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Tariffe R.O.C. Poste Italiane Sped. in Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 1 DCB Trento Aut. trib. TN n° 880 del 09/11/95. Riconoscimenti della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Ministero LL.PP. Abbonamento e 15,00 Normative Violazioni della sosta, sanzioni e pagamenti ALL’INTERNO: Maggio-Giugno 2014 Bimestrale ANNO XIX N. 5-6 Associazione Professionale Polizia Locale d’Italia Organo ufficiale dell’ANVU INFORMAZIONE, TECNOLOGIE E CULTURA PER LA SICUREZZA DELLE CITTÀ E DEL CITTADINO Polizia Locale d’Italia Polizia Locale d’Italia Territorio Anvu presente in tutta Italia «Manca una polizia locale di modello europeo» Mattarelli, presidente Anvu:

«Manca una polizia locale Maggio-Giugno 2014 di modello ... · Associazione Professionale Polizia Locale d’Italia Organo ufficiale dell’ANVU InformazIone, tecnologIe e cultura

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NormativeViolazioni della sosta, sanzioni e pagamenti

ALL’INTERNO:

Maggio-Giugno 2014Bimestrale

ANNO XIX N. 5-6

Associazione Professionale Polizia Locale d’Italia

Organo ufficiale dell’ANVU

InformazIone, tecnologIe e cultura per la sIcurezza delle cIttà e del cIttadIno

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«Manca una polizia locale di modello europeo»

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SOMMARIO

Proprietà della testata:ANVU

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Direttore editoriale:LUciANo MAttAreLLi

Direttore responsabile:cLAUdio VerceLLoNe

Comitato di redazione: cArMiNe di BerArdiNo, consigliere nazionale Anvu

GiANNi FAssoN, segretario nazionale AnvuiVANo Leo, consigliere nazionale Anvu

LUciANo MAttAreLLi, presidente nazionale AnvusiLVANA PAci, segretario generale Anvu

Segreteria di redazione:AVeNUe MediA

Responsabili di polizia provinciale:PAsqUALe ricciArdeLLA

Responsabile di redazione:deLiA seBeLiN

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Pubblicità: AVeNUe MediA

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Hanno collaborato a questo numero:

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si riNGrAziA PArticoLArMeNte:

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Registrazione: N. 880/1995 del Tribunale di Trento

LA riVistA è stAtA chiUsA A MAGGio 2014

POLIS È REALIZZATA CON CARTA ECOLOGICA PRIVA DI CLORO

La riproduzione di testi e immagini è consentita senza autorizzazione purché non avvenga per motivi di lucro e né siano citati fonte e autore. Le collaborazioni sono gradite e si intendono a titolo gratuito, senza alcun obbligo per l’Editore. Il materiale va inviato alla segreteria editoriale ([email protected]). Vi saremo grati se vorrete segnalarci imprecisioni, suggerimenti ed ogni idea che possa migliorare la rivista. Del contenuto degli articoli firmati rispondono i rispettivi autori.

Avvertiamo i lettori che gli addetti alla diffusione non possono essere persone che fanno parte della Polizia Locale né delle Forze dell’Ordine ed è escluso che possano qualificarsi come tali. Pertanto qualunque comportamento difforme è da ritenersi completamente estraneo alla volontà dell’editore e come tale va segnalato alla direzione.

L’EDITORIALE

«Manca una polizia locale di modello europeo» 5

di Luciano Mattarelli

CONTRASTO ALLA CRIMINALITà

L’ascolto del minore 9

di Gian Luca Giovannini

ATTuALITà

A Cesenatico, annullati gli atti del concorso per dirigente 13

a cura della Redazione

NORMATIvE

Autovelox: sulle statali i proventi non si ripartiscono 14

di Roberto Benigni

violazioni della sosta: sanzioni e pagamenti 16

di Luca Montanari

INTERvISTA AL MAgISTRATO SANTOLCI

Trasporto illecito di rifiuti: come agire se il veicolo è intestato a “teste di paglia” 21

di Delia Sebelin

DAL TERRITORIO 30

«Manca una polizia locale di modello europeo»

Carissimi colleghi e colleghe, ormai è ufficiale. Antonella Manzione, comandante

del Corpo di polizia municipale di Firenze è ufficialmente a palazzo Chigi, come capo dipartimento affari giuridici legislativi della presidenza del Consiglio dei ministri.

Come Anvu e sicuri di interpretare il sentimento di tutta la categoria, siamo felici per questo suo nuovo impegno che onora la nostra categoria. Antonella è stata un poliziotto fin dall’inizio, da quando era agente fino a ufficiale-dirigente (vedi riquadro a pag. 6, ndr). Durante il suo brillante percorso professionale, che l’ha portata al vertice di Corpi tra i più prestigiosi d’Italia, è sempre stata in sintonia con la nostra Associazione e con le battaglie che portiamo avanti per il miglioramento della categoria.

Antonella Manzione sa bene che la Locale svolge oggi compiti istituzionali con efficienza ed è insostituibile. Lei sa, come tutti noi, che la nostra categoria è chiamata a svolgere compiti di polizia che per lo Stato sono assolti da altre polizie (guardia di finanza, carabinieri, polizia di Stato). Alla polizia locale, nel suo ambito operativo, vengono altresì affidate incombenze che sarebbero proprie di altre forze dell’ordine e questo, appunto, ne fa un’organizzazione oggettivamente insostituibile.

Per tale ragione Antonella sa che ora più che mai alla Locale occorre una Legge di Riforma, o perderemo sempre più quell’efficienza necessaria per garantire ai cittadini il servizio adeguato.

Dalla sua nuova posizione di vertice, saprà sicuramente operare affinché, nel supremo interesse pubblico, il Parlamento abbia lo strumento legislativo da approvare al più presto. Anvu è e sarà al suo fianco, incondizionatamente.

«Il sistema di polizia

italiano è obsoleto»

EDITORIALE

5 Maggio-Giugno 2014

di Luciano Mattarelli

6Maggio-Giugno 2014

EDITORIALE

Come stiamo vedendo tutti i giorni, ormai la situazione dell’ordine pubblico va degradando, la percezione della sicurezza nei cittadini viene sempre meno, il sistema di polizia italiano è ormai palesemente obsoleto e, in certi suoi importanti aspetti, inefficiente.

Tutto questo forse dipende, come da molti asserito, dalla mancanza della certezza della pena, ormai largamente percepita dai cittadini e da chi delinque. Però, a nostro avviso, non è solo per questo. Manca in Italia una polizia di primo livello che stia a contatto giornalmente con i cittadini, in uniforme, pronta a intervenire immediatamente ad ogni necessità di sicurezza. Qui non mi riferisco a questioni di ordine pubblico, che è altra materia, ma penso, ad esempio, alla lite in strada, al reato predatorio, all’infortunio, alla vendita abusiva, al sinistro stradale, alla molestia, al borseggio. Queste situazioni, a nostro avviso, sono motivo di grande insicurezza tra i cittadini e fonte di mancanza di sicurezza.

Insomma, manca una polizia locale di modello europeo. Ovvero, manca alla polizia locale italiana l’adeguamento di status, mezzi e uomini, che invece spetta alle polizie locali europee. Ora, è il momento di fare una scelta.

In caso contrario, ci sarà una perniciosa discesa verso maggiori intolleranze. Queste esasperazioni pubbliche, come sapete, portano a conflitti che, se non fatti regredire velocemente attraverso forme di legge, aumentano esponenzialmente fino a degenerare. Il motivo è che la mancanza dell’affermazione dell’autorità legittima sulle strade e nei territori porta a fenomeni di autoinvestitura di potere da parte di soggetti che, per attuare i loro interessi illegittimi, agiscono in modo che il caos regni sovrano.

«Va attuatauna riforma»

La brillante carriera di Antonella Manzione

Da comandante dei vigili urbani a capo dipartimento affari giuridici legislativi della presidenza del Consi-glio dei ministri, a Roma. È la storia di Antonella Man-zione (foto), comandante della polizia municipale di Firenze, che vanta un curriculum vitae brillante.

A Palazzo Chigi l’incarico è di primo piano: Antonella Manzione andrà a dirigere la struttura che amministra l’attività normativa del Governo. Non solo, perché il dipartimento, mantenendo i rapporti con l’Avvocatura dello Stato, deve coordinare le attività che riguardano i contenziosi davanti alla Corte costituzionale, alle corti internazionali e agli organi giuridici che riguar-dano i contenziosi della presidenza del Consiglio.

Cinquant’anni, avellinese di nascita ma versiliese di adozione, Antonella Manzione vanta una carriera fulminante: laureata in giurisprudenza con 110 e lode all’Università di Pisa, è avvocato e ha svolto funzioni di pubblico ministero. È stata dirigente a

Seravezza (Lu), a Pietrasanta (Lu), a Verona, poi a Livorno e a Lucca.

Nel 2010 fu l’attuale premier Matteo Renzi a volerla a Firenze dove, oltre a guidare la Municipale, rivestì il ruolo di direttore generale del Comune. (Fonte: Redazione Il Fatto Quotidiano, 4 aprile 2014)

Maggio-Giugno 2014

In pratica, si rischia di cadere in una sorta di far west metropolitano. Questa non è una visione di catastrofismo onirico, ma il timore che molti cittadini ci esprimono quotidianamente.

Una riforma del sistema di polizia in Italia ormai deve essere velocemente attuata. Per quanto riguarda la Locale, i modelli europei di riferimento da cui prendere spunto ci sono già, e operano con efficienza ed efficacia da anni. Come mi diceva sempre un frate benedettino, quando le cose sono fatte bene, basta copiarle. Questa regola fu seguita nel 1814 dallo Stato sabaudo per istituire l’arma dei carabinieri. Funziona da duecento anni, quindi, c’è la garanzia che sia servita.

Noi di Anvu diciamo al Parlamento che siamo a disposizione. Decidano però presto cosa dobbiamo fare. Se dobbiamo continuare a fare i poliziotti siamo disposti a farlo, ma le necessarie tutele, prerogative, status e condizioni operative degli altri poliziotti dipendenti dallo Stato non possono mancare per noi. Chiediamo, a pari funzione, pari dignità e condizione. Lo dice la Costituzione, non è un’opzione: è un diritto.

Quante volte la Magistratura ha sentenziato che, ex articolo 2087 del codice civile alla polizia locale devono essere dati in dotazione armamento, mezzi, strumenti di tutela, come per chi svolge le stesse funzioni (polizia di Stato e carabinieri)?

Se poi il Parlamento decidesse che non dobbiamo seguire il modello europeo di polizia locale, basta dirlo: per noi è sempre disponibile un posticino negli uffici comunali. Non vogliamo stare in chiesa a dispetto dei santi. Vogliamo solo lavorare in sicurezza e a pari dignità delle forze dell’ordine che svolgono lo stesso servizio.

Sono sicuro che Antonella saprà egregiamente e meglio di chiunque altro trasmettere al Parlamento e al Governo queste nostre istanze.

Ad majora!

EDITORIALE

7

«Si rischia di cadere

in una sorta di far west

metropolitano»

A memoria di tuttiSentenze: Consiglio di Stato V sezione n. 4663/2000 - Consiglio di Stato V sezione n. 616/2006 - Consiglio di Stato V sezione n. 4605/2012: ”(omissis) dalla sola lettura delle norme ora riportate emerge chiaramente che, con la istituzione del corpo di po-lizia municipale si dà vita ad una entità organizzativa unitaria ed autonoma da altre strutture organizzative del comune (un corpo appunto, a somiglianza dei corpi militari dai quali mutuano anche i gradi gerarchici) costituita dall’aggregazione di tutti i dipen-denti comunali che esplicano, a vari livelli, i servizi di polizia locale e che al vertice di questa forma di aggregazione unitaria è posto un comandante (omissis)”.

9 Maggio-Giugno 2014

COnTRASTO ALLA CRIMInALITà

La Legge n. 172 del 01.10.2012 ha introdotto tutta una serie di modi-fiche, integrazioni, abrogazioni e

novità all’interno sia del Codice penale processuale e sostanziale, sia all’interno di altri quadri normativi (vedi Pòlis gen-naio-gebbraio, pp. 15-21, ndr). Una delle novità più caratteristiche e importanti, sotto l’aspetto della polizia giudiziaria e delle investigazioni, si potrebbe deno-minare come l’assunzione “assistita” di informazioni da persone minori (articolo 351 c.p.p.). A tal riguardo, la nuova normativa prevede una specifica modalità: l’autorità procedente deve avvaler-si “dell’ausilio di un esperto in psi-cologia o in psichiatria infantile”.

In particolare: • se a procedere è la polizia giudizia-

ria, l’esperto è nominato dal pubblico ministero (articolo 351 comma 1-ter c.p.p.);

• se invece è il pubblico ministero che deve assumere informazioni, sarà lui stesso che nominerà il suddetto esper-to ( articolo 362 comma 1-bis c.p.p. 5);

•qualora sia il difensore a sentire un minorenne per esigenze connesse alle investigazioni difensive, lui stesso no-

minerà il suddetto esperto (articolo 391-bis comma 5-bis c.p.p.).

Come è facilmente comprensibile dalla lettura del Codice penale di rito l’articolo 351 comma 1-ter

La nuova normativa in esecuzione

della Convenzione di Lanzarote

di Gian Luca GiovanniniEsperto in Scienze forensi

L’ascolto del minore

10Maggio-Giugno 2014

COnTRASTO ALLA CRIMInALITà

c.p.p. è come se fosse, per quanto riguarda la “procedu-ra di assunzione di sommarie informazioni da minore” la norma “quadro e di riferi-mento” in quanto contiene un dettagliato elenco dei rea-ti in materia sessuale nei cui procedimenti le informazioni assunte dal minore devono essere proprio in presenza di un professionista psicologo o psichiatra.

I delitti di riferimentoLe summenzionate e succes-sive norme di cui agli articoli 362 comma 1-bis e 391-bis comma 5-bis c.p.p. fanno rin-vio, per i reati, ai delitti men-zionati dall’articolo 351 com-ma 1-ter c.p.p. In particolare, si fa espresso riferimento ai delitti di: • sfruttamento sessuale di minori (articoli 600-bis, 600-

ter, 600-quater, 600-quater.1 e 600-quinquies c.p.);• tratta di persone (articoli 600, 601 e 602 c.p.);•violenza sessuale (articoli 609-bis, 609-quater,

609-quinquies, 609-octies c.p.);• adescamento di minorenni (articolo 609-undecies

c.p.). Non sono compresi, invece i delitti di cui all’articolo 572 c.p. (maltrattamenti contro familiari e conviventi) e all’articolo 612-bis c.p. (atti persecutori), fattispecie evi-dentemente non esclusivamente riguardanti minorenni,

ma nel cui ambito potrebbe presentarsi la necessità di sentire delle persone minori nel corso delle indagini preliminari.

CriticitàPremesso ciò, però, ci sono una serie di problemi che devono essere affrontati.Autorevole dottrina(1) sottolinea come tale nuovo

istituto dell’audizione assistita di mino-ri nelle indagini preliminari (ancorché con le previste modalità garantite) non sembra destinato, peraltro, ad un’appli-cazione così estesa, tenuto conto che per acquisire la prova dovrebbe poi ri-petersi nella fase dibattimentale l’esame del minore, con il rischio di provocare ulteriori traumi psicologici al soggetto in tenera età. È questa un’evenienza che deve essere evitata, come si desume già dall’articolo 35 comma 1, lett. e) della Convenzione di Lanzarote e come, del resto, si ricava dall’intenzione del legislatore, che già dal 1996 (l. 15 febbraio 1996, n. 66) ha aperto la strada ad una nuova forma di

«L’autorità procedente deve avvalersi di un esperto in psicologia o in psichiatria infantile»

11 Maggio-Giugno 2014

COnTRASTO ALLA CRIMInALITà

NotE(1) Anna Maria Capitta in “Diritto Penale Contemporaneo” Legge di

ratifica della convenzione di Lanzarote: le modifiche al codice di procedura penale e alla legge sull’ordinamento penitenziario.

«L’assunzione anticipata della testimonianza

del minore in via incidentale rimane la soluzione preferibile»

incidente probatorio sganciata dai presupposti di “non rinviabilità o di inquinamento della prova” (articolo 392 comma 1-bis c.p.p.) e che ha stabilito, nel 1998 (l. 3 agosto 1998, n. 269), alcuni limiti all’ammissione dell’esame dibattimentale del testimone minore di anni sedici quando questi abbia già reso dichiarazioni in sede di incidente probatorio (articolo 190-bis comma 1-bis c.p.p.).A quanto pare, quindi, l’assunzione anticipata della testimonianza del minore in via incidentale rimane, dunque, la soluzione preferibile, anche dopo l’odierna riforma legislativa, che, a sua volta, ha operato pro-fonde novità anche proprio sull’istituto dell’incidente probatorio.

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13 Maggio-Giugno 2014

ATTuALITà

A Cesenatico, annullati gli atti del concorso per dirigente

Giudicatiillegittimi

per violazione di legge

a cura della Redazione

«È tutto sbagliato: tutto da rifa-re». Così si potrebbe com-mentare la vicenda che vede

opposto Roberto Benigni della polizia di Numana e il Comune di Cesenatico: L’iter ha visto ora pronunciarsi il presi-dente della Repubblica Napo-litano, con il Dpr 15 ottobre 2013 con il quale ha annullato tutti gli atti del Concorso per dirigente della polizia munici-pale del Comune romagnolo, compreso il Bando stesso di concorso, in quanto illegittimi per violazione di legge.

I fattiStiamo parlando del concorso del 2011, e della Determina-zione con la quale il dirigente dei servizi finanziari approvo la “non” graduatoria; infatti nessun candidato risultò i-doneo all’orale dove erano stati ammessi in due, mentre per quattro scattò la tagliola dopo la prima o seconda prova scritta. Roberto Benigni, comandante della pm di Numana, il 24 maggio del 2011, sosteneva le due prove scritte, ma non veniva ammesso all’orale per aver conseguito la votazione di 21/30, contro quella indicata nel Regola-mento dei concorsi comunali, fissata in 24/30. Pertanto, gli atti impugnati sono risultati illegittimi per violazione e falsa applicazione dell’articolo 7, comma 1, del Dpr 487/94, nella parte in cui stabilisce che: «I voti sono espressi, di norma, in trentesimi. Conseguono l’ammis-sione al colloquio i candidati che abbiano riportato in ciascuna prova scritta una votazione di almeno 21/30 o equivalente». Non è invece applicabile il comma 1 lett. b) (che astrattamente consentirebbe di richiedere diversa valutazione) in quanto, afferma il Consiglio di Stato «riguardando i profili professionali della quinta e sesta qualifica o categoria, laddove nella specie si tratta di un concorso per qualifica dirigenziale. Il legislatore -

prosegue il Consiglio di Stato - non ha inteso affidare alla discrezionalità delle amministrazioni locali, in sede di ado-zione dei bandi o dei regolamenti, l’in-dividuazione del punteggio minimo».

Più di una illegittimitàUn’ulteriore illegittimità era costituita dal fatto che l’ammi-nistrazione comunale di Ce-senatico aveva approvato un atto di natura regolamentare, il Regolamento comunale dei concorsi per l’accesso al pub-blico impiego del Comune di Cesenatico, con delibera-zione di giunta comunale n. 305 del 15.03.95 e successive modificazioni ed integrazioni, che disciplina la normativa concorsuale in modo diffor-

me da quanto stabilito dalla normativa nazionale (Dpr 487/1994, comma 1) in quanto ha stabilito che i con-correnti ad un qualsiasi pubblico concorso devono ot-tenere il punteggio di 24/30 per superare le prove scritte anziché quello di 21/30 come stabilito dalla normativa nazionale.Pertanto, con il Dpr presidenziale, sono stati annullati in relazione al predetto concorso per dirigente della pm di Cesenatico, il Regolamento stesso dei concorsi nel punto in cui prescrive il punteggio di 24/30 invece di 21/30 per superare le prove scritte ed il bando stesso. ora, quale soluzione si prospetta? Il Comune dovrà ripetere le prove scritte, per i sei candidati che si erano presentati alla selezione? oppure effettuare la valuta-zione delle prove scritte solo per i quattro non ammessi all’orale e quindi fare la prova orale? Sarà la prefettura di Rimini a stabilirlo, cui Benigni ha presentato, tramite il suo legale, un apposito quesito. Certa, invece, la richiesta di risarcimento danni nei con-fronti del Comune di Cesenatico per gli atti illegittimi che hanno portato danni reali ai candidati.

14Maggio-Giugno 2014

nORMATIvE

Ribadiamo la regola della ve-xata quaestio perché ancora, da alcune zone d’Italia, ci

sono state segnalate diverse incer-tezze operative.In data 24 dicembre 2012 è stata emanata la Circolare n. 17909 del Ministero dell’Interno in merito al riparto dei proventi introitati dagli organi di polizia stradale in base all’articolo 142 del Codice della strada.

Come si ricorderà, con la modifica dell’articolo 142 impartita con la Legge 120/2010, articolo 25, che ha introdotto il comma 12-quater e successivamente con l’articolo 4-

ter del D.L. n. 16/2012, convertito dalla legge n. 44 del 2012, è stato prevista l’adozione di un decreto attuativo del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, di con-certo con il Ministro dell’Interno, sentita la Conferenza Stato-Città ed autonomie locali, che però non ha ancora visto la luce. L’articolo 4-ter del D.L. n. 16/2012 dispone che ciascun ente locale è tenuto, “entro il 31 maggio di ogni anno”, a trasmettere “in via informatica” al Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti una relazione in cui sono indicati l’ammontare complessivo dei proventi spettanti all’ente stesso ai sensi del comma 1 dell’articolo 208 (accertamento delle violazioni da parte di funzionari ed agenti dell’ente locale) e del comma 12-bis dell’ar-ticolo 142 (proventi per violazioni dei limiti di velocità accertati attraverso l’impiego di determinati congegni di rilevamento, spettanti nella misura del 50% all’ente proprietario della strada e dell’altro 50% all’ente da cui dipende l’organo accertatore).

I doveri dell’enteCon questa relazione ogni ente deve dare atto, a consuntivo di ciascun anno, sia dell’ammontare com-plessivo sia delle modalità di impiego dei proventi annualmente incassati dai singoli enti, secondo quanto previsto dal comma 12-ter dell’articolo 142: interventi di manutenzione e messa in sicurezza delle strade, po-tenziamento delle attività di controllo etc.La mancata trasmissione della relazione o l’utilizzo dei proventi in maniera difforme dalle disposizioni di legge comporta la decurtazione degli stessi nella misura del 90% e, in aggiunta, tali inadempimenti rilevano ai fini della responsabilità disciplinare e per danno erariale.Secondo il Ministero, anche se il Decreto non è mai stato emanato, (e a tal proposito evidenzia come sia in corso la redazione del medesimo), è ancora vigente

La norma non vale per le strade statali in concessione Anas

di Roberto Benigni

Autovelox: sulle statalii proventi non si ripartiscono

15 Maggio-Giugno 2014

nORMATIvE

la previsione del comma 3 dell’articolo 25 della leg-ge n. 120/2010 secondo cui i commi 12-bis, 12-ter e 12-quater dell’articolo 142 si applicano «a decorrere dal primo esercizio finanziario successivo all’appro-vazione del decreto di cui al comma 2».Per questo motivo gli enti locali sono invitati in primo luogo ad accantonare le somme relative al 50% delle sanzioni effettuate con la strumentazione prevista dal comma 12 bis, in fase di predisposizione del bilan-cio di previsione, ed in secondo luogo a predisporre la relazione sull’utilizzo dei fondi di cui all’articolo 208 c. 4, al fine dell’invio entro il 31 maggio nei modi che saranno precisati nel Decreto in corso di emanazione. Ricordiamo che il comma 12 bis dell’articolo 142 Cds prevede che: «I proventi delle sanzioni derivanti dall’accertamento delle violazioni dei limiti massimi di velocità stabiliti dal presente articolo, attraverso l’im-piego di apparecchi o di sistemi di rilevamento della velocità ovvero attraverso l’utilizzazione di dispositivi o di mezzi tecnici di controllo a distanza delle violazio-ni ai sensi dell’articolo 4 del decreto-legge 20 giugno 2002, n. 121, convertito, con modificazioni, dalla legge 1° agosto 2002, n. 168, e successive modificazioni, sono attribuiti, in misura pari al 50% ciascuno, all’ente proprietario della strada su cui è stato effettuato l’accer-tamento o agli enti che esercitano le relative funzioni ai sensi dell’articolo 39 del decreto del Presidente della Repubblica 22 marzo 1974, n. 381, e all’ente da cui di-pende l’organo accertatore, alle condizioni e nei limiti di cui ai commi 12-ter e 12-quater. Le disposizioni di

«L’ente locale è tenutoa trasmettere al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasportil’ammontare dei proventi spettanti all’ente stesso»

cui al periodo precedente non si applicano alle strade in concessione».

Telelaser e autoveloxDa questa norma scaturiscono due assiomi importanti: 1. quanto sopra vale anche per le

sanzioni emesse utilizzando il te-lelaser in quanto è anche questo un apparecchio di rilevamento della velocità;

2. la norma non vale per le stra-de statali in concessione Anas, ai sensi dell’ultimo capoverso. Infatti, l’Anas ha in concessio-ne la gestione della rete strada-le nazionale, individuata con il D.Lgs n. 461/99 così come modi-ficato dal Dpcm del 21/09/2001. Nell’allegato al D.Lgs. 461/99 so-no indicate tutte le strade statali in concessione Anas.

16Maggio-Giugno 2014

nORMATIvE

Violazioni della sosta: sanzioni e pagamenti

Dubbi sul comma 15dell’articolo 7

di Luca MontanariUfficio Documentazione e Studi Anvu

Come si fa a dare un senso logico-giuridico al comma 15, se così, leggendolo, non si ca-

pisce nulla? Dov’è il precetto cui la sanzione si riferisce? Cosa significa un periodo così scrit-to: «Se si tratta di sosta limitata o regolamentata, la sanzione amministrativa è del pagamento di una somma da euro 25 ad euro 99 e la sanzione stessa è applicata per ogni periodo per il quale si protrae la violazione»?Insomma, qual è il comportamento che il comma 15 vieterebbe di porre in essere?In tutti i restanti commi dell’articolo 7, non vi è un pe-riodo che dica che i cittadini sono obbligati a mettere

in funzione il parcometro; precetto che possa essere poi ricondotto alla norma sanzionatoria finale.E neppure nel regolamento Codice della strada e nelle relative tabelle grafiche dove si parla della varia

segnaletica, troviamo una qualche parvenza di “pre-cetto” secondo cui la segnaletica indicherebbe ai cittadini l’obbligo di porre in funzione i parcometri.Questo per dire anche che il comma 15, per me, po-trebbe addirittura presentare profili di incostituzionalità per violazione del così detto “principio di legalità”, nel senso - riallacciandosi ad un’altra sentenza - di una «sostanziale inverificabilità del fatto contemplato dalla fattispecie e, di qui, l’impossibilità comunque del suo

17 Maggio-Giugno 2014

nORMATIvE

accertamento con criteri logico-razionali».

Il riferimento ai parcometriA ben vedere, in punto di parcometri il riferimento all’interno dell’articolo 7, lo troviamo al comma 1 ove è scritto: «Nei centri abitati i comuni possono, con ordinanza del sinda-co... f) stabilire, previa deliberazione della Giunta, aree destinate al parcheggio sulle quali la sosta dei veicoli è subordinata al pagamento di una somma da riscuotere mediante dispositivi di controllo di durata della sosta».Dunque: se il Comune vuol far pagare la sosta, per la riscossione del denaro può avvalersi (anche) di dispo-sitivi di controllo di durata della sosta. Cioè una sosta a tempo e a pagamento in cui la molti-plicazione “tempo x denaro” è calcolata da una mac-china chiaramente chiamata “dispositivo di controllo di durata della sosta”, che per espressa previsione di legge può pure riscuotere il denaro al posto di un par-

cheggiatore autorizzato. Il tempo può essere più o meno limitato, mentre il corrispettivo è sempre direttamente proporzionato al tempo stesso (esempio: un’ora x 1 € - quindi: 3 ore = 3 €, 6 ore = 6 €).La “durata della sosta”, che i “dispositivi” sono incari-cati di controllare può essere, dunque, intesa sia come “sosta massima consentita” (laddove sia espressamente prevista dalla segnaletica), sia come corrispettivo da porre a tariffazione (anche laddove non venga previ-sto un limite, ma si renda comunque necessario avere contezza del tempo per riscuotere il corrispondente quantum in denaro. Es. sosta senza limiti di tempo a 1 € l’ora - sosta di ventiquattro ore = 24 €).

Obbligo della sanzionePoi, nell’articolo 157, comma 6, è scritto: «ove esiste il dispositivo di controllo della durata della sosta è fatto obbligo di porlo in funzione». Finalmente un precetto! È fatto obbligo di fare qualcosa.In questo modo, mettendo insieme le due norme ne deriva che il Comune può installare il parcometro per farsi pagare la sosta e i cittadini, ove esiste il parcome-

«Nel Cds non vi sono

“precetti” in cui la segnaletica

indichi ai cittadini l’obbligo di porre

in funzione i parcometri»

«Il comma 15 potrebbe presentare profili di incostituzionalità»

18Maggio-Giugno 2014

nORMATIvE

tro, hanno l’obbligo di porlo in funzione, secondo le regole stabilite.I parcometri sono predisposti a non accettare monete più del dovuto quando il tempo di sosta è per un tem-po limitato, mentre accettano monete ad oltranza se la sosta non incontra limiti di tempo.Ne consegue, secondo logica, che se il parcometro accetta monete a oltranza perché la sosta è senza tem-po massimo, ovviamente ad ogni scadenza di biglietto - potendo continuare a lasciare lì il veicolo - avrò l’ob-bligo di porre in funzione la macchina.Pertanto, in questi parcheggi “senza tempo” a una data ora trovare un biglietto scaduto sul cruscotto di un’auto significa che a quell’ora, cioè nel minuto esatto del con-trollo, il veicolo risultava legittimato al parcheggio, ma il parcometro non risultava in funzione in violazione dell’articolo 157, comma 6.E poi da nessuna parte è scritto che “l’obbligo di porlo in funzione” sia un precetto non più valido dopo la prima volta che lo si è osservato, e neppure è scritto che un biglietto scaduto possa per assurdo voler dire “io il parcometro l’ho posto in funzione, quindi ho os-servato la legge”. Se posso proseguire la sosta e decido di farlo debbo anche porre in funzione il parcometro nuovamente.Invece, sempre secondo logica, se ho messo in fun-zione il parcometro ove esiste “un tempo limitato”, la macchina non accetterà monete più di tanto ed alla scadenza me ne dovrò andare. In ogni caso, quand’an-che la macchina fosse di un vecchio modello senza particolari programmazioni, me ne dovrò comunque andare.

Come agireComunque se rimarrò sul posto possono ricorrere due eventualità:

a. rimetto in funzione il parcometro “in frode alla leg-ge”, formalmente rispettando l’articolo 157, comma 6 agli occhi dell’ignaro agente accertatore;

b. continuo ad esporre un biglietto scaduto e non riatti-vo il parcometro “in frode alla legge”.

In questo caso si potrebbe ipotizzare l’applicazione di quell’articolo 7, comma 15, il quale nella sua vaghezza potrebbe trovare applicazione quale generale “norma chi chiusura del sistema”, appunto finalizzata a colpire gli illeciti prolungamenti di orario di parcheggio attra-verso l’applicazione di una sanzione proporzionale, cioè moltiplicata per tante volte quanti sono gli sfora-menti del tempo massimo a disposizione.

Disposizioni a confrontoMettiamo infine a confronto le due disposizioni:

•Articolo 7, comma 15: «Nei casi di sosta vietata, in cui la violazione si prolunghi oltre le ventiquattro ore, la sanzione amministrativa pecuniaria è applica-ta per ogni periodo di ventiquattro ore, per il quale si protrae la violazione. Se si tratta di sosta limitata o regolamentata, la sanzione amministrativa è del pagamento di una somma da euro 25 ad euro 99 e la sanzione stessa è applicata per ogni periodo per il quale si protrae la violazione».

•Articolo 157, comma 6: «Nei luoghi ove la sosta è permessa per un tempo limitato è fatto obbligo ai conducenti di segnalare, in modo chiaramente visi-bile, l’orario in cui la sosta ha avuto inizio. ove esiste il dispositivo di controllo della durata della sosta è fatto obbligo di porlo in funzione».

«Se il Comune vuol far pagare

la sosta, può avvalersi

di dispositivi di controllo di durata

della sosta»

19 Maggio-Giugno 2014

nORMATIvE

Pertanto:

a. Il comma 15 - secondo periodo - parla genericamen-te di “sosta limitata o regolamentata” e non fa alcun diretto riferimento ai dispositivi di controllo della durata della sosta, per cui in materia di parcometri è certamente norma “meno speciale” rispetto all’ar-ticolo 157, comma 6, secondo periodo, che invece tratta solo di questo.

tale comma 15, secondo comma, introduce un gene-rico meccanismo sanzionatorio “a crescita progressiva” qualora la sosta si prolunghi illecitamente oltre deter-minati limiti, laddove siano stati eventualmente stabiliti dalla segnaletica (per esempio: massimo per un’ora).

b. Per contro l’articolo 157, comma 6 - primo periodo - tratta genericamente della mancata esposizione di “quel qualcosa” (disco orario, ticket, ecc.) che deve dare atto dell’orario in cui la sosta ha avuto inizio.

Il secondo periodo, invece, che vive di luce propria perché è totalmente esauriente e non fa rinvii di al-cun genere, appare proprio come “norma speciale” - dunque prevalente - poiché sanziona specificamente e senza equivoci la mancata messa in funzione del parcometro, ovviamente tutte le volte in cui ciò sia possibile e indispensabile per poter lasciare il veicolo su uno stallo di parcheggio.

In conclusione:

•zona disco orario: la sosta è ovviamente consentita per un tempo limitato (per esempio: massimo per un’ora) e non segnalo, in modo chiaramente visibile, l’orario in cui la sosta ha avuto inizio: sanzione arti-colo 157, comma 6, primo periodo.

•zona disco orario: la sosta è ovviamente consentita per un tempo limitato (es. max 1 ora) e la prolungo ad oltranza (esempio: per 3 ore) dopo aver segnalato, in modo chiaramente visibile, l’orario in cui la sosta ha avuto inizio: sanzione articolo 7, comma 15, se-condo periodo, moltiplicando i 25 € per il numero di periodi sforati (quindi: 25 € x 3 = 75 €).

• zona parcometro: se la sosta è consentita per un tempo limitato (es. max 1 ora) e non segnalo, in modo chiara-mente visibile, l’orario in cui la sosta ha avuto inizio: sanzione articolo 157, comma 6, primo periodo.

•zona parcometro: se la sosta è consentita per un tem-po limitato (es. max 1 ora) e la prolungo ad oltranza dopo aver segnalato, in modo chiaramente visibile, l’orario in cui la sosta ha avuto inizio (essendo ovvia-mente vietato restare lì ed anche porre in funzione il parcometro ancora una volta) - sostanzialmente: non avevo la possibilità legale di rimettere in funzione il parcometro perché me ne dovevo andare - sanzione articolo 7, comma 15, secondo periodo, moltiplican-do i 25 € per il numero di periodi sforati.

•zona parcometro: se la sosta è consentita illimitata-mente e non segnalo, in modo chiaramente visibile, l’orario in cui la sosta ha avuto inizio: sanzione arti-colo 157, comma 6, primo periodo.

•zona parcometro: se la sosta è consentita illimitata-mente e dopo la scadenza della “prima” attivazione del parcometro - potendo continuare a sostare - non metto in funzione il parcometro ancora una volta - sostanzialmente: ho la possibilità legale di rimettere in funzione il parcometro perché se voglio posso re-stare, cioè posso non andarmene - sanzione articolo 157, comma 6, secondo periodo (norma speciale).

«Ove esiste il dispositivo di controllo della durata della sosta è fatto obbligo di porlo in funzione»

20Maggio-Giugno 2014

nORMATIvE

L’elemento “differenziatore”Infine, l’elemento “differenziatore” nelle zona parcome-tro è questo:

1. Se la sosta, oltre che essere a pagamento, è anche disci-plinata con l’imposizione di un “tempo limitato” - dopo la prima volta non sarà più legalmente possibile riattivare il parcometro (rendendo così inapplicabile l’articolo 157) per cui, coerentemente, non troverà più valore il precetto di “obbligo di porlo in funzione” in quanto si dovrà osser-vare l’altro precetto di “obbligo di andare via”.

2. Se la sosta, oltre che essere a pagamento, è consentita in maniera “illimitata” - dopo la prima volta sarà ancora legalmente possibile sostare (rendendo così applicabile l’articolo 157), perché si dovrà riattivare il parcometro per cui, coerentemente, potrà a maggior ragione valere il precetto di “obbligo di porlo in funzione” in quanto non si dovrà osservare l’altro precetto di “obbligo di andare via”.

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21 Maggio-Giugno 2014

INTERVISTA AL MAGISTRATO SANTOLcI

Trasporto illecito di rifiuti: come agire se il veicolo

è intestato a “teste di paglia”

«Chi non si iscriveall’Albo nazionale gestori ambientali

manifesta una volontà dolosa di delinquere»

di Delia Sebelin

Nel complesso quadro del-le strategie di contrasto alla criminalità ambien-

tale che opera nel trasporto e nel traffico illecito di rifiuti, attività dinamiche anticamere di smalti-menti illegali di ogni tipo fino ai pericolosi sotterramenti dei rifiuti pericolosi, un posto di assoluto e primario rilievo oc-cupano le posizioni dei soggetti che trasportano rifiuti di ogni tipo senza essere iscritti all’Albo nazionale gestori ambientali. Molti operatori di polizia locale

segnalano dissequestri in materia che creano dubbi interpretativi sulle norme. Abbiamo chiesto un chiarimento a Maurizio Santolo-ci, esperto in diritto ambientale e direttore del sito giuridico www.dirittoambiente.net.

Dottor Santoloci, la mancata iscrizione all’Albo nazio-nale gestori ambientali è da molti ritenuta una sorta di illecito minore, un “reato cartolare”, legato ad un adempimento di pura forma e senza danno reale e di-

22Maggio-Giugno 2014

INTERVISTA AL MAGISTRATO SANTOLcI

retto. È esatta questa lettura della norma?Assolutamente no. Si tratta di un grande equivoco interpretativo. La mancata iscrizione all’Albo è un fatto straordinariamente sostanzia-le, ed è un (necessario) elemento presupposto per garantire un’atti-vità da sempre e per sempre “in nero” e invisibile per chi traspor-ta rifiuti (anche pericolosi) sotto ogni profilo. Chi non si iscrive all’Albo manifesta puramente e semplicemente una volontà dolosa di delinquere in tutto l’arco della sua vita lavorativa. Consegue che non potrà mai com-pilare alcun formulario, non potrà mai accedere a nes-sun impianto di trattamento o recupero ufficiale, dovrà inevitabilmente alla fine di ogni viaggio smaltire i rifiuti trasportati in modo illegale (leggi: riversandoli da qual-che parte) e, infine, è conseguentemente evasore totale a livello fiscale e tributario perché certamente in tale qua-dro non emette fatture. Si tratta di un delinquere invisibile e silente, per-manente e senza alcuna minima possibilità di o-perare - neppure in parte - legalmente. ogni rifiuto

(anche pericoloso) trasportato da un soggetto non iscritto all’Albo è destinato a finire inevitabilmente in uno smaltimento illegale con danno per l’ambiente e - spesso - per la salute pubblica.

Si tratta peraltro di concorrenza sleale sul mercato di settore con danni per gli assetti economici…Certamente. Questi soggetti cre-ano anche danni alle aziende virtuose che in questo settore rispettano le regole, si iscrivono all’Albo, redigono i formulari,

emettono fatture e pagano le tasse, e poi trasportano i rifiuti verso centri di recupero o smaltimento autoriz-zati. I trasportatori onesti di rifiuti vedono sul mercato una concorrenza spietata e mortale da parte dei tra-sportatori illegali “in nero” atteso che questi ultimi - logicamente - possono praticare ai clienti produttori di rifiuti prezzi enormemente più bassi. Si alterano così in

modo fraudolento le leggi di mercato, si opera una dannosa concorrenza sleale, si soffocano le aziende sane, si alimenta la cultura dell’illegalità e della furbizia che viene premiata, si incoraggiano i produttori a cadere nelle tentazioni di conferire i rifiuti ai trasportatori illegali per risparmiare, si toglie lavoro ai centri di recupero e smaltimento legali data la concorrente destinazione (necessa-riamente) illecita dei trasportatori non iscritti all’Albo.

Perché è prevista la confisca definitiva dei veicoli utilizzati per il trasporto e traffico illecito di rifiuti senza iscrizione all’Albo?Stroncare le attività di coloro che tra-sportano rifiuti senza iscrizione all’Albo (a tutti i livelli, perché anche i più mode-sti soggetti poi alla fine - operando tutti i giorni per tutto l’anno - fanno comunque danno) è ritenuto dalla legislazione di settore un obiettivo di primaria impor-tanza con la previsione di norme che non sono sanzioni per vessare poveri soggetti che si guadagnano da vivere pur non avendo operato un mero e cartaceo adempimento formale, ma sono sanzio-

«Ogni rifiuto trasportato da un soggetto non iscritto

all’Albo è destinato a uno smaltimento illegale»

Il magistrato Maurizio Santoloci è esperto in diritto ambientale.

23 Maggio-Giugno 2014

INTERVISTA AL MAGISTRATO SANTOLcI

ni varate per raggiungere un obiettivo chiaro e ne-cessario: togliere dalla cir-colazione in via definitiva sul territorio queste entità che sono fonte di danni permanenti per l’ambien-te e la salute pubblica (e l’economia privata e pub-blica) perché costituiscono l’ossatura portante di quel

sistema dinamico che poi alimenta - nella parte finale - tutti gli smaltimenti illegali dei rifiuti (tra i quali anche i micidiali sotterramenti cause di tumori seriali di cui alle cronache ormai continue). Dunque, in tale quadro di contestualizzazione generale va letta (e applicata) la norma che prevede la confisca obbligatoria dei mezzi utilizzati per i trasporti e traffici in questione, così come chiaramente e opportunamente prevista dall’articolo 259 comma 2 del D.Lgs n. 152/06. E va sottolineato che tale norma prevede - proprio in considerazione della

gravità del fenomeno - che addirittura tale confisca è obbligatoria (sottolineo: obbligatoria, non facoltativa) non solo in caso di condanna ordinaria, anche in caso del “patteggiamento” di cui all’articolo 444 c.p.p.

La norma tende dunque a impedire a chi delinque di continuare a operare, sottraendo i veicoli per conti-nuare l’attività illecita.Esatto. È questa la ratio legis della norma in esame. Ma vi sono dei punti deboli dovuti alle prassi applicative.

E quali sono, dunque, i punti deboli della norma?In primo luogo, il punto debole storico è sempre stato (ed è tutt’oggi) il momento precedente (e necessaria-mente presupposto) alla confisca e cioè il (doveroso) sequestro preventivo in flagranza di reato che tutta la polizia giudiziaria (in primo luogo le polizie locali) deve eseguire di iniziativa su strada in caso di accer-tamento in flagranza del reato di trasporto di rifiuti di ogni tipo (pericolosi in prima linea) con veicoli senza la necessaria iscrizione all’Albo.

«I trasportatori onesti trovano sul mercato la concorrenza spietata dei trasportatori“in nero”»

24Maggio-Giugno 2014

INTERVISTA AL MAGISTRATO SANTOLcI

A fronte di un soggetto che guida un vei-colo con un carico di rifiuti senza iscri-zione all’Albo, quali sono le procedure da attuare su strada?Se durante il controllo si accerta un traspor-to di rifiuti senza iscrizione all’Albo, dun-que in modo inevitabilmente conseguente anche senza formulario, e dunque anche - sempre inevitabilmente - diretto verso una destinazione di smaltimento illegale ed in palese evasione totale sotto il profilo fiscale e tribu-tario, mi sembra che un operatore di polizia giudiziaria su strada ha il dovere di procedere immediatamente al sequestro preventivo del veicolo indipendentemente dal soggetto al quale lo stesso veicolo risulta formalmente intestato per impedire che il reato in atto - ed anche il reato (inevitabilmente) conseguente di smaltimento illecito dei rifiuti trasportati - venga portato ad ulteriori conseguenze (compito primario di ogni operatore di pg). Lo stesso sequestro preventivo (si sottolinea l’opportunità del sequestro preventivo e non probatorio) è poi logica-mente finalizzato anche a evitare la reiterazione futura dello stesso tipo di reato con altri viaggi e altri carichi

di rifiuti; inoltre, va accertata la natura generale delle attività di trasporto illecite del trasportatore in “nero” in via pregressa, e dunque va isolato momentaneamente il conducente per impedirgli di contattare per via telefonica la sua sede e i suoi even-tuali capi o dipendenti. Poi, va immediata-mente allertata la pg operante nel territorio ove è ubicata la sede del trasportatore per operare subito (prima che si disperdano

tracce e documenti) un sequestro di tutti gli atti, strumen-ti e dati utili per risalire ai clienti fornitori (produttori dei rifiuti) che dolosamente in via pregressa hanno fornito i propri scarti a detto trasportatore ben condividendo do-losamente l’inevitabile fine di smaltimento illegale. Da qui, partire con una indagine estesa per verificare quali e quanti rifiuti in precedenza sono stati illegalmente forniti e trasportati, dove sono poi finiti e quali sono le eventuali concorrenti responsabilità penali di fornitori e recettori finali. Va inoltre immediatamente informato il locale comando della guardia di finanza per gli accerta-menti fiscali connessi ai sensi dell’articolo 36 del Dpr 29 settembre 1973 n. 600.

«In flagranza di reato

la pg deveeseguire subito

la confisca preventiva»

25 Maggio-Giugno 2014

INTERVISTA AL MAGISTRATO SANTOLcI

il veicolo sia formalmente intestato ad altro soggetto il sequestro va comunque operato per le finalità sopra indicate. In questo momento iniziale non è certamente possibile accertare in via definitiva chi sono o saranno i responsabili del reato, e comunque va valutata in sede giurisdizionale l’effettiva estraneità del soggetto a quale “appartiene” il veicolo rispetto ai reati per cui si procede: «…come reiteratamente affermato dalla giu-risprudenza di questa Corte, è evidente che il mezzo da confiscare debba appartenere all’autore del reato e che, pertanto, la confisca dei mezzi di trasporto appartenenti ad un terzo estraneo al reato non possa essere ordinata, sempre che nei suoi confronti non sia individuata la violazione di obblighi di diligenza e che risulti la buona fede, intesa quale assenza di condizio-ni che rendano probabile a suo carico un qualsivoglia addebito di negligenza da cui sia derivata la possibilità dell’uso illecito della cosa e senza che esistano colle-gamenti, diretti o indiretti, ancorché non punibili, con la consumazione del reato (così Sez. III n. 33281, 3 agosto 2004. Nello stesso senso, Sez. III n. 44837, 30 novembre 2007, non massimata; Sez. III n. 26529, 2 luglio 2008; Sez. III n. 12108, 19 marzo 2009; Sez. III n. 20935, 19 maggio 2009). Si è ulteriormente preci-sato come gravi sul terzo proprietario estraneo al reato l’onere di una rigorosa dimostrazione del necessario presupposto della buona fede, ovvero di non essere stato a conoscenza dell’uso illecito del mezzo o che tale uso non era collegabile ad un proprio compor-tamento negligente, al fine di ottenere la restituzione del mezzo ed evitare la confisca, rilevando anche che, in tali casi, la dimostrazione richiesta la terzo

proprietario non configura un’ipotesi di inversione di onere della prova che la legge penale non consente, poiché non riguarda l’accertamento della responsabilità penale (Sez. III n. 22026, 9 giugno 2010, non mas-simata. Conformi, Sez. III n. 46012, 12 dicembre 2008; Sez. III n. 26529, 2 luglio 2008, cit.; Sez. III n. 33281, 3 agosto 2004, cit.)» (Corte di Cas-sazione Penale, sezione III, sentenza del 19 aprile 2013, n. 18266).

Il sequestro preventivo è indipendente dal soggetto al quale il veicolo risulta intestato?Si: «…è pacifico che oggetto del sequestro preventivo di cui all’articolo 321, c.1, cod. proc. pen. può essere qualsiasi bene, a prescindere dall’appartenenza di esso, sempre che esso risulti collegato al reato, sebbene indi-rettamente, ed idoneo, ove lasciato in libera disponibili-tà, a costituire pericolo di aggravamento o di protrazio-ne delle conseguenze del reato ovvero di agevolazione della commissione di ulteriori fatti penalmente rilevan-ti». Fattispecie relativa al sequestro preventivo di un automezzo - intestato a soggetto terzo - utilizzato per trasportare rifiuti metallici presso un rottamatore senza l’iscrizione all’Albo, in tale ipotesi si è ritenuto che «…il sequestro deve essere mantenuto in quanto sussiste il periculum in mora - perché l’automezzo utilizzato per il trasporto illecito di rifiuti è soggetto a confisca obbliga-toria, anche se appartenente a soggetti estranei al reato» (Corte di Cassazione Penale, sezione III, sentenza del 3 aprile 2012, n. 12501).

Dopo il sequestro preventivo di iniziativa, sussiste altra finalità parallela per operare il sequestro? Si e l’operatore di pg a mio avviso deve procedere immediatamente al sequestro preventivo del veicolo anche perché - comunque - al di là dei principi e procedure generali sopra esposte, la norma prevede la confisca obbligatoria dello stesso. In base al combi-nato disposto dell’articolo 259 comma 2 del D.lgs n. 152/06 e dell’articolo 240 Codice penale tale confisca sarà poi possibile solo se il veicolo “appartiene” al responsabile del reato. Ma va considerato che laddove

«Per la confisca preventiva non serveche il trasportatore sia iscritto all’Albo»

26Maggio-Giugno 2014

INTERVISTA AL MAGISTRATO SANTOLcI

Dunque, su strada, per la pg le finalità preventive di impedire la continuazione del reato e la sua reiterazio-ne sono prevalenti. Esatto. E ciò in tale contesto di flagranza prescinde dalle valutazioni poi in sede di decisione di confisca.

A questo punto, terminata la fase di competenza della pg, quali possibili scenari procedurali si aprono nella successiva fase di competenza della magistratura?Il primo caso è il più semplice e lineare. Se il veicolo “appartiene” al soggetto che poi risulta responsabile dei fatti e non “appartiene a persona estranea al reato”, mi sembra che stando alla lettera e allo spirito delle norme sopra richiamate non vi è dubbio che il man-tenimento in stato di sequestro appare doppiamente

dovuto: sia perché in questo caso la confisca è obbligatoria perfino in sede di patteggiamen-to, sia per impedire comunque che il reato venga reiterato. In tali casi (il veicolo “appartiene” al soggetto ritenuto responsabile del reato in esame) mi sembra che dissequestrare prima, e non confiscare poi il veicolo siano eventualità decisionali non in linea formale e sostanziale con

lo spirito ma anche con il chiaro dettato letterale della norma che non pare ammettere eccezioni o dubbi di lettura: “consegue obbligatoriamente la confisca del mezzo di trasporto”. Come si può dissequestrare prima, o non confiscare poi in sede di sentenza di condanna o patteggiamento, se la norma prevede l’obbligo della confisca? «La confisca dei mezzi utilizzati per l’illecito trasporto di rifiuti è obbligatoria, ai sensi dell’articolo 259, comma 2, del d.lgs. 3 aprile 2006, n. 152» (così Cassazione Penale - Sez. III - n. 42140 del 14 ottobre 2013).

Se - invece - il veicolo non “appartiene” al soggetto che poi risulta responsabile dei fatti e “appartiene a persona estranea al reato”, quali sono le possibili evo-luzioni?In questo secondo caso si devono a mio avviso valutare alcuni elementi su un doppio binario per operare una applicazione sostanziale e non meramente cartacea e formale del combinato disposto dell’articolo 259 com-ma 2 del D.lgs n. 152/06 e dell’articolo 240 Codice penale. In primo luogo va operata una attenta rifles-sione sulla concreta e reale possibilità che tale mezzo, che è stato comunque individuato mentre trasportava rifiuti verso destinazione ignota e totalmente “invisibi-le” rispetto ad ogni regola normativa, possa di nuovo comunque (al di là della appartenenza formale e/o di

«Laddove il veicolo sia intestato ad altro soggetto il sequestro va comunque operato»

27 Maggio-Giugno 2014

INTERVISTA AL MAGISTRATO SANTOLcI

fatto) essere nuovamente utilizzato per tali finalità illecite.

Su tale specifico punto, quale ruo-lo riveste l’informativa della polizia giudiziaria?Ci si aspetta una comunicazione di notizia di reato della pg operante che non può limitarsi ad una informativa di tipo prontuaristico ed asettica ma deve ben inquadrare tutto il fatto (nei presupposti, nelle dinamiche e nelle conseguenze) per consentire a pubbli-co ministero e giudici nelle varie fasi di operare una valutazione di prognosi reale ai fini della reiterazione. In rela-zione ai reati ambientali, la necessità di una comunicazione di notizia di reato comunque esaustiva e non aset-ticamente breve si conferma - dunque - sempre necessaria.

Per esempio?È importante descrivere bene il tipo di rifiuti, la pro-venienza (occasionale o seriale), la sistematicità di tali viaggi (è un carico isolato oppure è lavoro stabile? È occasionale o stile di vita?), il regime degli introiti (il soggetto o i soggetti traggono da tali attività l’unica fon-te di sostentamento?), il regime delle forniture (i rifiuti sono stati forniti una volta occasionalmente o diversi soggetti o aziende sono stabilmente fornitori primari?), i risultati delle destinazioni eventualmente pregresse di precedenti viaggi (dove sono finiti eventuali carichi passati?) e la destinazione presunta o accertata del ca-rico attuale, i danni reali o potenziali per l’ambiente e la salute pubblica (connesso non solo alla tipologia e pericolosità del rifiuto, ma anche alle modalità di azio-ne: un “bottino” che trasporta in nero rifiuti liquidi do-mestici o aziendali non pericolosi ma che tutte le notti - pur essendo un soggetto singolo che si presenta come “privato “ - li riversa in pozzi isolati distrugge comun-que le falde di acqua potabile della zona…). Particolare attenzione va anche riservata agli approfondimenti sui “falsi privati” atteso che oggi ulteriore strategia di chi delinque in questo settore è quello di operare in modo appartenente come “privato” e non come “azienda” e dunque con veicoli intestati a livello personale ed altre impostazioni logistiche finalizzate a far apparire tale attività come occasionale e di derivazione “domestica” (il tutto per accedere ad ipotesi sanzionatorie più miti ed esorcizzare il pericolo di reiterazione). Consegue

nei verbali e nella comunica-zione di notizia di reato sarà opportuno descrivere nel det-taglio il tipo di attività seriale e ripetitiva e dunque di fatto aziendale “in nero” anche se le carte depongono per un “privato”. Dunque, operata ta-le valutazione sulla potenziale reiterazione seriale del trasporto illecito nei contesti fattuali caso per caso, potranno emergere elementi utili per decidere sul mantenimento o meno del sequestro in atto per tali finalità preventive.

Quali sono le strategie per aggirare la norma sulla confisca?oltre a quanto sopra esposto, credo sia oggi necessario - attese le furbizie ormai consolidate da chi delinque per sfuggire alle maglie larghe delle sanzioni in campo ambientale - operare anche un’attenta valutazione sulla reale “appartenenza” di fatto del veicolo. Valutazione che per forza di cose, ma anche stando allo spirito e alla lettera delle norme, non può essere solo limitata alla let-tura della “intestazione” formale del veicolo medesimo, ma deve andare oltre. Infatti, oggi una strategia diffusa e consolidata attuata da chi delinque nel settore in esame, soprattutto a livelli alti e di criminalità associata od or-ganizzata, ha individuato questo punto debole formale della norma e ne approfitta provvedendo a intestare formalmente i veicoli utilizzati per tali trasporti “in nero”

«Se il veicolo appartiene al soggetto

va mantenutoil sequestro del mezzo»

28Maggio-Giugno 2014

INTERVISTA AL MAGISTRATO SANTOLcI

a soggetti formalmente estranei a fatti: vere e proprie “teste di paglia”. Questa è una storia di tradizione antica nel campo am-bientale, con nonnine novanten-ni analfabete tradizionalmente titolari di grande aziende di ge-stione di rifiuti e di flotte nutrite di mezzi e veicoli… Ed oggi questa tradizione è ancora più raffinata.

Come vengono attuate le intestazioni di comodo dei veicoli?A parte i casi rudimentali dei soggetti di scarso livello operativo che intestano i veicoli a mogli, figli, nonne e nipoti, oggi i soggetti che sono dediti ai trasporti seriali di livello medio e alto scelgono strategie di “intestazio-ne” molto più elaborate e convincenti, talché il veicolo è così sempre “schermato” a livello formale dalla confi-sca. Ma spesso è anche “schermato” dal mantenimento in stato di sequestro, perché magari il soggetto sulla carta (e solo sulla carta) proprietario del veicolo risulta peraltro in precarie condizioni economiche, sociali e familiari disagiate che alimentano la pretesa necessità della restituzione del mezzo in modo conseguenziale “per sopravvivere”.

Anche su tale aspetto può essere utile l’informativa della pg?Certamente. In tale contesto, sempre dalla comunica-zione della notizia di reato ci si aspetta elementi utili

per capire bene la reale situazione di fatto. D’altra par-te, queste strategie sono mutuate - con le dovute diffe-renze strutturali - da analoghe furbizie nel settore della medie e grandi evasioni fiscali, ma mi sembra che in tali settori le indagini consentano sempre di smascherare i finti intestatari di comodo per individuare (e colpire con le dovute procedure e sanzioni) i veri titolari che spesso sulla carta sono dei poveracci. Anche nel settore ambientale è doveroso lo stesso impegno di attenzione investigativa e valutativa, per evitare che le realtà sulla carta prendano il sopravvento sulle realtà reali.

Si tratta di privati o di imprese?Chi opera in questo settore è spesso una “impresa in nero” sotto ogni punto di vista (anche amministrativo e fiscale/tributario) mascherata da attività “privata” per ingannare l’organo di controllo; l’articolo 256 si applica a tutto campo anche a tali soggetti, altrimenti si giunge-rebbe al paradosso di aver attivato una norma premiale e di favore per chi delinque in modo occulto rispetto ad un’azienda regolare. È logico che oggi molte “imprese” che agiscono in questo settore siano del tutto illegali e abusive, e dunque vanno considerate per quello che sono sia rispetto a tutte le attività di gestione illegale di rifiuti sia per questo reato specifico.

Dunque, non ci si deve far trarre in inganno dall’imma-gine esterna apparentemente “privata” ma va valutata l’attività in concreto svolta nella sua interezza (spesso anche conto terzi). Esatto. Il reato disposto dall’ar-ticolo 256 comma 1 del D. Lgs, n. 152/2006 si applica a “chiunque” eserciti una atti-vità di gestione dei rifiuti in assenza di autorizzazione. Ciò significa che la norma sanzio-natoria non ha come destina-tari unicamente soggetti che esercitano professionalmente l’attività di raccolta, trasporto recupero e smaltimento dei rifiuti, ma si rivolge a qualsi-asi soggetto - quindi anche ai privati - che si trovano ad e-sercitare un’attività di gestio-ne dei rifiuti. Come infatti ha sottolineato anche la Corte di Cassazione, l’articolo 256, comma 1, «…non ha natura di reato proprio integrabile

«Se il veicoloappartiene a persona estranea al reatova valutata la possibilità reiterazione»

29 Maggio-Giugno 2014

INTERVISTA AL MAGISTRATO SANTOLcI

soltanto da soggetti esercenti professionalmente una attività di gestione dei rifiuti, ma costituisce una ipotesi di reato comune che può essere pertanto commesso anche da chi esercita attività di gestione dei rifiuti in modo secondario o consequenziale all’esercizio di una attività primaria diversa. E ciò in relazione all’inequivo-cabile significato dell’espressione chiunque” adoperata nel primo comma dell’articolo citato» (Cassazione Pe-nale - Sezione III Sentenza del 1° marzo 2007 n. 867) - «Le violazioni contenute nell’articolo 256 d.lgs. 152/06 configurano un’ipotesi di reato comune, che può essere commesso anche da chi esercita attività di gestione dei rifiuti in modo secondario o consequenziale all’eserci-zio di una attività primaria diversa, dovendosi pertanto escludere la natura di reato proprio la cui commissione sia possibile solo da soggetti esercenti professionalmen-te una attività di gestione di rifiuti» (Cassazione Penale - Sezione III Sentenza dell’ 8 febbraio 2013 n. 6294) - «Le violazioni di cui al primo comma dell’articolo 256 configurano un’ipotesi di reato comune, che può essere commesso anche da chi esercita attività di gestione dei rifiuti in modo secondario o consequenziale all’eserci-zio di una attività primaria diversa, dovendosi pertanto escludere la natura di reato proprio la cui commissione

sia possibile solo da soggetti esercenti professionalmen-te una attività di gestione di rifiuti» (Cassazione Penale - Sezione III - Sentenza dell’ 8 marzo 2013 n. 10921).

Dunque esiste una possibile strategia per aggirare la norma?Chi delinque con facilità ha trovato il modo di aggirare la confisca definitiva del veicolo (obiettivo strategico fondamentale delle norma in esame) individuando il “buco nero” che può derivare dal disallineamento del combinato disposto dell’articolo 259 comma 2 del D.lgs n. 152/06 e dell’articolo 240 Codice penale. Basta, sulla carta e con i bolli in regola, intestare i veicoli a persona “terza” di comodo che poi in sede giurisdizionale risulterà “estranea” al reato, ed il gioco è fatto. Se - poi - tale persona “terza” è anche di fatto un “privato” che viene presentato come tale, il pano-rama di travisamento della realtà dinamica dei fatti è completo e potenzialmente efficace per raggiungere l’obiettivo sperato. La garanzia di poter continuare a delinquere tranquillamente dopo la restituzione dei veicoli stessi è cosa fatta. Per questo è necessario con-testualizzare caso per caso le dinamiche della realtà illegale al di là delle intestazioni sulla carta. Altrimenti tale basilare norma è di fatto vanificata alla radice. Ma sui presupposti reali di fatto del caso concreto il ruolo della polizia giudiziaria operante è fondamentale, e sono necessari verbali di sequestro e comunicazioni di notizie di reato approfondite e non prontuaristiche o su modelli prestampati, per fornire alle varie magistra-ture (pubblico ministero in primo luogo, ma poi anche gip, tribunale del Riesame e giudici a diverso livello) tutti gli elementi utili per poter distinguere le realtà sulla carta da quelle reali ed i soggetti di comodo da quelli veri.

«È fondamentale che la comunicazione di notizia di reato sia esaustiva»

DAL TERRITORIO

30Maggio-Giugno 2014

TREnTO - A marzo, in occasione della Fiera di San Giuseppe a trento, Piazza Fiera si è popolata di stand re-clamizzanti veicoli, corsi di guida sicura e, in particolare, con uno stand con una vela riportante i loghi di Anvu trentino e Lions Club (nota associazione filantropica), sul-la sicurezza stradale (vedi foto qui sotto, ndr). L’iniziativa,

avviata dalle due associazioni, parte in sede locale per trasmettere e diffondere i concetti sulla sicurezza stradale da un progetto di rilevanza nazionale avviato da Anvu nazionale con il riconoscimento del Consiglio europeo. I visitatori, passando davanti allo stand, inizialmente timo-rosi, sono stati attirati dalla presenza di una struttura che

Anvu e Lions Club, sinergie per la sicurezza stradale

POnTEbbA (uD) - La polizia locale di Rimini ha arrestato a Udine e sottoposto a processo penale un giudice di pace, un avvocato, un altro giudice di pace e un ex finanziere per corruzione in atti d’ufficio, falso ideologico ed abuso d’ufficio. L’ispettore capo Elisabet-ta Voce e l’assistente scelto Antonio Lacidogna della Municipale di Rimini, in udienza a Pontebba (UD), si sono ritrovati fra le mani otto fascicoli con altrettanti verbali d’udienza falsi e provvedimenti già emessi prima dell’udienza, firmati e timbrati, in cui il gdp provvedeva al dissequestro di veicoli ucraini utilizzati per l’autotrasporto internazionale abusivo di merci fra l’Italia e l’Ucraina. In questi verbali di udienza si dava atto della presenza dell’avvocato difensore (che invece era assente) e si dichiarava la contumacia (e quindi l’assenza) dei rappresentanti del Comune di Rimini (che invece, erano presenti ben prima dell’udienza).La vicenda risale ai controlli effettuati in Parco Cervi fra gennaio e marzo 2013, in seguito ai quali venne dato un serio freno allo stato di degrado e di illegalità della zona a causa dell’abusivismo e vennero elevati una

serie di verbali per l’abusivo autotrasporto internazio-nale di cose per conto terzi con conseguente fermo per tre mesi dei veicoli. tutti i verbali vennero impugnati davanti al gdp di Pontebba che, anche se territorial-mente incompetente, decideva di restituire i veicoli ai ricorrenti senza far soffrire i tre mesi di fermo e fissando l’udienza davanti a sé.Giunti in udienza, l’ispettore capo Elisabetta Voce e l’assistente scelto Antonio Lacidogna hanno provveduto a fotografare le prove del reato e hanno verbalizzato quanto succedeva in udienza, avvisando il procuratore competente e aprendo la strada ad indagini successive che avrebbero portato all’arresto del gdp e degli altri coinvolti.A febbraio, la Municipale eseguiva l’ordinanza di custo-dia cautelare presso lo Studio del gdp e venivano sot-toposti a sequestro atti e fascicoli relativi alle contesta-zioni della procura di Bologna. La Municipale di Rimini continua a lottare contro l’autotrasporto internazionale abusivo anche a Rimini, in cui continuano a radicarsi cause avanti al gdp.

di Silvana Paci

Arrestato giudice di pace

DAL TERRITORIO

31 Maggio-Giugno 2014

di Roberto PratiAnvu e Lions Club, sinergie per la sicurezza stradale

SARnO (SA) - Il personale del Nucleo operativo di polizia am-bientale del Corpo di polizia pro-vinciale di Salerno, al comando del maggiore Anna Maria Azzato, in seguito a pregressa attività in-fo-investigativa svolta nell’ambito di indagini delegate e coordinate dalla procura di Nocera Inferiore, ha ispezionato la vasca di lami-nazione e assorbimento di acque “San Giovanni a trave”. Questa è di proprietà demaniale ma arbitrariamente occupata e adibita ad area di discarica di rifiuti speciali, pericolosi e non pericolosi. Nello specifico, le unità in-vestigative hanno riscontrato la presenza di materiali di demolizioni edili, materiali plastici, pneumatici in disu-so, contenitori di sostanze di dubbia natura, traversine ferroviarie in legno trattate con creosoto e altri rifiuti

di vario genere. La struttura era utilizzata come pascolo abusivo di ovini. Alle operazioni ha col-laborato il personale veterinario della Asl di Salerno e del coman-do dei vigili del fuoco di Nocera inferiore.Accertata la sussistenza di condot-te illecite penalmente rilevanti a carico di R.D. di anni 52 residente

a Sarno, il personale lo ha deferito in stato di libertà alla competente autorità giudiziaria per occupazione abusi-va di area pubblica, pascolo abusivo, danneggiamento, e per aver illecitamente gestito rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi. È stata quindi sottoposta a sequestro penale e messa a disposizione dell’autorità giudiziaria l’area di circa 10.000 metri quadri utilizzata per l’eser-cizio delle attività illecite.((Fonte: www.salernonotizie.it, 20 marzo).

a cura della Redazione

Polizia ambientale: sequestrata a Sarno vasta area utilizzata abusivamente

ricordava quella di un gioco da parco dei divertimenti, ma che in realtà è un simulatore di guida il cui scopo è quello di rendere noto e reale, in piena sicurezza, quali siano gli effetti per un automobilista quando guida sotto l’effetto dell’alcol, di sostanze stupefacenti, oppure, dopo aver fatto un lauto pranzo o aver lavorato per molte ore.

La grafica e gli effetti di questa “macchina” hanno sorpre-so gli avventori. Stupore anche nel verificare che piccole quantità di alcol o droga possono provocare la riduzione nell’efficienza di guida. Hanno provato il simulatore an-che giovani non ancora patentati, sperimentando il fatto che condurre un veicolo non è un gioco.

DAL TERRITORIO

32Maggio-Giugno 2014

La nuova sede della polizia locale di Trieste.

TRIESTE - Si schianta contro due auto in sosta ma inve-ce di fermarsi e chiamare le forze dell’ordine, o lasciare un biglietto ai proprietari delle vetture danneggiate, pensa di fuggire. A pagarne le conseguenze i proprietari di una Suzuki e di una opel parcheggiate regolarmente: il mattino dopo hanno avuto la sorpresa di trovare le loro macchine danneggiate sul lato posteriore. Hanno comunque chiamato gli agenti della polizia locale.Gli operatori della pl hanno raccolto dall’asfalto alcuni rottami, i cosiddetti elementi oggettivi dell’incidente: un cerchione Volkswagen e la plastica di un fendineb-bia anteriore, quasi sicuramente persi dal responsabile dell’incidente. Indizi scarsi che però non hanno scorag-giato gli agenti dal cercare di risalire al responsabile.Gli operatori si sono innanzitutto rivolti alla concessio-naria locale del marchio, scoprendo così che il cerchio-ne lasciato sull’asfalto era quello di una Polo prodotta

tra il 2002 e il 2005. A quel punto hanno contattato ben 23 carrozzerie in città, due grandi negozi di au-toricambi e una ditta di soccorso stradale chiedendo a tutti di segnalare qualsiasi veicolo arrivasse con danni compatibili.Qualche giorno dopo, ecco la telefonata di una carroz-zeria che aveva accolto una Polo sospetta. Dall’imme-diata verifica sul posto la conferma che il veicolo era proprio quello. Il proprietario, di fronte all’evidenza, non ha potuto che confermare il comportamento poco esemplare della moglie: uscendo a velocità sostenuta da una galleria, la donna aveva sbandato finendo con-tro le due macchine in sosta. Poi si era allontanata. La responsabile dell’incidente pagherà 460 euro di multa, si vedrà togliere 9 punti dalla patente e pagherà anche i danni causati alle due vetture parcheggiate.(Fonte: Il Piccolo, 20 marzo, articolo a firma di c.b.).

In fuga dopo l’incidente, rintracciata

a cura della Redazione

DAL TERRITORIO

33 Maggio-Giugno 2014

Le motivazioniMa vediamo il perché. La differenza macroscopica nel porto delle armi tra, polizie a ordinamento statale e quella Locale, sta nel fatto che queste ultime sono armate esclusivamente con il

principio proprio di un normale cittadino, ovvero per difesa personale. Infatti Il DM 4 marzo 1987 n. 145 emanato in attua-zione dell’articolo 5 della Legge Quadro n. 65 del 7 marzo 1986, contempla i casi e le modalità dell’arma-mento alla polizia locale ai quali è conferita la qualità di agente di pubblica sicurezza. Lo stesso Decreto ne prevede, senza possibilità di deroga, la tipologia (pi-stola semiautomatica/pistola a rotazione/arma lunga comune per i soli servizi di polizia rurale/sciabola per i soli servizi di rappresentanza) e il numero di armi in dotazione oltre che l’accesso ai poligoni di tiro per l’addestramento.L’errore giuridico parte da lontano: infatti, la Legge 31 agosto 1907, n. 690 prevedeva che alle “guardie cam-pestri, daziarie, boschive e dei comuni”, ove fossero munite della qualifica di agenti di pubblica sicurezza fosse data la facoltà di portare le armi senza licen-

ROMA - Dopo un importante per-corso vertenziale che il sindacato Csa ospol ha intrapreso avverso Roma Ca-pitale si è riacceso un ampio dibattito sull’argomento “sfollagente/mazzetta di segnalazione/manganello/bastone/distanziatore/baton/bastone estensibile” (vedi riquadro a pag. 34, ndr). Una patologia tutta italiana derivata dalle solite ambi-guità legislative ha generato vane speranze mirate a ren-dere lo “strumento” sfollagente (esclusivamente desti-nato agli operatori delle polizie a ordinamento statale) “diverso” e quindi non assoggettabile alle prescrizioni normative: il solo tentativo di renderlo bianco piuttosto che giallo e dotarlo di un cappellotto di colore giallo o rosso, non è stato sufficiente a declassarlo “non arma”. Veniamo quindi al dunque: può un operatore di polizia locale dotarsi di tale strumento? La risposta è: no. Per-ché le norme attuali non lo consentono. Anvu, quindi, auspica una normativa chiara, che permetta alla Locale di dotarsi di strumentazioni adeguate, non di una sem-plice “mazzetta distanziatrice”: più leggera, più corta dello sfollagente “vero e proprio” ad oggi in dotazione esclusiva della polizia di Stato.

«Sfollagente sì, ma con norme adeguate»

di Ivano Leo

Anvu auspicauno strumento

sancito per legge

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34Maggio-Giugno 2014

za ma solo ai fini della difesa personale. A distanza di trenta anni il R.D. n. 635 del 6 maggio 1940 (Reg. per l’esecuzione del tulps) ribadiva che le guardie delle province e dei comuni erano annoverate tra le cate-gorie abilitate a portare l’arma senza licenza, egualmente ed esclusivamente per difesa per-sonale. Difatti la contraddizio-ne di fondo la ritroviamo nella “distrazione” del legislatore della L. 65/86 che di fatto ha riconosciuto esplicitamente e per la prima volta la funzione di polizia giudiziaria alla Locale, senza poi “aggiornare” quanto già previsto in tema di armamento. La fuga successiva nel tentativo di trovare soluzioni e “rattoppare” la gaffe giuridica si è misurata nel tempo su due filoni:•un primo tentativo, diretto a rendere “diverso” lo

strumento per colore, foggia e quant’altro ha ge-nerato di fatto un altro prodotto per il quale le ri-

sposte da parte del ministero degli Interni sono divenute assai pericolose: «Si può do-tare la Locale della mazzetta distanziatrice (omissis) quale

oggetto non atto ad offendere»;•un secondo tentativo viene posto in appello all’ar-

ticolo 6 Legge 65/1986 per il quale competerebbe alla regione «disciplinare le caratteristiche dei mezzi e degli strumenti operativi in dotazione ai Corpi o ai servizi, fatto salvo quanto stabilito dal comma quin-to del precedente articolo 5». Molte regioni quindi solerti e coraggiose hanno provveduto a inserire in Regolamento l’adozione dello strumento (Veneto, Piemonte, Emilia Romagna).

«Per legge possiamo dotarci solo di strumenti per la difesa personale»

PL: Richiesta ufficiale in Campidoglio per l’uso dello sfollagente

ROMA - Via libera dal Comando allo sfollagente per la polizia locale. In gergo si chiama «mazzetta distan-ziatrice» e può essere usata solo per tenere lontano eventuali aggressori. Di fatto è un manganello un po’ più corto di quello in dotazione alle forze di polizia.La novità è contenuta in un documento protocollato al capo di gabinetto del sindaco, Luigi Fucito, firmato dal comandante della polizia locale Roma Capitale, Raffae-le Clemente, che spiega la necessità per il personale del Corpo di ottenere l’adozione della nuova arma, peraltro prevista dal regolamento interno, viste le aggressioni subite dal personale. È uno dei quattro punti portati a casa dalla mediazione di ospol (l’organizzazione sindacale delle polizie loca-li), che ieri ha incontrato il comandante e la delegata dal sindaco alla Sicurezza, Rossella Matarazzo, che ha messo una firma ufficiale alla richiesta. Insieme, hanno sottoscritto il verbale. Si aggiungono al piatto: la co-pertura assicurativa per il personale armato, compresa l’assicurazione per gli infortuni in servizio, alcune que-stioni di previdenza, le visite periodiche di sorveglianza e l’istituzione di un osservatorio epidemiologico.

Restano fuori dal pacchetto il mancato pagamento de-gli straordinari 2013 e la manutenzione ordinaria del parco mezzi, sulle quali la discussione rimane aperta.«Ciò che vogliamo è una polizia locale moderna, che sia in grado di garantire alla città e ai quartieri una migliore qualità della vita - spiega Luigi Marucci, se-gretario nazionale ospol, firmatario del documento assieme a Stefano Lulli, responsabile romano - Ma tutto questo passa per una maggiore sicurezza degli agenti che oggi non hanno armi moderne utili, a parte lo spray irritante». La pistola, infatti, è considerata uno strumen-to quasi inutile viste le limitazioni giuridiche d’uso: gli operatori possono solo difendere se stessi, come un privato cittadino; non è consentito l’uso legittimo delle armi previsto per esempio per le forze di polizia. Ecco che la mazzetta distanziatrice potrebbe diventare una risorsa utile agli agenti per tirarsi fuori dagli impic-ci, considerando per esempio le aggressioni durante i controlli anti abusivi. ovviamente andrà usata con estrema attenzione, concludono dal sindacato, soprat-tutto per evitare pericolose grane giudiziarie.(Fonte: Il Messaggero, 8 marzo).

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35 Maggio-Giugno 2014

In PiemonteLa Regione Piemonte ha legiferato - Dpgr 1 luglio 2008, N. 11/R: “Individuazione caratteristiche e modalità di impiego degli strumenti di autotutela per gli operatori della polizia locale” - Prevede: giubbotti anti proiettili, tonfa in resina polimerica lungo 60 cm diametro 3 cm, mazzetta di segnalazione in gomma, manette, spray, sfollagente in gomma bianca, lunghezza 45 cm, impu-gnatura 13 cm, diametro 3 cm con banda fluorescente alta visibilità arancione o verde smeraldo del peso di 500 g. (basso impatto visivo, non classificabili come arma…).

La CostituzioneDi fatto, il titolo V della Carta costituzionale non lascia scampo: la materia “armi” era e resta di esclusività dello Stato. Il personale di pubblica sicurezza, al con-trario, viene equipaggiato in base a quanto previsto dal Dpr 359 del 5 ottobre 1991: Regolamento che stabili-sce i criteri per la determinazione dell’armamento in dotazione all’amministrazione della pubblica sicurezza e al personale della polizia di Stato che espleta funzioni di polizia.Da questo traggo gli articoli più significativi che denotano le differenze più paradossali:•articolo 1: l’armamento in

dotazione all’amministra-zione della pubblica sicu-rezza e al personale della polizia di Stato che espleta funzioni di polizia è ade-guato e proporzionato alle esigenze della tutela dell’or-dine e della sicurezza pub-blica, della prevenzione e della repressione dei reati e degli altri compiti istitu-zionali.

•articolo 11: lo sfollagente in dotazione ordinaria di reparto deve essere in gomma o materiale sintetico, cilindrico, internamente cavo, con impugnatura sca-nalata, anello in lamierino con doppia campanella, moschettone e cinturino di cuoio fissato all’attacco o alla base dell’impugnatura, diametro 3 cm e lunghez-za compresa tra cm 40 e cm 60.

Di fatto oggi la polizia di Stato è dotata di siffatto “attrezzo” in gomma nera la cui dimensione totale è di 60 cm sezione cava e circolare 3 cm con la punta arrotondata e il manico realizzato in corpo unico e semplicemente sagomano con dimensione di 12 cm. Il peso dell’arma è di 420 g.

La Locale durante un’esercitazione con la “mazzetta distanziatrice”

Le armi nella legislazione italianaPer il legislatore italiano, sono classificate armi ai sensi dell’articolo 585 c.p.p. quelle da sparo e tutte le altre la cui destinazione naturale è l’offesa alla persona, nonché tutti gli strumenti atti ad offendere, dei quali è vietato il porto in modo assoluto, ovvero senza giu-stificato motivo. L’articolo 30 del tulps approfondisce l’argomento; La Legge 110/1975 articolo 30 riserva esplicitamente lo strumento c.d. sfollagente alla polizia di Stato ed alle forze armate.Lo sfollagente è compreso esplicitamente tra gli stru-menti che l’articolo 4 della legge 110/1975 definisce “armi proprie” il cui porto è categoricamente vietato (e severamente punito) per chiunque (Cass. Pen. Sez. I, 6 Dicembre 1982, n. 11687);La Locale per quanto previsto dal proprio ordinamento nazionale L.65/86 può essere dotata di armi esclusi-vamente quali: la pistola, il fucile (esclusivamente nei

compiti di polizia rurale), la sciabola (servizi di rappresen-tanza).Infine, la solerte circolare del ministero degli Interni n. 557 del 3 ottobre 2006 che espri-meva «parere favorevole alla mazzetta di segnalazione a condizione che lo stesso stru-mento non conservi le caratte-ristiche assimilabili a quelle di uno sfollagente, non presenti-no bordi taglienti neppure in caso di rottura». In precedenza, la Giunta Ale-manno aveva disposto del giu-sto armamento della Locale a

condizione che l’arma fosse una pistola più piccola (ma che sortisce gli stessi effetti) di quella in dotazione alla polizia di Stato; ora si vuole equipaggiare i poliziotti locali di uno sfollagente, ma a condizione che sia più leggero, più corto e non atto ad offendere: la “mazzetta distanziatrice”. Che il ruolo secondario della polizia Locale debba evidenziarsi anche dalla misura degli equipaggiamenti? Concludo con questa considerazione. Immutate le con-dizioni di Legge, lo “strumento” malridotto dalla norma e dal produttore non sortirà alcun beneficio all’operato-re della strada, anzi consiglio che l’uso eventuale dello stesso avvenga in presenza di un buon avvocato e di un amico giudice. La norma andrebbe rivista, non si può giocare sulla pelle degli operatori della Locale.

DAL TERRITORIO

36Maggio-Giugno 2014

Successo dell’operazione antiprostituzionea cura della Redazione

do con cui è stata condotta l’operazione che ha per-messo di assicurare alla giustizia uno dei criminali della banda dedita allo sfruttamento della prostituzione e di far cessare questa forma di schiavitù per le giovani coin-volte», queste le parole del sindaco. Il primo cittadino, continuando: «Si tratta di un risultato importante e ora esprimiamo massima fiducia per il prosieguo delle in-

dagini. Come amministrazio-ne continueremo a lavorare per il massimo controllo del territorio fornendo supporto e collaborazione, con gli stru-menti a nostra disposizione, ai nostri uomini impiegati nel contrasto di ogni attività illeci-ta. Agli stessi cittadini chiedo di collaborare fornendo tem-pestivamente alle autorità di polizia qualsiasi indicazione possa essere d’aiuto nel con-trasto alla criminalità».(Fonte: www.terlizzilive.it - 19 marzo

2014).

TERLIzzI (bA) - Un’operazione antiprostituzione, condotta per diversi mesi dall’unità operativa stranieri e prostituzione della polizia municipale di terlizzi e coordinata dal maresciallo Gaetano Barione, è sfociata nell’emissione di tre ordinanze di custodia cautelare emesse dal Gip di trani, Zecchillo, su richiesta del pm Luigi Scimè che ha coordinato le indagini. Il gruppo era dedito al favoreggiamento della prostituzione. Riprese fo-tografiche e video, con appo-stamenti anche nelle ore not-turne, hanno permesso di do-cumentare la proficua attività di meretricio e sfruttamento di diverse ragazze di nazionalità colombiana e marocchina che gli indagati avrebbero favorito per diverso tempo.In carcere sono finiti un italia-no, due colombiani, invece, sono ricercati.«Plaudo assieme a tutta l’am-ministrazione comunale al mo-

Come agire se la vittima è under 18di Marco Santoni

al tribunale dei minori di trento, Paolo Demattè, avvocato ed esperto in diritto dei minori, Nicoletta Invernizzi, agente della Locale di Milano in servizio all’ali-quota della Locale alla procura di Milano nella sezione specializzata pool minori e fasce deboli, e Marianna Soddu, psi-cologa ausiliaria di polizia giudiziaria al pool famiglia alla procura del tribunale di Milano.La platea interessata e attenta ha seguito l’evento con interesse.Un altro corso di formazione che è an-dato incontro a chi svolge quotidiana-mente la nostra delicata professione.

TREnTO - Si è tenuto a trento il mo-mento formativo “I minori - aspetti opera-tivi per la polizia locale”. Un tema di as-soluto interesse per la Locale che proprio per la sua connotazione di prossimità si imbatte in situazioni di vita difficili, con-testi a rischio nei quali possono trovarsi immersi gli under 18: che fare in caso di dubbio, qualora venga riscontrata una difficoltà, un disagio o un possibile reato che li veda vittime? Come muoversi? Che cosa è opportuno che fare o non fare? E se sono i minori gli autori di reato, come agire? Queste le domande a cui hanno risposto i relatori Fabio Biasi, procuratore

DAL TERRITORIO

37 Maggio-Giugno 2014

Anvu vince il Centauro Venezianoa cura della Redazione

testa!!! - dall’Adriatico alle Dolomiti” che coinvolge le località turistiche della costa veneziana e delle Dolomiti. La proposta è stata anche associata alla presenza della Fmi che ha concesso il patrocinio e la collaborazione del Dipartimento educazione stradale del M. C. Spinea. Nella città lagunare dal 1980 con la professione di operatore di polizia locale si è sempre occupato, tra le altre attività, anche di sicurezza stradale, con inter-venti nelle scuole e con la formazione e preparazione dei colleghi».

VEnEzIA - Salvatore Signorelli di Anvu vince il Centauro Veneziano dell’anno 2013 per la sicurezza stradale. Il riconoscimento, dedi-cato ai risultati ottenuti in campo locale, nazionale e internazionale da piloti motociclisti, da società, aziende e stampa, è giunto oggi alla XXVII edizione. È organizzato dal Moto Club della Provincia di Venezia con il patrocinio della Regione Veneto, della Provincia di Venezia, del Coni del Veneto e della Federmoto. Signorelli ha ottenuto il premio in qualità di presidente Anvu della Provincia di Venezia, nonché com-missario della Locale di Jesolo (Ve).Il premio è stato consegnato dall’as-sessore della Provincia di Venezia, Claudio tessari, con la seguente mo- tivazione: «Impegnato nella azione di volontariato co- me in ogni associazione, al di là della professione di ufficiale di polizia locale nella città di Jesolo, è da tre lustri alla presidenza Anvu, sezione di Venezia, non-ché responsabile e coordinatore nazionale dell’uffi-cio Sicurezza Stradale, assieme al suo staff, propone l’attività di sensibilizzazione e informazione con progetti che per tutta l’annata, in particolare con una decina di incontri nelle piazze del territorio veneto, attraverso la campagna permanente sulla sicurezza stradale denominata “Pensa alla vita… guida con la

ROMA - Invitata da Ancupm, Anvu ha partecipato alla celebrazione del cinquantesimo compleanno dell’associa-zione, inviando in rappresentanza Ivano Leo. Nella foto, da sinistra, Ivano Leo si congratula con il rappresentante An-cupm, Diego Porta.

Da Anvu: «Auguri Ancupm»

A sinistra, Salvatore Signorelli durante la premiazione, assieme al pilota Paolo Libralesso.

38Maggio-Giugno 2014

DAL TERRITORIO

Corso per armi corte di Patrizia Santi

JESOLO (VE) - Continua l’attività di addestramento e aggiornamento degli agenti del comando di polizia locale di Jesolo. Affidato ad Anvu - top team dopo la positiva esperienza dello scorso anno, a inizio aprile si è svolto un corso base di addestramento all’uso delle armi corte. Gli agenti, suddivisi in due gruppi, hanno parte-

cipato a due giornate di formazione con due istruttori di Anvu - top team, e certificati a livello internazionale: Ivano Leo ed Antonio La Salandra.Il programma del corso, suddiviso in una fase teorica e una pratica, verteva sui seguenti contenuti: • regole e misure di sicurezza;•assemblaggio e smontaggio dell’arma;•controllo operativo dell’arma e funzionamento;•uso delle fondine;• risoluzione dei malfunzionamenti;•utilizzo delle coperture (auto, muri, barricate, ecc.);• ritenzione dell’arma, difesa a breve distanza, difesa

in movimento.Al termine del corso, seppur breve, il personale si è dimostrato interessato ai temi trattati, auspicando per il futuro un approfondimento delle tematiche svolte.

Versamento € …….. oppure €…….. (socio ANVU) + € 1,00 di spese di spedizione, sul ccp n. 18182402, intestato a Avenue media - Bologna, di cui allego il bollettino di ricevuta in busta chiusa o invio via fax: 051 6564332. Causale: “Controllo docum. Vol. 1” e/o “Controllo docum. Vol. 2”