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ANNO 3 N. 11 • Marzo - Aprile - 2013 MAGAZINE MAGAZINE GRUPPO GIOMI A Latina la Società Italiana di Urodinamica L’INTERVISTA Alessandro Battilocchio al lavoro per la solidarietà ITALIA Nasce il supermarket dei disoccupati

MAGAZINE - giomi.com Aprile.pdf · lità di poter ascoltare un ragazzo poco più grande di loro e la sua esperienza in Europa. Quel giorno il ... to un’ampia intervista a pag 16

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ANNO 3 N. 11 • Marzo - Apri le - 2013

MAGAZINEMAGAZINE

GRUPPO GIOMI A Latina la Società Italiana di Urodinamica

L’INTERVISTAAlessandro Battilocchio al lavoro per la solidarietà

ITALIA Nasce il supermarket dei disoccupati

CASA DI CURA MADONNADEL ROSARIO S.R.L.

RESIDENZA SANITARIAASSISTENZIALE60 POSTI LETTO

VIA BUONARROTI, 81 00053 CIVITAVECCHIA (RM)

tel.+39.0766.25221 fax.+39.0766.25222

[email protected]

R.S.A. FLAMINIA S.R.L.RESIDENZA SANITARIA

ASSISTENZIALE58 POSTI LETTO

STRADA CAMPAGNANESE SNC

LOCALITÀ VALLE DELL’OLMO 00067 MORLUPO (RM)tel.+39.06.90192936fax.+39.06.90192936

[email protected]

RESIDENZA CIMINA S.R.L . RESIDENZA SANITARIA

ASSISTENZIALE68 POSTI LETTO

VIA DELL’OSPEDALE, 201037 RONCIGLIONE (VT)

tel.+39.0761.650371 fax.+39 0761.650344

[email protected]

R.S.A. VITERBO S.R.LRESIDENZA SANITARIA

ASSISTENZIALE60 POSTI LETTO

STRADA PROVINCIALE TEVERINA,13/A 01100 VITERBO

tel.+39.0761.353900 fax.+39.0761.273070

[email protected]

CASA DI RIPOSO RESIDENCE FLAMINIA

60 POSTI LETTO

STRADA CAMPAGNANESE SNC

LOCALITÀ VALLE DELL’OLMO00067 MORLUPO (RM)tel.+39.06.90192936fax.+39.06.90192936

[email protected]

GIRES.P.A.

VIA BUONARROTI, 81 00053 CIVITAVECCHIA (RM)

tel.+39.0766.25221 fax.+39.0766.25222

CASA DI RIPOSORESIDENZA LA PACE

24 POSTI LETTO

PIAZZA PRINCIPE DI PIEMONTE

01037 RONCIGLIONE (VT) tel.+39.0761.650055fax.+39.0761.652619

[email protected]

RESIDENZA PONTINA S.R.L . RESIDENZA SANITARIA

ASSISTENZIALE80 POSTI LETTO

VIA FRANCO FAGGIANA N166804100 LATINA

tel.+39.0773.651911 fax.+39.0773.260513

[email protected]

GIO SERVICE

S.R.L

STRADA CAMPAGNANESE SNC 00067 MORLUPO

[email protected]

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GIOMI R.S.A.

VIALE CARSO 4400195 ROMA

[email protected]

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OGMagazine anno 3 n. 11

Mar. Apr. 2013inserto del bimestrale

Grillo ParlanteDirettore EditorialeProf. Fabio Miraglia

DirettoreResponsabile

Benedetta FerrariCollaboratori

Fortunato LicandroMarco Montanari

Paolo Dirienzo Filippo LeonardiAntonia GrisaroMichele D’Urso

Propretario:

GIRE S.P.AVia Buonarroti, 81

00053 Civitavecchia(RM)

tel.+39.0766.25221 fax.+39.0766.25222

TipografiaS.U.P.E.M.A. srl

tel.06 9314578www.supemasrl.it

AUTORIZZAZIONETRIBUNALE DI

CIVITAVECCHIAN.11\10

M A G A Z I N EM A G A Z I N E

Pag. 6

GRUPPO GIOMI

L’Icot ospita il XXXVII° Congresso della SocietàItaliana di Urodinamica

Pag. 4

EDITORIALE

L’importanza di aiutare

Pag. 16

L’INTERVISTA

Battilocchio: “ I diritti umanial centro del mio lavoro”

Pag. 19

DALL’ITALIA

A Modena nasce il marketdella solidarietà: L’Emporio

Portobello

Pag. 7

GRUPPO GIOMI

Coordinatore di Hospice:competenze e responsabilità

Pag. 8

GRUPPO GIOMI

Incontri per prevenire lostress degli operatori sanitari

Pag. 20

ATTUALITÀ

Benvenuto Francesco

S O M M A R I OS O M M A R I O

Pag. 14

SANITÀ

L’ insostenibilita’ finanziaria del servizio sanitario italiano

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Pag. 22

DAL TERRITORIOUn forno comunitario a

Garbatella

Pag. 9

GRUPPO GIOMI

Sistema sanitario. È tempo di cambiare

Pag. 12

GIOMI DEUTSCHLAND

In Germania è emergenzainfermieri geriatrici

Pag. 23

LAZIO IN FESTA

Il Corpus Domini e le sue origini

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E d i t o r i a l e

Diamo voce alla solidarietà La tua associazione si occupa di progettiper il sociale, per aiutare chi ne ha più biso-gno e chi ha avuto poco dalla vita? Sarà unpiacere pubblicare sulle nostre pagine unapresentazione dell’associazione e soprat-tutto tutto quello che state facendo per glialtri. Scrivete al direttore:[email protected]

Siamo anche su ipad ! Ci potete leggere scaricando App

“GMagazine”

L ’ i m p o r t a n z a d i a i u t a r e

Ci siamo conosciuti a Bruxelles, piùo meno cinque anni fa, lui giova-ne eurodeputato contento di

ricevere altri giovani nel suo ufficio diRue Wiertz, io come accompagnatricedel gruppo dei vincitori di un viaggiopremio alla scoperta delle istituzionicomunitarie. L’accoglienza, la cordialitàe la simpatia che ci riservò sono ad oggivive nei ricordi di quegli studenti. Nonsolo una visita a Palazzo, ma la possibi-lità di poter ascoltare un ragazzo pocopiù grande di loro e la sua esperienzain Europa. Quel giorno ilParlamento accoglieva la visitadel Dalai Lama, Battilocchio,scese nella grande aula plena-ria e tutti noi rimanemmo nellasua stanza a vedere la direttadell’incontro, quando tornò sitrattenne ancora con noi, eprima di salutarci mi mise alcollo una stola bianca, era il rega-lo del Dalai Lama ai politici dell’emicicloeuropeo. La conservo ancora gelosa-mente, ogni tanto la guardo e penso alsuo immenso valore simbolico. OggiAlessandro Battilocchio, a cui ho dedica-to un’ampia intervista a pag 16 si occu-pa attivamente di cooperazione e dirit-ti umanitari a favore dei più deboli. Hapreso parte a diverse missioni nelle zonepiù disastrate del mondo portando sem-pre un po’ della sua terra (Tolfa,Allumiere e Civitavecchia) il cui sostegnoè stato prezioso per riportare il sorrisoa chi lo aveva perduto. Così come i

coordinatori degli Hospice, quei luoghidove sono accolti malati in fase termina-le, che cercano di portare conforto a chiè nella disperazione del dolore. Unadipendente del gruppo Giomi ci spiegala figura del coordinatore nella sua

interessante tesi. Tra i passag-gi più significativi nell’ impor-tanza di questa presenza, c’èquello di accompagnare ilmalato al “completamento diuna vita”, piuttosto che alla“fine della vita”, non solo conle cure, ma soprattutto con ilcontatto umano, sia fisico che

emotivo, per guarire le ferite piùprofonde Quelle invisibili all’occhioumano.Buona lettura !

Il direttore Benedetta Ferrari

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Di Michele D’Urso

Dal 20 al 22 giugno 2013 Latina sarà prota-gonista di un evento scientifico di rilievonazionale ed internazionale: il 37° Congresso

della Società Italiana di Urodinamica (SIUD,www.siud.it) associato all’11° Congresso per infermie-ri, fisioterapisti ed ostetriche. Presidente delCongresso sarà il Prof. Antonio Carbone, responsabi-le dell’Unità Operativa Complessa di Urologia delPolo Pontino della Sapienza con sede presso l’ICOT.Insieme alla sua equipe, il Prof. Carbone offre alcapoluogo pontino una grande visibilità, consideratal’importanza nel mondo urologico della SIUD chevanta tra i soci i massimi esperti nel campo della con-tinenza urinaria, dei disturbi del pavimento pelvico edelle disfunzioni minzionali su base neurogena.Nonostante le notevoli difficoltà incontrate nel percor-so organizzativo, a causa della empasse economicache vive il nostro paese, questo congresso porterà aLatina oltre 400 partecipanti e numerose aziendeleader del settore. I congressisti, ospitati nel capoluo-go pontino, durante le ore dedicate alle sessioniscientifiche, si riverseranno nel Palazzo della Culturain un vero e proprio tour de force di tre giorni. Il Prof.Carbone promette un congresso innovativo conmomenti di vivo dibattito su numerosissimi argomentidi cultura urologica, incluse le scottanti tematichedella sostenibilità economica della chirurgia laparo-scopica e robot-assistita e dei presidi medico-chirur-gici per incontinenza. Una parte stimolante dell’even-to sarà rappresentata dalle sessioni di chirurgia indiretta, trasmesse dalle sale operatorie del modernis-simo blocco chirurgico del Padiglione Universitariodell’ICOT e programmate grazie ad una costruttivasinergia tra il personale universitario della Sapienzae quello dell’ospedalità privata del gruppo GIOMI aLatina. Ad ulteriore prova di tale cooperazione, ilCongresso SIUD sarà preceduto di poche settimaneda un altrettanto importante momento di valore scien-

tifico e sociale: l’inaugurazione di un ambulatoriodedicato a pazienti affetti da disabilità e stipsi croni-ca, anch’esso gestito dall’Unità Operativa Complessadi Urologia Universitaria del Polo Pontino dellaSapienza. L’iniziativa, che nasce da una pluriennalecollaborazione con l’Azienda Coloplast, ha consentitola realizzazione di un vero e proprio centro di riferi-mento per tutta la provincia ed avrà come attivitàprincipale l’addestramento all’impiego di uno specia-le presidio riabilitativo per la stipsi. Tutto ciò offreulteriore valore aggiunto alla qualità assistenzialedel Padiglione Universitario dell’ICOT, testimoniandoil successo di una interazione multidiscilinare tra neu-rologi, fisiatri, ortopedici, neurochirurghi fisioterapistied urologi al servizio del paziente.

Gruppo GiomiL’Icot ospita il XXXVII°

Congresso della Società Italiana di Urodinamica

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Ognuno di noi, in quanto persona in continuodivenire, è chiamato ad essere dimensionevitale e feconda che si espande e si attua in

un crescendo di funzioni e competenze.Nell’essere “persona” quindi, l’altro è la cartina ditornasole che ne conferma e ne rafforza valore edautenticità. Ma quando l’altro è persona cui rimaneun periodo limitato di sopravvivenza, devastato dauna malattia grave, isolato dal mondo, non può chedelegare ad “un altro”, oltre il diritto della cura, l’ac-compagnamento “umano” negli ultimi momenti dellasua esistenza.Il coordinatore di Hospice, quindi, è colui che per com-petenza ed umanità si struttura e si definisce all’inter-no della “relazione d’aiuto”, dove la centralità delmalato è il punto focale per darsi e dare un’identitàdi valore di tipo esistenziale: chi sono, ma chi è l’altro(il malato), cosa voglio essere con lui, e l’altro cosa siattende da me, cosa voglio diventare con lui, e cosapossiamo essere insieme.La relazione d’aiuto è viaggiare a doppio binario,dove le coordinate che reggono l’insieme è capireche si sta nell’unità inscindibile. In questo, la centralitàdel malato non è più uno slogan, ma efficace richia-mo, per il coordinatore, a sapersi rappresentare comepersona che sa di appartenersi, ma anche di appar-tenere, senza barriera, alle vicissitudini del “doloretotale” del malato terminale.Come ricorda la pioniera delle cure palliative, CicelySaunders, “noi siamo interessati dalle persone e siamointeressati come persona”. Quasi una sorte di recipro-cità silenziosa, dove il campo d’azione si riduce edognuno si attende qualcosa dall’altro. Ma laddove lamalattia alimenta sensazioni di fallimento, creando ilsenso del non esserci, o azzerando il diritto alla spe-ranza, le competenze e funzioni di responsabilità delcoordinatore devono necessariamente svilupparsi edintegrarsi all’interno di un’area a stampo “high touch”(maggior contatto umano). Il libro di scuola d’un coor-dinatore in un Hospice è il panorama delle emozioniumane, dato che l’altro, il malato terminale, diventa lameta finale di tutta l’azione dell’essere e sentirsiCoordinatore.“Toccare o tenere la mano” d’una persona morenteper facilitare la fase dell’accettazione terminale,oltre a condividere con la famiglia il difficile sentierodella perdita, ha significato di ascolto dei suoi nume-

rosi silenzi, dando testimonianza di premurosa pre-senza.Non da meno, per il Coordinatore, è la capacità dicomprendere il significato dell’espressione “comple-tamento di una vita”, piuttosto che “fine della vita”. Ineffetti, ogni vita vissuta è ricca testimonianza di metevolute e raggiunte, anche se sofferte. Il Coordinatore,pertanto, è chiamato a relazionarsi con il morentecome persona piuttosto come paziente, non solo per-ché ha sperimentato sulla propria pelle il processo dimorte per la perdita di un congiunto o di un amico,ma anche perché si è allenato a confrontarsi conun’ampia varietà di emozioni umane, ed il morireappartiene alla vita come ultima sua fase. Accetta leconvinzioni e le pratiche religiose del malato, pur sedifferenti dalle proprie, e sa aprire con tatto il frontesulla morte imminente con i familiari.Difende e tutela il diritto del malato a morire condignità, sapendo garantire un clima di serenità e diraccoglimento, circondato dalle persone che lo amanoe non segregato da esse. Il Coordinatore deve posse-dere maturità a confrontarsi con un’ampia gamma diemozioni umane. Ma ciò che contraddistingue un effi-cace Coordinatore di Hospice, è la capacità di saperriflettere sulle ragioni che motivano il suo lavoro conpersone in fase di malattia terminale . E’ questa lacinghia di trasmissione di ogni altra competenza, per-ché chiama in causa la ragion d’essere come indivi-duo, e riconosce nella donazione del sé l’essenza delsuo esistere. Se il malato terminale ha diritto di mori-re in un clima di serenità e di raccoglimento, circonda-to da persone che lo amano, il Coordinatore è chia-mato, anch’egli , a rappresentarsi ed a riconoscere ilprocesso di consapevolezza del malato sulla propriamorte imminente, complesso, conflittuale, doloroso.

Estratto della tesi del “Master in Coordinamento” Di Ilenia Calisi, infermiera professionaleHospice “Le Rose” ICOT Latina.

Coordinatore di Hospice:competenze e responsabilità

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Incontri per prevenire lo stress degli operatori sanitari

Gruppo Giomi

Sarà la Residenza Cimina diRonciglione ad ospitare il corso:

“Stress lavoro correlato strumenti e tec-niche di valutazione, prevenzione einterventi formativi". Il corso è rivolto amedici, psicologi, infermieri, terapisti ealtre figure professionali, che lavoranocon pazienti affetti da patologie divario tipo. Lo scopo del corso ECM,articolato in quattro giornate formativeè quello di trasmettere ai partecipanticonoscenze sia teoriche che esperien-ziali su tutti i fenomeni legati allo stresslavorativo.

Nella parte teorica saranno trat-tati gli aspetti legislativi, epi-demiologici, medici, psicologici

e sociali dello stress da lavoro correla-to. Nella parte esperienziale role –playing i partecipanti, lavorando inpiccoli gruppi saranno messi in condi-zione di conoscere gli strumenti di valu-tazione e le tecniche formative esisten-ti per prevenire lo stress lavoro corre-lato. Il corso si articolerà in quattrogiornate, la partecipazione daràdiritto a 28 crediti ECM.

Dott.ssa Emila Reda

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Gruppo Giomi

S i s t e m a s a n i t a r i o . È t e m p o d i c a m b i a r e

Anche se il nostrosistema sanitarioviene considerato

uno dei più efficienti traquelli realizzati dai Paesimaggiormente sviluppati,(recentemente è statoclassificato dallaOrganizzazione Mondiale della Sanità tra i primi tresistemi sanitari al mondo), soprattutto se consideriamoche ad esso è destinato solo l’8,7% del PIL, non pos-siamo non considerare da un lato evidenti segni diinsofferenza dei cittadini e degli operatori sanitari,dall’altro un costante incremento della spesa comples-siva destinata alla cura della salute, mentre semprepiù si tende a sottolineare una diminuzionequali–quantitativa delle prestazioni assicurate al sin-golo ed alla collettività dal Servizio SanitarioNazionale e, contestualmente, un incremento di spesanon compatibile con l’attuale disponibilità di denarosia pubblico che privato, che peraltro sembra essereoggi particolarmente ridotto a causa di una crisi eco-nomica, di cui non siamo in grado di delineare esat-tamente i confini. A ciò aggiungasi che le politichemesse in atto fino ad ora nel governo del complessomondo della salute attraverso i numerosi interventi siadello Stato che delle Regioni/Province autonomemostrano sempre con maggior frequenza e più inten-samente la loro insufficienza. Il cambiamento che pro-pongo nell’articolo scritto all’interno del Volume pre-sentato di recente: “Linee guida per una nuova gover-nance del sistema sanitario” a cura di GianfrancoCarnevali e Pietro Manzi, è un cambiamento radica-le e, sopra ogni cosa, culturale. Rinunciare all’accre-ditamento del sistema sanitario e passare ad un siste-ma di sola Autorizzazione. Passare da un “quasi mer-

Prof. Fabio Miraglia

cato” che vede la creazione di un mercato oligopoli-sta (80% erogatore pubblico – 20% erogatore priva-to) ad un mercato concorrenziale dei servizi. Possibiletutto ciò? Sì! E’ quanto realizzato nella vicinaGermania dove il nostro gruppo (Giomi ndr) è pre-sente, e dove abbiamo apprezzato le regole delmercato. Ed è proprio questo il passaggio apicale: lavera differenza tra noi e loro sono le Regole, “con laR maiuscola”, uguali, medesime ed immutabili pertutti. Pubblico è il Sistema (…e che Sistema), Pubblicaè la Programmazione, Pubblico il Controllo, quandoqueste tre leve di comando esistono e funzionano cor-rettamente la natura dell’erogatore è neutra. Anzi sipredilige il privato per la sua tendenza all’efficienzagestionale. Risultati ? Boom della qualità servizi ero-gati, tariffe basse (in concorrenza risulta difficileapplicare extra costi che non siano riconosciuti daiconsumatori/pazienti). Forte struttura finanziariadegli operatori grazie all’ingresso dei fondi pensionee di fondi di investimento. Creazione di gruppi indu-striali da miliardi di fatturato competitivi, ormai, intutta Europa. Nascita del modello, ritenuto da molti,come il possibile modello futuro delle aziende chegestiranno i servizi, cioè le public company, con fortemanagement che le gestisca.A noi la sfida, pensiamo di essere pronti ad una talerivoluzione?

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Gruppo Giomi

“Linee guida per una nuova governance del sistema sanita-rio”, a cura di Gianfranco Carnevali,esperto di managementsanitario ed ex direttore Generale diAziende Sanitarie e Pietro Manzi, attualedirettore medico dell’Azienda OspedalieraUniversitaria di Siena.Il testo, attraverso il contributo di 55 autori,analizza aspetti sociali, relazionali, tecnici,organizzativi, inter-istituzionali, economici,politici e statistici della materia, producendocosì una fonte di informazioni e di idee ispi-rate ai principi vigenti in tema di tutela dellasalute, e legati al contesto dell’attualeandamento del sistema. Il ministro dellasalute Renato Balduzzi, autore della prefa-zione sottolinea che sono necessari impor-tanti cambiamenti per rendere il funziona-mento del Ssn più aderente alle trasforma-zioni della società, alla nuova strutturadella popolazione ed ai cambiamenti del-l’epidemiologia, “migliorando al contempola sua sostenibilità, per prevenire i futuriproblemi di fabbisogno”. Secondo il mini-stro, i due pilastri su cui poggia questa tra-sformazione “sono indicati dalla legge 7agosto 2012,n. 135, che stabilisce la revi-sione della rete ospedaliera sulla base distandard quali quantitativi e dalla legge 8novembre 2012, n. 189 che riguarda tra l’al-tro la nuova configurazione dell’eserciziodella medicina generale e dell’assistenzaprimaria sul territorio. L’assistenza primariaha infatti un ruolo centrale nella prossimitàai cittadini ed ai loro bisogni di salute evi-tando il ricorso inappropriato al pronto soc-corso ed al ricovero ospedaliero”.

La prematura dipartita del Dott. Diotallevi ha lascia-to un grosso vuoto all’interno dell’ICOT, ma anchenella Giomi, un vuoto non solo tra i suoi colleghi medi-ci, ma anche tra tutto il personale, sanitario ed ammi-nistrativo. Per non parlare di tutti i suoi pazienti cheancora oggi chiamano l’Istituto increduli che la notiziaappresa possa essere vera.La sua umanità, la sua serietà, la sua onestà hannofatto si che fosse ben voluto ed apprezzato da tutti,chiunque sapeva che rivolgendosi a lui si sarebbericevuta la massima disponibilità. Oggi, parlando conchi lo conosceva nella vita privata, abbiamo potutoapprezzare che tra le sue qualità c’era anche un’in-condizionata generosità; la sua costante attività dibeneficenza era a molti sconosciuta in quanto, dagran signore quale era, non aveva mai oltremodopubblicizzato questa sua attenzione ad aiutare chi,nella vita di tutti i giorni, vive situazioni di difficoltà.Il Dott. Diotallevi lascia la moglie Sig.ra Luciana ed ilfiglio Andrea; in questo triste momento ci stringiamo aloro nella speranza che il calore di tutti noi che tantolo abbiamo apprezzato possa essere di aiuto allafamiglia per superare questo momento di grandedolore. Caro Renato, non ti dimenticheremo mai e tiricorderemo sempre bello e sorridente, come sei sem-pre stato.

Il giorno 19 Marzo è improvvisamente scomparsoil Dott. Renato DIOTALLEVI, Primario ortopedicodell’ICOT di Latina.

Il Dott. Diotallevi ha iniziato la sua carriera all’ICOTnegli anni ’70 sotto la direzione del Prof. MarcoPasquali Lasagni fondatore, insieme al Dott.Emmanuel Miraglia, dell’Istituto di Latina. Inizialmente,in qualità di assistente ortopedico, si è occupato ditraumatologia poi, con il passare degli anni, si è con-centrato principalmente sulla chirurgia protesica, inparticolare dell’anca e del ginocchio, ed alle proble-matiche ad essa connessa.Negli anni il Dott. Diotallevi è sempre stato esempiodi dedizione e professionalità, doti che gli hanno per-messo di raggiungere, all’interno dell’Istituto che l’havisto nascere professionalmente, il ruolo di Primario equindi di ViceDirettore d’Istituto nell’anno 2000.Sempre intorno agli anni 2000 era stato nominatoResponsabile Tecnico del centro di fisioterapia emanipolazioni vertebrali annesso all’ICOT, l’ex STATICoggi Fisiosanisport.Con la scomparsa del Dott. Diotallevi l’ICOT e Latina,perdono un professionista che è stato tra gli indiscus-si protagonisti della storia della chirurgia ortopedicadella città, che ha contribuito alla formazione ed allacrescita professionale di tanti giovani ortopedici.

Dott.Emmanuel Miraglia & dott. Renato Diotallevi

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Gruppo Giomi

A r r i v e d e r c i R e n a t o

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accogliere sempre più infermieri provenienti daSpagna, Portogallo e Grecia. Lo scambio fra Paesidovrebbe essere regolato a livello di accordi interna-zionali. La Germania metterebbe a disposizione ilproprio know-how in loco, creando scuole infermieri-stiche tedesche nei Paesi che accettino l’accordo, eformando personale straniero disposto a trasferirsisuccessivamente in Germania. Per quanto la propostadel presidente della BPA possa sembrare complessa,in realtà essa è ben consapevole delle difficoltà cheinfermieri stranieri trovano regolarmente nel lavorarein Germania: si parte dalla lunga trafila burocraticaper veder riconosciuto il proprio titolo, ai corsi inte-grativi per l’ottenimento dell’abilitazione, fino aglistandard di eccellenza linguistica richiesti a coloroche vogliano lavorare nel settore. Un infermiere stra-niero che possa ritenersi fortunato impiega almeno unanno per regolarizzare la propria situazione, ma puòrivolgersi alla BPA per un internato di 6 mesi in R.S.A..Per Meurer la soluzione va trovato il prima possibile:si stima, infatti, che nel 2050 il numero totale dellaforza lavoro impiegata nel settore geriatrico raddop-pierà, passando dall’attuale milione ai 2,1 Milioni dipersone. La domanda è così alta che l’unico modo perassorbirla completamente sarebbe quello di trasfor-mare tutti gli Istituti di Scuola Media Superiore - adeccezione del Liceo - in Istituti di formazione di perso-nale geriatrico. Seppur fondate, le proposte di BerndMeurer non hanno finora trovato riscontri positivipresso i Ministeri competenti (della Salute edell’Istruzione), che invece stanno puntando tutto suuna riforma del Sistema Sanitario che preveda la ri-qualificazione del personale infermieristico non spe-cializzato e il miglioramento delle condizioni di lavo-ro nelle R.S.A.

Antonia Allegra Grisaro

Giomi Deutschland

Di Antonia Grisaro

In Germania è emergenza infermieri geriatrici

La Cancelliera Angela Merkel ha recentementedichiarato in un’intervista rilasciata alla rivistatedesca “Bild der Frau“ che gli infermieri

geriatrici svolgono una professione molto più duradella sua. Queste le testuali parole: “Ci sono cosìtante persone che ogni giorno superano difficoltà piùgrandi delle mie. Basti andare in un ospedale o in unaResidenza Sanitaria. Lì si troveranno sempre infermie-re e infermieri pronti ad aiutare anziani bisognosi dicure. Sono loro, gli eroi silenziosi della Germania”.Le dichiarazioni della Cancelliera hanno riacceso undibattito che si protrae da anni: infatti non solo, pergli standard tedeschi, il lavoro dell’infermiere geria-trico è sottopagato (in media 2.450,00 € lordi almese, per un totale di circa 1.500,00€ netti), ma essogode anche di poca considerazione sociale. Lo stressemotivo e fisico correlato al tipo di professione, unitoalla remunerazione non particolarmente allettante(almeno per la Germania!) determinano una fortecarenza di personale specializzato, carenza che neltempo va ad aumentare, anziché a diminuire. I datiufficiali dicono che per ogni infermiere che cerchilavoro in una R.S.A. gli si presentino almeno tre possi-bilità d’impiego in un raggio chilometrico non lontanoda casa. Inoltre, secondo una ricerca dell’Istituto diEconomia di Colonia, nel 2020 si arriverà a unacarenza di circa 220.000 infermieri geriatrici specia-lizzati. Intervistato al riguardo, il Presidente della BPA(associazione paragonabile alla nostra AIOP) BerndMeurer ha dichiarato che le cifre annunciatedall’Istituto economico di Colonia rap-presentano un vero e proprio “disastro”per lo stato della residenzialità assistita.La soluzione suggerita da Meurer è sem-plice da un punto di vista logico, mamolto complessa da tradurre nella real-tà: egli propone, infatti, di aprire i con-fini della Germania al Sud Europa e di

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Dott Filippo Leonardi Associazione

Nazionale Ospedalità Privata AIOP

Sani tà

Nei momenti di crisi della storia, ritorna nellasocietà in vesti aggiornate il fenomeno dellamedievale “caccia alle streghe” o della man-

zoniana “caccia agli untori”. La crisi economica e ilnon aver voluto dare – nel periodo delle vacche gras-se – un volto moderno ed efficiente alla Pubblicaamministrazione ha generato, tra l’altro, seri problemialla sostenibilità finanziaria del Servizio SanitarioNazionale.In queste fasi della storia riprende vigore la tesi chela causa dell’emergente insostenibilità del sistema siaimputabile alla presenza del privato accreditato,come dimostrerebbe la maggiore percentuale di que-sta componente proprio nelle regioni a forte deficit,oggi in regime di piani di rientro. Questa sempliceformula può andar bene come slogan, ma non perpoter leggere l’attuale Servizio nella sua complessità.Soprattutto, inoltre, si ripropone un tema, quello delrapporto pubblico-privato nell’erogazione dei servizi,ormai superato da almeno dieci anni, da quando èstato ben chiaro che la presenza di un altro soggettonon autoreferenziale poteva essere da stimolo almiglioramento della qualità, soprattutto se rimanevafermo il principio della libertà di scelta del medico edel luogo di cura da parte del cittadino-paziente.

Proviamo a sintetizzare tre argomentazioni.1. Budget predefiniti per l’ospedalità privata.Dopo i primi anni di avvio della riforma sanitaria del1992, nella maggior parte delle regioni si è applica-to un sistema di budget assegnato annualmente perl’ospedalità privata. Non è possibile sforare. Ciòsignifica che ogni buon assessore sa in anticipo e consicurezza cosa costerà il settore privato accreditato esa anche che ad ogni euro speso corrisponderà unaprestazione sanitaria definita e attribuibile con preci-sione al cittadino-paziente che ne ha usufruito. Nientepie’ di lista, dunque, e nessun finanziamento a proget-ti concreti o astratti.

L’ insostenibilita’ finanziaria del Servizio sanitario italiano

2. Deficit delle regioni molto maggiore del budgetassegnato all’intera ospedalità privata. Al deficit, ad esempio, della Campania, che è nell’or-dine del miliardo e mezzo di euro, corrisponde unaspesa per l’ospedalità privata di 825 milioni di euro.Pertanto è molto difficile sostenere che quest’ultimapossa esserne la causa.

3. Non corrispondenza tra deficit delle Regioni epresenza del privato accreditato.Sarebbe sufficiente solo il caso Lombardia a confuta-re l’assunto contrario: 37,6% di privato accreditato,contro il 35,6% del Molise, il 39,6% della Campania,il 36,7% della Calabria, il 30,3% della Sicilia.Addirittura l’Abruzzo, che è tra le Regioni sotto pianodi rientro ha una percentuale di privato del 21,3%,contro l’Emilia Romagna che con il suo 23,7% spiccacomunque ai vertici delle Regioni virtuose. Il Lazio èda ritenere un caso molto particolare per la presen-za storicamente rilevante di policlinici universitari,I.R.C.C.S. e strutture religiose di dimensione ed orga-nizzazione molto simile a quella dei grandi ospedalipubblici, per cui se l’incidenza del privato “allargato”è del 54,4%, quella delle sole Case di cura accredi-tate con il Servizio Sanitario Nazionale è del 28,9%.Quali possono essere quindi le cause delle difficoltàfinanziarie del nostro Servizio Sanitario? Le ragionisono più di una. Un dato strutturale certo è che gliospedali privati accreditati costano il 15% dellaspesa ospedaliera complessiva, pur generando, adesempio, il 25% di prestazioni in termini di giornatedi degenza. Il margine negativo corrispondente per

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Sani tà

gli ospedali pubblici costituisce quello che alcunericerche chiamano “indice di inefficienza organizzati-va”, ovviamente differente da regione a regione.Ma come mai solo ora è esploso il problema finanzia-rio? Un altro dato certo riguarda quello che è succes-so negli ultimi due anni. Prima con i provvedimentiTremonti – immediatamente non percepibili perché a“scoppio” ritardato – e definitivamente con il gover-no “tecnico”, in cui la politica sanitaria è stata fatta alMinistero dell’Economia e delle Finanze, alla Sanitàsono venuti a mancare più di 14 miliardi di euro.Come se ad una famiglia venisse a mancare improv-visamente una parte consistente del proprio reddito edi fronte alle conseguenti difficoltà economiche neattribuissimo la causa alla presenza dell’ultimo nato oa quella del nonno in casa.La qualità del nostro Servizio è oggi messa in crisidalla sottostima dei suoi costi complessivi. Questa evi-

denza, unita all’importanza della posta in gioco,merita uno sforzo aggregativo dei soggetti coinvoltimolto maggiore, anche inedito rispetto a vecchiecategorie mentali e politiche, in un fronte comune elibero da antiche ideologie.

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Abbiamo incontrato Alessandro Battilocchio ilDeputato Europeo più giovane dell'Aula elettonel 2004 tra le fila del Partito socialista, il suo

mandato europeo è terminato nel 2009. Già assessoree sindaco del comune di Tolfa. Prima di divenire sinda-co a 23 anni, era stato appena diciottenne assessorealla Cultura,Turismo e Spettacolo.Nel 2008 è stato nominato dall'Unicef "Difensore deidiritti dell'Infanzia" grazie al suo impegno internazio-nale al fianco dei minori.Nel 2011 entra a far parte del Comitato Esecutivodell'Ipalmo, Istituto per le relazioni tra l'Italia,l'Africa,l'America Latina,il Medio e l'Estremo Oriente.In Europa come membro delle Commissioni Petizioni eSviluppo, oltre che delle Delegazioni alle commissionidi cooperazione parlamentare UE-Armenia, UE-Azerbaigian e UE-Georgia e membro sostituto delleDelegazioni per le relazioni con Afghanistan,Australia e Nuova Zelanda.

La cooperazione e lo sviluppo sono i punti forti ditutti i suoi incarichi istituzionali da cosa nasce que-sta passione?La mia formazione nei gruppi parrocchiali e di volon-tariato certamente ha influito sulla scelta del miocampo di azione principale sia in politica che nellavita. Diplomazia, diritti umani, processi di democratiz-zazione e cooperazione sono i "focal points"del mioimpegno attuale. Ho avuto l'opportunità in questi annidi visitare e conoscere a fondo alcuni dei Paesi più indifficoltà dell'intero pianeta, spesso messi in ginocchioda guerre, carestie, epidemie, disastri naturali o dit-tature sanguinarie: esperienze molto forti che mihanno dato una grandissima carica per proseguirenelle tante iniziative di solidarietà internazionale ecooperazione che sono un po' un filo rosso che legatutta la mia attività politica da sempre. Vedere checon uno sforzo minimo si riesce a cambiare la vita diintere comunità locali è uno stimolo eccezionale a pro-seguire su questa strada. In particolare ho semprededicato attenzione ai diritti negati dell'infanzia,

Battilocchio: “ I diritti umani al centro del mio lavoro”

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soprattutto attraverso la sinergia con orfanotrofi edistituti per minori: vivere in un mondo dove ad ognibambino sia garantito il diritto ad un'infanzia serenadeve essere un obiettivo e non un'utopia. Questo acasa nostra come in ogni angolo dimenticato delmondo.

Da diverso tempo si sta dedicando ad alcune mis-sioni umanitarie in Moldavia che vedono il coinvol-gimento del territorio di Tolfa, Allumiere eCivitavecchia. Di cosa si occupano queste “spedi-zioni”? Quali le associazioni coinvolte?La Moldavia è un Paese interessante ma pieno di pro-blemi, proprio alle porte della nostra UnioneEuropea. Siamo stati a Chisinau ospiti della comunitàsalesiana guidata da Don Sergio Bergamin edabbiamo portato quasi 300 chilogrammi di aiuti(medicinali, vestiario e materiale scolastico) cheabbiamo consegnato negli istituti e a famiglie nume-rose. Il tutto in collaborazione con il Governo dellaMoldavia, con la nostra ambasciata e con alcune Ongche operano in loco. Come sempre la risposta delnostro comprensorio è stata eccezionale: istituzioni,scuole, Associazioni e gruppi hanno risposto alla gran-de al nostro appello e questo è il riconoscimentomigliore per il nostro impegno. Come in ogni occasio-ne abbiamo poi illustrato i risultati dell'iniziativa nelcorso di una grande manifestazione al Teatro Claudioa Tolfa dove abbiamo invitato tutti coloro che cihanno dato una mano, presentando un reportage edun rendiconto analitico. Sono felice che, dopo lanostra visita, nella prossima estate, circa 10 ragazzi

locali partiranno alla volta di Chisinau per una setti-mana di volontariato. Il messaggio è dunque arrivatoanche stavolta .

Quale l’esperienza “vissuta sul campo” che più diogni altra ricorda piacevolmente e quella che alcontrario non è andata a buon fine?La negativa in Indonesia quando andai in delegazio-ne post-tsunami nel 2005 trovando ancora la totaledistruzione di una terra spazzata via dalla furia dellanatura e privata di ogni speranza per il futuro. Lasituazione era drammatica ed in quella occasione misono sentito davvero impotente. Tra le positive neavrei moltissime da annoverare, soprattutto ricordocon piacere i sorrisi dei bambini durante le nostre visi-te. Forse un episodio particolare in Armenia, quandonel corso di una visita all'istituto di Yerevan, i bambi-ni sapendo del mio arrivo hanno organizzato unafesta a sorpresa per il mio compleanno, con tanto diregali, canti e balli tipici. Sono certamente cose chescaldano il cuore.

Quali gli impegni nei prossimi mesi?Sono appena tornato dal Forum Sociale europeo aTunisi e sono diversi gli impegni in vista, tra cui moltodelicate le missioni a Herat, presso il nostro contingen-te militare e ad Islamabad dove dovrò monitorare unprogetto del Ministero degli Esteri con le donne loca-li. Poi altre riunioni a Bruxelles e Vienna. Come sem-pre, tenterò di coinvolgere nei vari progetti il com-prensorio che risponde ogni volta alla grande.

L’ In terv is ta

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L’ In terv is ta

A fine mandato è uno dei deputati più presenti in aula e ilparlamentare intervenuto più volte in seduta plenaria.è inoltre l'eurodeputato che ospita a Bruxelles il maggiornumero di visitatori: oltre 2600 persone, che hanno avuto lapossibilità di entrare a contatto con il Parlamento Europeo ele altre istituzioni comunitarie attraverso decine di gruppi for-mati da studenti, associazioni, amministratori e cittadini italia-ni finalizzati a conoscere dall´interno il reale funziona-mentodella macchina comunitaria.Tra i record di Battilocchio, anche quello di aver consentito almaggior numero di giovani di effettuare uno stage formativopresso i propri uffici di Bruxelles e Strasburgo: ben 45 laure-andi e neolaureati che hanno avuto l´opportunità unica dilavorare al fianco di Battilocchio e del suo staff e di parteci-pare direttamente alla vita dell'Unione Europea.Il lavoro con gli scoutNel corso del suo mandato, la fattiva collaborazione diBattilocchio con l'Associazione Mondiale dello Scoutismo, chevede milioni di giovani impegnati nel campo del sociale edello sviluppo in tutte le parti del mondo, non si è mai inter-rotta.Nel luglio 2008, grazie al patrocinio dell'Eurodeputato, èstato promosso a Bruxelles un meeting internazionale tra tuttele Organizzazioni Scout d'Europa, dove si è discusso del ruolodelle nuove generazioni per i progressi in Africa.In questa occasione, sono stati presentati, nella sede ufficiale,alcuni importanti progetti di cooperazione che hanno visto gliscout in prima fila. In particolare, il progetto "Amahoro-Amani", nella regionedei Grandi Laghi (che comprende Ruanda, Burundi e Ugandae parti della Repubblica Democratica del Congo, Tanzania eKenya): un'area devastata da guerre fratricide, in cui gli scout

stanno formando giovani "mediatori di pace" di tutte le etnie.

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Dal l ’ I ta l ia

A Modena nasce il market della solidarietà: L’Emporio Portobello

Non sarà la soluzione al periodo nero chemolte famiglie italiane stanno vivendo, madi certo contribuirà a rendere meno avverso

l’attuale momento di crisi economica. In EmiliaRomagna nasce “l’Emporio Portobello”, uno specialesupermercato dedicato a chi un lavoro non ce l’ha piùe a tutte quelle famiglie che versano in difficoltà eco-nomica L’idea voluta dal Centro servizi per il volon-tariato, partirà a Modena nel prossimo mese di mag-gio, ma c’è da scommettere che presto verrà replica-ta in molte altre regioni d’Italia. Come funziona? Alla base di tutto c’è il volontariato ela generosità di migliaia di cittadini, associazioni eaziende che permetterà ad una selezionata catego-ria di persone di fare gratis la spesa. I cittadini, indi-viduati in base al reddito Isee, riceveranno una tes-

sera con dei bollini spendibili all’interno dell’Emporio.“L’idea – spiega Angelo Morselli presidente delCentro per il volontariato - ci è venuta semplicementeascoltando i problemi dei nostri concittadini. Crediamomolto in questo progetto e vogliamo si mantenga ladimensione dell’acquisto, nessuno regala niente, ma cer-chiamo di coinvolgere direttamente gli utenti nel per-corso di uscita dal disagio”. Il market solidale, ha la forma di un tradizionalesupermercato, con l’unica differenza che il “costo” deiprodotti non è espresso in euro ma in bollini.Attenzione però a parlare di “carità”: “Chiediamo achi usufruirà del servizio di venire almeno una volta asettimana a lavorare come volontario presso la struttu-ra. È il segno concreto – spiega Morselli- che non stia-mo facendo nessuna carità”.Le famiglie bisognose, quindi, potranno prestare ilproprio servizio all’interno dell’Emporio, lavoro chepermetterà loro di accumulare i bollini necessari per“pagare” la spesa. Ogni famiglia può far parte delprogetto per un periodo di due anni, salvo che la con-dizione di necessità non cada prima. In questo caso il“diritto” passa al nucleo familiare che segue in gra-duatoria. L’idea poggia sul prezioso contributo di diverse asso-ciazioni: “Siamo abituati a vedere coinvolto in questiprogetti soprattutto il volontariato cattolico - spiegaMorselli- ma in questo caso ci sono anche altre realtàvicine all’associazionismo civico”. Tutti però possonodare il proprio contributo; a fronte delle donazioni indenaro si potrà anche regalare un “buono spesa” osemplicemente il proprio “tempo” sotto forma divolontario. Opportunità anche per le aziende chepotranno devolvere prodotti e generi di prima neces-sità.L’iniziativa è destinata a diventare un vero e propriopunto di riferimento dal quale (ri)partire, e nonostan-te il progetto non sia ancora iniziato la richiesta è giàalta: “All’inizio -conclude Morselli- le nostre ambizionierano più ridimensionate, ma siamo sommersi di richie-ste prima ancora di cominciare e stiamo cercando didiventare un punto di coordinamento per la nascita dialtre realtà sul territorio. Grazie all’aiuto dei tantivolontari locali abbiamo deciso di accettare la sfida”.

di Marco Montanari

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Attual i tà

E’ da quel “Fratelli e sorelle, buonasera!” pro-nunciato con l’accento sudamericano che locontraddistingue, che è entrato nei cuori della

gente. Era la sera del 13 marzo 2013 quando JorgeMario Bergoglio diventa per l’umanità e per lachiesa cattolica “Papa Francesco”, il primo Papagesuita ed americano salito al soglio pontificio. Giàvescovo di Buenos Aires durante il suo apostolato èsempre stato accanto agli ultimi e ai dimenticati rifu-giando agi e privilegi in favore di un agire semplicee sincero. Un’empatia con il popolo immediata e raf-forzata dai gesti e le parole di questo umile pontefi-ce che scende tra la sua gente, abbraccia e baciabambini e disabili, si preoccupa della stanchezzadelle sue guardie svizzere, incita i giovani e invitatutti alla “tenerezza senza vergogna”. Parla alledonne e al loro ruolo fondamentale di testimoni del-l’amore. Il Papa giusto al momento giusto questo èBergoglio, in questo periodo di disgregazione spiri-tuale e di malcostume morale il suo agire ci fa ritro-vare un’etica dimenticata. Una guida, un capo, un

B e n v e n u t o F r a n c e s c o !

compagno di viaggio, per ritrovare la giusta direzio-ne e tornare ad essere fratelli con il suo invitoa“custodire l’intera creazione, custodire ogni persona,specie la più povera, custodire noi stessi”. E’ con luiche ora il suo gragge vuole continuare il camminoverso la nuova riscoperta dei valori originali: carità,speranza, pace, perdono e pazienza per guardarelontano al fianco di questo Pastore.

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Dal te r r i tor ioU n f o r n o c o m u n i t a r i o a G a r b a t e l l a

In uno dei quartieri popolari di Roma sarà possibi-le infornare la pasta di pane preparata in casa inun forno costruito collettivamente e autogestito.

Un ritorno alle origini e una pratica già diffusa nei neipiccoli centri rurali: per anni migliaia di persone pre-paravano da sé la pasta del pane, lasciandola lievi-tare nelle madie, grandi bauli spartani adatti a fargonfiare quell’ammasso bianco e morbido. La pastapoi veniva cotta nel forno pubblico, gestito in alcunicasi da una famiglia o da un fornaio e si tornava acasa con la scorta di pane che durava giorni. Il fornonei paesi era un vero luogo di aggregazione: venivaacceso in precisi momenti con l’aiuto di tutti e poi sirestava lì a parlare mentre a turno le persone infor-navano il pane, le focacce e altri cibi da scaldare. Eoggi che senso ha una proposta come questa?

Racconta Nicola, del collettivo Pane, tra i promoto-ri assieme a Casetta Rossa dell’iniziativa: «L’idea diautoprodurre il pane nasce dalla volontà di riscopri-re e preservare i concetti di sostenibilità alimentare efiliera corta del cibo a chilometro zero, che da sem-pre supportiamo anche con altre attività, come l’ac-quisto di cibi direttamente da produttori locali, ilGruppo d’acquisto solidale e gli orti urbani con i rela-tivi laboratori». Ma l’autoproduzione del pane è riccaanche di altri valori. «Il pane è da sempre un benesimbolico – aggiunge Nicola – che tesse fili di culture,tradizioni e legami indissolubili con la terra.Attraverso la sua storia fonda una “democraziareale” che, attraversando i tempi, unisce i popoli delmondo nella più che legittima lotta per la sovranitàalimentare».Il forno popolare ormai è più di un’idea e più di unprogetto, potrebbe essere pronto entro la fine diaprile. «Lo stiamo autocostruendo con il contributovolontario di esperti e cittadini – dice Nicola – Per noioltre ad essere un mezzo con il quale produrre unbene primario, costituisce un modo per difenderci delcaro vita, nonché un luogo di aggregazione sociale edi condivisione dei saperi, uno strumento con cui risco-prire il valore etico e sociale dell’autoproduzione el’utilizzo comunitario di un bene collettivo».Ma comefunziona un forno popolare? Il forno sarà autogestitoe utilizzato da tutti i cittadini durante giorni prestabi-liti con un contributo minimo per il funzionamento e ilmantenimento. L’idea nella fase inziale è di metterloa disposizione di coloro che vorranno infornare gliimpasti almeno due volte alla settimana. Sarà attivoun servizio di prenotazione.

Salvamamme e Happy Family Onlus insieme per ilparto in forma anonimaSono sempre di più i neonati trovati nei cassonetti unodei più recenti nei pressi dell’ospedale San Camillodi Roma. Salvamamme ed Happy Family Onlus asso-ciazione romane che sostengono le famiglie e i bam-bini non si fermano nella loro azione capillare di sen-sibilizzazione sociale per combattere l’abbandonodei neonati. Dal mese di maggio, promuoveranno unacampagna diffusa su tutto il territorio della regioneLazio per far conoscere ad un numero sempre mag-giore di donne la possibilità di partorire in formaanonima. Happy Family Onlus, associazione che dapiù di 5 anni si dedica con impegno a donare adospedali pediatrici ed asili nido ludoteche attrezzateper dare gioia ai bambini e genitori, affiancaSalvamamme in una campagna innovativa che puntaa coinvolgere 1000 famiglie che saranno formatecome volontarie per diffondere in modo completol’iniziativa salvavita. In contemporanea alcune decinedi migliaia di locandine diffonderanno in tutta laregione informazioni salvavita in modo assolutamentesorprendente con una campagna totalmente innovati-va. Salvamamme può contare su una diffusa rete divolontari che condividono la sua causa e contribuisco-no ad abbattere le barriere culturali, sociali e religio-se che spesso si nascondono dietro il gesto dell’ab-bandono del proprio bambino. Le madri parlerannoa future madri. Il progetto di sensibilizzazione hal’obiettivo di divulgare in modo capillare le notiziefondamentali per le donne in gravidanza che decido-no di partorire in anonimato e che vogliono dare inadozione il neonato.

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Lazio in Fes ta

Il 2 giugno a Bolsena si svolgerà la tradizionaleInfiorata che si ripete ogni anno in occasionedella Festa del Corpus Domini.

Ma da dove viene questa tradizione? Bolsena 1263. Un sacerdote boemo di nome Pietroaveva intrapreso un lungo pellegrinaggio di peniten-za e meditazione. La sua anima era tormentata e lasua fede aveva iniziato a vacillare perché, in queltempo di controversie teologiche sul mistero eucaristi-co, il sacerdote non era del tutto convinto riguardoalla reale presenza di Cristo nel pane e nel vino con-sacrati. Sulla via del ritorno, il boemo Pietro decise difermarsi nella cittadina sul lago nei pressi della chie-sa di Santa Cristina. Per ringraziare il Signore chiesedi poter celebrare la S. Messa e, durante laCelebrazione accadde il miracolo: l'Ostia consacratache aveva spezzato tra le mani cominciò a sanguina-re. Non sapendo che fare, il sacerdote boemo tentòdi nascondere ai presenti ciò che stava accadendo:avvolse tutto nel corporale di lino usato per la purifi-cazione del calice, che si macchiò di sangue, e fuggìverso la sagrestia ma alcune gocce di sangue cadde-ro sul pavimento rivelando il miracolo. Nel 1264,papa Urbano IV, venuto a conoscenza dell’accaduto,emanò la “Bolla Transiturus” con la quale istituì laFesta del Corpus Domini. Per questo motivo i bolsene-si decisero di portare in processione uno dei marmimacchiati del sangue del miracolo. Da allora, ogni anno Bolsena celebra solennemente

con l'Infiorata, la festa del Corpus Domini.Che cos’è l’Infiorata?L’Infiorata è composta da alcuni fantasiosi e impe-gnativi disegni artistici floreali che vengono ideati erealizzati dai cittadini durante le celebrazioni delCorpus Domini.Gli abitanti di Bolsena, solamente uno o due giorniprima delle celebrazioni iniziano la raccolta e la pre-parazione dei fiori tra i quali ginestre, fiordalisi , aca-cia, papaveri, rose, “fojone”, veccia, ortensie, calen-dule, garofani e margherite. Soltanto per alcune spe-cie più pregiate, la raccolta viene effettuata alleprime luci dell'alba dello stesso giorno della festa perpreservarne la freschezza.Durante la raccolta, tantissimi “infioratori” si immergo-no nelle campagne intorno al lago per riuscire a tro-

di Fortunato Licandro

I l C o r p u s D o m i n i e l e s u e o r i g i n i

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vare i migliori fiori e, soprattutto, i “colori” più vividida utilizzare nei disegni da loro scelti. Le composizio-ni vengono poi completate con l’utilizzo di altri mate-riali naturali come semi e foglie. I disegni generalmen-te rappresentano simboli, figure geometriche o sceneed immagini ispirate da dipinti famosi. Per realizzarele proprie opere, alcuni “Infioratori” eseguono primaun bozzetto del disegno su carta altri comincianodirettamente sul lastricato; successivamente, i contornidell’immagine vengono coperti con un impasto disegatura, con della torba o con fondi di caffè. Infine,l’immagine viene completa posizionando uno per unoi petali dei fiori negli spazi del disegno che vengonobagnati frequentemente per farli rimanere freschi.Per rendere il passaggio della processione più pre-zioso, ancora oggi i Bolsenesi sono soliti ricoprire ilpercorso, circa tre chilometri, con un tappeto continuodi petali colorati, anche negli stretti vicoli del rioneCastello. Migliaia i fiori impiegati per l'allestimento ecentinaia gli “infioratori”, artisti di tutte le età chepartecipano ai lavori. La Solenne Processione percor-rerà il lungo tragitto “infiorato” esclusivamente per ilS.S.Sacramento ed il Reliquario con la Sacra Pietra.

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