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Manuale di equitazione · 2016-08-06 · nella storia dell'uomo. Nel XII secolo ... nel contesto delle civiltà asiatiche che entrano in contatto con la cultura greca, inizialmente

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Manuale di equitazione

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Il cavallo occupa sin dalle origini della

civiltà un posto unico ed insostituibile

nella storia dell'uomo. Nel XII secolo

a.C. si trova traccia della presenza di

carri trainati da cavalli usati per il tra-

sporto e per il combattimento dal popo-

lo ittita. Lo sviluppo della cavalleria

come arma bellica, nel contesto delle

civiltà asiatiche che entrano in contatto

con la cultura greca, inizialmente crea

fantasie popolari che si materializzano

in rappresentazioni di figure mitologi-

che emblematiche. Successivamente

l'acquisizione di conoscenze ed espe-

rienze dirette determina la necessità di

istituire un metodo per istruire i giova-

ni guerrieri nell'arte di cavalcare. Il trat-

tato di Senofonte è del IV° secolo a.C. e

rappresenta il primo manuale di equita-

zione giunto sino ai giorni nostri. Da

quel momento l'equitazione non ha mai

interrotto il suo processo evolutivo,

arricchendosi di sempre nuove espe-

rienze derivanti da nuove osservazioni e

nuove necessità. L’introduzione della

staffa, per esempio, nasce, quasi certa-

mente, da esigenze di maggior stabilità

in sella, stabilità necessaria per facilita-

re l'uso della spada e della lancia, nel

momento in cui “gli squadroni di caval-

leria” in battaglia si trasformano in vere

e proprie masse d'urto. L’equitazione

medioevale rude, anche se pratica e

funzionale, subisce una radicale tra-

sformazione nel XV secolo ad opera del

nobile napoletano Giovan Battista

Pignatelli. L’impiego del capezzone e dei

pilieri consente una più raffinata prepa-

razione del cavallo, sfruttando al meglio

la sua possente muscolatura e renden-

do così possibile una espressione più

agile dei suoi movimenti. Federico

Grisone, allievo del Pignatelli scrisse il

trattato "Gli ordini del cavalcare", testo

a cui attinsero tutti i grandi maestri in

Europa quali gli italiani Fiaschi e

Caracciolo, i francesi Salomon de la

Piane e Antoine de Pluvinel, l'inglese

Marchese di Newcastle. Nel contesto di

uno sviluppo culturale significativo l'e-

quitazione accademica e di ricerca trovò

terreno fertile per la sua evoluzione in

Francia. Con la scuola di Versallies,

fondata nel 1680 e distrutta durante la

rivoluzione del 1792, la posizione del

cavaliere in sella divenne più naturale e

venne data grande importanza all'asset-

to: infatti gli allievi dovevano montare,

per ben tre anni, senza staffe e speroni,

alla ricerca della corretta posizione e

dell'insieme. Gli scudieri di corte

Signore di Nestier, il Visconte di Abzac,

ma soprattutto Francois Robichon de la

Gueriniere ebbero grande influenza sul

metodo adottato a Versallies. La Scuola

di Saumur, fondata già nel 1764 ed

ancora esistente, a differenza della

Scuola di Versallies non era un'accade-

mia, ma una scuola militare. Nell'800

essa fu terreno di scontro tra due meto-

di, quello tutto personale ed assoluta-

mente innovatore di Baucher e quello

tradizionale del Conte D'Aure. Tale con-

flittualità ebbe termine con l'avvento del

generale L’Hotte, che realizzò in modo

del tutto originale la fusione dei due

sistemi, raggiungendo la migliore sinte-

si di come debba risultare il cavallo

Manuale di equitazione

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Presentazione

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attraverso l'addestramento: calmo, in

avanti, diritto. Nel 1823 Carlo Felice di

Savoia fondò a Venaria la Regia Scuola

Militare di Cavalleria, che in seguito fu

trasferita a Pinerolo, ove venne chiama-

to a dirigerla un ex ufficiale austriaco:

Cesare Paderni. In quella sede matura-

rono le nuove tecniche, che costituisco-

no la rivoluzione del nostro secolo.

Federico Caprilli sconvolse le basi dei

metodi precedenti.

Con l'introduzione del sistema naturale,

Caprilli si riproponeva di mettere il

cavallo nel suo atteggiamento, fissando

il canone fondamentale che "non deve

essere il cavallo ad adattarsi al cavalie-

re, ma il cavaliere al cavallo". La porta-

ta storica di questa affermazione ha

condizionato in modo totale l'equitazio-

ne internazionale. La scuola francese,

così come la scuola tedesca, che tanta

importanza hanno avuto nella nascita e

nell'evoluzione del Dressage moderno

dovettero confrontarsi con i nuovi prin-

cipi addestrativi, che davano risultati

sorprendenti. Da allora i grandi maestri

si sono moltiplicati e nel confronto

hanno elaborato nuove tecniche adde-

strative, sia nel lavoro in piano che nel-

l'esercizio del salto. La letteratura eque-

stre ancora attuale è imponente; da

Bacca a Podhaìsky, da Steinbrecht a

Licart. Le scuole nazionali, pur con la

loro impronta, tendono sempre di più

ad identificarsi con una grande scuola

internazionale. Il pensiero di Caprilli,

ancora oggi, condiziona la ricerca, che

ha molto approfondito lo studio della

meccanica del cavallo e che ha raziona-

lizzato l'impiego delle tecniche del pas-

sato con nuovi metodi di addestramen-

to e di allenamento. L’esempio più

significativo di tale condizionamento

proviene dalla storia della giovane scuo-

la Nord Americana. La storia equestre

italiana più recente ha vissuto un pas-

saggio traumatico dall'equitazione rigo-

rosa ed uniforme della scuola di caval-

leria all'equitazione civile, quest’ultima

finalizzata unicamente al traguardo

agonistico, in un ambito sportivo molto

ristretto. Una certa miopia politica nel-

l'individuare, nell'immediato dopo guer-

ra, un impiego alternativo del cavallo

rispetto all'uso come mezzo di trasporto

o bellico, è alla base di scarsi investi-

menti nell'allevamento, nonché della

scarsa attenzione da parte del mondo

civile per il cavallo sportivo. Un concor-

so di cause, ha creato una situazione in

cui l'espansione dell'equitazione, come

sport amatoriale, trovasse la struttura

equestre totalmente impreparata. Agli

istruttori militari, ottimi conoscitori di

regole, non sempre scritte, mancò un

ricambio adeguato, permettendo la dif-

fusione di criteri e metodi derivanti dal-

l'improvvisazione. La pratica, ed a volte

neppure questa, disgiunta da principi

teorici uniformi hanno prodotto indivi-

dualismi, che hanno aperto la strada

alle influenze più varie e nefaste, con

applicazione estemporanea di concetti,

spesso male interpretati, eterogeni e

confusi, derivanti dalle scuole straniere

di maggiore prestigio. Questo atteggia-

mento avrebbe potuto portare ad una

forma di colonizzazione che, in qualche

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Manuale di equitazione

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misura, se correttamente esplicata,

avrebbe potuto dare risultati positivi,

ancorchè lontani dalla nostra tradizio-

ne. Ma non è stato possibile riscontrare

effetti positivi da tali comportamenti, in

quanto, al di là di un serrato dibattito

sui principi, si è affermata la tendenza

ad imitare alcune tecniche, troppo

spesso quelle coercitive, che, avulse da

un "sistema", sono diventate mode di

scarsa utilità e di nessun risultato con-

creto.

Gli istruttori formati nei corsi federali

da ottimi tecnici, eredi di una negletta

scuola nazionale, sono rimasti, tra i

pochi, in possesso di un linguaggio

equestre comune, ma la loro voce venne

sempre più sovrastata da una babele

folkloristica di lingue, parlate da istrut-

tori improvvisati, ancorchè di buona

volontà, praticanti e commercianti

estemporanei, che hanno a lungo dis-

sertato di sport equestre, senza parlare

mai di equitazione. L’assenza di un

testo di riferimento attuale, che avesse

carattere ufficiale ha contribuito a con-

fondere ulteriormente principi e lin-

guaggio. Per questa ragione il Settore

Formazione della Federazione ha rite-

nuto necessario aggiornare la propria

manualistica con un nuovo testo, che

ha il semplice obbiettivo di trascrivere

alcuni principi fondamentali che riguar-

dano il comportamento dell'uomo con il

cavallo. Il nuovo manuale non vuole

essere un atto di presunzione ne un

trattato di ricerca per pochi eletti o sta-

bilire concetti assiomatici, ma vuole

porsi come uno strumento modesto ma

certamente utile e divulgativo, probabil-

mente provvisorio, in quanto la manua-

listica deve costantemente aggiornarsi

ed adeguarsi all'evoluzione della ricer-

ca. E' stato realizzato uno strumento

per conoscere alcuni concetti fonda-

mentali, che devono essere patrimonio

di tutti i cavalieri, sia che pratichino l'e-

quitazione a livello agonistico o per

diletto. Parallelamente a questo manua-

le è stato edito anche il "Testo guida per

la formazione professionale degli istrut-

tori di equitazione". Le due opere diffe-

renti per complessità, finalità e struttu-

ra, sono concepite come parte di un

unico progetto. Finalmente in Italia si

può parlare concretamente della ricosti-

tuzione di una "Scuola Nazionale di

Equitazione". E' un obbiettivo oggi rag-

giungibile, che deve materializzarsi in

un pensiero, in un metodo, in un lin-

guaggio comune, per trovare successi-

vamente una collocazione in uno, o più,

luoghi o strutture. L’aver scritto i prin-

cipi a cui si vuole fare riferimento, non-

ché i metodi da adottare per praticarli

deve considerarsi un atto indispensabi-

le per raggiungere un sistema unico e

condiviso.

Ing. Cesare Croce

Presidente Federazione Italiana Sport Equestri

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Comportamento e

organi di senso

Capire il proprio cavallo è importantis-

simo per chi vuole vivere un'esperienza

di vita a contatto di un animale unico al

mondo. Capirlo significa conoscerne la

natura antica. Il cavallo acquisisce le

sue percezioni sensoriali, come ogni

mammifero, attraverso organi che sono

diversamente sviluppati dal nostri:

apparati più ricettivi e sensibili che

analizzano i segnali, codificandoli in un

linguaggio antico, proprio di un anima-

le di branco erbivoro, preda dei caccia-

tori, che nella fuga ha trovato il princi-

pale strumento di difesa.

Tramite l'olfatto il cavallo percepisce

buona parte del mondo circostante; una

delle ragioni della lunghezza della testa

del cavallo è probabilmente la necessità

di ospitare una grandissima area di

mucosa olfattiva, che permetta di ana-

lizzare e riconoscere molti odori.

I cavalli vedono abbastanza bene,

anche di notte. Il loro occhio è più gran-

de di quello della balena e dell'elefante,

l'occhio grande, con un maggiore nume-

ro di cellule ricettive, accresce l'acutez-

za della vista ed il campo visivo. Una

caratteristica importante del cavallo è la

posizione degli occhi al lati della testa.

Ciò significa che il cavallo ha un campo

visivo molto ampio, ma anche che il

campo visivo binoculare, ove i due occhi

vedono insieme, è relativamente picco-

lo. Le orecchie costituiscono l'organo

dell'udito, le cui parti esterne sono

notevolmente mobili, si muovono indi-

pendentemente e in qualsiasi direzione

e sono particolarmente adatte a captare

i suoni. Nei cavalli le orecchie hanno

anche una funzione secondaria di

mezzo di comunicazione.

I cavalli usano toccarsi per consolidare

i legami tra individuo e individuo, s'in-

tuisce così quanto sia importante per il

cavallo essere toccato. Il senso del tatto

è particolarmente importante per otte-

nere informazioni sull'ambiente che cir-

conda il cavallo, in particolare il naso e

le narici sono provvisti di lunghi peli

usati per esaminare disposizione e con-

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Manuale di equitazione

1. Conoscere il cavallo

Atteggiamento aggressivo

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sistenza degli oggetti.

Il cavallo è dunque un animale molto

sensibile, pronto a cogliere ogni segnale

di pericolo: nel rapporto, che l'uomo

instaura con lui, dovrà utilizzare una

comunicazione comprensibile, rassere-

nante, fatta di piccoli gesti eseguiti con

molta calma e determinazione.

Il cavallo comunica con i propri compa-

gni di branco fiutando, nitrendo, alzan-

do un anteriore, leccando o premendo

con il muso contro il corpo degli altri

cavalli o esibendosi in sgroppate e calci,

in genere a vuoto, quando un cavallo

arriccia il labbro superiore si dice fleh-

men ed è una reazione ad odori e gusti

forti come quelli che avvertono gli stal-

loni quando una femmina è in calore.

Quando le cose attorno a lui diventano

abbastanza interessanti, il cavallo si

mette all'erta e si tiene pronto al movi-

mento, la sua difesa e la soluzione a

molti dei suoi problemi sono nella

corsa. La contrazione muscolare che ne

segue induce ad un atteggiamento

caratterizzato dal portamento alto della

testa e della coda. Gli altri cavalli che

vedono un loro compagno assumere

l'atteggiamento descritto, lo assumono

a loro volta, avvertiti di qualche fatto

che ancora non hanno percepito.

Per segnalare irritazione usano gesti

che abitualmente servono a cacciare

elementi fastidiosi dal corpo, come le

mosche. Movimenti della testa, della

coda, picchiare sul terreno con gli ante-

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Atteggiamento timoroso

Atteggiamento attento

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riori o con i posteriori sono segnali che

denunciano in genere un leggero motivo

di disturbo.

I cavalli sono in natura animali gregari

e sociali per le antiche ragioni di far

fronte in gruppo ai predatori, gli stallo-

ni lottano per il possesso della femmi-

na. Le femmine si accoppiano nel perio-

do del calore, dopo undici mesi di gravi-

danza partoriscono e dopo appena mez-

z'ora il puledro prova a mettersi in piedi

per incominciare la lunga marcia alla

ricerca di nuovi pascoli, e quando sarà

più grande, brucare anche 13 ore nella

giornata, dormire coricato, ma solo nei

luoghi sicuri e galoppare per sfuggire al

pericolo. Per la maggior parte dei caval-

li la vita è molto cambiata. I cavalli sono

una specie molto adattabile. E' dovere

dell'uomo capirli per consentire loro

una vita serena nelle nuove condizioni

ambientali, ricordando che sono anima-

li sensibili che possono essere influen-

zati dai suoi stati d'animo e dall'am-

biente.

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Manuale di equitazione

Area di percezione

visiva monoculare

Area di percezione

visiva binoculare

Lente

Cornea

Iride

Retina

Membrana interna

Angolo nasale

Iride

Pupilla

Ciglia

Limbus

Congiuntiva

Asse geometrica

della lente

Area non coperta

dal campo visivo

Area di percezione

visiva monoculare

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Tipi morfologici

Per tipo si intende la struttura che

caratterizza il corpo degli equini.

La conformazione esterna del cavallo

costituisce un’importante elemento di

valutazione per apprezzare o meno un

quadrupede, e per classificarlo in fun-

zione di uno specifico servizio, lavoro o

attività sportiva che sia. Le forme non

sono che un primo elemento valutativo,

è necessario che le varie regioni che

configurano la topografia esterna del

cavallo siano tra loro proporzionate con

i rapporti determinati dal tipo morfolo-

gico in esame.

Tipo dolicomorfo:

corrisponde alle seguenti caratteristi-

che: leggerezza della massa, estensione

e rapidità dei movimenti, eccitabilità

nervosa proporzionale. Questo tipo ha

una naturale attitudine alla velocità.

Tipo brachimorfo

corrisponde alle seguenti caratteristi-

che: abbondanza e volume delle masse

muscolari con direzione perpendicolare

sulle leve ossee, ampiezza di corpo e di

base di sostegno; ha attitudine al tiro

veloce e pesante.

Tipo mesomorfo:

con le sue caratteristiche intermedie

assomma forza e velocità e pertanto ha

attitudine ai servizi a sella e tiro.

Manuale di equitazione

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2. Conformazione esterna e

struttura dei cavalli

Tipo dolicomorfo

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Manuale di equitazione

Tipo mesomorfo

Tipo brachimorfo

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Manuale di equitazione

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Regione

brachiocefalica

Scapola

Garrese

Dorso Groppa

Anca

Natica

Coda

Coscia

Addome

Regione

delle cinghie

Regione

sottoioidea

Punta

della spalla

Petto

Braccio

Costato

Punta dell’anca

Regione

lombare

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La testa

La testa deve essere proporzionata e

ben attaccata al collo; una testa troppo

grossa può essere pesante ed incidere

sulla qualità del movimento, così anche

se male attaccata. Le orecchie devono

essere piccole e mobili, una bella fronte

deve essere piana e larga, gli occhi deb-

bono essere grandi, uguali, bene aperti.

Si chiama cerchiato l'occhio che lascia

vedere attorno alla cornea lucida un

cerchio bianco; gazzuolo, quando attra-

verso la cornea lucida si scorge la colo-

razione celeste chiara della faccia ante-

riore dell'iride; vaio, quando riflette un

colore grigio perla. Gli equini non respi-

rano per la bocca, per cui le narici rap-

presentano le sole vie di passaggio del-

l'aria necessaria all'organismo. Le nari-

ci devono essere grandi, dotate di gran-

de mobilità.

Manuale di equitazione

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Orecchio

Nuca

Tempia

Occhio

Criniera

Sincipite

Ciuffo

Fronte

Dorso del naso

Punta del naso

Labbro

superiore

Labbro

inferiore

Narice Mento

Barbozza

Guancia

Ganascia

Gola

Doccia

giugulare

Connessura labiale

Fossa sopra orbitali

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I denti

I denti sono in numero di 40 nei maschi

e 36 nelle femmine di norma sprovviste

di canini o scaglioni. Dalla loro osserva-

zione può essere rilevata l'età del caval-

lo. Sono denominate barre quegli spazi

privi di denti compresi tra i primi mola-

ri e gli scaglioni della mascella inferiore,

sui quali appoggia l'imboccatura.

Lingua e palato debbono essere ben

proporzionati ed in buona salute per

evitare spiacevoli esperienze quando si

posiziona l'imboccatura.

Manuale di equitazione

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Mediani

Scaglioni

Cornetto dentario esterno

6 - 8 anni

Dentina

Cemento

Cavità dentaria

Colletto

9 - 12 anni

13 - 15 anni

16 anni

Picozzi

Premolari

Molari

Cantoni

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Manuale di equitazione

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Eruzione dei denti da latte

8 anni

Profilo a sesto ribassato

forma triangolare

13 - 17 anni

Profilo a sesto acuto

forma biangolare

dopo i 20 anni

4 anni

Forma rotonda

fino a 12 anni

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Il collo

La conformazione del collo è particolar-mente importante; questa parte, al difuori della base di appoggio rappresen-tata dagli arti, svolge la funzione di unbilanciere da cui dipende la qualità delmovimento. Il collo dev'essere general-mente più lungo della testa, libero neimovimenti con il tronco e con la testa edunito armonicamente a queste dueparti, pur rimanendone ben distinto. Ilcollo si dice dritto o piramidale se i suoimargini si estendono in linea retta, con-vergendo l'uno verso l'altro, dal tronco

alla testa; si dice arcuato quando pre-senta il margine superiore convesso intutta la sua lunghezza; chiamasi dicigno se è sottile ed arcuato; vienedenominato rovesciato o di cervo se ilsuo margine superiore è concavo, ciòproduce difetti nel movimento ed indu-ce i cavalli a porsi sopra la mano. Sichiama colpo di accetta una depressio-ne del margine superiore del collo,immediatamente davanti al garrese. Ilcolpo di lancia è una piccola depressio-ne che in alcuni cavalli si osserva all'u-nione del collo con le spalle. Entrambequeste caratteristiche se accentuateindividuano un'attaccatura imperfetta.

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Rapporti morfologici in un cavallo mesomorfo

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Il tronco

La spinta espressa dai posteriori si tra-smette attraverso la colonna vertebraleed induce la massa al movimento, l'im-portanza di una buona conformazionedel tronco è dunque essenziale. Al gar-rese si inseriscono i muscoli per il solle-vamento del bipede anteriore e per imovimenti delle spalle. ll dorso costitui-sce un ponte di congiunzione tra iltreno anteriore e quello posteriore. Deveessere diritto e largo, corto nei cavalliad intensità di contrazione e negli equi-ni da soma, un po' più lungo, ma non

esageratamente, nei cavalli ad estensio-ne di contrazione. Si dice insellato sepresenta accentuata curvatura chedenota poca portanza e fragilità. Laregione dei lombi deve essere larga,breve, diritta e ben attaccata alla grop-pa. La groppa deve essere lunga, benmuscolosa, non completamente oriz-zontale per i cavalli da sella. Se troppoobliqua è detta bassa o avvallata; èdetta doppia se le masse muscolari diciascun lato sono divise da un solcolongitudinale. Le anche debbono spor-gere leggermente sulle regioni circo-stanti, debbono essere di uguale altezzae reciprocamente lontane.

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Colpo d’accetta

Cavallo insellato

Colpo di lancia

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Arti

Le estremità od arti sono le quattrocolonne che servono al tronco qualimezzi di sostegno e di locomozione. Perconvenzione l'insieme di due arti sichiama bipede, di conseguenza si pos-sono definire sei bipedi: anteriore,posteriore, due laterali, due diagonali.Le estremità sono composte da raggiossei, articolati opportunamente tra di

loro, e messi in movimento dai muscolisu di essi inseriti. Gli arti anteriori ser-vono a sostenere il centro di gravità inmodo elastico ed a spingerlo in alto edin avanti; gli arti posteriori coadiuvanogli anteriori nel sostegno della massa, laspingono avanti, essendo più lontanidal centro di gravità, sostengono menopeso degli arti anteriori e sono princi-palmente impegnati nell'azione di spin-ta.

Manuale di equitazione

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Glomi

Pastorale

Glomi

Corona

Orlo coronario

Muraglia

Orlo plantare

Tallone

Lacuna mediana

Angolid’inflessione

Barre

Fettone(forchetta)

Suola

Linea biancaPunta

Talloni

Quarti

Mammelle

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Braccio Coscia

Gamba

Garretto

Stinco

Gomito

Carpo

Stinco

Nodello

Avambraccio

Nodello

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Appiombi

Perché le articolazioni, i legamenti, itendini non siano sottoposti a sforzieccessivi dal movimento prodotto daimuscoli, è necessario che il cavalloabbia una morfologia proporzionata esoprattutto una buona base di appoggioal terreno, per questo sono importanti

gli appiombi.Per appiombi si intendono le linee diret-trici degli arti relativamente al filo apiombo ed in generale sono buoniquando il centro di sospensione e il cen-tro di appoggio dell'arto sono sulla stes-sa verticale, in maniera che il corpo siasostenuto e mosso nel modo più regolare.

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Appiombi regolari

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Alcuni difetti

Garretti aperti Mancino Aperto dietro Cagnolo Vaccini Chiuso dietro

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Struttura scheletrica

Il corpo del cavallo è costituito da unabase ossea che serve per dare unastruttura rigida: elemento portante diquesta struttura è la colonna vertebra-le. Il collo coincide con il tratto cervica-le della colonna. Le vertebre toracichecon le costole formano la cassa toracica,sostengono dunque il peso degli appa-rati e dei visceri e collegano con le altrevertebre della colonna gli arti anterioricon gli arti posteriori; la colonna svolgedunque un ruolo estremamente impor-tante nel movimento.La colonna è composta dalle 18 vertebretoraciche e le 6 lombari, le 5 sacrali fuseinsieme e le 18 coccigee. Le 7 vertebrecervicali collegano testa e tronco, con-sentono il movimento dell'incollatura, laquale svolge un ruolo fondamentale nelmantenimento dell'equilibrio e nellapropulsione, come per esempio algaloppo, muovendosi in modo sincronocon la contrazione e l'estensione dell'ar-co dorsale.Lo scheletro è costituito da una serie diossa organizzate in un unico sistemagrazie al fatto di essere in relazionel'una con l'altra tramite delle articola-zioni. Le articolazioni sono diversamen-te costruite; nella parte inferiore degliarti, al di sotto del gomito e del ginoc-chio, le articolazioni fondamentali per-mettono solo movimenti di estensione odi flessione sull'asse longitudinale;

altre, come quella dell'anca, in cui i capiarticolari hanno rispettivamente formasimile a segmenti di sfera cava e piena ela capsula articolare è ispessita, hannouna maggior mobilità e consentonoanche movimenti laterali. Un altro tipodi articolazione è quella a perno. Essa ècaratterizzata dalla rotazione di un ossosul proprio asse longitudinale comeaccade tra le prime due vertebre cervi-cali: atlante ed epistrofeo. In questoprocesso un dente si diparte dall'epi-strofeo e penetra nella base ad anellodell'atlante cui è fissato da diversi lega-menti. L’atlante, grazie a questo perno,può ruotare attorno all'articolazione,realizzando il movimento oscillatoriolaterale della testa. L’articolazione traatlante e cranio permette il movimentosu un unico piano per mezzo di duecondili, protuberanze simili a ganci, econsente l'oscillazione verticale dellatesta.I dischi intervertebrali sono presenti inogni spazio fra vertebre contigue, tran-ne che nei due primi spazi interverte-brali della regione cervicale. Essi rap-presentano uno speciale tipo di giuntu-ra cartilaginea e uniscono tra di lorodue corpi vertebrali. I dischi ricopronoun quarto della lunghezza della spinadorsale; ciascuno è formato da unaparte interna gelatinosa circondata datessuto fibroso denso che si inseriscesaldamente sui corpi vertebrali. Questaparticolare costituzione permette un

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Comparazione tra lo scheletro umano e quello del cavallo

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certo grado di movimento senza perditadi forza, rappresentando un vero siste-ma di assorbimento degli urti. La picco-la libertà di movimento concessa allevertebre è di tipo angolare: flessione edestensione dorsoventrale, in ogni casolimitata dai processi spinosi; flessioneed estensione laterale, in ogni caso limi-tata dalle apofisi trasverse delle verte-bre lombari (sorta di ali poste lateral-mente alla vertebra), infine il movimen-to di tipo rotazionale. Un eccessivarotazione viene prevenuta grazie adarticolazioni addizionali tra gli archivertebrali (legamenti che riducono lamobilità).I legamenti sono specificamente addettialla prevenzione di eccessive o anorma-li aperture degli angoli articolari; forma-ti da tessuto fibroso sono uniti al perio-stio delle ossa che collegano. Il ruolo deimuscoli nel tenere insieme le ossa èdella massima importanza: la stabilitàdi una articolazione è in gran partedeterminata dai gruppi muscolari che lacircondano. I muscoli rispetto ai lega-menti hanno il vantaggio di poter rima-nere tesi durante il movimento da essiprodotto o da essi contrastato.La contrazione dei muscoli, grazie aiterminali tendinei agganciati alla strut-tura ossea determina il movimento, ilquale è limitato dal complesso legamen-toso articolare e dalle masse muscolaricontrapposte.Nel cavallo è presente un’importante

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Visione laterale di una porzionedi colonna tratto toracico

Visione dorso frontale di unaporzione di colonna tratto lombare

Visione frontale di unavertebra lombare

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unione tra ossa diverse, dipendente inmodo assoluto dai muscoli: è quella traarto anteriore e tronco, permessa daimuscoli che corrono tra omero e scapo-la e collo e torace.Il grado di movimento apparentementerealizzato dalla articolazione della spal-

la è infatti una combinazione dei movi-menti limitati di questa articolazione, aiben più ampi movimenti dell'arto interoeffettuati tramite la connessionemuscolare col tronco. Il tronco vienecosì ad essere sospeso tra due potenticinghie muscolari.

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Struttura scheletrica

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I danni causati da botte, incidenti,difetti di appiombo, a volte lasciano

delle tracce evidenti sugli arti e sulcorpo del cavallo, queste tracce si chia-

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Le tare

TERMINE CONVENZIONALE REGIONE INTERESSATA

ARREMBATURA Nodello

CAPPELLETTO Punta dei garretto

CHIOVARDO Piede

CORBA Garretto

CORONATURE Ginocchio

FORMELLE Pastoia - Corona

GIARDA Garretto

IGROMA Nodello

INCAPESTRATURE Ginocchio

LUPIA Gomito

MOLLETTE Nodello

SCHINELLA Stinco

SETOLA Zoccolo

SPAVENIO – SPARAGAGNO Garretto

VESCICONI Garretto

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mano tare ed ognuna, secondo la regio-ne morfologica ove si trova, ha un nome

diverso, colorito ed antico.

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TERMINE SCIENTIFICO ASPETTO DELLA PARTE

Rilasciamento dei tendini estensori o lperflessione del nodellocontrattura dei flessori

Bursite del calcaneo Tumefazione

Necrosi delle cartilagini alari Tumefazione calda, poi fistola, poi dura

Deformazione posteriore del garretto Deformazione dura (tendinea)

Contusioni del carpo Perdita di sostanze; esito in cellulite iperplastica

Osteoartrite della prima o seconda falange Tumefazione dura

Deformazione esterna Tumefazione dura e allungata

Bursite Tumefazione rotonda

Ferite da fune Cicatrici

Bursite olecranica Tumefazione rotonda molle

Ectasie sinoviali Tumefazioni molli

Osteoperiostite Tumefazione dura

Frattura del tessuto corneo Soluzione di continuo della parte

Osteoartrite tarsica Tumefazione puntiforme dura

Ectasie sinoviali Tumefazione molle

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Descrizione ericonoscimento diun cavallo

Lo stato segnaletico è la descrizione deicaratteri esterni che servono ad identifi-care un cavallo e a distinguerlo daglialtri. I caratteri esterni vengono desun-ti dal sesso; il maschio si dirà intero ostallone, se abilitato alla monta; la fem-mina si dirà femmina o fattrice, se adi-bita alla riproduzione; castrone, ilmaschio al quale sono stati asportati itesticoli. Si considerano poi l'età, la sta-tura, il mantello, i segni particolari,razza ed origine dell'animale. Deve esse-re dichiarata l'altezza del cavallo che si

misura in centimetri da terra al garrese,l'altezza distingue i cavalli dai ponies: icavalli adulti al di sotto dell'altezza dicm. 150 sono denominati pony. Il caval-lo impiegato per l'attività sportiva eludico ricreativa deve avere un docu-mento di riconoscimento personale cheviene rilasciato dagli enti sportivi.

Mantelli

Per mantello si intende l'insieme dei pelie dei crini che, nei loro diversi colori,ricoprono il corpo degli equini; questi,con i segni particolari, sono elementi didistinzione che permettono il riconosci-mento e la segnalazione.

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3. Stato segnaletico

MORELLO: il fondo del mantello è di colore nero, i crini (criniera e coda) sono neri.

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SAURO: mantello di un solo colore, il corpo, le estremità, i crini sono della medesi-ma tinta a fondo rossastro o dorato.

BAIO: si tratta di un mantello a due colori: E' caratterizzato da estremità e crinineri. Il corpo è marrone con diverse tonalità.

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GRIGIO: questo mantello comporta una mescolanza di peli neri e bianchi su pellenera uniformemente distribuiti. Con la crescita il mantello tende a schiarirsi.

SORCINO: mantello a due colori, peli di colore plumbeo, crini neri e il corpo è gri-gio uniforme.

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UBERO: mantello a due colori in cui sono mescolati peli rossastri e peli bianchi.

FALBO O LUPINO: è costituito da un miscuglio di peli neri e gialli (rossastri) concrini ed estremità nere.

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ROANO: peli misti neri, rossi, bianchi. Crini ed estremità solitamente sfumati innero. Chiaro se predomina il bianco, carico se predomina il nero, vinoso se predo-mina il rosso.

PEZZATO: il mantello è formato da pezzature colorate su fondo bianco o viceversa.Nel primo caso il colore segue la parola pezzato (pezzato sauro, pezzato baio ecc.),nel secondo invece la precede (sauro pezzato, baio pezzato ecc.).

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MANTELLO CONIUGATO: è un mantello composto da macchie di tre colori differenti.

ISABELLA: peli di colore giallo crema che sfumano in nero o tonalità più scura alleestremità. Neri possono essere i crini.

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CREMA: stesso mantello dell'Isabella, ma i crini sono dello stesso colore dei peli.

PALOMINO: stesso mantello dell'Isabella, ma i crini sono bianchi.

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Il cavallo BIANCO o ALBINO è total-mente depigmentato ed ha la cute rosa.Al nome dei mantelli si aggiungonoattributi che hanno lo scopo di precisa-re meglio la tonalità dei colori; il baiopuò essere ciliegio quando la tinta èpoco scura e risplendente o scuro se èrosso – brunastra; il grigio può esserestorno se predomina il nero e i pelibianchi sono disseminati in piccoli fioc-chi, chiaro quando predominano i pelibianchi sui neri.RABICANO: si dice del mantello baio,sauro o morello, quando presenta pelibianchi radi sparsi su tutto il corpo oparte di esso.ZAINO: si dice del cavallo totalmenteprivo di peli bianchi.

POMELLATO è il cavallo che presentamacchie rotondeggianti più chiare o piùscure del mantello stesso.MOSCATO è quel mantello disseminatodi piccole macchie di peli neri.I mantelli possono essere zebrati, tigra-ti, focati secondo la disposizione dieventuali sfumature di colore dispostein modo da ricordare gli animali a cui ladefinizione si riferisce.Contribuiscono al riconoscimento delcavallo: segni quali le morfee, macchiebianche o giallicce che si trovano piùspesso sulle parti coperte da pelle finedei mantelli scuri, la riga dorsale che èuna striscia molto scura che percorre laschiena dal garrese alla coda, i segniaccidentali ed ovviamente i marchi.

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APALOOSA: mantello grigio cosparso, in special modo sulla groppa, di macchienere e marroni.

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Segni particolari

I segni particolari vengono riportati periscritto e sul grafico del documento cheidentifica il cavallo in corrispondenzadella loro posizione anatomica.REMOLINI: sono cambiamenti di dire-zione del pelo e possono essere di diver-se forme, semplici, spigati, spigatisinuosi. I segni bianchi possono essereregolari o irregolari; possono esseremescolati ai peli del mantello, in parte osull'orlo.STELLA: macchia bianca più o menogrande, di varia forma e posizione (anu-lare, a mezza luna, prolungata ecc.) LISTA: striscia di peli bianchi che scen-de dalla fronte lungo il naso fino allenari, a seconda delle dimensioni assu-me varie definizioni (traccia di lista,mascherino, lista interrotta ecc.).BEVENTE IN BIANCO: dicesi del caval-lo che ha le labbra bianche, può esserebevente da ambo le parti, di sopra, disotto, completamente o in parte.LISCIO: è una macchia rosea copertada fine peluria che generalmente hasede sul naso e sulle labbra, può essereunita o no alla lista. BALZANA: è una macchia bianca sugliarti che partendo dalla corona si esten-de, più o meno, verso l'alto. Secondo l'e-stensione prende diversi nomi (tracciadi balzana, piccola, calzata, alto calzataecc.)

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Remolini

Stella

Lista

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Bevente in bianco

Balzana Balzanacalzata

Traccia di balzana Balzanaalto calzata

Liscio

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La scuderia

Spesso il cavallo è costretto a passarelunghe ore della sua giornata chiuso inuna scuderia; il box in cui vive è quindiun luogo molto importante e deve averecaratteristiche di sicurezza e di grade-volezza. Innanzi tutto lo spazio, quantopiù è grande, tanto è meglio, in ognicaso non dovrebbe avere misure inferio-ri ai 3 metri per 3 metri, preferibilmen-te metri 3,50 per metri 3,50. Alcunicavalli, specie i più giovani che hannopoca dimestichezza con questa loroinnaturale casa, quando si coricano,vanno ad assumere posizioni che ren-dono loro difficile rialzarsi ostacolatidalle pareti del box, una maggior

ampiezza o l'accorgimento di avere unalettiera alta ai lati o una parete su cuipossano fare presa, evita questo perico-loso inconveniente. Le "bacinelle", ero-gatori automatici dell'acqua, debbonoessere poste ad una altezza convenientea cui il cavallo arrivi facilmente, ma nontroppo basse e possibilmente vicine adun angolo in modo che non siano d'in-tralcio qualora il cavallo si rotolassecoricandosi. Così anche la mangiatoia èbene che sia in angolo, costruita senzaspigoli vivi e bassa perché il cavallopossa mantenere la posizione naturalecon cui mangia, senza che il cibo sisporchi. Poco funzionale è la greppiache pone il cavallo in una condizionecontraria ad ogni ginnastica, egli sitrova costretto ad inarcare la schiena

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4. Igiene e profilassi

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per un periodo relativamente lungo.Vero è che ci sono cavalli disordinatiche calpestano il fieno spargendolo pertutta la lettiera sprecandone quindiparecchio. In questo caso si potrà prov-vedere ad appendere una rete, che con-senta al cavallo di mangiare senza alza-re la testa evitando nel contempo lospreco. La rete può diventare anche ungioco che lo aiuta a passare il tempo inscuderia. Va da se che bacinelle e man-giatoie debbono essere tenute pulite. E'importante che il box non sia un luogopolveroso perché la polvere respirata alungo potrebbe provocare disturbi allevie respiratorie o evidenziare fenomeniallergici, quindi deve essere un luogoaerato con soffitti alti, in cui, però,siano evitate correnti d'aria che vanno acolpire il cavallo con il rischio di procu-rare qualche bronchite. La vera nemica del cavallo atleta è lanoia. Per questa ragione, quelle scude-rie costruite in modo che i cavalli sipossano vedere tra loro e possano guar-dare all'esterno, sono le migliori. In ognicaso è bene che le porte se non sonoprovviste di una grata superiore sianoragionevolmente alte di modo che ilcavallo non possa appoggiarsi con ilpetto contro di esse procurandosi abra-sioni. Vi sono comunque numerosiespedienti per distrarre un cavalloannoiato o affetto da vizi quali il “ballodell'orso” o il ticchio di appoggio, ma ilrimedio migliore resta il movimento. I materiali impiegati per fare le lettiere

sono tra i più vari si va dalla paglia aitrucioli di legno, alla lolla di riso sinoalla carta di giornale opportunamentelavorata, ogni materiale ha i suoi van-taggi e i suoi inconvenienti e richiedeun trattamento diverso. In ogni caso lalettiera deve essere morbida, asciutta,quanto più possibile pulita e non devecostringere il cavallo in stazione a posi-zioni innaturali, la qual cosa accadequando la lettiera non è in piano.Periodicamente deve essere intieramen-te rimossa e la pavimentazione, comeanche le pareti devono essere disinfet-tate, così come devono essere frequen-temente disinfettati i corridoi. Bisognaricordarsi che la gran parte delle malat-tie del piede derivano dalla scarsa igie-ne della scuderia.I cavalli possono essere scuderizzatianche in poste della lunghezza di 3metri e della larghezza non inferiore adun metro e settanta centimetri. Talescuderizzazione riduce considerevol-mente le possibilità di movimento delcavallo e impone alcune norme di sicu-rezza per permettere al cavallo di cori-carsi. Lo costringe ad avere sempre unacapezza a cui è agganciata una longiapassante per un anello, al cui altro capoè posto un contrappeso che, a finecorsa, fa da fermo essendo di dimensio-ni maggiori dell'anello. La praticità diquesto tipo di ricovero va tutta a scapi-to della comodità e del benessere delcavallo.

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L’alimentazione

Così come il cavallo si è adattato ad unavita in scuderia molto diversa da quellain branco nelle grandi praterie, cosìanche si è adattato ad un regime ali-mentare molto diverso da quello natu-rale.Apparentemente migliore perché piùricco, ma proprio per questa ragione, senon opportunamente regolato, più peri-coloso.La prima cosa da tenere in considera-zione è il rapporto tra cibo carburante,il valore energetico, la quantità degli ali-menti, e il consumo, ovvero, lo sforzoatletico a cui il cavallo è sottoposto.Altrettanto importante è l'ovvio rappor-to tra quantità di cibo e peso del caval-lo. La scelta degli alimenti e come dis-tribuirli nell'arco della giornata devetenere conto di come il cavallo digerisce.L’apparato digerente del cavallo è simi-le a quello di molti mammiferi tra cuil'uomo, ma ha delle importanti partico-larità che dipendono dalla sua naturadi erbivoro che si procaccia il cibo man-giando, per lungo tempo, modestequantità di vegetali umidi e ricchi difibra.Annesse alla bocca vi sono delle ghian-dole salivari che, per mezzo degli enzi-mi, danno luogo ad un primo processodigestivo. Dalla faringe comincia uncanale cilindrico che si chiama esofagoe che raggiunge lo stomaco. Lo stomaco

contiene mediamente 15 litri circa, pic-colo, quindi, rispetto alla mole dell’ani-male; deve riempirsi e svuotarsi primache la razione sia completamente con-sumata. Lo stomaco congiunge l'esofagoall'intestino tenue che è in comunica-zione con due grandi ghiandole: il fega-to e il pancreas. Al tenue fa seguito l'in-testino grasso suddiviso in cieco, colone retto. Il cieco, molto sviluppato, èimportante perché assolve la funzionedi riserva per l'alimento liquido di cui ilcavallo ha molto bisogno. Riflettendosulla descrizione dell'apparato digesti-vo, risulta evidente che la quantità gior-naliera di cibo necessaria va distribuitanel numero più alto di razioni possibilecompatibilmente con l'organizzazionedella scuderia e tenendo conto che ilprimo processo digestivo occupa alme-no 90 minuti nei quali è bene che ilcavallo non sia sottoposto a sforzi cheridurrebbero l’afflusso di sangue neces-sario al processo digestivo. Gli alimenti che di norma vengono som-ministrati ai cavalli sono molti; la ricer-ca alimentare ha portato a comporremangimi con le più varie specie dicereali ed erbe. La composizione di que-sti pratici mangimi deve essere attenta-mente esaminata da personale compe-tente perché sia ben inserita nella dietaspecifica che ogni singolo cavallodovrebbe avere. Al solo scopo di darealcune indicazioni generali e quindigeneriche, si può dire che un cavallo di

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Intestino tenue

Intestino crasso

Esofago

Avena sativa

Stomaco

Retto

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circa cinque quintali in medio lavoropuò essere mantenuto con circa cinquechilogrammi di cereali (orzo e avena peresempio) e otto chilogrammi di fieno algiorno. L'orzo, come anche l'avena, pos-sono essere somministrati sotto formadi granella, schiacciati oppure fioccati.In granella non si hanno perdite disostanza come può avvenire nellaschiacciatura o nella fioccatura, percontro, parte della granella non masti-cata può essere ritrovata intiera, quindinon digerita, nelle feci. Frumento, gra-noturco pur essendo cereali ad altopotere nutritivo sono poco consigliatinell'alimentazione di base del cavalloperché poco digeribili, possono invececostituire una integrazione energeticain ragione del lavoro del cavallo. Anchegli oli vegetali trovano impiego peraumentare i grassi nell'alimentazionedel cavallo. Il fieno deve essere poco pol-veroso, non vi debbono essere muffe edeve provenire da prati non inquinati.Vi sono una grande quantità di grami-nacee e leguminose che vengono fatteessiccare e diventano fieno e che hannocaratteristiche molto diverse. In genera-le si può dire che sono da preferire fienidi primo taglio, quello che usualmenteviene tagliato ed essicato nel mese dimaggio e per questo si chiama maggen-go, è tra i più ricchi di sali minerali e difibra. La crusca se associata a semifranti, cotti in acqua abbondante, inmodiche quantità, è giovevole perché

facilita lo svuotamento degli intestini.Un pastone periodico, favorisce i pro-cessi digestivi, ma la composizione delpastone, come la periodicità della som-ministrazione, debbono essere regolateda personale esperto onde evitare turbeintestinali. Integrare l'alimentazionesecca con carote e bietole è per il caval-lo piacevole e lo induce a mangiare conpiù appetito. Diverso è il passaggio daun regime secco ad un regime verde,dove il mangime è costituito dalle erbefresche dei prati. Il passaggio da unregime all'altro deve essere effettuatogradatamente per evitare disturbi inte-stinali.L’acqua è in assoluto il più importantedegli alimenti, bisogna evitare che siatroppo fredda e che abbia impurità, lasoluzione più pratica per la sua sommi-nistrazione è l'abbeveratoio automatico.Dovendo praticare l'abbeverata a manoè bene che sia somministrata frequen-temente nella giornata, prima del ciboperché non interferisca con la digestio-ne, garantendo a seconda del clima 2030 litri di acqua. In ogni caso bisognaevitare che il cavallo beva acqua freddadopo il lavoro, quando è ancora accal-dato.Nel provvedere all'alimentazione delcavallo si deve ricordare di non far maimancare dei sali, sarà il cavallo stesso aregolare l'assunzione di questi in basealle sue necessità.

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Il governo dellamano

E' necessario provvedere alla pulizia delcorpo del cavallo. In natura i cavalli sirotolano, si grattano, si mordono traloro. Il massaggio effettuato dalla bru-sca e dalla striglia, oltre che soddisfareesigenze di igene e pulizia, può esserepiacevole per il cavallo ed è sicuramen-te stimolante per la muscolatura.

E' anche un buon modo per fare cono-scenza perché il cavallo si abitui all'o-dore e alla mano dell'uomo. Gli arti, ilmuso e alcune parti delicate, vannospazzolate con attenzione, collo, dorso,groppa e costato possono essere mas-saggiati dalla striglia e dalla brusca. Ipiedi vanno puliti prima e dopo il lavoroin modo che non rimangano incastratitra forchetta e lacuna sassi o altro chepossa danneggiare la suola e per rimuo-vere feci e urine che compressi perlungo tempo nella forchetta possono

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Brusca

Spugna

Strofinaccio Nettapiedi Pettini

Grasso per i piedi

Spazzola Striglia

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provocare la marciscenza del fettone.Per conservare l'umidità della muragliae quindi mantenere elastico lo zoccolo,bisogna periodicamente ingrassarlo.La coda deve essere frequentementelavata e spazzolata il meno possibile econ molta delicatezza perché non sistrappi, la criniera va tenuta sfoltitaperché non dia noia alle redini e perchépossa essere intrecciata agevolmente.Un panno servirà per la finitura dellapulizia ed una spugna per le parti piùdelicate da lavare.A volte si rende necessario un vero eproprio massaggio che può essere prati-cato con paglia oppure con un panno dilana o semplicemente con pressioniesercitate dalla mano nel senso delpelo. Nei massaggi possono essereimpiegati olii e alcol canforato. Il massaggio agevola la circolazioneperiferica del sangue e contribuisce arilassare i muscoli irrigiditi dalla fatica;i massaggi praticati strofinando, favori-scono l'arresto della traspirazione cuta-nea e favoriscono il recupero della tem-peratura corporea dopo lunghe esposi-zioni al freddo, alla pioggia o alla neb-bia.Nel periodo invernale è opportuno ripa-rare i cavalli con coperte che li proteg-gono dai rigori del freddo e dell'umidità;debbono essere coperti quei cavalli chesono stati sottoposti a tosatura.La tosatura parziale o completa dellungo pelo invernale viene praticata nel-l'autunno (ottobre o novembre, secondo

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Come intrecciare la criniera

Page 44: Manuale di equitazione · 2016-08-06 · nella storia dell'uomo. Nel XII secolo ... nel contesto delle civiltà asiatiche che entrano in contatto con la cultura greca, inizialmente

i climi), allo scopo di evitare che i caval-li in lavoro sudino abbondantementesenza che si possano asciugare prima diun raffreddamento periferico.Docce e bagni nella stagione estiva favo-riscono il processo di termoregolazionee sono un pratico modo per garantire lapulizia del mantello, non è sempre age-vole asciugare i cavalli, conviene farcadere, con una stecca, l'acqua rimastaaderente al corpo e metterli in movi-mento.La toilette degli equini, che è praticataper valorizzare la struttura morfologicadel cavallo, deve tenere in considerazio-ne le necessità igieniche; nel tagliare ipeli superflui per poter meglio intreccia-re o per meglio far risaltare una partedel cavallo bisogna tenere presenti lefunzioni protettive che i peli e i criniesercitano sulle regioni che ricoprono. Ilciuffo non deve essere esageratamenteaccorciato, i peli che sporgono dallaconca auricolare debbono essere soloragguagliati, i crini della coda potrannoessere accorciati fino all'altezza dellapunta del garretto, i peli della parteposteriore del pastorale potranno esse-re accorciati in quei soggetti che lihanno tanto lunghi da impedire la puli-zia della regione in ogni caso non sidevono togliere i peli che proteggono lacorona e si deve lasciare un piccolociuffo sopra lo sperone. Tutti gli attrez-zi impiegati per il governo debbonoessere periodicamente disinfettati.

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Come intrecciare la coda

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Avvicinare i cavalli

Il cavallo non è aggressivo nei confrontidell'uomo, se a volte si mostra tale èperché ha subito maltrattamenti o per-ché di indole paurosa. Rispettare alcu-ne regole di sicurezza e creare un climadi fiducia reciproca, sono i due presup-posti per poter avvicinare un cavallopiacevolmente. Lasciare il tempo alcavallo di capire con chi ha a che fare èuna buona norma; lasciare che essoannusi l'odore dell'uomo, che veda chigli si avvicina, che non debba temereazioni brusche improvvise provenientidall'alto od esitazioni che possono esse-re fraintese, che non debba patire soffe-renze o costrizioni immotivate.L’atteggiamento da assumere con uncavallo deve essere appreso con unalunga pratica in scuderia sotto la guidaattenta di un istruttore, e il suo appren-

dimento è elemento indispensabile peristituire un corretto rapporto che condi-zionerà tutta la pratica dell'equitazione.

Prevenzione dentale

Il periodico esame dei denti è importan-te perché si possono verificare dei con-sumi irregolari nei molari che procura-no fastidiose punte, queste, con l'anda-re del tempo, possono creare gravi pro-blemi alla masticazione e quindi alladigestione; non solo, fiaccando la parteinterna delle guance, possono dare serifastidi da cui dipendono certi atteggia-menti di insofferenza all'imboccatura.Un controllo semestrale della dentizioneeffettuato dal veterinario consentirà, incaso di necessità, di pareggiare lepunte e scalzare il tartaro mantenendoefficiente tutto l'apparato digestivo.

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Alcuni modi perlegare un cavallo

Bocciacontrappeso

Nodo disicurezza

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Vermifugo

La somministrazione del vermifugo sirende necessaria per prevenire e com-battere l'infestazione di piccoli vermiparassiti presenti negli alimenti vegeta-li, specie nei pascoli ove la popolazionedi questi parassiti è costantementeaumentata dalle feci che contengonouova e larve. Interrompere questo cicloè molto difficile, pertanto i vermi vannocostantemente combattuti. Il vermifugo deve essere somministratoperiodicamente alternando le marchedei prodotti onde evitare la capacità diassuefazione del parassita. I rischi chel'infestazione si propaghi al fegato e allevie respiratorie sono da prevenire conattenzione, perché ciò può procuraredanni irreparabili alla salute del caval-lo.

Antitetanica

Il bacillo del tetano è presente nelle fecidel cavallo, le sue spore sono resisten-tissime, ma si riproducono solo inassenza di ossigeno, diventa molto peri-coloso quando, in contatto con una feri-ta, trova le condizioni per moltiplicarsi.Esso produce una potentissima tossinache si propaga per via nervosa e puòportare alla morte. La scoperta del vaccino ha reso il teta-no una intossicazione rara. Il vaccino va

somministrato annualmente, la primavaccinazione deve essere richiamatadopo un mese. In caso di ferita di unacerta gravità, somministrare subitoanche il siero e tenere ben disinfettata eossigenata la ferita.

Antinfluenzale

Anche per combattere le forme più peri-colose di virus influenzali vi sono trat-tamenti che prevedono la somministra-zione di vaccini con cadenza periodicaannuale.E’ spesso necessario un richiamo seme-strale ed in numerosi casi sono associa-ti al vaccino antitetanico cosicché sipossa eseguire una sola somministra-zione per entrambi i vaccini.

Prevenzione delle malattie infettive

Allo scopo di evitare il propagarsi dimalattie infettive riconosciute presentisul territorio nazionale, ci sono normedi polizia veterinaria che obbligano asottoporre i cavalli che si spostano adaccertamenti sulla loro condizione disalute. Queste norme possono variare èquindi bene chiedere al veterinario cosaè necessario fare.

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La ferratura

La ferratura non è certo indispensabileper il cavallo che vive nella natura, madiventa molto importante per il cavallosportivo. Essa costituisce una protezio-ne per il piede impegnato su terrenivari, aumenta la presa a terra permezzo dell'utilizzo dei ramponi, consen-te, con il pareggio (taglio dell'unghia), dicorreggere eventuali vizi di appiombo odi andatura. La scelta della ferratura epiù ancora il pareggio costituiscono unmomento determinante per il correttoimpiego atletico del cavallo. La ferratu-ra può essere effettuata a freddo, in talcaso il maniscalco adatta il ferro alpiede del cavallo dopo aver effettuato ilpareggio. Nella ferratura a caldo il ferroviene provato ancora caldo sullo zocco-lo, in modo da far combaciare bene ilferro all'unghia. Con tale sistema la fer-ratura riesce più solida e le pressioni sidistribuiscono più uniformemente, mabisogna prestare attenzione che nelcorso della ferratura non si provochinoscottature e infiammazioni al vivo delpiede. La ferratura può correggere difet-ti di proporzione del piede, difetti diforma, difetti dell’unghia. Il maniscalcoagirà adeguando il pareggio e modellan-do la forma del ferro così da favorireuna crescita dell’unghia che riduca ildifetto. Un piede troppo piccolo chetende ad incastellarsi richiede dei ferri asedile largo, i talloni non debbono esse-

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Ferro anteriore

Punta Mammella

Quarti

Tallone

Ferro posteriore

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re pareggiati ed il fettone deve essererisparmiato; un piede piatto esige ilrispetto della suola e ferri coperti e sva-sati. Un unghia molle richiede al mani-scalco molta attenzione nel pareggiodella suola, al contrario con un unghiasecca è preferibile applicare un ferrocon poche stampe così da evitare ilrischio di scheggiature in prossimità deichiodi. In talune patologie, che hannoeffetto deformante sul piede, un’oppor-tuna ferratura può alleviare il doloreprovocato.Tutte le ferrature che in qualche modomodificano l’assetto del piede sonochiamate correttive.Vi è una vasta letteratura ed una ancorpiù vasta tradizione orale circa le ferra-ture correttive, ma in ultima analisi èsolo l'ingegno, l'esperienza e la creativi-tà del maniscalco, associati alla diagno-si veterinaria, che consente di eseguireuna proficua ferratura correttiva.Mediamente si rinnova ogni quarantagiorni, ma è bene considerare che itempi di crescita e le esigenze di pareg-gio variano da cavallo a cavallo. In casodi modesto consumo del ferro possonoessere effettuate delle rimesse, in talecaso il ferro viene riutilizzato dopo avereseguito il pareggio.Sebbene il ferro sia il materiale ancorapiù diffuso per forgiare ferri da cavallo,sono attualmente impiegati anchemateriali alternativi quali l'alluminio edalcune resine.

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Testa

Chiodo per ferrare

Colletto

Lama

Punta

Barretta

Stampe

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Patologie

Laddove insorgono vere e proprie pato-logie è indispensabile il ricorso al vete-rinario, ogni intervento praticato senzaosservazione medica può trasformarsiin danno.L’osservazione del cavallo segnalerà inmodo inequivocabile la presenza di unmalessere o di una disfunzione, saràcompito del medico veterinario stabilir-ne la prognosi e la terapia.Le principali patologie a carico dell'ap-parato locomotore si evidenziano conzoppie e o gonfiori localizzati, spesso incorrispondenza della parte lesa, il ripo-so, eventuali sciacqui qualora si sia ingrado di localizzare la parte lesa, sono lecosa da fare in attesa del veterinario,l'applicazione di pomate o di fasce discuderia sarà autorizzata successiva-mente.Una zoppia indica generalmente la pre-senza di un dolore, ma vi possono esse-re zoppie di origine meccanica in cui èpresente una rigidità articolare o unacontrattura che non necessariamente siassociano ad una sensazione dolorosa;la diagnosi di una zoppia richiede unagrande esperienza.Le ferite con perdita emorragica richie-dono l'immediato intervento del veteri-nario, nel frattempo si potrà sciacquarela ferita con acqua fredda, disinfettare etamponare la ferita. Se l'emorragia sipresenta a flotti ritmici concordi alle

pulsazioni cardiache si tratta di un'e-morragia arteriosa, molto grave, se pos-sibile è bene apporre un laccio emosta-tico a monte della ferita. Anche le pato-logie dell'apparato digerente richiedonoun pronto intervento veterinario; se instato di colica, sono accompagnate daforti dolori che il cavallo manifestaraspando il terreno, guardandosi il fian-co, coricandosi, comprimendo l'addo-me. Il cavallo deve essere messo imme-diatamente a digiuno, bisogna evitaremovimenti convulsi, specie se è corica-to, in tal caso meglio tenerlo in movi-mento, non deve prendere freddo e pos-sono essere somministrati antispasticio antidolorifici solo su indicazione delveterinario.I segnali che identificano una disfunzio-ne all'apparato respiratorio possonoessere la tosse, la perdita di muco nasa-le o la dispnea respiratoria, evitare pol-veri e sbalzi termici e attendere l'arrivodel veterinario.L’esame quotidiano della cute permettedi intervenire per tempo in molte malat-tie della pelle, ed in molte affezioni ditipo allergico, che si manifestano coneruzioni cutanee.All’apparire di ponfi, vescicole, escre-scenze di natura sospetta è bene con-sultare il veterinario; micosi e tricofitosisono contagiose.Così anche l’attenta osservazione delpiede permette di intervenire per tempoin casi di marciscenza, di setole e tarli.

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Fasciatura di scuderia

Imbottitura morbidae compatta(cotone garzato)

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Il movimento

Il movimento è indispensabile alla vita,è necessario per compiere tutte quelleoperazioni (procacciarsi cibo, fuggire aipericoli ecc.), che, in ultima analisi ser-vono a conservare e riprodurre la spe-cie. Nello sport il movimento è finalizza-to ad un risultato atletico. Il modomigliore per ottenere il risultato atleticoè quello di utilizzare i movimenti natu-rali, potenziarli e condizionarli all'esi-genza atletica.Quello che crea il movimento è l'impul-

so nervoso che dal cervello attraversoun intricato sistema di nervi stimola itessuti i quali reagiscono diversamentein base alla natura dello stimolo, allaloro struttura e a condizione di unopportuno apporto energetico, garantitodall’apparato cardiocircolatorio; questitessuti fibrosi sono i muscoli, gli artefi-ci del movimento.Il muscolo lavora contraendosi; in modoisometrico quando non modifica la sualunghezza, in modo concentrico quandosi accorcia, in modo eccentrico quandosi allunga. Si hanno delle contrazioniisometriche quando il cavallo deve

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5. Il funzionamento della“macchina” animale

Esempio di leva articolare

Forza

Forza

Fulcro

Fulcro

Peso Peso

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mantenere una posizione o quandoresiste a una trazione con l'articolazio-ne fissa; concentriche quando si attivauna leva per modificare una posizione;eccentriche quando le contrazioni sioppongono ad una forza contraria. E’tipica l'azione della muscolatura del-l'anteriore quando un cavallo si ricevedopo un salto; il muscolo tende adallungarsi perché così controlla ladiscesa del nodello.Il movimento nasce da giochi di leve: visono leve, in cui il fulcro è tra forza epeso ed altre in cui la forza viene eser-

citata tra il fulcro e il peso da sollevare.Nel primo caso (gomito o garretto) sononecessarie potenti masse muscolari cheproducono movimenti ampi e veloci, nelsecondo caso (avambraccio, tibia) sforzoe velocità sono minori. I muscoli inter-vengono nelle varie fasi del movimentoin accordo tra loro esercitando contra-zioni isometriche, concentriche edeccentriche. Nell'agire le fasce muscola-ri incontrano fasce muscolari antagoni-ste che dosano e regolano il movimento.Nella complessità del movimento lefasce muscolari operano insieme.

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37,5 C°

Ipotermia

35 C°

43 C°

Ipertermia

valori di norma a riposo

38

37,5

38

37,5

valori elevati

INNALZAMENTODELLA TEMPERATURA

38 C°

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Sistemi energetici

L'apporto energetico, necessario al fun-zionamento degli apparati, al manteni-mento della struttura corporea ed almovimento viene dato dagli alimentiscomposti e sintetizzati in forma di zuc-cheri (derivati dagli amidi) e di proteine.Il processo chimico che trasforma glialimenti in energia disponibile (ATP:adenosinitrifosfato) può avvenire in pre-senza di ossigeno oppure in sua assen-za, in tal caso nella produzione di ATP,vengono prodotte anche sostanze resi-duali da smaltire. Esistono quindidiversi sistemi di produzione di energia:prima quello anaerobico (senza bisognodi ossigeno) alattacido (senza produzio-ne di scorie = acido lattico); è un siste-ma che permette sforzi limitati perbreve periodo. Se lo sforzo dura neltempo interviene il sistema aerobico (inpresenza di ossigeno) che può durareun tempo notevolmente lungo purchèl’intensità dello sforzo sia tale da per-mettere agli apparati respiratorio e car-diocircolatorio di fornire quantità diossigeno sufficienti alla produzione diATP. Tale sistema produce scorie pulite(acqua e anidride carbonica). Se larichiesta energetica è molto elevata, inmisura tale che il sistema aerobico nonè più in grado di soddisfare il fabbiso-gno, entra in funzione il sistema anae-robico lattacido, che genera una notevo-le quantità di energia, ma per un tempo

breve, pur sempre allenabile e conaccumulo di fatica e scorie di più diffi-cile smaltimento (acido lattico). Gli ali-menti vengono trasformati attraversoelaborati processi chimici in energia,questa trasformazione produce calore,prova è che la temperatura, prelevata alretto di un cavallo adulto sano e in ripo-so misura in media 37°- 38°, ma se ilcavallo è malato o se lavora intensa-mente, la sua temperatura aumenta.

La respirazione

Un importante carburante per la mac-china animale è l'ossigeno contenutonell'aria, indispensabile per produrreenergia nel sistema aerobico. Attraversole cavità nasali, la laringe, la trachea, ibronchi e i polmoni, avviene la respira-zione. Il cavallo inspirando trattieneossigeno ed espirando getta fuori le sco-rie: un cavallo adulto in condizioni diriposo compie in un minuto da 9 a 13atti respiratori, ma sotto sforzo questiaumentano notevolmente per soddisfa-re esigenze di carburante maggiori. Ivisceri dell'addome sono sospesi nellavolta addominale per mezzo di proprilegamenti, nel movimento del galoppoquesti oscillano per effetto dell'inerzia edel movimento stesso. Si spostanoavanti per l'abbassamento anterioredell'asse longitudinale favorendo l'espi-

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razione, ciò associato alla compressionedelle scapole che si verifica alla battutadell'anteriore sul terreno e alla chiama-ta del posteriore sotto la massa cheriduce lo spazio polmonare. Con la dis-tensione del posteriore che spinge inco-mincia la fase di inspirazione. I viscericostituiscono così un pistone che alleg-gerisce il lavoro del diaframma che, dinorma, per decomprimere il polmone,deve spostare una massa che pesa piùdi un quintale.

Ne consegue che al galoppo il respiro èsincrono all'andatura e permette unrisparmio energetico in una situazionedi grande consumo. Tale risparmiocessa ogni qualvolta cambia il ritmo delgaloppo, perché il pistone viscerale chesi muove per inerzia ha bisogno di adat-tare il suo ritmo, e questo richiede uncerto tempo. Cessa anche in relazione algrado di pendenza del terreno per effet-to della forza di gravità che impedisce ilmoto inerziale.

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Espirazione Inspirazione

L’effetto del pendolo visceraleè annullato nelle salite e nelle discese

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Apparatocardiocircolatorio

L'elemento che si occupa di portare atutti i tessuti, a tutte le parti del corpo icarburanti indispensabili è il sangue ilquale è pompato dal cuore. Le pulsazio-ni aumentano in ragione del bisogno dicarburante, così un cavallo a riposo hacirca 35 - 40 battiti al minuto, in condi-zioni di attività e di malattia il numerodelle pulsazioni aumenta. Se il cavallopompa un litro scarso per contrazionein condizione di riposo, sotto sforzo la

gettata sarà di circa 40 litri; la richiestadi un maggiore trasporto di sangueviene soddisfatta con l'aumento di fre-quenza delle pulsazioni che possonoarrivare a 200 - 240 battiti al minuto edun aumento della quantità di sanguepompata per ogni contrazione che puòaumentare dai 15 ai 40 litri.Oltre i 220 - 240 battiti, il cuore non fain tempo a riempirsi a sufficienza e adespellere il sangue in esso contenuto, ilrendimento della pompa cala notevol-mente e si vengono a creare situazionidi grave pericolo.

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Pulsazioni di un cavalloa riposo(30 - 35 battiti/minuto)

40 LITRI MINUTO

30 battiti

240 battiti

300 LITRI MINUTO

Aumento massimo dellafrequenza delle pulsazioniin condizioni di sforzoestremo(240 battiti/minuto)

Oltre i 240 battiti la pompa(cuore) non riesce ariempirsi, quindi nonmanda in circolo unaquantità di sanguesufficiente

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L’allenamento el’addestramento

Scopo dell'allenamento è quello di met-tere la muscolatura in grado di agirepresto e bene dosando lo sforzo e con-sumando il meno possibile. Da unaparte l'allenamento specifico migliora ilgesto, dall'altra parte migliora la capaci-tà degli apparati di affrontare lo sforzoche il gesto comporta. Il movimento,specie se finalizzato, ed in tale casodiventa esercizio atletico, ha lo scopo diallenare. Un'ultima cosa che si può direè che l'allenamento deve avere una gra-dualità, che quindi richiede una pro-gressione nel lavoro; quanto più variesaranno state le esperienze di movi-mento in giovane età, tanto più facile

sarà programmare un intervento diaddestramento ed allenamento delcavallo. Più un muscolo è esercitato,più le sue fibre aumentano in forza e indimensione. Al contrario, se usato poco,andrà incontro ad atrofia progressiva.Analizzando la meccanica del movimen-to osserviamo che la propulsione creatadagli arti posteriori si trasmette allacolonna vertebrale, la disponibilità dellaquale è indispensabile per ricevere effi-cacemente tale spinta che consente allamassa di avanzare. I movimenti dellacolonna vertebrale sul piano verticaleconsistono in raddrizzamenti e incurva-menti in un arco a concavità ventrale,una colonna che tende ad essere conca-va dorsalmente (lordosi) perde moltodelle sue capacità funzionali. I muscolidell'addome sono la corda e la colonna

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Avanzamento del posteriore

Elasticità muscolatura alta

Azione psoas

Azione degli addominali

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è l'arco che si carica di energia, quindiun cavallo flesso nell’ingaggio del poste-riore sotto la massa è come un arcopronto a liberare le forze. Possiamoimmaginare che in un cavallo ci sianodue catene, una che sta in alto, partedal collo, lungo il dorso sino alle cosce;una sta in basso, dall'addome sino allosterno. Quando si contrae la catena altail cavallo spinge con il posteriore che siallunga indietro per aprire le articola-zioni e imprimere energia, la colonna siraddrizza, l'incollatura si tende.Quando si contrae la catena bassa ilcavallo carica energia: la colonna s'in-curva, il posteriore è richiamato sotto lamassa, l'incollatura si rileva. La catenaalta è molto più forte di quella bassa.Per fare in modo che il cavallo si carichidi energia, bisogna che la catena altasia rilasciata.Per queste ragioni si dovrà esercitare lamuscolatura del cavallo in modo com-pleto, ma sempre tenendo in considera-zione l'elasticità e la capacità di decon-trazione in particolare delle fasce supe-riori come quella lungo dorsale. Uneccessivo potenziamento delle fascemuscolari potrebbe indurre a rigidità.Lo scarso allenamento logorerebbe lastruttura, specie nel caso in cui questafosse impegnata in esercizi quali il saltoo le andature riunite ed in ogni casodiminuirebbe la capacità di portare ilpeso del cavaliere. L'incollatura incidegrandemente nel movimento; la suaflessione sul piano verticale stimola e

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Variazioni del centro di gravità inrelazione al gesto, alla posizionedell’incollatura, alla morfologia

Page 58: Manuale di equitazione · 2016-08-06 · nella storia dell'uomo. Nel XII secolo ... nel contesto delle civiltà asiatiche che entrano in contatto con la cultura greca, inizialmente

consente la flessione del tratto dorsolombare, la sua flessione sul piano oriz-zontale bilancia la flessione orizzontaledel tratto dorso lombare nelle andatureove questa è necessaria (passo).Quando il cavallo abbassa la testa tira illegamento nucale, questo fa si che sieserciti una trazione sui processi spino-si, quindi le vertebre si aprono tra diloro, la colonna vertebrale si alza con-sentendo con l'aumento della volta unamaggiore portanza. Testa e collo modificano considerevol-mente la posizione del centro di gravità.Il baricentro è spostato in avanti dallaposizione avanti e basso della testa, èspostato indietro con testa e collo rile-vati. Tanto più il posteriore è spintosotto la massa del corpo, tanto più ilcentro di gravità arretra. Il centro digravità di un cavallo in stazione si trovanella parte anteriore della regione tora-cica, cosicché la maggior parte del pesocorporeo grava sugli arti anteriori. Ilmovimento è una continua perdita eripresa di equilibrio. Ciò avviene inquanto la massa, avanzando, raggiungenuove basi di appoggio create dallo spo-stamento degli arti con un movimentocoordinato di posate e di levate.Obiettivo dell'addestramento è migliora-re la capacità di gestione dell'equilibrioda parte del cavallo perché il movimen-to in condizione di equilibrio comportameno fatica, favorire la decontrazione el’elasticità muscolare perché la rigiditàaumenta lo sforzo e riduce l’agilità.

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Variazioni del centro di gravità inrelazione al gesto, alla posizionedell’incollatura, alla morfologia

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chema delleandature

Se escludiamo i movimenti che il caval-lo compie in stazione o in decubito equelli di modesta traslazione, calci,sgroppate, impennate, il movimento siesprime nelle tre andature del passo,del trotto, del galoppo.Nelle tre andature il cavallo disponediversamente gli arti producendo cosìun avanzamento della sua massa,avanzamento quantificato dall'ampiezzadi terreno superato dai movimenti coor-dinati degli arti e del corpo che ogniandatura produce e dalla frequenza concui questi avvengono.Ogni andatura ha dunque uno schemamotorio il quale alterna levate posate ebattute sul terreno dei quattro arti checreano poligoni di appoggio costituiti da

uno o più arti, la rapida successione deipoligoni d’appoggio è indispensabile perla traslazione.Le battute sul terreno scandiscono unritmo intervallate da pause più brevi opiù lunghe determinate dalle fasi disospensione. Variando l'ampiezza deimovimenti si ottengono variazioni diritmo, maggiori o minori secondo ilgrado di addestramento del cavallo, inquanto, aumentando la fase di sospen-sione, dovrebbe aumentare la lunghez-za della pausa che intervalla le battuteperché ciò avvenga nella regolarità, ilrapporto tra pause e battute nello sche-ma dell'andatura deve rimanere propor-zionalmente invariato.La massa del cavallo, avanzando emodificando i propri poligoni di appog-gio, crea una variazione della disposi-zione del centro di gravità; perché per-manga una situazione di equilibrio, la

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6. Le andature

Le 3 andature del cavallo

Passo Trotto Galoppo

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massa stessa, massimamente l'incolla-tura - bilancere, debbono concorrere ariportare il baricentro sulla base diappoggio. Nelle andature cosiddettebasculate (passo e galoppo) l'incollaturabilancia, distendendosi, la levata delposteriore, nel passo, bilancia orizzon-talmente la piccola flessione del costatoche si verifica quando il cavallo ha ilsuo peso sul solo bipede laterale.

Il passodal regolamento internazionale di

dressage articolo 403

1. Il passo è un'andatura “camminata”,nella quale gli arti del cavallo si posanouno dopo l’altro in “quattro tempi” benmarcati e mantenuti tali durante tutto illoro lavoro al passo.

2. Quando l'anteriore ed il posterioredello stesso lato si posano quasi con-temporaneamente, il passo tende adiventare un movimento laterale.Questa irregolarità, che può diventareun movimento di ambio, è un seriodeterioramento dell'andatura.

3. È al passo che si fanno meglio nota-re le imperfezioni dell’addestramento, èanche il motivo per cui la “messa inmano” del cavallo al passo deve essererichiesta in funzione del suo grado di

addestramento e non deve essere spin-ta più di quanto il grado di addestra-mento lo permetta. Una riunione troppoprecoce altera non solo il passo riunito,ma anche il passo medio e il passoallungato.

4. Si distinguono: il passo riunito, ilpasso medio, il passo allungato e ilpasso libero.4.1 Il passo riunito.

Il cavallo, mantenuto "nella mano" siporta risolutamente in avanti, con l'in-collatura rilevata e arrotondata, emostrando chiaramente di sostenersi inequilibrio da solo. La posizione dellatesta si avvicina alla verticale, il contat-to con la bocca rimane morbido. Gli artiposteriori si impegnano con un buonmovimento dei garretti. L’andatura delcavallo rimane “camminata” ed energi-ca, con una regolare successione dellaposata degli arti. Ogni battuta copremeno terreno che al passo medio, ma èpiù elevata perché ogni articolazione siflette di più, mostrando che il cavallo siporta chiaramente. È più corto delpasso medio, al fine di non diventareprecipitato o irregolare, ma è più attivo.4.2 Il passo medio.

È un passo deciso, regolare e disinvolto,di media estensione. Il cavallo mante-nuto “nella mano” cammina energica-mente, ma con calma, con passo uni-forme e deciso, con le orme posterioriche si posano davanti alle orme degli

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anteriori. Il cavaliere conserva un con-tatto leggero, morbido e costante con labocca del suo cavallo.4.3 Il passo allungato.

Il cavallo copre il maggior terreno possi-bile, senza precipitare e senza alterarela regolarità della battuta. Gli zoccoliposteriori si posano molto nettamentedavanti alle impronte degli zoccoli ante-

riori. Il cavaliere lascia che il suo caval-lo distenda l'incollatura e avanzi la testasenza tuttavia perdere il contatto con labocca.4.4 Il passo libero

Il passo libero è un'andatura di riposonella quale si dà al cavallo la completalibertà di abbassare la testa e di disten-dere l'incollatura.

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Il passo

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Il trottodal regolamento internazionale di

dressage articolo 404

l. Il trotto è un'andatura a "due tempi"separati da un tempo di sospensione,nella quale il cavallo avanza per bipedidiagonali con appoggio simultaneo del-l'anteriore e del posteriore corrispon-dente (anteriore sinistro, posterioredestro e inversamente).

2. Il trotto, sempre franco, attivo e rego-lare nelle sue battute, deve essere presosenza esitazione.

3. La qualità del trotto si giudica dal-l'impressione d'insieme, dalla regolaritàe dall'elasticità delle falcate, dovute allamorbidezza della schiena e al buonimpegno del posteriore, così come dal-l'attitudine a conservare lo stesso ritmoe un equilibrio naturale anche dopouna transizione da un trotto ad unaltro.4. Si distinguono: il trotto riunito, iltrotto di lavoro, il trotto medio e il trot-to allungato.4.1 Il trotto riunito.

Il cavallo, mantenuto "nella mano", siporta in avanti con l'incollatura rilevatae arrotondata, i garretti, decisamenteimpegnati, mantengono l'energia del-l'impulso, permettendo così alle spalledi spostarsi con facilità in tutte le dire-zioni. Il cavallo compie falcate più corte

che negli altri tipi di trotto, ma è più leg-gero e più mobile.4.2 Il trotto di lavoro.

Il trotto di lavoro è un'andatura inter-media che sta tra il trotto riunito e iltrotto medio, nella quale un cavallo nonancora allenato e pronto ai movimentiriuniti, si presenta in un buon equili-brio, mantenuto "nella mano" si portain avanti con falcate uniformi ed elasti-che, con le anche molto attive.L’espressione "anche attive" non signifi-ca che in questa andatura sia obbliga-toria la riunione. Sottolinea semplice-mente l'importanza dell'impulso chederiva dall'attività del posteriore. 4.3 Il trotto medio.

Il trotto medio è un'andatura interme-dia che sta tra il trotto di lavoro e il trot-to allungato, ma è più "rotondo" deltrotto allungato.Il cavallo si porta in avanti con fran-chezza, allunga moderatamente le suefalcate con un deciso impulso che vienedal posteriore. Il cavaliere permette alcavallo, mantenuto "nella mano", diportare la testa un po’ più davanti allaverticale che nel trotto riunito e nel trot-to di lavoro; gli permette nello stessotempo di abbassare leggermente latesta e l'incollatura. Le falcate devonoessere le più regolari possibile e il movi-mento nel suo insieme equilibrato e dis-involto.4.4 Il trotto allungato.

Nel trotto allungato il cavallo copre il

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maggior terreno possibile. Conservandola stessa cadenza, allunga al massimola falcata, grazie ad un grandissimoimpulso dei posteriore.Il cavaliere permette al cavallo, cherimane "nella mano", di abbassare eallungare l'incollatura senza cercare unpunto d'appoggio sul ferro, allo scopo di

evitare un'andatura rilevata.Gli zoccoli anteriori non devono posarsidietro la loro proiezione sul terreno.Il movimento di anteriori e di posteriorideve essere similare (più o meno paral-lelo) nel momento dell'estensione inavanti.

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Il trotto

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Il galoppodal regolamento internazionale di

dressage articolo 405

l. Il galoppo è un'andatura a "tre tempi"nella quale, al galoppo destro, peresempio, le battute si succedono nell'or-dine: posteriore sinistro, diagonale sini-stro (l'anteriore sinistro si muove con-temporaneamente al posteriore destro)anteriore destro, seguito da un tempo disospensione dei quattro arti prima del-l'inizio della falcata successiva.

2. Il galoppo, sempre con falcate regola-ri, cadenzate ed eseguite nella leggerez-za, deve essere preso senza esitazione.

3. La qualità del galoppo si giudica dal-l'impressione d'insieme, dalla regolaritàe dalla leggerezza dei "tre tempi" deri-vante dall'accettazione dell'imboccatu-ra, con una nuca morbida, e dall'impe-gno del posteriore, che proviene dall'at-tività delle anche, così come dall'attitu-dine a conservare lo stesso ritmo ed unequilibrio naturale anche dopo unatransizione da un galoppo ad un altro. Ilcavallo deve sempre restare completa-mente dritto sulla linea dritta.

4. Si distinguono: il galoppo riunito, ilgaloppo di lavoro, il galoppo medio e ilgaloppo allungato.4.1 Il galoppo riunito.

Nel galoppo riunito, il cavallo mantenu-

to "nella mano", si sposta con l'incolla-tura rilevata e arrotondata.Questa andatura è caratterizzata dallaleggerezza dell'anteriore e dall'impegnodel posteriore: cioè le spalle morbidelibere e mobili e le anche molto attive.Le falcate sono più corte che negli altritipi di galoppo, ma il cavallo è più leg-gero e più mobile.4.2 Il galoppo di lavoro.

E’ un'andatura intermedia che sta tra ilgaloppo riunito e il galoppo medio. Inquesta andatura, un cavallo non anco-ra allenato e pronto ai movimenti riuni-ti, si presenta in un buon equilibriomantenuto nella mano, si porta inavanti con falcate uniformi, leggere ecadenzate, con le anche che rimangonoattive. L’espressione "anche attive" nonsignifica che in questa andatura siaobbligatoria la riunione. Sottolineasemplicemente l'importanza dell'impul-so, che proviene dall'attività del poste-riore.4.3 Il galoppo medio.

E’ un'andatura intermedia che sta tra ilgaloppo di lavoro e il galoppo allungato.Il cavallo si porta in avanti con decisio-ne conservando il suo equilibrio, allun-ga moderatamente le falcate, con chiaroimpulso che proviene dal posteriore. Ilcavaliere permette al cavallo mantenuto"nella mano", di piazzare la testa un po’davanti alla verticale che nel galopporiunito e nel galoppo di lavoro: nellostesso tempo gli permette di abbassare

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leggermente la testa e l'incollatura.Le falcate devono essere allungate e lepiù regolari possibili, il movimento nelsuo insieme deve essere equilibrato edisinvolto.4.4 Il galoppo allungato.

Nel galoppo allungato, il cavallo copre ilmaggior terreno possibile. Conservandolo stesso ritmo, allunga al massimo le

sue falcate, senza perdere nulla dellasua calma e della sua leggerezza, graziead un grandissimo impulso che provie-ne dal posteriore. Il cavaliere permetteal cavallo, mantenuto “nella mano", diabbassare e allungare la testa e l’incol-latura; la punta del naso si porta più omeno in avanti senza cercare un puntod'appoggio sul ferro.

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Il galoppo

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La regolarità delleandature

La regolarità è il rispetto dello schemadelle andature. Ogni alterazione di que-sto schema, modifica dell'ordine di suc-cessione di appoggio degli arti, riduzio-ne o alterazione della fase di sospensio-ne, asimmetria dei tempi di appoggio alterreno dei piedi, scomposizione deibipedi previsti dallo schema, composi-zione di bipedi non previsti, costituisceirregolarità. Per esempio citiamo alcunedelle principali irregolarità che si posso-no riscontrare nelle tre andature. Alpasso: l'ambio è una perdita di coordi-nazione che vede muovere contempora-neamente il bipede laterale. Al trotto: lamancanza di sospensione dovuta allamancanza di impulso, la mancanza disimmetria che induce un bipede diago-nale a spingere più dell'altro. Al galop-po: l'assenza della sospensione, in ungaloppo di lavoro o riunito quando il

posteriore del secondo tempo (bipedediagonale) si riceve prima dell'anteriore,marcando così quattro tempi; il galoppodisunito, quando il primo tempo èdeterminato dal posteriore interno conla totale perdita della coordinazione edell'equilibrio. Le irregolarità sono sem-pre dovute ad imperfezioni del movi-mento, siano queste provocate da rigidi-tà muscolari dipendenti da un insuffi-ciente o scorretto allenamento, sianoprovocate da rigidità causate dal cattivoimpiego degli aiuti del cavaliere, o chesiano causa di riduzioni funzionalidovute a fattori patologici cronici o infase acuta; in questo caso possonoessere anche una manifestazione didolore. La regolarità delle andature èsintomo di uno sviluppo armonico esimmetrico della muscolatura, di unabuona costruzione della macchina atle-tica; è requisito importante per ottimiz-zare gli sforzi, consente di avere il caval-lo diritto e quindi di aumentare le suecapacità di propulsione.

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Misurazionedell’ampiezza

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La franchezza delle andature

Il concetto di franchezza è strettamentelegato al concetto di regolarità.Neologismo equestre che deriva dall'at-tributo franco, ha per sinonimo: sicuro.Indica una qualità del movimento e per-tanto non è riconducibile solo ad un fat-tore meccanico.La propulsione, in ogni caso, è un fatto-re determinante nelle andaturte saltateperchè si possa esprimere con franchez-za la successione delle posate. Va da seche tutti quei difetti di andatura chepure non alterano la regolarità delloschema, ma che esprimono un incedereinsicuro che questo schema potrebbealterare, denotano mancanza di fran-chezza. Si vuol fare riferimento al cavallo chefabbrica (tocca con il ferro posteriore, ilferro o peggio l'arto anteriore), che falcia(ruota all'esterno o all'interno gli artianteriori prima della battuta), che attin-ge (tocca in levata l'altro arto dello stes-so treno) che trascina i piedi sul terre-no. L’arpeggio, movimento a scatto delgarretto, altera decisamente lo schemadell'andatura è pertanto un'irregolarità.Sono difetti di andatura dovuti a difettidi appiombo od altri difetti strutturali,che non consentono un ottimizzazionedegli sforzi, logorano, ed in ultima ana-lisi compromettono la regolarità.

Il ritmo

La velocità o la lentezza del ritmo è datadall'intervallo delle battute sul terreno(FREQUENZA), quindi, nel trotto e nelgaloppo, dalla fase di sospensione(durata nel tempo); quanto questa èmaggiore, tanto il ritmo scandito dallebattute è lento. Un concetto di facile comprensione cheinvita a lavorare il cavallo con un ritmolento, ricercando così una maggiorspinta ed un maggiore equilibrio nel-l'andatura.La ritmicità è una qualità che denota ilrispetto dello schema motorio delleandature

Ampiezza dellafalcata

Con tale termine si indica la porzione diterreno coperta da ogni falcata, ladistanza orizzontale misurata sul terre-no che separa le due tracce consecutivedello stesso piede; non sempre ad unaampiezza minore corrisponde un ritmopiù veloce, se il cavallo sa portare peso,pur avanzando meno rileverà maggior-mente la sua massa dal terreno mante-nendo lo stesso ritmo. Questa capacitànelle andature saltate indica la presen-za di impulso.

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Manuale di equitazione

L’impulso

L’impulso è il risultato di quella forzasprigionata dalla contrazione muscolaree dalla successiva distensione; graziealla disposizione angolare di certi raggiarticolari del treno posteriore del caval-lo (per esempio: coscia - gamba - stin-co), questi possono essere consideraticome vere e proprie molle rigide. Laforza prodotta dallo scatto degli artiposteriori è diretta obliquamente dalbasso in alto e si decompone in dueforze di cui una si trova quasi comple-tamente dispersa nei raggi superiori,mentre l'altra tende ad essere parallelaall'asse del corpo: è quest'ultima chepropriamente chiamiamo impulso.Questa forza trova nella colonna verte-brale l'asse rigido che consente l'avan-zamento della massa. Per effetto dellagravità, questa forza tende a scaricarsial terreno attraverso gli arti anteriori,sebbene una risultante di questa proie-zione in avanti permanga in testa ecollo, costituendo l'appoggio del cavalloal ferro. Perché il cavallo possa utilizza-re al meglio la spinta prodotta dalposteriore deve essere muscolarmentesimmetrico, quindi "diritto" nelle lineerette come nelle linee curve. Il cavallo èdiritto quando gli arti anteriori e poste-riori percorrono la stessa linea lungo ladirezione intrapresa. Questo elementoche è il presupposto perché ci sia equi-librio e regolarità, è condizione indi-

Andature riunite

Andature medie

Andature di lavoro

Andature allungate

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spensabile per l'impulso. Il cavallo stor-to imprime la forza prodotta dalla spin-ta dei posteriori in modo obliquo rispet-to alla massa, si ha dunque una disper-sione della forza ed una difficoltà amantenere la direzione verso la quale laforza avrebbe dovuto indirizzare lamassa: più fatica, minori risultati.Alla base di questo complesso meccani-smo ci deve essere una disponibilitàpsicologica a sostenere questo sforzo.Un desiderio di portarsi in avanti che,sebbene rientri nelle annotazioni chedefiniscono l'impulso, è anche, per certiversi, una componente importante dellasottomissione; è quella compiacentedisponibilità all'esercizio atletico chenon nasce dalla necessità di soddisfareun bisogno: bere, mangiare e neppuredalla minaccia di una punizione, ma dauna condizione psicologica di fiducia

nell'uomo e di volontà di riconoscersinel ruolo da lui determinato.In sintesi per impulso s'intende la pienadisponibilità al lavoro dimostrata dal-l'impegno del posteriore e dall'elasticitàdella schiena che si esprime in terminiqualitativi nella capacità di portare pesoe spingere peso senza perdite di equili-brio ed in relazione al grado di adde-stramento. Le due capacità: quella dispingere peso e quella di portare peso,capacità evidenziate dalle fasi disospensione, hanno lo stesso valore.Entrambe debbono essere presenti inun cavallo dotato di un buon impulso.Non è possibile richiedere un migliora-mento della capacità di portare peso,come nelle andature riunite, quandonon c'è una capacità di spingere peso,come nelle andature medie e allungate.

Linee di propagazione della forzapropulsiva dei posteriori

Gravità

P

I I I

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Spingere e portare peso

Le capacità di spingere e portare pesoesprimono l’impulso

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La sottomissione

Sottomissione e impulso non possonoessere separati; sono due aspetti stret-tamente correlati dell'espressione atleti-ca del cavallo. La mancanza di un atteg-giamento di serena disponibilità al lavo-ro pregiudica ogni possibile migliora-mento della prestazione atletica, unequilibrato e simmetrico sviluppomuscolare, l'ottimizzazione del consu-mo energetico. Solo una buona sotto-missione permette la decontrazionenecessaria a produrre un impulso dibuona qualità. La compiacente obbe-dienza di un cavallo con un buon gradodi sottomissione è espressa dall'accetta-zione della gamba del cavaliere e ancorpiù precisamente dal rapporto cheinstaura con la mano del cavaliere.Sul contatto preso dal cavaliere con labocca del cavallo tramite le redini, ilcavallo da un leggero e costante appog-gio.Il cavallo che si pone contro la manoaffrettando il ritmo delle proprie anda-ture e sovraccaricando l'avantreno,consuma energie senza produrre alcunvantaggio al movimento; il cavallo con-tro la mano non permette la leggerezzadel treno anteriore, diventa così menopronto alle richieste di transizioni e dicambi di direzione. Il cavallo contro lamano irrigidisce il massetere e con essoinduce a rigidità la muscolatura delcollo e della schiena. Un cavallo che si

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Cavallo sotto la mano

Cavallo sopra la mano

Cavallo nella mano

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pone sopra la mano, così facendo inar-ca la schiena e disperde buona partedella spinta del posteriore, ricevendouna sensazione spiacevole che può por-tare a vere e proprie patologie.Un cavallo che si sottrae disperdebuona parte della forza orizzontale spri-gionata dal posteriore, ed anche nelcaso del cavallo sottolamano si possonocreare rigidità alla ganascia ed unabbassamento della schiena. Un ottimocontatto da parte del cavaliere e unagrande richiesta di avanzamento sonoindispensabili per contrastare il cavalloche incensa, ovvero che, muovendo latesta, non da appoggio costante sull'im-boccatura. Il cavallo, che si traversa,spinge con un posteriore al di fuoridella massa. La groppa, che sbanda,impedisce al posteriore di spingere sottola massa, sovraccarica la spalla internaed in ultima analisi impedisce il corret-to disegno del circolo. Tali difese sono spesso riconducibili alesioni fisiche o morali e richiedono otti-me capacità perché possano essererisolte.La compiacente collaborazione delcavallo nasce da esperienze positive. Illavoro, quando produce tonicità musco-lare, maggiore resistenza allo sforzo,dona un piacere fisico facilmente avver-tibile dal cavallo come da noi. Cosìcome uno sforzo inadeguato, un inter-vento brutale, produce un dolore chenon induce alla ripetizione del gesto.

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Atteggiamenti di difesa

Apre la bocca e

digrigna i denti

Testa storta

sotto la mano

Traversa

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La cadenzadal regolamento internazionale di

dressage articolo 401/7

La cadenza è l'espressione della partico-lare armonia che un cavallo mostraquando si muove con regolarità, impul-so ed equilibrio ben marcati. Il ritmoche un cavallo mantiene in tutte le sueandature è parte integrale della caden-za. La cadenza deve essere mantenutain tutti i differenti esercizi e nelle varia-zioni di ciascuna andatura.

La velocità

La velocità è il dato che misura lo spo-stamento di un oggetto nello spazio inun tempo determinato. La velocità delleandature di un cavallo è il prodotto difrequenza e ampiezza delle falcate. Peraccrescere la velocità nella stessa anda-tura, il cavallo aumenta contempora-neamente queste due componenti, maognuna di queste ha un suo modo dievolversi. Sul piano funzionale, il con-trollo della frequenza e dell'ampiezza èassicurata da meccanismi nervosidistinti. La frequenza è data da una sti-molazione, che proviene dal sistemanervoso centrale. L'ampiezza risultadirettamente dal numero di fibremuscolari disponibili in ciascuno deimuscoli attivi. Se non vi è una suffi-

ciente disponibilità muscolare peraumentare l'ampiezza di un’andatura,la richiesta di maggiore velocità com-porterà il passaggio ad una andaturaper suo schema più veloce, in mancan-za di questa possibilità, ad un aumentodella frequenza, ciò in base a varie con-siderazioni sul costo energetico. C'è perogni andatura una velocità ottimale allaquale il consumo d'energia è minimo,questa varia moltissimo in base allapreparazione atletica del cavallo ed allasua struttura. Lasciato libero nelle suescelte, il cavallo adotterà le più econo-miche, adattando la sua strategia moto-ria alla consistenza ed al profilo del ter-reno. In via generale la ripetizione di unmovimento locomotore richiede uninvestimento energetico maggiore del-l'aumento della sua ampiezza.

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EVOLUZIONE DELLA FALCATAdurante una corsa al galoppo

velocità

frequenza

ampiezza

DISTANZA

49,50 km/h

42,50

2,03

5,75

2,23 falcate/s

partenza arrivo 1680 metri

5,05 m

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Le fasi del salto

Uno dei gesti atletici più affascinanti delcavallo è il salto. Che il cavallo in natu-ra salti per libera scelta è discutibile,ma che possa farlo con facilità è certo edimostrato. Indubbiamente è uno sfor-zo che può comportare usura in ragionedella morfologia più o meno idonea aquesto tipo di esercizio, di come è mon-tato, del tipo di ostacolo che deve esse-re superato con il salto e delle caratteri-stiche del terreno. Per tutti questi moti-vi è di grande importanza un allena-mento che consenta al cavallo la facile enaturale esecuzione di un salto.

Le fasi di maggior sollecitazione sono:LA FASE DI CHIAMATA DEL POSTERIO-

RE O BATTUTA, LA FASE DI PROPUL-

SIONE, LA FASE AEREA O PARABOLA,

LA FASE DI RICEZIONE A TERRA.

La fase di chiamata è quella che segueimmediatamente la battuta; precede lostacco da terra davanti all'ostacolo.Durante la battuta degli arti anteriori, ilcavallo raccoglie gli arti posteriori sottodi sé per poter caricare il massimo dellapotenza. Vi è dunque un'alterazione deltempo di galoppo, mentre permane lasuccessione delle battute degli anteriorisecondo lo schema dell'andatura, ladiagonale che determina il secondotempo di galoppo si disgiunge.Contemporaneamente c'è una flessione

del tratto toraco lombare che permettela preparazione al salto dei posteriori. Illavoro dell'incollatura è importante per-ché, abbassandosi, favorisce la disten-sione del tratto toraco lombare e per-mette quindi ai posteriori di guadagna-re spazio; rilevandosi, in accordo con laspinta degli arti anteriori svolge unaazione di riequilibro e permette l’eleva-zione del treno anteriore che prepara laseconda fase.Nella fase di propulsione, le massemuscolari del tronco entrano in tensio-ne pronte a scattare. Alla propulsionedei posteriori ed al conseguente staccoda terra, segue la necessaria estensionedel tratto toraco lombare, la cui elastici-tà è indispensabile per una corretta edecisa azione dei posteriori. La disten-sione dell'incollatura permette una ade-guata estensione del tratto toraco lom-bare e garantisce la raccolta degli ante-riori durante lo stacco da terra.Nella parabola si possono distingueredue momenti: nella parte iniziale, lafase ascendente, è impegnato grande-mente il tratto anteriore della colonnavertebrale, al culmine della parabolatutte le vertebre sono sollecitate, in par-ticolare il giunto cervico toracico e ilgiunto lombo sacrale. Nella fase ascen-dente, il lavoro dell'incollatura consenteagli arti anteriori flessi un passaggioagevole. Una conformazione poco ido-nea (testa grossa, collo corto), oppure lapresenza di un risentimento osteoarti-

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7. Il salto

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colare o legamentoso rendono difficile losvolgimento di questa fase. E' moltoimportante che gli arti anteriori sianoflessi il più possibile per determinareuna traiettoria meno ingombrante. Inquesto momento lavorano le articolazio-ni del carpo, del gomito e della spalla: lapresenza di un dolore in queste sedi ouna conformazione articolare imperfet-ta rende difficile questo compito. La dis-posizione orizzontale della spalla è l'a-zione che permette la massima flessionedi gomito, carpo e nodello; una spallastrutturalmente diritta avrà minori dis-ponibilità a disporsi orizzontale. Inalcuni casi si possono osservare cavalliche portano lateralmente o internamen-te una parte dell'arto; in questo casonon è pregiudicata la flessione e quindila capacità di raccoglimento.Nella parabola il movimento reciproco

di collo, torace e reni è essenziale perevitare strappi muscolari e vertebrali.Situazioni a rischio si verificano mag-giormente quando il cavallo è stanco eaffaticato. La fatica compromette il cor-retto sincronismo neuromuscolare esono facili i movimenti sbagliati. In que-sta situazione i muscoli affaticati hannoperso l'elasticità necessaria a controlla-re ed a correggere eventuali errori. I duegiunti, cervico toracico e lombo sacrale,permettono, limitatamente all'azionedei legamenti vertebrali, movimentioltre che sul piano longitudinale anchesul piano orizzontale ciò permette dispostare lateralmente entrambi i poste-riori guadagnando spazio sopra l'osta-colo. Ogni movimento di lateralità e dirotazione del tronco nel corso dellaparabola influisce sul gioco di estensio-ne flessione della colonna ed è realizza-

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Le fasi del salto

Avvicinamento PropulsioneBattuta

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to mediante un complesso interventodelle masse muscolari del dorso e del-l'addome e, come si può facilmenteintuire, è un movimento che comportanotevole sforzo e, con l'andare deltempo, notevole usura del rachide.La parabola si conclude con la fasediscendente; il passaggio dalla fase cul-minante alla fase discendente è estre-mamente delicato. La fase di estensionedegli arti anteriori, contemporanea allafase discendente della colonna, è estre-mamente complessa perché in essaintervengono quasi tutti i sistemi arti-colari del cavallo. La discesa della sca-pola accompagna la distensione deglianteriori, che si preparano così adammortizzare l'impatto al suolo. Gli artiposteriori, ancora impegnati sopra l'o-stacolo, sono coinvolti nella flessioneper mezzo delle articolazioni dell'anca,

della grassella e del garretto. Nel gestodel posteriore in questa fase, si possonoriconoscere tre comportamenti naturaliche rivelano diversi gradi di attitudine.Nel primo caso il posteriore è tutto fles-so, portato avanti sotto di sé: per nonabbattere l'ostacolo; il cavallo deveestendere esageratamente il tronco. E'l'attitudine più sbagliata per le esagera-te sollecitazioni che comporta al cavallo.Nel secondo caso l'arto posteriore è inmassima flessione sotto il bacino:richiede una parabola alta e ben cen-trata. Nel terzo caso l'arto posteriore sipresenta con una buona flessione digrassella e garretto, ma l'apertura del-l'anca permette di arretrare lievementel'arto, guadagnando così in spazio,senza richiedere alla colonna inutilisforzi di compensazione.La quarta ed ultima fase del salto è la

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Ascendente

Discendente

Ricezione

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ricezione a terra, la cui corretta esecu-zione è fondamentale perché il cavalloriprenda equilibrio e mantenga inaltera-te traiettoria e velocità. La fase criticaper quanto riguarda l'equilibrio è pro-prio quella determinata dall'impatto conil terreno. Il baricentro proiettato avan-ti nella fase aerea, qui deve ricollocarsiindietro rispetto alla massa, la qualerimane in un'azione di avanzamento.L'attività della colonna è strettamentecorrelata alla posizione assunta dagliarti anteriori. Si distinguono un tempodi appoggio dell'arto anteriore immedia-tamente seguito dall'altro (terzo tempodel galoppo); il primo arto a toccare ilterreno non è quello che denomina ilgaloppo, segue una fase di sospensionenella quale la flessione della colonnapermette la raccolta dei posteriori e lasuccessiva spinta di uno di questisecondo lo schema del galoppo che, per-tanto, sarà immediatamente seguitodalla battuta del diagonale, e così via.

In questa fase l'incollatura, e quindi ilpeso della testa, si abbassa, diminuen-do lo stress del tratto toraco lombare. Altempo stesso favorisce l'ammortamentodell'impatto da parte degli arti secondoil seguente meccanismo. All'atto dell'im-patto, si verifica una discesa relativa deltronco rispetto agli arti un vero e pro-prio ammortizzatore realizzato con l'in-tervento dei muscoli della spalla e dellascapola (muscoli sopra e sotto spinoso).Altro ammortizzatore è il pastorale.Durante l'appoggio a terra si verifica unblocco degli angoli articolari dell'arto adogni livello, dalla spalla al nodello; esi-ste un'elasticità passiva fornita da lega-menti e tendini, ed un'elasticità attivafornita dalla contrazione antagonistadei muscoli flessori ed estensori.Durante il successivo tempo di sospen-sione e di flessione del rachide, il poste-riore si presenta completamente esteso.Questa è una fase estremamente delica-ta per la muscolatura della coscia e di

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Difetti di gesto degli anterioriGli “ammortizzatori”

biomeccanici nella fasedi ricezione

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tutte quelle fasce che agiscono tracolonna e posteriore. L’incollatura èpronta a rilevarsi secondo il ben notoschema del galoppo. La successiva pro-pulsione mette sotto sforzo il garretto el'articolazione della grassella.

Area di battuta

Nella parte culminante della parabola,al di là delle differenze attitudinali emorfologiche di ogni cavallo, la posizio-ne assunta dipende molto dal tipo disalto. Per esempio nel salto di una rivie-ra, il cavallo non ha bisogno di guada-gnare molto in altezza. Risulta un certogrado di estensione del rachide; nell’e-secuzione di un salto di notevole altez-za, il cavallo abbassa ulteriormente l'in-collatura per garantire la massima fles-sione dei vari tratti della colonna. In unsalto in lungo i posteriori ingaggiatinella fase di battuta andranno a posar-si sul terreno indietro rispetto alle ormedegli anteriori; in un salto molto verti-cale i posteriori raggiungeranno osopravanzeranno le orme degli anterio-ri. A seconda della tipologia di salto(verticale o largo) vi è una distanza otti-male in cui staccare gli anteriori dal ter-reno che si può schematicamente indi-care in poco più dell'altezza per unostacolo verticale, nell'altezza maggiora-ta di metà della larghezza per un osta-colo largo.Tale distanza (area di battuta) è moltovariabile quando il salto è di piccoledimensioni; le possibilità di interpretarel'area di battuta diminuiscono con l'au-mento dell'altezza del salto.Naturalmente altezza, costruzione del-l'ostacolo, posizionamento sul terrenocontribuiscono a rendere variabile que-

Torsione delrachide

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sta distanza ottimale. Nei salti in disli-vello, per esempio abbiamo una faseascendente molto più lunga di quelladiscendente, nei salti in salita, esatta-mente l'opposto.

Quando si incontrano gradoni o talus,la parabola è dimezzata salendo è ridot-ta alla sola fase ascendente; scendendo,alla sola fase discendente.

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Area di battutain diversi salti

L’ampiezza dell’area di battuta che consente di superare nettamenteun ostacolo, diminuisce con la maggiore altezza dell’ostacolo

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La confidenza

Il rapporto tra uomo e cavallo puònascere solo se il rapporto di massa trai due permette al primo di accudire ilsecondo favorendo la necessaria confi-denza. Perciò è opportuno che il bambi-no, per esempio, abbia a che fare conun pony di indole mansueta, che lopossa pulire, toccare, dargli da mangia-re, passare del tempo con lui sempresotto l'occhio vigile dell'istruttore, ilquale potrà stimolare la sua curiositànei confronti del cavallo, insegnandoglila pratica del governo della mano.Nel montare a cavallo si verificanosituazioni di tensione, quali l'ansiadeterminata dalle possibili reazioni delcavallo, dalla mancanza di equilibrio edi orientamento, dalla ricerca dellaazione efficace. L’altezza del cavallo e laconseguente lontananza dal terrenodeterminano questi stati di insicurezza.Vi sono vari metodi per iniziare il prin-cipiante alla pratica equestre, ognimetodo trova il successo nella suaapplicazione se riferito all'utente che lopuò comprendere e se utilizza mezziadeguati.Nel primo approccio devono essere evi-tate, comunque, situazioni di velocità edi conduzione (controllo della direzione,ansia legata alla ricerca dell'azione effi-cace). L’utilizzo di docili cavalli in sezio-ne con un capo ripresa affidabile evita,almeno in parte, questi rischi. Il lavoro

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8. Montare a cavallo

Il volteggio

Pony - Games

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con un cavallo alla corda attrezzato conun maniglione e senza sella, come nellabardatura del volteggio, renderà piùsemplice affrontare i problemi legati allamancanza di orientamento e di equili-brio. Non è richiesta la conduzione, ilmaniglione costituisce una sicurezza incaso di perdita di equilibrio, il princi-piante è più vicino al cavallo se non c'èla sella, nel movimento impara prima agestire le spalle e il busto. Il lavoro allacorda può essere svolto con una sella edun collare per attaccarsi in caso di per-dita di equilibrio.Con piccoli ponies affidabili e mansuetisi possono organizzare giochi con grup-pi di bambini che scoprono liberamentele necessità imposte da una conduzio-ne, tale metodo ha il grande vantaggiodi ridurre od eliminare le ansie inizialipur proponendo rapidamente le proble-matiche legate alla velocità ed alla con-duzione, ciò è possibile indirizzandol’attenzione del bambino al gioco, allesue regole, al gruppo dei pari che lodeve svolgere.Ogni metodo d'insegnamento troveràcorretta applicazione in relazione allapreparazione dell'istruttore, nonchéall'ambito operativo. L’adozione dimetodi diversi è comunque finalizzataad un'unica soluzione delle problemati-che ed allo stesso obiettivo; insegnare inmodo corretto l'equitazione, cercando diappassionare e fidelizzare i praticanti.Inizialmente, la lontananza dal terreno,

l'assenza di un piano di appoggio solidosu cui appoggiare i piedi, il movimentodel cavallo, inducono il principiante adusare la prensilità per vincere i proprisquilibri. Sin dai primi mesi di vita l'uo-mo tende a ristabilire il suo equilibriocon le mani. Quando inizia a cammina-re stabilisce il suo equilibrio su unpiano di appoggio che è il terreno.Questi due elementi essenziali nell'e-quilibrio dell'uomo possono rendere dif-ficile l'apprendimento degli equilibridell'equitazione. Per un cavallo portareil peso dell'uomo è uno sforzo; sforzoaccettabile se il peso è attivo e si adeguaal movimento, faticoso e non più accet-tabile se il peso è passivo e contrasta ilmovimento. L’unica condizione per ren-dere accettabile al cavallo il peso del-l'uomo è che quest'ultimo sia in equili-brio e che sappia mantenere l'equilibrionel movimento del cavallo. Questo è ilprimo principio di tecnica equestre.Già nel montare a cavallo, che il cava-liere salga in appoggio (saltando conl'addome sul garrese e roteando unagamba per disporsi cavalcioni), chesalga con l'aiuto della staffa (infilando ilpiede nella staffa senza disturbare ilcostato e tenendosi con le mani al gar-rese), che salga con un aiuto da terra,dovrà sempre preoccuparsi di portare ilproprio peso sulla schiena del cavallo inmodo progressivo ed il più delicatamen-te possibile scaricandolo, prima sullestaffe e poi sul seggio.

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La ginnastica acavallo

La ginnastica necessaria ad un cavalie-re deve mirare in primo luogo alla ela-sticità e alla coordinazione dei movi-menti, quindi al rafforzamento di alcu-ne strutture muscolari. Rafforzamento della muscolatura dor-sale e addominale. Nella pratica deglisport equestri lo sviluppo della musco-latura dorsale offre sostegno alla colon-na e compattezza al tronco, preserva damicrotraumi, consente gli spostamentidel busto.Rafforzamento della muscolatura dellegambe. Nella pratica equestre più che ilpotenziamento degli estensori o dei fles-sori, debbono essere potenziati gliadduttori. In ogni caso un eccessivo svi-luppo in volume della massa muscolarerende meno flessibile e rapido il suoimpiegarsi, pertanto non è da ricercarsi.

Esercizi che hanno lo scopo di stimola-re l'equilibrio.Con un cavallo tenuto alla longia: dafermo salire in ginocchio sul dorso dap-prima tenendosi ad un maniglione,quindi in piedi, eseguire poi lo stessoesercizio al passo, eventualmente altrotto e al galoppo.Con un cavallo tenuto alla longia: inposizione seduta seguire il cavallo alletre andature dapprima tenendosi ad un

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Montare a cavallo

Con la staffa

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maniglione poi con le mani ai fianchi,conserte, dietro la schiena, battendocon le mani i tempi di galoppo.Con un cavallo tenuto alla longia ese-guire il "giro del mondo", scavalcandocon una gamba per volta sedersi suldorso nelle quattro posizioni: fronte,retro e le due laterali, prima con ilcavallo in alt poi con il cavallo al passoeventualmente al trotto e al galoppo (nelvolteggio: mulino).Con un cavallo sellato tenuto alla longiarimanere sollevati dalla sella con il soloappoggio sulle staffe, prima in alt, poi alpasso, poi al trotto, infine al galoppo,quindi mantenere la posizione anchedurante le transizioni da un’andaturaall'altra.

Esercizi che stimolano l'orientamentoSu di un cavallo tenuto alla longia,tenere gli occhi chiusi. Nel circolo unpunto indicato dovrà essere riconosciu-to. L’esercizio può essere eseguito alletre andature.

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Rotazione del busto

Flessione del busto

Flessione dellagamba

Circonduzionedella testa

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Posizione

La posizione è il modo di disporre leparti del corpo dell'uomo a cavallo. Inbase alle esigenze dinamiche del caval-lo e quindi della staffatura si individua-no tre posizioni principali: seduta, solle-vata, da corsa. La posizione è funziona-le alla ricerca dell'equilibrio e dell'insie-me. Una ricerca prematura della posi-zione quando ancora non si è verificatauna situazione di confidenza produceinutili rigidità. La posizione si affinacontinuamente; da una posizione fun-zionale alla ricerca dell'equilibrio si arri-verà ad ottenere una posizione di mini-mo sforzo e massimo impiego degliaiuti. La prima è indispensabile allaricerca dell'assetto, la seconda è inte-grata ad una buona percezione dell'e-quilibrio e un buon grado di sensibilità.La posizione è quindi costantemente daperfezionare come la sensibilità e l'as-setto, il risultato, un buon insieme, èottenibile solo con una lunga pratica,un'esperienza riflessiva fatta di critica eautocritica, di molta osservazione, e dimolti e diversi cavalli montati.Il cavaliere si dispone a cavallo “infor-candolo” con le gambe, l'inforcatura,ovvero le gambe in questa posizione,costituiscono la superficie più estesaaderente al cavallo.La giusta lunghezza degli staffili rivesteun’importanza centrale nella ricercadella posizione. Inizialmente la staffatu-

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9. Posizione e assetto

Le tre posizioni in assetto

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ra deve essere adeguata alle due posi-zioni, ma in breve tempo si dovràimporre una staffatura più lunga per illavoro in piano, una più corta per salta-re.Non esistono parametri fissi per appli-care una staffatura corretta; questadeve essere scelta sul singolo allievorispettando le sue proporzioni in funzio-ne della lunghezza delle gambe e delbusto. Considerando:• La disponibilità muscolare (capacità

di adattamento e di allungamento).• La morfologia del cavallo.• La costruzione della sella.• L’impiego specifico.Deve consentire una collocazione como-da della gamba sotto il bacino mante-nendo gli angoli articolari della caviglia,del ginocchio e del bacino ben disegna-ti. In via generale, le indicazioni per cuivi debbono essere quattro dita tra l'ar-cione e l'inguine con il cavaliere in posi-zione sollevata o che, a gamba distesa,la punta del piede, sollevandosi, devepoter prendere la staffa, sono indicativema non vincolanti.E' molto importante che gli staffili sianopari, con la stessa lunghezza, di modoche il peso possa essere distribuitoequamente tra lato destro e lato sini-stro. Il piede deve appoggiare solida-mente sulla staffa la quale deve essereperpendicolare al costato del cavallo,“calzata” con la pianta del piede, laparte più larga. In alcuni casi, con staf-

fature corte ed esigenze di maggior sta-bilità, la staffa può essere calzata sinoal tacco dello stivale; deve essere evita-to un appoggio sulla staffa ottenuto conla punta del piede perchè tende a man-dare la gamba avanti e rende precariol’appoggio. La testa alta e sciolta, lespalle aperte e mobili, senza rigidità, ilbusto tonico e compatto. Le bracciaaderenti a fianco del busto; i gomiti vici-ni al busto sia nella posizione sedutache in quella sollevata, potranno essereun poco più avanti nella posizione solle-vata. Gli avambracci debbono essereposti verso la bocca del cavallo così daessere sulla stessa linea delle redini.L'angolo al gomito deve essere ben dise-gnato: è questa la sola possibilità che lemani hanno di assecondare la bocca delcavallo senza coinvolgere il busto in unospostamento. Tale posizione, indispen-sabile per la ricerca del contatto, èestremamente importante per il rispettodella bocca del cavallo, parte estrema-mente sensibile.Le mani debbono impugnare le redinifacendo si che queste entrino tra anula-re e mignolo ed escano dal pugno fer-mate dal pollice. Le mani debbono chiu-dersi sulle redini senza rigidità, nondebbono essere aperte, i polsi rilassatinon debbono essere piegati, i pugni ten-denzialmente verticali.Una cattiva posizione delle mani rende-rà difficile la ricerca del contatto.

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Assetto

L’assetto è la capacità di adeguare leposizioni al movimento del cavallo dimodo che vi sia un costante equilibrio.E' misurato dal rapporto tra il baricen-tro del cavallo e quello del cavaliere,rapporto che consente l'insieme tra idue e quindi la creazione di un binomio.L’assetto è una qualità indispensabileper poter comunicare con il cavallo;l'assenza di assetto non permette diusare le gambe occupate con forza atenersi in sella, non consente di comu-nicare con le mani continuamente inmovimento per vie delle oscillazioni delbusto.La misura della sella deve consentire uncomodo alloggiamento delle cosce neiquartieri, senza che l'arcione riduca lepossibilità di movimento. Una staffatu-ra troppo corta renderà più difficile tro-vare l'equilibrio in posizione sollevatafacendo avanzare eccessivamente ilbusto, renderà meno disponibile il baci-no a seguire il movimento del cavallonella posizione seduta. La staffaturatroppo lunga inviterà la gamba a scap-pare verso l'avanti, a perdere le staffe,con le conseguenti perdite di equilibrio.La ricerca dell'equilibrio non può avve-nire senza che la massa possa scaricar-si su di una base di appoggio perpendi-colare al terreno, è dunque necessarioche la staffa su cui poggia il piede siasotto il bacino del cavaIiere.

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Corretta posizione del piede nella staffa

Staffa in pianta

Staffa al tacco

Staffa in punta

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Corretta posizione mani e braccia

Rapporto tra i baricentri di cavallo e cavaliere

Corretto Busto avanti:

modesto avanzamento

Scorretto: busto indietro

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L’assetto nellaposizione seduta

Questa posizione permette di assecon-dare le molte variazioni di baricentro dellavoro in piano, variazioni che prevedo-no un frequente riposizionamentoindietro, rispetto alla massa, del centrodi gravità con un conseguente alleggeri-mento dell'avantreno del cavallo.L'inforcatura profonda, consentita dauna staffatura più lunga, e l'aderenzadelle natiche permette una comunica-zione maggiore con il cavallo tramite leazioni delle gambe e del peso del corpo.Nella posizione seduta si vuole che latesta, le spalle, le anche, il punto diappoggio del piede sulla staffa sianodisposti su di una linea perpendicolareal terreno. Nel disporsi in questa posi-zione, il busto si allunga verso l’alto, legambe si allungano verso il basso, latesta è alta e sciolta, le natiche aderen-ti al seggio quanto più avanti possibile.Cosce e gambe aderenti ai quartieri e alcavallo, i piedi tendenzialmente paralle-li al cavallo, appoggiati alla staffa nelpunto più largo della pianta; per effettodella discesa del ginocchio, il tallone siabbassa non incontrando resistenzanella caviglia.La posizione del busto deve essere ver-ticale e lo deve essere per ragioni di cor-retta disposizione dei pesi sul cavallo,ma il tronco deve allungarsi in senso

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Linee perpendicolari al terreno

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verticale anche per poter attivare lamuscolatura di sostegno della colonna eridurre il più possibile le curve verte-brali. Sono le curve vertebrali accentua-te da posture scorrette o difetti morfolo-gici (lordosi, cifosi, scogliosi) che porta-no la colonna vertebrale a schiacciarsicon tutti gli spiacevoli effetti che questoproduce.La testa alta facilità la corretta posizio-ne, ma, perché questo allungamentoattivo produca benefici effetti a livellolombare, è di fondamentale importanzala disposizione del bacino. Il bacino inanteroversione, appoggio sul pube,natiche indietro, pone il tratto lombaredella colonna in iperlordosi, non per-mette un adeguamento al movimentodel cavallo. Il dorso del cavallo ha unmovimento verticale e longitudinaleverso l'avanti, una tale disposizione delbacino non consente di assorbire ilmovimento verticale e finisce con il tro-varsi in contrasto con il movimento lon-gitudinale. Al contrario, il bacino inretroversione, le natiche appoggiate allasella, le reni morbide, consentono diassecondare il movimento longitudinaledel dorso del cavallo, assorbono il movi-mento verticale e riducono la lordosilombare.Quando si lavora senza staffe non ènecessario che il tallone sia basso. Nonessendoci la staffa, abbassare il tallonerichiede una attivazione della cavigliaper alzare la punta che spesso influen-

za anche il ginocchio e che in ogni casoattiva una parte deve rimanere passiva.I piedi restano paralleli al cavallo o leg-germente divaricati; la rotazione dellapunta del piede all'infuori comporta l'al-lontanamento del ginocchio dai quartie-ri della sella, viene quindi a mancare lanecessaria aderenza.

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Posizioni del bacino

Posizionecorretta

Scorretto:bacino inanteroversione

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L’assetto nellaposizione sollevata

Tale posizione consente al cavaliere diadeguarsi ad un gran numero di situa-zioni dinamiche; permette la totalelibertà della schiena che il cavallorichiede nel salto e nei galoppi veloci,consente l'adeguamento del busto adenormi variazioni del baricentro, per-

mette, avvicinando le natiche alla sella,l'adeguamento all'arretramento del cen-tro di gravità ed una buona comunica-zione con il cavallo.Le parti del corpo del cavaliere sono dis-poste su di una linea perpendicolare alterreno che passa dalla testa, le spalle,la punta del ginocchio e la punta delpiede. La staffatura consente entrambele posizioni ed è più corta della staffatu-ra adottata per privilegiare la posizione

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Nel passare dalla posizione sedutaalla posizione sollevata le variazionidebbono essere minime e comunquecomprese tra le linee perpendicolariche definiscono le due posizioni.La posizione dell’inforcatura noncambia.

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seduta. Nella posizione sollevata deveessere ricercata una profonda discesadell'inforcatura per evitare l'instabilitàche induce a portare eccessivamenteavanti il busto, a sollevare i talloni, aportare il bacino sull'arcione. Una espressione esplicativa è quellaadottata dal Marchese Mangilli: “ilcavaliere scende sulla sella non seden-dosi, ma inginocchiandosi." Gli angolicontrapposti della caviglia e del ginoc-chio concorrono a rendere solida, nonoscillante, la base di appoggio staffa. Ilginocchio deve scendere il più possibileverso il basso perché aumenta la super-ficie di aderenza al cavallo, incontrandola staffa, la caviglia passiva lascia

discendere il tallone. Da questa posizio-ne nasce una delle capacità d’insiemepiù importante; il ginocchio pronto ascendere avanti in basso accompagna ilmovimento avanti del cavallo consen-tendo ai due baricentri, quello delcavallo e quello del cavaliere, di rimane-re sempre insieme. Le spalle debbonoessere aperte anche nella posizione sol-levata, ma non debbono perdere mobili-tà. Il passaggio da una posizione sedu-ta ad una posizione sollevata e vicever-sa deve avvenire agendo sugli angoliarticolari, ma evitando che i segmenticorporei si allontanino troppo dallalinea perpendicolare al terreno passan-te per il bacino.

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Posizione sollevata

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Le qualità degli aiuti

Sono chiamati aiuti quegli interventiche il cavaliere compie per trasmetterela propria volontà al cavallo. Questiinterventi avvengono per mezzo delleGAMBE, delle MANI, del PESO DELCORPO. Il tipo di intervento non è daconsiderarsi sempre di carattere attivo,spesso è passivo, come accade, per lemani e per il peso del corpo, nel seguireil movimento del cavallo. Per il solo fattodi essere sulla schiena del cavallo, l'uo-mo provoca piacevoli o spiacevoli varia-zioni del peso e dell'equilibrio naturaledel cavallo. Per lo più le azioni che svol-gono le gambe e le mani applicano con-venzioni che sono stabilite nel corsodell'addestramento del cavallo. Questeconvenzioni sono stabilite in modo logi-co, partendo dall'osservazione del movi-mento del cavallo ed inserendo stimolinel sistema nervoso e muscolare chesovrintende a questo. L'intensità necessaria ad ottenere larispondenza dell'intervento dipendedalla sensibilità di cavallo e cavaliere,dal grado di addestramento del cavalloe dall'esperienza del cavaliere. La prima condizione per impiegare cor-rettamente gli aiuti è un buon assetto,se non c’è buon equilibrio il cavaliere siaggrapperà con le gambe o peggio con lemani, rendendo impossibile un buonuso delle stesse. La seconda condizioneimportante, strettamente legata alla

prima, è una discreta sensibilità chepermetta la comprensione del movi-mento in modo da inserire gli aiuti nelmomento opportuno (tempismo).Il cavaliere deve acquisire la capacità diusare gli aiuti in modo indipendente,ovvero non deve condizionare il movi-mento di una gamba al movimento diuna mano, il movimento del busto almovimento delle mani, il movimentodelle gambe tra loro. In ragione di que-sta capacità potrà poi imparare adusare gli aiuti in modo coordinato, ovve-ro associare ad un intervento dellamano un intervento della gamba, inter-venti anche in posizioni differenziate econ diverse intensità delle due gambe ecosì via. Per poter condurre anche unsemplice lavoro in ripresa è indispensa-bile che vi sia un minimo controllo delcavallo. Non si può parlare di impiegodegli aiuti, o perlomeno di correttoimpiego degli aiuti, quando ancora nonsono confermati orientamento ed equili-brio; le gambe e le braccia tese nel ten-tativo di mantenere un equilibrio preca-rio, non possono avere ne indipendenzane coordinazione. L'impiego delle mani e delle gambe deveessere capito nella correttezza. Per gira-re a destra si dirà di spostare a destrala mano, premere la gamba destra allecinghie, la gamba sinistra un poco piùindietro, guardare nella direzione delmovimento che si vuole intraprendere.Nei primi esercizi sulla conduzione deve

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10. Gli aiuti

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essere data particolare importanzaall'efficacia dell'intervento. La docilitàdel cavallo, naturalmente, riveste unruolo fondamentale.In una seconda fase dell'apprendimentodegli aiuti, in presenza di un assettoconfermato e del contatto, il cavaliereapprenderà a coordinare efficacementetali aiuti, decidendo il grado di intensi-tà ed il momento in cui inserirli secon-do le esigenze del cavallo. Per girare adestra la mano destra dovrà aprirsi lo

stretto necessario per indicare la dire-zione, mentre la mano sinistra dovràcontenere l'incollatura affinché questanon vada a caricare eccessivamente laspalla interna; la gamba interna agiràper invitare il cavallo a flettersi attornoad essa ed intensificherà l'aiuto qualorail cavallo precipiti all'interno del circolo,la gamba esterna controllerà il trenoposteriore evitando, con la sua posizio-ne arretrata e l'intensità della sua azio-ne, l'eventuale sbandamento della grop-

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Manca indipendenza tra mano e busto

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pa. In una terza fase dell'apprendimen-to il cavaliere agirà riducendo il più pos-sibile il proprio intervento in ragionedella rispondenza del cavallo; gli aiutitendono a divenire invisibili. Il cavalloapparirà agire di sua propria volontàmantenendo equilibrio e ritmo ed ilcavaliere, in perfetto insieme, nonmostrerà alcuno sforzo in atto. L’ottimoaddestramento del cavallo è indispen-sabile perché si verifichi questa situa-zione. Gli aiuti, sono la primaria forma

di comunicazione con il cavallo che ilcavaliere possiede; una comunicazionesgarbata per quanto efficace, non potràmai ottenere una risposta compiacente,ma tuttalpiù una forzata esecuzione diquanto richiesto, accompagnata damolte rigidità. Un uso progressivo e gar-bato, ripetuto con maggior intensità, senon compreso, rafforzato dalla voce,dalla frusta o dallo sperone, solo senecessario, permetterà al cavallo lacomprensione del linguaggio degli aiuti.

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Indipendenza tra mano e busto

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Le gambe

Le gambe agiscono per pressione sulcostato. E' sufficiente la convenzioneinsegnata al cavallo nel suo addestra-mento perché una generica pressionedelle gambe inviti il cavallo ad avanza-re, ma la gamba può dire molto di più:contiene i movimenti laterali o li stimo-la; agendo sulle fasce addominali invita

il posteriore, attivato da queste fasceche si contraggono, ad avanzare mag-giormente sotto la massa ed alzare laschiena; induce alla flessione operandoalle cinghie; controlla lo sbandamentodella groppa, operando all'esterno dellaflessione di poco arretrata.Con il termine aderenza s'intende lacapacità di mantenere le natiche ade-renti alla sella nella posizione seduta,ma anche la capacità di aderire con la

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Effetti dell’azione delle gambe

Effetto propulsivo Effetto di contenimento

nella linea retta

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parte interna della coscia ai quartieridella sella e con la gamba al costato delcavallo. Una buona aderenza è condi-zione indispensabile per l'utilizzo del-l'aiuto delle gambe ed è elemento indi-spensabile per un corretto impiego deipesi del corpo.L’aderenza ottenuta con la forza non èmai utile, neppure per una fase trans-itoria dell'apprendimento. L’aderenza ègaranzia di solidità, ma è anche stru-

mento ricettivo per sentire il cavallo,elemento indispensabile per l'insieme.La gamba deve agire premendo senzaprendere slanci e senza perdere aderen-za. L'azione non deve essere prolungatanel tempo, ma, in assenza di rispostadeve essere riproposta con intensitàmaggiore sino a che non si ottiene larisposta voluta. La voce, lo sperone o lafrusta possono coadiuvare l'aiuto dellagamba.

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Effetti dell’azione delle gambe

Effetto di contenimento

nella flessione

Effetto di

spinta laterale

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Le mani

La prima cosa importante da imparare èche le redini non si tirano; questo nonsignifica che non vi sia una resistenzapassiva di fronte alle manifestazioni diinsofferenza all'imboccatura del cavalloo che l'appoggio non possa esserepesante, vuoi perché il cavallo è sullespalle, vuoi perché si pone contro lamano. Il rapporto tra mano e bocca nonè semplice da capire; nella maggiorparte dei casi un cattivo appoggio èdovuto ad una condizione di impulso edi equilibrio modesta, è più frequenteche il cattivo rapporto della mano con labocca sia causato da vizi d'assetto delcavaliere che non da cattiva sottomis-

sione del cavallo. Per questo l'interven-to della mano può diventare efficacesolo quando è già presente il contatto eun buon assetto.Il contatto, ovvero la capacità di tenerele redini tese tra mano e bocca senzadover operare trazioni o improvvisi cedi-menti, richiede una sensibilità che deveessere ricercata quanto prima. Requisitiperché il contatto possa essere trovatosono: una corretta, anche se elementa-re, posizione delle braccia e del busto;una discreta confidenza ed un equili-brio sufficiente a rendere indipendentile mani dal corpo; l'elasticità delle brac-cia (gomiti e spalle), consente di seguireil movimento della bocca del cavallo. Lamano deve essere priva di movimenti

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Resistere

Contenere

Indicarela direzione

Effetti dell’aiuto di mano

Cedere

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riflessi involontari e incontrollati.Le mani governano il treno anteriore el'incollatura, la quale è una parte estre-mamente mobile. Aprendo una redineinducono l'incollatura ad uno sposta-mento nella direzione dell'apertura. Lospostamento dell'incollatura induce allospostamento, nella stessa direzione, deltreno anteriore. Le mani, resistendo,limitano lo spostamento; nel caso diuna flessione, la mano esterna alla fles-sione agisce come redine di conteni-mento dosando la mobilità dell'incolla-tura. Il grado di apertura e l'angolazio-ne con cui avviene lo spostamento del-l'incollatura determina, come effettosecondario, uno spostamento conse-guente del tronco e quindi anche deltreno posteriore, il quale è pur sempregovernato dall'azione delle gambe percui l'effetto del movimento è sempredeterminato dall'azione coordinata ditutti gli aiuti. La mano che asseconda ilmovimento dell'incollatura consente ilmovimento. La mano che resiste lo con-trasta o lo riduce secondo l'intensitàdella resistenza. Tutti gli interventidella mano sono moltiplicati dall'azionedell'imboccatura; le imboccature piùsevere necessitano di una maggioresensibilità nell'uso della mano.Le azioni delle redini sul piano longitu-dinale sono dunque cedere all'azionedella gamba, resistere all'azione dellagamba; le azioni possono essere separa-te o di entrambe le redini. Le azioni sul

piano laterale provocano lo spostamen-to dell'avantreno (testa, collo, spalle);l'effetto di una redine è sempre conte-nuto e controllato dall'altra.Oltre agli effetti della redine diretta o diapertura e della redine contraria o dicontenimento, le mani, in accordo conle gambe, producono molti altri effetti enel loro variare posizione correggono,migliorano le posture del cavallo.La redine di opposizione all’impulso agi-sce con una azione parallela all'asse delcavallo e oppone la spalla all'anca dellostesso lato, provoca lo spostamentodelle anche nella direzione del lato oveagisce.La redine di opposizione contraria alladirezione del movimento se agisce avan-ti al garrese oppone la spalla del latoove interviene alle anche e induce unospostamento delle anche nella direzionedel lato opposto.La redine di opposizione contraria die-tro al garrese induce ad uno sposta-mento della spalla e dell’anca nella dire-zione del lato opposto all’azione.La redine di opposizione intermediaproduce una lieve flessione nel lato incui agisce senza coinvolgere le anche ele spalle.L’utilizzo delle redini non può essereinterpretato in modo schematico e mec-canico, ma si inserisce nel movimentoin base alle esigenze espresse dal gradodi addestramento del cavallo grazie allasensibilità del cavaliere.

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Il peso del corpo

Solo in presenza di un buon assetto sipuò utilizzare in modo volontario il pesodel corpo, ma non basta; vi deve essereuna buona cognizione del proprio corpoa cavallo per capire che i movimenti delbusto, le variazioni di peso, debbonoessere minime. Il peso del corpo delcavaliere non è altro che un'appendicedel binomio, una rilevante appendice,perché, se nella ricerca dei suoi equili-bri il cavallo dispone liberamente delleparti del suo corpo, altrettanto non puòfare del peso del cavaliere. La base diappoggio è modificata dalla variazionedella posizione della massa che devesostenere, ciò al fine di conservare l'e-quilibrio. In particolare il baricentrodeve essere il più possibile centrale allabase di appoggio; il movimento compor-ta continue modifiche del centro di gra-vità e quindi continue modifiche dellabase di appoggio.Per queste ragioni uno spostamento delpeso induce il cavallo a spostare la suabase di appoggio nella direzione indica-ta dal peso, ma prima che questo possaaccadere vi deve essere la capacità daparte del cavaliere di adeguare il suopeso alle variazioni della base di appog-gio indotte dal movimento. In ogni casoil busto, la parte più lontana dal bari-centro del cavallo, deve rimanere inasse con il cavallo.La prima azione del peso del cavaliere è

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Effetti del peso

Propulsione

Flessione

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quella di mantenere il proprio baricen-tro vicino al baricentro del cavallo nondisturbando così il suo equilibrio. Perfare questo il corpo del cavaliere deveseguire il corpo del cavallo in tutti glispostamenti sfruttando l'aderenza del-l'inforcatura ed il controllo del propriobusto. Ciò vale nel movimento sull'asselongitudinale ed è evidenziato nelle bru-sche accelerazioni in avanti, nel qualcaso le ginocchia del cavaliere debbonoscendere avanti – basso e la gamba sideve "allungare" verso il basso, comeanche nelle flessioni ove il baricentrodel cavallo si sposta lateralmente inter-no alla flessione ed il cavaliere dovrà fardiscendere maggiormente la gambainterna. Le anche del cavaliere devonoessere parallele alle anche del cavallo, lespalle del cavaliere devono essere paral-lele alle spalle del cavallo.La seconda azione del peso induce ilcavallo ad una variazione del suo bari-centro da cui deriva sull'asse longitudi-nale una diversa ripartizione di peso trail treno anteriore e il treno posterioredel cavallo; è un’azione estremamenteraffinata il cui effetto è strettamentelegato al movimento del cavallo, levariazioni del busto debbono essereminime e in nessun caso improvvise.L’avanzamento del busto alleggerisce iltreno posteriore, l'arretramento delbusto, con il limite della perpendicolareal terreno, alleggerisce il treno anterio-re; quest'ultima posizione se accompa-

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Effetti del peso

Traente

Appoggiata

dall’alto

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gnata da un avanzamento del bacinocostituisce un aiuto propulsivo.Il terzo aiuto del peso è di caratteretraente, si può agire sul centro di gravi-tà del cavallo spostando lateralmente ilcentro di gravità del cavaliere. Il cavalloavverte immediatamente la più piccolavariazione laterale del centro di gravità

in quanto il suo poligono di appoggio alterreno è più lungo che largo, per que-sta ragione l'intervento deve essere dis-creto, affidato maggiormente alla disce-sa del bacino che al busto, ogni esage-razione è un errore a cui il cavallo sioppone per conservare l'equilibrio.

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Effetti del peso di adeguamento

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Linee rette elinee curve

Per procedere diritti le mani e le gambedevono costituire un corridoio in cuiporre il cavallo. Il cavallo che si traver-sa spinge con un posteriore al di fuoridella massa con grande spreco di ener-gia; va riportato diritto ponendo le suespalle sulle anche ogni qualvolta tendea vincere la resistenza della gamba del

cavaliere e sbanda con la groppa.Presupposto fondamentale per ottimiz-zare lo sforzo propulsivo è quello diavere il cavallo diritto. Il cavallo puòessere diritto solo se la sua muscolatu-ra è simmetrica. La mobilità, determi-nata dall'incurvamento del cavallo nellaflessione, è la più semplice delle ginna-stiche per ottenere uno sviluppo sim-metrico e consentire al cavallo di espri-mere la propria forza diritto nel movi-mento.

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11. Il lavoro in piano

Il cavallo diritto

Nelle linee rette

Nelle linee curve

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Nel circolo, anteriori e posteriori debbo-no marciare nella linea del segmento dicircolo che si sta percorrendo, pertantodeve esistere una flessione dalla nucaalla coda coincidente con il circolo. Lagroppa che sbanda impedisce al poste-riore di spingere sotto la massa, sovrac-carica la spalla interna ed in ultimaanalisi impedisce il corretto disegno delcircolo.L’incurvamento laterale avvicina l'ancainterna alla spalla interna e allontanaspalla e anca all'esterno, il posterioreinterno deve così avanzare maggior-mente sotto la massa portando peso inmisura maggiore; il posteriore esterno,nel compiere il movimento, copre uno

spazio maggiore, impegnando di più laleva estensibile. La propagazione del-l'impulso lungo una linea curva neces-sita di una spinta maggiore dei raggisuperiori, e nel contempo, tende a com-promettere l'equilibrio di modo che,affinché questo sia conservato, deveessere dato modo alla spalla anterioredi alleggerirsi. Queste condizioni impongono sinergieche potenziano principalmente lamuscolatura dell'arto posteriore inter-no, degli addominali, della muscolaturalungo dorsale.Si deve creare una flessione costante ecoincidente al circolo disegnato, che vadalla nuca alla coda. La mobilità delle

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La mezzafermata

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vertebre cervicali rende il collo moltomobile; la regione dorsale, strettamentelegata alla cassa toracica, è rigida; si hauna buona mobilità della regione lom-bare, mentre la regione sacrale, compo-sta da un gruppo di vertebre saldate traloro, non può che essere rigida.I movimenti di incurvamento lateraledella regione lombare sono limitati dalleapofisi traverse delle vertebre; non sipotrà dunque avere una flessione pro-priamente detta in un circolo di diame-tro inferiore ai 6 metri. Nel galoppo, perla dinamica e la velocità del movimento,tale flessione è ancor più limitata.Piazzamento è la disposizione nella fles-sione che il cavallo assume dalla nucaalla coda indispensabile per affrontareuna linea curva in equilibrio, in modoche gli arti posteriori spingano allineatiagli anteriori sulla linea dell'avanza-mento, così come deve avvenire su diuna linea retta per avere il cavallo dirit-to. Dato che la disponibilità a flettersidella colonna vertebrale non è semprela stessa in tutti i suoi tratti, il cavalie-re dovrà intervenire con precisione coni suoi aiuti. Le spalle del cavaliere sonoparallele alle spalle del cavallo; il bacinoparallelo alle anche del cavallo, il bustoin asse con il cavallo e quindi il pesotende a caricare maggiormente la staffainterna.Il piazzamento è richiesto dalla manointerna, la quale non deve accorciarel'incollatura, non deve tirare, ma aprir-

si per permettere una corretta flessionealla nuca e mantenere un contatto leg-gero per consentire la libertà di movi-mento della spalla interna. Il cavalieredeve agire con tutti i suoi aiuti dosan-doli, evitando l'eccessiva flessione del-l'incollatura con il controllo della redineesterna, evitando lo sbandamento dellagroppa con l'azione della gamba esternaleggermente arretrata. Particolareattenzione sarà da porsi alla correttaposizione della gamba interna alle cin-ghie, che coincide con il punto dove ilrachide deve essere maggiormente sti-molato alla flessione. La gamba internadovrà essere ripristinata precisamentead ogni cambio di flessione.

Le transizioni

Le transizioni sono la verifica di unequilibrio raggiunto. Tale equilibriorichiede una buona gestione dell'incol-latura ed un buon impegno dei poste-riori, l'assenza di rigidità e contrasti nelcavallo; per quanto riguarda il cavalierela qualità nell’impiego degli aiuti è quel-la che consente l'ottenimento di buonetransizioni. L’introduzione del tempi-smo, ovvero intervenire nel momentoopportuno, è possibile solo se si è svi-luppata una buona sensibilità nel cava-liere. Esso consente di avere delletransizioni di buona qualità.

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Solo l'affinamento del tempismo, unitoalla riduzione del gesto, quindi una pro-gressiva diminuzione di intensità degliaiuti, consente di ottenere delle buonetransizioni in un punto definito.Ovviamente, di pari passo, la rispon-denza del cavallo deve diventare sempremaggiore in ragione di un buon adde-stramento, così alla sensibilità del cava-liere, risponderà una sensibilità dispo-nibile del cavallo.Pertanto le transizioni andranno primaperfezionate lasciando scegliere il puntoove eseguirle alla sensibilità del cavalie-re, quindi andranno proposte ad unpunto fisso, considerando la gamba delcavaliere come parte del binomio coinci-dente alla lettera o all'indicatore.Alla base di ogni transizione è il sapien-te uso della mezzafermata.Dal regolamento di dressage, art. 408.

“La mezza fermata, che deve essereappena visibile, risulta da un’azionequasi simultanea e coordinata dell'as-setto delle gambe e delle mani del cava-liere. Ha lo scopo di aumentare l'atten-zione e l'equilibrio del cavallo prima del-l'esecuzione di alcuni movimenti o ditransizioni alle andature superiori oinferiori. Riportando leggermente piùpeso sul posteriore del cavallo, l'impe-gno del posteriore e l'abbassamentodelle anche diviene più facile, favorendol'alleggerimento dell'anteriore e unmigliore equilibrio generale del cavallo."L'esecuzione della mezza fermata richie-

de una grande capacità di coordinazio-ne degli aiuti ed un ottimo tempismonel cavaliere; il gesto deve essere richie-sto abbastanza presto nel corso dell’i-struzione di modo che possa divenireautomatico prima di ogni mutamento didirezione e prima di ogni transizione. Nella progressione delle transizioni pos-siamo distinguere due gradi di difficol-tà; il primo grado è quello che separaandature contigue o variazioni d’am-piezza contigue. Per esempio passo-trotto oppure trotto di lavoro – trottomedio. Di secondo grado sono le trans-izioni che prevedono il passaggio traandature o variazioni d’ampiezza noncontigue, per esempio passo - galoppo,riunito - medio.Altro motivo di difficoltà è lo spazio dovele transizioni vengono eseguite; è sicu-ramente più facile chiederle sulla pista,lungo la parete del lato lungo, di pocopiù difficile chiedere un ampliamentolungo il lato corto; al contrario il latocorto favorisce una partenza al galoppo.In genere è più difficile una transizionesubito dopo un angolo, lungo una dia-gonale, in un circolo, ovvero in tuttequelle situazioni in cui è messa allaprova la capacità del cavallo di conser-vare equilibrio, direzione, flessione.L’esecuzione di transizioni di buonaqualità è prova di un buon grado didecontrazione e di sottomissione rag-giunta dal cavallo e nel contempo di unbuon impiego degli aiuti del cavaliere.

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L’alt

Nell'alt il cavallo deve essere immobile,diritto, in appiombo sui quattro arti congli anteriori e i posteriori appaiati. Lanuca è il punto più alto ed il cavallo,mantenendo il contatto del cavalieresenza opposizione alcuna, deve esserepronto ad avanzare alla minima solleci-tazione. La buona esecuzione dell'alt èstrettamente legata alla qualità dellatransizione. Perché avvenga in equlibriosi deve verificare uno spostamento delbaricentro in direzione del treno poste-riore. La graduale azione dell'assetto edella gamba del cavaliere spingono ilcavallo su una mano morbida che lo

trattiene sempre più. Quanto è maggio-re la variazione di baricentro, tanto piùdifficile sarà l'alt, perciò il cavallo impe-gnato in un alt da andature ampie oveloci necessita di una capacità diriequilibrio maggiore del cavallo cheeseguirà la transizione da andatureriunite. La scorretta esecuzione di unalt pregiudica anche la successivatransizione all’andatura che lo riporteràin movimento, il cavallo storto sbande-rà a causa di un impiego non simmetri-co del posteriore sotto la massa, ilcavallo che non appoggia un arto o nonin appiombo, dovrà, prima di intrapren-dere un'andatura, porsi sugli appiombio partirà sbilanciato sulle spalle.

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L’alt

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Le figure dimaneggio

Esiste un'esatta terminologia per indi-care le linee rette, le linee curve e i rac-cordi che possono essere comandati inuna ripresa in maneggio. Un’esecuzioneprecisa di queste figure, mantenendoun ritmo invariato nell'andatura pre-scelta costituisce un’ottima base dilavoro in piano.“Tagliate” – trasversale o longitudinale:sono quei movimenti che richiedono aibinomi di mantenere la stessa manoavendo cura di collegare le linee rettecon raccordi disegnati da un quarto dicircolo di 6 o di 8 metri di diametro.Trasversali sono quei tagliate eseguitisu linee parallele al lato corto, longitu-dinali quelli eseguiti su linee parallele allato lungo del maneggio.“Cambiamento” – trasversale o lungitu-dinale: sono le stesse geometrie deitagliate che però richiedono sempre uncambiamento di mano. I cambiamentidi mano possono altresì avvenire conuna diagonale o con un cambiamento amezzavolta ove il binomio esegue unmezzo circolo del diametro richiesto econ una diagonale rientra in pista allamano contraria.“Controcambiamenti” - sono movimentiche richiedono due cambiamenti dimano, per cui il binomio, concluso l’e-sercizio, marcia alla stessa mano che

aveva prima che lo iniziasse, si ricono-scono i controcambiamenti longitudi-nale – diagonale, diagonale – longitudi-nale, diagonale – diagonale.In tutti i movimenti sopradescritti la dif-ficoltà che incontra il cavaliere è nelpassare dalle linee rette alle linee curvee viceversa.Il grado di difficoltà con cui questi eser-cizi possono essere proposti, è regolatoda una progressione; dapprima sirichiederà la semplice esecuzione dellafigura, poi si esigerà la precisione nellasua esecuzione e dopo ancora si vorràottenere un’esecuzione della figura conil cavallo equilibrato diritto e nel ritmo.“Circoli” - con diversi diametri e diver-samente posizionati nel maneggio deb-bono essere eseguiti abbandonando lalinea retta ad un punto determinato conla flessione necessaria alla loro esecu-zione.“Serpentine” - sono mezzi circoli ognu-no a mano contraria raccordati tra loroda brevissimi tratti in linea retta paral-leli al lato corto del maneggio; il nume-ro e il diametro possono variare.Nei circoli prima, e ancor di più nellaserpentina, la buona esecuzione dellafigura è strettamente legata alla capaci-tà di mantenere il cavallo nella flessionecorretta.Le figure di maneggio possono essereeseguite in sezioni di più cavalli e dise-gnare spettacolari coreografie chiamatecarosello.

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Le figure di maneggio Contro cambiamento

longitudinale - diagonale

Cambiamento

a mezza volta

Cambiamento diagonale

Contro

cambiamento

diagonale - diagonale

Cambiamento

tagliate

trasversale

Circoli

Cambiamento

longitudinale

Tagliate

longitudinale

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H M

R

B

P

F

G

I

X

L

D

A

S

E

V

K

m

h e k

c g x d a

6 metri

10 metri

6 metri

12 metri

12 metri

12 metri

12 metri

6 metri

5 metri

2 metri

14 metri 14 metri 6 metri

fb

Rettangolo

Rettangolo20 x 60 metri

Rettangolo20 x 40 metri

C

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La messa in mano

Esistono gradi nella messa in mano,esistono livelli di addestramento delcavallo diversi, in relazione alla maggio-re decontrazione muscolare, alla capa-cità di portare peso, alla capacità diflessione del tratto vertebrale lombare.L’incollatura del cavallo è tanto più rile-vata quanto è maggiore l'impegno delposteriore sotto la massa, ma la posi-zione dell'incollatura varia anche inrelazione al movimento. ll cavallo impe-gnato a spingere peso in un trottoallungato avrà un'incollatura meno rile-vata e arrotondata di un cavallo in untrotto riunito. Un buon livello di adde-

stramento raggiunto consente di espri-mere le andature riunite dove l'incolla-tura deve essere rilevata con la lineadella fronte poco più avanti della verti-cale al terreno, la nuca è il punto piùalto. Tale posizione è necessaria peralleggerire l'avantreno, nel contempoattiva il lungo legamento superiore chepermette alla schiena una maggior ela-sticità. Non deve intendersi l'unico casoin cui è necessaria la messa in mano. Inuna ripresa di dressage elementare nonsono richieste le andature riunite, manon per questo non è richiesta la messain mano. La messa in mano di un caval-lo impegnato in un percorso di saltonon richiede certo la fronte sulla verti-cale al terreno, insomma non si deve

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I gradi della messa in mano

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pensare che la messa in mano siarichiesta solo con la riunione. Sempre,nel momento in cui il cavallo lavora,deve essere messo nella mano dall'azio-ne della gamba. E' oltre modo facile peril giovane cavaliere fraintendere il signi-ficato della messa in mano. Egli focaliz-za la sua attenzione sull'atteggiamentodell'incollatura e la sua prensilità loinduce ad intervenire con la mano permodellarla. Al contrario deve esseresubito posto al centro dell'attenzione ilcorretto impiego dell'aiuto delle gambecome condizione indispensabile per ilverificarsi della messa in mano. Il cava-liere deve percepire l'appoggio offertodal cavallo sull'imboccatura come larisultante dell'impulso;, spinto dallagamba nella mano in avanti, non tiratodalla mano all'indietro. Un errore altret-tanto frequente è quello di chiedere lamessa in mano ad un cavallo indisponi-bile, un cavallo dalla schiena bassa,sopra la mano. In pratica la messa inmano si realizza quando si verificanoquelle condizioni di sottomissione edimpulso che si possono sintetizzaredicendo che il cavallo deve lavorarecalmo, in avanti e diritto. Impulso e sot-tomissione sono i due concetti cardinedella tecnica equestre, i quali poggianosulla regolarità dei movimenti e sullosviluppo muscolare armonico e simme-trico: la messa in mano, nei suoi diffe-renti gradi, è una conseguenza dell'ap-plicazione di questi concetti.

La distensionedell’incollatura

L’abbassamento dell'incollatura provo-ca un allungamento dei muscoli e uninarcamento delle vertebre dorsali,impegnando il posteriore, i muscoliaddominali sono costretti ad un lavoromaggiore; in questa posizione si ottieneun sovraccarico del treno anteriore chefa lavorare maggiormente i pettorali e imuscoli della spalla.Richiedendo una flessione alla ganascia(piego) si aumenta ulteriormente l'effet-to di stiramento della schiena e, pereffetto del lungo legamento cervicale, l'i-narcamento delle vertebre dorsali (pro-voca l'innalzamento del garrese), ma laposizione diviene di massima tensionesolo se il posteriore è correttamenteimpegnato (cavallo rotondo); in casocontrario può divenire lesiva perchéinduce ad abbassare la schiena.

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Muscoli elevatori dell’incollatura

Elevatori della base

dell’incollatura

Muscoli flessori

dell’incollatura

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Intensità delle azioni

debole

media

forte

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Pertanto inizialmente si dovrà richiede-re una distensione dell’incollatura conla testa distesa, le nari in posizioneavanti basso. E' una ginnastica il cuieffetto principale è rendere elastica ereattiva la muscolatura dei glutei e dellaschiena, dispone la colonna nella posi-zione più idonea per sostenere il pesodel cavaliere, sviluppa una maggior ela-sticità e potenza dei muscoli della spal-la, importanti per consentire il rilevarsidell'incollatura. Come tutti gli esercizidi stiramento (stretching), questi deb-bono essere progressivi e non eccessiva-mente protratti nel tempo. In particola-re con quei soggetti con la muscolaturadella schiena corta e contratta questoesercizio deve essere proposto con lentaprogressione; se gli si impongono delleredini di ritorno di lunghezza tale dacostringerlo subito in una posizione

molto bassa dell'incollatura e subito lagamba richiede l'ingaggio del posteriore,è molto probabile che si producanostrappi e dolori. Gli stiramenti debbonoessere fatti a caldo; gli stiramenti fatticon la muscolatura fredda sono quelliche causano gli strappi.Nel cavallo "rotondo", l'angolo di flessio-ne della ganascia non deve essereaccentuato; il fatto che la nuca siabassa non significa che l'angolo allaganascia debba essere maggiore diquando il cavallo è rilevato.Le redini di ritorno non sono indispen-sabili per questa ginnastica, se impie-gate, non debbono agire direttamente,salvo in alcuni rarissimi casi; debbonoporre un limite all'innalzamento dellaincollatura ed invitare all'appoggio sullaredine diretta, la quale deve essere sem-pre presente. Nel momento in cui si

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L’incollatura rilevatacome la distensioneinnalza la schiena

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verifica un innalzamento dell'incollatu-ra si perde il contatto sulla redine diret-ta che comunque non deve essereaccorciata; interviene allora la redine diritorno, la quale invita a distendere l'in-collatura e di conseguenza riportaall'appoggio sulla redine diretta.Quando la redine diretta è tesa e laparte inferiore delle redini di ritornonon presenta alcuna tensione la situa-zione è normalizzata. Da tali indicazionirisulta evidente come le redini di ritornopossano essere usate, eventualmenteed eccezionalmente, solo da cavalieriparticolarmente sensibili ed esperti.Ogni cavallo ha un punto di decontra-

zione in cui inizia il benefico effetto distiramento; al di sopra di quel punto didistensione dell'incollatura non c'è lavo-ro. In nessun caso si può pensare dicreare un atteggiamento di testa e collocon l'intervento attivo delle mani. Unaeccessiva richiesta di flessione allaganascia e l'eccessivo abbassamentodella nuca rispetto alla disponibilitàmuscolare, l'assenza dell'impegno deiposteriori, possono provocare danni cheprotratti nel tempo diventano irrepara-bili con lesioni alla colonna, separazio-ne della seconda vertebra cervicale, ten-denza a sottrarsi all'imboccatura e viadicendo.

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La tensione del legamentonucale è indispensabileper ottenere l’innalzamentodella schiena

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Cessione alla gamba

La costruzione delle articolazioni delcavallo è fatta in modo da permetteremovimenti solo sul piano longitudinale.Le due sole articolazioni che consento-no movimenti limitati in tutte le direzio-ni sono quelle della spalla e dell'anca.Sono quindi i muscoli di queste dueregioni quelli che sono interessati neglispostamenti laterali. Negli spostamentidel treno anteriore, nella fase di apertu-ra, intervengono i muscoli della spalla;all'incrocio intervengono i pettorali;questi stessi muscoli subiscono alter-nativamente uno stiramento. Nel trenoposteriore, il movimento di aperturaviene effettuato dai glutei e dai muscolidella fascia laterale della coscia,L'incrocio, dai muscoli dell'interno dellacoscia. Questa muscolatura, diversa-mente impiegata nel movimento lungol'asse longitudinale, viene parzialmentepotenziata dal lavoro di cessione allagamba. Ma tale esercizio, con gli stira-menti che provoca, rende più elastica lamuscolatura e quindi più reattivaanche nel movimento sull'asse longitu-dinale o nel gesto del salto. Altra impor-tante funzione di questo esercizio èquella di stimolare le capacità coordina-tive, migliorando così la regolarità delleandature. E' un movimento relativa-mente semplice, non richiede la riunio-ne e accentua la rispondenza allagamba. Il cavallo è dritto eccetto per

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Meccanica della cessionealla gamba testa al muro

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una leggera flessione alla nuca, gli artiinterni scavalcano gli arti esterni. Il latointerno è determinato dalla leggera fles-sione alla nuca opposta al movimento enon ha alcun riferimento con la mano ela disposizione con cui si opera inmaneggio; è sul lato interno che opera ilprimario aiuto della gamba alla cinghia.Il movimento non deve essere unica-mente laterale ma deve esprimersi conun costante avanzamento. La pista cosìoccupata dal cavallo è suddivisa inquattro linee corrispondenti ad ognunodei quattro arti. La scarsa ginnasticadella muscolatura, come anche la pocacoordinazione nei soggetti più giovani,può portare numerosi cavalli a nonaccettare l'incrocio degli arti con larichiesta di avanzamento e quindi aperdere l'incrocio, intraprendendo unavia retta o incurvando il tronco, oppurea perdere la spinta dell'avanzamentosottraendosi. Entrambi sono gravi difet-ti che impediscono di ottenere l'obbiet-tivo che tale ginnastica si propone. Lareazione più frequente scelta dal caval-lo per sfuggire al lavoro richiesto è porsisu di una linea retta; in questo caso ilcavaliere può essere indotto nella tenta-zione di tirare le redini per ricondurre ilcavallo al movimento laterale. Questaazione deve essere evitata con ogniattenzione; chiedere la cessione ponen-do la testa del cavallo alla parete, aiutaad evitare che il cavallo perda lateralità.Che il bacino del cavaliere debba ade-

guarsi al movimento laterale è naturalema che questo spinga il cavallo nellalateralità è un grave difetto che provocagravi squilibri al cavallo: deve essereassolutamente vietato, a maggior ragio-ne se questo gesto coinvolge il busto.Deve poi essere meticolosamente curatala posizione delle mani così da evitareche siano queste che pretendono di por-tare il cavallo nella direzione voluta. Aquesto proposito, con un cavallo cheaccetti piacevolmente l'esercizio, l'atten-zione a mantenere la leggera flessionealla nuca indurrà il cavaliere a tenere lemani nella corretta posizione. In pre-senza di un ritardo nello spostamentolaterale del treno posteriore la gambainterna attiva potrà agire in posizioneleggermente arretrata; in caso di antici-po del treno posteriore, sarà la gambaesterna a contenere il movimento.

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Cessionesulla diagonale

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Galoppo rovescio

Nel galoppo rovescio il cavallo galoppadestro girando a sinistra o viceversaopponendo flessione alla curva che stapercorrendo; nel fare questo si opponeallo spostamento del baricentro all'e-sterno del piazzamento. Più stretta è lacurva, più il cavallo deve accentuare lacurvatura del dorso in modo tale che alposteriore di spinta è così richiestoanche un carico maggiore e maggioredovrà essere l'impegno delle anche,alleggerendo l'avantreno. Si ottiene unostiramento della muscolatura del costa-to ed un maggiore impegno del poste-riore; in ultima analisi corregge le asim-metrie, rende il tronco più sciolto, è pro-pedeutico alla riunione. Due gli scopi: ladecontrazione e l'ingaggio del posteriorefinalizzato alla riunione.Nel galoppo rovescio il cavallo deve tro-vare da se i propri equilibri attraversoun'idonea progressione, le rigidità inesso presenti lo potrebbero portare acadere nel trotto, ad affrettare il galop-po, a disunirsi, intervenire duramentein una situazione di squilibrio nonporta alcun vantaggio. Il cavaliere devemantenere gli aiuti del galoppo intra-preso ricordando che il lato interno èdeterminato dal galoppo e non dalladirezione intrapresa. Deve permanereun leggero piazzamento dalla parte delpiede di galoppo. Nel caso di errore, ilcavaliere dovrà abituarsi a ripartire al

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Meccanicadel galoppo rovescio

e controgaloppo

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galoppo sullo stesso piede rimanendosulla linea dell'esercizio. Debbono esse-re evitate contorsioni inutili e deve esse-re fatta attenzione alla corretta posizio-

ne delle gambe, l'attività maggiore del-l'esercizio viene dall'impiego dellagamba interna che è quella deputata amantenere l'ingaggio del posteriore.

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Serpentina

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Spalla in dentro

E' sicuramente un esercizio propedeuti-co alla riunione di grande efficacia; conlo stiramento della muscolatura esternae la contrazione dell'interna rende ilcavallo simmetrico, lo rende quindi piùdiritto, sfruttando così al meglio la spin-ta dei posteriori. Il cavallo muove nelladirezione laterale e in avanti con unaflessione costante dalla nuca alla coda(piazzamento); nel fare ciò l'arto ante-riore interno scavalca l'anteriore ester-no. Per effetto della flessione degli artiposteriori che marciano in parallelo,l'interno deve portarsi decisamentesotto la massa e nel fare questo deveabbassare l'anca corrispondente. Nelportarsi in avanti la pista è suddivisa intre linee disegnate: dall’anteriore inter-no, dal bipede diagonale esterno, dalposteriore esterno. Il cavaliere devearrotondare il cavallo attorno alla azio-ne della gamba interna, la quale haanche il compito di ingaggiare il poste-riore interno; la gamba esterna contienegli eventuali sbandamenti della groppa;la redine interna invita alla flessionealla nuca mentre l’esterna contiene laeccessiva flessione dell'incollatura dimodo che questa non vada ad appesan-tire l'anteriore interno, il busto deverimanere in asse con il cavallo sebbeneuna porzione di peso maggiore sia cari-cata sulla staffa interna. Si intuiscefacilmente come la muscolatura del lato

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La spalla in dentro

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esterno del tronco subisca uno stira-mento, mentre un potenziamento siaottenuto attraverso l'attività dellamuscolatura interna ed in modo parti-colare dalle fasce addominali; l'abbas-samento dell'anca potenzia grandemen-te tutta la muscolatura dell'arto poste-riore impegnato. Nell'iniziare l'eserciziodi spalla in dentro come anche nelrimettere il cavallo diritto debbono esse-re spostate le spalle, non le anche.L'avantreno deve diventare leggero, laparte più mobile del cavallo.

Il punto di osservazione migliore perverificare la corretta esecuzione di unaspalla in dentro è nella sua visione daldavanti; si può osservare il disegnodelle tre linee, l'abbassamento dell'ancainterna ed anche la corretta posizione ditesta e collo.Nelle esecuzioni compiute lontano dallaparete, ove questo aiuto al contenimen-to della groppa viene a mancare, deveessere fatta molta attenzione che sianole spalle ad essere spostate all'interno eche non sia il treno posteriore a sban-dare. E' evidente come il cavallo, disponendo-si su quattro linee come nella cessionealla gamba, eviti la flessione e di conse-guenza la necessità di abbassare l'ancainterna. Il cavaliere deve possedere unabuona coordinazione degli aiuti, evitaretrazioni sulle redini, contorcimenti delbusto, azioni improprie dello sperone.L'imperfetta esecuzione è una faseintermedia che deve essere accettata equesta sarà tanto più breve, quantomaggiore sarà la rispondenza del caval-lo. La spalla in dentro è un eserciziomolto importante nell'addestramento diun cavallo sportivo, anche se esiste unmomento preciso in cui può essererichiesto; un cavallo che non sa mante-nere la propria flessione in un circolo,che non sa coordinare il proprio movi-mento in una cessione alla gamba, è uncavallo a cui non è possibile richiedereuna spalla in dentro.

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Groppa in dentro,groppa in fuori,appoggiata

La meccanica della groppa in dentro otravers, della groppa in fuori o renvers oancora dell'appoggiata, è la stessa. Ilcavallo ha una flessione dalla nuca allacoda, gli arti esterni alla flessione sca-valcano gli arti interni. Infatti questiesercizi si differenziano solo per la posi-zione relativa al maneggio in cui sonoeseguiti; nella groppa in dentro il caval-lo marcia lungo la pista, formando unangolo con la parete di circa 30°; nellagroppa in fuori è la groppa ad essereverso il muro e forma lo stesso angolocon la parete; nell'appoggiata infine l'e-sercizio avviene lungo una diagonale. E'questo il movimento laterale più com-plesso: richiede al cavallo una buonamobilità del tronco, un'ottima coordina-zione e sviluppa grandemente la capaci-tà di riunione, specie del posterioreinterno per effetto della flessione, maanche del posteriore esterno al quale èrichiesta una grande mobilità articolareper sopravanzare l'interno, cosa chepuò succedere solo con una buona fasedi sospensione. La lateralità del movi-mento, sempre accompagnata dall'a-vanzamento, è indicata dal peso delcavaliere che disponendosi prioritaria-mente sul lato interno, invita la based'appoggio a guadagnare terreno in

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Meccanicadell’appoggiata

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quella direzione, dicesi peso traente.D'altra parte ridurre all'azione dellagamba esterna il compito di indicare lalateralità del movimento, porterebbe ilcavallo ad una contrazione muscolaredel lato esterno del tronco con la conse-guente perdita del piazzamento. Lagamba interna è la garante dell'avanza-mento del posteriore interno e nel con-tempo è attorno ad essa che il cavallo siflette; ancora una volta la mano internainviterà alla flessione e la mano esternala conterrà. La complessità del movi-mento richiede al cavaliere una buonacapacità di coordinazione degli aiuti neimovimenti laterali che deve già esserestata acquisita nel lavoro in spalla indentro. Gli errori più comuni in questogenere di esercizio sono la cattivagestione del busto, il quale non deveessere coinvolto nell'azione di pesotraente, la perdita di elasticità dellebraccia che condiziona l'impostazionedel piazzamento, l'eccessivo uso, spesso

scorretto, della gamba esterna. Per que-ste ragioni è opportuno proporre l'eser-cizio alle andature basculate solo quan-do è ben eseguito al trotto.In particolare, il passo è una andaturache per la sua caratteristica di nonavere fase di sospensione e per la com-plessa coordinazione che richiede alcavallo, si configura come la più diffici-le da cui ottenere delle corrette esecu-zioni dei movimenti laterali propedeuti-ci alla riunione. Nel galoppo è da predi-ligere il lavoro in appoggiata, in quantoil traversarsi del cavallo al galoppo, checerto non è la groppa in dentro, è unadelle più frequenti difese ad impegnareil posteriore interno sotto la massa; lacattiva esecuzione in questo caso fini-rebbe con l'incoraggiare un difetto.Le più frequenti difese del cavallo all'im-pegno muscolare che questo eserciziorichiede sono, ridurre l'avanzamento,perdere il piazzamento, portare il poste-riore interno fuori dalla massa da spin-gere facendo precedere le anche sullespalle. Quando si verifica il primo casol'esercizio deve essere interrotto e cideve essere una decisa richiesta diavanzare; è sempre bene che questiesercizi siano intervallati da transizionialle andature medie o allungate. Nelsecondo caso dovrà essere ritrovato ilpiazzamento per mezzo di una spalla indentro; nel terzo è ancora la spalla indentro che permette la correzione conuna decisa richiesta di avanzare.

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Passi indietro

I passi indietro debbono essere richiestial cavallo nel momento in cui si è verifi-cata una buona sottomissione e unachiara volontà di avanzare. Nel passo indietro il cavallo sposta iltronco all'indietro e porta successiva-mente indietro i bipedi diagonali perriequilibrarsi. Ciò avvenendo, si verifica un'arretra-mento del baricentro, un alleggerimen-to del treno anteriore, una marcata fles-sione longitudinale della regione lomba-re, uno stiramento dei glutei e il lavorodi psoas e addominali; davanti agisconopettorali e brachio cefalico, oltre chetrapezio toracico e dentato ventrale.Sono gli stessi muscoli che intervengo-no nel movimento in avanti, ma nelpasso indietro, specie i posteriori, agi-scono in modo più intenso e più lento,dovendo spostare la massa del corposul posteriore, anziché il posterioresotto la massa. Un esercizio quindi che,oltre allo stiramento di alcune fasce,potenzia la muscolatura. Ma perché abbia un valore come eserci-zio ginnico, deve essere eseguito inmodo che il cavallo retroceda rimanen-do diritto, con passi ampi e regolari,senza contrasti con l'imboccatura, inogni momento sempre pronto ad avan-zare. Il cavallo che affretta, che si tra-versa, che trascina gli anteriori, che sipone contro la mano o passa sopra la

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Meccanica dei passi indietro

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mano abbassando la schiena, impeden-do quindi la flessione lombare, non solonon fa un buon esercizio, ma in lui sicrea un danno oltre che fisico, morale,dovuto dal coatto e spiacevole arretra-mento con la schiena bassa. Il passoindietro può essere insegnato al cavallocon il lavoro a terra; a cavallo montatodeve essere richiesto come risultato diun lavoro preliminare compiuto. Di per se, nulla aggiunge allo sviluppodella muscolatura della schiena.Prima di tutto non deve essere esercita-ta nessuna trazione dalla mano delcavaliere; è l'azione delle gambe, chedevono essere leggermente arretrate,sulla mano che resiste, che induce almovimento retrogrado; il cavaliere devealleggerirsi nella sella discendendomaggiormente nell'inforcatura; in nes-sun caso arretrare con il busto oltre laverticale, ma semmai avanzare di pococon quei soggetti che hanno poca prati-ca dell'esercizio.Deve essere evitata accuratamente l'a-zione forte dello sperone; se questa pro-voca tensioni si irrigidirà la schiena esenza un innalzamento della schiena ilcavallo non può arretrare correttamen-te. La corretta esecuzione dell'alt è unelemento fondamentale per la buonariuscita dei passi indietro.La condizione di equilibrio determinatadal corretto piazzamento nell’alt con-sente, infatti, la disinvoltura e l’elastici-tà del movimento.

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Meccanica dei passi indietro

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Cambio di galoppoin aria

Il cambio di galoppo in aria è in sostan-za una partenza al galoppo dal galoppo,un cambio che avviene nella fase disospensione tale per cui il cavallo modi-fica lo schema dell'andatura cambiandoil piede del primo tempo e di conse-guenza le altre fasi. L’utilità della capa-cità di cambiare galoppo in equilibriodurante un percorso è facilmente intui-bile. E' un movimento che il cavallo pra-tica naturalmente, ma perché questoavvenga nella conservazione dell’equili-brio e della regolarità dell'andatura, èindispensabile che il cavallo abbia svi-luppato una buona capacità di portarepeso ed una buona simmetria muscola-re; gli sono altresì richieste buone capa-cità coordinative e forza. Ciò è eviden-ziato nei cambi in serie. Una ben mar-cata fase di sospensione è necessaria.L’esecuzione dei cambi nel galoppoaccorciato è insufficiente, laddove l'im-pulso è mancante; nel galoppo esagera-tamente ampio, invece, anche in pre-senza di una buona fase di sospensio-ne, il movimento è più radente al terre-no; la coordinazione richiesta è maggio-re e così anche i rischi di squilibrio.Deve quindi essere ottenuta una buonariunione, con una fase di sospensioneben marcata. Nell'esecuzione deve esse-re prevista la capacità di inserire la

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Meccanica dei cambi di galoppo

3° tempo galoppo destro

Sospensione

1° tempo galoppo sinistro

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mezza fermata nel momento opportunoe ancora la capacità di cambiare gliaiuti da un galoppo all'altro, rapida-mente e senza azioni brusche (tempi-smo e coordinazione). In assenza di unabuona coordinazione si può verificareun irrigidimento della mano nelmomento del cambio; ciò, riducendo lamobilità dell'incollatura, riduce la pos-sibilità di bascula e di flessione chesono della massima importanza in que-sto movimento. Altrettanto grave è loslancio del busto del cavaliere nell'effet-tuare il cambio di ripartizione dei pesi;gli squilibri che questo comporta nonpossono essere in alcun modo compen-sati dal cavallo. L’azione forte dello spe-rone della nuova gamba esterna, nell'effettuazione di un cambio, crea unacontrazione muscolare di quel lato che,seppure è uno stimolo all'avanzamentodel posteriore, nella rigidità, può farperdere coordinazione o scatenare veree proprie difese. A questi errori delcavaliere o all'assenza di simmetria ecoordinazione nel cavallo sono ricondu-cibili le ragioni di una cattiva esecuzio-ne evidenziata dal traversarsi, appog-giare, cambiare prima con il treno ante-riore e poi con quello posteriore e vice-versa. In tutti questi casi si deve rimet-tere il cavallo nella serenità facendoloenergicamente avanzare diritto, poiriunendolo gradualmente in un circolo;si riproporrà l'esercizio, meglio se nellasua forma più elementare.

Piroetta

Un buon esercizio di verifica dell'ottimariunione raggiunta è la piroetta; è unarotazione o volta molto stretta nellaquale il cavallo descrive con gli anterio-ri un circolo attorno ai posteriori, iquali, seppure sul posto, mantengono ilmovimento dell'andatura levandosi eposandosi. Può essere eseguita al passoe al galoppo ed il cavallo mantiene unpiazzamento nella direzione del movi-mento. Al passo le mani spostano lespalle (l'esterna contiene), la gambainterna alla cinghia deve rimanere atti-va per invitare il posteriore alla levatasul posto; la gamba esterna contiene lagroppa, il peso aiuta l'arretramento delbaricentro del cavallo e nel contempoindica la direzione del movimento. Ilcavallo deve saper portare il proprio

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Meccanica della piroetta

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peso agevolmente, non vi può esserenessun contrasto o rigidità, se non ascapito della regolarità e dell'equilibrio.Il movimento può essere eseguitodimezzato, in questo caso la rotazionesarà di soli 180 gradi, minori saranno ledifficoltà di esecuzione.

Movimenti specificidelle competizioni diDressagedal regolamento di Dressage,

articolo 414.

Il passage è un trotto misurato, moltoriunito, molto rilevato e molto cadenza-to. E' caratterizzato da un pronunciatoimpegno delle anche e da una accen-tuata flessione del ginocchio e dei gar-

retti, così come dall'eleganza e dall'ela-sticità del movimento. Ogni bipede dia-gonale si alza e si posa alternativamen-te con una cadenza molto regolare edun tempo di sospensione aumentato.

dal regolamento di Dressage,

articolo 415:

Il piaffer è un movimento diagonale,estremamente riunito, rilevato e caden-zato e che dà l'impressione di essereeseguito sul posto. Il dorso del cavallo èmorbido e vibrante. La groppa si abbas-sa leggermente, le anche e i garretti atti-vi e molto impegnati danno alle spalle ea tutto il treno anteriore una grandeleggerezza, libertà e mobilità dei movi-menti. Ogni bipede diagonale si alza e siposa alternativamente con una cadenzamolto regolare ed un tempo di sospen-sione aumentato.

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Mezzo giro sulle anche

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Barriere e cavalletti

Il lavoro del cavallo su barriere a terra ecavalletti è di grande utilità nel lavoro inpiano come nella preparazione al salto;dimensionando diversamente l'interval-lo tra le barriere il passaggio su di essepuò essere eseguito alle tre andature econ diverse ampiezze.

Questo esercizio sviluppa la coordina-zione e la regolarità delle andature,induce il cavallo a rilevare maggiormen-te gli arti, può essere usato per verifica-re l'assetto del cavaliere.Le distanze tra le bariere e tra i caval-letti possono variare in base alla finali-tà dell'esercizio a partire da m. 0,80 peril passo, da m. 1,20 per il trotto, da m.2,50 per il galoppo.

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12. Saltare

Passaggio al trottoAnteriore

sinistro

Anteriore

destro

Tracce di un

passaggio al trotto

Passaggio al

galoppo anteriore

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L’assetto

La simmetria raggiunta con il lavoro inpiano consente al cavallo di mantenersidiritto sulla traiettoria del salto e otti-mizzare la spinta, di girare facilmentemantenendo equilibrio, di avere impul-so sufficiente per affrontare i compitiproposti da un percorso. La componen-te essenziale per la buona riuscita di unpercorso di salti è indubbiamente lapreparazione del cavallo in piano. Latecnica e lo stile nelle prove ad ostacolihanno una storia relativamente breve eforse per questo ancora risentono dellepolemiche che hanno infiammato gliinizi del '900. La tecnologia e gli studisulla meccanica del movimento consen-tono di proporre un metodo che abbiasolide basi razionali, partendo dai prin-cipi enunciati e sperimentati dal capita-no Federico Caprilli, sino alla loroattuale evoluzione, frutto di una conti-nua sperimentazione.Non si può parlare di una posizione sulsalto: il cavaliere, per adeguarsi almovimento, continua a cambiare posi-zioni allo scopo di mantenere insiemeed equilibrio con il cavallo. Il cavaliereregola il proprio movimento a quello delsuo cavallo nella massima leggerezza.L'aderenza al cavallo sarà garantita daipolpacci, dalla parte bassa delle cosce edall'appoggio sulle staffe e di conse-guenza dal ginocchio aderente e mobile.Il piede appoggia sulla staffa nel punto

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Comportamento degli angoli articolaridel cavaliere nelle diverse fasi del salto

Fase della battuta

Fase ascendente

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più largo, con il piede tendenzialmenteparallelo al costato del cavallo ed il tal-lone appena più basso della punta, conla caviglia elastica, pronta a scendere.Nella fase di avvicinamento, il cavalieresi avvicina al cavallo scendendo con leginocchia, la parte bassa delle cosceavanza, il busto leggermente inclinatoin avanti aspetta la battuta a spalleaperte, lasciando libere le reni delcavallo. La mano rimane in contattoassecondando una incollatura tesa, lapunta del naso in avanti all'altezza delgarrese o poco più in alto.Nella fase ascendente della parabola ilbusto del cavaliere segue il movimentodell'incollatura; s'inclina e si abbassa;l'angolo dell’articolazione del ginocchiosi apre; la parte alta della coscia bascu-la in avanti, la parte bassa scende nellasella ed è ad essa saldamente aderente.I polpacci sono il secondo punto di mas-sima aderenza; ginocchio e tallone siabbassano, quest'ultimo per effettodella discesa del primo. La mano, senzaperdere contatto, concede totale libertàall'incollatura del cavallo.Nella fase culminante, la situazionepermane, ma gli angoli del bacino,ginocchio, tallone, sono più chiusi alloscopo di essere il più possibile vicini alcavallo. Il ginocchio è sempre spintomolto in basso; questo avanzare delbusto e dell'inforcatura garantiscono dinon rimanere in ritardo rispetto almovimento del cavallo.

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Fase culminante

Fase discendente

Comportamento degli angoli articolaridel cavaliere nelle diverse fasi del salto

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Nella fase discendente la meccanica delgesto e la forza di gravità tendono alasciare il cavaliere in ritardo.L'articolazione del bacino è costretta adaprirsi per evitare l'arretramento sullasella. E' l'elasticità delle reni del cava-liere che permette alla coscia di mante-nere aderenza ed al ginocchio di rima-nere basso in avanti. Non sono le spalleche devono essere spostate indietro, mail bacino che deve essere portato avantisotto le spalle. Questo riposizionamentodel bacino avviene anche grazie ad unatrazione operata dalle gambe; perchéquesto avvenga i polpacci discesi eangolati debbono essere aderenti alcostato. Malgrado il corretto adegua-

mento al cavallo, il ginocchio, in questafase, tende a risalire leggermente; que-sto gli permetterà di scendere almomento della ricezione per ammortiz-zare il peso del cavaliere. Nella fase diricezione, la parte alta del cavaliereprende un ritardo dovuto all'inerzia chetende a farlo sedere in sella; ciò vieneevitato da una azione delle reni chespinge in avanti e verso il basso le suenatiche, allo scopo di portarle sotto lespalle. L’azione risulta possibile solo sela posizione del polpaccio rimane cor-retta e aderente. Coscia e ginocchiovanno con le natiche avanti basso, ilpeso è sempre scaricato sulla staffa.Nel salto gli elementi da osservare sono:

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Rapporto tra busto del cavaliere e testa e corpo del cavallo

Testa del cavaliere

Testa del cavallo

Corpo del cavallo

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la posizione ferma del polpaccio, lacoscia aderente, la discesa del ginoc-chio, il controllo delle spalle che nondebbono arretrare o avanzare brusca-mente, l'elasticità delle reni, l'elasticitàdi gomito e spalla che consentono laceduta delle mani. Nella fase aerea dellaparabola l'allineamento tra spalla,mano, bocca del cavallo rivela la corret-tezza del gesto. E' importante osservareil comportamento dell'incollatura delcavallo e del busto del cavaliere in rela-zione tra loro: può dare preziose indica-zioni. Essi seguono due linee abbastan-za simili essendo entrambi bilancieridel binomio, l'alterazione di questo rap-porto denota una perdita d'insieme.

L'allievo non deve mai precedere ilmovimento del cavallo. Specie nella fasedella battuta deve essere richiamatal'attenzione del cavaliere sulla capacitàdi aspettare e seguire il movimento delcavallo.L’eventuale ritardo deve essere recupe-rato con l'avanzamento del bacino e ladiscesa del ginocchio. La spiegazioneteorica non basta a modificare un gestosbagliato: gli slanci del busto come losfilare indietro del bacino sono gestiirrazionali che provocano gravi squilibrial cavallo, possono essere corretti solonella continua ripetizione del gesto delsalto.

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Il percorso

Nell'impostare un percorso di salto, imodesti interventi, l'azione passivanella fase di avvicinamento agli ostaco-li, che già sono capacità di un cavaliereesperto, sono il modo di intervenire piùelementare, il più educativo per il giova-ne cavallo. L’intervento con energiciaiuti propulsivi nella messa in mano,dove il cavaliere regola l'ampiezza dellefalcate di galoppo per portare il cavalloalla battuta nella distanza dal salto piùfavorevole, è certamente più efficace erichiede un livello maggiore di addestra-mento nel cavallo ed una maggior raffi-natezza nell'impiego degli aiuti; è forseanche il modo di gestire un percorso piùfrainteso; troppo spesso nell'accorciare,anziché la riunione viene richiesta laperdita d'impulso che è l'esatto opposto.Una tale impostazione di gara richiedeun ottimo colpo d'occhio per giudicarel'eventuale necessità di un intervento,un ottimo tatto equestre per inserirel'intervento degli aiuti nel momentoopportuno senza perdere equilibrio eimpulso. Per tatto equestre si intendequella somma di qualità degli aiuti e disensibilità che individuano un ottimocavaliere.I primi salti al galoppo possono essereaffrontati quando l'assetto ha acquisitoin piano una certa solidità ed elasticità;esaminando il cavaliere galoppare sul-l'inforcatura, gli angoli dell'anca, del

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Principali tipi di salti

Passaggio di sentiero

Oxer

Muro con ponte

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ginocchio e della caviglia si aprono e sichiudono; svolgono un ruolo di ammor-tizzatori e consentono alla parte alta delcavaliere di muoversi su un piano oriz-zontale, mentre il movimento del caval-lo segue una linea sinusoidale. La sellasi allontana e si avvicina al glutei senzavenire tuttavia in contatto con loro. Lamano segue, in contatto, la bascula del-l'incollatura. Il cavaliere deve essere ingrado di ottenere transizioni fluide,senza contrasti.In primo luogo il cavaliere deve appren-dere l'indipendenza della mano di fron-te al salto. Una buona mano che sacedere nel lavoro in piano potrebbe irri-gidirsi nell'azione del galoppo che pre-para il salto. Contemporaneamentedeve essere verificato l'equilibrio inseri-to nel movimento del galoppo, unicacondizione che permette l'indipendenzadella mano. Se il cavallo affretta o perdeequilibrio, l'esercizio deve essere inter-rotto con la ripetizione di un circolo e,se necessario, con altre figure al galop-po sino a che il cavallo non perde la ten-sione. Nel corso di questo lavoro, ditanto in tanto deve essere rípresentatoall'esercizio senza che questo vengasvolto. Non deve essere persa di vistal'esecuzione dei movimenti prima edopo il salto che sono parte integrantedell'esercizio.Saltare è dunque indispensabile perchécavallo e cavaliere acquistino confiden-za con questo gesto atletico, ma essen-

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Fosso

Riviera

Verticale con tavola e barriere

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do un esercizio particolarmente logo-rante per il cavallo, va amministratocon grande oculatezza. Innanzitutto evi-tando gli inutili sforzi procurati dall'al-tezza del salto; ben inteso il cavallo deveavere coscienza dei propri mezzi e deveaver avuto una buona esperienza, sem-pre improntata alla progressione, dellecategorie di concorso che è chiamato adaffrontare. Altro elemento da osservareè la natura del terreno, che deve esserecompatto e moderatamente elastico,assolutamente piano, senza buche oavvallamenti. Se vi è un limite di saltinelle gambe del cavallo, non vi è limiteal numero di salti che può fare il cava-liere. La possibilità di montare piùcavalli soddisfa pienamente queste esi-genze; se poi i cavalli hanno una strut-tura morfologica e gradi di addestra-mento diversi, ancor meglio: la quantitàe la qualità delle esperienze che il cava-liere potrà acquisire saranno più varie equindi migliori. Debbono essere evitatiquei cavalli che, disgustati da esperien-ze negative, hanno timore del salto e loaccusano come un gesto doloroso ocomunque che incute loro paura. Talisoggetti non insegnano nulla, anzi,avviliscono anche il cavaliere più esper-to, opponendo alla sua volontà continuirifiuti. Pochi uomini di cavalli hanno l'a-bilità e la pazienza necessarie per recu-perare questi soggetti all'attività atleti-ca. L’esigenza di montare più cavallidiventa necessità quando il giovane che

ha sempre montato ponies deve passa-re all'attività a cavallo. La dinamica del-l'uno e dell'altro sono molto diverse,specie nell'esercizio del salto; per tempodovrà essere programmato il necessarioaffiatamento con il cavallo, prima che,esaurita la stagione ponies, si debbanoaffrontare gli impegni agonistici a caval-lo. Per ottimizzare lo sforzo atletico delsalto il cavallo deve battere ad unadistanza dall'ostacolo che gli permettadi superarlo agevolmente, senza acro-bazie. La capacità di valutare corretta-mente una distanza è frutto di unagrande sensibilità associata alla com-prensione del ritmo e della cadenza delgaloppo. Non può essere richiesta apriori, deve essere ricercata dal cavalie-re partendo dalla regolarità e dall'equi-librio con i quali il cavallo galoppa traun salto e l'altro. Le tensioni che inne-sca una eccessiva preoccupazione delladistanza impediscono di ascoltare ilcavallo e quindi, col tempo, di saperlavalutare. In ogni caso se il cavallo siavvicina al salto, poco impegnato, privod'impulso, non ci sono le condizioni perpoter mettere una buona distanza.In nessun caso la ricerca della distanzadeve far perdere di vista il problemaprincipale: saper aspettare la battutadel cavallo. Sempre a proposito dellaricerca della distanza va detto che labattuta non deve essere sempre ricerca-ta nell'area più vicina al salto. Con icavalli giovani che debbono essere

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responsabilizzati e che non debbonosaltare ostacoli troppo alti o in certesituazioni in campagna, l'area ottimaledi battuta può variare molto da cavalloa cavallo e deve poter essere da questodeterminata con una certa autonomia.Anche lo sguardo condiziona i compor-tamenti del corpo e da segnali che ilcavallo percepisce; guardare il piede delsalto incita il cavallo ad avvicinarsi,guardare la sommità lo incita a partirepiù lontano.Lo svolgimento di un percorso con osta-coli di diversa natura comporta il com-binare circoli, diagonali, cambiamentidi direzione, con le variazioni di equili-brio determinate dai singoli salti. Tuttociò richiede variazioni nell'assetto delcavallo che sempre debbono avvenire incondizione di equilibrio con impulsosempre presente e con precise scelte didirezione. I difetti di esecuzione deimovimenti in piano al galoppo sono poiquelli che generano le difficoltà sui sin-goli salti. Il cavallo deve poter arrivare alsalto diritto per ottimizzare la spinta deiposteriori, deve poterci arrivare in buonequilibrio per ben organizzare la battu-ta. Vediamo così che una girata maleseguita con una perdita di flessione,un avvicinamento ad un galoppo traver-sato, un galoppo disunito, un galopposulle spalle contro la mano, sono spes-so all'origine di una distanza sbagliatacon quel che ne consegue, sia questauna fermata o un abbattimento. E' più

facile che il cavaliere in queste condizio-ni si lamenti di più della sua mancanzadi “occhio" che non delle cattive condi-zioni in cui è stato impostato l'avvicina-mento.Capire che nella giusta cadenza la valu-tazione della distanza è più facile siaper il cavallo che per il cavaliere è fon-damentale. Per questa ragione i primipercorsi non debbono porre problemi almantenimento di una cadenza regolare;non debbono richiedere girate strette,variazioni di ampiezza, frequenti cambidi galoppo. Quando sarà ben capito ilconcetto di regolarità, allora la preoccu-pazione del cavaliere dovrà essere postasul mantenimento della cadenza in con-dizioni di difficoltà sempre maggiori evarie.Gli elementi che occorre tener presentinel cavallo durante l'esecuzione di unpercorso debbono essere impulso, equi-librio, direzione. Questi tre elementisono principalmente compromessi inalcune situazioni di percorso. l'impulsoe in parte l'equilibrio nelle girate, l'equi-librio nelle variazioni di ampiezza e neidislivelli, la direzione ogni qual volta lospazio di avvicinamento o la fronte del-l'ostacolo è ristretta.Molti cavalieri ritengono sia più faciletrovare la giusta distanza di un saltovenendo da una dirittura che da unagirata stretta; ciò è vero solo se nellagirata il cavallo perde impulso o equili-brio, altrimenti, la minor ampiezza delle

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falcate ottenuta in girata meglio con-sente al cavallo di "aggiustare" la battu-ta. Tanto più ampie sono le falcate,tanto più difficile riesce la correzione.Ciò è facilmente comprensibile e spiegai vantaggi nel montare i ponies in per-corso. Anche statisticamente gli ostaco-li posti dopo lunghe diritture risultanospesso errorabili. Ovviamente se ilcavallo giunge alla battuta ancora inflessione avrà grosse difficoltà ad impie-garsi simmetricamente nella fase pro-pulsiva; quindi, anche in girata, l'am-piezza di questa, quindi la direzione,riveste la massima importanza. In effet-ti i tre elementi: impulso, equilibrio,direzione, debbono essere sempre pre-senti. L’aver identificato le situazioniove è più facile che vengano a mancarenon significa che negli altri momentipossano essere ignorati.Un elemento da non trascurare è losguardo che deve essere rivolto nelladirezione che deve essere intrapresacon il dovuto anticipo. All'uscita della

girata lo sguardo è già rivolto all'ostaco-lo; sul salto è già rivolto nella direzionedel salto successivo. Nella richiesta diun cambio di galoppo su di un salto, seil cavallo si riceve falso o disunito, sieseguirà una transizione al trotto, quin-di si riprenderà il galoppo corretto; que-sta deve diventare un'abitudine anchein esercizi di percorso; perché il cavalloimpari a cambiare il suo galoppo senzatransizione al trotto occorre un buonequilibrio. Gli esercizi di salto possonoessere composti ed integrati e dar vitaad un infinito numero di esercizi il cuisolo limite all'allestimento è la fantasiadell'istruttore e il materiale a disposizio-ne. Va da sé che debbono essere rispet-tate le possibilità biomeccaniche delcavallo, il principio di progressione, edeve essere chiara la finalità.In particolare l'esecuzione di una seriedi esercizi, prima eseguiti separatamen-te e poi in circuito, è uno dei lavori chemeglio preparano al percorso.

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Meccanica di una combinazione “dentro - fuori”

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Linee e combinazioni

Nelle linee e ancor di più nelle combi-nazioni sono valorizzate le doti di equi-librio e le capacità di valutazione delladistanza nel cavallo.L’esercizio su alcune di queste ove sonorichieste variazioni di ampiezza nell'an-datura richiedono un buon grado disottomissione e di impulso, ovvero larispondenza agli aiuti necessaria. Menofalcate di galoppo sono poste tra unsalto e l'altro, tanto più diventanoimportanti queste capacità. Il lavoro sulinee e combinazioni è importante, nonsolo per affrontare le difficoltà del per-corso, ma anche come utile ginnasticapropedeutica.In particolare la ginnastica effettuata sucombinazioni dentro fuori ha un grandevalore atletico. In questo esercizio, dopola ricezione degli anteriori a cui normal-mente segue la fase di sospensione, ilposteriore è chiamato rapidamente aterra per imprimere la spinta al saltosuccessivo. Alla ricezione il cavallo sicomprime come una molla sugli ante-nori; a questo movimento partecipanotutte le strutture dell'arto anteriore:tendini, legamenti e muscoli. Vieneinoltre sollecitata la struttura muscola-re che sorregge il tronco tra le spalle.Tutta la struttura si carica come unamolla, distendendosi e contraendosi poiper sollevarsi nell'elevazione successi-va, nel tempo di sospensione si inarca

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Esame della distanza di combinazioniad un tempo di galoppo, costruite

con diversi tipi di salto

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la schiena. Il treno posteriore si impe-gna sollecitando la cerniera lombosacrale e flettendo la colonna vertebralenella posizione toraco lombare.Tale ginnastica sviluppa lo scatto e l'e-lasticità dei muscoli preposti all’eleva-zione del treno anteriore nell'affrontarel'ostacolo, favorendo l'impegno e la fles-sione della colonna vertebrale e dell'ar-ticolazione dell'anca. Il ritmo dei movi-menti stimola il coordinamento e la sin-cronia, grazie ad un impegno armonicoe ripetitivo che non sovraccarica ecces-sivamente le strutture articolari comeaccade nei salti di altezza elevata. Ledistanze che si pongono negli intervalli

dentro e fuori determinano il grado didifficoltà dell'esercizio. La quantità deglielementi in serie sono l’altro elementoche concorre a determinare la difficoltàcon l'altezza dei salti, ovviamente, chenon deve mai essere eccessiva quandosi utilizza l'esercizio come ginnastica.Altro discorso è quello che riguarda lecombinazioni ad uno o due tempi: talicombinazioni possono essere poste adistanze variabili per ginnasticare ilcavallo ad aumentare o diminuire l'am-piezza della falcata o delle falcate digaloppo che costituiscono l'intervallotra i due salti. Gli elementi da conside-rare, oltre a quanto già è stato detto

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Esempio di

alcune ginnastiche

di salto con

ingresso al trotto

o galoppo

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sulle tipologie di ostacoli, sono: che lafalcata di galoppo dopo la ricezionetende ad accorciarsi per l'effetto dina-mico determinato dall'impatto al terre-no dopo la parabola; con l'aumento del-l’altezza dell'ostacolo la falcata dopo laricezione si accorcia ulteriormente. Nelcaso poi l'ingresso sia effettuato al trot-to, la parabola ha minor ampiezza, per-tanto la ricezione è più vicina al salto;quando la prima di una serie di combi-nazioni è dentro fuori, la meccanica diesecuzione di quest'ultimo tende adaccorciare la falcata successiva. Daquanto osservato risulta evidente che ladistanza tra i due o più elementi di una

combinazione può variare grandementea seconda dell'esercizio che si intendeproporre; tuttavia alcuni elementi devo-no essere sempre tenuti presenti: lacostruzione dei salti che compongono lacombinazione, l'ampiezza della falcatache si intende ottenere, la natura delterreno, la disposizione della combina-zione. La costruzione di esercizi di saltoin linea o in combinazione deve essereadeguata al livello tecnico del cavallo edel cavaliere, non è quindi possibileindicare misure per le distanze tra gliostacoli che non tengano conto dellafinalità dell'esercizio, sommando l'areadi ricezione con l'ampiezza delle falcate

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richiesta per il numero delle falcate,sommando poi l'area di battuta, si potràottenere la misura corretta.Pretendere da un cavallo sopra lamano, che galoppa a schiena bassa, unesercizio che gli richiede un galopporiunito con distanze molto corte è untragico errore. L’esercizio che è statosvolto con facilità dal cavaliere famosocon cavalli ben preparati, si trasforme-rà in una trappola per il cavallo impre-parato. Non creerà nessun migliora-mento, ma proprio perché inadeguatofarà perdere la fiducia nei pochi mezziche il cavallo possiede.Per quanto riguarda le linee, sebbenetutto quanto sino a qui detto abbiapiena validità, si devono considerare iseguenti elementi. La distanza tra isalti, che costituisce una linea, quantopiù è corta, tanto meno consente unadifferente interpretazione. In altro caso la linea è interpretabileregolando l'ampiezza della falcata delgaloppo così da porre più tempi o menotempi. L'impostazione della linea è pre-feribile avvenga nell'avvicinamento delprimo elemento: solo nei casi di lineemolto lunghe, possono essere fattiinterventi sull'ampiezza della falcatadopo la ricezione del primo elemento,purché gli interventi non vadano a dis-turbare l'equilibrio del cavallo. Va da seche l'identificare i tempi di galoppo sulinee superiori ai 20 m. è più un confor-to per il cavaliere, che altro; un cavallo

ben equilibrato e non disturbato dalcavaliere sceglierà responsabilmente lasoluzione migliore. Il cavallo derespon-sabilizzato al primo errore del cavalieresi troverà in difficoltà.Un discorso a parte meritano le lineespezzate; se la scelta operata su di unalinea in dirittura, per ottenere unabuona esecuzione prende in considera-zione la cadenza in una ampiezza ade-guata della falcata, nella linea spezzata,oltre a questi elementi, deve esserepreso in esame il tracciato più idoneo. Il che significa che il cavaliere è respon-sabilizzato nella scelta della direzione,nella scelta del galoppo al quale ricever-si, nel garantire che la flessione richie-sta avvenga in equilibrio.In nessun caso deve essere fraintesol'impulso con la velocità o con l'ampiez-za: il primo deve essere sempre presen-te, anche in assenza delle altre. La toni-ca rilassatezza del cavaliere permette distemperare molte tensioni presenti nelcavallo. Negli esercizi al galoppo non precedutida barriere a terra, l'avvicinamento e labattuta rivestono un'importanza fonda-mentale per la corretta esecuzione diuna linea, così come il primo tempodopo la ricezione dal primo salto, dall'e-quilibrio di questa falcata di galoppo edi conseguenza dall'insieme del cavalie-re in questa fase, dipendono le possibi-lità di contenere od aumentare le suc-cessive falcate.

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Primi salti

Le prime esperienze in campagna devo-no essere fatte nelle migliori condizionidi sicurezza per il cavaliere e per ilcavallo. Il cavaliere dovrà sostituireall'abituale cap un casco rigido e indos-sare un giubbotto protettivo per laschiena, il cavallo dovrà avere le oppor-tune protezioni. Se nel comune lavorodi salto in maneggio possono bastarestinchiere anteriori e paranocche e nellavoro in piano le sole fasce, per la cam-pagna è preferibile che siano usate stin-chiere anteriori e posteriori, con unbuon rinforzo protettivo nell'areamediale, paraglomi, anche per quei sog-getti che non si raggiungono.L'imboccatura deve essere gradita dalcavallo, il quale deve essere ad essarispondente. E' preferibile che due soleredini colleghino le mani alla bocca. Ilcollare della martingala deve essereagganciato alle cambre della sella e lasella è meglio abbia una sassinga. Lapresenza della martingala può essered'aiuto al cavaliere che vede il suo equi-librio compromesso e che ad essa puòattaccarsi, evitando strattoni sulle redi-ni. I primi salti in campagna debbonoessere semplici salti in piano. Il cavalloin campagna deve trovare equilibrio dasé; ovviamente questa spontanea ricer-ca non deve essere contrastata dalcavaliere.Le difficoltà in campagna sono maggior-

mente determinate dalla natura del ter-reno, dislivelli, acqua, ampie distanze,che non dalle dimensioni dei salti.Ovviamente queste moltiplicano le diffi-coltà: in una fase addestrativa nonvanno mai usate le massime altezze.Con molta parsimonia saranno utilizza-te nell'allenamento.Devono essere tenute in considerazionele difficoltà che una configurazionevaria del terreno comporta.La campagna è così varia da presentaresempre situazioni diverse che, purrispettando i principi generali, introdu-cono continue variabili.L'esperienza personale in campagna èimprescindibile per una corretta valuta-zione delle difficoltà. E tale principiodeve essere esteso all'istruzione. Unfosso anteposto ad un talus a salire puòindicare meglio la battuta ed essere cosìun elemento che facilita il salto, se buioe profondo, può essere un elemento didistrazione. Gli ostacoli sormontati daun tettuccio, gli archi e ancor di più ibuchi (insegne, tane di scoiattoli, ban-diere), tendono ad appiattire la parabo-la che già presenta una battuta tenden-zialmente vicina al salto. L'ostacolo nonpresenta di per sé che la difficoltà dellabase da superare, la complicazionesuperiore è di natura psicologica: secavallo e cavaliere conoscono questotipo di salto, questo non porrà alcunproblema. Cavalli e cavalieri debbonopoter lavorare in palestre differenti,

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13. Saltare in campagna

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affrontando i diversi tipi di ostacoli chesi saltano in campagna; saltare gli stes-si salti negli stessi posti non fa fareesperienza al cavallo, lo riduce allanoia.L'elemento principale da osservare nel-l'allievo è la solidità in sella che, seaccompagnata da un buon insieme,rende tutto facile. Il cavaliere deveimparare ad assorbire con il suo asset-to le eventuali rimesse, seguendo ilcavallo senza mai precederlo. Anche lafermata deve essere assorbita ed, inalcuni casi, accettata, come quando èimmediatamente seguita da un salto,fatto che si può verificare nei salti ascendere. Il cavallo non deve andare asaltare minacciato dal cavaliere insituazioni avventurose. La staffatura daimpiegarsi in questi esercizi deve esserel'abituale staffatura da salto o poco piùcorta. Gli ostacoli debbono essere sem-pre pieni e invitanti e nella sommitànon devono presentare spigoli vivi.

Salti in dislivello

Prima di affrontare il tema dei salti indislivello, è opportuno esaminare lediverse situazioni dinamiche che il dis-livello comporta.Nella salita come nella discesa esistonocondizioni di maggior sforzo dovute adun maggiore effetto della forza gravita-zionale. In salita la massa è spinta dallaforza di gravità in senso contrario almovimento, in discesa nel senso delmovimento. La massa respinta compor-ta uno sforzo per proiettare in avanti ilbaricentro e consentire così l'avanza-mento; la massa sospinta comporta unosforzo che si oppone ad un eccessivospostamento avanti del baricentro conrelativa perdita dell'equilibrio.E' ovvio che il grado di pendenza incidein modo determinante sugli effetti sopradescritti. Il grado di pendenza determi-na altresì una riduzione della levaestensibile del posteriore (articolazione

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Dove stacca il cavallo

Ostacolo in salitaTalus

Difficile

Dove si riceve

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coxo femorale) e di conseguenza unamaggior compressione dei bracci di levasovrapposti (articolazioni della grassellae del garretto). Il posteriore deve gran-demente impegnarsi sotto la massa insalita per poterla spingere in avanti, indiscesa per evitare uno squilibrio inavanti, ciò è possibile grazie alla flessio-ne della colonna vertebrale nella regio-ne lombare. L’abbassamento delleanche che ne consegue, associato ai fat-tori meccanici elencati, comporta unariduzione di ampiezza della falcata. Ilcarico maggiore sulle strutture tendineee muscolari del treno anteriore avvienenelle discese, ma in presenza di ripidesalite il treno anteriore deve avere lapiena agilità delle leve articolari sovrap-poste. Da quanto sin qui detto risultachiaro il comportamento che il cavalieredeve assumere in queste situazioni. Ilbusto avanza nelle salite seguendo ilbaricentro proiettato in avanti; l'infor-catura discende e resiste alla forza digravità. Il busto arretra nelle discese

iutando così il recupero dell'equilibrio,l'inforcatura discende, ma non accon-sente intieramente alla forza di gravitàperché, attraverso l'ancoraggio dellagamba al costato, deve permettere lagestione del busto. In entrambi i casi laschiena del cavallo non deve essereappesantita dal cavaliere, anche quan-do in discese molto ripide le natichesfiorano la sella. Le variazioni di equili-brio richiedono la massima libertà del-l'incollatura pertanto, in una situazionedi crisi, non potendo garantire la com-pleta libertà mantenendo il contatto, èbene abbandonare quest'ultimo.Un altro elemento da considerare a pro-posito dei dislivelli è l'incidenza chequesti hanno sul meccanismo dellarespirazione. Il risparmio energeticoprocurato dall'azione del pendolo visce-rale cessa ogni qualvolta cambia ilritmo del galoppo e in relazione al gradodi pendenza per effetto della forza digravità che impedisce il moto inerziale.Nelle salite l'intervento del diaframma e

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Dove stacca il cavallo

Ostacolo in crestaOstacolo in discesa

Difficile

Dove si riceve

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dei muscoli intercostali è indispensabi-le per l'espirazione; nelle discese saràpiù faticosa la fase di inspirazione. Nellediscese le ragioni di conservazione del-l'equilibrio inducono a ridurre la veloci-tà, nelle salite è lo sforzo a comportareuna riduzione di velocità. Il cavaliere hail compito di assecondare queste scelte,anche programmandole, in base alladifficoltà del dislivello, ma nel contempoha il dovere di garantire l'impulsonecessario ad affrontare il salto posto inqueste situazioni. La gamba dovrà esse-re presente e attiva specie nella fase cheprecede il salto. Di fronte ad una lungasalita dovrà evitare che il cavallo siavventi nella fase iniziale, conservandoenergie per l'ultima parte. Dovrà ridur-re per tempo il galoppo, prima di unadiscesa che, se ripida, potrebbe essereopportuno affrontare anche al trotto,perché pochi saranno gli interventi pos-sibili nella fase di avvicinamento alsalto.Tra i salti in dislivello, possiamo distin-guere i salti a scendere o a salire e i saltiin discesa o in salita.Nel primo caso, siano questi talus, gra-dini, banchine, tagli di collina, si verifi-ca un dimezzamento della parabola diun salto in piano, se a scendere si svol-gerà la sola fase discendente, se a sali-re, la sola fase ascendente, se il gradinoè sormontato da un tronco si aggiunge-rà la fase mancante in relazione all'al-tezza del tronco.

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Alcuni salti in campagna

Doppio talus con tronco

Bergerie

Fossa con palizzata

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Nei salti in discesa risulta essere mino-re l'ampiezza della fase ascendente emaggiore quella della fase discendente,viceversa nei salti in salita. Da quantoanalizzato si desume che in un salto asalire, mentre la meccanica della battu-ta è del tutto simile a quella di un saltoin piano, la ricezione richiede una gran-de agilità del treno anteriore e una rapi-da capacità di raccolta del treno poste-riore, l'avanzamento è notevolmenteridotto dall'impatto della ricezione. Unabattuta molto vicina al salto rende piùcomplessa l'esecuzione, per contro unapartenza abbondante allontana l'area diricezione. In un salto a scendere non viè la necessità di una vera e propria bat-tuta, la spinta del posteriore è necessa-ria perché la massa sia spostata inavanti; se l'azione propulsiva spostaeccessivamente in alto la parabola, vi èun inutile spreco di energie e un mag-gior logoramento nella ricezione; qualo-ra la massa non fosse sufficientementeportata in avanti, il treno posterioresarebbe in difficoltà nel raccogliersi edistendersi per riguadagnare terrenoalla nuova quota. L’ampiezza delle fal-cate nell'avvicinamento non deve essereeccessiva per favorire al meglio il dis-tacco dal terrapieno.Nei salti in salita una battuta troppolontana dal salto aumenta lo sforzo diuna fase ascendente già ampia; è beneavvicinarsi al salto con falcate corte edil posteriore ben impegnato. Nei salti in

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Alcuni salti in campagna

Catasta

Zig zag sul fosso

Tronco

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discesa la fase critica è l'elevazione deltreno anteriore una battuta molto vici-na aumenta le difficoltà, specie sullependenze più accentuate; per controuna partenza lontana dal salto allungala fase discendente, aumentando l'al-tezza da cui si giunge alla ricezione.Una marcata ampiezza della falcata inavvicinamento, con il relativo sposta-mento in avanti del baricentro, può ren-dere difficile la battuta.Esistono situazioni in cui si combinanopendenze e contro pendenze, dando vitaa particolari configurazioni del terreno.Sono salti complessi che comportanorapide variazioni di assetto e precisionenella battuta nel cavallo come nel cava-liere. Valgono i principi generali sopraesposti, ma i problemi che si possonopresentare sono infiniti ed ognuno pre-senta soluzioni diverse. Per questeragioni non può essere interamente affi-data al cavaliere la responsabilità del-l'avvicinamento. Il cavaliere imposteràla velocità ed il cavallo, con la sua capa-cità atletica, imposterà il salto. In cam-pagna l'affiatamento e l'equa ripartizio-ne delle responsabilità è un fattoreessenziale. Il rischio maggiore che correl'assetto del cavaliere nei salti in salita èquello di rimanere in ritardo. In discesa:di portare troppo avanti il busto nellaparabola, ricadendo sulle spalle delcavallo. Nei salti a salire, come in quel-li a scendere, in nessun caso il bustodeve avere slanci in avanti.

Salti nell’acqua

Al di là della naturale diffidenza neiconfronti di un elemento mobile chenon permette di valutare la consistenzadel terreno, le difficoltà che il cavalloincontra non sono solo di natura psico-logica, ma anche di natura meccanica.L’impatto con l'acqua produce un effet-to frenante che riduce l'agilità e la sicu-rezza di appoggio degli anteriori, allor-ché, dopo la ricezione, debbono levarsi

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Saltare scendendo nell’acqua

Saltare salendo dall’acqua

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nella fase di sospensione. Un centro digravità notevolmente avanzato comeaccade in una parabola molto ampia,associato a questa resistenza, può farperdere irreparabilmente l'equilibrio.Nella battuta, si manifesta una difficol-tà di elevazione del treno anteriore. Laresistenza è proporzionale al livello del-l'acqua; tale livello può essere al massi-mo di cm. 50, ma è preferibile identifi-care dei punti ove l'acqua sia meno alta.Per queste ragioni la velocità a cui deve

essere fatto l'avvicinamento non deveessere sostenuta. In nessun modo ilcavaliere deve cadere sulle spalle delcavallo e non dovrà forzare l’ampiezzadelle falcate in acqua.Un salto effettuato ad uscire dall'acquaè più semplice di un salto ad entrare inacqua, ma un talus ad entrare in acquasi può presentare più facile di un talusad uscire, per la forza frenante dell'ac-qua e per gli schizzi d'acqua che posso-no ingannare la vista del cavallo.

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Manuale di equitazione

Passaggio in acqua

Saltare nell’acqua

Saltare fuori dall’acqua

Saltare ricevendosi sulla riva

prima di entrare in acqua

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Velocità

Aumentando la velocità, aumenta lafatica e gli equilibri sono maggiormentecompromessi. La capacità di mantenerevelocità sostenute per un lungo periodoè una qualità che deve essere creata nelcavallo con l'allenamento. Il cavalieredeve saper riconoscere la velocità e lacadenza in cui questa si esprime almeglio e con il minor sforzo, e ciò lodeve saper fare prima di iniziare unallenamento specifico. Nel galoppo velo-ce non vi possono essere repentinimutamenti di direzione, lo spazio o lapista deve quindi avere curve moltoampie in tutto simili a quelle degli ippo-dromi; il terreno deve essere ottimo, sof-fice e nel contempo compatto, maimolle, pesante o duro. A velocità soste-nute, quelle superiori a m. 550 al minu-to, la flessione longitudinale dellacolonna vertebrale è molto accentuataed il baricentro è proiettato in avanti.Una staffatura più corta dell'abitualestaffatura da salto, permetterà al cava-liere di non incontrare la schiena delcavallo nella fase di raccolta del poste-riore, potrà così posizionare il propriobaricentro vicino a quello del cavallo permezzo di accentuati angoli articolari.Può essere un'utile esperienza utilizzareuna sella da corsa, purché questa abbiamisure idonee all'altezza del cavaliere.Saltando in velocità, il cavaliere deveeliminare qualsiasi tentazione di inter-

vento, mantenere un preciso contatto,sul quale riceverà un costante appog-gio, mantenere la massima aderenzanei due punti di contatto con il cavallo.Gli ostacoli che possono essere affron-tati ad alta velocità sono molto invitan-ti o sfrondabili come sono le siepi. Occorre stimolare la sensibilità delcavaliere per riconoscere la velocità: inun tracciato ben definito possono esse-re eseguite prove a cronometro.Misurato il tratto a disposizione si puòricavare il tempo necessario a percor-rerlo ad una velocità prestabilita.Stabilito il tempo, il cavaliere che hapercorso il tracciato in minor temposaprà di essere andato troppo veloce,chi avrà impiegato più tempo saprà diessere stato troppo lento.Per aumentare la velocità del galoppo,ilcavallo ben allenato, inizialmente,rende più ampie, il più possibile, le fal-cate di galoppo, ma incitato ad aumen-tare ulteriormente la velocità, non haaltra possibilità che aumentare la fre-quenza delle falcate. Ciò non permettepiù l’applicazione del meccanismo delpendolo viscerale; gli atti respiratori,non più sincroni alle falcate di galoppo,necessitano dell’attività del diaframma,aumenta la fatica, lo sforzo diventa dicarattere anaerobico.Il cavallo impegnato in corse a velocitàmolto sostenute necessità dunque di unallenamento specifico che sviluppi laresistenza lattacida.

Manuale di equitazione

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Imboccature

Le imboccature debbono essere sceltein base alle necessità del cavallo e, incaso di attività agonistica, in base airegolamenti che ne limitano l'uso. Laconoscenza degli effetti delle imbocca-ture consente di operare la scelta piùopportuna.Schematizziamo i principali effetti chequeste svolgono. Innanzitutto si devonoseparare le due grandi famiglie deimorsi e dei filetti.Il morso munito di aste e barbozzaleagisce come una leva di 2° genere, dovela resistenza si trova esercitata dal can-none sulle barre, tra la forza esercitatadalla mano del cavaliere per mezzo delleredini, applicate all'estremità inferioredella leva, ed il fulcro, localizzato all'e-stremo opposto della leva. Tale mecca-nismo moltiplica l’effetto dell’azionedella mano e agisce su un piano ten-denzialmente verticale, dall'alto verso ilbasso. Le aste possono essere saldate alcannone oppure mobili (a pompa). Ilbarbozzale può essere costituito da unacatenella, una cinghia di cuoio o unacatenella ricoperta da una guaina digomma.Le imboccature a leva senza barbozzalerisultano meno forti, anche se è fonda-mentale considerare la lunghezza dellaleva, per stabilire il fattore di moltiplica-zione della forza di trazione diretta.Ad alcuni morsi (pelham) possono esse-

re applicate due redini: una che agiscedirettamente agganciata all'anello delcannone, l'altra agganciata alla leva.Attraverso un ponte di cuoio che collegal'anello del cannone con la guardia del-l’asta, può essere usata una sola redi-ne, riducendo considerevolmente l'azio-ne di leva stessa.Il filetto è costituito da un ferro postoall'interno della bocca, chiamato canno-ne, collegato alle redini e alla testiera daanelli laterali. Il cannone può agiresulla connessura delle labbra o sullebarre, secondo l'atteggiamento delcavallo e l'azione della mano del cava-liere.Altra possibile distinzione è sulla formadel cannone: i cannoni snodati con unoo più snodi favoriscono la mobilità del-l'imboccatura in bocca. Favorisconocosì la masticazione e con questa ladecontrazione del massetere. Giochi,fori, abbassalingua contrastano ilritrarsi della lingua o il passaggio dellastessa sopra l'imboccatura. Tali viziinducono alla rigidità la mandibola. Ilcannone rigido ha meno mobilità. Se ilcannone rigido ha una conformazionedetta a collo d'oca, la sua azione è mag-giormente efficace sulle barre e menodistribuita sulla lingua in ragione del-l'amplezza del collo d'oca. Le dimensio-ni del cannone incidono sull'efficaciadella sua azione: quanto più è piccolo ildiametro, tanto più è efficace, tanto piùè largo, tanto più è gradevole, con gli

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Manuale di equitazione

14. La bardatura

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Manuale di equitazione

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Vari filetti

Cherry rollar

Filetto a cannone spezzato in tre

Filetto-cannoni snodati a oliva

Filetto-cannoni snodati a “D”

Filetto a torciglione

Filetto a cannone in gomma

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ovvi limiti morfologici, anche se dimen-

sioni eccessive non favoriscono la

masticazione.

Altra distinzione che si può operare è

quella stabilita dai materiali impiegati

per la fabbricazione delle imboccature:

l'acciaio è il più comune, ma possono

essere ricoperte di cuoio; in tal caso il

loro effetto è più morbido.

Altri materiali morbidi possono essere

considerati la gomma e il lattice; un dis-

corso a parte merita l'associazione di

rame e ferro: tale associazione di metal-

li, a contatto con la saliva, produce un

piccolo processo di elettrolisi che stimo-

la nel cavallo la masticazione e l'atten-

zione all'imboccatura.

Sono infine da considerare gli anelli per

quanto riguarda i filetti; questi possono

essere ad olive, classici, oppure a D o

con le aste. Questi ultimi riducono lo

scorrimento ed hanno un'efficacia

esterna sulla bocca nella richiesta di

flessione dell'incollatura. Possono

anche essere applicate delle rosette in

gomma che in parte contribuiscono

all'azione sopra descritta ed evitano che

l'anello scorrevole possa pizzicare le

labbra.

La corretta applicazione dell'imboccatu-

ra, associata al corretto posizionamento

della capezzina, può migliorare l'accet-

tazione dell'imboccatura e la risponden-

za del cavallo: in particolare, l'utilizzo

del chiudibocca mantiene più composta

l'imboccatura, riduce la ritrazione della

lingua; per contro con alcuni grossi

cannoni non favorisce la masticazione.

La scelta dell'imboccatura e il suo posi-

zionamento non devono rispondere solo

ad esigenze di controllo, ma nella debi-

ta rispondenza, considerare la massima

decontrazione del massetere, dimostra-

ta da una contenuta masticazione e da

una salivazione costante. La rigidità dei

muscoli della mandibola trasmettereb-

be rigidità a tutta la muscolatura della

schiena con gravi conseguenze sul

151

Manuale di equitazione

Posizionamento

filetto

Passaggio di

lingua

Posizionamento

morso

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movimento. Quando l'ardire e la nevrili-

tà di alcuni cavalli richiede sistemi di

controllo molto incisivi, si deve essere in

presenza di un'ottima mano del cavalie-

re che permetta di produrre effetti di

contenimento mai prolungati e che

quindi non vadano ad incidere sulla

necessaria elasticità muscolare.

In particolare due sistemi che non

hanno trovato collocazione nella sche-

datura fatta sono da considerarsi parti-

colarmente complessi: quegli strumenti

che grazie ad un sistema di leva agisco-

no sul dorso del naso (Hackmore) e il

filetto elevatore. L’azione dei primi, in

ragione della lunghezza dei bracci di

leva e dell'intervento inopportuno, può

creare rigidità alla muscolatura dell'in-

collatura, con il conseguente abbassa-

mento della schiena; il secondo opera

sulle connessure labiali per mezzo di

montanti a scorrimento, direttamente

collegati al sopracapo e alle redini; si

attua così una azione verticale dal

basso verso l'alto, ma anche orizzontale

dal davanti all'indietro.

Un'azione forte ottiene una somma di

rigidità che coinvolgono mandibola,

nuca e incollatura.

In nessun caso deve essere fraintesa la

funzione dell'imboccatura: essa non

può nascondere mancanze, risolvere

difetti dell'equilibrio del cavallo o del

grado di sottomissione raggiunto.

Insomma non può sostituire o accelera-

re il lavoro di addestramento.

La briglia

Ogni cavaliere esperto deve saper usare

la briglia composta da morso e filetto.

Essendo un'imboccatura complessa, il

suo uso deve essere introdotto quando

almeno c'è la capacità di gestire un con-

tatto costante.

Il filetto snodato di piccole dimensioni è

Manuale di equitazione

152

Sopracapo

Frontale

Sottogola

Esse

Barbozzale

StanghettaGuardia con

campanella

Aggancio per

falso barbozzale

Morso

Filetto

Montante

del morso

Montante

del filetto

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posizionato alla connessura delle lab-

bra; il morso è sistemato sotto il filetto

con il quale è in leggero contatto a due

dita circa dai cantoni o a un dito dagli

scaglioni; la catenella del barbozzale

deve essere appoggiata piatta alla bar-

bozza, consentendo alle aste di disegna-

re un angolo di 45° con la bocca del

cavallo quando le redini sono in tensio-

ne. La redine del filetto è impugnata in

posizione esterna, la redine del morso

in posizione interna, così che il primo

contatto sia con la redine del filetto e

basti una piccola rotazione del polso per

trasferire il contatto sulla redine del

morso.

Le capezzine

La funzione delle capezzine è quella di

limitare la possibilità del cavallo di apri-

re la bocca creando problemi ad un giu-

153

Manuale di equitazione

Capezzina

inglese

Con

chiudibocca

Capezzina

tedesca

Capezzina

messicana

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sto impiego dell'imboccatura. Vi sono

dei modelli con chiudibocca, quali la

messicana, la tedesca con barbozzale

che riducono considerevolmente la pos-

sibilità di aprire la bocca, altre; come

l’inglese, notevolmente di meno. In ogni

caso, nel posizionamento bisognerà

avere cura che nella parte frontale o

meglio, naserina, la capezzina poggi

sull'osso frontale, senza chiudere le

narici e senza passare troppo vicina

all'imboccatura, onde evitare spiacievo-

li pizzicotti alle connessure labiali.

Nel caso avesse il chiudibocca il gana-

scino dovrà essere ben fissato. Deve

essere posizionata due dita sotto lo

zigomo. In nessun caso deve impedire

del tutto la masticazione od essere

ragione di fastidio. Divaricare la bocca è

certamente un segno di insofferenza e

prima di usare un chiudibocca andreb-

be ricercata la ragione del problema.

La sella

Una sella ben costruita, di giusta misu-

ra, bilanciata è molto importante per

favorire la ricerca di un buon assetto e

nel contempo preserva la schiena del

cavallo da inutili dolori. Deve avere un

arco anteriore alto che non dia noia al

garrese, una buona imbottitura dei

cuscini che consenta di avere il punto

più basso nel seggio, la lunghezza dei

quartieri proporzionata alla lunghezza

della coscia. Il punto più basso troppo

arretrato, carica peso sulle reni e porta

la gamba del cavaliere avanti. Ogni spe-

cialità, in ragione della diversa posizio-

ne che richiede ha una sua sella.

E' importante che gli staffili siano in

buono stato di conservazione; gli inter-

valli dei buchi regolari favoriscono la

ricerca di una buona staffatura. I

riscontri eccessivamente lunghi e svo-

lazzanti possono disturbare, meglio

tagliarli. Controllare che siano ben

agganciati alla sella.

Le staffe debbono essere larghe e

pesanti in modo che sfuggano al piede

in caso di caduta. La panca non deve

essere sdrucciolevole.

Manuale di equitazione

154

Sella da dressage

Sella da corsa

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Il sottosella serve a proteggere il cuoio

della sella dal sudore del cavallo, se

morbido od associato a spessori anato-

mici può ridurre e distribuire la com-

pressione provocata dal peso sul dorso

del cavallo.

Il sottosella, morbido e pulito, non deve

formare pieghe sotto alla sella e non

deve essere a contatto con il garrese.

E' necessario controllare che la cinghia

sottopancia sia ben posizionata e stret-

ta in modo che non provochi fiaccature,

soprattutto quelle di tela che possono

avere bordi taglienti. Preferibili a questi

sono i sottopancia in cuoio o quelli com-

posti da molti cordini. Se il sottopancia

ha una sola estremità elastica è bene

che questa sia agganciata a destra, così

che stringendo le cinghie a sinistra la

tensione si distribuisca omogeneamen-

te. Laddove il cavallo è impegnato in

grossi sforzi o frequenti variazioni di

equilibrio è bene che vi sia una cinghia

di sicurezza o una sassinga che è una

cinghia che comprende la sella. Il petto-

rale è utile in quanto consente alla sella

di non scivolare indietro, bisogna fare

attenzione che non produca abrasioni,

se necessario rivestendolo di morbido

agnello. E' importante che la bardatura

del cavallo sia sempre pulita e ingrassa-

ta, onde evitare che sfregando provochi

dolorose fiaccature dalla guarigione

molto lunga.

155

Manuale di equitazione

Arcione

Cambre

Staffili

Seggio Paletta

Cuscini

Quartiere

Sottoquartiere

Staffe

Riscontri delle

cinghie

sottopancia

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La martingala

La martingala limita gli eccesivi movi-

menti dell'incollatura verso l'alto, per-

ché sia ben posizionata gli anelli della

forchetta, fissata la camarra alle cinghie

del sottopancia, e messo il collare, deb-

bono poter arrivare al garrese. Un cin-

turino che lega il collare alla sella la

tiene più composta ed evita che questo

finisca sulle orecchie del cavallo se

dovesse abbassare bruscamente la

testa: è così denominata martingala da

caccia. Si deve mettere un piccolo fermo

di gomma alla forchetta in modo che la

camarra non penda tra le gambe del

cavallo e le redini che passano negli

anelli debbono avere delle olive che

impediscano agli anelli di agganciarsi

alla fibbia delle redini. La forchetta può

anche essere agganciata ad un pettora-

le.

Manuale di equitazione

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Martingala con forchetta

Collare

Camarra

Forchetta

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Protezioni

Fasce, stinchiere, paranocche, paraglo-

mi, sono protezioni che è opportuno

mettere al cavallo quando si lavora, la

scelta del modello deve essere fatta in

base alla morfologia del cavallo ed agli

eventuali difetti di andatura. Le fasce

da lavoro se mal posizionate, troppo

strette o pronte a disfarsi al primo

galoppo, possono fare danno, è bene,

quindi, imparare a metterle corretta-

mente.

157

Manuale di equitazione

Paratendini

Fasce da lavoro

Paranocche

Paraglomi

Stinchiere

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Abbigliamento

del cavaliere

L’abbigliamento del cavaliere deve

rispondere a due esigenze: la prima di

carattere funzionale, la seconda di

decoro, come si conviene ad ogni disci-

plina sportiva che attraverso l'immagine

dei propri atleti si presenta ad un più

vasto pubblico. L’ordine della tenuta

equestre denota il rigore del cavaliere e

dell'uomo di cavalli che assolve con

cura ai suoi doveri verso il cavallo e

verso sé stesso. I regolamenti di gara

impongono divise adeguate alle specia-

lità, ma anche nel lavoro quotidiano a

cavallo è d'obbligo un abbigliamento

adeguato. Gli stivali evitano che gli staf-

fili possano fiaccare il polpaccio, i più

piccoli possono montare con i pantaloni

da cavallo lunghi rinforzati e gli stiva-

letti.

Sono in commercio ghette che possono

Manuale di equitazione

158

Cap

Retina

Plastron

Guanti

Frusta

Casco

Corpetto

rigido

Frustino

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sostituire lo stivale, solo a patto che

siano ben fissate allo stivaletto.

I pantaloni da equitazione in commercio

hanno varie fogge; è importante che non

abbiano cuciture sulla parte interna

aderente alla sella. Il cap o il casco,

sono d'obbligo per la protezione della

testa in caso di caduta. I guanti facilita-

no la presa delle redini ed evitano fiac-

cature alle mani.

L'uso del corpetto rigido, obbligatorio in

attività di salto in campagna, protegge

la schiena in caso di caduta.

Il cavaliere già esperto, deve poi avere al

seguito una frusta che potrà rendersi

utile per rafforzare l'azione della gamba.

La frusta lunga impiegata in dressage

ha il vantaggio di poter essere utilizzata

sul costato, senza togliere la mano che

l'impugna dalle redini.

Solo un cavaliere in possesso di un

buon assetto e di una corretta coordi-

nazione degli aiuti può usare lo spero-

ne. Per quanto riguarda la scelta degli

speroni più che la foggia, è da conside-

rare la lunghezza della forchetta che

deve essere stabilita in base al rapporto

tra le dimensioni del cavallo, la lun-

ghezza della gamba e la staffatura adot-

tata. Si deve stabilire una lunghezza e

un posizionamento che consenta l'inter-

vento con un semplice arretramento e

una piccola rotazione, senza che la

gamba perda aderenza, nel contempo,

consenta di utilizzare la gamba senza

dover far intervenire lo sperone.

159

Manuale di equitazione

Gli speroni

Speroni a

goccia

effetto

medio

Speroni a

punta

discendente

effetto

medio forte

Speroni a

rotella

effetto

forte

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Lavoro alla corda

Il lavoro alla corda in circolo è una delle

pratiche più comuni di lavoro del caval-

lo non montato, esso ha molteplici fina-

lità: prima di tutto lavorare in assenza

del peso del cavalliere in una flessione.

Il preparatore si pone al centro di un

circolo determinato dalla lunghezza

della longia (più è stretto, più è intenso

il lavoro per le ragioni della biomeccani-

ca, ma la comunicazione con il cavallo è

maggiore), la frusta lunga con pioggia

indirizzata ai garretti.

Può essere utilizzato un capezzone che

deve essere strettamente fissato perché

non si muova, oppure una testiera con

un filetto. In questo secondo caso la

longia può essere fissata in molti modi

agli anelli del filetto direttamente all'a-

nello interno, oppure all'anello esterno,

passando la longia sopra la nuca e nel-

l'anello interno.

Per limitare l’innalzamento dell’incolla-

tura possono essere utilizzate redini

elastiche o redini fisse agganciate late-

ralmente ad un fascione.

Utilizzando un fascione con anelli,

anch'esso ben fissato perché non si

Manuale di equitazione

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15. Il lavoro del cavallo

non montato

Lavoro alla corda

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muova, si può far passare la longia

agganciata all'anello esterno, all'anello

sovrafascia e all'anello interno.

In quest'ultimo caso è richiesto un

abbassamento dell'incollatura non

privo di qualche pericolo: l'azione della

mano del preparatore diventa forte.

Utilizzando due longe: una è agganciata

all'anello esterno, passa sopra i garretti

senza eccessive tensioni; l'altra o è

agganciata direttamente all'anello inter-

no o tra le gambe ad un anello sotto-

pancia. Le longe possono passare dagli

anelli laterali del fascione. Possono

essere applicate le redini che scorrono

negli anelli del filetto ad un apposito

fascione che riporta due fibbie di aggan-

cio nella parte alta, l'aggancio delle redi-

ni nella parte inferiore può essere basso

agganciato tra gli anteriori, oppure late-

rale agli anelli del fascione A questo

proposito bisogna tenere conto della

resistenza risultante, misurata indicati-

vamente dalla bisettrice del triangolo

disegnato dalle redini. Quanto più è

stretto il triangolo, quanto minore è la

possibilità di distensione verso il basso

e la posizione dell'incollatura rimane

fissata in un numero di gradi di oscilla-

zione minore. La lunghezza delle redini

deve essere stabilità in base al grado di

addestramento del cavallo ed, ovvia-

mente, in base alla morfologia; in ogni

caso, lavorando in un circolo, la redine

interna deve essere di poco più corta.

(Redini Fillis).

Se si sostituiscono le redini con un cor-

dino passante in un’ampia campanella

soprafascia, i triangoli diventano meno

costrittivi consentendo un’azione di

scarico laterale maggiore.

In tutti i posizionamenti bassi dell'incol-

latura, che siano ottenuti da una dop-

pia longia o dalle redini Fillis, non si

deve mai perdere di vista il risultato che

si vuole ottenere la loro funzione è quel-

la di ginnasticare la schiena favorendo

l'impegno del posteriore, migliorando

così equilibrio e impulso. Se l'uso del

sistema abbassatesta dopo qualche

tempo è ancora indispensabile e non si

vedono miglioramenti nel cavallo, signi-

fica che il sistema è stato male impiega-

to. Questi strumenti sono estremamen-

te pericolosi e se usati senza competen-

za possono provocare al cavallo lesioni

fisiche e morali spesso irreparabili.

Devono essere privilegiati quei sistemi

che permettono sempre al cavallo di

poter avanzare. Che il cavallo avanzi

con energia è alla base del lavoro alla

corda, ciò è possibile solo se preceden-

temente ha imparato a fermarsi e se è

confidente con l’uomo e con i mezzi che

questi usa. Secondo il posizionamento

dell'incollatura che si vuole ottenere si

possono usare anche lo chambon

(incollatura distesa verso l'avanti

basso), il gogue (più raccolta).

Gli attrezzi che si possono applicare alla

muscolatura del cavallo sono molti di

più di quelli che qui sono citati, vale

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Manuale di equitazione

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come regola generale che quanto più

sono modellanti e conformatori, ovvero,

impongono posture che stimolano atti-

vità muscolari specifiche, tanto più

sono pericolosi.

Decidere come disporre il sistema

abbassatesta, e quindi l'incollatura del

cavallo, è difficile e deve essere valutato

in base al livello di addestramento e alle

caratteristiche morfologiche del cavallo.

Un posizionamento più basso richiede

una sufficiente disponibilità della schie-

na e una maggior attenzione all'impul-

so. Vedere un cavallo alla corda per-

mette di capire cose che sfuggono mon-

tandolo. Il cavallo deve essere messo

nelle migliori condizioni psicologiche

che gli consentano di accettare il lavoro

senza tensioni.

La comunicazione con il cavallo avviene

per mezzo della voce e della frusta, oltre

che per mezzo della longia. Deve essere

sviluppata una sensibilità nell'impiego

della longia e della voce, così come

anche nell'impiego della frusta: questi

diventano gli aiuti primari in questo

genere di lavoro. L’uomo è in un rap-

porto con il cavallo apparentemente

meno diretto di quando lo monta; deve

provare ed imparare a gestire sensazio-

ni nuove. Nei confronti della frusta il

cavallo non deve avere alcun timore e,

nel contempo, deve manifestare rispet-

to. Accarezzare il cavallo con la frusta,

appoggiarla al suo corpo, sono azioni

che favoriscono la confidenza. Questa,

tenuta lateralmente o dietro il prepara-

tore, nel momento in cui si avvicina alla

Manuale di equitazione

162

Chambon

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Manuale di equitazione

Gogue

Principio delle redini Fillis

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groppa o ai garretti incita ad avanzare;

nel momento in cui si porta verso la

spalla riporta il cavallo nel circolo se

questo tende a venire al centro; presen-

tata, con una rotazione contraria al

movimento, davanti alla testa, invita

all'arresto.

Questi sono solo i segnali più comuni,

ma il linguaggio della frusta può dire

molte più cose: può chiedere un cambio

di andatura, una variazione di ampiez-

za, maggiore attenzione. La voce accom-

pagna o precede le indicazioni della fru-

sta. Anche il corpo del preparatore tra-

smette continui messaggi: disposto al

centro, offre un punto di riferimento al

circolo, posto all'altezza delle anche sti-

mola l'avanzamento, posto all'altezza

delle spalle induce al rallentamento.

Gesti e voce creano un rapporto molto

intimo e personale tra cavallo e uomo

indispensabile per un buon addestra-

mento. Per essere chiari, devono essere

usati sempre gli stessi gesti, le stesse

parole, gli stessi toni di voce; ognuno di

essi si accompagna ad ognuna delle

diverse situazioni. Le riprese di lavoro

alla corda non debbono essere eccessi-

vamente lunghe e le transizioni debbo-

no essere frequenti, è opportuno cam-

biare spesso di mano. E' preferibile

cambiare di mano dopo un alt richiesto

nel circolo, anziché far avvicinare il

cavallo al centro, nel secodo caso, per

certi versi più pratico, può nascere l'a-

bitudine ad abbandonare il circolo ad

ogni alt. Con le due longe e una discre-

ta manualità, si può effettuare il cambio

di mano senza doversi avvicinare al

cavallo. Utilizzando alcuni sistemi

abbassatesta è necessario un riposizio-

namento degli stessi per rispetto della

flessione. Nel lavoro alla corda possono

essere svolti esercizi su barriere a terra

oppure salti, con la barriera inclinata

sul lato interno su di un supporto basso

per evitare che la longia si impigli.

Un'attenzione particolare andrà posta

alla qualità del terreno ove si lavora alla

corda; il cavallo è soggetto ad un lavoro

nella flessione laterale che può essere

logorante.

C'è una progressione anche nel lavoro

alla corda; è logico pensare che con un

cavallo non abituato si debba partire

lavorando in un tondino, ovvero con

uno steccato esterno che induca il

cavallo a rimanere nel circolo, ciò evite-

rà inutili conflitti con la bocca del caval-

lo. Se con un cavallo giovane si instau-

ra una buona comunicazione, partendo

dal box, dal condurlo a mano, facendo-

gli accettare l'idea di fermarsi, molte

tappe potranno essere accorciate per-

ché si eviteranno le situazioni di conflit-

to e di distrazione. Per rapportarsi cor-

rettamente con il cavallo bisogna cono-

scere il suo linguaggio. Il lavoro di adde-

stramento di un cavallo non può pre-

scindere dalla profonda conoscenza del

suo comportamento, del suo istinto,

della sua psicologia.

Manuale di equitazione

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Salto in libertà

Per svolgere esercizi di salto senza il

peso del cavaliere è preferibile il lavoro

scosso o in corridoio. Il cavallo deve

avere una buona gestione del suo equi-

librio che gli permetta di lavorare in

modo soddisfacente alla corda nel circo-

lo. Anche qualora il lavoro avvenga a

cavallo scosso in un maneggio, è conve-

niente allestire almeno un breve tratto

di corridoio in corrispondenza del salto

così che il cavallo sia meglio indirizzato.

Un lato del corridoio è costituito dalla

parete, l'altro lato può essere costruito

utilizzando pilieri e barriere.

L’utilità del salto scosso è dettata dal-

l'assenza del peso del cavaliere e dalla

totale responsabilizzazione del cavallo

nell'impostare un avvicinamento, è un

utile esercizio, specie per il cavallo gio-

vane che deve prendere confidenza con

il gesto del salto purché non sia messo

in difficoltà. Gli ostacoli devono essere

invitanti e non particolarmente alti. Il

piede degli ostacoli deve essere ben

definito ed una barriera a terra può

regolarizzare la battuta. Il cavallo deve

saper rispondere alla voce ed alla frusta

e, in ogni caso, almeno due persone

saranno indispensabili in campo.

Inizialmente può essere utile accompa-

gnare il cavallo a mano in direzione del

salto ed invitarlo ad arrestarsi poco

dopo il salto con l'ausilio di una piccola

ricompensa.

Lavoro da terra

Il lavoro da terra è un complemento

prezioso, capace di far progredire il

cavallo nell'addestramento molto rapi-

damente. La sensibilità e la pazienza

richieste per l'esecuzione di tali esercizi

è enorme. Nel momento in cui l'uomo si

pone vicino ad un cavallo, comunica.

Gli organi di senso di entrambi gli esse-

ri viventi ricevono e trasmettono segna-

li. Quando l'uomo a terra si accinge ad

eseguire un lavoro sul cavallo è bene

che manipoli le parti più mobili per

ottenere una iniziale decontrazione.

Quando al filetto è applicato un attrez-

zo è bene porre il cavallo nella condizio-

ne di accettare la posizione che questo

impone, verificando l'assenza di rigidità

alla mandibola e in tutte le fasce

muscolari principalmente coinvolte. Per

mezzo degli esercizi eseguiti a terra, si

può insegnare al cavallo, con l'aiuto

delle redini e della frusta, il significato

di quelle indicazioni che riceverà quan-

do sarà montato. Insegnare a raccoglie-

re i posteriori sotto la massa, contribui-

re efficacemente ad ottenere flessioni

alla ganascia e alla nuca. Il momento

migliore per attuare questo genere di

addestramento è al termine del lavoro

montato o del lavoro alla corda, quando

il cavallo è decontratto. Durante il lavo-

ro da terra il preparatore può assumere

diverse posizioni; da fermo con il suo

lato destro contro la spalla sinistra del

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Manuale di equitazione

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cavallo, il braccio destro passato sopra

il dorso, le redini separate, oppure con

il polso destro sopra il garrese, le redini

nella mano; o ancora con una mano che

tiene le redini vicino alla bocca sotto

l’incollatura.

Flessioni: utilizzando una briglia, il pre-

paratore si dispone di fronte alla spalla

sinistra; con la mano destra impugna la

redine destra del filetto appena al di

sotto del garrese; con la mano sinistra

impugna la redine sinistra del morso a

dieci centimetri dall'imboccatura.

Insistendo su questo contatto il cavallo

cede avvicinando il suo naso alla verti-

cale, flettendo la nuca a sinistra e soc-

chiudendo la ganascia e richiudendola,

senza coinvolgere il collo nello sposta-

mento.

Passi indietro: il preparatore si dispone

davanti al cavallo tenendo una redine in

ciascuna mano; l'invito ad indietreggia-

re è effettuato dalla posizione associata

a piccole resistenze alternate sulle redi-

ni; in caso il cavallo mostri una difesa

ad arretrare un collaboratore può toc-

care con la frusta un anteriore sul

carpo e sul nodello.

Nell'esecuzione di questi semplici eser-

cizi da fermo, i movimenti debbono

essere regolari e misurati; nessun grave

contrasto si deve verificare e tutte le

richieste debbono avvenire nella sereni-

tà più totale; la chiave per una buona

esecuzione di questo lavoro è saper toc-

care il cavallo con la frusta nel punto

Manuale di equitazione

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Il lavoro da terra

Lavoro da terra agli anelli

Lavoro alla corda

Lavoro con l’ausilio della frusta

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giusto e nel momento opportuno (anti-

cipando il movimento) e nel contempo

possedere una mano elastica. Ogni

esercizio che preveda delle flessioni

deve essere eseguito alle due mani e,

quando si sarà acquisita la necessaria

manualità, si potrà chiedere l'esecuzio-

ne di esercizi con variazioni di andatu-

ra. Inizialmente è preferibile che i pre-

paratori siano due in modo da dividere

i compiti delle redini e della frusta. Si

potranno così chiedere tutti i movimen-

ti su due piste, esercizi specifici per la

riunione sino alla preparazione per il

piaffer, ma le abilità richieste a questo

livello di intervento sono molte.

Nel lavoro da terra, anche praticando i

più semplici esercizi, si instaura un

importante rapporto tra uomo e cavallo.

Nel toccare il cavallo in ogni sua parte,

l'uomo ottiene fiducia e confidenza.

ll lavoro alla doppia longia, esaminato

nel lavoro in circolo, se sviluppato in

maneggio offre il grande vantaggio di

avere il cavallo nel corridoio formato

dalle due redini, nella posizione ottima-

le (il preparatore è dietro il cavallo

oppure dietro, leggermente di lato,

accanto all'anca interna) per richiedere

impulso con l'ausilio della frusta.

Nel lavoro a doppia longia, come nel

lavoro a terra, è preferibile usare una

frusta da dressage di m. 1,50. Le redini

lunghe passano attraverso le campanel-

le laterali del fascione, pertanto l'effetto

di redine utilizzato sarà di redine diret-

ta e di opposizione; la scelta dell'altezza

delle campanelle passanti è condiziona-

ta dal livello di addestramento e quindi

dal posizionamento dell'incollatura.

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Manuale di equitazione

Lavoro con redini lunghe

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Nulla vieta, con le necessarie abilità, di

utilizzare le redini lunghe come redini di

apertura e di contenimento, in tal caso

le redini non passeranno nelle campa-

nelle del fascione. Il passaggio di redini

da destra a sinistra o viceversa può

avvenire al di sopra della groppa per-

dendo cosi l'inquadramento del treno

posteriore, oppure appoggiando la redi-

ne esterna alla gamba sopra il garretto;

tale spostamento si rende necessario

cambiando di flessione qualora il prepa-

ratore sia in posizione laterale.

La mano del preparatore, per lontana

che sia dalla bocca del cavallo, deve

essere sensibile e deve poter percepire

la minima reazione anche con la media-

zione delle campanelle.

Le andature a cui svolgere il lavoro sono

il passo, il piccolo trotto e il galoppo

riunito, in modo che il preparatore

possa seguire il cavallo a piedi senza

dover correre. Si può alternare il lavoro

sulla linea retta al lavoro in circolo a

seconda che il cavallo obbedisca più o

meno bene agli aiuti delle redini.

Nel lavoro richiesto al cavallo deve esse-

re sempre mantenuta una condizione di

piacevolezza.

Una situazione di costrizione, ottenuta

con la forza o con mezzi meccanici non

adeguati, comporta una perdita del pia-

cere del movimento e quindi un'opposi-

zione. Il principio di "equitazione natu-

rale" nasce da questa considerazione:

sfruttare, quale motivazione all'appren-

dimento, uno dei bisogni primari del

cavallo, il movimento.

Se si considera l'evoluzione delle capa-

cità di apprendimento dei cavalli negli

ultimi secoli si può arrivare a due con-

clusioni che non si escludono: che le

tecniche di addestramento sono miglio-

rate e che c'è un'evoluzione genetica

della specie che ha colto, nelle sue

capacità di apprendimento, lo strumen-

to di adattamento, quindi di conserva-

zione, e ciò sarebbe in linea con le tesi

di Lorenz che sostengono che la mag-

gior parte dei comportamenti è la con-

seguenza di una pre programmazione

ad opera dei geni. Il rinforzo alla moti-

vazione è in ogni caso fondamentale.

Ogni risposta deve essere ricompensata

con un rinforzo positivo: il cibo, partico-

larmente appetitoso, è il rinforzo più

facilmente comprensibile a cui può

essere associata la carezza e la voce.

Tale associazione permetterà di utilizza-

re la carezza come una ricompensa

quando il cavaliere è in sella.

Un rinforzo importante è la pausa, il

riconoscimento, che il cavallo percepi-

sce, di aver capito e soddisfacentemen-

te eseguito quanto gli è stato chiesto, la

pausa, dunque, al termine di ogni lavo-

ro, montato o a terra, è la conferma

della buona esecuzione o del migliora-

mento e nel contempo un momento di

scarico di tensione muscolare e nervo-

sa, necessaria per ripristinare le capaci-

tà di concentrazione.

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Equitazione ed

agonismo

L’elenco degli argomenti trattati dà una

chiara idea della vastità di conoscenze

necessarie per vivere nel mondo del

cavallo. L'equitazione è di per sé arte e

tanto basta per occupare la vita del

cavaliere e dell'uomo di cavalli.

L’agonismo non è l’inevitabile sbocco

dell’equitazione sebbene nel mondo

moderno la tecnica equestre sia preva-

lentemente finalizzata alla competizio-

ne. E' nell'agonismo, infatti, ancorché

nel turismo, che il cavallo trova il suo

massimo impiego.

Molti sono gli sport che possono essere

praticati a cavallo e la naturale ambi-

zione di chi pratica l'equitazione è quel-

la di verificare il livello raggiunto da sé

e dal proprio cavallo nel confronto spor-

tivo.

Le vittorie si preparano con molta

pazienza e tanto lavoro. Il cavaliere deve

trovare nel lavoro quotidiano la maggior

gratificazione; il risultato sportivo è la

logica conseguenza. Le leggi dello sport

non prevedono scorciatoie, se non tem-

poranee.

Lo sport equestre ha per protagonista il

cavallo che è un essere vivente, questo

lo rende uno sport affascinante e com-

plesso. Ogni cavaliere è allenatore del-

l'atleta cavallo e nel contempo è parte

del binomio atleta. Giustificare un

insuccesso scaricando le responsabilità

sul cavallo, se da un canto giustifica il

cavaliere dall'altro accusa l'allenatore.

Programmare accuratamente le tappe

della carriera agonistica è fondamenta-

le, per poterlo fare bisogna essere con-

sapevoli del livello del cavallo e di quel-

lo del cavaliere. Il cavaliere principiante,

come il cavallo giovane, devono affron-

tare un impatto con la gara che crea

tensione, pertanto la gara deve essere di

facile svolgimento ed il cavallo non deve

incontrare alcuna difficoltà. Il cavaliere

in crescita deve maturare esperienze

significative, a nulla serve darsi come

obiettivi i traguardi già raggiunti. Il

cavaliere di alto livello non deve consu-

mare il proprio cavallo, ma programma-

re il numero di gare secondarie neces-

sarie per preparare la gara importante.

Le regole del gioco devono essere cono-

sciute a vantaggio del gioco ed a tutela

dei propri interessi. Anche per gli ama-

tori conoscere i regolamenti serve ad

appassionare all'agonismo e rende più

piacevole assistere ad una competizione

equestre. Le regole vengono continua-

mente modificate per adeguarle alle

sempre nuove esigenze dell'agonismo,

un costante aggiornamento è indispen-

sabile.

Il cavaliere principiante che debutta nel

mondo agonistico ha la necessità di

essere assistito dal proprio istruttore, il

quale potrà insegnargli a vivere la com-

petizione nel migliore dei modi.

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Manuale di equitazione

INDICE

1. CONOSCERE IL CAVALLO pag. 5

2. CONFORMAZIONE ESTERNA E STRUTTURA DEI CAVALLI pag. 8

3. STATO SEGNALETICO pag. 26

4. IGIENE E PROFILASSI pag. 36

5. IL FUNZIONAMENTO DELLA "MACCHINA ANIMALE" pag. 50

6. LE ANDATURE pag. 58

7. IL SALTO pag. 73

8. MONTARE A CAVALLO pag. 79

9. POSIZIONE E ASSETTO pag. 83

10. GLI AIUTI pag. 91

11. IL LAVORO IN PIANO pag. 101

12. SALTARE pag. 127

13. SALTARE IN CAMPAGNA pag. 141

14. LA BARDATURA pag. 149

15. IL LAVORO DEL CAVALLO NON MONTATO pag. 160

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Manuale di equitazione

Manuale di equitazione

A CURA DELLA:

Federazione Italiana Sport Equestri

con la consulenza di Claudio Possenti

ILLUSTRAZIONI DI:

Daniela Solive

PROGETTO GRAFICO:

Quintarte

EDITO E STAMPATO DA:

E’ vietata la riproduzione totale o parziale di testi, disegni o foto salvo autorizzazione

scritta dell'editore

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Il Manuale viene fornito ai fini della formazione degli istruttori federali nel rispetto delle direttive FISE, eventuali utilizzi diversi non sono consentiti e saranno perseguiti ai sensi di legge