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EQUILIBRI Scritture in equilibrio, tra realtà e sogno. Trasognate, eppure civicamente impegnate La collana EquiLibri ospita libri equi, in grado di favorire sguardi critici per interpretare i vissuti, le tematiche e le emozioni del nostro tempo.

Mario Bolognese - Edizioni del Faroè giusto nello spirito haiku, con le parole di Shunryu Suzu‑ ki, tratte dal suo libro Mente Zen, Mente di principiante, Ro ‑ ma, Ubaldini, 1976,

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EQUILIBRIScritture in equilibrio, tra realtà e sogno.

Trasognate, eppure civicamente impegnate

La collana EquiLibri ospita libri equi, in grado di favorire sguardi critici per interpretare i vissuti, le tematiche e le emozioni del nostro tempo.

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Mario Bolognese

LO STUPORE DELL’ISTANTE

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Mario Bolognese, Lo stupore dell’istanteCopyright© 2019 Edizioni del Faro

Gruppo Editoriale Tangram SrlVia dei Casai, 6 – 38123 Trento

www.edizionidelfaro.it – [email protected]

Collana “EquiLibri” diretta da Micaela Bertoldi – NIC 06

Prima edizione: giugno 2019 – Printed in EU

ISBN 978‑88‑5512‑003‑6

[email protected]

Illustrazioni di Roberto Origgi ([email protected])

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Prefazione

Nati in Giappone nel diciassettesimo secolo, gli Haiku so‑no poesie che non sembrano tali, aforismi che non sono “so‑lo” aforismi. Queste le definizioni principali che illustrano il senso di tre versi, per lo più, formati da diciassette more – le non sillabe – secondo lo schema 5/7/5.

Raccontano emozioni suscitate dalle stagioni, fragilità umane e quotidianità. Impressioni, dunque, sulla vita.

La percezione di un dettaglio / l’emersione di un concetto / dall’archivio del pensiero.Attimi e Storia umana / condensati in un guizzo / dello sguardo.Triangolo di parole / sospeso a un filo che veleggia / non si sa verso dove.

Grandi protagonisti della poesia europea hanno mutuato la forma espressiva degli haiku. Tra loro Rainer Maria Rilke, Paul Eluard, gli ermetisti italiani Ungaretti e Quasimodo.

Sulla loro scia, anche nella scuola sono entrate le suggestio‑ni dei componimenti poetici brevi e i bambini spesso ne han‑no realizzato di splendidi, con la sensibilità infantile tipica.

L’empatia dei bambini per la natura di solito è la guida nel‑la scelta di parole e anche nella riproduzione con il disegno delle immagini che catturano l’occhio. Con semplicità. Co‑me se nei bambini esistesse la predisposizione per la poesia, che, col tempo, spesso svanisce.

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| 6 Lo stupore dell’istante

I piccoli riescono a vedere la possibilità che le parole si tra‑sformino in segni, così come accade quando un sasso viene lanciato nel lago e crea dei cerchi che via via si allargano sul pe‑lo dell’acqua oscillando e luccicando sotto il sole. Suggestivi.

Gli autori del volume Lo stupore dell’istante hanno con‑servato questa capacità, seguendo un progetto estetico che è esito di collaborazione e al tempo stesso, fonte di affetti condivisi.

L’uno scrive, l’altro disegna. Scambiandosi le parti, a volte, nell’ideazione? Chi lo sa.

Sicuramente scambiando spunti, sguardi, osservazioni, intuizioni, in modo da interpretare col disegno le parole e con le parole il disegno.

Haiku, dunque. Piccoli componimenti poetici.Nel romanzo La magia delle cose perse e ritrovate, di Bro‑

oke Davis, Millie Bird crea “Poesie camminando”. Ovve‑ro ascolta mozziconi di frasi, parole rubate a estranei di cui spia espressioni e poi compone i suoi versi. Tre righe, bre‑vi. Brevissime: “Le piace come, a volte, le parole cozzino l’u‑na contro l’altra e altre volte scivolino l’una accanto all’altra con grande facilità. Le piace la sorpresa della cosa. E le pia‑ce che sia una poesia segreta, perfino per lei, perché non se la ricorderà” (p. 97)

Parole, dunque, che a volte sono in accordo tra loro, e pos‑sono pure non esserlo. A seconda del caso e delle sue oppor‑tunità.

Negli haiku classici è soprattutto la natura ciò che ispira emozioni dell’anima:

“Prendiamo / il sentiero paludoso / per arrivare alle nuvo‑le”, lasciò scritto Matsuo Basho (1644‑1694).

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| Prefazione 7 |

Nelle parole messe in fila dalla piccola Millie Bird, è pre‑sente soprattutto il bisogno di sentire vicino a sé persone, esseri senzienti dei quali captare voce e sentimenti, così da non sentirsi sola e abbandonata:

“Lui ha detto / Vuoi il ciuccio? / specificatamente / …” (Garzanti, p.  96). La sua è “Poesia camminando”. Quindi bisognosa di contatto con la sfera terrena, come precisa la protagonista bambina.

Il piacere che le parole possono donare è ciò che induce a metterle in fila, una dopo l’altra, come perle in una collana. Poche suggestioni rubate ai molti universi di senso che si potrebbero indagare.

A volte il raduno spontaneo di parole raffigura un mon‑do prosaico, deludente e distratto; tuttavia genera la sen‑sazione di un certo potere: quello dello scherzo che de‑cifra inquietudini, introducendo un distanziamento dal‑le cose.

Gli haiku infantili offrono minimi spunti immaginifici ri‑tratti con tre pennellate. Cose, figure e suoni. A imitazione di ciò che gli adulti somministrano loro come poesia: da stu‑diare, recitare, riprodurre.

E se la richiesta di parole poetiche, solitamente, ottiene dai più piccoli pensieri colorati, non per questo la loro scrit‑tura rimane solo in superficie. Ha una singolare profondità, come se i bambini e le bambine già sapessero dello spessore filosofico degli haiku classici giapponesi.

A mo’ di esempio per tutti, valga la voce di Kobayashi Is‑sa (1763‑1827):

“Ciliegi in fiore sul far della sera / anche quest’oggi / è di‑ventato ieri”.

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| 8 Lo stupore dell’istante

Se ne ricava la consapevolezza dell’inesorabilità del tem‑po, perfino negli attimi sublimi.

Collegare gli accenni di vis poetica dell’infanzia con gli haiku illustri, con le regole precise e definite che hanno at‑traversato i secoli, serve, a mio avviso, per farne risaltare l’immediatezza visiva.

Similmente il discorso vale per gli haiku di Mario Bolo‑gnese il quale, in modo chiaro specifica il proprio intento, ri‑chiamando il fanciullino del Pascoli e il bisogno di ritrovare la parte di sé che è rimasta ancora fedele all’infanzia, quel sé per cui prova nostalgici affetti.

Ed è bello seguire il filo delle riflessioni, il richiamo alla “rabbia che cerca piume” per acquietarsi, al fatto che “il cuo‑re desidera ali”, sicuro che poi “torna a fiorire maggio per di‑re amore”, nel tempo in cui “l’ape amica insegna parole al miele alla sua scuola”.

Mario Bolognese sottolinea l’importanza delle parole di “gentil tenerezza” da apprendere dalla natura, dove le labo‑riose api sanno insegnare ciò che è giusto. Natura, parole, ali: tutto concorre a restituire pienezza di senso al vivere.

Ecco allora panorami, stagni incantati, lune che disarma‑no i raggi del sole, stelle che riempiono la notte, una “pupil‑la” umana che, come “goccia, contiene il grande mare, in cui nuota il cuore”. Terra, alberi e mani che si intrecciano, vele e vento in dialogo, rotaie e viandanti: elementi che parlano a tutti, poiché sulla terra tutti si è di passaggio.

Ecco allora immagini, prodotte con tratto leggero, deco‑rativo e esplicativo insieme, frutto della sensibilità di Ro‑berto Origgi, disegni che chiedono di essere osservati nei dettagli.

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| Prefazione 9 |

Gli autori di questa raccolta hanno realizzato una sorta di “poesia al quadrato”, perché parole e illustrazioni ne espan‑dono la potenza, permettendo ai lettori uno spettro inter‑pretativo assai più ampio, denso di stimoli. Magari offren‑do spunti per suggerimenti critici quando il sentire di chi leggendo i soli versi, ne vorrebbe una diversa raffigurazione: poiché ognuno può “com-prehendere” i testi sulla base della propria emotività e del proprio contesto esperienziale

Dalla tenzone poetica ingaggiata tra autori e lettori, in ogni caso, a essere vincitore è la poeticità dell’insieme, nella molteplicità dei punti di vista.

Micaela Bertoldi

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Sguardi su fiori di versi

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Respiro in soli tre versi

“Fu Platone che per primo definì la meraviglia e la indicò come causa della conoscenza e base della cognizione. Nel Teeteto che ha per soggetto la domanda ‘Cos’è la conoscenza?’, Socrate dice che il senso di meraviglia è il segno del filosofo. La filosofia, in re-altà, non ha altra origine”.

(Da Il genio dell’infanzia di Edih Cobb, Milano, Emme Edizioni, 1982)

“Ma è veramente in tutti il fanciullo musico? Che in qualcuno non sia, non vorrei credere né ad altri né a lui stesso: tanta a me par-rebbe di lui la miseria e la solitudine. Egli è quello che parla alle bestie, agli alberi, ai sassi, alle nuvole, alle stelle: che popola l’om-bra di fantasmi e il cielo di dei. Egli è quello che piange e ride sen-za perché, di cose che sfuggono ai nostri sensi e alla nostra ragione. Egli ci fa perdere il tempo, quando noi andiamo per i fatti nostri, ché ora vuol vedere la cinciallegra che canta, ora vuol cogliere il fio-re che odora, ora vuol toccare la selce che riluce […]”.

(Da Il fanciullino di Giovanni Pascoli, Bologna, Pensieri e discorsi, 1907)

Il piccolo e per me straordinario libro di Edith Cobb, come la “memoria dolce” di alcune poesie di Pascoli imparate a memoria alle elementari, mi consentono di parlare del “fan‑ciullino” che anima la poetica dei miei Haiku, e cioè del sen‑so di questo libro. Di parlarne ma con umiltà, appoggiando‑mi al grande scrittore e divulgatore giapponese di Haiku,

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Basho (1643‑1694), che affermava: “A scrivere un haiku ba‑sta un ragazzino alto un soldo di cacio”.

Essendo però ben conscio che oggi, per fortuna, il “fan‑ciullino” è anche una “fanciullina”, e che c ‘è anche una fi‑glia bambina della Musa, ho dedicato questo libro alla Dea Bambina. E così in cuor mio penso anche alla piccola Rosi, di quattro anni, che tempo fa mi ha donato, tramite la sua maestra, questa sua poesia:

Un albero altola luna piccola e biancala luce rosa sulle montagne.

(Grazie ancora Rosi, “fanciullina” poetessa)

Per me la pratica e il “respiro Haiku” hanno rappresentato un dolce ma anche severo aiuto per ritrovare lo “sguardo pri‑mo sul mondo” di quando ero un bambino che saltellava tra le bellissime pietre del fiume Passirio, a Merano, la mia cit‑tà natale. E per questo “saltellare”, anche nella vita – penso di essere più un girovago del paleolitico, piuttosto che uno stanziale del neolitico – ricordo che Haiku significa “poe‑sia del viandante” in quanto “hai” significa etimologicamen‑te “viaggiare”.

Parlo di “respiro” perché per “essere”, prima di poetare haiku (utilizzo la metrica classica di cinque, sette e cinque sillabe), bisogna togliere la ridondanza di immagini super‑flue, occorre insomma “pulire il campo” per ritrovare la sem‑plicità di uno sguardo che semplicemente “vede” quello che c’è e non quello che sa o crede di sapere. Conosco i miei li‑

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miti e non pretendo affatto di essere all’altezza della grande poesia haiku giapponese, ma mi consolo pensando a quanto si dice nella tradizione iniziatica zen che fare un haiku è get‑tare solo un sassolino nello specchio dell’altrui acqua e che poi quei cerchi non sono più nostri.

Aggiungo che senza scomodare il grande Platone lo stu‑pore, madre di ogni poesia, è ben presente nei nostri bambi‑ni e nelle nostre bambine e dunque cerchiamo di ritrovare in noi l’umiltà di essere loro discepoli.

Abbracciando l’haiku ci riconnettiamo con la nostra “mente originaria”, quella di chi è sempre “un o una princi‑piante” e questo ci riconduce a un’antica forma e fonte di so‑lidarietà con tutti e con il Tutto. E, dunque, concludo, come è giusto nello spirito haiku, con le parole di Shunryu Suzu‑ki, tratte dal suo libro Mente Zen, Mente di principiante, Ro‑ma, Ubaldini, 1976, pagina 20:

“Nella mente del principiante non si trovano mai pensieri del ti-po io ho ottenuto qualcosa. Ogni pensiero egocentrico limita la nostra vasta mente. Quando non abbiano alcun pensiero di con-seguimento, alcun pensiero di un sé, allora siamo dei veri princi-pianti. La mente del principiante è la mente della compassione. Quando la nostra mente è compassionevole, diventa sconfinata. Allora siamo sempre veri di fronte a noi stessi, in armoniosa as-sonanza con tutti gli esseri […]”.

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| Haiku 15 |

HAIKU

Alla dea bambina

Sorge leggeradagli spruzzi del marela Dea Bambina.

Pesci d’argentole ricamano intornoveli di perle.

Ali gabbianene trasportano il cantoa mille nidi.

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| 16 Lo stupore dell’istante

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| Haiku 17 |

Torna il sorriso

Piove ma il soletra nubi risorgendofa arcobaleno.

Lacrima alloraè goccia di rugiadasul tuo sorriso.

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| 18 Lo stupore dell’istante

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| Haiku 19 |

Il cuore desidera ali

Apri la manolibera la farfallacorteggia i fiori.

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| 20 Lo stupore dell’istante

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| Haiku 21 |

Sull’altalena

Avanti e indietrocielo incontra la terravento negli occhi.

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5 Prefazione

11 Respiro in soli tre versi

15 HaikuAlla dea bambina, 15Torna il sorriso, 17Il cuore desidera ali, 19Sull’altalena, 21Per dire amore, 23Parole che danzano, 25Fare pace con il baumiao, 27Un coccodè… Appena esci dal guscio, 29Separazione, 31Funer‑ali, 33I polpastrelli e la carezza, 35Ah! Lo Smartphone, 37Inverno magia, 39Matrioska: il gioco della vita, 41Stupirsi ancora, 43Gentil tenerezza, 45La nebbia è un libro, 47Nostalgia, 49La rabbia cerca piume e diventa canto, 51Per un raggio di pace, 53Il silenzio è una culla, 55Stella che cade, 57Pupilla, 59Una verde emozione, 61Eco‑accoglienza della diversità il bi‑albero, 63Mamma, 65Il corallo dell’aurora, 67La tenerezza, 69Spettri e accoglienza, 71L’uccello morto, 73Il bello e il buono, 75Parole verdi, 77Nostalgia del salice, 79Papaveri e treni, 81Briciole di sole, 83Silenzio e miele, 85Il falco, l ’allodola e il cielo, 87C’era una volta, 89Cervo, 91Luna, 93

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EQUILIBRI

1. Rocco Sestito, Angeli incerti2. Micaela Bertoldi, Sguardi3. Barbara De Marco, Senza filo conduttore4. Andrea Bortolotti, Tre storie5. Yuri Beretta, Leucemia adventure