Upload
trinhdien
View
214
Download
0
Embed Size (px)
Citation preview
1
martedì 16 ottobre 2018, ore 20,30 Ottetto dei Berliner Philharmoniker
Strauss - Sestetto dall’opera “Capriccio” op. 85 Brahms - Sestetto in si bemolle maggiore op. 18Mendelssohn - Ottetto in mi bemolle maggiore op. 20
154a STAGIONE 2018 | 19 SALA VERDI DEL CONSERVATORIO Fo
to ©
Fe
de
ric
o Z
ova
de
lli
2
CONSIGLIERI DI TURNO
Francesca Moncada di Paternò Antonio Magnocavallo
DIRETTORE ARTISTICO
Paolo Arcà
È vietato, senza il consenso dell’artista, fare fotografie e registrazioni, audio o video, anche con il cellulare.
Iniziato il concerto, si può entrare in sala solo alla fine di ogni composizione. Si raccomanda di:
• disattivare le suonerie dei telefoni e ogni altro apparecchio con dispositivi acustici
• evitare colpi di tosse e fruscii del programma
• non lasciare la sala fino al congedo dell’artista
Il programma è pubblicato sul nostro sito web il venerdi precedente il concerto.
MEDIA PARTNER
SOSTENGONO LA SOCIETÀ DEL QUARTETTO
COLLABORANO CON LA SOCIETÀ DEL QUARTETTO
LA SOCIETÀ DEL QUARTETTO PARTECIPA A
LE PROVE APERTE SONO SOSTENUTE DA
PROGETTO FOTOGRAFICO con gli studenti
del corso di formazione avanzata tenuto da
Silvia Lelli: Riccardo Carotti, Angela Cilli,
Anna Ferro, Francesca Romana Gaglione,
Gabriele Merlin, Roberto Moro, Ivan Nocera,
Erica Portunato, Cristina Troisi
3
Richard Strauss (Monaco di Baviera 1864 - Garmisch-Partenkirchen 1949)
Sestetto dall’opera “Capriccio” op. 85 (ca. 12’)
Johannes Brahms (Amburgo 1833 - Vienna 1897)
Sestetto in si bemolle maggiore op. 18 (ca. 40’)
I. Allegro ma non troppo II. Tema con variazioni. Andante, ma moderato III. Scherzo IV. Poco allegretto e grazioso
I N T E R V A L L O Felix Mendelssohn-Bartholdy (Amburgo 1809 - Lipsia 1847)
Ottetto in mi bemolle maggiore op. 20 (ca. 34’)
I. Allegro moderato, ma con fuoco II. Andante III. ScherzoIV. Presto
4
Capriccio, definito “conversazione in musica” in un atto, è l’ultima opera
di Richard Strauss; terminata nell’agosto del 1941, fu rappresentata
per la prima volta al Nationaltheater di Monaco di Baviera il 28 ottobre
dell’anno successivo. L’idea di scrivere un’opera che avesse come
soggetto il teatro stesso nonché il rapporto tra testo e musica era stata
discussa inizialmente dal compositore con Stefan Zweig, intellettuale
pacifista di origini ebraiche già autore del libretto di Die Schweigsame
Frau (La donna silenziosa). Era stato lui nel 1934 a mostrare a Strauss
il “divertimento teatrale” Prima la musica poi le parole su testo di G. B.
Casti e musica di A. Salieri, rappresentato al palazzo di Schonbrunn
(Vienna) nel 1786 assieme al Singspiel Der Schauspieldirektor di Mozart.
Nell’abbozzo che Zweig sottopose al compositore non rimaneva in
realtà quasi più traccia del melodramma settecentesco. Il precipitare
della situazione politica nella Germania nazista impedì ai due di portare
a termine il lavoro e Zweig nello stesso anno lasciò l’Austria e si stabilì
a Londra. Il compositore riprese il soggetto nel 1939 e collaborò, per la
stesura del libretto, con il musicista Clemens Krauss, amico e direttore
d’orchestra della prima di Capriccio. La vicenda si svolge in un castello
nei pressi di Parigi, intorno al 1775, “al tempo della riforma di Gluck”. La
protagonista – e padrona di casa – è la contessa Madeleine, vedova
Oltre il quintetto: formazioni cameristiche allargate
L’Andante strumentale introduttivo di Capriccio vuole essere il simbolo della musica “pura”, libera da ogni riferimento extra-musicale
5
corteggiata dal compositore Flamand e dal poeta Olivier, che fanno
a gara a dedicarle l’uno versi e l’altro note; tra i due spasimanti però
la nobildonna proprio non sa – o non vuole – scegliere. La vicenda
amorosa è una metafora della domanda centrale dell’opera: vengono
prima la musica o le parole? La raffinata ambientazione settecentesca
non può non richiamare quella di Der Rosenkavalier (e il personaggio
della Contessa quello della Marescialla). Dell’opera ascoltiamo
l’Andante strumentale introduttivo affidato a un sestetto d’archi. Il brano
vuole essere il simbolo della musica “pura” (libera da ogni riferimento
extra-musicale). Il lirico e sinuoso tema esposto dal primo violino
domina l’intero Sestetto; l’inizio di questa melodia ricompare di volta in
volta mostrando un volto sempre nuovo come in un continuo processo
di metamorfosi. Lo stesso incipit verrà subito ripreso all’apertura del
sipario, ma questa volta rappresenterà un dono galante da parte del
compositore Flamand alla contessa e fornirà lo spunto alle dotte
conversazioni dei personaggi.
Dei due sestetti per archi scritti da Johannes Brahms è in programma il
primo, Sestetto op. 18 n. 1, per 2 violini, 2 viole e 2 violoncelli. Nell’ambito
della musica da camera il sestetto per archi, che si riallacciava alla
tradizione meno impegnativa del divertimento, era considerato un
genere minore; probabilmente per tale ragione il sempre molto
autocritico Brahms, che si avvicinò con grande cautela ai generi
immortalati dal genio beethoveniano quali la sinfonia e il quartetto,
non mostrò in questo caso simili esitazioni. L’opera fu composta tra il
1858 e il 1860 e, pur appartenendo a una fase ancora giovanile della
sua produzione, ci mostra un compositore ormai pienamente padrone
dei mezzi e a proprio agio con la scrittura cameristica. La partitura
fu lodata già dai contemporanei: ne diede un parere entusiasta ad
esempio Joachim, celebre violinista nonché amico intimo di Brahms,
il quale si incaricò di eseguire il brano per la prima volta in pubblico
ad Hannover il 20 ottobre 1860, ottenendo ampio consenso, per poi
riproporlo a Lipsia e Amburgo. Si presti attenzione alla grande varietà
Il Sestetto op. 18 fu subito molto apprezzato dai contemporanei. Joachim, entusiasta, lo eseguì per la prima volta nel 1860
6
degli impasti timbrici, ottenuti sfruttando tutte le possibili combinazioni
strumentali offerte dell’ensemble; i temi, sapientemente impreziositi
da raddoppi o controcanti, passano da uno strumento all’altro con uno
slancio espressivo sempre rinnovato; la loro elaborazione infine rivela
la piena padronanza che Brahms aveva dell’arte del contrappunto.
Per la serenità e il carattere disteso che lo pervade, il brano ricevette
l’appellativo di “Sestetto della primavera”, anche se in seguito tale
espressione fu accantonata, probabilmente per la contrarietà di
Brahms a riferimenti extramusicali. Poco prima della morte, l’autore
definì questa una delle sue opere migliori. Il primo movimento, Allegro
ma non troppo, incanta per l’intenso lirismo dei numerosi temi che
vengono presentati; un ruolo di primo piano è affidato alla calda voce
del violoncello che espone la prima melodia, dal carattere cantabile.
Il secondo movimento, Andante, ma moderato è costruito secondo il
modello tanto amato da Brahms del tema con variazioni; il tema, dal
piglio solenne e drammatico, è originale del compositore. All’atmosfera
danzante dello Scherzo segue il finale Poco allegretto e grazioso,
in forma di rondò; il ritornello solare di quest’ultimo movimento è
affidato ancora una volta al suono del violoncello; in prossimità della
conclusione, il clima diviene più concitato e i sei strumenti si lanciano in
una vorticosa coda.
L’Ottetto per archi op. 20 di Felix Mendelssohn-Bartholdy rappresenta
– assieme all’Ouverture “Sogno di una notte di mezza estate” op. 21
e al Quartetto op. 13 – una delle vette più alte della sua produzione
giovanile. L’autore portò a termine l’opera nell’ottobre del 1825 a
soli sedici anni; eppure questo brano rivela non solo una perfetta
padronanza tecnica, ma anche una maturità espressiva e musicale
eccezionale. Non è un caso che il compositore sia stato sovente
paragonato all’enfant prodige per antonomasia, Mozart. La scelta
dell’organico – 4 violini, 2 viole e 2 violoncelli – costituisce di per sé
un fatto inedito: all’epoca un tale complesso non aveva pressoché
precedenti. Tra i rari casi che gli si potrebbero accostare vi è il Doppio
L’Ottetto rivela non solo una perfetta padronanza tecnica, ma anche una maturità espressiva e musicale eccezionale
7
quartetto op. 65 di Louis Spohr del 1823, la cui disposizione strumentale
di ispirazione policorale – otto archi divisi in due gruppi di quattro –
differisce assai, su ammissione dello stesso Spohr, dall’Ottetto. Qui
l’ensemble è infatti un gruppo compatto in cui le otto parti strumentali
sono di volta in volta indipendenti l’una dall’altra o unite in momenti
di monumentale coesione. Pare dunque impossibile individuare
un modello specifico cui il giovane Mendelssohn abbia potuto fare
riferimento. Per immaginare quale sonorità avesse in mente l’autore,
ci vengono in aiuto le parole da lui apposte all’autografo della
partitura: «Questo Ottetto va suonato da tutti gli strumenti nello stile di
un’orchestra sinfonica. I piani e i forti vanno rispettati attentamente e
sottolineati con più forza di quanto si usa in opere di questo genere».
Vari sono i momenti in cui emerge chiaramente il respiro sinfonico
cui allude il compositore e non è un caso che egli ne abbia in seguito
orchestrato lo Scherzo in occasione della sua esecuzione presso
la Philharmonic Society di Londra nel 1829. Si presti attenzione al
virtuosismo richiesto al primo violino, che talvolta emerge quasi
come un solista: questa parte fu scritta da Mendelssohn per l’amico
ventunenne Eduard Rietz, eccellente strumentista che sarebbe
mancato nel 1832 a soli 29 anni. L’Allegro moderato ma con fuoco posto
in apertura è il movimento nettamente più esteso dell’Ottetto; il suo
appassionato primo tema arpeggiato proteso verso l’acuto – di cui
l’Allegro è pervaso – dimostra senza ombra di dubbio l’ardore giovanile
di Mendelssohn. Alla fine della sezione centrale (sviluppo), la tensione
quasi si arresta per poi tornare a crescere sul pulsare degli archi da
cui prende l’avvio un’agitata figurazione a note veloci che si estende
progressivamente a tutto l’ensemble. L’Andante è la pagina più intima
di questo lavoro dall’aspirazione quasi sinfonica; il tono esuberante
lascia ora spazio a un clima più mesto, accentuato dal ricorso alla cupa
tonalità di do minore. Ma eccoci gettati nel vortice dello Scherzo, vera
e propria gemma dell’Ottetto; l’atmosfera fatata, suggerita dal fluire
rapido e leggero degli archi nonché dalle note staccate e pizzicate,
par riecheggiare il mondo incantato del Sogno di una notte di mezza
Scrisse Mendelssohn: «Questo Ottetto va suonato da tutti gli strumenti nello stile di un’orchestra sinfonica»
8
estate. A detta di Fanny, sorella del compositore, Felix aveva scritto
questa pagina di getto, ispirato dai seguenti versi tratti dalla scena La
notte di Valpurga dal Faust di Goethe: «Il volo delle nubi, la nebbia col
suo velo, / hanno un chiarore dall’alto. / L’aria nel pergolato, il vento
nel camino, / tutto svanisce». L’ultimo movimento, Presto, riprende
l’idea di perpetuum mobile dello Scherzo; le imitazioni tra gli strumenti
danno origine a un fugato, prova dell’ineccepibile preparazione
contrappuntistica del compositore; il suo tono energico riprende il
carattere dell’Allegro iniziale. Ad un’analisi più attenta, si possono
cogliere i richiami ai movimenti precedenti che contribuiscono a fornire
coesione e compattezza a questo lavoro giovanile; si riascoltano infatti
il secondo tema cantabile del primo movimento (che nell’Allegro
moderato ma con fuoco era stato messo quasi in ombra dal tema
arpeggiato) e nel finale riemerge chiaramente il tema dello Scherzo.
Lorenzo Paparazzo
Laureato in Discipline storiche, critiche e analitiche della musica al Conservatorio “G. Verdi” di Milano
9
© D
ario
Aco
sta
/ D
eu
tsch
e G
ram
mo
ph
on
Ottetto d’archi dei Berliner Philharmoniker Daniel Stabrawa violino, Peter Brem violino, Andreas Neufeld violino, Christoph von der Nahmer violino, Martin von der Nahmer viola, Walter Küssner viola, Mathias Donderer violoncello, Christoph Igelbrink violoncello
L’Ottetto d’archi dei Berliner Philharmoniker è stato fondato nel 1994
da quattro violini due viole e due violoncelli della gloriosa orchestra
berlinese e, molto rapidamente, ha saputo guadagnarsi la stima e
l’apprezzamento della critica e dei pubblici internazionali, grazie anche
alla magica commistione di cultura dell’intimismo cameristico e di
suono generosamente sinfonico.
L’Ottetto è stato calorosamente accolto in Europa, Giappone e Sud
America, dove ha ricevuto, a Buenos Aires nel 1999, il Premio della
Critica Musicale come miglior complesso straniero dell’anno.
L’Ottetto è costantemente alla ricerca anche di repertorio inesplorato
e ha inciso due CD dedicati a due grandi musicisti dell’Ottocento poco
conosciuti, il russo Reinhold Glière, nato a Kiev nel 1875, ma formatosi
10
a Mosca e il danese Niels Gade, grande amico di Hans Christian
Andersen. Entrambi i dischi hanno suscitato vivo interesse sia nella
critica internazionale che nel pubblico.
L’ensemble suona anche in formazione di nonetto con l’aggiunta del
contrabbassista o di sestetto.
In Italia l’ensemble torna ogni stagione e ha già riscosso un notevole
successo in molte città quali Torino, Firenze, Ancona, Siena (Accademia
Chigiana), Bergamo, Bologna, Pordenone, Treviso, Ravenna e Cremona.
È per la prima volta ospite della nostra Società.
11
Grazie ai musicisti che hanno dato prestigio al Quartetto
e ai soci che l’hanno sostenuto e lo sostengono!
Vogliamo esprimere gratitudine ai Soci d’Onore, e prima di tutto ai grandi musicisti che hanno contribuito al successo del Quartetto nei suoi 153 anni di attività (da Richard Strauss e Anton Rubinstein nei lontani anni dell’800 a Rudolf Serkin, Mieczyslav Horszowski e Ton Koopman in tempi più vicini), ai Soci Vitalizi, ai Soci Benemeriti, fra i quali i “fedelissimi” con oltre 50 anni di associazione, ai Sostenitori, che col loro contributo annuale esprimono il loro apprezzamento per il Quartetto, e vorremmo crescessero sempre più.
Soci d’Onore
Johann Becker (1888), Franco Faccio (1888), Charles Gounod (1888), Joseph Joachim (1888), Joachim Raff (1888), Anton Rubinstein (1888), Pablo de Sarasate (1888), Richard Strauss (1888), August Wilhelmj (1888), Antonio Bazzini (1892), Felix Mottl (1892), Mieczyslav Horszowski (1985), Rudolf Serkin (1985), Ton Koopman (2003), Francesco Cesarini (2006), Harry Richter (2006), Giancarlo Rusconi (2017)
Soci VitaliziFilippo Annunziata, Cesare Bacchini, Ilaria Borletti Buitoni, Gerardo Broggini,Paolo Dardanelli, Tomaso Davico di Quittengo, Carla Giambelli,Antonio Magnocavallo, Francesco Maino, Maria Majno, Francesca Moncada di Paternò, Carlo Vittore Navone,Gian Battista Origoni della Croce, Franca Sacchi, Luca Sega,Società del Giardino, Beatrice Svetlich, Pietro Svetlich, Paolo Terranova
Soci BenemeritiDomenico Arena, Sandro Boccardi, Salvatore Carrubba, Francesco Cesarini, Philippe Daverio, Francesca del Torre Astaldi, Fondazione Sergio Dragoni, Anna Maria Holland, Carlo Musu, Quirino Principe, Sua Eminenza Gianfranco Ravasi, Harry Richter, Carlo Sini
I fedelissimi (soci da oltre 50 anni)
Francesco Adami, Ladislao Aloisi in memoriam, Ester Ascarelli, Margherita Balossi Barbiano di Belgiojoso, Maria Piera Barassi Livini, Carlo Barassi,Cecilia Bicchi, Maria Luisa Bonicalzi, Alessandra Carbone, Marta Casagrande, Paolo Carbone, Paolo Carniti, Claudio Citrini, Mathias Deichmann,Giuseppe Deiure, Maria Cristina Delitala, Antonio Delitala, Roberto Fedi,Renzo Ferrante, Anna Ferrante, Salvatore Fiorenza, Maria Teresa Fontana,Anna Genoviè, Emma Guagnellini, Riccardo Luzzatto, Federico Magnifico,Antonio Magnocavallo, Rosalia Manenti, Giovanna Marziani Longo,Giovanni Miserocchi, Jacqueline Molho, Davy Molho, Giuseppe Mottola,Anna Mottola, Luciano Patetta, Luisella Patetta Deiana, Maria Carla Peduzzi, Alberto Piergrossi, Giancarlo Rusconi, Pietro Saibene, Giuliana Saibene,Maria Vittoria Saibene, Giovanni Scalori, Luigi Scalori in memoriam, Luciano Scavia, Angelo Mario Sozzani, Ilaria Stendardi Antonini, Luca Trevisan, Giovanni Weisz
Soci Sostenitori
Marco Bisceglia, Mario Broggi, Anna Broggi De Lellis, Anna Calabro, Alberto Conti,Maria Elisabetta De Ferrari Magnifico Fracaro, Nora del Torre, Liliana Konigsman Sacerdoti, Marco Magnifico Fracaro, Maria Candida Morosini,Ruth Pavese Westen, Lorenzo Stucchi
12
PROSSIMI CONCERTI
SALA VERDI DEL CONSERVATORIO
Società del Quartetto, via Durini 24 – 20122 MilanoTel 02 795 393 │ [email protected] │ www.quartettomilano.it
martedì 30 ottobre 2018, ore 20,30 Daniil Trifonov pianoforte
martedì 6 novembre 2018, ore 20,30 Dudok Quartet Amsterdam Annelien Van Wauwe clarinetto
Beethoven - Andante in fa maggiore (Andante favori) WoO 57- Sonata n. 18 in mi bemolle maggiore op. 31 n. 3
Schumann - Selezione da Bunte Blätter op. 99- Presto Passionato in sol minore op. 22 bis
Prokof’ev - Sonata n. 8 in si bemolle maggiore op. 84
Ligeti - Quartetto n. 1
Mendelssohn - Quartetto n. 6 in fa minore op. 80
Mozart - Quintetto per clarinetto e archi in la maggiore K 581
BIGLIETTI
BIGLIETTI
Intero € 35│Ridotto (Soci e over 70) € 28│Giovani (under 26) € 5
Intero € 25│Ridotto (Soci e over 70) € 20│Giovani (under 30) € 2