radici nella sapienza filosofica e in altro ancora. La filosofia stoica si era già espressa negli

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stessi termini che la Chiesa sin dal principio ha continuato a tener fermi. Il cristianesimo respinge la coincidenza tra dolore umano e punizione divina, tra colpa umana e dolore. I conti non si regolano in questa vita, ma nell'altra. (E i potenti e felici hanno trovato in questa dottrina cristiana molti motivi per rallegrarsi del loro stato).…Per il cristianesimo, qualsiasi cosa accada, la Provvidenza non vien mai meno. Per la cultura del nostro tempo il mondo non ha invece alcun senso e quel poco che riusciamo a scorgervi siamo noi stessi a conferirglielo. Emanuele Severino (Corriere della Sera - 3 gennaio 2005)

La ricerca di un senso

La ricerca di un senso non appartiene alla natura umana, ma a quella tribù umana educata dalla tradizione giudaico-cristiana che ha inscritto il tempo in un disegno di salvezza, trasformando la semplice successione delle albe e dei tramonti in "storia". La storia è un tempo fornito di senso, che però oggi sembra sia giunto alla sua fine». Insomma: la ricerca di senso è una «trovata» cristiana e niente più. Allora cosa siamo? Animali evoluti che pascolano nel prato del non senso. (Umberto Galimberti)

Esistere per il nulla o per Dio?

"Dio non esiste", dice l'ateo nel suo legittimo convincimento. Eppure anche l'ateo non può negare l'esistenza del "bisogno di Dio", che può spiegare marxianamente come "oppio del popolo" utile a trasferire nell'aldilà il compenso all'ingiustizia patita nell'aldiquà; o, psicoanaliticamente, come "avvenire di una illusione" che la progressiva scoperta delle dinamiche dell'inconscio non tarderà a smascherare. Tutto vero, ma insufficiente a spiegare questa inarrestabile ricerca del sacro, come qualcosa che antecede la nascita della ragione. A differenza dell'animale l'uomo sa di dover morire. Questa consapevolezza lo obbliga al pensiero dell'ulteriorità che resta tale, comunque la si pensi abitata: da Dio o dal Nulla. Il futuro è il destino dell'uomo, è la traccia nascosta della sua angoscia segreta. Non ci si angoscia "per questo" o "per quello", ma per il Nulla che ci precede e che ci attende. Ed essendoci il Nulla all'ingresso e all'uscita della nostra vita, insopprimibile sorge la domanda che chiede il senso del nostro esistere. Un esistere per Nulla o per Dio?». (Umberto Galimberti)

c. c’è solo il nulla«Di fronte a un mondo sempre più caotico, insicuro e abbandonato al caso, torna di attualità il tema del nichilismo che, tradotto in parole più semplici e comprensibili, si può indicare come il pensiero del nulla. Quando la logica non riesce più a guidare la comprensione di ciò che avviene intorno a noi, quando il comportamento dei nostri simili appare insensato o addirittura schizofrenico, quando lo stesso nostro io si frantuma contrapponendo progetti ispirati dalla ragione a pulsioni invincibili e distruttive e quando, infine, le grandi leggi che dovrebbero governare la natura e noi stessi sono smentite con sempre maggior frequenza dalla stessa ricerca scientifica e dall'esperienza pratica, il pensiero del nulla emerge come ultimo sbocco del nostro vano agitarsi sulla crosta sottile del pianeta.Ma si può pensare il nulla? Leopardi non ha forse costruito il suo più profondo pensiero filosofico ragionando attorno al nulla e non ha tratto dalla contemplazione del nulla gli accenti più alti e disperati del suo canto? (Eugenio Scalfari, L’Espresso 13 marzo 2003)

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3. la difesa

La nostra epoca è stata qualificata da certi pensatori come l'epoca della « post-modernità ». …le correnti di pensiero che si richiamano alla post-modernità meritano un'adeguata attenzione. Secondo alcune di esse, infatti, il tempo delle certezze sarebbe irrimediabilmente passato, l'uomo dovrebbe ormai imparare a vivere in un orizzonte di totale assenza di senso, all'insegna del provvisorio e del fuggevole. Parecchi autori, nella loro critica demolitrice di ogni certezza, ignorando le necessarie distinzioni, contestano anche le certezze della fede. Questo nichilismo trova in qualche modo una conferma nella terribile esperienza del male che ha segnato la nostra epoca. Dinanzi alla drammaticità di questa esperienza, l'ottimismo razionalista che vedeva nella storia l'avanzata vittoriosa della ragione, fonte di felicità e di libertà, non ha resistito, al punto che una delle maggiori minacce, in questa fine di secolo, è la tentazione della disperazione. (Giovanni Paolo II, Fides et Ratio 91)

L’uomo non riesce a trattenere il suo amaro e struggente desiderio di sapere se la vita sia soltanto una serie di momentanei processi fisiologici, di desideri e sensazioni che scorrono come i granelli in una clessidra che segna il tempo una volta sola. Si domanda se la vita è soltanto un miscuglio di fatti privi di rapporti reciproci. Non esiste un'anima sulla terra che non si sia resa conto che la vita è tetra se non si rispecchia in qualcosa che possa durare. Vogliamo tutti convincerci che esiste qualcosa per cui valga la pena di vivere. (A. Heschel)

«O noi siamo come delle rane gracidanti sulle rive dello stagno del nulla, o siamo i fortunati invitati a una festa cosmica che non finirà. Siamo dunque di fronte a una inevitabile scelta tra una chiara ed evidente insignificanza e una nascosta trascendente significazione. O si da credito al non senso, che sembra connotare ogni cosa, o ci si affida a un'intelligenza più alta: dobbiamo scegliere. Questo salto in direzione del mistero è il solo modo che ci è consentito per evadere dalla gabbia della più atroce contraddizione. E dell'assurdo, che oggi ci tallona continuamente. È un salto, che mi secca e mi costa, ma non mi è data altra strada per uscire dal non senso di tutto».(Card. Giacomo Biffi)

«La scienza da risposte parziali e la filosofia oggi pone solo domande senza dare risposte. È questa la ragione per cui l'uomo rimane un essere religioso, nonostante tutti i processi didemitizzazione...» (Norberto Bobbio).

«Nessun scienziato sa scrivere l'equazione-uomo. E se pretendesse di scriverla, dovrebbe fermarsi alla superficie della sua pelle. Ma la nostra esistenza va ben al di là della nostra pelle» (Antonio Zichichi).

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4. la sentenza

Un confronto: Bobbio / Martini

Religione e religiosità«Io non sono un uomo di fede, sono un uomo di ragione e diffido di tutte le fedi, però distinguo la religione dalla religiosità. Religiosità significa per me, semplicemente, avere il senso dei propri limiti, sapere che la ragione dell'uomo è un piccolo lumicino, che illumina uno spazio infimo rispetto alla grandiosità, all'immensità dell'universo. L'unica cosa di cui sono sicuro, sempre stando nei limiti della mia ragione - perché non lo ripeterò mai abbastanza: non sono un uomo di fede, avere la fede è qualcosa che appartiene a un mondo che non è il mio - è semmai che io vivo il senso del mistero, che evidentemente è comune tanto all'uomo di ragione che all'uomo di fede. Con la differenza che l'uomo di fede riempie questo mistero con rivelazioni e verità che vengono dall'alto, e di cui non riesco a convincermi. Resta però fondamentale questo profondo senso del mistero, che ci circonda, e che è ciò che io chiamo senso di religiosità».(MicroMega 2/2000)

Non mi considero, né ateo, né agnostico«Credo di non essermi mai allontanato dalla religione dei miei padri, ma dalla Chiesa sì. Me ne sono allontanato ormai da troppo tempo per tornarvi di soppiatto all'ultima ora. Non mi considero né ateo né agnostico. Come uomo di ragione e non di fede, so di essere immerso nel mistero che la ragione non riesce a penetrare fino in fondo, e che le varie religioni interpretano in vari modi. Funerali semplici, privati non pubblici. Raccomando caldamente ai miei familiari questo mio desiderio».«Quando sento di essere arrivato alla fine della vita senza aver trovato una risposta alle domande ultime, la mia intelligenza è umiliata. Umiliata. E io accetto questa umiliazione. La accetto. E non cerco di sfuggire a questa umiliazione con la fede, attraverso strade che non riesco a percorrere. Resto uomo della mia ragione limitata - e umiliata. So di non sapere. Questo lo chiamo "la mia religiosità". Non so se è giusto, ma in fondo coincide con quello che pensano le persone religiose di fronte al mistero».

Il cardinal Martini: «il senso del mistero» in Bobbio«Ora che rileggo le sue pagine dopo la morte di Norberto Bobbio, mi ispirano ancora maggior rispetto verso quest'uomo onesto e sincero, che non ho incontrato personalmente, ma che ho sempre stimato per il suo profondo desiderio di autenticità. In queste pagine il filosofo tocca molti problemi, ma io mi limiterò a esprimere qualcuna delle risonanze che esse suscitano in me. Rileggendo queste pagine non mi sento intellettualmente molto lontano da lui. Anch'io sento di vivere profondamente il senso del mistero e ritengo che la ragione dell'uomo "è un piccolo lumicino, che illumina uno spazio infimo rispetto alla grandiosità, all'immensità dell'universo". Resta dunque "fondamentale questo profondo senso del mistero che ci circonda, e che io chiamo senso di religiosità".La differenza sta nel fatto che io a questo "mistero" mi affido, mi abbandono con fiducia perché sono convinto che è un mistero buono, che ha cura di noi e che ha in sé le chiavi di

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tutti quei problemi che umanamente non riesco a comprendere. Un grande stimolo per questa convinzione e questo affidamento mi è dato dalla persona di Gesù, dalle sue parole, dalla sua vita, dalla sua morte e risurrezione che nessuna considerazione ipercritica dei documenti del passato riesce a eliminare. Mi colpisce per questo che Bobbio nel suo scritto non nomini se non di passaggio la persona di Gesù e mostri di non conoscere a fondo i vangeli, egli che pure si è "sempre domandato per quale ragione nelle nostre scuole gli dei di Omero si studino più del Dio della Bibbia".Bobbio mostra grande considerazione per i "precetti e la predicazione di Cristo, il discorso della montagna" mostrando così di aver presente la straordinaria apertura di orizzonti che il vangelo ci propizia su una nuova immagine dell'uomo e di Dio. Ma poi si lascia bloccare da qualche pagina più controversa.Sono convinto, pur nel rispetto del segreto di ogni coscienza, che se Norberto Bobbio avesse approfondito con amore i vangeli e avesse sentito il fascino della persona di Gesù, la domanda coinvolgente "Voi chi dite che io sia?" e l'appello lanciato presso la tomba vuota di Gesù "Non è qui, è risorto" - appello che ancora oggi suona qui a Gerusalemme presso l'edicola del sepolcro - sarebbe forse andato oltre a quell'umile confessione del proprio "non sapere" verso una considerazione del mistero indicibile che porta dentro di sé le ragioni profonde anche delle nostre sofferenze.Con tutto questo, egli rimane un modello di ricerca umile e sofferta, di sincerità e di autenticità che può mostrare a molti quanto sia importante non accontentarsi di risposte facili e di porsi con serietà e impegno quelle domande che toccano il fondo dell'esistenza».(MicroMega 1/2004)

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SCHEDA 2

La fede di chi non credeCerco un’ateo per parlare di Dio

introduzioneVi presentiamo un simpatico libretto uscito nel 2006, che riporta la corrispondenza via mail tra due amici giornalisti, don Umberto De Vanna, prete salesiano, e Marco Cagnotti, che si definisce ateo.Si tratta di un dialogo franco, leale, che non riesce a far cambiare idea a nessuno dei due, ma che li aiuta ad andare in profondità alle loro posizioni.Veniamo a riportare alcuni passaggi di questa corrispondenza, che può essere usata direttamente per stimolare nei ragazzi una presa di posizione davanti alle questioni poste. Prediligiamo l’approccio ai problemi; il resto del sussidio sarà un viaggio alla ricerca delle risposte; alcune riflessioni di don Domenico Sigalini serviranno a incamminarsi verso la ricerca dell’esperienza di fede.

obiettivoo Aiutare i ragazzi a mettersi in ascolto della parte di sé che fa fatica a credere.o Diventare capaci di ascolto delle posizioni altrui.o Assumere la capacità di dialogo sui temi di fede e di saper dire la propria posizione.

proposte di attivita’

1. Gli enigmi di Marco, in cerca di risposta: dopo una lettura introduttiva del primo scambio di mail, ai ragazzi divisi a gruppetti viene affidato uno dei testi qui sotto riportati, cui tentare di rispondere con un proprio scritto.

2. Gli animatori ne faranno poi una sintesi, che in qualche modo esprima come vedono la fede i ragazzi.

3. Seguirà la lettura e un dibattito sulla risposta di don Domenico

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materiale per le attivita’

Gli enigmi di Marco: in cerca di rispostaCredere, non credere

Da: Umberto <[email protected]>Oggetto: Io sono credenteData: 27 maggio 2004A: Marco <[email protected]>Ccn : Domenico

Carissimo Marco,a me chi si dichiara ateo fa impressione come chi si dichiara credente. Attorno a Gesù nel Vangelo c'è molta più diffidenza e mancanza di fede che adesione. E questo mi ha sempre stupito e amareggiato, perché a me Gesù piace, davvero: lo trovo convincente e affascinante come nessun altro. Comunque i veri credenti sono relativamente pochi. Ma io sono nato credente. Non ho mai avuto dubbi seri, anche se non capisco la sofferenza ingiusta e gratuita, e gli interrogativi sul mondo sono tanti. Nel mio studio ho messo accanto al computer una rosa: davanti a una rosa non si può non inginocchiarsi. Perché, se quell'armonia e quella bellezza sono casuali, tutto è assurdo. Mi pare incredibile che noi veniamo dal niente e siamo destinati al nulla, se vediamo la bellezza, se pensiamo, viviamo, amiamo. Tanti saluti. Umberto

Da: Marco <[email protected]>Oggetto: Non mi piace GesùData: 22 giugno 2004A: Umberto <[email protected]>Ccn : Domenico

Caro Umberto,Non pensavo che saremmo finiti a discutere di argomenti così... «pesanti». È una delle cose che trovo più piacevoli, fra l'altro...Non c'è senso, non c'è scopo. Non sto dicendo che questa sia una bella prospettiva, anzi. Però è così. Secondo me gli atei si dividono in due categorie. Ci sono gli atei contenti, quelli convinti che la perdita della fede sia una conquista positiva, che pensano alla religione come a una stupida superstizione, retaggio di secoli bui, dalla quale l'uomo nuovo si libera e diventa artefice del proprio destino. Esempi: Marx e Freud. Poi ci sono gli atei infelici, quelli che sanno che credere aiuta, lenisce la sofferenza, dona uno sguardo sul mondo più incantato e sereno, ma che nondimeno non riescono a credere, perché non ne vedono motivo sufficiente per la propria razionalità. Esempi: Leopardi e Camus. Quando ho smesso di credere in Dio avevo 16 anni ed ero tutto contento. Entravo in chiesa e guardavo le persone inginocchiate a pregare e dentro di me avvertivo un senso di grande superiorità. Gli anni successivi hanno «smontato» questa mia superbia intellettuale. Oggi se vedo qualcuno che prega lo invidio un po'. Ma non posso pregare. Perché non credo in un Essere Trascendente. Che ci posso fare? Non riesco, non posso. Non è una cosa che si possa ottenere con lo sforzo. Il verbo «credere» è come il verbo «amare»: non ammette la forma dell'imperativo. Non puoi dire a qualcuno: «Credi! Ti ordino di credere!». Se non ci crede, non ci crede. Punto e basta. Io invidio a voialtri la vostra fede. La invidio anche perché mi

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incuriosisce tantissimo come esperienza che mi manca, che desidero per pura curiosità intellettuale. Cos'è? Cosa si prova ad averla? Mah! Pare (dicono...) che sia un dono. Io non l'ho ricevuto. Boh! Forse sbaglio io. Forse aveva ragione Agostino quando diceva che non lo cercherei se non lo avessi già trovato. Ma io so bene di non aver trovato proprio nulla. Se osservo il mondo alla luce della mia ragione (che è l'unica luce che mi consente di avere uno sguardo che, senza la presunzione di essere oggettivo, è almeno intersoggetti-vo) non vedo un solo straccio di motivo per convincermi che Dio esiste. Scopro invece una miriade enorme di motivi per convincermi che non esiste. 0, se esiste, che non gliene frega niente di noi. Stammi bene, Marco

Non dirmi che Gesù era un uomo…(Marco) Ma proprio perché noi non viviamo come lui, proprio perché nessuno vive come lui, Gesù non può essere un vero uomo! Dimmi... Gesù non ha mai bestemmiato? Non ha mai detto una carognata con la precisa intenzione di ferire un altro essere umano, per pura cattiveria e malignità? Ha mai rubato... chennesò?... una mela da un carretto al mercato, una pagnotta dal panettiere? Non ha mai copiato un compito a scuola? Non c'è nessuno sulla faccia della Terra che non abbia compiuto anche solo una di queste azioni almeno una volta nella vita. Perché siamo «umani», fallaci, fallibili, limitati e anche un po' stronzi. Gesù no…Umberto, dimmi una carognata, anche piccolina, che ha fatto Gesù, una di quelle cose che ti fanno dire, quando le senti riferite su qualcun altro, «Beh, quello lì è un po' stronzo...», e io ti concederò che era un uomo…come noi.

Credere per il bisogno di credere? Non mi va…(Umberto) Perché mai la gente dovrebbe farsi sgozzare per delle cose di cui non è certa? Si tratta evidentemente di certezza soggettiva, ma gli elementi vanno presi tutti insieme, nella loro globalità e armonia. Sai perché? Perché quella certezza da gioia, sicurezza, serenità, pace. Perché credere in Dio da un senso all'esistenza che l'ateismo non da, e pur di crederci per ricavarne quella gioia, sicurezza, serenità e pace vi sono milioni di persone disposte a credere alle assurdità più manifeste, ad accettare che il sangue di un santo si sciolga due volte all'anno, che dire una preghiera ti aiuta a trovare un posto di lavoro, che rinunciare al sesso per tutta la vita e starsene chiusi in un monastero a pregare è fonte di soddisfazione per il Padreterno. A me, laico e ateo, sembrano convinzioni e scelte deliranti, ma c'è chi lo fa. Perché? Perché farlo lo fa stare bene, lo fa sentire amato, giustificato, compreso, gli da la speranza.

Perché Dio permette il dolore innocente?(Marco) No, no, no... Il dolore provocato dall'uomo non mi disturba affatto. Dio non c'entra. C'entra l'uomo, invece. Siamo liberi, e liberi di compiere anche il male. Che c'entra Dio? Se un bastardo mi spara durante una rapina in banca e mi riduce in carrozzella per il resto dei miei giorni, io me la prendo con il bastardo, non con Dio. Ma Dio ha fatto un mondo tutt'altro che magnificente, come tu hai scritto. Un mondo magnificente sarebbe un mondo nel quale i bambini di tre anni non muoiono di leucemia. Ecco un fatto che non ha responsabilità umane, che provoca sofferenza ma che Dio non impedisce. Perché? 0 non è buono, o non è onnipotente. E non lo dico io, lo diceva già Epicuro.

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Perché è un mistero?(Marco)...Perché Dio mi ha fatto desideroso di capire il senso del dolore, se poi si rifiuta di spiegarmelo? Mistero! E, di fronte a questo mistero, a me si chiede un atto di fede: non capisco, eppure credo. Scusami, ma questo è un insulto alla mia intelligenza, a quella stessa intelligenza che è un dono di Dio. È un insulto al mio modo di essere, alla mia dignità. Non posso accettarlo.

Anche se Gesù ha sofferto, cosa cambia?(Marco) E veniamo a Gesù. Te lo concedo, questo Gesù. Non starò a disquisire sulla realtà storica del personaggio, sulle fonti, sui fatti. Va bene, ti do buono tutto. Tranne i miracoli, ovviamente, tranne la risurrezione, perché altrimenti il discorso sarebbe bell'e finito e dovrei darti ragione. Lasciamo perdere la risurrezione, e parliamo del Figlio di Dio che, innocente, si sacrifica per noi e per la nostra redenzione, che condivide con noi il dolore e la sofferenza. Ti dirò una cosa che ti disturberà: chi se ne frega. Non mi tocca. Non riesco a farmi toccare da tutto ciò. Se Dio soffre, cosa cambia per me che sto soffrendo per conto mio? Io avverto un senso di profonda solitudine nel dolore, e il fatto che altri soffrano non mi tange. È dalla mia parte? Davvero? L'unico modo per essere davvero dalla mia parte consisterebbe nel sollevarmi dal dolore, non nel subirlo a sua volta. Perché non lo fa? È onnipotente, no? Perché, allora? Io non capisco. Perdonami, è più forte di me. Non capisco. Sono stolto? Va bene, sono stolto. È una colpa essere stolto? Devo pagarla? Non so...

La risposta di don DomenicoNella postfazione al libro, mons. Domenico Sigalini, vescovo di Palestrina, prova a dare alcune risposte. Proponiamo questa parte per sottoporre le due mail inserite al giudizio dei ragazzi

Ecco, io credo che un elemento da chiarire sia la plausibilità dell'esistenza di qualcosa che va oltre la nostra razionalità e che è nello stesso tempo vitale per noi. Esiste una forma di conoscenza che non si contrappone, ma che si collega a quella razionale, che ha una sua plausibilità, ma che non si risolve nelle leggi ferree di un ragionamento razionale. Si avverte quasi nel procedere della ricerca onesta e appassionata che la razionalità è come una gabbia che ti è imposta e che è l'unica garanzia della verità di una vita. È un problema cui penso sempre. Capisco con Marco che se mi è stato dato questo modo di ragionare, devo stare fedele a questo, ma capisco anche il grande atto di fede dell'apostolo Tommaso che vuoi mettere il dito nella piaga del costato di Cristo e che poi si arrende o, meglio, si affida e dice: «Mio Signore e mio Dio»; è sempre e ancora davanti a un corpo per di più martoriato, non vede, né tocca nemmeno lui il Signore, ma il corpo di Gesù.. Questo gli dicono i suoi occhi e la sua razionalità, i suoi sensi.Apprezzo i puntuali affondi razionali di Marco. Oggi sono necessari per uscire da una sorta di atteggiamento da talebani in cui anche il cattolicesimo rischia di rifugiarsi, pensando di risolvere così il problema del confronto con la cultura di oggi. Questo non si oppone alla necessità di una proposta convinta, di una identità coraggiosa del cristiano, una identità vera, sofferta, radicata sulla Parola e sull'uso corretto della ragione. Non è dicendo cento volte il nome di Gesù che si aiuta la persona ad accogliere la fede, ma è facendo risuonare questo annuncio in tutta l'estensione affettiva e intellettuale della persona. Stiamo passando da una generazione che ha avuto le risposte senza farsi le domande, a una generazione che si fa tante domande e non trova risposte. La risposta non

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può mai essere un ipse dixit, ma una continua sfida a tutta la vita della persona, razionalità compresa. Marco ci aiuta anche a superare un'altra deriva, che è la tentazione più grande che oggi avanza nella nostra società postmoderna, quella della magia, che sussiste anche in persone razionalmente attrezzate e che non riescono a trovare nella razionalità la forza di vivere al cospetto di ogni fatto con la dignità della propria persona umana. È una sorta di schizofrenia. Dio è spodestato dall'essere riferimento della vita, però al suo posto ci sta di tutto: oroscopi e maghi, fattucchiere e lettura delle carte, la negazione pratica della razionalità.Ma credo che il problema che sempre ha fatto da sfondo ai dialoghi tra Marco e don Umberto sia stato il grosso, insolubile problema del dolore innocente. Accosto allora, nei confini di questo grande interrogativo, due e-mail che mi sono giunte alcuni anni fa da due giovani diciottenni: due posizioni serie, due ricerche che rievocano il carteggio Marco - don Umberto e che dicono quanto siamo chiamati sempre a questo confronto, a questa ricerca, a questa amicizia profonda nel nome di una umanità aperta al mistero e non sconfitta da esso.Eravamo nei tempi burrascosi del delitto di Novi: una ragazza, aiutata dal suo ragazzo, uccide la mamma e un fratellino. La TV è stata per troppo tempo cassa di risonanza al fatto e molti ragazzi si sono confrontati e immedesimati negli autori. E giustamente il problema ha riportato la riflessione degli stessi giovani sul senso della vita e sulla fede.

Mail to…Ho 18 anni, non sono cattolico e non lo sarò mai, non credo in Dio né in nessun'altra forma di esistenza sovrannaturale o perfetta. Sono un razionalista, credo ed ho fede in ciò che mi viene dimo strato, non in ciò che mi viene fatto credere... Io sono cattivo quando la società mi chiede di esserlo, sono buono quando voglio essere buono, mi comporto secondo le mie necessità, ma anche secondo le necessità degli altri... Sul forum sul delitto di Novi ho detto che o [sic!] pensato di uccidere i miei genitori ed ho descritto come l'ho pensato, ma mi sono autoregolato ed ora sono in pace con me stesso e con il mondo: adeguato quando è indispensabile, indipendente quando voglio io, nei limiti del possibile. Attingo ai miei valori dalla filosofia e dalla letteratura, e rispetto la sovranità della matematica sulla mente umana. Insomma, vivo la mia vita con un equilibrio ed una maturità che in tanti altri invece non vedo. Eppure, sapete quale è il bello? Non sono cristiano, non credo in nulla, vivo la mia vita con il solo ausilio del mio cervello e del mio corpo. Ci riesco. Ora mi chiedo: voi cattolici a cosa vi attaccate?

Risponde una ragazza:Caro Artemis,hai 18 anni, come me, e come me, a quel che ho capito, ami la matematica e il suo mondo... fin qui nien-te da ridire. Ti scrivo perché voglio chiederti solo una cosa: ti è mai capitato di trovare qualcosa che, con tutta la tua buona volontà, non sei riuscito a spiegarti? [...] A me sì: l'anno scorso la mia migliore amica mi ha presentato una ragazza cardiopatica, da cui andava a fare servizio scout: Giorgia (questo il suo nome) non poteva correre, non poteva salire le scale, non poteva affaticarsi, non poteva fare il 90% delle cose che una ragazza di 18 anni vorrebbe fare. Ma nonostante questo nei suoi occhi vedevo una luce e una dolcezza che mi sembravano estranee, una voglia di vivere che io, proprio perché capace di fare tutto ciò che voglio, non sentivo! Il 13 dicembre, ho rivisto quegli occhi, ma non c'era luce, non c'era dolcezza. C'era il vuoto, perché il 13 dicembre il cuore di Giorgia si è fermato. E credimi, nessun ragionamento matematico, nessuna logica, nessuna tesi ti può spiegare perché le tue gambe tremano quando accarezzi la guancia di una tua amica, e la senti più fredda del marmo. Nessun teorema ti dirà mai il perché, perché una ragazza piena di vita come lei ora è distesa in una

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cassa da morto dietro a un muro di mattoni. Niente e nessuno mi ha mai risposto quando piena di rabbia ho urlato al cielo: «Perché lei? Perché non hai preso me? Perché?». Solo la fede in un uomo che si è lasciato inchiodare ad un legno povero, solo le lacrime di gioia di una donna davanti ad un sepolcro vuoto mi hanno aperto un barlume di speranza, mi hanno dato la forza di credere che Giorgia in questo momento corre, salta, fa tutto quello che il suo povero cuore non le ha permesso di fare qui in mezzo a noi. Voi cattolici a cosa vi attaccate? Io, in quanto cattolica, in quanto credente, mi attacco a un pezzo di legno, mi afferro ad una mano sanguinante, prendo forza e coraggio per andare avanti dall'annuncio di un giovane: «Colui che era morto non è qui!». La Ragione per definizione, è limitata: lo dici tu stesso, che credi solo in ciò che ti viene dimostrato... E per il resto? Per il resto, per quanto mi riguarda, c'è la fede. E quella non ti verrà mai dimostrata, nessuno te la potrà mai insegnare. Giulia.

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SCHEDA 3

Perché credo!

introduzioneSe certamente le esperienze di vita di un diciottenne sono aperte alla dimensione problematica della fede, è importante comunque fare emergere il positivo nel loro rapporto con la fede che fin qui li ha accompagnati. Certo, una fede in divenire e in maturazione, ma sempre una fede importante è (altrimenti, me lo dici che ci fanno ancora qui a parlare di queste cose)

obiettivoo Rivisitare la propria esperienza di fedeo Intuire il perché della possibilità di credereo Aprire gli occhi a uno sguardo contemplativo della realtà

proposte di attivita’

1. La proposta di questa scheda è quella di aiutare i ragazzi a dire la propria fede. Non tanto in senso contenutistico (il prossimo capitolo), ma in senso narrativo (quando e come ho fatto esperienza della presenza di Dio) ed esperienziale (cosa significa la presenza di Dio per la mia vita)

2. Altra possibilità, è quella di invitare alcune persone significative a portare la loro testimonianza sul tema.

3. Come spunto per il dialogo, possono essere utili i brani che seguono

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materiale per le attivita’

Che significa credere?Nell’analisi di Ratzinger credere «significa dare il proprio assenso a quel "senso" che non siamo in grado di fabbricarci da noi, ma solo di ricevere come un dono, sicché ci basta accoglierlo ed abbandonarci ad esso» (Introduzione al cristianesimo. Lezioni sul Simbolo apostolico, Queriniana, Brescia 1969, 41). La fede è l’accettazione consapevole e libera del «senso donato» e nasce dall’incontro fra il movimento di autotrascendenza dell’uomo e l’offerta assolutamente gratuita e indeducibile della grazia di Dio. Quest’incontro è tutt’altro che scontato: esso va anzi vissuto in tutta la sua dimensione agonica, segnata dall’esperienza della reale alterità dell’Altro (Mons. Bruno Forte, Avvenire, 4 maggio 2005)

Segni della presenza di DioTuttavia, anche se Dio non mi riappare nella maniera in cui, per ipotesi, ha parlato ad Abramo e Mosè, posso ritrovare nella realtà umana annunci del suo discorso, segni (per quanto poco chiari) della sua presenza nascosta. Non si tratta di «prove», ma di indicazioni del fatto che, se ho fede, posso ricollegare questa fede a una serie di realtà umane particolarmente significative. Ho menzionato in precedenza l'esperienza della gioia, quella straordinariamente espressa dalla Nona Sinfonia di Beethoven, che cerca l'eternità; ma ce ne sono altre: la propensione degli uomini per l'ordine, che appare correlata con un ordine presente nell'universo al di là dell'esperienza umana (un uomo chiuso nel suo attico può fare matematica e, quando guarda fuori, scopre che l'universo è ordinato matematicamente), l'esperienza straordinariamente suggestiva del gioco e dell'umorismo (specialmente l'esperienza del comico come metafora della redenzione), l'irrefrenabile propensione dell'uomo alla speranza che comporta il rifiuto della morte come realtà definitiva, la certezza di alcuni giudizi morali che implica l'esistenza di un ordine oltre la relatività della storia umana) e ultimo, ma non meno importante, l'esperienza della bellezza (sarei incline a ritenere, per esempio, che il paesaggio del lago di Como è un argomento a favore dell'esistenza di Dio). (P.L. Berger, Questioni di fede)

«Ma io credo o no?»«Ciascuno di noi, a questo punto, può domandarsi: ma io credo o no? Almeno sul piano psicologico, ritengo si possa dire che fede e incredulità si fronteggiano entro il cuore di ogni uomo. Spesso abbiamo l'impressione che sia oscillante o alterna la prevalenza dell'una o dell'altra. Propongo allora che, a conclusione di tutto, ognuno di noi faccia propria l'implorazione del padre del ragazzo epilettico: "Credo, Signore, ma tu aiuta la mia incredulità" (Marco 9,24). Parrebbe, a prima vista, una espressione contraddittoria: quest'uomo angosciato, crede o non crede? Mi sembra, a un livello più profondo di comprensione, che queste parole colgano stupendamente nella loro concretezza, il mistero insondabile del cuore dell'uomo, con i suoi turbamenti e con il suo insopprimibile anelito all'assoluto». (card. Giacomo Biffi)

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SCHEDA 4

Credo, aumenta la mia fede

introduzioneQuesta espressione evangelica ben interpreta il vissuto problematico della fede di un diciottenne: è fede (credo), mista a fatica di capire e credere (incredulità) ed è desiderio di crescere in essa (aiuta)

obiettivoo Vivere da credente le fatiche di credereo Crescere nella preghiera e nel rapporto con Dio partendo dalle fatiche

proposte di attivita’

Lettura di Marco 9, 14-27

1. Proporre ai ragazzi una drammatizzazione del brano evangelico e analizzare poi insieme i vissuti e le sensazioni provate dagli “attori”, per mettere a fuco cosa significhi la fede in Gesù.

2. Proporre una drammatizzazione attualizzata a qualche situazione particolare di vita più vicina ai ragazzi.

3. Invitare anche una persona che narri della propria esperienza di fede, soprattutto di un momento in cui la fede è cresciuta, ha avuto un salto di qualità

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materiale per le attivita’

Commento al vangelo: per capire di piùLa composizione si sviluppa in tre tempi: l'incontro di Gesù con la folla e il primo dialogo con il padre del ragazzo epilettico (9,14-19), la presentazione dell'ammalato e il secondo dialogo di Gesù con il padre (9,20-24), l'esorcismo e il dialogo di Gesù con i discepoli (9,25-29). La struttura della narrazione mostra che non è l'episodio in sé che interessa l'evangelista, non è il miracolo, ma il dialogo — fra Gesù e il padre, fra Gesù e i discepoli — che percorre tutto il racconto. Sono le tre affermazioni di Gesù che interessano, e tutte e tre riguardano la fede. Ma il tema della fede è, a sua volta, incluso in un interesse più ampio: la formazione dei discepoli. Tutto infatti termina con un dialogo, in privato, fra Gesù e i suoi discepoli. Ho detto che il centro dell'interesse sta nel dialogo, non nel racconto. Questo è vero: però è anche vero che il racconto è costruito con arte, in modo da servire, appunto, al dialogo.Mentre i discepoli, gli scribi e la folla stanno discutendo, ecco che compare Gesù. È’ un arrivo inaspettato e opportuno: cosa dirà? La folla gli si fa attorno, ed Egli rivolge una domanda ai discepoli: ma mentre essi esitano (dovrebbero ammettere la loro sconfitta e preferirebbero parlarne in privato), il padre, indiscreto, interviene spiegando: i tuoi discepoli non sono riusciti a liberare mio figlio dal demonio. È qui che si inserisce la prima parola di Gesù: « O generazione incredula! Fino a quando dovrò stare con voi? Fino a quando vi sopporterò? Portatemelo ». Questa prima parola di Gesù non è rivolta solo al padre, ma ai discepoli e alla folla. Neppure si limita al caso preciso: sembra, anzi, una valutazione di tutto ciò che Gesù ha fatto finora. Che cosa hanno prodotto la sua predicazione, la sua pazienza, i molti segni compiuti? Nulla! I discepoli non hanno una fede sufficiente per cacciare il demonio (poveri discepoli perennemente sconfitti!). La gente è avida di prodigi, come sempre, ma pur avendone già visti molti non ne capisce mai la lezione. Gli scribi hanno sempre prove dalla loro — sembra di vederli sorridere con sufficienza di fronte all'inutile tentativo dei discepoli — per metterlo in discussione. Il rimprovero di Gesù non tradisce rabbia e tanto meno meraviglia, ma piuttosto sofferenza, stanchezza. Alcuni commentatori scorgono nell'esclamazione di Gesù un'allusione ad alcuni testi celebri dell'A.T., quali Is. 42,14; 46,4; 63,15. È il lamento del profeta che si sente stanco della sua situazione — una situazione che sembra ripetersi senza fine, monotona, senza sbocchi — e deluso di fronte a Dio che nasconde la sua potenza. Ma con tutto questo Gesù ricomincia: non si ritira, non rifiuta il suo aiuto. Dice: portatemelo. È in questa ostinazione la grandezza di Dio.L'intervento del padre — che sentendo il richiamo del Maestro ha ritrovato una speranza — non piace del tutto a Gesù: se puoi! . . . È già un avvio alla fede, d'accordo, ma è una fede ancora debole e incerta. « Ogni cosa è possibile a chi crede » : questa seconda parola di Gesù è una affermazione della potenza della fede. La fede è il modo giusto di porsi di fronte a Dio, ed è l'unica strada per vincere Satana. Dicendo « credo » affermiamo simultaneamente due cose: la nostra radicale insufficienza (da soli siamo incapaci: i discepoli invece si erano fidati di se stessi) e la infinita possibilità della misericordia divina (in Cristo è la nostra salvezza). È solo con la fede che possiamo riempire la nostra debolezza con la potenza di Dio.(Bruno Maggioni)

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Sant’Agostino, Discorso 43, § 9. L’avete ascoltato or ora mentre vi si leggeva il Vangelo. Diceva il Signore Gesù al padre del fanciullo: Se puoi credere, tutto è possibile a chi crede (Mc 9, 22). Egli guardò dentro se stesso e si collocò di fronte a se stesso. Privo di ogni temeraria confidenza, volle tuttavia esaminare prima la sua coscienza: trovò dentro di sé una certa qual fede, come vide anche dell’insicurezza. Tutt’e due le cose riscontrò: confessò d’averne una, per il resto chiese l’aiuto. Disse: Credo, Signore (Mc 9, 23). Cosa sarebbe dovuto seguire se non: Aiuta la mia fede? Ma egli non disse questo. Credo, Signore. Vedo in me un qualcosa per cui le mie parole non sono bugiarde. Credo, dico la verità. Ma vedo in me anche un qualcosa che mi reca dispiacere. Vorrei stare saldo in piedi, ma ancora traballo. Parlo stando in piedi, non son caduto poiché seguito a credere; eppure traballo. Aiuta la mia incredulità (Mc 9, 23). Lo stesso, carissimi, è del mio supposto interlocutore e della controversia nata fra noi, per risolvere la quale sono ricorso al giudizio del profeta. Qualcosa asserisce anche lui quando mi dice: Fammi capire affinché possa credere. In effetti, ciò che sto dicendo adesso, lo dico affinché credano gli increduli. Costoro, se non capiscono ciò che dico, non potranno giungere alla fede. Da un lato quindi è vero ciò che il mio avversario dice, cioè: Fammi capire affinché possa credere. Ma sono nella verità anch’io quando affermo, come diceva il profeta: Viceversa, credi per poter capire. Tutt’e due diciamo la verità; vediamo di trovare l’accordo. Quindi, comprendi per credere, e credi per comprendere. Voglio dirvi brevemente come si debba intendere l’una e l’altra espressione perché si eviti il contrasto. Comprendi la mia parola, affinché tu possa credere; credi alla parola di Dio per poterla comprendere.

 

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Parte 2

Io ti battezzo: Dalla fede ricevuta alla fede scelta

2.2.2

Essere cristiani: un dato o una scelta?Nella generalità dei casi ci siamo trovati ad essere cristiani, senza averlo deciso. I nostri genitori hanno pensato che fosse un bene per noi inserirci nella famiglia della Chiesa. Una volta questo non faceva problema. Oggi su questo dato ci si interroga: perché restare cristiani? cristiani si è o si diventa?Si tratta per ognuno di noi di scoprire personalmente il valore di un dono; si tratta di sperimentare che il fatto di essere cristiani e battezzati non è un peso, ma una condizione che ci rende più liberi.(Dal Catechismo dei giovani 1, p. 224)

Proprio così. Cercare insieme ai ragazzi di intuire che la fede è un dono che, giunti a 18 anni, richiede una scelta. Quali motivi per farlo? quali implicazioni dalla scelta?

4 schede e un’appendice.1. Una fede ricevuta, per comprendere il ruolo che ha avuto la famiglia nella

propria decisione di fede2. Una fede “iniziata”, per ricomprendere il valore del Battesimo come inizio della

vita cristiana3. vivere da risorti, per scoprire i segni di risurrezione dentro la vita della comunità e

dei credenti4. storie di conversioni, per capire che non si è mai arrivati, e che si può sempre

ricominciare

Appendice: “Lo Sbattezzo”

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SCHEDA 1

Una fede ricevutaintroduzioneProponiamo che questa scheda sia proposta affinché i ragazzi la usino personalmente, ovvero, al posto del normale incontro, proponiamo agli animatori di preparare i ragazzi a vivere l’incontro a casa loro, con le loro famiglie, qualsiasi sia il grado di coinvolgimento dei genitori nel percorso di fede, o andando a “intervistare“ le figure che essi stessi definiscono come importanti, in ordine alla trasmissione della fede che hanno ricevuta.

obiettivoObiettivo della scheda è aiutare i ragazzi a coscientizzare l’importanza che varie figure adulte possano aver avuto nello loro processo di maturazione alla fede.

proposte di attivita’

1. Dopo una prima messa a fuoco delle 4 figure più importanti e dopo un confronto con le percentuali dell’Indagine IARD, “intervistare” queste 4 persone, cioè dialogare e chiedere una risposta alle seguenti domande:

o Che importanza ha avuto la fede nelle diverse stagioni della tua vita, e quale importanza ha ora?

o Chi è stato importante nella tua formazione religiosa?o Tu sei stata una persone influente nel mio cammino di fede: ne sei cosciente?

Quali attenzioni hai avuto per esserlo? Quali difficoltà hai incontrato?2. Un’altra attività potrebbe essere più direttamente rivolta alla famiglia: dopo aver fatto

una graduatoria sui membri della famiglia in ordine all’importanza che danno alla religione, e averla confrontata con i dati a livello nazionale, provare a dialogare con i familiari sull’importanza che la fede ha nella vita di ciascuno e della famiglia. Potrebbe essere utilizzato per la discussione un passo del Direttorio di pastorale familiare della Conferenza episcopale italiana.

3. Proponiamo inoltre che, dopo la fase di lavoro personale condotto da ogni singolo ragazzo, ci sia la possibilità di confronto e sintesi finale in gruppo.

4. Proponiamo un incontro con genitori sensibili che si stanno preparando al battesimo dei figli (o lo hanno celebrato da poco), coinvolgendo il parroco e l’eventuale gruppo di persone che prepara gli incontri per i genitori. Scopo dell’incontro, è sempre quello di andare alla ricerca delle motivazioni che spingono a chiedere il battesimo.

5. Infine proponiamo un incontro comune tra ragazzi, genitori, animatori, parroco, catechisti e varie persone significative coinvolte, per un confronto su ciò che i ragazzi si aspettano dagli adulti in ordine alla testimonianza/trasmissione della fede, ma anche su quello che gli adulti si aspettano da loro.

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materiale per le attivita’

In ogni famiglia cristiana, con la parola e con la testimonianza, i genitori svolgano il loro servizio educativo e mettano in atto i loro carismi così da aiutare i figli a vivere nella fede, nelle varie tappa della loro crescita. Siano per loro i primi maestri della fede, perché fin dalla più tenera età imparino a «percepire il senso di Dio e a venerarlo e amare il prossimo secondo la fede che hanno ricevuto nel battesimo»". Li accompagnino nel cammino di preparazione ai sacramenti dell'iniziazione cristiana, sia riprendendo e riproponendo nel contesto familiare i contenuti della catechesi vissuta in parrocchia, sia partecipando cordialmente agli incontri e alle iniziative che dalla parrocchia stessa vengono proposti e promossi appositamente per i genitori. Siano presenti con generosa e discreta disponibilità nei diversi luoghi educativi ecclesiali e vi attuino autentiche forme di corresponsabilità, evitando di delegare totalmente ad altri (sacerdoti, religiosi e laici) il loro diritto-dovere anche di educatori nella fede. Si adoperino perché la catechesi familiare sia in grado di precedere, accompagnare e arricchire ogni altra forma di catechesi. A tale scopo è indispensabile che in famiglia ci sia una vera e propria comunicazione nella fede, attuata non solo nel dialogo esplicito sui temi della fede, ma anche e soprattutto vivendo secondo il Vangelo, sia le scelte più semplici di ogni giornata, sia quelle legate ad alcuni particolari avvenimenti della stessa vita familiare. Condividano l'importanza e ritrovino la semplicità di alcuni segni visibili da mettere in risalto nella casa (dal crocifisso a un quadro religioso, dal libro della sacra Scrittura al segno che ricorda il battesimo...) e di alcuni gesti concreti da vivere con gioiosa e intelli -gente fedeltà (dal segno di croce, alla preghiera prima e dopo i pasti, ad alcune espressioni di attenzione, di carità, di aiuto e di festa che le varie tradizioni locali e familiari sanno indicare e suggerire...). Formino «i figli alla vita, in modo che ciascuno adempia in pienezza il suo compito secondo la vocazione ricevuta da Dio». Consapevoli della fondamentale responsabilità della famiglia in proposito, attraverso l'ascolto della parola di Dio, la vita di preghiera, l'esercizio della carità, una condotta vigile e sobria, una generosa partecipazione alla vita ecclesiale, i genitori creino le premesse per scelte vocazionali mature e responsabili. Non ostacolino, ma rispettino, condividano e accompagnino con trepida e fiduciosa gioia il cammino di quei figli che intendessero verificare e seguire una vocazione al sacerdozio, alla consacrazione religiosa o secolare, o alla vita missionaria.(Direttorio di pastorale familiare n° 144)

La trasmissione religiosa in famigliaL’influenza della famiglia di origine rispetto alla familiarità dei giovani italiani con la pratica religiosa è molto forte. I dati a disposizione, evidenziano che anche all’interno delle famiglie è in atto un processo di indebolimento della dimensione religiosa, con una progressiva perdita di importanza da una generazione a quella successiva.

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Tab. 6 Giovani 15-34enni che ritengono molto importante la religione per i propri familiari. % rispetto alle risposte valide

%La Sua nonna materna 61,0La Sua nonna paterna 57,5Sua madre 45,7Il Suo nonno materno 37,3Il Suo nonno paterno 33,8Suo padre 22,3Il Suo coniuge/partner 21,6I Suoi fratelli/sorelle 15,0

Risposte multiple N = min 1158/ max 2825

La seconda importante indicazione che emerge dai dati riguarda l’importanza che hanno le figure femminili interne alla famiglia nella trasmissione della fede alle giovani generazioni. Infatti, sembra di poter scorgere una sorta di trasmissione matrilineare della fede che viene confermata anche dal fatto che ben il 37% degli intervistati ritiene che sia stata proprio la madre la figura più significativa per la maturazione della propria attuale posizione rispetto alla religione.

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SCHEDA 2

Una fede “Iniziata”

introduzioneC’è un momento preciso in cui il percorso di fede personale ha avuto inizio: il Battesimo. Esso è non solo il momento iniziale, ma è anche il momento “genetico”, in cui è successo qualcosa di importante che costituisce l’essenza della vita cristiana.

obiettivoRiappropriarsi del Battesimo, come momento iniziale di una fede consegnata, ma anche come inizio di una vita cristiana di cui riappropriarsi.

proposte di attivita’

o Dopo una introduzione sul significato del Sacramento del battesimo tratto dal Catechismo dei Giovani 1,

o insieme con il proprio parroco e/o con le persone del gruppo battesimi della parrocchia, approfondire insieme il rito e i significati del rito del battesimo, magari recandosi in chiesa. Dal Catechismo della Chiesa Cattolica, attingiamo alcune semplici spiegazioni del rito, che inseriamo come breve introduzione a ogni momento della celebrazione.

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materiale per le attivita’

Ma cos’è ‘sto benedetto battesimo? (Catechismo dei Giovani 1, p. 225-227)

Nel Battesimo Dio ci ha chiamati: ci ha invitati ad "immergerci" nella morte e risurrezione di Gesù, a lasciare quanto di negativo è attorno a noi e dentro di noi, per entrare in relazione filiale con lui, nostro Padre. Vivere, alla luce del Battesimo, è ribadire e approfondire costantemente la risposta a questo invito. La nostra personale risposta è una vita "secondo il Battesimo", che è vita nuova, partecipazione alla vita stessa di Dio, vittoria sempre rinnovata sul male e apertura alla libertà che si realizza nell'amore.Ogni giorno il Padre ci chiama a scoprire certezze e sicurezze vere, a orientarci sempre più decisamente a lui. Chiamate quotidiane, quelle di Dio, che esigono risposte quotidiane e generose, per entrare sempre più profondamente nella comunione con lui e radicare nel suo mistero d'amore ogni scelta e comportamento.Cristo ci appare come l'ideale perfetto della comunione con Dio e con i fratelli. Si è fidato del Padre, a lui si è affidato anche quando l'amore sembrava dovesse essere sconfitto dalla morte. Ha amato tanto gli uomini da donare loro la sua stessa vita; per loro si è sacrificato, convinto che solo così poteva realizzare la grande famiglia degli uomini: «Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me» (Giovanni 12,32). Cristo ci accoglie e conforma la nostra vita a lui; ci fa capaci di fidarci di Dio, di affidarci a lui, di condividere la nostra esistenza con tanti fratelli che, come noi e con noi, hanno scelto l'esaltante avventura di vivere per gli altri.L' esistenza prospettata dal Battesimo comporta una sempre più piena partecipazione alla vita della comunità cristiana, in cui il Battesimo ci ha inserito. At torno a noi vi sono tanti compagni di viaggio lungo : cammino della fede. Non possiamo restare chiusi ignari di ciò che si muove attorno. Dobbiamo imparar a rendere la nostra vita una casa aperta e ospitale.Siamo nati con la potenzialità di diventare persone capaci di incontro, di confronto, di scambio e di donai II Battesimo ci spinge quotidianamente sulla strada del dono di noi stessi alla comunità e, con la comunità, al fratelli tutti.Il Battesimo è un dono che il Signore ci fa anche gli altri: non un privilegio che isola, dunque, ma una responsabilità che apre al mondo. Se il Signore ci ha fatto conoscere il tesoro - cioè che Dio è nostro Padre e ci ama e che noi siamo fratelli -, questo tesoro non possiamo tenerlo per noi. Il cristiano è per sua natura testimone, missionario dell'amore di Dio. Nel rito del Battesimo degli adulti, ancora oggi, il catecumeno rinuncia al peccato, professa la sua adesione di fede nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo, manifestando così di accogliere l'invito di Dio che lo chiama a vivere una vita nuova. Poi il prete lo immerge nell'acqua ad indicare la partecipazione alla morte e alla risurrezione di Gesù, mentre le parole che pronuncia esprimono che colui che viene battezzato è inserito nell'opera del Padre che, per mezzo del Figlio, salvai l'uomo con il dono dello Spirito di vita.Nel Battesimo dei bambini, fino al Concilio Vaticano II, i padrini e i genitori rinunciavano al peccato e professavano la fede al posto dei bambini, a nome loro. Oggi genitori e padrini rinunciano al peccato e professano la propria fede, la fede della Chiesa, nella quale il bambino è battezzato. Il Battesimo dei bambini è dunque un dono, che attende di essere accolto per crescere di giorno in giorno.Nella nostra vita tale accoglienza ha richiesto sempre maggiore coscienza e impegno: da quando abbiamo cominciato a pregare a quando abbiamo celebrato la prima Eucaristia con la comunione e a quando abbiamo chiesto e ricevuto il sacramento della Confermazione, siamo stati progressivamente provocati a rinunciare al peccato, a professare la nostra fede, a immergere la nostra esistenza nel mistero d'amore della Trinità, tramite la partecipazione alla morte e alla risurrezione di Gesù.

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Non abbiamo mai scelto una volta per sempre: ogni volta che celebriamo l'Eucaristia, che accettiamo il corpo del Signore, noi accogliamo nuovamente l'al leanza che ci fu offerta nel Battesimo, la confermiamo, la facciamo nostra ancora una volta. La confermiamo nel rito, per viverla nella vita.

Il rito del battesimo

Riti di accoglienzaDialogo con i genitori e i padrini

Il celebrante interroga per primo i genitori:

Celebrante: Che nome date al vostro bambino?

Genitori:N…

Celebrante:Per N. che cosa chiedete alla Chiesa di Dio?

Genitori:Il Battesimo.

Celebrante:Cari genitori,chiedendo il Battesimo per il vostro figlio,voi vi impegnate a educarlo nella fede,perché, nell'osservanza dei comandamenti,impari ad amare Dio e il prossimo,come Cristo ci ha insegnato.Siete consapevoli di questa responsabilità?

Genitori:Sì.

Celebrante:E voi, padrino e madrina,siete disposti ad aiutare i genitoriin questo compito così importante?

Padrini:Sì.

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Segno di croce sulla fronte del bambino

Il segno della croce, all'inizio della celebrazione, esprime il sigillo di Cristo su colui che sta per appartenergli e significa la grazia della redenzione che Cristo ci ha acquistato per mezzo della sua croce.

Celebrante:N.  (Caro bambino),con grande gioia la nostra comunità cristiana ti accoglie.In suo nome io ti segno con il segno della croce.

E dopo di me anche voi, genitori(e padrino oppure e madrina, o anche e padrini),farete sul vostro bambino il segno di Cristo Salvatore.

E, senza nulla dire, traccia sulla fronte del bambino il segno della croce. Quindi invita i genitori, ed eventualmente anche il padrino (e la madrina), a ripetere il suo gesto.

Liturgia della parolaL'annunzio della Parola di Dio illumina con la verità rivelata i candidati e l'assemblea, e suscita la risposta della fede, inseparabile dal Battesimo. Infatti il Battesimo è in modo tutto particolare « il sacramento della fede », poiché segna l'ingresso sacramentale nella vita di fede.

Liturgia del sacramentoCelebrante:Fratelli carissimi,preghiamo Dio, Padre onnipotente,perché questo bambino rinasca alla nuova vitadall'acqua e dallo Spirito Santo.

Preghiera e invocazione sull’acqua

L'acqua battesimale viene quindi consacrata mediante una preghiera di epiclesi (sia al momento stesso, sia nella Veglia pasquale). La Chiesa chiede a Dio che, per mezzo del suo Figlio, la potenza dello Spirito Santo discenda su quest'acqua, in modo che quanti vi saranno battezzati nascano « dall'acqua e dallo Spirito » (Gv 3,5).

Celebrante:

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Benedetto sei tu, Dio, Padre onnipotente:hai creato l'acqua che purifica e dà vita.

Assemblea:Gloria a te, o Signore!

Celebrante:Benedetto sei tu, Dio, unico Figlio, Gesù Cristo:hai versato dal tuo fianco acqua e sangue,perché dalla tua morte e risurrezionenascesse la Chiesa.

Assemblea:Gloria a te, o Signore!

Celebrante:Benedetto sei tu, Dio, Spirito Santo:hai consacrato il Cristo nel battesimo del Giordano,perché noi tutti fossimo in te battezzati.

Assemblea:Gloria a te, o Signore!

Rinuncia a Satana

Dal momento che il Battesimo significa la liberazione dal peccato e dal suo istigatore, il diavolo, vengono pronunziati uno (o più) esorcismo(i) sul candidato. Questi viene unto con l'olio dei catecumeni, oppure il celebrante impone su di lui la mano, ed egli rinunzia esplicitamente a Satana. Così preparato, può professare la fede della Chiesa alla quale sarà « consegnato » per mezzo del Battesimo.

Celebrante:Cari genitori, padrino e madrina,il bambino che voi presentatesta per ricevere il Battesimo.Nel suo amore Dio gli darà una vita nuovae rinascerà dall'acqua e dallo Spirito Santo.A voi il compito di educarlo nella fede,perché la vita divina che riceve in donosia preservata dal peccatoe cresca di giorno in giorno.

Se dunque, in forza della vostra fede,siete pronti ad assumervi questo impegno,memori delle promesse del vostro Battesimo,rinunciate al peccato,e fate la vostra professione di fede in Cristo Gesù:è la fede della Chiesa

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nella quale il vostro figlio viene battezzato.

Celebrante: Rinunciate al peccato,per vivere nella libertà dei figli di Dio?

Genitori e padrini: Rinuncio.

Celebrante: Rinunciate alle seduzioni del male,per non lasciarvi dominare dal peccato?

Genitori e padrini: Rinuncio.

Celebrante: Rinunciate a satana,origine e causa di ogni peccato?

Genitori e padrini: Rinuncio.

Professione di fede:Celebrante:Credete in Dio, Padre onnipotente,creatore del cielo e della terra?

Genitori e padrini:Credo.

Celebrante:Credete in Gesù Cristo,suo unico Figlio, nostro Signore,che nacque da Maria vergine,morì e fu sepolto,è risuscitato dai mortie siede alla destra del Padre?

Genitori e padrini:Credo.

Celebrante:Credete nello Spirito Santo,la santa Chiesa cattolica,la comunione dei santi,la remissione dei peccati,la risurrezione della carne e la vita eterna?

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Genitori e padrini:Credo.

Celebrante:Questa è la nostra fede.Questa è la fede della Chiesa.E noi ci gloriamo di professarla,in Cristo Gesù nostro Signore.

Assemblea:Amen.

BattesimoSegue poi il rito essenziale del sacramento: il Battesimo propriamente detto, che significa e opera la morte al peccato e l'ingresso nella vita della Santissima Trinità attraverso la configurazione al mistero pasquale di Cristo. Il Battesimo viene compiuto nel modo più espressivo per mezzo della triplice immersione nell'acqua battesimale. Ma fin dall'antichità può anche essere conferito versando per tre volte l'acqua sul capo del candidato.

Nella Chiesa latina questa triplice infusione è accompagnata dalle parole del ministro: « N., io ti battezzo nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo ».

Celebrante:Volete dunque che N. riceva il Battesimonella fede della Chiesache tutti insieme abbiamo professato?

Genitori e padrini:Sì, lo vogliamo.

E subito il celebrante battezza il bambino, dicendo:N., io ti battezzo nel nome del Padre

prima immersione o infusione

e del Figlio

seconda immersione o infusione

e dello Spirito Santo.

terza immersione o infusione.

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Unzione con il sacro crisma

L'unzione con il sacro crisma, olio profumato consacrato dal Vescovo, significa il dono dello Spirito Santo elargito al nuovo battezzato. Egli è divenuto un cristiano, ossia « unto » di Spirito Santo, incorporato a Cristo, che è unto Sacerdote, Profeta e Re.

Celebrante:Dio onnipotente, Padre del nostro Signore Gesù Cristo,vi ha liberato dal peccatoe vi ha fatto rinascere dall'acqua e dallo Spirito Santo,unendovi al suo popolo;egli stesso vi consacra con il crisma di salvezza,perché inseriti in Cristo,sacerdote, re e profeta,sia sempre membra del suo corpoper la vita eterna.

Assemblea:Amen.

Quindi, senza proferire parola, il celebrante fa l'unzione con il sacro crisma sul capo del battezzato.

Consegna della veste bianca e del cero acceso

La veste bianca significa che il battezzato si è rivestito di Cristo, che egli è risorto con Cristo. La candela, accesa al cero pasquale, significa che Cristo ha illuminato il neofita. In Cristo i battezzati sono « la luce del mondo » (Mt 5,14).

celebrante:N.  sei diventato nuova creatura,e ti sei rivestito di Cristo.Questa veste biancasia segno della tua nuova dignità:aiutato dalle parole e dall'esempio dei tuoi cari,portala senza macchia per la vita eterna.

Assemblea:Amen.

E fa la consegna della veste bianca. È bene che questa sia portata dalla famiglia.

Il celebrante presenta il cero pasquale, dicendo:Ricevete la luce di Cristo.

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Uno dei presenti (ad es. il padre, il padrino) accende alla fiamma del cero pasquale la candela del battezzato; quindi il celebrante dice:

Celebrante:A voi, genitori, e a voi, padrino e madrina,è affidato questo segno pasquale,fiamma che sempre dovete alimentare.

Abbiate cura che il vostro bambino, illuminato da Cristo,viva sempre come figlio della luce;e perseverando nella fede,vada incontro al Signore che viene,con tutti i santi, nel regno dei cieli.

Rito dell’ «Effeta»Il celebrante tocca, con il pollice, le orecchie e le labbra del battezzato, dicendo:

Celebrante:Il Signore Gesù, che fece udire i sordi e parlare i muti,ti conceda di ascoltare presto la sua parola,e di professare la tua fede,a lode e gloria di Dio Padre.

Assemblea:Amen.

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SCHEDA 3

Vivere da risorti

introduzioneDa una comprensione intellettuale del significato del sacramento e del rito, cercare di interiorizzarne il significato e la forza: cosa significa vivere da risorti?

obiettivoFare memoria di eventi e situazioni in cui la morte e risurrezione di Gesù sono all’opera nella vita dei cristiani e delle comunità

proposte di attivita’

1. Dopo la lettura della pagina proposta, invitare i ragazzi a fare memoria di esperienze in cui si è toccata la forza della risurrezione, ma anche cercare di individuare situazioni in cui il cristiano è chiamato a farsi testimone della Risurrezione.2. Dopo la lettura della pagina tratta dal documento preparatorio al Convegno ecclesiale nazionale dell’ottobre 2006, proprio nella nostra Verona, organizzare una sorta di “caccia al tesoro” tra i gruppi e le famiglie della parrocchia; lo scopo/titolo dell’attività “dove abita la speranza” diventa una sorta di provocazione alla comunità, per verificare, nelle aperture di speranza che essa ha o meno, il suo “stato di salute”. Si potrebbe partire da due domande che il documento stesso pone per la riflessione:

o In che modo genitori ed educatori cristiani comunicano con il loro stile di vita la speranza della novità cristiana alle giovani generazioni?

o Ci sono adulti nella fede, impegnati nella professione, nel mondo culturale e nella vita sociale, in cui i giovani possano trovare modelli per i loro progetti di vita e di impegno

3. Le IENE: laddove il clima della propria comunità permetta di farlo in modo costruttivo, d’accordo col parroco e col consiglio pastorale, si potrebbe con i ragazzi creare una puntata de “le iene”, nella quale cercare criticamente, con occhio di giovani cristiani, i segni che dicono l’assenza di speranza nella propria comunità. Scopo sarà poi quello di presentare la puntata al consiglio pastorale o a una assemblea parrocchiale.Interessante potrebbe essere lavorare coi i ragazzi nel trovare soluzioni alla situazione “di-sperata” della propria comunità. Altrettanto interessante provare a ragionare con i ragazzi cosa succederebbe se le “iene” fossero dei loro amici che non credono o non frequentano, e se gli “indagati” fossero loro in quanto giovani cristiani.

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materiale per le attivita’

Vivere il Battesimo (Dall’omelia del cardinal Ratzinger in San Pietro il Sabato santo del 2005)

La liturgia pasquale è molto concreta su questo punto. La sua meta sono i sacramenti dell’iniziazione cristiana: il battesimo – la cresima – la santa eucaristia. La Chiesa ci dice così che questi sacramenti sono l’anticipazione del mondo nuovo, la sua presenza anticipata nella nostra vita. Nella Chiesa antica il Catecumenato era un cammino passo per passo verso il battesimo: un cammino di apertura dei sensi, del cuore, dell’intelletto a Dio, un apprendimento di un nuovo stile di vita, una trasformazione del proprio essere nella crescente amicizia con Cristo in compagnia con tutti i credenti. Così, dopo le diverse tappe di purificazione, di apertura, di conoscenza nuova l’atto sacramentale del battesimo era il dono definitivo di una vita nuova – era morte e risurrezione, come dice S. Paolo in una specie di autobiografia spirituale: "Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita che vivo nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio che mi ha amato e ha dato se stesso per me" (Gal 2,20). La risurrezione di Cristo non è semplicemente il ricordo di un fatto passato. Nella notte pasquale, nel sacramento del battesimo, si realizza oggi realmente la risurrezione, la vittoria sulla morte. Perciò Gesù dice: "Chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna ed… è passato dalla morte alla vita" (Giov 5,24). E nello stesso senso dice a Marta: "Io sono la risurrezione e la vita…" (11,25). Gesù è la risurrezione e la vita eterna; nella misura, in cui siamo uniti a Cristo, siamo già oggi "passati dalla morte alla vita", viviamo già adesso la vita eterna, che non è solo una realtà che viene dopo la morte, ma comincia oggi nella nostra comunione con Cristo. Passare dalla morte alla vita – questo è col sacramento del battesimo il nucleo reale della liturgia di questa notte santa. Passare dalla morte alla vita – questo è il cammino, del quale Cristo ha aperto la porta, a cui ci invita la celebrazione delle feste pasquali.Cari fedeli, la maggior parte di noi ha ricevuto il battesimo da bambino, a differenza di questi cinque catecumeni, che ora si apprestano a riceverlo in età adulta. Essi sono qui pronti per proclamare ad alta voce la loro fede. Per la maggioranza di noi invece, sono stati i nostri genitori che hanno anticipato la nostra fede. Ci hanno donato la vita biologica senza poterci chiedere, se volevamo vivere o no, convinti giustamente, che è bene vivere, che la vita è un dono. Ma erano ugualmente convinti che la vita biologica è un dono fragile, anzi, in un mondo segnato da tanti mali, un dono ambiguo e divenga un vero dono solo, se si può, nello stesso momento, donare la medicina contro la morte, la comunione con la vita invincibile, con Cristo. Insieme col dono fragile della vita biologica ci hanno dato la garanzia della vera vita, nel battesimo. Sta adesso a noi appropriarci di questo dono, entrare sempre più radicalmente nella verità del nostro battesimo. La notte pasquale ci invita ogni anno, ad immergerci di nuovo nelle acque del battesimo, a passare dalla morte alla vita, a divenire veri cristiani."Svegliati, o tu che dormi, destati dai morti e Cristo ti illuminerà", dice un antico canto battesimale, ripreso da S. Paolo nella lettera agli Efesini (5,14). "Svegliati, o tu che dormi… e Cristo ti illuminerà", dice oggi la Chiesa a noi tutti: Svegliamoci dal nostro cristianesimo stanco, privo di slancio; alziamoci e seguiamo Cristo la vera luce, la vera vita. Amen.

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Dal documento preparatorio al Convegno Ecclesiale Nazionale dell’ottobre 2006Come essere uomini e donne che testimoniano nella storia la speranza? L’interrogativo concerne il rapporto tra testimone e destinatario della testimonianza. Il testimone è una sorta di “narratore della speranza”. La prima lettera di Pietro delinea i tratti della vocazione cristiana ed ecclesiale, passando dalla metafora delle pietre vive e dell’edificio spirituale a quella del popolo di Dio: stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo redento. Le quattro dimensioni del popolo cristiano non sono realtà statiche, ma dinamiche, donate per uno scopo missionario: «Perché proclami le opere meravigliose di lui [Dio] che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce» (1Pt 2,9). Questo è il “racconto della speranza”: proclamare i mirabilia Dei, le “opere eccellenti di Dio”. La narrazione delle opere di Dio spiega che cosa sia la Chiesa: «non-popolo» diventato «popolo di Dio», oggetto di «misericordia» (1Pt 2,10). Il racconto della speranza ha un duplice scopo: narrare l’incontro del testimone con il Risorto e far sorgere il desiderio di Gesù in chi vede e ascolta e a sua volta decide di farsi discepolo. È questa la forma dell’annuncio cristiano: «Sono loro infatti a parlare di noi, dicendo come noi siamo venuti in mezzo a voi e come vi siete convertiti a Dio… per servire al Dio vivo e vero» (1Ts 1,9-10). Ma ciò, ancor prima, definisce l’essere della Chiesa, che attesta di essere continuamente creata dal Signore mediante la parola e il sacramento e le forme della comunione fraterna che nascono dall’incontro con lui. La testimonianza non narra solo il contenuto della speranza cristiana, ma indica anche il cammino che porta a riconquistarla. La speranza, oggi come ieri, si comunica attraverso un “racconto”, nel quale il testimone dice come si è lasciato plasmare dall’incontro con il Risorto, come questo incontro riempie la sua vita e come, giorno dopo giorno, si diventa credente cristiano (christifidelis). I primi destinatari della testimonianza sono i fratelli nella fede. Nella comunità cristiana, infatti, la testimonianza si fa racconto della speranza vissuta, dei segni di risurrezione che essa ha prodotto nell’esistenza, degli avvenimenti di vita rinnovata che ha generato. In tal modo, insieme con la predicazione e i sacramenti, la speranza viene accesa e accresciuta nei fedeli. La testimonianza cristiana, soprattutto dei genitori e degli adulti, propone il dinamismo di memoria, presenza e profezia, che attinge ogni giorno la speranza alla sorgente zampillante del Risorto. La testimonianza autentica, infatti, appartiene alla tradizione entro cui ha preso corpo e che essa trasmette a sua volta, creando il nesso tra le generazioni dei fedeli. Mentre la parola di Dio e il sacramento, soprattutto nella loro sintesi liturgica, fondano la fede pasquale, il racconto dei testimoni attesta la speranza e la diffonde nei cuori. La speranza genera la testimonianza e questa, a sua volta, trasmette la speranza, in una connessione vitale e inscindibile, di cui si sostanziano la tradizione e l’educazione della fede della comunità cristiana. Per questo la testimonianza è anche espressione della paternità/maternità nella fede: i testimoni generano e rigenerano la speranza e quindi cooperano all’opera dello Spirito che dà la vita e partecipano della maternità della Chiesa. La testimonianza della speranza ha così l’insostituibile funzione di dare consistenza e stabilità all’identità consapevole dei fedeli, rendendoli capaci di essere protagonisti maturi della fede, cioè, a loro volta, testimoni per i fratelli e nel mondo.

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SCHEDA 4

Storie di conversioni

introduzioneLa fede può essere un’esperienza che cresce con il crescere della persona, ma può anche essere un irrompere improvviso della grazia di Dio, che apre improvvisamente e “violentemente” la vita ad una svolta.

obiettivoAiutare i ragazzi a comprendere come l’irrompere gratuito di Dio possa cambiare la vita e come la conversione a Dio sia una dimensione costante del cammino del credente

proposte di attivita’

Proponiamo al gruppo di incontrare alcune testimonianze di conversione, di catecumeni o di persone battezzate da adulti. Contattare il servizio diocesano al catecumenato, presso la sezione pastorale della Curia 045/8083780, oppure il Centro pastorale Immigrati 045/8004247In alternativa sono allegate alcune storie, in duplice dimensione.

1. conversione come approdo alla fede cattolica provenendo da altra religione o dall’ateismo

2. conversione come incontro con Dio e ripresa in mano della propria fede cattolica

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materiale per le attivita’

Conversione come approdo alla fede cattolica

Tahar, musulmano conquistato da quel Pane (Lorenzo Fazzini, Avvenire 27 maggio 2005)

Dietro ogni cammino di conversione c’è sempre un modo inedito con il quale Dio parla all’uomo. E nel cammino di Tahar - giovane franco-algerino di Parigi, battezzato nella veglia pasquale del 2000 - c’è stata l’Eucaristia. O, meglio, “il Santissimo Sacramento”, come lui lo chiama con un tono quasi affettuoso che fa trasparire un’intensa familiarità fatta di tempo e presenza: “Andavo in giro a cercarlo, di chiesa in chiesa” racconta Tahar parlando di quel periodo in cui era sulle tracce della fede cristiana. “Sentivo di esserne inspiegabilmente attratto”. Nato in Kabilia, in Algeria nel 1973, Tahar trasferisce in Francia con la famiglia a 10 anni: a Parigi frequenta tutto l’iter scolastico, di cui una buona parte in una scuola privata cattolica. “L’arrivo in una grande città moderna come Parigi” ricorda oggi “mi fece perdere tutto il mondo precedente, fatto di un islam tradizionale, basato sulle osservanze morali come la carità, la gentilezza, la condivisione verso chi ha bisogno”. Nella capitale Tahar si trova spaesato, sradicato e confuso: l’adolescenza aumenta questo stato di smarrimento. Alcune esperienze però mantengono il giovane immigrato aperto ad una sensibilità religiosa: “L’amicizia con un coetaneo, Bertrand, e l’innamoramento per una ragazza mi hanno svelato il mistero: capii che la vita non si risolve in quello che si sente e si vede, ma che c’è qualcos’altro”. Attirato da una setta protestante durante l’anno di preparazione per entrare all’Ecole Supérieure, Tahar si accosta per la prima volta alla Bibbia e sente nominare un nome: Gesù di Nazareth. In seguito il giovane universitario (iscrittosi alla facoltà di filosofia alla Sorbona) frequenta alcuni amici cattolici che lo invitano a delle loro iniziative: “Andai con un gruppo a Paray-le-Monial, dove Gesù era apparso a santa Margherita. Qui, anche se ufficialmente non ero credente, inizia a pregare Cristo: avevo un grave problema di vista, ero quasi cieco. E chiesi aiuto a Lui. Tornato da quel pellegrinaggio, poco tempo dopo improvvisamente ogni disturbo agli occhi scomparve”. Coincidenza o meno, il giovane universitario si butta a capofitto negli studi e si appassiona a Henry Bergson, il filosofo interessato alla mistica, al quale in seguito dedicherà la sua tesi di laurea. “Continuavo a pregare nell’oscurità del mio silenzio”. E durante questo silenzio il giovane franco-algerino combatte una sua personale battaglia spirituale: “Per motivi di studio mi dovevo occupare di Nietzsche e dei suoi scritti. Leggerlo in quel periodo di buio però fu molto duro: le sue idee sulla volontà di potenza, la guerra, la morale … Inizia a prendere in mano con più convinzione la Bibbia – rimarca oggi Tahar, ricordando quei giorni – in particolare san Paolo. Ci fu in me una sorta di combattimento: da una parte san Paolo, il profeta della speranza, dall’altra Nietzsche, con la sua disperazione. E io ne soffrivo, e molto: arrivai alla soglia della depressione”. Finchè un giorno …“Proprio davanti alla bacheca degli esami, conobbi un giovane cattolico che pian piano divenne una guida fondamentale nel mio cammino perché mi testimoniava Cristo con la sua gioia di vivere”. Il cammino di Tahar incrocia la comunità dell’Emmanuel, con la quale condivide un altro ritiro a Paray-le-Monial: “Qui scoprii l’Eucaristia, durante un momento di adorazione. E ne rimasi inspiegabilmente attratto. Una volta tornato a casa, trovai vicino alla Sorbona la cappellania universitaria: entrato, mi chiesero se cercavo qualcuno: “Il Santissimo Sacramento” risposi. C’era una cappellina, inizia ad andarci tutti i giorni. E insieme

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all’Eucaristia incontrai anche quelli che oggi sono i miei amici più cari, che mi hanno accompagnato nel catecumenato”. Nell’ottobre 1998 Tahar chiede di iniziare il cammino verso il battesimo, celebrato nella notte di Pasqua del 2000 nel quale ha ricevuto il suo nuovo nome, François. “Dopo il battesimo ricevetti l’Eucaristia e la Confermazione: ricordo che piansi molto dall’emozione C’erano anche le mie sorelle (i miei genitori no …), erano emozionate anche loro. In seguito ho scoperto sempre di più la Chiesa e il suo mistero, e sono entrato nel ritmo della liturgia. Decisi di andare a messa ogni giorno perché, venendo da un ambiente culturale straniero, dovevo radicarmi bene nella Chiesa”.E l’Eucaristia resta per Tahar-François il più grande dono e segreto per la sua nuova vita di cristiano: “La pagina della Scrittura a cui tengo di più è quella in cui Gesù afferma: Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in terno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo (Gv 6,51)”. Perché? “Semplice: l’uomo vuole vivere ed essere contento. Quando incontra il Dio eterno che si è incarnato in Gesù, scopre che Lui stesso ci ha donato la sua vita. Che oggi è quel Pane che noi mangiamo per imparare a dare la nostra vita per gli altri”.

Misha Chacikalian, ciabattino di Dio a Tbilisi (Lorenzo Fazzini, Verona Fedele 13 aprile 2004)

Raccontami qualcosa di te …Sono nato in Russia, a Perm, negli Urali, nel 1970: mio padre faceva il dottore in quella città. Ho lavorato in una fabbrica di scarpe a Tbilisi. Nel 1992 è iniziata la guerra in Abkhazia: per un anno e mezzo sono stato al fronte come soldato, avevo 22 anni. Finito il militare ho lavorato per preparare le scarpe per i ballerini dell’Opera a Tbilisi: un posto dove prendevo un buon salario perché preparavo le scarpe per le ballerine più famose della Georgia: mi piaceva la musica d’opera e potevo ascoltarla gratis.Cosa sapevi allora delle religione? Con quali valori vivevi?Prima dei 27 anni non ero mai andato in chiesa. Come tutti, occupavo il mio tempo fra lavoro e divertimento. Però mi facevo tante domande: “Perché vivo? Perché devo ricostruirmi la vita? Perché?”. C’è stato poi un periodo in cui non volevo vivere: ero senza lavoro, perché l’Opera era stata chiusa; anche con i miei amici avevo problemi. ”. Dopo il comunismo, ho iniziato a domandarmi: “Che senso ha la vita dell’uomo? Perché vivere?” E quando ho iniziato a pormi questi interrogativi, mi sono reso conto che non ero in grado di rispondere; e queste domande crescevano e diventavano sempre più forti. Volevo davvero mettere fine alla mia vitaChe cosa decidesti di fare?Un giorno decisi di andare da mia nonna, in montagna, per stare un po’ da solo e pensare alla mia vita e al mio futuro. Son partito da Tbilisi e ho preso con me un libro, la Bibbia. Non l’avevo mai letto. Ne avevo sentito spesso parlare, tra amici, con la gente che conoscevo, ma non l’avevo mai aperto. Me l’aveva dato un mio vicino: son andato da mia nonna, e sono là stato un mese e l’ho letta tutta (e ride …). Hai letto tutta la Bibbia?Sì, come un romanzo: mi piaceva leggere, leggevo i russi, Tolstoj, Dostoevskij. La nonna mi preparava da mangiare, lavoravo un po’ in giardino e nell’orto, e poi leggevo la Bibbia. Mi ricordo che quando sono arrivato al Vangelo dopo Matteo ho letto Marco, e mi son detto: “Ma come? L’ho già letta questa storia …” (e ride). Che impressione ti ha fatto la Bibbia?Vi ho trovato l’esperienza della mia vita: era scritta lì dentro; ad esempio, il Siracide, Salomone. Poi ho letto del Cristo: e ho pensato: “Perché non devo battezzarmi?”. Sono andato nella chiesa di San Pietro e Paolo (l’unica chiesa cattolica aperta nel Caucaso nel

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periodo comunista, nda) per parlare con un prete. Avevo ancora dei dubbi: ma mi son detto: “Ci parlo, e poi vedremo”. Ho incontrato il sacerdote, padre Adam, e lui mi ha detto: “Vieni e parliamo con calma sulla fede. Ci saranno due suore che ti accompagneranno”. Ho pensato: “Proviamo, e poi vedremo”. E come è andata?Mi hanno preparato al battesimo; per otto mesi sono andato alla chiesa e ho iniziato a pregare: ho trovato tante risposte alle mie domande. E mi sono scoperto sempre più contento. Cosa ti è successo dopo il battesimo?La mia vita è cambiata: ho sentito che c’era qualcosa di nuovo, che era iniziata una vita nuova. E ho ripensato a tutto quello che mi era successo: e mi son detto che Dio aveva fatto tante cose in me. Cosa ti ha dato la fede?Quando ho iniziato il percorso del battesimo, ho iniziato subito a pregare con il Rosario. Pregavo e trovavo le risposte alle mie domande di sempre, sul senso della vita. Avevo cercato il senso del vivere e con il battesimo l’ho trovato nel Cristo: era Lui la risposta alla mia ricerca. E mi sono chiesto più di una volta: “Misha, come hai potuto vivere ventisette anni così?”. Quando ho iniziato a scoprire le risposte alle mie domande, tutto è cambiato. Ad esempio, prima bevevo tanto, fumavo di tutto, litigavo con i miei genitori e altre cose. Poi tutto è cambiato, il mio sguardo sulla vita è diventato un altro. Davvero se non mi fossi recato in quella chiesa quella domenica, io oggi non sarei qui!Lo pensi davvero?Sì, sarebbe andata diversamente. Anche prima, nel periodo della guerra in Abkhazia, quando non c’era nessuna via d’uscita per la mia vita, ho capito che era stato Lui a condurmi in salvo. Ho capito queste cose solo dopo, con il tempo: ma se oggi sono vivo, lo devo a Dio, devo ringraziare Lui. Mentre leggevi la Bibbia, quale passo ti ha maggiormente segnato?Quel nome: Cristo. Era la prima volta che lo leggevo, nell’Antico Testamento non c’era. La prima volta che l’ho letto, ho sentito qualcosa di forte: mi sembrava addirittura di stare male. Era difficile capire perché ero così emozionato, ma adesso l’ho compreso: per la prima volta leggevo quel nome, Cristo. E da allora è cambiato tutto.

Conversione come incontro con Dio e ripresa in mano della propria fede cattolicaLa conversione: punto di arrivo o punto di partenza? (Alessandra Borghese, Sete di Dio)

L'approdo alla fede è da considerarsi un punto di arrivo o, piuttosto, un punto di partenza?Credo siano vere entrambe le cose.Una conversione è un punto di arrivo, perché chiude una fase della vita qualche volta caratterizzata dalla superficialità, dalla distrazione, dalla indifferenza incosciente verso il Mistero dell'esistenza umana e verso Dio. Altre volte, invece, dalla sofferenza, dalla mancanza di senso, da una ricerca che a tratti può essere stata anche dolorosa.La persona che giunge alla fede, trova in essa il suo aggancio naturale, riscopre la gerarchia del valori, si pone nella verità. Sperimenta concretamente una risposta a quel bisogno di amore che si sente dentro e che prima non riusciva a soddisfare. Il suo sguardo diventa davvero nuovo e vede in modo diverso se stesso, gli altri, il mondo.

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Certo, la vita continua. Magari, esteriormente, nulla o poco cambia. Tuttavia, è come se ci fosse stata una sorta di rivoluzione copernicana. Ha lasciato scritto il beato Charles de Foucauld, anch'egli sconvolto dalla percezione viva di Dio nel momento in cui, dopo molti anni, si era riaccostato alla Confessione: «Appena fui certo che Dio esiste, capii che non potevo far altro che vivere per Lui».Una volta incontrato Dio, il cuore umano finalmente può aprirsi in tutte le direzioni: quella orizzontale, che è importante e che, dunque, va mantenuta. Ma anche quella verticale. Anzi, quest'ultima diventa alimento per la prima. Potremmo dunque dire che ogni uomo che incontra Gesù Cristo, e tramite Lui, il Padre, si imbatte nella Croce (un braccio orizzontale unito a uno verticale) che diventa così, in ogni senso, il riferimento fondamentale. Per colui che ha ritrovato la fede e riscoperto, come destino ultimo, il suo ritorno al Cielo, il mondo non costituirà più una gabbia capace di rinchiuderlo in un orizzonte stretto e soffocante. Esso, al contrario, sarà la pale-stra dove testimoniare la fede, nutrire la speranza ed esercitare la carità.E tuttavia, al contempo, la conversione non sarà che un punto di partenza. Colui che ha trovato la fede, ha certamente incontrato in modo cosciente quel Dio che, comunque, era già dentro di lui. Ma questo rapporto è solo l'inizio di un'avventura senza fine, che comporterà ancora e sempre nuove esperienze spirituali.Il Mistero di Dio è insondabile e ci supera grandemente. Noi qui intuiamo solo qualcosa «come in uno specchio», per dirla con le parole di san Paolo. Tutto il resto ci sarà chiaro soltanto quando incontreremo il Signore faccia a faccia.Già fin d'ora possiamo tuttavia sperimentare, oltre al suo amore, i doni dello Spirito Santo, in una misura che andrà sempre crescendo a mano a mano che, guidati dalla sua Grazia, ne diventeremo degni. Ma ciò non avverrà mai a causa di qualche nostra abilità o per la grandezza delle nostre opere. Questo processo si compirà solo se, umili e abbandonati a Lui, cercheremo di diventare che Gesù stesso nel Vangelo ci indica come la condizione necessaria per entrare nel Regno.Sì, perché nella vita di fede occorre imparare ad assimilare e a vivere un paradosso strano. Il mondo ci insegna che, per diventare uomini "importanti", dobbiamo darci da fare, sapere molto e molto operare. Dobbiamo potenziare al massimo grado il nostro io, essere i più bravi e superare gli altri.Nella vita spirituale avviene il contrario. I maestri, qui, insegnano che la vera riuscita si ottiene nel modo opposto, affinando soprattutto la capacità di lasciar operare Dio in noi, di diventare strumenti, di diminuire il nostro ego, sempre troppo ingombrante, per lasciare invece un posto sempre più grande a Lui. Fino a poter constatare con san Paolo: «Non sono più io che vivo, è Cristo che vive in me» (Gai 2, 20).Per questo la conversione è solo l'inizio. Indispensabile; ma non sufficiente. Quella fede incontrata per la prima volta, o ritrovata dopo anni di lontananza e di oblio, andrà nutrita, provata, purificata. Andrà alimentata con la preghiera, con l'assimilazione della Scrittura, nella quale ancora e sempre Dio si rivela a noi, fortificata con i sacramenti.E, infine, andrà generosamente condivisa con i fratelli. Perché, se è vero che la fede è dono, è altrettanto vero che la nostra testimonianza può diventare quello strumento del quale Dio decide di servirsi.

Claudia KollDal porno soft di Tinto Brass alle missioni in Etiopia. Quella di Claudia Koll è la storia di una conversione. L´attrice in questi giorni è a Torino, in giuria al Festival internazionale di cinema delle donne. Una presenza simbolica. Un´icona della femminilità che sotto la spinta di un improvviso e fortissimo sentimento religioso conduce da un paio d´anni anni battaglie umanitarie a favore dei più deboli, in un´edizione del Festival che ha come temi principali lo

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sfruttamento, i soprusi, le violenze su donne e bambini, la drammatica subalternità dei deboli del mondo. «Ho accettato l´invito del festival perché mi interessa guardare la realtà dal punto di vista delle donne - spiega l´attrice - mi piace ascoltarle, sono sempre capaci di esprimere una voce di pace.Sono qui per dimostrare che esiste un modo di essere donne fuori dagli stereotipi della bellezza e della seduzione. Il corpo è il tempio dello spirito, dico da cristiana, e va rispettato. I veri motori della vita sono l´affettività, la pietà, l´amore». Un messaggio evangelico abbastanza sorprendente sulla bocca di un´attrice che sulla bellezza, sulla seduzione e sul corpo ha costruito una carriera, soprattutto agli inizi.«È stato un percorso privato, ho capito tante cose, ho scoperto tanti valori. La carriera è venuta di conseguenza. Il cambiamento, o come dice lei la conversione, è legata a un momento drammatico della mia vita. Due anni fa ero sola, stavo male. Nessuno mi avrebbe potuta aiutare. Così ho gridato. E il Signore mi ha risposto. Ho scoperto la fede, la forza dell´amore e della misericordia. E da allora il mio desiderio è rendere testimonianza di questo miracolo»

Da qui, dal miracolo, inizia dunque il suo cammino di missionaria.

«Sì. Perché quando incontri il Signore, poi lo vai a cercare nei poveri e nei sofferenti. Così ho cominciato la mia attività umanitaria, prima con i malati di Aids, poi con i bambini leucemici, finché sono diventata testimone del Vis, dei missionari salesiani nel mondo, quella grandiosa macchina della solidarietà messa in moto dal vostro Don Bosco. Con loro ho documentato la carestia in Etiopia e in Burundi. Presto partirò per l´Angola». Signora Koll, era già stata a Torino pochi mesi fa per girare una fiction su San Giuseppe Benedetto Cottolengo, realizzata dalla tv dei Cappuccini italiani, che andrà in onda a Natale su Sat 2000. «È stato un grande dono che mi abbiano chiesto di lavorare in quel film. Faccio la parte di Marianna Nasi, co-fondatrice delle suore cottolenghine. Ho scoperto una realtà bellissima, al Cottolengo, persone meravigliose. Oggi (ieri per chi legge, ndr) andrò a trovarle. Ma non voglio parlare di loro, non è giusto. Voglio solo dire che per me adesso sono degli amici». (Repubblica, 13 ottobre 2004)

Leonardo Mondadori«La vita, per alcuni è cupa, per altri grigia. Per me è radiosa. Ci sono molti elementi che concorrono alla luminosità della mia esistenza attuale: innanzitutto, un mattino di quattro anni fa ho scoperto, in un colpo solo, di avere un tumore alla tiroide e un carcinoide al pancreas e al fegato, per cui da allora devo sottopormi ogni giorno alla terapia dell'interferone. Inoltre, svolgo il mio lavoro fra molti contrasti e anche, com'è naturale, qualche disillusione. Infine, anche per colpe mie, sono lontano da colei che, malgrado un divorzio, nella prospettiva cristiana resta mia moglie e che mi ha dato una figlia, mentre gli altri due figli sono venuti dal mio secondo matrimonio. Eppure, godo di una vita cristiana vibrante. Ed è questa visione di fede che, malgrado tutto, rende la mia esistenza radiosa.»È con sorpresa - non disgiunta, confesso, da una certa emozione - che lessi queste parole: la malattia, i fallimenti familiari, le difficoltà professionali come causa non di lamento o di de-pressione, bensì di vita «radiosa» perché illuminata dalla luce del vangelo... Con espressioni così inconsuete si apriva un manoscritto che un corriere mi aveva recapitato qualche giorno prima del Natale scorso.

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Era un manoscritto che, subito dopo, dichiarava -con altrettanta, sorprendente chiarezza- l'intenzione di chi lo aveva redatto: «Vorrei, con queste pagine, essere utile ai tanti che hanno messo da parte la vita cristiana, per i motivi più diversi, e che possono percorrere, alla loro maniera, un cammino simile al mio... So che ci sono tante obiezioni alla fede, ma li invito a non tirarsi indietro e a esaminare quanto scrivo per cercare un po' di luce e, forse, per trovare la spinta per recuperare la prospettiva cattolica».Le pagine che seguivano precisavano subito di non venire da un credente praticante per tradizione e abitudine, bensì da un convertito: «Ho per decenni messo da parte la pratica di vita cristiana. Poi, ecco la riscoperta e l'avanzare sempre più - e sempre più con convinzione e gioia -in questa strada evangelica ritrovata...».Sorpresa e un po' di emozione, dicevo. E non senza ragione. In effetti, questo testo che cominciava, e proseguiva, in modo tanto impegnativo - quasi al limite dell'impudicizia, almeno per un certo ambiente sociale e culturale - non era uno dei molti, opera di ignoti, che giungono a chi si occupi di questioni religiose nei libri e sui giornali. Al contrario. L'arrivo del manoscritto mi era stato preannunciato da una serie di telefonate di segretarie premurose ed efficienti: quelle, per intenderci, che hanno di solito un leggero accento straniero, anglosassone di preferenza.L'autore, insomma, di parole così compromettenti era un top manager. Era nientemeno che il presidente di uno dei maggiori gruppi editoriali d'Europa: 3000 miliardi di fatturato, 5100 dipendenti, impianti tipografici sempre all'avanguardia, centinaia di novità librarie ogni anno, compartecipazioni in mezzo mondo, 49 testate giornalistiche... Ma sì, l'autore era proprio il presidente dell'Arnoldo Mondadori Editore SpA, il colosso che ha superato ogni cambio di regime politico e ogni tempesta economica, mantenendo - anzi, rafforzando - la sua leadership indiscussa nel decisivo mercato della cultura e dell'informazione.Era, insomma, Leonardo Mondadori, nipote di Arnoldo, il Grande Vecchio, il mitico fondatore di quell'impero di carta; era il rappresentante attuale della maggior dinastia editoriale italiana che mi sottoponeva, per un giudizio, il testo con cui aveva saltato la barricata e si era azzardato - per bruciante passione di apostolato - a farsi, da grande editore, autore esordiente.

Due testimonianze anonime dal libro Sete di Dio di Alessandra BorgheseHo già detto come molti si siano rispecchiati in questa mia conversione e come abbiano voluto comunicarmelo a voce o per lettera. Una condivisione fraterna che mi ha commossa e della quale credo utile rendere partecipe anche il lettore. Ho scelto per questo due testimonianze.Era un giovedì santoLa prima riguarda un'insegnante di cinquantotto anni, ora in pensione, una vita molto vivace e piena di amici e di attività fino a poco più di dieci anni fa.Mi scrive: «In tutto quello che facevo, dov'era il Signore? Andavo a Messa qualche volta, ma "Egli rimaneva sull'altare e io giù, staccata da Lui. Chiedevo aiuto nei momenti del bisogno, ma senza farmi coinvolgere più di tanto Ho fatto studiare mio figlio in scuole religiose, agli occhi esterni tutto era perfetto, ma ormai dentro di me si erano spezzate molte cose. Mi era sempre più difficile accettare mio marito, mentre il desiderio di lasciare tutto e scappare via diventava sempre più grande, fino ad allora avevo vissuto "alla grande", cercando di pensare solo a me stessa e alla mia felicità. Eppure, ero delusa e piena di angoscia.Quel 16 aprile 1992 era un giovedì santo. Ero uscita in macchina per fare delle compere. L'indomani, infatti, sarei dovuta partire per la montagna. La strada che dovevo percorrere mi portava a passare davanti a una piccola chiesa che tutti sanno essere sempre chiusa. E,

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invece, quella sera era aperta (ho poi saputo che ciò avviene solo due volte al l'anno: a Pasqua e a Natale). All'improvviso, decido di fermarmi e di scendere. Entro, e mi trovo davanti al Sepolcro: l'Eucaristia adorata e onorata in un mare di verde e di fiori, per rinnovare il ricordo della morte di Gesù.

In un silenzio impalpabile, alcune suore sono raccolte in preghiera. Anch'io mi fermo lì, immobile, senza pensare a nulla, senza neanche pregare. Non so quanto tempo sia tra-scorso, ricordo solo che prima di uscire ho gridato dentro al mio cuore: "Signore, aiutami!". Poi sono corsa via e non ho voluto più ricordare nulla per tutto il resto della serata.Ma l'indomani, venerdì santo, al risveglio sento un bisogno estremo di parlare, di cambiare vita, di tirare fuori tutto; mi sento oppressa, agitata, continuo a pensare di aver bisogno di una persona che mi possa capire, che mi possa ascoltare, che riesca a inquadrare un po' la mia vita. Mi si affaccia alla memoria un nome, quello di un sacerdote che nella mia città è molto conosciuto non solo per i tanti incarichi che spesso gli assegnano, ma soprattutto per la grande disponibilità e sensibilità verso il prossimo.Trovarlo libero il venerdì santo sembrava impresa impossibile. Eppure, quella mattina, quando mi recai a cercarlo, lo trovai che "mi aspettava". Da quel momento è iniziato il mio nuovo cammino fatto di gioie e dolori, ma sempre verso l'alto. Quell'uomo di Dio mi ha presa per mano e ha camminato con me, giorno per giorno, ed è ancora oggi un grande sostegno. Mi ha fatto scoprire gli aspetti più belli della vita, la gioia di un sorriso, dell'ascolto, di un amore paterno; dietro di lui mi appariva il volto stesso di Dio.Ho imparato a pregare, ho scoperto il valore della Messa, dei sacramenti della Confessione e della Eucaristia, la lettura quotidiana del Vangelo. Così, quel Signore che prima per me era e restava sull'altare, l'ho come avvertito scendere e incominciare a camminare con me, a vivere in me. Ero affamata di tutto, volevo sapere, ponevo domande, leggevo, anzi, divoravo vite di santi, pregavo con quei Salmi che hanno costituito per me una scoperta meravigliosa.Lentamente, capivo che la mia vita di prima non aveva senso. Mi accorgevo che la scala dei valori era cambiata. Non ero più compresa dal mio mondo di prima, ma non me ne importava molto. Ogni tanto scappavo in posti come Assisi e Camaldoli per trovare raccoglimento, calma, serenità.Dal 1992 sono passati dodici anni e ogni venerdì santo con il sacerdote che mi accolse allora, mostrandomi il volto misericordioso e amorevole di Dio, festeggiamo in preghiera il mio compleanno spirituale, la mia nascita alla fede. Ogni volta, egli mi dice che sono ancora "piccola" e che devo molto crescere.In questi anni sono successe tante cose difficili alla mia famiglia, dolori e sofferenze davvero grandi. Se non ci fosse stato quel venerdì santo, come avrei affrontato tutti questi gravi problemi? Non sempre tutto è stato facile. Ci sono stati momenti bui in cui mi sembrava che il Signore si fosse di nuovo allontanato. A volte ho un po' di nostalgia di quei primi tempi del mio ritorno a Lui, quando Gli parlavo sempre e mi sentivo forte e felice. Ma ho imparato a capire che tutto questo fa parte della vita spirituale. È la fede che a poco a poco si purifica e si rinsalda. Così, anche se non lo sento come desidererei, so bene che Egli c'è, che mi è vicino e che mai mi lascerà. Lui mi ha sempre amata, mi ha aspettata con pazienza e adesso anch'io non voglio più perderlo».

Sono nata e cresciuta in una famiglia modesta ma sana, nella quale non è mai mancato l'affetto; una famiglia tradizionalmente cattolica ma, di fatto, non praticante. Non appena ricevuta la Cresima, a undici anni, cominciai a disertare i sacramenti e ad allontanarmi dalla Chiesa, come purtroppo succede a tanti. Già a dodici anni la mia disaffezione andava cedendo il passo a una sempre maggiore insofferenza alla religione cattolica. Non sono mai stata una persona brillante né molto estroversa; ho sempre avuto un'indole solitària e

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riflessiva che, negli anni dell'adolescenza e della gioventù senza Dio, si era andata incupendo.Il mio rifiuto era poi corroborato dai tanti liberi pensatori che dai pulpiti massmediatici predicavano - e predicano - i loro dogmi razionalisti. Alla fine, mi ero convinta che tutte le religioni erano costruzioni artificiose dell'uomo per scongiurare la paura della morte e anestetizzare l'angosciosa consapevolezza della propria caducità. Il cattolicesimo, poi, rappresentava per me la gabbia più odiosa in cui si potessero rinchiudere la ragione e la libertà umane. Anch'io guardavo ai cattolici come a una massa di retrogradi, bacchettoni, nemici del progresso e della gioia di vivere.Le storie della Bibbia, i Vangeli, gli angeli, il diavolo: tutte invenzioni per consolare i deboli o spaventare gli ingenui. Dovevo ben ricredermi! Ho poi compreso come molti dei giudizi negativi sulla Chiesa cattolica e sui cattolici sono in realtà dei pregiudizi. Il fatto è che la Chiesa cattolica proclama la Verità e la verità è scomoda.Tornando alla mia storia: il malessere intimo, esistenziale, era via via diventato più profondo. Non amavo me stessa, non mi sentivo amata e non amavo a mia volta gli altri. Ero giunta ad aborrire l'idea stessa che Dio potesse esistere. Pensavo: "Se Dio c'è, è l'essere più sadico dell'universo". Le battute blasfeme erano il mio pane quotidiano. frattanto, mia madre, che aveva notato il mio crescente malessere, aveva cominciato a pregare padre Pio affinchè mi aiutasse, mandandomi un "segno"dal Cielo.Il 10 febbraio 1995 mio fratello - il mio unico fratello, di cinque anni pia giovane di me - lasciava per esigenze di lavoro la nostra casa e la nostra regione. Una separazione dolorosa, che non faceva che acuire la mia intima ribellione alla vita. Ero giunta a una conclusione estrema: "ha massima espressione della libertà umana è il suicidio".Il 20 febbraio di quello stesso anno - era un lunedì mattina, lo ricordo bene - grazie alle preghiere di mia madre e per intercessione di padre Pio, ricevevo quel "segno" soprannaturale da allora indelebilmente impresso nella mia memoria e nella mia anima.Mi ci è voluto più di un anno di domande, di ricerche - e di lavoro della Grazia - per interpretare nella sua interezza il significato di quel "segno" (Dio, che è Amore, non si impone mai, ma sempre si propone ai nostri cuori induriti). Nel maggio 1996, finalmente, capitolavo dinanzi alla infinita misericordia e alla altrettanto infinita pazienza di Dio. Rientravo così nel seno della Chiesa cattolica e mi riaccostavo ai sacramenti. Nell'agosto dello stesso anno volli partecipare con mia madre a un pellegrinaggio a Lourdes. Ricordo ancora la sensazione che provai davanti alla Grotta: lo sguardo della Vergine Maria - e, con Lei e in Lei, di suo figlio Gesù - mi avvolgeva e mi faceva sentire amata con una intensità e una dolcezza mai conosciute prima.Dopo la conversione, ho ritrovato la parte migliore di me stessa: il mio senso dell'umorismo, la voglia di vivere, il bisogno di voler bene a me stessa e agli altri. Non è facile. Devo mettercela tutta, anch'io cado molto facilmente in tentazione.

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APPENDICE

Lo “Sbattezzo”

introduzioneBenché si tratti di fenomeno di scarsa rilevanza numerica, ha assunto, grazie ad alcune amplificazioni mass mediatiche, una certa rilevanza. Data la complessità del tema e il pericolo di una comprensione globale delle problematiche legate a tale questione, sconsigliamo vivamente di trattarla. Nel caso si verificasse da parte dei ragazzi il desiderio di saperne un po’ di più, accanto a tutte le informazioni che possono autonomamente trovare, proponiamo due brevi interventi:

1. un articolo di “Vita pastorale”su cosa sia e come funzioni lo “sbattezzo”2. un articolo tratto dal sito del Censur che illustra l’identità delle associazioni e movimenti

che promuovono lo sbattezzo

Lo “sbattezzo”In occasione della 50ª assemblea generale della Cei (18-21 novembre 2002) sono stati presentati, a cura del Consiglio per gli affari giuridici, gli Orientamenti a seguito di richieste di cancellazione dal libro dei battezzati. Il documento consta di due parti in entrambe le quali possiamo distinguere una parte, che potremmo anche chiamare dottrinale e una normativa. Nel documento in oggetto si fa innanzitutto riferimento al Decreto generale della Cei del 30 ottobre 1999 recante "Disposizioni per la tutela del diritto alla buona fama e alla riservatezza" (Notiziario Cei, 1999, pp. 378-397). Ciò va tenuto in debito conto, dato che il trattamento dei dati personali trova attenta l’opinione pubblica e sull’osservanza delle norme civili vigila una Autorità garante con poteri di intervento.Due precisazioni assumo notevole rilevanza: per la Chiesa cattolica il sacramento del battesimo conferisce uno stato personale indelebile (cf can. 849 e Catechismo della Chiesa cattolica n. 1272); inoltre la relativa annotazione negli appositi registri documenta un fatto storico che, come tale, non può essere cancellato. Non si tratta quindi di cancellazione dal registro dei battezzati né, tanto meno, della possibilità di non essere più battezzati, ma soltanto della richiesta di annotazione a margine del detto registro della volontà di non essere più considerato membro della Chiesa cattolica.Viene inoltre ribadito che la Chiesa cattolica, ordinamento giuridico indipendente e autonomo nel proprio ordine, ha il diritto nativo e proprio di acquisire, conservare e utilizzare per i suoi fini istituzionali i dati relativi alle persone dei fedeli, agli enti ecclesiastici e alle aggregazioni ecclesiali. Tale realtà ha trovato conferma anche in pronunce del Garante per la protezione dei dati personali, nelle quali è chiaramente riaffermato il pieno diritto della Chiesa cattolica alla tenuta dei registri dei battezzati, in piena ottemperanza della legge n. 675/1996.Per quanto riguarda le conseguenze di ordine canonico, che vanno indicate nel decreto dell’Ordinario, esse sono ovvie e comportano: l’esclusione dai sacramenti; l’esclusione dall’incarico di padrino per battesimo e confermazione; la necessità della licenza dell’Ordinario per l’ammissione al matrimonio canonico; la privazione delle esequie ecclesiastiche in mancanza di segni di ripensamento da parte dell’interessato. Quanto alla parte normativa, il parroco, una volta ricevuta la richiesta di annotazione da parte

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dell’interessato e verificata l’esattezza dei dati, richiede all’Ordinario diocesano, che emetterà un apposito decreto, l’autorizzazione ad annotare la volontà dell’istante in calce al registro dei battezzati.Ottenuto il predetto decreto ne dà comunicazione all’interessato attraverso raccomandata con ricevuta di ritorno, allegando fotocopia autenticata del decreto stesso. Contestualmente il parroco cancella il nominativo della persona dagli eventuali elenchi nei quali figura, così da non considerarlo più ai fini statistici e per evitare di inviargli materiali o corrispondenza. Non va però sottaciuto il fatto che richieste di tale genere non sono poi così numerose come talvolta si potrebbe credere e che, al di là di motivi ideologici, certamente a volte presenti, una parte dei casi si riferisce a emigranti i quali fanno una richiesta del genere per non essere obbligati a pagare la tassa sul culto vigente in alcune nazioni (Eduardo Davino)

Movimenti per lo “sbattezzo”Molte enciclopedie delle religioni - non ultima la Encyclopedia of American Religions - dedicano un capitolo al secular humanism e all'ateismo organizzato. In effetti, ateismo e libero pensiero sono posizioni di minoranza. Nella loro forma non organizzata, che coinvolge comunque minoranze rilevanti, non appartengono alla materia di questo progetto enciclopedico, costituendone semmai l'"ombra" o il contrappunto. Un cenno va però dedicato all'ateismo e al libero pensiero organizzati, movimenti che non rappresentano se non una piccola percentuale di quel dieci-undici per cento della popolazione italiana che comprende atei e agnostici, cui offrono un modo ritualizzato di vivere la scelta non religiosa che permette di parlare di realtà "religiosamente irreligiose".

L'Associazione per lo SbattezzoL'Associazione per lo Sbattezzo è collegata al Circolo Culturale Napoleone Papini di Fano, costituito nel 1982 e intitolato all'anarchico marchigiano Napoleone Papini (1856-1925) e al mondo anarchico italiano in genere. Nel 1984 il Circolo organizza il I Meeting anticlericale di Fano (anche in contrapposizione al Meeting di Rimini del movimento cattolico Comunione e Liberazione), proclama Fano (Pesaro) "zona dewojtylizzata" e ottiene l'attenzione della stampa nazionale.A poco a poco il raduno annuale di Fano emerge come importante appuntamento per tutta l'area del libero pensiero italiano. Al centro di questa iniziativa sta lo "sbattezzo", al cui servizio si pone un'apposita Associazione per lo Sbattezzo. L'Associazione non amministra lo "sbattezzo" (si trasformerebbe altrimenti, afferma, in un'altra Chiesa), ma lo organizza. A richiesta, fornisce - dietro semplice esborso di dieci euro - un modulo con cui si dichiara di "sbattezzarsi" da inviare in tre copie alle autorità religiose, mentre la quarta è conservata dall'Associazione.Questa "dichiarazione di libertà religiosa" dovrebbe, negli intenti dell'Associazione, impedire alle autorità religiose di compiere "atti di giurisdizione" nei confronti dello "sbattezzato", incorrendo altrimenti nelle ire della giustizia civile. In particolare, l'Associazione assiste gli "sbattezzati" aderenti, quando ne ha la possibilità, nel momento del trapasso impedendo l'accesso alla loro stanza - che potrebbe essere favorito da parenti credenti - a sacerdoti o altre figure religiose. Il carattere provocatorio delle manifestazioni degli "sbattezzatori", se talora irrita altre componenti del libero pensiero italiano, assicura però una periodica eco di stampa.

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B.: Dell'Associazione per lo Sbattezzo cfr. Vilipendio al Papa, Millelire Stampa Alternativa, Roma 1995. L'Associazione pubblica il periodico Il peccato, che, fino all'anno 2003, è reperibile sul Sito dell'Associazione.Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti Oltre all'Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno", membro associato dell' International Humanist and Ethical Union in Italia è anche l'Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti (UAAR), fondata il 4 dicembre 1986, a Padova, dai docenti universitari Rodolfo Costa e Martino Rizzotti (1947-2002) e dall'insegnante di scuola media Lorena Ziron, sulla scia delle campagne contro il nuovo Concordato fra Stato italiano e Chiesa cattolica, sottoscritto nel 1984.L'espressione "razionalisti" è adottata per escludere coloro che, pur non credendo in Dio, hanno credenze "irrazionali" come quella nel contatto con gli spiriti dei defunti o nell'astrologia. Le prime difficoltà consistono nel trovare una sede: l'ANPI di Padova mette a disposizione una saletta per qualche tempo, poi chiede un contributo spese che l'UAAR non può pagare; l'Unione è quindi ospitata al recapito di uno dei primi soci, Leopoldo Zoppi, fino alla fine del 1993, quando comincia a essere accolta da Legambiente. Il 18 dicembre 1998 si tiene la prima assemblea pubblica. Successivamente l'UAAR avvia contatti con l'Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno", in cui decide però di non confluire, non condividendo un certo legame con modelli ottocenteschi e soprattutto il riferimento a Giordano Bruno (1548-1600), il cui pensiero non considera rigorosamente ateo-razionalista, e con l'Associazione per lo Sbattezzo, in cui pure non confluisce ostacolata dal legame privilegiato con il movimento anarchico e dal tono che giudica "goliardico" di certe provocazioni anticattoliche (mentre per l'UAAR si tratta di lottare contro il "pensiero religioso e irrazionale" in genere, non contro la sola Chiesa cattolica).Dopo contatti anche con associazioni straniere, la costituzione legale avviene con atto notarile del 19 marzo 1991; un primo congresso nazionale è tenuto a Venezia il 6 dicembre 1992. Nel 1993 sono state pubblicate le Tesi, che nel corso degli anni hanno subito alcune variazioni fino all'ultima, del 2004. Il 2002 segna la nascita del primo Comitato di Presidenza. Nel frattempo, una pratica per l'Intesa con lo Stato italiano e l'ammissione alla quota IRPEF dell'otto per mille non ha avuto seguito; si è trattato del resto piuttosto di una provocazione, in quanto l'UAAR chiede in verità l'abolizione dei concordati e dell'otto per mille in genere. Nel 1994 l'UAAR ha promosso un coordinamento fra le tre associazioni nazionali del libero pensiero (la stessa UAAR, la Giordano Bruno e l'Associazione per lo Sbattezzo) e le numerose piccole realtà locali.Più recentemente l'UAAR è emersa come realtà rilevata anche dalla grande stampa grazie alla rivista l'Ateo, pubblicata dal 1996 e diretta da Romano Oss, a una campagna "Scrocifiggiamo l'Italia" per la rimozione dei crocifissi da ogni tipo di edificio pubblico, e per una polemica con le statistiche dei sociologi (secondo l'UAAR gli atei e gli "agnostici razionalisti" sarebbero in Italia il 13,6 per cento della popolazione). I dirigenti lamentano però la scarsa partecipazione alle attività associative; il sogno dei fondatori padovani di dare una "loro" associazione agli atei e agli agnostici italiani (comunque si contino, qualche milione) non sembra, dopo quindici anni di attività, prossimo alla realizzazione. Attualmente l'UAAR ha ventidue circoli in tredici regioni italiane i cui recapiti sono reperibili sul Sito dell'Associazione.B.: Sulle origini si veda: Storia dell'UAAR, UAAR, Padova 1994. Sulle idee: Tesi, UAAR, Padova 1993. Gli ultimi aggiornamenti alle Tesi sono reperibili sul Sito dell'Associazione. Si consulterà inoltre la collezione della rivista bimestrale l'Ateo.

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Parte 3

Il caso Gesù : la storia e le interpretazioni

2.2.3

"Voi chi dite che io sia?" (Mt 16, 15)Carissimi giovani e ragazze, con grande gioia mi incontro nuovamente con voi in occasione di questa Veglia di preghiera, durante la quale vogliamo metterci insieme in ascolto di Cristo, che sentiamo presente tra noi. E' Lui che ci parla."Voi chi dite che io sia?". Gesù pone questa domanda ai suoi discepoli, nei pressi di Cesarea di Filippo. Risponde Simon Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente" (Mt 16, 16). A sua volta il Maestro gli rivolge le sorprendenti parole: "Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli" (Mt 16, 17).Qual è il significato di questo dialogo? Perché Gesù vuole sentire ciò che gli uomini pensano di Lui? Perché vuol sapere che cosa pensano di Lui i suoi discepoli?Gesù vuole che i discepoli si rendano conto di ciò che è nascosto nelle loro menti e nei loro cuori e che esprimano la loro convinzione. Allo stesso tempo, tuttavia, egli sa che il giudizio che manifesteranno non sarà soltanto loro, perché vi si rivelerà ciò che Dio ha versato nei loro cuori con la grazia della fede. Questo evento nei pressi di Cesarea di Filippo ci introduce in un certo senso nel "laboratorio della fede". Vi si svela il mistero dell'inizio e della maturazione della fede.Prima c'è la grazia della rivelazione: un intimo, un inesprimibile concedersi di Dio all'uomo. Segue poi la chiamata a dare una risposta. Infine, c'è la risposta dell'uomo, una risposta che d'ora in poi dovrà dare senso e forma a tutta la sua vita.Ecco che cosa è la fede! E' la risposta dell'uomo ragionevole e libero alla parola del Dio vivente. Le domande che Cristo pone, le risposte che vengono date dagli Apostoli, e infine da Simon Pietro, costituiscono quasi una verifica della maturità della fede di coloro che sono più vicini a Cristo. …Ognuno di voi può ritrovare in se stesso la dialettica di domande e risposte che abbiamo sopra rilevato. Ognuno può vagliare le proprie difficoltà a credere e sperimentare anche la tentazione dell'incredulità. Al tempo stesso, però, può anche sperimentare una graduale maturazione nella consapevolezza e nella convinzione della propria adesione di fede (Giovanni Paolo II alla GMG di Roma)

Nel cammino narratoci dal Vangelo, Gesù stesso sente a un certo punto il bisogno di fare il quadro della situazione: cosa la gente ha capito di me? cosa hanno capito i miei discepoli?Questa medesima domanda è vivissima anche oggi, in un tempo in cui la profonda ricerca di “sacro” (spesso di magico e di irrazionale!) che attraversa la nostra società, porta a rifarsi la domanda su Gesù, sulla Chiesa e sul Cristianesimo.Una domanda che ci interessa, perché, al di là di tante risposte parziali e spesso volutamente faziose, aiuta gli stessi cristiani ad andare in profondità alle proprie risposte di credenti.Ben vengano allora fenomeni come “Il codice da Vinci”, se sono occasioni per approfondire il proprio credo, e per trarre da esso profonde ragioni di vita!

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5 schede per l’approfondimentoIl caso Gesù : la storia e le interpretazioni

1. Un Gesù diverso: Quale Gesù? Excursus Stigmate e “Il codice da Vinci”2. Secondo il mio Vangelo:3. I Vangeli apocrifi4. Il vangelo di Gesù Cristo5. Processate quell’uomo

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SCHEDA 1

Un Gesù diverso: Quale Gesù?

introduzioneIl proliferare di produzioni letterarie e cinematografiche di questi ultimi anni, intorno alla figura di Gesù, così come il diffondersi di forme di religiosità molto intimistiche, legate alla ricerca dell’armonia personale e lontane da una qualsiasi appartenenza confessionale, ha generato un modo diverso di guardare a Gesù.Affermando l’esistenza di altre fonti volutamente tenute nascoste dalla Chiesa ufficiale, si ipotizza un Gesù ben diverso da quello che ci è stato tramandato, e di conseguenza una chiesa e un cristianesimo radicalmente diverso.E spesso nei cristiani sorge la domanda: allora, chi è il Gesù nel quale credo?

obiettivoo Suscitare nei ragazzi il bisogno di capire su cosa si basa la loro fede.o Comprendere il pericolo di costruirsi un Gesù “ a propria immagine e somiglianza”.o Suscitare un’attenzione critica nei confronti di come spesso viene presentata la fede

cattolica

proposte di attivita’

1. Una breve introduzione che, partendo dalla lettura del testo della lettera ai Colossesi, metta in luce che, fin dagli inizi del cristianesimo, si pone il problema della fedeltà di ciò che viene trasmesso al vero Gesù e a quanto da lui vissuto, compiuto e insegnato

2. Visione del film Stigmate o del il Codice da Vinci: consigliamo il primo, perché meno complesso negli elementi problematici che propone e più legato all’attività che proporremo sui vangeli apocrifi

3. raccolta di impressioni a caldo sul film, e in particolare sulle argomentazioni che propone e insinua

4. lettura della scheda allegata

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materiale per le attivita’

Dalla lettera ai Colossesi

1 Voglio infatti che sappiate quale dura lotta io devo sostenere per voi, per quelli di Laodicèa e per tutti coloro che non mi hanno mai visto di persona, 2 perché i loro cuori vengano consolati e così, strettamente congiunti nell'amore, essi acquistino in tutta la sua ricchezza la piena intelligenza, e giungano a penetrare nella perfetta conoscenza del mistero di Dio, cioè Cristo, 3 nel quale sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza. 4 Dico questo perché nessuno vi inganni con argomenti seducenti, 5 perché, anche se sono lontano con il corpo, sono tra voi con lo spirito e gioisco al vedere la vostra condotta ordinata e la saldezza della vostra fede in Cristo.6 Camminate dunque nel Signore Gesù Cristo, come l'avete ricevuto, 7 ben radicati e fondati in lui, saldi nella fede come vi è stato insegnato, abbondando nell'azione di grazie. 8 Badate che nessuno vi inganni con la sua filosofia e con vuoti raggiri ispirati alla tradizione umana, secondo gli elementi del mondo e non secondo Cristo.

Questo brano ci introduce nella polemica anti-ereticale di Colossesi. Apparentemente i primi due versi possono anche dare l'idea di un'introduzione parenetica abbastanza tradizionale: invito alla perseveranza e fedeltà con il vocabolario e le immagini dell'esortazione cristiana. Ma il v. 8 segna una svolta e rivela anche la funzione dei versi precedenti: « state attenti che nessuno vi inganni... ». Pur nella sua genericità la messa in guardia è caratteristica e nuova. In quest'ottica l'invito precedente a vivere secondo la « tradizione » di Gesù Cristo, il Signore, cioè secondo l'autentica professione di fede cristiana, che proclama Gesù Cristo unico Signore, è una netta opposizione a quella « tradizione » puramente umana con la quale si vuole dare credito al nuovo sistema religioso-speculativo, basato sugli elementi mondani e chiamato nel testo originale greco philosophìa. Analogamente il richiamo alla solidità e fondatezza dell'esperienza cristiana, basata sulla fede « insegnata », è preliminare al discorso polemico o di denuncia delle nuove teorie che possono intaccare la fede genuina e solida. Una comunità cristiana, come una pianta con solide radici e come una costruzione ben fondata, è quella che rimane ancorata alla fede in I un contesto celebrativo o di lode, dove si fa la professione di fede (Rinaldo Fabris).

StigmateDi Rupert Wainwright – 20Th Century Fox, 1999

Un film gnostico attacca la Chiesa cattolica (di Massimo Introvigne)

"Stigmata", diretto da Rupert Wainwright, sbarca in Europa dopo il successo negli Stati Uniti circondato da controversie e polemiche di ogni genere. Thriller New Age (ma del New Age declinante, cupo e triste, di questi anni, come testimonia una fotografia dominata dal buio e dalla pioggia), "Stigmata" è anche un film profondamente anticattolico - anzi, uno dei più articolati attacchi alla Chiesa prodotto da Hollywood negli ultimi anni - le cui radici culturali,

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gnostiche, rischiano di sfuggire allo spettatore non americano. Il film ha anche dei meriti, grazie al talento di Patricia Arquette, benché nella seconda parte - come molti critici hanno notato - il desiderio di ripetere e aggiornare gli effetti speciali de "L’esorcista" abbia più volte preso la mano al regista, con risultati meno felici. La storia inizia in un remoto villaggio brasiliano, dove un sacerdote venerato come santo, padre Paulo Alameida, è appena morto. Intorno alla sua bara si verificano prodigi: una statua della Madonna piange, bianche colombe si levano in volo. In Vaticano la Congregazione per le cause dei Santi (talora confusa dagli autori con quella per la dottrina della fede) funge, nel film, da equivalente cattolico del dipartimento X-Files dell’FBI nell’omonima serie televisiva, e indaga su tutti gli avvenimenti di carattere miracoloso (in genere concludendo che si tratta di frodi). Padre Andrew Kiernan (l’attore Gabriel Byrne) è un sacerdote-scienziato al servizio della Congregazione. Mandato in Brasile per seguire un caso meno interessante a San Paolo, prende l’iniziativa di indagare sui fenomeni che circondano la morte di padre Alameida e si convince che sono genuini. Mentre visita la chiesa, un piccolo ladruncolo strappa il rosario dalle mani della salma di padre Alameida e lo vende a una turista americana. Tornato a Roma, padre Andrew scopre con sua sorpresa che non solo il suo superiore, il sinistro cardinale Houseman (interpretato da Jonathan Pryce), disapprova la sua indagine, ma che la Chiesa cattolica non ha nei suoi registri né un padre Alameida né la parrocchia dove i fenomeni si sono verificati. Nel frattempo a Pittsburgh la parrucchiera Frankie Paige (Patricia Arquette) conduce una vita sostanzialmente tranquilla (se si eccettuano occasionali liti con il fidanzato) e del tutto priva di preoccupazioni religiose. Tutto cambia, però, quando la madre - che risulta essere, precisamente, la turista americana delle scene iniziali -, di ritorno dal suo viaggio in Brasile, le invia in regalo il rosario di padre Alameida. Mentre mostra le sue grazie agli spettatori nella vasca da bagno, Frankie è trafitta dalle stigmate alle mani, in una scena di stigmatizzazione certamente inconsueta nell’iconografia cattolica. Atea, Frankie non capisce di che si tratti e consulta medici e psichiatri, che sospettano un caso di epilessia. Seguono - in privato o in pubblico, con fenomeni straordinari e voli di colombe - le stigmate al costato, i segni della flagellazione e dell’incoronazione di spine. Mentre Frankie si dispera, i fenomeni - che in una occasione si verificano in metropolitana - attirano l’attenzione di un sacerdote, e da Roma la Congregazione invia padre Andrew a investigare.Il sacerdote - dopo avere concluso al primo colloquio che un’atea non può avere ricevuto le stigmate - si ricrede quando scopre che Frankie durante i "fenomeni" parla e scrive in aramaico (una lingua di cui nel suo stato normale non conosce neppure l’esistenza) ed è posseduta da una "presenza" capace di farla volare per la sua stanza da letto e di conferirle una forza sovrumana. Scopre pure che Frankie è una ragazza piuttosto attraente, che gradualmente si innamora di lui, altrettanto gradualmente ricambiata (non c’è film anticattolico che si rispetti senza il dramma del prete diviso fra l’amore e la fedeltà al celibato, né risulta che in questo genere di film sia mai quest’ultima a vincere). Quando trasmette a Roma i graffiti aramaici di Frankie, padre Andrew scatena senza saperlo una catena di eventi capaci - parole e musica del cattivo del film, il cardinale Houseman - di distruggere la Chiesa cattolica. A poco a poco padre Andrew capisce che Frankie - che nel frattempo ha ricevuto anche le stigmate ai piedi - è posseduta non dal diavolo, ma dallo spirito di padre Alameida, che attraverso i fenomeni straordinari cerca di comunicare un messaggio. Padre Alameida è stato scomunicato per essersi rifiutato di occultare i risultati di un lavoro di traduzione svolto a Roma, con altri due colleghi, di un documento dei primi secoli, il "Vangelo di Gesù", un testo gnostico più fedele al vero messaggio del Cristo dei quattro Vangeli canonici e in cui Gesù dichiara di non volere fondare né Chiese né istituzioni. Il cardinale Houseman vola a Pittsburgh, dove cerca di uccidere Frankie. Padre Andrew la salva, ma la bella parrucchiera è ancora in pericolo perché lo spirito che la possiede moltiplica i fenomeni straordinari fino a un rogo finale. Lo spirito però si placa, e il rogo si spegne, quando padre Andrew lo informa di avere riconosciuto in lui padre Alameida e promette di continuarne la missione. Così, dopo

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avere ammesso il suo amore per Frankie, padre Andrew vola in Brasile e scopre, nascosti in una botola nella chiesina di padre Alameida, originale e traduzione del "Vangelo di Gesù", mentre i titoli di coda ci informano che la Chiesa cattolica ha tentato di proibire la lettura del "Vangelo di Tommaso", scoperto a Nag Hammadi negli anni 1940 con altri documenti gnostici e "considerato quanto di più vicino esista a un’autentica trascrizione di parole di Gesù".Tom Lazarus, l’autore della storia di "Stigmata", dichiara di avere collaborato con un congruo numero di storici e biblisti, e il film allude a una controversia che dai circoli specialistici è passata da tempo sulla grande stampa americana. Dopo la "vecchia" ricerca accademica su Gesù Cristo come personaggio storico (distinto dal "Cristo della fede"), iniziata nel Settecento, e la "nuova" che risale agli anni 1950, si parla oggi negli Stati Uniti di una "terza ricerca" del Gesù storico. L’espressione è stata resa popolare soprattutto da John Dominic Crossan, un ex servita irlandese che nel 1968 ha lasciato il sacerdozio per sposare una collega docente universitaria a Chicago (morta la prima moglie, nel 1986 ha sposato una divorziata, causando ulteriori polemiche). Crossan ha fondato nel 1985 con il biblista Robert W. Funk il Jesus Seminar, che ha raccolto duecento studiosi della Bibbia (quasi tutti americani e tutti ultra-progressisti) che si sono riuniti per diversi anni "votando" con palline rosse, rosa, grigie e nere il grado di fedeltà al "vero" insegnamento di Gesù di quanto è riportato nei Vangeli. Nel 1993 il Jesus Seminar ha conquistato le prime pagine dei giornali con la pubblicazione, curata da Funk e Roy W. Hoover, di "The Five Gospels: What Jesus Really Said" ("I cinque Vangeli: che cosa ha detto veramente Gesù"), un’edizione dei Vangeli "a colori" dove - dalla certezza che un insegnamento è veramente di Gesù marcata in rosso alla certezza contraria marcata in nero - si divulga, passando per il rosa e il grigio, il risultato dei "voti" dei biblisti riuniti da Funk e Crossan. Prevedibilmente, i miracoli, la resurrezione, gli insegnamenti sulla divinità di Cristo e sulla Chiesa ricevono "pallina nera". Il titolo allude a "cinque" Vangeli e il quinto è precisamente il Vangelo di Tommaso, che sarebbe più antico dei testi di Luca, Matteo e Giovanni, che lo riprenderebbero ampiamente, e conterrebbe gli insegnamenti più autentici, gnostici e anti-istituzionali - questi sì meritevoli della "pallina rossa" - di Gesù. Il Jesus Seminar ha avuto più successo presso quotidiani e settimanali che nell’ambiente dei biblisti e degli storici, convinti che il Vangelo di Tommaso gnostico abbia riprodotto brani dei Vangeli canonici (e non viceversa), e che le "palline" siano state distribuiti secondo pregiudizi razionalisti e progressisti che hanno poco a che fare con la ricerca storica. L’ideologia del Jesus Seminar è così caduta in discredito, anche se è rimasta popolare in ambiente New Age attraverso autori come l’ex domenicano (ora pastore anglicano) Matthew Fox, accompagnata da tutta una letteratura complottista secondo cui la Chiesa cattolica avrebbe cercato di occultare il Vangelo di Tommaso, ora proposta al grande pubblico delle sale cinematografiche da "Stigmata". Senza pregiudizio per la bellezza di Patricia Arquette, è bene che questo pubblico sappia che la tesi secondo cui il Vangelo di Tommaso è il "vero" Vangelo e "il Vaticano" ha operato per nascondere la verità al suo proposito, appartiene a un ciarpame anticattolico che non ha nulla a che fare con gli studi biblici seri.

Il codice da VinciDi Dan Brown – Mondatori, 2003

Studi Cattolici n. 541 marzo 2006di Arturo Cattaneo (ordinario presso l 'Istituto di Diritto canonico San Pio X di Venezia e professore Invitato alla Facoltà di teologia dell 'Università delta Santa Croce In Roma)

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Sul Codice da Vinci di Dan Brown (edito in italiano da Mondadori a partire dal 2003) sono già stati scritti molti articoli e anche diversi volumi. Nella quasi totalità di questi scritti si giunge alla conclusione che l'autore si basa su fonti quanto mai inaffidabili (leggende e documenti falsi), che commette una gran quantità di errori storici - alcuni veramente madornali, altri ridicoli o grotteschi - e che fa abilmente leva sulla sempre accattivante teoria cospirativa, il tutto condito con una buona dose di rivelazioni esoteriche. Ci si potrebbe allora chiedere perché un'opera così poco seria - per quanto abbia registrato un enorme successo di vendite - meriti tanta attenzione. Qualcuno potrebbe anche osservare che questo romanzo, quale opera di fantasia, non è tenuto a rispettare la verità storica. A ben vedere non si tratta, però, di un thriller qualsiasi, ma di un intreccio di riferimenti culturali, artistici ed esoterici, di leggende spacciate per novità storielle e anche teologiche. È quindi un romanzo che racchiude una dottrina. Ciò che non può lasciarci indifferenti è il fatto che tale dottrina è radicalmente anticristiana, inculcando o suggerendo in molti lettori idee, credenze, sospetti e anche gravissime accuse contro la Chiesa cattolica. L'autore ha certamente il diritto di scrivere un'opera di fantasia. Tuttavia, in un romanzo che pretende - come afferma Brown - di avere una base storica, la fantasia non può diventare una giustificazione a priori per qualsivoglia stravaganza, ma concerne solo la creatività della trama delle vicende, le quali devono però essere narrate in coerenza con i fatti storici. Uno dei motivi del successo - e della problematicità - del Codice da Vinci è costituito proprio da tutti quei dati e rivelazioni che ne costellano e sostengono la trama, fino a diventare addirittura gli assi portanti del racconto. L'autore presenta queste affermazioni come fatti reali e veri. Egli le pone in bocca a personaggi eruditi e le sottolinea con frasi come «gli storici affermano» o «gli studiosi sostengono».Il lettore si trova così immerso in un mondo nuovo, in cui il cristianesimo viene demolito, mentre si propone di sostituirlo con il culto della Dea Madre. Cristo - la cui divinizzazione si sarebbe imposta solo a partire da Costantino, nel 325 - avrebbe sposato la Maddalena e avrebbe inteso reintrodurre nella coscienza degli uomini la nozione del «sacro femminino», mentre la Chiesa (un'organizzazione sinistra e misogina, sviluppatesi intorno al «partito di Pietro») vi si sarebbe opposta occultando in tutti i modi la verità. Essa avrebbe, fra l'altro, soppiantato le vere narrazioni della vita di Gesù, che sarebbero tuttavia sopravvissute in alcuni vangeli apocrifi e in testi gnostici. Il romanzo di Brown costituisce quindi una sfida per i cristiani, chiamati di nuovo a «dare ragione della loro speranza» (1 Pt 3, 15). Se la lettura del thriller avesse suscitato dubbi in qualcuno a questo riguardo, sarebbe il momento giusto per approfondire e rinsaldare le basi della propria fede, scoprirne le ragioni. Senza voler intraprendere una critica esauriente dei vari errori contenuti nel romanzo, accennerò brevemente ad alcuni punti di particolare rilevanza.

Sulla divinità di CristoLe più gravi falsità contenute ne Il Codice da Vinci riguardano la divinità di Cristo. L'autore le mette in bocca a un anziano studioso inglese, un certo Teabing, che propone una serie di spropositi madornali. Ecco le sue principali affermazioni. «La vita di Gesù è stata scritta da migliaia di suoi seguaci in tutte le terre [...]. La Bibbia come noi la conosciamo oggi è stata collazionata dall'Imperatore romano pagano Costantino il Grande [...]. Nel cristianesimo non c'è nulla di originale. Il dio precristiano Mitra - chiamalo "Figlio di Dio" e "Luce del mondo" - era nato il 25 dicembre. Quando morì, fu sepolto in una tomba nella roccia e poi risorse tre giorni più tardi. Tra l'altro il 25 dicembre è anche il compleanno di Osiride, Adone e Dioniso. Al neonato Krishna sono stati offerti oro. incenso e mirra. Anche il giorno di festa dei cristiani è stato rubato ai pagani [...]. Costantino ha spostato la festa ebraica del sabato per farla coincidere con il giorno che i pagani dedicavano al Sole. Oggi la gente va in chiesa la

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domenica senza neppure immaginare che lo fanno per rendere omaggio al dio Sole [...]. Costantino convocò una famosa riunione, nota sotto il nome di Concilio di Nicea. nel 325. Si discussero molti aspetti del cristianesimo, che furono decisi attraverso un voto: la data della Pasqua [...]. E naturalmente la divinità di Gesù [...]. Fino a quel momento storico Gesù era visto dai suoi discepoli come un profeta mortale, un uomo grande e potente, ma pur sempre un uomo, un mortale. Non il Figlio di Dio. Lo statuto di Gesù come Figlio di Dio è stato ufficialmente proposto e votato al Concilio di Nicea [...]. La divinità di Gesù è stata il risultato di un voto [...] a maggioranza assai ristretta [...]. Fu tutta una questione di potere [...]. Cristo come Messia era indispensabile al funzionamento della Chiesa e dello Stato [...]. Costantino commissionò e finanziò una nuova Bibbia, che escludeva i vangeli in cui si parlava dei tratti umani del Cristo [.,.]. I vecchi vangeli vennero messi al bando, sequestrati e bruciati [...]. Fortunatamente alcuni vangeli che Costantino voleva mettere al bando riuscirono a sopravvivere, tra questi i Rotoli del Mar Morto [...]. La Chiesa ha cercato di impedire la diffusione di questi testi [...]. Quel che intendo dire è che quasi tutto ciò che i nostri padri ci hanno insegnato di Cristo è falso» (pp. 271-276).

Sei osservazioni1. Sulla questione della composizione storica dei vangeli gli studiosi sono giunti a

conclusioni ormai assestate. Si è così riconosciuto che i vangeli più antichi e più attestati come numero di papiri e di codici sono quelli di Matteo, Marco, Luca e Giovanni. Essi sono stati scritti pochi decenni dopo la morte di Cristo.

2. Il riconoscimento dell'ispirazione divina dei quattro vangeli (e la loro introduzione nella Bibbia) risale almeno alla 2a metà del II secolo (cfr, per esempio, l'affermazione di sant'lreneo di Lione in Adversus haereses III 11, 8). È quindi completamente falso che sia stato Costantino a decidere quali vangeli inserire nella Bibbia, ma fu la Chiesa primitiva a riconoscere l'origine apostolica dei quattro vangeli.

3. Esistono certo alcune decine di vangeli apocrifi, ma sono di uno o due secoli posteriori alla morte di Cristo. Essi non sono stati mai considerati come ispirati non perché negassero la divinità di Gesù, ma perché credevano dì renderla credibile con racconti miracolosi controproducenti (riempiendo di prodigi - spesso ridicoli — la vita di Gesù bambino) e perché aggiungevano teorie filosofiche di origine chiaramente successiva.4. È assurdo dire che nel cristianesimo non c'è stato nulla di originale, perché la diffusione del cristianesimo è dovuta proprio al fatto che il messaggio era sconvolgente e assolutamente originale: un Dio che si fa uomo, che si lascia crocifiggere, che perdona i nemici, che annuncia un amore gratuito, che risorge dopo tre giorni... Quale pensatore umano avrebbe potuto immaginare tutto ciò? Inoltre i casi citati di altre divinità pagane (Adone, Mitra, Dioniso, Khrisna...) sono solo figure mitiche, non realmente esistite, e le loro avventure non sono paragonabili alla storia di Cristo. All'inizio del ventesimo secolo, qualcuno aveva parlato di analogie, ma un'analisi più approfondita ha evidenziato che quelle divinità erano legate al ciclo della natura che alterna le sue stagioni passando dal letargo dell'inverno al rifiorire della primavera, in cui la morte e la «risurrezione» non avevano niente a che vedere con un evento concreto e storico come quello di Cristo.

4. Ancora più insostenibile è che Gesù sia stato divinizzato da Costantino con un voto del Concilio di Nicea nel 325! Tutti e quattro gli evangelisti dichiarano esplicitamente che Gesù Cristo era il Figlio di Dio e il cristianesimo è nato da subito come fede in Gesù vero uomo e vero Dio. Il Concilio di Nicea ha riaffermato la divinità di Cristo, ma quest'ultima verità faceva già parte della fede della Chiesa. Va inoltre ricordato che a Nicea ci fu

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l'assenso di una grande maggioranza dei Padri conciliari. II sabato è stato sostituito dalla domenica già nel primo secolo, come attestano san Paolo e molti altri documenti.

5. È falso che la Chiesa abbia tentato di impedire la diffusione dei codici del Mar Morto. Si tratta di una favola smentita persino da due professori tedeschi protestanti (Otto Betz e Rainer Riesner. Jesus, Qumran und der Vatikan, Herder 1993; trad. italiana: Gesù, Qumran e il Vaticano. Chiarimenti, Libreria Editrice Vaticana, 1995). Fra l'altro non è vero che i codici del Mar Morto (i cosiddetti Rotoli di Qumran) contengano degli apocrifi cristiani. Secondo alcuni studiosi, invece, il Frammento 7Q5 (un codice rinvenuto nella settima grotta di Qumran) non solo non smentisce i vangeli, ma potrebbe essere il più antico frammento del vangelo di Marco, risalente a prima del 70 d. C., anche se - trattandosi di un frammento piccolo e con poche lettere - è difficile accertarlo con sicurezza.

Gesù e MaddalenaII sapiente Teabing vuoi farci credere che «il matrimonio di Gesù e Maria Maddalena sia storicamente documentato [...]. I vangeli gnostici [...] i rotoli di Nag Hammadi e del Mar Morto [...] i più antichi documenti cristiani [...] il vangelo di Filippo [...] dicono che Maddalena era la "compagna" di Gesù [...]. Gesù voleva che il futuro della sua Chiesa fosse nelle mani di Maria Maddalena [...]. La più grande opera di insabbiamento della storia è che Gesù non soltanto era marito, ma anche padre [...]. Maddalena era la vite da cui è nato il frutto sacro [...] la discendenza reale di Gesù è la fonte della leggenda più duratura che esista, il Santo Graal» (pp. 287 ss.).

Va invece osservato A proposito del presunto matrimonio di Gesù con la Maddalena, Brown si rifà al vangelo di Filippo, dal quale riporta la frase secondo cui la Maddalena era «la compagna» di Gesù. Si tratta di un vangelo apocrifo ritrovato a Nag Hammadi e composto non prima della metà del III secolo dopo Cristo e all'interno di una comunità che intendeva raccontare la vita di Gesù per confermare le proprie teorie filosofiche. Tutti gli studiosi hanno qualificato i vangeli apocrifi di Nag Hammadi come testi gnostici, come «mitologia» o come «scritti di parte», viziati da pregiudizi filosofici. Solo Brown ha il coraggio di parlarne come di «documenti storici».Quanto poi all'importanza del «principio femminino», si deve riconoscere che i vangeli valorizzano continuamente Maria, la madre di Gesù, e attribuiscono alle «pie donne» la grande dignità di essere state fedeli ai piedi della Croce durante la Passione e riconoscono che furono esse le prime testimoni della risurrezione, l'evento centrale del cristianesimo. Non è certo necessario dunque ricorrere al «matrimonio di Gesù con Maddalena» per valorizzare la donna! Tanto più che questo matrimonio non è attestato da nessun documento dei primi tre secoli.

Metafore e falsificazioniL'autore mette in bocca a un altro dei protagonisti, lo studioso Langdon, la seguente affermazione: «Tutte le religioni del mondo sono basate su falsificazioni. È la definizione di "fede": accettare quello che riteniamo vero, ma che non siamo in grado di dimostrare. Ogni religione descrive Dio attraverso metafore, allegorie e deformazioni della verità, dagli antichi

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egizi fino agli attuali insegnamenti del catechismo. Le metafore sono un modo per guidare la nostra mente a spiegare l'inspiegabile» (p. 401). Va invece osservato: Per quanto riguarda l'affermazione che le religioni si servono «di metafore, allegorie, e deformazioni della verità» va notato che, certamente, l'esegesi biblica deve tener conto dei simboli, delle metafore, delle parabole eccetera. Ma ciò non significa «falsificare» la storia. La metafora e l'allegoria fanno parte del «linguaggio umano» per rappresentare il reale, soprattutto quando altre risorse linguistiche sono insufficienti. Sostenere l'importanza delle metafore e dei simboli non significa perciò abbandonare il nucleo storico, l'evento fondante del cristianesimo e della nostra fede: l'annuncio della morte e della risurrezione di Gesù. È questo il fatto più documentato e storicamente accreditato del cristianesimo, che è nato appunto da quel primo annuncio. La storicità di questo evento fondante si può dimostrare attraverso argomentazioni convergenti di tipo filologico e testimoniale. Dal punto di vista filologico, gli studiosi sono concordi nell'individuare nelle lettere di san Paolo (i testi più antichi del Nuovo Testamento, risalenti al 55-65 dopo Cristo) alcuni brani che per stile linguistico, per lessico, per struttura sintattica, risultano essere di origine semitica. Tutto fa pensare che si tratti di resoconti di testimoni oculari, che «pensavano in ebraico» come risulta dalla sintassi e dal lessico di questi brani Dal punto di vista dei documenti manoscritti non si può ragionevolmente dubitare della loro autenticità, dato che esistono migliaia di codici antichissimi dei quattro vangeli canonici, copiati a mano dagli amanuensi, sparsi in tutte le biblioteche più antiche del mondo, che documentano questo evento.Dal punto di vista della credibilità dei testimoni, va considerata la consequenzialità logica degli eventi. Un popolo intero era stato testimone della vita e della morte di Cristo, per cui l'annuncio della risurrezione non avrebbe potuto reggere neppure un pomeriggio se non ci fosse stato veramente in Gerusalemme il sepolcro vuoto e se non ci fossero state veramente le apparizioni del Risorto. Il più grande cambiamento etico, culturale, religioso della storia richiede dunque un evento fondante adeguato, che non può che essere appunto la risurrezione.

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SCHEDA 2

Secondo il mio Vangelo

introduzioneIl titolo di questa scheda, ispirato a un’espressione di san Paolo (Romani 2,16 e 2 Timoteo 2,8), dice il bisogno di cercare di dare la risposta “Voi chi dite che io sia”, alla luce della fede ricevuta. Una fede che si tramanda di generazione in generazione e che ha nei Vangeli la fonte e il riferimento. on qualsiasi vangelo, ma il Vangelo che ininterrottamente la Chiesa predica fin dagli inizi.

obiettivoo Conoscere il processo attraverso il quale si sono formati i Vangelio Comprendere i motivi della loro autorevolezza

proposte di attivita’

1. Spiegare cosa è l’attività del taglia incolla2. Come nasce un Vangelo: “taglia/incolla” sui testi di Luca 1,1-4 3. Perché scrivere Vangeli e lettere: “taglia/incolla” sul testo della

Prima lettera di Giovanni 1, 1-44. mettere in luce ordinatamente come si sono formati i Vangeli

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materiale per le attivita’

1. Cos’e’ il “Taglia-Incolla”riscrivere un testo biblico (tecnica di appropriazione)

Scegliere il brano: conviene che sia una racconto, una parabola che scandisce in momenti diversi una successione di eventi (più difficile sarebbe invece con un discorso).

Materiale: un testo biblico (tatticamente scelto), fotocopiato in grande su un foglio (meglio se A3), un cartellone, dei pennarelli e delle forbici, colla!

Sequenza: presentare la tecnica di lavoro, dividersi in gruppi (max. 6 persone, numero ideale 3/4) e dare inizio all’opera.

Fasi del lavoro di gruppoIl testo: leggere con attenzione!

Le parti del testo: vedere assieme in quante parti può essere suddiviso il testo, seguire cioè una sua probabile struttura, il suo andamento (appropriazione).

La suddivisione del testo: discutere assieme quali parti sono selezionabili e tagliarle con la forbici.

La titolazione: ricostruire un nuovo testo sul cartellone incollando le varie parti scrivendovi un possibile titolo, slogan, disegno, ecc.. (genio e fantasia aiutano a tirare fuori dal testo molte idee).

Presentazione: ciascuno si occupi di presentare una parte del cartellone quando ci si ritrova insieme: max 5 minuti per gruppo!

Insieme: ogni gruppo presenta (riespressione) il proprio lavoro! Il coordinatore (catechista o eventuale biblista) raccoglie le idee e le confronta (verifica) con la propria elaborazione del testo.

Per l’animatoreo Risultato rispetto al contenuto: appropriazione del testo biblico e del suo significato.o Risultato rispetto al soggetto: protagonismo, destituzione delle proprie proiezioni e

attese superficiali nei confronti del testo per lasciar spazio ad un messaggio nuovo e personalizzato nei confronti dei bisogni più profondi.

o Risultato rispetto alla dinamica relazionale: collaborazione tra soggetti attorno all’unico testo, confronto e forte coinvolgimento esperienziale.

o Risultato nei confronti dell’animatore: momento ideale per rilevare la dinamica relazione la tra i soggetti, destituzione delle proprie proiezioni sui soggetti operanti, nuovo spazio ad una nuova e più profonda dei soggetti e del loro modo di lasciar emergere la verità di se stessi dalla parola.

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2. Come nasce un VangeloApplica il Taglia/incolla a Luca 1, 1-4

1 Poiché molti han posto mano a stendere un racconto degli avvenimenti successi tra di noi, 2 come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni fin da principio e divennero ministri della parola, 3 così ho deciso anch'io di fare ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi e di scriverne per te un resoconto ordinato, illustre Teòfilo, 4 perché ti possa rendere conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.

Spiegazione per l’animatoreo Poiché molti han posto mano a stendere un racconto: Luca non è il primo, ne è

cosciente, e proprio a questa coscienza attinge, ovvero alla presenza di altri prima di lui che hanno fatto la medesima cosa. Il Vangelo nasce in un sottofondo di resoconti parziali preesistenti.

o degli avvenimenti successi: l’accento è a fatti, non a discorsi. Ancor di più, è il riferimento all’”avvenimento”, in fatti, parabole e discorsi che fu Gesù Cristo. Il centro del Vangelo è la vicenda della persona di Gesù

o tra di noi: i fatti sono successi e hanno avuto rilevanza tra alcuni che si sentono di essere un noi. Chi sono questi noi? Non possono essere i testimoni oculari (mettendosi all’interno del noi e affermando di averli ricevuti dai testimoni!). E’ il noi della comunità cristiana, di coloro che da questi avvenimenti sono stati profondamente toccati. La nascita del vangelo è legata a una comunità coinvolta nei fatti

o come ce li hanno trasmessi: dalle seconda generazione in avanti si vive basandosi su una trasmissione. E’ un’esperienza, quella di Gesù, che ha a che fare con un Gesù non inventato ma ricevuto. Il Vangelo si inserisce nell’ottica di voler continuare a trasmettere quel Gesù

o coloro che ne furono testimoni fin da principio: quel Gesù è proprio quello originale, tutto intero, della cui vicenda alcuni sono stati testimoni: dicono di prima mano ciò che hanno visto. Il Vangelo vuole perpetuare l’esperienza dei primi

o e divennero ministri della parola: quei primi sono gli apostoli che Gesù si era scelto, e che all’interno della comunità hanno assunto il compito di annunciare quel medesimo Gesù. Il Vangelo è apostolico, perpetua la testimonianza dell’incontro con Gesù vissuto dalla cerchia dei dodici

o così ho deciso anch'io di fare ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi: esprime l’esigenza di ricostruire le cose in maniera circostanziata, a motivo del passare del tempo e della necessità di tramandarsi cose precise, senza che lo scorrere del tempo lascia spazio all’imprecisione. Il Vangelo esprime il desiderio di dire cose fondate e non strampalate

o di scriverne per te un resoconto ordinato, illustre Teòfilo,. Ogni resoconto ha un ordine, una logica, una sottolineatura, per cui diventa un’opera letteraria particolarmente segnata dall’ordine dato nello scrivere. Il Vangelo è scritto in base alla logica, alle sottolineature e all’intenzione dell’autore sacro

o perché ti possa rendere conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto. Il fine è quello di rafforzare la fede, sostenere l’attendibilità, la credibilità e la fondatezza dell’annuncio ricevuto, in evidente contrapposizione al pericolo di una fede

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basata sul “si dice” o sul fai da te. Il Vangelo ha lo scopo di trasmettere la verità di e su Gesù, contro ogni pericolo di mistificarne la vicenda, la persona e il messaggio.

In sintesi quindi, questo testo ci fa conoscere quale era la situazione delle informazioni su Gesù al momento in cui Luca scriveva, il metodo che egli stesso ha seguito per ordinarle e lo scopo che, ordinandole, si prefiggeva di raggiungere.Testimonia quindi che nel suo vangelo (e presumibilmente non solo in questo) l'evoluzione delle informazioni su Gesù si è articolata in tre momenti:— tradizioni orali risalenti agli apostoli (testimoni oculari)— raccolte scritte di tali tradizioni— elaborazione complessiva dell’evangelista, con lo scopo di sostenere la fede del lettore.

3. Perche’ scrivere Vangeli e lettereApplica il Taglia/incolla a 1 Gv 1,1-4

1 Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita 2 (poiché la vita si è fatta visibile, noi l'abbiamo veduta e di ciò rendiamo testimonianza e vi annunziamo la vita eterna, che era presso il Padre e si è resa visibile a noi), 3 quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. La nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo. 4 Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia perfetta.

Ricostruire il contesto

Dopo aver fatto fare ai ragazzi il cartellone del taglia incolla sul testo, cercare con loro di ricostruire il contesto della lettera, per poi capire il significato del testo. Proporre ai ragazzi le citazioni sotto elencate per far arrivare loro a capire quale è il problema al quale la lettera vuole rispondere.Il contesto della Prima lettera di Giovanni, evidenzia verso la fine del primo secolo e l’inizio del secondo il sorgere di divisioni all’interno delle prime comunità, per l’insinuarsi di predicatori

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“gnostici”1 che diffondono dottrine nettamente in contrasto con la rivelazione cristiana. Una volta ricostruiti i problemi sottostanti, far fare il taglia/incolla. Aprire poi i ragazzi alla comprensione del testo.Ecco elencati i punti da ricercare.

Questi predicatorio 1 Gv 2,18.22; 4,3; 2Gv 7: sono definiti anticristio 1 Gv 2,22 sono definiti mentitorio 1 Gv 4,1 sono definiti profeti di menzognao 2 Gv 7 sono definiti seduttorio 1 Gv 2,19 appartenevano alla comunitào 1 Gv 2,26; 3,7 cercano di ingannare chi è rimasto fedeleo 1 Gv 2,24 pretendono di conoscere Dioo 1 Gv 3,6; 3 Gv 11 affermano di vederloo 1 Gv 2,3 affermano di vivere in comunione con luio 1 Gv 2,9 affermano di essere nella luce

In realtà sono fautori di posizione eterodosse:o 1 Gv 2,22 negano che Gesù sia il Messiao 1 Gv 4,15; 2 Gv 7 negano che Gesù sia il Figlio di Dioo 1 Gv 4,2: 2 Gv 7 non ammettono l’inarnazione

1 Con il termine "gnosticismo" si designa un gruppo di correnti filosofico-religiose dell’antichità, che hanno avuto la loro massima diffusione nei secoli II e III dell’era cristiana nei maggiori centri culturali dell’area mediterranea, come Roma e Alessandria d’Egitto. In certi casi si tratta di scuole fondate da personaggi noti, come Basilide, Marcione o Valentino — tutti vissuti nel secolo II —, in altri casi di gruppi di cui non si conoscono i fondatori e la cui denominazione deriva da elementi dottrinali: per esempio, gli ofiti attribuiscono un ruolo importante al serpente, in greco ofis; i cainiti si richiamano a Caino, e così via.

La parola «gnosi» (dal greco gnòsis= conoscenza) viene usata per indicare appunto la conoscenza delle verità divine, intesa come condizione imprescindibile della salvezza.Essa non dipende da un oggetto particolare o da un soggetto salvatore, in quanto ha in se stessa il suo valore e il suo fondamento.E’ una conoscenza esoterica, cioè non valida per tutti, ma destinata ad una ristretta cerchia di iniziati. Detta conoscenza non coincide affatto con il sapere, o con la scienza o la cultura, ma esprime una forma di consapevolezza «profonda» delle cose e del loro essere, in maniera da superare la loro apparente contraddittorietà e divisione. Detta conoscenza non viene acquisita tanto sui libri o sui testi, ma attraverso esperienze iniziatiche che innalzano l'adepto via via a gradi più segreti e profondi della «verità» occulta.

Conoscenza salvifica per sua stessa natura, la gnosi si oppone alla fede e con il suo carattere di globalità e di assolutezza, si pretende in grado di superare ogni dicotomia e dualismo tra sé e il mondo, tra sé e Dio, tra sé e il proprio io empirico, recuperando l’integrità minacciata e restaurando l’unità perduta dell’Essere. Questa forma particolare di conoscenza (in quanto tale presente in diverse tradizioni religiose) si è manifestata in modo storicamente compiuto nello gnosticismo del II secolo, ma ovunque essa è sempre stata portatrice di alcuni temi generali che, con molteplici sfumature e varianti, si ritrovano in quasi tutte le scuole:

a) il primato della conoscenza su qualunque altro mezzo di salvezza per l’uomo, sia esso la legge,il rito, la pietas religiosa e più tardi, con l’opposizione all’ortodossia cristiana, la fede.

b) un radicale dualismo che oppone lo spirito e la materia, svalutando radicalmente il mondo sensibile, considerato come regno del male e delle tenebre

Il cristianesimo nei primi secoli è minacciato dallo gnosticismo tanto dall’esterno, cioè da movimenti che si pongono dichiaratamente in posizione alternativa a esso, quanto dall’interno, da gruppi che cercavano d’infiltrarsi in ambienti cristiani rifacendosi talvolta a scritti, come i vangeli apocrifi — cioè non riconosciuti nella Chiesa come ispirati —, ritenuti più autorevoli dei vangeli canonici: questi ultimi raccoglierebbero gl’insegnamenti di Gesù alle masse e avrebbero un carattere essoterico, mentre testi come La Sofia di Gesù Cristo o l’Apocrifo di Giovanni conterrebbero una dottrina rivelata da Gesù ad alcuni apostoli o a discepoli e destinata solo a pochi adepti.

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Sono fautori di loro posizione etiche:o 1 Gv 1,8.10 presumono di essere senza peccatoo 1 Gv 2,4 non si preoccupano di osservare i comandamentio 1 Gv 2,9 non si preoccupano dell’amore fraterno

Spiegazione per l’animatore

o Ciò che era fin da principio: fa riferimento ai fatti, agli avvenimenti, nella loro originalità e integralità, che hanno segnato gli inizi della vicenda cristiana

o ciò che noi: Chi sono questi noi? (che si rivolgono a un voi?) Sono i cristiani della prima generazione

o abbiamo udito, veduto, contemplato, toccato. I cristiani della prima generazione sono qualificati dall’esperienza storica concreta, che ha coinvolto la loro vicenda in un incontro vivo

o ossia il Verbo della vita: è il figlio di Dio, costerno con il Padre, da sempre esistente, la seconda persona della Trinità

o (poiché la vita si è fatta visibile: il Figlio di Dio si è fatto uomo e così si è reso visibile agli uomini; l’eterno si è fatto tempo, l’onnipotente si è fatto impotente, l’infinito si è fatto finito per poter essere incontrato e compreso dagli uomini.

o Centrale, nel contesto della polemica gnostica, è l’affermazione della divinità di Gesù e del suo essere il figlio di Dio venuto nella carne

o noi l'abbiamo veduta e di ciò rendiamo testimonianza: la testimonianza della prima generazione cristiana è testimonianza dell’incontro avvenuto con il Dio fatto uomo, alla quale sola va creduto, perché solo loro, non altri, hanno veduto

o e vi annunziamo la vita eterna, che era presso il Padre e si è resa visibile a noi: l’annuncio altro non è che dire agli altri ciò che è avvenuto, e dire che il significato si apre anche per loro

o quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo: l’annuncio è oggettivo, ma passa attraverso l’esperienza soggettiva. L’annuncio è opera della comunità, non di singoli

o anche a voi: Chi sono questi voi? In questo testo probabilmente sono la seconda generazione, ovvero coloro che non hanno visto, udito, contemplato toccato: coloro che non hanno conosciuto il gesù storico, ma che comunque sono stati toccati da Lui e che hanno accolto l’annuncio della prima generazione

o perché anche voi siate in comunione con noi: scopo dell’annunncio è l’essere in comunione con coloro che fanno l’annuncio; entrare nella relazione profonda con loro permette di riviverne la medesima esperienza.

o La nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo: attraverso l’annuncio infatti, si rende possibile la comunione con Dio proprio attraverso la comunione di generazione in generazione. Essere in comunione con la generazione che ha fatto l’esperienza storica, permette infatti di essere in comunione col medesimo Gesù, e non con un Gesù fatto a propria immagine come proposto dai falsi predicatori

o Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia perfetta: la gioia dei predicatori si compie quando è capace di suscitare in chi ascolta la medesima gioia che nasce dall’accoglienza dell’annuncio di salvezza.

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4. ...ma cos’e’ un vangelo? (approfondimento per gli animatori)

Inizialmente con il termine Vangelo non si intendeva tanto uno scritto, quanto una persona: Gesù Cristo. In lui i primi cristiani individuano il cuore di un annuncio che infonde un senso nuovo ad ogni cosa. È significativo che fino al II sec nessuno utilizzi il plurale “Vangeli”: la buona notizia è una sola, quella di Gesù. Ciò che conta è lui, non chi narra la sua vita o riporta la sua predicazione.

o Se è vero che i vangeli ci immergono nella vita e nell’insegnamento di Gesù di Nazareth, va tuttavia precisato che un vangelo non è una “biografia” nel senso che noi diamo oggi a questa espressione. È sufficiente chiarire il significato delle terminologia per cogliere la differenza tra l’uno e l’altro.

o Il sostantivo vangelo è la traduzione italiana del termine greco euanghelion che significa annuncio gioioso, buona notizia. Nel contesto stoico e sociale del I secolo questo vocabolo era utilizzato per qualificare l’annuncio della fine della guerra o la gioiosa notizia della vittoria contro un esercito nemico. L’espressione veniva impiegata anche per notificare una prossima visita del re o dell’imperatore al proprio popolo. Siamo pertanto lontani dal semplice resoconto biografico che tesse la vicenda di un uomo o anche dalla lineare stesura di una storia edificante come può essere la vita di un personaggio significativo o esemplare. Per il cristiano”Vangelo” è la bella notizia che dichiara la vittoria di Cristo sul male e sulla morte, è l’annuncio gioioso che attesta la venuta di Dio tra i suoi.

o La differenza fra i vangeli ed una biografia si manifesta anche negli autori: chi compone un Vangelo non è mai un cronista distaccato che si limita a raccogliere, selezionare, redigere informazioni storiche, testimonianze, ricordi personali, ma è una persona che vive su di sé tutta la potenza della Parola che annuncia, facendone esperienza personale e diretta. Il suo è racconto che ha il colore della fede, il timbro della testimonianza, l’umile consapevolezza che, nonostante tanti sforzi, quanto viene consegnato ai lettori è solo una minima parte di quanto egli avrebbe dovuto scrivere.

Come nasce il vangelo?All’origine della buona notizia cristiana non c’è un libro, ma la predicazione degli apostoli e dei primi discepoli che, annunciando il mistero della morte e resurrezione di Gesù, rileggono alla sua luce le pagine della Antico Testamento: progressivamente a questo annuncio, si aggiungono alcuni fatti significativi della vita del Maestro e alcuni elementi portanti del suo insegnamento. Il bisogno di mettere per iscritto questo materiale nasce molto presto: inizialmente per ragioni di carattere “pastorale”, per cui ai primi missionari si resero disponibili delle raccolte di detti di Gesù ad uso e consumo vario; successivamente, per la progressiva scomparsa di chi era stato testimone oculare degli eventi, si rese necessario la stesura di testi più ampi, che raccogliessero l’intera vicenda di Gesù di Nazareth.

Origine apostolica e storicità dei vangeliIl fatto che noi parliamo di un Vangelo secondo Marco ci suggerisce a memoria il fatto che non stiamo parlando di un apostolo (nessuno dei dodici si chiamava Marco), come invece

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capita nel caso di Matteo e di Giovanni. Questo sembra lasciar pensare che il Vangelo di Marco possa far riferimento ad una figura che non possa godere di una certa testimonianza storica, che non goda della prerogativa specifica e unica di ciascun apostolo, cioè l’essere stato testimone diretto di Gesù morto e risorto.Il discorso é strettamente connesso con la questione della storicità dei vangeli: parlare di storicità dei vangeli é importante, si tratta di stabilire il fatto che abbiamo di fronte a noi un libro che nutre la nostra fede a partire dalla narrazione di una storia vera, la storia di Gesù. Non si tratta solo di un testo che ci dona messaggi di vita, belle frasi, aforismi da mettere a fianco di quelli di altri grandi personaggi della storia come Gandhi, Gibran…ma di un libro che ci narra della vicenda storica, umana e divina, di Gesù Cristo.

É fondamentale recuperare il legame fra l’evento Gesù di Nazareth e il testo che noi leggiamo: inizialmente gli apostoli hanno predicato la vicenda di Gesù Cristo risorto a persone che non avevano bisogno di ricordare tutta la vicenda umana di Gesù, già conosciuta, ma avevano bisogno di sentirsi dire la cosa più importante della storia di cristo: era morto ed é risorto.Possiamo riassumere in tre fasi questo processo che culmina con la stesura dei testi che abbiamo sotto gli occhi:

a. Il Gesù storico fatti e discorsi

b. Gli apostoli tradizione orale

c. Gli Autori dei Vangeli raccolta e redazione dei testi conservando il carattere di predicazione

a. “…ciò che egli aveva detto e fatto” (Gesù storico)

Gesù si contestualizzò, si è, cioè, incarnato in una cultura specifica, si espresse con il linguaggio del suo tempo (ad esempio facendo uso delle parabola e facendo riferimenti all’AT). Nella sua predicazione Gesù si é proposto come l’esegeta (colui che spiega) dell’AT che egli iniziò a rileggere alla luce della propria esperienza, fondata sulla percezione di unrapporto unico con il Dio dell’AT che lui chiamava Padre; ma non solo egli non ha lasciato una parola statica, ma dinamica, efficace, solida, fondata sul fatto che egli stesso é quella Parola di Dio.

b. “…gli apostoli poi trasmisero ai loro ascoltatori” (Gli Apostoli)

Alla luce di quello che era successo, nacque subito l’esigenza di trasmettere, non solo le idee di Gesù, ma tutto quello che ha detto e fatto; da qui la seconda fase, quella della trasmissione orale (predicazione, catechesi, spiegazioni per passaparola…)

o cosa trasmisero :il fatto trasmesso é qualcosa di storico, di narrabile in quanto ci sono dei testimoni “fin dal principio”; il testimone é colui che é stato spettatore del fatto, i primi testimoni sono infatti gli apostoli ( e non é detto che siano gli unici testimoni, vedi le donne…): loro prerogativa era quella di aver vissuto la vicenda storica di Gesù ancor

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prima della risurrezione ed essere stati testimoni del suo proporsi come vivente dopo la Pasqua

o come trasmisero : nella vicenda di Gesù é opportuno sottolineare come si stia parlando sì di un fatto storico, ma allo stesso tempo di un evento come nessun altro:

Gv 2,22: Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.

É testo significativo che ci fornisce l’esempio di come sia avvenuta la lettura della vita e dell’evento di Gesù Cristo: ogni suo fatto o detto é stato riletto alla luce del Grande Evento che é la pasqua: senza la Pasqua la vita di Gesù non sarebbe stata compresa, nello stesso tempo la Pasqua il dato puramente storico di Gesù, perché vede in lui quello che prima non era pienamente visibile: il risorto. Solo dopo la Pasqua i testimoni sono in grado di testimoniare con autenticità la storia di Gesù Cristo, perché ormai sono nella condizione di vedere che il Gesù di Nazareth che avevano conosciuto é il Figlio di Dio fin dall’inizio: alla luce di questo tutto diventa chiaro e tutto acquista un significato.o il ruolo dello Spirito : con la Pasqua non tutto resta come prima; emerge chiaramente

la comprensione che ciò che Gesù ha rivelato é talmente importante che non può essere lasciato alla semplice comprensione umana; si sollecita e si percepisce la presenza di un accompagnatore che diventa l’autentico maestro capace di insegnare, di far ricordare e di attualizzare; tutto questo é prerogativa dello Spirito Santo

Gv 14,26: Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

c. “gli autori sacri scrissero i quattro vangeli…” (Autori)

La trasmissione della vicenda di Gesù e delle sue parole é possibile perché é vicenda narrabile; la trasmissione é guidata dallo Spirito Santo che ha fatto da supervisore all’opera di predicazione apostolica, ma con la morte degli ultimi testimoni nasce una necessità: custodire quest’unica storia salvifica; entra così in gioco il ruolo degli autori dei vangeli. Gli autori sacri poi misero per iscritto i quattro Vangeli, scegliendo alcune cose tra le molte tramandate a voce o già messe per iscritto, di altre raccogliendo una sintesi o spiegandole tenendo presente la situazione delle chiese, conservando infine il carattere di predicazione, sempre però in modo da riferirci su Gesù cose vere e autentiche.

Vangeli canonici

Sono i vangeli accettati ufficialmente dalla comunità cristiana come contenenti il genuino pensiero degli apostoli e la norma autentica per la fede cristiana.I vangeli canonici sono quattro, giunti a noi come vangelo secondo Matteo, secondo Marco, secondo Luca, secondo Giovanni.

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Vangeli apocrifi

Sono vangeli non accettati come autentici dalle Chiese cristiane. Sono una quindicina, attribuiti a Pietro, Giacomo, Tommaso,... Si chiamano «apocrifi», cioè nascosti o segreti perché, essendo comparsi tardi (dopo il 150?), venivano collegati con gli apostoli dicendo che erano stati tramandati segretamente ed erano giunti al proprietario-diffusore per vie «nascoste» o «segrete», oppure perché riferivano dottrine segrete di Gesù.Non furono mai ritenuti degni di fede e sono giunti a noi frammentari. Oggi sono abbastanza studiati perché, tra l’altro, esprimono il clima della religiosità popolare cristiana del II secolo ed inoltre forse contengono tradizioni su Gesù che possono risalire alla prima generazione cristiana.Nel nostro studio useremo soprattutto i vangeli canonici, in quanto vogliamo conoscere il pensiero ufficiale delle Chiese cristiane. I primi tre vangeli canonici, cioè quelli attribuiti a Matteo, Marco e Luca, sono detti vangeli sinottici, perché molti racconti su Gesù sono esposti in essi quasi con le medesime parole, tanto da poterli confrontare tra di loro e leggerli con un solo «colpo d’occhio». Il vangelo secondo Giovanni (detto anche quarto vangelo) non è omogeneo con gli altri tre se non per brevi tratti.

Date di composizione dei vangeli canoniciAllo stadio attuale delle ricerche, nulla di definitivo si può dire quanto alle date di composizione dei quattro vangeli canonici. Basandosi quasi essenzialmente su argomenti interni ai libri (e cioè mododi presentare la profezia di Gesù riguardante la caduta di Gerusalemme,sviluppo delle idee e dei problemi), molti studiosi attuali sono d’accordo nell’affermare che il più antico dei vangeli che possediamo è Marco, la cui stesura viene collocata verso il 45/65 d. C. Vengono poi Luca e Matteo, collocati dalla maggioranza rispettivamente dopo il 70 e dopo l’80 (qualcuno però preferisce mettere prima Matteo e poi Luca). Ultimo, in ordine cronologico,viene Giovanni, collocato verso il 90-100.

I perché di una sceltaPerché quattro e non cinque?La Chiesa ha sempre ed in ogni luogo ritenuto e ritiene che i quattro vangeli sono di origine apostolica. Infatti, ciò che gli apostoli per mandato ci Cristo predicarono, dopo, per ispirazione dello Spirito Santo, fu dagli stessi e da uomini tramandato in scritti, come fondamento della fede, cioè l’evangelo quadriforme secondo Matteo, Marco, Luca e Giovanni (Dei Verbum, 18).La comunità cristiana ha accolto quattro e non cinque (…o un numero maggiore) Vangeli in quanto guidata da una serie di criteri fondamentali:

o Apostolicità: è il primo criterio; nell’accogliere un Vangelo la comunità cristiana delle origini ha voluto assicurare il legame stretto tra quella testimonianza e gli apostoli. I vangeli di Matteo e Giovanni vennero accolti perché ritenuti l’annuncio dei due apostoli omonimi, il vangelo di Marco e di Luca perché patrocinati dai due apostoli di cui Marco e Luca erano discepoli: Pietro e Paolo.

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o Fedeltà all’insegnamento: di Gesù; le prime generazioni dei cristiani erano molto gelose nel conservare e trasmettere gli insegnamenti del Maestro. Chi usciva dal seminato, forzando l’attendibilità dei fatti o accentuando i tratti prodigiosi, non veniva scartato, ma riceveva un peso minore. Questo lo si comprende bene nel quadro storicamente complesso che fa da sfondo alla stesura dei Vangeli: uno dei problemi a cui giovani comunità dovevano far fronte era infatti il sorgere di eresie e il diffondersi di deviazioni nell’interpretazione del lieto annuncio di Gesù.

o Liturgico: furono i testi più citati, commentati, usati nelle comunità cristiane dei primi secoli ad essere poi accolti come “testi sacri”. Si tratta pertanto di pagine non solo ispirate dallo Spirito, ma anche impreziosite dalla preghiera e dalla riflessione dei discepoli della prima ora.

o Autocomprensione interna: la Chiesa ha visto in questi testi la base fondamentale sulla quale formarsi: non è tanto la Chiesa che ha scelto questi testi (certo, anche…) ma è l’ottica che va invertita: sono questi testi che hanno dato origine alla Chiesa, per cui in essi la Chiesa ha sempre visto la radice del proprio essere, in quanto maggiormente rispondenti alle volontà di colui al quale la Chiesa si pone in sequela, il Gesù morto e Vivente.

Perché quattro e non uno?Dal momento che la testimonianza scritta della “buona novella” propone un’esperienza viva di Cristo, messa a disposizione di una precisa comunità, essa è condizionata dai tratti di chi scrive, dal contesto cui si rivolge, dalle problematiche che l’autore sente urgenti, dal momento storico che i suoi destinatari stanno vivendo…

o Il fatto che il Nuovo Testamento presenti quattro vangeli, e non uno solo, è il segno evidente di come il messaggio della salvezza vada sempre incontro ad una realtà concreta, rispondendo a bisogni precisi

o Ogni vangelo ci permette di cogliere la “buona notizia” di Gesù secondo una sfumatura diversa (ecco che Matteo mette in forte rilievo il legame di Gesù Maestro con l’Antico Testamento; Marco sottolinea il dono totale che Cristo fa morendo sulla croce; Luca enfatizza le dimensioni universali della salvezza mettendo l’accento su un Dio misericordioso alla ricerca dell’uomo; Giovanni immerge la sua comunità nelle profondità del verbo fatto carne, unica Via, Verità e Vita del mondo.

o Nel III sec, quasi a sigillare la ricchezza delle diversità, i Padri della Chiesa ritennero opportuno applicare ad ogni evangelista l’immagine simbolica di uno dei quattro esseri viventi menzionati in Ez 1,10: per Matteo scelsero l’uomo, evocando la genealogia che apre il primo Vangelo; per Marco un leone, associandolo forse al Battista che apre la narrazione gridando nel deserto; Luca venne associato al bue simbolo della mansuetudine del Cristo che sale deciso verso Gerusalemme, per esservi ucciso; l’aquila a Giovanni, evangelista che spinge lo sguardo dei credenti nelle profondità del mistero di Dio. Quattro volti diversi per esprimere la ricchezza di un unico annuncio.

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Scheda 3

I Vangeli Apocrifi

introduzioneRiteniamo possa essere interessante dedicare un momento nel percorso a un piccolo approfondimento sui Vangeli apocrifi. Se ne sente tanto parlare, non se ne sa nulla e come sempre, l’ignoranza genera giudizi fuori posto. Non aggiungono nulla alla nostra fede, anzi, semmai ne snaturano alcuni elementi importanti. Varrà la pena un semplice lavoro di analisi, non fosse altro che per la semplice curiosità

obiettivoo Chiarire la differenza tra Vangeli canonici e apocrifio Capire quale immagine diversa di Gesù e delle vita ne emerge

proposte di attivita’

1. Una prima attività è quella di un confronto “di struttura”; facendosi aiutare dai titoli che ci sono per esempio sulla bibbia di Gerusalemme, scrivere uno schema del vangelo di Marco (vedi anche la scheda 4). Proporre il testo del Vangelo di Tommaso (si trova facilmente su internet), e fare un confronto: Vangelo o raccolta di detti?

2. Una seconda attività: dividere la lettura dell’apocrifo a gruppetti: ogni ragazzo nel gruppetto dovrà prestare attenzione a un aspetto:

o Chi è Gesù?o Si parla di Dio? Come?o Come si parla delle cose materiali?o Che valore viene dato alle cose umane?o Cosa è la vita spirituale?o Esiste un rapporto con Dio?

Sarà poi interessante, magari anche con l’aiuto di un esperto, fare una sintesi

3. Proponiamo infine un terzo possibile confronto: o tra i detti proposti al punto a) e i passi dei Vangeli canonicio una ricostruzione del significato di quelli al punto b). in parte dicono cose

uguali ai vangeli canonici, ma aggiungono significati diversi. Quali?o Porre le domande del punto 2 esclusivamente a questi detti “originali”, e

vedere cosa dicono di diverso rispetto ai vangeli canonici

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materiale per le attivita’

Vangelo di Tommasoo Fra gli scritti ritrovati nel 1945 si è rivelato di eccezionale interesse; si ritiene dalla

gran parte degli studiosi che si tratta di un Vangelo databile attorno alla prima metà del II secolo (anche se noi abbiamo solo una copia del IV secolo)

o Consta di 121 detti di Gesù, senza nessun episodio, né miracoli, né morte o resurrezione.

o È comunemente considerato un vangelo Gnostico: cioè utilizzato da alcuni gruppi cristiani del II secolo caratterizzati da un’interpretazione frutto del pensiero teosofico della gnosi (che vuole dire “conoscenza”):

Il mondo materiale non è stato creato buono, è semplicemente esteriorità e non ha alcun valore

Il sesso viene considerato un male e viene condannato il ruolo della donna nell’imprigionare nuovi spiriti nei corpi.

C’è un itinerario che avviene secondo le seguenti tappe: Conoscenza del bene Sua accettazione Contemplazione Elevazione mistica Immedesimazione con Dio Dominio dell’universo cosmico

…come vedete le tante mode New Age non hanno inventato niente che non ci fosse già duemila anni fa!!!

o Alla base c’è la dottrina platonica per cui la creazione è copia di “idee” o “immagini” che hanno la loro vera essenza nella mente di Dio; esse si concretizzano attraverso un processo di emanazione, che dà vita ad una serie di entità che formano gli eoni del mondo astrale, da cui discendono gli eoni di quello terreno.

o In questo ambito Gesù Cristo rappresenta l’immagine perfetta della persona che ha saputo compiere il percorso “a ritroso” verso la perfezione

I detti possono essere raggruppati in tre grandi gruppi: da un lato quelli che possono considerarsi pressoché identici ai Vangeli canonici; quelli che vi si assomigliano, ma allo stesso tempo acquistano un diverso significato; detti completamente nuovi e non presenti nella tradizione canonica

Testo(incipit) Queste sono le parole segrete che Gesù il Vivente ha detto e che Didimo Giuda Tommaso ha scritto.

a. Testi pressoché analoghi a passi evangelici canonici3. Gesù disse, "Se i vostri capi vi diranno, 'Vedete, il Regno è nei cieli', allora gli uccelli dei cieli vi precederanno. Se vi diranno, 'È nei mari', allora i pesci vi precederanno. Invece, il Regno è dentro di voi e fuori di voi. (cfr Lc 17,20-24; Mc 1321-23; Mt 24,26-28)

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7. Gesù disse, "Non mentite, e non fate ciò che odiate, perché ogni cosa è manifesta in cielo. Alla fine, nulla di quanto è nascosto non sarà rivelato, e nulla di quanto è celato resterà nascosto."9. Gesù disse, "Vedete, il seminatore uscì, prese una manciata e seminò. Alcuni semi caddero sulla strada, e gli uccelli vennero a raccoglierli. Altri caddero sulla pietra, e non misero radici e non produssero spighe. Altri caddero sulle spine, e i semi soffocarono e furono mangiati dai vermi. E altri caddero sulla terra buona, e produssero un buon raccolto, che diede il sessanta per uno e il centoventi per uno."(cfr Mc 4.3-8; Mt 13,4-8; Lc 8,5-8)16. Gesù disse, "Forse la gente pensa che io sia venuto a portare la pace nel mondo. Non sanno che sono venuto a portare il conflitto nel mondo: fuoco, ferro, guerra. Perché saranno in cinque in una casa: ce ne saranno tre contro due e due contro tre, padre contro figlio e figlio contro padre, e saranno soli." (cfr Mt 10,34-36)20. I discepoli dissero a Gesù, "Dicci com'è il Regno dei Cieli." E lui disse loro, "È come un seme di senapa, il più piccolo dei semi, ma quando cade sul terreno coltivato produce una grande pianta e diventa un riparo per gli uccelli del cielo." (Cfr Mc 4,30-32; Mt 13,31-32; Lc 13,18-19)26. Gesù disse, "Voi guardate alla pagliuzza nell'occhio del vostro amico, ma non vedete la trave nel vostro occhio. Quando rimuoverete la trave dal vostro occhio, allora ci vedrete abbastanza bene da rimuovere la pagliuzza dall'occhio dell'amico." (cfr Mt 7,3-5; Lc 6, 41-42)33. Gesù disse, "Quanto ascolterete con le vostre orecchie, proclamatelo dai vostri tetti ad altre orecchie. Dopo tutto, nessuno accende una lampada per metterla in un baule, né per metterla in un posto nascosto. Piuttosto, la mette su un lampadario così che chiunque passi veda la sua luce." (cfr Mc 4,21; Mt 5,15; Lc 8,16 e 11,33)34. Gesù disse, "Se un cieco guida un cieco, entrambi cadranno in un fosso." 39. Gesù disse, "I Farisei e gli scribi hanno preso le chiavi della conoscenza e le hanno nascoste. Non sono entrati, e non hanno permesso a quelli che volevano entrare di farlo. Quanto a voi, siate furbi come serpenti e semplici come colombe." 44. Gesù disse, "Chiunque bestemmia contro il Padre sarà perdonato, e chiunque bestemmia contro il figlio sarà perdonato, ma chiunque bestemmia contro lo spirito santo non sarà perdonato, né sulla terra né in cielo." 47. Gesù disse, "Un uomo non può stare in sella a due cavalli o piegare due archi. E uno schiavo non può servire due padroni, altrimenti lo schiavo onorerà l'uno e offenderà l'altro. Nessuno beve vino stagionato e subito dopo vuole bere vino giovane. Il vino giovane non viene versato in otri nuovi, altrimenti si guasta. Non si cuce un panno vecchio su un abito nuovo, perché si strapperebbe." 55. Gesù disse, "Chi non odierà suo padre e sua madre non potrà essere mio discepolo, e chi non odierà fratelli e sorelle, e porterà la croce come faccio io, non sarà degno di me." 63. Gesù disse, "C'era un ricco che aveva molto denaro. Disse, 'Investirò questo denaro così che io possa seminare, mietere e riempire i miei magazzini con il raccolti, e che non mi manchi nulla.' Queste erano le cose che pensava in cuor suo, ma quella stessa notte morì. Chi fra voi ha orecchie ascolti!" 65. Lui disse, Un [...] uomo possedeva una vigna e l'aveva affittata a dei contadini, così che la lavorassero e gli cedessero il raccolto. Mandò il suo servo dai contadini per farsi consegnare il raccolto. Quelli lo afferrarono, lo picchiarono, e quasi l'uccisero. Poi il servo ritornò dal padrone. Il padrone disse, 'Forse non li conosceva.' Mandò un altro servo, e i contadini picchiarono anche quello. Quindi il padrone mandò suo figlio e disse, 'Forse verso mio figlio mostreranno un qualche rispetto.' Poiché i contadini sapevano che lui era l'erede della vigna, lo afferrarono e lo uccisero. Chi ha orecchie ascolti!"

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b. Testi simili che assumono un diverso significato nella gnosi4. Gesù disse, "L'uomo di età avanzata non esiterà a chiedere a un bambino di sette giorni dov'è il luogo della vita, e quell'uomo vivrà. Perché molti dei primi saranno ultimi, e diventeranno tutt'uno."11. Gesù disse, "Questo cielo scomparirà, e quello sopra pure scomparirà. I morti non sono vivi, e i vivi non morranno. Nei giorni in cui mangiaste ciò che era morto lo rendeste vivo. Quando sarete nella luce, cosa farete? Un giorno eravate uno, e diventaste due. Ma quando diventerete due, cosa farete?"13. Gesù disse ai suoi discepoli, "Paragonatemi a qualcuno e ditemi come sono." Simon Pietro gli disse, "Sei come un onesto messaggero."Matteo gli disse, "Sei come un filosofo sapiente."Tommaso gli disse, "Maestro, la mia bocca è totalmente incapace di esprimere a cosa somigli."Gesù disse, "Non sono il tuo maestro. Hai bevuto, e ti sei ubriacato dell'acqua viva che ti ho offerto."E lo prese con sé, e gli disse tre cose. Quando Tommaso tornò dai suoi amici questi gli chiesero, "Cosa ti ha detto Gesù?" Tommaso disse loro, "Se vi dicessi una sola delle cose che mi ha detto voi raccogliereste delle pietre e mi lapidereste, e del fuoco verrebbe fuori dalle rocce e vi divorerebbe."21. Maria chiese a Gesù, "Come sono i tuoi discepoli?"Lui disse, "Sono come bambini in un terreno che non gli appartiene. Quando i padroni del terreno arrivano, dicono, 'Restituiteci il terreno.' E quelli si spogliano dei loro abiti per renderglieli, e gli restituiscono il terreno. Per questo motivo dico, se i proprietari di una casa sanno che sta arrivando un ladro staranno in guardia prima che quello arrivi e non gli permetteranno di entrare nella loro proprietà e rubargli i loro averi. Anche voi, quindi, state in guardia nei confronti del mondo. Preparatevi con grande energia, così i ladri non avranno occasione di sopraffarvi, perché la disgrazia che attendete verrà.66. Gesù disse, "Mostratemi la pietra scartata dai costruttori; quella è la chiave di volta." 67. Gesù disse, "Quelli che sanno tutto, ma sono carenti dentro, mancano di tutto." 68. Gesù disse, "Beati voi, quando sarete odiati e perseguitati; e non resterà alcun luogo, dove sarete stati perseguitati." 69. Gesù disse, "Beati quelli che sono stati perseguitati nei cuori: sono loro quelli che sono arrivati a conoscere veramente il Padre. Beati coloro che sopportano la fame, così che lo stomaco del bisognoso possa essere riempito. 113. I suoi discepoli gli chiesero, "Quando verrà il regno?" Non verrà cercandolo. Non si dirà 'Guarda, è qui!', oppure 'Guarda, è lì!' Piuttosto, il regno del Padre è sulla terra, e nessuno lo vede."108. Gesù disse, "Chi berrà dalla mia bocca diventerà come me; io stesso diventerò quella persona, e tutte le cose nascoste gli si riveleranno." 91. Gli dissero, "Dicci chi sei così che possiamo credere in te." Lui disse loro, "Voi esaminate l'aspetto di cielo e terra, ma non siete arrivati a comprendere colui che è di fronte a voi, e non sapete come interpretare il momento attuale." 80. Gesù disse, "Chi è arrivato a conoscere il mondo ha scoperto un cadavere, e chi ha scoperto un cadavere è al di sopra del mondo."

c. Detti non contenuti nei canonici114. Simon Pietro disse loro: “Maria si allontani di mezzo a noi, perché le donne non sono degne della vita!” Gesù disse: “Ecco, io la trarrò a me in modo da fare anche di lei un maschio, affinché anch’essa possa diventare uno Spirito vivo simile a voi maschi. Perché ogni che diventerà maschio entrerà nel Regno dei Cieli

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113. I suoi discepoli gli chiesero, "Quando verrà il regno?" "Non verrà cercandolo. Non si dirà 'Guarda, è qui!', oppure 'Guarda, è lì!' Piuttosto, il regno del Padre è sulla terra, e nessuno lo vede."112. Gesù disse, "Maledetta la carne che dipende dall'anima. Maledetta l'anima che dipende dalla carne." 108. Gesù disse, "Chi berrà dalla mia bocca diventerà come me; io stesso diventerò quella persona, e tutte le cose nascoste gli si riveleranno." 97. Gesù disse, "Il regno è come una donna che portava una giara piena di farina. Mentre camminava per una lunga strada, il manico della giara si ruppe e la farina le si sparse dietro sulla strada. Lei non lo sapeva; non si era accorta di nulla. Quando raggiunse la sua casa, posò la giara e scoprì che era vuota." 87. Gesù disse, "Quanto è misero il corpo che dipende da un corpo, e quanto è misera l'anima che dipende da entrambi." 84. Gesù disse, "Quando vedete ciò che vi somiglia siete contenti. Ma quando vedrete le immagini che nacquero prima di voi e che non muoiono né diventano visibili, quanto dovrete sopportare!" 83. Gesù disse, "Le immagini sono visibili alla gente, ma la loro luce è nascosta nell'immagine della luce del Padre. Lui si rivelerà, ma la sua immagine è nascosta dalla sua luce." 77. Gesù disse, "Io sono la luce che è su tutte le cose. Io sono tutto: da me tutto proviene, e in me tutto si compie. Tagliate un ciocco di legno; io sono lì. Sollevate la pietra, e mi troverete." 61. Gesù disse, "In due si adageranno su un divano; uno morirà, l'altro vivrà." Disse Salomè, "Chi sei tu signore? Sei salito sul mio divano e hai mangiato dalla mia tavola come se qualcuno ti avesse inviato." Gesù le disse, "Sono quello che viene da ciò che è integro. Mi sono state donate delle cose di mio Padre." "Sono tua discepola." "Per questa ragione io ti dico, se uno è integro verrà colmato di luce, ma se è diviso, sarà riempito di oscurità." 30. Gesù disse, "Dove ci sono tre divinità, esse sono divine. Dove ce ne sono due o una, io sono con lei." 29. Gesù disse, "Se la carne fosse nata a causa dello spirito sarebbe una meraviglia, ma se lo spirito fosse nato a causa del corpo sarebbe una meraviglia delle meraviglie. 23. Gesù disse, "Sceglierò fra voi, uno fra mille e due fra diecimila, e quelli saranno come un uomo solo."22. Gesù vide alcuni neonati che poppavano. Disse ai suoi discepoli, "Questi neonati che poppano sono come quelli che entrano nel Regno."E loro gli dissero, "Dunque entreremo nel regno come neonati?"Gesù disse loro, "Quando farete dei due uno, e quando farete l'interno come l'esterno e l'esterno come l'interno, e il sopra come il sotto, e quando farete di uomo e donna una cosa sola, così che l'uomo non sia uomo e la donna non sia donna, quando avrete occhi al posto degli occhi, mani al posto delle mani, piedi al posto dei piedi, e figure al posto delle figure allora entrerete nel Regno."

Approfondimenti per l’animatoreI Vangeli apocrifiDopo queste considerazioni è possibile affrontare l’argomento dei Vangeli Apocrifi: essi vanno visti come testi sicuramente interessanti, soprattutto perché ci danno il clima della prima comunità cristiana, ma non in grado di ampliare la nostra conoscenza dei fatti storici avvenuti ai tempi di Gesù.o Le associazioni mentali prodotte dalla parola "Vangelo" sono: da una parte

l'immagine di qualcosa di scritto, dall'altra l'idea di una verità che non ammette replica. "Vangelo" in greco significa semplicemente "messaggio buono"ed era la formula con cui

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nel mondo ellenistico-orientale, prima dell'avvento di Cristo, veniva definito solennemente l'annuncio dell'ascesa al trono di un nuovo sovrano.

o "Apocrifo" invece significa "nascosto", "coperto da segreto", detto di testi esclusivamente destinati agli iniziati. È poi andato progressivamente assumendo il significato di "falso", "eretico" poiché questa è l'accezione della parola con cui la Chiesa ha bollato un'incredibile moltitudine di testi, a mano a mano che il cristianesimo è andato assumendo un assetto teologico (e politico) stabile, che ha comportato la definizione di un "canone", cioè dell'insieme di quei testi che debbono essere per sempre considerati dai fedeli come i soli ispirati da Dio.

o I vangeli apocrifi sono le fonti di quel repertorio di scenari, immagini e personaggi del mondo cristiano che sono talmente familiari nella nostra cultura da non farne nemmeno vagamente sospettare l'origine "falsa" o "eretica". Ad esempio: chi affermerebbe con certezza assoluta che nel Vangelo non c'è traccia della grotta di Betlemme, e nemmeno del bue e dell'asinello che alitarono su Gesù per dargli calore la notte della sua nascita? Si tratta di tradizioni orientali recuperate in occidente soltanto nel IV secolo, a documentare la diffusione del patrimonio apocrifo. Anche la grande pittura ha ampiamente attinto agli Apocrifi, contribuendo a diffondere la convinzione che certi episodi costituiscano parte integrante del testo sacro. Il fatto è che, venuti meno il dibattito teologico e il fermento dottrinale, nonché la vigilanza rispetto ai rischi di deviazioni eretiche nei primi secoli della nostra era, la Chiesa stessa è diventata decisamente tollerante e permissiva nei confronti della circolazione di contenuti apocrifi. D'altra parte, invece di dividere, proprio la materia a metà tra il fantastico e il mitologico offerta dai Vangeli apocrifi dimostrava con il tempo di essere un formidabile mezzo di coesione dei fedeli, [un mezzo per] riempire il vuoto d'informazione che si rileva nei Vangeli canonici e a colmarlo. Come giunse Maria ad essere prescelta da Dio per portarne in grembo il Figlio? Come trascorse l'infanzia? Come si manifestò nell'infanzia e nell'adolescenza la divinità di Gesù? I fedeli "volevano sapere", per calare nel loro vissuto quotidiano un Dio che aveva pur scelto di entrare nella storia degli uomini e condividerne un certo tratto.

o Le opere narrative di quei tempi – che nel nostro caso sono anche delle biografie - avevano questa caratteristica comune: "la mancanza di interesse per la verità intellettuale propria del nuovo pubblico (di cultura ellenistica) non molto istruito generò non solo una voga di raccolte di fatti ‘mirabili’, ma altresì una serie deliberata di scritti apocrifi, o, per dirla meno educatamente, di falsi deliberati, come quelli, per esempio, aventi per oggetto le lettere di uomini famosi" (Grant). Il termine ‘falsi deliberati’ potrebbe indurre noi gente del nostro tempo all’idea di un reato ideologico. Non è così. Era costume di quei tempi attribuire le opere di gente sconosciuta a personaggi illustri per avvalorarne la credibilità; in più i racconti cristiani, oltre ad elargire ammaestramenti, dovevano soddisfare le aspettative teosofiche non solo dei fedeli, ma anche di semplici curiosi ed oppositori che volevano conoscere molte cose di quel nuovo Dio che veniva proposto. E’ facile immaginare le mille voci che ponevano ogni sorte di quesiti dopo l’omelia del predicatore: perché Gesù fece così, perché disse questo e quello, cosa significa questa parabola, perché lo condannarono, chi è stato e così via: ed ogni maestro aggiungeva un pezzo di suo, esattamente come fanno tutti i cronisti del giorno d’oggi.

Ecco alcune annotazioni su alcuni di questi testi:o I Vangeli dei Giudei e dei Nazareni, noti in pochi frammenti dalle citazioni fatte dalla

patristica (Epifanio, Eusebio di Cesarea, Ireneo) a prevalente scopo di confutazione.o Il Vangelo degli Ebioniti (Ebraico Ebion, "poveri"), un gruppo di Giudei seguaci del

Cristo che si sarebbero rifugiati nell’attuale Giordania per sfuggire alla repressione dell’imperatore Adriano nel 135, o forse prima, nel corso della guerra giudaica. Rimasti

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fedeli alle tradizioni dell'ebraismo farisaico, gli Ebioniti avrebbero negato il concepimento virginale di Maria e la divinità di Cristo, mantenendo l'osservanza del sabato e considerando Paolo di Tarso un apostata per avere egli dichiarato il Cristo come latore di un nuovo patto di salvezza. Ireneo (vescovo di Lione nato in Asia Minore nel 135-140 circa e morto nella città francese nel 200 circa) nel suo Adversus Haereses afferma che essi avrebbero seguito un protovangelo secondo Matteo con molte varianti, che potrebbe essere stato scritto originariamente in aramaico, ma del quale non abbiamo altra traccia.

o Frammenti di testi copti, assai tardi.o Le memorie di Nicodemo, forse del II secolo, concernenti la passione, la discesa agli

inferi e la resurrezione di Gesù.o I testi cristiani ritrovati nel 1945 a Nag Hammadi, nell’Egitto centro-orientale. Si tratta

di 52 manoscritti di età paleocristiana in lingua copta, ma con ogni probabilità tradotti nel IV secolo (come risulta da alcune iscrizioni) da originali in lingua greca molto più antichi, che costituiscono un'importante fonte di informazioni sulla dottrina gnostica, considerata eretiche già dalla Chiesa primitiva in quanto negatrice della natura umana del Cristo. Tra gli scritti particolare rilevanza hanno il Vangelo di Filippo, il Vangelo di Maria (Maddalena), il Vangelo di Verità e il Vangelo di Tommaso. Questi testi si definiscono essi stessi ‘Vangeli’ e il termine – come è noto - non va inteso nel senso per noi più usuale, ma nel senso arcaico, ossia ‘annunci’: non sono infatti racconti biografici della vita di Gesù e delle sue vicende, ma raccolte di detti, alcuni dei quali simili a quelli presenti nei canonici.

o Il corpus di testi noti col nome di Manoscritti del Mar Morto. In questi scritti risalenti ai due ultimi secoli dell’era precristiana e al primo secolo dopo Cristo, non si trovano attendibili riferimenti a Gesù e ai personaggi del suo tempo a noi noti, ma ci introducono in quell’ambiente teologico e politico in cui il Messia ed il Battista vissero e che non poté non influenzare la loro attività ed il loro modo di operare. Le grotte di Qumran hanno custodito per duemila anni, accanto a numerose copie dei libri dell’Antico Testamento, molti manoscritti contenenti le regole di una comunità monastica che si tende ad identificare con quella degli Esseni, o quanto meno affine ad essi. Si tratta di testi oscuri, ermetici, ricchi di riferimenti a fatti e personaggi purtroppo estremamente difficili da definire. Proprio questa ermeticità, unita ad obiettive difficoltà di ricostruzione e traduzione del linguaggio, ha condotto molti studiosi anche illustri a conclusioni che vanno forse oltre i limiti della corretta interpretazione. Molti studiosi, come K. Hanson che credette di estrapolarvi addirittura un ‘protovangelo’, si affannarono a trovare in essi le tracce del cammino terreno di Gesù, scatenando contraddittori talora espressi in toni non propriamente edificanti. Non v’è dubbio che spesso il linguaggio dei manoscritti e quello dei Vangeli abbiano assonanze che alcuni definiscono ‘inquietanti’, che molte espressioni coincidano in modo affascinante. Le similitudini più evidenti consistono nel profondo senso della vita comunitaria e nell’attesa messianica di un regno di Israele di imminente avvento.

Per nulla segreti o tenuti nascosti dalla chiesa, semplicemente non ritenuti autentici storicamente e nel messaggio che propongono, possono essere cosi sommariamente elencati:

o Vangeli della natività e dell’infanzia:I. Natività di Maria o proto-vangelo di GiacomoII. Natività di Maria (versione armena)III. Vangelo sulla nascita di MariaIV. Dell’infanzia del SalvatoreV. Vangelo dello pseudo-MatteoVI. Vangelo arabo sull’infanzia del SalvatoreVII. Storia di Giuseppe falegname

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o Vangeli sulla vita pubblica di Gesù:VIII. Vangelo di MariaIX. Agrafa di GesùX. Vangelo di PietroXI. Memorie di NicodemoXII. Vangelo di GamalieleXIII. Narrazione di Giuseppe d’ArimateaXIV. Ciclo di PilatoXV. Vangelo di BartolomeoXVI. Libro della resurrezione di GesùXVII. Vangelo di MariaXVIII. Agrafa di GesùXIX. Vangelo di PietroXX. Memorie di NicodemoXXI. Vangelo di GamalieleXXII. Narrazione di Giuseppe d’ArimateaXXIII. Ciclo di PilatoXXIV. Vangelo di BartolomeoXXV. Libro della resurrezione di GesùXXVI. Ciclo della dormizione della Madonna

o Atti degli Apostoli:XXVII. san Pietro; san Paolo; san Giovanni; san Tomaso;XXVIII. sant’AndreaXXIX. Atti di Andrea e Matteo nella città degli antropofagi;XXX. atti dei santi apostoli Pietro e Andrea;XXXI. atti e martirio dell’apostolo san Barnaba; atti armeni di Bartolomeo; atti di Filippo; atti di san Marco; martirio del santo apostolo Matteo; atti slavi di Pietro; atti di Pietro e Paolo; atti di Taddeo, uno degli apostoliXXXII. Lettere di Lentulo; corrispondenza tra Abgar e Gesù; degli apostoli; del signore nostro Gesù Cristo; corrispondenza apocrifa di san Paolo; epistola di Tito discepolo di PaoloXXXIII. Apocalissi di Pietro; di Paolo; di Esdra; di Tomaso; di Giovanni

Testimonianza dei Vangeli Canonici e degli ApocrifiPuò essere interessante per cercare di valuta la rilevanza, la diffusione e l’attendibilità dei Vangeli canonici e di quelli apocrifi, un confronto sui codi e papiri antichi che ne riportano i testi.Ad esempio, per le opere di un grande autore dell'antichità, il poeta Orazio, esistono circa 250 manoscritti, sparsi nelle biblioteche storiche più importanti dell'Occidente; si tratta dell'autore pagano con il maggior numero di manoscritti, detti anche "codici". Virgilio ha poco più di 100 codici. Per Platone i codici rimasti scendono a poco più di una decina. Per autori anche di grande importanza, come Euripide e Tacito, disponiamo solo di due o tre codici, preziosissimi in quanto unici documenti su cui fondare qualsiasi critica testuale. Quando lo storico prende visione invece dei codici del Nuovo Testamento rimane quasi sommerso dalla quantità e qualità dei testi a disposizione: abbiamo circa 5.300 codici! Si tratta di un numero straordinario per un documento storico. Spesso questi codici sono antichissimi e quindi riducono la possibilità di interpolazioni ed aggiunte. Si noti inoltre che ai più di 5.300 codici bisogna aggiungere tutto il materiale delle versioni e delle citazioni del Padri della Chiesa diffuse in tutto il mondo antico, dall'Europa, al nord Africa all'Asia.

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Un discorso molto interessante riguarda poi la qualità dei codici, cioè la loro antichità, definibile attraverso criteri di tipo filologico, archeologico, comparativo, ecc. È chiaro che i codici sono tanto più preziosi per uno storico, quanto più sono antichi, in quanto più vicini all'età di composizione dello scritto originale. Anche qui il confronto con gli autori dell'antichità classica è molto importante.L'autore classico che ha il codice più antico è Virgilio; si tratta di una testo copiato circa 350 anni dopo la morte del poeta latino. Per tutti gli altri autori dell'antichità classica la distanza tra la stesura dell'originale è il codice più antico è molto superiore. Per Orazio, ad esempio, il codice più antico rimasto è stato trascritto circa 800 anni dopo la sua morte. Per Cesare i codice più antico risale a 900 anni dopo la stesura dell'originale. Per Platone ci sono 1300 anni di distanza tra l'originale e il codice più antico pervenuto a noi. Per Eschilo ci sono circa 1500 anni di distanza. Comunque, nonostante queste distanze di numerosi secoli tra la stesura dell'originale (che è andato perduto) e il codice più antico, nessuno mai ha dubitato dell'attendibilità degli scritti di Virgilio, di Orazio, di Cesare o di altri autori dell'antichità. In molti casi è considerato sufficiente anche un solo codice per dichiarare storicamente fondato un testo dell'antichità classica.Quando invece gli storici iniziano ad esaminare i codici più antichi del Nuovo Testamento rimangono stupiti di fronte all'antichità dei codici a disposizione. Ci troviamo di fronte addirittura a centinaia di codici che risalgono ai primissimi secoli del cristianesimo; addirittura per numerosi papiri la distanza tra testo autografo e codice si riduce a poche decine di anni. Ne emerge una documentazione incomparabilmente più attendibile se applichiamo anche ai codici evangelici gli stessi criteri adottati per gli autori classici.Per quanto riguarda i Vangeli apocrifi, significativamente il discorso è presto fatto: Ad esempio il Vangelo dello pseudo-Tommaso, che racconta i miracoli dell'infanzia di Gesù, ha solo cinque codici, il più antico dei quali risale al VI secolo.Il Vangelo di Pietro, che descrive in termini iperbolici la risurrezione, ha un unico frammento, scoperto ad Akhmin, nell'Alto Egitto, nel 1886, riprende versetti dai quattro vangeli canonici, dai quali dipende completamente.Il Vangelo di Tommaso, con i 120 loghia di Gesù, si basa su un solo codice, scoperto a Kenoboskion in Egitto nel 1945 e risalente al IV secolo d. C.Il Vangelo di Filippo, trovato a Nag Hammadi in Egitto, ha un solo codice!Da questo confronto possiamo trarre facilmente la conclusione che esiste un abisso tra la documentazione dei Vangeli canonici e quella degli apocrifi. I primi sono documentati con circa 5.300 codici, molti dei quali antichissimi, mentre gli apocrifi hanno un numero di codici che si contano sulle dita di una mano e che risalgono ad almeno un secolo di distanza dagli eventi (nella migliore delle ipotesi e solo, eventualmente, per il vangelo di Filippo, mentre per gli altri apocrifi la distanza si amplia a duecento o trecento anni) (Sergio Fasol, Il Codice svelato)

Appare chiaro quindi che questi testi sono nella loro natura:

o Testi tardivi, il cui radicamento in una trasmissione storica di dati verificabili è insostenibile

o Sono pertanto non attribuibili agli apostoli o alla loro cerchia, e quindi non si fondano su una testimonianza diretta dei testimoni oculari della vita di Gesù

o Erano patrimonio solo di alcune “sette” cristiane e non erano, come i Vangeli canonici, comunemente riconosciuti, letti e universalmente nella chiesa

o Esprimono una serie di dottrine totalmente estranee al contesto dei Vangeli canonici e della chiesa degli inizi, influenzati come sono dalla visione gnostica della realtà

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SCHEDA 4

Il Vangelo di Gesù Cristo

introduzioneDopo tutto il lavoro fatto prima, siamo ora giunti a fissare l’attenzione su Gesù così come ce lo presenta un Vangelo, quello secondo Marco.È il Vangelo più essenziale e di più immediata comprensione, ed è strutturato proprio come un itinerario per accompagnare il discepolo a dire la sua risposta alla domanda sull’identità di Gesù.

obiettivoFar acquisire ai ragazzi tutta una serie di conoscenze introduttive al Vangelo per:

o trovare la risposta della prima comunità alla domanda “chi è Gesù?”o leggere il Vangelo ponendosi le domande giusteo costruire il cammino di fede sulle tracce di Gesù, così come ci è trasmesso dal

vangeloo essere in grado di utilizzare con ancora maggior frutto il sussidio “Il sale della terra”

proposte di attivita’

Proponiamo un’attività che “costringa” i ragazzi a prendere in mano il vangelo e a “lavorare” su di esso. Lavorando sulle schede proposte, i ragazzi saranno in grado di avere chiaro:

1. Chi è l’autore?2. Chi sono i destinatari?3. Quando e in che ambiente vivono i destinatari?4. Il percorso da discepoli dietro Gesù che il vangelo fa fare al lettore5. Le tappe del percorso

In ultima analisi, proponiamo di definire insieme ai ragazzi, chi è allora il discepolo di Gesù secondo il Vangelo di Marco.

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materiale per le attivita’

1. Chi era questo Marco che1. Chi era questo Marco che l’ha scritto?l’ha scritto?

Atti degli Apostoli 12,12

Col 4, 10

1Pt 5,13

Dunque, Marco era

2. I destinatari2. I destinatari

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Mc 5, 41L’espressione “Talità Kum” in che lingua è ?

Il fatto che la traduca per i suoi lettori cosa vuol dire?

Mc 7,3-4Di cosa parla?

Il fatto che le spieghi a i suoi lettori cosa vuol dire?

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Mc 7,24-30Dove si svolge? Chi si accosta a Gesù che appartenenza etnica ha? Gesù cambia idea su qualcosa ?

Mc 6,30-8,21Due moltiplicazione dei pani: succede anche negli altri Vangeli sinottici?La seconda avviene in un posto diverso rispetto alla prima?

Mc 15,39La più bella professione di fede di tutto il Vangelo a chi viene messa in bocca?

Il Vangelo di Marco allora a chi si rivolge?

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3. I destinatari – ambiente, epocaAlcuni particolari insistenze del Gesù di Marco, ci aiutano capire che la comunità cui si rivolge vive un contesto tutto particolare. Marco riporta delle accentuazioni delle parole di Gesù che sono particolarmente significative per chi lo ascolta.

Mc 8,34-9,1Chi segue Gesù a cosa va incontro

Mc. 10,17-31Chi segue Gesù si trova in una condizione particolare

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Mc 13,9-20Il discepolo si trova normalmente in questa condizione

Quindi, in che condizione si trovano i destinatari del Vangelo di Marco?

4. Organizzazione del testo4. Organizzazione del testo

Due grandi tappe:1) Marco 1,1:

Marco 8,29:

2) Marco 8,31Marco 15,39

Cerca una “parola” che hanno in comune 1,1 e 8,31

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Cerca una “parola” che hanno in comune 1,1 e 8,29

Cerca una “parola” che hanno in comune 8,31 e 15,39

Cerca una “parola” che hanno in comune 1,1 15,39

Prima tappa: molte domande

1,27

2,3

4,41

6,14-16

8,27

Una risposta: 8,29

Seconda tappa: fa intuire chi è

8,31-32

9,31

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10,32 -34

11,27-33

12, 23-37

Chi intuisce da solo e fino in fondo: 15,39

Quindi il Vangelo di Marco è un percorso tutto orientato a farti dire…

5. 5. Le tappe del percorsoLa prima tappa del vangelo di Marco e la prima parte della seconda tappa sono strutturate come ti è proposto sotto.Prova a trovare un titolo per i brani che ti sono indicati,

prova a notare cosa hanno in comune le tre sezioni della prima tappa guardando la struttura indicata dalle lettere A B C D

prova a notare cosa hanno in comune le tre parti della sezione

Prima tappa

I’ SEZIONE: TEMI STRUTTURA1,14-15 A1,16-20 B

1,21-3,5: C3,6 DII’ SEZIONE:

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3,7-12 A’3,13-l9 B’

3,20-5,43: C’6,1-6a D’III’ SEZIONE:6,6b: A’’6,7-13: B’’

6,14-8,13: C’’8,14-21: D ’’

Seconda tappa, prima sezione

Testo Temi struttura8,31-32a A8,32b-33 B8,34-9,1 C

9,31 A’9,32-34 B’9,35-37 C’

10,32-34 A’’10,35-41 B’’10,42-45 C’’

Quindi si potrebbe dire che la prima tappa, così caratterizzata dalle domande sull’identità di Gesù, e sulla bella risposta di Pietro, in realtà è un crescendo di…

L’inizio della seconda tappa rivela che

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Approfondimenti per l’animatoreIl Vangelo di Marco: autore e contesto

Il grande merito di Marco sta nel fatto che egli ha inventato il genere letterario vangelo; fu il primo a dare una stesura del materiale all’interno di una struttura ben definita con un intento non semplicemente narrativo, ma kerygmatico: egli cioè usa una serie di racconti di fatti e detti di Gesù, ma non solamente con l’intento di narrare: il suo intento più profondo é quello di annunciare (in greco kerysso, da cui kerygma –annuncio-) un avvenimento, o meglio un evento: Gesù Cristo, Figlio di Dio.

Il Vangelo non ci dice assolutamente nulla sull’autore, certo, egli non fa parte della schiera dei dodici, per cui l’opera non é posta sotto questo carattere di garanzia (almeno dal punto di vista formale); infatti la tradizione antica ce lo presenta come un interprete e collaboratore di Petro: in effetti in At 12,12 si cita un certo Giovanni detto Marco che é in relazione con Pietro a Gerusalemme.Alcuni ritengono che uno di pregi del vangelo di Marco sia quello di offrire un’immagine di Gesù assai umana. Il Gesù di Marco non conosce il momento della fine dei tempi (13,32), mostra decisamente sgomento davanti alla propria morte (14,33-34), apparentemente muore nella disperazione (15,34), ma soprattutto Marco ha l’intenzione di farci penetrare dentro la rivelazione di cui egli é portatore, ma questo lo scopriremo più avanti…

Sarebbe un grave errore pensare che il vangelo di Marco sia stato concepito e redatto da una persona a tavolino; l’evangelista é responsabile di una comunità cristiana: egli scrive la sua opera all’interno e a favore di questa comunità, della quale condivide la vita, le sofferenze e la speranza. Leggendo il vangelo si possono trarre delle conclusioni sull’identità di questa comunità:

1. Composta soprattutto da pagani convertiti; Marco é costretto a tradurre i termini aramaici di Gesù (5,41) e deve spiegare le usanze dei giudei (7,3-4); spiega il procedimento del passaggio dell’annuncio della buona novella anche ai pagani (7,24-30); la più profonda espressione di fede viene messa in bocca ad un pagano (15,39).

2. Vive un momento di persecuzione; il vangelo assume spesso toni drammatici che si comprendono solo se la comunità alla quale si rivolge attraversa momenti dolorosi. Gli anni 60-70 costituiscono un decennio di profondi turbamenti nell’impero romano; in Palestina si scatena la guerra giudaica e nella stessa Roma, alla morte di Nerone scoppia una guerra civile; la persecuzione religiosa l’ha preceduta: é tra il 64-67 che gli apostoli Pietro e Paolo hanno trovato il martirio. Il vangelo di Marco porta i segni di questi avvenimenti: la comunità é scossa ed in certi punti del vangelo lascia trapelare la propria storia (10,17-31; 8,34-9,1; 13,9-20).

3. É comunità missionaria che cioè pratica l’apertura ai pagani: una preoccupazione del vangelo di Marco é quella di portare la sua parola l di là di confini giudaici

4. É una comunità che si sta organizzando: al di là delle folle e degli avversari di Gesù, Marco punta l’attenzione sui “discepoli” del maestro; non é un caso che Marco

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insista molto sul ruolo dei dodici che Gesù ha costituito come collegio al suo fianco e che ha inviato in missione.

Molti pensano che il vangelo abbia preso forma nella stessa Roma, e probabilmente non prima del 66 e non dopo del 70.

Struttura del vangelo

L'evidenziazione di una organizzazione globale della narrazione evangelica di Marco è di grande importanza, perché permette di inserire i singoli elementi (pericopi e sezioni) dentro un cammino unitario e coerente, da cui ricevono luce e significato più pieno.

a. Due grandi tappe

L'inizio del vangelo (1,1) presenta solennemente due titoli significativi riferiti a Gesù: Cristo e Figlio di Dio

o Il titolo "Cristo" riappare nella narrazione soltanto in 8,29 nel contesto della confessione di fede di Pietro (8,27-30). La ripresa di questo titolo segnala una importante inclusione che sembra determinare la prima grande tappa del racconto marciano. Questa sembra essere segnata dall'interrogativo circa Gesù (1,27; 4,41; 6,14-16) che alla fine trova la risposta nella confessione di fede di Pietro.

o Il titolo "Figlio di Dio" si ripresenta a più riprese: sulla bocca degli spiriti impuri negli esorcismi (cf.1,24; 3,11; 5,6), nelle epifanie dal cielo (1,11; 9,7) e al culmine nell'autoproclamazione di Gesù (14,62). Sulla bocca di un uomo nella forma di una confessione di fede si ritrova soltanto in 15,39 quando alla morte il centurione romano lo riconosce "Figlio di Dio". Abbiamo dunque qui un secondo culmine che delinea una seconda tappa del vangelo di Marco, tesa tra la confessione di fede di Pietro e quella del centurione. Essa sembra caratterizzarsi per una progressiva rivelazione di Gesù, che dapprima istruisce i discepoli sul destino del Figlio dell'uomo (8,31-32; 9,31; 10,32-34), poi pubblicamente in Gerusalemme rivela la natura della propria messianicità (cf. 11,27-33; 12,35-37); infine si autoproclama Figlio di Dio (14,62). Questa azione rivelatoria culminante sulla croce rende possibile la confessione del Centurione.

Si evidenziano dunque nella narrazione due tappe:

1. La scoperta e la confessione di Gesù come Messia (1,1 - 8,30)2. La rivelazione e la confessione di Gesù come Figlio di Dio (8,31-

15,39)

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Esse sono segnate dal brano 8,27-30: tre versetti che recitano un ruolo centrale, sia da un punto di vista strutturale, sia da un punto di vista teologico; qui si chiude il cammino della prima tappa, rivelando la messianicità di Gesù, ma nel contempo apre la seconda parte, cioè il cammino di riconoscimento di Gesù come Figlio di Dio.Questi due obiettivi li possiamo confrontare con il titolo del testo e cogliere così i punti focali dell’unità del Vangelo:

Mc 1,1: Titolo

I’ Tappa: Significato

Inizio del Vangelodi Gesù Cristo

Mc 1,1-8,30“Tu sei il CRISTO”

Scoperta e confessione di Gesù come Messia

II’ Tappa:Figlio di Dio “QuEST’UOMO È IL FIGLIO DI DIO” Rivelazione e la

confessione di Gesù come Figlio di Dio

La prima parte del Vangelo é dominata da un clima di ricerca espresso dalla frequenza delle domande (1,27: “Chi é mai questo?”; 2,7: “perché….perdona?; 4,41: “Chi é mai costui?; 6,14-16: Erode inizia a chiedersi chi é; 8,27: “la gente chi dice che io sia?”) e segue la confessione di fede. Poi é Gesù stesso che da 8,31 inizia a rivelare la propria identità: il clima di ricerca e domande é così concluso e inizia la rivelazione di Gesù come Figlio di Dio.

Attraverso la messa a fuoco di queste due tappe comincia a venire alla luce l'intento teologico del vangelo Marco. Esso è teso a svelare l'identità profonda di Gesù. (I parte) Questa identità però è riconosciuta e confessata dal discepolo che si riconosce in Pietro e nel centurione (II parte). L'intento della narrazione è dunque quello di proporre un cammino cristologico (cioè incentrato su Gesù e sulla sua identità profonda) e discepolare (cioè su come é possibile essere discepoli di questo Gesù).

B. Suddivisione della prima tappa (1,1-8,30)

È ormai nota l'importanza della forma "sommario" all'interno di scritti di carattere narrativo, in quanto il sommario è momento riassuntivo che funziona da transizione o prepara gli sviluppi successivi.

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Nella prima tappa di Marco è stata ripetutamente evidenziata l'importanza di tre sommari significativi:

- 1,14-15: Proclamazione del vangelo da parte di Gesù- 3,7-12: Attività taumaturgica ed esorcistica di Gesù- 6,6b: Insegnamento itinerante di Gesù.

A ciascuno di questi sommari sull'azione di Gesù, Marco fa seguire una pericope (cioè un racconto ben definito nel suo svolgimento, caratterizzato da un inizio ed una fine: potremo dire che é una parte in grado di stare in piedi da sola!) riguardante i discepoli:

- 1,16-20: Chiamata dei primi quattro discepoli- 3,13-19: Costituzione del gruppo dei 12- 6,7-13: Invio in missione dei 12.

Si delinea così un modo di comporre tipico di Marco che unisce in forma significativa Gesù e i suoi discepoli. Tale composizione sembra segnalare gli inizi di ciascuna sezione della prima tappa. Una ulteriore conferma può venire dal fatto che ognuna di queste sezioni si conclude con una annotazione o pericope riguardante una opposizione o incomprensione nei confronti di Gesù:

- 3,6: Farisei ed Erodiani tramano la morte di Gesù - 6,1-6: I compaesani di Gesù non credono in lui- 8,14-21: I discepoli non comprendono Gesù.

In queste chiusure sulla opposizione-incomprensione c'è da notare un crescendo drammatico per quanto riguarda i soggetti: dapprima sono i tradizionali nemici di Gesù, poi i suoi compaesani, infine i suoi stessi discepoli.Sembra possibile delineare una tripartizione in questa prima tappa:

I’ SEZIONE: TEMI STRUTTURA1,14-15 Proclamazione del Vangelo da parte di Gesù A1,16-20 Chiamata dei primi quattro discepoli B

1,21-3,5: Materiale Narrativo C3,6 Farisei ed Erodiani tramano la morte di Gesù DII’ SEZIONE:3,7-12 Attività taumaturgica ed esorcistica di Gesù A’3,13-l9 Costituzione del gruppo dei 12 B’

3,20-5,43: materiale parabolico e narrativo C’6,1-6a I compaesani di Gesù non credono in lui D’

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III’ SEZIONE:6,6b: Insegnamento itinerante di Gesù. A’’6,7-13: Invio in missione dei 12. B’’

6,14-8,13: materiale narrativo C’’8,14-21: I discepoli non comprendono Gesù D’’

1,14-3,6 // 3,7-6,6a // 6,6b-8,21 precedute da una Introduzione (1,1-13).

Al centro poi, a fare da cerniera tra la prima e la seconda parte, l’episodio di Cesarea di Filippo, con la domanda di Gesù “voi chi dite che io sia”, cui segue la confessione di Pietro:

Conclusione8,22-26: Guarigione del cieco di Betsaida Gesto SIMBOLICO e anticipatorio

a Intervento approssimativo Gesù dona la luce della fede b Intervento buono fino alla proclamazione di Pietro

c Impone il silenzio

8,27-30: Confessione di Pietro Gesto REALE a’ Risposta approssimativa solo dopo il cammino di fede con

b’ Proclamazione Gesù si arriva ad affermare chi èc’ Impone il silenzio

C. Suddivisione della seconda tappa (8,31-15,39)

È possibile in questa seconda tappa individuare abbastanza chiaramente 3 sezioni. Una prima sezione, in 8,31-10,52, è caratterizzata da un modo di comporre tipicamente marciano in cui si susseguono: insegnamento di Gesù, incomprensione dei discepoli-rimprovero di Gesù, ulteriore istruzione di Gesù. Questo schema compositivo si ripresenta per tre volte:

Testo Temi struttura8,31-32 Insegnamento sulla passione A8,32b-33 incomprensione/rimprovero B8,34-9,1 ulteriore istruzione C

9,31 insegnamento sulla passione A’9,32-34 incomprensione/rimprovero B’9,35-37 ulteriore istruzione C’

101

10,32-34 insegnamento sulla passione A’’10,35-41 incomprensione/rimprovero B’’10,42-45 Ulteriore istruzione C’’

Oltre che dal modo di comporre, la sezione è contrassegnata dalla indicazione geografica ricorrente della strada (odos: 9,33.34; 10,17.32.46.52). Da 10,32 questa strada ha come méta Gerusalemme.

Una seconda sezione in 11,1-13,37 trova la sua unità formale negli elementi spazio-temporali. Il punto di riferimento spaziale ricorrente è il Tempio (cf. 11,11.15.27; 12,35; 13,1.3) dove Gesù discute e insegna in pubblico. Dal punto di vista temporale l'azione si sviluppa in tre giorni. Nel primo giorno l'inizio è lasciato aperto, mentre viene annotata accuratamente la chiusura (11,11). Il secondo giorno è ben delimitato dall'indicazione dell'inizio (11,12) e della fine (11,19). Del terzo giorno è segnalato l'inizio (11,20) ed è lasciata aperto la chiusura: esso occupa lo spazio e la rilevanza maggiore.

Una terza sezione in 14,1-15,39 presenta la narrazione continua della passione e inizia (14,1-2) con una significativa indicazione di tempo e con il proposito, poi attuato, di mettere a morte Gesù.Un epilogo (15,40-16,8), dominato in modo inatteso dalle donne che hanno seguito Gesù e dominato dal kerigma (annuncio) pasquale (16,6-7), porta al culmine la narrazione evangelica.

Possiamo così individuare una triplice suddivisione in questa seconda tappa:

8,31-10,52 // 11,1-13,37 // 14,1-15,39 culminanti in un epilogo (15,40-16,8)

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SCHEDA 5

Processate quell’uomo!

introduzioneIl Vangelo stesso, nei racconti della passione, da una notevole importanza al processo a Gesù. La dinamica del processo, mettendo in luce l’ostilità incontrata dalla sua persona, aiuta a mettere a fuoco l’originalità di ciò che Gesù ha detto e fatto. Il suo modo poi di affrontare la morte ci introduce nel cuore dell’amore di Dio che è venuto a rivelare. La discussione sulla risurrezione poi, permetterà di riaprire la vicenda di Gesù senza seppellirla con lui nella tomba.

Obiettivoo Approfondire i significati degli elementi fondamentali della vicenda di Gesùo Favorire l’interiorizzazione degli eventi così come li ha vissuti Gesùo Aiutare i ragazzi a prendere una posizione davanti a Gesù

proposte di attivita’

Processo a Gesu’Per questa attività facciamo riferimento al testo didattico di Francesco Cravero, L’inchiesta, Ellenici, Leumann (TO) 1999, e a materiale gentilmente concessoci da don Cosma Ambrosini e dagli animatori della Parrocchia di Santa Maria Immacolata in Verona

1. introduzione: perché un processo a Gesù. Proporre un’introduzione che aiuti a capire come il processo sia un aiuto per prendere posizione

2. ascolto dei testimoni: in una vera e propria ambientazione processuale, o imitando qualche programma televisivo (forum, tg…); viene dato spazio a dei testimoni che esprimono la loro deposizione a favore o contro Gesù.

3. accusa e difesa: vengono creati due gruppi (accusa e difesa), e a ciascuno di essi è consegnato il materiale in base al quale argomentare la propria posizione. I temi su cui si dibatterà intorno a Gesù sono necessariamente limitati.

A. Opere e paroleB. Resurrezione

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A seguire:o esposizione di ciascuna delle partio nuovo lavoro di gruppo per rielaborareo arringa finale

4. sentenza finale:o potrebbe essere una sentenza vera e propria in base a quanto elaborato dai

ragazzio potrebbe essere una sentenza lasciata al giudizio di ognuno, dopo però aver

ascoltato un intervento di Gesù rappresentato da un “esperto”o potrebbe essere una sentenza lasciata al giudizio di ognuno, dopo però aver

letto uno dei due testi proposti5. Appendice:

visione del film “The passion” di Mel Gibson, guidati dalla scheda introduttiva curata dal biblista don Martino Signoretto

materiale per le attivita’

1. Perche’ Gesu’ fu condannato a morteLe ragioni storiche della condanna di Gesù sono problema assai dibattuto. Alcuni vorrebbero vedere dietro ad essa motivazioni puramente politico-sociali: Gesù sarebbe stato condannato perché ritenuto pericoloso per l'ordine pubblico, un sovvertitore della società e un istigatore alla ribellione contro il potere romano. La proclamazione della messianicità di Gesù, nell'interrogatorio di fronte alle autorità ebraiche di Gerusalemme, sarebbe quindi una forzatura degli evangelisti, preoccupati di dare una lettura religiosa della morte di Gesù e di attenuare la responsabilità del potere romano.C’è però da osservare che, se altri si sono proclamati Messia senza per questo venire condannati a morte dal Sinedrio, Gesù non si è proposto come Messia in un modo qualunque. Questa sua proclamazione è infatti collegata a una presa di posizione nei confronti della Legge che, pur rispettosa della tradizione, rivendica alla sua parola una posizione preminente rispetto alla Legge stessa: egli ne propone un'interpretazione che comporta anche la decadenza di alcune sue parti, come quelle concernenti i cibi puri e impuri o quelle che regolano l'osservanza del sabato. Soprattutto egli si pone al di sopra del tempio e quindi dell'intero ordinamento religioso del tempo. Sta proprio nel suo atteggiamento verso il tempio il motivo ultimo che spinge gruppi sacerdotali legati all'ambiente sadduceo a prendere l'iniziativa di perseguitarlo.Il pericolo che questi ambienti legati al tempio vedono nella pretesa messianica di Gesù viene poi tradotto in termini sociali e politici, per proporlo in modo accettabile al tribunale romano, il solo competente per una condanna a morte, obiettivo della loro azione. A una lettura attenta dei Vangeli è difficile dire se ci fu una vera e propria condanna formale da parte del Sinedrio, ovvero se, dopo un interrogatorio informale e un coinvolgimento anche di altri esponenti del potere ebraico del tempo, tutto fu trasferito di fronte al tribunale romano, in cui si svolse il vero processo che si concluse con una condanna. Che essa implicasse un risvolto al tempo stesso

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religioso e politico lo dice anche la sua formulazione: Gesù viene condannato come «Re dei giudei» (Mc 15,26), titolo messianico e al tempo stesso politico. Il suo proclamarsi Cristo e Figlio di Dio viene giudicato bestemmia e perciò meritevole di condanna (Mc 14,61-62).Questa ricostruzione degli eventi lascia capire quanto infondato sia, non solo sul piano teologico ma anche sul piano storico, attribuire al popolo ebraico la responsabilità della condanna di Gesù: all'origine dell'opposizione a lui c'è sì il suo proclamarsi Messia, ma chi lo condanna è l'autorità romana; coinvolti nel promuovere l'azione contro Gesù sono alcuni gruppi religiosi del tempo, che strumentalizzano la piazza; l'intero popolo non può come tale ritenersi colpevole; tanto meno le responsabilità possono attribuirsi al popolo ebraico in quanto tale. (Catechismo dei giovani 2, p. 152)

2. Ascolto dei testimoniPonzio Pilato (testimone dell’accusa)

Domanda dell’accusa:o Cosa ti ha fatto capire che Gesù era una persona normale e non il Figlio di Dio?

Beh, non ci voleva poi tanto! Lo hanno portato da me come un malfattore e mi hanno pure chiesto di giudicarlo: così ho preferito interrogarlo di persona! Non mi ha fatto una grande impressione! Ho cominciato a chiedergli se é vero che fosse re: al che lui ha iniziato tutto un discorso su regni dell’altro mondo e mi ha fatto capire che qua non c’eravamo del tutto!A dir la verità mi ha fatto talmente pena e mi sembrava talmente innocuo che ho cercato in tutti i modi di liberarlo, ma i giudei non me lo hanno permesso!Figlio di Dio? Ma figuriamoci! Ma secondo voi, io, procuratore di Roma, a servizio del più grande impero sulla terra, al cui gesto ogni ginocchio si piega, dovrei credere che questo Galileo sia Figlio di un Dio? Beh, é vero che noi romani abbiamo una passione per i miti e le leggende, ma che un Dio mandi suo figlio in questo angolo sperduto del mondo, non mi sembra molto verosimile! E anche fosse…secondo voi il figlio di un Dio si manifesterebbe come uno straccione un po’ toccato? Ammettiamolo pure, ma quando é in ballo la tua vita molli tutto e ti riveli veramente per quello che sei! Invece questo qui ha preso la sua croce, se le messa in spalla e se ne é andato al Calvario: diciamo la verità un Dio avrebbe fatto ben altro spettacolo!

Contro-domanda della difesa:o Per quale motivo ha voluto “lavarsi le mani” a riguardo della condanna Gesù?

A dir la verità inizialmente quando me lo hanno portato, la mia simpatia per lui era nata proprio dal fatto che lo consideravo un semplice visionario, anche un po’ toccato! Poi quando ha cominciato a parlare, pur dicendo tutte quelle robe strambe sui regni di altri mondi, ha cominciato ad affascinarmi il suo contegno e la sua decisione; poi mi ha detto una cosa sul fatto che ho potere solo perché in realtà mi é stato dato, e questo mi ha fatto pensare che forse non era proprio scemo del tutto; inoltre quei Giudei mi avevano accennato al fatto che si era proclamato Figlio di Dio: sai noi romani siamo molto superstiziosi: se si tirano in campo certe cose, preferiamo starcene alla larga, per questo alla fine ho preferito che se la sbrigassero i Giudei!

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Pietro (testimone della difesa)

Domanda della difesa:o A differenza di Tommaso e di altri tu hai creduto in Gesù sempre, prima e

dopo la resurrezione: sulla base di cosa ti sei fidato di Gesù?Sapete,io sono rimasto con Lui per tre anni, l’ho conosciuto meglio di chiunque altro, forse solo Giovanni lo ha conosciuto meglio di me! Sono stato io il primo a riconoscere che lui era il messia atteso da Israele: mi ha portato con sé in tutti i momenti più significativi della sua storia: ero con lui sul Tabor, per la trasfigurazione, ero con Lui quando ha risuscitato la figlia di Giairo, ero vicino a Lui nel Getsemani; inoltre sono stato il primo ad entrare nella sua tomba vuota e vedervi le bende abbandonate ed il sudario riposto altrove. Sinceramente ho avuto anch’io delle indecisioni, un po’ per il mio carattere impulsivo, ma nel profondo del mio cuore, dopo aver visto e vissuto tutta la sua storia, ero sicuro che tutto non sarebbe finito con la croce, che doveva esserci qualcosa che avrebbe sconvolto tutte le nostre certezze, ed in effetti…così é stato!

o Voi discepoli come venivate visti dalla gente dopo la resurrezione di Gesù?A dire il vero in molti ci hanno preso per ubriachi: la prima volta che andai fuori a raccontare l’esperienza che noi avevamo vissuto col Risorto in molti ci davano per pazzi! Ma qualcuno é rimasto impressionato: sapete, Gesù aveva colpito molti, e tanti avevano creduto in lui; la sua morte aveva creato molte delusioni, ma in tanti eravamo convinti che Gesù fosse speciale: non era come gli altri profeti, diceva e si comportava in maniera completamente diversa: stare con Lui …ti faceva… ti faceva sentire veramente Dio vicino, e questo non era il Dio giudice degli scribi, ma era un Dio padre!

Contro-domanda dell’accusao Perché hai rinnegato tre volte Gesù?

Eh si, quello lì é il mio punto debole, ma non ho paura a parlarne, pensate che in molti volevano nascondere questa cosa, ma io non l’ho mai taciuta, tanto che la conoscevano tutti, visto che poi lo hanno pure tutti scritta nei Vangeli.Si, l’ho tradito, e me ne sono vergognato tanto; ma sapete, spesso se la nostra vita é in pericolo facciamo cose che ci vengono più dall’istinto che dalla nostra consapevolezza: quando mi son visto attorniato da tutta quella gente che mi additava, non ho capito più nulla e ho preferito dire la cosa più semplice; Lui ci aveva avvisati: “lo Spirito é pronto, ma la carne é debole”.Ma la cosa peggiore é stato dopo, quando ho incrociato il suo sguardo fin che lo portavano via: li ho capito quello che avevo fatto, e ho pianto e mi son detto: “L’ho tradito una volta, se avrò l’occasione non lo farò mai più”. Dio ha voluto che potessi avere una seconda possibilità, e questa non l’ho persa: per aver confessato la mia fede in Gesù Risorto sono stato ucciso tanti anni dopo a Roma, ed é stato il gesto di cui vada più fiero in tutta la mia vita.

o Perché crede in Gesù sebbene lui ti abbia considerato in maniera così ambigua, visto che ti ha dato oltre che del fedele anche del Satana?Sapete, anche per noi non tutto é stato chiaro fin dall’inizio: anzi, direi che Gesù era bravo a spiazzarci con le sue idee e trovate; quando non capivamo, e ciò avveniva molto spesso, lui ci rimproverava e ci dava dei “testoni”; con Giovanni no, perché era il più giovane ed il suo preferito, ma con gli altri era severo; alla fine però ci voleva bene, e quando non lo capivamo in tutto ci diceva di aver pazienza che avremo capito tutto più avanti, ed é stato così!Noi aspettavamo un messia che ci liberasse dai romani, ma la libertà che lui ci ha portato, lo vedo bene adesso, é ben più grande! Non sempre eravamo pronti a comprendere qualcosa che era molto più grande di noi, umili uomini di Galilea!

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Tommaso Domanda della difesa:o Tu subito non hai creduto alla Resurrezione di Gesù…ma poi hai creduto: perché hai

cambiato idea?Vi ringrazio della domanda perché finalmente posso dire la mia e cercare di togliermi quella brutta fama che mi hanno appiccicato addosso: vedete, quando Gesù é apparso la prima volta, io ero andato al mercato; quando sono tornato gli altri mi hanno detto che Gesù si era fatto veder da loro: al che, sinceramente, ho creduto che si fossero bevuti qualcosa: eravamo tutti sconvolti in quei giorni, volevamo molto bene al maestro, e avremmo veramente voluto vederlo ancora con noi; perciò pensavo a qualche illusione collettiva; e poi, se fosse stato vero, chiedevo di poter vedere anch’io quello che han visto gli altri; non chiedevo nulla di più e nulla di meno, insomma diciamocelo chiaro: credere che uno morto sia risuscitato non é proprio una cosa che ti viene così sul momento!!! Per questo anch’io volevo vedere! Poi quando l’ho visto, mi son sentito piccolo, piccolo, e ho pensato a quanto siete fortunati voi che potete credere anche senza averlo visto!

Contro-domanda dell’accusa:o Perché hai dubitato di Gesù Risorto?

Si ho dubitato, e ve l’ho già detto il perché; non ti viene immediato a credere ad una resurrezione. Noi avevamo visto quella di Lazzaro, ma quando apparve Gesù capimmo che era qualcosa di completamente diversa: Gesù era Risorto per non morire più! Vi posso assicurare che non era una proiezione della mia mente: tutti noi abbiamo avuto chiara la percezione che quello che ci stava accadendo non era qualcosa che proveniva da noi, ma era qualcosa che ci era offerto! Io posso anche darvi ragione se solo una persona avesse fatto quest’esperienza, ma non é così: Gesù é apparso a tutti noi che eravamo stati con Lui fin dall’inizio della sua predicazione, a Pietro da solo, a noi dodici, addirittura una volta é apparso a più di 500 persone insieme, ve lo dice anche Paolo no?Per credere servono prove, avete ragione io l’ho avuta e la mia testimonianza, insieme a quella di tutti i miei compagni, un testimonianza che ci é costata la vita, da tanto che la ritenevamo vera, é la prova che permette anche a voi di credere, nonostante siano passati 2000 anni e voi non lo abbiate visto nella stessa misura in cui lo abbiamo visto noi.Ma il fatto che non lo possiate vedere non significa che non possiate fare esperienza di Lui: ce lo disse prima di andarsene “sarò con voi fino alla fine”, oggi lo fa in varie maniere, ma Gesù lo troviamo ancora nella sua Chiesa e nella parola che ci ha lasciato!

Paolo di TarsoDomanda della difesa:o Cosa ricordi di quel giorno, cosa successe finché andavi a Damasco?

È una cosa difficile da credere anche per me, ancora oggi! stavo andando a Damasco, tra l’altro per stanare proprio una comunità di cristiani per ordine dei miei capi, i farisei; d’un tratto ho percepito come una luce che mi ha completamente accecato, e improvvisamente una voce dalla luce che mi chiamava: sono rimasto stravolto, soprattutto quando ho capito che la voce era proprio del signore Gesù che mi disse di avermi scelto per annunciarlo al mondo.È stato tremendo: tutto quello in cui avevo creduto, tutto quello che avevo fatto prima di allora aveva perso valore; dovevo ricominciare da capo.

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o E poi? Cosa successe?Poi mi ha detto di andare a casa di Anania, un suo profeta; lì mi sono preparato per tre anni e poi sono andato a Gerusalemme,da Pietro, per vedere se quello che avrei detto a tutti era conforme a ciò che il Signore aveva annunciato nella sua vita; e da lì tutto ha avuto inizio: un’avventura che va avanti ancora adesso, visto che siamo ancora qui a parlarne.

Domanda dell’accusa:o Adesso ti fai paladino del messaggio di questo Gesù di Nazareth, ma fino a quel

momento, sulla strada di Damasco, sei stato un acceso persecutore della Chiesa; non ti sembra un’incoerenza che ti rende poco credibile?Ho perseguitato la Chiesa, è vero; ero presente quando abbiamo linciato pubblicamente Stefano, uccidendolo a sassate: ero giovane, ma questo non mi giustifica! Non rinnego quello che ho fatto, perché allora era il solo modo per essere dentro la Legge del mio Dio; ma poi tutto è cambiato: l’incontro con Cristo Risorto mi ha cambiato la vita così come lo ha fatto con tantissima altra gente.

o La tua conversione sa tanto di volta bandiera: hai intuito che questa nuova Chiesa sarebbe stata poi qualcosa di potente e hai deciso di saltare sul carro dei vincitori, non è così?Sinceramente nell’entrare nella comunità dei discepoli di Gesù ho avuto solo da perderci!!!Ho perso tutti i miei beni, la mia famiglia e la mia patria, inoltre non poche volte sono stato percosso per la mia fede, sia dai Giudei che dai pagani. Per non parlare della testimonianza finale che ho dato a Roma. Dopo due anni di prigione sono stato ucciso, poco tempo dopo di Pietro. Voi avete l’idea che la Chiesa alle origini fosse simile a quella di oggi, in realtà eravamo disprezzati come nessun altro, perseguitati da imperatori e governatori, da sinedri e sinagoghe; non avevamo nulla, non c’erano le grandi cattedrali, ma eravamo costretti a trovarci in casa di alcuni di noi, se non addirittura nelle catacombe, per restare nascosti dai tanti nemici.

Maria di MagdalaDomanda della difesao Anche tu sei passata alla storia come colei alla quale l’incontro con Gesù ti ha

cambiata; senza indagare troppo sul tuo passato puoi raccontarci cosa è successo?Beh, a dire il vero già che ci sono vorrei fare un po’ di chiarezza su di me; tutti mi considerano come colei che prima faceva un certo tipo di vita, mi sono presa della prostituta da generazioni!!! In realtà di me nei vangeli c’è scritto solamente che sono stata guarita da sette demoni ad opera di Gesù: non si parla del mio “mestiere”!da quel momento come non potevo non esprimere la gratitudine verso quell’uomo che mi ha salvato? L’ho seguito sempre, fino alla morte…e anche oltre!

o Tu sei stata la prima a ricevere l’annuncio della Risurrezione: cosa ricordi di quel momento?è stata una cosa incredibile: io ero lì a piangere, convinta che tutto fosse finito sotto quella tremenda croce; ma mi sbagliavo: ad un certo punto mi sono sentita chiamata per nome: “Maria”! Mai ho sentito tanta dolcezza ed amore in una persona che pronunciava il mio nome:sono corsa ad abbracciarlo, ma mi ha detto di lasciarlo stare; subito non ho capito il

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perché, ma poi si. Quello era sì Gesù, ma allo stesso tempo era diverso: era diventato qualcosa in più, era qui e allo stesso tempo percepivo che era di un’altra dimensione! Era pieno di un’energia che…. non era umana!!!

Domanda dell’accusao Hai un’idea del perché sia apparso prima di tutto a te invece che agli apostoli?

Non ti sembra un po’ strano?In effetti me lo sono chiesto, ma poi ho anche trovato una mia risposta: lui non ha mai badato molto alle convenzioni: per tutti gli altri maestri della Legge era impensabile parlare ad una donna, lui invece si era circondato anche di molte donne. Per cui non vedo strano il fatto che si sia manifestato prima ad una donna. perchè proprio a me in particolare?mah…forse perché ero colei che lo amava davvero!!!

o Allora anche tu riconosci che c’è stata una relazione fra te e Gesù?!Non nego che di essere stata fortemente affascinata da Gesù: il suo sguardo, le sue parole erano capaci di farti sentire realmente apprezzata per quello che sei: nessuno mi ha mai guardata e fatta sentire realmente donna come i suoi occhi e le sue parole! Ma non mi sono mai permessa di pretendere di più: già quando era semplicemente con noi si percepiva che era qualcuno di diverso, che nessuna donna sarebbe mai riuscita a far suo, perché non lo si poteva inglobare dentro una relazione esaustiva: lui doveva essere di tutti, ma soprattutto doveva essere del Padre!

3. Accusa e difesaA. parole e opere

Documentazione per la difesa

Avete a vostra disposizione tutta una serie di elementi per creare la vostra arringa in sede di udienza processuale:o Potete partire dalla vostra conoscenza di Gesù e su Gesù (bene o male tutti avete

fatto catechismo e magari fate anche religione a scuola…quindi qualcosa può venir fuori anche da voi!!)

o Consultate anche le testimonianze dirette ascoltate in aula: o Avrete a disposizione documenti vari:

1. Un testo evangelico che mette in luce i motivi di contrasto tra Gesù e alcuni dei principali gruppi religiosi del tempo

2. Un testo che può aiutarvi a entrare in profondità dentro tale testo3. Una presentazione dei gruppi religiosi oppositori di Gesù con tutta una

serie di riferimenti evangelici che parlano del loro pensiero e del loro rapporto con Gesù

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o Il consiglio è quello di elaborare una linea vostra però allo stesso tempo tener conto fin dall’inizio delle possibili obiezioni che la controparte potrà fare verso le vostre argomentazioni, per cui cercate di motivarle e renderle sicure il più possibile.

o Lavorate in gruppo, magari distribuendovi il più possibile i compiti: dividetevi i testi e poi riportate in gruppo le vostre conclusioni;lavorate insieme soprattutto per trovare una linea comune

o Stabilite qualcuno che esponga la vostra conclusione: ricordate che in un processo non è indifferente il modo di esporre; se sarete insicuri e poco incisivi difficilmente potrete convincere il giudice della bontà delle vostre tesi.

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Documentazione per l’accusa

Avete a vostra disposizione tutta una serie di elementi per creare la vostra arringa in sede di udienza processuale:o Potete partire dalla vostra conoscenza di Gesù e su Gesù (bene o male tutti avete

fatto catechismo e magari fate anche religione a scuola…quindi qualcosa può venir fuori anche da voi!!)

o Consultate anche le testimonianze dirette ascoltate in aulao Avrete a disposizione documenti vari:

1. Un testo evangelico che mette in luce i motivi di contrasto tra Gesù e alcuni dei principali gruppi religiosi del tempo

2. Un testo che può aiutarvi a entrare in profondità dentro tale testo3. Una presentazione dei gruppi religiosi oppositori di Gesù con tutta una

serie di riferimenti evangelici che parlano del loro pensiero e del loro rapporto con Gesù

o Il consiglio è quello di elaborare una linea vostra però allo stesso tempo tener conto fin dall’inizio delle possibili obiezioni che la controparte potrà fare verso le vostre argomentazioni, per cui cercate di motivarle e renderle sicure il più possibile.

o Lavorate in gruppo, magari distribuendovi il più possibile i compiti: dividetevi i testi e poi riportate in gruppo le vostre conclusioni;lavorate insieme soprattutto per trovare una linea comune

o Stabilite qualcuno che esponga la vostra conclusione: ricordate che in un processo non è indifferente il modo di esporre; se sarete insicuri e poco incisivi difficilmente potrete convincere il giudice della bontà delle vostre tesi.

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1. Una novità che “rompe” - Mc 2,1-3,6

1 Ed entrò di nuovo a Cafarnao dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa 2 e si radunarono tante persone, da non esserci più posto neanche davanti alla porta, ed egli annunziava loro la parola. 3

Si recarono da lui con un paralitico portato da quattro persone. 4 Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dov'egli si trovava e, fatta un'apertura, calarono il lettuccio su cui giaceva il paralitico. 5 Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: «Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati». 6 Seduti là erano alcuni scribi che pensavano in cuor loro: 7

«Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?». 8 Ma Gesù, avendo subito conosciuto nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate così nei vostri cuori? 9 Che cosa è più facile: dire al paralitico: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina? 10 Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati, 11 ti ordino - disse al paralitico - alzati, prendi il tuo lettuccio e va' a casa tua». 12 Quegli si alzò, prese il suo lettuccio e se ne andò in presenza di tutti e tutti si meravigliarono e lodavano Dio dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!».

13 Uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli li ammaestrava. 14 Nel passare, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Egli, alzatosi, lo seguì. 15 Mentre Gesù stava a mensa in casa di lui, molti pubblicani e peccatori si misero a mensa insieme con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. 16 Allora gli scribi della setta dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Come mai egli mangia e beve in compagnia dei pubblicani e dei peccatori?». 17 Avendo udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori».

18 Ora i discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Si recarono allora da Gesù e gli dissero: «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». 19 Gesù disse loro: «Possono forse digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. 20 Ma verranno i giorni in cui sarà loro tolto lo sposo e allora digiuneranno. 21 Nessuno cuce una toppa di panno grezzo su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo squarcia il vecchio e si forma uno strappo peggiore. 22 E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri e si perdono vino e otri, ma vino nuovo in otri nuovi».

23 In giorno di sabato Gesù passava per i campi di grano, e i discepoli, camminando, cominciarono a strappare le spighe. 24 I farisei gli dissero: «Vedi, perché essi fanno di sabato quel che non è permesso?». 25 Ma egli rispose loro: «Non avete mai letto che cosa fece Davide quando si trovò nel bisogno ed ebbe fame, lui e i suoi compagni? 26 Come entrò nella casa di Dio, sotto il sommo sacerdote Abiatàr, e mangiò i pani dell'offerta, che soltanto ai sacerdoti è lecito mangiare, e ne diede anche ai suoi compagni?». 27 E diceva loro: «Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato! 28 Perciò il Figlio dell'uomo è signore anche del sabato».

1 Entrò di nuovo nella sinagoga. C'era un uomo che aveva una mano inaridita, 2 e lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato per poi accusarlo. 3 Egli disse all'uomo che aveva la mano inaridita: «Mettiti nel mezzo!». 4 Poi domandò loro: «É lecito in giorno di sabato fare il bene o il male, salvare una vita o toglierla?». 5 Ma essi tacevano. E guardandoli tutt'intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse a quell'uomo: «Stendi la mano!». La stese e la sua mano fu risanata. 6 E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire.

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2. L’autorità di Gesù contestata (Mc 2,1-3,6)Dopo la presentazione dell’attività di Gesù in Galilea (1,21-45), Marco mette subito in luce la reazione che essa provoca nell’animo dei suoi avversari (2,1-3,6). L’evangelista ottiene questo suo intento mettendo in scena una serie di controversie che in modo altamente drammatico danno la percezione di una crescente, minacciosa contestazione nei confronti dell’autorità che Gesù dichiara e manifesta nei suoi gesti. Al termine di questo momento narrativo fortemente unitario, il lettore vedrà già profilarsi all’orizzonte della storia di Gesù la tragica possibilità di una morte violentemente procurata.

Sezioni Avvenimenti TEMI

A 2,1-12 Discussione attorno alla figura del paralitico Il figlio dell’uomo

PERDONO ha l’autoritàB 2,13-17 Discussione Gesù mangia con i

peccatoridi perdonare

C 2,18-22 Discussione sul digiuno DIGIUNO Vertice

B’ 2,23-28 Discussione sui discepoli mangiano di sabato Il figlio dell’uomo

SABATO È SignoreA’ 3,1-6 Discussione sull’uomo guarito di

sabatodel Sabato

Un crescendo drammaticoo Marco è l’unico evangelista a raggruppare in un crescendo drammatico queste cinque

controversie. A provocarle sono in ordine successivo questi eventi: il perdono concesso al paralitico (2,1-12), un banchetto con pubblicani e peccatori, tra cui Levi (2,13-17), un digiuno trascurato dai discepoli di Gesù (2,18-22), le spighe raccolte dai discepoli in giorno di sabato (2,23-28), la guarigione di un uomo dalla mano secca (3,1-6). Ad una attenta osservazione appare sufficientemente chiaro come, mentre i motivi reali di conflitto vanno attenuandosi, cresce invece sempre più l’opposizione degli avversari nei confronti di Gesù.

o Nella prima narrazione il motivo di scontro è costituito dalle parole di Gesù: “Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati” (2,5). Ora nella mentalità giudaica la remissione dei peccati era una prerogativa divina (2,7). Con le parole pronunciate, Gesù sembra rivendicare per sé un attributo che Dio solo può pretendere. La cosa non può suonare che

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profondamente blasfema all’orecchio degli scribi che ascoltano (2,7). Nonostante questo, la loro reazione e la loro contestazione non si esprime verbalmente ma rimane nascosta nel loro cuore e solo scrutata dalla profonda intuizione di Gesù (2,6-8).

o Il secondo fattore che crea conflitto è il banchetto di Gesù e dei suoi discepoli coi pubblicani ed i peccatori. La comunione di mensa con questa gente di malaffare, comporta, nella prospettiva dei giudei, una impurità legale e cultuale. Si tratta certamente di una mancanza minore rispetto alla precedente pretesa blasfema. Eppure la contestazione dei farisei si fa più chiara ed espressa. Essa però non si rivolge ancora direttamente a Gesù ma si prospetta sotto forma di una interrogazione - rimprovero fatta ai suoi discepoli: “Come mai egli mangia e beve in compagnia dei pubblicani e dei peccatori?” (2,16).

o Una nuova causa di tensione è offerta da un digiuno osservato dai farisei e dai discepoli di Giovanni e non ottemperato dai discepoli di Gesù (2,18). Può darsi che al fondo di questo digiuno si possa storicamente intravvedere il momento dell’imprigionamento o dell’uccisione del Battista. Ad ogni modo, la pratica del digiuno era obbligatoria solo nel grande giorno della Espiazione e quindi in questo caso non ci doveva essere motivo di aspro contrasto. Invece la contestazione sale ed è Gesù in persona ad essere chiamato in causa da una domanda che provoca una sua profonda reazione (2,18; 2,19-22).

o Ancora motivo di scontro è il gesto dei discepoli che, passando colgono delle spighe nei campi in giorno di sabato (2,23). Il precetto del riposo sabbatico e le attività che esso tendeva ad interdire erano state, ai tempi di Gesù, interpretate e specificate con estrema minuziosità. Tra esse si poteva trovare anche la raccolta delle spighe e il loro sgranocchiamento con le dita, proprio l’azione che avevano compiuto i discepoli di Gesù. Di fronte a tale infrazione, che non era tra le più gravi, la contestazione si fa pesante e cade su Gesù con il tono di una generalizzazione: “Vedi, perché essi fanno di sabato quel che non è permesso? (2,24).

o Da ultimo il conflitto è provocato da un gesto di bontà compiuto da Gesù in giorno di sabato nei confronti di un uomo dalla mano paralizzata. Il fatto è attentamente spiato dagli avversari di Gesù che sembrano voler finalmente scoprire in esso un preciso capo d’accusa. La loro opposizione diventa di una asprezza inaudita rispetto all’atto di salvezza che Gesù compie: “E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire” (3,6).

o Di fronte al decrescere dei motivi di contrasto, così come li abbiamo appena illuminati, assistiamo quindi ad un salire drammatico della febbre di opposizione nei confronti della persona di Gesù. Dalla critica racchiusa nel cuore, a quella indirettamente palesata ai discepoli, fino a quella diretta e pesante contro il Maestro che culmina nel proposito concordato di metterlo a morte. Nello sviluppo denso di questo capitolo l’evangelista sembra voler metterci con immediatezza davanti allo sguardo tutta la crescente opposizione che l’azione di Gesù è andata raccogliendo nell’arco del suo ministero in Galilea.

L’autorità del Figlio dell’Uomoo Se guardiamo bene a queste controversie, troviamo che la tematica delle prime due si

incentra attorno al perdono che Gesù concede: il paralitico è perdonato e ai pubblicani e peccatori è concessa la comunione di mensa come segno di salvezza e perdono. La tematica della quarta e quinta controversia è pure unitaria e verte sul precetto del sabato: prima lo trasgrediscono i discepoli, cogliendo le spighe, poi Gesù stesso, davanti all’uomo dalla mano paralizzata, non si sente legato da questo precetto.

o Ora una attenta lettura di questo complesso narrativo, rivela la presenza di due significative menzioni del titolo “Figlio dell’uomo”. Sono le uniche due presenze di questo titolo in tutta la prima parte del Vangelo; esse invece diventeranno davvero frequenti nella

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seconda parte. La prima menzione del Figlio dell’uomo è in 2,10: “Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati, ti ordino – disse al paralitico – alzati, prendi il tuo lettuccio e va’ a casa tua”. La seconda menzione si ritrova in 2,28: “Perciò il Figlio dell’uomo è Signore anche del sabato”.

o Non è difficile notare come al titolo Figlio dell’uomo sia legata la attribuzione di un potere che riguarda proprio la materia che diverrà oggetto di controversia e di contestazione: Egli ha il potere di rimettere i peccati, Egli è il Signore del sabato. Gesù, riferendosi con discrezione alle parole di Dan 7,13-14, si appropria di questo titolo di potere e attribuisce alla propria persona una autorità straordinaria ed umanamente impensabile. E’ questo che i suoi nemici non possono accettare ed è questo che provoca la loro reazione violenta. Essa si riversa prima ancora che contro i segni o le trasgressioni che Gesù compie, contro l’autorità che Egli rivendica alla sua persona. Per gli scribi e farisei è inammissibile che un uomo possa rivendicare un’autorità, quale Gesù l’afferma, sul peccato e sul sabato. La persona di Gesù perciò è divenuta pericolosa, sovversiva degli schemi e delle attese religiose, ed è quindi su di essa che alla fine si riverserà l’astio e il proposito omicida.

Lo sposo della nuova alleanzao Al centro di queste discussioni, in occasione della questione sul digiuno, Gesù pronuncia

le parole più significative e più illuminanti di tutto questo tratto (cfr. 2,19-22). Gesù parla di sé come dello sposo, afferma che lo sposo è per un certo tempo coi suoi, con coloro che sono invitati a nozze, ma che poi lo sposo sarà tolto. Successivamente, con un’altra serie di immagini, si parla del “nuovo” (il vestito nuovo, il vino nuovo, gli otri nuovi) che è assolutamente incompatibile con ciò che è vecchio. Sono simboli questi che vanno rivisti in tutta la loro densità di significato.

o È abituale al linguaggio biblico rappresentare il tempo messianico, il tempo della salvezza definitiva, come il tempo delle nozze. Ora Gesù proclama solennemente che questo tempo è finalmente arrivato. Esso è ormai nel cuore della storia, a portata degli uomini che vogliono accoglierlo. Egli stesso, in quanto è lo sposo, ne è divenuto il portatore. Con Lui ha fatto irruzione l’assoluta novità del Regno di Dio in mezzo agli uomini e questa novità non sopporta di essere costretta e ricondotta dentro l’angustia dell’antica mentalità legalista.

o Le affermazioni di Gesù, la sua stessa presenza diventano quindi un invito alla gioia per la salvezza di Dio ormai presente ed operante. Coloro che hanno colto l’importanza e la novità di questo tempo, coloro che hanno accolto il Regno di Dio nella persona di Gesù, non possono essere nella tristezza e nel dolore. A loro si addice soltanto una gioia riconoscente per ciò che Dio sta operando!

o Ma dentro questo annuncio di festa si intravvedono già le ombre della sofferenza e della croce. Gesù lascia chiaramente capire che ci sarà un tempo nel quale lo sposo “sarà tolto”. E’ un’espressione questa chiaramente allusiva alla morte di Gesù, sulla scorta della figura del Servo sofferente (cfr. Is 53,8). Sarà quello il tempo nel quale i discepoli saranno provati dalla tristezza e dalla sofferenza. Finché però quest’ora non sarà arrivata, la presenza luminosa di Gesù non potrà che essere motivo di una gioia che ha le sue radici nello stesso operare misericordioso e salvifico di Dio.

o Nell’ottica di questi versetti centrali, tutte le affermazioni che siamo venuti raccogliendo nella lettura di questo tratto del Vangelo diventano più chiare. Ecco la profonda novità che Gesù, lo sposo messianico, è venuto a portare. Essa è sconfinato perdono per gli uomini peccatori, essa è libertà sconvolgente di fronte alle asfissianti pretese della legge

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farisaica. Proprio perché Gesù rende presente il Regno di Dio, non è assurda ma pienamente giustificata la sua pretesa di autorità sul peccato e sul sabato.

o Per riscontro, la contestazione che gli scribi e farisei avviano non si rivela più come un semplice, seppur drammatico, scontro tra visioni religiose diverse e differenti interpretazioni della legge ebraica. Essa assume il tono di una progressiva chiusura all’azione sovrana di Dio che è presente in Gesù Cristo. Questi oppositori di Gesù si manifestano come i “duri di cuore” di fronte ai quali Gesù stesso non può che provare “tristezza” (cfr. 3,5).

o Essi stanno chiudendo il loro animo, là dove invece Dio domanda di poter entrare con il suo perdono e con la sua libertà. Una tale durezza ed un tale accecamento di fronte alla offerta salvifica di Gesù non può che portarli a maturare un proposito omicida. Essi decideranno, nella tenebra del loro ostinato rifiuto, di togliere dall’orizzonte della nostra storia, con una morte violenta, l’unico mediatore della misericordia e della libertà divina.

3. I gruppi religiosi oppositori di Gesù

SCRIBI – DOTTORI DELLA LEGGE

In ebraico, soferim (singolare sofer). A partire dall’epoca post-esilica, coloro che hanno la competenza e l’autorità di interpretare le Scritture, precisare i precetti della Torà e curare il testo biblico. Talvolta il termine designa anche funzioni regi. Nel Nuovo Testamento compare spesso la dizione «scribi e farisei»: tale espressione fa supporre che le due categorie non si identificassero, ed è infatti probabile che esistessero scribi anche tra i sadducei e gli esseni, cioè che il termine indichi una professione piuttosto che una singola dottrina. L’altra espressione neotestamentaria «dottori della legge» è da ritenersi un sinonimo. Nel giudaismo farisaico –rabbinico la figura dello scriba si identifico con quella del rabbino. Il ritratto del dottore della legge lo si trova in Siracide 39,1 ss. Alcuni passi sul rapporto tra Gesù e gli scribi: Mc 7,1-8; 9,11-27;12,28-44 Mt 13,52; 17,10-13.

FARISEI

In Ebraico perushim, «separati» (dai pagani o dagli ebrei poco osservanti). Gruppo religioso giudaico e fiorente all’epoca neotestamentaria. Organizzati in confraternite, dedite all’osservanza più rigorosa dei precetti, soprattutto quelli di purità, ebbero grande influenza sul popolo, sia per la loro estrazione sociale generalmente non aristocratica, sia per la loro preoccupazione di rendere la Torà applicabile alle sempre nuove situazioni: infatti quando si presentavano situazioni particolari non previste dalla legge, cercavano di scoprire come agire in conformità delle norme della tradizione. Per questo motivo sostennero l’autorità della Torà orale o tradizione accanto alla Torà scritta. Introdussero nel giudaismo la credenza della vita futura: credevano in particolare alla risurrezione di tutti gli uomini oppure solo dei giusti; seguivano una angeologia molto precisa e sviluppata, in quanto giunsero alla fede di un mondo intermedio che coprisse il vuoto tra Dio e l’uomo, una corte celeste composta da angeli ai quali più tardi si aggiunsero gli spiriti cattivi. Furono perciò in contrasto con i

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Sadducei e alcuni con Gesù e i suoi descepoli, che tuttavia condivisero gran parte delle dottrine e dei metodi farisaici. Il giudaismo rabbinico è sostanzialmente erede dei farisei, l’unica corrente sopravissuta alla distruzione di Gerusalemme e del Tempio nel 70 d. C..Alcuni passi sul rapporto tra Gesù e i farisei: Mc 2,15-20; 7,1-13 Mt 5,20-22; 19,3-9.

SADDUCEI

Gruppo religiodo giudaico dei tempi di Gesù. Il nome greco saddoukàioi è generalmente fatto risalire a un sacerdote, Zadoq, di epoca davidica maccabaica. I sadducei costituivano l’aristocrazia sacerdotale che aveva il suo centro nel Tempio. Politicamente conservatori e favorevoli alla collaborazione con i romani, professavano un giudaismo di tipo arcaico, anche per il loro rifiuto della traduzione orale: non accoglievano quindi credenze non chiaramente attestate nella Torà scritta, come la risurrezione dei morti e l’esistenza di angeli e di demoni. Viceversa mostravano un’apertura culturale verso l’ellenismo. Scomparvero con la distruzione del Tempio nel 70 d. C..Nel primo secolo dell’era cristiana i sadducei avevano un grande potere a Gerusalemme grazie al Tempio e alla persona del sommo sacerdote capo della nazione e presidente del sinedrio.Alcuni passi sul rapporto tra Gesù e i sadducei: Mc 12,18-27 Mt 22,23-33 Atti 4,1-3.

ZELOTI

Dal greco zelotés, «zelante», «geloso». Corrisponde al termine «cananeo» quando esso non designa gli abitanti di Canaan, ma rende l’ebraico qanna’ («zelante», «geloso»): è il caso dell’apostolo di Gesù chiamato Simone il Cananeo (Mc 3,18; Mt 10,4) o Zelota (Lc 6,25; At 1,13). Gli zeloti, pur ispirandosi alle idealità dei farisei, non ne condividevano però il disegno politico e praticavano una resistenza attiva al dominio ricorrendo anche al terrorismo. Furono gli zeloti a scatenare la prima guerra giudaica (66-70 d. C.), finita tragicamente anche per le sanguinose discordie tra i loro capi. L’ultima resistenza zelota finì a Masada nel 73. Un gruppo estremista punta di diamante degli zeloti era quello dei sicari, così detti dalla sica (in latino, «pugnale») con cui compivano i loro attentati (At 21,38).Dal punto di vista politico – dottrinale gli zeloti erano convinti che solo Dio può essere la loro guida e il loro sovrano. Dunque più che di una forma di anarchismo, erano assoluti assertori di una teocrazia (Dio sovrano) la cui instaurazione presupponeva l’eliminazione di ogni potere in mano a dei pagani, anche con mezzi violenti.

ESSENI

Setta o gruppo giudaico di tipo ascetico-rigorista fiorito tra il II secolo a. C. e il I d. C.. Si suddivideva probabilmente in varie rami, alcuni praticanti il celibato e la separazione rigorosa dalla società giudaica e dal sacerdozio di Gerusalemme. Una di queste correnti «monastiche» è stata identificata nel movimento di Qumran e nella sua letteratura. Qumram si trova sulle rive nord – occidentali del mar Morto, ed è famosa per le scoperte dei manoscritti biblici, e della comunità ritrovati. Dai manoscritti conosciamo le regole della comunità: erano stretti osservanti delle leggi mosaiche, vivevano segregati in piccole comunità e in luoghi solitari, e la comunità più grande nella regione di Qumram era regolata da una precisa gerarchia, divisa in tre classi sacerdoti, leviti e laici. Le comunità più piccole erano costituite da dieci membri con a capo un sacerdote. L’ammissione nella comunità era molto complessa: il postulante veniva esaminato dall’ispettore, che poteva anche rifiutarlo «se è capace di disciplina lo introdurrà nel patto…». Una volta introdotto il candidato aveva davanti la prova di un anno, alla fine del quale l’assemblea poteva decidere di accoglierlo o no

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e una volta ammesso aveva ancora altri anni di cammino che scandivano un ingresso sempre più importante nella comunità.

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I DISCEPOLI DI GIOVANNI

I Vangeli ci riportano all’inizio la figura di Giovanni il Battista. Il testo ce lo presenta come precursore di Gesù, anche se sembra possibile pensare che all’inizio non ci fosse quella chiarezza che oggi riconosciamo nel passaggio tra Giovanni il Battista e GesùLa descrizione che abbiamo di Giovanni il Battista è austera, vive solitario nel deserto, si ciba di locuste. Questi indizi hanno fatto pensare che facesse parte del gruppo degli esseni. Non abbiamo riscontri precisi. Una cosa interessante, però, è che Giovanni probabilmente riusci a mettere insieme molti più discepoli di Gesù. Ad Efeso c’era una comunità che si rifaceva a Giovanni e che in seguito ha completato la propria fede con il battesimo cristiano.Il IV Vangelo ci offre un indizio molto interessante sul rapporto tra Giovanni e Gesù:Gv 1,15:

15 Giovanni gli rende testimonianza e grida: «Ecco l'uomo di cui io dissi: Colui che viene dopo di me mi è passato avanti, perché era prima di me».

Cosa significa «mi è passato avanti»? o «era prima di me»?Potrebbe significare che Gesù fosse stato pure lui un discepolo all’inizio, anche perché come uomo e giovane ebreo si sarà affidato ad una scuola, ad un insegnamento. Poi il maestro può scopire che il discepolo fa più strada, gli passa davanti e così Giovanni scopre il suo ruolo non solo di battista, ma anche di Testimone, testimone del futuro messia.Il modo di vivere di Gesù e di Giovanni è diverso: Gesù non è ritirato nel deserto e si intrattiene volentieri con i pagani e i peccatori; Gesù si presenta in maniera stranan anche agli occhi di Giovanni e questo può far pensare che per il battista non è stato semplice riconoscerlo come Messia, anche per lui è stato necessario un cammino di comprensione.Passi su Giovanni il battista e il suo discepolato: Mr 2,18-20; Lc 5,33; 7,17-28; Gv 3,23-30; 4,1; 5,36.

B. Resurrezione

Documentazione per la difesa

Avete a vostra disposizione tutta una serie di elementi per creare la vostra arringa in sede di udienza processuale:o Potete partire dalla vostra conoscenza di Gesù e su Gesù (bene o male tutti avete

fatto catechismo e magari fate anche religione a scuola…quindi qualcosa può venir fuori anche da voi!!)

o Consultate anche le testimonianze dirette ascoltate in aula:o Avrete a disposizione documenti vari:

1. Un testo sul decesso e sulle sue cause2. Un’analisi sulla situazione funebre in Israele3. L’analisi del racconto del Vangelo di Matteo che narrano la mattina di

Pasqua

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4. Un testo che può aiutarvi ad entrare nel migliore dei modi nel significato della croce

5. Un testo che espone i possibili significati della resurrezione (una teologia della Rissurezione)

o Il consiglio è quello di elaborare una linea vostra però allo stesso tempo tener conto fin dall’inizio delle possibili obiezioni che la controparte potrà fare verso le vostre argomentazioni, per cui cercate di motivarle e renderle sicure il più possibile.

o Lavorate in gruppo, magari distribuendovi il più possibile i compiti: dividetevi i testi e poi riportate in gruppo le vostre conclusioni;lavorate insieme soprattutto per trovare una linea comune

o Stabilite qualcuno che esponga la vostra conclusione: ricordate che in un processo non è indifferente il modo di esporre; se sarete insicuri e poco incisivi difficilmente potrete convincere il giudice della bontà delle vostre tesi.

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Documentazione per l’accusa

Avete a vostra disposizione tutta una serie di elementi per creare la vostra arringa in sede di udienza processuale:o Potete partire dalla vostra conoscenza di Gesù e su Gesù (bene o male tutti avete

fatto catechismo e magari fate anche religione a scuola…quindi qualcosa può venir fuori anche da voi!!)

o Consultate anche le testimonianze dirette ascoltate in aula o Avrete a disposizione documenti vari:

1. Un testo sul decesso e sulle sue cause2. Un’analisi sulla situazione funebre in Israele3. L’analisi del racconto del Vangelo di Matteo che narrano la mattina di

Pasqua4. Un testo che può aiutarvi ad entrare nel migliore dei modi nell’analisi di

una serie di possibili ipotesi sulla risurrezione (ricordatevi che voi siete coloro che la devono attaccare!!!)

5. Una serie di riferimenti ai testi dei Vangeli dai quali potrebbero emergere delle divergenze imbarazzanti (occhio però: ci sono anche delle significative convergenze!!!quindi attenzione, potrebbe essere un’arma efficace, ma c’è rischio che sia a doppio taglio!)

o Il consiglio è quello di elaborare una linea vostra però allo stesso tempo tener conto fin dall’inizio delle possibili obiezioni che la controparte potrà fare verso le vostre argomentazioni, per cui cercate di motivarle e renderle sicure il più possibile.

o Lavorate in gruppo, magari distribuendovi il più possibile i compiti: dividetevi i testi e poi riportate in gruppo le vostre conclusioni;lavorate insieme soprattutto per trovare una linea comune

o Stabilite qualcuno che esponga la vostra conclusione: ricordate che in un processo non è indifferente il modo di esporre; se sarete insicuri e poco incisivi difficilmente potrete convincere il giudice della bontà delle vostre tesi.

1. Il decesso e le sue causeMedicina legale e storia

Cause del decesso

Percosso, flagellato, coronato di spine, caricato del patibolum, fissato e issato sulla croce, Gesù muore.Le cause ultime del decesso per crocifissione sono: collasso circolatorio e asfissia da crocifissione con infossamento epigastrico per contrattura del diaframma. Possibile anche una forma di infarto cardiaco nel corso della via crucis.

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Strumenti di morte

FlagelliPer la tortura tramite flagelli, i Romani usavano una frusta fornita di molte corregge (strisce di cuoio). All'estremità delle strisce venivano annodate delle schegge di osso o di metallo.Le lesioni da flagellazione, come le ustioni, potevano raggiungere il terzo grado: scarnificare il malcapitato fino alle ossa.Spesso la flagellazione serviva da preparazione alla condanna a morte. Il numero delle percosse non era fissato dalla legge.

CroceNella classifica romana dei supplizi, la morte in croce viene dopo solo all'essere bruciati vivi.La croce poteva essere un semplice palo verticale, lo stipes, su cui si appendeva il condannato, oppure una jurea in cui veniva incastrata con forza la testa. In questi casi il condannato veniva flagellato finché moriva.Un'altra modalità era quella del patibolum: il malcapitato veniva fissato su un trave orizzontale che poi era posto sulla cima di uno stipes formando una «T» o una croce.I condannati venivano bloccati con lacci o con chiodi. Sotto i piedi o tra le gambe veniva aggiunto un supporto che, permettendo al condannato di fare forza sulle gambe e di respirare, ne prolungava l'agonia.

EsposizionePer rendere la punizione ancora più dura i Romani, nei territori dell'impero, lasciavano i morti esposti. In Egitto, invece, prima delle festività solenni i cadaveri venivano deposti e affidati ai parenti. La consegna del corpo di un giustiziato era comunque un atto di grazia.Sulle disposizioni vigenti in Palestina non siamo informati. Visto però che le autorità di Roma tolleravano la religione ebraica, che vieta l'esposizione dei cadaveri, possiamo supporre che anche l'usanza della sepoltura fosse accettata.Morire in croceII sole brucia sui corpi nudi. Il dolore delle ferite provocate dai chiodi è sempre acutissimo e bruciante. La tensione dei muscoli provoca crampi che un po' alla volta si fanno sentire in tutto l'organismo, a iniziare dalle braccia per giungere poi alla zona centrale del corpo. Ad un certo punto anche la muscolatura della respirazione ne resta colpita e bloccata. Il condannato si sente mancare il respiro. La pressione sanguigna si abbassa, diminuisce la percentuale di ossigeno, aumenta l'anidride carbonica. La sete si fa tormentosa, il cuore accelera i battiti, il corpo si copre di sudore, la temperatura sale.Finché rimangono le forze, il crocifisso, nonostante il dolore, riesce a tratti a sollevarsi e diminuire per breve tempo la tensione muscolare nelle braccia, favorendo così la respirazione. Ma alla fine ogni più piccolo movimento costa sempre più e le gambe cedono.Il respiro si fa più affannoso. Il morente prova un'intollerabile pressione sulla cassa toracica ed è preso dall'angoscia. La circolazione del sangue nel cervello si fa sempre più insufficiente. Il corpo è ormai quasi privo di ossigeno. Alla fine il cuore cessa di pulsare e la testa si abbandona in avanti sul petto.Questo processo può durare una intera giornata.

Via crucisNel palazzo che era stato di Erode, i soldati romani caricano il patibolum sulle spalle di un uomo. Un centurione e quattro legionari lo scortano al luogo dell'esecuzione. Attraversano i vicoli più frequentati della città perché la vista della sorte toccata al condannato sia di monito a tutti. Se al malcapitato vengono meno le forze, i soldati obbligano un passante a farsi carico della croce. Il corteo si avvia fuori città verso il Golgolta, prominenza dal sinistro nome di

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cranio che i Romani storpiano in Golgota e traducono con Calvarium. Una tavoletta appesa al collo del condannato ne rende noto il nome, la provenienza e la causa della pena inflitta. A crocifissione avvenuta, come prescrive il Talmud, alcuni giudei porgono ai condannati vino mescolato a incenso.

2. Sepolcro ebraicoLa sepoltura doveva essere fatta entro breve tempo, perché il clima favoriva una rapida decomposizione dei cadaveri. Tuttavia non poteva avvenire di sabato, né in giorno di festa. Normalmente il cadavere veniva lavato, avvolto delicatamente in un telo di lino e portato al sepolcro con una barella di legno. In via eccezionale il corpo era ricoperto di aromi e unguenti, mentre era usuale tenere chiusa la bocca del cadavere con una benda che passava sotto il mento.La sepoltura avveniva in una grotta naturale o scavata artificialmente; quelle dei ricchi erano ricavate nella roccia. Quando i corpi si erano decomposti, le ossa venivano rimosse e poste in vasi di pietra. Questi ossari erano conservati in un angolo rendendo così disponibili le nicchie per altre sepolture.L'apertura della tomba veniva chiusa con un macigno o con un disco di pietra che scorreva in una fenditura. L'ingresso delle tombe artificiali era piuttosto basso: 60-70 centimetri. Le grotte funerarie e i sepolcri venivano dipinti di bianco, come monito affinchè i vivi si ricordassero dei defunti.Il cadavere di un giustiziato non può essere posto in un sepolcro comune. Una condanna a morte, infatti, prolunga i suoi effetti anche dopo la morte: la pena è definitivamente scontata solo dopo che la carne del cadavere si è consumata.

3. Una storia tutta ebraicaLe guardie di Matteo

Diceria in cinque atti

Ti proponiamo di leggere i passi sotto indicati del vangelo di Matteo.Procedendo nella lettura incontrerai un certo numero di stranezze e difficoltà. Tuo compito è quello di compilarne un elenco. Inizia ad annotarle in margine mentre leggi.

Prima scena: la sepoltura di Gesù: 27,57-61È venerdì pomeriggio della settimana di Pasqua, sta per cominciare il riposo del sabato (per gli ebrei il computo dei giorni comincia con il tramonto precedente). Due donne, testimoni della risurrezione, assistono alla scena. La notte trascorre senza sorprese.

Seconda scena: il giorno dopo 27,62-66Dopo la Parasceve, cioè dopo la preparazione per il riposo del sabato, era sabato. Fin qui ci arrivavamo anche noi, poi il racconto presenta una anomalia e un problema.La stranezza è costituita dalla riunione dei capi ebrei in casa del pagano Pilato, di sabato e per giunta il giorno di Pasqua. Nel giorno della festa più importante per il loro popolo, i capi si contaminano attraverso il contatto con un pagano e violano il riposo sabbatico uscendo dalla città, recandosi al sepolcro e sigillando una pietra tombale!

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Il problema, invece, è il significato da attribuire alla replica di Pilato: «Voi avete un corpo di guardia». Il testo greco permette una duplice traduzione: tanto «avete», quanto «abbiate».Dunque Pilato dispone dei soldati romani a guardia del sepolcro di un nemico di Roma («abbiate»)? Oppure gli ebrei, vinti e occupati, possiedono un proprio corpo di guardia («avete»)?Tutto possibile, e tutto strano. Pilato può aver concesso un picchetto romano, come può aver dato ai capi ebrei il permesso di utilizzare fuori dalle mura della città il servizio d'ordine del tempio costituito da un corpo di guardia ebraico.Registriamo altre due incongruenze. La prima: come fa il cristiano Matteo a conoscere il contenuto del colloquio tra Pilato e i capi religiosi?La seconda riguarda i tempi della custodia del sepolcro. La sorveglianza viene richiesta «fino al terzo giorno», mentre l'affermazione di Gesù dice «dopo tre giorni»: la chiedono quando non serve e vogliono toglierla quando comincerebbe a servire?Insomma: come mai gli scaltri sacerdoti che hanno ordito l'arresto si ricordano della faccenda della risurrezione solo il sabato mattina.Notiamo tra l'altro che il tempo più propizio per il furto del corpo sarebbe stato la notte tra venerdì e sabato: cadavere non decomposto e nessun occhio indiscreto in circolazione per via del riposo sabbatico.

Passiamo alla scena centrale: 28,1-7Primo giorno della settimana: il sepolcro è vuoto.Matteo usa il linguaggio dell'Antico Testamento (terremoto, angeli, folgore e neve) per dire che lo spostamento della pietra non è opera delle mani dell'uomo ma intervento di Dio.

Quarta scena: il messaggio dell'angelo e l'incontro con il Risorto: 28, 8-10Per Matteo l'apparizione di Gesù ai discepoli è annunciata in Galilea; per Giovanni, l'abbiamo visto, a Gerusalemme; Luca ne racconta una sulla strada di Emmaus. Come mai la prima tradizione cristiana ha confuso il luogo delle apparizioni di Gesù? La risposta ci sfugge.

Quinta scena le guardie: 28, 11-15aUn caso di corruzione piuttosto interessante. Le guardie vanno a riferire ai sommi sacerdoti quindi, probabilmente, erano ebree. Ma come fa Matteo a sapere che i sacerdoti e gli anziani le hanno corrotte?La seconda difficoltà del testo è più amena: che senso ha esibire come testimoni delle guardie addormentate, cosa possono aver notato, visto che dormivano?Terzo ostacolo: cosa c'entra il riferimento al governatore? Se sono guardie ebree non devono rispondere del loro operato a Pilato; se sono soldati romani non devono rendere conto ai sacerdoti!

o Riassumiamo le molte incongruenze del racconto. Riprendi le tue annotazioni in margine e stila l'elenco.

o Matteo era un ebreo (Matteo il profugo). È possibile che non colga le aporie del racconto circa le usanze del suo popolo?

o Se si tratta di imprecisioni volontarie, come si spiegano?

Tiriamo le fila del discorso: se non si vuole pensare ad un autore totalmente sprovveduto, e Matteo non lo è, bisognerà trovare una chiave di lettura. Ce la fornisce il versetto finale:lSbCosì questa diceria si è diffusa presso i Giudei fino ad oggi.

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Matteo, cristiano, è convinto della risurrezione. Egli però sa che «oggi» (non è il tempo dei fatti, ma quello in cui scrive il suo vangelo) si è diffusa una diceria: che i discepoli hanno rubato il corpo di Gesù per poi annunciarne la risurrezione.Matteo, nei confronti di questa calunnia, si comporta da vero avvocato, prendendo in considerazione le dichiarazioni della controparte e smontandole una ad una.A sostegno della tesi del furto del cadavere circolava il detto circa la presenza di guardie al sepolcro, come testimoni del misfattoAllora Matteo:

o comincia ad insinuare il sospetto che le guardie non ci fossero, visto chenon è chiaro se fossero ebree o romane, né quando siano state poste a sorve-gliare;

o prende poi in considerazione l'ipotesi che le guardie ci fossero, ma spiega che il fatto non è credibile: se ci fossero davvero state avrebbero fermato sul nascere il tentativo di furto e, se c'erano ma erano addormentate, la loro testimonianza non conta;

o da infine una ragione per cui le ipotetiche guardie mentirono.Da questa polemica tra ebrei cristiani emerge un dato sicuro: per gli uni e per gli altri, il sepolcro era vuoto. Ora quando due avversari sono d'accordo su un fatto importante, è corretto ritenere che il fatto sia reale.Questo vuoto, lasciato da un sepolcro, rimane da spiegare.

4. Stoltezza e scandaloLa croce di Gesù

Passione e morte

Leggendo i Vangeli (scritti diversi anni dopo che le vicende narrate sono accadute), si trovano nel modo di narrare i fatti alcune sottolineature, che esprimono anche una interpretazione dei fatti. Un esempio? Individua nei passi proposti il verbo più ricorrente e sottolinealo:1. Mc 14,10: Giuda Iscariota, che era uno dei dodici, si recò dai capi dei sacerdoti per

consegnarlo nelle loro mani.2. Mc 15,1: Al mattino i capi dei sacerdoti con gli anziani, gli scribi e tutto il sinedrio

tennero consiglio e, fatto legare Gesù, lo condussero e lo consegnarono a Pilato.3. Mc 15,15:Pilato, perciò, volendo dare soddisfazione alla folla, rilasciò loro Barabba

e consegnò Gesù perché, dopo averlo flagellato, fosse crocifisso.4. Lc 23,46: E Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre nelle tue mani conse

gno il mio spirito». Detto questo spirò.5. Mc 14,41: Torna ancora una terza volta e dice: «Continuate a dormire e vi ri

posate? Basta! È giunta l'ora: ecco che il Figlio dell'uomo è consegnato nellemani dei peccatori. Alzatevi, andiamo! Ecco, chi mi tradisce è vicino».

6. Gv 19,30: Quando ebbe preso l'aceto, Gesù disse: «Tutto è compiuto»; e chinato il capo, consegnò lo spirito.

II verbo che ci interessa, nelle diverse frasi, non ha sempre lo stesso soggetto. Chi è il protagonista del «consegnare» nei sei passi?

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o Nel terzo periodo il soggetto è Pilato. Nel primo invece è: ______________________

o Il secondo brano presenta un soggetto collettivo formato da:_____________________

o Nel quarto passo il soggetto è chiaro. Si tratta di: _____________________________o Nella quinta occorrenza il verbo è in costruzione passiva: «è consegnato». È una

composizione molto frequente nella Bibbia. Per evitare di pronunciare il nome di Dio si ricorre a questa astuzia grammaticale: il complemento d'agente rimane sottinteso e l'operato è attribuito alla divinità. La soluzione è nota, presso gli specialisti, col nome di «passivo teologico». L'agente della quinta frase dunque è Dìo.

o Ultimo caso: il soggetto è ancora Gesù. Quello che ci interessa evidenziarequesta volta però è il complemento oggetto. È «lo spirito»?

Tre consegne e un’autoconsegna

I passi citati sono emblematici di più consegne: la consegna umana, l'autoconsegna di Gesù, la consegna di Dio Padre e dello Spirito. La morte di Gesù assume su queste direttrici più valori.

La consegna umanaGesù è consegnato alla morte dagli uomini: Giuda, il sinedrio, Pilato. La morte di Gesù è vista come un fatto criminoso, un omicidio, perpetrato dagli uomini, anche se attenuato dalla loro ignoranza. n questa ottica la morte in croce assume due valenze. Da un lato è segno di debolezza e disonore; dall'altro si fa profezia sulla sorte dei giusti e condivisione del loro destino: in questo mondo il giusto non è tollerato.

L'autoconsegna di GesùGesù subisce l'azione di consegna degli uomini e, al tempo stesso, realizza una consegna di sé. Ne danno prova le profezie sul Figlio dell'uomo pronunciate da Gesù stesso, insieme all'atteggiamento di fondo assunto nella passione.Gesù fa della sua morte il momento culminante del suo cammino verso il Padre: si consegna al Padre per amore. La morte diventa così una presa di posizione: Gesù vi realizza il primo comandamento, «amerai il Signore Dio tuo», e il secondo, «e il prossimo tuo come te stesso». Consentendo di morire tradito, rinnegato, abbandonato e suppliziato, Gesù ama gli uomini fino in fondo e accoglie tutte le morti nel suo morire. Accettando la morte nell'oscurità, Gesù ama fino in fondo il Padre, affidandosi a Lui.

La consegna del PadreLa morte di Gesù non prende Dio alla sprovvista, essa è «secondo le Scritture». La consegna del Figlio alla morte rientra, misteriosamente, nel piano del Padre.Che Dio scelga di salvare l'uomo mandando a morte il proprio Figlio dice la gravita estrema del peccato e la grandezza dell'amore di Dio per gli uomini.La gravita del peccato: tale da non poter essere superato con tentativi umani.La grandezza dell'amore: quello che Abramo non compì, risparmiando Isacco, lo ha compiuto Dio Padre, consegnando il Figlio.

La consegna dello Spirito

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«Gesù consegnò lo spirito», vuoi dire, semplicemente: morì. Ma per i cristiani significa anche il dono dello spirito alla chiesa nascente e un'altra cosa ancora. Gesù consegna al Padre la propria divinità che gli sarà resa in pienezza nel giorno della risurrezione. È un abbandono infinito, la massima lontananza da Dio in compagnia dei peccatori: la kenosi" estrema.

Sapienza e forza

Da stoltezza e scandalo, la croce si fa sapienza e forza; sono ancora le parole di Paolo ai Corinzi a dircelo: «Per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio. Perché ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini» (1 Cor 1,24-25).

5. Teologia della risurrezione

Se Cristo non fosse risuscitato, non avremmo praticamente nessun documento su Gesù di Nazareth, la predicazione primitiva non avrebbe avuto luogo, il cristianesimo non sarebbe.Cercare il significato dell'evento pasquale diventa fondamentale. Leggiamo alcuni passi.Leggi i versetti seguenti, individua il protagonista della risurrezione e evidenzialo.

- Lc 24,34: Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone.- At 2,32-33: Questo Gesù Dio l'ha risuscitato dai morti e noi tutti ne siamo te

stimoni. Innalzato pertanto alla destra di Dio e dopo aver ricevuto dal Padre loSpirito Santo che egli aveva promesso, lo ha effuso.

- Rm 10,9: Dio lo ha risuscitato (Gesù) dai morti.Come per le considerazioni sulla morte e sulla consegna di Gesù, così la meditazione sul significato della risurrezione coglie nell'umanità e nelle persone della Trinità i poli del discorso.La risurrezione di Gesù, opera del PadreLa risurrezione di Gesù è opera del Padre. È l'intervento culminante della storia della salvezza: dopo la creazione del mondo, la liberazione dalla schiavitù egiziana, dopo aver ricondotto il suo popolo dalla dispersione dell'esilio, Dio manda suo Figlio, ne accetta la consegna, lo salva dalla morte.Qui Dio si rivela in modo decisivo come colui che è fedele e da la vita: viene incontro all'uomo Gesù, risuscitandolo.

La risurrezione per GesùÈ l'ingresso in una vita nuova, non una rianimazione come quella di Lazzaro; passaggio a Dio e alla sua pienezza.La risurrezione significa la piena approvazione del Padre alla persona, all'opera, all'insegnamento e alla morte di Gesù. Colui che appariva un abbandonato da Dio, un fallito agli occhi del mondo, è stato giustificato e glorificato da Dio.La risurrezione inaugura una presenza nuova di Gesù nel mondo, libera dai limiti del tempo e dello spazio. La sua presenza è ora nei segni: la comunità, la sua parola, l'eucarestia, i poveri.

La risurrezione di Gesù nell'uomo

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Da quel giorno l'uomo, da figlio di Dio, diviene fratello in Cristo. Cristo che si fa uomo rende l'uomo cristiano: sua immagine. L'umanità intera è fatta «cristo-fora», portatrice di Cristo.L'uomo diventa così il luogo in cui incontrare il Dio di Gesù. Ogni uomo fa pensare all'uomo Gesù. La fede in lui chiede perciò di guardare con profondità nel volto del fratello.

La risurrezione di Gesù nel credenteII Risorto è presente nei cristiani: in coloro che si sono proposti di seguirlo con una adesione esplicita alla sua persona. Ma Cristo ha trasceso le barriere del sacro e del profano, del mondo e della chiesa, dello spazio e del tempo per rendersi misteriosamente presente e operante anche negli uomini e nelle donne che, senza appellarsi a lui, rendono più umano questo mondo.

4. Sentenza finalePresentiamo due testi possibili, entrambi frutto di fantasia. Il primo è un discorso di Gesù che interviene direttamente nel processo, e da accusato…prova un po’ a provocare gli accusatori!Il secondo, tratto dal romanzo di Eric-Emmanuel Schmitt “Il Vangelo secondo Pilato”, è una immaginaria confessione di Gesù nell’orto degli ulivi, davanti agli atti della sua vicenda.

Scusate se vi interrompo…Scusate se vi interrompo, ma a questo punto, visto che mi avete tirato in ballo per tre

giorni, vorrei poter dire la mia; mi presento: sono quel Gesù di Nazareth di cui state parlando e sparlando in questo processo.A dir la verità all’inizio mi ero divertito all’idea di questo processo, poi però mi sono sentito un po’ ferito, perché mi sembrava strano che dopo due mila anni fosse necessario difendermi ancora; come se non fosse bastato essermi preso in braccio una croce, aver salito il Calvario ed essermi lasciato inchiodare sopra. Proprio io che ho predicato l’amore per tutti, anche per i nemici mi sono trovato da solo, mortalmente solo, rifiutato da tutti: dalla mia gente, dai miei discepoli, dalla mia stessa famiglia.Mi avete messo di nuovo sotto processo: le mie parole, le mie opere…persino la mia resurrezione avete provato a smontare! Mi domando il perché di tutto questo…Poi, piano piano, mi è venuto una risposta che è anche una mia provocazione: mettete sotto processo me perché non avete il coraggio di mettere voi stessi sotto processo: non avete il coraggio di interrogarvi su quelli che sono i vostri pensieri, le vostre azioni e le vostre oscurità.Mi processate per il mio messaggio schietto e sincero di pace, contrario ad ogni formalismo, perché ho predicato il perdono, la dignità di ogni persona a prescindere dal colore della pelle, dal sesso, dal suo stato sociale…e non vi interrogate sul fatto che continuate a fare delle mie parole una bella bandiera che vi va bene solo per Natale o per quei momenti in cui vi fa comodo!! Perché vi è scomodo dare il perdono a qualcuno che vi ha fatto un torto; perché vi è difficile essere sinceri e dire sì quando è si e no, quando e no….e vi rifugiate dietro compromessi buoni solo a scaricarvi la coscienza… credendo che in fondo così pensano tutti!!!Mi processate per le mie opere…e ci credo!! Avete provato a condividere la vostra vita con gli ultimi come ho fatto io!!No, voi siete troppo comodi nella vostra vita in cui basta che non abbiate la ricarica del cellulare e vi casca il mondo addosso, in quella stessa vita in cui chiudete la porta a coloro che vengono da voi solo perché un’ingiustizia, che anche voi

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alimentate, li costringe a vivere negli stenti e a chiedere qualcosa da mangiare; ed è la stessa vita in cui voi non sapete più sorridere perché anche se siete riempiti di ogni bene, in realtà siete stati svuotati di tutto ciò che può avere valore autentico per una persona.Lasciamo perdere i miracoli: se anche voi aveste un po’ di fiducia nel Padre che è nei cieli sapreste scoprire tanti miracoli attorno a voi, piccoli e grandi e magari essere voi stessi persone che sanno fare miracoli nella vita di altre persone!!!Mettete in discussione anche la mia Resurrezione: quel sepolcro vuoto, più che darvi speranza vi fa paura!!! Perché vi costringe a capire che la vita ha un termine terreno, ma prosegue in un’altra dimensione nella quale vivrete a seconda di come avete risposta all’offerta d’amore di Dio quaggiù: e se ve ne fregate di Dio, quando sarà la resa dei conti non potrete improvvisare nulla. Vi fa paura pensare che c’è un Qualcuno che alla fine vi aspetta per un incontro: e allora è meglio non pensarci e fare quello che più vi piace e vi aggrada adesso, senza pensare alle conseguenze che può avere!C’era un altro messaggio che vi avevo lasciato: siete riusciti a fraintendere anche quello!!!Il mio corpo…da Risorto ho mostrato che anche il corpo subirà una trasformazione, quasi una nuova creazione da parte di Dio; questo dovrebbe suggerirvi che anche il vostro corpo di adesso è degno di rispetto perché è la prima pietra su cui Dio fonderà la sua nuova creazione in voi!!!Ma a voi non piace sentirvi dire cosa fare o non fare del vostro corpo, non vi va di guardare a me che ho fatto del mio corpo un’offerta per il mondo: no!!! Il vostro corpo è tutto e solo per voi, l’importante soddisfarsi, attirare l’attenzione, a volte arrivate ad auto-distruggervi riempiendovi di cibo o rifiutandolo del tutto!!!Anche lo splendido linguaggio dell’amore lo avete stravolto: è diventato semplice consumo di emozioni: l’altro che avete davanti diventa il semplice oggetto con il quale soddisfare il proprio desiderio…e parlate di amore!!!L’amore è sacrifico per l’altro, è qualcosa che non si improvvisa, ma che si costruisce insieme; è una continua scoperta, ma la vostra ansia del tutto e subito vi fa bruciare tappe, sensazione e relazioni…e alla fine vi sentite come se nulla fosse in grado di rispondere alle vostre aspettative…per forza! Avete bruciato tutto, cosa vi resta da scoprire? Scusatemi se mi sono un po’ scaldato, ma è perché vi amo ancora come duemila anni fa e non mi va di vedervi persi per strade che non vi conducono a nulla. Io ho cercato di mostrarvi una strada, potete seguirla; anche a voi ripeto le parole che ho detto ai miei discepoli: “Venite e vedrete”; provate a seguirmi, a stare con me, a camminare con me: vedrete che non avrete da pentirvene!Ed ora se volete giudicarmi fate pure…ma prima vorrei che sapeste guardare dentro di voi! Se io e mio Padre oggi dovessimo giudicarvi cosa troveremmo? Siamo sicuri che le accuse che avete fatto a me non si ritorcano contro di voi? Comunque sia, sappiate che io rifarei ancora le stesse cose che ho fatto duemila anni fa, anche la croce la riprenderei: per quanto vi sembrerà strano io mi fido di voi, e so che non renderete vano il mio sacrificio.Forse…prima di giudicarmi…sarà meglio che guardiate dentro di voi!!!!

Gesù di Nazareth

Confessione di un condannato a morte la sera del tuo arrestoGerusalemme era diventata il nome della mia ansia. Il nome del mio destino. Il luogo della mia morte. Dovevo completare la mia predicazione a Gerusalemme.Ci ero andato diverse volte, brevemente, a Pasqua, come ogni giudeo osservante. Ora dovevo fare in modo di restarci. E così, ci siamo incamminati.

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Non potevo nascondermi la verità: stavo cambiando. L'amarezza e il rimprovero mi s'insinuavano troppo di frequente nel cuore. Io, che ero solo amore, diventavo aspro, impaziente, irritabile. Io, che più di ogni altra cosa apprezzo la dolcezza, arrivavo addirittura a insultare aspramente i miei avversari. Quando volevo annunciare la buona novella, l'avvento del Regno, mi si ingarbugliava la lingua nella mia retorica e udivo la mia voce minacciare, tempestare, promettere i peggiori castighi in nome di Dio. …A Gerusalemme, sulle prime, ho incontrato solo muraglie di indifferenza. A quei pochi saggi che, come Nicodemo o Giuseppe d'Arimatea, s'interessavano a me, i farisei e i membri del sinedrio tappavano la bocca sbottando: «Non vi aspetterete per caso che un profeta possa essere originario della Galilea!». Sono stato sul punto di arenarmi.Ma nel giro di sei mesi hanno smesso di sghignazzare. Si sono messi a sputare, a infuriarsi, a schiumare. Ho continuato ad esistere; esisto perché questa sera mi uccideranno. Gerusalemme...Gerusalemme che mi affascina e che faccio tanta fatica ad amare... Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi coloro che ti vengono inviati! Quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli proprio come fa la chioccia quando raccoglie i suoi pulcini sotto le ali! Ma tu hai ricusato. Gerusalemme, tutto ciò che all'interno delle tue mura costituisce il vanto di ogni giudeo, io non riesco proprio ad apprezzarlo….Non riscuotevo nessun successo a Gerusalemme, neppure curiosità. Il solo risultato ottenuto era quello di farmi detestare ogni giorno di più dai sacerdoti, dai dottori della Legge, dai sadducei e dai farisei. Più ottimisti di me, essi pensavano che un giorno sarei forse riuscito a coinvolgere e radunare il popolo, proprio grazie a un modo diverso di parlare e di pensare a Dio. Si sentivano quindi in pericolo. Cominciarono a pianificare la mia rovina. Da diversi mesi, nei loro animi, era come se fossi stato già lapidato.Quante ore ho trascorso a tentare di convincerli! A difendere la religione del cuore contro la religione dei testi! Spiegavo loro che una cosa non escludeva l'altra, perché l'una, quella del cuore, ispirava l'altra, quella delle Scritture. Pedanti, caviliosi, eruditi, mi facevano sempre ricominciare daccapo; mi costringevano a diventare giurista, esegeta, teologo, a sprofondarmi nelle controversie di diritto canonico dove, per forza, mi rivelavo inferiore a loro perché come guida non ho altro che la mia luce. A furia di ri prendere di continuo la stessa discussione, finivo per dubitare che parlassimo della stessa cosa: Dio. Difendevano il loro potere sulla base delle istituzioni, delle tradizioni. Io, invece, parlavo di Dio con le mani vuote. Riconoscevo che Dio aveva comunicato con tutti i nostri profeti: che il suo spirito si era depositato nei nostri libri e nelle nostre leggi; che il Tempio, la sinagoga, la scuola biblica sono, per la maggior parte dei mortali, l'unica e necessaria via d'accesso alla Rivelazione. Aggiungevo semplicemente che io, grazie al pozzo d'amore, avevo un ac cesso diretto a Dio. Il che era comunque meglio di un libro di seconda mano!«Blasfemo! Blasfemo!».«Non sono venuto ad abolire, bensì a compiere».«Blasfemo! Blasfemo!».Sono fuggito dall'odio dei farisei, dall'arresto ormai prossimo, sono fuggito dalla morte che mi fiutava con il suo gran naso umido e minaccioso. Mi ero sottratto appena in tempo alla collera di Ponzio Pilato, il prefetto di Roma, che aveva considerato le mie dichiarazioni sulla fine del vecchio ordine e l'avvento del Regno come una minaccia contro di lui. Alcune spie mi avevano messo sotto gli occhi una moneta con incisa la sua effigie, o quella di Cesare, chissà: questi Romani glabri, con i capelli corti, si assomigliano tutti. «Spiegaci, Jeshua, se bisogna rispettare l'occupante romano e se è giusto pagargli le imposte». «Bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare, e a Dio quel che è di Dio. Io non sono uno che comanda in guerra. Il mio Regno non ha nulla a che vedere con il suo».Questa risposta aveva tranquillizzato Pilato, ma mi aveva definitivamente alienato gli zeloti, i partigiani di Barabba, che non avrebbero disdegnato di strumentalizzarmi per far insorgere la Palestina contro l'occupante romano. Ero perfettamente riuscito nel mio intento. Distribuiti in ogni fazione, in ogni gruppo organizzato, avevo soltanto nemici.

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Avevo paura. Ero nudo, con la mia parola disarmata.Non cedevo. E neppure indietreggiavo. Ma avevo paura di avere paura. Avevo paura di deludermi, di non mostrarmi all'altezza del mio compito. Temevo, e ancora temo questa sera, che Jeshua di Nazareth, figlio di un falegname, nato su un semplice sentiero ai margini del mondo, non ce la faccia a rimettersi in piedi con le sue sole forze, il suo appetito e il suo desiderio di vivere. Riuscirò a raggiungere ancora il pozzo d'amore quando verrò frustato? Quando verrò inchiodato? E se il dolore chiudesse il pozzo? …Dal pozzo, infine, uscì una voce per dirmi che l'amore, il grande amore, a volte non ha nulla a che vedere con la giustizia; che l'amore, spesso, deve mostrarsi crudele; e che mio Padre, anche lui, avrebbe pianto nel vedermi sulla croce.Siamo arrivati qui, al monte degli Ulivi.Durante le ultime ore di questo viaggio, ho studiato il modo in cui proteggere i miei. Ho dunque riunito i dodici discepoli della prima chiamata. Le mie mani e le mie labbra tremavano perché io solo sapevo che quello era il nostro ultimo incontro. Come ogni giudeo, da buon padrone di casa ho preso il pane, l'ho benedetto con le mie preghiere e l'ho offerto ai miei commensali. Poi, sempre più commosso, ho benedetto e distribuito il vino. «Pensate sempre a me, a noi, alla nostra storia. Pensate a me in ogni spartizione. Anche quando io non ci sarò più, la mia carne sarà il vostro pane, il mio sangue la vostra bevanda. Quando ci si ama, si diventa un'unità». Li ho visti fremere. Non si aspettavano quel tono. Ho guardato quegli uomini rudi, nel vigore degli anni, e, d'improvviso, ho avuto voglia di trattarli con affetto. L'amore fluiva ormai dal mio cuore in ondate sempre più grandi. «Figlioli miei, io non sarò più per molto tempo insieme a voi. Presto il mondo non mi vedrà più. Ma voi mi vedrete sempre perché io vivrò in voi, e voi ne vivrete. Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi. Non c'è amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici». Qualcuno cominciava a lacrimare. Io non volevo che ci lasciassimo vincere dalla commozione. «Figlioli miei, voi piangerete all'inizio, ma la vostra afflizione si trasformerà in gioia. La donna, quando partorisce, passa per la sofferenza, ma non si ricorda più dei suoi travagli non appena un uomo nuovo è finalmente nato in questo mondo».Ecco. Scruto la notte. Il cielo è di un nero feroce. Il vento mi porta un odore di morte, un odore da gabbia di leoni. Tra qualche ora conoscerò l'esito della mia scommessa.Tra qualche ora si saprà se sono davvero il testimone di mio Padre o se non ero altro che un pazzo. Uno di più. La grande prova, l'unica prova, si avrà solo dopo la mia morte. Se mi sbaglio, non me ne renderò neppure conto, fluttuerò nel nulla, indifferente, incosciente. Se ho ragione, cercherò di non trionfare e porterò agli altri la buona novella. Perché, ragione o torto che abbia, non ho mai vissuto per me stesso. E nemmeno morirò per me stesso.Rifarei la scommessa anche se questa sera mi si assicurasse che ho torto.Perché se perdo, non perdo nulla. Ma se vinco, vinco tutto. E faccio vincere tutti.Mio Dio, fa' che fino all'ultimo istante io sia al l'altezza del mio destino. Che il dolore non mi faccia dubitare! Coraggio, terrò duro, resisterò. Non un grido mi scapperà. Ma come sono lento nel credere! Com'è forte la natura contro la grazia! Eppure, devo avere fiducia. Ciò che temo non è nulla in confronto a ciò che spero. Ma ecco la coorte fare la sua comparsa tra gli alberi. Jehuda regge una lanterna e guida i soldati. Si avvicina. Mi addita.Ho paura. Dubito.Vorrei salvarmi.Padre mio, perché mi hai abbandonato?

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«Anche le folle che erano accorse a questo spettacolo,

… se ne tornavano percuotendosi il petto»

(Lc 23,48)

«Come ogni parola o evento provocante, la Passione di Cristo spinge a cercare fughe e critiche, perché l’uomo non è abituato a sostenere l’inquietudine del mistero, soprattutto quando si cela dietro la brutalità dell’innocente torturato e ucciso. L’uomo tende costruirsi delle risposte piuttosto che abitare le domande, tende a razionalizzare i sentimenti piuttosto che viverli, comunicarli e condividerli. È fondamentale scoprire che siamo fatti così, ma questa nuova consapevolezza può suggerirci il miracolo di uscire da questo guscio.Anche questa visione, questo “spettacolo” può inoltrarci in una situazione simile di inquietudine, è importante non entrarci da soli, troppo sicuri di sé…è importate lasciarsi coinvolgere e provocare, sarà importante parlarne, discuterne, non lasciare tutto nelle immagini ma condividerne le reazioni. Forse, alla fine di questa visione, qualcuno di noi conoscerà la fortuna di mettersi in fila con chi lo spettacolo lo ha visto circa duemila anni fae se ne tornò a casa percuotendosi il petto».

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The Passion Di Mel Gibson – Eagle Pictures, 2004

Prima di vedere il Film

Fonti

o Soprattutto: i quattro vangeli e le visioni della mistica Caterina Emmerik2. Ecco un esempio di una delle sue visioni riprese nel film: «[…] Dopo aver inchiodata la mano destra del Galileo, gli aguzzini si accorsero che la sinistra non arrivava al foro aperto sull’altra estremità della croce. Allora si legò una corda al braccio sinistro di lui, che poi fu stirato intensamente finché la mano arrivasse al foro stesso».

o Riferimenti: i «carmi» sul Servo sofferente (Is 42,1-9;49,1-7; 50,4-11; 52,13-53,12); gli Apocrifi (es.: la Veronica e la tradizionale Via Crucis), la Sindone (vedi il trattamento del corpo di Gesù nella flagellazione, etc.).

L’iper-violenzaNegli stati uniti il film è stato classificato come «restricted» per le sequenze violente. Questo significa che la visione è vietata ai minori di 17 anni non accompagnati da un genitore o da una persona adulta.

New York Times: «La Passione di Cristo è un film di orrore e squartamenti alla Pulp Fiction e Kill Bill di Quentin Tarantino». Alberto Melloni: «Gibson piace ad una Chiesa pulp, che crede ai miracoli avvenuti durante le riprese e annunciati nel sito del film: una Chiesa lacrimosa e orgogliosa sprezzante verso la liturgia del post-concilio, bisognosa di una nuova oscurità densa nella quale sentir di nuovo gocciolare sangue e dolore».René Girard: «Per ridare alla crocifissione la sua forza scandalosa è sufficiente ritrarla per come essa è, senza aggiungere o togliere nulla. Mel Gibson è riuscito completamente in questo tentativo? Non del tutto certamente, ma c’è andato tanto vicino da gettare scompiglio tra i conformisti. […] Nel dichiarare il suo rifiuto al realismo della realtà stessa, l’estetica moderna ha distorto completamente l’interpretazione dell’arte occidentale. Ha creato una separazione tra l’estetica da una parte e la tecnologia e la scienza dall’altra, una separazione , che è venuta a formarsi solo con il sopravvento del modernismo il quale è forse solo un termine lusinghiero per indicare la nostra decadenza. La volontà di esser conforme alla realtà, di rassicurare le cose come se uno le vedesse davanti a sé, ha sempre trionfato nel passato e ha prodotto attraverso i secoli quei capolavori da cui Gibson dice d’aver tratto ispirazione. Mi si dice che luistesso cita Caravaggio. Sullo stesso filone si innestano certi cristi romantici, le crocifissioni spagnole quelle di Hieronymus Bosch, tutti i cristi in croce. Bel lungi dal disdegnare la scienza e la tecnica, la grande pittura del Rinascimento e la modernità hanno fatto uso di tutte le

2 Nata nel 1774; entrata in monastero nel 1811; stigmate 1812; morte nel 1824. Le sue esperienze mistiche furono registrate solo a partire dal 1818 da Clemens Brentano (importante esponente del romanticismo tedesco) che ne divenne il segretario.

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nuove invenzioni al servizio della volontà di realismo. Lungi dal rigettare la prospettiva e il trompe l’oeil, accolsero questa novità con passione. Basta solo pensare al “Cristo morto del Mantenga”. Per capire quello che Mel Gibson ha cercato di fare dobbiamo, mi sembra, liberarci di tutti gli snobismi modernisti e post-modernisti e pensare al cinema come estensione e superamento delle tecniche del realismo settario e pittorico. Se le tecniche contemporanee si rivelano incapaci di comunicare l’emozione religiosa è perché i grandi artisti le devono ancora trasfigurare. L’invenzione di queste tecniche ha coinciso con il primo crollo della spiritualità cristiana dall’inizio del cristianesimo.

Qualche riflessione per aiutarci a posizionarci di fronte alla «brutalità» e al deicidioo Alla luce delle visioni mistiche di Caterina Emmerick e del trattamento subito da

quella figura umana che troviamo impressa sulla sindone e sul testo di Isaia, il film è costruito attraverso una insistita iper-violenza.

o La violenza gratuita e il sesso banalizzato sono due aspetti sui quali molti film sono costruiti: la sofferenza e la violenza di questo film, però, non è paragonabile a quella di un videogioco o di qualsiasi altra immagine gratuita. Immagini che spesso scorrono tra una notizia di moda o di politica. Qui la violenza chiede inevitabilmente una forte partecipazione, ricordandoci situazioni simili a quelle dei campi di sterminio: anche se non si tratta di cronistoria – impossibile già a partire dai dati disponibili – si tratta di realismo.

o Non possiamo nascondere che da un punto di vista storico nelle province romane venivano inviati soldati romani scelti tra i più arroganti, feroci e violenti.

o La «spettacolarità» della violenza era anticamente un deterrente: i condannati dovevano subire attraverso l’umiliazione esteriore, una «morte interiore», sentirsi rifiutati dal popolo, derisi e disillusi di fronte a tutti e soprattutto da tutti. Costituivano pertanto un capro espiatorio che raccoglieva una certa «aggressività sociale».

o Ci si domanda se era necessario - o addirittura «etico» - indugiare a livello cinematografico su questo aspetto della vita di Gesù, svendendosi alla «spettacolarità»; oppure se si tratta veramente del desiderio sincero di non nascondere la storia di Gesù martoriato nella sua crudezza, trattandosi della storia più importante per un cristiano.

o Qual è il rischio per un cristiano? Pensare che la salvezza sia direttamente proporzionale al grado di sofferenza fisica subita; più Gesù Cristo soffre fisicamente e più Gesù Cristo ci salva. Da qui deriverebbe una falsa concezione della salvezza e della vita cristiana, con tratti patologici -masochistici - quando non possiamo negare che la gioia è una caratteristica del cristiano.

o Il sangue: quanto sangue versato in questo film. Si tratta proprio di violenza gratuita? Forse è bene collocarci in un ottica eucaristica. Maria che asciuga il sangue di suo figlio dopo la flagellazione è segno di come non possiamo gettare via nessuna di quelle gocce di sangue… per dire la preziosità del sangue di Cristo, che a sua volta ci dice quanto è prezioso il sangue umano! In quel gesto spesso discusso e poco capito di Maria, possiamo cogliere come nessuna goccia di sangue è sprecato, e in Cristo si tratta del sangue dell’umanità. Maria è madre che raccoglie il sangue dell’umanità versato nella sofferenza per dire che non è sprecato, non è buttato.

Il deicidio e l’antisemitismo

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Daily News: «È il film più violentemente antisemita dai tempi delle pellicole di propaganda nazista della seconda guerra mondiale». Leon Wiesaltier: «La Passione di Cristo è senza subbio un film antisemita: e chiunque affermi il contrario non sa nulla, o fa finta di non sapere nulla, della storia iconografica dell’antisemitismo». Moni Ovadia: «Non credo che questo film affogato di stereotipi possa far rinascere un antisemitismo legato brutalmente all’accusa di deicidio rivolta per secoli agli ebrei… Penso piuttosto che quella rimozione emotiva possa spuntare da un’altra parte, cioè nella vicenda israelo-palestinese».Renè Girard: «Nulla giustifica queste accuse. Per Mel Gibson, la morte di Gesù è un fardello che grava sulle spalle dell’intera umanità, cominciando da Mel Gibson stesso. Quando il suo film si allontana leggermente dalle fonti evangeliche, il che accade raramente, non è per demonizzare gli ebrei, ma per dare risalto alla pietà che Gesù ispira in alcuni di loro».

Qualche riflessione per posizionarci di fronte alla «responsabilità deicida»o Di fronte alla proposta di Pilato di liberare Gesù, in Mt 27,25 troviamo questo versetto:

E tutto il popolo rispose: «Il suo sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri figli». L’espressione in aramaico viene pronunciata durante il film, ma non viene tradotta nei sottotitoli.

o Prima ancora di uscire nelle sale, il film ha suscitato molte polemiche, tra cui quella antisemita: la considerazione non è sostenibile. Forse è servita a creare dibattito e incuriosire il pubblico meno interessato ad andare a vedere il film con il gioco delle polemiche anticipate. Oppure è la polemica è servita per creare un filtro sugli spettatori, spostando il loro interesse a cercare o a negare a tutti i costi questo antisemitismo.

o Maia Morgensten, attrice rumena già protagonista de La settima stanza nel ruolo di Edith Stein, qui nel ruolo della madre di Gesù, si esprime così: «Io sono ebrea e questo non è certo un film antisemita. È una pellicola che si sviluppa a diversi livelli, un film ricco di metafore e significati. Voglio parlare di questo film, non voglio difendere Gibson».

o «Certo le colpe dei padri non dovrebbero ricadere sui figli, ed è vero che un’opera cinematografica, così come qualsiasi altra opera dell’ingegno o dell’arte, andrebbe innanzitutto vista prima di pronunciarsi (una regola che in questo caso non è stata applicata) e poi giudicata in sé, al di là delle idee e delle tendenze dell’artista»3.

o Non possiamo negare una cosa: accusare questo film di antisemitismo sarebbe come accusare gli stessi Vangeli. La questione non è il film, è il Vangelo, dentro il quale avviene un processo giudaico e un processo romano. Il giudaismo stesso, non di meno il sinedrio, era dibattuto sulla figura di Gesù, una parte del sinedrio e dei sacerdoti non fu favorevole alla condanna di Gesù.

o Durante la crocifissione, Mel Gibson ha voluto impugnare il martello e piantare il primo chiodo sulla mano di Gesù. La polemica antisemita può essere utile a comprendere una cosa: che i veri protagonisti del deicidio non sono gli ebrei, non sono i romani o gli stessi i nazisti, ma lo siamo tutti. La posizione che Cristo ha preso sulla croce è la posizione di chi perdona chiunque: lui perdona anche chi non lo accetta. Di fronte alla crocifissione allora non ci sono solo aguzzini, ma c’è una folla: noi possiamo farne parte anche senza consapevolezza.

3 TORNIELLI A., La Passione. I Vangeli e il film di Mel Gibson, Piemme, Casale Monferrato 2004, 16.

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o «Accettare» questa nostra responsabilità significa riconoscerci con estrema verità tra coloro che lo uccidono. «Riconoscere» questa posizione significa iniziare a comprendere il cristianesimo che non divide i buoni e i cattivi, i giusti e i peccatori: siamo tutti peccatori! «Vivere questo riconoscimento» significa predisporsi ad accettare il perdono e quindi poter perdonare chiunque, anche quando siamo noi i perseguitati (Gv 15,20 «Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi»).

o Forse il commento di Renè Girard può aiutarci ancora di più: «Mel Gibson si colloca in una tradizione mistica di fronte alla passione: “Quale goccia di sangue hai versato per me?” etc. Questi mistici sentono come loro dovere immaginare fedelmente le sofferenze di cristo, assolutamente non per coltivare uno spirito di vendetta contro gli Ebrei o i romani, ma per meditare sulla nostra stessa colpevolezza»4.

Evocativo e non didascalico, kerigmatico e non catechetico

o Il film è costruito con scene e richiami senza indugiare in dilungate spiegazioni, ma evocando e parafrasando fatti e parole del vangelo, immaginando scene inedite della vita di Gesù, suscitando emozioni senza incasellarle, senza razionalizzarle. Il film è per molti aspetti kerigmatico: Il kerigma non è una spiegazione (allora sarebbe catechesi), ma l’annuncio dei primi testimoni: che il Cristo ha sofferto per noi, è morto crocifisso ed è risorto e apparso (cf. 1Cor 15,3-5). Di fronte a ciò ciascuno può reagire a suo modo: d’altra parte anche l’annuncio del Crocifisso Risorto provocava negli uditori degli apostoli divisioni, lacerazioni, prese di posizioni diverse.

o Come per il Vangelo, ciò che allora provoca non è solo il «detto» ma il «non detto»: come reagire di fronte ad un innocente così maltrattato? Come reagire di fronte alle critiche del film? Come prendere una posizione personale e non di moda? Come non lasciarmi sedurre da un solo punto di vista per comprendere il film?

Come guardare questo film?

o Come ha affermato il suo regista, questo film può costituire una «meditazione». o «Mel Gibson ha dichiarato che il suo scopo era quello di proporre “non un’esperienza

cinematografica, ma una esperienza che per caso si presenta in vesti cinematografiche”. Favole e stereotipi non vi trovano posto. È per questo che La Passione riesce là dove anche le stazioni della Via Crucis, con il loro ripercorrere in modo ascetico e nondimeno gradevole lo stesso soggetto, falliscono: metterci faccia a faccia con il costo enorme della nostra Redenzione. Il cristiano medio potrà meditare sui suoi peccati con un vago senso di rammarico mentre avanza lungo la Via Crucis, eventualmente anche considerando il peso delle sue colpe sulle sofferenze di Gesù. Ma tale pratica non dura a lungo. Troppo astratto come sforzo di fede quello di provare ad immaginare le sofferenze di Cristo e il loro dipendere dai nostri peccati. In un film come questo, invece, non è necessario andare in cerca dell’emozione giusta. È l’emozione stessa ad andare incontro e a trovare lo spettatore»5.

4 RENÈ GIRARD, «The Passion di Mel Gibson: una violenza ala servizio della fede», da: Le Figaro Magazine, 27 Marzo 2004 (traduzione di M. Buffoni e I.-G. Marino).

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o Una visione del film, però, è costruttiva soprattutto se «protetta» da un’introduzione e da un dibattito, dalla possibilità di dialogare e quindi condividere assieme i propri punti di vista. Il dialogo ci aiuta a prendere una sana distanza dal film, evitando gli estremismi: il rifiuto categorico del film o l’adesione totalizzante senza una critica costruttiva, senza una interiorizzazione delle emozioni, senza una presa di posizione. Il dialogo, la «parola» ci proteggono dagli eccessi delle immagini e delle emozioni incontrollate, quando sono difficili da comprendere nel loro vero senso.

o Ciascuno può vedere il film con gli occhi di ciascun personaggio: Pietro o Giuda, la Madre Maria o Claudia la moglie di Pilato, gli scribi, il sommo sacerdote o Pilato, la veronica, il cireneo o uno dei Romani …in ciascuno di questi è rappresentato una «parte di noi».

o È molto suggestivo il gioco di sguardi dei personaggi: il film presenta pure un gioco di sguardi tra «terra e cielo» (per es. cf. la scena iniziale: «luna oscurata» e la scena dall’alto su Gesù appena morto).

o Alcuni flashback hanno un intento evocativo e teologico: vedi i richiami tra ultima cena (l’eucaristia) e il momento della crocifissione.

o Come di fronte ad un opera d’arte, così questo film va visto «con grande attenzione ed empatia»6.

Personalmente…Penso che durante la visione non conviene trattenere le emozioni comprese le lacrime. Da buoni cristiani - o da teologo - rischieremo di non lasciarci coinvolgere dall’evento e di guardarlo avendolo già incapsulato dentro un sistema di difesa impermeabile all’annuncio del messaggio.

Alcune chiavi di lettura dopo la visione

Iniziamo subito contemplando questa splendida poesia che troviamo nel libro del profeta Isaia, un testo che nasconde un’esperienza drammatica, nella quale si è riconosciuto Israele e poi lo stesso Gesù.

Il quarto carme sul servo sofferente di Isaia (Is 52,13-53,12)52

5 R. ROYAL, «Silenzio e pietà. La sacra violenza della Passione di Mel Gibson», in La passione secondo Mel Gibson. Guida alla lettura del film, Ancora, Milano 2004, 12.6 Cf. La passione secondo Mel Gibson. Guida alla lettura del film, Ancora, Milano 2004, 3.

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13Ecco, il mio servo avrà successo, sarà onorato, esaltato e molto innalzato. 14Come molti si stupirono di lui tanto era sfigurato per essere d'uomo il suo aspetto e diversa la sua forma da quella dei figli dell'uomo - 15così si meraviglieranno di lui molte genti; i re davanti a lui si chiuderanno la bocca, poiché vedranno un fatto mai ad essi raccontato e comprenderanno ciò che mai avevano udito.

531Chi avrebbe creduto alla nostra rivelazione? A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore? 2È cresciuto come un virgulto davanti a lui e come una radice in terra arida. Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per provare in lui diletto. 3Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia, era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima. 4Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. 5Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti. 6Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su di lui l'iniquità di noi tutti. 7Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca. 8Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo; chi si affligge per la sua sorte? Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi, per l'iniquità del mio popolo fu percosso a morte. 9Gli si diede sepoltura con gli empi, con il ricco fu il suo tumulo, sebbene non avesse commesso violenza né vi fosse inganno nella sua bocca. 10Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori. Quando offrirà se stesso in espiazione, vedrà una discendenza, vivrà a lungo, si compirà per mezzo suo la volontà del Signore.

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11Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce e si sazierà della sua conoscenza; il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà la loro iniquità. 12Perciò io gli darò in premio le moltitudini, dei potenti egli farà bottino, perché ha consegnato se stesso alla morte ed è stato annoverato fra gli empi, mentre egli portava il peccato di molti e intercedeva per i peccatori.

La morte di Gesù secondo Luca (Lc 23,44-49)44 Era verso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. 45 Il velo del tempio si squarciò nel mezzo. 46 Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo spirò. 47 Visto ciò che era accaduto, il centurione glorificava Dio: «Veramente quest'uomo era giusto». 48 Anche tutte le folle che erano accorse a questo spettacolo (in greco: theoria), ripensando a quanto era accaduto, se ne tornavano percuotendosi il petto. 49 Tutti i suoi conoscenti assistevano da lontano e così le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, osservando questi avvenimenti.

Essendo prevalentemente evocativo, il film gioca soprattutto con immagini simboliche e sguardi densi di significati. Richiamare alcuni di questi aspetti potrebbe essere utile per apprezzare alcune dinamiche del film e approfondire il mistero che tenta di trasmettere.

Presso il giardino

o Il giardino (il Getzemani), il serpente e l’albero: richiamo gli inizi descritti in Gen 2-3, il giardino terrestre e la caduta del primo uomo.

o Lo sguardo al cielo e la luna oscurata: si tratta di un primo richiamo del Film al Padre, il suo silenzio e la sua misteriosa partecipazione che non compare solo nella lacrima finale che cade dal cielo, ma ogni qualvolta Gesù alza gli occhi al cielo o quando la scena viene ripresa dall’alto.

o Le parole di satana: o «Ma tu credi che un solo uomo possa portare il peso dei peccati di tutti? …no, un

uomo solo non può! … Chi è tuo Padre? Chi sei tu?». o Queste parole sono importanti per comprendere in quali modi satana riappare per

riaffermare questa considerazione, quando ad esempio durante la flagellazione lo si intravede tra la folla che porta in braccio un bimbo7, ma un bimbo con il volto e il «sorriso sarcastico».

o Il gesto di schiacciare il serpente con il piede: è significativo. La tradizione attribuisce questo gesto a Maria interpretando in senso femminile Genesi 3,15: «Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno». «Questa» si riferisce alla Donna o dalla stirpe da cui nacque

7 Sembra l’immagine di una madonna della «tenerezza alla rovescia».

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Gesù? In ebraico si riferisce alla stirpe di Adamo in senso lato, un discendente, che poi sarà il futuro messia.

Il «piede» di Gesù sulle forze del male

o Il gesto del piede che sovrasta le potenze del male è denso di simbologia: innanzitutto è segno di sovranità e viene attribuito al re; nei Vangeli troviamo un episodio molto significativo, quando Cristo cammina sulle acque. Le acque sono spesso simbolo delle potenze del male e Cristo camminandoci sopra esprime il suo potere sul male.

o Questo gesto nel giardino è accompagnato con un rumore che indica forza e determinazione: lo stesso lo riscontriamo nel flashback della Maddalena che mentre asciuga dal Sangue di Cristo la pavimentazione della fortezza Antonia si ricorda del perdono ricevuto, l’episodio descritto in Gv 8,1-11. Anche qui il gesto è ricordato con l’immagine del piede di Gesù e della sua mano che scrive per terra con un gesto che richiama il suono di un aratro che scava la terra.

o Non di meno la lacrima finale cade a terra producendo un suono simile e rievocando la medesima determinazione nei confronti della terra.

L’eloquenza degli sguardiUno degli aspetti che costellano la trama del Film è costituito dagli sguardi: o Pietro e Malco con l’orecchio aggiustato.o Gesù e Giuda, mentre Gesù viene sollevato con le catene, durante il tragitto che lo

porterà al sinedrio.o Gesù e Pietro subito dopo il rinnegamento.o Pilato e la moglie Claudia dalla finestra della fortezza Antonio.o Lo sguardo partecipe di Gesù con uno personaggi di colore facente parte dei

commensali della corte di Erode.o Satana e Gesù durante la flagellazione; in questo caso Satana sembra lanciare un

significativo messaggio, ricalcando la solitudine di Cristo che già presso l’orto degli ulivi aveva sottolineato. Satana porta in braccio i suoi figli, Dio non aiuta suo figlio Gesù nel suo supplizio.

o Maria e Claudia, quando questa le consegna i panni bianchi per asciugare il sangue del proprio figlio nel luogo della flagellazione.

o Durante la Via Crucis: Gesù e la Veronica; Maria e Gesù (con il struggente Flash Back sull’infanzia) e poi lo sguardo di Longino, cioè il romano che secondo la tradizione aveva riconosciuto nel crocifisso il figlio di Dio.

o Lo sguardo con il Cireneo, soprattutto alla conclusione del suo percorso con Gesù.o Lo sguardo della Maddalena durante la crocifissione: è un volto sofferente/dolorante

per le atrocità subite da Gesù che improvvisamente diventa uno sguardo meravigliato proprio nel momento in cui viene rovesciata la croce per ribattere i chiodi fuoriusciti dall’altra parte del legno. La meraviglia della Maddalena si spiega perché l’accaduto è segnato da una cosa insolita: la croce rimane sospesa come se ci fossero degli inaspettati appoggi ai quattro lati8.

o Lo sguardo di Maria addolorata verso la telecamera con il braccio il Figlio morto.

8 Nello suo scritto, la mistica Emmerik descrive molto minuziosamente questo momento in cui la croce viene rovesciata con la testa di Gesù verso terra. Lei vede quattro angeli che sostengono impedendo che il corpo di Gesù tocchi terra. Forse questo spiega lo sguardo di meraviglia della Maddalena.

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o Ma il gioco di sguardi più denso è quello tra Maria e Gesù e quello di Gesù al Cielo e del Cielo su Gesù: vale la pena spendere una parola su questo.

Uno sguardo che rialza: Maria e GesùUna scena che si ripete più volte è la presentazione di un Gesù che si rialza dalle sua cadute. Le scene sono potenti perchè Gesù si rialza da una situazione impossibile: o dopo il primo colpo della flagellazione; o durante la via crucis (più volte); o dopo che il cireneo lo lascia sul Golgota, sfinito e a terra.Questa scena ci descrive a prima vista un Gesù dalla capacità sovraumana, un Gesù dai tratti molto eroici9. Se guardiamo meglio la scena però non possiamo collegare questo atto ad un altro decisivo e significativo: lo sguardo della madre. Gesù si rialza durante la flagellazione appena vede la madre; così nella caduta10 durante la via crucis, così sul Golgota. C’è un sottile rapporto tra Gesù e la madre che attraversa il Film e che segna inequivocabilmente la forza di Gesù. Forse più che un Gesù energumeno ed eroico, allora si tratta di una ulteriore luce del film su Gesù e la sua relazione con sua Madre. Non di meno allora, possiamo parlare di qualcosa di simile nel suo rapporto con il Padre nel Cielo.Rialzarsi è anche il gesto della risurrezione. Il gesto finale del film.

Lo sguardo al cielo di Gesù e lo sguardo dal Cielo su Gesù: una goccia, una lacrima.

Si tratta di una trama che compare ripetutamente e segna un filo rosso determinante:o All’inizio: con una luna oscurata Gesù si rivolge nella notte ad un Dio misteriosamente

silenzioso. Per un attimo c’è una inquadratura dall’alto.o Di fronte a Pilato presso la fortezza Antonia, uno sguardo verso il cielo soleggiato è

puntato su una colomba. Il richiamo alla scena del battesimo presso il Giordano è evidente. Proprio in quel contesto dal cielo la voce Paterna aveva confermato il Cristo nel suo ministero: «Questi è il mio figlio prediletto nel quale mi sono compiaciuto»11.

o Durante la Via Crucis: Gesù da cenni di una ulteriore caduta e la telecamera evidenzia uno sguardo che si apre a tutto campo verso l’alto.

o Inoltre la Via Crucis è seguita da Satana e Maria, i quali ad un certo punto incrociano i loro sguardi.

o In fine una goccia dall’alto cade sulla scena della crocifissione: si tratta di una lacrima finale che denota la partecipazione di Dio alla morte.

Satana9 Qualcosa di simile lo si può riconoscere nel film di Braveheart, nella scena conclusiva della condanna del protagonista (Mel Gibson).10 Da notare che una delle cadute è segnata dall’incontro con la Veronica.11 Cf. Mt 3,17; Mc 1,11; Lc 3,22.

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La figura di Satana viene eloquentemente evidenziata con un volto androgino (maschile e femminile), ambiguo, cinico e freddo. Il «volto di satana», però, si «moltiplica» in alcuni volti che per certi aspetti si richiamano, sempre per caratterizzarsi dallo sguardo distorto, dall’occhio malsano, indice di una visuale falsificante e falsa della realtà. In particolare sono da richiamare: o Il volto sarcastico dei piccoli demoni con l’occhio malsano che assediano Giuda fino

all’impiccagione.o Il volto sarcastico di Barabba con un occhio strabico.o Il volto/sorriso ambiguo bambino/nano in braccio satana.o Il volto del ladrone non pentito che si ritrova ad essere senza un occhio: accecato

nella fede.Accanto al gioco dei volti positivi e negativi attraverso i quali esprimere una lotta tra l’impero delle tenebre e quello della luce, non manca un gioco simile attraverso la comparsa degli animali

Gli animali

o Il serpente iniziale apre una serie di apparizioni di animali a volte dal senso ambiguo: o Gli asini: quello di Gesù che entra in Gerusalemme, che - secondo la tradizione -

allude all’asino che vede Giuda ormai in decomposizione prima dell’impiccagione e gli asini sui quali sono seduti i sacerdoti che si recano presso il luogo della crocifissione.

o Il ghepardo presso la corte di Erode. o Il corvo che toglie un occhio al ladrone non pentito, per indicare la sua cecità nella

fede. o In contrapposizione appare una colomba quando Gesù alza gli occhi al cielo durante

il primo incontro con Erode presso la fortezza Antonia richiamando il battesimo ricevuto presso il Giordano e quindi il rapporto con il Padre.

Una teologia a flashbackUn altro aspetto sorprendente del Film sono i flashback:o Presso il sinedrio: Gesù si ricorda di un episodio, dove in veste di falegname scherza

con la madre.o Inoltre viene rievocata la scena di Pietro e la profezia di Gesù durante l’ultima cena.o Durante la flagellazione: la Maddalena ricorda la condanna alla lapidazione, che

Gesù è riuscito a revocare12.o L’acqua e il catino dentro il quale Pilato si lava le mani riportano all’ultima cena.o Così la visione dei sandali dei suoi flagellatori ricorda la lavanda dei piedi.o Durante la via crucis: Maria rivive nella caduta di Gesù, una scena dell’infanzia.

12 Cf. Gv 8,1-11. Da ricordare che l’attribuzione della Maddalena con la peccatrice descritta in Lc 7,36-50 proviene dalla tradizione successiva ai vangeli.

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o Avvicinandosi al luogo della crocifissione in un luogo sopraelevato (Golgota), viene richiamato il «discorso della montagna»13, proprio il passo sull’amore ai nemici e a quelli che perseguitano.

o La crocifissione è ben collegata all’ultima cena: viene evocato il pane avvolto in un panno e poi scoperto sul tavolo prima del pasto, così Gesù viene scoperto delle sue vesti; l’alzarsi del crocifisso è introdotto dalla scena del pane alzato, e il calice impugnato richiama il sangue del crocifisso.

Si tratta di richiami alla storia di Gesù prima della passione, in particolare quelli dell’ultima cena. Non sono evocazioni casuali, ma offrono un taglio per cogliere il mistero della passione alla luce di quello che Gesù ha detto e fatto. L’ultima cena in particolare, con il suo senso eucaristico, evoca il senso vero di quella morte innocente e cruenta, il senso del sangue versato e del pane spezzato. Sotto questo aspetto il film non spiega ma evoca, proponendo il mistero della salvezza in una modalità molto eloquente. Inoltre si potrebbe affermare che Gesù Cristo risulta il risorto, il figlio di Dio che ha potere sul male e sulla morte, fin dalla prima scena14: riesce in questo modo a comunicare il mistero del figlio di Dio uomo e Dio, rimanendo sempre descrittivo, narrativo.

La morte: «fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno»Il costato trafitto segna un’altra tappa importante, che richiamo sia Gv 19,34, dove si parla dell’acqua del sangue che sgorgano dal cuore di Cristo, segno del battesimo e dell’Eucaristia. La scena però sembra esagerare facendo sgorgare una quantità esagerata di sangue ed acqua. Tale quantità inonda il romano che già era comparso all’inizio e si era preso dell’«idiota» e che poi lungo il tragitto chiederà informazioni sulla madre di Gesù: un’inondazione battesimale. Inoltre si richiama il passo di Gv 7,37-38: «Nell'ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù levatosi in piedi esclamò ad alta voce: “Chi ha sete venga a me e beva chi crede in me; come dice la Scrittura: fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno”».

Don Martino Signoretto

13 Mt 5-7.14 Questo aspetto risalta ulteriormente il titolo del film: «The Passion of the Christ», non di «Jesus». È la passione del Cristo: l’articolo inglese «the» non è casuale così la scelta di non mettere Jesus.

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CelebrazioneLa proposta è che i ragazzi stessi costruiscano una “via crucis” da proporre all’intera comunità, che sia espressione del loro cammino di approfondimento della vita e del percorso di Gesù. Una via crucis che riprenda il Vangelo e che sappia anche parlare della vita dei ragazzi stessi.Tratta dal sito Qumran, alleghiamo una proposta di Via crucis sul vangelo di Giovanni, commentata da preghiere salmiche

Via Crucis Passione gloriosa giovannea (Gv 18-19)

1. Il tradimento“Gesù uscì con i suoi discepoli e andò al di là del torrente Cedron, dove c’era un giardino. Anche Giuda, il traditore, conosceva quel posto. Giuda dunque, preso un distaccamento di soldati e delle guardie fornite dai sommi sacerdoti e dai farisei, si recò con lanterne, torce e armi”.

“Mentre il mio spirito vien meno, tu conosci la mia via.Nel sentiero dove cammino. Mi hanno teso un laccio.Non c’è per me via di scampo, nessuno ha cura della mia vita”. (Sl 141)

2. La cattura“Gesù allora, conoscendo tutto quello che gli doveva accadere, si fece innanzi e disse loro: Chi cercate? Gli risposero: Gesù, il Nazareno. Disse loro Gesù: sono Io! Indietreggiarono e caddero a terra. Allora il distaccamento con il comandante e le guardie dei Giudei afferrarono Gesù e lo legarono”.

“Oracolo del Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra,finché io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi.” (Sl 109)

3. Nel Sinedrio“Lo condussero prima da Anna: egli era infatti suocero di Caifa, che era sommo sacerdote in quell’anno. Allora il sommo sacerdote interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e alla sua dottrina. Gesù gli rispose: Io ho parlato al mondo apertamente e non ho mai detto nulla di nascosto. Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto”.

“Non temerà annunzio di sventura,saldo è il suo cuore, confida nel Signore.Sicuro è il suo cuore, non teme, finché trionferà sui suoi nemici”. (Sl 111)

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4. Gesù Percosso“Una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: Così rispondi al sommo sacerdote? Gli rispose Gesù: Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male; ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?”

“L’empio vede e si adira,digrigna i denti e si consuma.Ma il desiderio degli empi fallisce.Scherniscono e parlano con malizia,minacciano dall’alto con prepotenza” (Sl 111 e 72)

5. Da Pilato“Allora condussero Gesù nel pretorio. Uscì dunque Pilato verso loro e domandò: Che accusa portate contro quest’uomo? Gli risposero: Se non fosse un malfattore non te l’avremmo consegnato. Allora Pilato disse: Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra legge! Gli risposero i Giudei: A noi non è consentito mettere a morte nessuno”.

“Lo scettro del tuo potere stende il Signore da Sion:Domina in mezzo ai tuoi nemici.A te il principato nel giorno della tua potenza”. (Sl 108)

6. Regalità e verità“Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: Tu sei il re dei Giudei? Gesù rispose: Dici questo da te oppure altri te l’hanno detto sul mio conto? Il mio regno non è di questo mondo. Allora Pilato gli disse: Dunque tu sei re? Rispose Gesù: Tu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce. Gli disse Pilato: Che cos’è la verità?”.

“Tu sei il più bello tra i figli dell’uomo, sulle tue labbra è diffusa la grazia,ti ha benedetto Dio per sempre. Il tuo trono dura sempre;Dio, il tuo Dio, ti ha consacrato con olio di letizia, a preferenza dei tuoi eguali”. (Sl 44)

7. Il baratto“Pilato uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: Io non trovo in lui nessuna colpa. Vi è tra voi l’usanza che io vi liberi uno per la Pasqua: volete dunque che io vi liberi il re dei Giudei? Allora essi gridarono: Non costui, ma Barabba! Barabba era un brigante”.

“Io sono con te sempre: tu mi hai preso per la mano destrae mi accoglierai nella gloria. Vengono meno la mia carne e il mio cuore;ma la roccia del mio cuore è Dio, è Dio la mia sorte per sempre”. (Sl 72)

8. Il re burlato“Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare. E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora; quindi gli venivano davanti e gli dicevano: Salve, re dei Giudei! E gli davano schiaffi”.

“Io gioisco pienamente nel Signore, la mia anima esulta nel mio Dio,perché mi hai rivestito delle vesti di salvezza, mi hai avvolto con il manto della giustizia”. (Isaia)

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9. Ecce Homo“Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: Ecco l’uomo! Al vederlo i sommi sacerdoti e le guardie, gridarono: Crocifiggilo, crocifiggilo! Disse loro Pilato: Prendetelo voi e crocifiggetelo; io non trovo in lui nessuna colpa. Gli risposero i Giudei: Noi abbiamo una legge e secondo questa legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio”.

“Porgi l’orecchio, Dio, alla mia preghiera, non respingere la mia supplica;dammi ascolto e rispondimi. Dentro di me freme il mio cuore,piombano su di me terrori di morte. Getta nel Signore il tuo affannoed egli ti darà sostegno”. (Sl 54)

10. “Ad Crucem”“Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette nel tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, e disse ai Giudei: Ecco il vostro re! Ma quelli gridarono: Via, via, crocifiggilo! Disse loro Pilato: Metterò in croce il vostro re? Risposero i sommi sacerdoti: Non abbiamo altro re all’infuori di Cesare. Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso”.

“Volgiti a me e abbi misericordia, tu che sei giusto per chi ama il tuo nome.Rendi saldi i miei passi E su di me non prevalga il male”. (Sl 118)

11. Crocifisso“Essi allora presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo del Cranio, detto in ebraico Golgota, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall’altra, e Gesù nel mezzo: Pilato compose anche l’iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: Gesù il Nazareno, il re dei Giudei”.

“Ma io per la tua grande misericordia entrerò nella tua casa.Signore, tu benedici il giusto: come scudo lo copre la tua benevolenza.Gli vieni incontro con larghe benedizioni; gli poni sul capo una corona di oro fine.Vita ti ha chiesto, a lui l’hai concessa”. (Sl 5 e 20)

12. Maria: La Madre“Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Magdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: Donna, ecco il tuo figlio! Poi disse al discepoli: Ecco la tua madre! E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa”.

“La tua grazia, Signore, mi ha sostenuto. Quand’ero oppresso dall’angoscia,il tuo conforto mi ha consolato. Alle spalle e di fronte ricircondie poni su di me la tua mano”. (Sl 93 e 138)

13. La morte“Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era stata ormai compiuta, disse: Ho sete. Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna imbevuta di aceto in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. E dopo aver ricevuto l’aceto, Gesù disse: Tutto è compiuto! E, china to il capo, spirò”.

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“Se cammino in mezzo alla sventura, tu mi ridoni vita;la tua destra mi salva. Il Signore completerà per me l’opera sua.Il Signore ha stabilito nel cielo il suo trono e il suo regno abbraccia l’universo”. (Sl 137 e 102)

14. Sangue ed acqua“Perché i corpi non rimanessero in croce durante il sabato, chiesero a Pilato che fossero loro spezzate le gambe e fossero portati via. Venuti però da Gesù e vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua”.

“Ti esalterò, Signore, perché mi hai liberato e su di me non hai lasciato esultare i nemici.Signore mi hai fatto salire dagli inferi, mi hai dato vita perché non scendessi nella tomba”. (Sl 29)

15. Sepoltura“Dopo questi fatti, Giuseppe d’Arimatéa chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Vi andò anche Nicodémo e portò una mistura di mirra e aloe di circa cento libbre. Essi presero allora il corpo di Gesù, e lo avvolsero in bende insieme con oli aromatici. Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo. Là dunque deposero Gesù”.

“Io pongo sempre innanzi a me il Signore, sta alla mia destra, non posso vacillare.Di questo gioisce il mio cuore, esulta la mia anima;anche il mio corpo riposa al sicuro. Ecco, i tuoi nemici, o Signore,ecco, i tuoi nemici periranno, saranno dispersi tutti i malfattori.Tu mi cospargi di olio splendente. Il giusto fiorirà come palma,crescerà come cedro del Libano”. (Sl 15 e 91)

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INDICE

Il tuo volto io cercoMaestro dove abiti? Da una fedeRicevuta….alla fede in gesu’ 2.2

Pag.

o Introduzione 05

Parte 1: Credere oggi: in questa età, in questo tempo 2.2.1 08 Scheda 1: Portatemi Dio 09 Scheda 2: La fede di chi non crede 17 Scheda 3: Perché Credo 23 Scheda 4: Credo, aumenta la mia fede

25

Parte 2: Io ti battezzo: dalla fede ricevuta alla fede scelta 2.2.228

Scheda 1: Una fede ricevuta 29 Scheda 2: Una fede iniziata 32 Scheda 3: Vivere da risorti 41 Scheda 4: Storie di conversioni

44 Appendice: Lo “Sbattezzo” 53

Parte 3: Il caso Gesù: La storia e le interpretazioni 2.2.356

Scheda 1: Un Gesù diverso: Quale Gesù? 58 Scheda 2: Secondo il mio Vangelo 66 Scheda 3: I vangeli apocrifi 77 Scheda 4: Il Vangelo di Gesù Cristo 86 Scheda 5: Processate quell’uomo 100

Celebrazione 137

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I film indicati li potrete trovare, con la forma del prestito gratuito, presso il Centro di Pastorale Giovanile a Settimo di Pescantina (Vr) o presso la Domus Pacis a Legnago (Vr)

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