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Mamma Melanzana. Passi alla ricerca dell'affetto

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Se anche voi vi siete tante volte chiesti come mai tante relazioni sbagliate, amicizie sbagliate, come mai tante persone indegne nella vostra vita… forse avete avuto anche voi una MAMMA MELANZANA! Saperlo vi aiuterà a difendervi e a frequentare persone non verdure

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Beatrice Riva

Mamma Melanzanapassi alla ricerca dell’affetto

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Mister Peperone

Quando l’ho conosciuto avrei, interrogata sull’argomen-to, sostenuto di essere guarita dalla melanzanaggine.

Lavoravo da tempo.Avevo una casa.Una fi glia, ormai grande e decisamente una brava ragaz-

za.Parecchi amici e amiche che da molti anni frequentavo

con reciproca soddisfazione, certamente non affetti da “me-lanzanaggine” se non in quella lieve forma che talvolta col-pisce chiunque, anche il più insospettabile.

Un ex marito con cui avevo un rapporto cordiale e se-reno.

Da anni frequentavo una terapista che affettuosamente chiamavo “Psyco” senza però vedere, da un po’, ulteriori possibili sviluppi.

La Melanzana continuava serenamente ad accudire i fra-telli, i di loro fi gli e occasionalmente a fornire le verdure anche alla sottoscritta. “Che gesto gentile ricordarsi di me”, pensavo ormai giunta alla fase acuta di intossicazione orta-iola.

Di tanto in tanto telefonava per raccontare le sue giorna-te, se particolarmente in vena chiedeva “Cosa stai facendo?”

Mai mi ha chiesto “Come stai?” o “Come sta tua fi glia?”Già ho detto della leggera dimenticanza in occasione del

funerale del nonno.

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MAMMA MELANZANA

Certo io non me ne sarei accorta. Non ho l’abitudine di leggere le “mortine” appese per la città. Mia fi glia nemmeno.

Essendo noi così distratte ha telefonato per informarci.“Nella confusione, mille cose da fare, mi sono proprio

dimenticata di mettere il nome di tua fi glia quando abbiamo messo quello dei bambini, ormai lei è grande!” Naturale che dipendesse da lei, penso: “Ovvio che è troppo grande per essere ricordata!”

Le melanzane non sbagliano!Pazienza.Non mi meravigliai nemmeno.Questo fatto mi avrebbe dovuta insospettire circa la mia

presunta guarigione.Niente.Andai a prendere le melanzane.Mi sembrava un equilibrio che meritasse di essere man-

tenuto, in fondo perché pretendere che una melanzana faccia la madre?! Lei dirige l’orto e così è felice.

In questa ortaiola dimensione è più serena e non strilla più tanto. Doveva essere il pensiero di farmi da madre a tur-barla all’inverosimile. Dal momento in cui mi sono accon-tentata di una “fornitrice di verdure” tutto sembrava assume-re contorni più “umani”.

Questo naturalmente era il mio pensiero quando ancora non sapevo quanto la genitrice fosse “assetata di sangue” e in realtà la reggenza dell’orto fosse solo un diversivo in at-tesa di assestare il colpo fi nale: la mia eliminazione da quel “paradiso terrestre” dove ero inspiegabilmente approdata ma da sempre non gradita, a volte dimenticata.

Forse ero affetta da una tardiva sindrome di Peter Pan, dopo aver dovuto fare “la grande” quando non lo ero, ora non ero pronta ad abbandonare l’orto familiare e a rinunciare per sempre alla fornitura di melanzane: era ancora meglio

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PUNTI DI VISTA

una melanzana che niente!Ancora una volta non osai nemmeno chiedermi se tutto

questo potesse avere un senso per me o non fosse invece solo un mezzo per torturarmi, farmi del male.

Rifi utavo di svezzarmi: il latte aromatizzato alla melan-zana mi aveva reso dipendente!

In quel periodo passavo le serate dedicandomi ai balli e ai relativi corsi.

Quello con il peperone non fu un colpo di fulmine.Iniziò un gioco sottile di sguardi e mezze frasi.Si esprime un reciproco interesse senza indagarne, aper-

tamente, la natura.Si frequentano le stesse persone. Ci si vede varie volte a

settimana, sempre in gruppo.Impariamo lentamente a conoscerci: la famiglia, il lavo-

ro, gli hobbies, i sogni, gli amici, i pensieri.Ci vogliono mesi.Quando siamo vicini avverto quello strano “sfrigolio”

che un po’ altera il respiro…comincia a venirmi un po’ d’an-sia!

Stiamo per arrivare da qualche parte.Ho paura.Cerco di farmi coraggio. Sono preparata. Ho studiato.Mi pare una persona a posto, simpatico ed equilibrato.Forse anche lui un po’ spaventato.Finalmente mi chiede di uscire.Andiamo al cinema. Poi chiacchieriamo fi no a tardi.Ci raccontiamo le nostre storie.Chissà perché, in queste situazioni, si sente sempre il bi-

sogno di parlare degli “ex”?Lui mi racconta del lungo fi danzamento poi fi nito.Io del matrimonio fi nito.Ci rivediamo, una mostra. Una cena.

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Finalmente il primo bacio.Toglie il respiro.Capisco di essere nei guai e nonostante lo spavento rie-

sco ad ammettere, in seduta con la terapista, il mio interesse per quest’uomo.

Reciproco, mi pare. Una meraviglia!Finalmente l’uomo giusto.In quel momento credevo ancora fosse un uomo.Mi dice: “credo che noi due si debba parlare”… “certo”,

rispondo con l’ansia che già sale.Penso che la nostra vita insieme sia lì lì per iniziare. Ci

conosciamo, stiamo bene, siamo attratti l’uno dall’altro, ci vogliamo bene.

Arriva la sera, vediamo alcuni amici poi mi accompagna all’auto e si siede a fi anco.

Mi dice:”Io non posso mettermi con te…non posso pen-sare di stare con una donna che ha già un marito”.

Non capisco. Sono divorziata da tempo.“Non è questo il punto” continua e mi spiega di essere

molto religioso e pertanto il matrimonio persiste nonostante il divorzio.

Una parte di me, quella guarita forse, avrebbe voluto but-tarlo fuori dall’auto a calci.

L’altra fece resistenza, quella malata di melanzanaggi-ne. Vinse quest’ultima. Mi stringe, mi bacia, mi dice che da tanto tempo non gli capitava una cosa del genere, quanto sia diffi cile per lui.

E’ lì che avrei dovuto capire, darmela a gambe.Non mi voleva, tutto quello che impediva il nostro rap-

porto lo sapeva già, da tempo.E’ una melanzana…anzi un peperone persino più indige-

sto! Invece no.Mi torturo, continuo a vederlo.

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Cerco di capire. “Sembra sempre così dolce e carino”, mi dico, “forse sta cambiando idea, ha bisogno di più tempo”.

“Come poteva essere così “primitivo” ed irragionevole?” pensavo.

Mi chiedevo come potesse non sentire il piacere nello stare vicini, quanto fosse speciale ed irrinunciabile quello che ci legava … continuo a non sospettare che si tratti di melanzanaggine!

Ci ho messo molto tempo, lacrime e sangue per digerire il peperone, mi correggo, per convincermi di averlo digerito.

Ora ha cambiato “giro” insieme all’amico bietola.Ripensandoci aveva varie volte narrato di cambi di

“giro” cui era stato costretto per vicende che poi non aveva raccontato.

Altri segnali di melanzanaggine che avevo ignorato!Ha anche cambiato casa e pare abbia pure una fi danzata.Io intanto ho smesso di cercare di capire lui e cercato di

capire me. Finalmente.Ho anche chiesto l’annullamento del matrimonio alla Sa-

cra Rota.In fondo un marito non l’ho mai avuto.Credevo che il capitolo del peperone fosse concluso, ma

queste pesanti verdure continuano a far sentire la loro in-gombrante presenza nella stomaco anche quando non te lo aspetti e hai quasi dimenticato di averle mangiate!

Il giorno del mio compleanno “l’indigeribile” manda un messaggio di auguri. Questo fatto mi scatena un’ira furibon-da. Io avevo volutamente e faticosamente ignorato il suo compleanno poche settimane prima. Non lo vedevo ormai da tempo: “Che bisogno aveva di farsi sentire?” mi chiedo.

Rispondo al messaggio inferocita per dichiarare quanto non abbia mai sopportato l’ipocrisia e continuo con compli-menti del genere.

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Naturalmente non ricevo risposta; le melanzane non sono in grado di sostenere i loro gesti, non li compiono con le motivazioni delle “persone”; loro agiscono guidate da un misterioso istinto distruttivo verso tutti coloro che minaccia-no la loro natura facendole così sentire inadeguate e vivono nella serena convinzione che, distruggendo il soggetto, loro si sentiranno meglio; poi miracolosamente non conservano memoria degli innumerevoli casi simili, cosa che potrebbe far loro sorgere qualche dubbio circa la possibilità di avere, talvolta, torto. Gli ortaggi resettano immediatamente la me-moria e ripartono da zero nello stesso istante: un miracolo della natura che li fa sentire invincibili, nessuno ha mia osato mettersi contro di loro, sono potenti e infallibili! Gli altri, gli sfortunati che li incontrano se sono “sani” li ignorano, forse nemmeno recepiscono questi messaggi, quelli invece “me-lanzanati” soffrono le pene dell’inferno di fronte a queste torture sulle quali non riceveranno mai una parola di spiega-zione: tutto frutto dell’immaginazione, del dare troppo peso alle cose, ecc ... Niente di reale, perché avrebbero dovuto ferirci? Già perché?

Come da copione mi pento di tanta ferocia verbale e nel melanzanesco delirio natalizio recapito all’amico bietola e tramite questo al peperone, un regalino con gli auguri di Buon Natale. Evidentemente stavo malissimo, la melanza-naggine a volte prende forme del tutto inaspettate, si traveste perfi no da Babbo Natale!

Il mio gesto “malato” verso persone che tanto mi ave-vano ferita, viene ricambiato con un messaggio di auguri con scritto: “Evviva il Natale!”. Resto perplessa ma resisto all’impulso di chiedere spiegazioni al peperone, non le avrei mai avute e mi limito alla macerazione individuale.

Dopo quel messaggio non lo vedo per mesi.In estate lo ritrovo ad una festa insieme all’amico bietola.

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Mi sento turbata dalla loro presenza, ma lo stomaco tace.Ho parlato e ballato con entrambi e nessun gorgoglio nel-

la pancia.Sono felice: “Finalmente sono riuscita a digerire il pepe-

rone!” mi dico.Confi dandomi con un’amica mi rammarico per l’infelice

esito di quelle relazioni che credevo così importanti ma mi sento bene, quasi orgogliosa di me! Ero riuscita ad essere gentile, cordiale e a non soffrire: un miracolo!

Dopo quella sera è nuovamente sparito fi no a Natale (ha dimenticato il compleanno?), quando arriva inaspettato un messaggio di auguri che commento laconica: “In questo pe-riodo si risvegliano tutti i mostri!”, anche l’amico bietola aveva mandato gli auguri! Certi gesti proprio non li capirò mai!

Un tizio, anche carino che avevo conosciuto nell’estate, mi aveva chiesto il numero di telefono per invitarmi a cena. Sollecitata anche da un’amica e volendo assumere abitudini “normali” tipo andare a cena con un uomo che mi corteggia senza sapere ancora se l’articolo mi interessa, ci eravamo scambiati i numeri.

Non l’ho più visto né sentito fi no al messaggio di au-guri natalizi. Mi chiedo se posseggo una particolare ener-gia che attrae solo soggetti disturbati o se in realtà capita a tutti. Chissà se troverò mai risposta, credo che le persone non affette da melanzanaggine, di fronte a fatti del genere ci facciano sopra due grasse risate e fi nisce lì. Dovrò imparare.

Comunque all’insegna della buona educazione rispondo a tutti con un telegrafi co: “Buon Natale anche a te!”

Qualcosa però deve essere scattato e il peperone si è ri-girato dolorosamente nello stomaco facendo sentire la sua ingombrante presenza fi no all’esofago quando pochi giorni dopo mi sono arrivati i suoi saluti tramite un’amica che lo

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MAMMA MELANZANA

aveva incontrato in un pub insieme all’inseparabile bietola.Il primo giorno dell’anno sentivo tutto l’imbarazzo di

stomaco tipico del peperone mentre scorrevo i messaggi di auguri ed eccolo! Devo ammettere me l’aspettavo, peggio lo stavo cercando!

Qualcosa di non identifi cato mi porta a rispondere usando più parole di quelle che l’educazione impone. Non so quale sia esattamente il meccanismo che s’impadronisce di me e delle mie azioni quando la melanzanaggine colpisce. La ge-nitrice-melanzana era sempre riuscita a farmela nello stesso modo: tiene per un po’ un comportamento “quasi”normale (normale per lei sarebbe decisamente troppo) io affamata di affetto calo le difese, comincio a pensare che ci sia qualcosa di buono, di essermi sbagliata nel giudicarla così male e, quando arriva il nuovo colpo riesce sempre a stordirmi. Una volta curata la ferita mi sento terribilmente stupida per esse-re cascata di nuovo nella stessa trappola!

Anche dal peperone mi sono fatta abbindolare: un augu-rio, un saluto, un altro augurio e io torno a parlare con lui! Non che ci fosse niente di irrimediabile nel mio messaggio, però quando ho scritto che mi sarebbe bastato che il nuovo anno fosse migliore di quello appena fi nito ero già vulnera-bile, avevo abbassato le difese e il colpo è arrivato subito dopo quando discutendo la vicenda con l’amica scopro che il messaggio era identico a quello che aveva inviato a lei!

Sarà una prassi normale mandare ad un numero indefi ni-to di persone lo stesso messaggio però la trovo sempre irri-tante e in questo caso mi sono sentita ferita.

C’ero ricaduta! Ho sentito il bisogno di fare qualcosa per rimediare alla mia inguaribile stupidità e così decido di rin-viargli il suo stesso messaggio sostituendo il nome e aggiun-gendo: “la risposta di prima era sbagliata. Questa è giusta!”

Questo gesto non mi ha fatto sentire meno stupida però

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mi ha convinta che peperone, melanzane ecc, devono avere lo stesso trattamento: nessun contatto con la sottoscritta!

Non ho gli anticorpi, non so se mai li avrò, ma non serve a nulla torturarsi: “Ai prossimi messaggi non devo più ri-spondere!” concludo.

Evidentemente avevo già avuto questa illuminazione quando avevo cancellato il suo numero dalla rubrica del cellulare ma era una tattica inconsapevole di autodifesa e al primo messaggio natalizio me ne ero dimenticata e l’avevo addirittura reinserito in una illusione di guarigione. Dovrò stare più attenta e ricordare che dalle melanzane non si sfug-ge e la stessa regola vale per le altre verdure e a maggior ragione per i peperoni!

Ma perché certe persone che non vedi e non senti mai mandano gli auguri? Vogliono essere gentili, si annoiano, vogliono dire qualcosa…accidenti ci sto ricadendo!!!!!

Chi ha qualcosa da dire lo dice, non lascia all’immagi-nazione di chi riceve un messaggio con parole misteriose il compito di decifrarne il contenuto, lo fanno le melanzane, sono ovunque e io sto diventando allergica.

Potrei farmi un tatuaggio per ricordare di non abbassare la guardia oppure adottare la tattica della mia non-nonna, ovvero nonna delle cugine patatine che disseminava la casa di cartelli con scritto: “le mele sono nel forno!” per essere certa di non carbonizzarle; io dovrei scrivere: “le melanza-ne sono in agguato!” e vedere se in questo modo riesco ad evitare danni alla mia salute mentale sperando che non sia troppo tardi!

Pensandoci bene l’anno bisestile non è passato invano se riesco a resistere alla tentazione di verifi care l’intensità dell’allergia e mi tengo alla larga dalle verdure.

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Prima Edizione: 2010

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Finito di stampare nel mese di giugno 2010 in Italia per conto di Edizioni Psiconline (Settore Editoriale di Psiconline Srl)