322
MANUALI UMANISTICA 5

Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI I

MANUALI

UMANISTICA

– 5 –

Page 2: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

II PRIMA UNITÀ

LETTERE

STRUMENTI

– 1 –

TITOLI GIÀ PUBBLICATI

1. Francesco Michelazzo, Nuovi itinerari alla scoperta del greco antico. Le strutture fondamentali della lingua greca: fonetica, morfologia, sintassi, semantica, pragmatica, 2006

Michelazzorist.indd Sec:1IIMichelazzorist.indd Sec:1II 22-05-2007 11:23:0122-05-2007 11:23:01

Page 3: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI III

FRANCESCO MICHELAZZO

Nuovi itinerarialla scoperta del greco antico

Le strutture fondamentali della lingua greca: fonetica, morfologia, sintassi,

semantica, pragmatica

Firenze University Press2006

Page 4: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

IV PRIMA UNITÀ

Nuovi itinerari alla scoperta del greco antico : le strutture fondamentali della lingua greca : fonetica, morfologia, sintassi, semantica, pragmatica / Francesco Michelazzo. – Firenze : Firenze university press, 2006.(Manuali. Umanistica; 5)

http://digital.casalini.it/8884535131

ISBN-10: 88-8453-513-1 (online)ISBN-13: 978-88-8453-513-9 (online)

ISBN-10: 88-8453-514-X (print)ISBN-13: 978-88-8453-514-6 (print)

485 (ed. 20)Lingua greca-Grammatica

© 2006 Firenze University Press

Università degli Studi di FirenzeFirenze University PressBorgo Albizi, 2850122 Firenze, Italyhttp://epress.unifi .it/

Printed in Italy

Page 5: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

Francesco Michelazzo, Nuovi itinerari alla scoperta del greco antico. Le strutture fondamentali della lingua greca : fonetica, morfologia, sintassi, semantica, pragmatica, ISBN: 978-88-8453-513-6 (print) ISBN: 978-88-8453-513-9 (online), © Firenze University Press, 2006.

NUOVI ITINERARI V

Sommario

Premessa XI

Prima unità

Cap. 1 – Alfabeto e sistema fonetico 31.1 Vocali 51.2 Consonanti 81.3 Aspirazione 101.4 Il sistema di accentazione 121.5 Proclitiche ed enclitiche. Appositive e ortotoniche 141.6 Fenomeni fonetici vari 161.7 Punteggiatura e altre convenzioni gra che 171.8 Pronuncia di parole derivate dal greco 18

Cap. 2 – Avviamento allo studio della morfologiaMorfologia nominale (I): 1ª e 2ª declinazioneMorfologia verbale (I): presente indicativo dei verbi in -v 20

2.1 Cos’è la morfologia 202.2 Caratteri generali della morfologia nominale e verbale 232.3 La 1ª e 2ª declinazione 262.4 Presente indicativo dei verbi in -v 31

Seconda unità

Cap. 3 – Il sistema dei casi greci 353.1 Il fenomeno del sincretismo 363.2 Genitivo-ablativo, Dativo locativo,

Accusativo preposizionale 373.3 Dativo sociativo-strumentale 383.4 Genitivo propriamente detto 403.5 Dativo propriamente detto 453.6 Nominativo 473.7 Accusativo 483.8 Vocativo 48

Page 6: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

Cap. 4 – Primi elementi di ‘economia contestuale’:la coordinazione 49

4.1 Varie forme di coordinazione 494.2 Coordinazione e paratassi.

L’uso delle particelle mén e dé 504.3 Aspetti stilistici, semantici e sintattici

delle strutture paratattiche 51

Cap. 5 – Morfologia nominale (II)Altri nominali di 1ª e 2ª declinazione 52

5.1 Casi particolari di nominali di 1ª e 2ª declinazione 525.2 Aggettivi di grado comparativo e superlativo 545.3 Pronomi dimostrativi 555.4 Implicazioni contestuali dei dimostrativi 565.5 Implicazioni contestuali di altri pronomi 57

Terza unità

Cap. 6 – Morfologia verbale (II)Il sistema del presente Valore e uso dei modi verbaliLa diatesi verbale 63

6.1 Il sistema del presente 636.2 Valori sintattici e semantici dei modi verbali ‘fi niti’ 656.3 Infi nito e frasi infi nitive 696.4 La diatesi verbale 75

Cap. 7 – Caratteristiche e funzioni dell’articolo 797.1 L’originaria natura pronominale 807.2 Funzione pragmatico-contestuale 847.3 Funzione sintattica: il ‘meccanismo della posizione’ 85

Quarta unità

Cap. 8 – Morfologia nominale (III)Pronomi personali e aggettivi possessiviIl pronome a[tów 97

8.1 Pronomi personali e aggettivi possessivi 978.2 Il pronome a[tów 99

Cap. 9 – Complementazione 1039.1 La ‘valenza’ del verbo.

Funzione ‘predicativa’ e ‘appositiva’ 1049.2 Il concetto di ‘transitività’ 1079.3 Valenza e tratti semantici. I verbi ‘trivalenti’ 1109.4 La dinamica della trasformazione passiva.

Schema di massima della struttura di frase in greco 111

VI SOMMARIO

Michelazzofine.indd Sec:1VIMichelazzofine.indd Sec:1VI 10-03-2007 14:08:3810-03-2007 14:08:38

Page 7: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI VII

9.5 Accusativo ‘dell’oggetto interno’ 1159.6 Espressioni perifrastiche 118

Cap. 10 – Valori semantici e forme espressive della funzione Appositiva 121

10.1 Principali nozioni semantiche in funzione Appositiva 12310.2 Classifi cazione delle nozioni circostanziali

e dei relativi mezzi espressivi 124

Quinta unità

Cap. 11 – Morfologia nominale (IV)Nominali della 3ª declinazione con tema in -nt- 131

Cap. 12 – Natura e funzione del participio 13312.1 Natura del participio greco 13312.2 Il participio appositivo (‘congiunto’ e ‘assoluto’) 13412.3 Il participio appositivo nell’‘economia’ del discorso 139

Cap. 13 – Aspetti di complessità semantica 14013.1 Da concreto a traslato 14113.2 Da generico a specifi co.

Il fenomeno della vox media 14113.3 Il problema delle inferenze 143

Cap. 14 – Preposizioni e preverbi 14514.1 L’originaria natura avverbiale 14514.2 Funzione del sistema preposizionale e preverbale 14614.3 Preposizioni 14714.4 Preverbi 15014.5 Preposizioni ‘improprie’ 151

Cap. 15 – Morfologia verbale (III): l’Imperfetto 15315.1 Imperfetto, Piuccheperfetto, Futuro

nel sistema verbale greco 15315.2 L’imperfetto della coniugazione in -v 154

Sesta unità

Cap. 16 – Morfologia nominale (V)Nominali della 3ª declinazione con tema in -n-Comparativi e superlativiQuadro dei pronomi e avverbi ‘correlativi’ 159

16.1 Nominali della 3ª declinazione con tema in -n- 15916.2 Aggettivi e avverbi di grado Comparativo e Superlativo 16116.3 Implicazioni contestuali del Comparativo e Superlativo 16316.4 Quadro dei pronomi e avverbi ‘correlativi’ 165

Michelazzofine.indd Sec:1VIIMichelazzofine.indd Sec:1VII 10-03-2007 14:08:3810-03-2007 14:08:38

Page 8: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

Cap. 17 – Morfologia verbale (IV): l’AoristoMeccanismi di sviluppo della morfologia verbale Aoristo 2° 170

17.1 Natura e caratteristiche dell’Aoristo 17017.2 Vari tipi di aoristo.

Meccanismi di sviluppo della morfologia verbale 17117.3 Aoristo 2° (tematico) 17317.4 Differenziazione fra il sistema temporale

del Presente e dell’Aoristo 2° 176

Cap. 18 – Valori semantici e forme espressivedella funzione Predicativa 178

18.1 Classifi cazione semantica degli attanti 17818.2 Valori semantici e mezzi espressivi 17918.3 Il fenomeno della prolessi 184

Settima unità

Cap. 19 – Morfologia nominale (VI)Nominali della 3ª declinazione con temain muta e in liquida 193

19.1 Nominali con tema in muta 19319.2 Nominali con tema in liquida 195

Cap. 20 – Morfologia verbale (V)Aoristo 1° Presenti radicali e presenti suffi ssali 197

20.1 Aoristo 1° o ‘debole’ (suffi ssale) 19720.2 Tema dell’aoristo e tema del presente.

Presente con suffi sso -jv 203

Cap. 21 – Morfologia verbale (VI)Futuro I Presente~Imperfetto dei verbi in vocale 207

21.1 Il Futuro nel sistema verbale greco 20721.2 Futuro I (coniugazione tematica e suffi ssale) 20821.3 Il cosiddetto ‘Futuro attico’

Presente~Imperfetto contratti dei verbi in vocale 212

Cap. 22 – Espressioni predicative introdotte da verbi copulativi 215

22.1 Caratteristiche semantiche e formalidei verbi copulativi 215

22.2 Natura duplice dei verbi copulativi 220

VIII SOMMARIO

Michelazzofine.indd Sec:1VIIIMichelazzofine.indd Sec:1VIII 10-03-2007 14:08:3910-03-2007 14:08:39

Page 9: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI IX

Ottava unità

Cap. 23 – Morfologia nominale (VII) Nominali della 3ª declinazione con tema in sigma 227

Cap. 24 – Morfologia verbale (VII)Aoristo passivoFuturo passivoSviluppo del passivo nel sistema verbale greco 229

24.1 Aoristo passivo 22924.2 Futuro passivo 23224.3 Medio e passivo nel sistema verbale greco 234

Cap. 25 – Morfologia verbale (VIII)Aoristo 3°Perfetto e Piuccheperfetto attivo 236

25.1 Aoristo 3° o ‘fortissimo’ (radicale) 23625.2 Valore e signifi cato del Perfetto 23825.3 Struttura morfologica del Perfetto 23925.4 Perfetto attivo 24125.5 Varianti morfologiche e diatesi verbale 245

Cap. 26 – Uso dei tempi e dei modi nelle frasi indipendenti 24826.1 Classifi cazione semantica

(e relativi mezzi espressivi) 24826.2 Situazione rappresentata come reale 24926.3 Situazione rappresentata in forma di ‘proiezione’ 25026.4 Espressione diretta di volontà 25226.5 Periodo ipotetico 253

Cap. 27 – Frasi interrogative (dirette e indirette) 256

Nona unità

Cap. 28 – Morfologia nominale (VIII)Nominali della 3ª declinazione da radice in -j- e in -Û-I numerali 263

28.1 Nominali della 3ª declinazione da radice in -j- e in -Û- 263

28.2 I numerali 266

Cap. 29 – Morfologia verbale (IX)Verbi della coniugazione in -mi 269

29.1 Coniugazione in -mi (atematica) 26929.2 Aoristo di tíyhmi, ®hmi, dídvmi (atematico) 273

Michelazzofine.indd Sec:1IXMichelazzofine.indd Sec:1IX 10-03-2007 14:08:4010-03-2007 14:08:40

Page 10: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

Cap. 30 – Morfologia verbale (X)Perfetto medio-passivo – Aggettivi verbaliFuturo II 276

30.1 Perfetto medio-passivo – Aggettivi verbali 27630.2 Futuro II (o Futuro ‘perfetto’) 280

Cap. 31 – Fenomeni vari di ‘economia’ sintattica e contestuale 281

31.1 Aspetti sintattici e semantici delle frasi relative 28131.2 Funzione pragmatico-contestuale delle frasi relative 28531.3 Strutturazione simmetrica del discorso 28831.4 La negazione 29231.5 Discorso indiretto (oratio obliqua) 296

Indice sistematico 301

X SOMMARIO

Michelazzofine.indd Sec:1XMichelazzofine.indd Sec:1X 10-03-2007 14:08:4010-03-2007 14:08:40

Page 11: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

Francesco Michelazzo, Nuovi itinerari alla scoperta del greco antico. Le strutture fondamentali della lingua greca : fonetica, morfologia, sintassi, semantica, pragmatica, ISBN: 978-88-8453-513-6 (print) ISBN: 978-88-8453-513-9 (online), © Firenze University Press, 2006.

NUOVI ITINERARI XI

Premessa

Questo libro è destinato a chi si accosta al greco per la prima volta, magari con un po’ di timore reverenziale, ma anche a chi – per ragioni professionali (spe cia lizzandi SSIS e insegnanti già esperti) o per semplice interesse personale – è attirato dall’idea di capire meglio lo ‘spirito’ di que-sta lingua straordinaria, le sue ten denze espressive di fondo, quel misto di arcaicità e di modernità che costituisce un motivo non secondario del suo fascino particolare.

È frutto di molteplici esperienze didattiche nel liceo classico, nei corsi-base di greco per principianti all’Università di Firenze, nel corso di Didat-tica della lingua greca presso la SSIS toscana, in incontri di aggiornamento per docenti ecc.: esperienze, tutte, che mi hanno convinto della necessità di tentare un approccio diverso, meno piattamente sco lastico e normativo, che presentasse i vari argomenti non tanto come ‘cose da studiare’, quanto soprattutto come aspetti di una complessa ‘strategia comunicativa’, volta al soddisfacimento di molteplici esigenze e spres si ve.

E dato che, pur con le debite differenze, tali esigenze sono fondamen-talmente comuni ad ogni linguaggio umano evoluto (perché, p.es., è dif -cile rinunciare a distinguere fra constatazione oggettiva di un dato di fatto e manifestazione soggettiva di volontà, desiderio, speranza, ipotesi ecc.), ecco un promettente terreno su cui scoprire insospettabili convergenze fra lingue diverse e lontane fra loro. Un terreno su cui il greco appare sor-prendentemente moderno (certo più del latino), vicino alla libertà e ‘di-sinvoltura’ espressiva dell’italiano e di altre lingue di cui possiamo fare esperienza nella quotidiana pratica comunicativa.

Ma per cogliere e valorizzare questa vicinanza occorre mettersi sulla ‘lun ghez za d’onda’ del greco, liberarsi da schematismi indotti da categorie (quelle della grammatica tradizionale) parzialmente inadeguate, perché elaborate prevalentemente in funzione del latino e avendo come obiettivo la correttezza linguistica (im parare a esprimersi ‘come si deve’): obiettivo

Page 12: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

che – sia detto fra parentesi – spesso va a scapito della spontaneità espres-siva, alimentando una deleteria con trap po si zio ne fra lingua ‘uffi ciale’ e re-gistri informali, col lo quiali – e, nella fattispecie, anche fra lingue morte e lingue parlate.

In questo senso, un aspetto cruciale è quello dell’attenzione che si dedi-ca alle varie componenti del linguaggio: quella fonetica1, quella morfologica, quella sintattica, quella semantica, quella pragmatico-contestuale ecc.

Ora, mentre la didattica dell’italiano – e delle lingue moderne in genere – fa largo spazio a tutte queste dimensioni (e anzi alle ultime forse più che alle prime), in quella delle lingue classiche la situazione è diversa: molto spazio ai fenomeni fonetici e morfologici, meno a quelli sintattici2; scarsa attenzione ai problemi semantici (ovviamente non esauribili con la cono-scenza di qual che decina di parole selezionate in base alle loro caratteristi-che mor fo logiche: nomi della 1ª declinazione, nomi della 2ª, verbi con tema in vocale ecc.); quasi niente su quelli pragmatico-contestuali3.

L’impostazione del libro cerca di ovviare a questi squilibri

– con una scansione degli argomenti che supera la rigida divisione tradi-zionale (prima tutta la fonetica, poi tutta la morfologia ecc.), cercando di mostrare invece l’in ter dipendenza dei vari piani linguistici;

– con una più ampia e sistematica trattazione dei fenomeni sintattici, se-mantici e pragmatici4, mettendo a frutto ovunque possibile le analogie di fondo fra greco e lingue moderne (analogie spiegabili non, ovvia-mente, per derivazione diretta, ma nel senso di risposte formalmente diverse a esigenze espressive comuni);

1 Benché in questo libro la trattazione degli aspetti fonetici sia sviluppata anche in pro-spettiva funzionale (i suoni considerati nella loro rilevanza al l’in terno del sistema linguisti-co), si evita per semplicità di distinguere tra piano ‘fonetico’ e piano ‘fonologico’, parlando genericamente di ‘fonetica’ e di ‘fonema’.

2 Per il greco l’attenzione alla sintassi è minore che per il latino (molte grammatiche la relegano in riquadri marginali, quasi si trattasse di semplici ‘curiosità’), forse anche nella convinzione – francamente superfi ciale – di poter applicare e far valere nozioni e categorie che si presuppongono acquisite nello studio dell’altra lingua.

3 Per la semantica ciò è legato probabilmente all’idea che si tratti di questioni che riguar-dano il vocabolario (con la conseguenza che lo studente si trova di fatto abbandonato a sé stesso, senza criteri di giudizio che lo aiutino a districarsi nella grande massa dei signifi cati). Per la pragmatica invece entra in gioco una più generale ‘disattenzione’ della grammatica tradizionale nei confronti della funzione comunicativa di una lingua (tanto più nel caso delle lingue morte, di cui non è possibile fare esperienza diretta), alla quale invece la linguistica moderna, giustamente, attribuisce grande importanza.

4 Un’attenzione particolare è riservata al piano pragmatico-contestuale, quello della dialetti-ca che, in ogni forma di comunicazione, si sviluppa fra ciò che è già stato detto – o di cui comun-que si può presupporre la conoscenza – e ciò che si comunica per la prima volta, la ‘notizia’ (in lin-guistica si parla di ‘rema’) che sta alla base dell’atto comunicativo: problematica non facile (come per tutte le lingue non più parlate), ma per la quale è possibile valorizzare fenomeni di solito trascurati o sottovalutati come l’ordine delle parole o la straordinaria funzionalità del l’ar ti colo.

XII PREMESSA

Michelazzofine.indd Sec:1XIIMichelazzofine.indd Sec:1XII 10-03-2007 14:08:4110-03-2007 14:08:41

Page 13: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI XIII

– la maggiore attenzione a questi aspetti non va comunque a scapito di quella, doverosa, alla morfologia: essa è trattata sistematicamente come in ogni altra gram matica, ma in modo ‘sinergico’, cercando cioè di accostare fenomeni simili ed e vi tare inutili ripetizioni5;

– minore spazio si dedica agli aspetti fonetici, che in linea di principio vengono presi in esame nella misura in cui siano effettivamente rile-vanti per la comprensione di fenomeni di altro genere.

Il percorso qui delineato, che riproduce piuttosto fedelmente quello da me seguito nel corso-base di greco, si presenta dunque alquanto di verso rispetto a una trattazione degli argomenti meccanicamente sequenziale (pri ma la 1ª decl., poi la 2ª, poi la 3ª; prima l’aor. 1° poi il 2°, poi il 3° ...)6. Qua lun que buon docente, del resto, sa di doversi muovere al l’in ter no del ‘pro gramma’ con intelligenza e fl essibilità, in particolare per portare gli stu denti alla precoce acquisizione di nozioni di carattere sintattico (sen-za le quali, na turalmente, è impossibile la comprensione di frasi anche di modesta com plessità).

A questo ‘buonsenso didattico’ il libro può fornire un supporto e un termine di confronto, suggerendo una precisa scala di prio ri tà e offrendo molteplici spunti per fare sinergia fra ar go menti diversi. Qui sta in fondo la sua ‘scommessa’: rivelarsi utile sia per studenti alle prime armi (anche grazie ai numerosi riquadri contenenti Indicazioni di metodo) sia per chi già conosce il greco – e magari lo insegna.

È un libro che invita a ragionare; a non accontentarsi delle sempli-ci defi nizioni grammaticali (che spesso hanno il torto di imprigionare in regole la varietà – e anche contraddittorietà – dei comportamenti espres-sivi); insomma a chiedersi di volta in volta perché, attraverso quali dina-miche, una certa cosa ‘si dice’ in una certa maniera7. In questo modo, riat-tivando una ‘curiosità’ linguistica, si supera l’atteggiamento di passività dello studente che si accontenta di ‘imparare nozioni’, senza chiedere – al docente e a sé stesso – una comprensione più profonda dei fatti. In que-sto modo, attraverso il gusto della scoperta, si apprezza la straordinaria

5 P.es.: gli aggettivi vengono presentati di volta in volta insieme ai nomi dalle carat-teristiche simili; l’aoristo 2° viene trattato prima dell’aoristo 1° (e anche prima del futuro) in modo da valorizzare somiglianze e differenze rispetto al presente~imperfetto; dei verbi contratti si parla insieme al futuro contratto asigmatico; ecc. – Lo stesso dicasi per il piano sintattico: p.es. di congiuntivo ‘eventuale’ e di ottativo ‘obliquo’ si parla, tempestivamente, una volta per tutte (anziché più volte, all’interno dei singoli tipi di frase).

6 La consultazione è peraltro facilitata dall’indice fi nale e dai materiali che verranno messi a disposizione on-line nel sito della Firenze University Press (http://epress.unifi .it/).

7 Da qui, fra l’altro, anche le numerose note che non si limitano a citare esempi o a segnalare particolarità, ma invitano a ‘scavare’ dentro i fenomeni espressivi, a ricostruire le dinamiche di cui sono il risultato.

Michelazzofine.indd Sec:1XIIIMichelazzofine.indd Sec:1XIII 10-03-2007 14:08:4210-03-2007 14:08:42

Page 14: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

vitalità e ‘freschezza’ del greco (in tanti casi sorprendentemente vicina a quella del le lingue moderne), e si capiscono meglio anche molti fenomeni espressivi del l’ita lia no.

Non è dunque un semplice repertorio di forme, da consultare mecca-nicamente, con atteggiamento puramente utilitaristico. Vuol essere piut-tosto un amico, un com pagno di strada nell’impegnativa ma affascinante avventura di scoprire una lingua – e, attraverso la lingua, la cultura – in cui affonda le radici tanta parte della civiltà occidentale.

XIV PREMESSA

Michelazzofine.indd Sec:1XIVMichelazzofine.indd Sec:1XIV 10-03-2007 14:08:4310-03-2007 14:08:43

Page 15: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 1

PRIMA UNITÀ

CAPITOLO 1

Alfabeto e sistema fonetico

CAPITOLO 2

Avviamento allo studio della morfologia Morfologia nominale (I): 1ª e 2ª declinazione Morfologia verbale (I): presente indicativo dei verbi in -v

Michelazzofine.indd Sec1:15Michelazzofine.indd Sec1:15 10-03-2007 14:08:4410-03-2007 14:08:44

Page 16: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

2 PRIMA UNITÀ

Obiettivi:

– Acquisizione delle nozioni fonetiche e morfologiche di base

Michelazzofine.indd Sec1:16Michelazzofine.indd Sec1:16 10-03-2007 14:08:4410-03-2007 14:08:44

Page 17: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

Francesco Michelazzo, Nuovi itinerari alla scoperta del greco antico. Le strutture fondamentali della lingua greca : fonetica, morfologia, sintassi, semantica, pragmatica, ISBN: 978-88-8453-513-6 (print) ISBN: 978-88-8453-513-9 (online), © Firenze University Press, 2006.

NUOVI ITINERARI 3

Prima Unità

Capitolo 1Alfabeto e sistema fonetico

Come per ogni lingua non più parlata (il greco moderno è molto diver-so da quello antico), anche per il greco classico possiamo avvalerci solo di testimonianze scritte. È inevitabile dunque partire dall’alfabeto, per cer-care poi di ricostruire il sistema fonetico di cui esso è espressione.

La storia dell’alfabeto greco è lunga e complessa, dato che la diffusione della scrittura è stata lenta (per molti secoli la civiltà greca si è valsa di forme di comunicazione prevalentemente orale) e la grande varietà dialet-tale – insieme al fenomeno, speculare, della frammentazione politica – ha frenato l’adozione di un sistema gra co comune. Quello che si è affermato nel tempo (grazie al primato culturale ateniese, al processo di uni cazione messo in moto da Alessandro e in ne all’incorporazione della Grecia nel-l’impero romano, dove il greco godette del prestigio di lingua internazio-nale) comprende ventiquattro lettere (v. Tabella nella pagina seguente).

Per descrivere e interpretare il sistema fonetico di una lingua occorre aver chiaro un principio importante:

fra gli innumerevoli suoni possibili, in ogni lingua ne vengono impie-gati alcuni e trascurati (cioè considerati inin uenti) altri; dobbiamo quindi mettere in conto la possibilità che manchino alcuni suoni a noi familiari e che, all’opposto, ve ne siano altri per noi inconsueti.

Ma nel caso del greco antico c’è un problema ulteriore. Trattandosi di lingua non più parlata, non è facile capire in che misura il sistema gra co che ci è stato tramandato rispecchi il sistema fonetico, cioè quale fosse il suono effettivo corrispondente a ciascun segno.

In questa ricostruzione possono aiutarci elementi di vario genere:

• confronti con altre lingue della ‘famiglia’ indoeuropea1, in particolare con il latino e, attraverso il latino, con l’italiano;

1 Com’è noto, si usa il termine ‘indoeuropeo’ per un gruppo di lingue nelle quali sono stati individuati tratti comuni, segno di originaria appartenenza a un unico ceppo linguistico.

Page 18: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

4 PRIMA UNITÀ

• confronti interni al greco (tra varianti dialettali, tra fenomeni fonetici e mor-fo-sintattici, ecc.);

• infi ne (ma si tratta di casi piuttosto rari), occasionale presenza di forme ono-matopeiche nei testi a noi pervenuti4.

In questo modo si riesce a delineare un quadro abbastanza attendi-bile. Tuttavia è evidente che, non essendo possibili riscontri diretti sulla

I principali gruppi linguistici così identifi cati sono: a sud-est quello indo-iranico; a nord-est quello slavo e quello baltico; a nord-ovest quello germanico e quello celtico; a sud-ovest quello italico (di cui fa parte il latino) e quello greco.

2 La scelta fra le due pronunce (nei casi successivi segnalate dall’asterisco) è legata al tipo di accentazione adottata: vedi § 8.

3 La grafi a antica, come del resto anche per diversi altri fonemi, è oscillante. La forma Ñ (il cosiddetto ‘sigma lunato’) è ampiamente documentata nei papiri, che rispecchiano in genere le edizioni curate dai grammatici di età ellenistica. Oggi si usano i segni S-s (che pure hanno precedenti antichi), con la variante w per il sigma in fi ne di parola.

4 P.es. in un verso del poeta comico Cratino (V sec. a.C.) leggiamo «lo sciocco cammina facendo bee bee [bê bê] come una pecora» (fr. 45), e in un verso giambico anonimo «fa-

Alfabeto greco nome (greco e italiano) pronuncia convenzionale 1. A a ƒlfa alfa a 2. B b bêta beta b 3. G g gámma gamma g duro (come gatto) 4. D d délta delta d 5. E e ™ cilón epsìlon (epsilòn)2 e 6. Z z zêta zeta z 7. H h ‘ta eta e 8. Y y yêta teta t(h) 9. I i †ôta iota i 10. K k káppa cappa c duro (come cane) 11. L l lá(m)bda lambda l 12. M m mû mi m 13. N n nû ni n 14. J j jeî xi x 15. O o º mikrón omìcron (omicròn)* o 16. P p peî pi p 17. R r ]ô ro r(h) 18. S Ñ s w ñ3 sígma sigma s 19. T t taû tàu t 20. U u { cilón üpsìlon (üpsilòn)* ü (come franc. tu) 21. F f feî fi f 22. X x xeî chi k(h) 23. C c ceî psi ps 24. V v „ méga òmega (omèga)* o

Michelazzofine.indd Sec1:18Michelazzofine.indd Sec1:18 10-03-2007 14:08:4610-03-2007 14:08:46

Page 19: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 5

base della viva pratica linguistica, la pronuncia moderna del greco anti-co va considerata comunque convenzionale, frutto di approssimazione a una realtà che per tanti aspetti rimane sfuggente5.

1.1. Vocali

L’alfabeto greco comprende sette vocali (a e h i o u v).Questa situazione, con la presenza di due varianti per /e/ (e~h) e

per /o/ (o~v), potrebbe sembrare analoga a quella dell’italiano, con l’opposizione fra pronuncia ‘chiusa’ (pésca, bótte) e ‘aperta’ (pèsca, bòt-te); in realtà è assai più complessa, per l’esistenza di fenomeni fonetici di vario genere.

Quantità vocalica

Un primo aspetto di complessità sta nel fatto che in greco è presente e operante l’opposizione breve/lunga (∪ ~ −6), cioè la distinzione relativa alla durata nell’emissione del suono. Questa opposizione interessa non solo i fonemi /e/ e /o/, nei quali si manifesta a livello grafi co (e±~h–, o±~v–), ma anche gli altri tre (a±~a–, i±~i–, u±~u–)7.

Dittonghi

Le vocali possono unirsi in dittonghi, con i o u come secondo elemento (invece, diversamente dall’italiano, non c’è dittongo quando i o u fi gurano come primo elemento: p.es. ai – a meno che non sia scritto aï con dieresi – è dittongo, ia no).

Tenendo conto della variante breve/lunga, le combinazioni teorica-mente possibili sono 12, alle quali ne va aggiunta una in cui il primo elemento è u- (fra parentesi la pronuncia convenzionale):

/a/ breve /a/ lungo /e/ breve /e/ lungo /o/ breve /o/ lungo /u/

/i/ a±i [ai] a –i [–] ei [ei] hi [–] oi [oi] vi [–] ui [üi]/u/ a±u [au] a –u [au] eu [eu] hu [eu] ou [u] vu [ou]

cendo bau bau [baú baú] e il verso del cane» (da cui anche il verbo ba‡zein «abbaiare»); nel teatro, specie tragico, risuonano spesso espressioni di dolore o meraviglia come aiai [a†aî], oi [oÊ]; ecc.

5 Il che non signifi ca ovviamente che tutti i tipi di pronuncia siano indifferenti, e che sia inutile una pronuncia il più possibile accurata e coerente.

6 I simboli ∪ (breve) e − (lunga) sono gli stessi che vengono impiegati negli schemi me-trici, dove però sono riferiti alla quantità non delle vocali ma delle sillabe.

7 Il fenomeno della quantità è molto importante, e vi torneremo più volte nel corso di questo capitolo. Nella lettura moderna tuttavia non se ne tiene conto (e~h = e, o~v = o).

Michelazzofine.indd Sec1:19Michelazzofine.indd Sec1:19 10-03-2007 14:08:4710-03-2007 14:08:47

Page 20: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

6 PRIMA UNITÀ

In realtà, le combinazioni con prima vocale lunga sono piuttosto rare. Già i dittonghi in quanto tali, infatti, comportano un ‘sovraccarico’ voca-lico, ed è quindi logico che si cerchi istintivamente di non ‘appesantirli’ ulteriormente con la quantità lunga di uno dei componenti. Così in greco

• le vocali lunghe con u tendono a semplifi carsi nella rispettiva variante breve (hu > eu ecc.);

• nel caso di vocale lunga con i, è invece lo i a ‘indebolirsi’: i papiri mostrano un comportamento oscillante (certe volte lo i è scritto regolarmente, altre volte è omesso), segno probabilmente che era pronunciato in forma attenuata; l’uso moderno è quello di scrivere questo ‘iota muto’ sotto la vocale precedente (il cosiddetto ‘iota sottoscritto’: Ÿ + ~)8 e di non pronunciarlo.

Un dittongo può essere ‘originario’ oppure, più spesso, essere il risul-tato di uno o più fenomeni fonetici:

1. esito vocalico di un ‘fonema intermedio’ (v. al paragrafo seguente);

2. caduta di un fonema intervocalico (v. cap. 23 e 28): nel contatto fra le due vocali originariamente separate può accadere [2a] che esse si mantengano di-stinte, oppure [2b] che si produca un dittongo per la somma ‘meccanica’ delle due componenti, oppure [2c] che le due vocali si fondano in un fonema nuovo di quantità lunga (la cosiddetta ‘contrazione’);9

3. allungamento di una vocale per cause di vario genere e conseguente sviluppo, anche qui, di un fonema nuovo di quantità lunga.

Esempi:

1. nella declinazione del nome boûw («bue»), alcune forme (lo stesso NOM boûw, l’ACC boûn ecc.) derivano da un tema boÛ-10 con vocalizzazione di Û (boÛ-w, boÛ-n);

8 Ma la grafi a ‘dotta’ segna lo i nella posizione normale (‘iota ascritto’); anche in questo caso però eventuali altri segni (spiriti e accenti, v. § 3-4) sono posti non, come di solito, sulla seconda componente del dittongo ma sulla prima (p.es. Ïdein, variante contratta del verbo ˙eídein «cantare», si può scrivere anche ƒidein). Lo iota ascritto è poi la regola nel caso di vocale iniziale maiuscola: p.es. %Aidhw «Ade» (il regno dei morti e la relativa divinità); ma Ídhw (o ßidhw) quando è usato come nome comune nel senso di «morte».

9 Va detto comunque che vi sono anche casi in cui la sequenza vocalica a~e~h~o~v~u + i~u non dà luogo a dittongo. La mancata fusione in dittongo dei due fonemi può essere dovuta a ragioni etimologiche: p.es. ˙ídiow «eterno»; ˙íssein «slanciarsi»; ˙ut} «grido» (da non confondere col pronome a[t}); ˙úsaw e ˙ûsai voci del verbo a·ein «gridare»; pra‡w (pra°w con baritonesi; v. § 4) «mite»; práüne e prau¿ nai voci del verbo pra‡nein «amman-sire»; ecc. Oppure può essere dovuta all’aggiunta di prefi ssi o suffi ssi che si mantengono foneticamente distinti: p.es. øídion, con l’aggiunta del suffi sso diminutivo -idion a u¥ów «fi -glio» (quindi > «fi glioletto») oppure a ˚w «maiale» (quindi > «maialino»); pro-ïstánai, pro-fisxein ecc. (verbi composti col preverbo pro-); ƒ-idriw, ƒ-ulow ecc. (aggettivi composti col prefi sso negativo ˙-); ecc. – Come si vede dagli esempi, la separazione dei due fonemi può essere segnalata dalla dieresi (nelle varie combinazioni: > ? ÷ ¿ ) oppure, in inizio di parola, anche dalla semplice collocazione dello spirito sulla prima vocale (anziché sulla seconda, come nei dittonghi).

10 Il segno Û indica il digamma, un fonema /w/ scomparso nel greco classico (v. al pa-ragrafo seguente)

Michelazzofine.indd Sec1:20Michelazzofine.indd Sec1:20 10-03-2007 14:08:4810-03-2007 14:08:48

Page 21: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 7

2a. sempre nella declinazione di boûw, altre forme (il GEN boów, il DAT bofi ecc.) derivano dal tema boÛ- con caduta del Û intervocalico (boÛ-ow, boÛ-i);

2b. nella declinazione di ªrow («monte»), il DAT singolare ªrei deriva da un tema ores- con caduta del s intervocalico (ores-i);

2c. sempre nella declinazione di ªrow, il GEN singolare ªrouw deriva dal tema ores- con caduta del s intervocalico (ores-ow) e successiva contrazione delle vocali e-o così venute a contatto11;

3. fra i tanti esempi possibili citiamo per ora solo alcune forme in cui c’è stata caduta di fonemi consonantici e conseguente allungamento (cosiddetto ‘di compenso’):– tiyeíw, participio presente di tíyhmi (da tiyentw > tiye–w)– didoúw, participio presente di dídvmi (da didontw > dido–w)– ba–vw, participio aoristo di baínv (da bantw > ba–w)– ¡fhna, indicativo aoristo di faínv (da efansa > efa –na)

Mentre nei casi 1 e 2b si ha un vero dittongo nato dall’unione di due suoni vocalici, nei casi 2c e 3 il dittongo si deve considerare un mezzo per tradurre sul piano grafi co il nuovo fonema lungo: un fonema che talvolta prende forma di dittongo (tiyeíw, didoúw), talaltra di vocale semplice lunga (ba–vw, ¡fhna)12.

Sulla base di queste considerazioni, si può dire che per ciascuno dei tre fonemi /a/, /e/, /o/ il greco standard (senza tener conto cioè delle differenze dialettali) conosce più varianti, che vengono riassunte nello schema seguente:

breve [e dittongo] lunga [e dittongo] esito di allungamento

/a/ a± [ai au] a– [Ÿ au] a h/e/ e [ei eu] h [+ hu (> eu)] ei h/o/ o [oi ou] v [~ vu (> ou)] ou v

Vocali semiconsonantiche

Già da quanto abbiamo detto fi n qui si è portati a pensare che /i/ e /u/ abbiano un carattere particolare, in qualche modo diverso rispetto agli altri fonemi vocalici. Ciò è confermato, in molte lingue, da una serie di fenomeni che dimostrano che si tratta per così dire di fonemi ‘intermedi’, i quali a seconda delle circostanze possono manifestare una natura vocalica (i, u) oppure consonantica (j, w), oppure anche scomparire del tutto13.

11 Che il processo si sia sviluppato in due tappe è dimostrato dal fatto che la parola è attestata anche nella forma non contratta ªreow.

12 Che queste grafi e siano almeno in parte convenzionali è confermato dal fatto che sono oscillanti e variano da dialetto a dialetto: p.es. il participio aoristo di baínv citato qui sopra si presenta come baíw in eolico; il nome «Musa» (che deriva da Montja > Monsa > Mo–sa) si pre-senta come Moûsa in attico (e da qui nel greco standard), come Moîsa in eolico, come Môsa in dorico; ecc.

13 P.es. dal latino maior «maggiore» si è avuto un esito consonantico in italiano (mag-giore) e vocalico in spagnolo (mayor); nel nome del «vino» (da una radice indoeuropea con

Michelazzofine.indd Sec1:21Michelazzofine.indd Sec1:21 10-03-2007 14:08:4910-03-2007 14:08:49

Page 22: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

8 PRIMA UNITÀ

Volendo fi ssare un principio generale (che tornerà utile anche nell’esa-me delle consonanti semivocaliche, § 2) possiamo dire che

tendenzialmente un fonema intermedio si manifesta in forma di voca-le nelle situazioni di penuria vocalica (e/o di abbondanza consonan-tica), e all’opposto in forma di consonante nelle situazioni di penuria consonantica (e/o di abbondanza vocalica).

Nel caso del greco i fonemi /i/ e /u/, che prendono il nome rispettiva-mente di jod (j) e di digamma (Û14), sono riconoscibili solo quando si ma-nifestano in forma vocalica (i, u): per il resto sono scomparsi, in certi casi senza lasciare traccia (per cui la loro originaria presenza si può ricostruire solo su base etimologica), in certi altri dando luogo a fenomeni fonetici di vario genere, che saranno illustrati via via che se ne presenta l’occasione.

Mentre per il jod la scomparsa della variante consonantica è antica e generalizzata, per il digamma si è trattato di un processo più graduale e non uniforme che può dirsi compiuto solo nel greco standard (quello con-solidatosi sulla base del dialetto attico) di epoca storica; infatti

• in alcuni dialetti il Û ha continuato ad essere presente e operante (tanto che lo troviamo anche scritto);

• nei poemi omerici si alternano (anche nello stesso brano o nello stesso verso) situazioni che ne presuppongono l’effi cacia e altre che al contrario ne presup-pongono la scomparsa o l’irrilevanza.

1.2. Consonanti

A rigore ‘consonante’ indica un fonema che, per la sua ridotta o nul-la sonorità, non può essere pronunciato da solo, senza il supporto di un suono vocalico. Ma questo non è vero allo stesso modo per tutte quelle che correntemente classifi chiamo come consonanti: anche qui, come già nel caso delle vocali, esistono fonemi ‘intermedi’, che svolgono un ruolo importante nel sistema fonetico greco. Esamineremo anzitutto questi, per poi passare alle consonanti vere e proprie.

Consonanti semivocaliche: liquide e nasali

Le liquide (l, r) e le nasali (m, n) vengono di solito trattate insieme perché, in greco come in altre lingue, presentano caratteristiche comuni, per via di una maggiore sonorità che ne fa fonemi intermedi fra consonanti e vocali15.

alternanza vocalica wein/win/woin) il fonema /u/ ha un esito consonantico in latino (vinus, da cui le forme romanze vino, vin ecc.) e in tedesco (Wein [pron. vain]), vocalico in inglese (wine [pron. uain]), mentre è caduto in greco (oÂnow da Ûoinow).

14 Il nome si deve al fatto che la forma del simbolo ricorda quella di due gamma maiu-scoli sovrapposti.

15 Di questa particolare natura non è diffi cile fare esperienza attraverso espressioni ono-matopeiche come brrr, hmmm ecc.

Michelazzofine.indd Sec1:22Michelazzofine.indd Sec1:22 10-03-2007 14:08:5010-03-2007 14:08:50

Page 23: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 9

Il fenomeno più interessante in cui sono coinvolte in greco è quello della vocalizzazione: in situazioni di penuria vocalica (e/o di abbondan-za consonantica), liquide e nasali possono sviluppare un suono vocalico, che in attico e poi in greco standard è a. Si dice allora che agiscono come ‘sonanti’.

Questo fenomeno, che è simboleggiato con un cerchietto sotto la lettera (l�, r�, m�, n�), si manifesta in due forme diverse: nelle liquide, la vocale si aggiunge al fonema consonantico, nelle nasali di solito lo sostituisce:

• da pat}r («padre») il DAT plurale patrási (patràsi) deriva da patr��si; • páyow (pat(h)os, «esperienza, sofferenza») deriva da pn��yow16.

Liquide e nasali presentano comportamenti simili anche in campo metri-co-prosodico (dove le due classi di fonemi sono spesso indicate complessivamente col nome di ‘liquide’), dando luogo fra l’altro a fenomeni particolari, legati alla loro natura ‘più che consonantica’.

Sibilante

È opportuno ricordare qui anche la sibilante sigma (s), non solo per la sua particolare sonorità17 ma anche perché in greco presenta comporta-menti che ricordano quelli di altri fonemi intermedi, in particolare j e Û:

• in posizione intervocalica cade facendo entrare in contatto le due vocali che originariamente separava (v. al § precedente);

• cade spesso anche in inizio di parola davanti a vocale, lasciando al suo posto l’aspirazione (per alcuni esempi v. più avanti).

Consonanti propriamente dette

Vengono defi nite «mute» e suddivise in sottoclassi:

Gutturali (o Velari) Labiali Dentali

tenui k p t

medie g b d

aspirate x f y

in unione con s j c z18

preced. da nasale gk gg gx gj mp mb mf mc nt nd ny nz

16 Invece la forma alternativa pényow, pure attestata, deriva da un tema peny- in cui la vocalizzazione di n non è avvenuta in quanto non necessaria.

17 Anche di questo è facile fare esperienza in espressioni onomatopeiche come ssst, psst ecc.18 C’è da dire peraltro che il più delle volte una dentale davanti a sigma cade senza pro-

durre effetti fonetici.

Michelazzofine.indd Sec1:23Michelazzofine.indd Sec1:23 10-03-2007 14:08:5010-03-2007 14:08:50

Page 24: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

10 PRIMA UNITÀ

Il sistema è analogo a quello dell’italiano (e di molte altre lingue), ma presenta anche alcune particolarità:

• le gutturali hanno sempre un suono duro: così p.es. genealogía (da cui il no-stro «genealogia») = ghenealoghìa; •strakismów (da cui «ostracismo») = ostrachismòs;

• è presente e operante l’aspirazione (che comunque può essere trascurata nella pro-nuncia moderna: p.es. yeología «teologia» = t(h)eologhìa; Xímaira «Chimera» = K(h)ìmaira; Fílippow «Filippo» = Fìlippos; v. anche più avanti;

• viene chiaramente percepita la natura particolare dei fonemi risultanti da combinazione con s, che valgono a tutti gli effetti (anche metrico-prosodici) come consonanti ‘doppie’19;

• da notare infi ne come il sistema grafi co registri la differenza fra nasale seguita da gutturale (per cui si usa oggi il simbolo �) o da labiale (m) o da dentale (n), rappresentando la prima come g (il cosiddetto ‘gamma nasale’: \gkQmion = encòmion, ƒggelow = ànghelos, ¡legxow = èlenk(h)os, Sfígj «Sfi nge» = Sfìnx), la seconda come m e la terza come n20.

Fenomeno fonetico comune a tutte le mute è il fatto di cadere, senza lasciare traccia, quando si trovano in fi ne di parola: qui infatti possono stare – oltre ovviamente alle vocali – solo -n, -r e -w (più -j e -c, consonanti dop-pie contenenti -w)21, a conferma della natura particolare di questi fonemi.

Da ricordare qui anche una particolarità del dialetto attico (rimasta con-fi nata, questa, a livello dialettale): la sequenza -tt- (p.es. yálatta «mare», práttv «faccio») al posto di -ss- del greco standard (yálassa, prássv).

1.3. Aspirazione

Si è già accennato in precedenza al fatto che in greco – fatta eccezio-ne per alcuni dialetti – è presente e operante l’aspirazione (un fenomeno comune anche a molte lingue moderne ma assente nell’italiano standard). Essa può manifestarsi in vari modi:

19 È interessante il confronto con l’italiano, dove i fonemi /cs/ e /ps/~/bs/ tendono a scomparire (o a conservarsi solo in parole di origine straniera) e sono anche rappresentati grafi camente in modo oscillante (solo per /cs/ si usa un segno apposito, x), e dove non è chiara la percezione di z come consonante doppia (anche qui con comportamenti grafi ci con-traddittori: contraffazione con una z sola, ma raffazzonato con due).

20 Anche qui l’italiano presenta un comportamento oscillante, che distinguendo solo la posi-zione davanti a labiale (impostare, ambizione) e unifi cando gli altri due casi (tengono come ten-dono) si colloca a metà strada fra la precisa distinzione del greco e l’ipersemplifi cazione p.es. del tedesco (dove non si distingue grafi camente fra bringen, wunderbar, unbestritten ecc.). – Va detto comunque che anche il comportamento del greco è frutto di un processo di normalizzazio-ne, dato che non di rado in papiri e iscrizioni si incontrano grafi e del tipo nb, ng e simili.

21 Fanno eccezione la preposizione \k e la negazione o[k~o[x, che però non hanno auto-nomia fonica e si saldano alla parola che segue (v. 1.5).

Michelazzofine.indd Sec1:24Michelazzofine.indd Sec1:24 10-03-2007 14:08:5110-03-2007 14:08:51

Page 25: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 11

• spesso è il risultato della caduta di un fonema intermedio (principalmente s, ma anche j o Û) in inizio di parola, e viene indicata grafi camente apponendo su quella che diventa così vocale iniziale il cosiddetto ‘spirito aspro’ ^ (p.es. ßlw «sale» deriva da salw; £sperow «sera» deriva da Ûesperow, cfr. latino ve-sper; in caso di dittongo lo spirito è collocato sul secondo elemento22, come in a¥matików «ematico»); u iniziale è sempre aspirato (ø-);

• nelle consonanti, come si è visto, l’aspirazione è indicata con tre lettere apposite x f y; inoltre, doveva essere pronunciato con aspirazione (o comunque fortemente ‘arrotato’) il r, che in posizione iniziale è sempre scritto con spirito aspro (]-);

• paradossalmente, la grafi a tradizionale segnala anche... quello che non c’è, ossia la mancanza di aspirazione: ogni vocale o dittongo iniziale senza aspira-zione è accompagnato da «spirito dolce» & (p.es. pología, «apologia, difesa»; e†r}nh «pace»; ecc.)23.

Come già accennato a proposito delle consonanti, anche per le vocali non è indi-spensabile far sentire l’aspirazione nella lettura moderna del greco (p.es. πpnow «son-no» = (h)üpnos; %Omhrow «Omero» = (h)Òmeros; ]}tvr «retore» = r(h)ètor; ecc.).

Fenomeni particolari legati all’aspirazione

Tra i fenomeni fonetici del greco individuati dagli studiosi moderni uno dei più signifi cativi è la tendenza a evitare l’aspirazione in due sillabe con-secutive (la cosiddetta ‘legge di Grassmann’, dal nome dello studioso che l’ha formulata): p.es.

• yríj «capello» (tema yrix-): l’aspirata iniziale y- si mantiene nei casi in cui l’al-tra (-x-) si è fusa col -w della desinenza (NOM sing. yríj, DAT plurale yrijí); negli altri, il y- perde l’aspirazione trasformandosi in t- (GEN trixów, DAT trixí ecc.);

• analogamente ¡xein «avere» (tema sex- > ∞x-) e tréfein «nutrire, allevare» (tema yref-): l’aspirazione iniziale si conserva quando, nel corso della coniu-gazione, scompare la seconda (£jv «avrò», yrécv «alleverò», ¡yreca «alle-vai»); si perde in tutti gli altri tempi;

• xvreîn «ritirarsi»: il raddoppiamento della sillaba iniziale tipico del perfetto si realizza nella forma ke-xQrh-ka «mi sono ritirato»; ecc.

Questo comportamento, che si può spiegare con la ‘fatica’ di mantenere a lungo la pronuncia aspirata, è solo apparentemente contraddetto dal fenome-no opposto, quello per cui due consonanti contigue tendono a uniformarsi (e quindi, se del caso, a prendere entrambe l’aspirazione): così p.es. da leíp-ein «lasciare» si ha l’aoristo passivo \leíf-yhn «fui lasciato»; se al verbo øbrízein viene aggiunto il preverbo \pí si ha, dopo l’elisione, \f-ubrízein «insultare»; ecc. (v. anche 1.6). Qui evidentemente doveva risultare foneticamente più na-turale mantenere l’aspirazione piuttosto che diversifi care la pronuncia24.

22 Ma naturalmente sul primo nel caso di iota ‘muto’: v. sopra, p. 6.23 Sull’origine e le possibili motivazioni di questa strana convenzione grafi ca v. p. 17.24 Questo processo di assimilazione conosce peraltro molte deroghe: p.es. la preposizio-

ne \k impiegata come preverbo si mantiene inalterata davanti a iniziale aspirata: \k-xvreîn «andar via, ritirarsi», \k-férein «portar fuori», \k-yrœskein «balzare», ecc.

Michelazzofine.indd Sec1:25Michelazzofine.indd Sec1:25 10-03-2007 14:08:5210-03-2007 14:08:52

Page 26: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

12 PRIMA UNITÀ

1.4. Il sistema di accentazione

Il sistema di accentazione del greco è piuttosto complesso, soprattutto perché l’accento greco – come quello di altre lingue antiche (e, invece, diversamente dall’italiano e da altre lingue moderne) – non era fonda-mentalmente ‘dinamico’ (di intensità) ma ‘melodico’ (di tonalità). Esami-niamone in sequenza le caratteristiche.

1. L’opposizione fondamentale è tra sillabe pronunciate in tono alto e in tono basso, e interessa le ultime tre sillabe di una parola (cioè non si risale comunque oltre la terzultima: ...×××|). Grafi camente questa opposi-zione poteva essere espressa in vario modo:

• segnando un accento ascendente (il cosiddetto ‘accento acuto’: ´)25 sulla silla-ba pronunciata in tono alto (p.es. ƒggelow = ×v××; A†sxúlow = ×× v×; ˙gayów = ×××v), oppure

• segnando un accento discendente (il cosiddetto ‘accento grave’: `)26 sulle sil-labe pronunciate in tono basso (˙ggèlòw = ×× ;×; ecc.), oppure

• combinando insieme le due grafi e (ƒggèlòw = ×v×;× ; ecc.).

Queste varie grafi e sono attestate nei papiri, ma è la prima che si è affermata, anche nella pratica editoriale moderna.

2. L’accento acuto può stare sia su sillabe lunghe che su sillabe brevi, e alme-no apparentemente non ci sono ragioni per cui debba cadere su una sillaba piuttosto che su un’altra (non ci sono cioè ragioni per cui p.es. in ˙gayów l’accento debba stare sull’ultima piuttosto che sulle altre due); unica limita-zione è che può risalire fi no alla terzultima sillaba solo se l’ultima è breve. Perciò una parola in partenza proparossitona diventa parossitona se, cam-biando la desinenza nel corso della fl essione (declinazione o coniugazione), all’originaria sillaba breve fi nale ne subentra una lunga (...×v×∪ > ...××v−)27.

3. Nel caso di parola ossitona non seguita da interpunzione si ha di solito la trasformazione dell’accento da acuto in grave (la cosiddetta ‘baritonè-si’, che in questo caso equivale in sostanza ad atonia): p.es. facendo se-guire immediatamente a ˙gayów «buono» ƒggelow «messaggero» avremo ˙gayòw ƒggelow28.

25 In greco tónow •júw, da cui gli aggettivi che designano le tre possibili posizioni dell’ac-cento: •jútonow «ossìtono» (accento sull’ultima), parojútonow «parossìtono» (sulla penulti-ma), proparojútonow «proparossìtono» (sulla terzultima).

26 In greco tónow barúw, da cui l’aggettivo barútonow «barìtono» (v. nel testo al punto 3).27 Questa p.es. la declinazione di ƒggelow («messaggero, angelo»): ƒggelo±w, ˙ggélouä,

˙ggél~– , ƒggelo±n ecc.28 Per comprendere questo fenomeno può essere utile un richiamo alla quotidiana

esperienza linguistica. Nel parlare, non tutte le parole (quelle, per intendersi, che vengono individualmente elencate dal vocabolario) vengono accentate allo stesso modo: in gene-

Michelazzofine.indd Sec1:26Michelazzofine.indd Sec1:26 10-03-2007 14:08:5310-03-2007 14:08:53

Page 27: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 13

4. Accanto alla coppia acuto~grave, il greco conosce anche un’altra forma di accento, il cosiddetto ‘accento circonfl esso’ ( ' o ~). Si tratta in realtà di un accento doppio, risultante dalla combinazione di acuto e grave (´+` = ), che in quanto accento ‘protratto’29 può stare solo su vocale lunga (o dittongo).

Per comprendere la natura di questo accento è utile mettere a confronto le due varianti di una stessa parola che sia attestata sia in forma non contratta che contratta, p.es. nella declinazione del nome ƒeylon~Óylon («gara, premio»)30.

forme non contratte forme contratte

Nominativo sing. ƒeylon ×v× ;∪ > Óylon −§ ∪Genitivo sing. ˙éylou ××v− > ƒylou − v−Dativo sing. ˙éyl~ ××v− > ƒyl~ − v−Accusativo sing. ƒeylon ×v× ;∪ > Óylon −§ ∪Nominativo plur. ƒeyla ×v× ;∪ > Óyla −§ ∪Genitivo plur. ˙éylvn ××v− > ƒylvn − v−Dativo plur. ˙éyloiw ××v− > ƒyloiw − v−Accusativo plur. ƒeyla ×v× ;∪ > Óyla −§ ∪

Dalla tabella si ricava che l’accento circonfl esso, proprio in quanto accento composto (e quindi tale da coprire un’estensione equivalente a due sillabe), non può risalire oltre la penultima sillaba, e che in questo caso la sillaba fi nale de-v’essere breve. Una parola in partenza properispomena diventa parossitona se, cambiando la desinenza nel corso della fl essione (declinazione o coniugazione), all’originaria sillaba breve fi nale ne subentra una lunga (...×' ∪ > ...× v−).

5. Dopo aver cercato di comprendere la natura dell’accento greco, riepilo-ghiamo adesso le caratteristiche del suo uso:

• esistono in greco tre tipi di accento: acuto (´), grave (`), circonfl esso ( ' o ~); questa differenza non si avverte però nella lettura moderna;

• l’accento acuto può stare sulla terzultima sillaba (solo però se l’ultima è bre-ve), oppure sulla penultima, oppure sull’ultima; ma in quest’ultimo caso si trasforma in accento grave, a meno che non segua interpunzione (o parola enclitica: § 5);

re la ‘catena parlata’ si sviluppa non accostando meccanicamente parole singole ma rag-gruppandole, e mettendo in rilievo in ciascun blocco un solo accento, normalmente quello dell’elemento fi nale (p.es. l’inizio della Divina commedia potrebbe essere rappresentato in questi termini: nel-mezzo-del-cammin | di-nostra-vita || mi-ritrovai | per-una-sel-va-oscura || che-la-diritta-via | era-smarrita). Perché si verifi chi baritonesi occorre ap-punto che la parola ossitona in questione sia all’interno di una catena parlata, non alla sua estremità segnalata da interpunzione. – Su altri aspetti relativi al trattamento dell’accento fi nale v. il paragrafo seguente.

29 Questo è probabilmente il senso del nome greco perispvménh (sott. pros~día, «accento protratto in direzioni diverse»), da cui gli aggettivi che designano le due possibili posizioni: ‘perispòmeno’ (accento circonfl esso sull’ultima) e ‘properispòmeno’ (sulla penultima).

30 La quantità è indicata (come breve ∪ o lunga −) solo quando è rilevante ai fi ni dell’ac-cento; altrimenti si usa il segno generico ×.

Michelazzofine.indd Sec1:27Michelazzofine.indd Sec1:27 10-03-2007 14:08:5410-03-2007 14:08:54

Page 28: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

14 PRIMA UNITÀ

• l’accento circonfl esso può stare solo su sillabe contenenti vocale lunga o dit-tongo: sulla penultima (solo però se l’ultima è breve) oppure sull’ultima;

• in caso di dittongo, l’accento è segnato sulla seconda delle due vocali (ma nella lettura moderna viene pronunciato sulla prima, p.es. &Orfeúw = Orfèus, AÊguptow «Egitto» = Àigüptos ecc.; nel caso di ou: o˚tow «questo» = (h)ùtos).

1.5. Proclitiche ed enclitiche. Appositive e ortotoniche

Anche in greco, come in molte lingue (italiano compreso), esistono parole prive di accento, che proprio per questa mancanza di autonomia fonica si ‘appoggiano’ alla parola vicina: a quella precedente (e si parla allora di ‘enclitiche’) o a quella seguente (‘proclitiche’).

Per comprendere questo importante fenomeno, è utile fi ssare intanto un principio generale:

nella misura in cui una parola acquista, al di là del suo signifi cato spe-cifi co, un valore ‘funzionale’, tende a perdere almeno in parte la pro-pria originaria identità semantica, e parallelamente vede spesso inde-bolirsi anche la propria ‘consistenza’ fonica; in tal caso tenderà a fare corpo unico con una parola adiacente fonicamente ‘piena’ (defi nita perciò ‘ortotonica’), indipendentemente dal fatto che questa perdita di autonomia venga o meno rilevata grafi camente31.

In linea tendenziale, si possono considerare funzionali gli articoli, le preposizioni, le congiunzioni, i pronomi relativi, le forme ‘deboli’ dei pro-nomi personali (mi hai chiamato? rispetto a hai chiamato me?), i verbi ausiliari (sono andato, ho mangiato ecc.)32, e insomma ogni espressione che – quale che sia la sua natura originaria – fi nisce per essere impiegata in funzione connettiva, articolatoria ecc.33.

31 Un esempio particolarmente chiaro di questa dinamica è quello dell’articolo determi-nativo che, assente in latino (agnus signifi ca al tempo stesso «l’agnello» e «un agnello»), si è sviluppato nelle lingue romanze dall’originario pronome~aggettivo dimostrativo latino ille: ille homo = «quell’uomo» > = «l’uomo». Qualcosa di molto simile, come vedremo, è avvenu-to in greco per l’articolo (v. 7.1) e per le preposizioni (14.1).

32 Meno chiaro il discorso per i verbi servili (potere, dovere ecc.) e fraseologici (prendere una decisione, fare fatica ecc.), che hanno un evidente valore funzionale ma spesso conser-vano anche una loro autonomia fonica.

33 La quotidiana esperienza linguistica offre innumerevoli esempi in proposito. Per limi-tarci all’articolo: in situazioni espressive normali – o, detto in termini linguistici, ‘non marca-te’ – l’articolo viene pronunciato senza alcuna autonomia fonica, saldato in corpo unico con la parola che segue; nessuno istintivamente dice ti ho chiesto di darmi il libro, a meno che non ci siano ragioni di tipo contestuale o pragmatico che richiedano di evidenziare l’articolo (p.es. in funzione oppositiva: non ti ho chiesto di darmi un libro: ti ho chiesto di darmi il li-bro), o di separarlo con una pausa dal nome (p.es. ti ho chiesto di darmi il – se così vogliamo chiamare quell’insulso ammasso di fogli – ‘libro’), o altro.

Michelazzofine.indd Sec1:28Michelazzofine.indd Sec1:28 10-03-2007 14:08:5510-03-2007 14:08:55

Page 29: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 15

Dato che in greco l’accento è rappresentato grafi camente, ciò dovreb-be permettere di individuare con maggiore sicurezza le forme atone, docu-mentando anche il processo che ha portato allo ‘svuotamento’ semantico e fonico di parole in origine autonome34. In realtà, la situazione è compli-cata dal fatto che nella grafi a tradizionale vengono accentate anche molte parole sicuramente atone, come si vede p.es. scorrendo la declinazione dell’articolo e l’elenco delle preposizioni (le due classi di parole dove più evidente è il carattere ‘funzionale’ – e conseguente atonia):

Si tratta di una convenzione grafi ca35 immotivata (nel § 7 cercheremo

comunque di capirne l’origine), che non deve impedirci di considerare allo stesso modo l’intera classe di parole funzionali. Potremo defi nirle ‘apposi-tive’36 e suddividerle come segue:

a) ‘prepositive’ (che precedono l’ortotonica a cui sono aggregate);• alcune parole di questa classe sono convenzionalmente scritte senza accento e si

defi niscono ‘proclitiche’: oltre alle forme dell’articolo e alle preposizioni ora citate, sono la negazione o[ («non», con le varianti o[k e o[x)37, la congiunzione e† («se»), l’avverbio relativo e poi congiunzione qw («come», e poi «che, perché ecc.»);

b) ‘postpositive’ (che seguono l’ortotonica a cui sono aggregate);

• alcune parole di questa classe sono convenzionalmente scritte senza accento e si defi niscono ‘enclitiche’: forme ‘deboli’ dei pronomi personali (v. 8.1), pro-

34 È p.es. il caso dell’avverbio nûn «ora», di cui esiste anche la variante nu±n (atona e con abbreviamento della vocale) usata come intercalare nel senso di «dunque» (del resto anche in italiano ora è usato sia come avverbio di tempo, sia come semplice formula di transizione).

35 Come del resto ne esistono in tutte le lingue. Non è facile, p.es., spiegare perché in italiano si scriva me lo restituisci (indicativo) staccando le proclitiche, e invece restituiscimelo (impera-tivo) saldando le enclitiche all’ortotonica restituisci; oppure perché non si possa scrivere alposto di saldando la proclitica al con la sua ortotonica (mentre si considera corretto invece di).

36 Questo termine è adeguato sia perché esprime bene l’‘appoggiarsi’ di una parola debo-le a un’ortotonica adiacente, sia perché è impiegato anche nell’analisi metrica. Non va però confuso con l’analogo termine usato in senso sintattico (v. 9.1).

37 La negazione è però scritta con l’accento (in quanto ortotonica) se è seguita da in-terpunzione, p.es. nelle interrogative disgiuntive (v. cap. 27): póteron sugxvreîw … o·; «ne convieni oppure no?».

singolare Declinazione dell’articolo plurale

masch. femm. neutro masch. femm. neutro

` = tó NOM o¥ a¥ tá toû têw toû GEN tôn tôn tôn t! t_ t! DAT toîw taîw toîw tón t}n tó ACC toúw táw tá

Quadro delle preposizioni

˙mfí ˙ná ˙ntí ˙pó diá e†w \k \n \pí katá metá pará perí pró prów sún øpér øpó

Michelazzofine.indd Sec1:29Michelazzofine.indd Sec1:29 10-03-2007 14:08:5610-03-2007 14:08:56

Page 30: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

16 PRIMA UNITÀ

nomi e avverbi indefi niti (v. 16.1), alcune forme dei verbi «essere» e «dire» (e†mí e fhmí), la congiunzione coordinativa te («e») e infi ne un certo numero di ‘particelle’ (ge, per, toi, il già citato nun ecc.) che il greco usa, insieme a molte altre, come formule di transizione.

Accentazione in presenza di enclitiche

Mentre la ‘proclisi’ (cioè l’‘appoggiarsi’ di una proclitica all’ortotonica seguente) non è segnalata grafi camente, l’ortotonica che precede un’encli-tica muta il più delle volte il suo accento:

• parola ossitona: non si ha baritonesi (gevrgów tiw «un contadino»);

• parola parossitona o perispomena38: l’accento rimane invariato (ma dopo pa-rossitona l’eventuale enclitica bisillabica si presenta accentata: políthn tiná «un cittadino»);

• parola proparossitona o properispomena: si sviluppa un accento secondario detto ‘di enclisi’ sulla sillaba fi nale (Fílippów te «e Filippo»; ∞taîrów te «e l’amico»; Fílippów fhsi «Filippo dice»; ∞taîrów fhsi «l’amico dice»);

• parola proclitica o enclitica: nel caso che l’enclitica si appoggi a una parola atona (proclitica o enclitica), quest’ultima prende un accento ‘di enclisi’ (o® te &Ayhnaîoi «e gli Ateniesi»; gevrgów tíw pote «un contadino una volta»).

1.6. Fenomeni fonetici vari

Abbiamo già accennato ad alcuni fenomeni che si verifi cano in occa-sione dell’incontro tra fonemi. Completiamo la trattazione ricordandone altri, che interessano in particolare i casi di successione di vocali fra paro-le diverse39: una sequenza denominata ‘iato’, che spesso si evita (in quanto evidentemente percepita come sgradevole) ricorrendo

• all’elisione, segnalata grafi camente dall’apostrofo (o[dè a[tów > o[d& a[tów; ˙llà =meîw > ˙ll& =meîw; \pì =mâw > \f& =mâw [v. 1.3]; ecc.)40;

• alla ‘crasi’ (da krâsiw «mescolanza»), cioè la fusione delle due parole, che interessa soprattutto l’articolo (` a[tów > aøtów; toû a[toû > ta[toû; tò £te-

38 Sull’apparentamento dei due tipi (come pure di proparossitone e properispomene) v. al paragrafo precedente. Il fatto che solo in questo caso si mantenga l’accento originario può essere spiegato nel senso che l’accentazione sulla penultima sillaba è tendenzialmente più forte e stabile non solo di quella sull’ultima (che è esposta a baritonesi) ma, per altro verso, anche di quella sulla terzultima (che nell’enclisi necessita di integrazione).

39 Naturalmente si può avere successione di vocali anche all’interno di una stessa paro-la, ma in questo caso entra in gioco piuttosto la ‘contrazione’ (v. 1.2, e poi a proposito delle singole situazioni interessate dal fenomeno).

40 Mentre l’elisione propriamente detta è quella che interessa la vocale fi nale della paro-la precedente, si ha ‘elisione inversa’ (o ‘prodelisione’, o ‘aferesi’) quando la vocale che cade è quella iniziale della seconda parola: p.es. m| \yélein > m| &yélein; „ ˙gayé > „ &gayé; … \gQ > … &gQ; ecc.

Michelazzofine.indd Sec1:30Michelazzofine.indd Sec1:30 10-03-2007 14:08:5810-03-2007 14:08:58

Page 31: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 17

ron > yáteron; ecc.), la congiunzione kaí (kaì \keînow > k˙keînow; kalòw kaì ˙gayów > kalòw k˙gayów [da cui le forme kalokagayów, kalokagayía, kalo-kagayeîn]; kaì ` > xΩ ecc.), il preverbo pro- (pro-élegon > pro·legon) e altre parole funzionali; la crasi è indicata apponendo lo spirito dolce (che in questo caso prende il nome di ‘coronide’) sopra la vocale, benché non più collocata in inizio di parola;

• all’interposizione di una consonante fra le due vocali: è il caso del cosiddet-to ‘-n efelcistico’ (\felkustikón «applicato in fondo») usato nella fl essione nominale e verbale (légousi a[t! > légousin a[t!; ¡lege a[t! > ¡legen a[t!), della gutturale aggiunta alla negazione o[ (o[ aÊtiow > o[k aÊtiow; o[ `ráv > o[x `ráv), del -w (oπtv ˙gayów > oπtvw ˙gayów; ƒxri~méxri o˚ > ƒxriw~méxriw o˚).

1.7. Punteggiatura e altre convenzioni grafi che

I testi greci che leggiamo nelle edizioni moderne si presentano corre-dati da segni di interpunzione e da altri elementi grafi ci:

• la virgola (,) e il punto (.) sono usati come nelle lingue moderne;

• ai segni (: e ;), che nel nostro sistema indicano una pausa intermedia tra vir-gola e punto, corrisponde un segno unico, il cosiddetto ‘punto in alto’ (:);

• il punto e virgola (;) è usato come punto di domanda (al posto del nostro punto interrogativo);

• da ricordare infi ne la tendenza a usare la maiuscola non all’inizio di ciascun periodo, ma solo all’inizio di un’unità maggiore (capitolo, brano o altro).

La reale pratica scrittoria dell’antichità era però molto diversa e... molto più rudimentale, sia per la lenta diffusione della scrittura e del-la stessa alfabetizzazione, sia per l’assenza di tecnologie scrittorie in grado di favorire l’affermarsi di standard editoriali comuni. L’aspet-to più vistoso è costituito dalla cosiddetta scriptio continua (il fatto cioè di scrivere senza separare le parole) e dalla quasi totale assenza di interpunzioni.

Questa situazione, che si è protratta a lungo (persiste in parte anche nei nostri manoscritti di età medievale e umanistica), aiuta a capire due fenomeni ricordati in precedenza:

• l’uso ingiustifi cato di segni grafi ci (spirito dolce per assenza di aspirazio-ne, accento su parole funzionali verosimilmente atone): in una situazione di scriptio continua, potevano facilitare la lettura, aiutando a individuare i confi ni delle parole41;

41 In questo senso appare signifi cativo il fatto che nella declinazione dell’articolo siano accentate solo le forme che cominciano per consonante (toû, têw ecc.): evidentemente nelle altre (`, =, o¥, a¥) la presenza dello spirito costituiva già un elemento grafi co suffi ciente, tale da rendere superfl ua l’aggiunta dell’accento.

Michelazzofine.indd Sec1:31Michelazzofine.indd Sec1:31 10-03-2007 14:09:0010-03-2007 14:09:00

Page 32: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

18 PRIMA UNITÀ

• la grande quantità di particelle usate in greco: in mancanza di una pratica gra-fi ca consolidata e condivisa, si rivelavano utili per articolare il discorso, eviden-ziandone l’organizzazione interna e l’‘architettura’ logico-argomentativa42.

1.8. Pronuncia di parole derivate dal greco

In questo capitolo sono state fornite diverse indicazioni sulla pronun-cia convenzionale del greco. Vediamo ora come si pronunciano le parole di origine greca una volta che siano state italianizzate (di solito attraverso il ‘fi ltro’ della traslitterazione latina).

Traslitterazione latina (e italiana)

Anzitutto, i principali fenomeni relativi al passaggio di fonemi greci in latino (e poi in italiano):

• vocali: l’opposizione breve/lunga ha effetto sull’accentazione, ma non si ri-produce nella traslitterazione (e~h > e; o~v > o); quanto a u, passa in latino come y, e da qui in italiano come semplice i;

• dittonghi: ai~oi passano in latino come æ~œ, e da qui in italiano come semplice e; ei passa a e – o ı – in latino (e conseguentemente in italiano); au~eu si mantengono inalterati (> au~eu); ou passa a u già in latino (e poi in italiano); quanto alle combinazioni con i ‘muto’ (sottoscritto), in genere danno in latino (e poi in italiano) un esito analogo a quello dei dittonghi con i ‘pieno’;

• consonanti: la traslitterazione latina rispecchia piuttosto fedelmente il sistema greco, fatta eccezione per l’unifi cazione in n delle varianti dentale e gutturale della nasale (n~g); analoga a quella del greco, in origine, anche la pronuncia dura delle gutturali, che però si sono poi ‘palatalizzate’, fi no al sistema misto dell’italiano (suono duro davanti ad a~o~u, dolce davanti a e~i);

• aspirazione: si è mantenuta in latino, si è persa in italiano.

Accentazione

Nel pronunciare in italiano parole di origine greca dobbiamo tener conto che il nostro sistema di accentazione deriva da quello, radicalmente diverso, del latino, che coinvolge solo due sillabe (la penultima e la ter-zultima) ed è basato sulla quantità della penultima. Ecco alcuni esempi di pronuncia greca, latina e italiana:

42 La facilità con cui oggi, usando un semplice programma di videoscrittura, chiunque può produrre un testo non solo elegante, ma anche chiaramente strutturato nella sua orga-nizzazione interna (p.es. grazie ai cosiddetti ‘elenchi puntati e numerati’ di Word), aiuta a capire, per contrasto, il disagio di chi non poteva contare su risorse di questo genere, e dun-que la tendenza a compensarle inserendo elementi di articolazione direttamente nel testo. In proposito v. anche n. 21 p. 139.

Michelazzofine.indd Sec1:32Michelazzofine.indd Sec1:32 10-03-2007 14:09:0210-03-2007 14:09:02

Page 33: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 19

pron. greca in latino in italiano

1. %Omhrow [∪−∪] (h)Òmeros Home –rus Omèro2. &Odusseúw [∪−−] Odüssèus Ody–sseus Odìsseo3. &Odússeia [∪−−∪] Odu ÷sseia Odysse –a Odissèa4. O†dípouw [−∪−] Oidìpus Œdı ±pus Èdipo5. SapfQ [−−] Sapfò Sappho Sàffo6. Píndarow [−∪∪] Pìndaros Pinda ±rus Pìndaro7. A†sxúlow [−∪∪] Aisk(h)u ÷los Æschy ±lus Èschilo8. Sofoklêw [∪∪−] Sofoclès Sopho ±cles Sòfocle9. E[ripídhw [−∪∪−] Euripìdes Euripı ±des Eurìpide

10. &Aristofánhw [∪−∪∪−] Aristofànes Aristopha ±nes Aristòfane11. ^Hródotow [−∪∪∪] (h)Eròdotos Herodo ±tus Eròdoto12. Youkudídhw [−−∪−] T(h)ucüdìdes Thucydı ±des Tucìdide13. Dhmosyénhw [−−∪−] Demost(h)ènes Demosthe ±nes Demòstene14. Svkráthw [−∪−] Socràtes Socra ±tes Sòcrate15. &Aristotélhw [∪−∪∪−] Aristotèles Aristote ±les Aristòtele16. &Epíkourow [∪∪−∪] Epìcuros Epicu –rus Epicùro

17. &Iásvn (NOM) [∪−−]&Iásona (ACC) [∪−∪∪]

IàsonIàsona

Ia–so(n)Iaso ±nem Giàsone

18. Plátvn (NOM) [∪−]Plátvna (ACC) [∪−∪]

PlàtonPlàtona

Plato(n)Plato –nem Platóne

19. Prójenow [∪∪∪] Pròxenos Proxe ±nus Pròsseno20. Kilikía [∪∪∪−] Chilichìa Cilicı ±a Cilìcia21. E·hnow [−−∪] Èuenos Eue –nus Evèno22. gunaikeîon [∪−−∪] günaichèion gynæce –um ginecèo23. ™ cilón [∪−∪] epsilòn epsı–lon epsìlon24. º mikrón [∪−∪] omicròn omı–cron omìcron25. { cilón [−−∪] üpsilòn üpsı–lon üpsìlon26. „ méga [−∪∪] omèga ome ±ga òmega27. panákeia [∪∪−∪] panàcheia panace –a panacèa28. farmákeia [−∪−∪] farmàcheia pharmacı –a farmacìa29. ƒskhsiw [−−∪] àschesis ? ascèsi30. glaúkvma [−−∪] glàucoma glauco –ma glaucòma31. páyhma [∪−∪] pàt(h)ema ? patèma

Se non ci sono motivi particolari per fare diversamente, conviene at-tenersi senz’altro alla pronuncia ‘alla latina’. Questo principio vale soprat-tutto per i nomi propri, mentre non mancano deroghe nel caso di nomi co-muni (specie di ambito scientifi co o dotto), come negli esempi seguenti:

32. Δrmonía [−∪∪−] (h)armonìa harmonı ±a armonìa33. filosofía [∪∪∪∪−] fi losofìa philosophı ±a fi losofìa34. a¥morragía [−−∪∪−] (h)aimorraghìa hæmorrhagı ±a emorragìa35. skl}rvsiw [−−∪] sclèrosis ? sclèrosi [pop. scleròsi]

Michelazzofine.indd Sec1:33Michelazzofine.indd Sec1:33 10-03-2007 14:09:0210-03-2007 14:09:02

Page 34: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

20 PRIMA UNITÀ

36. ˙námnhsiw [∪−−∪] anàmnesis ? anàmnesi37. prógnvsiw [−−∪] pròghnosis ? prògnosi38. dioíkhsiw [∪−−∪] diòichesis diœce –sis diòcesi39. metévra [∪∪−∪] metèora ? metèora40. xoléra [∪∪−] k(h)olèra chole ±ra colèra [ma còllera]41. oÊdhma [−−∪] òidema ? èdema [pop. edèma]

42. múvc (NOM) [∪−]múvpa (ACC) [∪−∪]

mýopsmýopa

myopsmyo –pem mìope

43. trag~día [∪−∪−] tragodìa tragœdı ±a tragèdia44. mel~día [∪−∪−] melodìa melo –dı ±a melodìa43

Capitolo 2Avviamento allo studio della morfologiaMorfologia nominale (I): 1ª e 2ª declinazioneMorfologia verbale (I): presente indicativo dei verbi in -v

2.1. Cos’è la morfologia

Il termine ‘morfologia’ signifi ca «studio delle forme», e potrebbe quin-di essere impiegato praticamente per tutte le componenti del linguaggio (dato che, come altri sistemi di ‘segni’, anche il linguaggio è un complesso di forme che trasmettono signifi cati). Di fatto però è riferito a ciò che ri-guarda l’aspetto delle parole, la loro distribuzione in classi (nomi sostan-tivi, nomi aggettivi, verbi, avverbi ecc.), i meccanismi che regolano il loro modifi carsi (declinazioni, coniugazioni ecc.).

Il problema di ogni lingua è quello di riuscire a esprimere la realtà nelle sue molteplici manifestazioni: una quantità praticamente infi nita di eventi, situazioni, concetti ecc., di fronte alla quale esistono teoricamente due possibilità:

• moltiplicare praticamente all’infi nito anche le forme, in modo che ogni ‘cosa’ abbia la sua ‘etichetta’, completamente diversa dalle altre (cioè che, p.es., «ca-vallo» si dica in modo completamente diverso da «cavalli», da «cavalla», da «cavallino», da «cavallone», da «cavalcare» ecc.); oppure

43 Il confronto fra le due ultime parole è interessante: la prima ha in italiano una forma che tiene conto del dittongo (~ > œ) e della quantità breve della penultima sillaba (-i±a > -ı ±a), la seconda trascura entrambi questi elementi e impiega la pronuncia ‘alla greca’.

Michelazzofine.indd Sec1:34Michelazzofine.indd Sec1:34 10-03-2007 14:09:0410-03-2007 14:09:04

Page 35: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 21

• mettere in atto una strategia ‘modulare’, facendo sì che la ricchezza espres-siva si raggiunga attraverso la combinazione di un numero limitato di forme elementari (cioè, per stare al nostro esempio, articolando la base comune ca-vall- attraverso una serie di desinenze e/o di suffi ssi).

L’unica strada realisticamente percorribile è la seconda: ed è appunto qui che entra in gioco la morfologia, che non avrebbe ragione di esistere se ogni singola ‘cosa’ si dicesse in modo del tutto diverso dalle altre.

La modularità si può realizzare in forme molteplici. Per il greco le più importanti sono:

• la capacità di costruire intere ‘famiglie’ di parole (nominali44, verbi, av-verbi ecc.) intorno a un nucleo semantico comune (la cosiddetta ‘radice’), variato nei suoi tratti fonetici (il fenomeno dell’‘apofonia’ o ‘alternanza vocalica’: p.es. dalla radice leg~log deriva da un lato il verbo légv «dire», dall’altro il nome lógow «parola, discorso») e/o ampliato con l’aggiun-ta di elementi esterni (il fenomeno dell’‘affissazione’: p.es., sempre dalla stessa radice, il nome léjiw «espressione, stile» mediante aggiunta del suffisso -siw)45;

• l’esistenza di una ricca flessione nominale (declinazione) e verbale (co-niugazione), che si realizza aggiungendo a una parte fissa (‘tema’) un certo numero di elementi mobili (‘desinenze’);

• vi sono peraltro anche fenomeni di moltiplicazione delle forme espressive che vanno in controtendenza rispetto alla ‘economicità’ dei due precedenti: è il caso, in particolare, dell’esistenza di più radici diverse per esprimere nozioni simili (come nei cosiddetti ‘verbi politematici’: v. p. 176).

Mentre il ‘sistema’ imperniato sulle radici esplica i suoi effetti prin-cipalmente sul piano morfologico e su quello semantico, la flessione interessa più direttamente quello sintattico e quello pragmatico-con-testuale: ed è a questo aspetto che è opportuno dedicare ora qualche considerazione.

Funzionalità sintattica e pragmatica della fl essione nominale

Centrale nello studio delle lingue classiche è soprattutto la fl essione nominale, un fenomeno che – a differenza della fl essione verbale – le lingue moderne conoscono in misura ridotta46: in greco e in latino infat-

44 Con questo termine indichiamo quelli che sono defi niti di solito ‘nomi’, opponendoli alla classe dei ‘verbi’ e suddividendoli in ‘nomi sostantivi’ (che chiameremo semplicemente ‘nomi’), ‘nomi aggettivi’ (per noi semplicemente ‘aggettivi’) ecc.

45 Dei meccanismi morfologici che intervengono a trasformare la radice si parla più vol-te nel seguito: v. in particolare 17.2, 19.2 e 20.2.

46 Tendenzialmente le lingue moderne vanno infatti nella direzione della semplifi -cazione dei sistemi espressivi. Questo processo ha raggiunto uno stadio particolarmente avanzato nell’inglese (che presenta una fl essione nominale e verbale quasi nulla: motivo questo, si direbbe, non secondario della sua diffusione come lingua internazionale), ma ha

Michelazzofine.indd Sec1:35Michelazzofine.indd Sec1:35 10-03-2007 14:09:0510-03-2007 14:09:05

Page 36: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

22 PRIMA UNITÀ

ti i nominali si presentano articolati non solo nelle varianti di numero (come in cavallo~cavalli) e di genere (come in cavallo~cavalla), ma anche in ‘casi’, cioè in forme diverse a seconda del ruolo sintattico (sog-getto, oggetto ecc.).

Per noi moderni questa straordinaria risorsa espressiva è fonte di non poche difficoltà. Al di là dello sforzo mnemonico e dell’attenzione che si richiedono per riconoscere forme spesso non immediatamente perspicue (può accadere che una stessa desinenza corrisponda a casi diversi), il problema principale è costituito dal fatto che nelle lingue classiche l’esistenza dei casi ha prodotto una grande libertà nell’ordi-ne delle parole, di fronte alla quale la nostra sensibilità linguistica si trova impreparata.

Le lingue moderne senza casi presentano un ordine delle parole ri-gido (come l’inglese) oppure fl essibile ma tale che ogni variazione può alterare il signifi cato (come l’italiano o il francese)47. Questa stretta rela-zione fra ordine e senso interessa soprattutto due piani:

• il piano delle relazioni sintattiche: dire Alessandro ha danneggiato Giovanni non equivale a dire Giovanni ha danneggiato Alessandro, perché in situa-zioni espressive ‘non marcate’48 la sequenza normale è SVO (Soggetto~Ver-bo~Oggetto);

• il piano delle relazioni pragmatico-contestuali: dire l’anno scorso sono stato in Giappone non equivale a dire in Giappone sono stato l’anno scorso (pur designando lo stesso evento, la prima frase presuppone una domanda come Cos’hai fatto l’anno scorso?, la seconda una domanda come In che anno sei

interessato anche lingue che pure conservano un sistema di casi, come il tedesco). L’ita-liano stesso, com’è noto, si è sviluppato con la perdita del sistema casuale latino. – Nella tabella che segue è schematicamente riassunto il comportamento di alcune lingue riguardo alla fl essione nominale e verbale: fl essione nominale fl essione verbaleGreco Sì (5 casi – sing., pl. e duale) Sì (8 persone: 3 sing., 3 pl. e 2 duale)Latino Sì (6 casi – sing. e pl.) Sì (6 persone: 3 sing. e 3 pl.)Italiano No (solo distinzione sing./pl.) Sì (6 persone: 3 sing. e 3 pl.)Inglese No (solo distinzione sing./pl.) No (solo al pres. ind. si distingue la 3ª sing.)Francese No (solo distinzione sing./pl.) Sì (6 persone: 3 sing. e 3 pl.)Tedesco ridotta (4 casi al sing. e 3 al pl.) ridotta (dist. sing./pl., e fra le 3 pers. del sing.)

47 Un po’ diversa la situazione nelle lingue moderne (come il tedesco e altre lingue germaniche) che hanno un sistema casuale, per quanto ridotto: qui la libertà nell’ordo ver-borum è ovviamente maggiore, e comunque non così ampia e indiscriminata come nelle lingue classiche.

48 Si defi niscono ‘marcate’ le situazioni che risentono dell’intervento di fattori extralin-guistici (intonazione, gestualità o altro) capaci di alterare quello che sarebbe altrimenti il signifi cato normale dell’espressione. Per riprendere l’esempio usato qui sopra: se si è appena detto qualcosa come Giovanni ha danneggiato Stefano, la frase ALESSANDRO ha danneg-giato Giovanni (la maiuscola indica una forte intonazione enfatica su Alessandro, cioè che Alessandro è marcato) può essere interpretata come una rettifi ca, nel senso di Giovanni non ha danneggiato Stefano, ma Alessandro.

Michelazzofine.indd Sec1:36Michelazzofine.indd Sec1:36 10-03-2007 14:09:0710-03-2007 14:09:07

Page 37: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 23

stato in Giappone?), perché – sempre in contesti non marcati – la sequenza più comune è quella che colloca in posizione iniziale gli elementi già noti, in posizione fi nale quelli nuovi, oggetto dell’atto comunicativo.

La quotidiana pratica espressiva (nella lingua materna o in una ‘lin-gua seconda’ di cui si possa fare comunque esperienza diretta) ci abitua insomma a lasciarci guidare dall’ordine delle parole – oltre che, ovvia-mente, da criteri di altro genere – nel defi nire i rapporti fra i costituenti della frase. Ma ciò non vale per le lingue classiche, dove l’analisi sintattica e pragmatica non può in genere valersi dell’ordine delle parole (reso libero – e spesso imprevedibile – proprio dalla risorsa della fl essione nominale) ed è frutto di laboriosa ricostruzione.

2.2. Caratteri generali della morfologia nominale e verbale

Passiamo brevemente in rassegna i principali caratteri della morfolo-gia nominale e verbale del greco, che verranno poi approfonditi via via che se ne presenta l’occasione.

Aspetti comuni

Comuni alla morfologia nominale e a quella verbale sono la categoria di numero e quella di persona.

Per quanto riguarda il numero, rispetto all’opposizione tradizionale sin-golare/plurale il greco presenta in più anche forme specifi che per il ‘duale’, usate – peraltro con molte oscillazioni – prevalentemente per indicare perso-ne, cose, nozioni ecc. considerate in coppia (p.es. tW xeîre «le [due] mani»; tW Dioskórv «i due Dioscuri» Castore e Polluce; tà yeá «le due dee» Demetra e Persefone; ecc.), oltre che naturalmente in dúo «due» e ƒmfv «entrambi»49.

Per quanto riguarda la persona, l’unica cosa notevole è la mancanza di forme specifi che di pronome personale di 3ª persona per il nominativo (e la relativa rarità di quelle per gli altri casi: v. 8.1)50.

Flessione nominale

Tipiche esclusivamente della fl essione nominale sono le categorie del genere e del caso.

Come in altre lingue (ma diversamente dall’italiano), anche in greco l’opposizione di genere è fra maschile, femminile e neutro, con tenden-

49 Il duale è attestato in Omero e negli scrittori attici di V-IV sec., per poi essere ripreso dagli autori di età imperiale che si proposero di riportare in vita il genuino dialetto attico (detti perciò ‘atticisti’ ).

50 Questo fatto, che trova riscontro anche in latino, è forse in qualche modo collegato alla possibilità di omettere il soggetto, che fa del greco e del latino lingue cosiddette ‘pro-drop’ (simili in questo all’italiano).

Michelazzofine.indd Sec1:37Michelazzofine.indd Sec1:37 10-03-2007 14:09:0910-03-2007 14:09:09

Page 38: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

24 PRIMA UNITÀ

ziale distinzione fra esseri animati di sesso maschile~femminile e ‘cose’ (oggetti, entità fi siche, concetti ecc.), ma – prevedibilmente – con molte situazioni che sfuggono a questa logica51.

In greco esistono cinque casi (Nominativo, Genitivo, Dativo, Accusa-tivo e Vocativo), risultato di un processo di ‘sincretismo’, cioè di accor-pamento in una stessa forma di più funzioni casuali dell’indoeuropeo52. I grammatici antichi li suddivisero in ‘casi retti’ (NOM, ACC, VOC) e ‘casi obli-qui’ (GEN, DAT)53, intendendo così un rapporto più diretto (NOM = soggetto, ACC = complemento oggetto) o meno diretto (GEN e DAT = complementi in-diretti) col verbo reggente: una distinzione che trova riscontro in alcune particolarità morfologiche54, ma non deve condizionare l’analisi sintattica, impedendo di riconoscere le innumerevoli situazioni in cui anche un com-plemento in caso obliquo è strettamente legato alla reggenza del verbo (v. 9.1-4, in particolare 9.2). Per il valore semantico e sintattico dei singoli casi greci v. cap. 3.

La fl essione nominale si articola in tre diverse declinazioni, ma non mancano parole (defi nite ‘eteroclite’, lett. «dalla fl essione diversa») che presentano forme miste.

Flessione verbale

La grande varietà di nozioni che entrano in gioco quando l’evento è de-scritto da un verbo55 spiega la maggior quantità di categorie tipiche della fl essione verbale: persona, diàtesi, tempo, modo.

51 P.es. non si capisce perché, fra le parti del corpo, alcune (come •fyalmów «occhio», •doúw «dente», poúw «piede» ecc.) siano maschili, altre (come ]íw «naso», xeír «mano», kardía «cuore» ecc.) femminili, altre ancora (come o{w «orecchio», stóma «bocca», gónu «ginocchio» ecc.) neutre. Talvolta l’attribuzione del genere può essere spiegata in termini metaforici (come nel caso di gê «terra» o yálassa «mare», nomi femminili di elementi naturali atti a evocare l’idea della vita – e quindi della maternità), ma in gran parte si tratta di processi arbitrari, o comunque diffi cilmente spiegabili e prevedibili. – Può accadere che nel cambio di genere entri in gioco la suffi ssazione: p.es. col suffi sso -ídion si forma una classe di diminutivi tutti neutri in-dipendentemente dal genere della parola-base (da paîw «bambino, fanciullo, fi glio» paidíon; da gérvn «vecchio» geróntion; da graûw «vecchia» grafidion; da yerápaina «serva» yerapainídion, ma anche, nello stesso senso di «servetta», il femm. yerapainíw; ecc.).

52 Il GEN ha assorbito anche le funzioni dell’antico Ablativo (che invece si è conservato in latino), il DAT anche le funzioni del Locativo e dello Strumentale.

53 Un’altra classifi cazione antica è quella che attribuisce lo status di ‘caso retto’ al solo NOM, rispetto al quale sarebbero ‘obliqui’ tutti gli altri (ACC e VOC compresi).

54 Si tratta in particolare di due fatti di accentazione: (1) quando un nominale ha l’accen-to sull’ultima sillaba lunga, questo di norma è acuto nei casi retti, circonfl esso in quelli obli-qui; (2) quando un nominale della 3ª ha il NOM monosillabico, nel seguito della declinazione i casi retti conservano l’accento sulla sillaba di partenza, i casi obliqui invece lo spostano di solito sull’ultima. – Una differenza, marginale, fra casi retti e obliqui si osserva anche nei nominali della 1ª decl. con alfa breve (v. al paragrafo seguente).

55 In alternativa può essere descritto anche in forma nominalizzata, ma con diverse limi-tazioni espressive: cfr. n. 32 p. 110 e n. 38 p. 179.

Michelazzofine.indd Sec1:38Michelazzofine.indd Sec1:38 10-03-2007 14:09:1010-03-2007 14:09:10

Page 39: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 25

Come in latino e in molte lingue moderne, anche in greco la distin-zione è fra 1ª~2ª~3ª persona e si esprime solo nei modi ‘fi niti’ (ne sono esclusi l’Infi nito e il Participio). Inoltre, la 1ª pers. manca nell’Imperativo e nel duale di tutti i modi verbali.

Più problematica la categoria di diatesi, dato che in origine l’oppo-sizione era fra attivo e medio, e il passivo si è sviluppato (per così dire da una ‘costola’ del medio) solo in un secondo momento. L’argomento è trattato in 6.4, e poi ripreso in 24.3 e 25.5.

La diffi coltà maggiore è rappresentata dalle categorie di tempo e di modo. Infatti, diversamente dal latino e dalle lingue moderne più note, il greco organizza il sistema verbale fondamentalmente per tempi anziché per modi (all’interno di ciascun tempo si distingue poi fra i vari modi ver-bali, che sono uno in più rispetto al latino per la presenza del modo ‘Ot-tativo’) e ciascuno di essi esprime, accanto alla nozione temporale, anche una nozione di ‘aspetto’: aspetto ‘durativo’ nel Presente (evento rappresen-tato nel suo svolgimento), ‘puntuale’ nell’Aoristo (evento rappresentato in forma atemporale, colto cioè nel suo realizzarsi momento per momento56), ‘stativo-risultativo’ nel Perfetto (evento ormai concluso, rappresentato nel suo stadio fi nale e nei risultati che ha prodotto). Complessa anche la na-tura del Futuro, che è ‘modale’ (esprimeva in origine nozioni di volontà, intenzione, previsione ecc.) oltre e prima che puramente ‘temporale’57.

Tipica del verbo greco, e indizio di un carattere ‘arcaico’ e asistema-tico (che solo lentamente, e mai completamente, si assesta e organizza in sistema organico58), è insomma da un lato la centralità della nozione di tempo, dall’altro l’intreccio e il reciproco condizionamento fra dimensione temporale (prevalente nell’Indicativo) e ‘aspettuale’ (prevalente negli altri modi) e fra valore temporale e valore ‘modale’.

Molto complessi, infi ne, anche i meccanismi morfologici di sviluppo della coniugazione verbale, dato che praticamente ogni tempo presenta più varianti, solo in piccola parte riconducibili a tipologie comuni. La stes-sa distinzione fra ‘prima coniugazione’ (verbi in -v) e ‘seconda coniuga-

56 Da qui anche il nome di ˙óristow (xrónow) «(tempo) indefi nito».57 A questo proposito è da ricordare anche l’uso dei ‘tempi storici’ (Imperfetto e Aoristo;

Presente, Perfetto e Futuro sono invece defi niti ‘tempi principali’) per esprimere nozioni di possibilità, desiderio ecc. sentite – proprio per questa proiezione nel passato – come solo teo-riche, irrealizzabili. – Tutto ciò, come vedremo a suo tempo (26.1), permette di delineare una sorta di parallelismo fra tempo futuro (Futuro) e modo Congiuntivo (volontà, intenzionalità, previsione); fra tempo passato (Imperfetto~Aoristo) e modo Ottativo (possibilità, desiderio); fra tempo presente (Presente~Perfetto) e modo Indicativo (dato di fatto, constatazione ogget-tiva di un evento). Una dinamica espressiva per certi aspetti non lontana da quella delle lingue moderne, specie nelle loro manifestazioni più spontanee, nei registri più colloquiali.

58 Signifi cativo, da questo punto di vista, che non si sia sviluppato un sistema di ‘tem-pi relativi’ come quello a noi familiare (con le corrispondenze Presente~Passato prossimo, Imperfetto~Trapassato prossimo, Futuro~Futuro anteriore ecc.): v. p. 171 e n. 13 p. 238.

Michelazzofine.indd Sec1:39Michelazzofine.indd Sec1:39 10-03-2007 14:09:1010-03-2007 14:09:10

Page 40: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

26 PRIMA UNITÀ

zione’ (verbi in -mi) riguarda solo il Presente~Imperfetto, e non può essere quindi utilizzata per mettere ordine in un sistema che conferma anche in questo la sua... asistematicità.

Concordanza

Un aspetto signifi cativo nella morfologia del greco (come, del resto, di moltissime lingue) è costituito dal fatto che le varie classi di parole non vi-vono e operano in isolamento, ma sono collegate da rapporti di reciproca ‘solidarietà morfologica’. Da qui il meccanismo della concordanza:

• fra la classe dei nominali e quella dei verbi: concordanza di numero (ed even-tualmente di persona) fra soggetto e predicato; le deroghe più comuni riguar-dano i neutri plurali (che hanno di solito il verbo al singolare, p.es. tà z!a feúgei lett. «gli animali fugge»59) e la possibilità di costruzione ‘a senso’ al plu-rale con nomi singolari indicanti pluralità (p.es. ` stratòw ˙naxvroûsi lett. «l’esercito si ritirano»; tò plêyow tôn &Ayhnaívn t|n pólin leípousi «la gran massa degli Ateniesi abbandonano la città»; ecc.)60;

• all’interno della classe dei nominali: concordanza di numero, di genere e di caso fra un nome o pronome e il nominale (nome e/o aggettivo) ad esso riferito con valore sintattico di attributo, apposizione o predicato (v. in particolare cap. 7); le deroghe sono limitate quanto al numero e al caso61, più frequenti quanto al genere: p.es.– si ha spesso concordanza al maschile per nomi femminili nel caso di aggettivi

a due sole uscite (con opposizione binaria maschile~femminile vs neutro)62;– nel caso di una pluralità di termini di genere diverso, il genere prevalente è di

solito il maschile se si tratta di nomi di persona o comunque di esseri animati, il neutro se vi sono compresi nomi di cosa o comunque di esseri inanimati;

– il predicato di un soggetto maschile o femminile può essere al neutro nel caso di sentenze, massime, proverbi ecc. (spesso con ellissi della copula ‘es-sere’): kalòn (\stin) = dikaiosúnh «bella cosa (è) la giustizia»; yaumastòn (\stin) ` ƒnyrvpow «cosa stupefacente (è) l’uomo»; ecc.

2.3. La 1ª e 2ª declinazione

Per facilitare l’approccio al complesso sistema della morfologia nominale è utile valorizzare, ovunque possibile, le somiglianze fra classi di parole di-

59 Il fenomeno è di solito spiegato nel senso che i neutri plurali costituivano, più che nomi plu-rali, nomi ‘collettivi’, per cui tà z!a doveva signifi care qualcosa come «la massa degli animali».

60 Una situazione particolare è quella del duale, forma poco usata e obiettivamente mar-ginale che, soprattutto in Omero, dà luogo a frequenti casi di ‘sconcordanza’ (soggetto duale e verbo plurale, o viceversa).

61 Una situazione interessante a questo proposito è l’uso dell’ACC come caso ‘di default’ in presenza di ellissi del soggetto di frase infi nitiva (cfr. 18.3).

62 La categoria di gran lunga più ricca è quella di aggettivi composti con ‘alfa privativo’ (v. più avanti n. 69): p.es. «giusto» è a tre uscite (m. díkaiow, f. dikaía, n. díkaion), il suo contrario «ingiusto» a due (m.~f. ƒ-dikow, n. ƒ-dikon).

Michelazzofine.indd Sec1:40Michelazzofine.indd Sec1:40 10-03-2007 14:09:1110-03-2007 14:09:11

Page 41: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 27

verse. Partiremo quindi esaminando in parallelo la 1ª e 2ª decl., che in greco (come in latino) hanno molti aspetti comuni; e all’interno della 1ª decl. tratte-remo per prime le parole che escono al NOM in alfa breve (-a±), presentando così un’accentazione quasi identica a quella delle corrispondenti parole della 2ª.

Procederemo affi ancando di volta in volta nomi maschili della 2ª decl., nomi femminili della 1ª e nomi neutri della 2ª, in modo da riprodurre la stessa sequenza che incontreremo in seguito nella presentazione degli ag-gettivi ‘di 1ª classe’.

63 Di questa classe fanno parte anche quasi tutte le varianti di participio femminile attivo dei singoli tempi verbali.

64 Le desinenze del NOM~VOC plur. masch. e femm., pur trattandosi di dittonghi (-oi, -ai), valgono come brevi ai fi ni dell’accentazione.

65 Qui e nelle tabelle seguenti l’indicazione grafi ca della quantità non tiene conto del com-portamento divergente del GEN plur. della 1ª (sempre -ôn) e dell’ACC plur. neutro della 2ª (-a±).

Nomi con accentazione proparossitona del NOM [...×v×∪]

ƒggelow ¥éreia± déspoina±63 ƒeylon «messaggero» «sacerdotessa» «padrona» «gara, premio»

NOM ƒggel-ow ¥érei-a déspoin-a ƒeyl-on [...× v×∪]GEN ˙ggél-ou ¥ereí-aw despoín-hw ˙éyl-ou [...×× v−]DAT ˙ggél-~ ¥ereí-Ÿ despoín-+ ˙éyl-~ [...×× v−]ACC ƒggel-on ¥érei-an déspoin-an ƒeyl-on [...× v×∪]VOC ƒggel-e ¥érei-a déspoin-a ƒeyl-on [...× v×∪]NOM~ACC~VOC ˙ggél-v ¥ereí-a despoín-a ˙éyl-v [...×× v−]GEN~DAT ˙ggél-oin ¥ereí-ain despoín-ain ˙éyl-oin [...×× v−]

NOM~VOC ƒggel-oi ¥érei-ai déspoin-ai ƒeyl-a [...× v×∪]64

GEN ˙ggél-vn ¥erei-ôn despoin-ôn ˙éyl-vn [...××v−]65

DAT ˙ggél-oiw ¥ereí-aiw despoín-aiw ˙éyl-oiw [...×× v−]ACC ˙ggél-ouw ¥ereí-aw despoín-aw ƒeyl-a [...×× v−]

Nomi con accentazione properispomena del NOM [...−'∪]

dêmow peîra± glôssa± Óylon «popolo» «prova» «prova» «gara, premio»

NOM dêm-ow peîr-a glôss-a Óyl-on [...−'∪]GEN d}m-ou peír-aw glQss-hw ƒyl-ou [...− v−]DAT d}m-~ peír-Ÿ glQss-+ ƒyl-~ [...− v−]ACC dêm-on peîr-an glôss-an Óyl-on [...−'∪]VOC dêm-e peîr-a glôss-a Óyl-on [...−'∪]NOM~ACC~VOC d}m-v peír-a glQss-a ƒyl-v [...− v−]GEN~DAT d}m-oin peír-ain glQss-ain ƒyl-oin [...− v−]

NOM~VOC dêm-oi peîr-ai glôss-ai Óyl-a [...−'∪]GEN d}m-vn peir-ôn glvss-ôn ƒyl-vn [...− v−]DAT d}m-oiw peír-aiw glQss-aiw ƒyl-oiw [...− v−]ACC d}m-ouw peír-aw glQss-aw Óyl-a [...− v−]

Michelazzofine.indd Sec1:41Michelazzofine.indd Sec1:41 10-03-2007 14:09:1210-03-2007 14:09:12

Page 42: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

28 PRIMA UNITÀ

Osservazioni

1. La 1ª e la 2ª sono declinazioni ‘tematiche’66, caratterizzate cioè dalla presenza ricorrente di una vocale che in qualche modo entra a far parte del tema e alla quale si saldano le desinenze67. Come in latino, la 1ª ha una vocale di timbro -a- (-a-) e com-prende nomi femminili (e, in minor misura, maschili), la 2ª una vocale di timbro -o- (-o-) e comprende nomi maschili e neutri (e, in minor misura, femminili).

2. Nel singolare della 1ª decl. i casi con desinenza lunga si presentano ora con il vocalismo a– (p.es. GEN peír-a–w), ora con il vocalismo h (p.es. GEN glQss-hw). È un fe-nomeno tipico del dialetto attico (e dall’attico passato poi nel greco standard), che nel trattamento dell’alfa lungo (-a–-) ha un comportamento intermedio fra dialetti che con-

66 La natura tematica è sicura per la 2ª decl., mentre è oggetto di discussione per la 1ª. Qui si è preferito però metterle sullo stesso piano, in modo da sfruttare le molteplici analogie delle due declinazioni.

67 A rigore, quindi, le tabelle delle declinazioni dovrebbero essere impostate in modo diverso, p.es. scrivendo all’ACC sing. jén-o-n, dój-a-n ecc. (o al limite jéno-n, dója-n ecc.) per rendere chiaro

Nomi con accentazione parossitona del NOM

lúkow ]íza± júlon [...∪v×] ˙dikía– kQmh [...×v−]«lupo» «radice» «legno» «ingiustizia» «villaggio»

lúk-ow ]íz-a júl-on [...∪ v∪] N ˙dikí-a kQm-h [...×v−]lúk-ou ]íz-hw júl-ou [...∪ v-] G ˙dikí-aw kQm-hw [...×v−]lúk-~ ]íz-+ júl-~ [...∪ v-] D ˙dikí-Ÿ kQm-+ [...×v−]lúk-on ]íz-an júl-on [...∪ v∪] A ˙dikí-an kQm-hn [...×v−]lúk-e ]íz-a júl-on [...∪ v∪] V ˙dikí-a kQm-h [...×v−]lúk-v ]íz-a júl-v [...∪ v-] NAV ˙dikí-a kQm-a [...×v−]lúk-oin ]íz-ain júl-oin [...∪ v-] GD ˙dikí-ain kQm-ain [...×v−]

lúk-oi ]íz-ai júl-a [...∪ v∪] NV ˙dikí-ai kôm-ai [...×v∪]lúk-vn ]iz-ôn júl-vn [...∪ v-] G ˙diki-ôn kvm-ôn [...×−']lúk-oiw ]íz-aiw júl-oiw [...∪ v-] D ˙dikí-aiw kQm-aiw [...×v−]lúk-ouw ]íz-aw júl-a [...∪ v-] A ˙dikí-aw kQm-aw [...×v−]

Nomi con accentazione ossitona del NOM [...×v] ˙delfów ˙gora – v =don} ˙gayón «fratello» «piazza, mercato» «piacere» «bene«

˙delf-ów N ˙gor-á =don-} N ˙gay-ón [...× v] ˙delf-oû G ˙gor-âw =don-êw G ˙gay-oû [...−'] ˙delf-! D ˙gor-Å =don-_ D ˙gay-! [...−'] ˙delf-ón A ˙gor-án =don-}n A ˙gay-ón [...× v] ˙delf-é V ˙gor-á =don-} V ˙gay-ón [...× v] ˙delf-Q NAV ˙gor-á =don-á NAV ˙gay-Q [...− v] ˙delf-oîn GD ˙gor-aîn =don-aîn GD ˙gay-oîn [...−'] ˙delf-oí NV ˙gor-aí =don-aí NV ˙gay-á [...∪ v] ˙delf-ôn G ˙gor-ôn =don-ôn G ˙gay-ôn [...−'] ˙delf-oîw D ˙gor-aîw =don-aîw D ˙gay-oîw [...−'] ˙delf-oúw A ˙gor-áw =don-áw A ˙gay-á [...× v]

Michelazzofine.indd Sec1:42Michelazzofine.indd Sec1:42 10-03-2007 14:09:1310-03-2007 14:09:13

Page 43: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 29

servano il timbro a (come il dorico e l’eolico) e lo ionico che ha invece generalizzato l’h:le parole il cui tema esce in -e- oppure -i- oppure -r- conservano l’a– (il cosiddetto ‘alfa puro’); in tutti gli altri casi l’a– (defi nito allora ‘alfa impuro’) passa ad h.

3. La distinzione fra ‘casi retti’ e ‘casi obliqui’ (v. p. 24) si applica

• nel comportamento del duale che – come del resto anche nella 3ª decl. – pre-senta una forma unica per NOM~ACC~VOC e un’altra per GEN~DAT;

• nelle desinenze, che sono spesso brevi per i casi retti, sempre lunghe per i casi obliqui;

• nell’accentazione delle parole con NOM ossitono, che è sempre ossitona nei casi retti (anche con desinenza lunga), sempre perispomena nei casi obliqui.

Nomi femminili della 2ª e nomi maschili della 1ª

La 2ª decl. (in prevalenza nomi maschili e neutri) comprende anche nomi femminili, la cui fl essione non presenta differenze rispetto ai maschili.

Invece i nomi maschili della 1ª decl. (che è prevalentemente femmini-le) presentano al sing. alcune particolarità:

• hanno sempre l’alfa lungo (realizzato in attico, e poi in greco standard, ora come a, ora come h);

• il NOM (con uscita in -w: -aw, -hw) e ancor più chiaramente il GEN (-ou) sono formati per analogia con la 2ª decl.;

• la desinenza del VOC può essere in alfa breve (-a±) o lungo (-a– oppure -h)68.

che la vera desinenza è -n (come nella 3ª decl., cfr. latino -m). C’è però una controindicazione: in alcuni casi questo meccanismo è stato oscurato da trasformazioni fonetiche di vario genere, e si dovrebbe comunque tornare alla grafi a tradizionale, comprendendo nella ‘desinenza’ anche la vocale tematica (p.es., il GEN plur. della 1ª deriva da -á-svn > -ávn > -ôn: si spiega così anche il fatto che sia sempre perispomeno, indipendentemente dalla struttura fonetica del NOM).

68 È tendenzialmente breve nei nomina agentis (nomi cioè che designano chi compie un’azione) composti con i suffi ssi -thw, -árxhw, -métrhw, -pQlhw, -tríbhw, e nei nomi di popolo in -hw. In alcuni casi presenta poi la ritrazione dell’accento (fenomeno che si riscontra anche nel VOC della 3ª decl.).

Nomi maschili della 1ª declinazione

neaníaw políthw despóthw &Atreídhw poiht}w «giovinetto» «cittadino» «padrone» «Atride» «poeta»

neaní-aw N polít-hw despót-hw N &Atreíd-hw poiht-}w neaní-ou G polít-ou despót-ou G &Atreíd-ou poiht-oû neaní-Ÿ D polít-+ despót-+ D &Atreíd-+ poiht-_ neaní-an A polít-hn despót-hn A &Atreíd-hn poiht-}n neaní-a– V polît-a± déspot-a± V &Atreíd-h poiht-aÿ v neaní-a– NAV polít-a– despót-a– NAV &Atreíd-a– poiht-a–v

neaní-ain GD polít-ain despót-ain GD &Atreíd-ain poiht-aîn

neaní-ai NV polît-ai despót-ai NV &Atreîd-ai poiht-aí neani-ôn G polit-ôn despot-ôn G &Atreid-ôn poiht-ôn neaní-aiw D polít-aiw despót-aiw D &Atreíd-aiw poiht-aîw neaní-aw A polít-aw despót-aw A &Atreíd-aw poiht-áw

Michelazzofine.indd Sec1:43Michelazzofine.indd Sec1:43 10-03-2007 14:09:1510-03-2007 14:09:15

Page 44: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

30 PRIMA UNITÀ

Aggettivi ‘della 1ª classe’

Vengono raggruppati in questa classe

• aggettivi ‘a tre uscite’, che seguono la 1ª decl. al femminile e la 2ª al maschile e al neutro;

• aggettivi ‘a due uscite’, che presentano una forma unica (quella della 2ª decl.) per il maschile e il femminile69.

Unica particolarità il fatto che il GEN plur. femminile, diversamente dall’esito sempre perispomeno dei nomi (-ôn), presenta la stessa forma del maschile e del neutro (p.es. d}lvn anziché *dhlôn).

Per completezza, in ciascun gruppo è stata aggiunta anche la forma dell’avverbio, che si realizza aggiungendo al tema la desinenza -vw.

69 Si tratta per lo più di aggettivi ‘con alfa privativo’, risultanti cioè dalla negazione di una forma-base (p.es. ƒ-dhlow «invisibile» rispetto a dêlow «manifesto») mediante l’aggiunta ini-ziale di a- o an- (esito con vocalizzazione di una sonante n�, cfr. p.es. il lat. in-credibilis).

díkaiow «giusto» dêlow «manifesto» masch. femm. neutro masch. femm. neutro

díkai-ow dikaí-a díkai-on N dêl-ow d}l-h dêl-ondikaí-ou dikaí-aw dikaí-ou G d}l-ou d}l-hw d}l-oudikaí-~ dikaí-Ÿ dikaí-~ D d}l-~ d}l-+ d}l-~díkai-on dikaí-an díkai-on A dêl-on d}l-hn dêl-ondíkai-e dikaí-a díkai-on V dêl-e d}l-h dêl-ondikaí-v dikaí-a dikaí-v NAV d}l-v d}l-a d}l-vdikaí-oin dikaí-ain dikaí-oin GD d}l-oin d}l-ain d}l-oin

díkai-oi díkai-ai díkai-a NV dêl-oi dêl-ai dêl-adikaí-vn dikaí-vn dikaí-vn G d}l-vn d}l-vn d}l-vndikaí-oiw dikaí-aiw dikaí-oiw D d}l-oiw d}l-aiw d}l-oiwdikaí-ouw dikaí-aw díkai-a A d}l-ouw d}l-aw dêl-a dikaí-vw «giustamente» Avverbio d}l-vw «manifestamente»

˙gayów «buono» ƒdhlow «invisibile» masch. femm. neutro masch.~femm. neutro

gay-ów ˙gay-} ˙gay-ón N ƒdhl-ow ƒdhl-on gay-oû ˙gay-êw ˙gay-oû G ˙d}l-ou ˙d}l-ou gay-! ˙gay-_ ˙gay-! D ˙d}l-~ ˙d}l-~ gay-ón ˙gay-}n ˙gay-ón A ƒdhl-on ƒdhl-on gay-é ˙gay-} ˙gay-ón V ƒdhl-e ƒdhl-on gay-Q ˙gay-á ˙gay-Q NAV ˙d}l-v ˙d}l-v gay-oîn ˙gay-aîn ˙gay-oîn GD ˙d}l-oin ˙d}l-oin

gay-oí ˙gay-aí ˙gay-á NV ƒdhl-oi ƒdhl-a gay-ôn ˙gay-ôn ˙gay-ôn G ˙d}l-vn ˙d}l-vn gay-oîw ˙gay-aîw ˙gay-oîw D ˙d}l-oiw ˙d}l-oiw gay-oúw ˙gay-áw ˙gay-á A ˙d}l-ouw ƒdhl-a ˙gay-ôw «bene» Avverbio ˙d}l-vw «segretamente»

Michelazzofine.indd Sec1:44Michelazzofine.indd Sec1:44 10-03-2007 14:09:1610-03-2007 14:09:16

Page 45: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 31

Declinazione dell’articolo e dei pronomi

Seguono quasi per intero la declinazione degli aggettivi di 1ª classe anche l’articolo e la maggior parte dei pronomi, di cui qui cominciamo a vedere al-cuni esempi.

Osservazioni1. Le forme dell’articolo derivano da due temi diversi:

• quelle in vocale (`, =, o¥, a¥) da un tema so-/sa- con caduta del s- iniziale e conseguente aspirazione;

• quelle in consonante da un tema to-/ta- con dentale iniziale come nei dimostrativi di altre lingue (cfr. lat. talis, tantus; ingl. the, this, that; ted. der; ecc.): come ve-dremo più avanti (7.1), l’articolo è evoluzione di un antico dimostrativo, ancora do-cumentato in Omero e conservatosi in espressioni isolate anche in epoca classica70.

2. Il pronome dimostrativo –de deriva dalla combinazione dell’articolo con la particella dé. La strana accentazione di alcuni casi (come l’ACC plur. toúsde: ci si aspet-terebbe toûsde) si spiega appunto con la natura di dé che, benché tradizionalmente scritta con l’accento, era atona e quindi tale da dipendere fonicamente dalla parola precedente (cfr. 1.5).

3. Il pronome relativo deriva da un tema jo-/ja- con caduta del j- iniziale e conseguente aspirazione. Nonostante la grafi a tradizionale accentata, si tratta an-che qui di forme verosimilmente atone (1.5).

4. Caratteristica comune ai pronomi declinati secondo la 1ª classe è che i casi retti del neutro sing. escono in -o anziché -on. Derivano infatti da forme che pre-sentavano una dentale fi nale (come nel latino id, illud), poi caduta al pari di tutte le mute fi nali (v. p. 10).

2.4. Presente indicativo dei verbi in -v

Dopo l’esame delle due declinazioni ‘tematiche’, avviamo lo studio della morfologia verbale con il presente indicativo della coniugazione in -v (la co-

70 Sull’uso di accentare le forme dell’articolo (sicuramente atone) v. 1.5 e 1.7.

Articolo Pron. dim. –de «questo» Pron. relativo m. f. n. m. f. n. m. f. n.

` = tó N –de ≥de tóde N –w ≥ – toû têw toû G toûde têsde toûde G o˚ «w o˚ t! t_ t! D t!de t_de t!de D > " > tón t}n tó A tónde t}nde tóde A –n ≥n – tQ tá tQ NA tQde táde tQde NA ∫ ß ∫ toîn taîn toîn GD toînde taînde toînde GD o<n a<n o<n

o¥ a¥ tá N o®de a®de táde N o® a® ß tôn tôn tôn G tônde tônde tônde G @n @n @n toîw taîw toîw D toîsde taîsde toîsde D o<w a<w o<w toúw táw tá A toúsde tásde táde A oπw ßw ß

Michelazzofine.indd Sec1:45Michelazzofine.indd Sec1:45 10-03-2007 14:09:1910-03-2007 14:09:19

Page 46: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

32 PRIMA UNITÀ

siddetta ‘1ª coniugazione’), sia perché comprende la grande maggioranza dei verbi greci, sia perché presenta anch’essa un tipo di fl essione ‘tematica’.

Lo accosteremo, per confronto, al presente indicativo dei verbi «esse-re» e «dire», che seguono invece il tipo di fl essione ‘atematica’ (la cosid-detta ‘2ª coniugazione’).

Osservazioni

1. Quella dei verbi in -v è una forma di coniugazione ‘tematica’, caratterizzata cioè dalla presenza di una vocale (-o- quando è seguita da m oppure n, -e- in tutti gli altri casi) che in qualche modo entra a far parte del tema e alla quale si saldano le desinenze73. Quella dei verbi in -mi è invece una coniugazione ‘atematica’, nella quale le desinenze (in parte diverse da quelle dei verbi in -v) seguono direttamente il tema, senza vocale intermedia.

2. Fra i vari fenomeni fonetici, merita di essere rilevato almeno quello che in-teressa la 2ª sing. del passivo, dove con l’originaria desinenza -sai si sono create le condizioni per la caduta del sigma intervocalico e conseguente contrazione (-e-sai > -e-ai > -+)74.

3. Le forme del presente indicativo di e†mí e fhmí sono di solito enclitiche (come prevedibile – specie per e†mí – dato il loro valore funzionale: v. 1.5). Si pre-sentano invece come ortotoniche (cioè in forma foneticamente autonoma) quando hanno un rilievo particolare (come nel caso in cui e†mí sia predicativo = «esisto»), quando si trovano in inizio di frase75 ecc.

71 Sul concetto di ‘medio-passivo’ (e più in generale sulla ‘diatesi’ verbale) v. 6.4.72 Come per il NOM plur. della 1ª e 2ª decl., anche qui il dittongo fi nale vale come breve

ai fi ni dell’accentazione.73 Rispetto alle tabelle della 1ª e 2ª decl., qui è più agevole separare grafi camente la vocale

tematica dalla desinenza, fatta eccezione per alcuni casi (come la 2ª sing. del passivo) in cui si sono fuse a seguito di processi fonetici che le hanno rese indistinguibili.

74 Che il processo si sia sviluppato in questo modo è dimostrato dal fatto che sono atte-state, specie in poesia, anche le forme non contratte -eai.

75 In questa posizione è frequente l’uso impersonale della 3ª sing. di e†mí (¡sti) nel senso di «è possibile» (si noti l’accentazione parossitona, più forte e ‘resistente’ di quella ossitona: cfr. 1.5).

Presente indicativo

«persuadere» «essere» «dire» attivo medio-passivo71

peíy-v peíy-o-mai72 1ª sing. e†-mí fh-mí peíy-eiw peíy-+ 2ª sing. e f§-w peíy-ei peíy-e-tai72 3ª sing. \s-tí(n) fh-sí(n) peíy-e-ton peíy-e-syon 2ª duale \s-tón fa-tón peíy-e-ton peíy-e-syon 3ª duale \s-tón fa-tón

peíy-o-men peiy-ó-meya 1ª plur. \s-mén fa-mén peíy-e-te peíy-e-sye 2ª plur. \s-té fa-té peíy-ousi(n) peíy-o-ntai72 3ª plur. e†-sí(n) fa-sí(n)

Michelazzofine.indd Sec1:46Michelazzofine.indd Sec1:46 10-03-2007 14:09:2110-03-2007 14:09:21

Page 47: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 33

SECONDA UNITÀ

CAPITOLO 3

Il sistema dei casi greci

CAPITOLO 4

Primi elementi di ‘economia contestuale’: la coordinazione

CAPITOLO 5

Morfologia nominale (II): altri nominali di 1ª e 2ª declinazione

Michelazzofine.indd Sec1:47Michelazzofine.indd Sec1:47 10-03-2007 14:09:2210-03-2007 14:09:22

Page 48: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

34 SECONDA UNITÀ

Obiettivi:

– acquisizione di criteri di metodo per interpretare correttamente il va-lore dei casi e l’organizzazione sintattica e concettuale del discorso

– ampliamento delle conoscenze morfologiche (valorizzando la sim-metria fra 1ª e 2ª declinazione)

Michelazzofine.indd Sec1:48Michelazzofine.indd Sec1:48 10-03-2007 14:09:2210-03-2007 14:09:22

Page 49: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

Francesco Michelazzo, Nuovi itinerari alla scoperta del greco antico. Le strutture fondamentali della lingua greca : fonetica, morfologia, sintassi, semantica, pragmatica, ISBN: 978-88-8453-513-6 (print) ISBN: 978-88-8453-513-9 (online), © Firenze University Press, 2006.

NUOVI ITINERARI 35

Seconda Unità

Capitolo 3Il sistema dei casi greci

Fra le difficoltà che presenta una lingua ‘a casi’ come il greco (cfr. 2.1), preminente è quella di tipo sintattico~semantico: capire ‘cosa vuol dire’ una determinata forma casuale, che ruolo riveste nell’econo-mia della frase.

In realtà, questo problema riguarda anche le lingue, come l’italiano, che hanno perso la flessione nominale e l’hanno sostituita con il sistema delle pre-posizioni: anche qui, si tratta di capire di volta in volta ‘cosa vuol dire’ una certa espressione. Esaminiamo p.es. le seguenti frasi italiane, apparentemente del tutto simili:

1. veniamo da Roma

2. veniamo da Stefano

3. veniamo da amici

4. veniamo da soli

5. veniamo da anni

Le espressioni formate con la preposizione da si prestano a essere intese in modi diversi:

• come moto da luogo in [1], [2], [3] («proveniamo dalla casa di amici»);

• come moto a luogo in [2] («ci rechiamo anche noi da Stefano», immaginando di rivolgerci a chi pure si recherà lì);

• come modo in [3] («veniamo con intenzioni amichevoli») e [4]1;

• come tempo in [5].

Nonostante questa potenziale ambiguità, la naturale competenza linguistica aiuta di volta in volta a cogliere il giusto signi cato dell’espressione, ‘disambiguandola’:

1 Più che un vero e proprio complemento di modo è un’espressione che indica la condi-zione in cui si trova la persona in questione. In [4] si tratta di una condizione per così dire ‘oggettiva’, in [3] c’è in più un’idea di ‘soggettività’, di intenzionalità.

Page 50: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

36 SECONDA UNITÀ

• nei primi due casi il valore locale è suggerito dalla presenza di un nome pro-prio, che dà l’idea di un’entità distinta dal soggetto;

• in [3] e [4] è di aiuto la familiarità con espressioni analoghe di valore avverbia-le (da ospiti, da vecchi ecc.);

• in [5] è decisiva la natura semantica del nome (parola che indica tempo);

• quasi sempre è comunque decisivo il contesto.

Fattori simili (di sintassi, di lessico ecc.) possono e devono essere valorizzati anche nell’interpretazione di una lingua antica2.

In questo capitolo cominceremo a conoscere valore e implicazioni sintattico~semantiche dei casi greci.

Non ci limiteremo a elencare meccanicamente i vari signifi cati e le circostanze in cui ricorrono, ma cercheremo di capire quale sia il nucleo semantico originario ricostruibile di volta in volta: e questo non tanto per una curiosità di tipo antiquario (sapere cosa voleva dire un certo caso nella sua ‘preistoria’), quanto perché padroneggiare le dinamiche profonde di un fenomeno linguistico è la garanzia migliore per riuscire a riconoscerlo e interpretarlo quando lo si incontra in un testo3.

Per non moltiplicare inutilmente concetti e definizioni, faremo spesso riferimento ai ‘complementi’ dell’analisi logica tradizionale, ma con le integrazioni e correzioni rese necessarie per applicare questo ‘sistema’ così rigidamente classificatorio alla concreta realtà espressiva del greco.

3.1. Il fenomeno del sincretismo

Rispetto a quello ricostruibile per l’indoeuropeo, sia il sistema casuale greco che quello latino si presentano ridotti per sincretismo (il fenomeno per cui, con la scomparsa di un caso, le sue funzioni si trasferiscono su un altro caso, cumulandosi con quelle originarie):

• l’antico caso Ablativo dell’indoeuropeo è confl uito nel Genitivo greco, mentre si è conservato come caso autonomo in latino;

• gli antichi casi Locativo e Strumentale sono entrambi confl uiti nel Dativo gre-co e nell’Ablativo latino.

Le corrispondenze fra le due lingue classiche si possono dunque sche-matizzare come segue:

2 Per un’altra serie di espressioni preposizionali potenzialmente ambigue v. più avanti, § 3.3 Naturalmente rimane fondamentale un’attenta consultazione del vocabolario. Esso

però – soprattutto in una realtà sfuggente come quella dei casi – non può dirci tutto, e inoltre si rivela efficace nella misura in cui chi lo consulta ha già in partenza un’idea, per quanto sommaria, di ciò che vuol trovare, avendolo intuito almeno nei suoi contorni essenziali.

Michelazzofine.indd Sec1:50Michelazzofine.indd Sec1:50 10-03-2007 14:09:2410-03-2007 14:09:24

Page 51: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 37

Greco Latino

Genitivo propr. detto Û Genitivo Genitivo di tipo ablativale Û Ablativo propr. detto Dativo di tipo locativo Û Ablativo di tipo locativo Dativo di tipo strumentale Û Ablativo di tipo strumentale Dativo propr. detto Û Dativo

I tre ‘casi retti’ Nominativo, Accusativo, Vocativo sono simili

Inizieremo l’esame del sistema casuale greco dai valori secondari dei casi interessati da sincretismo (GEN e DAT), per trattare poi i casi ‘primari’ (NOM, GEN e DAT propriamente detti, ACC, VOC).

3.2. Genitivo-ablativo, Dativo locativo, Accusativo preposizionale

Il GEN-ablativo e il DAT locativo (da soli o accompagnati da preposi-zione) possono essere trattati insieme perché presentano un’analoga evo-luzione semantica, con valori-base concreti di tipo spaziale dai quali si sviluppano signifi cati traslati di tipo temporale e ‘relazionale’ (cfr. 13.1): un’evoluzione che interessa anche l’ACC con preposizione, e che può essere così schematizzata4:

Genitivo-ablativo[con o senza prep.]

Dativo locativo[con o senza prep.]

Accusativo[con preposizione]

Valorispaziali • moto da luogo • stato in luogo • moto a luogo

Valoritemporali5 • momento iniziale • tempo determinato • momento fi nale

Valorisituazionalie relazionali

• origine, discendenza, provenienza, materia

• causa• agente~causa effi c.6

• separazione, distacco• 2° term. di paragone7

• privazione, mancanza, bisogno, desiderio

• condizione, situazio-ne, circostanza

• limitazione• partitivo

• scopo• conseguenza• termine, destinazione

4 Nella tabella si segue per lo più la terminologia tradizionale dei complementi, senza di-stinguere – in questa fase – fra complementi ‘necessari’ e ‘accessori’ (in proposito v. 9.1-2).

5 Il complemento di TEMPO CONTINUATO, di solito espresso con l’ACC semplice, viene trat-tato a parte (p. 117).

6 Le due nozioni non sono sostanzialmente diverse (se non per il fatto che nel caso di agente ‘umano’ – e solo in questo – può esservi un’idea di intenzionalità).

7 Questo uso (come quello dell’ablativo latino) si spiega pensando che il comparati-vo di maggioranza~minoranza può essere rappresentato metaforicamente in termini di distanziamento, di separazione fra i due elementi messi a confronto. – È interessante

Michelazzofine.indd Sec1:51Michelazzofine.indd Sec1:51 10-03-2007 14:09:2410-03-2007 14:09:24

Page 52: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

38 SECONDA UNITÀ

3.3. Dativo sociativo-strumentale

Mentre nel GEN-ablativo e nel DAT locativo i valori che abbiamo defi ni-to ‘situazionali~relazionali’ si possono considerare secondari, evoluzione metaforica di quelli spaziali, nel Dativo sociativo-strumentale sono pri-mari. Esso è usato infatti per esprimere ciò che fa da sfondo, che accom-pagna l’evento descritto dal verbo.

Proprio il valore sociativo (o comitativo) può servire come punto di partenza per descrivere la semantica di questo caso. Infatti l’idea-base di una persona o cosa o circostanza che è presente al realizzarsi dell’evento può facilmente dar luogo all’idea che questa partecipazione sia rilevante per comprendere l’evento nella sua dinamica o valutarlo nel suo signifi ca-to e nelle sue implicazioni.

Partiamo, ancora una volta, dall’esame di alcune frasi italiane di struttura simile:

1. è andato al ristorante con i suoi amici [compl. di COMPAGNIA]

2. è andato al ristorante con la giacca sdrucita

3. è andato al ristorante con pochi soldi in tasca

4. è andato al ristorante con la febbre

5. è andato al ristorante con il temporale

6. è andato al ristorante con poco entusiasmo [compl. di MODO]

7. è andato al ristorante con la macchina di suo fratello [compl. di MEZZO]

8. è andato al ristorante con una piccola spesa [compl. di MEZZO? di EFFETTO?]

9. con la casa in quelle condizioni, è andato al ristorante [compl. di CAUSA?]

Tutti questi esempi hanno in comune il fatto che il sintagma con ... esprime una realtà concomitante con l’evento descritto, ma la natura di tale realtà è di volta in volta diversa.

Le situazioni più interessanti, proprio perché più sfumate, sono quelle [2-5] più diffi cilmente riconducibili ai complementi dell’analisi logica tradizionale8, che presentano una gradazione di signifi cati vicini ma non identici a quelli dei due complementi (COMPAGNIA [1] e MODO [6]) fra cui sono stati inseriti. Dato che il sintagma con ... contiene un nome di cosa, si potrebbe parlare di compl. di UNIONE: e tuttavia questa defi nizione non soddisfa, perché non tiene conto che

notare che la confl uenza del valore ablativale nel GEN fa sì che il 2° termine di PARAGONE e il complemento PARTITIVO, distinti in latino (risp. ABL e GEN), fi niscano per essere espressi in greco con lo stesso caso (risp. GEN-ablativo e GEN proprio). Le due nozioni rimangono comunque diverse, e spesso possono essere distinte in base al numero, nel senso che, fi no a prova contraria, un GEN singolare sarà da intendere come PARAGONE, un GEN plurale come PARTITIVO (i vocabolari, limitandosi a segnalare la reggenza in GEN, non aiutano a percepire la differenza).

8 È infatti illusorio pensare che questa casistica, per quanto dettagliata (p.es. distingue, senza motivo e senza vera utilità, fra compl. di COMPAGNIA e di UNIONE a seconda che si tratti di nomi di persona o di cosa), possa coprire tutte le innumerevoli relazioni di senso che si determinano in base al contesto.

Michelazzofine.indd Sec1:52Michelazzofine.indd Sec1:52 10-03-2007 14:09:2510-03-2007 14:09:25

Page 53: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 39

– al di là della semplice constatazione del dato di fatto (l’essere andato al risto-rante con la giacca sdrucita, con pochi soldi in tasca ecc.) – il contesto sviluppa signifi cati accessori, che in questo caso sembrano, fi no a prova contraria, di tipo avversativo~concessivo9.

Insomma: proprio il valore comitativo (cioè l’indicazione della coincidenza di fatto tra l’evento principale e uno o più fattori concomitanti) rappresenta una sorta di ‘cornice’ all’interno della quale sviluppare relazioni semantiche di varia natura10.

Con queste premesse, non è diffi cile intuire i valori che possono essere espressi da un DAT sociativo-strumentale, accompagnato o no da preposi-zione (prevalentemente sún «con»). Oltre ai complementi citati in prece-denza (COMPAGNIA, UNIONE, MODO, MEZZO, CAUSA11) va ricordato che questo DAT esprime anche un’idea di MISURA12 e ribadito – di nuovo – l’ampio ven-taglio di relazioni semantiche che possono svilupparsi dal contesto sulla base della primaria nozione comitativa.

9 Naturalmente un’idea avversativo~concessiva può svilupparsi anche negli altri casi, perfi no nel primo (dove p.es. il contesto potrebbe essere di questo tipo: è andato con quelli che considerava i suoi amici ... ma poi ha dovuto pagare lui il conto) e nell’ultimo (dove l’im-plicazione potrebbe essere che è voluto andare al ristorante da solo non perché la casa fosse sottosopra, ma nonostante che fosse in perfetto ordine, con un’ottima cena già pronta, con tante belle persone che venivano per festeggiarlo ecc.).

10 Per una rifl essione più generale sulle implicazioni che possono nascere dal ‘tronco’ comune della pura fattualità v. 13.3.

11 L’idea di causa si trova espressa, oltre che da un DAT di tipo sociativo-strumentale, anche sotto forma di GEN-ablativo (v. schema di p. 123). Casi simili di molteplice realizzazione espressiva di uno stesso valore semantico sono frequenti, e fanno da pendant al fenomeno per cui una stessa forma può esprimere valori diversi (per una rifl essione più generale sul rapporto tra forma e funzione v. 9.1). – Entrambe le realizzazioni espressive dell’idea di causa sono il risultato di processi di evoluzione semantica, risp. dalla pura fattualità all’espli-cazione di un nesso di causalità (è il caso del DAT) e dalla nozione-base di provenienza spazia-le alla sua traduzione metaforica in termini di derivazione logica (è il caso del GEN).

12 Soprattutto con aggettivi indicanti quantità (come poll! «molto», •líg~~mikr! «poco», tosoút~ ... –s~ «tanto ... quanto», e simili) e in presenza di comparativi o superlativi (o espressioni implicanti comunque un confronto).

' Indicazioni di metodoData la complessità del rapporto tra forma e funzione (il fatto cioè che non

si possa stabilire una corrispondenza automatica fra un certo caso e un certo si-gnifi cato), sono prevedibili ambiguità e incertezze nell’interpretazione dei casi greci interessati da sincretismo. Fermo restando che non è possibile stabilire regole da applicare meccanicamente e che niente può risparmiarci la fatica del ragionare, indichiamo qui alcuni criteri di metodo:

• anzitutto è importante tener conto della natura semantico-lessicale delle parole in questione (nel senso che, p.es., con un nome di tempo si avrà probabilmente un valore temporale, e così via);

Michelazzofine.indd Sec1:53Michelazzofine.indd Sec1:53 10-03-2007 14:09:2610-03-2007 14:09:26

Page 54: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

40 SECONDA UNITÀ

3.4. Genitivo propriamente detto

Viene comunemente ricondotto a due valori fondamentali: quello di SPECIFICAZIONE e quello PARTITIVO.

Il primo coincide sostanzialmente col complemento di SPECIFICAZIONE (come lo conosciamo in latino, in italiano e in tante altre lingue); un uso, dunque, intuitivamente chiaro, ma che si presta ugualmente ad alcune os-servazioni interessanti:

• la natura sintattica di questo complemento: corrisponde prevalentemente alla funzione attributiva15, quella che si ha quando un’espressione, qualunque essa sia (compl. di specifi cazione, appunto, ma anche aggettivo, frase relativa o altro16), contribuisce a identifi care un elemento all’interno della classe nozio-nale di cui fa parte (p.es. in gli amici di mio fratello si selezionano, all’inter-no della più generale classe degli ‘amici’, quelli su cui verte l’affermazione);

• la molteplicità di nozioni semantiche che possono esprimersi all’interno di questa ‘cornice’ sintattica (v. alcuni esempi italiani nella tabella qui a fi anco):

13 P.es. i valori spaziali presuppongono in genere un verbo di movimento o di quiete; i valori relazionali del GEN-ablativo sono di solito introdotti da un verbo indicante provenien-za, allontanamento ecc. in senso metaforico; il GEN di paragone e, per altro verso, il DAT di misura si determinano in genere in presenza di comparativo (o espressioni analoghe); ecc.

14 Sulla ‘prudenza’ necessaria in questa ricostruzione v. 10.2.15 Sul concetto di ‘funzione sintattica’ v. 9.1, dove si mostra che i ‘complementi’ del-

l’analisi logica tradizionale possono corrispondere a funzioni sintattiche diverse. Anche il GEN di specifi cazione e il GEN partitivo, p.es., possono essere usati con valore predicativo (v. più avanti, p. 43-44).

16 Nel caso del greco è fondamentale la capacità di dare a un’espressione valore attributivo collocandola fra l’articolo e il nome a cui è funzionale (v. 7.3): un meccanismo grazie al quale trova modo di manifestarsi con grande libertà e chiarezza la varietà di relazioni semantiche. – La possibilità che una stessa funzione sia espressa in più modi (p.es. il comportamento de-gli animali ~ il comportamento animale ~ il comportamento che hanno gli animali; la vacanza di Rimini ~ la vacanza riminese ~ la vacanza che ho fatto a Rimini; ecc.) è un fatto comune a tutte le funzioni sintattiche, legato alla diversità e reciproca autonomia tra for-ma e funzione – cioè, in ultima analisi, tra piano morfologico e piano sintattico (v. 9.1).

• spesso è decisivo il fatto che un certo valore si incontra in dipendenza da un certo tipo di espressioni (verbi, ma anche nominali)13: è quindi importante tener conto della reggenza sintattica (v. 9.1) con un’attenta consultazione del vocabolario, dove vengono regolarmente indicate la di-pendenza e la costruzione;

• infi ne – ma è il principio più importante – occorre sviluppare una costante attenzione al contesto, in particolare per cercare di ricostruire la complessa rete di relazioni semantiche che in esso si creano14.

Criteri particolari applicabili nel caso di sintagmi con preposizione vengo-no forniti nel cap. 14.

Michelazzofine.indd Sec1:54Michelazzofine.indd Sec1:54 10-03-2007 14:09:2710-03-2007 14:09:27

Page 55: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 41

una varietà di relazioni pressoché infi nita (tanto da rendere inutile ogni ten-tativo di schematizzazione), e comunque assolutamente non riducibile alla nozione di appartenenza (perfi no la casa di mio padre può avere più di un signifi cato17);

• l’espressione dei rapporti di dipendenza verbale in regime di nominaliz-zazione: quando un evento viene rappresentato non, come di solito, con un verbo, ma con un nominale (nomi, ma anche aggettivi o, al limite, av-verbi)18, gli originari complementi della variante verbalizzata – compreso

17 Oltre a «la casa appartenuta a mio padre» potrebbe voler dire «costruita da mio padre», quella «dove è nato mio padre», al limite anche quella «dove è stato tenuto prigio-niero» ecc. Analogamente: il ritratto di De Chirico = «dipinto» da lui ~ «raffi gurante» lui ~ «appartenuto» a lui; la chiesa di S. Francesco = «costruita» da lui ~ «intitolata» a lui ~ «dove è vissuto» lui; il treno delle dieci e trenta = «che parte» ~ «che transita» ~ «che arri-va» a quell’ora; ecc. – Che una stessa funzione sintattica (in questo caso quella attributiva) possa concretizzarsi in una molteplicità di relazioni semantiche è un fenomeno prevedibile (tenuto conto, anche qui, della diversità e autonomia dei piani linguistici), che interessa tutte le funzioni sintattiche (cfr. cap. 10 e 18).

18 Si tratta naturalmente di nominali formati da una radice verbale o comunque por-tatori di ‘carica’ verbale: p.es. non sapevo del desiderio di tuo padre di cambiare la-

Esempi italiani di nozioni semantiche riferibili al compl. di specifi cazione:

• il timore dei nemici ~ il timore della sconfi tta

• l’invasione di Hitler ~ l’invasione della Polonia

• l’insegnamento di Socrate ~ l’insegnamento della matematica

• il treno delle dieci e trenta ~ il treno di Roma ~ il treno dei pendolari

• gli amici di mio fratello ~ gli amici di gioventù

• il ritratto di De Chirico

• la casa di mio padre

• la virtù della perseveranza

• piazza della Repubblica

• la chiesa di S. Francesco

• la linea di Napoli

• la città di Roma

• quel vagabondo di mio fratello

• la guerra dei trent’anni

• un uomo di carnagione chiara, dell’età di circa 35 anni

• giovani di buona famiglia

• una forma di formaggio di quasi tre chili

• il viaggio della speranza

• la donna dei miei sogni

• l’umiliazione della sconfi tta ~ l’umiliazione degli sconfi tti ~ l’umilia-zione di tutte le mie aspirazioni

Michelazzofine.indd Sec1:55Michelazzofine.indd Sec1:55 10-03-2007 14:09:2810-03-2007 14:09:28

Page 56: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

42 SECONDA UNITÀ

il soggetto (v. n. 18 p. 104 e n. 32 p. 110) – vengono convogliati in quella nominalizzata per lo più, appunto, sotto forma di compl. di specificazio-ne19; a questa dinamica si ricollega anche la distinzione fra ‘GEN soggettivo’ e ‘GEN oggettivo’ (fóbow tôn polemívn «il timore dei nemici» = «che hanno i nemici» ~ «che si ha dei nemici»).

Anche il GEN PARTITIVO corrisponde in larga misura al nostro com-plemento PARTITIVO; è però molto più diffuso, tanto da poter essere con-siderato una delle tendenze espressive caratteristiche del greco. Si in-contra per lo più in dipendenza da espressioni che comportano un’idea di parzialità:

• con pronomi dimostrativi, indefi niti, interrogativi ecc. (p.es. ¡nioi~tinéw «alcuni», polloí «molti», •lígoi «pochi», ƒlloi «altri», mónow «solo», tíw «chi?», o[deíw «nessuno», ` mén ... ` dé ... «l’uno ... l’altro...», e così via);20

• con i numerali;

• con i superlativi e altre espressioni indicanti eccellenza (p.es. ¡joxow «superio-re», øperéxein~prvteúein ... «eccellere, primeggiare», e simili);

• in dipendenza da aggettivi sostantivati, con una funzione selettiva analoga a quella di solito svolta dalle parole collocate in ‘posizione attributiva’ (7.3) (p.es. o¥ ndreîoi tôn politôn «i valorosi fra i cittadini» = o¥ ndreîoi polîtai «i cittadini valorosi»; tà xr}sima tôn dQrvn «quelli utili fra i regali» = tà xr}sima dôra «i regali utili» ecc.);

• in dipendenza da nominali di qualunque altro genere, quando l’idea di par-zialità è determinata dal contesto (p.es. tôn ^Ell}nvn, o¥ &Ayhnaîoi ..., o¥ dè Yhbaîoi ... «fra i greci, gli Ateniesi ..., i Tebani ...»);

• infi ne, sono riconducibili alla tipologia del GEN partitivo verbi nella cui seman-tica è presente, a vario titolo, l’idea di un rapporto parziale con qualcosa (p.es. gustare, toccare, prender parte ecc.).

voro, rispetto a ... che tuo padre desidera(va) cambiare lavoro; oppure non ho ancora trovato una persona desiderosa di pagare le tasse, rispetto a ... che desidera pagare le tasse (e v. anche gli esempi di n. 22 p. 106, nonché le espressioni di p. 41 evidenziate in grassetto).

19 Come in molte altre situazioni, anche qui il greco mostra una grande libertà espressiva. Il GEN è usato infatti – oltre che per esprimere l’originario Soggetto o compl. Oggetto diretto – anche in casi in cui il verbo corrispondente ha costruzione indiretta, addirittura preposizionale: p.es. metámelow têw strateíaw «pentimento della spedizio-ne» (costr. verbale originaria metamélein + GEN); e·noia tôn \nantívn «benevolenza nei confronti degli avversari» (e[noeîn + DAT); \pistrateía tôn Plataiôn «spedizione contro Platea» (\pistrateúv + DAT opp. \pí + ACC); tò Megarévn c}fisma [ma anche tò perì Me-garévn c}fisma] «il decreto riguardo ai Megaresi» (chfízesyai perì + GEN); \pimelht|w têw paideíaw [ma anche ` perì têw paideíaw \pimelht}w] «sovrintendente all’educazione» (\pimeleîsyai perì + GEN); ecc. – L’uso ‘libero’ del compl. di specificazione esiste anche nelle lingue moderne: p.es. in italiano non è impossibile – anche se non elegantissimo – dire l’ambizione del successo (ambire al successo), gli iscritti del concorso (iscriversi al concorso), ecc.

20 Naturalmente lo stesso vale anche per le corrispondenti espressioni avverbiali: p.es. tíw tôn ^Ell}nvn; «chi dei greci?» ~ poû têw ^Elládow; «in quale parte della Grecia?».

Michelazzofine.indd Sec1:56Michelazzofine.indd Sec1:56 10-03-2007 14:09:2810-03-2007 14:09:28

Page 57: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 43

Genitivo (di specifi cazione e partitivo) in funzione predicativa

Molte delle espressioni in GEN esaminate fi n qui si incontrano usate anche in funzione predicativa (conformemente al principio secondo cui a una stessa forma possono corrispondere funzioni sintattiche diverse, v. 9.1), in particolare in dipendenza dal verbo ‘essere’ e da altri verbi ‘copula-tivi’ (v. cap. 22)21. Alcuni esempi (che valgono anche come riepilogo delle principali nozioni espresse in GEN):

• GEN di appartenenza:– Tucidide V.5.1 \géneto Messénh Lokrôn tina xrónon «per un certo periodo di tempo Messina fu dei Locresi»– Demostene, Contro Aristocrate 23 t|n xQran \poieîy& ∞autoû «faceva conto che la regione fosse sua (di sé stesso)»

• GEN di pertinenza (cfr. lat. sapientis est ... «è dovere~proprio del sapiente ...»):– Senofonte, Economico 1.2 dokeî o†konómou ˙gayoû eÂnai e{ o†keîn tòn ∞au-

toû oÂkon «sembra che sia (compito, dovere) del buon economo amministrare bene la

propria casa»– Demostene, Terza Olintiaca 21 dikaíou polítou krínv t|n tôn pragmátvn

svthrían ˙ntì têw \n t! légein xáritow a¥reîsyai «considero (dovere, prerogativa) di un cittadino giusto cercare la salvezza

della situazione politica piuttosto che riuscire gradito nel parlare»– Demostene, Prima Filippica 47 kakoúrgou mèn gár \sti kriyént& ˙po-

yaneîn, strathgoû dè maxómenon toîw polemíoiw «è tipico di un malfattore morire dopo una condanna, di un generale invece

morire combattendo contro i nemici»

• GEN di qualità~materia:– Tucidide I.113.2 –soi têw a[têw gnQmhw ‘san «tutti quelli che erano della stessa opinione»– Tucidide I.83.2 ¡stin ` pólemow o[x –plvn tò pléon, ˙llà dapánhw «per lo più la guerra è (questione) non di armi, ma di risorse economiche»– Erodoto I.93.2 = krhpíw \sti líyvn megálvn «il basamento [del sepolcro] è (fatto) di grosse pietre»

• GEN di stima~valore~prezzo:– Erodoto I.143.1 ‘n ˙syenéstaton tôn \ynévn tò &Ivnikòn kaì lógou \laxístou «fra le stirpi (greche) la ionica era quella più debole e di minor importanza»22

– Erodoto III.154.1 ˙pepunyáneto e† perì polloû kárta poiéetai t|n Babulôna ∞leîn: puyómenow dè qw polloû tim!to [pres. ottativo medio di timáv] ...

«chiese [a Dario] se considerava davvero tanto importante conquistare Babilonia; e venuto a sapere che lo considerava importante ...»

21 Anche da questo punto di vista il comportamento dei complementi in GEN è assimi-labile a quello degli aggettivi usati sia in funz. attributiva che predicativa: cfr. p.es. = o†kía =môn ~ = =metéra o†kía «la nostra casa» (attr.) vs = o†kía =môn \stin ~ = o†kía =metéra \stín «la casa è nostra» (pred.).

22 Il passo è interessante perché presenta in sequenza due diverse realizzazioni formali della medesima nozione: prima con aggettivo (˙syenéstaton), subito dopo con GEN (lógou \laxístou). – Nell’esempio successivo la stessa nozione (compl. di ‘stima’) è espressa prima con perí + GEN, poi con GEN semplice.

Michelazzofine.indd Sec1:57Michelazzofine.indd Sec1:57 10-03-2007 14:09:2910-03-2007 14:09:29

Page 58: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

44 SECONDA UNITÀ

– Platone, Simposio 175e polloû timômai t|n parà soì katáklisin «considero di grande importanza il fatto di stare sdraiato accanto a te»

• GEN di misura (estensione, età ecc.):– Senofonte, Anabasi I.4.11 tòn E[fráthn potamón, ªnta tò e{row tettár-

vn stadívn «il fi ume Eufrate, che è di 4 stadi in larghezza»– Senofonte, Elleniche III.1.14 tòn u¥ón, \tôn ªnta qw ∞ptakaídeka «il fi glio, che in età era di circa 17 anni»

• GEN di origine:– Iliade 6.211 taúthw toi geneêw te kaì a®matow e·xomai eÂnai «io mi glorio di discendere da (essere di) questa stirpe e questo sangue»

• GEN partitivo:– Tucidide I.65.1 kaì a[tòw æyele tôn menóntvn eÂnai «anche lui voleva essere fra quelli che rimanevano»– Platone, Fedone 68d yánaton =goûntai pántew o¥ ƒlloi tôn megálvn kakôn «la morte tutti gli altri la considerano (uno) dei grandi mali»– Isocrate, Antidosi 235 Sólvn tôn ∞ptà sofistôn \kl}yh [aor. pass. di

kalév] «Solone fu chiamato (uno) dei Sette Sapienti»– Platone, Repubblica 567e toùw doúlouw ... tôn perì ∞autòn dorufórvn

poi}sasyai «rendere gli schiavi (parte) della propria guardia del corpo»

23 Come quelli usati per introdurre enfaticamente una consecutiva, p.es. e†w tosoûto ponhríaw ¡rxetai ∫ste ... «arriva a un punto tale di malvagità che ...».

24 Si spiega così che non sia possibile dire le più intelligenti fra le rocce, oppure fra gli stati americani, l’Ungheria..., o simili. Naturalmente ciò non esclude la possibilità di usi

' Indicazioni di metodoDato il larghissimo ventaglio di situazioni espressive in cui ricorre il GEN

propriamente detto, può risultare diffi cile distinguere fra i suoi due valori fon-damentali. Fermo restando che, come sempre, rimane decisivo il contesto, fi s-siamo alcuni criteri di metodo per orientare la scelta:

• nel ‘meccanismo della posizione’, reso possibile dalla presenza dell’ar-ticolo (v. 7.3), normalmente il GEN partitivo è collocato esternamente al nesso articolo+nome, mentre quello di specifi cazione è di solito collocato al suo interno;

• è importante avere familiarità con le classi di parole che possono introdur-re un GEN partitivo (tanto più se legate a moduli espressivi particolari23); ciò vale a maggior ragione nei casi in cui il GEN è previsto dalla reggenza di un verbo (o di un nominale), che possono essere facilmente riconosciuti consultando attentamente il vocabolario;

• dato infi ne che il valore partitivo si realizza di solito individuando una parte all’interno di un insieme più vasto, i due elementi (la parte e il tutto) sono per defi nizione semanticamente omogenei24 (condizione non necessaria, e anzi poco comune, nel caso del compl. di specifi cazione).

Michelazzofine.indd Sec1:58Michelazzofine.indd Sec1:58 10-03-2007 14:09:3010-03-2007 14:09:30

Page 59: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 45

3.5. Dativo propriamente detto

Iniziamo l’esame del DAT propriamente detto ricordando alcuni fra i suoi numerosi signifi cati; dal loro ‘comune denominatore semantico’ cer-cheremo poi di ricavare il valore-base di questo caso:

1. il DAT di TERMINE (in dipendenza da verbi come dire, dare, mostrare, inviare, consigliare, ordinare, rivolgersi, obbedire, opporsi, giovare~danneggiare, recare aiuto ecc.) indica la persona25 destinataria dell’azione espressa dal ver-bo (esso ha quindi un valore funzionale vicino a quello dell’ACC26, tanto che si possono trovare attestate, con uno stesso verbo, entrambe le costruzioni);

2. il DAT di VANTAGGIO~SVANTAGGIO esprime invece un rapporto semanticamente e sintatticamente più blando: indica infatti l’elemento a vantaggio (o svantag-gio) del quale si realizza lo stato di cose descritto dal verbo (p.es. Demostene, Sulla corona 205 =geîto o[xì t! patrì kaì t_ mhtrì mónon gegenêsyai [inf. perfetto], ˙llà kaì t_ patrídi «pensava di essere nato non solo per il padre e la madre, ma anche per la patria»);

3. il DAT di POSSESSO, accompagnato dal verbo essere (eÂnai, gígnesyai, øpárxein), indica appartenenza (p.es. Erodoto I.34.5 ‘san Kroís~ dúo paîdew «Creso aveva due fi gli»);

4. il DAT di AGENTE è usato in presenza di alcune forme verbali passive per indicare la persona da cui è compiuta l’azione (p.es. Senofonte, Anabasi III.1.35 =mîn [dat. del pron. pers. di 1ª plur.] pánta poihtéa [agg. verbale indicante dovere, necessità] qw m}pote \pì toîw barbároiw genQmeya «da parte nostra deve esser fatto di tutto perché non cadiamo nelle mani dei barbari»; Tucidide I.118.3 toîw Lakedaimoníoiw diégnvsto [piuccheperfetto passivo] lelúsyai tàw spondàw «da parte degli Spartani era stato stabilito che la tregua era stata violata»);

5. il DAT di RELAZIONE esprime la persona e/o la situazione in relazione alla quale vale lo stato di cose descritto dal verbo (p.es. Tucidide I.24.1 &Epídamnów \sti póliw \n dejiÅ \spléonti [part. pres. dal verbo \splév «entrare navigando»] \w tòn &Iónion kólpon «Epidamno è una città posta sulla destra per uno che entri nel mar Ionio» – e invece, ovviamente, sulla sinistra per chi ne stia uscendo);

6. a sua volta questo tipo di DAT aiuta a capire quello che ricorre in dipen-denza da espressioni, verbali o nominali, della cui semantica fa parte inte-grante un’idea di relazione, come (dis)adatto, (dis)simile27, (s)favorevole, (in)utile, (dis)piacere~(s)piacevole, (s)convenire~(s)conveniente ecc.;

metaforici, come p.es. in Demostene, Sulla corona 62 \ntaûya [avv. di luogo] têw politeíaw «a quel punto della situazione politica» (e v. anche il modulo espressivo citato alla nota precedente).

25 Ciò vale anche per altri usi del DAT proprio, che è fondamentalmente dativo di persona. Nei casi, assai meno frequenti, in cui c’è un nome di cosa (p.es. ˙múnein t_ pólei «venire in soc-corso alla città») si può facilmente parlare di personalizzazione: così nel passo di Demostene, Sulla corona 205, citato subito oltre nel testo, patria è coordinato con padre e madre, segno che non si percepiva una sostanziale diversità semantica, o che comunque essa non appariva determinante.

26 In proposito v. 9.2.27 Per altri tipi di costruzione con parole di questo signifi cato v. 8.2.

Michelazzofine.indd Sec1:59Michelazzofine.indd Sec1:59 10-03-2007 14:09:3110-03-2007 14:09:31

Page 60: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

46 SECONDA UNITÀ

7. infi ne il cosiddetto DAT ETICO (di solito con i pronomi personali di 1ª e 2ª pers.) esprime un coinvolgimento nella situazione non concreto ma emotivo, affetti-vo (p.es. Senofonte, Ciropedia I.3.2 „ mêter, qw kalów moi páppow «mamma, com’è bello il mio nonnino!»).

Se da questa pluralità di situazioni cerchiamo di ricavare la natura fondamentale del DAT, possiamo dire che esso indica la persona28 che è coinvolta a vario titolo nell’evento descritto dal verbo, subendolo o essen-done comunque il destinatario29.

Di nuovo, un confronto con l’italiano può aiutare a capire il ruolo svolto dalla semantica del verbo (e, naturalmente, dal contesto) nell’orientare di volta in volta l’interpretazione di espressioni potenzialmente ambigue:

1. mi ha consegnato le chiavi di casa

2. mi ha preso le chiavi di casa

3. mi ha perso le chiavi di casa

4. mi ha trovato le chiavi di casa

Ad eccezione della prima frase [= compl. di TERMINE], tutte le altre possono essere intese in più modi:

2a. = «cortesemente ha provveduto a prendere le mie chiavi e me le ha conse-gnate (o me le consegnerà)» [VANTAGGIO];

2b. = «ha preso le mie chiavi, me le ha portate via» [PRIVAZIONE?];

3a. = «ha perso le mie chiavi» [SVANTAGGIO];

3b. = «(sai cosa m’ha combinato quello sbadato di mio fi glio?) ha perso le (sue) chiavi di casa (così per prudenza ha dovuto cambiare la serratura)» [DAT ‘ETICO’];

4a. = «ha trovato le (mie) chiavi, che avevo smarrito» [VANTAGGIO];

4b. = «(perquisendomi, il poliziotto) mi ha trovato addosso le chiavi (del mio vicino, che ne aveva denunciato il furto») [DAT di RELAZIONE?].

28 Se si eccettua il caso di uso personalizzato di un nome di cosa (v. sopra, n. 25), pos-siamo dire che mancano in greco esempi signifi cativi di DAT di cosa, sul tipo del DAT ‘di fi ne’ o ‘di effetto’ presente in latino.

29 Questa defi nizione non è smentita dalla possibilità che il termine in DAT rivesta un ruo-lo semanticamente attivo, come nel DAT di possesso o in quello di agente. In origine, infatti, una frase come ‘san Kroís~ dúo paîdew doveva signifi care «per Creso, c’erano due fi gli» (> «Creso aveva due fi gli»), e =mîn pánta poihtéa (\stí) «per quanto ci riguarda~per quanto sta a noi, va fatto di tutto» (> «noi dobbiamo far di tutto»), in entrambi i casi con un DAT che defi niremmo ‘di relazione’. E proprio quello di relazione può forse essere considerato il valo-re originario: un valore ancora abbastanza generico e neutro da poter dar luogo, in presenza di particolari fattori semantici o contestuali, a tutti gli altri.

' Indicazioni di metodoSimili confronti risultano utili anche come indicazioni di metodo, soprat-

tutto per guidare l’interpretazione quando si è di fronte a un DAT ‘libero’, cioè

Michelazzofine.indd Sec1:60Michelazzofine.indd Sec1:60 10-03-2007 14:09:3210-03-2007 14:09:32

Page 61: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 47

3.6. Nominativo

Come dice la definizione dei grammatici antichi (•nomastik| ptô-siw «caso del chiamare, della denominazione»), il NOM serve anzitutto a ‘dare un nome alle cose’, e lo troviamo usato per indicare concetti, termini, titoli di opere, lemmi ecc.30

La sua funzione più importante è però quella di esprimere il SOGGETTO (e gli eventuali nominali ad esso riferiti), che può essere defi nito l’elemento scelto come ‘punto di osservazione’ dell’evento descritto dal verbo.

Questa defi nizione, che si ricollega al concetto di ‘diatesi’ verbale (v. 6.4), è preferibile a quella tradizionale di persona o cosa che compie l’azione espressa dal verbo sia perché si adatta anche alla semantica dei verbi che indicano una condizione di passività (p.es. subire), sia perché rispecchia la natura fondamen-talmente sintattica, piuttosto che semantica, del Soggetto.

Per capire il senso di questa affermazione, mettiamo a confronto una frase attiva (p.es. Stefano ha danneggiato Giovanni) e la sua variante passiva (Giovanni è stato danneggiato da Stefano). L’assegnazione dei ruoli sintattici varia a seconda della dia-tesi (cioè, appunto, dell’orientamento dell’azione, considerata da due punti di osser-vazione diversi): Stefano è soggetto nel primo caso e compl. d’agente nel secondo, e così Giovanni è risp. compl. oggetto e soggetto. Non varia invece il ruolo semantico dei protagonisti, dato che Stefano è in entrambi i casi AGENTE e Giovanni in entrambi i casi PAZIENTE. Analogamente, in Giovanni ha subìto un danno da Stefano la diatesi attiva del verbo, che fa di Giovanni il soggetto sintattico, non è motivo suffi ciente per assegnargli anche il ruolo semantico di AGENTE (che spetta a Stefano)31.

30 In qualche occasione questa funzione nomenclatoria (non molto diversa dal nostro uso di espedienti grafi ci come le virgolette o il corsivo) è resa più evidente dal fatto che la parola in questione, se integrata nell’economia sintattica della frase, dovrebbe essere in un caso diverso dal NOM: p.es. Eschine, Sugli abusi dell’ambasceria 99 ˙n|r genómenow proseílhfe t|n tôn ponhrôn koin|n \pvnumían [ACC], sukofánthw [NOM] «divenuto uomo si guadagnò il soprannome comune a tutti i mascalzoni: ‘sicofante’». Una analoga funzione ‘extrasintattica’ è svolta anche dall’infi nito, come dimostra p.es. il passo di Demostene ci-tato in n. 53 p. 185).

31 Questa impostazione – e relativa terminologia – è ripresa da una teoria linguistica (la cosiddetta ‘Grammatica dei casi’) che individua alcuni ‘ruoli semantici’ fondamentali (quelli indicati nel testo in maiuscolo), esistenti al di sotto e al di là della forma assunta di volta in volta.

non previsto dalla reggenza del verbo (punti 2-5-7 dell’elenco di p. 45) e quindi non identifi cabile attraverso la consultazione del vocabolario.

In questi casi, quello che può aiutare – più che una minuziosa casistica – è proprio l’idea di fondo del DAT come caso che esprime il coinvolgimento di un essere animato nell’evento descritto dal verbo. Avendo chiaro questo concetto di massima, la qualità semantico-lessicale delle parole e il contesto sono di soli-to suffi cienti per defi nire, di volta in volta, la natura di tale coinvolgimento.

Michelazzofine.indd Sec1:61Michelazzofine.indd Sec1:61 10-03-2007 14:09:3310-03-2007 14:09:33

Page 62: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

48 SECONDA UNITÀ

Il trattamento del soggetto in greco è vicino a quello delle lingue mo-derne (mentre presenta alcune differenze rispetto al latino). I suoi aspetti più signifi cativi sono trattati in 6.3, 8.2, 9.4, 18.3, 22.1.

3.7. Accusativo

La caratteristica fondamentale dell’ACC, in greco come in altre lingue a fl essione nominale, è quella di esprimere il complemento OGGETTO ‘di-retto’, simmetricamente al NOM che esprime il SOGGETTO; rispetto a questa coppia, che insieme al verbo costituisce il nucleo essenziale della frase, il GEN e il DAT rappresenterebbero allora nozioni secondarie, quelle dei com-plementi ‘indiretti’32.

La funzione dell’ACC è però più ricca e complessa di quanto non dica questa schematizzazione, e torneremo a esaminarla più volte: in partico-lare 6.3 e 18.3 (per il ruolo dell’ACC nelle frasi infi nitive), cap. 9 (‘doppio ACC’, ACC dell’‘oggetto interno’33, espressioni perifrastiche), cap. 22 (‘dop-pio ACC’ con i verbi copulativi).

3.8. Vocativo

Analogamente al latino, il greco usa il VOC (spesso preceduto da „) per indicare la persona o l’entità chiamata in causa, in forma diretta e concreta (per un ordine, una preghiera, un rimprovero, un’obiezione, una doman-da, un’affermazione di cui si chiede una conferma autorevole, ecc.) o anche solo emozionale, affettiva (quando si evoca una divinità, una persona cara ecc. come testimone delle proprie parole, o per sentirla vicina e partecipe della propria condizione).

Coerente con la natura fondamentalmente parentetica delle espres-sioni in cui viene impiegato il VOC è la sua ‘debolezza’ morfologica:

• nel duale e nel plur. (e spesso anche nel sing.) si presenta identico al NOM;

• è talvolta sostituito dal NOM (del quale subisce evidentemente la ‘concorrenza’) anche quando – solo al sing. – ha una forma propria, costituita peraltro dal tema puro, senza marca casuale specifi ca.

32 Da qui la distinzione antica fra ‘casi retti’ e ‘casi obliqui’ (v. p. 24).33 Dove (9.5) si parla fra l’altro anche dell’uso dell’ACC per esprimere nozioni solita-

mente classifi cate come complementi indiretti (ACC di estensione, di tempo continuato, di età; ACC avverbiale).

Michelazzofine.indd Sec1:62Michelazzofine.indd Sec1:62 10-03-2007 14:09:3310-03-2007 14:09:33

Page 63: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 49

Capitolo 4Primi elementi di ‘economia contestuale’:la coordinazione

Come si è già detto (1.5), il greco fa largo uso di parole ‘funzionali’ impiegate come connettivi, come formule di transizione ecc.: segno di una particolare sensibilità all’esigenza di articolare il discorso eviden-ziandone la struttura logico-argomentativa. Questo fenomeno è non meno importante di quelli fonetici, morfologici, sintattici e semantici, e comporta che l’analisi non si limiti alla frase o al periodo, ma prenda in considerazione un orizzonte più ampio, tenendo conto – oltre al ‘testo’ – anche del ‘contesto’.

Di solito nell’insegnamento del greco (e del latino) si presta attenzione prevalentemente a fonetica morfologia e sintassi, relegando ai margini – quasi semplici curiosità – questi e altri fenomeni di ‘economia contestua-le’. In questo corso di greco essa viene trattata in modo più sistematico, affi ancandosi di volta in volta alla rifl essione sugli altri fatti linguistici34.

4.1. Varie forme di coordinazione

Come primo argomento di economia contestuale è utile prendere in esame le varie forme di coordinazione. Si tratta infatti di fenomeni ancora relativamente semplici, ma comunque tali da permettere osservazioni in-teressanti sulla strutturazione del discorso in greco.

Possiamo distinguere due forme di coordinazione: libera (quando i vari elementi vengono aggiunti uno dopo l’altro, in una sequenza almeno teori-camente aperta) e strutturata (quando chi parla o scrive ha in mente una serie ben defi nita di elementi e come tale intende rappresentarla); p.es.

• coord. libera: o¥ &Ayhnaîoi kaì o¥ Lakedaimónioi (ed eventualmente anco-ra ... kaì o¥ Korínyioi kaì o¥ Yhbaîoi) = gli Ateniesi, gli Spartani, ..., ... e i Tebani35;

34 Coltivare una sensibilità contestuale è particolarmente importante nel caso di lingue morte come il greco e il latino, dove manca la possibilità di un’esperienza linguistica viva e dove quindi tanto più preziosa è la capacità di valorizzare tutti i ‘segnali’ utili a restituire a testi scritti la loro originaria concretezza pragmatica.

35 Il greco dice A kaì B kaì G kaì D kaì ..., ripetendo ogni volta la congiunzione (kaí). L’italiano dice A, B, C ... e D, mettendo la congiunzione (e) solo davanti all’ultimo elemento, e separando gli altri con la virgola. In inglese la virgola viene aggiunta, oltre alla congiunzione (and), anche fra gli ultimi due (A, B, C, and D). Come si vede, anche in situazioni espressive elementari i comportamenti delle varie lingue possono divergere!

Michelazzofine.indd Sec1:63Michelazzofine.indd Sec1:63 10-03-2007 14:09:3410-03-2007 14:09:34

Page 64: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

50 SECONDA UNITÀ

• coord. strutturata: kaì o¥ &Ayhnaîoi kaì o¥ Lakedaimónioi oppure o® te36 &Ayhnaîoi kaì o¥ Lakedaimónioi = sia gli Ateniesi, sia gli Spartani.

In caso di coordinazione di elementi negativi:

• coord. libera: o[k37 o¥ &Ayhnaîoi o[dè o¥ Lakedaimónioi = non gli Ateniesi, e nemmeno gli Spartani;

• coord. strutturata: o·te o¥ &Ayhnaîoi o·te o¥ Lakedaimónioi = né gli Ateniesi, né gli Spartani.

4.2. Coordinazione e paratassi. L’uso delle particelle mén e dé

Quando si ha a che fare con porzioni di testo più estese (che non siano cioè semplici sintagmi, come negli esempi qui sopra), il fenomeno della coordina-zione sconfi na in quello della paratassi (‘allineamento’), che com’è noto consi-ste nel disporre in sequenza – per coordinazione o per semplice giustapposizio-ne – una serie di frasi di pari ‘grado’ sintattico, o di periodi, o al limite di blocchi di testo ancora più ampi38. È soprattutto in questi casi che vengono usate, quasi sempre posposte39, le tante particelle connettive di cui il greco dispone.

Le più diffuse sono mén e dé40, che possono ricorrere sia in coppia sia da sole: • nel primo caso è di solito evidente l’intenzione dell’autore di marcare il pa-

rallelismo fra due sintagmi41, due frasi, due periodi o due porzioni di testo ancora più estese (un uso che possiamo far rientrare quindi nella tipologia di coordinazione strutturata);

36 L’enclitica te deriva, con una trasformazione fonetica particolare, da kwe (cfr. lat. -que). Qui, come nella forma negativa o·te, si noti l’accento ‘di enclisi’ assunto dalla preposi-tiva (o¥, o[) a cui te si aggrega (cfr. 1.5).

37 La negazione o[ e forme derivate (o[dé, o·te ecc.) sono usate in frasi che esprimono realtà; in quelle di carattere volitivo e ipotetico si usa m} e forme derivate (mhdé, m}te ecc.). Questa differenza fa capo a una più generale diversità semantica, di cui vedremo molti esem-pi nell’esame dei vari tipi di frase (v. in particolare cap. 10, 12, 18, 22, 26, 27).

38 La scelta di disporre gli elementi paratatticamente (anziché ipotatticamente, instau-rando cioè rapporti ‘gerarchici’ fra i componenti) non è un fatto oggettivo ma, appunto, una scelta fra più strategie espressive tutte teoricamente possibili. P.es. la stessa situazione può essere rappresentata dicendo Piove tanto. Ho deciso di non uscire (e relative varianti: Piove tanto: ho deciso ..., oppure Piove tanto, ho deciso ..., oppure Piove tanto e ho deciso ...) op-pure dicendo ipotatticamente Siccome piove tanto, ho deciso ... o, all’opposto, Piove tanto che ho deciso ... (in proposito v. anche 12.3).

39 Il che rivela chiaramente – nonostante la tradizionale grafi a accentata – la loro natura ‘appositiva’ (cfr. 1.5).

40 Questi connettivi si sono sviluppati probabilmente dalle particelle asseverative m}n~d} con vocale lunga, attraverso un processo di indebolimento semantico e fonetico ana-logo a quello che ha interessato l’avverbio temporale nûn (cfr. n. 34 p. 15).

41 Particolarmente caratteristico l’uso di espressioni come ` mén ... dé ... («l’uno ... l’altro ...»), t_ mén ... t_ dé ... («da una parte ... dall’altra ...») ecc. In esse le due particelle si saldano all’articolo restituendogli l’originaria natura di pronome (cfr. 7.1).

Michelazzofine.indd Sec1:64Michelazzofine.indd Sec1:64 10-03-2007 14:09:3510-03-2007 14:09:35

Page 65: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 51

• il parallelismo è invece più debole nel caso di dé non preceduto da mén42, che è usato per aggiungere nuovi elementi in una serie ‘aperta’ (la tipologia di coor-dinazione libera)43.

4.3. Aspetti stilistici, semantici e sintattici delle strutture paratattiche

A conclusione del capitolo, qualche osservazione sulle implicazioni stilistiche e semantiche di queste strutture espressive.

Dal punto di vista stilistico, è evidente che almeno in linea generale

• la coordinazione libera appare più spontanea, più vicina alla colloquialità: esempi interessanti ne abbiamo p.es. nel teatro (soprattutto comico), nei dia-loghi platonici (che cercano appunto di riprodurre ‘mimeticamente’ l’anda-mento dialogico della conversazione), nelle orazioni di Demostene (che con-servano molti tratti dell’originaria esecuzione orale) ecc.;

• la coordinazione strutturata, che presuppone una volontà di controllo e di ‘pianifi cazione’ del testo, si presenta piuttosto come frutto di elaborazione let-teraria: ne abbiamo molti esempi nei testi a noi conservati, prime fra tutti le ‘orazioni’44 di Isocrate.

In secondo luogo, è importante tener presente che di per sé il paral-lelismo strutturale nell’organizzazione di un di testo non ci dice nulla sui rapporti logico-semantici fra le sue componenti. Tale parallelismo infatti può essere sia di tipo ‘additivo’ (quando cioè il secondo elemento si ag-giunge semplicemente al primo, o magari lo rafforza), sia di tipo ‘opposi-tivo’ (quando invece si contrappone al primo, lo rettifi ca, lo ridimensiona ecc.). Questa ambivalenza può rendere problematica l’interpretazione – e, di conseguenza, la traduzione – quando, come accade di frequente, la rela-zione di senso fra le due parti non è immediatamente evidente e va quindi ricostruita con un attento esame del contesto.

Dal punto di vista sintattico, infi ne, anche in greco – come del resto un po’ in tutte le lingue – gli elementi comuni a due o più frasi parallele tendo-no ad essere espressi in una sola di esse (e tralasciati nell’altra/e). Maggiori

42 Esistono anche casi in cui la particella in isolamento è mén (il cosiddetto ‘mén solita-rium’), ma sono piuttosto rari e non signifi cativi ai fi ni del nostro discorso.

43 In certi casi il susseguirsi di frasi allineate paratatticamente con dé ricorda le mo-venze della lingua popolare, con le sue sequenze di frasi aperte da e..., come nel passo di Pinocchio in cui il burattino, quasi senza prender fi ato, racconta al babbo le proprie peripezie: «e il burattinaio mi voleva mettere sul fuoco ... e partito solo di notte trovai gli assassini ... e io via, e loro dietro ... e allora mi scappò detto una bugia ... e io gli dissi ... e lui mi disse ... ecc.» (cap. 35).

44 Più che di vere ‘orazioni’, si tratta in realtà di ‘saggi’ composti per scritto in un lungo processo di elaborazione formale, e diffusi sempre per scritto o sotto forma di conferenze o pubbliche declamazioni.

Michelazzofine.indd Sec1:65Michelazzofine.indd Sec1:65 10-03-2007 14:09:3610-03-2007 14:09:36

Page 66: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

52 SECONDA UNITÀ

dettagli su questo fenomeno di ellissi (cioè ‘omissione’, da ¡lleiciw «man-canza») di costituenti nelle strutture frasali simmetriche si trovano nella seconda parte di 31.3, p. 288s.

Capitolo 5Morfologia nominale (II):altri nominali di 1ª e 2ª declinazione

5.1. Casi particolari di nominali di 1ª e 2ª declinazione

Nomi e aggettivi contratti

Nei nominali il cui tema esce in vocale, questa, venendo a contatto con la vocale tematica, dà luogo a contrazione. Ecco la declinazione di due aggettivi, risp. con tema in -e- e in -o-45.

45 Da questo modello di declinazione è facile ricavare anche quello dei corrispondenti nomi contratti di 1ª e 2ª decl., come sukéa «fi co» (sukê, sukêw, suk_ ecc.), •stéon «osso» (•stoûn, •stoû, •st! ecc.), nóow «mente» (noûw, noû, n! ecc.). – Per il fenomeno della contra-zione nei verbi (quelli con presente in -áv ~ -év ~ -óv, in cui la vocale fi nale del tema si fonde con la vocale tematica) v. 21.3.

xrusé-ow, -h, -on «aureo» dipló-ow, -h, -on «doppio»

xrus-oûw xrus-ê xrus-oûn NV dipl-oûw dipl-ê dipl-oûnxrus-oû xrus-êw xrus-oû G dipl-oû dipl-êw dipl-oûxrus-! xrus-_ xrus-! D dipl-! dipl-_ dipl-!xrus-oûn xrus-ên xrus-oûn A dipl-oûn dipl-ên dipl-oûnxrus-ô xrus-â xrus-ô NAV dipl-ô dipl-â dipl-ôxrus-oîn xrus-aîn xrus-oîn GD dipl-oîn dipl-aîn dipl-oînxrus-oî xrus-aî xrus-â NV dipl-oî dipl-aî dipl-âxrus-ôn xrus-ôn xrus-ôn G dipl-ôn dipl-ôn dipl-ônxrus-oîw xrus-aîw xrus-oîw D dipl-oîw dipl-aîw dipl-oîwxrus-oûw xrus-âw xrus-â A dipl-oûw dipl-âw dipl-â

' Indicazioni di metodoPer evitare il rischio di ricostruire in modo errato i rapporti logico-semantici al-

l’interno di un testo, è consigliabile dare in un primo momento un’interpretazione ‘di basso profi lo’, salvo poi precisarla con l’apporto degli elementi che via via emergono dalla lettura. Così p.es. una sequenza come mèn ... dè ... potrà essere resa provviso-riamente «l’uno ...; l’altro ...», riservandosi caso mai di integrarla, in senso additivo («sia ... sia», «non solo ... ma anche», ecc.) o oppositivo («se da un lato ..., d’altra par-te però ...», «... invece ...», ecc.). Per altre considerazioni di questo genere v. 12.3.

Michelazzofine.indd Sec1:66Michelazzofine.indd Sec1:66 10-03-2007 14:09:3710-03-2007 14:09:37

Page 67: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 53

Nomi e aggettivi della ‘declinazione attica’

Si defi nisce ‘attica’ la declinazione di alcuni nominali uscenti in -a–ow > ionico -how, e da qui -evw per ‘metatesi quantitativa’ (scambio di quantità fra due vocali contigue).

Aggettivi della 1ª classe parzialmente eterocliti

Un nominale (~ verbo) si defi nisce ‘eteroclito’46 quando nella sua declinazione (~ coniugazione) presenta forme appartenenti a siste-mi fl essivi diversi: fenomeno non infrequente nel greco, che per molti aspetti appare lingua al tempo stesso pienamente evoluta ma anche in continuo assestamento.

Qui di seguito due aggettivi semanticamente importanti, declinati quasi per intero secondo la ‘1ª classe’ (= 1ª~2ª decl.) ma con alcune for-me isolate, evidenziate in corsivo, che seguono la fl essione degli aggetti-vi di ‘2ª classe’ (= 3ª decl.).

46 Da £terow «altro, diverso» e klínv «piegare, inclinare, flettere» (verbo usa-to dai grammatici antichi per rappresentare metaforicamente la declinazione e la coniugazione).

neQw Menélevw ®levw «tempio» «Menelao» «ben disposto»

nh-ów > ne-Qw Menéle-vw NV ®le-vw ®le-vn nh-oû > ne-Q Menéle-v G ®le-v nh-! > ne-œ Menéle-~ D ®le-~ nh-ón > ne-Qn Menéle-vn A ®le-vn ®le-vn nh-Q > ne-Q NAV ®le-v nh-oîn > ne-œn GD ®le-~n

nh-oí > ne-œ NV ®le-v ®le-a nh-ôn > ne-Qn G ®le-vn nh-oîw > ne-œw D ®le-~w nh-oúw > ne-Qw A ®le-vw ®le-a

mégaw «grande» polúw «molto»

mégaw megál-h méga NV polúw poll-} polúmegál-ou megál-hw megál-ou G poll-oû poll-êw poll-oûmegál-~ megál-+ megál-~ D poll-! poll-_ poll-!mégan megál-hn méga A polún poll-}n polúmegál-v megál-a megál-v NAV – – – – – –megál-oin megál-ain megál-oin GD – – – – – –

megál-oi megál-ai megál-a NV poll-oí poll-aí poll-ámegál-vn megál-vn megál-vn G poll-ôn poll-ôn poll-ônmegál-oiw megál-aiw megál-oiw D poll-oîw poll-aîw poll-oîwmegál-ouw megál-aw megál-a A poll-oúw poll-áw poll-á

Michelazzofine.indd Sec1:67Michelazzofine.indd Sec1:67 10-03-2007 14:09:3810-03-2007 14:09:38

Page 68: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

54 SECONDA UNITÀ

Osservazioni1. Non sempre l’esito della contrazione è conforme alle leggi fonetiche. In al-

cuni casi (specialmente nel femminile e nei casi retti del neutro plurale) prevale l’esigenza analogica di mantenere comunque visibile la desinenza originaria: così nel femm. diplóh e nel neutro plur. diplóa non si ha prevalenza del timbro -o- ma conservazione del vocalismo -h~-a; analogamente nel neutro pl. della decl. attica ‘resiste’ la forma ®lea.

2. Nella decl. attica l’accento proparossitono della forma originaria (®laow) si conserva anche dopo la metatesi che ha prodotto la quantità lunga della sillaba fi nale, e per il resto si mantiene per uniformità analogica.

5.2. Aggettivi di grado comparativo e superlativo

Seguono il modello di declinazione della ‘1ª classe’ anche la grande maggioranza di aggettivi di grado comparativo e superlativo (per una pre-sentazione organica v. 16.2-3):

47 Altri esempi di comparativo e superlativo che come forma-base hanno, anziché un aggettivo, un avverbio: nQterow~˙nQtatow (da ƒnv «su, in alto»); katQterow~katQtatow (da kátv «giù, in basso»); prôtow~próterow (da pró «davanti, prima»); \ggúterow~\ggútatow (da \ggúw «vicino») ecc.

48 Per l’avverbio comparativo e superlativo si impiegano di solito le forme del neutro, risp. singolare e plurale.

da deinów «terribile» da øpér «sopra»47

m. f. n. Compar. m. f. n.

deinóterow deinotéra deinóteron N øpérterow øpertéra øpérterondeinotérou deinotéraw deinotérou G øpertérou øpertéraw øpertéroudeinotér~ deinotérŸ deinotér~ D øpertér~ øpertérŸ øpertér~deinóteron deinotéran deinóteron A øpérteron øpertéran øpérterondeinótere deinotéra deinóteron V øpértere øpertéra øpérterondeinotérv deinotéra deinotérv NAV øpertérv øpertéra øpertérvdeinotéroin deinotérain deinotéroin GD øpertéroin øpertérain øpertéroindeinóteroi deinóterai deinótera NV øpérteroi øpérterai øpérteradeinotérvn deinotérvn deinotérvn G øpertérvn øpertérvn øpertérvndeinotéroiw deinotéraiw deinotéroiw D øpertéroiw øpertéraiw øpertéroiwdeinotérouw deinotéraw deinótera A øpertérouw øpertéraw øpértera deinóteron Avverbio48 øpérteron (øpertérvw)

m. f. n. Superl. m. f. n.

deinótatow deinotáth deinótaton N øpértatow øpertáth øpértatondeinotátou deinotáthw deinotátou G øpertátou øpertáthw øpertátoudeinotát~ deinotát+ deinotát~ D øpertát~ øpertát+ øpertát~deinótaton deinotáthn deinótaton A øpértaton øpertáthn øpértatondeinótate deinotáth deinótaton V øpértate øpertáth øpértaton

Michelazzofine.indd Sec1:68Michelazzofine.indd Sec1:68 10-03-2007 14:09:4010-03-2007 14:09:40

Page 69: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 55

5.3. Pronomi dimostrativi

Nel cap. 2.3 abbiamo conosciuto due pronomi (il dimostrativo –de e il relativo –w) declinati come aggettivi della 1ª classe49. Lo stesso modello di fl es-sione si incontra anche in altri due pronomi dimostrativi:

Pronomi e/o aggettivi?

Prima di esaminare l’uso di queste forme, interroghiamoci sulla loro natura. La defi nizione prevalente di ‘pronomi’ può infatti apparire inade-guata, dato che nella comune esperienza linguistica siamo portati a sentire questo, quello, altro ecc. piuttosto come aggettivi (naturalmente impie-gabili, all’occorrenza, anche come pronomi). In greco è vero il contrario: queste forme nascono come pronomi, ed è l’uso aggettivale a rappresenta-re un’evoluzione secondaria.

Di questo fatto offrono una riprova interessante i dimostrativi che, al pari di altre forme («tutto», «solo» ecc., v. p. 90), presentano una co-struzione apparentemente strana: –de ` lógow opp. ` lógow –de («questo

49 Anche qui però con la particolarità, comune a quasi tutti i pronomi, del neutro sing. in -o anziché in -on (v. p. 31).

deinotátv deinotáta deinotátv NAV øpertátv øpertáta øpertátvdeinotátoin deinotátain deinotátoin GD øpertátoin øpertátain øpertátoindeinótatoi deinótatai deinótata NV øpértatoi øpértatai øpértatadeinotátvn deinotátvn deinotátvn G øpertátvn øpertátvn øpertátvndeinotátoiw deinotátaiw deinotátoiw D øpertátoiw øpertátaiw øpertátoiwdeinotátouw deinotátaw deinótata A øpertátouw øpertátaw øpértata deinótata Avverbio øpertátvw

o˚tow «questo» \keînow «quello»

m f n m f n

o˚tow aπth toûto N \keînow \keính \keîno toútou taúthw toútou G \keínou \keínhw \keínou toút~ taút+ toút~ D \keín~ \keín+ \keín~ toûton taúthn toûto A \keînon \keínhn \keîno toútv taúta toútv NA \keínv \keína \keínv toútoin taútain toútoin GD \keínoin \keínain \keínoin

o˚toi a˚tai taûta N \keînoi \keînai \keîna toútvn toútvn toútvn G \keínvn \keínvn \keínvn toútoiw taútaiw toútoiw D \keínoiw \keínaiw \keínoiw toútouw taútaw taûta A \keínouw \keínaw \keîna

Michelazzofine.indd Sec1:69Michelazzofine.indd Sec1:69 10-03-2007 14:09:4110-03-2007 14:09:41

Page 70: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

56 SECONDA UNITÀ

discorso»); o˚toi o¥ polîtai opp. o¥ polîtai o˚toi («questi cittadini»); \keín+ t_ =mérŸ opp. t_ =mérŸ \keín+ («in quel giorno») ecc. Essa si spie-ga pensando appunto che in origine si trattava di pronomi (per cui o˚toi o¥ polîtai doveva suonare più o meno come «costoro, i cittadini») e che la costruzione si sia mantenuta anche nel momento in cui il nesso era ormai sentito come un tutto unitario50.

5.4. Implicazioni contestuali dei dimostrativi

I dimostrativi sono forme particolarmente interessanti perché il loro uso coinvolge fenomeni di tipo contestuale. Nonostante la loro apparen-te semplicità, infatti, essi svolgono un ruolo importante nella dinamica della comunicazione, dato che – come dice il nome – servono a ‘indicare’ qualcosa.

Concretamente, questa fondamentale funzione deittica51 si realizza in modi diversi:mentre nella comunicazione parlata la deissi si sviluppa per lo più in forma ‘referenziale’ (cioè in riferimento a elementi della realtà ester-na) e con l’aiuto di risorse extralinguistiche (prima fra tutte la gestua-lità)52, nella comunicazione scritta ciò non si verifi ca o si verifi ca in mi-sura ridotta53, e la deissi si sviluppa prevalentemente in una dialettica interna al testo:

• con un movimento epanalettico o anaforico54 (quando si richiama qualcosa che è stato detto in precedenza);

50 Un’evoluzione analoga è quella che ha portato l’originario pronome ` = tó a saldarsi funzionalmente con un nome, trasformandosi in articolo: cfr. o˚tow ` gérvn («questo, il vec-chio» > «questo vecchio») ~ ` gérvn («costui, il vecchio» > «il vecchio») di Iliade 1.33 citato a p. 81.

51 Il termine deriva dall’aggettivo greco deiktików «atto a dimostrare»; analogamente, deissi deriva dal greco deîjiw «indicazione, dimostrazione».

52 P.es., può essere suffi ciente guardare o ammiccare in una certa direzione per far capi-re immediatamente a cosa ci si sta riferendo.

53 Naturalmente anche nello scritto possono essere riprodotte – in maniera per così dire ‘virtuale’ – caratteristiche situazionali tipiche del parlato, p.es. nella descrizione ‘mime-tica’ di una scena, di un dialogo ecc. Nel caso del greco, poi, c’è da tener conto del fatto che per lungo tempo anche la fruizione di testi scritti è avvenuta – più che in forma di lettura personale – ascoltandoli leggere o declamare dal vivo: il che permetteva evidentemente la riproduzione di molte dinamiche del parlato.

54 Per comprendere questi termini occorre tener presente che, fra le altre cose, la preposizione ˙ná significa «verso l’alto ~ all’indietro», il suo opposto katá «verso il bas-so ~ in avanti», pró «prima»; e che il suffisso -lettico è ricollegabile al verbo lambá-nein «prendere», e il suffisso -forico al verbo férein «portare». Quindi ep-ana-lettico ~ ana-forico = «ripreso, proiettato all’indietro», pro-lettico ~ cata-forico = «anticipato, proiettato in avanti».

Michelazzofine.indd Sec1:70Michelazzofine.indd Sec1:70 10-03-2007 14:09:4210-03-2007 14:09:42

Page 71: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 57

• con un movimento prolettico o cataforico (quando si preannuncia qualcosa che deve ancora essere detto)55.

In molte lingue i dimostrativi entrano in questa dinamica con un pro-cesso di specializzazione semantico-lessicale, che si traduce nell’impiego di forme distinte per esprimere

a. l’opposizione vicino/lontano in senso concreto (spaziale o temporale);

b. l’opposizione vicino/lontano in senso traslato (p.es. maggiore/minore impor-tanza);

c. l’opposizione già detto/non ancora detto; ecc.

Il sistema del greco si può schematizzare come segue:

• per [a] e [b], l’opposizione è di solito fra –de~o˚tow56 «questo» (vicino) e \keî-now «quello» (lontano)57;

• per [c], l’opposizione è spesso – ma non sempre – fra o˚tow «questo, quello» (già detto) e –de «questo» (che sta per essere detto).

5.5. Implicazioni contestuali di altri pronomi

Dinamiche analoghe di tipo contestuale entrano in gioco con i prono-mi/aggettivi che signifi cano «altro»:

55 Sui modi di esplicitare il contenuto di un dimostrativo prolettico v. 18.3.56 Talvolta, soprattutto in contesti di forte vivacità espressiva (teatro, oratoria, dialo-

go), la deissi viene resa più esplicita con l’aggiunta fi nale del cosiddetto ‘iota deittico’ (`dí «questo qui», tauthní «questa qui» ecc.; più raramente con \keînow: \keinosí «quello lì» e simili).

57 Non si è sviluppata in greco – come, del resto, neppure in molte lingue moderne – la distinzione di un livello intermedio fra ‘questo’ e ‘quello’. Esso esiste invece nell’ita-liano codesto, costì (dal latino iste, istic): si tratta però di forme poco usate, per cui si può dire che anche il sistema italiano si fonda di fatto su un’opposizione sostanzialmente binaria.

' Indicazioni di metodoConsiderato che il greco è lingua piuttosto libera, che spesso affi da al con-

testo il compito di integrare quanto non dice esplicitamente, non sorprende che l’uso dei dimostrativi possa presentare oscillazioni (e conseguenti diffi -coltà di interpretazione). I problemi di deissi testuale, quelli che più interes-sano ai fi ni della comprensione di un testo scritto, non possono quindi essere affrontati accontentandosi di applicare in modo meccanico qualche ‘regola’: occorre prima di tutto essere consapevoli della loro esistenza, cioè dell’alter-nativa di fondo fra orientamento del dimostrativo in senso anaforico o catafo-rico (in proposito v. anche 18.3).

Michelazzofine.indd Sec1:71Michelazzofine.indd Sec1:71 10-03-2007 14:09:4310-03-2007 14:09:43

Page 72: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

58 SECONDA UNITÀ

Nella comune esperienza linguistica, sembra che ‘altro’ possa essere detto solo in relazione a qualcosa di cui si è già parlato (cioè – in termini linguistici – con orientamento necessariamente anaforico). In greco (e in latino) ciò non è del tutto vero, dato che in molti casi si trova detto in re-lazione a qualcosa di cui si deve ancora parlare (quindi con orientamento cataforico), in particolare

• in espressioni come ƒllow (£terow) mén ... ƒllow (£terow) dé «l’uno ... l’altro ...»59;

• nella costruzione ‘compendiaria’ ƒllow ƒlla légei «chi dice una cosa, chi un’altra» (lat. alius alia dicit); analogamente con le forme derivate, p.es. ƒllote ƒllvw «certe volte in un modo, certe altre in un altro», ecc.;

• nel caratteristico modulo di coordinazione strutturata (cfr. 4.1) ƒllow te kaì ..., usato per concentrare l’attenzione su ciò che segue (p.es. ƒlloi te kaì o¥ &Ayhnaîoi «oltre a tutti gli altri, anche in particolare gli Ateniesi»; analogamen-te con le forme derivate, p.es. ƒllvw te kaì –ti ... «oltreché per gli altri motivi, anche in particolare per il fatto che ...»; ecc.).

Un simile comportamento si spiega pensando che in ƒllow~£terow (e nel lat. alius~alter) il signifi cato primario non fosse quello di «altro» ma quello di «uno» (fra molti~fra due): il solo, sembra, capace di giustifi care un’evoluzione semantica che ha prodotto valori ‘relazionali’ come «altro», «diverso» ecc.60

58 Diversamente dalla maggior parte dei pronomi declinati secondo la 1ª classe, £terow (lat. al-ter) nei casi retti del neutro sing. esce in -on. Rientra nel gruppo di parole formate col suffi sso -ter- che indica opposizione, reciprocità (e come tale è usato anche nella formazione dei comparativi).

59 Sono attestate anche combinazioni ‘miste’ (del tipo ƒllow mén ... £terow dé e viceversa £te-row mén ... ƒllow dé): evidentemente l’opposizione di fondo fra molti/fra due, pure innegabile, non era così assoluta da non consentire al greco di esercitare anche in questo la propria libertà e ‘creatività’ espressiva.

60 Un problema semantico simile è quello che riguarda il rapporto fra valore ‘assoluto’ e valore ‘relativo’ del comparativo e superlativo: v. 16.3.

ƒllow [«altro» fra molti] £terow [«altro» fra due]

m f n m f n

ƒllow ƒllh ƒllo N £terow ∞téra £teron58

ƒllou ƒllhw ƒllou G ∞térou ∞téraw ∞térou ƒll~ ƒll+ ƒll~ D ∞tér~ ∞térŸ ∞tér~ ƒllon ƒllhn ƒllo A £teron ∞téran £teron ƒllv ƒlla ƒllv NA ∞térv ∞téra ∞térv ƒlloin ƒllain ƒlloin GD ∞téroin ∞térain ∞téroin

ƒlloi ƒllai ƒlla N £teroi £terai £tera ƒllvn ƒllvn ƒllvn G ∞térvn ∞térvn ∞térvn ƒlloiw ƒllaiw ƒlloiw D ∞téroiw ∞téraiw ∞téroiw ƒllouw ƒllaw ƒlla A ∞térouw ∞téraw £tera ƒllvw Avverbio ∞térvw

Michelazzofine.indd Sec1:72Michelazzofine.indd Sec1:72 10-03-2007 14:09:4410-03-2007 14:09:44

Page 73: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 59

61 Come i rifl essivi (v. 8.2), anche questo pronome manca del NOM, perché la nozione di reciprocità viene espressa in riferimento al soggetto (può quindi ricoprire qualunque ruolo sintattico che non sia quello di soggetto).

62 Un esempio interessante è il famoso frammento (36 West) del poeta giambico Ippo-natte, dove gár è usato sia in senso cataforico che anaforico: «a me Pluto – infatti è comple-tamente cieco [¡sti gàr líhn tuflów] – non ha mai detto entrando in casa “Ipponatte, ti do trenta mine d’argento e molto altro ancora”: infatti è un miserabile nell’animo [deílaiow gàr tàw frénaw]». In entrambi i casi, la frase con gár spiega perché Pluto non si sia preoccupato di soccorrere economicamente il poeta: ma la prima volta la giustifi cazione viene data pre-ventivamente, quando tale comportamento non è stato ancora descritto.

Il valore relazionale è invece alla base del pronome ‘reciproco’ (usato al duale e al plurale per indicare rispettivamente reciprocità fra due e fra molti61):

L’uso di gárIn questo ordine di idee può essere utile ricordare anche la particella

postpositiva gár, alla quale di solito viene troppo sbrigativamente associa-to il signifi cato di «infatti». È una traduzione insoddisfacente

• sul piano semantico, perché mette in luce un solo valore, quello esplicati-vo-causale, lasciando in ombra quello asseverativo («certo, effettivamente, davvero») pure largamente documentato;

• sul piano contestuale, perché impoverisce lo stesso valore esplicativo-causale, portando a credere che gár – come l’italiano infatti – possa essere detto solo a spiegazione di qualcosa che precede (orientamento anaforico), mentre è usa-to anche in funzione di spiegazione preventiva di ciò che deve ancora essere detto (orientamento cataforico)62.

Anche qui dunque dovremo pensare a un signifi cato originario più ampio (qualcosa come «effettivamente, appunto» e simili), di cui l’appli-cazione ‘relazionale’, che instaura un rapporto logico di causalità, è uno fra gli esiti possibili.

duale plurale

˙ll}l-oin ˙ll}l-ain ˙ll}l-oin G ˙ll}l-vn ˙ll}l-vn ˙ll}l-vn˙ll}l-oin ˙ll}l-ain ˙ll}l-oin D ˙ll}l-oiw ˙ll}l-aiw ˙ll}l-oiw˙ll}l-v ˙ll}l-a ˙ll}l-v A ˙ll}l-ouw ˙ll}l-aw ƒllhl-a

Michelazzofine.indd Sec1:73Michelazzofine.indd Sec1:73 10-03-2007 14:09:4610-03-2007 14:09:46

Page 74: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

60 SECONDA UNITÀ

Michelazzofine.indd Sec1:74Michelazzofine.indd Sec1:74 10-03-2007 14:09:4610-03-2007 14:09:46

Page 75: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 61

TERZA UNITÀ

CAPITOLO 6

Morfologia verbale (II): il sistema del presente Valore e uso dei modi verbali – La diatesi verbale

CAPITOLO 7

Caratteristiche e funzioni dell’articolo

Michelazzofine.indd Sec1:75Michelazzofine.indd Sec1:75 10-03-2007 14:09:4710-03-2007 14:09:47

Page 76: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

62 TERZA UNITÀ

Obiettivi

– Acquisizione di criteri di metodo per comprendere l’0rganizzazione del sistema verbale greco

– Conoscenza delle molteplici funzioni svolte in greco dall’articolo e dei meccanismi (pragmatico-contestuali e sintattici) in cui è coinvolto

Michelazzofine.indd Sec1:76Michelazzofine.indd Sec1:76 10-03-2007 14:09:4810-03-2007 14:09:48

Page 77: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

Francesco Michelazzo, Nuovi itinerari alla scoperta del greco antico. Le strutture fondamentali della lingua greca : fonetica, morfologia, sintassi, semantica, pragmatica, ISBN: 978-88-8453-513-6 (print) ISBN: 978-88-8453-513-9 (online), © Firenze University Press, 2006.

NUOVI ITINERARI 63

Terza Unità

Capitolo 6 Morfologia verbale (II): il sistema del presenteValore e uso dei modi verbali – La diatesi verbale

6.1. Il sistema del presente

Dopo le anticipazioni del capitolo precedente, riportiamo per intero il quadro del presente della coniugazione in -v (sempre af ancando in pa-rallelo le forme corrispondenti di eÂnai e fhmí).

1 Sul concetto di ‘medio-passivo’ (e più in generale sulla ‘diatesi’ verbale) v. al cap. seguente.

2 Come per il NOM plur. della 1ª e 2ª decl., anche nella coniugazione il dittongo -ai nale vale di solito come breve ai ni dell’accentazione.

attivo «persuadere» medio-passivo1 «essere» «dire»

Indicativo

peíy-v peíy-o-mai2 1ª sing. e†-mí fh-mípeíy-eiw peíy-+ 2ª sing. e f§-wpeíy-ei peíy-e-tai 3ª sing. \s-tí(n) fh-sí(n)peíy-e-ton peíy-e-syon 2ª duale \s-tón fa-tónpeíy-e-ton peíy-e-syon 3ª duale \s-tón fa-tón

peíy-o-men peiy-ó-meya 1ª plur. \s-mén fa-ménpeíy-e-te peíy-e-sye 2ª plur. \s-té fa-tépeíy-ousi(n) peíy-o-ntai 3ª plur. e†-sí(n) fa-sí(n)

Congiuntivo

peíy-v peíy-v-mai 1ª sing. „ fôpeíy-+w peíy-+ 2ª sing. ”w f_wpeíy-+ peíy-h-tai 3ª sing. ” f_peíy-h-ton peíy-h-syon 2ª duale ‘-ton fê-tonpeíy-h-ton peíy-h-syon 3ª duale ‘-ton fê-ton

Page 78: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

64 TERZA UNITÀ

Osservazioni

1. Il congiuntivo presenta l’allungamento della vocale tematica. Come vedremo di volta in volta, le forme così risultanti (-v-, -h-) si riproducono nel Congiuntivo degli altri tempi, anche della coniugazione atematica, sovrapponendosi alla vocale (radicale o suffi ssale) propria di ciascun tempo. Le desinenze, anche nei ‘tempi storici’ (imper-fetto, aoristo), rimangono quelle dei ‘tempi principali’ (presente, futuro, perfetto).

peíy-v-men peiy-Q-meya 1ª plur. „-men fô-men peíy-h-te peíy-h-sye 2ª plur. ‘-te fê-te peíy-vsi(n) peíy-v-ntai 3ª plur. „si(n) fôsi(n)

Ottativo

peíy-oi-mi peiy-oí-mhn* 1ª sing. eÊ-h-n faí-h-n peíy-oi-w peíy-oi-o* 2ª sing. eÊ-h-w faí-h-w peíy-oi peíy-oi-to* 3ª sing. eÊ-h faí-h peíy-oi-ton peíy-oi-syon 2ª duale eÂ-ton (eÊ-h-ton) faî-ton peiy-oí-thn* peiy-oí-syhn* 3ª duale eÊ-thn (e†-}-thn)* faí-thn*

peíy-oi-men peiy-oí-meya 1ª plur. eÂ-men (eÊ-h-men) faî-men peíy-oi-te peíy-oi-sye 2ª plur. eÂ-te (eÊ-h-te) faî-te peíy-oi-en peíy-oi-nto* 3ª plur. eÂ-en (eÊ-h-san)* faî-en

Imperativo

peîy-e peíy-ou 2ª sing. Ês-yi fá-yi peiy-é-tv peiy-é-syv 3ª sing. ¡s-tv fá-tv peíy-e-ton peíy-e-syon 2ª duale ¡s-ton fá-ton peiy-é-tvn peiy-é-syvn 3ª duale ¡s-tvn fá-tvn

peíy-e-te peíy-e-sye 2ª plur. ¡s-te fá-te peiy-ó-ntvn peiy-é-syvn 3ª plur. ¡s-tvn~ªntvn fá-ntvn

Infi nito

peíy-ein peíy-e-syai eÂ-nai fá-nai

Participio

peíy-vn peiy-ó-men-ow ≈n, o{sa, ªn fáw, fá-men-ow

attivo Declinazione del part. presente medio-passivo

m. f. n. m. f. n.peíyvn peíyousa peîyon N peiyómenow peiyoménh peiyómenonpeíyontow peiyoúshw peíyontow G peiyoménou peiyoménhw peiyoménoupeíyonti peiyoús+ peíyonti D peiyomén~ peiyomén+ peiyomén~peíyonta peíyousan peîyon A peiyómenon peiyoménhn peiyómenonpeîyon peíyousa peîyon V peiyómene peiyoménh peiyómenonpeíyonte peiyoúsa peíyonte NAV peiyoménv peiyoména peiyoménvpeiyóntoin peiyoúsain peiyóntoin GD peiyoménoin peiyoménain peiyoménoinpeíyontew peíyousai peíyonta NV peiyómenoi peiyómenai peiyómenapeiyóntvn peiyousôn peiyóntvn G peiyoménvn peiyoménvn peiyoménvnpeíyousi(n) peiyoúsaiw peíyousi(n) D peiyoménoiw peiyoménaiw peiyoménoiwpeíyontaw peiyoúsaw peíyonta A peiyoménouw peiyoménaw peiyómena

Michelazzofine.indd Sec1:78Michelazzofine.indd Sec1:78 10-03-2007 14:09:5210-03-2007 14:09:52

Page 79: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 65

2. In tutti i tempi di entrambe le coniugazioni, l’Ottativo si forma con l’ag-giunta di uno -i- fra tema (con eventuale vocale tematica o suffi sso temporale) e desinenza. In diversi casi, si ha l’ulteriore aggiunta di h (-ih-), per lo più però limitata alle tre persone del singolare. Le desinenze, anche nei ‘tempi principali’, sono quasi sempre quelle dei ‘tempi storici’ (i casi in cui divergono da quelle dei tempi principali sono qui indicati con l’asterisco).

3. Nell’Imperativo è da notare l’esistenza di forme secondarie per la 3ª plur.: risp. peiyétvsan, peiyésyvsan, ¡stvsan, fátvsan.

4. Tra i vari fenomeni fonetici, merita di essere rilevata la caduta del sigma intervocalico nella 2ª sing. del medio-passivo: all’Indicativo e Congiuntivo (-+) e all’Imperativo (-ou da -e-so) ne è risultata la contrazione, che all’Ottativo è stata invece impedita dal valore semiconsonantico sviluppato dallo iota trovatosi in posizione intervocalica (-oi-so > -oio).

5. Il Participio att. si forma con l’aggiunta del suffisso -nt- (cfr. latino e poi italiano -nt-, tedesco -nd- ecc.), quello m.-p. con l’aggiunta del suffisso -men-. La declinazione dell’att. è mista (3ª decl. per il maschile e il neutro, 1ª decl. per il femminile); quella del m.-p. segue invece il modello degli aggettivi della 1ª classe.

6. Le forme di e†mí e fhmí di solito sono ortotoniche (l’atonia interessa solo l’Indicativo, v. 1.5).

7. Da notare infi ne l’ambiguità di alcune forme (indicate in corsivo):

• peíyete~peíyesye = 2ª plur. indicativo e imperativo (risp. att. e m.-p.);

• peíyv = 1ª sing. indicativo e congiuntivo att.;

• peíy+ = 2ª sing. indicativo e congiuntivo m.-p., e 3ª sing. congiuntivo att.;

• peíyousi(n) = 3ª plur. indicativo att. e DAT plur. masch.~n. del participio att.;

• peiyóntvn = 3ª plur. imperativo att. e GEN plur. masch.~n. del participio att.

6.2. Valori sintattici e semantici dei modi verbali ‘fi niti’

L’esistenza di quattro modi verbali ‘fi niti’ (indicativo, congiuntivo, ot-tativo, imperativo) costituisce uno strumento importante, capace di sod-disfare un ampio ventaglio di esigenze espressive.3 Il sistema del greco si presenta perciò vario e fl essibile, al tempo stesso più semplice e più im-prevedibile di quello del latino (che, relativamente povero di risorse, ha in compenso una struttura più regolare).

Per chiarezza di esposizione, procederemo

• limitando il discorso al greco di età classica (senza cioè tener conto delle tras-formazioni che il sistema verbale ha conosciuto dall’età arcaica all’età imperiale);

• trattando separatamente l’uso dei modi nelle frasi dipendenti (in questo capi-tolo) e nelle indipendenti (cap. 26).

3 Meglio del latino, che le riversa in gran parte sul congiuntivo (con conseguente sovrap-posizione di signifi cati che spesso rende problematica l’interpretazione).

Michelazzofine.indd Sec1:79Michelazzofine.indd Sec1:79 10-03-2007 14:09:5410-03-2007 14:09:54

Page 80: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

66 TERZA UNITÀ

Uso del congiuntivo in frasi dipendenti: il congiuntivo ‘eventuale’

Il congiuntivo dipendente è usato anzitutto in frasi caratterizzate da un’idea di soggettività (intenzionalità, volontà, timore ecc.: p.es. le fi na-li, introdotte dalle congiunzioni ®na o –pvw, neg. m})4, nelle quali l’indica-tivo è escluso in quanto – al contrario – espressione di oggettività.

Esistono però anche molte situazioni in cui sono possibili entrambi i modi verbali. In questi casi il congiuntivo è usato per presentare le cose in una prospettiva eventuale. Ecco alcuni tipi di frase in cui ricorre con maggiore frequenza:

• relativa: ≠w toûto légei Δmartánei «chi dice questo sbaglia»≠w ©n toûto lég+ Δmartánei «chi dica questo sbaglia»

• temporale: –te toûto légeiw Δmartáneiw «quando dici questo sbagli» –tan toûto lég+w Δmartáneiw «allorché tu dica questo sbagli»

• ipotetica: e† toûto légeiw Δmartáneiw «se dici questo sbagli»\àn5 toûto lég+w Δmartáneiw «qualora tu dica questo sbagli»

Confrontando le due varianti di ciascuna espressione si può dire che la differenza sembra più di forma che di sostanza: la natura ipotetica, ‘aper-ta’ dell’evento è chiara comunque, indipendentemente dal modo verbale, e l’uso del congiuntivo appare ridondante.

Il fatto poi che in italiano questo tipo di congiuntivo dia di solito un’im-pressione di poca naturalezza, di affettazione (non viene spontaneo dire qualora faccia tardi, ti avverto), può far pensare che anche il greco lo impieghi di rado, in testi stilisticamente elaborati, legati a occasioni solen-ni, uffi ciali. Invece il suo uso è ampio e generalizzato, anche all’interno di registri colloquiali: segno che evidentemente faceva parte delle tendenze di fondo della lingua ‘media’, frutto di una sensibilità espressiva diversa dalla nostra6 (in proposito v. anche n. 26 p. 249).

Uso dell’ottativo in frasi dipendenti: l’ottativo ‘obliquo’

L’ottativo ricorre frequentemente in frasi dipendenti da tempo stori-co (imperfetto, aoristo), in cui viene ‘ambientata’ nel passato una situa-

4 Per una trattazione sistematica delle frasi subordinate v. ai cap. 10 e 18 (in particolare le tabelle riassuntive delle p. 123 e 180).

5 La congiunzione \án deriva da e† + ƒn (così come –tan da –te + ƒn). L’esito della fusione con e† può essere anche æn (da non confondere con ≥n pron. relativo e con ‘n imperfetto del verbo e†mí, v. 15.2) oppure a–[n (rispetto all’originaria quantità breve della particella a±[n ).

6 Può però accadere che un’analoga differenza si manifesti per così dire ‘in senso contra-rio’. P.es. nelle frasi introdotte da prima che il congiuntivo è usato in italiano anche quando si tratta di semplice constatazione di una sequenza temporale (me ne sono andato prima che arrivasse mia suocera non comporta automaticamente che lo abbia fatto apposta per non incontrarla: questa ‘inferenza’ [13.3] è possibile, ma non inevitabile); in greco invece il congiuntivo eventuale con prín implica pre visione o intenzionalità (v. l’esempio citato in n. 60 p. 123).

Michelazzofine.indd Sec1:80Michelazzofine.indd Sec1:80 10-03-2007 14:09:5410-03-2007 14:09:54

Page 81: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 67

zione che, se venisse descritta sotto forma di frase indipendente, sareb-be formulata col verbo coniugato all’indicativo (o, a seconda dei casi, al congiuntivo): una strategia espressiva di ‘proiezione’ che peraltro con-vive con la tendenza, almeno apparentemente opposta, a mantenere lo stesso tempo (e magari anche lo stesso modo7) che si avrebbe in forma indipendente.

Ecco alcuni esempi, organizzati in modo da mostrare tutte le varianti pos-sibili: [a] espressione in forma indipendente; [b] dipendenza da tempo prin-cipale (TP); [c] dipendenza da tempo storico (TS), con [c1] conservazione del tempo e del modo, oppure [c2], conservazione del tempo ma passaggio all’otta-tivo, oppure [c3] trasformazione del tempo e conservazione del modo.

1. a. ^^ &Anaítiów e†mi&& «SONO INNOCENTE!»b. légei –ti ˙naítiów \sti «dice di essere innocente»c1. ¡legen [impf.] –ti ˙naítiów \sti opp.c2. ¡legen –ti ˙naítiow eÊh [ott.] opp.c3. ¡legen –ti ˙naítiow ‘n [imperf.] «diceva di essere innocente»

2. a. ^^Max}somai&& [futuro indic.] «COMBATTERÒ!»b. légei –ti max}setai «dice che combatterà»c1. ¡legen –ti max}setai opp.c2. ¡legen –ti max}soito [fut. ott.] «diceva che avrebbe combattuto»

3. a. ^^M| Δlískvmai&& [cong., cfr. 26.4] «CHE NON ABBIA A ESSERE CATTURATO!»b. fobeîtai8 m| Δlískhtai «teme di essere catturato»c1. \fobeîto m| Δlískhtai opp.c2. \fobeîto m| Δlískoito [ott.] «temeva di essere catturato»

4. b. spoudázei –pvw m| Δlískhtai «si dà da fare per non essere catturato»c1. \spoúdazen –pvw m| Δlískhtai opp.c2. \spoúdazen –pvw m| Δlískoito «si dava da fare per non essere catturato»

5. a. ^^Tí prássomen;&& [indic.] «COSA STIAMO FACENDO?»b. ˙porév tí prássomen «mi chiedo cosa stiamo facendo»c1. “póroun tí prássomen opp.c2. “póroun tí prássoimen [ott.] opp.c3. “póroun tí \prássomen [imperf.] «mi chiedevo cosa stavamo facendo»

7 Una manifestazione signifi cativa di questa tendenza si ha nel fatto che – a parte la possibilità dell’ottativo in dipendenza da tempo storico – le interrogative indirette non presentano in greco differenze rispetto alla forma diretta (v. cap. 27 e gli esempi 5-6-7 qui avanti nel testo). Si tratta di uno dei tanti aspetti di libertà e ‘scioltezza’ espressiva che differenzia il greco dal latino (dove, com’è noto, è invece quasi generalizzato il passaggio delle frasi indirette al congiuntivo). Il greco è sotto questo punto di vista più vicino alle lingue moderne.

8 fobeîtai (e, più oltre, \fobeîto) è presente (~ imperfetto) dal verbo fobéomai, che come tutti i verbi con tema uscente in vocale può dar luogo a forme contratte (v. 21.3). Analogamente, “póroun è imperfetto da ˙porév.

Michelazzofine.indd Sec1:81Michelazzofine.indd Sec1:81 10-03-2007 14:09:5510-03-2007 14:09:55

Page 82: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

68 TERZA UNITÀ

6. a. ^^Tí prássvmen;&& [cong., cfr. 26.4] «COSA DOBBIAMO FARE?»b. ˙porév tí prássvmen «mi chiedo cosa dobbiamo fare»c1. “póroun tí prássvmen opp.c2. “póroun tí prássoimen [ott.] «mi chiedevo cosa dovessimo fare»

7. a. ^^Tí prájomen;&& [futuro indic.] «COSA FAREMO?»b. ˙porév tí prájomen «mi chiedo cosa faremo»c1. “póroun tí prájomen opp.c2. “póroun tí prájoimen [fut. ott.] «mi chiedevo cosa avremmo fatto»

8. a. ^^ *Efugen&& [aoristo indic.] «È FUGGITO!»b. cégousin a[tòn –ti ¡fugen «lo biasimano perché è fuggito»c1. ¡cegon [impf.] a[tòn –ti ¡fugen opp.c2. ¡cegon a[tòn –ti fúgoi [aor. ott.] «lo biasimavano perché era fuggito»

Per l’ottativo in frasi dipendenti da TS si parla di solito di ‘ottativo obliquo’, sottintendendo un uso simile a quello del ‘congiuntivo obli-quo’ impiegato in latino per indicare il ‘pensiero indiretto’ (informa-zione o valutazione soggettiva di uno dei personaggi coinvolti nell’e-vento) invece dell’indicativo (dato di fatto presentato come tale da chi parla o scrive).

In realtà la situazione in greco è molto più sfumata. Da un lato, l’ottativo viene largamente impiegato anche per dati di fatto oggettivi; dall’altro, ci sono molti casi evidenti di pensiero o discorso indiretto in cui viene conservato il modo (indicativo o congiuntivo) e il tempo che la frase avrebbe in forma diretta9. E capita anche, non di rado, che le due ‘strategie’ espressive (passaggio all’ottativo e conservazione della forma diretta) siano impiegate contemporaneamente, nello stesso contesto10.

Anche qui dunque, come nel caso del congiuntivo eventuale, non si dovrà pensare a una rigida opposizione binaria con gli altri modi verbali, ma a una tendenza a esprimere la ‘proiezione’ di un evento (su questo concetto v. 26.3), la sua ambientazione nel passato. Una ten-

9 Il fatto che questo ottativo interessi solo la dipendenza dai TS (dopo i TP, come si vede negli esempi qui sopra, viene invece conservato il modo della variante indipendente) fa pen-sare che l’opposizione oggettività/soggettività non fosse sentita sempre come decisiva. Ciò non signifi ca però che fosse estranea alla sensibilità greca, dato che in molti altri casi appare invece un fattore importante, che condiziona la gestione dei mezzi espressivi.

10 Conservazione della forma diretta nonostante la coloritura soggettiva: Tucidide III.31.1 par§noun, \peid| toûton tòn kíndunon fobeîtai, tôn \n &IvníŸ pólevn katalabeîn tina «lo esortavano, vis to che aveva paura di affrontare quella prova, a conquistare una delle città della Ionia». – Impiego contemporaneo di entrambe le strategie espressive: Erodoto VIII.70.2 ˙r rQdeon de –ti ... \n Salamîni kat}menoi øpèr gêw têw &Ayhnaívn naumaxéein mél-loien [ott.], ni khyéntew te \n n}s~ ... poliork}sontai [fut. ind. di poliorkév] «avevano paura [i Peloponnesiaci] perché, trovandosi a Salamina, stavano per affrontare una battaglia navale in difesa della terra degli Ateniesi, e se sconfi tti sarebbero rimasti assediati sull’isola»; Se-nofonte, Anabasi I.2.21 «ken ƒggelow légvn –ti leloipWw eÊh [perf. ott. di leípv] Suénnesiw tà ƒkra, \peì Æsyeto [aor. ind. di a†syánomai] –ti ... «arrivò un messaggero dicendo che Syenne-sis aveva lasciato le alture, dopo che aveva saputo che ...».

Michelazzofine.indd Sec1:82Michelazzofine.indd Sec1:82 10-03-2007 14:09:5610-03-2007 14:09:56

Page 83: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 69

denza, appunto, che il greco al suo solito interpreta con una libertà e ‘disinvoltura’ molto diverse dagli schematismi del latino11.

6.3. Infi nito e frasi infi nitive

L’infi nito e il participio si possono considerare voci nominali del verbo: forme-‘cerniera’, che presentano caratteristiche simili ai nominali (soprat-tutto la possibilità di integrarsi come complementi nella ‘frase semplice’) e, per altro verso, riproducono all’interno dei nominali le dinamiche del verbo (in particolare la reggenza, la capacità cioè di attivare una propria ‘comple-mentazione’ [v. cap. 9]). Nel participio, che presenta tutte le caratteristiche della fl essione nominale, questa particolare natura è chiaramente visibile (v. cap. 7, 10, 11 e 18); meno immediato riconoscerla nell’infi nito, dove può sembrare prevalente o esclusiva la natura verbale (ma v. p. 219).

L’infi nito occupa un posto di rilievo nell’organizzazione sintattica, semantica e pragmatica del greco, ed entra in gioco in una grande varietà di situazioni espressive (v. in particolare i cap. 10, 18 e 22). Ci limitia-mo per il momento a una prima presentazione di quelle più ricorrenti.

Esamineremo i vari usi dell’infi nito seguendo la distinzione (pur discu-tibile: v. più avanti, n. 19) tra valore soggettivo e oggettivo. Non terremo

11 Che l’ottativo obliquo non sia impiegato in modo esclusivo, totalizzante, si spiega anche col fatto che, ‘sovrapponendosi’ al modo verbale originario, può avere l’effetto di annullare differenze espressive come quella fra indicativo e congiuntivo ‘dubitativo’ (v. gli esempi 5-6, e cfr. n. 56 p. 258) o fra indicativo e congiuntivo eventuale (sia –stiw Svkrátouw ˙koúei khleîtai «chiunque ascolta Socrate ne è ammaliato» che –stiw ©n Sv-krátouw ˙koú+ khleîtai «chiunque ascolti Socrate ...» confl uiscono, in dipendenza da TS, nell’unico –stiw Svkrátouw ˙koúoi \khleîto «chiunque ascoltava~ascoltasse Socrate ne era ammaliato»).

' Indicazioni di metodoDa quello che abbiamo detto sull’impiego del congiuntivo ‘eventuale’ e del-

l’ot ta ti vo ‘obliquo’ discendono anche due ovvie indicazioni di metodo:

• se il congiuntivo eventuale non rifl ette necessariamente, rispetto all’indi-cativo, differenze di sostanza nella realtà che esprime, e per di più determi-na in italiano una ‘cifra’ stilistica diversa rispetto a quella del greco, il più delle volte non sarà necessario mantenerlo nella traduzione;

• se l’ottativo obliquo è principalmente una tendenza espressiva (sia pure largamente diffusa), potrà essere reso in italiano con il semplice indicativo, riservando l’u so del congiuntivo o del condizionale (p.es. sosteneva che si trattasse ~ si sarebbe trattato di un caso di omonimia) alle situazioni in cui il contesto richieda di sottolineare in maniera più esplicita il caratte-re soggettivo del l’af fer ma zione.

Michelazzofine.indd Sec1:83Michelazzofine.indd Sec1:83 10-03-2007 14:09:5710-03-2007 14:09:57

Page 84: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

70 TERZA UNITÀ

invece conto di quella tra infi nito semplice e frase infi nitiva, scarsamente motivata in quanto fondata solo sull’assenza o presenza del soggetto.

Infi nito in funzione di soggetto

Si può dire che l’infi nito ha funzione di soggetto quando è introdotto da espressioni impersonali, come le seguenti:

• verbi: p.es. (¡j)esti~\ndéxetai «è possibile», pros}kei~prépei «conviene, è opportuno», deî~xr} «bisogna»12, dokeî «sembra»13, sumbaínei «accade», kinduneúei (~kíndunów \sti) «c’è pericolo che, può darsi che», ecc.;

• aggettivi neutri14: p.es. díkaión~ƒjión \sti «è giusto, doveroso», kreîs-són~a¥retQterón \sti «è preferibile», e†ków \sti «è verosimile», o<ón (t&) \sti «è possibile», ]ådión~xalepón \sti «è facile~diffi cile», kalón~a†sxrón \sti «è bello~brutto», dêlón~fanerón \sti «è evidente»15, ecc.;

• nomi: p.es. kairów [\sti] «è il momento di», sxol} [\sti] «c’è tempo per», ∫ra [\sti] «è tempo di», nómow [\stí] «è usanza, legge», ˙nágkh [\stí] «è inevitabile», ¡rgon [\stí] (+ GEN o agg. poss.) «è (mio~tuo~suo ...) compito», \lpíw~˙n élpistón [\sti] «è~non è prevedibile» (o «sperabile~temibile»: v. 13.2)», ecc.

Infi nito in funzione di oggetto (o comunque di complemento)

Quando l’infi nito è introdotto da un’espressione che ha un proprio soggetto16 si può dire che svolge funzione di complemento; ciò avviene

• in dipendenza da verbi: quasi tutti quelli ‘dinamico-volitivi’ (nella cui se-mantica è presente una nozione di volontà, desiderio, decisione, capacità ecc.) e alcuni di quelli ‘constativo-enunciativi’ (che esprimono constatazio-ne, opinione, affermazione ecc.)17;

12 V. anche il caratteristico nesso polloû~•lígou~tosoútou~... deî «(ci) manca mol to~po-co~tan to~... a che» (anche in forma personale: polloû dév «ci manca molto che io...», «io sono molto lontano dal...»).

13 Spesso anche nel signifi cato pregnante di «sembrare opportuno» > «decidere» (come il lat. videtur): p.es. Tucidide III.36.2 ¡dojen [aoristo ind.] a[toîw o[ toùw paróntaw mónon ˙po-kteî nai, ˙llà kaì toùw ßpantaw Mutilhnaíouw –soi =bôsi, paîdaw dè kaì gunaîkaw ˙ndrapodísai «de cisero [gli A te niesi] di uccidere non solo i presenti, ma anche tutti i Mitilenesi giovani, e di rendere schiavi i fanciulli e le donne». In questa accezione, l’uso impersonale di dokév è entrato a far parte del linguaggio tecnico della politica, per indicare una deliberazione uffi ciale.

14 Sulla frequente omissione del verbo essere in queste espressioni (e in quelle del terzo gruppo) v. p. 218.

15 In costruzione personale questi aggettivi sono invece accompagnati dal participio: dêlón \sti tòn strathgòn Δmartánein ~ ` strathgòw dêlów \stin Δmartánvn nell’identico si-gnifi cato «è evidente che il generale sbaglia» (v. 18.3).

16 In alcuni casi si tratta delle stesse espressioni impersonali viste in precedenza, usate però in forma personale: v. 18.3 e gli esempi citati più avanti nel testo.

17 Per questa distinzione fra due diverse aree semantiche v. 18.1-2, dove si danno anche esempi dei vari tipi di verbi.

Michelazzofine.indd Sec1:84Michelazzofine.indd Sec1:84 10-03-2007 14:09:5810-03-2007 14:09:58

Page 85: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 71

• in dipendenza da nominali (nomi, aggettivi, perfi no avverbi), formati sulla stes-sa radice di un verbo (p.es. dunatów «capace di, in grado di» risp. a dúnamai «potere»; πpoptow «sospettato di» risp. a øpopteúv «sospettare»; spoud} «im-pegno a» risp. a spoudázv «impegnarsi», ªknow «indugio, riluttanza a» risp. a •knév «esitare»; \mpódiow «che è di impedimento» risp. a \mpodízv «impedi-sco»; \pídojow «di cui si può prevedere che» risp. a dokeî «sembra che»; ecc.) o comunque portatori di ‘carica verbale’ (p.es. ¥kanów~o<ow (te) «capace di», ˙m}xanow «incapace di», \pit}deiow «adatto a»; £toimow «pronto a»; ecc.);

• infi ne, in dipendenza più libera da aggettivi indicanti qualità esprime le cir-costanze, le caratteristiche, i limiti con cui tale qualità si esplica (una nozio-ne analoga a quella del complemento ‘di limitazione’); di volta in volta tale infi nito può assumere, a seconda del contesto, valore attivo oppure passivo, nonostante sia quasi sempre in forma attiva (un uso particolare che possiamo defi nire ‘attivo assoluto’)18: p.es.– Iliade 15.569-70 o· tiw ... o·te posìn yássvn o·t& ƒlkimow qw sù máxesyai

«nessuno è più veloce di te nei piedi [posìn DAT pl. = ‘limitazione’] né forte come te a combattere» (valore attivo);

– Tucidide I.70.2 o¥ mén ge ... kaì \pinoêsai •jeîw kaì \pitelésai ¡rg~ «quelli (sono) velocissimi a fare progetti e a metterli in pratica» (attivo);

– Tucidide I.50.5 ... deísantew m| ... a¥ sféterai déka nêew •lígai ˙múnein „sin «... temendo che le loro dieci navi fossero poche per poterli difendere» (attivo);

– Platone, Repubblica 556b ... malakoùw kartereîn pròw =donáw te kaì lúpaw «(i governanti di oggi rendono i giovani) molli a resistere a piaceri e dolori» (attivo);

– Senofonte, Economico 16.11 sklhrà = gê ¡stai kineîn t! zeúgei «la terra sarà dura da smuovere con l’aratro» (passivo);

– Senofonte, Economico 6.9 aπth = \rgasía mayeîn [inf. aor. attivo] te ]åsth \dókei eÂnai kaì =dísth \rgázesyai «questa attività [l’agricoltura] sembra-va la più facile da apprendere e la più piacevole da esercitare» (passivo);

– l’oscillazione tra signifi cato attivo e passivo si ha anche in dipendenza dal-lo stesso aggettivo: p.es. l’infi nito introdotto da ƒjiow ha valore attivo in Tucidide I.70.1 ƒjioi nomízomen eÂnai toîw pélaw cógon \penegkeîn [inf. aor. attivo] «riteniamo di avere il diritto di rimproverare i nostri vicini», valore passivo in Tucidide I.138.3 ‘n Yemistoklêw ... ƒjiow yaumásai [an-che questo inf. aor. attivo] «Temistocle era degno di essere ammirato».

Altri usi dell’infi nito

Fra gli altri usi dell’infi nito, va ricordato in particolare quello sostan-tivato (cfr. 7.3, p. 89): preceduto dall’articolo neutro sing. e regolarmente

18 Meno frequente è che l’infi nito venga usato al passivo. Un esempio interessante è Isocra-te, Panatenaico 156 poi}somai dè t|n rx|n tôn lexyhsoménvn koûsai [inf. aor. attivo] mèn Êsvw tisìn ˙hdê, ]hyênai [inf. aor. passivo] d& o[k ˙súmforon «l’inizio del discorso che sto per fare sarà forse spiacevole per alcuni da ascoltare, ma non inutile da essere detto» (valore passivo espresso, nella stessa frase, prima in forma attiva, subito dopo in forma passiva). – L’uso del-l’‘attivo assoluto’ (di cui si vedano altri esempi in 22.1) è caratteristico della libertà e immedia-tezza del greco nell’uso dell’infi nito, e della sua più generale tendenza a lasciare ambigui molti particolari, delegando a semantica e contesto il compito di chiarire ciò che possa essere rimasto inespresso a livello morfo-sintattico. Ben diversa la ‘logica’ del latino, che ha cura di precisare il valore passivo con l’impiego del supino (cfr. gr. deinòn légein ~ lat. terribile dictu).

Michelazzofine.indd Sec1:85Michelazzofine.indd Sec1:85 10-03-2007 14:09:5810-03-2007 14:09:58

Page 86: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

72 TERZA UNITÀ

declinato come un nome, l’infi nito (o infi nitiva) può essere così inglobato, con qualunque ruolo sintattico (di soggetto o di complemento), all’interno della frase reggente, mantenendo a sua volta la propria integrità di frase (con la relativa complementazione). P.es.:

• Tucidide I.6.5 metà toû gumnázesyai [~ metà têw gumnasíaw] “leícanto «co-minciarono a ungersi [gli Ateniesi] in occasione degli esercizi ginnici»;

• Platone, Fedone 99a ... e† m| dikaióteron ◊mhn kaì kállion eÂnai prò toû feúgein [~ prò têw fugêw] øpéxein t_ pólei díkhn ≥ntin& ©n tátt+ «... [parla Socrate] se non avessi ritenuto che fosse più giusto e più bello, invece di fug-gire [~ della fuga], pagare alla città qualunque pena essa mi avesse dato»;

• Senofonte, Memorabili IV.8.2 \yaumázeto \pì t! e[yúmvw te kaì e[kólvw zên [~ \pì t! e[yúm~ te kaì e[kól~ bí~] «era ammirato [Socrate] per il fatto di vivere in modo tranquillo e sereno [~ per la sua vita tranquilla e serena]»

• Senofonte, Ciropedia I.3.1. Kûrow ... pántvn tôn =líkvn diaférvn \faíneto kaì e†w tò taxù manyánein ∂ déoi kaì e†w tò kalôw kaì ˙ndreívw £kasta poieîn «Ciro appariva chiaramente superiore a tutti i suoi coetanei quanto al fatto di imparare velocemente ciò che doveva e di fare bene e con coraggio ciascuna cosa»

• Demostene, Sulla corona 269 tò dè tàw †díaw e[ergesíaw øpomimn§skein kaì légein – mikroû deîn – –moión \sti t! •neidízein «il fatto di ricordare e parlare dei favori che uno ha fatto è – poco ci manca – simile al rimproverare»

• Senofonte, Ciropedia I.4.3 dià tò filomay|w eÂnai pollà ˙eì toùw paróntaw ˙nhrQta «per il fatto di essere desideroso di apprendere, [Ciro] faceva sempre tante domande ai presenti»

• Platone, Repubblica 526b eÊw ge tò •júteroi a[toì aøtôn gígnesyai pántew \pididóasin «tutte [le persone esercitate nel calcolo] fanno progressi nel di-ventare sempre più pronte».

Il soggetto nelle frasi infi nitive

Come in latino, anche in greco il soggetto delle infi nitive è espresso di norma in accusativo (sia nel caso di valore soggettivo che oggettivo):

• sogg.: dokeî tòn strathgòn deilòn eÂnai «sembra che il generale sia vile» sogg.: légetai tòn strathgòn deilòn eÂnai «si dice che il generale sia vile» ogg.: légousi tòn strathgòn deilòn eÂnai «dicono che il generale sia vile»

• sogg.: ƒjión \sti toùw prodótaw ˙poyn}skein «è giusto che i traditori muoiano» ogg.: boúlomai toùw prodótaw ˙poyn}skein «voglio che i traditori muoiano»

Vi sono però delle deroghe.Anzitutto, nel caso che l’espressione reggente si presenti in forma per-

sonale, il soggetto non viene ripetuto, ed e ven tuali nominali ad esso riferiti vanno in nominativo: p.es.19

19 In questi e in altri casi consimili il greco – a conferma della sua libertà espressiva – usa senza apprezzabili differenze entrambe le varianti (impersonale e personale), diversamente dal latino (classico) che di solito ne ammette come corretta una sola (il più delle volte quella

Michelazzofine.indd Sec1:86Michelazzofine.indd Sec1:86 10-03-2007 14:09:5910-03-2007 14:09:59

Page 87: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 73

• imp.: dokeî tòn strathgòn deilòn eÂnai «sembra che il generale sia vile» pers.: ` strathgòw dokeî deilòw eÂnai «il generale sembra essere vile»

• imp.: légetai tòn strathgòn deilòn eÂnai «si dice che il generale sia vile» pers.: ` strathgòw légetai deilòw eÂnai «il generale è detto essere vile»

• imp.: ƒjión \sti toùw prodótaw ˙poyn}skein «è giusto che i traditori muoiano» pers.: o¥ prodótai ƒjioí e†sin ˙poyn}skein «i traditori sono meritevoli di

morire»

Generalizzando, si può dire che il soggetto viene omesso (ed even-tuali nominali vanno in NOM) quando è identico a quello della reggente, indifferentemente con espressioni di tipo ‘constativo-enunciativo’ (p.es. légei ˙gayòw eÂnai «dice di essere buono») come di tipo ‘dinamico-voli-tivo’ (boúletai ˙gayòw eÂnai «vuole essere buono»)20, e perfi no nel caso di infi nito sostantivato (come si vede chiaramente negli ultimi due esem-pi di p. 72). È un comportamento naturale e ‘logico’ (in mancanza di altri elementi, l’affermazione si intende riferita a chi la fa), che naturalmente non impedisce che il soggetto possa essere comunque espresso (in NOM o in ACC) in funzione enfatica, distintiva, oppositiva ecc.:

• Erodoto I.34.1 \nómise ∞vutòn [pron. rifl essivo di 3ª sing.] eÂnai ˙nyrQpvn Δpántvn •lbiQtaton «pensava [Creso] che fosse lui il più felice degli uomini» (la sottolineatura enfatica prepara, per contrasto, il racconto della rovina di Creso)

• Tucidide IV.28.2 o[k ¡fh a[tòw [sul valore del pronome a[tów v. 8.2] ˙ll& \keînon strathgeîn «[Cleone] disse che stratego non doveva essere lui, ma quell’altro [Nicia]»

• Demostene, Terza Filippica 74 e† d& oÊesye Xalkidéaw t|n ^Elláda sQsein … Megaréaw, ømeîw d& ˙podrásesyai tà prágmata, o[k •ryôw oÊesye «ma se pensate che i Calcidesi o i Megaresi salveranno la Grecia, e voi invece potrete sottrarvi alle diffi coltà, non pensate giusto»

personale). – Questo fatto è importante perché, indirettamente, si rifl ette sul nostro modo di concepire la natura delle subordinate introdotte da espressioni impersonali. In altre parole, di fronte p.es. a una frase come si dice che la polizia abbia arrestato un pericoloso latitante la percezione istintiva ci porterebbe senz’altro a vedere nella subordinata l’oggetto del verbo principale: ma facciamo violenza a noi stessi e, condizionati dalle categorie grammaticali che ci sono state insegnate, arriviamo per rifl esso a parlare di frase soggettiva (in modo da dare un soggetto al verbo reggente); e analogamente ci sentiamo ‘obbligati’ a parlare di soggettiva per légetai tòn stra th gòn deilòn eÂnai. In realtà è probabile che almeno in greco i verbi im-personali fossero percepiti – appunto – come impersonali, quindi tali da non aver bisogno di soggetto e, per altro verso, tali da poter avere un proprio complemento (l’infi nitiva, da con-siderare quindi come oggettiva). Qui come in altri casi, per capire la ‘logica’ del greco antico è meglio dare libero corso alla percezione linguistica spontanea che obbedire a schematismi utili, tutt’al più, per il latino. In proposito v. anche p. 188s.

20 Il latino invece, inspiegabilmente, ammette l’ellissi del soggetto solo in questo secon-do caso: volo esse bonus, ma dico me esse bonum (da qui fra l’altro l’op po si zio ne tra scio me esse bonum «so di essere buono» e scio esse bonus «so [sono capace di] essere buono», analoga a quella greca fra participio e infi nito, v. 18.2). – Anche qui, è paradossalmente il greco ad essere più vicino alla libertà e essenzialità espressiva delle lingue moderne!

Michelazzofine.indd Sec1:87Michelazzofine.indd Sec1:87 10-03-2007 14:10:0010-03-2007 14:10:00

Page 88: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

74 TERZA UNITÀ

• Demostene, Contro Timocrate 8 bouloímhn d& ©n \mé te tuxeîn @n boúlomai toûtón te payeîn @n ƒjiów \sti «vorrei, io ottenere ciò che desidero, lui invece subire ciò che merita».

Un secondo frequente caso di ellissi si ha in sentenze, massime e altre affermazioni di validità generale (quelle espresse di solito in forma di in-fi nitiva soggettiva), dove il soggetto può essere omesso appunto in quanto generico21: p.es.

• deî –rkouw threîn «bisogna rispettare i giuramenti»

• kairów \sti suggignQskein «è il momento di perdonare»

• kalón \sti ˙poyn}skein øpèr têw patrídow «è bello morire per la patria»

• xalepón \sti plouteîn «è diffi cile arricchire»

Nel caso di nominali riferiti al soggetto sottinteso, essi vanno di norma in ACC, singolare (in relazione a un ipotetico sogg. tiná «uno») o plurale (in relazione a un ipotetico sogg. pántaw «tutti»)22:

• deî –rkouw threîn, toîw yeoîw peiyómenon [opp. -ménouw] «bisogna rispettare i giuramenti, obbedendo agli dei»

• kairów \sti suggignQskein, nomízonta [opp. -ontaw] –ti ... «è il momento di perdonare, considerando che ...»

• kalón \sti ˙poyn}skein maxómenon [opp. -ménouw] øpèr têw patrídow «è bello morire combattendo per la patria»

• xalepón \sti plouteîn m| parabaínonta [opp. -ontaw] toùw nómouw «è diffi cile arricchire non violando le leggi»

21 Anche qui l’omissione è naturale: fi no a prova contraria, si presuppone che il rispetto dei giuramenti, l’opportunità di perdonare, la diffi coltà di arricchire ecc. riguardino chiunque. E anche qui è possibile che il soggetto sia comunque espresso (in ACC) per circoscrivere la portata dell’affermazione: ƒjión \stí se –rkouw threîn «è giusto che tu rispetti i giuramenti», kai rów \stin ømâw suggignQskein «è il momento che voi perdoniate» ecc.

22 Naturalmente non si dovrà fare l’errore di vedere in questi nominali il soggetto delle rispettive frasi, come se p.es. kalón \sti ˙poyn}skein maxómenon [~ -ménouw] øpèr têw patrídow volesse dire «è bello che muoia chi combatte per la patria»: un signifi cato che, a parte l’as sur di-tà logica, è escluso dal fatto che – fi no a prova contraria – maxómenon [~ -ménouw] non va inteso come participio sostantivato in quanto non accompagnato dall’articolo (v. 7.3).

23 Il modo diretto ed essenziale con cui l’infi nito può saldarsi al nominale reggente richiama espressioni come tempo di perdonare, paura di volare, invito ad andare, speranza di vederti,

' Indicazioni di metodoAbbiamo avuto modo di rilevare la libertà con cui l’infi nito è usato in greco:

libertà che lo differenzia dalla rigidità del latino, avvicinandolo piut tosto alle lingue moderne. Questa naturale sintonia può e deve essere sfruttata, p.es. per gestire cor-rettamente i frequenti casi di el lissi del soggetto o di infi nito retto da nominali (kai-rów \sti sug gi gnQ skein, dí kai ów \stin ˙po yn} skein, karteròw máxesyai «forte a com battere», ma la kòw kar te reîn «(troppo) molle per resistere» ecc.)23.

Michelazzofine.indd Sec1:88Michelazzofine.indd Sec1:88 10-03-2007 14:10:0110-03-2007 14:10:01

Page 89: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 75

6.4. La diatesi verbale

‘Diatesi’ (da diáyesiw «disposizione») è categoria grammaticale impor-tante, punto di incontro di fenomeni di vario genere (morfologici, sintattici, semantici ecc.). Con questo termine si indica infatti l’‘orientamento’ dell’e-vento descritto dal verbo, che p.es. – nel caso di verbi indicanti una azione – può essere rappresentato dal punto di vista sia di chi la compie (diatesi attiva), sia di chi la subisce o ne è destinatario (diatesi passiva)24.

La questione può sembrare semplice, dato che dell’opposizione attivo/passivo è facile fare esperienza nella comune pratica linguistica. In realtà essa è complicata – e non solo in greco – da una serie di fattori di cui oc-corre avere consapevolezza:

• un conto è parlare di orientamento dell’evento (che è concetto di tipo seman-tico-sintattico), un conto parlare della forma del verbo che lo descrive (che è concetto di tipo morfologico); il fatto che si parli indifferentemente di diatesi e di forma (o voce) del verbo dimostra che i due piani vengono invece confusi;

• questa pratica è metodologicamente poco corretta, ma sarebbe tollerabile se si potesse dare per scontata una regolare corrispondenza tra forma e signifi cato (nel senso cioè che un verbo di forma attiva rappresenti sempre un evento di signifi cato attivo, e analogamente per il passivo); invece ...

• ... accade non di rado che la semantica di un verbo sia passiva nonostante la forma attiva (p.es. ho preso un calcio al ginocchio) o – all’opposto – attiva no-nostante la forma passiva (è p.es. il caso dei deponenti latini e, come vedremo fra poco, del medio transitivo greco)25.

diffi cile da dire ecc. (analogamente in molte lingue moderne). Il latino, che non usa l’infi nito con la stessa fl essibilità e ‘disinvoltura’ del greco, in questi casi si serve per lo più del gerundio (tempus ignoscendi) o del supino (diffi cile dictu); e anche il greco e le lingue moderne possono impiegare forme analoghe, come l’in fi nito sostantivato (` kairòw toû suggignQskein, il tempo del perdonare; cfr. ingl. the time of forgiving). Non c’è dubbio però che la costruzione diretta con l’infi nito sia quella di gran lunga più frequente, quella più vicina all’istintiva sensibilità linguistica.

24 Sulla possibilità che, in alternativa alla diatesi, l’orientamento del l’a zio ne risulti dalla semantica del verbo dell’espressione perifrastica corrispon dente (p.es. colpire ~ dare colpi / essere colpito ~ ricevere colpi) v. 9.6.

25 Può accadere anche che alla stessa forma corrispondano entrambi i signifi cati, come in \laúnein («spingere avanti» ~ «andare avanti»), nel lat. movere («muovere» ~

Mettendosi sulla stessa ‘lunghezza d’onda’ del greco è anche più facile risol-vere, sen za drammatizzarlo, il problema dell’ambiguità attivo/passivo legata al fenomeno del l’‘at ti vo assoluto’: quasi sempre l’esatta comprensione è suggerita – per noi, come del resto doveva avvenire per i greci – dalla natura semantica delle parole in questione (nel senso cioè che ovviamente ®ppow taxùw pínein vorrà dire «cavallo veloce nel bere» [attivo], oÂnow =dùw pí nein in vece «vino piacevole da bere» [passivo]), e naturalmente dal contesto.

Michelazzofine.indd Sec1:89Michelazzofine.indd Sec1:89 10-03-2007 14:10:0210-03-2007 14:10:02

Page 90: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

76 TERZA UNITÀ

Con queste premesse, prendiamo in esame i principali caratteri del si-stema diatetico del greco, che con la sua ricchezza e complessità offre anche l’occasione per approfondire e correggere alcune categorie della grammati-ca tradizionale.

Attivo, medio, passivo

Diversamente dall’italiano (e da altre lingue moderne), il greco non si limita alla distinzione attivo/passivo ma presenta anche una diatesi ‘me-dia’, così defi nita dai grammatici antichi perché in qualche modo interme-dia (mésh) fra le altre due26.

Fatta eccezione per l’aoristo e il futuro, negli altri tempi (presente e perfetto) di solito il medio e il passivo sono espressi dalla stessa forma (che prende allora il nome di ‘medio-passiva’). Dato poi che a sua volta il medio presenta una pluralità di signifi cati, è chiaro che spesso una stessa voce verbale può, almeno in astratto, prestarsi a più di una interpretazione.

Medio intransitivo e medio transitivo

Per affrontare in modo consapevole queste frequenti situazioni di po-lisemia (cioè, appunto, di espressione con più signifi cati) è utile distingue-re due varianti principali del medio:

• medio intransitivo o rifl essivo, quando l’azione si esercita sul soggetto stesso che la compie: p.es. (da ˙péxein «tenere lontano, trattenere») ˙péxomai «mi tengo lontano, mi trattengo», come in Isocrate, Nicocle 49 péxesye tôn llo-trívn «tenetevi lontano dalle cose altrui»;

• medio transitivo, quando l’azione si esercita su qualcosa di diverso dal sog-getto, come in Platone, Simposio 213d tW xeîre mógiw ˙péxetai «a stento trat-tiene le mani».

L’uso del medio intransitivo~rifl essivo è abbastanza chiaro, nella sua opposizione all’attivo e nell’affi nità semantica col passivo (trattenersi e essere trattenuto esprimono due eventi sostanzialmente simili, almeno

«muoversi»), nel l’ital. diminuire (sto diminuendo la mia attività ~ la mia attività sta diminuendo), nell’ingl. to change (I’m changing my mind ~ my mind is changing) ecc. (v. più avanti). – Questa sovrapposizione di valori è poi normale al di fuori dei verbi, cioè nei tanti nomi, aggettivi e avverbi che, pur essendo portatori di una ‘carica verbale’, non possono esprimerla morfologicamente in quanto privi di diatesi: p.es. – per riprendere gli esempi ora citati – ¡lasiw (che, formato dalla stessa radice di \laúnein, ha il valore attivo di «trasferimento, rimozione» e quello passivo~in tran sitivo di «marcia, corteo»), diminuzione ecc.

26 A dire il vero, come vedremo meglio a suo tempo (24.3), in origine vi era un’op po si zio-ne binaria attivo/medio, e solo successivamente hanno cominciato a diffondersi forme auto-nome per il passivo. D’altra parte nel greco standard di età classica, quello che qui interessa a fi ni didattici, il passivo si presenta ormai abbastanza sviluppato e semanticamente distinto dal medio (anche se morfologicamente per lo più coincidente con esso), e almeno per il mo-mento possiamo quindi parlare di un’articolazione triplice attivo/medio/passivo.

Michelazzofine.indd Sec1:90Michelazzofine.indd Sec1:90 10-03-2007 14:10:0210-03-2007 14:10:02

Page 91: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 77

nel risultato); per di più, corrisponde a espressioni rifl essive di uso comu-ne in italiano e in molte altre lingue (lavarsi, liberarsi, fermarsi, vestirsi, nutrirsi ecc.)27.

Meno immediato capire il signifi cato e la ‘logica’ del medio transitivo, che a prima vista sembra semanticamente uguale – e quindi ridondante – rispetto all’attivo: come criterio provvisorio si può dire che spesso de-scrive un evento a cui il soggetto prende parte non solo in quanto ‘agente’ ma anche con un coinvolgimento particolare (appartenenza, interesse concreto, partecipazione emotiva o altro28).

Attivo intransitivo29

Nel medio transitivo abbiamo un chiaro esempio di mancata corri-spondenza tra forma (medio-passiva) e signifi cato (attivo). La situazione opposta si ha nell’‘attivo intransitivo’, quando cioè – come del resto av-viene anche in altre lingue (v. sopra, n. 25) – un verbo di per sé transitivo descrive un evento in cui il soggetto non è colui che compie l’azione ma colui che la subisce o vi è coinvolto: p.es. (sempre da ˙péxein «tenere lon-tano») Isocrate, Contro i sofi sti 2 ˙péxomen taúthw têw fron}sevw «siamo lontani da questo pensiero»30.

Passivo

Rispetto all’uso che ci è familiare, il passivo greco presenta diverse particolarità (frutto probabilmente della sua origine ‘posticcia’ e di una natura che anche nel greco standard di età classica doveva rimanere in parte ibrida). Esse verranno illustrate via via che se ne presenta l’occa-sione; ma va ricordato qui almeno il fatto che è ampiamente attestato anche l’uso passivo di verbi con medio transitivo. Ecco p.es. la situazione del verbo a¥rév:

27 Un altro elemento di ‘familiarità’ del medio intr.~rifl . è che esso è ben attestato anche in latino (p.es. lavor, moveor, delector ecc.), dove invece – se si prescinde dai verbi ‘depo-nenti’ – il medio transitivo manca quasi del tutto.

28 Per riprendere l’esempio citato, tW xeîre ˙péxetai [invece dell’attivo ˙péxei] si spie-ga pensando che si tratta delle sue mani. Con un verbo come lúein «scio gliere» il paralle-lismo espressivo che si crea in questo modo fra medio intr.~rifl . (lúomai) e medio trans. (lúomai tàw xeîraw) è analogo a quello esistente fra gli equivalenti italiani mi slego e mi slego le mani.

29 Su un altro uso (improprio) del termine ‘intransitivo’ v. 9.2.30 Del fenomeno dell’attivo intransitivo si possono dare spiegazioni diverse. Spesso

si tratta di ‘intransitività’ solo apparente: il verbo, almeno in origine, ha il normale valore transitivo, ma il complemento è omesso in quanto facilmente prevedibile (come in caso di gergo tecnico-specialistico: p.es. \laúnein~movere può signifi care «muovere, dirigersi, avanzare» perché si sottintende qualcosa come stratón~exercitum; e così è normale negli sport dire battere, servire, tirare, parare, deviare ecc.) oppure ininfl uente (come in caso di ‘uso assoluto’: v. 9.1). Ma al di là di questo, si tratta di prendere atto di una ‘fl essibilità’

Michelazzofine.indd Sec1:91Michelazzofine.indd Sec1:91 10-03-2007 14:10:0310-03-2007 14:10:03

Page 92: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

78 TERZA UNITÀ

• l’attivo a¥reîn signifi ca «prendere»; da qui il passivo a¥reîsyai «essere pre-so» (p.es. Erodoto III.159.1 BabulWn mén nun oπtv tò deúteron a¥réyh [aor. pass.] «in questo modo Babilonia fu presa per la seconda volta»);

• il medio trans. a¥reîsyai signifi ca «scegliere, eleggere»; da qui il passivo a¥reî syai «essere scelto, eletto» (p.es. Demostene, Sulla corona 29 présbeiw Òréyh san [aor. pass.] E·boulow, A†sxínhw ... «furono scelti come ambascia-tori Eubulo, Eschine ...»).

Schema riassuntivo della diatesi verbale

Per rendere più evidenti somiglianze e differenze tra piano se-mantico e piano morfologico, il sistema diatetico del greco può esse-re rappresentato come segue (esempi dal verbo \mbállein «lanciare, gettare»):

Orientamento transitivoIl soggetto compie l’azione

Orientamento passivo~intransitivoIl soggetto subisce l’azione o vi è coinvolto

Forma attiva

Attivo transitivoPlutarco, Vita di Fabio 2.2 &Anníbaw fó-bon e†w t|n ^RQmhn \néballe [impf.] «Annibale spargeva terrore su Roma»

Attivo intransitivoTucidide IV.14.1

taîw loipaîw ... \néballon [impf.]«si scagliavano contro le altre [navi]»

Rifl essivo 31

Cassio Dione XLV.31.1 ` dè kaì metà tôn –plvn \w tò ]eûma∞autòn \nébalen «e quello con tutta l’armatura si gettò nella corrente»

Formamedia

Medio transitivoDemostene, Contro Conone 31\mbálletai marturían ceudê

«presenta una testimonianza falsa»

Medio intransitivo~rifl essivoAristofane, Pace 1312

\mbállesye tôn lagœvn«gettatevi sulle lepri»

Formapassiva

[per la possibilità di avere un compl. oggetto anche con verbo al passivo

v. 9.4-5]

PassivoCassio Dione, Ep. 143.5 tò sôma \w tòn

potamòn \nebl}yh [aor. pass.]«il corpo fu gettato nel fi ume»

espressiva che il greco condivide con altre lingue (v. la n. 25 qui sopra), e che rappresenta l’altra faccia della medaglia rispetto al l’u so ‘causativo’ o ‘fattitivo’ (verbo che indica non un’azione che si compie, ma che si fa compiere a un altro): per cui p.es. di baínv si può dire che «andare» rappresenti l’uso intransitivo rispetto a quello transitivo di «spingere, far andare» oppure – all’opposto – che «far andare» sia l’uso cau sativo rispetto a quello intransitivo di «andare» (cfr. n. 21 p. 245).

31 Il riflessivo è collocato in posizione intermedia perché la ‘coreferenzialità’ (cioè l’i den ti tà) fra soggetto e oggetto fa sì che il significato sia al tempo stesso attivo e pas-sivo~intransitivo. – Quanto al valore semantico del riflessivo propriamente detto (del tipo ho ferito me stesso), in teoria esso dovrebbe distinguersi dal riflessivo ‘mediale’ (mi sono ferito) per il fatto di esprimere un’azione intenzionale. In realtà anche qui, come spesso nei fatti linguistici, i comportamenti sono oscillanti.

Michelazzofine.indd Sec1:92Michelazzofine.indd Sec1:92 10-03-2007 14:10:0410-03-2007 14:10:04

Page 93: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 79

Capitolo 7Caratteristiche e funzioni dell’articolo

L’articolo rappresenta per il greco uno strumento di straordinaria poten-za ed effi cacia. Grazie alla sua particolare vitalità (che gli deriva dall’originaria natura pronominale) e alla capacità di entrare in sinergia con altre importanti

32 Anche se, come si è detto, il medio transitivo esprime spesso una forma di coinvolgi-mento del soggetto nell’evento descritto dal verbo, ciò non vuol dire che il suo signifi cato si possa ricavare sommando meccanicamente questa nozione al valore-base del verbo all’atti-vo. È il caso p.es. di politeúein: • l’attivo politeúein (ma anche il medio politeúesyai) è usato nel senso di «vivere da

cittadino» (cioè godendo dei diritti di cittadinanza); • il medio (e solo il medio) politeúesyai è usato nel senso di «partecipare attivamente alla

vita politica» > «governare»; • da questo valore di medio transitivo se ne sviluppa a sua volta uno passivo, per cui po li-

teú e syai signifi ca anche «essere governato».

' Indicazioni di metodoNell’interpretazione dei testi, una buona padronanza del sistema diatetico

greco è fondamentale. Soprattutto, è importante essere consapevoli delle dif-fi coltà (legate principalmente, come in tanti altri casi, alle differenze rispetto all’italiano, e più in generale alle lingue moderne) e possedere precisi criteri di metodo per risolverle.

Premesso che di fronte alle situazioni di ambiguità il criterio decisivo rima-ne il contesto, ecco qualche suggerimento:

• ambiguità dovuta alla coincidenza morfologica fra medio e passivo: potrà essere risolta a favore del passivo in presenza di un complemento d’agente (espresso per lo più con øpó + GEN, o anche con pará~prów + GEN), oppure se il verbo in questione è coordinato ad altro verbo sicuramente passivo;

• ambiguità dovuta al duplice valore del medio: un buon vocabolario segnala i va ri valori del medio, soprattutto il medio transitivo (che, essendo per noi meno ‘na tu ra le’ e prevedibile dell’altro, necessita di un’esplicita atte-stazione per poter essere riconosciuto32); a favore del medio transitivo può giocare naturalmente l’e ven tuale presenza di un complemento oggetto;

• considerazioni analoghe valgono per l’ambiguità legata alla possibilità che l’at ti vo sia usato intransitivamente.

C’è da dire infi ne che, in un terreno complesso come quello della diatesi, even-tuali imprecisioni o incoerenze (anche terminologiche) del vocabolario rischiano di risultare particolarmente dannose. Tanto più necessaria è dunque un’attenta con-sultazione, che non si limiti a ‘cercare la traduzione’ ma entri più in profondità nel signifi cato del verbo in questione, anche con l’ausilio degli esempi citati.

Michelazzofine.indd Sec1:93Michelazzofine.indd Sec1:93 10-03-2007 14:10:0510-03-2007 14:10:05

Page 94: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

80 TERZA UNITÀ

risorse linguistiche (oltre alla fl essività della lingua, si pensi in particolare al-l’ampia gamma di forme participiali: cfr. 12.1), riesce a soddisfare in maniera estremamente sintetica un largo ventaglio di esigenze espressive, e può essere considerato senz’altro l’elemento più importante di tutta la sintassi greca33.

7.1. L’originaria natura pronominale

Quello che noi conosciamo come ‘articolo’ non esisteva in origine come tale. Era, piuttosto, un pronome dimostrativo (con le funzioni contestuali degli altri dimostrativi: cfr. 5.4), forma semanticamente e fonicamente autonoma, che progressivamente ha sviluppato un valore funzionale (cfr. 1.5) trasformandosi così da ortotonica in appositiva34.

Questo processo è documentato nei poemi omerici, che come per altri fenomeni fotografano una realtà ‘in movimento’, con tratti arcaici accanto ad altri più recenti.

Tralasciando i numerosissimi casi in cui l’articolo è semplicemente assente35 (fatto, peraltro, scarsamente signifi cativo in quanto normale nella poesia greca di qualunque epoca e genere), vediamo alcuni esempi atti a illustrare i diversi valori con cui viene impiegato36:

• la natura pronominale è resa evidente quando compare in isolamento (cioè senza il supporto immediato di un nome)37, in riferimento a un elemento già menzionato (uso anaforico~epanalettico) oppure ancora da menzionare (uso cataforico~prolettico): p.es.

È interessante notare il contributo che al superamento di questa ambiguità può dare la qualità semantico-lessicale delle parole: politeúetai, fi no a prova contraria, varrà come me-dio se il soggetto è nome indicante persona, come passivo se è nome indicante città, regione e simili.

33 Proprio per questa sua oggettiva centralità, l’articolo entra in gioco in numerosi feno-meni espressivi: v. in particolare 5.3, 8.2, 9.6, 16.3, 22.2.

34 Sul fatto che, nonostante questo, l’articolo continui ad essere scritto con l’accento v. p. 15. Per evitare inutili complicazioni, viene seguita anche qui la grafi a tradizionale.

35 P.es. Iliade 1.22-23 ¡ny& ƒlloi mèn pántew \peuf}mhsan &Axaioí | a†deîsyai y& ¥erêa kaì ˙ glaà déx yai ƒpoina «al lo ra tutti gli altri Achei approvarono di rispettare il sacerdote e di accettare gli splendidi doni». Il passo (ma se ne potrebbero citare molti altri) è interessante anche perché solo due versi prima troviamo ƒpoina preceduto da articolo (paîda d& \moì lú sai-te fílhn, tà d& ƒpoina déxesyai «[parla il sacerdote Crise] lasciatemi libera la fi glia, e accettate in riscatto questi doni»). Per spiegare questo comportamento si potrebbe dire da un lato che la prima volta l’articolo ha valore di dimostrativo («questi do ni») mentre la seconda volta manca perché il senso è un po’ diverso (rispettare un sacerdote [come questo], non rifi utare doni ric-chi [come questi]): ma si tratterebbe forse di considerazioni speciose, al di là delle quali resta comunque il dato di fatto di un uso oscillante, condizionato anche da esigenze di carattere metrico.

36 Per la possibilità che l’articolo sia usato con valore di pronome relativo v. n.24 p. 282.37 Nella maggior parte dei casi l’articolo è seguito da postpositiva (p.es. ` mén, ` dé, – ge,

` gár ecc.) e/o preceduto da prepositiva (p.es. a[tàr `, ˙ll& – ge ecc.), una condizione che

Michelazzofine.indd Sec1:94Michelazzofine.indd Sec1:94 10-03-2007 14:10:0510-03-2007 14:10:05

Page 95: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 81

Il. 7.81 (an.) e† dé k& \gW tòn £lv «se sarò io a sopraffare lui»

Il. 10.363 (an.) √w tòn Tudefidhw “d& ` ptolíporyow &Odusseùw | diQketon «così il Tidide e Odisseo distruttore di città lo inseguivano

[Dolone, ricordato in precedenza]

Il. 5.301 (cat.) tòn ktámenai memaWw, –w tiw toû g& ˙ntíow ¡lyoi «bramoso di ucciderlo, l’uomo che gli fosse venuto contro»

Od. 4.655 (cat.) ˙llà tò yaumázv: Êdon \nyáde Méntora dîon «di questo mi stupisco: che ho visto qui il divino Mentore»

• due pronomi di seguito (v. anche n. 31 p. 146): p.es.

Il. 15.539 «ow ` t! polémize « fi nché quello combatteva con l’altro»

Il. 22.199 qw d& \n •neír~ o[ dúnatai feúgonta diQkein: o·t& ƒr& ` tòn dúnatai øpofeúgein o·y& ` diQkein, √w ` tòn o[ dúnato márcai posín, o[d& ≠w ˙lújai «come in un sogno non si può inseguire chi fugge, e uno non

può sfuggire all’altro, né l’altro inseguire lui, così l’uno non riusciva a raggiungere a piedi l’altro, né l’altro a sfuggirgli»

• spesso il pronome (anche se di per sé anaforico) è seguito, a maggiore o minore distanza, dalla menzione esplicita del termine a cui si riferisce (come in è molto tempo che non li vedo, i nostri vicini), con una sorta di ridondanza espressiva tipica dell’andamento disteso, ripetitivo, ‘cumulativo’ dell’epos omerico: p.es.

Il. 6.160 t! dè gun| Proítou \pem}nato dî& *Anteia kruptadí+ filóthti mig}menai: ˙llà tòn o· ti peîy& ˙gayà fronéonta dafifrona Bellerofónthn «con lui [Bellerofonte] la moglie di Proitos, la divina An-

tea, bramava unirsi in amore furtivo: ma non riuscì affatto a convincerlo, l’onesto e assennato Bellerofonte»

Il. 2.402 a[tàr ` boûn ¥éreuse ƒnaj ˙ndrôn &Agamémnvn «poi egli sgozzò un toro, il signore di uomini Agamennone»

Il. 1.33 √w ¡fat&, ¡deisen d& ` gérvn kaì \peíyeto múy~ «così disse [Achille] e questi ebbe paura, il vecchio [Crise],

e obbediva all’ordine»

Quest’ultimo esempio aiuta a capire come l’originario pronome possa aver progressivamente sviluppato una natura funzionale, perdendo il suo status di parola autonoma: quando il pronome (`) e la sua ripresa epana-

indubbiamente contribuiva a ‘rinforzarlo’ (come del resto avviene nel greco di età storica con i nessi ` mén ~ ` dé: v. 41 p. 50 e 5.3): sono stati perciò scelti esempi nei quali l’articolo appare da solo, senza il supporto di appositive, la situazione più chiara in cui la sua origina-ria natura pronominale si manifesta per così dire ‘allo stato puro’. Altrettanto chiaramente essa emerge quando è seguito da interpunzione (come in Odissea 10.73 o[ gár moi yémiw \stì komizémen o[d& ˙popémpein | ƒndra tón, –w te yeoîsin ˙péxyhtai makáressin «non mi è lecito accogliere o accompagnare quell’uomo che è in odio agli dèi beati») o addirittura da fi ne di verso (come in I lia de 21.226 æ kén me damássetai, æ ken \gW tón «[provare] se [Ettore] ucci-derà me [Achille], o io lui»).

Michelazzofine.indd Sec1:95Michelazzofine.indd Sec1:95 10-03-2007 14:10:0610-03-2007 14:10:06

Page 96: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

82 TERZA UNITÀ

lettica (gérvn) venivano ad essere contigui, poteva essere facile perdere la nozione dell’originaria autonomia dei due elementi («costui, il vecchio») e sentirli come formanti un nesso unitario38.

* * *

Comunque siano andate le cose, sta di fatto che in Omero, accanto a molti casi di chiaro valore pronominale, ve ne sono numerosi altri in cui la trasformazione da pronome ad articolo sembra ormai compiuta, o quanto-meno assai avanzata, con un ventaglio di usi non molto diverso da quello del greco di età storica. In particolare, i poemi attestano l’impiego dell’articolo

• per sostantivare aggettivi, participi, avverbi, ecc.: p.es.

Il. 4.260 &Argeívn o¥ ƒristoi «i migliori fra gli Argivi»

Od. 17.218 qw a†eì tòn `moîon ƒgei yeòw qw tòn `moîon «perché sempre il dio avvicina il simile al simile»

Il. 1.70 ≠w Ædh tá t& \ónta tá t& \ssómena pró t& \ónta [Calcante] «che conosce le cose che sono, che saranno, che furono prima»

Il. 23.702 t! mèn nik}santi mégan trípoda «per il vincitore [Achille mise in palio] un grande tripode»39

Od. 11.66 nûn dé se tôn ªpiyen gounázomai «ora ti prego in nome di quelli che sono indietro»40

Od. 20.52 ˙níh kaì tò fulássein | pánnuxon \gr}ssonta «è una pena lo stare in guardia vegliando tutta la notte»

• per dare valore attributivo all’espressione che segue: p.es.

Il. 23.336 tòn dejiòn ®ppon «il cavallo di destra»

Od. 11.376 tà sà k}dea [cfr. 14.185 tà w& a[toû k}dea] «le tue pene»

Il. 15.37 tò kateibómenon Stugòw πdvr «l’acqua di Stige che scorre giù»

Il. 14.274 o¥ ¡nerye yeoì Krónon ˙mfìw \óntew «gli dèi di sottoterra, che stanno intorno a Crono»41

Il. 14.503 = Promáxoio dámar «la sposa di Promaco»

38 Analogo è stato il processo che ha portato allo sviluppo dell’articolo italiano dal pro-nome latino ille.

39 Due versi dopo (704) ˙ndrì dè nikhyénti [senza articolo] gunaîk& \w mésson ¡yhke «per l’uo mo sconfi tto mise in palio una donna», mentre in precedenza (23.660) a[tàr ` nikhyeìw dé paw oÊ setai «lo sconfi tto si porterà via una coppa»: oscillazioni espressive tipiche di una realtà linguisticamente ibrida come quella dei poemi omerici.

40 Dato che queste parole sono pronunciate nell’oltretomba, durante il viaggio di Odis-seo nel l’Ade, l’espressione indica «i vivi» (analogamente anche noi diciamo quelli che ci han-no preceduto in riferimento ai defunti).

41 Anche qui un comportamento oscillante: diversamente da ¡nerye (che pure ha lo stesso valore attributivo), \óntew è collocato al di fuori del blocco ar ticolo-nome.

Michelazzofine.indd Sec1:96Michelazzofine.indd Sec1:96 10-03-2007 14:10:0710-03-2007 14:10:07

Page 97: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 83

Il. 23.380 a¥ Fhrhtiádao podQkeew ¡kferon ®ppoi «conseguirono il premio le veloci cavalle del fi glio di Ferete»

• per attribuire una qualità a un nome (o anche pronome) che precede: p.es.

Il. 11.613 tá g& ªpisye Maxáoni pánta ¡oike | t! &Asklhpiád+ «da dietro somiglia in tutto a Macaone, il fi glio di Asclepio»

Il. 14.278 yeoùw d&•nómhnen ßpantaw | toùw øpotartaríouw «chiamò per nome tutti gli dèi, quelli del Tartaro»

Il. 9.558 ≠w kártistow \pixyonívn génet& ˙ndrôn | tôn tóte «che fu il più forte degli uomini di allora»

Il. 21.5 æmati t! protér~ «il primo giorno»

Il. 2.595 Yámurin tòn Yr}ïka «Tamiri il Trace»

Od. 24.497 u¥eîw o¥ Dolíoio «i fi gli di Dolio»

Il. 11.535 ƒntugew a¥ perì dífron «le sponde intorno al carro»

Od. 7.223 \mè tòn dústhnon «me, l’infelice»

Nella prosa42 di età storica il valore puramente pronominale del l’arti-colo si conserva solo in poche espressioni stereotipate:

• kaì –w~≥ «e quello~quella», ‘ (forma isolata di ‘dire’43) d& –w~≥ «ed egli~ella disse», e simili;

• kaì tòn (~t|n ~toùw ...) come soggetto44 all’inizio di frase infi nitiva: ciò si verifi -ca quasi sempre nel caso di narrazione in discorso indiretto (dipendente da un disse che ..., dicono che ... e simili: v. 31.5), articolata al proprio interno in una serie di frasi allineate paratatticamente45;

• la ripetitività quasi ‘formulare’ di questo modulo è evidente nel caso, piuttosto frequente, che esso si presenti raddoppiato: ≠w kaì –w, tòn kaì tón, tò kaì tó, tà kaì tá ecc. «questo e quest’altro»;

• in espressioni avverbiali come prò toû «prima d’ora, in precedenza»; \n toîw «fra l’altro~gli altri» (usata come rafforzativo di un superlativo, v. n. 8 p. 164) ecc.

42 Non prendiamo in considerazione la poesia, dove la persistenza di usi pronominali è linguisticamente meno signifi cativa in quanto attribuibile almeno in parte all’infl usso della tradizione epica.

43 Imperfetto da un verbo “mí «dire» usato come inciso principalmente in questa forma di 3ª sing. e in quella di 1ª sing. (‘n d& \gQ «feci io»).

44 Più raramente questa espressione è usata, sempre all’inizio di infi nitiva, anche in altri ruoli sintattici, p.es. Erodoto I.24.5 kaì toîsi \selyeîn =don|n e† mélloien ˙koúsesyai toû ˙rí-stou ˙n yrQ pvn ˙oidoû «e in quelli si insinuò il piacere di poter ascoltare il cantore migliore del mondo».

45 Un simile andamento ‘additivo’ (su cui v. 4.2-3), analogo a quello della narrazione epica, creava condizioni favorevoli per l’impiego di forme pronominali diffuse nel l’e pos, ma al tempo stesso – evidentemente – non lontane dalla colloquialità (come dimostra fra l’altro il loro ricorrere nei dialoghi di Platone).

Michelazzofine.indd Sec1:97Michelazzofine.indd Sec1:97 10-03-2007 14:10:0810-03-2007 14:10:08

Page 98: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

84 TERZA UNITÀ

• quando è seguito immediatamente da un pronome relativo (di solito al neu-tro, nel senso di «ciò che»): p.es. Platone, Protagora 320d \k gêw kaì puròw meíjantew kaì tôn –sa puròw kaì gêw keránnutai «[gli dèi plasmano gli uomini] impastandoli con terra e fuoco e con le cose che sono miste di fuoco e terra»

Al di fuori di questi casi, l’articolo non ha valore pronominale, a meno che non sia – come già in Omero (v. sopra, n. 37) – ‘rinforzato’ col suppor-to di una postpositiva: è il caso di ` mén e ` dé46, usati, non diversamente dalle due particelle (v. 4.2), sia in coppia che isolatamente (e qui, prevedi-bilmente, ` dé molto più spesso di ` mén).

* * *La funzione dell’articolo propriamente detto (quando cioè non ha più

valore pronominale) può essere esaminata da due diversi punti di vista:

• in quanto permette di differenziare il signifi cato delle espressioni con la sua sola presenza o assenza (parole precedute da articolo vs parole prive di articolo);

• in quanto permette di differenziare il signifi cato delle espressioni in base alla loro collocazione (posizione interna vs posizione esterna).

Pur trattandosi evidentemente di due facce della stessa medaglia, analizzeremo separatamente i due aspetti, riservandoci di mostrarne più avanti la complementarità (v. p. 222s.).

7.2. Funzione pragmatico-contestuale

Fra i molti fattori che possono determinare la presenza o assenza dell’ar-ticolo, il più interessante è quello legato alla sua funzione pragmatico-con-testuale, riassumibile in questo principio di fondo:

di regola l’articolo accompagna gli elementi già noti, mentre ne sono privi quelli che compaiono per la prima volta.

Alla luce di questo principio logico e facilmente comprensibile (di cui fra l’altro si fa esperienza nella quotidiana pratica comunicativa47) si spiegano diversi comportamenti espressivi del greco. I più importanti e complessi verranno descritti a suo tempo (9.6 e 22.2); qui di seguito, alcuni esempi di uso dell’articolo con numerali e l’analisi di un breve brano che mette in evidenza la funzione dell’articolo nella struttura informativa del testo.

Uso dell’articolo con numerali

Perché un numerale sia preceduto da articolo occorre che faccia in qualche modo riferimento a una situazione nota o comunque logicamente prevedibile:

46 Più raramente anche – ge e ` gár.47 Si pensi p.es. alle favole: all’ombra dell’ultimo sole s’era assopito un pescatore ...; ma a

questo punto: all’ombra dell’ultimo sole s’era assopito il pescatore ... (De André).

Michelazzofine.indd Sec1:98Michelazzofine.indd Sec1:98 10-03-2007 14:10:0910-03-2007 14:10:09

Page 99: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 85

• Tucidide I.49.6 toîw Kerkuraíoiw tôn eÊkosi neôn ... o[ parousôn «dato che i Corciresi non potevano disporre delle venti navi» (di venti navi corciresi si parla nel paragrafo precedente);

• Erodoto IV.62.3 –souw ©n tôn polemívn zvgr}svsi, ˙pò tôn ∞katòn ˙ndrôn ƒndra £na yúousi «i nemici che catturano, [gli Sciti] ne sacrifi cano uno su cento» (il numero di ‘cento’ è percepito come qualcosa di noto sia per il suo valore distributivo, sia per il carattere rituale dell’usanza descritta);

• Senofonte, Ciropedia III.2.3 ¥ppeîw e†w toùw tetrakisxilíouw «circa quattro-mila cavalieri» (la cifra tonda a cui si approssima è sentita come un termine di riferimento fi ssato in partenza);

• Tucidide I.10.2 Peloponn}sou tôn pénte tàw dúo moíraw némontai «controllano [gli Spartani] i 2/5 del Peloponneso» (nell’indicare una frazione [cfr. p. 268] si aggiunge l’articolo sia al tutto che alla parte, perché i due termini sono legati l’uno all’altro da un rapporto preciso, già in qualche modo pensato in partenza); ecc.

L’articolo nella struttura informativa del testo

Per esemplifi care il modo in cui l’articolo entra in gioco nella dialettica dato/nuovo, esaminiamo la struttura informativa di un breve brano della plutarchea Vita di Teseo (30.1-2) che parla dell’amicizia fra l’eroe e Piri-too. Il discorso si sviluppa così (in corsivo la parafrasi del testo):

1. Dicono che la amicizia di Teseo con Piritoo sia nata in questo modo (t|n dè pròw Peiríyoun filían toûton tòn trópon a[t! genésyai légousi).

[che fossero amici è noto dal mito: perciò l’articolo]

2. Piritoo volle mettere alla prova Teseo e lo provocò; stavano per venire alle ma-ni, ma intuirono ciascuno la grandezza e nobiltà dell’altro: così Teseo chiese a Piritoo di essere suo amico e alleato (pro[kaleîto fílon eÂnai kaì súmmaxon) ...

[nel momento in cui si comincia a raccontare la storia, la situazione informativa è ‘az-zerata’ (si fa conto che chi legge o ascolta non sappia del rapporto fra i due), e quando nasce l’amicizia ciò è presentato come un fatto nuovo: dunque non c’è articolo]

3. ... e la loro amicizia vollero addirittura suggellarla col giuramento (\poi}santo dè t|n filían ¡norkon)

[a questo punto la nozione dell’amicizia può esser data come acquisita, per cui di nuovo vi si fa riferimento con l’articolo]

7.3. Funzione sintattica: il ‘meccanismo della posizione’

Mentre la prima prospettiva interessa la funzione dell’articolo nella dinamica informativa, questa seconda riguarda la sua capacità di indicare il ruolo sintattico di un’espressione: ciò avviene attraverso il ‘meccanismo della posizione’, cioè la diversa collocazione delle parole rispetto al nesso articolo+nome48:

48 Tradizionalmente si parla di posizione ‘attributiva’ vs ‘predicativa’, ma questa defi -nizione è insoddisfacente per più motivi. Anzitutto, essa suggerisce erroneamente l’idea che

Michelazzofine.indd Sec1:99Michelazzofine.indd Sec1:99 10-03-2007 14:10:0910-03-2007 14:10:09

Page 100: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

86 TERZA UNITÀ

• posizione ‘interna’, quando un’espressione è collocata fra articolo e nome: p.es. o¥ \k têw &Asíaw stratiôtai | feúgousi «i-soldati-provenienti-dall’Asia | fuggono»;

• posizione ‘esterna’, quando un’espressione è collocata al di fuori (indifferente-mente prima oppure dopo) del nesso articolo+nome: p.es. o¥ stratiôtai | \k têw &Asíaw feúgousi ~ \k têw &Asíaw | o¥ stratiôtai | feúgousi «i soldati | fug gono-dall’Asia».

È proprio in rapporto al nesso articolo+nome che si precisa il valore di \k têw &Asíaw: nel primo caso l’espressione è funzionale all’identifi cazio-ne del nome (funzione nominale), nel secondo al completamento del verbo (funzione verbale)49.

Funzione nominale (‘attributiva’)

Le espressioni collocate in posizione interna hanno valore ‘attributi-vo’, servono cioè a identifi care il nominale che segue, con l’attribuzione di una o più caratteristiche distintive50. Ciò avviene

• con aggettivi: p.es. o¥ deiloì stratiôtai «i soldati vili»

• con participi: p.es. o¥ feúgontew stratiôtai «i soldati che fuggono»

• con complementi o avverbi di vario genere: p.es. o¥ (toû) &Alejándrou stratiôtai «i soldati di Alessandro»51

o¥ \n t_ &AsíŸ stratiôtai «i soldati [che si trovano] in Asia»

tutti gli elementi in posizione esterna svolgano funzione – appunto – ‘predicativa’, mentre sono collocati e ster namente anche gli elementi che svolgono funzione ‘appositiva’ (p.es. feúgvn è participio predicativo in ` strathgòw | faínetai feúgvn «è evidente che il generale fugge», appositivo in ` strathgòw | sœzetai feúgvn «il generale si salva fuggendo»; sulla distinzione predicativo/ap po si tivo v. 9.1). Ma, al di là di tutto questo, il suo limite di fondo sta poi nel fatto di impiegare nozioni di tipo sintattico per defi nire un fenomeno di carattere morfologico, con un’indebita sovrapposizione tra forma e funzione (v. n. 24 p. 107).

49 Ovviamente in una lingua priva di articolo come il latino una simile distinzione è molto più problematica: fi no a prova contraria milites ex Asia fugiunt signifi ca «fuggono dall’Asia», e solo in circostanze particolari il complemento potrà essere staccato dal verbo e inteso come attributo del nome («i soldati provenienti dall’Asia»).

50 A questo proposito è interessante un confronto con i sistemi espressivi di altre lingue. In italiano gli elementi con valore attributivo vengono di solito collocati dopo il nome che servono a identifi care (p.es. i cittadini onesti, i ragazzi intelligenti, le persone in diffi -coltà, la carta da pacchi, la carta carbone, i motori benzina [v. più avanti, n. 59], ecc.), anche se con diverse oscillazioni (p.es. il vero amico ~ l’amico vero, i vecchi libri ~ i libri vecchi, ecc.). L’inglese colloca invece tali elementi fra articolo e nome proprio come il greco, con qualche restrizione (p.es. i complementi stanno in posizione esterna: p.es. the girl in the photo is my sister) ma al tempo stesso con la possibilità di impiegare questo meccanismo espressivo anche senza articolo determinativo e di usare in valore attributivo anche nomi (p.es. She likes silk dresses, I am [a] music teacher, a three-week holiday ecc.).

51 Analogamente con pronomi dimostrativi: p.es. o¥ toútvn~\keínvn prógonoi [opp. o¥ pró go noi o¥ toútvn con ripresa dell’articolo, v. più avanti] «gli alleati di questi~quelli». In-vece con i pronomi personali e con l’anaforico a[tów (v. 8.1-2) il GEN di specifi cazione si trova in posizione esterna: o¥ prógonoi =môn ~ =môn o¥ prógonoi «i nostri antenati», ` pat}r sou ~

Michelazzofine.indd Sec1:100Michelazzofine.indd Sec1:100 10-03-2007 14:10:1010-03-2007 14:10:10

Page 101: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 87

o¥ tóte stratiôtai «i soldati di allora, di un tempo» tà nûn prágmata «le cose di ora, la situazione attuale» tà fúsei [dat. sing. di fúsiw] ˙gayá «i pregi [che si hanno] per natura»52

• sempre in posizione interna possono infi ne, entro certi limiti, essere collocati anche gli eventuali complementi retti da queste espressioni:

o¥ génei ploúsioi ƒnyrvpoi «gli uomini ricchi di nascita» o¥ \k têw &Asíaw feúgontew stratiôtai «i soldati che fuggono dall’Asia» o¥ &Alejándrou toû Makedónow stratiôtai «i soldati di Alessandro il Macedone» ` parapl}siow t! Gágg+ potamów «il fi ume simile al Gange»; ecc.

È un sistema semplice e fl essibile, che permette di convogliare facil-mente in un unico ‘contenitore’ sintattico una grande varietà di nozioni semantiche: una situazione per molti aspetti analoga a quella del com-plemento ‘di specifi cazione’, dove però tale varietà rimane implicita (v. riquadro a p. 41)53.

La funzionalità del meccanismo è poi ulteriormente accresciuta dalla possibilità che l’articolo, seguito dall’elemento attributivo, sia posto dopo il nome a cui è collegato (a sua volta provvisto o no di articolo)54: (o¥) stra-tiôtai o¥ deiloí, (o¥) stratiôtai o¥ tóte, (`) potamòw ` parapl}siow t! Gágg+ ecc. Questa variante espressiva, nella quale è ancora più evidente la grande ‘vitalità’ dell’articolo (conseguente alla sua originaria natura pronominale), si incontra soprattutto in alcune situazioni:

• quando la collocazione normale potrebbe risultare scomoda e diffi cilmente comprensibile per un eccessivo accumulo di ‘materiale’ attributivo fra artico-lo e nome55: p.es.

soû ` pa t}r «tuo padre», a[toû = m}thr ~ = m}thr a[toû «sua madre», ecc. (ma nel caso di pronomi personali rifl essivi il GEN di specifi cazione va in posizione interna: ` \mautoû pat}r ~ ` pat|r ` \mautoû ecc.).

52 Di per sé ˙gayá non è un nome ma un aggettivo sostantivato: ciò però non cam-bia la natura complessiva del nesso articolo+nome e la sua capacità di espandersi con l’aggiunta di elementi in funzione attributiva. – Gli esempi di questo gruppo aiutano a comprendere le limitazioni espressive a cui soggiace il latino, dove p.es. è difficile imma-ginare un nunc iuvenes nel senso di «i giovani d’oggi» o, peggio, un natura nel senso di «i pregi naturali». La maggior frequenza delle frasi relative in latino rispetto al greco (e alle lingue moderne) si spiega soprattutto in questo modo, con l’indisponibilità di mec-canismi espressivi fondati sull’articolo.

53 P.es. i soldati dell’Asia può significare «diretti in Asia», «che si trovano in Asia», «che provengono dall’Asia» ecc., mentre o¥ \k têw &Asíaw stratiôtai non dà adito ad ambiguità.

54 Il nesso articolo+elemento attributivo può anche non essere immediatamente contiguo al nome a cui è riferito: p.es. Tucidide IV.51.1 Xîoi tò teîxow perieîlon [aor. di periairév] tò kai nón «gli abitanti di Chio abbatterono il nuovo muro (il muro, quello costruito da poco)».

55 L’inglese, che come si è detto impiega un meccanismo espressivo simile al greco, può moltiplicare quasi senza limiti l’accumulo di ‘materiale’ attributivo, come nel classico esempio the 1New 2York 3State 4Uni ver sity 5Library (in teoria prolungabile ulteriormente: ... 6buil ding 7win-

Michelazzofine.indd Sec1:101Michelazzofine.indd Sec1:101 10-03-2007 14:10:1110-03-2007 14:10:11

Page 102: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

88 TERZA UNITÀ

forma-base o¥ prò têw perì têw \leuyeríaw máxhw feúgontew stratiôtai «i soldati che fuggono prima della battaglia per la libertà»

varianti56 o¥ stratiôtai o¥ prò têw perì têw \leuyeríaw máxhw feúgontew o¥ prò t|w máxhw feúgontew stratiôtai têw perì têw \leuyeríaw

• per specifi care un nome privo di articolo in quanto parte di un nesso perifra-stico (cfr. 9.5-6): p.es.

forma-base bíon biônai [inf. aor. di bióv] «fare una vita, vivere» con art. bíon biônai tòn kálliston «fare la vita più bella»

forma-base `dòn poreúesyai «fare una strada, avanzare» con art. `dòn poreúesyai t|n e[yeîan «andare per la via diretta»

• quando si tratta di specifi care un nome proprio (in quanto tale privo di articolo):

p.es. Dionúsiow ` Yhbaîow «Dionisio di Tebe» Dionúsiow ` †atrów «Dionisio il medico» Dionúsiow ` néow «Dionisio il giovane» (il minore dei due Dionisii) &Aléjandrow ` mégaw, &Ihsoûw ` Xristów57

• un’applicazione particolare di questo uso si ha nelle serie genealogiche, nelle quali l’articolo, sempre concordato col nome precedente, è seguito dal GEN pa-tronimico (in genere con ellissi del nome u¥ów «fi glio» o yugá thr «fi glia»):

p.es. Boúsiriw ` Libúhw têw &Epáfou toû Diòw «Busiride (fi glio) di Libia, (lei fi glia) di Epafo, (lui fi glio) di Zeus»

dows ...), e ciò nonostante l’ambiguità causata dalla possibilità di rag gruppare i sintagmi in più modi diversi (p.es. «la biblioteca universitaria [4-5] dello stato di NY [1-2-3]» opp. «la biblioteca [5] dell’università statale [3-4] di NY [1-2]» o al limite, in teoria, anche «la nuova biblioteca [1-5] ...», «la biblioteca [5] della nuova università [1-4] ...», ecc.). – Anche questa libertà nel gestire i casi di polisemia è un aspetto che accomuna il greco all’inglese (e ad altre lingue moderne).

56 Quando, come qui, l’elemento attributivo è costituito da un participio il meccanismo della posizione conosce delle deroghe, nel senso che occasionalmente il participio si trova collocato in posizione esterna (così da agevolare il libero sviluppo della sua complementazione) anche senza ripetizione dell’articolo. Lo stesso accade talvolta, più raramente, anche con nominali portatori di ‘carica verbale’ (come dispersione rispetto a disperdere): p.es. Tucidide II.52.1 \píese [aor. di piézv] d& a[toùw ... kaì = sugkomid| [dalla stessa radice di sugkomízv «concentrare»] \k tôn ˙grôn \w tò ƒstu «li opprimeva [gli Ateniesi] anche la concentrazione (di persone) dalla campa-gna dentro la città» (anziché = \k tôn ˙grôn \w tò ƒstu sugkomid}, oppure = sugkomid| = \k tôn ˙grôn \w tò ƒstu con ripresa dell’articolo). – Anche l’inglese colloca in posizione esterna le parole che hanno una propria reggenza: p.es. I found a broken doll «ho trovato una bambola rotta», ma the doll broken by the cat was an antique «la bambola rotta dal gatto era un pezzo di an-tiquariato»; she is a responsible person ma Are you the person responsible for break ing the mirror?; ecc. – L’italiano, che di solito colloca gli elementi di valore attributivo dopo il nome a cui sono riferiti (cfr. sopra n. 50), non ha diffi coltà a gestire queste situazioni.

57 Quando, come qui, il nome (proprio) non ha bisogno di essere ulteriormente identifi -cato e quindi l’ag giunta dell’elemento attributivo è di per sé ridondante (come in Roma, [la] capitale d’Italia; Dan te, [l’]autore della Divina commedia; Garibaldi, [l’]eroe dei due mondi; Fermi, [il] padre dell’atomica; gli americani, [i] conquistatori della luna; ecc.), si usa parlare di ‘ap po si zio ne’: è una situazione espressiva che rientra comunque nella funzione attributiva (per cui converrebbe forse non usare questo termine, che può creare confusione con quello di ‘funzione appositiva’: v. 9.1), e per la quale il greco, trattandosi di nozioni che si presuppon-gono acquisite (non suonano nuovi gli epiteti mégaw per Alessandro e Xristów per Gesù), usa regolarmente l’ar ti colo. Per un caso particolare in cui entra in gioco l’‘ap po si zio ne’ v. 22.2.

Michelazzofine.indd Sec1:102Michelazzofine.indd Sec1:102 10-03-2007 14:10:1210-03-2007 14:10:12

Page 103: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 89

Sostantivazione

Alla funzione nominale dell’articolo (selezione e individuazione di un termine) si può riportare anche il fenomeno della sostantivazione nel qua-le, grazie sempre alla sua presenza58, vengono trattati come nomi parole di qualunque genere59. Oltre a quelle ricordate in precedenza (o¥ deiloí «i vili», o¥ feúgontew «quelli che fuggono», o¥ &Alejándrou «gli uomini di Alessandro», o¥ \n t_ &AsíŸ «coloro che si trovano in Asia», o¥ tóte «gli uomini di un tempo», tà nûn «la situazione attuale», tà fúsei «le cose na turali, le qualità che si hanno per natura») il greco può sostantivare con l’articolo di genere neutro

• intere frasi (che hanno allora il verbo all’infi nito: cfr. 6.3, p. 72);

• un concetto: p.es.– Platone, Repubblica 352d o[ gàr perì toû \pituxóntow ` lógow, ˙llà perì

toû –ntina trópon xr| zên «il discorso non verte su una questione qualun-que, ma su ‘in che modo bisogna vivere’»

• singole parole o anche intere espressioni citate testualmente (per le quali noi disponiamo di espedienti grafi ci come il corsivo o le virgolette60): p.es.– tò ]ô, tò ^]eîn& ... «la (lettera) rhô, la (parola) rheîn» ecc.61

– tò ^Gnôyi sautón& «il (detto) ‘Conosci te stesso’»– Demostene, Sulla corona 88 ømeîw, ƒndrew &Ayhnaîoi. tò d& ^ømeîw’ –tan

légv, t|n pólin légv «voi, o Ateniesi; e quando dico ‘voi’, dico la città».

58 Anche se occasionalmente si incontrano esempi di sostantivazione senza articolo (pe-raltro normale in poesia), come in questo sorprendente passo di Platone, Leggi 795b diaférei dè pám po lu mayWn m| mayóntow kaì ` gumnasámenow toû m| gegumnasménou «è molto diverso chi le conosce [le tecniche ricordate in precedenza] da chi non le conosce, e chi vi è esercitato da chi non lo è», dove si ha, di seguito, sostantivazione senza e con articolo.

59 La sostantivazione è piuttosto comune nelle lingue moderne. Fra gli infiniti esem-pi possibili, è interessante citare un fenomeno del tutto particolare (e sostanzialmente estraneo, questo, al greco), la possibilità cioè che un nome, dopo aver assunto un valore aggettivale, venga nuovamente sostantivato, dando luogo a forme curiose di mancata concordanza: p.es. benzina (no me) > i motori benzina (il nome assume valore aggettiva-le, ‘congelando’ la propria fisionomia morfologica) > un benzina (aggettivo sostantivato, abbinato – in quanto ormai sentito come indeclinabile – al maschile un); Modigliani > l’in con fon dibile stile Modigliani > hanno rubato un Modigliani. – Naturalmente anche la sostantivazione, come molti dei fenomeni espressivi qui esaminati, è fortemente osta-colata in latino dalla mancanza di articolo.

60 Sul ricorso a mezzi linguistici per compensare la povertà di risorse grafi che v. n. 21 p. 139.

61 Espressioni del genere sono frequenti soprattutto in testi di carattere tecnico (lin-gui sti co~sti listico, giuridico, matematico ecc.). P.es. Platone, Cratilo 426d-e «dunque la lettera rhô [tò dè o{n ]ô tò stoixeîon] apparve adatta come espressione di movimento ... prima di tutto nel le parole stesse rheîn e rhoé [\n a[t! t! ^]eîn& kaì ^]o_&] ..., poi in trómos e in trekhein [eÂta \n t! ^tróm~&, eÂta \n t! ^tréxein&], ecc.». In un’orazione di Lisia, Contro Teomnesto 17 vengono commentati i termini di una legge: «Testo della legge: SIA GARANTE SPERGIURANDO [\piork}santa] PER APOLLO; e SE TEME IL GIUDIZIO, SFUGGIRE [draskázein]. Questo ‘sper giu ran do’ [toûto tò ^\ pi ork}santa&] equivale a ‘giurando’ [^•mósanta&], e lo ‘sfuggire’ [tò ^draskázein&] è quello che ora diciamo ‘fuggire’ [^˙podidráskein&]».

Michelazzofine.indd Sec1:103Michelazzofine.indd Sec1:103 10-03-2007 14:10:1310-03-2007 14:10:13

Page 104: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

90 TERZA UNITÀ

Funzioni verbali (‘predicativa’ e ‘appositiva’)

Gli elementi che, nel meccanismo della posizione, sono collocati esternamente al gruppo articolo+nome sono funzionali, di regola, non all’iden tifi cazione del nome ma al completamento del verbo. Il legame col verbo può essere però più o meno diretto: nel primo caso possiamo parlare di funzione ‘predicativa’, nel secondo di funzione ‘appositiva’ (cfr. 9.1).

Le due funzioni verbali (e relative forme espressive) saranno appro-fondite a suo tempo (risp. cap. 18 e 1062). Per il momento ci limitiamo a qualche esempio che evidenzia il mutamento di signifi cato nel passaggio da posizione interna ad esterna63:

62 Per l’impiego del meccanismo della posizione v. inoltre cap. 12 (rea liz zazione della funz. appositiva sotto forma di participio) e 22 (co stru zio ne dei verbi ‘co pu la ti vi’).

63 Altre volte la collocazione in posizione esterna non ha valore distintivo, perché prati-camente non ha alternative: è il caso dei dimostrativi –de~o˚tow~\keînow (v. 5.3), di ƒm fv~˙m-fó te row~∞káterow «l’uno e l’altro, entrambi» e di altre forme consimili. – Delle due possibili varianti di posizione esterna – collocazione prima del gruppo ar ti co lo+no me (deilòn | tòn stra th gòn | krínousi), oppure dopo di esso (tòn strathgòn | deilòn krí nou si) – gli esempi presentano, per brevità, solo questa seconda.

64 Analoga variazione di signifi cato con gli aggettivi ƒkrow e ¡sxatow.65 Analoga variazione di signifi cato con l’aggettivo prôtow.66 Qui (e analogamente con l’aggettivo –low «tutto intero») la distinzione è più sottile,

e non sempre percepibile: pâw è di solito collocato in posizione esterna (pâsa = póliw ~ =

posiz. interna (= funz. attributiva) posiz. esterna (= funz. predic. o appos.)

1 o¥ \k têw &Asíaw stratiôtai | feúgousi«i soldati provenienti dall’Asia fuggono»

o¥ stratiôtai | \k têw &Asíaw feúgousi«i soldati fuggono dall’Asia» [pred.]

2 o¥ Plátvnow mayhtaì | ˙fístantai«i discepoli di Platone si allontanano»

o¥ mayhtaì | Plátvnow ˙fístantai«i discepoli si allontanano da Platone» [pred.]

3 tòn deilòn strathgòn | krínousi«mettono sotto processo il vile generale»

tòn strathgòn | deilòn krínousi«giudicano vile il generale» [pred., cfr. 22.2]

4o¥ feúgontew doûloi | katalambánontai«gli schiavi fuggitivi sono catturati»

o¥ doûloi | feúgontew katalambánontai «gli schiavi sono catturati mentre fuggono» [app.], opp. «gli schiavi sono sorpresi a fuggire» [pred.]

5 o¥ feúgontew doûloi | sœzontai«gli schiavi fuggitivi si salvano»

o¥ doûloi | feúgontew sœzontai«gli schiavi si salvano fuggendo» [app.]

6 o¥ a[toì dikastaí «i medesimi giudici» o¥ dikastaì a[toí «i giudici stessi» [app., cfr. 8.2]

7 = mésh póliw «la città di mezzo» = póliw | mésh «il centro della città»(la città, limitatamente alla parte centrale) [app.]64

8 ` mónow paîw «l’unico fi glio» paîw | mónow «il fi glio da solo, solo il fi glio» [app.]65

9 o¥ pántew polîtai «tutti i cittadini» o¥ polîtai | pántew «tutti i cittadini» [app.]66

Michelazzofine.indd Sec1:104Michelazzofine.indd Sec1:104 10-03-2007 14:10:1410-03-2007 14:10:14

Page 105: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 91

‘Participio dominante’

Un caso particolare di nominale in posizione esterna (qui con va-lore predicativo) è quello del cosiddetto ‘participio dominante’, così defi nito in quanto sintatticamente sovraordinato rispetto al nome cui è riferito67: p.es.

• con valore temporale (cfr. lat. ab Urbe condita, post reges exactos ecc.):– Erodoto I.51.2 øpò tòn nhòn katakaénta [part. aor. passivo di katakaív]

«all’epoca dell’incendio del tempio»– Tucidide III.29.2 =mérai dè málista ‘san t_ Mutil}n+ ∞alvkuíŸ [part.

perf. di Δlískomai] ∞ptá «erano (passati) all’incirca sette giorni rispetto alla presa di Mitilene»– Tucidide VI.3.3 ¡tei pémpt~ metà Surakoúsaw o†kisyeísaw [part. aor. pas-

sivo di o†kízv] «nel quinto anno dopo la fondazione di Siracusa»– Demostene, Contro Timocrate 134 met& E[kleídhn ƒrxonta «dopo l’arcontato di Euclide»

• con valore causale (cfr. lat. ob amicitiam servatam ecc.):– Tucidide VI.80.2 di& ømâw m| jummax}santaw «per il vostro mancato intervento come alleati»– Tucidide III.20.1 t! sít~ \pileíponti \piézonto «erano tormentati dalla mancanza di grano»

• non mancano casi in cui l’espressione in questione rappresenta, in rapporto alla frase in cui è inserita, il soggetto68:– Erodoto VIII.131.1 toùw dè %Ellhnaw tó te ¡ar ginómenon ægeire kaì Mardó-

niow \n Yessalí+ \Qn «a scuotere i Greci fu l’arrivo della primavera e la presenza di Mardonio

in Tessaglia»– Tucidide IV.29.2 a[t! ¡ti ]Qmhn kaì = nêsow \mprhsyeîsa parésxen «inoltre gli dette forza anche l’incendio divampato nell’isola»

póliw pâsa «tutta la città»); ma si trova anche in posizione interna, in particolare nel caso di nozioni per le quali è concettualmente signifi cativa – e quindi in qualche modo pre-vedibile – l’idea di totalità, spazia le (= pâsa gê «tutta la terra», «la terra nella sua intera estensione»), temporale (e†w tòn pánta bíon «per tutta la vita», «per la vita in tutta la sua durata»), giuridico-costituzionale (o¥ pántew polîtai «tutti i cittadini» nel senso di «tutti e solo coloro che godono del diritto di cittadinanza», «l’intero corpo civico») e simili. In questo ordine di idee si può capire anche il diverso signifi cato dell’aggettivo polloí (e, analogamente, del comparativo pleíonew e del superlativo pleîstoi) senza articolo e con articolo: p.es. polloí «molti» ~ o¥ polloí «i più, il popolo» (e così o¥ pleíonew «i più» nel senso di «i morti»).

67 Che i ‘rapporti gerarchici’ siano proprio in questo senso (che cioè il nominale dipenda dal participio, costituendone per così dire il ‘soggetto’) è dimostrato dal fatto che nella variante nominalizzata il nome corrispondente al verbo regge l’originario ‘sog-getto’, che assume la forma di compl. di specificazione (v. in proposito n. 32 p. 110). – Su una forma particolare di ‘participio dominante’ (il ‘genitivo assoluto’) v. 12.2.

68 Anche qui si possono segnalare analoghi esempi latini: Sallustio, Giugurta 31.1 ius nullum «l’as senza di qualunque forma di giustizia»; Livio XXIII.41.1 memorabilem pugnam fecit Ha-sdrubal captus «rese memorabile quella battaglia la cattura di Asdrubale»; ecc.

Michelazzofine.indd Sec1:105Michelazzofine.indd Sec1:105 10-03-2007 14:10:1510-03-2007 14:10:15

Page 106: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

92 TERZA UNITÀ

69 Da questo punto di vista possiamo dire che la valorizzazione dell’articolo aiuta a restituire vitalità a testi che spesso ci appaiono piatti e inespressivi, sia perché composti in una lingua mor-ta e legati a tematiche poco attuali, sia perché appesantiti da luoghi comuni e da esigenze formali, di stilizzazione letteraria.

70 Come si è visto (sopra, n. 50) in italiano gli elementi di valore attributivo hanno, prevalentemente, una collocazione opposta a quella del greco (cioè dopo il nominale a cui si riferiscono). Più facile, invece, trovare analogie con l’inglese.

' Indicazioni di metodoLa straordinaria funzionalità dell’articolo in greco costituisce per noi, al

tempo stesso, un problema e un’opportunità.È un problema soprattutto perché risolve un largo ventaglio di esigenze

espressive in modo così sintetico, attraverso meccanismi così precisi che può bastare, p.es., non prestare attenzione alla posizione di una parola per falsare il senso di un’intera e spres sio ne.

È però anche un’opportunità perché il sistema ha una tale logicità, tra-sparenza e naturalezza da poter essere facilmente compreso nella sua ‘lo-gica’ di fondo: quella per cui l’articolo da un lato (v. § 2) indica nozione presupposta come già conosciuta (e la sua assenza, invece, nozione nuova), dall’altro (v. § 3) permette di distinguere gli elementi funzionali all’iden-tificazione di un nome da quelli che gravitano invece nella sfera del verbo. La regolarità e ripetitività di applicazione di questi princìpi favorisce il loro apprendimento, e fa dello studio dell’articolo un importante ‘in ve sti men to’ per la conoscenza del greco.

La comprensione della funzione pragmatico-contestuale dell’articolo è facilitata dal fatto di fondarsi sulla stessa dialettica ‘noto’ ~ ‘nuovo’ che è alla base della comunicazione, e di cui quindi ciascuno fa quotidianamente esperienza. Si tratta perciò di ‘allenarsi’ a cogliere e valorizzare la presenza o assenza dell’articolo e – prima ancora – di convincersi che anche i testi classici hanno una loro concretezza prag ma tica e nascono dall’esigenza di comunicare69.

Un po’ diverso il discorso per quanto riguarda la funzione sintattica del-l’articolo, dato che le lingue moderne non fanno un uso del ‘meccanismo della posizione’ così ampio, vario e al tempo stesso coerente come il greco70. Alcune indicazioni:

• il meccanismo della posizione è applicato in greco con grande sistematicità (no no stante l’occasionale possibilità di deroghe: v. sopra, n. 56), e con al-trettanta sistematicità va interpretato: così p.es., nonostante le apparenze, una frase come o¥-\k-têw-pólevw-stratiôtai | feúgousi non può signi-fi care «i soldati | fuggono-dal la-città» (il sintagma \k têw pólevw, inglo-bato all’interno del blocco no me+ar ticolo, non può saldarsi col verbo); e simmetricamente, o¥ mayhtaì | Plá tv now-˙fístantai non può signifi care «i-discepoli-di-Platone | si allontanano»;

• un’applicazione rigorosa del meccanismo della posizione aiuta anche a su-perare le diffi coltà causate dall’ellissi del verbo in espressioni del tipo o¥ ƒnyrvpoi | fyo ne roí «gli uomini | [sono] invidiosi» (peraltro abbastanza prevedibili, dato il loro ca rattere stereotipato, topico ecc.: cfr. p. 218) o con

Michelazzofine.indd Sec1:106Michelazzofine.indd Sec1:106 10-03-2007 14:10:1610-03-2007 14:10:16

Page 107: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 93

71 Si va da titoli di opere letterarie (Orlando innamorato, Orlando furioso, Geru-salemme liberata, Parigi sbastigliata ecc.) a titoli di giornale (Polemica per i farmaci [venduti] al supermercato, La Camera boccia la marijuana legale, Scontro sui politici in tv, Il problema della terra troppo calda, Nel web si scommette sull’Italia vincente, Si decide sulle intercettazioni vietate ecc.), situazioni tutte caratterizzate da un’essenzialità espressiva vicina a quella del greco.

72 Perciò o¥ mèn (~ dè) feúgontew katalambánontai = «i fuggitivi [o¥ ... feúgontew, part. sostantivato] | sono catturati» ~ «alcuni [o¥ mèn] | sono catturati mentre fuggono» [part. appositivo]» opp. «alcuni | sono sorpresi a fuggire» [part. predicativo]. – Lo stesso vale per qualunque altra espressione suscettibile di sostantivazione: p.es. o¥ mèn (~ dè) \k têw &Asíaw feúgousin = «quelli provenienti dall’Asia | fuggono» ~ «alcuni | fuggono dall’Asia»; o¥ mèn (~ dè) Plátvnow ˙fístantai «i discepoli di Platone | si allontanano» ~ «alcuni | si allontanano da Platone»; ecc.

‘par ticipio dominante’ (per le quali può anche essere d’aiuto la somiglianza con analoghi modi di dire abbastanza comuni nelle lingue moderne71);

• una situazione di reale ambiguità, risolvibile solo in base al contesto, si può avere in presenza di espressioni con ` mén (~ dé): p.es. mentre in ` feúgvn si tratta sicuramente di participio sostantivato (perché nel greco di età sto-rica l’articolo da solo non ha forza di pronome: v. sopra, p. 84), ` mèn (~ dè) feúgvn può essere inteso in modi diversi, a seconda che l’articolo venga collegato al participio (so stan tivato) oppure alla particella nel nesso prono-minale ` mén (~ ` dé)72.

Il fenomeno della sostantivazione è chiaro e facilmente riconoscibile dal punto di vista sintattico. Più sfuggente può risultare dal punto di vista seman-tico, data la grande varietà di nozioni che possono nascondersi dietro questa forma espressiva, e si determinano di volta in volta in base al contesto. In linea generale possiamo dire:

• la sostantivazione al maschile (la più diffusa) è usata sia per persone di sesso maschile, sia in riferimento più generale a classi di persone (even-tualmente anche di sesso femminile);

• la sostantivazione al femminile comporta sempre un riferimento a persone di sesso femminile (o comunque a entità femminili come genere gramma-ticale, p.es. ‘terra’, ‘regione’, ‘patria’, ‘via’, ‘arte’ ecc.);

• quanto alla sostantivazione al neutro, nel singolare è usata per lo più per esprimere concetti astratti (‘giusto’, ‘vero’, ‘bello’ ecc.), nel plurale soprat-tutto per indicare serie di azioni, oggetti, circostanze ecc.;

• da notare infi ne il frequente ricorso alla sostantivazione all’interno di linguaggi tecnici (in particolare di tipo politico, giudiziario, militare, fi losofi co ecc.).

Michelazzofine.indd Sec1:107Michelazzofine.indd Sec1:107 10-03-2007 14:10:1710-03-2007 14:10:17

Page 108: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

94 TERZA UNITÀ

Michelazzofine.indd Sec1:108Michelazzofine.indd Sec1:108 10-03-2007 14:10:1810-03-2007 14:10:18

Page 109: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 95

QUARTA UNITÀ

CAPITOLO 8 Morfologia nominale (III):

Pronomi personali e aggettivi possessiviIl pronome a[tów

CAPITOLO 9

Complementazione

CAPITOLO 10

Valori semantici e forme espressive della funzione Appositiva

Michelazzofine.indd Sec1:109Michelazzofine.indd Sec1:109 10-03-2007 14:10:1810-03-2007 14:10:18

Page 110: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

96 QUARTA UNITÀ

Obiettivi:

– ampliamento e consolidamento delle nozioni di morfologia nominale

– rifl essione sulle implicazioni pragmatico-contestuali del pronome a[tów

– acquisizione di categorie linguistiche necessarie per comprendere l’organizzazione sintattica della frase, e in particolare il rapporto dei complementi col verbo da cui dipendono

– esame delle caratteristiche semantiche e formali dei complementi ‘li-beri’ e acquisizione di criteri per interpretarli correttamente

Michelazzofine.indd Sec1:110Michelazzofine.indd Sec1:110 10-03-2007 14:10:1910-03-2007 14:10:19

Page 111: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

Francesco Michelazzo, Nuovi itinerari alla scoperta del greco antico. Le strutture fondamentali della lingua greca : fonetica, morfologia, sintassi, semantica, pragmatica, ISBN: 978-88-8453-513-6 (print) ISBN: 978-88-8453-513-9 (online), © Firenze University Press, 2006.

NUOVI ITINERARI 97

Quarta Unità

Capitolo 8Morfologia nominale (III): Pronomi personali e aggettivi possessivi – Il pronome a[tów

8.1. Pronomi personali e aggettivi possessivi

1 Esistono anche le forme contratte aøtoû, aøt! ecc. (v. più avanti).

Forme-base

singolare 1ª pers. 2ª pers. 3ª pers.

N(V) \gQ «io» sú «tu» ---G \moû [mou] soû [sou] o˚ [oø]D \moí [moi] soí [soi] o< [o¥]A \mé [me] sé [se] £ [∞]

Agg. poss. \mów, -}, -ón sów, -}, -ón ---

duale 1ª pers. 2ª pers. 3ª pers.NA(V) nQ «noi due» sfQ «voi due» sfôe [sfve] «loro due»

GD n!n sf!n sfôïn [sfvïn]Agg. poss. nvfiterow, -a, -on sfvfiterow, -a, -on ---

plurale 1ª pers. 2ª pers. 3ª pers.

N(V) =meîw «noi» ømeîw «voi» sfeîw «loro»G =môn ømôn sfôn [sf(e)vn]D =mîn ømîn sfísi [sfisi]A =mâw ømâw sfâw [sfaw]

Agg. poss. =méterow, -a, -on øméterow, -a, -on ---

Forme ri essive

singolare 1ª pers. 2ª pers. 3ª pers.

G \mautoû,-êw s(e)autoû,-êw o˚ ~ ∞autoû,-êw,-oû1

D \maut!,-_ s(e)aut!,-_ o< ~ ∞aut!,-_,-!A \mautón,-}n s(e)autón,-}n £ ~ ∞autón,-}n,-ó

Agg. poss. \mów,-},-ón sów,-},-ón –w, ≥, –n

Non esistono forme speci che per il duale

Page 112: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

98 QUARTA UNITÀ

Osservazioni1. Il sistema pronominale greco si presenta incompleto. Oltre al fatto che

alcune forme (qui indicate in corsivo) sono di uso prevalentemente o esclusiva-mente poetico, è da notare soprattutto la mancanza o rarità del NOM nei pronomi di 3ª persona. Essa si spiega considerando che si tratta di forme originariamente di valore rifl essivo3, il cui uso anche come forme non rifl essive (peraltro non fre-quente in prosa) è secondario. Al NOM si usano più frequentemente le forme dei pronomi anaforici (o˚tow, \keînow, ` dé e simili).

2. Analogamente, mancano gli aggettivi possessivi di 3ª persona: sono sosti-tuiti dai GEN di specifi cazione4 dei pronomi anaforici (o˚tow, \keînow, a[tów).

3. Molte forme presentano anche una variante enclitica5 (qui indicata fra pa-rentesi quadre).

4. Tra i fenomeni fonetici, vale la pena di ricordare quelli più utili a evidenzia-re i rapporti etimologici con altre lingue:

• singolare: le forme della 2ª pers. derivano da tw~twe~twos (cfr. lat. tu~te~tuus), da cui sú~sé~sów per ‘assibilazione’6; quelle della 3ª pers. da swe~swos (cfr. lat. se~suus), da cui £~–w;

• plurale: le forme della 1ª pers. derivano da una radice indoeuropea con alter-nanza vocalica nes~nos~ns, quelle della 2ª pers. da wes~wos~ws7.

5. Le forme del rifl essivo si producono con l’aggiunta del pronome a[tów (equivalente al lat. ipse, ital. stesso, ingl. self ecc.), che alla 3ª pers. dà luogo anche a forme contratte aøtoû, aøtôn ecc. (per le analogie e le ambiguità con altre for-me pronominali v. più avanti). C’è da dire peraltro che l’uso del rifl essivo in greco presenta delle oscillazioni (soprattutto con gli aggettivi possessivi): accade cioè di incontrare le forme-base anche quando la coreferenzialità col soggetto richiede-rebbe quelle rifl essive.

2 Accanto a queste forme si incontrano anche quelle costruite su analogia del singolare: ∞autôn, ∞autoîw ecc. (e relative varianti contratte aøt-).

3 E quindi per defi nizione prive di NOM, dato che un pronome si dice ‘rifl essivo’ perché fa riferimento al soggetto (e dunque dev’essere diverso dal soggetto).

4 Sull’equivalenza funzionale fra aggettivo attributivo e GEN di specifi cazione v. 3.4.5 Mai però al NOM (come del resto in italiano). Anche questa limitazione si spiega in ter-

mini analoghi al rifl essivo, pensando cioè che un pronome personale può essere enclitico se ha una natura funzionale (1.5): non, quindi, se è soggetto.

6 Si indica in questo modo la trasformazione di un fonema in s, un fenomeno che inte-ressa peraltro solo alcune aree dialettali (p.es. non il dorico, che qui ha tú~té~teów).

7 La trasformazione qui è più complessa: n� s > as- (con vocalizzazione della sonante n�) + la particella -me- > asme- > =me-; e risp. ws > us- (con vocalizzazione della semivocale w) + -me- > usme- > øme-.

plurale 1ª pers. 2ª pers. 3ª pers.

G =môn a[tôn ømôn a[tôn sfôn a[tôn2

D =mîn a[toîw,-aîw ømîn a[toîw,-aîw sfísin a[toîw,-aîw A =mâw a[toúw,-áw ømâw a[toúw,-áw sfâw a[toúw,-áw Agg. poss. =méterow,-a,-on øméterow,-a,-on sféterow,-a,-on

Michelazzofine.indd Sec1:112Michelazzofine.indd Sec1:112 10-03-2007 14:10:2110-03-2007 14:10:21

Page 113: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 99

6. Variabile (di nuovo, soprattutto con gli aggettivi possessivi) è anche l’uso delle persone e dei numeri, cioè l’impiego – prevalentemente poetico, ma non solo – di forme di 3ª pers. in riferimento alla 1ª o alla 2ª, e l’oscillazione singolare~duale~plurale.

Il quadro dei pronomi personali e aggettivi possessivi presenta, dun-que, molti aspetti di variabilità. Essi non devono però essere conside-rati sintomi di provvisorietà e instabilità di un sistema ancora in via di assestamento: piuttosto, al pari di altri fenomeni, sono manifestazioni di una particolare libertà e ‘disinvoltura’ espressiva, che porta il greco a tollerare facilmente oscillazioni, sovrapposizioni, omissioni di parole anche importanti (p.es. il soggetto o l’aggettivo possessivo).

In questa capacità di lasciare vago o inespresso qualcosa che può essere recuperato dal contesto avrà avuto il suo peso la natura preva-lentemente orale della letteratura greca arcaica e classica; resta tutta-via il fatto che il greco appare meno rigidamente strutturato del latino e più vicino – mutatis mutandis – alle dinamiche espressive delle lin-gue moderne.

8.2. Il pronome a[tów

Nelle pagine precedenti si è detto dell’uso di a[tów per la forma-zione del rifl essivo e per sostituire l’aggettivo possessivo di 3ª persona sotto forma di GEN di specifi cazione (a[toû ~ a[têw, a[tôn). Esaminia-mo adesso in modo più sistematico le funzioni di questo pronome, che coinvolgono la complessa ‘rete’ di richiami, corrispondenze, opposizio-ni ecc. che è alla base della comunicazione.

Tre i signifi cati principali di a[tów:

1. quando è preceduto dall’articolo equivale al lat. idem;

2. quando non è preceduto dall’articolo può corrispondere [a] al lat. is~ille (in tutti i casi eccetto il NOM) oppure [b] al lat. ipse (in tutti i casi, NOM compreso).

1. L’uso di ` a[tów nel senso di idem «il medesimo» esprime un rapporto di identità rispetto a ciò che precede (movimento anaforico) o che ancora non è stato detto (movimento cataforico): nel primo caso il ‘2° termine di paragone’8 dev’essere individuato esaminando il contesto (p.es. t_ a[t_ =mérŸ «il medesimo giorno» sarà detto in relazione a un altro evento, già descritto); nel secondo caso può essere espresso

8 Parlare di ‘2° termine di paragone’ può essere giustifi cato perché ` a[tów equivale a una sorta di comparativo di uguaglianza.

Michelazzofine.indd Sec1:113Michelazzofine.indd Sec1:113 10-03-2007 14:10:2310-03-2007 14:10:23

Page 114: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

100 QUARTA UNITÀ

• in DAT9: p.es. Isocrate, A Demonico 32 –tan ` noûw øp& oÊnou diafyar_, ta[tà pásxei toîw ßrmasi toîw toùw =nióxouw ˙pobaloûsin [part. aor. DAT pl.] «quan-do la mente è rovinata dal vino, subisce le stesse conseguenze dei carri che han-no perduto l’auriga»;

• sotto forma di coordinazione introdotta da kaí (come nel lat. idem ac~atque): p.es. Platone, Repubblica 451e e† taîw gunaijìn \pì ta[tà xrhsómeya kaì toîw ˙ndrási, ta[tà kaì didaktéon a[táw «se impiegheremo le donne per le stesse attività degli uomini, bisogna anche insegnargli le stesse cose»;

• sotto forma di subordinazione introdotta da un relativo: p.es. Demostene, Terza Filippica 33 taûy& `rôntew o¥ %Ellhnew ˙néxontai, kaì tòn a[tòn trópon ∫sper t|n xálazan ¡moige dokoûsin yevreîn, e[xómenoi m| kay& ∞autoùw £kastoi genésyai «pur vedendo queste cose, i Greci [le] sopportano, e mi sembra che stiano lì a guardarle nello stesso modo come [si guarda] la grandine, ciascuno pregando che non gli venga addosso».

2a. L’uso anaforico di a[tów nel senso di is~ille è analogo a quello dei clitici10 italiani lo~la~li~le~gli ecc.: il pronome è impiegato cioè per richia-mare un elemento ricordato in precedenza, onde evitare ripetizioni (p.es. Tucidide I.25.1 o¥ &Epidámnioi ... pémcantew \w Delfoùw tòn yeòn \p}ronto e† paradoîen Korinyíoiw t|n pólin ...: ` d& a[toîw ˙neîle paradoûnai «i cit-tadini di Epidamno ... inviando dei messi a Delfi chiesero al dio se dovessero consegnare la città ai Corinzi ...; quello gli rispose di consegnar[la]»11).

2b. Più problematica la situazione quando a[tów è usato, come il lat. ipse, con valore enfatico (per evidenziare il termine a cui è riferito, per sottolinear-ne l’importanza, per distinguerlo dagli altri, per circoscriverne e precisarne la portata ecc.). In questi casi infatti il signifi cato non è determinabile a priori, ma risulta di volta in volta dal contesto, come mostrano questi esempi:

1. A[tòw ¡fa [forma dorica per ¡fh (impf. di fhmí)] «l’ha detto Lui» (motto pitagorico)

2. Erodoto VIII.109.2 kaì a[tòw ædh polloîsi paregenómhn kaì poll! plév ˙k}koa toiáde genésyai «a molte situazioni ho assistito io di persona, e molte di più ho sentito raccontare che siano andate in questo modo»

9 Benché molte grammatiche riportino questo uso al DAT di tipo sociativo~strumentale (3.3), è forse preferibile – come in altre espressioni indicanti somiglianza (Êsow, –moiow, parapl}siow ecc.) – vedervi piuttosto un DAT di relazione (3.5).

10 Con questo termine si indica l’intera classe delle parole non accentate (comprensiva cioè di proclitiche~prepositive e di enclitiche~postpositive, v. 1.5). L’accostamento ai pronomi clitici italiani in nome della comune funzione anaforica non riguarda quindi la pronuncia (le forme di a[tów saranno state senz’altro ortotoniche) ma il fatto che, in entrambi i casi, questo uso anafo-rico non è attestato per il soggetto. Per altre considerazioni su questa esclusione v. più avanti (e anche n. 3 e 5 per il fenomeno, in parte analogo, dell’assenza del NOM nei rifl essivi).

11 Questo esempio di Tucidide è interessante perché presenta, nel breve arco di una stessa frase, tre diversi esiti espressivi del rapporto anaforico:

• al NOM, la coreferenzialità con tòn yeón si esprime col pronome ` dé; • al DAT, quella con o¥ &Epidámnioi si esprime con a[toîw; • infi ne, quella con t|n pólin è risolta evitando la ripetizione con la semplice ellissi.

Michelazzofine.indd Sec1:114Michelazzofine.indd Sec1:114 10-03-2007 14:10:2410-03-2007 14:10:24

Page 115: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 101

3. Platone, Liside 206c a[tów soi próseisi «ti si avvicinerà spontaneamente»;

4. Senofonte, Memorabili III.14.3 \án tiw ƒneu toû sítou tò ªcon a[tò \syíh «se uno mangia il companatico da solo, senza il pane, ...»

5. Senofonte, Memorabili IV.5.7 a[tà tà \nantía svfrosúnhw kaì ˙krasíaw ¡rga \stín «le opere della sobrietà e dell’intemperanza sono esattamente l’opposto»

6. Tucidide III.34.3 [Pachete convoca a colloquio Ippia con la garanzia dell’im-munità] ` mèn \jêlye par& a[tón, ` d& \keînon mèn \n fulak_ ˙désm~ eÂxen, a[tòw dè prosbalWn t! teixísmati \japinaívw a¥reî «quello [Ippia] uscì [dal forte] e andò da lui [Pachete]; e allora egli [Pachete], quell’altro [Ippia] lo trat-tenne in prigionia senza catene, e per parte sua dà a sorpresa l’assalto al forte e lo conquista»12

7. Tucidide III.65.2 e† =meîw a[toì prów te t|n pólin \lyóntew \maxómeya «se noi vi avessimo fatto guerra di nostra iniziativa muovendo contro la vostra città, ...»

8. Tucidide IV.120.2 ` Brasídaw diépleuse nuktòw \w t|n SkiQnhn, tri}rei mèn filíŸ propleoús+, a[tòw dè \n kelhtí~ ƒpvyen \fepómenow «Brasida si tra-sferì nottetempo a Scione, con una trireme amica che navigava avanti mentre lui seguiva a distanza su una piccola scialuppa»

9. Tucidide VI.41.1 toiaûta dè &Ayhnagóraw eÂpen. tôn dè strathgôn e<w ˙na-stàw ƒllon mèn o[déna ¡ti eÊase parelyeîn, a[tòw dè ¡leje toiáde «questo disse Atenagora. A quel punto uno degli strateghi non permise a nessun altro di farsi avanti; lui invece disse quanto segue»

12 Molto interessante in questo passo il ‘gioco’ dei pronomi: • la distinzione di fondo fra i due personaggi è indicata da ` mèn ... ` dè ...; • il primo membro della coppia (dove soggetto è Ippia) contiene il richiamo a Pachete

(con a[tón anaforico); • il secondo membro (dove soggetto è Pachete) è a sua volta articolato in due membri,

così da distinguere l’attività di Pachete nella sua parte preliminare e ‘preparatoria’ (l’arresto di Ippia, introdotto da \keînon mèn ...) e in quella ‘sostanziale’ (la conquista del forte, obiettivo primario della sua azione, introdotta dall’enfatico a[tòw dè ...).

13 Per la possibile confusione con altre forme pronominali v. più avanti.

' Indicazioni di metodoData la complessità semantica e sintattica di a[tów è importante fi ssare

alcuni criteri di metodo per distinguere fra le sue varie funzioni.L’uso di ` a[tów nel senso di «il medesimo» è facilmente riconoscibi-

le dalla presenza dell’articolo13. Più laboriosa può risultare l’individuazione del ‘2° termine di paragone’, soprattutto quando dipende unicamente dal contesto.

Quanto alla distinzione fra gli altri due valori (anaforico e enfatico), oc-corre tener presente quanto segue:

• il valore anaforico si incontra in tutti i casi eccetto il nominativo: di re-gola quindi i NOM (a[tów a[t} a[toí a[taí) sono da intendere in senso enfatico;

Michelazzofine.indd Sec1:115Michelazzofine.indd Sec1:115 10-03-2007 14:10:2510-03-2007 14:10:25

Page 116: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

102 QUARTA UNITÀ

14 Non sempre questo ‘affiancamento’, questa ‘ridondanza’ sono evidenti. Mentre p.es. è facile riconoscerli in espressioni come ` yeòw a[tòw [opp. a[tòw ` yeòw] toûto légei «è il dio in persona che dice questo», ciò è meno immediato quando, essendo il soggetto sottinteso, si può essere tentati di individuarlo proprio in a[tów. Ma che a[tòw toûto légei significhi «questo lo dice lui» (e non «egli dice questo», con a[tów come sogget-to) è dimostrato dal confronto con espressioni analoghe in 1ª~2ª persona (a[tòw toûto légv~légeiw «questo lo dico io~lo dici tu»: da notare qui l’accentazione ortotonica dei pronomi italiani).

• nell’uso anaforico a[tów sostituisce il termine a cui è riferito; nell’uso enfati-co invece gli si affi anca (è proprio grazie a questa ‘ridondanza’ che sviluppa la sua forza intensiva, distintiva, oppositiva ecc.)14;

• l’uso enfatico comporta per sua natura un confronto (esplicito o sottinte-so): può quindi essere interpretato correttamente solo con un’attenta ana-lisi del contesto.

Come contributo allo sviluppo di questa sensibilità contestuale provia-mo a immaginare alcune situazioni che il greco (~latino) potrebbe esprime-re sinteticamente col pronome a[tów (~ipse) [fra parentesi le possibili impli-cazioni contestuali]:

• questo lo dice lei [e se ne assume la responsabilità – opp. ma la verità è un’altra – opp. io però la vedo in modo diverso]

• queste cose le ho viste coi miei occhi [altre invece le so per sentito dire – opp. tu invece ne parli per sentito dire]

• di per sé la situazione non sarebbe diffi cile [ma può diventarlo se ...]

• di natura sua, il ragazzo è generoso [è il contesto familiare che lo rende egoista]

• in sé quel regalo è poca cosa [ma per me ha un grande valore affettivo]

• se ne sono andati di loro iniziativa [non perché li abbiamo mandati via]

• deve fare intanto lui autocritica [prima di impartire lezioni agli altri]

• dovresti tu chiedere scusa a me [non io a te]

• se l’è cavata da solo [senza alcun aiuto] ecc.

Forme ambigueIl pronome a[tów è coinvolto in fenomeni fonetici che possono essere

fonte di confusione:

• nel riflessivo di 3ª persona la combinazione ∞- + a[t- dà luogo alle forme contratte aøt- (aøtoû, aøt! ecc.), che si distinguono dalle forme-base solo per lo spirito aspro;

• in ` a[tów la crasi (cfr. 1.6) tra articolo e pronome dà luogo nel nomi-nativo a forme con lo spirito aspro (aøtów, aøt}, aøtoí, aøtaí), negli

Michelazzofine.indd Sec1:116Michelazzofine.indd Sec1:116 10-03-2007 14:10:2610-03-2007 14:10:26

Page 117: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 103

Capitolo 9Complementazione

Nell’impostazione didattica tradizionale lo studio della sintassi (non solo greca) viene di solito condotto affrontando separatamente sintassi della proposizione (o della ‘frase semplice’) e sintassi del periodo (o della ‘frase complessa’). Questa distinzione fra unità linguistiche diverse trascu-ra il fatto che le relazioni sintattiche sono fondamentalmente le stesse15, per cui conviene analizzarle indipendentemente dalla forma nella quale si esprimono di volta in volta.

Un’operazione del genere è stata attuata nel cap. 7, individuando una prima funzione sintattica (quella ‘attributiva’) a monte delle varie rea-lizzazioni formali che può assumere. Si tratta ora di estendere il metodo all’analisi delle funzioni verbali16, cioè dei rapporti che si stabiliscono fra il nucleo centrale della frase (semplice o complessa) costituito dal verbo e le sue ‘espansioni’ (complementi o frasi subordinate).

15 Se ne ha indirettamente una riprova nella classifi cazione usata da alcune grammatiche (soprattutto latine), che distinguono le frasi subordinate in ‘sostantive’, ‘avverbiali’ e ‘agget-tive’: una terminologia interessante (per quanto discutibile, come diremo più avanti), perché di fatto assimila le relazioni sintattiche all’interno del periodo a quelle che si determinano a livello di frase.

16 Quella attributiva è invece, come si è detto (v. p. 86), una funzione nominale. Il ‘complemento di specifi cazione’, che costituisce una delle sue realizzazioni formali, non rientra quindi nella rifl essione qui condotta sui fenomeni di ‘complementazione’ (verbale).

altri casi a forme in consonante (toû a[toû > ta[toû ecc.) in cui l’ori-ginaria iniziale vocalica è indicata dallo spirito (in questo caso definito ‘coronide’).

Somiglianze e differenze tra forme pronominali a[tów rifl essivo ` a[tów o˚tow a[tów -} -ó --- aøtów aøt} ta[tó o˚tow aπth toûto a[toû -êw -oû aøtoû ... ta[toû ta[têw ta[toû toútou taúthw toútou a[t! -_ -! aøt! ... ta[t! ta[t_ ta[t! toút~ taút+ toút~ a[tón -}n -ó aøtón ... ta[tón ta[t}n ta[tó toûton taúthn toûto a[toí -aí -á --- aøtoí aøtaí ta[tá o˚toi a˚tai taûta a[tôn -ôn -ôn aøtôn ... ta[tôn ta[tôn ta[tôn toútvn toútvn toútvn a[toîw -aîw -oîw aøtoîw ... ta[toîw ta[taîw ta[toîw toútoiw taútaiw toútoiw a[toúw -áw -á aøtoúw ... ta[toúw ta[táw ta[tá toútouw taútaw taûta

Michelazzofine.indd Sec1:117Michelazzofine.indd Sec1:117 10-03-2007 14:10:2710-03-2007 14:10:27

Page 118: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

104 QUARTA UNITÀ

Per padroneggiare questa vasta e complessa dinamica di complemen-tazione17 vengono qui forniti sussidi di vario genere, sintattico e semanti-co, a cui si deve aggiungere quanto detto sul sistema casuale greco (cap. 3): un intreccio di problematiche caratteristico della stretta interdipendenza fra le varie dimensioni del linguaggio umano.

9.1. La ‘valenza’ del verbo. Funzione ‘predicativa’ e ‘appositiva’

Ogni verbo prevede di essere integrato necessariamente da un certo numero di elementi. Questo assetto sintattico, conseguente alla sua natura semantica, è comunemente indicato col nome di valenza: un termine mu-tuato dalla chimica per rappresentare l’attitudine di un verbo a combinarsi con ‘attanti’ (complementi necessari), ferma restando la possibilità che vi si aggiungano liberamente dei ‘circostanti’ (complementi facoltativi in quanto non legati da valenza)18.

Una stessa espressione può risultare di volta in volta organica (caso a) oppure estranea (caso b) alla semantica del verbo da cui dipende: 1. idea di stato in luogo: a) non mi piace abitare-in città b) non mi piace studiare in casa

2. idea di relazione (compagnia): a) ieri mi sono rappacifi cato-con i miei colleghi b) ieri sono andato allo stadio con i miei colleghi

3. idea di destinazione (termine~interesse): a) domani ti-restituisco il computer b) domani ti riparo il computer

4. idea di scopo: a) devi provvedere-per la cena b) devi darmi i soldi per la spesa

5. idea di causa: a) è stato condannato-per furto19

b) è stato condannato per incapacità del suo avvocato

17 Questo termine è naturalmente da intendersi riferito non solo alla sintassi della frase (i ‘complementi’ dell’analisi logica tradizionale) ma anche a quella del periodo. La sua effi cacia sta appunto nel fatto di richiamare l’idea che le dinamiche di fondo della frase complessa sono le stesse della frase semplice.

18 La rifl essione sui meccanismi di dipendenza verbale (e il termine stesso di valenza) si deve al linguista francese Lucien Tesnière. Egli concepiva la frase come «un dramma in mi-niatura» con al centro l’evento descritto dal verbo, del quale il soggetto e gli altri complementi necessari costituiscono i protagonisti, gli ‘attori’ (da cui appunto la defi nizione di ‘attanti’).

19 È evidenziato in grassetto, oltre al verbo, anche il complemento (furto) perché in que-sto caso è anche la semantica del nome a decidere della sua importanza sintattica: dal punto di vista giuridico il furto è elemento pertinente, il valore professionale dell’avvocato no (an-che se, all’atto pratico, può rivelarsi... tutt’altro che ininfl uente).

Michelazzofine.indd Sec1:118Michelazzofine.indd Sec1:118 10-03-2007 14:10:2910-03-2007 14:10:29

Page 119: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 105

20 Per questo fenomeno si usa parlare, impropriamente, anche di uso intransitivo, defi -nizione che va però riservata per situazioni diverse (v. p. 77).

21 Sulla possibilità che questo ‘confl itto’ fra economia sintattica ed economia pragmatica venga ricomposto con l’anticipazione prolettica (e successiva ripresa) dell’elemento sintatti-camente accessorio v. n. 55 p. 186.

' Possibili obiezioniUna simile rappresentazione della reggenza verbale sembra contraddetta

nel suo principio fondamentale (distinzione fra attanti, necessari, e circostanti, facoltativi) da due obiezioni, che però a un attento esame si rivelano più ap-parenti che sostanziali, e anzi offrono l’occasione per approfondire la compren-sione di questa importante dinamica.

1. Il concetto di necessarietà sintattica degli attanti sembra smentito dall’uso assoluto, la possibilità cioè che un verbo, in certe condizioni, manchi di uno o più complementi che di solito lo accompagnano20: p.es. insegnare, di per sé ‘program-mato’ per reggere un doppio complemento di persona e di cosa (mio fratello in-segna italiano agli extracomunitari), può anche essere usato assolutamente

• riguardo alla persona: mio fratello insegna italiano (il dato pertinente è considerato quello della materia insegnata);

• riguardo alla cosa: mio fratello insegna agli extracomunitari (pertinente è considerato il tipo di persone a cui si insegna);

• riguardo a entrambi i complementi: mio fratello insegna (l’attenzione è sull’attività in se stessa, sullo status professionale ecc.).

A questa obiezione si può rispondere osservando

• che non tutti i verbi possono essere usati assolutamente: occorre infatti che l’attività o condizione espressa dal verbo sia qualcosa di signifi cativo, di stabile, di socialmente riconosciuto ecc., come in insegnare, scrivere, studiare, dipingere, mangiare e così via (non sono corrette frasi come quel ragazzo sta sfogliando [...], oppure dove andavi quando hai incontrato [...]?, oppure Stefano ha smarrito [...] ecc.);

• il fatto che un determinato verbo possa essere usato assolutamente non impedisce che i suoi attanti, quando regolarmente espressi, risultino es-senziali al completamento del suo assetto semantico~sintattico (e dunque strutturalmente diversi dagli eventuali circostanti).

2. Simmetricamente, sembrerebbe contraddetto anche il concetto di facolta-tività dei circostanti, almeno nei casi in cui un circostante riceve dal contesto un’enfasi particolare: p.es., in una frase come a Giorgio ho risposto il giorno successivo è il complemento di tempo (di per sé non previsto dalla valenza del verbo rispondere, che richiede invece un complemento di termine) a tras-mettere l’informazione più importante (in risposta a un’ipotetica domanda: quand’è che hai risposto a Giorgio?).

Questa obiezione si supera facilmente considerando che quello sintattico e quello pragmatico-comunicativo sono piani linguistici diversi: niente vieta quindi che, in un determinato contesto, un elemento sintatticamente rilevante (nel nostro esempio, l’attante a Giorgio) possa risultare pragmaticamente debole, e che all’opposto un elemento sintatticamente marginale (il circostante il giorno successivo) costituisca il cuore della struttura informativa dell’enunciato21.

Michelazzofine.indd Sec1:119Michelazzofine.indd Sec1:119 10-03-2007 14:10:3010-03-2007 14:10:30

Page 120: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

106 QUARTA UNITÀ

Nella didattica tradizionale la distinzione fra elementi sintatticamen-te necessari e accessori viene regolarmente applicata per la sintassi del periodo (frase complessa) ma non per quella della proposizione (frase semplice), dove di solito ci si limita a una classifi cazione semantica dei vari complementi, senza riguardo alla diversa natura sintattica che pos-so assumere di volta in volta a seconda del verbo reggente. Questo com-portamento è del tutto ingiustifi cato. Anche qui infatti, come per molti altri fenomeni, vale il principio della diversità tra forma e funzione:

una stessa forma può esprimere funzioni sintattiche diverse, e al-l’opposto una stessa funzione sintattica può essere espressa in forme diverse22.

22 Per la prima parte di questa affermazione (stessa forma per funzioni diverse) valgono le frasi riportate a p. 104. Per la seconda parte (forme diverse per una stessa funzione) ecco alcuni esempi di realizzazione di uno stesso attante o di uno stesso circostante sotto forma risp. di complemento (frase semplice) o di subordinata (frase complessa):

attanti:• ti sconsiglio l’acquisto di quella macchina • ti sconsiglio di acquistare quella macchina• ricordati il pagamento la bolletta • ricordati di pagare la bolletta• sono contento del tuo ritorno • sono contento che tu sia tornato• nessuno prevedeva il tentativo di fuga

dei prigionieri• nessuno prevedeva che i prigionieri

avrebbero tentato la fuga• è stato condannato per furto • è stato condannato per aver rubato• è stato condannato al risarcimento del danno • è stato condannato a risarcire il danno

circostanti:• è partita prima del tuo arrivo • è partita prima che tu arrivassi• sto facendo i bagagli per la partenza • sto facendo i bagagli per partire• faccio da me, senza l’aiuto di nessuno • faccio da me, senza che nessuno mi aiuti• nonostante l’uscita del professore,

la classe è rimasta in silenzio• benché il professore fosse uscito,

la classe è rimasta in silenzio• è stato condannato per incapacità

del suo avvocato• è stato condannato perché

il suo avvocato è un incapace

23 Il fatto che alcune subordinate siano sintatticamente necessarie e altre invece acces-sorie ha un rifl esso anche sul piano grafi co, nel senso che, a rigore, solo nel caso di subordi-nata accessoria dovrebbe essere giustifi cato l’uso della virgola per separarla dalla reggente (p.es. sono stanco‘,’ perché mi sono svegliato presto, ma non ti raccomando‘,’ di svegliarti presto). La pratica della punteggiatura è però esposta a troppe oscillazioni per poter essere considerata un elemento attendibile nell’analisi di un brano. Ciò è vero particolarmente per le lingue classiche, sia nel senso che, ovviamente, noi non leggiamo un testo così come è uscito dalla penna del suo autore, sia nel senso che spesso l’editore moderno (a cui si deve la presentazione grafi ca, punteggiatura compresa) inserisce le virgole con una certa ‘generosi-tà’, anche quando sintatticamente immotivate.

' TerminologiaNella sintassi del periodo (l’unica, come si è detto, in cui si tenga conto in

modo sistematico della differenza tra le due funzioni verbali23) vengono impie-gati termini diversi per la classifi cazione delle frasi. Ecco le corrispondenze (per completezza lo schema comprende anche la funzione nominale):

Michelazzofine.indd Sec1:120Michelazzofine.indd Sec1:120 10-03-2007 14:10:3010-03-2007 14:10:30

Page 121: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 107

9.2. Il concetto di ‘transitività’

La rifl essione sulle funzioni sintattiche aiuta a sviluppare una maggio-re consapevolezza e sensibilità linguistica (anche nell’uso della lingua ma-terna) e spinge a rivedere alcune nozioni importanti, fra cui in particolare quella di transitività.

Tradizionalmente si riserva la qualifi ca di ‘transitivi’ ai verbi che reg-gono un complemento ‘diretto’ (senza preposizione ~ in ACC), relegando gli altri fra gli ‘intransitivi’, e tutt’al più distinguendo questi ultimi in

24 Alla n. 15 abbiamo osservato che la terna sostantive~avverbiali~agget tive è inte-ressante perché suggerisce l’assimilazione delle dinamiche della frase complessa a quelle della frase semplice. Essa tuttavia è scorretta e fuorviante perché defi nisce fenomeni sostan-ziali (le funzioni sintattiche) ricorrendo a categorie formali (di tipo morfologico): come se – contro il fondamentale principio della distinzione tra forma e funzione – ogni sostantivo (o nome) fosse sempre attante, ogni avverbio sempre circostante, e ogni aggettivo valesse sempre come attributo.

25 Anche questa terna di termini può presentare qualche inconveniente:• in alcune grammatiche (soprattutto straniere) si parla di attributo per indicare un ag-

gettivo in funzione predicativa, di epiteto per un aggettivo in funzione attributiva;• la somiglianza fra i due termini attributivo e appositivo non aiuta a tenere distinti i

concetti cui sono associati;• il termine appositivo è usato, con valore fonetico anziché sintattico, in opposizione

a ortotonico (per indicare cioè parole prive di autonomia fonica: v. 1.5); richiama inoltre il concetto di apposizione, un fenomeno che rientra invece nella funzione at-tributiva (v. n. 57 p. 88).Essa rimane comunque la più utile ai fi ni di un’opportuna unifi cazione terminologica.

attanti (o ‘argomenti’) circostanti (o ‘aggiunti’) funz. nominale

sostantive avverbiali aggettive24

complementari dirette complementari indirette --- completive circostanziali --- partic. predicativo partic. appositivo partic. attributivo

Per evitare di moltiplicare inutilmente le defi nizioni, conviene unifi care la terminologia, generalizzando la distinzione predicativo~appositivo~attributi-vo ormai consolidata per il participio25. Potremo dunque dire che

• svolgono funzione predicativa gli elementi strettamente legati al verbo, che di norma, in quanto previsti dalla sua semantica, non possono mancare senza che venga alterato o compromesso anche il suo assetto sintattico;

• svolgono funzione appositiva gli elementi non previsti dalla se-mantica del verbo, la cui presenza è perciò facoltativa;

• infi ne, svolgono funzione attributiva gli elementi funzionali al-l’identifi cazione di un nome (cfr. 7.3).

Michelazzofine.indd Sec1:121Michelazzofine.indd Sec1:121 10-03-2007 14:10:3210-03-2007 14:10:32

Page 122: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

108 QUARTA UNITÀ

• intransitivi parziali o transitivi indiretti: sono i verbi accompagnati da attanti in forma indiretta (con preposizione ~ in caso obliquo), come ap-partenere a, contribuire a, discutere con, dubitare di, passare per, risie-dere in ecc.;

• intransitivi propriamente detti o intransitivi assoluti: sono i verbi co-struiti solo col soggetto, senza alcun complemento, come nascere, tossire, invecchiare, scivolare ecc.

Una simile classifi cazione – al di là delle giustifi cazioni ‘ingenue’ che talvolta ne vengono date26 – pecca di formalismo perché, fondata com’è unicamente sulla distinzione fra complemento diretto e complementi in-diretti, non tiene conto del fatto che la costruzione dei verbi è fenomeno contingente e anche contraddittorio27, inadeguato a spiegare le dinamiche profonde della reggenza verbale28.

Il concetto di transitività va riformulato in termini nuovi, di valenza del verbo:

si possono considerare transitivi tutti i verbi la cui semantica pre-veda la presenza di un certo numero di attanti, indipendentemente dalla forma (complemento diretto o complementi indiretti; comple-mento o frase subordinata; ecc.) in cui essi si manifestano; sono in-vece intransitivi i verbi privi di attanti, che esprimono cioè un’azione o condizione che coinvolge unicamente il soggetto.

26 Come quella secondo cui solo nei verbi transitivi l’azione del verbo ‘transita’ dal sog-getto sul complemento: idea strana, facilmente contraddetta da espressioni come nel tempo libero mi occupo degli anziani soli (= assisto gli anziani), i Romani si lanciarono contro i nemici (= assalirono i nemici) ecc.

27 Accade spesso infatti che verbi simili abbiano costruzioni diverse (p.es. rubare a uno qualcosa ~ derubare uno di qualcosa; ecc.), e addirittura che lo stesso verbo possa presen-tarsi con entrambe le costruzioni (p.es. fornire alla popolazione generi di prima necessità ~ fornire la popolazione di generi di prima necessità; ti sei dimenticato di quello che ti avevo detto? ~ ti sei dimenticato quello che ti avevo detto?; donare aliquid alicui ~ donare aliquem aliqua re; ecc.). Le oscillazioni sono poi normali nel passaggio da una lingua al-l’altra (p.es. sto cercando mio fratello ~ I’m looking for my brother; ho bisogno di te ~ I need you; persuadere gli amici ~ persuadere amicis [DAT]; ecc.). – Questi fenomeni sono istruttivi, perché dimostrano che la costruzione diretta (nelle lingue fl essive quella con l’ACC) non è più importante delle altre.

28 Tutto sommato serve poco anche a spiegare la dinamica della trasformazione passiva. Infatti la limitazione del passivo ai soli verbi a costruzione diretta – che è il motivo principale della rigida distinzione transitivo/intransitivo – non riguarda tutte le lingue (ne è escluso fra l’altro anche il greco, v. più avanti), e anche in quelle in cui è operante conosce molte deroghe sotto la spinta dell’innovazione linguistica. In italiano p.es. è sempre più frequente incontrare espressioni come quell’uomo è indagato per riciclaggio (~ attivo indagare su), due ditte appaltate dal comune sono risultate infi ltrate dalla malavita (~ appaltare [un lavoro] a, infi ltrarsi in), l’imbarcazione è stata accostata dalla motovedetta della Finanza (~ accostarsi a), è stato istituito un servizio di assistenza per i trapiantati di rene (~ tra-piantare [un organo] a), ecc.

Michelazzofine.indd Sec1:122Michelazzofine.indd Sec1:122 10-03-2007 14:10:3310-03-2007 14:10:33

Page 123: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 109

29 In proposito è opportuno ricordare che il vocabolario, di regola, riporta la costruzio-ne del verbo solo per gli attanti (per il sistema di abbreviazione v. più avanti, p. 111): non avrebbe senso, infatti, indicare ogni volta che può essere accompagnato anche da circostanti (causa, scopo, tempo ecc.). – Il metodo di partire dal verbo non solo per individuare il sog-getto ma anche per mettere ordine nella serie degli elementi subordinati (valorizzando quelli ad esso più strettamente legati, cioè gli attanti) non è una novità: ma la teoria della valenza verbale aiuta ad applicarlo in modo più sistematico e consapevole.

30 Per fare un solo esempio: a meno di non voler coniare un improbabile complemen-to... ‘di colore’, ci si troverebbe in imbarazzo nel defi nire l’espressione dipingere di bianco (non è compl. di mezzo come in dipingere con un pennello nuovo, né compl. di modo come in dipingere in fretta, ecc.). Il problema è chiaramente mal posto: si tratta sempli-cemente di dire che, in quanto espressione indicante colore, essa è organica alla semantica del verbo dipingere (dunque un suo attante), e questo rapporto sarà suffi ciente a descriver-la. Con un criterio simile si depennano dalla lista molti complementi a vario titolo prevedi-bili sulla base del verbo reggente: abbondanza~privazione, allontanamento~separazione (compresa quella particolare estensione metaforica che è il 2° termine di paragone, cfr. 3.2), argomento, colpa~pena, estensione, prezzo~stima, provenienza~origine (compren-dendo qui il compl. di agente), termine (la cui diversità rispetto a complementi liberi come vantaggio~svantaggio o relazione sta proprio nel fatto di essere richiesto dalla valenza del verbo: cfr. 3.5) ecc.

31 Una volta riconosciuto, sulla base della costruzione, che una certa espressione è un attante del verbo, la naturale competenza nella lingua materna è quasi sempre suffi ciente

' Indicazioni di metodoL’ampliamento della nozione di transitività presenta diversi vantaggi:

• sviluppa l’attenzione alla costruzione del verbo, abituando a tener conto non solo del complemento oggetto, ma anche di altri eventuali suoi attanti29;

• aiuta a semplifi care la ‘giungla’ di complementi dell’analisi logica tradizio-nale (dettata dall’illusoria pretesa di etichettare con un nome specifi co ogni possibile sfumatura di senso): dato che il signifi cato degli attanti si determi-na di volta in volta in base alla loro relazione col verbo, sarà suffi ciente com-prendere fra i complementi le nozioni fondamentali (luogo, tempo, causa, scopo, mezzo, compagnia e simili) che possono comparire come circostanti per delineare lo ‘scenario’ in cui si colloca l’evento centrale della frase30;

• aiuta a sdrammatizzare il problema della variazione translinguistica: per ge-stire in modo effi cace le frequenti situazioni in cui un verbo risulta costruito in modo diverso in lingue diverse è importante la distinzione fra elementi necessari e accessori, e il metodo di analisi sintattica che ne consegue31;

• con l’equiparazione fra complemento oggetto diretto e attanti in forma in-diretta è più facile capire il comportamento delle lingue (p.es. greco e in-glese) che, diversamente dall’italiano, possono fare il passivo anche su un complemento indiretto (v. § 4);

• infi ne, classifi care come transitivi i verbi a costruzione indiretta serve a de-limitare in modo più preciso il concetto di intransitivo, in cui diventa facile far rientrare l’uso intransitivo dell’attivo di verbi potenzialmente transitivi (p.es. da ˙péxv «tengo lontano» il medio intr.~rifl . ˙péxomai e l’attivo in-transitivo ˙péxv, entrambi nel senso di «rimango lontano» – cfr. 6.4).

Michelazzofine.indd Sec1:123Michelazzofine.indd Sec1:123 10-03-2007 14:10:3410-03-2007 14:10:34

Page 124: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

110 QUARTA UNITÀ

9.3. Valenza e tratti semantici. I verbi ‘trivalenti’

Dato che la valenza (cioè la confi gurazione sintattica) di un verbo è le-gata alla sua particolare ‘fi sionomia’ semantica, è evidente che una lingua evoluta – come il greco – presenta una grande quantità di costruzioni di-verse. Senza la pretesa di esaurire tutte le possibilità, è quindi utile cercare di schematizzare almeno le situazioni più ricorrenti.

Di questa varietà si dà di solito una classifi cazione quantitativa, defi -nendo i verbi in base al numero degli attanti32:

• avalenti (o a valenza-zero): verbi che non prevedono la presenza di alcun at-tante (fondamentalmente quelli che esprimono eventi atmosferici, come pio-vere, nevicare, albeggiare ecc.33);

• monovalenti: verbi accompagnati da un solo attante (di solito il Soggetto), come nascere, vivere, invecchiare, morire, dormire, risplendere, sorgere ecc.;

• bivalenti: verbi accompagnati da due attanti (uno dei quali di solito è il Sog-getto), come possedere, prendere, mangiare, lavare, costruire, amare, piace-re, dispiacere, giovare ecc.; e così via.

Ancora più utile è però un approccio di tipo qualitativo, che tenga con-to della natura semantico-lessicale degli attanti previsti da ciascun verbo. Da questo punto di vista si può dire che

a suggerire la traduzione. P.es. una volta constatato che il verbo inglese to miss «sentire la mancanza» richiede un complemento diretto, sarà automatico rendere I miss my friends con «sento la mancanza dei miei amici» (o anche «mi mancano i miei amici», facendo valere la corrispondenza fra Soggetto e Compl. di persona: v. più avanti, § 4); una volta constatato che il verbo greco katafronév «disprezzare» richiede un complemento in GEN, sarà automatico rendere katafronév tôn polemívn con «disprezzo i nemici»; e così via.

32 In proposito è opportuno ricordare che per la teoria della valenza (o della ‘verbo-di-pendenza’) anche il Soggetto è un attante, in quanto anch’esso – come gli altri attanti – su-bordinato al verbo. È un’affermazione paradossale (di solito il soggetto viene collocato allo stesso livello sintattico del verbo, e in posizione sovraordinata rispetto ai complementi), che però si rivela utile per giustifi care lo scambio fra costruzione attiva e passiva (v. più avanti), e che trova conferma quando si osserva quel che accade convertendo una frase nella sua va-riante nominalizzata, come negli esempi citati in n. 22: p.es. nominalizzando la subordinata in nessuno prevedeva che i prigionieri avrebbero tentato la fuga (> nessuno prevedeva il tentativo di fuga dei prigionieri) si vede che tentativo, ‘traduzione’ nominalizzata del verbo, risulta sintatticamente sovraordinato non solo rispetto a fuga (l’originario oggetto) ma anche rispetto a prigionieri (l’originario soggetto). In proposito cfr. il fenomeno del ‘par-ticipio dominante’ descritto a p. 91.

33 Spesso si fanno rientrare in questa classe i verbi impersonali, senza considerare però che esistono verbi ‘senza soggetto’ ma ugualmente accompagnati da attanti, come l’ital. mi importa o il lat. pudet. Anche qui la variazione translinguistica aiuta a correggere impressio-ni errate: p.es. nell’equivalente inglese di mi importa della tua salute (I care for your health) o in quello greco di me pudet miseriae meae ([\gW] a†sxúnomai [\pì] t_ \m_ peníŸ) è chiara la presenza del Soggetto e di un secondo attante, e nessuno esiterebbe a classifi care to care e a†sxúnomai come verbi bivalenti.

Michelazzofine.indd Sec1:124Michelazzofine.indd Sec1:124 10-03-2007 14:10:3510-03-2007 14:10:35

Page 125: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 111

la classe più ampia e signifi cativa è – non solo in greco – quella dei verbi che, oltre al Soggetto, prevedono contemporaneamente un complemento relativo alla cosa (CC) oggetto dell’evento descrit-to dal verbo e uno relativo alla persona (CP) che vi è a vario titolo coinvolta34; dei due complementi, di solito35 uno è espresso in forma diretta, l’altro in forma indiretta36.

9.4. La dinamica della trasformazione passiva. Schema di massima della struttura di frase in greco

Esaminiamo ora le cose dal punto di vista della trasformazione passi-va, il cui principio generale (quello stesso su cui, come si è detto, si fonda

34 Per questo concetto v. quanto detto in 3.5 a proposito del Dativo.35 Esistono però anche verbi con entrambi i complementi in forma diretta e, più ra-

ramente, verbi con entrambi i complementi in forma indiretta (v. più avanti).36 Nelle lingue con flessione nominale (come greco, latino, tedesco ecc.) costr.

diretta = ACC (senza prep.), costr. indiretta = GEN o DAT (con o senza prep.); in quelle senza flessione nominale (come italiano, inglese, francese ecc.) costr. indiretta = costr. preposizionale.

37 Un esempio di costruzione con entrambi i complementi in caso obliquo si ha nel verbo metéxein «partecipare di qualcosa [tinow] insieme a qualcuno [tini]», «condividere qualcosa [ti-now] con qualcuno [tini]».

' Uso del pronome indefi nito per indicare la costruzione

Per indicare la costruzione (di un verbo, di un nome, di un aggettivo) i vo-cabolari greci usano di solito, in alternativa alle abbreviazioni, le forme del pro-nome indefi nito tiw (di cui v. la declinazione a p. 160):

• tinow [rifl . ∞autoû] = costr. col GEN (lat. alicuius [abbrev. alcis] ~ sui)

• tini [rifl . ∞aut!] = costr. col DAT (lat. alicui [alci] ~ sibi)

• tina [rifl . ∞autón] = costr. con l’ACC della persona (lat. aliquem [alqm] ~ se)

• ti = costr. con l’ACC della cosa (lat. aliquid [alqd])

• tina [∞autón] ti = costr. con doppio ACC (CP e CC) (lat. aliquem aliquid )

I due diversi valori del GEN e del DAT si ricavano facilmente per esclusione:

• tinow tina = costr. con l’ACC della persona e il GEN della cosa

• tinow ti = costr. col GEN della persona e l’ACC della cosa

• tini tina = costr. con l’ACC della persona e il DAT della cosa

• tini ti = costr. col DAT della persona e l’ACC della cosa

• tinow tini37 un’indicazione del genere (di per sé ambigua) va in-terpretata attraverso gli esempi forniti dal vocabola-rio e tenendo conto dei tratti semantici delle parole in questione

Michelazzofine.indd Sec1:125Michelazzofine.indd Sec1:125 10-03-2007 14:10:3610-03-2007 14:10:36

Page 126: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

112 QUARTA UNITÀ

la distinzione tradizionale fra verbi transitivi e intransitivi) è che il passivo si realizza trasformando in soggetto l’originario complemento diretto38. Non così in greco:

in greco il passivo si realizza quasi sempre promuovendo a soggetto l’originario complemento di persona (CP), indipendentemente dalla forma che esso ha nella frase attiva, e lasciando inalterato l’origina-rio complemento di cosa (CC).

Qualche esempio di questa forte tendenza alla personalizzazione della costru-zione passiva:

• verbo trivalente con entrambi i complementi in ACC: att. ` strathgòw didáskei toùw stratiQtaw t|n ˙ret}n «il generale insegna il valore ai soldati» pass. o¥ stratiôtai didáskontai t|n ˙ret|n øpò toû strathgoû39

• verbo trivalente con CP in caso obliquo e CC in ACC: att. ` strathgòw katagignQskei tôn strativtôn [GEN] deilían «il generale accusa i soldati di viltà» pass. o¥ stratiôtai katagignQskontai deilían øpò toû strathgoû att. ` strathgòw \pitrépei toîw stratiQtaiw [DAT] t|n fulak}n «il generale affi da ai soldati la sorveglianza» pass. o¥ stratiôtai \pitrépontai t|n fulak|n øpò toû strathgoû • verbo trivalente con entrambi i complementi in caso obliquo: att. o¥ stratiôtai øperéxousi toû strathgoû [GEN] ˙ret_ [DAT] «i soldati superano in valore il generale» pass. ` strathgòw øperéxetai øpò tôn strativtôn ˙ret_ • verbo bivalente con CP in caso obliquo: att. ` strathgòw ˙meleî tôn strativtôn [GEN] «il generale trascura i soldati» pass. o¥ stratiôtai ˙meloûntai øpò toû strathgoû att. ` strathgòw pisteúei toîw stratiQtaiw [DAT] «il generale ha fi ducia nei soldati» pass. o¥ stratiôtai pisteúontai øpò toû strathgoû

Anche se non mancano casi di passivo costruito su un originario CC40, è evidente in greco la tendenza a valorizzare il parallelismo fra i due ‘protago-

38 Per riprendere l’esempio di n. 27 sul doppio uso del verbo fornire, avremo risp. (il grassetto indica l’originario compl. diretto, divenuto soggetto della frase passiva) sono stati forniti alla popolazione generi di prima necessità ~ la popolazione è stata fornita di generi di prima necessità.

39 In qualche raro caso ciò si verifi ca anche in latino: pater omnia fi lium celat ~ fi lius a patre omnia celatur. – Analogamente l’inglese, che conosce una sorta di ‘doppio accusativo’ (I gave John a book), preferisce costruire il passivo sulla persona (John was given a book, piuttosto che A book was given to John).

40 Anche con lo stesso verbo: p.es. Tucidide I.126.11 o¥ tôn &Ayhnaívn \pitetramménoi [part. perfetto pass. di \pitrépv] t|n fulak}n «quelli fra gli Ateniesi a cui era stata affi data la sorveglianza» ~ Erodoto VII.10 toîsi [pron. relativo] \petétrapto [piuccheperfetto pass.

Michelazzofine.indd Sec1:126Michelazzofine.indd Sec1:126 10-03-2007 14:10:3710-03-2007 14:10:37

Page 127: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 113

nisti’ umani di un evento (colui che lo determina e colui che vi è a vario titolo coinvolto). Questo orientamento, che è di tipo semantico, prevale sull’esigenza morfologico-sintattica di mantenere nel passivo traccia della costruzione at-tiva41, e può essere simboleggiato dal seguente schema di frase, dove il nucleo essenziale comprendente il verbo e i suoi attanti42 è rappresentato in modo da disporre simmetricamente Soggetto e CP (che si scambiano di ruolo nella tra-sformazione passiva), collocando invece il CC (che tendenzialmente si man-tiene inalterato) al centro, più strettamente integrato nella sfera del verbo:

Esempi:

di \pitrépv] = fulak} «quelli a cui era stata affi data la sorveglianza». – Il passivo costruito sul CC si ha soprattutto nel caso di participi sostantivati (p.es. tà didaskómena, «le cose in-segnate, gli insegnamenti impartiti»), ed è comunque raro a fronte di una costruzione indi-retta del CC all’attivo (un esempio è Tucidide IV.55.2 tò m| \pixeiroúmenon a†eì \llipèw ‘n têw dok}sevw «[per gli Ateniesi] l’impresa non tentata era sempre manchevole rispetto alla loro convinzione»: all’attivo il verbo \pixeirév è costruito col DAT).

41 In latino avviene il contrario: prevale il mantenimento della costruzione indiretta, ma a prezzo del ricorso al passivo impersonale (pater fi lio persuadet > fi lio a patre persuadetur). È interessante osservare come l’inglese riesca invece a conciliare passivo personale e costruzione indiretta: p.es. the chef himself waited on me > I was waited on by the chef himself; a ba-by-sitter will look after the children ~ the children will be looked after by a baby-sitter; ecc. – Sul progressivo affermarsi anche in italiano del passivo personale v. sopra, n. 28.

42 Naturalmente del nucleo non fanno parte i circostanti, che – se presenti – si collocano al suo esterno, non essendo previsti dalla valenza del verbo.

VERBO VERBO

Compl. Cosa (CC) ~ Compl. Cosa (CC)

Soggetto Compl. Pers. (CP) Soggetto Compl. Agente

didáskei didáskontai

t|n ˙ret|n ~ t|n ˙ret|n

` strathgòw toùw stratiQtaw o¥ stratiôtai øpò toû strathgoû

«il generale insegna il valore ai soldati» ~ «ai soldati è insegnato il valore dal generale»

katagignQskei katagignQskontai

deilían ~ deilían

` strathgòw tôn strativtôn o¥ stratiôtai øpò toû strathgoû

«il generale accusa i soldati di viltà» ~ «i soldati sono accusati di viltà dal generale»

Michelazzofine.indd Sec1:127Michelazzofine.indd Sec1:127 10-03-2007 14:10:3810-03-2007 14:10:38

Page 128: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

114 QUARTA UNITÀ

Un caso particolare di doppia costruzione si ha quando gli effetti di un evento vengono riferiti sia, nel complesso, alla persona che li subisce (CP), sia, più specifi -camente, alla parte del corpo più direttamente coinvolta (CC)43; p.es.

L’interesse di queste espressioni sta sia nella sorprendente somiglianza con modi di dire sempre più diffusi nelle lingue moderne (cfr. nota 28), p.es.

sia nella loro vicinanza a un particolare uso dell’ACC (il cosiddetto accusativo ‘di relazione’ o ‘alla greca’) con verbi intransitivi o addirittura con aggettivi (dove ovviamente non c’è CP né costr. passiva):

43 È il cosiddetto sxêma kay& –lon kaì mérow («struttura espressiva impostata sul tutto e su una sua parte»), documentata in poesia anche con altri casi (‘doppio GEN’, ‘doppio DAT’).

\pitrépei \pitrépontai

t|n fulak|n ~ t|n fulak|n

` strathgòw toîw stratiQtaiw o¥ stratiôtai øpò toû strathgoû

«il generale affi da ai soldatila sorveglianza»

~«ai soldati viene affi data la sorveglianza

dal generale»

pl}ssei pl}ssetai

t|n kefal|n ~ t|n kefal|n

` despóthw tòn doûlon ` doûlow øpò toû despótou

«il padrone colpisce alla testa lo schiavo» ~ «lo schiavo è colpito alla testa dal padrone»

˙potémnei ˙potémnontai

t|n kefal|n ~ t|n kefal|n

` strathgòw tôn prodotôn o¥ prodótai øpò toû strathgoû

«il generale taglia la testa ai traditori» ~ «ai traditori è tagliata la testa dal generale»

ha trapiantato è stato trapiantato

il fegato ~ di fegato

il prof. XYZ a mio padre mio padre dal prof. XYZ

Michelazzofine.indd Sec1:128Michelazzofine.indd Sec1:128 10-03-2007 14:10:3910-03-2007 14:10:39

Page 129: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 115

kámnei bálletai

t|n kefal}n cfr. t|n kefal}n

` strathgòw ` strathgòw

«il generale ha male alla testa» «il generale è colpito alla testa»

E ancora:

dustuxoûsi diaférei

pánta44 t|n fúsin

o¥ doûloi gun| ˙ndrów

«gli schiavi sono sventurati in tutto» «la donna è per natura diversa dall’uomo»

kal} \sti &Ayhnaîow ‘n

tò eÂdow tò génow

= paryénow Svkráthw

«la ragazza è bella di aspetto» «Socrate era ateniese di nascita»

9.5. Accusativo ‘dell’oggetto interno’

Il medesimo schema di frase si applica con naturalezza anche al co-siddetto ‘accusativo dell’oggetto interno’ o ‘fi gura etimologica’, un tipo di espressione che si ha quando il verbo è accompagnato da un CC (quasi sempre in ACC)

• di parola formata dalla stessa radice: p.es. (la trad. italiana cerca di ri-produrre il più possibile il modulo greco) máxhn máxesyai «combattere una battaglia», pólemon polemeîn «guerreggiare una guerra», níkhn nikân [inf. pres. di nikáv] «vincere una vittoria», bíon bioûn [inf. pres. di bióv] «vivere una vita», páyow pásxein «soffrire una sofferenza», nóson noseîn «ammalarsi di una malattia», dójan dojázein «avere [‘opinare’] un’opi-nione», marturían martureîn «testimoniare una testimonianza», ceûdow ceúdesyai «mentire una menzogna», plhg|n pl}ssein «battere [‘colpi-re’] un colpo», ecc.;

44 pánta è neutro pl. di pâw «tutto»; altri neutri (con la consueta coincidenza di NOM e ACC) di nomi della 3ª decl. sono eÂdow e génow.

Michelazzofine.indd Sec1:129Michelazzofine.indd Sec1:129 10-03-2007 14:10:4110-03-2007 14:10:41

Page 130: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

116 QUARTA UNITÀ

• di parola formata da radice diversa ma semanticamente affi ne: p.es. máxhn ˙gvnízesyai «affrontare una battaglia», `dòn badízein~poreúesyai~†énai... «fare una strada», πpnon eπdein «dormire un sonno», –rkon •mnúnai [inf. pres. di ªmnumi] «fare un giuramento», nóson kámnein «soffrire di una malattia», dójan pisteúein «avere [‘credere’] un’opinione», plhg|n túptein «assestare un colpo», ecc.

L’ACC dell’oggetto interno rappresenta un caso evidente di ridondanza espressiva (la stessa nozione viene trasmessa sia dal verbo che dal com-plemento). Esistono naturalmente anche soluzioni più ‘economiche’: l’in-formazione può essere data dal solo verbo (máxesyai, polemeîn, noseîn, pl}ssein ecc.) oppure dal CC di un’espressione perifrastica (noseîn = \n nós~ eÂnai~keîsyai «essere~giacere nella malattia»; pl}ssein [attivo] = plhgàw didónai «dare colpi»; pl}ssesyai [passivo] = plhgàw lambánein «prendere colpi»):

45 Come esempio di schema di frase si è scelto un verbo che, descrivendo un’attività, prevede l’indicazione della persona che la subisce (CP) e permette quindi di verifi care il comportamento nella trasformazione passiva (cioè: l’uso del passivo personale). Con i ver-bi che per la loro semantica esprimono invece – pur nella forma attiva (sulla distinzione tra forma grammaticale e orientamento semantico di un verbo v. 6.4) – una condizione di passività come nóson noseîn (o kámnein) questa verifi ca non è possibile, non essendovi un CP su cui costruire il passivo.

46 È tale il grado di integrazione del verbo con il suo CC (e quindi la prevedibilità del nome) che può accadere che sia espresso solo l’aggettivo, come in Iliade 5.830 túcon [imper. aoristo di túptv] dè sxedíhn [plhg}n] «colpiscilo da vicino»; anche al passivo: Aristofane, Nubi 972 \petríbeto tuptómenow pollàw [plhgáw] «era distrutto, ricevendo un sacco di botte». Quest’ultimo passo è particolarmente interessante perché ricorda il pánta dustuxoûsi dell’esempio citato nel paragrafo precedente: pollàw túptomai («ricevo molti colpi») non è diverso da pollà [neutro plur.] túptomai («sono colpito ripetutamente»), a dimostrazione che anche l’uso avverbiale del neutro è interpretabile come CC strettamente integrato nella sfera del verbo. – Per un’altra variante espressiva (nome accompagnato dall’articolo) v. più avanti, p. 119.

pl}ssei (túptei)45 pl}ssetai (túptetai)

pollàw plhgàw46 pollàw plhgàw

` despóthw tòn doûlon ` doûlow øpò toû despótou

«il padrone dà molti colpi allo schiavo» «lo schiavo riceve molti colpi dal padrone»

dídvsi lambánei

pollàw plhgàw pollàw plhgàw

` despóthw t! doúl~ ` doûlow øpò toû despótou

Michelazzofine.indd Sec1:130Michelazzofine.indd Sec1:130 10-03-2007 14:10:4210-03-2007 14:10:42

Page 131: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 117

47 Per riprendere uno degli esempi sopra citati, quello del padrone che ‘assesta colpi allo schiavo’: ‘colpi’ è oggetto interno (perché il colpo non esiste fi nché non lo si dà), ‘schiavo’ oggetto esterno (perché esiste prima e indipendentemente dall’azione a cui è sottoposto). In base a questo principio, vengono classifi cate come ‘oggetto interno’ espressioni del tipo &Olúmpia nikân «vince-re le Olimpiadi», nikht}ria ∞stiân «dare un banchetto per celebrare la vittoria», ménow pneîn «spi-rare ardore», nómisma kóptein «battere moneta», e†r}nhn presbeúein «condurre un’ambasceria per trattare la pace», stádion ˙gvnízesyai «disputare la gara di corsa dello stadio», ecc.

48 Si spiega così perché questo tipo di complementazione in ACC (di fatto assimilabile al com-plemento oggetto) non sia compreso negli elenchi di p. 37 e 123. – Naturalmente nulla vieta che questo tipo di percezione possa coesistere con altri. P.es. l’estensione nel tempo o nello spazio può essere concepita ed espressa anche in termini più ‘iconici’, più concretamente visibili (in questo caso spaziali): l’italiano con la prep. per (ho aspettato per due ore, ho corso per cinque chilometri), il greco con \pí + ACC.

49 Appare evidente quindi che la categoria ‘complemento di cosa (CC)’ e quella ‘oggetto in-terno’ non sono che due facce della stessa medaglia, due diverse rappresentazioni di una stessa dinamica espressiva.

' Casi particolari di accusativo dell’‘oggetto interno’Il fenomeno dell’‘oggetto interno’ viene di solito spiegato dalle gramma-

tiche nel senso che questo tipo di ACC esprime una realtà o situazione pro-dotta dall’evento descritto dal verbo (quando il termine in ACC si riferisce invece a un’entità – persona o cosa – esistente prima dell’evento, si parla di ‘oggetto esterno’)47.

Senza addentrarci nei dettagli di questa teorizzazione, possiamo dire che essa aiuta a comprendere perché l’ACC sia usato in greco

• con valore avverbiale: p.es. pollà ceúdontai ˙oidoí «i poeti dicono molte menzogne, mentono spesso»; •jù blépein «avere la sguardo acuto, fi ssare intensamente», lojòn blépein «guardare storto, di traverso (ostil-mente)», lojà ˙pokrínesyai «rispondere in modo obliquo, ambiguo», taxù feúgein «fuggire velocemente» ecc.; v. inoltre l’evoluzione in senso avverbiale di espressioni di tempo o di spazio, come t|n prQthn [∫ran] «in un primo momento», t|n taxísthn [`dón] «immediatamente, il più velocemente possibile», ecc.;

• per indicare la durata (il cosiddetto ‘compl. di tempo continuato’): p.es. treîw =méraw poreúontai «camminano per tre giorni», –lhn t|n núkta ˙grupneî «resta sveglio tutta la notte», ecc.;

• per indicare l’estensione: p.es. treîw stádia poreúontai «camminano per tre stadi», `dòn †énai [inf. di eÂmi «andare»] «andare per una strada», ecc.

È una sensibilità particolare che, fra le innumerevoli nozioni avverbiali, ne concepisce alcune (le modalità di un evento o di una situazione, la sua estensione temporale~spaziale) come ‘prodotto’ dell’evento stesso, in quan-to non esistono prima e indipendentemente dal suo compiersi48.

La corretta comprensione di queste espressioni è agevolata dal fatto che esse trovano corrispondenza in molte altre lingue (italiano compreso: parla piano!, ho aspettato due ore, ho corso cinque chilometri ecc.) e natu-ralmente da un’attenta osservazione della natura delle parole in questione:

• valore avverbiale: si tratta quasi sempre di neutri (o di nomi di cosa)49;

• estensione temporale o spaziale: nomi indicanti tempo o spazio.

Michelazzofine.indd Sec1:131Michelazzofine.indd Sec1:131 10-03-2007 14:10:4310-03-2007 14:10:43

Page 132: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

118 QUARTA UNITÀ

9.6. Espressioni perifrastiche

Anche in greco (come in molte altre lingue, italiano compreso) svol-gono un ruolo importante le espressioni perifrastiche, quelle in cui si formula con più parole una nozione unitaria: p.es. è perifrastica la se-quenza dammi un consiglio (unifi cabile in consigliami), non quella – solo apparentemente analoga – dammi un bicchiere (elementi distinti, non unifi cabili).

Nella maggior parte dei casi un’espressione perifrastica è formata da verbo generico (come essere, avere, fare, dare, prendere, andare ecc.50) + nome specifi co: è quindi al nome che è affi dato il compito di trasmette-re l’essenza dell’informazione (tanto che il verbo, al limite, può mancare: invece di fai silenzio! può bastare silenzio!), ed è sulla sua radice che si forma l’eventuale verbo specifi co corrispondente (prendere una decisio-ne ~ decidere)51.

Questa stretta integrazione fra verbo e complemento può essere effi -cacemente rappresentata all’interno dello schema di frase fondato sulla particolare ‘intimità’ fra verbo e CC52: p.es.

\poíhse \kákvse

kakà ~

` despóthw toùw doúlouw ` despóthw toùw doúlouw

«il padrone fece del male ai servi» ~ «il padrone maltrattò i servi»

katégnvsan \yanátvsan

yánaton ~

o¥ dikastaì tôn prodotôn o¥ dikastaì toùw prodótaw

«i giudici mandarono a morte i traditori»

50 Come dimostra l’equivalenza dell’attivo pl}ssein con plhgàw didónai «dare colpi» e del passivo pl}ssesyai con plhgàw lambánein «ricevere colpi» (v. esempio citato a p. 116), questi verbi generici esprimono di solito l’orientamento dell’azione, svolgendo così una fun-zione analoga a quella della diatesi verbale (cfr. 6.4).

51 La dinamica di verbo generico + nome specifico può spiegare la diffusione delle espressioni perifrastiche, soprattutto a livello di lingua parlata (ma in greco sono fre-quenti anche in testi stilisticamente elaborati): spesso appare istintivamente più facile usare una forma verbale standardizzata (appunto essere, avere, fare ecc.) a cui abbi-nare poi il complemento, che non ‘fare la fatica’ di produrre immediatamente il verbo specifico.

52 Analoga è la dinamica che si verifi ca con i verbi copulativi (cfr. 22.2).

Michelazzofine.indd Sec1:132Michelazzofine.indd Sec1:132 10-03-2007 14:10:4410-03-2007 14:10:44

Page 133: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 119

portano aiutano

aiuto ~

i volontari ai senzatetto i volontari i senzatetto

scesero patteggiarono

a patti ~

gli Ateniesi con gli Spartani gli Ateniesi con gli Spartani

Funzione pragmatica dell’articolo nelle espressioni perifrastiche

Generalmente il nome che, combinato con un ‘verbo generico’, dà vita a una perifrasi non è accompagnato dall’articolo, com’è prevedibile in considerazione del carattere stereotipato di questo tipo di espressioni e del fatto che il nome indica qualcosa che non esiste prima dell’evento da cui è prodotto (dunque un caso di ‘oggetto interno’, v. sopra p. 117). L’articolo si incontra però spesso quando il nome è accompagnato da un aggettivo, p.es.

• forma-base: teleut|n (toû bíou) poieîsyai «fi nire la vita, morire» con agg.: kal|n t|n teleut|n poieîsyai «fare una bella morte, morire valorosamente»

• forma-base: díkhn lambánein «ricevere una pena, essere condannato» con agg.: ˙jían t|n díkhn lambánein «scontare una giusta pena, essere condannato meritatamente»

• forma-base: karpòn ˙nadidónai «produrre frutto, fruttifi care» con agg.: polùn tòn karpòn ˙nadidónai [inf. pres. di ˙nadídvmi] «produrre molto frutto, fruttifi care abbondantemente»

• forma-base: kíndunon [o kindúnouw] poieîsyai «esporsi al pericolo, affrontare una impresa» (con molte

varianti: kindúnouw ˙nalambánein lett. «prendere rischi», e†w~\pì~pròw kindúnouw †énai~¡rxe syai~xvreîn~\mbaínein «entrare nei pericoli», kíndunon øpoménein «sostenere un pericolo», ecc.)

con agg.: Isocrate, Elena 24 sunébh dè tòn mèn •nomastotérouw kaì meí-zouw, tòn d& Ωfelimvtérouw kaì toîw %Ellhsin o†keiotérouw poi}sasyai toùw kindúnouw

«accadde che l’uno [Eracle] si cimentò in imprese più famo-se e più grandi, l’altro [Teseo] si cimentò invece in imprese più utili e più consone per i Greci»

Michelazzofine.indd Sec1:133Michelazzofine.indd Sec1:133 10-03-2007 14:10:4510-03-2007 14:10:45

Page 134: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

120 QUARTA UNITÀ

53 A una ‘logica’ simile risponde, nelle frasi italiane corrispondenti, l’uso dell’articolo indeterminativo (per cui il greco bella fare la morte diventa fare una bella morte) al fine di rendere la ‘novità’ di quanto è affermato, appunto il suo essere Rema: in mancan-za di un coerente meccanismo della posizione (quale quello del greco), l’articolo deter-minativo potrebbe avere l’effetto di connotarla come Tema, cioè come dato acquisito in partenza.

54 Una situazione per molti aspetti simile si ha con i verbi copulativi: cfr. 22.2. – È su-perfl uo osservare che il latino, mancando dell’articolo, è assai più limitato su questo terreno (e, quindi, anche più diffi cile da interpretare per noi).

Il fenomeno si spiega alla luce della dialettica su cui si fonda la co-municazione (scritta o parlata): quella fra ciò di cui si parla (‘Tema’: di solito qualcosa di conosciuto, o che si presuppone tale) e ciò che di questo si afferma (‘Rema’: di solito qualcosa di nuovo). L’articolo, che tendenzialmente accompagna gli elementi ‘scontati’, di cui si presuppo-ne la conoscenza (non invece quelli nuovi, introdotti per la prima volta: v. 7.2), entra in questa dinamica per distinguere le due componenti del-l’atto comunicativo:

• rispetto all’espressione-base teleut|n poieîsyai: l’articolo assume come Te-ma la nozione del ‘morire’ (tutti muoiono), distinguendola rispetto al Rema (il modo di morire);

• rispetto all’espressione-base díkhn lambánein: l’articolo scorpora il Tema (la condanna che si subisce) evidenziando il Rema (che si tratta di una pena giusta);

• rispetto all’espressione-base karpòn ˙nadidónai: l’articolo connota come Tema il fatto che caratteristica dell’albero è produrre frutti (pochi o tanti che siano); Rema è che sono abbondanti;

• che un eroe si cimenti in imprese pericolose è scontato (l’articolo connota appunto la perifrasi kindúnouw poieîsyai come Tema): si tratta di vedere di che genere siano tali imprese (Rema, senza articolo)53.

Anche se queste espressioni convivono con quelle ‘normali’ sen-za articolo (kal|n teleut|n poieîsyai, ˙jían díkhn lambánein, polùn karpòn ˙nadidónai ecc.), la loro diffusione testimonia una sensibilità linguistica attenta alle dinamiche comunicative, e va valorizzata come uno dei non frequentissimi ‘segnali’ che – mancando la possibilità di un’esperienza diretta – ci aiutano a recuperare l’originaria vivacità e concretezza pragmatica della lingua greca54.

' Indicazioni di metodoMentre nella lingua materna (e in generale in tutte le lingue che si pos-

sono parlare e sentir parlare) è facile percepire correttamente la natura delle espressioni perifrastiche, ciò può non essere così facile per le lingue classiche, dove il rischio è quello di non cogliere la differenza rispetto alle espressioni

Michelazzofine.indd Sec1:134Michelazzofine.indd Sec1:134 10-03-2007 14:10:4610-03-2007 14:10:46

Page 135: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 121

Capitolo 10Valori semantici e forme espressive della funzione Appositiva

Nel cap. 7 abbiamo visto, a proposito della funzione Attributiva, che una stessa funzione sintattica può avere una varietà di realizzazio-ni formali ed esprimere una varietà di relazioni semantiche. Svilup-peremo ora questa riflessione a proposito della funzione Appositiva, quella dei circostanti (gli elementi liberi, non previsti dalla valenza del verbo).

Rispetto all’impostazione tenuta nel cap. 3 (che mirava principal-mente a chiarire il signifi cato dei casi), ci muoveremo qui in modo diverso, partendo dai complementi (e dai corrispondenti tipi di frase subordinata) e cercando di capire quali somiglianze e differenze intercorrono – sul pia-no semantico, dei rapporti logici – fra le varie nozioni che possono fare da

55 Naturalmente il vocabolario non può – né avrebbe senso – dar conto di qualunque forma di complementazione (p.es. né sotto ‘dare’ né sotto ‘bicchiere’ si troverà ricordata l’espressione dammi un bicchiere). Questa, ovvia, diversità di comportamento è simile a quella per cui un vocabolario dà conto della complementazione per gli ‘attanti’, non per i ‘circostanti’ (v. 9.1).

normali (cioè – per riprendere l’esempio citato in precedenza – di non ricono-scere che una frase come dammi un consiglio è strutturalmente diversa da dammi un bicchiere).

Va detto comunque che un buon vocabolario registra di solito tutte le espressioni perifrastiche più importanti55. Il procedimento potrà allora essere il seguente:

• incontrando un ‘verbo generico’, occorre riconoscerlo come tale (e dunque mettere in conto la possibilità che si sia in presenza di espres-sione perifrastica);

• verifi care questa possibilità cercando alla voce del complemento (alla voce del verbo, infatti, il vocabolario non potrà dare che qualche esempio di questo uso);

• da ricordare infine che esiste un ‘segnale’ (per quanto labile): molti verbi greci generici, quando sono usati all’interno di espressioni peri-frastiche, si trovano al medio, p.es. lógouw poieîsyai = légein (ma natu-ralmente non si può dire che il medio sia sempre indizio di espressione perifrastica).

Michelazzofine.indd Sec1:135Michelazzofine.indd Sec1:135 10-03-2007 14:10:4710-03-2007 14:10:47

Page 136: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

122 QUARTA UNITÀ

‘cornice’ all’evento descritto dal verbo 56: una rifl essione da cui scaturisco-no concetti applicabili anche alla funzione Predicativa (v. cap. 18) e crite-ri di metodo per orientare la scelta nei casi, tutt’altro che rari, di polisemia (cioè di espressione che potenzialmente ha più di un signifi cato).

Avvertenza

La tabella è organizzata in modo da distinguere, per ciascuna nozione semantica, le varie possibili realizzazioni espressive: sotto forma di complemento (a livello di frase semplice), di subordinata57 (a livello di frase complessa) e di participio (che in quanto forma nomina-le si può considerare integrato nella frase semplice, ma al tempo stesso, per la sua natura anche verbale, tende a svilupparsi come frase a sé, con rapporti di dipendenza propri)58. Da notare:

• nella categoria dei complementi rientrano anche i corrispondenti casi di infi nito so-stantivato (cfr. 7.3)59;

• salvo diversa indicazione, il modo verbale è l’Indicativo (naturalmente con la possibi-lità del Congiuntivo eventuale e dell’Ottativo ‘obliquo’, secondo quanto detto in 6.2) e la negazione è o[; da notare inoltre che molti dei tipi di frase qui elencati possono essere introdotti, oltre che dalla congiunzione specifi ca, anche da qw (analogamente a quanto accade col latino ut, che può essere congiunzione fi nale, consecutiva, tempo-rale, causale ecc.; e cfr. anche il largo ventaglio di signifi cati dell’ingl. as);

• nell’ultima colonna vengono indicate le particelle che spesso accompagnano i vari tipi di participio, facilitandone l’interpretazione: esse però possono mancare, accrescendo così la polisemia di questa forma espressiva.

56 Le nozioni ‘circostanziali’ sono innumerevoli, dato che un evento può essere in-quadrato nelle sue coordinate spaziali (davanti~dietro, sopra~sotto, vicino~lontano, in mezzo~ai lati, a destra~a sinistra, ecc.), temporali (prima~dopo~durante, a partire da~fi no a che~per tutto il tempo che, ecc.), situazionali (cause, scopi, conseguenze, ecc.), e così via. Qui si prendono in considerazione solo le più importanti, senza l’illusione di coprire per intero la gamma delle possibili relazioni semantiche: più che la moltiplicazione delle nozioni (i lunghi elenchi di complementi dell’analisi logica tradizionale), quello che serve è cogliere i grandi fi loni di signifi cato, affi dando di volta in volta al contesto la scelta fra le varie sfumature di senso.

57 Tra i casi di frase subordinata di tipo appositivo non rientrano le relative, che di norma svolgono funz. attributiva (di per sé, anche una temporale introdotta da [tóte] –te «[allor] quando» sarebbe da considerare come frase relativa, al pari di ogni altra espressio-ne comprendente un pronome~avverbio dimostrativo – anche se sottinteso – e il relativo corrispondente: v. 31.3 e le coppie di correlativi nella tabella di p. 166-67). Sono state però inserite nella tabella alcune espressioni particolari: \n > (2a) «nel mentre che», \j o˚ (2b) «(fi n) da quando», ƒxri(w) [méxri(w)] o˚ (2b) «fi no al momento che», \f& >(te) (10) «a patto che», e infi ne la possibilità di esprimere un’idea consecutiva (7a) con una relativa al tempo futuro.

58 Per una trattazione più sistematica del participio appositivo v. cap. 12.59 P.es. sœzetai t_ fug_ «si salva con la fuga» ~ sœzetai t! feúgein «si salva grazie

al fatto di fuggire»; = metà øgieíaw ˙poría a¥retvtéra \stì têw metà nósou e[poríaw «la povertà accompagnata da salute è preferibile all’abbondanza accompagnata da malattia» ~ tò ˙poreîn metà toû øgiaínein a¥retQterón \sti toû e[poreîn metà toû noseîn «il fatto di avere pochi mezzi insieme all’essere in salute è preferibile al fatto di essere nell’abbon-danza unito allo star male»; ecc. – Per la possibilità che alcune nozioni siano espresse anche mediante suffissi v. p. 168.

Michelazzofine.indd Sec1:136Michelazzofine.indd Sec1:136 10-03-2007 14:10:4710-03-2007 14:10:47

Page 137: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 123

10.1. Principali nozioni semantiche in funzione Appositiva

60 prín può essere costruito anche con ƒn e cong. eventuale o con l’infi nito: p.es. Ero-doto VII.8.2 o[ próteron paúsomai prìn … £lv te kaì purQsv [cong. aor. di a¥rév e puróv] tàw &Ay}naw «non mi fermerò [parla il re persiano Serse] prima di aver preso e incendiato Atene»; Isocrate, Evagora 32 o[ próteron \paúsato maxómenow prìn ∞leîn tò basíleion «non smise di combattere [Evagora] prima di aver conquistato la reggia».

61 Per la nozione tradizionale di ‘tempo continuato’ (p.es. ho dormito cinque ore), che il greco esprime per lo più col semplice ACC, v. p. 117.

62 Per esprimere queste nozioni il greco ricorre, più che ad una forma specifi ca di subor-dinata, all’uso di strutture simmetriche (cfr. cap. 4 e 31.3).

63 Per questa nozione, intermedia fra quella di scopo e quella di conseguenza fattuale v. n. 67.

Nozionesemantica

Sotto formadi complemento

Sotto formadi frase subordinata

Sotto formadi participio

1. spazio – – – – – –

a. stato in luogo • \n DAT

b. moto a luogo • e†w~prów~\pí ACC

c. moto da luogo • \k~˙pó GEN

d. moto per luogo • diá GEN

2. tempo part. accompagnato da espressioni avverbiali varie che pre cisano i rapporti tem-porali fra i due eventi: ƒrti «da poco», a[tíka «subito», \jaífnhw «all’improvviso», e[yúw «immediata mente», me tajú «du rante» ecc.

a. determinato • (\n) DAT in • –te quando• prín~pró GEN prima di • prín prima che60

• metá ACC ~ \k GEN dopo • \pei(d}) dopo che• katá~pará ACC

nel corso di, durante• \n >

nel mentre che

b. prolungato61 • ˙pó~\k GEN (fi n) da • \j o˚ (fi n) da quando• ƒxri [méxri] ~ £vw

GEN ~ e†w ACC fi no a• ƒxri [méxri] o˚ ~ £vw fi no al momento che

• diá GEN ~ pará ACClungo tutto il corso di

• £vw fi nché (per tutto il tempo che)

3. co-occorrenza(compagnia, unione)

• metá GENsún~ßma~`moû DAT

– – –62 • part. + ßma

4. modo~mezzo • (sún) DAT diá~metá GEN

– – – • part. semplice

5. causa • (\pí) DATdiá ACC˙pó~\k~øpó GENGEN + £neka~xárin

• –ti~dióti~\peí~\peid} perché, poiché

• part. + o<on~o<a (d}) ~ ßte = causa oggettiva

• part. + qw~∫sper = causa soggettiva, presunta

6. scopo • e†w~\pí ACCGEN + £neka~xárin

• ®na~–pvw CONG.affi nché [m}]

• part. futuro [m}] (+ qw = scopo pensato)

7. conseguenza

a. teorica63 • e†w ACC • ∫ste + INFINITO [m}]relativa + FUTURO

– – –

b. fattuale • e†w ACC • ∫ste + INDICAT. [o[] – – –

8. circostanza avver-sativa (concessiva)

– – – • \i kaì ~ kaì e† anche se [m}]

• part. + kaí, kaíper

9. ipotesi – – – • e† se [m}] • part. (+ ƒn) [m}]10. condizione • \pí DAT a una certa

condizione• \f& >(te) + IND. FUT. o

INF. a patto di [m}]– – –

Michelazzofine.indd Sec1:137Michelazzofine.indd Sec1:137 10-03-2007 14:10:4810-03-2007 14:10:48

Page 138: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

124 QUARTA UNITÀ

10.2. Classifi cazione delle nozioni circostanziali e dei relativi mezzi espressivi

Per orizzontarsi nella grande varietà delle relazioni semantiche occor-re anzitutto prendere coscienza di questa complessità (di cui si fa quoti-dianamente esperienza – senza accorgersene – nella pratica spontanea della lingua materna64). Possiamo cercare di rappresentarla schematica-mente attraverso una serie di opposizioni:

I. realtà vs ipotesi: è l’opposizione in base alla quale le nozioni di ipotesi e di condizione (9-10) sono radicalmente diverse da tutte le altre;

II. passato~presente vs futuro: è alla base della distinzione fra la nozione di causa (5) e quelle di scopo e di conseguenza (6-7);

III. oggettività vs soggettività: è alla base della distinzione – tra causa e mezzo (nozione che, a rigore, presuppone intenzionalità)65; – tra causa oggettiva (cioè presentata come tale da chi parla o scrive) e

causa soggettiva~presunta ecc. (di cui chi parla o scrive non si assume la responsabilità)66;

– tra conseguenza (di fatto) e scopo (intenzionale), e tra conseguenza fat-tuale e conseguenza teorica (prevedibile, intenzionale, possibile ecc.)67;

– tra ‘ipotesi’ e ‘condizione’ (che rispetto a una semplice ipotesi ha in più le restrizioni imposte da chi ne stabilisce i termini);

64 Pensiamo p.es. alla polisemia di un’espressione semplicissima come correndo a velo-cità pazzesca, che a seconda del contesto può essere interpretata

• in senso modale~strumentale (sono riuscito ad arrivare in tempo correndo ...);• in senso causale (correndo ... mi sono preso una multa);• in senso avversativo~concessivo (correndo ... sono arrivato dopo di te che vai piano);• in senso ipotetico (correndo ... [come mi dite voi] prenderei di certo una multa); ecc.65 Cfr. p.es. lo ha ucciso con la sua negligenza (non intenzionale = causa) ~ lo ha ucciso

con tre coltellate (intenzionale = mezzo). Qui la diversità è determinata dalla presenza di nomi (negligenza ~ coltellate) semanticamente differenti; ma può verifi carsi anche all’interno di una stessa espressione, p.es. intervenendo così polemicamente nella discussione, ha fatto cambiare idea a molti parlamentari (ottenendo involontariamente l’effetto di inimi-carseli [= causa], oppure provocando intenzionalmente un loro ripensamento [= mezzo]?). – È interessante notare che il rapporto fra le nozioni di causa e di mezzo è analogo a quello fra le nozioni di conseguenza e di scopo (v. n. 67).

66 Per una più precisa defi nizione di questo concetto v. p. 136. – Anche il latino distin-gue le due accezioni di causalità (mediante l’uso, risp., dell’Indicativo e del Congiuntivo). È invece caratteristica del greco la possibilità di distinguere (con l’aggiunta di qw al participio futuro) uno ‘scopo soggettivo’, immaginato (e, spesso, di fatto non raggiunto).

67 Per comprendere analogie e differenze fra queste nozioni, possiamo immaginare una sorta di ‘scala’ che a un’estremità ha l’idea di conseguenza fattuale (evento realmente ac-caduto, descritto nella sua oggettività, quasi senza legami con l’azione che l’ha prodotto) e all’altra l’idea di scopo; in mezzo stanno situazioni in cui l’evento

• si è effettivamente realizzato, ma viene rappresentato come logica conseguenza di uno stato di cose e/o come provocato intenzionalmente;

• è rappresentato in termini solo teorici, p.es. in contesti negativi o interrogativi o ipotetici;• in quest’ultima tipologia rientra in particolare l’uso dell’infi nito con espressioni implicanti

un’idea di capacità (come toioûtow~toîow~o<ow «tale~quale», tosoûtow~tósow~–sow «tanto

Michelazzofine.indd Sec1:138Michelazzofine.indd Sec1:138 10-03-2007 14:10:5010-03-2007 14:10:50

Page 139: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 125

grande~quanto grande», ¥kanów «capace» ecc.) o, all’opposto, di incapacità e impossibilità (come con forme di comparativo + … ∫ste~qw [= lat. quam ut], su cui v. n. 9 p. 164).Per la relativa esemplifi cazione v. 12.2.68 Cfr. il classico principio giuridico secondo cui post hoc non propter hoc: se un even-

to B si è, di fatto, verifi cato dopo un evento A, ciò non comporta necessariamente che A sia causa di B, né – tanto meno – che A sia stato prodotto intenzionalmente per ottenere B (nozione, quest’ultima, che p.es. nel caso delle frasi introdotte da prín «prima» il greco può distinguere variando il modo verbale: v. n. 60).

69 In qualche caso (6, 10) la nozione di volontà, intenzionalità ecc. può essere espressa con il Futuro. In proposito v. 21.1 e 26.3.

70 Che possano essere espresse nello stesso modo (GEN + £neka~xárin) l’idea di causa e quella di scopo trova una spiegazione nel fatto che le due nozioni, opposte quanto all’orienta-mento temporale, rappresentano entrambe una motivazione dell’evento espresso dal verbo (in questo senso si può dire che £neka~xárin, al pari del lat. causa~gratia, è a suo modo un esempio di vox media, cfr. 13.2).

IV. valore esplicativo~confermativo vs oppositivo: è alla base della distinzio-ne fra idea causale e idea concessivo~avversativa (circostanza che motiva l’evento descritto dal verbo, oppure lo contraddice).

V. al di là e a monte di queste opposizioni vi è poi una differenza di fondo, dato che un evento può essere semplicemente registrato nella sua pura fattualità (limi-tandosi cioè a tracciare le ‘coordinate’ spazio-temporali in cui oggettivamente si colloca) oppure interpretato (mettendo in evidenza, rispetto al contesto, i nes-si di causalità~consequenzialità, le compatibilità logiche ecc.): è l’opposizione che distingue le nozioni di spazio, tempo e co-occorrenza (1-3) da tutte le altre (p.es. l’idea di semplice successione temporale da quella causale68, o l’idea di compagnia~unione da quella di mezzo), e aiuta a comprendere come da esse, attraverso un processo di evoluzione metaforica, si siano sviluppati signifi cati traslati di carattere logico-relazionale (v. qui più avanti, e cfr. 3.2 e 13.1).

Tendenziale specializzazione delle forme espressive

Tenendo conto di queste opposizioni risulta anche più agevole ca-pire, entro certi limiti, la ‘logica’ che governa l’uso delle forme espres- sive:

• in linea di principio, la negazione o[ e l’Indicativo sono usati per esprimere realtà e fattualità;

• quando entrano in gioco soggettività, intenzionalità ecc. si usano invece per lo più la negazione m} e l’Infinito (cfr. i tipi 2a [prín], 7a, 10) o il Con-giuntivo (6)69;

• anche la rappresentazione di un evento in termini solo ipotetici (9-10) crea le condizioni per l’uso della negazione m};

• il fatto che le nozioni di scopo e di conseguenza (6-7) comportino entrambe una proiezione nel futuro spiega che possano essere espresse da una stessa costruzione (e†w + ACC) che è frutto di estensione metaforica dell’idea di moto a luogo (cfr. 3.2 e 13.1); analogamente, il fatto che la nozione di causa (5) si collochi invece nella dimensione del passato spiega che possa essere resa con espressioni frutto di estensione metaforica dell’idea di moto da luogo (˙pó~\k + GEN) o di posteriorità (\peí~\peid})70.

Michelazzofine.indd Sec1:139Michelazzofine.indd Sec1:139 10-03-2007 14:10:5010-03-2007 14:10:50

Page 140: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

126 QUARTA UNITÀ

71 I casi di polisemia (stessa forma usata per esprimere nozioni diverse) sono frequenti un po’ in tutte le lingue (cfr. gli esempi italiani citati nel cap. 3, p. 35, 38, 41 e 46 ). Per quello che ci interessa qui, va detto che il larghissimo uso che il greco fa del Participio (cfr. cap. 12), deter-minando un sovraccarico di signifi cati su questa forma espressiva, favorisce il ripetersi di situa-zioni di ambiguità. Qualcosa di simile può avvenire p.es. col Gerundio italiano (cfr. n. 64).

72 Consideriamo p.es. questo passo dell’episodio evangelico della presentazione del bambinello Gesù al tempio (Luca 2.34): o˚tow keîtai e†w ptôsin kaì ˙nástasin pollôn \n t! &Isra}l «costui [Gesù] è posto a caduta e ad innalzamento di molti in Israele». Far dire al testo che la conseguenza della venuta di Gesù nel mondo sarà di morte per alcuni e di salvezza per altri è assai diverso dall’intenderlo nel senso che Gesù è venuto allo scopo di condannare alcuni e salvare altri (idea teologicamente inaccettabile). Analogamente Plutar-co, Consol. ad Apoll. 116b ƒnyrvpow ... gégonen e†w tò ˙poyaneîn signifi ca «l’uomo è nato con la prospettiva di morire», non «allo scopo di morire».

73 P.es. sono amico del tale perché è una persona senza scrupoli è cosa ben diversa da sono amico del tale anche se è una persona senza scrupoli.

74 P.es. si falserebbe il senso di Tucidide I.120.3 ˙ndrôn ... \stin ... ˙gayôn ˙dikouménouw \k mèn e†r}nhw polemeîn, e{ dè parasxòn \k polémou pálin jumbênai («è da uomini di valore, quando si subisce un danno, entrare in guerra da una condizione di pace, e d’altra parte, se le circostanze sono favorevoli, far di nuovo la pace uscendo dalla guerra») se ai due comple-menti con \k si attribuisse indebitamente un valore causale.

' Indicazioni di metodo Nonostante l’apparente semplicità degli elementi circostanziali (che fanno capo a nozioni semantiche piuttosto comuni, come quelle di luogo, tempo, causa ecc.), la loro interpretazione può risultare problematica, a motivo dei frequenti casi di polisemia71 e dell’intrinseca complessità delle relazioni di senso. E dato che, per defi nizione, i circostanti sono elementi liberi, non legati alla valenza del verbo, il loro signifi cato – diversamente da quanto avviene per gli attanti (cfr. n. 30 p. 109) – di solito non è prevedibile sulla base della semantica del verbo reggente.

Dall’elenco di opposizioni semantiche di p. 124-125 risultano evidenti alcu-ni pericoli di fraintendimento:

I. interpretare come reali situazioni presentate come solo ipotetiche, o vice-versa;

II. confondere le nozioni di causa e di scopo (cfr. n. 70);

III. attribuire tratti di soggettività (consapevolezza, previsione, intenzionali-tà, volontà ecc.) a situazioni presentate nella loro semplice oggettività72, o l’inverso;

IV. non tener conto che il carattere esplicativo~confermativo dell’idea cau-sale è logicamente agli antipodi rispetto a quello oppositivo dell’idea con-cessivo~avversativa73;

V. sovrapporre arbitrariamente una propria ‘griglia interpretativa’ alla de-scrizione di un evento rappresentato nella sua pura fattualità74.

Alcuni suggerimenti per ridurre il più possibile i margini di errore.Sul piano formale, è importante tener conto del fatto che – pur in presenza

di numerosi casi di polisemia – le varie forme espressive non sono in tutto e per tutto intercambiabili. Questo signifi ca, p.es., che diffi cilmente a una frase con verbo all’indicativo e/o negazione o[ potrà essere attribuito un carattere

Michelazzofine.indd Sec1:140Michelazzofine.indd Sec1:140 10-03-2007 14:10:5110-03-2007 14:10:51

Page 141: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 127

75 P.es. l’idea di mezzo, comportando intenzionalità, è più pregnante di quella di causa; l’idea di scopo è più pregnante di quella di conseguenza; ecc. Le nozioni semanticamente meno pregnanti sono naturalmente quelle della pura fattualità (spazio, tempo, co-occorrenza): post hoc (v. n. 68) è affermazione assai meno impegnativa e... compromettente di propter hoc.

76 Per un primo parziale tentativo di traduzione può essere utile sfruttare, quando pos-sibile, la polisemia del gerundio italiano (cfr. n. 64), oppure servirsi di una frase relativa. P.es. di fronte a didáskvn toùw néouw ` Svkráthw yánaton katechfísyh [aoristo passivo di katachfízv] si potrebbe essere incerti fra il valore concessivo~avversativo («Socrate venne condannato a morte benché insegnasse ai giovani») e quello – opposto – causale («Socrate venne condannato a morte perché insegnava ai giovani»): rendere «Socrate, insegnando ...» oppure «Socrate, che insegnava ...» può risolvere provvisoriamente il problema.

77 Contesto che può anche essere molto ampio, tanto da travalicare i limiti di un brano di media estensione: p.es. per decidere se – come nella frase alla nota precedente – un’espres-sione polisemica debba essere intesa in senso causale oppure concessivo~avversativo può essere necessario prendere in considerazione il carattere dei personaggi implicati nella vi-cenda, il loro orientamento ideologico, i loro comportamenti passati (anche lontani), la si-tuazione storica, ecc.

di intenzionalità; che è escluso che possa avere valore fi nale un complemento espresso nella forma (\k + GEN) tipica del moto da luogo; e così via.

Sul piano più propriamente semantico è utile fi ssare un principio genera-le: dato che non tutte le nozioni hanno un uguale grado di pregnanza e ‘pro-fondità’75, in mancanza di segnali inequivocabili (come accade spesso nel caso di participio semplice, non accompagnato da particelle) è prudente attestarsi – almeno in via provvisoria – su valori logicamente e semanticamente ‘blandi’ (p.es. quelli temporali)76, riservandosi un’interpretazione precisa dopo aver ac-quisito elementi più sicuri dall’esame del contesto77.

Michelazzofine.indd Sec1:141Michelazzofine.indd Sec1:141 10-03-2007 14:10:5210-03-2007 14:10:52

Page 142: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

128 QUINTA UNITÀ

Michelazzofine.indd Sec1:142Michelazzofine.indd Sec1:142 10-03-2007 14:10:5310-03-2007 14:10:53

Page 143: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 129

QUINTA UNITÀ

CAPITOLO 11

Morfologia nominale (IV):nominali della 3ª declinazione con tema in -nt-

CAPITOLO 12

Natura e funzione del participio

CAPITOLO 13

Aspetti di complessità semantica

CAPITOLO 14

Preposizioni e preverbi

CAPITOLO 15

Morfologia verbale (III): l’Imperfetto

Michelazzofine.indd Sec1:143Michelazzofine.indd Sec1:143 10-03-2007 14:10:5410-03-2007 14:10:54

Page 144: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

130 QUINTA UNITÀ

Obiettivi:

– avvio dello studio della 3ª decl. con la classe di nominali in -nt-(a cui fanno capo molte forme di participio)

– esame delle funzioni del participio e del suo ruolo funzionale nella strutturazione del discorso

– acquisizione di categorie utili a inquadrare correttamente alcuni problemi di complessità semantica

– esame sistematico del quadro delle preposizioni e acquisizione di criteri di giudizio per valutarne il signifi cato quando entrano in com-posizione (pre-nominale e pre-verbale)

– studio dell’Imperfetto (e dei fenomeni fonetici legati all’aumento)

Michelazzofine.indd Sec1:144Michelazzofine.indd Sec1:144 10-03-2007 14:10:5610-03-2007 14:10:56

Page 145: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

Francesco Michelazzo, Nuovi itinerari alla scoperta del greco antico. Le strutture fondamentali della lingua greca : fonetica, morfologia, sintassi, semantica, pragmatica, ISBN: 978-88-8453-513-6 (print) ISBN: 978-88-8453-513-9 (online), © Firenze University Press, 2006.

NUOVI ITINERARI 131

Quinta Unità

Capitolo 11Morfologia nominale (IV):Nominali della 3ª declinazione con tema in -nt-

Abbiamo già avuto modo di incontrare occasionalmente forme ri-conducibili alla 3ª declinazione. Si tratta di un tipo di essione atematica (la desinenza si salda direttamente al tema), che si presenta con molte varianti. Avviamo il suo studio sistematico partendo dalla classe di paro-le declinate in modo analogo al participio presente attivo (v. 6.1).

Oltre ai nomi, rientrano in questa classe anche alcuni aggettivi e la maggior parte dei participi attivi (formati, come si è visto, con l’aggiun-ta del suffisso -nt-), che al femminile seguono la 1ª declinazione.

1 Analoga, a parte la ritrazione dell’accento, la declinazione della forma negativa ƒkvn ƒkousa ƒkon (da ˙-ekvn, con alfa privativo).

Tema -ont-«leone» «volontario, intenzionale»1 part. aoristo att. di dídvmilévn ∞kQn ∞koûsa ∞kón N doúw doûsa dónléont-ow ∞kóntow ∞koúshw ∞kóntow G dóntow doúshw dóntowléont-i ∞kónti ∞koús+ ∞kónti D dónti doús+ dóntiléont-a ∞kónta ∞koûsan ∞kón A dónta doûsan dónléon ∞kQn ∞koûsa ∞kón V doúw doûsa dónléont-e ∞kónte ∞koúsa ∞kónte NAV dónte doúsa dónteleónt-oin ∞kóntoin ∞koúsain ∞kóntoin GD dóntoin doúsain dóntoin

léont-ew ∞kóntew ∞koûsai ∞kónta NV dóntew doûsai dóntaleónt-vn ∞kóntvn ∞kousôn ∞kóntvn G dóntvn dousôn dóntvnléousi ∞koûsi ∞koúsaiw ∞koûsi D doûsi doúsaiw doûsiléont-aw ∞kóntaw ∞koúsaw ∞kónta A dóntaw doúsaw dónta

∞kóntvw Avverbio

Page 146: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

132 QUINTA UNITÀ

Osservazioni1. Il fenomeno fonetico principale in questa classe è il comportamento

del gruppo -nt-, la cui scomparsa – a differenza di quanto accade con altre consonanti – dà luogo ad allungamento ‘di compenso’, risp. in -ou-, in -a–- e in -ei- (v. p. 7)2.

2. Il NOM sing. maschile si presenta in due varianti: • con desinenza -w e conseguente allungamento di compenso (gígantw > gíga–w,

xaríentw > xaríeiw); • con tema puro e caduta della dentale: in questo caso l’allungamento (lévn da

léont) va spiegato in termini di apofonia quantitativa (v. p. 171-172)3.

3. Il VOC sing. maschile e i casi retti del neutro sing. si formano dal tema puro

2 In alcuni casi gli aggettivi in -ent- si distinguono dai participi in -ent- per l’assenza di questo allungamento (cfr. xaríessa~yeîsa, xaríesi~yeîsi ecc.), cosa che fa pensare a un processo fonetico parzialmente diverso.

3 Il nome •dQn «dente» presenta al NOM sing. anche la forma •doúw (da •dóntw).

Tema -ant-

«gigante» «tutto» part. aoristo 3° di ®sthmigíga–w pâw pâsa pân N stáw stâsa stángígant-ow pantów páshw pantów G stántow stáshw stántowgígant-i pantí pás+ pantí D stánti stás+ stántigígant-a pánta pâsan pân A stánta stâsan stángíga±n pâw pâsa pân V stáw stâsa stángígant-e --- --- --- NAV stánte stása stántegigánt-oin --- --- --- GD stántoin stásain stántoin

gígant-ew pántew pâsai pánta NV stántew stâsai stántagigánt-vn pántvn pasôn pántvn G stántvn stasôn stántvngíga–si pâsi pásaiw pâsi D stâsi stásaiw stâsigígant-aw pántaw pásaw pánta A stántaw stásaw stánta pántvw Avverbio

Tema -ent-

«grazioso» part. aoristo att. di tíyhmixaríeiw xaríessa xaríen N yeíw yeîsa yénxaríentow xariésshw xaríentow G yéntow yeíshw yéntowxaríenti xariéss+ xaríenti D yénti yeís+ yéntixaríenta xaríessan xaríen A yénta yeîsan yénxaríeiw xaríessa xaríen V yeíw yeîsa yénxaríente xariéssa xaríente NAV yénte yeísa yéntexariéntoin xariéssain xariéntoin GD yéntoin yeísain yéntoin

xaríentew xaríessai xaríenta NV yéntew yeîsai yéntaxariéntvn xariessôn xariéntvn G yéntvn yeisôn yéntvnxaríesi xariéssaiw xaríesi D yeîsi yeísaiw yeîsixaríentaw xariéssaw xaríenta A yéntaw yeísaw yénta xariéntvw Avverbio

Michelazzofine.indd Sec1:146Michelazzofine.indd Sec1:146 10-03-2007 14:10:5810-03-2007 14:10:58

Page 147: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 133

-nt (con conseguente caduta della dentale fi nale, v. p. 10). L’allungamento di pân, foneticamente ingiustifi cato, è dovuto probabilmente ad analogia col maschile pâw.

4. Il femminile si forma da -...nt-ja > -...nsa ecc. (v. p. 7).

5. In pâw «tutto» è da notare l’accentazione ossitona di pantów e pantí (su cui v. n. 54 p. 24) e l’assenza del duale, spiegabile col fatto che per la nozione «tutti e due, entrambi» esiste un pronome specifi co, in due forme: ˙mfóteroi, -ai, -a (decl. come gli aggettivi di 1ª classe) e ƒmfv~˙mfoîn (solo duale).

Capitolo 12Natura e funzione del participio

Il greco fa un larghissimo uso del Participio, in tutti i valori sintatti-ci4. Ci soffermeremo ora sui fattori che hanno favorito questa così ampia diffusione e sulle conseguenze che tutto ciò ha prodotto nell’‘economia’ espressiva del greco: una rifl essione istruttiva anche per capire – e, possi-bilmente, neutralizzare – le diffi coltà legate al diverso orientamento delle lingue moderne.

12.1. Natura del participio greco

Il participio è caratterizzato da una natura duplice, nominale e verba-le5. Ma mentre nelle lingue moderne la natura verbale è, di solito, alquanto sbiadita6, in greco è pienamente sviluppata e operante, tanto da poter atti-vare rapporti di dipendenza propri.

Il participio greco è attestato in tutte le possibili varianti (di tempo e

4 Per un primo inquadramento v. 7.3 (dove si descrivono anche in particolare il part. attributivo e il part. sostantivato ); il part. appositivo (già parzialmente trattato nel cap. 10) viene approfondito qui, il part. predicativo nel cap. 18.

5 È appunto questo carattere misto che fu colto dai grammatici antichi quando parlarono di una forma che metéxei, «partecipa» contemporaneamente della natura del nome e del verbo.

6 In italiano solo le forme in -to (che hanno valore passivo nei verbi transitivi, attivo negli intransitivi) conservano una certa vitalità come voci verbali. Per quelle in -nte invece si è quasi sempre perduta la percezione dell’originario valore di part. presente attivo (p.es. a nessuno verrebbe spontaneo dire attenzione! c’è un cane mordente gli estranei): e quando in qualche modo si è conservata, permane di solito un certo ‘disagio’ nel gestire la complementazione (p.es. sembra poco pratico dire alzino la mano gli studenti frequentanti il corso di spe-cializzazione). Anche la tendenza a sostituire la reggenza originaria con il comodo, ‘tuttofare’ compl. di specifi cazione (p.es. gli iscritti del corso ~ i partecipanti del corso, anziché ... al corso) tradisce la percezione di una natura ormai più nominale che verbale (per un fenomeno analogo v. n. 19 p. 42).

Michelazzofine.indd Sec1:147Michelazzofine.indd Sec1:147 10-03-2007 14:11:0010-03-2007 14:11:00

Page 148: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

134 QUINTA UNITÀ

di diatesi) del paradigma verbale e, come per gli altri nominali, si giova delle potenzialità espressive offerte dal ‘sistema’ imperniato sull’articolo (v. cap. 7): risorse, entrambe, di cui le lingue moderne dispongono in misura assai più limitata7.

La facilità d’uso, il fatto di unire i vantaggi di sinteticità di una forma nominale con le potenzialità di una frase autonoma, sono motivi suffi -cienti a spiegare la diffusione del participio nelle lingue classiche.

12.2. Il participio appositivo (‘congiunto’ e ‘assoluto’)

Questa particolare produttività si manifesta soprattutto negli usi ‘libe-ri’, riconducibili alla funzione appositiva: sono le situazioni in cui il par-ticipio, non condizionato da esigenze funzionali di identifi cazione di un nome (funz. attributiva) o di realizzazione della valenza del verbo (funz. predicativa), può moltiplicarsi – teoricamente all’infi nito – all’interno del-la cornice sintattica della frase complessa (v. § 3).

Il participio appositivo è usato in greco (come in latino) in due varianti:

a. participio appositivo ‘congiunto’, cioè concordato in caso, genere e numero con un nominale della frase da cui dipende;

b. participio appositivo ‘assoluto’8, cristallizzato nella forma standard del GEN, o più raramente dell’ACC neutro9.

Tale duplicità interessa solo il part. appositivo, ‘libero’10. In questi casi, la variante ‘naturale’ è ovviamente quella del part. congiunto: per lingue dotate di flessione nominale come il greco (e il latino) il modo

7 P.es. in italiano manca il part. passato attivo dei verbi transitivi (ci troviamo alle nove già mangiati è modo di dire effi cace e ormai diffuso, ma grammaticalmente scorretto) e il part. futuro attivo e passivo (le rare forme sul tipo di futuro, venturo, duraturo ecc. sono percepite come aggettivi). – Quanto al latino (dove il participio conserva ancora abbastanza integra la propria natura verbale), mancano le forme del presente passivo, del perfetto attivo (fatta eccezione per i deponenti e per forme come pransus, cenatus ecc.) e del futuro passivo (tutt’al più surrogabile, in determinati casi, col gerundivo: amandus = «che sarà amato»).

8 Forme ‘assolute’ esistono anche nelle lingue moderne, p.es. in espressioni italiane come tutto considerato, salvato il salvabile, appurata la verità ecc. Le originarie forme latine di participio presente si sono invece trasformate di solito in elementi prepo-sizionali: nonostante le mie raccomandazioni, durante gli studi universitari ecc.

9 Si tratta del participio presente (~aoristo) di espressioni impersonali come quelle elen-cate a p. 70: p.es. \jón~\nón~parón «[pur] essendo possibile», déon (~deêsan) «[pur] essendo (~essendo stato) necessario», prépon~prosêkon «[pur] essendo opportuno», dokoûn~dójan «[pur] sembrando (~essendo sembrato) opportuno», dêlon~dunatòn~kalòn ... ªn «[pur] es-sendo evidente~possibile~bello ...», ecc. – L’ACC assoluto è usato quasi esclusivamente con valore causale o concessivo.

10 Negli altri casi (attributivo, sostantivato, predicativo) il participio è attestato nella variante ‘congiunta’, cioè in concordanza di caso con l’elemento della frase cui è legato funzionalmente.

Michelazzofine.indd Sec1:148Michelazzofine.indd Sec1:148 10-03-2007 14:11:0110-03-2007 14:11:01

Page 149: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 135

più semplice di aggiungere nozioni circostanziali sotto forma di par-ticipio (o, al limite, di altro nominale11) sta nel collegarlo – appunto attraverso la concordanza – al termine della reggente più direttamen-te interessato da questa espansione. Il part. assoluto si ha, in linea di principio, quando ciò non è possibile, quando cioè la nozione accesso-ria non coinvolge alcun elemento della frase reggente a cui ‘appoggiare’ il participio12.

A illustrazione della varietà di usi del part. appositivo, ecco una serie di esempi relativi alle principali nozioni circostanziali elencate a p. 12313:

• valori temporali14:– p. cong.: Svkráthw \dídasken (ßma) dialegómenow «mentre conversava, Socrate insegnava»– GEN ass.: (ßma) Svkrátouw dialegoménou, o¥ néoi pollà \mányanon

11 Casi del genere si incontrano anche nelle lingue moderne: p.es. anziché dire pur essendo manifestamente colpevole è stato assolto può essere suffi ciente pur manife-stamente colpevole ... (analogamente in inglese: I never answer the telephone while [being] busy «non rispondo mai al telefono, quando [sono] indaffarato»). Evidentemente la forza della concordanza può in qualche misura operare anche senza il supporto della morfologia causale.

12 È per questo, e non per una sorta di misterioso divieto (come parrebbe da certe formulazioni che si leggono nelle grammatiche, soprattutto latine), che non esistono le-gami fra reggente e frase participiale assoluta: se vi fosse coreferenzialità (identità) fra un elemento dell’una e dell’altra, intorno ad esso si svilupperebbe il part. congiunto! Va comunque detto che in greco – a conferma della libertà espressiva di questa lingua – non mancano esempi in cui un GEN assoluto viene richiamato da un elemento della frase reggen-te: p.es. Senofonte, Anabasi V.2.24 maxoménvn d& a[tôn kaì ˙porouménvn, yeôn tiw a[toîw mhxan|n svthríaw dídvsin «mentre essi combattono e si trovano in diffi coltà, un dio offre loro un espediente per salvarsi». – Come segno di libertà espressiva è da considerare anche la possibilità che venga omesso il ‘soggetto’ del GEN assoluto (nell’ACC assoluto esso manca per defi nizione, trattandosi quasi esclusivamente di verbi impersonali), o perché facilmen-te recuperabile dal contesto (p.es. Tucidide III.55.1, dove i Plateesi si difendono dall’accusa di ostilità preconcetta verso gli Spartani: deoménvn gàr [sott. =môn] jummaxíaw –te Yhbaîoi =mâw \biásanto, ømeîw ˙peQsasye «[vostri nemici lo siamo diventati successivamente]: infatti quando [noi], minacciati dai Tebani, vi chiedevamo di allearvi con noi, voi ci ave-te respinto») o perché superfl uo trattandosi di formula stereotipata (in espressioni del tipo ˙ggelloménou~-ménvn «essendo annunciato che», oπtvw ¡xontow~\xóntvn «stando così [le cose]», †óntvn e†w máxhn «mentre [i soldati] vanno in battaglia», ecc.; cfr. lat. cognito, edicto ecc.).

13 Per maggiore chiarezza si sono scelti esempi il più possibile schematici, rinunciando a citare passi d’autore (che avrebbero potuto comportare diffi coltà aggiuntive di carattere contestuale, stilistico ecc.). Sono racchiuse tra parentesi le particelle che, pur utili a defi nire il valore semantico del participio, possono però mancare.

14 Fra i tanti possibili, ci limitiamo a due esempi relativi ai rapporti di contemporaneità e anteriorità. – In proposito è da rilevare che anche se nel participio – come negli altri modi verbali, eccetto l’indicativo – è prevalente la nozione ‘aspettuale’ (cfr. p. 25), ciò non signifi ca che la differenza di tempo verbale non possa avere l’effetto di esprimere la diversa relazione temporale rispetto all’evento descritto nella reggente (per cui, tendenzialmente, part. pres. = contemporaneità, part. aor. = anteriorità).

Michelazzofine.indd Sec1:149Michelazzofine.indd Sec1:149 10-03-2007 14:11:0110-03-2007 14:11:01

Page 150: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

136 QUINTA UNITÀ

«mentre Socrate conversava, i giovani apprendevano molte cose»– p. cong.: ` strathgòw (e[yùw) ˙nelyWn sullambánetai «(appena) ritornato, il generale viene arrestato»– GEN ass.: toû strathgoû (e[yùw) ˙nelyóntow, o¥ prodótai sullambánontai «(subito) dopo il ritorno del generale, i traditori vengono arrestati»

• valore comitativo~modale~strumentale:– p. cong.: feúgvn \ntugxánei toîw polemíoiw «fuggendo s’imbatte nei nemici»– p. cong.: \liyobóloun tòn Stéfanon \pikaloúmenon yeón «lapidavano Stefano, che intanto invocava dio»– p. cong.: ¡rxetai tréxvn «arriva correndo»– p. cong.: e†sì dé tinew tôn Xaldaívn o∑ lhïzómenoi zôsi «ci sono alcuni dei Caldei che vivono saccheggiando»

• valore causale oggettivo:– p. cong.: Svkráthn yanatoûsin (ßte~o<on [d}]~o<a [d}]) diafyeíronta

toùw néouw «mettono a morte Socrate perché corrompe i giovani»– GEN ass.: (ßte~...) Svkrátouw diafyeírontow toùw néouw = póliw yorubeîtai «la città è in tumulto perché Socrate corrompe i giovani»

• valore causale soggettivo15:– p. cong.: Svkráthn yanatoûsin (∫s[per]) diafyeíronta toùw néouw «mettono a morte Socrate sostenendo che corrompe i giovani»– GEN ass.: (∫s[per]) Svkrátouw diafyeírontow toùw néouw = póliw yorubeîtai «la città è in tumulto pensando che Socrate corrompa i giovani»

• valore fi nale:– p. cong.: Svkráthw \dídaske toùw néouw Ωfel}svn [part. fut.] t|n pólin «Socrate ammaestrava i giovani per giovare alla città»16

• valore avversativo~concessivo:– p. cong.: Svkráthn yanatoûsin (kaí[per]) didáskonta toùw néouw «mettono a morte Socrate benché ammaestri i giovani»– GEN ass.: (kaí[per]) Svkrátouw didáskontow toùw néouw = póliw yorubeîtai «benché Socrate ammaestri i giovani, la città è in tumulto»– p. cong.: (kaí[per]) dunámenow feúgein, Svkráthw o[ boúletai toùw nómouw parabaínein «pur potendo fuggire, Socrate non vuol violare le leggi»– ACC ass.: (kaí[per]) \jòn~dunatòn ºn feúgein, Svkráthw o[ boúletai

15 Può anche capitare che qw~∫sper siano usati per indicare non una causa soggettiva o presunta, ma una causa reale, vista però non tanto nella sua pura verità fattuale, quanto nella sua signifi catività per l’evento in questione (si potrebbe parlare di causa ‘qualitativa’): p.es. Senofonte, Agesilao 1.21 prohgóreue toîw stratiQtaiw toùw Δliskoménouw m| qw ˙díkouw timvreîsyai, ˙ll& qw ˙nyrQpouw ªntaw fuláttein «ordinava [Agesilao] ai soldati di non infi e-rire sui prigionieri in quanto capaci di nuocere [quali in realtà erano!], ma di prendersene cura in quanto esseri umani [quali in realtà erano!]». – Per l’origine di questo e di altri usi di qw v. p. 291.

16 Con l’aggiunta di qw (qw Ωfel}svn t|n pólin) si sottolineerebbe l’intenzionalità, magari per contrapporla all’esito di fatto (p.es.: Socrate voleva giovare alla città, ma forse non immagi-nava che il suo insegnamento avrebbe dato scandalo, e alla fi ne gli sarebbe costato la vita).

Michelazzofine.indd Sec1:150Michelazzofine.indd Sec1:150 10-03-2007 14:11:0210-03-2007 14:11:02

Page 151: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 137

toùw nómouw parabaínein «benché sia possibile fuggire, Socrate ecc.»

• valore ipotetico:– p. cong.: feúgvn ©n toùw nómouw parabaínoiw «fuggendo (se fuggissi) trasgrediresti le leggi»– GEN ass.: nómvn parabainoménvn pâsa póliw diafyeíretai «quando~se le leggi vengono trasgredite qualunque città va

in rovina»– p. cong. + ACC ass.: ... ˙dikouménouw mèn polemeîn, e{ dè parasxòn jumbênai

«... far la guerra quando~se si è attaccati, far la pace quando~se le cose si mettono bene» (v. il testo originale del passo in n. 74 p. 126)

Varie forme di consecutiva

Per completezza aggiungiamo qui – anche se non riguardano l’uso del participio – alcuni esempi di frasi appositive di valore consecutivo, ripren-dendo la classifi cazione di n. 67 p. 124:

• evento reale, presentato nella sua ‘fattualità’ (con l’indicativo, neg. o[):– Erodoto VI.83.1 *Argow dè ˙ndrôn \xhrQyh oπtv ∫ste o¥ doûloi a[tôn

¡sxon pánta tà pr}gmata «Argo fu svuotata di uomini al punto che i loro schiavi rimasero padroni di tutto»

– Isocrate, Panatenaico 103 e†w toût& ˙plhstíaw ‘lyon ∫st& o[k \j}rkesen a[toîw ¡xein t|n katà gên ˙rx|n «[gli Spartani] giunsero a tal punto di in-saziabilità che non gli bastò avere l’egemonia terrestre»

• evento reale, ma presentato come conseguenza logica e prevedibile di uno stato di cose (con l’infi nito, neg. m}):– Senofonte, Memorabili IV.8.11 díkaiow dè ∫ste bláptein mhdéna «[Socrate

era] giusto al punto da non danneggiare nessuno»

• evento provocato intenzionalmente (con l’infi nito, neg. m}):– Senofonte, Elleniche II.4.8 \boul}yhsan &Eleusîna \jidiQsasyai, ∫ste

eÂnai sfísi katafug}n «[i Trenta] vollero impadronirsi di Eleusi, in modo che vi fosse per loro una via di scampo»

• conseguenza rappresentata in termini teorici (con l’infi nito, neg. m}):– Demostene, Contro Midia 62 o[deìw pQpot& e†w tosoût& ˙naideíaw ˙fíkey&

∫ste toioûtón ti tolmêsai poieîn «nessuno mai si è spinto a un tal punto di sfrontatezza da aver l’ardire di compiere una cosa del genere»

– Senofonte, Anabasi II.5.15 tíw oπtvw \stì deinòw légein ∫ste se peîsai; «chi è così abile nel parlare da riuscire a convincerti?»

– Isocrate, Archidamo 25 e† oπtvw ¡xomen ∫ste mhdè perì ∞nòw ˙ntilégein, períergón \stin øpèr Mess}nhw spoudázein «se siamo messi in modo tale da non riuscire ad opporci neppure su una cosa, è inutile darci da fare per la Messenia»

– Senofonte, Anabasi III.3.7 o¥ ˙kontistaì braxútera “kóntizon … qw \jik-neîsyai tôn sfendonhtôn «i lancieri tiravano troppo corto per poter rag-giungere i frombolieri»

Michelazzorist.indd Sec1:137Michelazzorist.indd Sec1:137 22-05-2007 11:23:5822-05-2007 11:23:58

Page 152: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

138 QUINTA UNITÀEs

empi

o di

inte

rpre

tazi

one

di P

luta

rco,

Vita

di T

emis

tocl

e 7.

5

Test

o gr

eco

Trad

uzio

ne p

rovv

isor

iaTr

aduz

ione

libe

raO

sser

vazi

oni

1&E

peì d

é,D

ATO C

HE ..

. [si

col

lega

a 5

]–

– –

Il ne

sso

di c

ausa

lità e

sist

ente

fra

1~5

e la

pr

inci

pale

è e

spre

sso

intro

duce

ndo

la 9

in

mod

o da

pre

sent

arla

com

e co

nseg

uenz

a (‘p

erci

ò’)

2ta

îw &A

feta

îw t

oû b

arb

ari

koû

stól

ou p

rosm

eíja

ntow

,(la

fl ot

ta d

ei b

arba

ri ar

rivò

ad A

fete

)Al

l’arri

vo d

ella

fl ot

ta d

ei b

arba

ri ad

Afe

te,

Il co

ncet

to v

iene

esp

ress

o in

form

a no

-m

inal

izza

ta (a

nzic

hé v

erba

lizza

ta)

3\k

plag

eìw

` E

[rub

iádh

w tô

n ka

stóm

a n

eôn

tò p

lêyo

w,EU

RIB

IAD

E (ri

mas

e im

pres

sion

ato

dal g

ran

num

ero

di n

avi a

ll’im

bocc

atur

a de

l por

to)

Eurib

iade

rim

ase

impr

essi

onat

o da

l gra

n nu

mer

o di

nav

i all’i

mbo

ccat

ura

del p

orto

La f

rase

vie

ne p

rom

ossa

a p

rinci

pale

: i

rapp

orti

di c

ausa

lità c

on la

regg

ente

5 (E

u-rib

iade

vuo

l tor

nare

ver

so la

Gre

cia

perc

ha v

isto

ecc

.) so

no re

cupe

rati

con

l’agg

iun-

ta d

i ‘qui

ndi’

lla

w dè

pun

yanó

meno

w di

ako

sía

w øp

èr S

kiá

you

kúkl

~ p

erip

leîn

,(e

ra v

enut

o an

che

a sa

pere

che

altr

e du

e-ce

nto

stav

ano

circ

umna

viga

ndo

Skia

thos

)(e

ra v

enut

o an

che

a sa

pere

che

altr

e du

e-ce

nto

stav

ano

circ

umna

viga

ndo

Skia

thos

):La

dis

posi

zion

e pa

rent

etic

a, p

ensa

ta p

er

snel

lire

la s

truttu

ra e

spre

ssiv

a, p

er m

ette

di

con

serv

are

alla

4 lo

ste

sso

stat

us (s

in-

tatti

co e

logi

co-s

eman

tico)

di 3

, a c

ui è

co

ordi

nata

5\b

oúle

to,

... V

OLE

VA ..

. [in

trodo

tto d

a 1,

regg

e a

sua

volta

7]

vole

va q

uind

iL’

aggi

unta

di ‘

quin

di’ e

splic

ita il

rapp

orto

di

cons

eque

nzia

lità c

on la

3 (+

4)

6(t

|n t

axí

sthn

eÊs

v t

êw ^E

llá

dow

komi

syeì

w)(p

orta

ndos

i il p

iù r

apid

amen

te p

ossi

bile

ve

rso

l’Ella

de)

porta

rsi i

l più

rapi

dam

ente

pos

sibi

le v

er-

so l’

Ella

de,

Pro

moz

ione

del

la fr

ase

a co

ordi

nata

di 7

(d

a cu

i inv

ece

dipe

nde)

ca

sya

i Pel

opon

n}so

u ka

ì tò

n pe

zòn

stra

tòn

taîw

na

usì

pros

peri

balé

sya

i,

... R

AG

GIU

NG

ER

E IL

PE

LOP

ON

NE

SO E

DIS

PO

RS

I C

ON L

E N

AVI I

NTO

RN

O A

LL’E

SE

RC

ITO D

I TE

RR

A

[retto

da

7]

ragg

iung

ere

il Pe

lopo

nnes

o e

disp

orsi

co

n le

nav

i int

orno

all’e

serc

ito d

i ter

ra,

8pa

ntá

pasi

n ˙

prós

maxo

n =g

oúme

now

t|n

katà

latt

an

˙lk

|n b

asi

lév

w,(c

onsi

dera

va a

ssol

utam

ente

inv

inci

bile

la

forz

a na

vale

del

re p

ersi

ano)

cons

ider

ando

ass

olut

amen

te in

vinc

ibile

la

forz

a na

vale

del

re p

ersi

ano.

9o¥

E[b

oeîw

GLI

EU

BE

ES

IP

erci

ò gl

i Eub

eesi

,L’

aggi

unta

di ‘

perc

iò’ e

splic

ita il

rapp

orto

di

con

sequ

enzi

alità

log

ica

della

prin

ci-

pale

con

ciò

che

pre

cede

, rec

uper

ando

co

la

man

cata

tra

duzi

one

dell’

\peí

in

izia

le.

10de

ísan

tew

m| s

fâw

o¥ %

Ell

hnew

pr

óvnt

ai

(tem

evan

o ch

e i G

reci

li ab

ban d

onas

sero

)te

men

do d

i ess

ere

abba

ndon

ati d

ai G

reci

,Tr

asfo

rmaz

ione

de

lla

subo

rdin

ata

m|

sfâ

w o¥

%E

llhn

ew p

róv

nta

i da

atti

va17

a

pass

iva

11kr

úfa

t!

Yem

isto

kleî

die

légo

nto

INTA

VO

LAR

ON

O D

I N

AS

CO

STO

UN

A TR

ATTA

TIVA

CO

N T

EM

ISTO

CLE

inta

vola

rono

di

nasc

osto

una

tra

ttativ

a co

n Te

mis

tocl

e,12

Pel

ágo

nta

met

à x

rhmá

tvn

poll

ôn

pémc

ante

w(in

viar

ono

Pel

agon

te c

on m

olto

den

aro)

invi

ando

Pel

agon

te c

on m

olto

den

aro

Michelazzofine.indd Sec1:152Michelazzofine.indd Sec1:152 10-03-2007 14:11:0410-03-2007 14:11:04

Page 153: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 139

12.3. Il participio appositivo nell’‘economia’ del discorso

La straordinaria funzionalità del participio ha rifl essi importanti sulla struttura espressiva del greco (e, in misura minore, del latino). Saldandosi con una più generale tendenza delle lingue classiche – almeno nelle loro manifestazioni letterariamente più elaborate – alla ipotassi, essa ha in-centivato l’uso di forme frasali ‘sintetiche’, in cui attorno a un unico verbo reggente può addensarsi una fi tta rete di subordinate, molte delle quali appunto in forma participiale.

17 Il verbo próvntai (cong. aoristo medio di proíhmi) ha infatti valore transitivo (v. 6.4, dove viene anche motivata la differenza tra forma media e diatesi).

18 Le frasi tra parentesi sono quelle a cui corrisponde un participio appositivo, eviden-ziato in corsivo nel testo greco; il MAIUSCOLETTO indica le altre subordinate; la frase n. 11 in MAIUSCOLO è la principale).

19 Naturalmente non sempre le cose stanno in questi termini. È evidente p.es. che un testo caratterizzato da una serrata argomentazione dialettica o da una trama concettuale sofi sticata sarà – fi no a prova contraria – anche linguisticamente più complesso di un testo di argomento storico-narrativo come quello qui in discussione.

20 Nella ricerca del verbo reggente si procede spesso per esclusione, eliminando le frasi con verbo di modo non-fi nito (infi nito e, appunto, participio) e quelle con verbo di modo fi nito ma introdotte da un elemento subordinante (pronome~avverbio relativo [v. 16.4] o congiunzione subordinativa)

21 Nei testi classici l’uso di strutture parentetiche (p.es. Platone, Fedone 60a ka-talambánomen tòn mèn Svkráth ƒrti leluménon [part. perfetto passivo di lúv], t|n dè Janyípphn – gignQskeiw gár – ¡xousan tò paidíon «troviamo Socrate che era stato sciolto

' Indicazioni di metodoA esemplificazione di questo orientamento espressivo (e dei conseguen-

ti problemi di interpretazione e di resa italiana) esaminiamo un brano della plutarchea Vita di Temistocle (v. riquadro qui a fronte), con accanto una prima traduzione provvisoria (che ne evidenzia la struttura sintattica)18, se-guita da una traduzione volutamente ‘libera’, per far risaltare le differenze fra andamento sintetico caratteristico delle lingue classiche e andamento analitico tipico delle lingue moderne.

1. Nonostante la prima impressione, la complessità di brani come questo è più apparente che sostanziale19: il meccanismo è piuttosto ripetitivo, e una volta individuato il verbo reggente20 si riesce abbastanza agevolmente a rico-struire l’intera architettura sintattica.

2. Non è detto che una struttura espressiva fortemente gerarchizzata, ‘piramidale’ debba essere riprodotta fedelmente anche nella traduzione. Una subordinata può, ove opportuno, essere risolta

– in forma di complemento, mediante nominalizzazione [come al n. 2];– in forma parentetica21 [n. 4];– in forma paratattica, facendone una coordinata della frase da cui dipen-

de [n. 6] o addirittura la principale di un periodo autonomo [n. 3].

Michelazzorist.indd Sec1:139Michelazzorist.indd Sec1:139 22-05-2007 11:23:5822-05-2007 11:23:58

Page 154: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

140 QUINTA UNITÀ

Capitolo 13Aspetti di complessità semantica

Nei capitoli precedenti abbiamo avuto occasione di sottolineare più volte l’importanza della semantica, richiamando l’attenzione sul ruolo che ai fini dell’interpretazione giocano i tratti lessicali delle parole. Tut to questo però non esaurisce la complessità dei fenomeni seman-tici, legata principalmente al fatto che le parole non hanno significati univoci ma, nel corso della loro storia, li modificano in molteplici di-rezioni, spesso con esiti imprevedibili e anche contraddittori. Occorre quindi cercar di capire quali siano le principali linee di evoluzione se-

da poco, e Santippe – tu la conosci – che teneva il bambino») è complessivamente poco frequente. Ciò si deve probabilmente al fatto che la scarsa diffusione della scrittura e l’as-senza di una pratica grafico-editoriale consolidata e condivisa (si pensi, per contrasto, alla grande quantità di risorse grafiche di cui disponiamo oggi: cfr. n. 42 p. 18) – osta-colavano l’impiego di espressioni non integrate nell’economia sintattica del discorso. La proliferazione di participi si spiega probabilmente anche in questo modo.

22 Ecco alcuni esempi italiani di varianti espressive nella descrizione di uno stesso dato di fatto (il grassetto indica l’attribuzione di uno status sintattico sovraordinato, il MAIUSCOLETTO la coordinazione, anche parentetica): ero uscito prima che smettesse di piovere ~ ha smesso di piovere dopo che ero uscito ~ SONO USCITO E HA SMESSO DI PIO-VERE (cfr. il cosiddetto ‘cum inverso’ latino); dato che pioveva così forte, sono rimasto in casa ~ pioveva così forte che sono rimasto in casa ~ SONO RIMASTO IN CASA (PIOVE-VA COSÌ FORTE!) ~ PIOVEVA COSÌ FORTE...! SONO RIMASTO IN CASA; ecc. – In questa dinamica si può far rientrare anche l’attribuzione del ruolo sintattico di soggetto (cfr. 3.6): Giorgio ha incontrato Stefania ~ Stefania ha incontrato Giorgio ~ GIORGIO E STEFANIA SI SONO INCONTRATI.

3. Questa libertà di resa espressiva è giustifi cata da un’importante consi-derazione di principio: contrariamente a quanto si potrebbe pensare, lo status sintattico di una frase non è necessariamente espressione della sua rilevanza logico-semantica. Esprimere un’idea in forma sovraordinata, subordinata o coordinata è infatti scelta soggettiva, che può essere dettata da considerazio-ni di vario genere (pragmatiche, stilistiche ecc.) e – entro certi limiti – può essere modifi cata senza con ciò necessariamente alterare il piano delle rela-zioni semantiche22.

4. Anche qui vale dunque il consiglio di ‘prudenza’ dato a p. 126-127: di fronte ad architetture sintattiche complesse può essere utile rendere provviso-riamente le subordinate come frasi autonome (o con forme espressive piuttosto ‘neutre’, come un gerundio o una relativa), rimandando la ricostruzione dei nessi logico-semantici a una fase ulteriore dell’interpretazione.

Michelazzofine.indd Sec1:154Michelazzofine.indd Sec1:154 10-03-2007 14:11:0510-03-2007 14:11:05

Page 155: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 141

mantica, per metterci in condizione di affrontare in modo più consa-pevole i frequenti casi di polisemia (e di usare in modo intelligente e fruttuoso il vocabolario).

In questa rifl essione, che prepara anche il terreno allo studio delle preposizioni, riprenderemo in parte alcuni concetti sviluppati in prece-denza (soprattutto a proposito dei valori semantici della funz. appositiva) e – come per altri fenomeni – faremo confronti con fenomeni analoghi di altre lingue, trattandosi di dinamiche tendenzialmente comuni a qualun-que tipo di linguaggio umano evoluto.

13.1. Da concreto a traslato

Una prima linea di evoluzione semantica è quella che porta dal concre-to al traslato: molte parole presentano inizialmente signifi cati legati alla ‘materialità’ dell’esperienza, che vanno poi soggetti a processi di esten-sione metaforica di vario genere. Esempi interessanti di questa deriva si osservano negli avverbi di luogo23:

valorespaziale

valoretemporale

valore‘situazionale’

¡nya \nyáde\ntaûya

qui, lì allora in quelle condizioni

poî; fi no a dove? fi no a quando? a che scopo?

póyen; da dove? per quale motivo?

¡nyen \nyénde \nteûyen da qui, da lì da quel momento di conseguenza

p_; attraverso dove? in che modo? perché?

13.2. Da generico a specifi co. Il fenomeno della vox media

Una seconda linea di evoluzione semantica, per certi versi opposta alla prima, è quella per cui molte parole di signifi cato indistinto (la co-

23 Analogamente l’ital. quindi ha in origine un valore locale «da lì» (quinci ... quindi = «da una parte ... dall’altra»), poi uno temporale «da quel momento» (una sorta di ‘moto da luogo’ applicato al tempo), poi uno logico-causale «in conseguenza di ciò»; qui~lì possono valere anche «a questo~quel punto, in queste~quelle condizioni»; ecc. – Una conferma indiretta di questa evoluzione si può avere osservando il processo di apprendimento del bambino, che sviluppa prima la sensibilità alla dimensione spaziale, poi a quella tempora-le, poi ai nessi di consequenzialità logica, di causalità.

Michelazzofine.indd Sec1:155Michelazzofine.indd Sec1:155 10-03-2007 14:11:0610-03-2007 14:11:06

Page 156: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

142 QUINTA UNITÀ

siddetta vox media) tendono a ‘specializzarsi’ in un senso particolare, senza peraltro perdere l’originario valore generico. Il più delle volte que-sto processo dà luogo a una polarizzazione buono/cattivo, positivo/ne-gativo ecc., come nel caso classico del lat. fortuna «sorte» in senso gene-rico (interpretabile quindi, eventualmente, anche come «cattiva sorte») > «buona sorte»: p.es.

• pásxein «provare~subire~ricevere qualcosa», «fare un’esperienza» (even-tualmente anche positiva, come in Erodoto II.37.4 pásxousi dè kaì ˙gayà o[k •líga «ricevono [i sacerdoti egizi] anche non pochi vantaggi») > «subire qualcosa di negativo, soffrire»;

• \lpízein «aspettarsi» (eventualmente anche qualcosa di negativo, come in Erodoto VIII.12.2 \lpízontew ˙poléesyai «prevedendo di morire») > «at-tendersi qualcosa di positivo, sperare» (analogamente \lpíw «attesa, previ-sione» > «speranza»)24;

• aÊtiow «responsabile» (anche di qualcosa di positivo, come in Iperide, Epitafi o 4.30 pollôn ˙gayôn aÊtioi gegénhntai t_ patrídi kaì toîw ƒlloiw %Ellhsin «sono stati autori [i caduti in battaglia] di molti beni per la loro patria e per gli altri Greci») > «responsabile di qualcosa di negativo, colpevole».

Capita però anche che l’opposizione sia meno netta, meno facilmente riconducibile alla polarità positivo/negativo: p.es.

• l’idea originaria di kinduneúein sembra essere quella di un momento de-cisivo, di un evento imminente, indipendentemente dal fatto che venga affrontato intenzionalmente (> «esporsi al pericolo, mettersi in gioco») oppure subìto (> «venire a trovarsi in pericolo»): aspetto, quest’ultimo, che tende poi a prevalere nella semantica del verbo (e nel nome kíndunow da cui deriva)25;

• £neka~xárin + GEN: il fatto che il nesso possa esprimere sia un’idea di causa che di scopo si spiega pensando che la nozione-base è quella di una motiva-zione logica dell’evento, indipendentemente dal suo essere orientata verso il passato o verso il futuro (v. n. 70 p. 125);

24 Di questo stato di cose abbiamo una straordinaria testimonianza diretta in Platone, Leggi 644c pròw dè toútoin ˙mfoîn a{ dójaw mellóntvn, o<n koinòn mèn ªnoma ^\lpíw&, Êdion dé, ^fóbow& mèn = prò lúphw \lpíw, ^yárrow& dè = prò toû \nantíou «oltre a queste due cose [il piacere e il dolore], ci sono le opinioni sulle cose future, che hanno la denominazione comune di ‘previsione’ [\lpíw], e poi dei nomi specifici: ‘paura’ la previsione di qualcosa di doloroso, ‘fiducia’ la previsione del suo contrario».

25 Se la semantica di kíndunow~kinduneúein si esaurisse nell’idea di un pericolo cui si è esposti senza averlo scelto, non si capirebbe come mai ricorrano con frequenza in contesti encomiastici, dove si tratta di esaltare le virtù del celebrato: p.es. Isocrate, Evagora 2 perì tôn \pithdeumátvn a[toû kaì tôn kindúnvn ˙jívw dielyeîn tôn \keín~ pe-pragménvn «trattare delle sue [di Evagora] attività e delle sue imprese in modo degno di ciò che ha fatto»; 18 \n toútoiw toîw kindúnoiw &Axilleùw mèn Δpántvn di}negken, AÊaw dè met& \keînon “rísteusen «in quella impresa [la spedizione troiana] Achille fu supe-

Michelazzofine.indd Sec1:156Michelazzofine.indd Sec1:156 10-03-2007 14:11:0710-03-2007 14:11:07

Page 157: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 143

• un esempio interessante in latino è quello dell’aggettivo altus «esteso vertical-mente» (anche verso il basso = «profondo») > «alto».

13.3. Il problema delle inferenze

Un terzo aspetto è quello della differenza fra valore proprio di un’e spres-sione e signifi cati secondari che possono esserle attribuiti; p.es.:

• verbi italiani come raggiungere, ottenere, riuscire e simili sembrano con-tenere l’idea di un risultato positivo che si consegue intenzionalmente: un duplice tratto semantico che, anche quando è legittimato dal contesto, non può essere considerato parte integrante del loro signifi cato (tant’è vero che suonano del tutto normali frasi come i programmi televisivi hanno rag-giunto livelli di volgarità impensabili oppure Stefano è riuscito ultimo fra gli allievi del suo anno, dove si tratta di risultati negativi, ottenuti – fi no a prova contraria! – senza volerlo);

• anche il verbo greco lanyánein «sfuggire all’attenzione» sembra conte-nere un’idea di intenzionalità: un’idea, di nuovo, che può determinarsi in base al contesto ma può anche mancare, perché non è parte integrante del suo patrimonio semantico (cfr. p.es. Platone, Teeteto 174b tòn toioûton ` mèn plhsíon kaì ` geítvn lélhyen, o[ mónon –ti práttei ˙ll&, •lígou, kaì e† ƒnyrvpów \stin æ ti ƒllo yrémma «a un uomo di questo genere [il filosofo], sfugge non solo cosa fa il suo vicino e il suo prossimo ma, poco ci manca, anche se è un uomo o un qualche altro essere»: evidentemente per colpa della sua distrazione, e non perché gli altri gli si nascondano intenzionalmente26);

• a tugxánein costruito con participio predicativo (v. 18.1) si tende invece di so-lito ad associare una nozione di casualità: ma nel suo nucleo semantico essen-ziale c’è piuttosto l’idea di un evento visto nella sua pura fattualità, indipen-dentemente da qualunque nozione collaterale (giudizio di merito, indicazione delle cause che l’hanno prodotto ecc.27).

riore a tutti, e dopo di lui primeggiò Aiace»; ecc. – Un discorso analogo può valere per l’ital. rischiare: p.es. ha rischiato di morire per salvarmi (intenzionale) ~ ha rischiato di morire nel terremoto (non intenzionale).

26 Sui fenomeni sintattici (prolessi, costruzione personale) che possono erronea-mente produrre una nozione semantica di intenzionalità v. 18.3, in particolare p. 186.

27 Evitare di dare spiegazioni o di formulare giudizi su un evento non equivale a definirlo casuale: questa nozione rappresenta certo uno degli esiti possibili, ma risul-ta del tutto inappropriata in molti casi, p.es. in Isocrate, Filippo 9 [le maggiori città greche dovrebbero porre fine alle ostilità reciproche e muovere guerra alla Persia] ßper \n t! Panhgurik! lóg~ tugxánv sumbebouleukQw [partic. perfetto di sumbouleúein «consigliare»] «cosa che – sta di fatto – io avevo già suggerito nel mio Discorso pa-negirico». Limitandosi a esprimere la pura fattualità dell’evento, è come se Isocrate dicesse: qualunque giudizio si voglia dare della storia di questi anni, un dato incontro-vertibile – perché è ‘agli atti’ (carta canta, si direbbe) – è che la proposta di un’unio-ne panellenica in funzione antipersiana io l’avevo avanzata, purtroppo inascoltato, già

Michelazzofine.indd Sec1:157Michelazzofine.indd Sec1:157 10-03-2007 14:11:0810-03-2007 14:11:08

Page 158: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

144 QUINTA UNITÀ

Diversamente dai due fenomeni illustrati in precedenza, quello del-le inferenze (così possiamo defi nire l’attribuzione di valori che il signi-fi cato basico di un’espressione non comporta necessariamente – anche se certo non li esclude) interessa più il piano contestuale che quello semantico-lessicale in senso stretto: non si tratta infatti di evoluzio-ne semantica delle parole (capace di produrre signifi cati specifi ci che a quel punto, in quanto tali, sono espressamente registrati dal vocabo-lario) ma della ‘rete’ di relazioni che esse stabiliscono, e la cui corret-ta ricostruzione è essenziale per l’esatta comprensione di un testo. Ma proprio qui sta l’insidia:

• da un lato, non è possibile interpretare senza inferire, senza cioè cercare – di pari passo con l’esame morfosintattico – di inquadrare le parole che via via si incontrano in un ‘orizzonte’ di senso, esplicitandone le implicazioni al di là del signifi cato specifi co;

• d’altra parte, in questo inevitabile processo di ricostruzione si corre il ri-schio di creare inferenze indebite, dando per scontate implicazioni inesi-stenti, false o inesatte, che a quel punto finiranno a loro volta per condizio-nare l’interpretazione.

molti anni fa. – Il valore fondamentalmente ‘fattuale’ di tugxánv + part. è confermato anche dal significato che il verbo ha quando, anziché dal participio, è accompagnato da un complemento in GEN: cfr. p.es. tugxánv svthríaw «raggiungo la salvezza» ~ tugxánv sesvsménow [part. perfetto di sœzv] «mi trovo ad essere in salvo».

' Indicazioni di metodoAnzitutto occorre tener conto del fatto che i vocabolari non sempre rap-

presentano la situazione in modo del tutto soddisfacente: lo stesso principio cronologico che ispira di solito l’organizzazione dei lemmi (citare per primi i significati attestati più anticamente) non garantisce che venga adegua-tamente evidenziata anche la priorità logico-semantica del significato di partenza rispetto a quelli secondari. Anche questo fatto, come molti altri, richiede perciò dall’utente una consultazione attenta e consapevole, che non si sottragga alla ‘fatica’ di ricostruire ogni volta la gerarchia semantica della parola in questione.

In secondo luogo occorre essere consapevoli del rischio di attribuire a una parola signifi cati magari plausibili, ma che non fanno parte del suo nucleo se-mantico essenziale. Da qui un elementare ma importante criterio di prudenza: attenersi in un primo momento ai signifi cati più generali e meno logicamente pregnanti (cfr. p. 127), riservandosi una maggiore precisione solo quando dall’esame del contesto siano emersi elementi utili a orientare la scelta. In questo senso proprio la nozione semantica di pura fattualità (di cui si è detto a proposito delle inferenze) può essere quella su cui attestarsi nello stadio iniziale dell’interpretazione.

Michelazzofine.indd Sec1:158Michelazzofine.indd Sec1:158 10-03-2007 14:11:0910-03-2007 14:11:09

Page 159: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 145

Capitolo 14Preposizioni e preverbi

14.1. L’originaria natura avverbiale

Analogamente all’articolo (che deriva da un antico pronome, cfr. 7.1), preposizioni e preverbi erano in origine avverbi, parole seman-ticamente e fonicamente autonome che hanno poi sviluppato un valo-re funzionale (cfr. 1.5), trasformandosi da ortotoniche in appositive (p.es. πper [«sopra», cfr. lat. super] > øpèr ... ~ øper-...28).

Anche qui, tale processo è documentato nei poemi omerici, che ac-canto a casi di ‘normale’ uso preposizionale o preverbale ne presentano molti nei quali è evidente l’originario valore avverbiale29; p.es.:

• Od. 6.292 \n dè kr}nh náei, ˙mfì dè leimQn «e dentro vi scorre una sorgente, e tutto intorno un prato»

• Il. 3.268 [ªrnuto ... &Agamémnvn], | ©n [forma sincopata di ˙ná] d& &Oduseúw «si levò in piedi Agamennone, e in piedi anche Odisseo»

• Il. 24.233-34 (229) ¡nyen dQdeka mèn perikalléaw ¡jele péplouw ... | (233) \k dè dú& aÊyvnaw trípodaw, písuraw dè lébhtaw, | \k dè dépaw perikalléw

«[Priamo] tirò fuori da lì [dai bauli che aveva portato] dodici magnifi ci pepli ..., e da lì due tripodi sfavillanti, e quattro bacili, e da lì una splendida coppa»

• Il. 13.800 prò mèn ƒlloi ... a[tàr \p& ƒlloi «prima gli uni ... e poi di seguito gli altri»

• Il. 2.446 [o¥ d& ... | yûnon ...,] metà dè glaukôpiw &Ay}nh «e quelli si lanciarono ..., e insieme Atena glaucopide»

• Il. 2.279 [˙nà d& ` ptolíporyow &Odusseùw] | ¡sth ...: parà dè glaukôpiw &Ay}nh «si alzò Odisseo distruttore di città ... e accanto Atena glaucopide»

• Il. 18.362 gélasse dè pâsa perì xyWn «sorrise tutta la terra intorno»

• Il. 5.307 ylásse dé o¥ kotúlhn, pròw d& ƒmfv ]êje ténonte «gli schiacciò la cavità femorale, e inoltre spezzò entrambi i tendini»

• Il. 23.879 a[xén& ˙pekrémasen, sùn dè pterà puknà líasyen «reclinò il collo, e contemporaneamente si piegarono le folte ali»

• Il. 2.95 [o¥ d& ˙géronto,] | tetr}xei d& ˙gor}, øpò dè stenaxízeto gaîa | laôn ¥zóntvn

«[e quelli si radunavano], e l’assemblea tumultuava, e sotto gemeva la terra mentre gli uomini si sedevano»

28 Sulla ‘debolezza’ dell’accentazione sull’ultima sillaba (che può essere considerata come l’altra faccia dell’atonia) v. 1.5.

29 Anche la grafi a dovrebbe quindi rispecchiare l’originaria natura ortotonica (si dovreb-be cioè scrivere ƒpo, ¡pi, πper ecc.): invece la convenzione grafi ca, inspiegabilmente, prevede la ritrazione dell’accento solo nel caso di anastrofe (v. più avanti).

Michelazzofine.indd Sec1:159Michelazzofine.indd Sec1:159 10-03-2007 14:11:0910-03-2007 14:11:09

Page 160: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

146 QUINTA UNITÀ

L’originaria natura avverbiale spiega anche i diversi fenomeni che si possono avere quando queste forme entrano in combinazione con nomi (funz. preposizionale) o verbi (funz. preverbale):

funz. preposizionale funz. preverbale

disposizione‘normale’

˙pò neôn «dalle navi»øpò po(s)sín «sotto i piedi»

˙po-bállein «lasciar cadere»øpo-feúgein (øpek-feúgein) «sfuggire»

separazionedei componenti (tmesi)30

Il. 19.363 øpò dè ktúpow ªrnuto possín

«sotto i piedi si levava un fragore»31

Il. 2.183 ˙pò dè xlaînan bále «gettò il mantello» – Od. 3.175 ªfra táxista

øpèk kakóthta fúgoimen «perché al più presto sfuggiamo alla rovina»32

inversionedei componenti (anastrofe)

neôn ƒpo «dalle navi»po(s)sìn πpo «sotto i piedi»

Od. 14.198 baleeîn ƒpo dákru pareiôn«versare pianto dalle guance»

Od. 9.17 fugWn πpo nhleèw ‘mar«sfuggendo al giorno inesorabile»

Nel greco standard di età storica questi fenomeni, tranne casi particolari, so-pravvivono solo in poesia (dove rispondono a ragioni di stilizzazione).

14.2. Funzione del sistema preposizionale e preverbale

Nelle lingue prive di fl essione nominale, il peso di far fronte alle in-numerevoli esigenze espressive grava quasi per intero sulle preposizioni (nella loro duplice funzione preposizionale e preverbale)33.

30 Sia tmesi (lett. «taglio, separazione») che anastrofe (lett. «inversione») sono termini che sottintendono deviazione rispetto a una successione ‘normale’. A rigore quindi essi non do-vrebbero essere applicati allo stadio linguistico documentato nei poemi omerici: uno stadio in cui queste forme avevano già cominciato a saldarsi funzionalmente con altri elementi (nomi e verbi), ma al tempo stesso – in forza della loro natura avverbiale – potevano ancora muoversi liberamente nella frase. È improprio anche dire, come si fa di solito, che nel caso di anastrofe si ha ‘ritrazione’ dell’accento: in questi casi, preposizione o preverbo non fanno che conservare l’ortotonia dell’originario stadio avverbiale.

31 Altri chiari esempi di separazione fra preposizione e nome: Il. 1.258 o∑ perì mèn boul|n Da-naôn, perì d& \stè máxesyai «voi che eccellete fra i Danai nel consiglio e nel combattere» (dove si può discutere – ma è in fondo una falsa alternativa – se perì sia davvero preposizione o non abbia in sé piuttosto una forza verbale, anche indipendentemente dal verbo \stè); Il. 4.257 &Idomeneû perì mén se tív Danaôn taxupQlvn «Idomeneo, io ti onoro più di tutti i Danai dai veloci cavalli»; Il. 10.224 kaí te prò ≠ toû \nóhsen «e uno vede prima dell’altro» e 13.829 \n dè sù toîsi pef}seai «fra costoro, anche tu sarai ucciso» (dove lo stacco, pur ridotto, è però reso sensibile dal fatto che l’elemento interposto è un pronome).

32 Talvolta i due componenti si trovano collocati addirittura in versi differenti, come in Od. 4.358-59 lim|n e·ormow, –yen t& pò nêaw \fisaw | \w pónton bállousin «un porto dai buoni ormeggi, da dove spingono in mare le navi ben equilibrate». Può anche accadere che la variante ‘normale’ e quella con tmesi ricorrano a brevissima distanza l’una dall’altra: p.es. in Il. 2.314-317 si ha, nell’arco di tre versi, prima kat}syie (imperfetto di katesyíein «divorare, v. 314), poi katà ... fáge (aoristo, 317); in Od. 1.8-9 katà ... | æsyion (imperfetto) è distribuito su due versi.

33 Da questo ‘sovraccarico funzionale’ derivano i frequenti casi di ambiguità, di cui nel cap. 3 abbiamo visto qualche esempio per l’italiano.

Michelazzofine.indd Sec1:160Michelazzofine.indd Sec1:160 10-03-2007 14:11:1010-03-2007 14:11:10

Page 161: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 147

Per una lingua dotata di flessione nominale come il greco, nello sta-dio più antico la situazione sarà stata per certi versi opposta, nel senso che i casi erano in grado di esprimere già essi stessi, da soli, un con-siderevole ventaglio di significati; p.es. neôn, in quanto GEN-ablativo, doveva bastare da solo a significare «[via] dalle navi», tanto da rendere superflua l’aggiunta di un avverbio come ƒpo (qualcosa come «via dalle navi, lontano»)34.

Lo sviluppo di preposizioni e preverbi non ha fatto che innestarsi, po-tenziandole, su capacità semantiche già esistenti, dando luogo a un siste-ma composito che presenta caratteri di ridondanza (non di rado una stes-sa idea si trova espressa in più modi diversi) e nel quale il valore semantico dei casi rimane comunque determinante35.

14.3. Preposizioni

Per orientarsi in questa complessa realtà può essere utile applicare alle preposizioni, e indirettamente anche ai preverbi, le considerazioni di carattere semantico fatte in precedenza (cap. 3 e 13). È quanto si cer-ca di fare nella tabella delle pagine seguenti, dove i principali signifi cati delle preposizioni greche sono disposti secondo un criterio prevalente-mente semantico (accanto naturalmente alla distinzione di caso36), in modo da render conto

• dell’evoluzione concreto > traslato: da una parte i valori più concreti (‘spa-ziali’ e ‘temporali’), dall’altra quelli traslati e metaforici (‘situazionali~re-lazionali’)37;

• della qualità semantico-lessicale delle parole: nei casi in cui un signifi cato ricorre di norma solo con nomi di persona, è registrato in una colonna a parte, contrassegnata dal simbolo Ä;

• dell’evoluzione semantica generico > specifi co: all’occorrenza, il valore di vox media è indicato col simbolo K, per distinguerlo dall’eventuale specia-lizzazione in senso positivo (J) o negativo (L);

• nella tabella non sono invece registrati i numerosi casi di frasi fatte, come espressioni sostantivate, perifrastiche, avverbiali ecc.

34 Questo spiega anche la libertà di collocazione che è alla base dei fenomeni di tmesi e anastrofe.

35 Tanto che il significato di una preposizione costruita con un certo caso (p.es. prów + GEN) può assomigliare più ai valori di altre preposizioni con quel caso (˙pó + GEN, pará + GEN ecc.) che non ai valori di quella stessa preposizione con casi diversi (prów + DAT~ACC).

36 G = GEN | D = DAT | A = ACC | @ = indifferentemente con i vari casi. 37 Per una possibile ulteriore articolazione di questo ultimo gruppo v. in 10.1-2 alcuni

criteri di classifi cazione delle varie nozioni logico-semantiche.

Michelazzofine.indd Sec1:161Michelazzofine.indd Sec1:161 10-03-2007 14:11:1110-03-2007 14:11:11

Page 162: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

148 QUINTA UNITÀQ

uadr

o si

stem

atic

o de

lle p

repo

sizi

oni

Valo

ri sp

azia

liVa

lori

tem

pora

li

V

alor

i tra

slat

i (‘c

ircos

tanz

iali’

, ‘re

lazi

onal

i’ ec

c.)

Ä

˙mf

í GDA

@

tutto

into

rno,

pre

sso

DA

dur

ante

@

CA

US

A –

AR

GO

ME

NTO

˙ná

( GD

) A

A

su, s

opra

, ver

so l’

alto

anch

e an

data

e a

llont

ana-

men

to (#

ka

tá)

A

per,

attr

aver

so

A

per,

dura

nte

A

DIS

TRIB

UTI

VO

a g

rupp

i di

(con

num

eral

i)A

in

mez

zo a

˙nt

íG

G

di fr

onte

G

al p

osto

di,

in c

ambi

o di

G

a co

nfro

nto

di, a

pre

fere

nza

didi

fron

te a

(anc

he L

)

G

a no

me

di

˙pó G

G

prov

enen

do d

a,

via/

lont

ano

daG

a

part

ire d

a,

dopo

G

OR

IGIN

E –

MAT

ER

IA –

CA

US

A a

segu

ito d

i – M

EZZ

OG

A

GE

NTE

per

man

o di

, ad

oper

a di

,da

par

te d

idi

áGA

@

attr

aver

so, i

n m

ezzo

G

dura

nte

– do

po@

M

OD

O –

ME

ZZO

– C

AU

SA

@

graz

ie a

, per

ope

ra d

i@

a

nom

e di

e†w

\wA

A

MO

TO A

LU

OG

O a

DIR

EZI

ON

E v

erso

, fi n

o a

A

TEM

PO

D

ETE

RM

.in

fi no

a

A fi n

o a

(con

dizi

one

o nu

mer

o)A

S

CO

PO

A

di fr

onte

a, n

ei c

onfr

onti

di

[anc

he L

]

\k \

jG

G

MO

TO D

A LU

OG

O d

aA

LLO

NTA

NA

ME

NTO

da

G fi n

o da

dopo

,in

seg

uito

a

G

CO

MP

L. P

AR

TITI

VO

fra

G

MAT

ER

IA [f

atto

] di

G

CA

US

A in

seg

uito

a, a

cau

sa d

i

G

OR

IGIN

E, D

ISC

EN

DE

NZA

da

G

AG

EN

TE p

er m

ano

di, a

d op

era

di,

da p

arte

di

\n DD

S

TATO

IN L

UO

GO

inde

ntro

D

TEM

PO

D

ETE

RM

. in

, dur

ante

D

SIT

UA

ZIO

NE

in(u

na c

erta

con

dizi

one,

atti

vità

ecc

.)D

C

OM

PL.

PA

RTI

TIV

O fr

a,

in m

ezzo

a

D

in m

ezzo

a, i

n pr

esen

za d

iD

in

pot

ere

di

\pí

GDA

GD

noz

ioni

var

ie d

i STA

TOsu

, sop

ra, v

icin

o, d

i fro

nte

@

su, v

erso

(MO

TO)

( Aan

che L

con

tro)

A

ESTE

NSI

ON

E,

MO

TO P

ER L

UO

GO

per,

lung

o, a

ttrav

erso

@

in, a

l tem

po d

i,du

rant

eA

TE

MP

O C

ON

TIN

. pe

r

@

nozi

oni v

arie

di c

onfo

rmità

, re

lazi

one

ecc.

D

in b

ase

a, a

con

dizi

one

diD

C

AU

SA

A

SC

OP

O

Michelazzofine.indd Sec1:162Michelazzofine.indd Sec1:162 10-03-2007 14:11:1210-03-2007 14:11:12

Page 163: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 149ka

táGA

G

giù

da, v

erso

(in

bass

o)an

che

ritor

no

e av

vici

nam

ento

(# ˙

ná)

G

sopr

a (d

opo

un m

ovim

ento

di

scen

dent

e)A

no

zion

i var

ie

(ma

con

idea

di p

ross

imità

)

A

dura

nte,

nel c

orso

di

G

su (l

a co

sa o

per

sona

su

cui s

i giu

ra)

A

idee

var

ie d

i con

form

ità

seco

ndo,

in a

ccor

do a

(# p

ará

)

A

DIS

TRIB

UTI

VO

a g

rupp

i di

(con

num

eral

i)

metá

G (D

) A

A

MO

TO A

LU

OG

O in

, ver

sofr

a, in

mez

zo a

, pre

sso

A

anch

e co

n va

lore

di S

TATO

A

dopo

G

UN

ION

E c

on –

ME

ZZO

con

MO

DO

con

in a

ccor

do c

on, i

n co

nfor

mità

a

G

CO

MPA

GN

IA c

on

(anc

he J

o L

)

A

alla

rice

rca

di (a

nche

L)

pará

GDA

G

MO

TO D

A LU

OG

ODA

STA

TO IN

LU

OG

Opr

esso

, vic

ino,

acc

anto

aA

lu

ngo

A

dura

nte,

nel c

orso

di

A

PAR

AG

ON

E in

con

fron

to a

A

al p

osto

di,

in c

ambi

o di

A

in c

onfo

rmità

con

A

CA

US

A in

bas

e a,

in c

onse

guen

za d

iA

ol

tre

com

e su

pera

men

to d

i un

limite

, vi

olaz

ione

, con

trast

o ec

c. (#

ka

tá)

G

OR

IGIN

E, D

ISC

EN

DE

NZA

da, p

er p

arte

di

G

AG

EN

TE d

a, a

d op

era

di,

da p

arte

di

D

in c

asa

di, d

avan

ti a,

in

pre

senz

a di

D

in p

oter

e di

perí

GDA

@

into

rno

aA

vi

cino

aA

TE

MP

O

AP

PR

OS

SIM

ATO

ve

rso,

circ

a

@

AR

GO

ME

NTO

, RE

LAZI

ON

E

a pr

opos

ito d

i, re

lativ

amen

te a

, ne

i con

fron

ti di

D

a va

ntag

gio

di, i

n di

fesa

di,

per

A

al s

egui

to d

i

pró

GG

da

vant

i aG

pr

ima

diG

pi

utto

sto

che,

a p

refe

renz

a di

G

in d

ifesa

di

G

a no

me

di

prów

GDA

G

MO

TO D

A LU

OG

OGD

STA

TO IN

LU

OG

Oda

lle p

arti

di, p

ress

oA

M

OTO

A L

UO

GO

ave

rso

(anc

he L

con

tro)

A

TEM

PO

A

PP

RO

SS

IMAT

O

vers

o, c

irca

D

oltr

e, in

agg

iunt

aA

C

AU

SA

a ca

usa

di, i

n ba

se a

, in

con

side

razi

one

diA

PA

RA

GO

NE

in c

onfr

onto

a,

rispe

tto a

A

a se

cond

a di

, in

conf

orm

ità a

G

OR

IGIN

E, D

ISC

END

ENZA

da

, per

par

te d

iG

AG

ENTE

da,

a o

pera

, pe

r man

o, d

a pa

rte d

iGD

in p

rese

nza

di,

al c

ospe

tto d

iG

in

nom

e di

A

parla

re, r

ivol

gers

i a

sún D

D

UN

ION

E –

MO

DO

– M

EZZ

OD

C

OM

PAG

NIA

con

øpér

GA

GA

sop

raGA

al d

i là,

oltr

eG

A

RG

OM

EN

TOG

FI

NE

(J in

dife

sa d

i, pe

r, a

favo

re d

i)A

ol

tre,

più

di (

mis

ura)

G

al p

osto

di,

a no

me

di, d

a pa

rte

diG

in

nom

e di

øpó

GDA

@

sotto

A

dura

nte,

circ

a,

vers

oG

C

AU

SA

GD

AG

ENTE

da,

per

man

o di

, pe

r ope

ra d

iDA

in p

oter

e di

, agl

i ord

ini d

i

Michelazzofine.indd Sec1:163Michelazzofine.indd Sec1:163 10-03-2007 14:11:1310-03-2007 14:11:13

Page 164: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

150 QUINTA UNITÀ

14.4. Preverbi38

Dall’evoluzione in senso funzionale degli antichi avverbi sono nati, insieme alle preposizioni, i preverbi. Ecco l’elenco dei preverbi greci, raggruppati in base alle trasformazioni fonetiche a cui possono dar luogo:

1. ad eccezione di e†w (attestato anche nella forma \w), prów e øpér, tutti gli altri preverbi presentano comportamenti diversi a seconda che il verbo con cui si combinano cominci per vocale o per consonante;

2. mfí39, ˙ná, diá, pará elidono la vocale fi nale davanti a verbi inizianti per vocale (p.es. para- + a¥rév > par-airév40);

3. lo stesso dicasi per ntí, pó, \pí, katá, metá, øpó, che per di più sono sensibili all’eventuale aspirazione della vocale iniziale del verbo, dando luogo in questo caso alle varianti aspirate ˙ny-, ˙f-, \f-, kay-, mey-, øf- (p.es. ˙po- + aÊrv > ˙p-aírv, ma ˙po- + a¥rév > ˙f-airév);

4. perí e pró (oltre ad ˙mfí) mantengono la vocale fi nale (p.es. peri- + a¥rév > peri-airév; pro- + a¥rév > pro-airév; peri- + ®sthmi > peri-ísthmi; pro- + ®sthmi > pro-fisthmi; pro- + øpárxv > pro-üpárxv)41;

5. con tutti i preverbi che escono in vocale seguiti da verbo iniziante per ]- si determina il raddoppiamento del -r- (p.es. ˙po-r-rév, peri-r-rév ecc.);

6. \k presenta la variante \j davanti a iniziale vocalica (p.es. \j-airév);

7. \n, sún (con la variante jún) trasformano il -n- a seconda della consonante iniziale del verbo: • in -g- davanti a gutturale (p.es. sun- + gignQskv > sug-gignQskv); • in -m- davanti a labiale (p.es. \n- + bállv > \m-bállv); • in -m- davanti a m- (p.es. \n- + ménv > \m-ménv); • in -l- davanti a l- (p.es. \n- + leípv > \l-leípv); • in -r- davanti a r- (p.es. sun- + rév > sur-rév); • sun- + z- > su- (p.es. su-zhtév); sun- + s- > sus- (p.es. sus-sœzv)42.

38 Nel fenomeno della preverbazione si possono far rientrare anche gli analoghi com-posti nominali (p.es. sum-maxév «combatto con, sono alleato» > summaxía~súmmaxow «alleanza~alleato»), nella cui semantica è presente di solito una carica verbale (come del resto in italiano: con-correre > concorso~concorrenza ecc.).

39 Il comportamento di ˙mfí è oscillante, alternando l’elisione della vocale fi nale alla sua conservazione (p.es. ˙mfi- + £pv > ˙mf-épv oppure ˙mfi-épv).

40 Da questo punto in avanti viene adottata anche in questo testo la diffusa convenzione di citare i verbi alla 1ª pers. sing. del presente indicativo, continuando però a dare la tradu-zione nella forma dell’infi nito.

41 Quando il preverbo pro- è seguito dall’aumento e- tipico dei tempi storici (v. 15.2) si ha di solito ‘crasi’ (1.6: p.es. da pro-bállv imperfetto pro-é-ballon > pro·ballon, aor. pro-é-balon > pro·balon). Negli altri casi di sequenza pro-e- invece le due vocali si mantengono quasi sempre separate (p.es. pro-ek-bállv, pro-eis-bállv, pro-em-bállv, pro-epi-bállv, e simili).

42 Ma quando il verbo inizia per s- + consonante si ha semplifi cazione del gruppo con-sonantico (p.es. sun- + skeuázv > su-skeuázv).

Michelazzofine.indd Sec1:164Michelazzofine.indd Sec1:164 10-03-2007 14:11:1410-03-2007 14:11:14

Page 165: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 151

Come nel sistema preposizionale, anche in quello preverbale si determina, fra i due elementi che entrano in composizione, una com-plessa interazione semantica, con frequenti esiti di tipo metaforico43. Il risultato è che spesso il significato di un composto non può essere ricavato sommando meccanicamente il valore del preverbo a quello del verbo semplice44.

Parzialmente diversa la situazione nei casi – segno di vivace produttività lin-guistica – di doppio (o addirittura triplo) preverbo45. Qui la deriva metaforica non coinvolge di solito il preverbo aggiunto per ultimo (quello cioè più ‘esterno’, il pri-mo da sinistra), che tende a conservare i valori semantici di base: p.es.˙nti- e†sférv «introdurre» ˙nteisférv «introdurre in cambio, sostituire»\pi- \peisférv «portare in aggiunta»pro- proeisférv «pagare in anticipo»\pi- ˙poyn§skv «morire» \papoyn§skv «morire dopo»sun- sunapoyn§skv «morire insieme»øper- øperapoyn§skv «morire per qualcuno»pros- \jamartánv «sbagliare» prosejamartánv «commettere altri errori»øpo- \jágv «portar via» øpejágv «portar via con un sotterfugio»

14.5. Preposizioni ‘improprie’

Anche in greco, come in molte lingue (italiano compreso), il proces-so di sviluppo di valori ‘funzionali’ ha interessato una più ampia serie di espressioni avverbiali, ma con alcune differenze:

• hanno di solito mantenuta operante anche l’originaria natura avverbiale;

• sono usate come preposizioni, quasi mai come preverbi;

• hanno un ventaglio di signifi cati più circoscritto (anche perché sono state interessate in misura assai minore da fenomeni di evoluzione semantica in senso metaforico46).

43 P.es. dalla combinazione fra il preverbo øper- e ráv «guardare» si sviluppa nel verbo øperoráv (lett. «guardare dall’alto [in basso]») il signifi cato di «trascurare, disprezzare», non immediatamente desumibile dalla semantica di øpér «sopra».

44 Come accade, del resto, in molte altre lingue: mentre p.es. è abbastanza prevedibile il signifi cato dei verbi italiani pre-ferire, con-ferire, tras-ferire ecc., non si può dire altrettanto di de-ferire~de-ferenza~de-ferente, in-ferire~in-ferenza ecc., dove solo attraverso una ri-fl essione di carattere storico-etimologico si può arrivare a spiegare l’esito semantico fi nale.

45 È un tipo di produttività linguistica quasi del tutto assente in italiano e in altre lingue moderne (non però in tedesco: p.es. unter-zeichen «sotto-scrivere, fi rmare» > mit-unter-zeichen «sottoscrivere insieme ad altri, controfi rmare»), che in greco si comprende proprio pensando all’originaria natura avverbiale dei futuri preverbi.

46 Essi sono quasi sempre limitati all’evoluzione da un originario valore spaziale (e poi temporale) ai valori situazionali e relazionali più immediatamente rappresentabili in termini spaziali.

Michelazzofine.indd Sec1:165Michelazzofine.indd Sec1:165 10-03-2007 14:11:1510-03-2007 14:11:15

Page 166: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

152 QUINTA UNITÀ

Queste espressioni di limitato impiego funzionale, per le quali si parla di preposizioni ‘improprie’ (per distinguerle da quelle propriamente det-te, in cui il valore funzionale è invece esclusivo o nettamente prevalente), non presentano quindi in genere grossi problemi di interpretazione. Ecco quelle più comuni (alcune sono ricordate anche nel cap. 10)47:

Elenco delle principali preposizioni ‘improprie’

47 La tabella, pur molto semplifi cata, segue l’impostazione di quella sulle preposizioni ‘pro-prie’ (fra parentesi le accezioni meno comuni). – L’elenco potrebbe essere ampliato praticamen-

Spazio Tempo Valori situaz.~relaz.

ßma contemporaneamente a insieme con

ƒneu (lontano da) senza

˙ntikrú di fronte a Lcontro

ƒxri, méxri fi no a fi no a

díkhn come, a mo’ di

\ggúw vicino a simile a

eÊsv~¡sv¡svyen

dentro a, all’interno didall’interno di

\któw fuori da, all’esterno di eccetto, senza, oltre a

¡mprosyen davanti a, di fronte a prima di

¡ndon¡ndoyen

dentro a, all’interno didall’interno di

£neka, xárin per [scopo e causa, 10.2]

\ntów (d)entro a, all’interno di entro

∞jêw vicino a dopo, di seguito a

¡jv fuori da, all’esterno di oltre, dopo oltre a, eccetto

£vw fi no a fi no a

krúfa, láyrŸ di nascosto a

metajú tra, in mezzo a

`moû (vicino a) contemporaneamente a insieme a

ªpisyen dietro

pélaw vicino a, davanti a

péra al di là di, oltre al di là di, più di, oltre a

pl}n eccetto, all’infuori di

pórrv~prósv davanti a, lontano da

prósyen davanti a prima di Jin difesa di

xvríw lontano da senza

Page 167: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 153

Capitolo 15Morfologia verbale (III): l’Imperfetto

15.1. Imperfetto, Piuccheperfetto, Futuro nel sistema verbale greco

Il sistema verbale greco, come si è detto (2.2), ha una struttura parti-colare, sia perché è organizzato per tempi (Presente, Aoristo, Perfetto) an-ziché per modi, sia perché ciascuno di essi ha, accanto e prima del valore temporale, un valore ‘aspettuale’. All’interno di questa ‘logica’

• l’Imperfetto (leggevo) appare una sorta di ‘proiezione’ del Presente (leggo) nel passato, esprimendo un evento del passato colto nel suo svolgersi;

• analogamente, il Piuccheperfetto (avevo letto, o meglio avevo terminato di leggere) proietta nel passato il Perfetto (ho letto, o meglio ho terminato di leggere), esprimendo un evento del passato colto nel suo essere ormai com-piutamente realizzato;

• anche le due forme di Futuro, I (leggerò) e II (avrò terminato di leggere), vanno messe in rapporto risp. con il Presente e il Perfetto; diversamente da Imperfetto e Piuccheperfetto non possono però essere considerate semplici propaggini temporali, perché hanno una propria articolazione modale, sia pure ridotta48;

• non esistono invece forme verbali interpretabili come proiezione temporale dell’Aoristo: esso esprime un evento talmente ‘compresso’ nella sua momen-taneità da essere privo di dimensione temporale, per così dire già concluso nell’attimo in cui si compie.

Questa struttura, molto diversa da quella abituale per l’italiano (dove si usa invece abbinare un tempo ‘semplice’ al rispettivo tempo ‘composto’: leggo~ho letto, leggevo~avevo letto, leggerò~avrò letto ecc.49), può esse-re rappresentata come segue:

* sistema del Presente: Presente (articolazione modale completa)Imperfetto (semplice proiezione temporale)Futuro I (articolazione modale ridotta)

* sistema dell’Aoristo: Aoristo (articolazione modale completa) – – – (nessuna proiezione temporale)

* sistema del Perfetto: Perfetto (articolazione modale completa)Imperfetto (semplice proiezione temporale)Futuro II (articolazione modale ridotta)

te all’infi nito includendovi gli innumerevoli casi di uso preposizionale di originari complementi (come in italiano: invece [da in vece] di, al fi anco di, in coda a, a motivo di ecc.) o di avverbi de-rivati da aggettivi, per i quali è comunque suffi ciente un’attenta consultazione del vocabolario.

48 Per una più organica descrizione del Futuro v. 21.1.49 Sul fatto che non sia applicabile in greco il concetto di tempi ‘relativi’ v. n. 58 p. 25 e

n. 26 p. 170.

Michelazzofine.indd Sec1:167Michelazzofine.indd Sec1:167 10-03-2007 14:11:1710-03-2007 14:11:17

Page 168: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

154 QUINTA UNITÀ

15.2. L’imperfetto della coniugazione in -v

L’Imperfetto ha lo stesso tipo di coniugazione del Presente (con vo-cale tematica nei verbi in -v, senza vocale tematica nei verbi in -mi); e come il presente, ha un’unica forma per il Medio e il Passivo. Dal presente lo distingue – oltre all’uso delle desinenze tipiche dei tempi storici – l’aumento, che consiste nell’aggiunta della vocale e- davanti al tema verbale.

Osservazioni1. Tra i vari fenomeni fonetici, merita di essere rilevata anche qui la caduta del

sigma intervocalico nella 2ª sing. del mediopassivo (-ou da -e-so).

2. Forme ambigue (evidenziate in corsivo): • ¡peiyon = 1ª sing. e 3ª plur. imperfetto attivo; • ‘n = 1ª e 3ª sing.;

• ‘te = 2ª plur. presente congiuntivo e imperfetto.

Fenomeni fonetici legati all’aumento

L’aggiunta dell’aumento dà luogo ad alcuni fenomeni fonetici:

• nei verbi inizianti in ]- si ha il raddoppiamento del -r- (]íptv > ¡rripton);

• nei verbi inizianti in vocale, questa si allunga (a- > h-; Ÿ- > +-; ai- > +-; au- > hu-; e- > h-; ei- > +-~ei-; eu- > hu-~eu-; h- > h-; i- > i–-; o- > v-; oi- > ~-; ou- > ou-; u- > u–-; v- > v-);

• nei verbi composti, l’aumento si colloca fra il preverbo e il verbo (p.es. ˙na-peíyv > ˙n-é-peiyon), neutralizzando le eventuali alterazioni fonetiche legate alla preverbazione (v. 14.4)50.

50 Non ha invece effetti particolari dal punto di vista dell’elisione (p.es. da katá + \syív si ha il pres. kat-esyív e l’impf. kat-}syion) e dell’aspirazione (p.es. da ˙pó + Δrpázv si ha il pres. ˙f-arpázv e l’impf. ˙f-}rpazon). – Nei verbi composti con pro- l’aggiunta dell’au-mento dà luogo a pro[- con crasi (p.es. pro-é-legon > pro·-legon da un pres. pro-légv).

peíyv «persuadere» «essere» «dire»

attivo medio-pass.

¡-peiy-o-n \-peiy-ó-mhn 1 ‘ ~ ‘n ¡-fh-n ¡-peiy-e-w \-peíy-ou 2 ‘s-ya ¡-fh-sya ~ ¡-fh-w ¡-peiy-e \-peíy-e-to 3 ‘n ¡-fh \-peíy-e-ton \-peíy-e-syon 2 ‘s-ton ¡-fa-ton \-peiy-é-thn \-peiy-é-syhn 3 æs-thn \-fá-thn \-peíy-o-men \-peiy-ó-meya 1 ‘-men ¡-fa-men \-peíy-e-te \-peíy-e-sye 2 ‘-te ~ ‘s-te ¡-fa-te ¡-peiy-o-n \-peíy-o-nto 3 ‘-san ¡-fa-san

Michelazzofine.indd Sec1:168Michelazzofine.indd Sec1:168 10-03-2007 14:11:1810-03-2007 14:11:18

Page 169: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 155

51 Ciò avviene con i seguenti nove verbi: \áv «lasciare», \yízv «abituare», ∞líssv «vol-gere», £lkv «trascinare», £pomai «seguire», \rgázomai «lavorare», £rpv «strisciare», ∞stíav «ospitare», ¡xv «avere». L’anomalo ei- invece di h- si spiega col fatto che la radice di questi verbi presentava in realtà una consonante iniziale, che cadendo ha determinato il contatto con l’aumento (ee-) e conseguente contrazione: p.es. £pomai da sekw- (cfr. lat. sequor), \rgá-zomai da werg- (cfr. ingl. work), £rpv da serp- (cfr. lat. serpo), e così via.

' Per risalire dall’imperfetto al presente

Verbi inizianti in vocale: • un impf. in ei- deriva da un pres. in ei- (o, più raramente, in e-51); • un impf. in h- deriva da un pres. in a- oppure in e- oppure in h-; • un impf. in +- deriva da un pres. in Ÿ- oppure in ai- oppure in ei-; • un impf. in hu- deriva da un pres. in au- oppure in eu-; • un impf. in v- deriva da un pres. in o- oppure in v-; • un impf. in ~- deriva da un pres. in oi-.

Verbi composti: • un impf. \j-é-legon deriva da un pres. \k-légv • un impf. sun-e-gígnvskon deriva da un pres. sug-gignQskv • un impf. \n-é-ballon deriva da un pres. \m-bállv • un impf. \n-é-menon deriva da un pres. \m-ménv • un impf. \n-é-leipon deriva da un pres. \l-leípv • un impf. sun-é-rreon deriva da un pres. sur-rév • un impf. sun-e-z}teon deriva da un pres. su-zhtév • un impf. sun-é-s~zon deriva da un pres. sus-sœzv • un impf. sun-e-skeúazon deriva da un pres. su-skeuázv • un impf. pro·-legon deriva da un pres. pro-légv

Michelazzofine.indd Sec1:169Michelazzofine.indd Sec1:169 10-03-2007 14:11:1910-03-2007 14:11:19

Page 170: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

156 QUINTA UNITÀ

Michelazzofine.indd Sec1:170Michelazzofine.indd Sec1:170 10-03-2007 14:11:2010-03-2007 14:11:20

Page 171: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 157

SESTA UNITÀ

CAPITOLO 16

Morfologia nominale (V):Nominali della 3ª declinazione con tema in -n-

Comparativi e superlativi Quadro dei pronomi e avverbi ‘correlativi’

CAPITOLO 17

Morfologia verbale (IV): l’Aoristo Meccanismi di sviluppo della morfologia verbale Aoristo 2°

CAPITOLO 18

Valori semantici e forme espressive della funzione Predicativa

Michelazzofine.indd Sec1:171Michelazzofine.indd Sec1:171 10-03-2007 14:11:2010-03-2007 14:11:20

Page 172: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

158 SESTA UNITÀ

Obiettivi:

– prosecuzione della 3ª declinazione con i nominali dal tema in nasale

– esame di alcune forme particolari riconducibili a questa classe mor-fologica (pronomi interrogativi e indefi niti, comparativi e superlati-vi) e delle relative implicazioni sintattiche e contestuali

– conoscenza sistematica delle varie classi semantiche e sintattiche di pronomi e avverbi

– analisi del sistema verbale greco nei suoi aspetti semantici e morfologici

– studio di una forma di Aoristo (l’Aoristo 2°), nei suoi rapporti con l’Imperfetto

– esame delle caratteristiche semantiche e formali dei complementi ‘necessari’ e acquisizione di criteri per interpretarli correttamente

Avvertenza

A partire da questa unità, si cessa di indicare la possibilità del ‘n efelcistico’ nelle desi-nenze nominali (DAT plur. -i) e verbali (3ª sing. att. -e, 3ª plur. att. -si).

Michelazzofine.indd Sec1:172Michelazzofine.indd Sec1:172 10-03-2007 14:11:2110-03-2007 14:11:21

Page 173: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

Francesco Michelazzo, Nuovi itinerari alla scoperta del greco antico. Le strutture fondamentali della lingua greca : fonetica, morfologia, sintassi, semantica, pragmatica, ISBN: 978-88-8453-513-6 (print) ISBN: 978-88-8453-513-9 (online), © Firenze University Press, 2006.

NUOVI ITINERARI 159

Sesta Unità

Capitolo 16Morfologia nominale (V): Nominali della 3ª decli-nazione con tema in -n- – Comparativi e superla-tivi – Quadro dei pronomi e avverbi ‘correlativi’

Nel cap. 11 abbiamo avviato lo studio della 3ª declinazione con i no-minali con tema in -nt-. In questo capitolo prenderemo in esame i nomi-nali con tema in -n-, una classe nella quale, oltre ad altri aggettivi, rientra-no anche alcuni importanti pronomi e alcune forme di comparativo.

16.1. Nominali della 3ª declinazione con tema in -n-

Diversamente da quel che accade per i nominali in -nt- (dove tale gruppo consonantico, cadendo, produce allungamento ‘di compenso’), in questo gruppo la caduta del -n- non provoca effetti fonetici (cfr. dat. plur. daímosi, poimési, méla±si ecc.).

Tema -on-

«demone» «fortunato» «più dolce» m.~f. n. m.~f. n.

daímvn e[daímvn e·daimon N =dívn ≥diondaímon-ow e[daímonow G =díonowdaímon-i e[daímoni D =díonidaímon-a e[daímona e·daimon A =díona (=dív) ≥diondaîmon e·daimon e·daimon V ≥dion ≥diondaímon-e e[daímone NAV =díonedaimón-oin e[daimónoin GD =diónoin

daímon-ew e[daímonew e[daímona NV =díonew (=díouw) =díona (=dív)daimón-vn e[daimónvn G =diónvndaímo-si e[daímosi D =díosidaímon-aw e[daímonaw e[daímona A =díonaw (=díouw) =díona (=dív) e[daimónvw Avverbio ≥dion

Page 174: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

160 SESTA UNITÀ

Tema -en- ~ -an-«pastore» «tenero» «nero» m. f. n. m. f. n.

poim}n térhn téreina téren N méla–w mélaina méla±npoimén-ow térenow tereínhw térenow G mélanow melaínhw mélanowpoimén-i téreni tereín+ téreni D mélani melaín+ mélanipoimén-a térena téreinan téren A mélana mélainan mélanpoim}n téren téreina téren V mélaw mélaina mélanpoimén-e térene tereína térene NAV mélane melaína mélanepoimén-oin terénoin tereínain terénoin GD melánoin melaínain melánoin

poimén-ew térenew téreinai térena NV mélanew mélainai mélanapoimén-vn terénvn tereinôn terénvn G melánvn melainôn melánvnpoimé-si téresi tereínaiw téresi D méla±si melaínaiw méla±sipoimén-aw térenaw tereínaw térena A mélanaw melaínaw mélana

Tema -in-interrogativo indefi nito relativo indefi nito m.~f. n. m.~f. n. m. f. n.

tíw tí tiw ti N –stiw ≥tiw – ti tínow tinow G o˚tinow «stinow o˚tinow tíni tini D >tini "tini >tini tína tí tina ti A –ntina ≥ntina – ti tíne tine NA --- --- --- tínoin tinoin GD --- --- ---

tínew tína tinew tina N o®tinew a®tinew ßtina tínvn tinvn G @ntinvn @ntinvn @ntinvn tísi tisi D o<stisi a<stisi o<stisi tínaw tína tinaw tina A oπstinaw ßstinaw ßtina

Casi particolari di nominali con tema in nasale«cane» «agnello» «uno» «nessuno» m. f. n. m. f. n.

kúvn ˙r}n N e<w mía £n o[deíw o[demía o[dénkun-ów ˙rn-ów G ∞nów miâw ∞nów o[denów o[demiâw o[denówkun-í ˙rn-í D ∞ní miÅ ∞ní o[dení o[demiÅ o[deníkún-a ƒrn-a A £na mían £n o[déna o[demían o[dénkúon ˙r}n V --- --- --- --- --- ---

kún-e ƒrn-e NAV --- --- --- --- --- ---(kun-oîn) (˙rn-oîn) GD --- --- --- --- --- ---

kún-ew ƒrn-ew NV --- --- --- o[dénew o[demíai o[dénakun-ôn ˙rn-ôn G --- --- --- o[dénvn o[demiôn o[dénvnku-sí ˙rn-ási D --- --- --- o[dési o[demíaiw o[désikún-aw ƒrn-aw A --- --- --- o[dénaw o[demíaw o[déna

Michelazzofine.indd Sec1:174Michelazzofine.indd Sec1:174 10-03-2007 14:11:2210-03-2007 14:11:22

Page 175: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 161

Osservazioni

1. Il nom. sing. maschile (o masch.~femm.) si forma di solito dal tema puro con allungamento1; il femminile da -...n-ja; il neutro dal tema puro. Il voc. sing. maschile (o masch.~femm.) è uguale al VOC nei nomi ossitoni, al tema puro negli altri.

2. L’aggettivo =dívn~≥dion è il comparativo di =dúw~=deîa~=dú «dolce». – Su meccanismi di formazione e altre caratteristiche del comparativo e superlativo v. il § seguente.

3. L’interrogativo tíw e l’indefi nito tiw (da kwis, cfr. lat. quis) si differenziano per l’accentazione: gli interrogativi, anche nelle forme monosillabiche, sono sem-pre ortotonici (segno di intonazione fortemente marcata), gli indefi niti – tranne casi particolari – enclitici.

4. Il relativo indefi nito –stiw risulta dalla combinazione delle forme del relativo con le corrispondenti forme enclitiche dell’indefi nito (così fra l’altro si spiegano i casi di apparente violazione delle leggi di accentazione come o˚-tinow, @n-tinvn ecc.)2.

Nei casi obliqui sono attestate anche le seguenti forme alternative: sing. –tou, –t~; plur. –tvn, –toiw. Inoltre neutro plur. ßtta.

5. Sullo spostamento in avanti dell’accento di alcune parole nei casi obliqui (kunów~kuní, ma kúna; ∞nów~∞ní, ma £na; ecc.) v. n. 54 p. 24.

6. Il pronome o[deíw «nessuno» è risultato della combinazione o[dé + e<w (lett. «neppure uno»). Analogamente, dalla combinazione mhdé + e<w si ha il pro-nome mhdeíw, che signifi ca anch’esso «nessuno» ma – a differenza dell’altro – è usato in frasi volitive e ipotetiche.

16.2. Aggettivi e avverbi di grado Comparativo e Superlativo

In greco esistono due forme di Comparativo3 e Superlativo.Quella di gran lunga più comune, che segue la declinazione degli ag-

gettivi di 1ª classe (cfr. 5.2), consiste nell’aggiunta risp. del suffi sso -ter- (-terow -téra -teron) e del suffi sso -tat- (-tatow -táth -taton), e si pre-senta con diverse varianti:

1 Più raramente (p.es. negli aggettivi mélaw «nero» e tálaw «misero») è sigmatico, con caduta del -n- e allungamento apofonico della vocale.

2 Il meccanismo è particolarmente evidente nel neutro sing., convenzionalmente scritto – ti (e così distinto dalla congiunzione subordinante –ti = lat. quod). Occasionalmente capita di trovare scritte separatamente anche altre forme.

3 Convenzionalmente parliamo di ‘comparativo’ intendendo il comparativo di maggio-ranza (l’unico che abbia in greco – come anche in latino – caratteristiche morfologiche pro-prie). Ma naturalmente esistono anche il comparativo di minoranza e quello di uguaglianza, che si formano entrambi perifrasticamente, risp. con «sson «meno» e con oπtvw [... qw] «così [... come]». – La formazione perifrastica è possibile anche per il comparativo di maggioranza (con mâllon «più»), p.es. Aristotele, Politica 1307.a.14 dià toût& e†sìn a¥ mèn «sson a¥ dè mâllon mónimoi a[tôn «è per questo che alcuni di essi [i regimi aristocratici] sono meno stabili, altri più stabili».

Michelazzofine.indd Sec1:175Michelazzofine.indd Sec1:175 10-03-2007 14:11:2410-03-2007 14:11:24

Page 176: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

162 SESTA UNITÀ

• aggettivi della prima classe:– i suffi ssi si aggiungono di regola alla vocale tematica, normalizzata nel-

la forma -o-: p.es. díkai-ow > dikai-ó-terow~dikai-ó-tatow; †sxur-ów > †sxur-ó-terow~ †sxur-ó-tatow; ecc.4

– in qualche raro caso si aggiungono direttamente alla radice: p.es. fílow > fíl-terow~fíl-tatow (ma anche filaí-terow~filaí-tatow, nonché il ‘regolare’ filQ-terow~filQ-tatow e le forme del secondo tipo filívn~fíltatow); gerai-ów > geraí-terow~geraí-tatow; palai-ów > palaí-terow~palaí-tatow; ecc.5

– aggiungono alla radice i suffi ssi nella forma -és terow~-és tatow gli aggettivi contratti in -oûw come Δploûw (da Δpló-ow: > Δplo-és terow~Δplo-és tatow > Δploús terow~Δploús tatow) e altri pochi aggettivi come ƒfyon-ow > fyon-és-terow~˙fyon-és tatow; ƒkrat-ow > ˙krat-és terow~˙krat-és tatow; ecc.

– alcuni pochi aggettivi di signifi cato spregiativo aggiungono i suffi ssi nella forma -ís terow~-ís tatow: p.es. klépthw «ladro» > klept-ís terow~klept-ís-tatow; lálow «chiacchierone» > lal-ís terow~lal-ís tatow; ptvxów «men-di can te» > ptvx-ís terow; ecc. (anche con aggettivi della 2ª classe: p.es. ßrpaj «ra pace» > Δrpag-ís tatow)

• aggettivi della seconda classe:– i suffi ssi si aggiungono di regola alla radice: p.es. xaríeiw > xariés--

terow~xa riés- tatow (da xarient-t-); mélaw > melán- terow~melán--tatow; pénhw > penés- terow~penés- tatow (da penet-t-); mákar > makár--terow~makár- tatow; e[gen}w > e[genés- terow~e[genés- tatow; barúw > barú- terow~barú- tatow; ecc.

– negli aggettivi con radice che esce in nasale si aggiungono i suffi ssi nella forma -és terow~-és tatow: p.es. sQfrvn > svfron-és terow~svfron-és-tatow; e[daímvn > e[daimon-és terow~e[daimon-és tatow; ecc.

L’altra forma consiste nell’aggiunta del suffi sso -ion- per il Comparati-vo (v. un esempio di declinazione a p. 159) e del suffi sso -ist- (-istow -ísth -iston) per il Superlativo. È attestata – peraltro spesso in alternativa alla variante in -terow~-tatow – in pochi aggettivi, fra cui quelli legati a op-posizioni semantiche essenziali come buono/cattivo, grande/piccolo ecc., che in molte lingue (fra cui l’italiano) formano il Comparativo e Superlati-vo da più radici diverse6.

Comparativo e superlativo degli avverbi

Come detto in precedenza (v. n. 48 p. 54), per gli avverbi di grado com-parativo e superlativo si usano di solito le forme del neutro (risp. singolare e plurale).

4 In alcuni casi la vocale tematica si presenta in forma allungata -v- (p.es. ƒjiow~˙jiQ-terow~˙jiQtatow). Il fenomeno, che si verifi ca quando la sillaba precedente è breve, è di solito spiegato con esigenze ritmiche, cioé con la necessità di evitare una lunga sequenza di sillabe bre-vi (diffi cile da inserire nello schema metrico dell’esametro dattilico, il verso della poesia epica).

5 Può darsi che sia dovuta a infl usso analogico l’estensione della forma -ai- ad aggetti-vi come ≥sux-ow (> =suxaí-terow~=suxaí-tatow); Êdi-ow (> †diaí-terow~†diaí-tatow), Ês-ow (> †saí-terow~†saí-tatow), ecc.

6 Cfr. p.es. il lat. bonus > melior~optimus (da cui l’italiano), l’ingl. good > better~best ecc.

Michelazzofine.indd Sec1:176Michelazzofine.indd Sec1:176 10-03-2007 14:11:2510-03-2007 14:11:25

Page 177: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 163

Principali aggettivi con compar. in -ívn e superl. in -istow

OsservazioniFra i numerosi fenomeni fonetici (molti dei quali legati all’incontro della conso-

nante fi nale della radice con la semiconsonante -j- del suffi sso -ívn~-ion7), ci limitia-mo a rilevare quelli che interessano l’aggettivo taxúw. Il grado normale e il superla-tivo si formano dalla radice yax- con perdita dell’aspirazione iniziale per la ‘legge di Grassmann’ (yax-úw, yáx-istow > taxúw, táxistow: v. 1.3); essa si mantiene invece nel comparativo, dato che la seconda aspirata x scompare a seguito dell’incontro con -j- (yax-jvn > yássvn).

16.3. Implicazioni contestuali del Comparativo e Superlativo

Come le parole prese in esame in 5.5, anche Comparativo e Superlati-vo presentano interessanti implicazioni di carattere contestuale. Possono avere infatti due valori:

7 Si tratta di fenomeni in gran parte comuni a quelli determinatisi, nella formazione del tema verbale del presente, dall’aggiunta del suffi sso - j v (v. 20.2).

Forma base masch-femm. Comparativo neutro Superlativo

˙gayów buono ˙meínvn ƒmeinon˙reívn ƒreionbeltívn béltionkreíssvn kreîsson

– – –ƒristowbéltistowkrátistow

kaków cattivo kakívn kákionxeírvn xeîron≥ssvn «sson

kákistowxeíristow[≥kistow]≥kista minime

mégaw grandemakrów lungomikrów piccolo\laxúw corto

meízvn meîzonmássvn mâssonmeívn meîon\lássvn ¡lasson

mégistowm}kistow – – –\láxistow

polúw moltomála molto•lígow poco

pleívn pleîon, pléon mâllon magis•l(e)ízvn •lízon

pleîstowmálista maxime•lígistow

a†sxrów turpebayúw profondobraxúw breveglukúw dolce\xyrów nemico=dúw dolcekalów bello]ådiow faciletaxúw veloceΩkúw veloce

a†sxívn aÊsxionbayívn báyionbraxívn bráxionglukívn glúkion\xyívn ¡xyion=dívn ≥dionkallívn kállion]åvn ]Åonyássvn yâssonΩkívn ≈kion

aÊsxistowbáyistowbráxistowglúkistow¡xyistow≥distowkállistow]åstowtáxista≈kistow

Michelazzofine.indd Sec1:177Michelazzofine.indd Sec1:177 10-03-2007 14:11:2610-03-2007 14:11:26

Page 178: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

164 SESTA UNITÀ

• valore relativo (o relazionale), quando comportano un confronto– nel caso del comparativo, con il ‘secondo termine di paragone’: p.es. o¥ Lakedaimónioi maximQteroí e†si tôn &Ayhnaívn opp. … o¥ &Ayhnaîoi «gli Spartani sono più bellicosi degli [che gli] Ateniesi»– nel caso del superlativo, con il ‘complemento partitivo’: p.es. o¥ Lakedaimónioi maximQtatoí e†si tôn ^Ell}nvn opp. \n toîw %Ellhsi «gli Spartani sono i più bellicosi dei [fra i] Greci»8

• valore assoluto, quando, senza istituire confronti, indicano che la qualità in questione è posseduta con un certo grado di intensità: p.es.– maximQteroi = «alquanto~piuttosto~troppo9 bellicosi»– maximQtatoi = «bellicosissimi».

Diversamente da quanto accade in italiano e in molte altre lingue, in greco (e in latino) i due valori sono espressi nello stesso modo10, e può non essere facile distinguerli.

In linea generale si può dire che fra i due possibili opposti errori (inten-dere in valore assoluto quando si tratta di valore relativo, e viceversa) è più frequente e più insidioso il primo, perché signifi ca trascurare implicazioni contestuali e ‘pregnanza’ concettuale insiti nei valori relazionali. Questo rischio si verifi ca soprattutto

• quando il termine di confronto (2° termine di paragone o compl. partitivo) è lontano nel testo o non è esplicitato affatto11;

• in presenza di forme (soprattutto avverbiali) che dall’originaria natura di comparativo o superlativo sono scadute a livello di frasi fatte, di formule di transizione ecc.: è il caso p.es. dei due superlativi speculari málista e ≥ki-

8 La natura dei due tipi di GEN è diversa: nel 2° termine di paragone si tratta di GEN-ablativo (~ lat. ABL: cfr. 3.2), nel partitivo di GEN proprio (~ lat. GEN: cfr. 3.4). La particella æ (~ lat. quam) è usata in greco anche come congiunzione disgiuntiva «o» (cfr. p. 257). Quanto alla costruzione \n + DAT (~ lat. inter + ACC, ex~de + ABL) si tratta di estensione metaforica del valore spaziale (cfr. 3.2 e 13.1); il nesso \n toîw si incontra anche in forma ellittica, ridotta a pura perifrasi (p.es. o¥ Lakedaimónioi \n toîw maximQtatoí e†si «gli Spartani sono fra i più bellicosi»).

9 In realtà una nozione come quella di «troppo» presuppone l’esistenza di una misu-ra-limite in rapporto alla quale si può parlare di eccesso (dunque un valore relazionale, sia pure implicito). Lo conferma il fatto che in questi casi si incontra spesso la costruzione con æ, tipica appunto del comparativo ‘relativo’: p.es. o¥ Lakedaimónioi maximQteroí e†sin … ∫ste pisteúein a[toîw «gli Spartani sono troppo bellicosi per fi darsi di loro» (lett.: più bellicosi rispetto a una situazione che comporti come conseguenza [… ∫ste, lat. quam ut] il potersi fi dare di loro). Su questo tipo particolare di consecutive v. n. 67 a p. 124.

10 Tutt’al più si può incontrare in greco (non, ovviamente, in latino!) l’articolo nel caso di superlativo assoluto (per cui in teoria kállistow = «bellissimo» vs ` kállistow «il più bello»): ma non è un criterio affi dabile, e oltretutto non vale negli avverbi (per cui p.es. kál-lista è inevitabilmente ambiguo: «in modo bellissimo», oppure «nel modo più bello»?).

11 P.es., dopo – e anche molto dopo – che si sia parlato di un’opinione pubblica allar-mata per la criminalità, si può dire io però sono più ottimista (il concetto di ottimismo di per sé è nuovo, ma si può dire che è facilmente ricavabile in opposizione al diffuso pes-simismo evocato in precedenza): il valore relativo tende in questi casi a confondersi con quello assoluto (io però sono piuttosto ottimista). – Sempre in questo ordine di idee

Michelazzofine.indd Sec1:178Michelazzofine.indd Sec1:178 10-03-2007 14:11:2710-03-2007 14:11:27

Page 179: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 165

sta, frequentemente usati nel senso risp. di «senz’altro, assolutamente (sì)» e di «niente affatto, assolutamente no» (cfr. lat. minime)12.

16.4. Quadro dei pronomi e avverbi ‘correlativi’

Una volta completato col pronome Interrogativo~Indefi nito lo studio della morfologia pronominale, è possibile tracciare un quadro organico dei pronomi (e avverbi) ‘correlativi’13

• per rendere chiari i rapporti tra le varie forme e il posto che ciascuna di esse occupa all’interno del ‘sistema’ ...

• ... facilitando così anche una ricerca sul vocabolario mirata, meno casuale;

• come occasione per rifl ettere, attraverso l’osservazione di somiglianze e diffe-renze, su alcuni meccanismi di ‘produttività morfologica’.

sono da segnalare due fenomeni: il fatto che alcuni aggettivi sono usati correntemente al grado comparativo per indicare una più generale opposizione categoriale (p.es. da néow «giovane» si ha o¥ neQteroi «i giovani ~ i moderni», distinti come categoria dagli adulti e/o anziani ~ dagli antichi) e il fatto che nel confronto fra due aggettivi spesso anche il secondo si presenta al comparativo (p.es. Erodoto III.65.3 \poíhsa taxútera … sofQtera «ho agito più rapidamente che saggiamente», la classica opposizione che è alla base del proverbio presto e bene raro avviene).

12 Purtroppo i vocabolari, che in questi casi di solito elencano i vari signifi cati in sequenza (senza cioè dire, p.es., perché e in che cosa il signifi cato «senz’altro» di málista differisca da «al più alto grado [rispetto a un certo insieme]»), non facilitano lo sviluppo di una corretta sen-sibilità linguistica – e quindi la capacità di scegliere in maniera motivata, valutando in modo consapevole le alternative in gioco.

13 A rigore si dovrebbe parlare di ‘correlativi’ solo per le coppie formate da un dimostra-tivo e dal corrispondente relativo, ma per comodità la defi nizione può essere estesa all’intero sistema pronominale e avverbiale.

' Indicazioni di metodoDalle osservazioni che precedono discende direttamente, come indica-

zione di metodo, l’importanza di cogliere tutti gli eventuali segnali di valore relazionale (2° termine di paragone ~ compl. partitivo) e di sviluppare l’atten-zione al contesto.

Da questo punto di vista emerge chiaramente un non trascurabile elemento di diffi coltà delle lingue classiche rispetto alle lingue moderne: il fatto che greco e latino sono lingue ‘morte’, di cui non possiamo sperimentare, parlandole e/o ascoltandole, la funzione comunicativa con le sue complesse dinamiche. P.es. ognuno di noi ha avuto occasione di vivere ripetutamente situazioni comuni-cative sul tipo di quella immaginata in n. 11: grazie a esperienze del genere si sviluppa naturalmente una attenzione e memoria contestuale ‘a largo spettro’, capace di stabilire relazioni e cogliere riferimenti anche remoti; una competen-za che, per le lingue classiche, si acquisisce solo molto lentamente, e soprattutto in maniera artifi ciale, senza il supporto di esperienze dirette.

Michelazzofine.indd Sec1:179Michelazzofine.indd Sec1:179 10-03-2007 14:11:2710-03-2007 14:11:27

Page 180: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

166 SESTA UNITÀ

1.Dimostrativi

2.Relativi

3. Interrog.(dir.~indir.)

4.Indefi niti

A. Pron.-base –de o˚tow \keînow

–w tíw tiw

póterow £terowB. Qualità toîow toiósde

toioûtowo<ow poîow poiów

C. Quantità tósow tosósde tosoûtow

–sow pósow posów

D. Età (o importanza)

thlíkow thlikós-de thlikoûtow

=líkow phlíkow phlíkow

E. Stato in l. ~ situazione

¡nya \nyáde \ntaûya \keî

o˚ ¡nya ®na poû pou

potérvyi ∞térvyiF. Moto a l. ~ scopo

¡nya \nyáde \ntaûya \keîse

o< ¡nya poî poi

potérvse ∞térvseG. Moto da l. ~ causa

¡nyen \nyénde \nteûyen \keîyen

–yen ¡nyen póyen poyen

potérvyen ∞térvyenH. Moto per l. ~ modo-mezzo

t_de taút+ " p_ p+

I. Modo ∫w (@w) @de oπtvw

qw ∫sper pôw pvw

potérvw ∞térvwJ. Tempo nûn tóte –te póte pote

K. Momento thníka thnikáde thnikaûta

=níka phníka

Tavola sinottica dei pronomi’

Michelazzofine.indd Sec1:180Michelazzofine.indd Sec1:180 10-03-2007 14:11:2810-03-2007 14:11:28

Page 181: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 167

5. Rel. indef.e Interr. indir.

6.Negativi25

7.«tutto»

8.«altro»

9.a[tów

–stiw o[deíw pâw ƒllow a[tów A

`póterow o[déterow ƒmfv ˙mfóteroi £terow`poîow pantoîow

«di ogni genere»˙lloîow B

∞teroîow`pósow –low

«tutto intero»C

`phlíkow D

–pou o[damoû pántoyi ƒlloyi a[toû E

`potérvyi o[detérvyi ˙mfotérvyi ∞térvyi–poi o[damoî pántose ƒllose a[tóse F

`potérvse o[detérvse ˙mfotérvse ∞térvse`póyen o[damóyen pántoyen ƒlloyen a[tóyen G

`potérvyen o[detérvyen ˙mfotérvyen ∞térvyen–p+ o[dé p+ pánt+ ƒll+ H

–pvw o[damôw pántvw ƒllvw a·tvw I

`potérvw o[detérvw ˙mfotérvw ∞térvw`póte o·pote

o[dépotepántote ˙eí ƒllote J

∞térvte`phníka K

25 Accanto alle forme in o[d- ve ne sono altrettante in mhd-, con la stessa differenza di uso che intercorre tra le due forme di negazione o[ e m} (v. n. 37 p. 50).

e degli avverbi ‘correlativi’

Michelazzofine.indd Sec1:181Michelazzofine.indd Sec1:181 10-03-2007 14:11:3010-03-2007 14:11:30

Page 182: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

168 SESTA UNITÀ

La tabella è organizzata in questo modo:

• sono allineate in orizzontale le forme appartenenti alla stessa ‘famiglia’ se-mantica: pronomi~aggettivi di base (A), pronomi~aggettivi di qualità e quan-tità (B-C), avverbi di luogo14 (E-H) ecc.;

• in ogni casella, la parte inferiore contiene, allineate a destra, le forme – non sempre presenti – che indicano un riferimento a due (p.es. o[deíw «nessuno», lat. nemo ~ o[déterow «nessuno dei due», lat. neuter)15;

• sono allineate in verticale le forme appartenenti alla stessa categoria sintatti-ca: dimostrativi (1), relativi (2), interrogativi (3, talora usati anche nelle escla-mazioni), ecc.16

14 Con relativa deriva semantica ‘dal concreto al traslato’ (cfr. 3.2 e 13.1).15 In queste forme si riconosce la presenza del suffi sso -ter- indicante opposizione e

corrispondenza binaria (impiegato anche nei comparativi).16 A dire il vero, nelle ultime colonne a destra (6-9) il raggruppamento, più che sintat-

tico, è di tipo semantico, ma si è mantenuta la disposizione in verticale per non complicare inutilmente lo schema.

17 Al singolare le forme di questa serie indicano quantità come dimensione (p.es. to-soûtow = «tanto grande»), al plurale quantità come numero (p.es. tosoûtoi = «tanti, tanto numerosi»). In latino le due nozioni sono espresse in modo del tutto diverso (p.es. tantus = «tanto grande» ~ tot = «tanto numerosi»).

18 Da notare alcune forme ambigue: ¡nya~\nyáde~\ntaûya sono avverbi di stato in l. e di moto a l.; o˚ (avv. rel. di stato in luogo) coincide col pron. relativo GEN sing. masch., col GEN del pronome di 3ª pers. sing. e dell’aggettivo possessivo (8.1), con l’imperativo aoristo 2ª sing. di ®hmi (cap. 29); o< (avv. rel. di moto a l.) coincide col DAT del pronome di 3ª pers. sing.; ®na (avv. rel. di stato in l.) vale anche come cong. fi nale (10.1); infi ne, alcune forme di avv. di moto per l. (desinenza in -+) coincidono con analoghe forme di DAT sing. femm.

19 Benché siano registrate qui solo le forme in -vw, va tenuto conto della possibilità che venga usato con valore avverbiale il neutro dell’aggettivo: p.es. accanto a o[detérvw

' Indicazioni di metodoPronomi e avverbi correlativi sono parole importanti nell’economia strutturale

del greco (così come di altre lingue, italiano compreso). Saperle riconoscere e col-locare nella ‘casella’ di appartenenza signifi ca non solo risparmiarsi la fatica di cer-carle sul vocabolario, ma anche e soprattutto sviluppare capacità di osservazione e di analisi, particolarmente preziose per interpretare strutture linguistiche di una certa complessità (come sono spesso quelle dei testi classici: cfr. 12.3). Qui di se-guito alcune osservazioni per facilitare l’esame della tabella e la sua utilizzazione.

1. Ogni ‘famiglia’ semantica ha caratteristiche morfologiche particolari: qualità: -i- (toîow, o<ow ecc.);quantità17: -s- (tósow, –sow ecc.);età: -hlik- (thlíkow, =líkow ecc.: cfr. =likía «età», =likiQthw «coe-taneo», ecc.);avverbi di luogo: presentano fra l’altro desinenze riconducibili ad an-tichi suffi ssi locativi, di stato in luogo (-yi), moto a luogo (-oi, -se), moto da luogo (-yen)18; modo: -vw (la desinenza comune nella formazione degli avverbi)19;

•••

Michelazzofine.indd Sec1:182Michelazzofine.indd Sec1:182 10-03-2007 14:11:3010-03-2007 14:11:30

Page 183: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 169

si incontra nello stesso significato («in nessuno dei due modi») anche o[détera; accanto ad ˙mfotérvw («in entrambi i modi») anche ˙mfóteron~˙mfótera; ecc.

20 Sulla parentela con i dimostrativi di altre lingue indoeuropee v. 5.3.21 Residuo di un originario tema in j- (v. p. 31). – Da notare l’ambiguità di alcune forme

che valgono sia come dimostrativi che come relativi (¡nya, ¡nyen). Negli avverbi di modo i due valori sintattici si distinguono per la presenza (dim. ∫w, @w) o assenza (rel. qw) dell’ac-cento, una grafi a conseguente con la diversa natura fonica dei dimostrativi (ortotonici) e dei relativi (appositivi): cfr. 1.5.

22 È questo l’esito in attico – e poi in greco standard – della ‘labiovelare’ kw- (un fonema composito, paragonabile alla pronuncia di qu- in tedesco, p.es. Quelle = ‘kvelle’) di fronte a vocale ‘scura’ come -o-; di fronte a vocale di timbro ‘chiaro’ come -i- si è avuto invece t- (per cui kwis > tíw~tiw, cfr. § 1).

23 I pronomi e avverbi di col. 3 sono usati nelle interr. sia dirette che indirette, quelli di col. 5 nelle interr. solo indirette (oltre che nelle relative).

24 Naturalmente nel caso di infi nitiva o di participio non vi sono elementi subordinanti a segnalare l’inizio della frase dipendente. Qui però aiuta il modo verbale, dato che infi nito e participio comportano sempre subordinazione.

tempo: -ote (tóte, –te ecc.);momento: -hníka (thníka, =níka ecc.).

2. Anche la categoria sintattica è riconoscibile da ‘segnali’ morfologici piut-tosto precisi:

dimostrativi: cominciano il più delle volte con t-20 (tósow, tóte ecc.);relativi: hanno quasi tutti l’aspirazione iniziale21 (–w, o<ow, –te ecc.);interrogativi e indefi niti: costituiscono due serie parallele con iden-tica etimologia (il fonema iniziale kw- ha dato luogo quasi sempre a p-22), che si differenziano per la presenza o assenza dell’accento: gli interrogativi sono tutti ortotonici (tíw, pósow, póte ecc.), gli indefi ni-ti sono atoni (tiw, pvw, pote ecc.) oppure hanno l’accento sull’ultima (poiów, posów), più debole in quanto esposto a baritonesi (cfr. 1.4);rel. indefi niti ~ interr. indiretti: risultando dalla combinazione di un relativo e del corrispondente indefi nito, iniziano tutti (tranne –stiw) con `p- (`poîow, `pósow ecc.); sono usati nelle relative generiche (come quelle ital. introdotte da chiunque, dovunque ecc.) e nelle in-terrogative indirette23;le forme delle ultime quattro colonne sono facilmente riconoscibili; da rilevare però il duplice valore di £terow e forme derivate, che accanto al signifi cato di «altro» presentano quasi sempre anche quello origi-nario di «uno» (cfr. 5.5).

3. Infi ne un’ultima considerazione di carattere pratico. Nell’analisi di strutture linguistiche complesse, che si sviluppano con ampio ricorso alla ipotassi, risulta de-cisiva la capacità di individuare con sicurezza il numero e l’estensione delle frasi in gioco. Da questo punto di vista è dunque particolarmente importante riconoscere e valorizzare l’eventuale presenza di ‘elementi subordinanti’, quali le congiunzioni subordinative (v. p. 123 e 180) e i pronomi e avverbi compresi nelle colonne 2~3~5 della presente tabella: elementi, tutti, posti di regola all’inizio della subordinata che introducono, e quindi utili a delimitarne i confi ni24.

••

•••

Michelazzofine.indd Sec1:183Michelazzofine.indd Sec1:183 10-03-2007 14:11:3210-03-2007 14:11:32

Page 184: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

170 SESTA UNITÀ

Capitolo 17Morfologia verbale (IV): l’AoristoMeccanismi di sviluppo della morfologia verbaleAoristo 2°

Tradizionalmente, dopo l’Imperfetto viene presentato il Futuro. Qui invece esso viene posticipato, per far posto allo studio dell’Aoristo. I moti-vi di questa diversa scansione:

• l’Aoristo è un tempo verbale morfologicamente e semanticamente assai com-plesso: è importante quindi affrontarlo precocemente e renderlo oggetto di prolungata rifl essione e sperimentazione;

• dato che uno dei valori dell’Aoristo è quello di tempo del passato (per lo più equivalente al passato remoto italiano), la sua conoscenza è indispensabile per la lettura di brani di argomento storico-narrativo;

• l’esame delle varie forme di aoristo offre l’occasione per interessanti osservazioni sui meccanismi della morfologia verbale (e, indirettamente, anche nominale).

17.1. Natura e caratteristiche dell’Aoristo

Come si è già avuto modo di dire (cfr. 2.2 e 15.1), l’Aoristo costituisce insieme al Presente e al Perfetto la base di un sistema verbale organizzato essenzialmente per tempi, ciascuno dei quali esprime anche e soprattutto l’aspetto o qualità dell’azione.

L’aoristo rappresenta l’evento in sé, senza riguardo al suo svolgimento e alla sua durata (come invece il Presente) o alla sua compiuta realizzazio-ne e agli effetti che ha prodotto (come il Perfetto). Questa ‘atemporalità’ (da cui anche il nome: ˙óristow xrónow «tempo indefi nito») spiega che venga usato

• come tempo del passato (un passato ormai concluso, senza più legami col pre-sente, come il nostro passato remoto rispetto al passato prossimo);

• in subordinate dipendenti da tempo storico, per indicare anteriorità rispet-to a un evento passato (come il trapassato prossimo italiano26: p.es. Tucidide I.30.3 Kull}nhn ... \néprhsan, –ti naûw kaì xr}mata parésxon Korinyíoiw «incendiarono Cillene, perché avevano fornito navi e danaro ai Corinzi»);

• con valore ‘ingressivo’ per indicare l’inizio di un’azione (\gélase «scoppiò a ridere»); ecc.

26 Questa diversità espressiva dipende dal fatto che in greco non esiste un sistema di ‘tempi relativi’ come in italiano e già in latino (per cui il piuccheperfetto indica anteriorità rispetto al passato, il futuro anteriore rispetto al futuro ecc.).

Michelazzofine.indd Sec1:184Michelazzofine.indd Sec1:184 10-03-2007 14:11:3510-03-2007 14:11:35

Page 185: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 171

17.2. Vari tipi di aoristo. Meccanismi di sviluppo della morfologia verbale

In greco esistono tre forme di aoristo (più l’aoristo passivo, a sua volta suddiviso in due varianti). Per orientarsi in questa situazione così comples-sa – caratteristica di un sistema verbale, come quello greco, estremamente ricco e articolato, e comunque lontano dalla strutturazione simmetrica di quello latino – è utile esaminare preliminarmente le ‘strategie’ che entrano in gioco nella produzione delle numerose forme del paradigma verbale.

Fissiamo intanto un concetto essenziale, quello di ‘radice’:

la radice è una ‘cellula’ semantica da cui, attraverso processi foneti-co-morfologici di vario genere, si sviluppa una classe di parole (p.es. dalla radice leg/log da un lato il verbo légv «dire», dall’altro il nome lógow «parola, discorso»).

Nel paradigma di un verbo, la produzione dei vari tempi avviene modifi -cando la radice fondamentalmente in due modi (anche combinabili tra loro): a. mediante variazione fonetica della sua componente vocalica: è il fenomeno

cosiddetto dell’apofonia, o alternanza vocalica, che può essere– di tipo qualitativo: elemento vocalico di timbro -e- (‘grado medio’), oppu-

re di timbro -o- (‘grado forte’), oppure attenuato o nullo (‘grado ridotto’ o ‘grado zero’)

27 Un esempio citato di solito nelle grammatiche è Euripide, Ione 758 eÊpvmen [cong. aor.] … sigômen [cong. pres.]; … tí drásomen [futuro]; «dobbiamo parlare [azione ingressiva] oppure continuare a tacere [durativa]? o altrimenti, cosa faremo?».

' Indicazioni di metodoNell’Indicativo, dove l’Aoristo esprime anche una dimensione temporale

(appunto di evento del passato), l’interpretazione è abbastanza facile e intuiti-va, e frequente la corrispondenza col nostro passato remoto.

Più complessa la situazione per gli altri modi verbali, nei quali è prevalente il valore ‘aspettuale’. P.es. in brani di carattere storico-narrativo un Participio aori-sto esprimerà spesso anteriorità (dopo aver ascoltato i testimoni, i giudici decre-tarono ecc.); ma in altri contesti si dovrà sottolineare piuttosto la momentaneità dell’azione (scoppiato a ridere ..., messosi al lavoro ... ecc.).

Un caso interessante e signifi cativo è poi quello delle espressioni di caratte-re volitivo (Congiuntivo di esortazione o proibizione, Imperativo, Infi nito) nelle quali l’uso dell’aoristo è frequentissimo. Esclusa ovviamente la possibilità di intenderlo come tempo passato (perché non si può raccomandare, volere, or-dinare, decidere ecc. qualcosa che è già avvenuto) si tratterà, quando possibile, di esprimere anche in italiano la momentaneità dell’azione27: spesso, peraltro, essa emergerà spontaneamente dalla natura dell’espressione (p.es. per la forza stessa dell’Imperativo), senza che sia necessario enfatizzarla ulteriormente.

Michelazzofine.indd Sec1:185Michelazzofine.indd Sec1:185 10-03-2007 14:11:3510-03-2007 14:11:35

Page 186: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

172 SESTA UNITÀ

– di tipo quantitativo: elemento vocalico in forma lunga oppure breve (-h-/-a-28, -h-/-e-, -v-/-o- ecc.)

b. mediante affi ssazione, cioè con l’aggiunta di elementi estranei alla radice (chia-mati di volta in volta, a seconda della posizione, prefi ssi, infi ssi o suffi ssi).

Per una prima esemplifi cazione mettiamo a confronto alcuni verbi coniu-gati al Presente~Imperfetto secondo la fl essione tematica (I-IV) e uno che segue invece la fl essione atematica (V), scorrendo il paradigma in questo ordine29:

1. Presente (con voc. tematica) 2. Imperfetto (con voc. tematica) 3. Aoristo 2° (con voc. tematica) 4. Aoristo 1° (suffi ssale) 5. Futuro (suffi ssale e con voc. tematica) 6. Aoristo 3° (radicale) 7. Aoristo pass. debole (suffi ssale) 8. Aoristo pass. forte (suffi ssale) 9. Perfetto debole (suffi ssale) 10. Perfetto forte (suffi ssale) 11. Perfetto fortissimo (radicale) 12. Perfetto medio-passivo (radicale)

28 Analogamente a quel che accade con i nominali della 1ª decl. (cfr. p. 28-29), anche qui la variante lunga è -a–- nei casi di a ‘puro’ (cioè quando è preceduto da e~i~r): cfr. p.es. a p. 237 ¡sthn aor. 3° di ®sthmi (rad. sta, alfa impuro) con [˙pé]dra–n aor. 3° di [˙po]didráskv (rad. dra, alfa puro).

29 È stata scelta la forma della 1ª pers. plur. att. (desinenza -men) perché talvolta il singolare presenta delle particolarità che possono rendere meno facile e immediato il con-fronto fra i vari tempi.

30 A dire il vero il perfetto di trépv è documentato nella forma tétrofa (con aspi-razione della consonante finale del tema: trop- > trof-). Si tratta però di attestazioni dubbie, anche perché in questo modo si determina una confusione col perfetto di tréfv «nutrire», dove l’aspirazione fa parte della radice.

I – peíyv«persuadere»

II – fúv«generare»

III – trépv«volgere»

IV – tíktv«generare»

V – ®sthmi«innalzare»

1.2.

peíy-o-men\-peíy-o-men

fú-o-men\-fú-o-men

trép-o-men\-trép-o-men

tí-kt-o-men\-tí-kt-o-men

®-sta-men®-sta-men

3.4.

\-píy-o-men\-peí-sa-men \-fú-sa-men

\-tráp-o-men\-tré-ca-men

\-ték-o-men\-té-ja-men \-st}-sa-men

5. peí-s-o-men fú-s-o-men tré-c-o-men té-j-o-men st}-s-o-men

6. ¡-fu-men ¡-sth-men

7.8.

\-peís-yh-men\-fú-h-men

\-tréf-yh-men\-tráp-h-men

\-téx-yh-men \-stá-yh-men

9.10.11.12.

pe-peí-ka-menpe-poíy-a-men

pe-peís-meya

pe-fú-ka-menpe-fú-a-men te-tróp-a-men30

te-trám-meya

te-tók-a-men

te-tég-meya

∞-st}-ka-men

£-sta-men

Michelazzofine.indd Sec1:186Michelazzofine.indd Sec1:186 10-03-2007 14:11:3710-03-2007 14:11:37

Page 187: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 173

Dall’analisi della tabella emerge quanto segue:

• i verbi I~III~IV sono interessati da apofonia qualitativa (peiy/poiy/piy, trep/trop/trap [dal grado-zero tr�p], tek/tok/tk), i verbi II~V da apofonia quantitativa (fu–/fu±, sth/sta);

• molti tempi (nn. 4~5~7~8~9~10) si formano mediante suffi ssi (evidenziati in corsivo);

• in alcuni verbi (I~II~III) il tema del Presente~Imperfetto coincide con la ra-dice (presente radicale); in altri (IV~V) risulta dall’aggiunta di un prefi sso, il raddoppiamento del presente (tí-kt-v da tí-tk-v, con ‘metàtesi’ – cioè inver-sione – delle due consonanti, probabilmente per ragioni eufoniche; ®sthmi da sí-sth-mi); queste alterazioni del Presente~Imperfetto (ed altre che vedremo più avanti) non si mantengono negli altri tempi del paradigma;

• la desinenza, cioè il segmento fi nale (cfr. lat. desino, «terminare») conte-nente le informazioni su persona e numero, nella maggior parte dei tempi segue direttamente il tema verbale; nel Presente~Imperfetto, nell’Aoristo 2° e nel Futuro invece fra tema verbale e desinenza si interpone la cosiddetta vocale tematica -o-/-e- (e conseguentemente per questi tempi si parla di coniugazione tematica31);

• da rilevare infi ne che ciascuno dei fenomeni ora ricordati è indipendente dagli altri: lo sviluppo del paradigma verbale è diffi cilmente prevedibile in base ai caratteri morfologici del Presente, e quindi – per converso – può essere pro-blematico risalire alla forma del Presente da quelle degli altri tempi32.

17.3. Aoristo 2° (tematico)

Invece di seguire la successione tradizionale aor. 1°~2°~3°, partiremo dall’aor. 2°, che essendo di tipo tematico ha caratteristiche assai vicine a quelle del Presente~Imperfetto33.

31 Ma nei verbi della coniugazione in -mi anche il Presente~Imperfetto è di tipo atematico.32 Su queste questioni (e sulla relativa maggior semplicità del Futuro, che avrebbe titolo

per essere considerato il tempo-base del paradigma verbale) v. p. 203 e 209.33 Benché l’aor. 2° di peíyv sia di uso piuttosto raro, si è scelto questo verbo perché pre-

senta anche l’aor. 1°, condizione ottimale per mettere a confronto i due sistemi.

attivo medio-passivo peíyv attivo medio

Imperfetto Aor. Indicativo

¡-peiy-o-n \-peiy-ó-mhn 1 ¡-piy-o-n \-piy-ó-mhn¡-peiy-e-w \-peíy-ou 2 ¡-piy-e-w \-píy-ou¡-peiy-e \-peíy-e-to 3 ¡-piy-e \-píy-e-to\-peíy-e-ton \-peíy-e-syon 2 \-píy-e-ton \-píy-e-syon\-peiy-é-thn \-peiy-é-syhn 3 \-piy-é-thn \-piy-é-syhn

\-peíy-o-men \-peiy-ó-meya 1 \-píy-o-men \-piy-ó-meya\-peíy-e-te \-peíy-e-sye 2 \-píy-e-te \-píy-e-sye¡-peiy-o-n \-peíy-o-nto 3 ¡-piy-o-n \-píy-o-nto

Michelazzofine.indd Sec1:187Michelazzofine.indd Sec1:187 10-03-2007 14:11:3910-03-2007 14:11:39

Page 188: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

174 SESTA UNITÀ

Osservazioni1. L’aumento (caratteristica dei tempi storici) interessa solo l’indicativo

(perché solo all’indicativo l’aoristo esprime compiutamente anche una nozio-ne temporale).

2. Come nel presente, anche nell’aoristo l’imperativo presenta forme se-condarie per la 3ª plur.: piyétvsan (attivo) e piyésyvsan (medio).

3. In quattro casi, qui indicati in corsivo (imperativo medio 2ª sing., infi-nito attivo e medio, participio attivo), si ha spostamento di accento. In cinque verbi (eÂpon, ‘lyon, h˚ron, eÂdon, ¡labon) questo fenomeno interessa anche l’imperativo attivo 2ª sing. (e†pé, \lyé, eøré, †dé, labé).

4. Forme ambigue: 3ª sing. congiuntivo attivo e 2ª sing. congiuntivo medio.

Pres. Congiuntivo Aor. Congiuntivo

peíy-v peíy-v-mai 1 píy-v píy-v-mai peíy-+w peíy-+ 2 píy-+w píy-+ peíy-+ peíy-h-tai 3 píy-+ píy-h-tai peíy-h-ton peíy-h-syon 2 píy-h-ton píy-h-syon peíy-h-ton peíy-h-syon 3 píy-h-ton píy-h-syon

peíy-v-men peiy-Q-meya 1 píy-v-men piy-Q-meya peíy-h-te peíy-h-sye 2 píy-h-te píy-h-sye peíy-vsi peíy-v-ntai 3 píy-vsi píy-v-ntai

Pres. Ottativo Aor. Ottativo

peíy-oi-mi peiy-oí-mhn 1 píy-oi-mi piy-oí-mhn peíy-oi-w peíy-oi-o 2 píy-oi-w píy-oi-o peíy-oi peíy-oi-to 3 píy-oi píy-oi-to peíy-oi-ton peíy-oi-syon 2 píy-oi-ton píy-oi-syon peiy-oí-thn peiy-oí-syhn 3 piy-oí-thn piy-oí-syhn

peíy-oi-men peiy-oí-meya 1 píy-oi-men piy-oí-meya peíy-oi-te peíy-oi-sye 2 píy-oi-te píy-oi-sye peíy-oi-en peíy-oi-nto 3 píy-oi-en píy-oi-nto

Pres. Imperativo Aor. Imperativo

peîy-e peíy-ou 2 píy-e piy-oû peiy-é-tv peiy-é-syv 3 piy-é-tv piy-é-syv peíy-e-ton peíy-e-syon 2 píy-e-ton píy-e-syon peiy-é-tvn peiy-é-syvn 3 piy-é-tvn piy-é-syvn

peíy-e-te peíy-e-sye 2 píy-e-te píy-e-sye peiy-ó-ntvn peiy-é-syvn 3 piy-ó-ntvn piy-é-syvn

Pres. Infi nito Aor. Infi nito

peíy-ein peíy-e-syai piyeîn piyésyai

Pres. Participio Aor. Participio

peíy-vn peiy-ó-menow m piy-Qn piy-ó-menow peíy-ousa peiy-o-ménh f piy-oûsa piy-o-ménh peîy-on peiy-ó-menon n piy-ón piy-ó-menon

Michelazzofine.indd Sec1:188Michelazzofine.indd Sec1:188 10-03-2007 14:11:4010-03-2007 14:11:40

Page 189: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 175

I principali verbi con Aoristo 2°

Presente Imperfetto Aoristo Radice

1. ˙r-ar-ísk-v connettere ˙ráriskon æraron ˙r- 2. blQ-sk-v andare ¡blvskon ¡molon m[b]lv- | mol- 3. eør-ísk-v trovare hπriskon (eπ-) h˚ron (e˚-) eør- 4. (˙po)yn§-sk-v morire (˙p)éyn+skon (˙p)éyanon ynh-|yn� >yan- 5. yrœ-sk-v saltare ¡yr~skon ¡yoron yrv- | yor- 6. pá-sx-v provare, subire ¡pasxon ¡payon pn� y->pay-

7. a†sy-án-omai percepire syanómhn syómhn a†sy- 8. Δmart-án-v sbagliare =mártanon ≥marton Δmart- 9. ˙pexy-án-omai essere odiato ˙phxyanómhn ˙phxyómhn \xy- 10. blast-án-v germogliare \blástanon ¡blaston blast- 11. dák-n-v mordere ¡daknon ¡dakon dak- 12. (˙f)¥k-né-omai giungere (˙f)¥knoúmhn (˙f)¥kómhn ¥k- 13. kám-n-v soffrire ¡kamnon ¡kamon kam- 14. pí-n-v bere ¡pinon ¡pion pi- 15. tém-n-v tagliare ¡temnon ¡temon tem- 16. øp-isx-né-omai promettere øpisxnoúmhn øpesxómhn sx-

17. Δ-n-d-án-v piacere ≥ndanon £adon sÛad->Δd- 18. la-g-x-án-v ottenere \lágxanon ¡laxon lax- 19. la-m-b-án-v prendere \lámbanon ¡labon lab- 20. la-n-y-án-v sfuggire all’attenz. \lányanon ¡layon lay- 21. ma-n-y-án-v apprendere \mányanon ¡mayon may- 22. pu-n-y-án-omai venire a sapere \punyanómhn \puyómhn puy- 23. tu-g-x-án-v raggiungere \túgxanon ¡tuxon tux-

24. gí-gnomai essere, diventare \gignómhn \genómhn gn- | gen- 25. pí-ptv cadere ¡pipton ¡peson pt- | pet- 26. tí-ktv generare ¡tikton ¡tekon tk- | tek-

27. bál-l-v gettare ¡ballon ¡balon bl� >bal-

28. ƒgv condurre ‘gon ægagon ˙g-

29. dérkomai guardare \derkómhn ¡drakon derk-|dr� k->drak- 30. ¡xv avere eÂxon ¡sxon sex- | sx- 31. £pomai seguire e¥pómhn ∞spómhn sep- | sp- 32. leípv lasciare ¡leipon ¡lipon leip- | lip- 33. pétomai volare \petómhn \ptómhn pet- | pt- 34. trépv volgere ¡trepon ¡trapon trep-|tr� p->trap- 35. feúgv fuggire ¡feugon ¡fugon feug- | fug-

36. a¥rév prendere μroun e<lon sel- 37. ¡rxomai andare “rxómhn ‘lyon \ly- 38. \rvtáv interrogare “rQtvn “rómhn Ûer- 39. \syív mangiare æsyion ¡fagon fag- 40. légv dire ¡legon eÂpon Ûep- 41. `ráv vedere ∞Qrvn eÂdon Ûeid- 42. tréxv correre ¡trexon ¡dramon dr�m->dram- 43. férv portare ¡feron æn-egkon \gk-

Michelazzofine.indd Sec1:189Michelazzofine.indd Sec1:189 10-03-2007 14:11:4210-03-2007 14:11:42

Page 190: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

176 SESTA UNITÀ

17.4. Differenziazione fra il sistema temporale del Presente e dell’Aoristo 2°

Oltre a facilitare l’apprendimento, la somiglianza fra Presente e Aoristo 2° offre l’occasione per osservazioni interessanti sui fattori fonetici e morfologici che entrano in gioco nel differenziare due si-stemi temporali altrimenti indistinguibili (proprio perché entrambi tematici).

Scorrendo l’elenco dei principali verbi con aoristo 2° vediamo che:

• la maggior parte (n. 1-27) formano il tema del presente con alterazioni di vario genere34 e utilizzano come tema dell’aoristo la radice;

• in ƒgv (n. 28) è l’aoristo a risultare alterato (con una forma particolare di raddoppiamento: ind. æg-ag-on, inf. ˙g-ag-eîn) rispetto alla radice, che è uti-lizzata come tema del presente;

• in altri casi (n. 29-35) la differenziazione fra tema del presente e tema dell’ao-risto si realizza attraverso il meccanismo dell’apofonia35;

• infi ne, un gruppo di verbi ‘politematici’ (n. 36-43), che formano i vari tempi da radici diverse:

– a¥rév fut. a¥r}sv, aor. p. Òréyhn, pf. att. μrhka, pf. m.-p. μrhmaida sel-: aor. e<lon

– ¡rxomai: tranne presente e imperfetto, tutti i tempi si formanoda eleuy-/ely-/eluy-: fut. \leúsomai, aor. ‘lyon, pf. \l}luya

– \syív: da ed-: fut. ¡domai, pf. \d}doka, pf. m.-p. \d}desmai da fag-: aor. ¡fagon– légv: da Ûep-: aor. eÂpon da Ûer-/Ûr-: fut. \rô, aor. p. \rr}yhn, pf. eÊrhka, pf. m.-p. eÊrhmai– `ráv: pf. ∞óraka (∞Qraka) da Ûeid-/Ûid-: aor. eÂdon da op-: fut. ªcomai, aor. p. ≈fyhn, pf. ªpvpa, pf. m.-p. „mmai– tréxv: da dram-: fut. dramoûmai, aor. ¡dramon, pf. dedrámhka– férv: da oi-: fut. oÊsv, fut. p. o†sy}somai da enek-/enok-/enk-: aor. ænegkon, aor. p. “néxyhn, pf. \n}noxa

34 Con suffi sso -[i]sk- (nn. 1-6); con suffi sso nasale -[a]n- ~ -n[e]- (nn. 7-23), talora rafforzato da ulteriore infi sso -n- (nn. 17-23); con raddoppiamento prefi ssale (nn. 24-26; in questo gruppo si può far rientrare anche il n. 16, che al presente ha, oltre all’ampliamento in nasale, anche il raddoppiamento si-sx-, con caduta del s- senza aspirazione per la ‘legge di Grassmann’, cfr. p. 11); con suffi sso -jv (n. 27 bál-jv > bállv).

35 Quando la diversificazione dei due sistemi verbali è affidata all’alternanza vo-calica, nella colonna di destra viene indicata in grassetto la forma che dà luogo al tema dell’aoristo.

Michelazzofine.indd Sec1:190Michelazzofine.indd Sec1:190 10-03-2007 14:11:4310-03-2007 14:11:43

Page 191: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 177

' Indicazioni di metodoDa quanto abbiamo detto fi n qui, risulta evidente l’importanza del concetto

di radice per comprendere i meccanismi di sviluppo della morfologia verbale. Ma esso si rivela estremamente utile anche da un punto di vista pratico, per orientarsi in una situazione caratterizzata da una grande quantità di varianti, e quindi dispersiva, diffi cile da padroneggiare.

Intorno alle radici semanticamente più importanti (quelle legate ad aspetti essenziali della realtà e dell’esperienza umana) si possono costruire classi di parole da apprendere con uno studio lessicale selettivo, mettendo insieme mor-fologia nominale e morfologia verbale. Le molteplici forme del ricco e impre-vedibile paradigma verbale si riconosceranno più facilmente se ricondotte alla rispettiva ‘famiglia’ di appartenenza e associate ai nominali (nomi, aggettivi, avverbi) in essa compresi.

Nella tabella che segue alcuni esempi relativi a verbi con aoristo 2°.

Verbo Rad. grado medio Rad. grado forte Rad. gr. ridotto~zero

pásxv fut. peísomai

pényow dolore – penyév piangere, essere in lutto

perf. péponya pres. pásxv,aor. ¡payonpáyow páyhma dolore

témnv pres. témnv,aor. ¡temontémenow tempio tómow pezzo – ƒtomow indi-

visibile – tomów tagliente

aor. pass. \tm}yhn,perf. tétmhkatmêma taglio

gígnomai aor. \genómhn, fut. gen}-somai, perf. gegénhmaigénow stirpe – génesiw nascita – gennáv genera-re – gennaîow nobile

perf. gégona

gónow fi glio, procreazione – goneúw genitore

gn}siow (fi glio) legittimo

píptv aor. ¡peson,fut. pesoûmaipétomai volare pótmow sorte

pres. píptv,perf. péptvkaptôma ptôsiw caduta

tíktv aor. ¡tekon, aor. pass. \téxyhn, fut. téjomaitékow téknon fi glio

perf. tétoka

tokeúw genitore – tókow parto, fi glio, interesse (utile da investimento)

pres. tíktv

leípv pres. leípv, aor. pass. \leífyhn, fut. leícvleîciw mancanza – leîm-ma residuo

perf. léloipa

loipów rimanente

aor. ¡lipon

\llip}w manchevole

trépv pres. trépv, aor1. ¡treca, aor. pass. deb. \tréfyhn, fut. trécvtréciw orientamento

perf. tétropa

trópow modo di fare, carattere

aor2. ¡trapon,aor. pass. forte \tráphn

e[trápelow versatile, mutevole

Michelazzofine.indd Sec1:191Michelazzofine.indd Sec1:191 10-03-2007 14:11:4410-03-2007 14:11:44

Page 192: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

178 SESTA UNITÀ

Capitolo 18Valori semantici e forme espressivedella funzione Predicativa

In questo capitolo applicheremo alla funz. Predicativa l’analisi condotta per le altre due funzioni sintattiche (Attributiva nel cap. 7, Appositiva nel cap. 10): esame dei valori semantici ad essa riconduci-bili e delle forme espressive in cui possono manifestarsi.

Per la funz. Attributiva e per quella Appositiva abbiamo visto che nello stesso ‘contenitore’ sintattico può trovar posto una grande va-rietà di nozioni semantiche. Lo stesso vale anche per la funz. Predi-cativa, ma con una differenza di fondo: trattandosi di attanti, cioè di elementi strettamente legati al verbo in quanto richiesti dalla sua va-lenza (v. 9.1), il loro significato è più facilmente prevedibile in base alla semantica del verbo reggente36. Questo fatto ha due conseguenze importanti:

• sul piano sostanziale agevola la classifi cazione delle nozioni semantiche, che sono riconducibili a poche varianti fondamentali;

• anche sul piano formale, le possibili soluzioni espressive sono riassumibili in una tipologia relativamente circoscritta.

18.1. Classifi cazione semantica degli attanti

Nel cap. 10.2 abbiamo individuato una serie di opposizioni logi-che come chiave per la classificazione dei valori circostanziali. Esse sono in gran parte applicabili anche agli attanti. Anche qui infatti pos-siamo dire che la realtà è rappresentabile in più modi, in particolare distinguendo

I. situazione reale, oppure pensata in via solo ipotetica;

II. situazione presentata come oggettivamente vera, oppure come apparente o condizionata da valutazioni soggettive;

III. situazione già in atto, oppure ancora in fi eri, modifi cabile con l’intervento della volontà; ecc.

36 V. quanto osservato a n. 30 p. 109 sull’assurdità della pretesa di ‘etichettare’ un’espressione come dipingere di bianco, allungando con l’aggiunta dell’ennesima ca-tegoria la già fin troppo nutrita serie di complementi dell’analisi logica tradizionale.

Michelazzofine.indd Sec1:192Michelazzofine.indd Sec1:192 10-03-2007 14:11:4510-03-2007 14:11:45

Page 193: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 179

Fra queste coppie di modalità alternative, nell’esame della funz. Predi-cativa appare particolarmente utile la terza37: essa è alla base della classi-fi cazione proposta in questo capitolo (al suo interno si possono recuperare in parte anche le prime due), e ritorna nell’analisi di altre strutture espres-sive qui non comprese (costruzione dei verbi copulativi, cap. 22.1; frasi interrogative, cap. 27).

18.2. Valori semantici e mezzi espressivi

Vediamo ora in che misura queste opposizioni semantiche trovano ri-scontro nell’impiego dei mezzi espressivi. Lo faremo mettendo a confron-to il sistema del greco con quello del latino, in modo da rilevare le diverse ‘strategie’ impiegate dalle due lingue, la diversa ‘logica’ che le governa.

Avvertenza

Fra le innumerevoli situazioni espressive riconducibili alla funz. predicativa, alcune non sono registrate nella tabella:

• la complementazione dei verbi ‘copulativi’ (v. cap. 22) e, più in generale, tutti i casi di espressione di un attante sotto forma di semplice complemento38;

• le interrogative indirette (v. cap. 27);

• le infi nitive soggettive (di cui si è detto in 6.3, e su cui si torna brevemente in 18.3);

• da notare infi ne che l’elenco di espressioni che richiedono di essere completate da una frase predicativa (colonna di sinistra) comprende, per brevità, solo verbi: resta però inteso che, all’interno di ciascuna classe semantica, la stessa funzione reggente può essere svolta anche da nominali.

Sono indicate fra parentesi le costruzioni meno frequenti.

‘MF’ = ‘con verbo di modo fi nito’: indicativo, congiuntivo (sostituibili entrambi dall’ottati-vo in dipendenza da tempo storico: v. 6.2), ottativo.

37 Per questo tipo di opposizione semantica sono state proposte varie definizioni: modalità epistemica (aggettivo coniato sul verbo \pístamai «sapere») ~ modalità deon-tica (da tò déon «il dovere»); modus accipiendi ~ modus efficiendi (risp. «modalità del prendere atto», dal lat. accipere «ricevere», e «del realizzare», dal lat. efficere «fare, produrre»); dimensione [constativo-]enunciativa ~ dimensione [dinamico-]volitiva; ecc. Anche se le prime due coppie appaiono più corrette ed esaustive, adotteremo l’ulti-ma, in quanto più diffusa.

38 Questa esclusione (parzialmente compensata da quanto osservato nei cap. 3 e 14) è giustifi cata dal fatto che, quando un concetto viene espresso in forma nominalizzata (ap-punto come complemento, in regime di ‘frase semplice’) anziché verbalizzata (come subor-dinata, in regime di ‘frase complessa’), tendono a perdersi o a rimanere latenti differenze che solo la presenza di un verbo riesce a manifestare compiutamente. P.es. ricòrdati del mio invito può signifi care «ricòrdati che sei stato invitato da me» (= dimens. constati-vo-enunciativa, diatesi passiva) oppure «ricòrdati di invitarmi» (= dimens. dinamico-vo-litiva, diatesi attiva); il giudice ha sentenziato l’estinzione del debito può signifi care «ha stabilito che il debito è ormai estinto» (const.-enunc.) oppure «ha ordinato che il debito venga estinto» (din.-vol.); ecc.

Michelazzofine.indd Sec1:193Michelazzofine.indd Sec1:193 10-03-2007 14:11:4610-03-2007 14:11:46

Page 194: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

180 SESTA UNITÀ

Principali nozioni semantiche in funzione predicativa

39 Questo verbo è un esempio di vox media (13.2), esprimendo un’idea che può essere orientata sia in positivo («ammirare») che in negativo («restare sconcertati, scandalizzarsi di»). – È interessante notare che fra le costruzioni possibili vi è anche quella con e† «se» (cfr. lat. miror si): essa viene usata nei casi di evento non sicuro, ma anche quando si vuol presentare come tale un evento certo, magari per una forma di riguardo nei confronti dell’in-terlocutore (p.es. per attenuare il giudizio critico sul suo operato).

resa espr. in Greco resa espr. in Latino

Dimens. constativo-enunciativa negazione o[ negazione non

1. rappresentazione di un evento nella sua esistenza di fatto, nel suo svilupparsi ecc.

PARTINFIN ~

(fi t, accidit) ut + CONG

2. reazione emotiva a un evento,sua valutazione ecc.

PART~ (INFIN ~ –ti + MF)

quod (cum, si) + MF~ INFIN

3. a) percezione sensorialeb) percezione intellettuale

a) PARTb) PART ~ INFIN ~ –ti + MF

a) PARTb) INFIN ~ non dubito quin

4. apparire, sembrare PART ~ INFIN INFIN

5. dire INFIN ~ –ti~qw + MF INFIN

6. pensare, supporre (PART) ~ –ti~qw ~ INFIN INFIN

7. garantire, giurare INFIN INFIN

Dimens. dinamico-volitiva negazione m} negazione ne

8. a) accingersi a, esitare ab) potere, sapere, solere

a) [∫ste] + INFINb) INFIN

a) INF ~in eo sum ut [non]b) INFIN

9. volontà, desiderio, esortazione, preghiera ecc. (e loro contrari) INFIN

ut + CONG~ (INFIN)

10. a) permettere, mettere in gradob) impedire, proibire, costringere

a) INFINb) [m} +] INFIN

a) INFIN ~ (ut + CONG)b) ne~quominus + CONG

11. temere m} + CONG [neg. m} o[] ne + CONG [neg. ut, ne non]

12. curare, provvedere –pvw + FUT (~CONG) ut + CONG

Elenco esemplifi cativo di verbi delle varie classi

1. tugxánv «trovarsi a, nella condizione di» (cfr. 13.3), sumbaínv «acca-dere, capitare» (usato anche con INF semplice e ∫ste + INF, come il lat. accidit ut), ƒrxomai «cominciare», diágv~diatelév «continuare», paúomai~l}gv «smettere», ecc.

2. xaírv~≥domai~térpomai «rallegrarsi, esser contento», lupéomai «esse-re addolorato, rattristato», ˙néxomai~øpoménv «sopportare, tollerare», ]Ÿdívw...~xalepôw... férv «sopportare di buon animo~a malincuo-re...», yaumázv «sorprendersi»39, kauxáomai «vantarsi, andar fi eri», a†déomai~a†sxúnomai «vergognarsi», e{~kalôw poiév «far bene a», Δmartánv «far male, sbagliare a», fyánv «essere il primo a», ecc.

Michelazzofine.indd Sec1:194Michelazzofine.indd Sec1:194 10-03-2007 14:11:4710-03-2007 14:11:47

Page 195: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 181

La principale osservazione che si ricava dall’esame della tabella ri-guarda la natura del participio e dell’infi nito:

• il participio ha, sia in greco che in latino, un carattere marcatamente consta-tivo-enunciativo: la differenza sta nel fatto che il greco lo impiega in modo massiccio, il latino solo con i verbi di percezione sensoriale vera e propria41;

• l’infi nito è, in entrambe le lingue, il mezzo espressivo più frequente e versatile: ma in greco ha in prevalenza un carattere dinamico-volitivo, in latino in pre-valenza un carattere constativo-enunciativo.

40 Questa nozione non comporta necessariamente intenzionalità: cfr. 13.3.41 Questa molto minore frequenza del part. predicativo in latino spiega la scarsa familia-

rità che con questo mezzo espressivo ha l’italiano.

3. a) ráv «vedere», koúv «ascoltare», a†syánomai «percepire», ecc. (più i relativi verbi causativi di percezione, come dhlóv~deíknumi~faínv «mostrare», ecc.)

b) manyánv «imparare», punyánomai «apprendere», ˙koúv «sentirdire», gignQskv «conoscere», oÂda~\pístamai «sapere», ˙gnoév «igno-rare», mimn}skomai «ricordare», (\pi)lanyánomai «dimenticare», eø-rískv~katalambánv «constatare, scoprire», `mologév «riconoscere, ammettere» ecc. (più i corrispondenti causativi, come ˙ggéllv «annun-ciare», \jelégxv~(˙)pofaínv «dimostrare», mimn}skv «far ricordare», (\pi)lanyánv «nascondere, far dimenticare»40, ecc.)

4. dokév (intr.), faínomai, dêlów~fanerów e†mi, ¡oika, ecc. «sembrare»

5. légv~fhmí «dire», ecc.

6. dokév (trans.)~nomízv «pensare», \lpízv «aspettarsi, prevedere», ecc.

7. øpisxnéomai «garantire, promettere», ªmnumi «giurare», ecc.

8. a) méllv «essere in procinto di, avere intenzione di» (con l’inf. futuro), \pixeirév «mettersi a», paraskeuázomai «apprestarsi», tolmáv «osa-re», •knév «esitare», a†sxúnomai «aver ritegno a», fulássomai «guar-darsi dal», ecc.

b) dúnamai~˙dunatév «potere~non potere», ∞toîmow~¥kanów~o<ów (te)~ƒjiów e†mi «esser pronto a, capace di, meritevole di», oÂda~\pístamai «sa-pere», manyánv «imparare», ¡yv~eÊvya «essere abituato», filév «essere solito», ecc. (v. anche i corrispondenti causativi, elencati nel gruppo 10)

9. Possiamo risparmiarci l’esemplifi cazione, data la grande quantità di ver-bi riconducibili a questo gruppo e la maggior facilità di comprensione (in quanto nozioni espresse anche in italiano e in altre lingue moderne con l’infi nito, in modo analogo al greco)

10. a) \áv~sugxvrév~\pitrépv «lasciare, permettere», ƒdeian dídvmi «dare il permesso, concedere», didáskv «insegnare», ecc.

b) kvlúv «impedire», ˙pagoreúv «proibire», eÊrgv «trattenere dal», ˙nagkázv «costringere», ecc.

11. fobéomai~dédoika «temere», ecc.

12. \pimeléomai~frontízv «preoccuparsi, aver cura che», skopév «badare a che», spoudázv «adoperarsi», ecc.

Michelazzofine.indd Sec1:195Michelazzofine.indd Sec1:195 10-03-2007 14:11:4810-03-2007 14:11:48

Page 196: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

182 SESTA UNITÀ

La diversa natura dei due modi verbali è molto importante in greco, perché è il principale strumento che permette di esprimere le opposizioni semantiche di cui si è parlato. Ecco alcuni esempi relativi alle situazioni più signifi cative.

Dimensione constativo-enunciativa vs dinamico-volitiva:

• ƒrxomai (gruppo 1): ƒrxomai légvn «sono all’inizio del mio discorso» ƒrxomai légein «mi accingo a parlare»

• a†sxúnomai (gr. 2 e 8): a†sxúnomai toûto e†pQn «mi vergogno di aver detto ciò» a†sxúnomai toûto e†peîn «ho ritegno a dire ciò» (e quindi non lo dico)42

• mimn}skomai (gr. 3b): mémnhso [imper. perf. 2ª s.] \sylòw ≈n «ricòrdati che sei valoroso» mémnhso \sylòw eÂnai «ricòrdati di essere valoroso»

• oÂda (gr. 3b)43: oÂda ƒnyrvpow ≈n «so di essere un uomo» oÂda ƒnyrvpow eÂnai «sono capace di essere un uomo»

Realtà~oggettività vs apparenza~soggettività

• faínomai (gr. 4)44: faínetai feúgvn «è evidente che sta fuggendo» faínetai feúgein «sembra che fugga, apparentemente fugge»

• ˙koúv (gr. 3)45: ˙koúv toû ˙delfoû klaíontow «sento mio fratello lamentarsi» ˙koúv tòn ˙delfòn klaíein «sento dire che mio fratello si lamenta»

• ˙ggéllv (gr. 3b): o¥ polémioi ˙ggéllontai plhsiázontew~plhsiázein «viene annunciato che i nemici si stanno avvicinando» (risp. come notizia uffi ciale o come voce ancora da verifi care)

Con i verbi che impiegano l’infi nito anche per nozioni di tipo consta-tivo-enunciativo (evidentemente perché la loro semantica è percepita come meno decisamente orientata nel senso della fattualità e dell’ogget-

42 Qualcosa del genere si può avere con i verba timendi (gr.11): p.es. fobéomai m| o¥ polémioi plhsiázvsi «temo che i nemici si stiano avvicinando» ~ fobéomai toîw polemíoiw plhsiázein «ho paura ad avvicinarmi ai nemici» (e quindi non mi avvicino).

43 Cfr. lat. scio me esse hominem ~ scio esse homo (v. n. 20 p. 73). – Per un esempio interessante di nozione orientata in duplice senso (const.-enunc. e din.-vol.) v. quando detto a n. 28 p. 217 sulla deriva semantica di verbi come ˙podeíknumi e ˙pofaínv.

44 Anche ¡oika presenta la doppia costruzione PART~INF ma senza una differenza altret-tanto sensibile. Altri verbi hanno invece solo una delle due costruzioni (segno di una se-mantica più decisamente orientata in un senso o nell’altro): p.es. dokév è attestato solo con l’INF, dêlów e†mi e simili solo col PART (ma con –ti + verbo di modo fi nito nel caso di variante impersonale dêlón \sti~fanerón \sti «è chiaro che», dove la costruzione participiale è im-possibile: v. più avanti, p. 186).

45 Cfr. lat. audio fratrem meum querentem ~ queri.

Michelazzofine.indd Sec1:196Michelazzofine.indd Sec1:196 10-03-2007 14:11:5010-03-2007 14:11:50

Page 197: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 183

tività), l’opposizione const.-enunc./din.-vol. o quella oggettività/sog-gettività possono avere diffi coltà a manifestarsi sul piano espressivo:

• légv (gr. 5): légv –ti~qw ` strathgòw feúgei «dico che il generale fugge» légv tòn strathgòn feúgein «dico che il generale fugge» ma anche «dico che il generale deve fuggire, fugga»46

• una situazione interessante è quella di alcuni verbi dei gr. 6~7, dove può es-sere il diverso tempo verbale a fare la differenza: costruiti con l’inf. futuro tendono infatti a colorarsi di sfumature di soggettività e intenzionalità come quelle che istintivamente avvertiamo nelle nozioni di ‘sperare’, ‘promettere’, ‘giurare’ ecc.47:

\lpízei a[tòw ƒrxein «pensa di essere lui a comandare» \lpízei a[tòw ƒrjein [inf. fut.] «pensa che comanderà lui» > «spera48 di...» øpisxnéomai~ªmnumi pistów soi eÂnai «garantisco~giuro che ti sono fedele» øpisxnéomai~ªmnumi pistów soi ¡sesyai «prometto~giuro di esserti fedele»

Infi ne alcune osservazioni su modi espressivi particolari:

• le nozioni speculari (o almeno così le percepiamo istintivamente) di ‘speranza’ e di ‘timore’ sono rese in greco (e in latino) in modi diversi: ‘speranza’ (gr. 6) nelle forme tipiche dei verbi di ‘pensare’ (con l’aggiunta, come si è detto, di una proiezione temporale futura), ‘timore’ (gr. 11) con un’espressione di chia-ro carattere dinamico-volitivo49;

46 Il signifi cato volitivo è invece chiaro se la frase si presenta nella forma légv t! strathg! feúgein «dico al generale di fuggire», col soggetto della subordinata inserito proletticamente (cfr. 18.3) come complemento all’interno della reggente.

47 Non per questo però essi perdono la loro natura semantica fondamentalmente consta-tivo-enunciativa, tanto è vero che solo grazie al carattere particolare del futuro (‘modale’, si di-rebbe, più che puramente temporale) acquistano sfumature di senso vicine a quelle dei verbi dinamico-volitivi. Si può dire anzi che la possibilità stessa di avere l’inf. futuro sia una conferma di questa loro natura: i verbi autenticamente dinamico-volitivi non sono quasi mai costruiti col futuro, che suonerebbe ridondante perché l’idea di volontà non può – per defi nizione – riferirsi a un evento passato o già in atto. Così p.es. in latino quin presenta l’intero ventaglio delle relazioni temporali – contemporaneità~anteriorità~posteriorità – solo quando ha valore const.-enunc.: non si incontrano espressioni del tipo non impedio (din.-vol.) quin venturus sis, essendo suf-fi ciente non impedio quin venias; mentre è normale non dubito (const.-enunc.) quin venturus sis. – In italiano verbi come sperare, promettere, giurare ecc. sono sentiti vicini piuttosto all’area din.-vol.: e proprio su questa diversa percezione richiama l’attenzione la regoletta della gramma-tica latina normativa secondo cui «spero, promitto e iuro reggono l’infi nito futuro»!

48 Naturalmente, trattandosi di vox media (cfr. 13.2), il contesto e la qualità lessicale delle parole in questione possono produrre esiti semantici diversi. Nell’esempio citato, la nozione di ‘speranza’ si determina in considerazione del fatto che il comando è aspirazione comune di molti uomini; ma in una situazione in cui il compito di comandare fosse sentito come gravoso, pericoloso ecc. il senso fi nale potrebbe diventare «teme di essere lui a dover prendere il coman-do». – Analogamente con øpisxnéomai: dal valore mediano di «garantire», il verbo potrebbe approdare a quello di «minacciare» (del resto anche in italiano non sono impossibili frasi ap-parentemente paradossali come ti prometto che te ne pentirai).

49 Essa si spiega pensando che dédoika m| o¥ a†xmálvtoi fúgvsi «temo che i prigionieri fuggano» derivi da un’originaria frase indipendente di tipo volitivo (m| o¥ a†xmálvtoi fúgvsi

Michelazzofine.indd Sec1:197Michelazzofine.indd Sec1:197 10-03-2007 14:11:5010-03-2007 14:11:50

Page 198: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

184 SESTA UNITÀ

• nella costruzione dei verba curandi (gr. 12) è da notare l’uso del Futuro con valore modale (per esprimere intenzionalità, volontà ecc.: cfr. qui sopra n. 47, e inoltre p. 123, 208 e 251).

18.3. Il fenomeno della prolessi

Col nome di ‘prolessi’ («anticipazione», v. 5.4) si indicano fenomeni sintattici diversi, accomunati dal fatto di collegare strettamente fra loro le varie parti di una frase complessa (conformemente alla tendenza ‘sinteti-ca’ che caratterizza le lingue classiche, e le differenzia da quella ‘analitica’ delle lingue moderne: cfr. 12.3). Il risultato è quello di una più organica integrazione nell’‘economia’ del verbo reggente di tutti gli elementi su-bordinati, anche quelli che di per sé sarebbero sintatticamente accessori (appositivi)50: da qui l’opportunità di trattare il fenomeno nel quadro della funzione Predicativa.

I principali tipi di prolessi sono i seguenti:

• prolessi di un pronome o avverbio dimostrativo;

• prolessi del soggetto della subordinata;

• prolessi del relativo (su questo v. 31.2).

Prolessi di un pronome o avverbio dimostrativo

Come si è accennato in 5.4, un pronome o avverbio dimostrativo può essere usato con valore ‘prolettico/cataforico’, come anticipazione di qual-cosa che sarà esplicitato successivamente: p.es.

• senza prolessi: didáskv ømâw toùw nómouw m| parabaínein «vi insegno a non trasgredire le leggi» con prolessi: toûto didáskv ømâw, toùw nómouw m| parabaínein «vi insegno questo, a non trasgredire le leggi»

• senza prolessi: maxómeya ®na ˙nalábvmen t|n \leuyerían «stiamo combattendo per recuperare la libertà» con prolessi: e†w toûto maxómeya, ®na ˙nalábvmen t|n \leuyerían «stiamo combattendo per questo, per recuperare la libertà»

«che i prigionieri non abbiano a fuggire»: v. 26.4), successivamente saldata al verbum timendi e sentita come integrata nella sua reggenza. – Che la nozione di ‘timore’, nonostante questa particolare forma, fosse comunque sentita vicina anche all’area const.-enunc. è dimostrato da varianti espressive come quella descritta in n. 42.

50 In uno dei due esempi riportati più avanti, l’elemento interessato da prolessi (toùw nómouw m| parabaínein) ha – nell’economia del verbo da cui dipende – valore predicativo, nell’altro (®na ˙nalábvmen t|n \leuyerían) ha valore appositivo. Anche in questo secondo caso, tuttavia, la frase che esplicita il dimostrativo prolettico viene ad essere sentita come necessaria (semanticamente, e di conseguenza anche sintatticamente), indispensabile com-pimento di una ‘promessa’.

Michelazzofine.indd Sec1:198Michelazzofine.indd Sec1:198 10-03-2007 14:11:5110-03-2007 14:11:51

Page 199: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 185

La ripresa di un dimostrativo prolettico può avvenire sotto forma di complemento (ripetendo la costruzione, o almeno il caso, del dimostra-tivo: p.es. e†w toûto maxómeya, [e†w] t|n \leuyerían51) oppure di frase su-bordinata in funzione esplicativa (‘epesegetica’52), e qui fondamentalmen-te con due possibilità:

• riproducendo la costruzione che si avrebbe nella variante ‘normale’, senza prolessi (come nei due esempi qui sopra);

• impiegando forme frasali standard, soprattutto le infi nitive e le frasi introdot-te da –ti (cfr. lat. quod)53;

• a un fenomeno di prolessi può essere ricondotta anche la frase consecutiva, che è preparata da un dimostrativo e ne esplicita il signifi cato54.

Prolessi del soggetto della subordinata

Una seconda diffusa forma di prolessi – usata, stavolta, pratica-mente solo nel caso di frasi di valore predicativo – è quella che consiste nell’anticipare un elemento significativo della subordinata (in genere il soggetto) inserendolo all’interno della reggente sotto forma di com-plemento: p.es.

• senza prolessi: oÂda | –ti ` ˙delfów sou ploúsiów \stin «so che tuo fratello è ricco» con prolessi: oÂda tòn ˙delfón sou | –ti ploúsiów \stin • senza prolessi: dédoika | m| o¥ a†xmálvtoi feúgvsi «temo che i prigionieri fuggano» con prolessi: dédoika toùw a†xmalQtouw | m| feúgvsi • senza prolessi: yaumázv | e† ` strathgòw taûta eÂpen «mi stupisco che il generale abbia detto queste cose» con prolessi: yaumázv tòn strathgòn | e† taûta eÂpen • un caso particolare si ha quando la subordinata è retta non da un verbo ma da

un nome: il suo soggetto entra allora nella reggente sotto forma di GEN (come compl. di specifi cazione del nome):

51 Una variante di questo uso è rappresentata dalla sostantivazione dell’infi nito: e†w toûto maxómeya, [e†w] tò ˙nalabeîn t|n \leuyerían («... allo scopo di recuperare la libertà»).

52 Dal verbo \pejhgéomai «spiegare in dettaglio».53 In linea di principio si può dire che –ti è usato nel caso di nozioni attribuibili al cam-

po constativo-enunciativo, l’infi nito per nozioni di tipo dinamico-volitivo. In realtà è più frequente l’infi nito, che viene impiegato con una libertà e disinvoltura che ricorda quella delle lingue moderne: p.es. Demostene, Contro Eubulide 34 toûto gár \stin ` sukofánthw, a†tiâsyai mèn pánta, \jelégjai dè mhdén «infatti il sicofante è questo: fare accuse di ogni ge-nere, non dimostrare mai nulla» (espressione sorprendentemente vicina al nostro mio fi glio è fatto così: giocare tanto, studiare poco...!).

54 P.es. se sento dire tuo fratello è così attento ... non so ancora come interpretare l’av-verbio (che potrebbe anche nascondere un senso ironico: ... che una volta è uscito senza mettersi le scarpe!), e mi aspetto una consecutiva che ne chiarisca le implicazioni.

Michelazzofine.indd Sec1:199Michelazzofine.indd Sec1:199 10-03-2007 14:11:5210-03-2007 14:11:52

Page 200: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

186 SESTA UNITÀ

senza prolessi: ‘lyen = ˙ggelía | –ti o¥ polémioi plhsiázousin «arrivò la notizia che i nemici si stavano avvicinando» con prolessi: ‘lyen = ˙ggelía tôn polemívn | –ti plhsiázousin

Quando nella reggente c’è un verbo impersonale, il soggetto della su-bordinata può essere anticipato in forma di soggetto (anziché di comple-mento), dando vita alla cosiddetta ‘costruzione personale’:

• senza prolessi (= costr. impersonale): dêlón \sti | –ti ` strathgòw Δmartánei «è evidente che il generale sbaglia» con prolessi (= costr. personale): ` strathgòw dêlów \sti | Δmartánvn (part. pred., v. gr. 4 della tabella)

• senza prolessi (= costr. impersonale): díkaión \sti | toùw prodótaw ˙poyn}skein «è giusto che i traditori muoiano» con prolessi (= costr. personale): o¥ prodótai díkaioí e†sin | ˙poyn}skein • rientra in questa casistica anche il passo di Platone, Teeteto 174b citato in 13.3

(che si ripete qui ridotto agli elementi essenziali): da una forma-base senza pro-lessi tòn filósofon lélhyen | – ti plhsíon práttei «al fi losofo sfugge [a causa della sua distrazione] cosa fa il vicino», la prolessi in NOM del soggetto della subordinata produce tòn filósofon ` plhsíon lélhyen | – ti práttei, che può indurre a pensare erroneamente a un intenzionale nascondersi del vicino.

Implicazioni pragmatico-contestuali dei meccanismi prolettici

Entrambi i tipi di prolessi qui esaminati possono essere interpreta-ti in termini pragmatico-contestuali, come espressione della dialettica ‘Tema/Rema’:

• nella prolessi del dimostrativo è proprio l’elemento anticipato proletticamente a essere connotato come Rema («è questo che vi insegno, a non trasgredire», «è per questo che stiamo combattendo, per recuperare la libertà»)55;

• la prolessi del soggetto trova invece la sua spiegazione in una sorta di istintiva tendenza a scorporare il Tema (appunto il soggetto della subordinata) in modo da rendere immediatamente chiaro, all’interno della reggente, ciò di cui si par-la, così da concentrare l’attenzione su ciò che se ne dice (Rema) all’interno della subordinata («tuo fratello, so che è ricco», «quanto ai traditori, è giusto che muoiano», «del vicino, il fi losofo non si accorge nemmeno cosa fa»).

Prolessi e frasi infi nitive

Nel quadro dei fenomeni di prolessi si spiegano anche diversi casi di ellissi del soggetto in frasi infi nitive.

55 Quando – come in questo caso la frase fi nale – l’elemento anticipato proletticamente è di per sé un circostante, questa forma di prolessi ha anche l’effetto, per così dire, di ricom-porre il ‘confl itto’ fra economia sintattica ed economia logica (cfr. sopra, p. 105), aiutando a identifi care come Rema (rilevante sul piano pragmatico-contestuale) un elemento per sua natura accessorio sul piano sintattico.

Michelazzofine.indd Sec1:200Michelazzofine.indd Sec1:200 10-03-2007 14:11:5310-03-2007 14:11:53

Page 201: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 187

In sede di prima presentazione dell’Infi nito (6.3) si sono ricordati quali motivi di omissione del soggetto il fatto che esso sia generico (come avviene nei frequenti casi di affermazioni di portata generale o di valore universale: kalón \sti ˙poyn}skein øpèr têw \leuyeríaw «è bello morire per la libertà») oppure che sia identico con quello della reggente. A ciò va aggiunta ora la possibilità che sia tralasciato in quanto già presente – pro-letticamente – all’interno della reggente56: p.es.

• inf. soggettiva: a†sxrón \sti t! strathg! | feúgein «è vergognoso per il generale fuggire»

• inf. oggettiva: o¥ stratiôtai kvlúousi tòn strathgòn | feúgein «i soldati impediscono al generale di fuggire»

(fi no a prova contraria, si suppone che a non dover fuggire sia il generale, menzionato nella reggente57).

Se nell’infi nitiva è presente un nominale (per lo più un participio) ri-ferito al soggetto, esso viene posto nello stesso caso che il soggetto antici-pato proletticamente ha assunto all’interno della reggente, o in alternativa in ACC (da considerare qui come una sorta di ‘caso-jolly’, ‘di default’). Ecco, per ciascun caso, due esempi, di infi nitiva soggettiva (a) e oggettiva (b):

• l’originario soggetto si trova ora in caso genitivo a) polítou ˙gayoû \sti t_ pólei ˙múnein maxoménou [~ maxómenon] «è dovere di un buon cittadino difendere la città combattendo» b) déomai ømôn t_ pólei ˙múnein maxoménvn [~ maxoménouw] «vi chiedo di difendere la città combattendo»

• l’originario soggetto si trova ora in caso dativo a) díkaión \sti toîw polítaiw t_ pólei ˙múnein maxoménoiw [~ maxoménouw] «è giusto per i cittadini difendere la città combattendo» b) parainév soi t_ pólei ˙múnein maxomén~ [~ maxómenon] «ti esorto a difendere la città combattendo»

• l’originario soggetto si trova ora in caso accusativo a) katélabé me t_ pólei ˙múnein maxómenon «mi toccò di difendere la città combattendo b) keleúv se t_ pólei ˙múnein maxómenon «ti ordino di difendere la città combattendo»

Siamo ora in grado di riformulare in termini più generali il principio che regola il trattamento del soggetto nelle infi nitive:

56 Come nel caso di identità di soggetto (v. 6.3, p. 73), anche qui è comunque possibile che il soggetto dell’infi nitiva sia ugualmente espresso, di solito in funzione contrastiva.

57 Naturalmente non è impossibile una diversifi cazione: p.es. a†sxrón \sti t! strathg! | toùw stratiQtaw feúgein «è vergognoso per il generale che i suoi soldati fuggano»; o¥ polémioi plhsiázontew kvlúousi tòn strathgòn toùw stratiQtaw sœzesyai t_ fug_ «col loro arrivo i nemici impediscono al generale [che comunque non avrebbe in ogni caso abbandonato la sua posizione] che i suoi soldati si mettano in salvo fuggendo [spetta a lui ordinare il rom-pete le righe]».

Michelazzofine.indd Sec1:201Michelazzofine.indd Sec1:201 10-03-2007 14:11:5310-03-2007 14:11:53

Page 202: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

188 SESTA UNITÀ

il soggetto di una frase infi nitiva è di solito omesso (salvo esigenze par-ticolari di tipo espressivo, contestuale ecc.)

1. quando è identico al soggetto della reggente58;2. quando è anticipato proletticamente nella reggente sotto forma di

complemento;3. quando è generico (come accade con le infi nitive ‘soggettive’ espri-

menti un dovere, una consuetudine, un giudizio, una valutazione di merito ecc.) o facilmente identifi cabile dal contesto.

Eventuali nominali (participi o aggettivi) riferiti al soggetto dell’infi -nitiva vanno [1] in NOM, oppure [2] nel caso che esso ha assunto all’in-terno della reggente (o comunque in ACC), oppure [3] in ACC.

58 Ciò accade con qualunque tipo di verbo reggente, constativo-enunciativo (légv ˙gayòw eÂnai) come dinamico-volitivo (boúlomai ˙gayòw eÂnai). In latino invece l’ellis-si del soggetto è ammessa solo in questo secondo caso: volo bonus esse, ma dico me bonum esse (donde anche l’opposizione fra scio me bonum esse «so di essere buono» e scio bonus esse «so [sono capace di] essere buono», parallela a quella greca fra par-ticipio e infinito, v. p. 182). – Anche nel participio predicativo l’identità di soggetto è sufficiente a determinare la sua omissione e la concordanza al NOM: `ráv se Δmartá-nonta «vedo che tu stai sbagliando» (diversità di soggetto), ma semplicemente e ‘na-turalmente’ `ráv Δmartánvn «vedo che sto sbagliando» (identità di soggetto); espres-sione quest’ultima che proprio per la sua essenzialità può risultare ostica, di difficile comprensione.

' Indicazioni di metodo

I diversi fenomeni riconducibili a vario titolo alla funz. Predicativa sug-geriscono essi stessi, con le loro caratteristiche, il modo corretto e fruttuoso di analizzarli. Ne riassumiamo qui brevemente gli aspetti principali.

Mentre nel caso della funz. Appositiva il carattere libero, facoltativo dei circostanti li rende per ciò stesso imprevedibili, nel caso della funz. Predicativa il senso degli attanti può, entro certi limiti, essere desunto dal-la semantica del verbo reggente. Un’attenta consultazione del vocabolario (che, come si è detto in 9.1, dà conto di norma solo della forma e del signi-ficato degli attanti) è di solito sufficiente a interpretare il ‘cuore’ sintatti-co della frase. Ma molto utile è anche familiarizzarsi con l’uso tendenziale dei mezzi espressivi, in particolare con la natura marcatamente constati-vo-enunciativa del Participio e con quella marcatamente dinamico-volitiva dell’Infinito.

Per l’Infi nito, gioca a nostro favore la grande fl essibilità e funzionalità di questo modo verbale e la disinvoltura con cui lo impiega il greco: aspetti, entrambi, che avvicinano il greco alle lingue moderne, facendolo apparire più ‘moderno’ del latino.

Ma proprio qui, paradossalmente, si nasconde un pericolo. Formati lin-guisticamente sul latino (perché è fondamentalmente in funzione del latino che è stato elaborato l’impianto dell’analisi logica tradizionale), abituati al procedere più macchinoso e ‘circospetto’ di questa lingua, rischiamo di resta-

Michelazzofine.indd Sec1:202Michelazzofine.indd Sec1:202 10-03-2007 14:11:5410-03-2007 14:11:54

Page 203: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 189

59 Un errore frequente è p.es. quello di intendere un’espressione del tipo deî poyn}skein maxómenon [o maxoménouw] øpèr têw \leuyeríaw («bisogna morire combattendo per la liber-tà») come «bisogna che muoia chi combatte per la libertà»: errore attribuibile sia a insuffi -ciente conoscenza dell’uso dell’articolo (la cui presenza è di solito necessaria perché si abbia sostantivazione: v. p. 89) sia a una sorta di ‘horror vacui’, di istintivo desiderio di ricavare comunque un soggetto per l’infi nitiva.

60 È vero che l’infi nito si incontra anche in alcuni tipi di frase appositiva (temporale, consecutiva, condizionale: cfr. cap. 10), ma il suo principale campo di applicazione è indub-biamente quello delle frasi predicative.

61 Ma attenzione: rendere `ráv tòn strathgòn Δmartánonta con «vedo il generale che sbaglia» è espressione ambigua, che tradisce una comprensione solo parziale; meglio «ve-do-che il generale sbaglia» o «vedo-sbagliare il generale» (come se avessimo l’infi nito, `ráv tòn strathgòn Δmartánein). A maggior ragione questo consiglio vale nel caso di participio posto in NOM in quanto coreferenziale col soggetto della frase reggente (`ráv Δmartánvn = «vedo che sto sbagliando», cfr. n. 58).

62 Non viene spontaneo, p.es., dire ti raccomando questo, di chiudere il gas quando esci (che di solito suona inutilmente insistito e solenne rispetto al semplice ti raccoman-do di chiudere il gas); e del resto possiamo pensare che neppure in greco e in latino ci si esprimesse così nelle cose ‘spicciole’ dell’ordinaria vita quotidiana. Il fatto è che i testi classici che ci sono arrivati sono in genere caratterizzati da un certo grado di letterarietà e artifi ciosità retorica e da un atteggiamento rifl essivo e sentenzioso che mira a mettere in rilievo il signifi cato ideale, la ‘portata ideologica’ delle vicende narrate (da cui anche la grande frequenza di massime, di frasi o gesti esemplari ecc.). – Un po’ diversa la situazio-ne per quanto riguarda la prolessi del soggetto della subordinata, dato che nel linguaggio colloquiale non è raro incontrare espressioni del tipo vieni a vedere Pierino, | cosa mi ha combinato, oppure hai sentito la Juventus, | che è fi nita in serie B?, e simili. Qui però entra in gioco l’orientamento ‘purista’ di tanta parte del nostro insegnamento linguistico, che tende a censurare i registri espressivi troppo familiari, spingendo a un uso della lingua asettico, svuotato di parte della sua effi cacia pragmatica. In questo senso, recuperare la

re ‘spiazzati’ dalla libertà e spregiudicatezza espressiva del greco (pur vicina ai modi espressivi che ci sono familiari nella lingua materna), p.es. dalla fa-cilità di omissione del soggetto nelle infi nitive59.

Insidie particolari presenta per noi il Participio predicativo: perché poco usato in italiano (come già in latino), perché forma estremamente ‘sintetica’ (cfr. 12.3 e l’esempio riportato qui in n. 58) e infi ne perché l’abitudine a rendere in italiano il participio con un gerundio o con una relativa può portare ad associarlo troppo meccanicamente a queste forme espressive, che si rivelano utili nel caso di part. appositivo (cfr. 10.2) ma fuorvianti nel caso di part. predicativo.

Per interpretare correttamente questa non facile espressione occorre: riconoscere anzitutto la natura predicativa del participio; resistere alla ‘ten-tazione’ di renderlo sbrigativamente con modi espressivi che ci sono familiari (appunto gerundio e frase relativa); comportarsi come di fronte a una frase infi nitiva (di cui è intuitivo cogliere il valore predicativo60) e renderlo di con-seguenza (di solito con che ...61).

Per la prolessi, la principale diffi coltà sta per noi nella ben diversa fre-quenza con cui ricorre nelle lingue classiche (che ne fanno un uso massiccio) e nelle lingue moderne (che tendono a impiegarlo solo quando si tratta di cari-care l’affermazione di un’enfasi particolare)62.

Michelazzofine.indd Sec1:203Michelazzofine.indd Sec1:203 10-03-2007 14:11:5510-03-2007 14:11:55

Page 204: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

190 SESTA UNITÀ

dimensione spontanea della quotidiana esperienza linguistica è molto utile per capire certe espressioni del greco – e prima ancora lo ‘spirito’ di libertà e vivacità comunicativa che lo differenzia dal latino, rendendolo spesso sorprendentemente vicino alle lingue moderne.

63 P.es., toûto légv soi, –ti ... può signifi care sia «ti dico questo, [cioè] che ...» (toûto prolettico, –ti ... epesegetico) sia «ti dico questo, perché ...» (toûto anaforico, –ti ... causale): con tutta evidenza le due interpretazioni non sono equivalenti, e misconoscerne la diversità non può essere privo di conseguenze agli effetti dell’‘economia’ contestuale.

64 Un’organizzazione preventiva del vocabolario per agevolarne la consultazione è parti-colarmente utile nel caso di espressioni obiettivamente insidiose come dêlów \sti Δmartánvn «è chiaro che sta sbagliando», dove ai problemi della costruzione personale si somma la ‘durezza’ dell’uso del part. predicativo in NOM (v. sopra, n. 61).

65 Analoga alternanza nell’uso delle due costruzioni si ha in altri tipi di espressione (per i quali il latino presenta invece, come suo solito, un comportamento rigido, esclusivo):

• con i verbi di dire, credere ecc.: p.es. pers.: o¥ Pérsai légontai deiloì eÂnai «i Persiani sono detti essere vili» impers.: légetai toùw Pérsaw deiloùw eÂnai «si dice che i Persiani siano vili»• con gli aggettivi verbali in -téow (= perifrastica passiva latina): p.es. pers.: o¥ \xyroì ˙gaphtoí e†sin «i nemici devono essere amati» impers.: ˙gaphtéon \stì toùw \xyroúw «bisogna amare i nemici».66 Anche per il latino del resto potrebbe essere didatticamente fruttuoso arrivare alla

‘regola’ della costruzione personale (Socrates dicitur sapiens fuisse) attraverso lo stadio in-termedio della variante ‘sgrammaticata’ (ma tale non è per il greco!) dicitur Socratem sa-pientem fuisse.

Non ci è di aiuto neppure la tendenza a banalizzare i dimostrativi, conside-rati come forme linguistiche semplici e ‘innocue’ nonostante la loro importante funzione contestuale (cfr. 5.4): da qui il rischio di non riconoscere il valore prolettico di un dimostrativo, specie quando la frase epesegetica che lo riprende sia introdotta da una congiunzione (come –ti) usata correntemente anche per comuni frasi appositive63.

Quanto infi ne alla costruzione personale, essa – come del resto ogni al-tra espressione – risulta diffi cile quando non trova corrispondenza in italia-no (p.es. díkaiów [«giusto»] e†mi légein ci suona meno familiare del suo esatto equivalente ƒjiów [«degno»] e†mi légein, perché sono degno di parlare si dice, sono giusto di parlare no).

Qui, oltre a un’attenta consultazione del vocabolario (dove sarà utile aver evidenziato le espressioni più problematiche64), ci è di aiuto la libertà espressiva del greco, che diversamente dal latino usa alternare costruzione personale e impersonale senza apprezzabili differenze di senso65. Acquisire familiarità con le due varianti senza drammatizzare il problema, magari allenarsi a scambiarle, è una buona garanzia di saperle riconoscere e interpretare correttamente66.

Michelazzofine.indd Sec1:204Michelazzofine.indd Sec1:204 10-03-2007 14:11:5610-03-2007 14:11:56

Page 205: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 191

SETTIMA UNITÀ

CAPITOLO 19

Morfologia nominale (VI):Nominali della 3ª declinazione con tema in muta e in liquida

CAPITOLO 20 Morfologia verbale (V): Aoristo 1°

Presenti radicali e presenti suffi ssali

CAPITOLO 21 Morfologia verbale (VI): Futuro I

Presente~Imperfetto dei verbi in vocale

CAPITOLO 22

Espressioni predicative introdotte da verbi copulativi

Michelazzofine.indd Sec1:205Michelazzofine.indd Sec1:205 10-03-2007 14:11:5610-03-2007 14:11:56

Page 206: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

192 SETTIMA UNITÀ

Obiettivi:

– prosecuzione dello studio della 3ª decl. con le classi di nominali più direttamente coinvolte nella formazione dell’Aoristo 1°

– attraverso lo studio dell’Aoristo 1°, rifl essione sui meccanismi di svi-luppo della morfologia verbale e sui metodi per risalire al presente

– studio del Futuro e, in parallelo con la sua variante asigmatica, del Presente~Imperfetto dei verbi contratti

– rifl essione sui verbi copulativi e sulle dinamiche comunicative in cui sono coinvolti

Michelazzofine.indd Sec1:206Michelazzofine.indd Sec1:206 10-03-2007 14:11:5710-03-2007 14:11:57

Page 207: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 193

Settima Unità

Capitolo 19Morfologia nominale (VI): Nominali della 3ªdeclinazione con tema in muta e in liquida

19.1. Nominali con tema in muta

La classe dei nominali con tema in muta è piuttosto semplice, data l’assenza di fenomeni fonetici di rilievo. L’unica alterazione si ha con le desinenze in s (NOM~VOC sing., DAT plur.), che producono questi effetti:

• gutturale + s > j • labiale + s > c • dentale + s > la dentale cade senza lasciare traccia.

Tema in gutturale Tema in labiale«custode» «capello» «rapace» «vena» m.~f. neutro

fúlaj yríj ßrpaj NV flécfúlak-ow trix-ów ßrpag-ow G fleb-ówfúlak-i trix-í ßrpag-i D fleb-ífúlak-a tríx-a ßrpag-a ßrpaj A fléb-afúlak-e tríx-e ßrpag-e NAV fléb-efulák-oin trix-oîn Δrpág-oin GD fleb-oînfúlak-ew tríx-ew ßrpag-ew ßrpag-a NV fléb-ewfulák-vn trix-ôn Δrpág-vn G fleb-ônfúlaji yrijí ßrpaji D flecífúlak-aw tríx-aw ßrpag-aw ßrpag-a A fléb-aw

Tema in dentale«attesa» «grazia» «sgraziato» «veste» «corpo» m.~f. neutro

\lpíw xáriw ƒxariw ƒxari N \sy}w sôma\lpíd-ow xárit-ow ˙xárit-ow G \syêt-ow sQmat-ow\lpíd-i xárit-i ˙xárit-i D \syêt-i sQmat-i\lpíd-a xárin ßxarin ƒxari A \syêt-a sôma\lpíw xáriw ƒxariw ƒxari V \sy}w sôma

Francesco Michelazzo, Nuovi itinerari alla scoperta del greco antico. Le strutture fondamentali della lingua greca : fonetica, morfologia, sintassi, semantica, pragmatica, ISBN: 978-88-8453-513-6 (print) ISBN: 978-88-8453-513-9 (online), © Firenze University Press, 2006.

Page 208: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

194 SETTIMA UNITÀ

Osservazioni

1. Fatta eccezione per il participio perfetto masch. e per pochi casi isolati come ˙lQphj «volpe» (GEN ˙lQpekow, DAT ˙lQpeki ecc.) e poúw «piede» (GEN podów, DAT podí ecc.), non c’è allungamento apofonico del NOM sing. masch. e femm.; quando c’è vocale lunga, come in \sy}w e in ¡rvw, essa fa parte della radice e si mantiene quindi in tutta la declinazione.

2. La desinenza -n dell’ACC sing. dei nominali in -id- baritoni (cioè con ac-cento ritratto) come xárin è quella originaria per questo caso (-a è l’esito della vocalizzazione della sonante -n�) .

3. I nominali neutri in -ma (classe numerosa e semanticamente importante) formano i casi retti del sing. da un suffi sso -mn� (cfr. i nomi latini in -men: nomen, agmen ecc.), con vocalizzazione della sonante.

\lpíd-e xárit-e ˙xárit-e NAV \syêt-e sQmat-e\lpíd-oin xarít-oin ˙xarít-oin GD \sy}t-oin svmát-oin\lpíd-ew xárit-ew ˙xárit-ew ˙xárit-a NV \syêt-ew sQmat-a\lpíd-vn xarít-vn ˙xarít-vn G \sy}t-vn svmát-vn\lpísi xárisi ˙xarisi D \syêsi sQmasi\lpíd-aw xárit-aw ˙xárit-aw ˙xárit-a A \syêt-aw sQmat-a ˙xarít-vw Avverbio

Tema in dentale «amore» participio perfetto attivo di timáv «onorare» m. f. n.

¡rvw NV tetimhk-Qw tetimhk-uî-a tetimhk-ów ¡rvt-ow G tetimhk-ót-ow tetimhk-uí-aw tetimhk-ót-ow ¡rvt-i D tetimhk-ót-i tetimhk-uí-Ÿ tetimhk-ót-i ¡rvt-a A tetimhk-ót-a tetimhk-uî-an tetimhk-ów ¡rvt-e NAV tetimhk-ót-e tetimhk-uí-a tetimhk-ót-e \rQt-oin GD tetimhk-ót-oin tetimhk-uí-ain tetimhk-ót-oin ¡rvt-ew NV tetimhk-ót-ew tetimhk-uî-ai tetimhk-ót-a \rQt-vn G tetimhk-ót-vn tetimhk-ui-ôn tetimhk-ót-vn ¡rvsi D tetimhk-ósi tetimhk-uí-aiw tetimhk-ósi ¡rvt-aw A tetimhk-ót-aw tetimhk-uí-aw tetimhk-ót-a

Casi particolari «donna» «re» «notte» «acqua» «lancia» «sogno» «bambino»gun} ƒnaj núj N πdvr dóru ªnar paîwgunaik-ów ƒnakt-ow nukt-ów G πdat-ow dórat-ow •neírat-ow paid-ówgunaik-í ƒnakt-i nukt-í D πdat-i dórat-i •neírat-i paid-ígunaîk-a ƒnakt-a núkt-a A πdvr dóru ªnar paîd-agúnai ƒnaj núj V πdvr dóru ªnar paîgunaîk-e ƒnakt-e núkt-e NAV πdat-e dórat-e •neírat-e paîd-egunaik-oîn ˙nákt-oin nukt-oîn GD ødát-oin dorát-oin •neirát-oin paíd-oingunaîk-ew ƒnakt-ew núkt-ew NV πdat-a dórat-a •neírat-a paîd-ewgunaik-ôn ˙nákt-vn nukt-ôn G ødát-vn dorát-vn •neirát-vn paíd-vngunaijí ƒnaji nují D πda-si dóra-si •neíra-si pai-sígunaîk-aw ƒnakt-aw núkt-aw A πdat-a dórat-a •neírat-a paîd-aw

Michelazzofine.indd Sec1:208Michelazzofine.indd Sec1:208 10-03-2007 14:11:5810-03-2007 14:11:58

Page 209: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 195

4. Il nome yríj «capello» presenta l’originario tema yrix solo nei casi in cui la seconda aspirata -x- si è persa fondendosi col s; per il resto, la tendenza a evitare due aspirate in sillabe consecutive (‘legge di Grassmann’, v. 1.3) ha determinato la perdita di aspirazione nel y- (> t-). – Per l’alternanza di accento (qui e in altri nomi di questa sezione) fra casi retti e casi obliqui v. n. 54 p. 24).

5. Altri nomi con particolarità fl essive: gála «latte» (declinato come ƒnaj); gónu «ginocchio» (come dóru); «par «fegato», fréar «pozzo» (come ªnar); dá-mar «sposa» (GEN dámart-ow, DAT dámart-i ecc.)1.

19.2. Nominali con tema in liquida

I nominali di questa classe presentano caratteristiche

• per un verso, simili a quelli con tema in muta: il s desinenziale del DAT plur. (e, più raramente, del NOM sing.) si aggiunge alla consonante fi nale del tema senza alterazioni fonetiche della vocale precedente2;

• per altro verso, simili a quelli con tema in nasale, per il NOM sing. costituito dal tema puro con allungamento apofonico;

• la maggiore ‘sonorità’ delle liquide (conseguente alla loro natura semivoca-lica: cfr. 1.2) si manifesta in un ristretto gruppo di nominali, esprimenti in prevalenza rapporti di parentela.

Si tratta nel complesso di pochi nominali (ßlw è l’unico con tema in -l-), diversi dei quali di uso raro e/o prevalentemente poetico, tanto che non sem-pre il paradigma è attestato in modo sicuro in tutte le forme.

1 Per le interferenze fra declinazione con tema in -t- e con tema in -s- in nomi neutri dal NOM in -aw v. p. 228.

2 Ci sono anche nomi che alternano forme tipiche dei temi in dentale e altre dei temi in -r-, in genere con prevalenza delle prime (v. nel paragrafo precedente). La fl essione in -r- è prevalente in mártuw (v. qui sotto).

3 Più raramente mártur. Forme alternative sono attestate anche per altri casi: ACC sing. mártun, DAT pl. mártur-si.

4 Più raramente mákarw.

«sale» «nettare» «testimone» «beato» m f nßl-w nékta±r mártuw3 N máka –r4 mákair-a máka ±rΔl-ów néktar-ow mártur-ow G mákar-ow makaír-aw mákar-owΔl-í néktar-i mártur-i D mákar-i makaír-Ÿ mákar-ißl-a néktar mártur-a A mákar-a mákair-an mákarßl-w néktar mártuw V máka ±r mákair-a mákarßl-e – – – mártur-e NAV mákar-e makaír-a mákar-eΔl-oîn – – – martúr-oin GD makár-oin makaír-ain makár-oinßl-ew – – – mártur-ew NV mákar-ew mákair-ai mákar-aΔl-ôn – – – martúr-vn G makár-vn makair-ôn makár-vnΔl-sí – – – mártu-si D mákar-si makaír-aiw mákar-sißl-aw – – – mártur-aw A mákar-aw makaír-aw mákar-a

Michelazzofine.indd Sec1:209Michelazzofine.indd Sec1:209 10-03-2007 14:11:5910-03-2007 14:11:59

Page 210: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

196 SETTIMA UNITÀ

Osservazioni

1. L’aggettivo mákar presenta l’alternanza di forme di 3ª decl. (masch. e neu-tro) e di 1ª decl. (femm.) caratteristica di molti altri aggettivi a tre uscite7.

2. I nomi pat}r, m}thr, yugáthr e ˙n}r presentano sia l’apofonia quan-titativa (alternanza fra -hr del NOM e -er- di altri casi) che quella qualitativa (alternanza fra grado medio -er- e grado zero -r-8). Il grado zero ha prodotto lo

5 Non è sicuro come fosse accentato il VOC (˙pátor oppure ƒpator come sôter?). Le forme del neutro sono, prevedibilmente, di dubbia attestazione.

6 Rispetto ad ƒnyrvpow («uomo» nel senso di «essere umano»), ˙n}r signifi ca ‘maschio nel pieno delle sue forze e funzioni’, e quindi «maschio», «marito», «guerriero», «adulto» ecc. Ciò non toglie comunque che si possano incontrare anche espressioni del tipo ƒndrew brotoí~ynhtoí «uomini mortali» (contrapposti agli dèi immortali, yeoì ƒmbrotoi~˙yánatoi).

7 Cfr. p. 64, 131-132, 160, 194, 265.8 L’alternanza di forme in -er- e in -r- è quella del paradigma dei quattro nomi così come

si è fi ssato nel greco standard, ma – soprattutto in poesia – le due varianti sono attestate pra-ticamente per tutti i casi (con prevalenza di quelle in -er-, più adatte al ritmo dattilico dell’epos e di altri generi poetici). – Il grado forte -or- è impiegato in aggettivi come ˙pátvr~˙m}tvr «privo di padre ~ di madre», e[pátvr «di nobile padre» e simili (alcuni dei quali, come Fi-lopátvr e Filom}tvr, affermatisi quali epiteti di sovrani ellenistici). Molti quelli derivati

«fi era» «salvatore» «etere» «retore» «senza padre» m.-f. n.

y}r svt}r a†y}r N ]}tvr ˙pátvr ˙pátoryhr-ów svtêr-ow a†yér-ow G ]}tor-ow ˙pátor-owyhr-í svtêr-i a†yér-i D ]}tor-i ˙pátor-iyêr-a svtêr-a a†yér-a A ]}tor-a ˙pátor-a ˙pátory}r sôter a†y}r V ]êtor ˙pátor5 ˙pátoryêr-e svtêr-e a†yér-e NAV ]}tor-e ˙pátor-eyhr-oîn svt}r-oin a†yér-oin GD ]htór-oin ˙patór-oin

yêr-ew svtêr-ew a†yér-ew NV ]}tor-ew ˙pátor-ew ˙pátorayhr-ôn svt}r-vn a†yér-vn G ]htór-vn ˙patór-vnyhr-sí svtêr-si a†yér-si D ]}tor-si ˙pátor-siyêr-aw svtêr-aw a†yér-aw A ]}tor-aw ˙pátor-aw ˙pátora

«padre» «madre» «fi glia» «uomo»6 «fuoco» «mano»

pat}r m}thr yugáthr ˙n}r N pûr xeírpatr-ów mhtr-ów yugatr-ów ˙n-d-r-ów G pur-ów xeir-ówpatr-í mhtr-í yugatr-í ˙n-d-r-í D pur-í xeir-ípatér-a mhtér-a yugatér-a ƒn-d-r-a A pûr xeîr-apáter mêter yúgater ƒner V pûr xeírpatér-e mhtér-e yugatér-e ƒn-d-r-e NAV – – xeîr-epatér-oin mhtér-oin yugatér-oin ˙n-d-r-oîn GD – – xeir-oîn

patér-ew mhtér-ew yugatér-ew ƒn-d-r-ew NV pur-á xeîr-ewpatér-vn mhtér-vn yugatér-vn ˙n-d-r-ôn G pur-ôn xeir-ônpatrá-si mhtrá-si yugatrá-si ˙n-d-rá-si D pur-oîw xer-sípatér-aw mhtér-aw yugatér-aw ƒn-d-r-aw A pur-á xeîr-aw

Michelazzofine.indd Sec1:210Michelazzofine.indd Sec1:210 10-03-2007 14:12:0010-03-2007 14:12:00

Page 211: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 197

sviluppo di un suono vocalico a dalla sonante r� al DAT plur., e inoltre in ˙n}r lo sviluppo di un -d- per ragioni eufoniche (fenomeno fonetico defi nito ‘epentesi’ da \pényesiw «inserimento»9).

Capitolo 20Morfologia verbale (V): Aoristo 1°Presenti radicali e presenti suffi ssali

20.1. Aoristo 1° o ‘debole’ (suffi ssale)

L’Aoristo 1° (‘debole’) si forma aggiungendo alla radice un suffi sso che si presenta in due varianti:

• sigmatica (-sa-): interessa i verbi con radice che termina in vocale o in conso-nante muta (gutturale, labiale, dentale);

• apparentemente asigmatica (-a-): interessa i verbi con radice che termina in liquida o nasale (l, m, n, r).

In tutti i casi si determinano fenomeni fonetici: • verbi uscenti in vocale: allungamento della vocale fi nale (a > h10; e > h; o > v);

• verbi uscenti in muta:– gutturale + sa > ja– labiale + sa > ca– dentale + sa > sa (la dentale cade senza lasciare traccia)

• verbi uscenti in liquida o nasale: il s cade provocando allungamento:– al + sa > hla; am + sa > hma; an + sa > hna; ar + sa > hra– el + sa > eila; em + sa > eima; en + sa > eina; er + sa > eira– i e u allungano risp. in i – e u–.

dalla radice di ˙n}r (p.es. ˙g}nvr «eroico, fi ero», megal}nvr «magnanimo, altero», Nikánvr «Nicanore»), alcuni dei quali attestati nella duplice forma ionico-attica -hnor- e dorica -anor- (p.es. e[}nvr ~ E[ánvr) e/o nella duplice forma -anor- ~ -andr- (p.es. E[ánvr~E·androw, &Alejánvr~&Aléjandrow).

9 Si incontra nel caso di successione nasale+liquida, una sequenza di due fonemi semi-vocalici (cfr. 1.2) la cui pronuncia, altrimenti disagevole, viene facilitata appunto con l’ag-giunta di una consonante ‘media’, che è -d- dopo n (come nel nostro caso), -b- dopo m (come in ƒmbrotow «immortale», da ˙-mr�t-ow con epentesi e sviluppo di un suono vocalico nella sonante r�: e v. anche il verbo blQskv da una radice mol~ml, riconoscibile nell’aor. 2° ¡-mol-on e nel fut. mol-oûmai).

10 Ma, come accade con i nominali della 1ª decl. (cfr. p. 28-29), anche qui l’-a- si mantie-ne senza passare ad -h- quando è ‘puro’ (cioè quando è preceduto da e~i~r): così p.es. mentre l’aor. di timáv (alfa impuro) è \-tímh-sa, quello di peiráv (alfa puro) è \-peíra–-sa.

Michelazzofine.indd Sec1:211Michelazzofine.indd Sec1:211 10-03-2007 14:12:0110-03-2007 14:12:01

Page 212: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

198 SETTIMA UNITÀ

Aoristo 1° sigmatico attivo

dhlóv sullégv stréfv kléptv peíyv

Indicativo\-d}lv-sa sun-é-le-ja 1 ¡-stre-ca ¡-kle-ca ¡-pei-sa\-d}lv-sa-w sun-é-le-ja-w 2 ¡-stre-ca-w ¡-kle-ca-w ¡-pei-sa-w\-d}lv-se sun-é-le-je 3 ¡-stre-ce ¡-kle-ce ¡-pei-se\-dhlQ-sa-ton sun-e-lé-ja-ton 2 \-stré-ca-ton \-klé-ca-ton \-peí-sa-ton\-dhlv-sá-thn sun-e-le-já-thn 3 \-stre-cá-thn \-kle-cá-thn \-pei-sá-thn\-dhlQ-sa-men sun-e-lé-ja-men 1 \-stré-ca-men \-klé-ca-men \-peí-sa-men\-dhlQ-sa-te sun-e-lé-ja-te 2 \-stré-ca-te \-klé-ca-te \-peí-sa-te\-d}lv-sa-n sun-é-le-ja-n 3 ¡-stre-ca-n ¡-kle-ca-n ¡-pei-sa-n

Congiuntivo dhlQ-sv sul-lé-jv 1 stré-cv klé-cv peí-sv dhlQ-s+w sul-lé-j+w 2 stré-c+w klé-c+w peí-s+w dhlQ-s+ sul-lé-j+ 3 stré-c+ klé-c+ peí-s+ dhlQ-sh-ton sul-lé-jh-ton 2 stré-ch-ton klé-ch-ton peí-sh-ton dhlQ-sh-ton sul-lé-jh-ton 3 stré-ch-ton klé-ch-ton peí-sh-ton dhlQ-sv-men sul-lé-jv-men 1 stré-cv-men klé-cv-men peí-sv-men dhlQ-sh-te sul-lé-jh-te 2 stré-ch-te klé-ch-te peí-sh-te dhlQ-sv-si sul-lé-jv-si 3 stré-cv-si klé-cv-si peí-sv-si

Ottativo dhlQ-sai-mi sul-lé-jai-mi 1 stré-cai-mi klé-cai-mi peí-sai-mi dhlQ-sai-w sul-lé-jai-w 2 stré-cai-w klé-cai-w peí-sai-w dhlQ-sai sul-lé-jai 3 stré-cai klé-cai peí-sai dhlQ-sai-ton sul-lé-jai-ton 2 stré-cai-ton klé-cai-ton peí-sai-ton dhlv-saí-thn sul-le-jaí-thn 3 stre-caí-thn kle-caí-thn pei-saí-thn dhlQ-sai-men sul-lé-jai-men 1 stré-cai-men klé-cai-men peí-sai-men dhlQ-sai-te sul-lé-jai-te 2 stré-cai-te klé-cai-te peí-sai-te dhlQ-sai-en sul-lé-jai-en 3 stré-cai-en klé-cai-en peí-sai-en

Imperativo d}lv-son súl-le-jon 2 stré-con klé-con peî-son dhlv-sá-tv sul-le-já-tv 3 stre-cá-tv kle-cá-tv pei-sá-tv dhlQ-sa-ton sul-lé-ja-ton 2 stré-ca-ton klé-ca-ton peí-sa-ton dhlv-sá-tvn sul-le-já-tvn 3 stre-cá-tvn kle-cá-tvn pei-sá-tvn dhlQ-sa-te sul-lé-ja-te 2 stré-ca-te klé-ca-te peí-sa-te dhlv-sá-ntvn sul-le-já-ntvn 3 stre-cá-ntvn kle-cá-ntvn pei-sá-ntvn

Infi nito dhlô-sai sul-lé-jai stré-cai klé-cai peî-sai

Participio dhlQ-sa-w sul-lé-ja-w m stré-ca-w klé-ca-w peí-sa-w dhlQ-sa-sa sul-lé-ja-sa f stré-ca-sa klé-ca-sa peí-sa-sa dhlô-sa-n sul-lé-ja-n n stré-ca-n klé-ca-n peî-sa-n

Michelazzofine.indd Sec1:212Michelazzofine.indd Sec1:212 10-03-2007 14:12:0210-03-2007 14:12:02

Page 213: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 199

Aoristo 1° sigmatico medio

dhlóv sullégv stréfv kléptv peíyv

Indicativo\-dhlv-sá-mhn sun-e-le-já-mhn 1 \-stre-cá-mhn \-kle-cá-mhn \-pei-sá-mhn\-dhlQ-sv sun-e-lé-jv 2 \-stré-cv \-klé-cv \-peí-sv\-dhlQ-sa-to sun-e-lé-ja-to 3 \-stré-ca-to \-klé-ca-to \-peí-sa-to\-dhlQ-sa-syon sun-e-lé-ja-syon 2 \-stré-ca-syon \-klé-ca-syon \-peí-sa-syon\-dhlv-sá-syhn sun-e-le-já-syhn 3 \-stre-cá-syhn \-kle-cá-syhn \-pei-sá-syhn\-dhlv-sá-meya sun-e-le-já-meya 1 \-stre-cá-meya \-kle-cá-meya \-pei-sá-meya\-dhlQ-sa-sye sun-e-lé-ja-sye 2 \-stré-ca-sye \-klé-ca-sye \-peí-sa-sye\-dhlQ-sa-nto sun-e-lé-ja-nto 3 \-stré-ca-nto \-klé-ca-nto \-peí-sa-nto

Congiuntivo dhlQ-sv-mai sul-lé-jv-mai 1 stré-cv-mai klé-cv-mai peí-sv-mai dhlQ-s+ sul-lé-j+ 2 stré-c+ klé-c+ peí-s+ dhlQ-sh-tai sul-lé-jh-tai 3 stré-ch-tai klé-ch-tai peí-sh-tai dhlQ-sh-syon sul-lé-jh-syon 2 stré-ch-syon klé-ch-syon peí-sh-syon dhlQ-sh-syon sul-lé-jh-syon 3 stré-ch-syon klé-ch-syon peí-sh-syon dhlv-sQ-meya sul-le-jQ-meya 1 stre-cQ-meya kle-cQ-meya pei-sQ-meya dhlQ-sh-sye sul-lé-jh-sye 2 stré-ch-sye klé-ch-sye peí-sh-sye dhlQ-sv-ntai sul-lé-jv-ntai 3 stré-cv-ntai klé-cv-ntai peí-sv-ntai

Ottativo dhlv-saí-mhn sul-le-jaí-mhn 1 stre-caí-mhn kle-caí-mhn pei-saí-mhn dhlQ-sai-o sul-lé-jai-o 2 stré-cai-o klé-cai-o peí-sai-o dhlQ-sai-to sul-lé-jai-to 3 stré-cai-to klé-cai-to peí-sai-to dhlQ-sai-syon sul-lé-jai-syon 2 stré-cai-syon klé-cai-syon peí-sai-syon dhlv-saí-syhn sul-le-jaí-syhn 3 stre-caí-syhn kle-caí-syhn pei-saí-syhn dhlv-saí-meya sul-le-jaí-meya 1 stre-caí-meya kle-caí-meya pei-saí-meya dhlQ-sai-sye sul-lé-jai-sye 2 stré-cai-sye klé-cai-sye peí-sai-sye dhlQ-sai-nto sul-lé-jai-nto 3 stré-cai-nto klé-cai-nto peí-sai-nto

Imperativo d}lv-sai súl-le-jai 2 stré-cai klé-cai peî-sai dhlv-sá-syv sul-le-já-syv 3 stre-cá-syv kle-cá-syv pei-sá-syv dhlQ-sa-syon sul-lé-ja-syon 2 stré-ca-syon klé-ca-syon peí-sa-syon dhlv-sá-syvn sul-le-já-syvn 3 stre-cá-syvn kle-cá-syvn pei-sá-syvn dhlQ-sa-sye sul-lé-ja-sye 2 stré-ca-sye klé-ca-sye peí-sa-sye dhlv-sá-syvn sul-le-já-syvn 3 stre-cá-syvn kle-cá-syvn pei-sá-syvn

Infi nito dhlQ-sa-syai sul-lé-ja-syai stré-ca-syai klé-ca-syai peí-sa-syai

Participio dhlv-sá-menow sul-le-já-menow m stre-cá-menow kle-cá-menow pei-sá-menow dhlv-sa-ménh sul-le-ja-ménh f stre-ca-ménh kle-ca-ménh pei-sa-ménh dhlv-sá-menon sul-le-já-menon n stre-cá-menon kle-cá-menon pei-sá-menon

Michelazzofine.indd Sec1:213Michelazzofine.indd Sec1:213 10-03-2007 14:12:0310-03-2007 14:12:03

Page 214: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

200 SETTIMA UNITÀ

Aoristo 1° asigmatico attivo

˙ggéllv teínv ménv faínv aÊrv krínv

Indicativo æggeil-a ¡-tein-a ¡-mein-a 1 ¡-fhn-a ‘r-a ¡-krin-a æggeil-a-w ¡-tein-a-w ¡-mein-a-w 2 ¡-fhn-a-w ‘r-a-w ¡-krin-a-w æggeil-e ¡-tein-e ¡-mein-e 3 ¡-fhn-e ‘r-e ¡-krin-e “ggeíl-a-ton \-teín-a-ton \-meín-a-ton 2 \-f}n-a-ton ær-a-ton \-krín-a-ton “ggeil-á-thn \-tein-á-thn \-mein-á-thn 3 \-fhn-á-thn “r-á-thn \-krin-á-thn “ggeíl-a-men \-teín-a-men \-meín-a-men 1 \-f}n-a-men ær-a-men \-krín-a-men “ggeíl-a-te \-teín-a-te \-meín-a-te 2 \-f}n-a-te ær-a-te \-krín-a-te æggeil-a-n ¡-tein-a-n ¡-mein-a-n 3 ¡-fhn-a-n ‘r-a-n ¡-krin-a-n

Congiuntivo ˙ggeíl-v teín-v meín-v 1 f}n-v ƒr-v krín-v ˙ggeíl-+w teín-+w meín-+w 2 f}n-+w ƒr-+w krín-+w ˙ggeíl-+ teín-+ meín-+ 3 f}n-+ ƒr-+ krín-+ ˙ggeíl-h-ton teín-h-ton meín-h-ton 2 f}n-h-ton ƒr-h-ton krín-h-ton ˙ggeíl-h-ton teín-h-ton meín-h-ton 3 f}n-h-ton ƒr-h-ton krín-h-ton ˙ggeíl-v-men teín-v-men meín-v-men 1 f}n-v-men ƒr-v-men krín-v-men ˙ggeíl-h-te teín-h-te meín-h-te 2 f}n-h-te ƒr-h-te krín-h-te ˙ggeíl-v-si teín-v-si meín-v-si 3 f}n-v-si ƒr-v-si krín-v-si

Ottativo ˙ggeíl-ai-mi teín-ai-mi meín-ai-mi 1 f}n-ai-mi ƒr-ai-mi krín-ai-mi ˙ggeíl-ai-w teín-ai-w meín-ai-w 2 f}n-ai-w ƒr-ai-w krín-ai-w ˙ggeíl-ai teín-ai meín-ai 3 f}n-ai ƒr-ai krín-ai ˙ggeíl-ai-ton teín-ai-ton meín-ai-ton 2 f}n-ai-ton ƒr-ai-ton krín-ai-ton ˙ggeil-aí-thn tein-aí-thn mein-aí-thn 3 fhn-aí-thn ˙r-aí-thn krin-aí-thn ˙ggeíl-ai-men teín-ai-men meín-ai-men 1 f}n-ai-men ƒr-ai-men krín-ai-men ˙ggeíl-ai-te teín-ai-te meín-ai-te 2 f}n-ai-te ƒr-ai-te krín-ai-te ˙ggeíl-ai-en teín-ai-en meín-ai-en 3 f}n-ai-en ƒr-ai-en krín-ai-en

Imperativo ƒggeil-on teîn-on meîn-on 2 fên-on Ór-on krîn-on ˙ggeil-á-tv tein-á-tv mein-á-tv 3 fhn-á-tv ˙r-á-tv krin-á-tv ˙ggeíl-a-ton teín-a-ton meín-a-ton 2 f}n-a-ton ƒr-a-ton krín-a-ton ˙ggeil-á-tvn tein-á-tvn mein-á-tvn 3 fhn-á-tvn ˙r-á-tvn krin-á-tvn ˙ggeíl-a-te teín-a-te meín-a-te 2 f}n-a-te ƒr-a-te krín-a-te ˙ggeil-á-ntvn tein-á-ntvn mein-á-ntvn 3 fhn-á-ntvn ˙r-á-ntvn krin-á-ntvn

Infi nito ˙ggeîl-ai teîn-ai meîn-ai fên-ai Ór-ai krîn-ai

Participio ˙ggeíl-a-w teín-a-w meín-a-w m f}n-a-w ƒr-a-w krín-a-w ˙ggeíl-a-sa teín-a-sa meín-a-sa f f}n-a-sa ƒr-a-sa krín-a-sa ˙ggeîl-a-n teîn-a-n meîn-a-n n fên-a-n Ór-a-n krîn-a-n

Michelazzofine.indd Sec1:214Michelazzofine.indd Sec1:214 10-03-2007 14:12:0410-03-2007 14:12:04

Page 215: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 201

Aoristo 1° asigmatico medio

˙ggéllv teínv ménv faínv aÊrv krínv

Indicativo “ggeil-á-mhn \-tein-á-mhn \-mein-á-mhn 1 \-fhn-á-mhn ær-á-mhn \-krin-á-mhn “ggeíl-v \-teín-v \-meín-v 2 \-f}n-v ær-v \-krín-v “ggeíl-a-to \-teín-a-to \-meín-a-to 3 \-f}n-a-to ær-a-to \-krín-a-to “ggeíl-a-syon \-teín-a-syon \-meín-a-syon 2 \-f}n-a-syon ær-a-syon \-krín-a-syon “ggeil-á-syhn \-tein-á-syhn \-mein-á-syhn 3 \-fhn-á-syhn “r-á-syhn \-krin-á-syhn “ggeil-á-meya \-tein-á-meya \-mein-á-meya 1 \-fhn-á-meya “r-á-meya \-krin-á-meya “ggeíl-a-sye \-teín-a-sye \-meín-a-sye 2 \-f}n-a-sye ær-a-sye \-krín-a-sye “ggeíl-a-nto \-teín-a-nto \-meín-a-nto 3 \-f}n-a-nto ær-a-nto \-krín-a-nto

Congiuntivo ˙ggeíl-v-mai teín-v-mai meín-v-mai 1 f}n-v-mai ƒr-v-mai krín-v-mai ˙ggeíl-+ teín-+ meín-+ 2 f}n-+ ƒr-+ krín-+ ˙ggeíl-h-tai teín-h-tai meín-h-tai 3 f}n-h-tai ƒr-h-tai krín-h-tai ˙ggeíl-h-syon teín-h-syon meín-h-syon 2 f}n-h-syon ƒr-h-syon krín-h-syon ˙ggeíl-h-syon teín-h-syon meín-h-syon 3 f}n-h-syon ƒr-h-syon krín-h-syon ˙ggeil-Q-meya tein-Q-meya mein-Q-meya 1 fhn-Q-meya ˙r-Q-meya krin-Q-meya ˙ggeíl-h-sye teín-h-sye meín-h-sye 2 f}n-h-sye ƒr-h-sye krín-h-sye ˙ggeíl-v-ntai teín-v-ntai meín-v-ntai 3 f}n-v-ntai ƒr-v-ntai krín-v-ntai

Ottativo ˙ggeil-aí-mhn tein-aí-mhn mein-aí-mhn 1 fhn-aí-mhn ˙r-aí-mhn krin-aí-mhn ˙ggeíl-ai-o teín-ai-o meín-ai-o 2 f}n-ai-o ƒr-ai-o krín-ai-o ˙ggeíl-ai-to teín-ai-to meín-ai-to 3 f}n-ai-to ƒr-ai-to krín-ai-to ˙ggeíl-ai-syon teín-ai-syon meín-ai-syon 2 f}n-ai-syon ƒr-ai-syon krín-ai-syon ˙ggeil-aí-syhn tein-aí-syhn mein-aí-syhn 3 fhn-aí-syhn ˙r-aí-syhn krin-aí-syhn ˙ggeil-aí-meya tein-aí-meya mein-aí-meya 1 fhn-aí-meya ˙r-aí-meya krin-aí-meya ˙ggeíl-ai-sye teín-ai-sye meín-ai-sye 2 f}n-ai-sye ƒr-ai-sye krín-ai-sye ˙ggeíl-ai-nto teín-ai-nto meín-ai-nto 3 f}n-ai-nto ƒr-ai-nto krín-ai-nto

Imperativo ƒggeil-ai teîn-ai meîn-ai 2 fên-ai Ór-ai krîn-ai ˙ggeil-á-syv tein-á-syv mein-á-syv 3 fhn-á-syv ˙r-á-syv krin-á-syv ˙ggeíl-a-syon teín-a-syon meín-a-syon 2 f}n-a-syon ƒr-a-syon krín-a-syon ˙ggeil-á-syvn tein-á-syvn mein-á-syvn 3 fhn-á-syvn r-á-syvn krin-á-syvn ˙ggeíl-a-sye teín-a-sye meín-a-sye 2 f}n-a-sye ƒr-a-sye krín-a-sye ˙ggeil-á-syvn tein-á-syvn mein-á-syvn 3 fhn-á-syvn r-á-syvn krin-á-syvn

Infi nito ˙ggeíl-a-syai teín-a-syai meín-a-syai f}n-a-syai ƒr-a-syai krín-a-syai

Participio ˙ggeil-á-menow tein-á-menow mein-á-menow m fhn-á-menow ˙r-á-menow krin-á-menow ˙ggeil-a-ménh tein-a-ménh mein-a-ménh f fhn-a-ménh ˙r-a-ménh krin-a-ménh ˙ggeil-á-menon tein-á-menon mein-á-menon n fhn-á-menon ˙r-á-menon krin-á-menon

Michelazzofine.indd Sec1:215Michelazzofine.indd Sec1:215 10-03-2007 14:12:0510-03-2007 14:12:05

Page 216: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

202 SETTIMA UNITÀ

Osservazioni1. Come nelle altre forme di aoristo (2° e 3°), anche qui l’aumento caratteristi-

co dei tempi storici interessa solo l’indicativo.

2. Il congiuntivo – e solo esso – segue la coniugazione tematica. Al suffi sso temporale -a- si sovrappongono le desinenze (dei tempi principali, come sempre nel congiuntivo) con ‘incorporata’ la vocale tematica lunga -h-/-v-. Ne risultano così forme che assomigliano11 a quelle del futuro.

3. Nell’ottativo il suffi sso -a- è ampliato con l’aggiunta dello -i- caratteristico di questo modo verbale. Da notare poi l’esistenza di alcune forme alternative: 2ª pers. sing. att. -eiaw (dhlQseiaw, ˙ggeíleiaw ecc.), 3ª sing. -eie (dhlQseie, ˙ggeí-leie ecc.), 3ª plur. -eian (dhlQseian, ˙ggeíleian ecc.).

4. Nell’imperativo esistono, come per gli altri tempi, forme alternative alla 3ª plur., attivo (dhlvsátvsan, ˙ggeilátvsan ecc.) e medio (dhlvsásyvsan, ˙ggei-lásyvsan ecc.).

5. Il participio segue la declinazione dei nomi con tema in -ant- (v. p. 132).

6. Nella 2ª pers. sing. med. si ha caduta del -s- intervocalico all’ind. (\dhlQ-sa-so > \dhlQsv, “ggeíla-so > “ggeílv ecc.) e all’ott. (dhlQsai-so > dhlQsaio, ˙ggeílai-so > ˙ggeílaio ecc.).

7. Forme ambigue (evidenziate in corsivo):

• le tre forme con desinenza -ai (3ª sing. ott. attivo, inf. attivo, 2ª sing. imper. med.), dove la diversa quantità (lunga nel primo caso, breve negli altri due) non sempre dà luogo a diversa accentazione12;

• la 3ª sing. del cong. att. coincide con la 2ª sing. del cong. medio (come del resto accade nel cong. di tutti i tempi);

• la 3ª plur. imper. att. coincide col gen. plur. del participio;

• limitatamente all’aor. sigmatico: la 1ª sing. cong. att. coincide con la 1ª sing. ind. att. del fut. sigmatico; la 3ª sing. cong. att. e la 2ª sing. cong. med. sono identiche, e inoltre coincidono con la 2ª pers. sing. med. dell’ind. fu-turo sigmatico; nei verbi bisillabici la 2ª sing. imper. att. coincide col part. futuro neutro sing.

• limitatamente all’aor. asigmatico: possono verifi carsi – per i motivi che diremo più avanti – altre sovrapposizioni, legate a circostanze particolari.

11 Si tratta niente più che di somiglianza, perché – come vedremo a suo tempo – nel Futuro non esiste il modo Congiuntivo (quindi p.es. peisQmeya «obbediamo», con vocale tematica lunga, può essere solo cong. aoristo, da non confondere con l’ind. futuro peisómeya «obbediremo»)!

12 La massima differenziazione si ha con le forme almeno trisillabiche e con penultima sillaba lunga, come in dhlóv e ggéllv (dhlQsai~˙ggeílai = ottativo att., dhlôsai~˙ggeîlai = infi nito med., d}lvsai~ƒggeilai = imperativo med., con la ritrazione dell’accento frequen-te in questo modo verbale); altrimenti:

• forme plurisillabiche con penultima breve (come in sullégv): si confondono otta-tivo e infi nito;

• forme bisillabiche con penultima lunga (come in peíyv, ménv ecc.): si confondono infi nito e imperativo;

• forme bisillabiche con penultima breve (come in stréfv e kléptv): le tre voci sono indistinguibili.

Michelazzofine.indd Sec1:216Michelazzofine.indd Sec1:216 10-03-2007 14:12:0610-03-2007 14:12:06

Page 217: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 203

20.2. Tema dell’aoristo e tema del presente. Presente con suffi sso -jv

Via via che si procede nello studio dei tempi verbali diviene sempre più importante – a maggior ragione in un sistema verbale multiforme e relativamente poco sistematico come quello greco – la capacità di risalire alla forma-base del presente, quella registrata nel vocabolario13.

Per l’Aoristo 2° questa operazione è relativamente facile, non solo per-ché si tratta di un gruppo circoscritto di verbi quasi tutti semanticamente importanti (e di uso frequente), ma anche perché la varietà nel tema del presente è riconducibile a meccanismi morfologici che

• o non compromettono l’identità fonetica della radice (è il caso degli amplia-menti in -skv o in nasale e del raddoppiamento) ...

• ... o – quando la modifi cano (è il caso dell’apofonia) – la lasciano comunque abbastanza agevolmente riconoscibile.

Al contrario, in molti dei verbi con Aoristo 1° il presente si forma mediante aggiunta di un suffi sso -jv14, che dà luogo ad alterazioni fone-tiche di vario genere a seconda del tipo di fonema con cui il -j- viene a contatto:

• gutturale+ jv> -ssv (in attico -ttv): prag-jv>prássv fulak-jv>fulássv tarax-jv>tarássv [anche > -zv: sfag-jv > sfázv]15

• labiale + jv > -ptv: blab-jv > bláptv klep-jv > kléptv yaf-jv > yáptv

• dentali: d + jv > -zv: nomid-jv > nomízv t /y + jv > -ssv: \ret-jv > \réssv play-jv > plássv

• liquide e nasali: l + jv > -llv: sfal-jv > sfállv ˙ggel-jv > ˙ggéllv an/ar + -jv > -aínv/-aírv: fan-jv > faínv ˙r-jv > aÊrv en/er+-jv, in/ir+-jv, un/ur+-jv: caduta del -j- e allungamento di compenso16

13 L’uso di schedare i verbi alla voce del presente può apparire scontato, ma in fi n dei conti è convenzionale. Per paradosso si può dire che forse sarebbe morfologicamente più motivato e didatticamente più utile registrare i verbi greci... alla voce del futuro (cfr. p. 173 e 209)!

14 Fra i verbi con aor. 2° elencati a p. 175, invece, solo bállv forma il presente con questo suffi sso (bal-j v > bállv).

15 Per lo più con verbi onomatopeici indicanti suono come krázv «gridare», stenázv «gemere», ecc.

16 In en / er l’allungamento dà ein / eir; in in / ir e un / ur si manifesta solo nella quantità lunga della vocale (p.es. da una radice su±r si ha il pres. su±vr-j v > su–vrv). In tutti questi casi comunque il risultato è che il tema del presente e quello dell’aoristo coincidono, e che alcune forme sono indistinguibili: la 3ª sing. ind. att. (¡teinen, ¡krinen: coincide con la 3ª sing. del-l’imperfetto), la 2ª sing. imper. att. (teînon, krînon: coincide col part. pres. neutro) e infi ne l’intera serie delle forme del congiuntivo, att. e medio.

Michelazzofine.indd Sec1:217Michelazzofine.indd Sec1:217 10-03-2007 14:12:0710-03-2007 14:12:07

Page 218: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

204 SETTIMA UNITÀ

Dal punto di vista pratico la diffi coltà sta nel fatto che queste alterazio-ni hanno effetto solo per il Presente~Imperfetto: negli altri tempi, cioè, i verbi a presente ‘suffi ssale’ si comportano come quelli a presente ‘radicale’ (formato senza suffi ssi). Ciò signifi ca che

dallo sviluppo del paradigma di un determinato verbo non è automati-co ricavare la forma che esso ha nel Presente.

Per rappresentare questa situazione, nelle tabelle delle p. 198-201 sono stati affi ancati esempi dei due tipi di verbi:

• per l’aor. sigmatico sono stati utilizzati in prevalenza verbi a presente radica-le17 (nei quali l’aoristo si costruisce dallo stesso tema del presente), ma anche un verbo a presente suffi ssale (kléptv, radice klep-, che ha una coniugazione dell’aor. identica a quella del presente radicale stréfv);

• per l’aor. asigmatico sono stati utilizzati in prevalenza verbi a presente suffi s-sale, ma anche un verbo a presente radicale (ménv, radice men-, che ha una coniugazione dell’aor. identica a quella del presente suffi ssale teínv).

17 In realtà, anche molti verbi in vocale sono da considerare fra quelli che formano il presente col suffi sso -j v: in questo caso però il -j -, trovandosi in posizione intervocalica, è caduto senza produrre effetti fonetici.

18 In questo riquadro di carattere metodologico (e negli altri analoghi delle p. 212, 232, 240-241) non si prende in considerazione la possibilità che il verbo in questione formi il presente secondo il modello della coniugazione atematica in -mi (p.es. l’aor. ¡deija «mostrai» e il fut. deíjv «mostrerò» derivano dalla radice deik che ha un presente deíknumi). Si tratta comunque di un gruppo di verbi circoscritto e di facile identifi cazione, che sarà descritto più avanti (cap. 29).

' Per risalire dall’Aor. 1° al Presente18

Volendo schematizzare il procedimento per risalire al Presente da una for-ma di Aoristo 1° sigmatico, possiamo dire che:

• a un aor. -sa può corrispondere – pres. radicale con tema in dentale (-dv opp. -yv opp. -tv), opp. in vocale – pres. suffi ssale da un tema in dentale (-zv o più raramente -ssv)

• a un aor. -ja può corrispondere – pres. radicale con tema in gutturale (-gv opp. -kv opp. -xv) – pres. suffi ssale da un tema in gutturale (-ssv o più raramente -zv)

• a un aor. -ca può corrispondere – pres. radicale con tema in labiale (-bv opp. -pv opp. -fv) – pres. suffi ssale da un tema in labiale (-ptv)

• a un aor. -eina può corrispondere – pres. radicale in -énv – pres. suffi ssale in -eínv • a un aor. -eira può corrispondere – pres. radicale in -érv – pres. suffi ssale in -eírv ecc.

Ma una simile casistica ha valore più in astratto (per elencare le alternative teoricamente possibili) che nella pratica didattica concreta. La miglior garanzia

Michelazzofine.indd Sec1:218Michelazzofine.indd Sec1:218 10-03-2007 14:12:0810-03-2007 14:12:08

Page 219: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 205

19 P.es. di fronte a una forma come ¡kleca («io rubai», aor. di kléptv) – che oltretutto si può esser tentati di scomporre in ¡k-leca, anziché in ¡-kleca... – sarà di aiuto l’idea, pur vaga, di una radice klep/klop esprimente la nozione del ‘rubare’: cercando, appunto, alle voci klep- e/o klop- non è diffi cile incontrare parole per le quali il vocabolario rimanda a kléptv.

20 P.es. da allenare si hanno in ital. parole come allenatore e allenamento; da eserci-tare parole come esercitatore (?) e esercitazione; da preparare parole come preparatore, preparazione, preparativo ecc. – Il fatto che si dica allenamento ma non *allenazione, e al-l’opposto esercitazione e preparazione ma non *esercitamento né *preparamento, dimostra ancora una volta che i fenomeni linguistici presentano, accanto ad aspetti di sistematicità e ‘razionalità’, anche ampi margini di imprevedibilità e di incoerenza.

di identifi care rapidamente il presente non sta infatti nel passare in rassegna tutte le varie possibilità in modo meccanico, ma nel fatto di conoscere molte parole – anzi: molte famiglie di parole – così da permettere una ricerca mirata, restringendo il campo delle possibilità19.

Nell’Aoristo 1° questa capacità di integrare lo studio morfologico con quel-lo semantico-lessicale (per cui il signifi cato di una parola aiuta a riconoscerne i caratteri morfologici, e viceversa) è – per i motivi che abbiamo detto – ancor più preziosa che nell’Aoristo 2°, e merita di essere coltivata e sviluppata con cura (p.es. compilando elenchi di radici importanti come quelli di p. 177).

Produzione di nominali mediante suffi ssazione

In questa ‘alleanza’ tra morfologia (nominale e verbale) e semantica è utile mettere a frutto un importante fenomeno che il greco condivide con molte altre lingue evolute (italiano compreso): la creazione di famiglie di parole mediante aggiunta di suffi ssi a una radice20.

Ecco alcuni esempi per il greco, con l’indicazione degli esiti fonetici che si producono di volta in volta nella ‘saldatura’ del suffi sso alla radice:

• suff. -thw (indica colui che esercita una certa attività o è in una certa condizione):– rad. uscente in vocale: > allungamento della vocale– rad. in gutturale: > -kthw– rad. in labiale: > -pthw– rad. in dentale: > -sthw– rad. in liquida o nasale: > -lthw, -rthw, -nthw

• suff. -siw (indica l’esercizio di un’attività o condizione):– rad. in vocale: > allungamento della vocale– rad. in gutturale: > -jiw– rad. in labiale: > -ciw– rad. in dentale: > -siw– rad. in liquida o nasale: > -lsiw, -rsiw, -nsiw

• suff. -ma (indica il risultato di un’attività o condizione):– rad. in vocale: > allungamento della vocale– rad. in gutturale: > -gma– rad. in labiale: > -mma– rad. in dentale: > -sma– rad. in liquida o nasale: > -lma, -rma, -sma

Michelazzofine.indd Sec1:219Michelazzofine.indd Sec1:219 10-03-2007 14:12:0910-03-2007 14:12:09

Page 220: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

206 SETTIMA UNITÀ

• suff. -tów ~ -téow (danno luogo alla formazione di aggettivi verbali, v. 30.1):– rad. in vocale: > allungamento della vocale– rad. in gutturale: > -któw ~ -ktéow– rad. in labiale: > -ptów ~ -ptéow– rad. in dentale: > -stów ~ -stéow– rad. in liquida o nasale: > -ltów, -rtów, -ntów ~ -ltéow, -rtéow, -ntéow

Ecco esemplifi cato il ragionamento per risalire al presente di un verbo sfruttando le indicazioni che il vocabolario dà per parole ad esso collegate:

• aor. \poíhsa (radice in vocale oppure in dentale): si può risalire a poiév da parole come poiht}w, poíhsiw, poíhma ecc.

• aor. \nómisa (radice in vocale oppure in dentale): si può risalire a nomízv da parole come nómisma ecc. • aor. ¡plasa (radice in dentale): si può risalire a plássv da parole come plásthw, plásiw, plásma ecc.

• aor. ¡praja (radice in gutturale): si può risalire a prássv da parole come prâjiw, prâgma ecc.

• aor. ¡bleca (radice in labiale): si può risalire a blépv da parole come bléciw, blémma ecc.

• aor. \káyhra (radice in liquida): si può risalire a kayaírv da parole come káyarsiw, káyarma ecc.

• aor. πfhna (radice in nasale): si può risalire a øfaínv da parole come øfánthw, πfansiw, πfasma ecc.

Elenco di verbi con ampliamento del presente in -jv

Verbi con tema in gutturale (presente in -ssv)[suffi ssi: -kthw, -jiw, -gma, -któw~-éow]˙fissv (Ïssv) – ˙llássv – ∞líssv – khrússv – leússv – •rússv – pás-sv – patássv – péssv – plássv – prássv – ptússv – tarássv – tássv – frássv – fulássv

Verbi con tema in gutturale (presente in -zv)[suffi ssi: -kthw, -jiw, -gma, -któw~-éow]krázv – o†mQzv – paízv – stenázv – sfázv

Verbi con tema in labiale (presente in -ptv)[suffi ssi: -pthw, -ciw, -mma, -ptów~-éow]ßptv – ˙stráptv – bláptv – yáptv – kalúptv – kámptv – kléptv – kóptv – krúptv – píptv – ]áptv – ]íptv – skáptv – sképtomai – sk}ptv – túptv

Verbi con tema in dentale (presente in -zv)[suffi ssi: -sthw, -siw, -sma, -stów~-éow]˙gvnízomai – kontízv – nagkázv – Δrmóttv (-zv) – Δrpázv – badízv – biázv – bibázv – dojázv – £zomai – \ggízv – \yízv – \lpízv – \rgázomai – \rízv – \tázv – yaumázv – (kay)®zv – klúzv – kolázv – komízv – ktízv – nomízv –

Michelazzofine.indd Sec1:220Michelazzofine.indd Sec1:220 10-03-2007 14:12:1010-03-2007 14:12:10

Page 221: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 207

Capitolo 21Morfologia verbale (VI): Futuro IPresente~Imperfetto dei verbi in vocale

Prima di completare lo studio dell’aoristo (con l’aor. 3° e l’aor. passi-vo, che sono trattati nel cap. 24), prendiamo ora in esame il Futuro, che presenta caratteristiche morfologiche in parte simili a quelle dell’aor. 1°. La variante asigmatica del Futuro I, caratterizzata dal fenomeno mor-fologico della contrazione, offre inoltre l’occasione per un confronto col Presente~Imperfetto dei verbi contratti.

21.1. Il Futuro nel sistema verbale greco

In 15.1, abbozzando una prima rappresentazione del sistema ver-bale greco, si è visto che il Presente e il Perfetto hanno ciascuno due ‘diramazioni’ temporali (nel passato e nel futuro) ma che – a differenza dell’Imperfetto e del Piuccheperfetto – il Futuro (nelle due varianti di Futuro I e Futuro II) ha anche una sua autonomia, tanto da poter essere considerato per certi aspetti un tempo a sé stante.

Questa natura è confermata – anziché smentita – dal fatto che il Futuro abbia un’articolazione modale ridotta, mancando del Congiuntivo e del-l’Imperativo: fatto che si spiega pensando che in origine il Futuro dovesse

o†kízv – •neidízv – •nomázv – •rgízomai – rízv – rmízv – pelázv – safhnízv – skeuázv – spoudázv – stoixízv – sxízv – sœzv – teixízv – frázv – xarízo-mai – xvrízv – chfízv

Verbi con tema in -l- (presente in -llv)[suffi ssi: -lthw, -lsiw, -lma, -ltów~-éow]˙ggéllv – ßllomai – bállv – stéllv – sfállv – téllv

Verbi con tema in -n- (presente in -aínv, -eínv, -ínv, -únv)[suffi ssi: -nthw, -nsiw, -sma, -ntów~-éow]a†sxúnv – múnv – baínv – \ntúnv – \piklínv – kerdaínv – krínv – kteínv – •júnv – semnúnv – shmaínv – sínv – teínv – øgiaínv – øfaínv – faínv – xalepaínv

Verbi con tema in -r- (presente in -aírv, -eírv, -írv, -úrv)[suffi ssi: -rthw, -rsiw, -rma, -rtów~-éow]˙geírv – aÊrv – deírv (dérv) – \geírv – kayaírv – martúromai – •dúromai – o†kt(e)írv – •lofúromai – speírv – súrv – teírv – tekmaíromai – fyeírv – xaírv

Michelazzofine.indd Sec1:221Michelazzofine.indd Sec1:221 10-03-2007 14:12:1210-03-2007 14:12:12

Page 222: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

208 SETTIMA UNITÀ

esprimere anche o principalmente un’idea volitiva, tanto da rendere super-fl ui appunto i due modi verbali più vicini a tale campo semantico. Non sor-prende allora vederlo impiegato per nozioni di carattere dinamico-volitivo:

• fra quelle riconducibili alla funzione Appositiva (cfr. 10.1):– l’idea di scopo (part. futuro)– l’idea di conseguenza ‘teorica’ (frase relativa con verbo al futuro)– l’idea di condizione (\f& >[te] + futuro)

• fra quelle riconducibili alla funzione Predicativa (cfr. 18.2):– con i verba curandi (–pvw + futuro)– con i verbi di pensare, supporre, garantire, giurare (che proprio il futuro

contribuisce a orientare, almeno parzialmente, in senso dinamico: v. p. 183).

In questo capitolo ci occuperemo del Futuro I (quello riferibile al siste-ma del Presente), rimandando la trattazione del Futuro II a 30.2.

21.2. Futuro I (coniugazione tematica e suffi ssale)

Il Futuro I (ma d’ora in poi parleremo semplicemente di ‘futuro’) ha ca-ratteristiche che lo avvicinano per un verso al presente, per l’altro all’aor. 1°:

• con il Presente condivide la presenza della vocale tematica e/o;

• con l’Aor. 1° condivide il fatto di formarsi con l’aggiunta alla radice di un suf-fi sso che si presenta in duplice forma:– sigmatica: interessa i verbi con radice che termina in vocale o in consonan-

te muta (gutturale, labiale, dentale);– apparentemente asigmatica: interessa i verbi con radice che termina in li-

quida o nasale (l, m, n, r);

• si può dire quindi che il Futuro ha un tipo di coniugazione al tempo stesso tematica e suffi ssale.

Anche gli esiti fonetici sono in parte simili a quelli dell’Aor. 1°:

• verbi uscenti in vocale: allungamento della vocale (a > h21; e > h; o > v);

• verbi uscenti in muta:– gutturale + s > j– labiale + s > c– dentale + s > s (la dentale cade senza lasciare traccia)

• verbi uscenti in liquida o nasale: aggiunta di un suffi sso -es-, caduta del s trovatosi in posizione intervocali-

ca fra -e- e la vocale tematica e/o, contrazione dei due fonemi vocalici così venuti a contatto (p.es. da una radice uscente in -l: ind. att. 1ª plur. -l-es-o-men > -l-e-o-men > -loûmen; 2ª plur. -l-es-e-te > -l-e-e-te > -leîte; ecc.).

21 Anche qui l’-a- si mantiene senza passare ad -h- quando è ‘puro’ (cioè quando è pre-ceduto da e~i~r): così p.es. mentre il fut. di timáv (alfa impuro) è tim}-sv, quello di peiráv (alfa puro) è peira –-sv.

Michelazzofine.indd Sec1:222Michelazzofine.indd Sec1:222 10-03-2007 14:12:1210-03-2007 14:12:12

Page 223: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 209

' Varietà morfologica dei tempi verbali (e relativa semplicità e prevedibilità del Futuro)

Nonostante la scelta di accostare il futuro all’aor. 1° (in modo da valoriz-zare didatticamente le analogie morfologiche fra i due tempi), l’articolazione del futuro in due varianti (sigmatica/asigmatica, in rapporto alle caratteristiche fonetiche della radice) interessa tutti i verbi (anche quelli in -mi), indipenden-temente dal fatto che abbiano l’aor. 1° o 2° o 3°. Questo fatto lo rende diverso dagli altri tempi, la cui formazione non è sostanzialmente prevedibile in base alle caratteristiche fonetiche della radice; possiamo invece dire che, di norma, ogni verbo

• avrà il fut. sigmatico se la sua radice esce in vocale o in muta;

• avrà il fut. asigmatico se esce in liquida o in nasale.

Il futuro attivo~medio (il passivo, come si è detto, ha una formazione di-versa) è insomma un tempo ‘prevedibile’, come mostra lo schema seguente che riassume le varietà morfologiche dei singoli tempi:

1. Presente~Imperfetto (imprevedibile):a. coniug. tematica in -v [radicale opp. suffi ssale]b. coniug. atematica in -mi [radicale opp. suffi ssale]

2. Futuro I attivo e medio (prevedibile): [sigmatico opp. asigmatico]

3. Aoristo attivo e medio (imprevedibile):a. debole (aor. 1°) [sigmatico opp. asigmatico]b. forte (aor. 2°)c. fortissimo (aor. 3°)

4. Aoristo passivo e Futuro passivo (parzialmente prevedibile):a. deboleb. forte

5. Perfetto~Piuccheperfetto attivo (imprevedibile):a. deboleb. forte [con opp. senza aspirazione]c. fortissimo

6. Perfetto~Piuccheperfetto medio~passivo (prevedibile)

7. Futuro II (prevedibile)

Da un punto di vista puramente morfologico quindi il Futuro avrebbe titolo – assai più del Presente – per essere scelto come tempo-base del paradigma verbale (cioè come forma-base con la quale registrare un verbo sul vocabola-rio): appunto per la maggior facilità di prevederne la formazione sulla base del-le caratteristiche della radice22.

22 Prevedibile è anche la formazione del Perfetto medio-passivo e del Futuro II (che da esso deriva): ma trattandosi di tempi che, per così dire, sono posti ‘all’estremità’ del pa-radigma verbale e che scontano diffi coltà di altro genere (il raddoppiamento caratteristico del Perfetto e relative alterazioni, la totale diversità fra attivo e medio-passivo, la varietà di esiti fonetici nelle diverse persone, la formazione perifrastica di alcuni modi verbali ecc.), è evidente l’assai maggiore funzionalità didattica del Futuro.

Michelazzofine.indd Sec1:223Michelazzofine.indd Sec1:223 10-03-2007 14:12:1310-03-2007 14:12:13

Page 224: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

210 SETTIMA UNITÀ

Futuro sigmatico

dhlóv sullégv stréfv kléptv peíyvIndicativo attivo

dhlQ-sv sullé-jv 1 stré-cv klé-cv peí-svdhlQ-seiw sullé-jeiw 2 stré-ceiw klé-ceiw peí-seiwdhlQ-sei sullé-jei 3 stré-cei klé-cei peí-seidhlQ-se-ton sullé-je-ton 2 stré-ce-ton klé-ce-ton peí-se-tondhlQ-se-ton sullé-je-ton 3 stré-ce-ton klé-ce-ton peí-se-tondhlQ-so-men sullé-jo-men 1 stré-co-men klé-co-men peí-so-mendhlQ-se-te sullé-je-te 2 stré-ce-te klé-ce-te peí-se-tedhlQ-sousi sullé-jousi 3 stré-cousi klé-cousi peí-sousi

Ottativo attivodhlQ-soi-mi sullé-joi-mi 1 stré-coi-mi klé-coi-mi peí-soi-midhlQ-soi-w sullé-joi-w 2 stré-coi-w klé-coi-w peí-soi-wdhlQ-soi sullé-joi 3 stré-coi klé-coi peí-soidhlQ-soi-ton sullé-joi-ton 2 stré-coi-ton klé-coi-ton peí-soi-tondhlv-soí-thn sulle-joí-thn 3 stre-coí-thn kle-coí-thn pei-soí-thndhlQ-soi-men sullé-joi-men 1 stré-coi-men klé-coi-men peí-soi-mendhlQ-soi-te sullé-joi-te 2 stré-coi-te klé-coi-te peí-soi-tedhlQ-soi-en sullé-joi-en 3 stré-coi-en klé-coi-en peí-soi-en

Infi nito attivodhlQ-sein sullé-jein stré-cein klé-cein peí-sein

Participio attivodhlQ-svn sullé-jvn m stré-cvn klé-cvn peí-svndhlQ-sousa sullé-jousa f stré-cousa klé-cousa peí-sousadhlô-son sullé-jon n stré-con klé-con peî-son

Indicativo mediodhlQ-so-mai sullé-jo-mai 1 stré-co-mai klé-co-mai peí-so-maidhlQ-s+ [-sei] sullé-j+ [-jei] 2 stré-c+ [-cei] klé-c+ [-cei] peí-s+ [-sei]dhlQ-se-tai sullé-je-tai 3 stré-ce-tai klé-ce-tai peí-se-taidhlQ-se-syon sullé-je-syon 2 stré-ce-syon klé-ce-syon peí-se-syondhlQ-se-syon sullé-je-syon 3 stré-ce-syon klé-ce-syon peí-se-syondhlv-só-meya sulle-jó-meya 1 stre-có-meya kle-có-meya pei-só-meyadhlQ-se-sye sullé-je-sye 2 stré-ce-sye klé-ce-sye peí-se-syedhlQ-so-ntai sullé-jo-ntai 3 stré-co-ntai klé-co-ntai peí-so-ntai

Ottativo mediodhlv-soí-mhn sulle-joí-mhn 1 stre-coí-mhn kle-coí-mhn pei-soí-mhndhlQ-soi-o sullé-joi-o 2 stré-coi-o klé-coi-o peí-soi-odhlQ-soi-to sullé-joi-to 3 stré-coi-to klé-coi-to peí-soi-todhlQ-soi-syon sullé-joi-syon 2 stré-coi-syon klé-coi-syon peí-soi-syondhlv-soí-syhn sulle-joí-syhn 3 stre-coí-syhn kle-coí-syhn pei-soí-syhndhlv-soí-meya sulle-joí-meya 1 stre-coí-meya kle-coí-meya pei-soí-meyadhlQ-soi-sye sullé-joi-sye 2 stré-coi-sye klé-coi-sye peí-soi-syedhlQ-soi-nto sullé-joi-nto 3 stré-coi-nto klé-coi-nto peí-soi-nto

Infi nito mediodhlQ-se-syai sullé-je-syai stré-ce-syai klé-ce-syai peí-se-syai

Participio mediodhlv-só-menow sulle-jó-menow m stre-có-menow kle-có-menow pei-só-menowdhlv-so-ménh sulle-jo-ménh f stre-co-ménh kle-co-ménh pei-so-ménhdhlv-só-menon sulle-jó-menon n stre-có-menon kle-có-menon pei-só-menon

Michelazzofine.indd Sec1:224Michelazzofine.indd Sec1:224 10-03-2007 14:12:1410-03-2007 14:12:14

Page 225: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 211

Futuro asigmatico ˙ggéllv teínv ménv faínv aÊrv krínv

Indicativo attivo˙ggel-ô ten-ô men-ô 1 fan-ô ˙r-ô krin-ô˙ggel-eîw ten-eîw men-eîw 2 fan-eîw ˙r-eîw krin-eîw˙ggel-eî ten-eî men-eî 3 fan-eî ˙r-eî krin-eî˙ggel-eî-ton ten-eî-ton men-eî-ton 2 fan-eî-ton ˙r-eî-ton krin-eî-ton˙ggel-eî-ton ten-eî-ton men-eî-ton 3 fan-eî-ton ˙r-eî-ton krin-eî-ton˙ggel-oû-men ten-oû-men men-oû-men 1 fan-oû-men ˙r-oû-men krin-oû-men˙ggel-eî-te ten-eî-te men-eî-te 2 fan-eî-te ˙r-eî-te krin-eî-te˙ggel-oûsi ten-oûsi men-oûsi 3 fan-oûsi ˙r-oûsi krin-oûsi

Ottativo attivo˙ggel-oí-h-n ten-oí-h-n men-oí-h-n 1 fan-oí-h-n ˙r-oí-h-n krin-oí-h-n˙ggel-oí-h-w ten-oí-h-w men-oí-h-w 2 fan-oí-h-w ˙r-oí-h-w krin-oí-h-w˙ggel-oí-h ten-oí-h men-oí-h 3 fan-oí-h ˙r-oí-h krin-oí-h˙ggel-oî-ton ten-oî-ton men-oî-ton 2 fan-oî-ton ˙r-oî-ton krin-oî-ton˙ggel-oí-thn ten-oí-thn men-oí-thn 3 fan-oí-thn ˙r-oí-thn krin-oí-thn˙ggel-oî-men ten-oî-men men-oî-men 1 fan-oî-men ˙r-oî-men krin-oî-men˙ggel-oî-te ten-oî-te men-oî-te 2 fan-oî-te ˙r-oî-te krin-oî-te˙ggel-oî-en ten-oî-en men-oî-en 3 fan-oî-en ˙r-oî-en krin-oî-en

Infi nito attivo˙ggel-eîn ten-eîn men-eîn fan-eîn ˙r-eîn krin-eîn

Participio attivo˙ggel-ôn ten-ôn men-ôn m fan-ôn ˙r-ôn krin-ôn˙ggel-oûsa ten-oûsa men-oûsa f fan-oûsa ˙r-oûsa krin-oûsa˙ggel-oûn ten-oûn men-oûn n fan-oûn ˙r-oûn krin-oûn

Indicativo medio˙ggel-oû-mai ten-oû-mai men-oû-mai 1 fan-oû-mai ˙r-oû-mai krin-oû-mai˙ggel-_ [-eî] ten-_ [-eî] men-_ [-eî] 2 fan-_ [-eî] ˙r-_ [-eî] krin-_ [-eî]˙ggel-eî-tai ten-eî-tai men-eî-tai 3 fan-eî-tai ˙r-eî-tai krin-eî-tai˙ggel-eî-syon ten-eî-syon men-eî-syon 2 fan-eî-syon ˙r-eî-syon krin-eî-syon˙ggel-eî-syon ten-eî-syon men-eî-syon 3 fan-eî-syon ˙r-eî-syon krin-eî-syon˙ggel-oú-meya ten-oú-meya men-oú-meya 1 fan-oú-meya ˙r-oú-meya krin-oú-meya˙ggel-eî-sye ten-eî-sye men-eî-sye 2 fan-eî-sye ˙r-eî-sye krin-eî-sye˙ggel-oû-ntai ten-oû-ntai men-oû-ntai 3 fan-oû-ntai ˙r-oû-ntai krin-oû-ntai

Ottativo medio˙ggel-oí-mhn ten-oí-mhn men-oí-mhn 1 fan-oí-mhn ˙r-oí-mhn krin-oí-mhn˙ggel-oî-o ten-oî-o men-oî-o 2 fan-oî-o ˙r-oî-o krin-oî-o˙ggel-oî-to ten-oî-to men-oî-to 3 fan-oî-to ˙r-oî-to krin-oî-to˙ggel-oî-syon ten-oî-syon men-oî-syon 2 fan-oî-syon ˙r-oî-syon krin-oî-syon˙ggel-oí-syhn ten-oí-syhn men-oí-syhn 3 fan-oí-syhn ˙r-oí-syhn krin-oí-syhn˙ggel-oí-meya ten-oí-meya men-oí-meya 1 fan-oí-meya ˙r-oí-meya krin-oí-meya˙ggel-oî-sye ten-oî-sye men-oî-sye 2 fan-oî-sye ˙r-oî-sye krin-oî-sye˙ggel-oî-nto ten-oî-nto men-oî-nto 3 fan-oî-nto ˙r-oî-nto krin-oî-nto

Infi nito medio˙ggel-eî-syai ten-eî-syai men-eî-syai fan-eî-syai ˙r-eî-syai krin-eî-syai

Participio medio˙ggel-oú-menow ten-oú-menow men-oú-menow m fan-oú-menow ˙r-oú-menow krin-oú-menow˙ggel-ou-ménh ten-ou-ménh men-ou-ménh f fan-ou-ménh ˙r-ou-ménh krin-ou-ménh˙ggel-oú-menon ten-oú-menon men-oú-menon n fan-oú-menon ˙r-oú-menon krin-oú-menon

Michelazzofine.indd Sec1:225Michelazzofine.indd Sec1:225 10-03-2007 14:12:1610-03-2007 14:12:16

Page 226: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

212 SETTIMA UNITÀ

' Per risalire dal futuro al presenteLa somiglianza morfologica tra futuro e aoristo 1° (particolarmente evidente

nella variante sigmatica) fa sì che possiamo applicare anche qui i criteri esposti a p. 204 s.:

• a un fut. -sv può corrispondere– pres. radicale con tema in dentale (-dv opp. -yv opp. -tv), opp.in vocale– pres. suffi ssale da un tema in dentale (-zv o più raramente -ssv)

• a un fut. -jv può corrispondere– pres. radicale con tema in gutturale (-gv opp. -kv opp. -xv)– pres. suffi ssale da un tema in gutturale (-ssv o più raramente -zv)

• a un fut. -cv può corrispondere– pres. radicale con tema in labiale (-bv opp. -pv opp. -fv)– pres. suffi ssale da un tema in labiale (-ptv)

• a un fut. -anô ~ -enô ~ -arô ~ -erô può corrispondere– pres. radicale in -ánv ~ -énv ~ -árv ~ -érv– pres. suffi ssale in -aínv ~ -eínv ~ -aírv ~ -eírv ecc.

Analogamente, vale anche per il Futuro la possibilità di risalire al Presente di un verbo attraverso i nominali ricavati dalla sua stessa radice tramite suffi ssazione.

Osservazioni1. Come in tutti i tempi, anche qui l’Ottativo presenta lo -i- caratteristico di

questo modo verbale e le desinenze dei tempi storici.

2. Come nell’aoristo, l’opposizione è fra diatesi attiva e media (aoristo passivo e futuro passivo hanno una formazione diversa, v. cap. 24).

3. Forme ambigue (evidenziate in corsivo):

• le forme alternative di 2ª sing. ind. med. (-ei/-eî accanto ad -+/-_) si sovrap-pongono a quelle risp. di 3ª sing. ind. att.;

• limitatamente al fut. sigmatico: la 1ª sing. ind. att. coincide con la 1ª sing. cong. att. dell’aor. sigmatico; la 2ª sing. ind. med. coincide con la 3ª sing. att. e la 2ª sing. med. del cong. aor. sigmatico; nei verbi bisillabici, il part. att. neutro sing. coincide con la 2ª sing. imper. att. dell’aor. sigmatico.

21.3. Il cosiddetto ‘Futuro attico’ Presente~Imperfetto contratti dei verbi in vocale

Il Futuro di molti verbi in -ízv e di alcuni verbi in -ázv (radice in -d-) si presenta – negli scrittori attici, ma non solo – in forma contratta: p.es.

• da bibázv, oltre che bibásv ~ bibásomai, si ha bibô~ bibômai; • da nomízv, oltre che nomísv ~ nomísomai, si ha nomiô~ nomioûmai23.

La coniugazione di questi verbi può essere utilmente accostata a quella del Presente~Imperfetto contratti dei verbi con radice in vocale.

23 Il processo che ha portato alla formazione del futuro contratto è abbastanza chiaro per i verbi in -ázv (caduta del -s- intervocalico: biba-s-v > biba-v > bibô), meno per i verbi in -ízv, dove la contrazione, foneticamente immotivata, può essere dovuta a fattori analogici.

Michelazzofine.indd Sec1:226Michelazzofine.indd Sec1:226 10-03-2007 14:12:1710-03-2007 14:12:17

Page 227: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 213

timáv filév dhlóv bibázv nomízv

Pres. Indicativo attivo Fut. Indicativo attivo tim-ô fil-ô dhl-ô 1 bib-ô nomi-ô tim-Åw fil-eîw dhl-oîw 2 bib-Ÿw nomi-eîw tim-Å fil-eî dhl-oî 3 bib-Å nomi-eî tim-âton fil-eîton dhl-oûton 2 bib-âton nomi-eîton tim-âton fil-eîton dhl-oûton 3 bib-âton nomi-eîton tim-ômen fil-oûmen dhl-oûmen 1 bib-ômen nomi-oûmen tim-âte fil-eîte dhl-oûte 2 bib-âte nomi-eîte tim-ôsi fil-oûsi dhl-oûsi 3 bib-ôsi nomi-oûsi Pres. Congiuntivo attivo tim-ô fil-ô dhl-ô 1 tim-Åw fil-_w dhl-oîw 2 tim-Å fil-_ dhl-oî 3 tim-âton fil-êton dhl-ôton 2 tim-âton fil-êton dhl-ôton 3 tim-ômen fil-ômen dhl-ômen 1 tim-âte fil-ête dhl-ôte 2 tim-ôsi fil-ôsi dhl-ôsi 3 Pres. Ottativo attivo Fut. Ottativo attivo tim-!mi fil-oîmi dhl-oîmi 1 bib-!mi nomi-oîmi tim-!w fil-oîw dhl-oîw 2 bib-!w nomi-oîw tim-! fil-oî dhl-oî 3 bib-! nomi-oî tim-!ton fil-oîton dhl-oîton 2 bib-!ton nomi-oîton tim-œthn fil-oíthn dhl-oíthn 3 bib-œthn nomi-oíthn tim-!men fil-oîmen dhl-oîmen 1 bib-!men nomi-oîmen tim-!te fil-oîte dhl-oîte 2 bib-!te nomi-oîte tim-!en fil-oîen dhl-oîen 3 bib-!en nomi-oîen Pres. Imperativo attivo tím-a fíl-ei d}l-ou 2 tim-átv fil-eítv dhl-oútv 3 tim-âton fil-eîton dhl-oûton 2 tim-átvn fil-eítvn dhl-oútvn 3 tim-âte fil-eîte dhl-oûte 2 tim-Qntvn fil-oúntvn dhl-oúntvn 3 Pres. Infi nito attivo Fut. Infi nito attivo tim-ân fil-eîn dhl-oûn bib-ân nomi-eîn Pres. Participio attivo Fut. Participio attivo timôn filôn dhlôn m bibôn nomiôn timôsa filoûsa dhloûsa f bibôsa nomioûsa timôn filoûn dhloûn n bibôn nomioûn

Imperfetto attivo\-tím-vn \-fíl-oun \-d}l-oun 1\-tím-aw \-fíl-eiw \-d}l-ouw 2\-tím-a \-fíl-ei \-d}l-ou 3\-tim-âton \-fil-eîton \-dhl-oûton 2\-tim-áthn \-fil-eíthn \-dhl-oúthn 3\-tim-ômen \-fil-oûmen \-dhl-oûmen 1\-tim-âte \-fil-eîte \-dhl-oûte 2\-tím-vn \-fíl-oun \-d}l-oun 3

Michelazzofine.indd Sec1:227Michelazzofine.indd Sec1:227 10-03-2007 14:12:1810-03-2007 14:12:18

Page 228: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

214 SETTIMA UNITÀ

timáv filév dhlóv bibázv nomízv Pres. Indicativo medio~passivo Fut. Indicativo medio tim-ômai fil-oûmai dhl-oûmai 1 bib-ômai nomi-oûmai tim-Å fil-_ (-eî) dhl-oî 2 bib-Å nomi-_ (-eî) tim-âtai fil-eîtai dhl-oûtai 3 bib-âtai nomi-eîtai tim-âsyon fil-eîsyon dhl-oûsyon 2 bib-âsyon nomi-eîsyon tim-âsyon fil-eîsyon dhl-oûsyon 3 bib-âsyon nomi-eîsyon tim-Qmeya fil-oúmeya dhl-oúmeya 1 bib-Qmeya nomi-oúmeya tim-âsye fil-eîsye dhl-oûsye 2 bib-âsye nomi-eîsye tim-ôntai fil-oûntai dhl-oûntai 3 bib-ôntai nomi-oûntai Pres. Congiuntivo medio~passivo tim-ômai fil-ômai dhl-ômai 1 tim-Å fil-_ dhl-oî 2 tim-âtai fil-êtai dhl-ôtai 3 tim-âsyon fil-êsyon dhl-ôsyon 2 tim-âsyon fil-êsyon dhl-ôsyon 3 tim-Qmeya fil-Qmeya dhl-Qmeya 1 tim-âsye fil-êsye dhl-ôsye 2 tim-ôntai fil-ôntai dhl-ôntai 3

Pres. Ottativo medio~passivo Fut. Ottativo medio tim-œmhn fil-oímhn dhl-oímhn 1 bib-œmhn nomi-oímhn tim-!o fil-oîo dhl-oîo 2 bib-!o nomi-oîo tim-!to fil-oîto dhl-oîto 3 bib-!to nomi-oîto tim-!syon fil-oîsyon dhl-oîsyon 2 bib-!syon nomi-oîsyon tim-œsyhn fil-oísyhn dhl-oísyhn 3 bib-œsyhn nomi-oísyhn tim-œmeya fil-oímeya dhl-oímeya 1 bib-œmeya nomi-oímeya tim-!sye fil-oîsye dhl-oîsye 2 bib-!sye nomi-oîsye tim-!nto fil-oînto dhl-oînto 3 bib-!nto nomi-oînto

Pres. Imperativo medio~passivo

tim-ô fil-oû dhl-oû 2 tim-ásyv fil-eísyv dhl-oúsyv 3 tim-âsyon fil-eîsyon dhl-oûsyon 2 tim-ásyvn fil-eísyvn dhl-oúsyvn 3 tim-âsye fil-eîsye dhl-oûsye 2 tim-ásyvn fil-eísyvn dhl-oúsyvn 3

Pres. Infi nito medio~passivo Fut. Infi nito medio tim-âsyai fil-eîsyai dhl-oûsyai bib-âsyai nomi-eîsyai

Pres. Participio medio~passivo Fut. Participio medio tim-Qmenow fil-oúmenow dhl-oúmenow m bib-Qmenow nomi-oúmenow tim-vménh fil-ouménh dhl-ouménh f bib-vménh nomi-ouménh tim-Qmenon fil-oúmenon dhl-oúmenon n bib-Qmenon nomi-oúmenon

Imperfetto medio~passivo\-tim-Qmhn \-fil-oúmhn \-dhl-oúmhn 1\-tim-ô \-fil-oû \-dhl-oû 2\-tim-âto \-fil-eîto \-dhl-oûto 3\-tim-âsyon \-fil-eîsyon \-dhl-oûsyon 2\-tim-ásyhn \-fil-eísyhn \-dhl-oúsyhn 3\-tim-Qmeya \-fil-oúmeya \-dhl-oúmeya 1\-tim-âsye \-fil-eîsye \-dhl-oûsye 2\-tim-ônto \-fil-oûnto \-dhl-oûnto 3

Michelazzofine.indd Sec1:228Michelazzofine.indd Sec1:228 10-03-2007 14:12:1910-03-2007 14:12:19

Page 229: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 215

Osservazioni1. I meccanismi fonetici fondamentali che entrano in gioco nei processi di

contrazione si possono riassumere come segue:

• a+e > a; e+e > ei; o+o > ou;

• il timbro -o- tende a prevalere sugli altri: (p.es. -á-omen > -ômen, -á-oimen > -!men; -é-omen > -oûmen, -é-oimen > -oîmen);

• i dittonghi e le desinenze lunghe del congiuntivo tendono a mantenersi inalte-rati (ma: a+h > a, a++ > Ÿ, a+ei > Ÿ24; o+h > v, o++ > oi, o+ei > oi).

2. Forme alternative: • ottativo attivo:

timœhn~timœhw~timœh, -hton~-}thn, -hmen~-hte~-hsanfiloíhn~filoíhw~filoíh, -hton~-}thn, -hmen~-hte~-hsandhloíhn~dhloíhw~dhloíh, -hton~-}thn, -hmen~-hte~-hsan

• imp. 3ª pl.:timátvsan~-ásyvsan, fileítvsan~-eísyvsan, dhloútvsan~-oúsyvsan

3. Facendo confl uire più combinazioni vocaliche in un numero limitato di fo-nemi, la contrazione provoca un notevole aumento dei casi di ambiguità, segnalati come al solito in corsivo.

Capitolo 22Espressioni predicative introdotte da verbi copulativi

Nella rassegna dei vari tipi di espressione di valore predicativo (cap. 18) si è scelto di accantonare momentaneamente le interrogative indi-rette (per cui v. cap. 27) e i verbi copulativi. Di questi, e delle loro inte-ressanti implicazioni semantiche e pragmatico-contestuali, si parla nel presente capitolo.

22.1. Caratteristiche semantiche e formali dei verbi copulativi

Con il termine ‘copulativo’ («atto ad unire») si designa di solito una serie di verbi intransitivi (come gli italiani essere, nascere, diventare, morire, sembrare ecc.) che – al pari del verbo essere (la ‘copula’ per eccellenza) – hanno la funzione di ‘collegare’ il soggetto a un ‘comple-mento predicativo del soggetto’, indicante una qualità o condizione che gli viene attribuita.

24 L’esito della contrazione negli infi niti attivi si spiega tenendo conto del fatto che la desinenza -ein non è originaria, ma a sua volta risultato di contrazione: quindi tima-e-en > timân, dhlo-e-en > dhloûn.

Michelazzofine.indd Sec1:229Michelazzofine.indd Sec1:229 10-03-2007 14:12:2110-03-2007 14:12:21

Page 230: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

216 SETTIMA UNITÀ

Per estensione, si possono defi nire ‘copulativi’ anche una serie di verbi transitivi, che al passivo sono accompagnati dal compl. pred. del soggetto, e simmetricamente all’attivo dal ‘complemento predicativo dell’oggetto’. Questi verbi sono di solito raggruppati in quattro classi semantiche: verbi estimativi (come ritenere, considerare, stimare, giu-dicare ecc.), appellativi (come chiamare, denominare, defi nire ecc.), effettivi (come fare, rendere ecc.) ed elettivi (come eleggere, nominare, proclamare ecc.).

In greco i complementi predicativi sono espressi collocando il termine in questione in ‘posizione esterna’ (cfr. 7.3) e in concordanza di caso col soggetto~compl. oggetto a cui è riferito25. Ecco alcuni esempi, in rappre-sentanza delle varie classi26:

I verbi intransitivi: e†mí, gígnomai, fúomai, øpárxv, poyn§skv, dokév (nel va-lore intransitivo di «sembrare»), faínomai, ˙pobaínv (nel senso di «fi nire in un certo modo, avere un certo esito»), ecc.:– pred. sogg.: a¥ gunaîkew | ˙ndreîaí-e†sin «le donne | sono-coraggiose»– pred. sogg.: o˚tow | strathgòw-˙péyane «costui | morì-da-stratego» (quando è morto era in carica come stratego)– pred. sogg.: a˚tai a¥ øposxéseiw o·pote | mataîai-˙pob}sontai «mai queste promesse | si-riveleranno-vane»

II verbi ‘estimativi’: nomízv, krínv, =géomai, øpolambánv, ecc.:– pred. sogg.: ` strathgòw | deilòw-krínetai «il generale | è-giudicato-vile»– pred. ogg.: pántew tòn strathgòn | deilòn-krínousin «tutti giudicano-vile | il generale»

III verbi ‘appellativi’: légv, kalév, •nomázv, ecc.:– pred. sogg.: Svkráthw | didáskalow-kaleîtai «Socrate | è-chiamato-‘maestro’»– pred. ogg.: o¥ &Ayhnaîoi Svkráthn | didáskalon-kaloûsin «gli Ateniesi chiamano-‘maestro’ | Socrate»

IV verbi ‘effettivi’: poiév, tíyhmi, kayísthmi, ˙podeíknumi, ecc.:– pred. sogg.: o¥ ƒnyrvpoi øpò tôn yeôn | fyoneroì-\poi}yhsan [aor. pass.] «gli uomini | furono-resi-invidiosi dagli dèi»– pred. ogg.: toùw ˙nyrQpouw | fyoneroùw-\poíhsan o¥ yeoí «gli dèi resero-invidiosi | gli uomini»

V verbo ‘elettivo’ specifi co è xeirotonév (lett. «alzare la mano [per votare]»)27, ma in questo senso ne vengono usati anche altri di vario signifi cato, come

25 Il latino si comporta come il greco per quanto riguarda la concordanza di caso, non ovviamente per il meccanismo della posizione, il cui funzionamento presuppone l’esistenza dell’articolo.

26 Per maggiore chiarezza la distinzione fra la ‘base’ (soggetto o compl. oggetto) e il risp. complemento predicativo viene evidenziata grafi camente separando i due blocchi con una barra ( | ) e unendo con trattini verbo copulativo e compl. predicativo.

27 Più raramente è usato anche lagxánv «avere in sorte [una carica]»: p.es. Eschine, Contro Ctesifonte 28 o·t& ¡laxe teixopoiòw o·t& \xeiroton}yh [aor. pass. di xeirotonév] øpò toû d}mou «non ottenne per sorteggio la carica di sovrintendente alle mura, né vi fu eletto dal popolo».

Michelazzofine.indd Sec1:230Michelazzofine.indd Sec1:230 10-03-2007 14:12:2210-03-2007 14:12:22

Page 231: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 217

a¥réomai («prendere per sé > scegliere») e alcuni verbi delle altre classi, so-prattutto ‘effettivi’ (p.es. ˙podeíknumi e ˙pofaínv, lett. «[di]mostrare»28):– pred. sogg.: Nikíaw | strathgòw-xeirotoneîtai «Nicia | viene-eletto-stratego»– pred. ogg.: o¥ &Ayhnaîoi Nikían | strathgòn-xeirotonoûsi «gli Ateniesi eleggono-stratego | Nicia»

VI vi sono poi molte altre nozioni, rese in vario modo nelle lingue moderne29, che il greco (e in parte il latino) possono esprimere, grazie alla ricca fl essione nominale, sotto forma di complementi predicativi; p.es.– xráomai (+ DAT di persona): Dionusí~ | xráomai-fílv «tratto-da-amico | Dionisio», «con Dionisio | sono-in-rapporti-amichevoli»– xráomai (+ DAT di cosa): toútoiw | –ploiw-xrhsómeya «useremo-come-armi | questi oggetti»– déomai (+ GEN): toû patrów mou | déomai-sumboúlou «di mio padre | ho-bisogno-come-consigliere»– lambánv: o¥ Lakedaimónioi Turtaîon | strathgòn-¡labon «gli Spartani presero-come-generale | Tirteo»– dídvmi, paréxv: \gguht|n-dídvmi (paréxv) | \mautón «come-garante offro | me stesso»– pémpv: tòn \mòn doûlon | bohyón-pémpv ømîn «vi mando-in-aiuto | il mio servo»– \ggráfv: Demostene, Primo discorso contro Beoto 5 oøtosì ˙ntì Boivtoû Mantíyeon-\négracen | ∞autón «costui si | registrò-come-‘Mantiteo’ invece di ‘Beoto’»

28 Interessante la deriva semantica che presentano questi verbi: «mostrare» (in senso letterale) > «dimostrare» (p.es. in tribunale) > «far diventare» (in senso giuridico, ma anche in senso sostanziale, p.es. Luciano, Il sogno 8 zhlvtòn dè kaì tòn patéra podeíjeiw, períblep-ton dè ˙pofaneîw kaì t|n patrída «renderai invidiato anche tuo padre, farai illustre anche la tua patria») > «eleggere». Una deriva che, fra l’altro, ha anche l’effetto di trasformare un’originaria nozione di tipo constativo-enunciativo come «far vedere [che le cose stanno in un certo modo]» (da cui la costr. col participio, p.es. in Senofonte, Memorabili I.1.12 toùw frontízontaw tà toiaûta mvraínontaw ˙pedeíknue «quelli che fanno ragionamenti di questo genere, faceva vedere [Socrate] che sono stolti») in una nozione tendenzialmente dinamica: «mettere in condizioni di», «scegliere per l’esercizio di una certa carica» (per cui in alter-nativa al compl. predicativo si può incontrare la costruzione con l’infi nito di tipo dinamico-volitivo: ˙podeíknumi tinà strathgón ma anche ˙podeíknumi tinà strathgeîn «eleggo uno a ricoprire l’incarico di stratego»).

29 Le lingue moderne tendono a rappresentare – anzi: a sentire – queste nozioni in termini ‘iconici’, visibili, concreti (qualche esempio italiano: abbiamo bisogno di te come esperto; mi ha trattato da defi ciente; l’avevano preso per un ladro; è stato promosso da impiegato semplice a capuffi cio; ho dovuto lasciare in pegno il mio orologio d’oro; con [in] lui ho perduto un fratello; voglio dipingere la stanza di giallo [da bianca a gialla]; ecc.). Le lingue antiche, possedendo i casi, sono incentivate a concepirle piuttosto in termini ‘astratti’, ‘sintetici’ (e®lonto a[tòn stra-thgón ~ «lo scelsero come stratego»; t|n mikràn pólin megálhn \poíhsan ~ «resero la città grande da piccola che era»; ecc.). Ciò non signifi ca naturalmente che anch’esse non si esprimano spesso in termini iconici, come del resto avviene anche in alcuni degli esempi citati nel testo.

Michelazzofine.indd Sec1:231Michelazzofine.indd Sec1:231 10-03-2007 14:12:2310-03-2007 14:12:23

Page 232: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

218 SETTIMA UNITÀ

' Osservazioni su alcune varianti espressive

1. È frequente l’omissione del verbo essere (e simili), soprattutto

• in sentenze, proverbi, affermazioni di validità generale ecc. (p.es. braxùw ` bíow «breve [è] la vita»; fyoneroì o¥ ƒnyrvpoi «gli uomini [sono] invi-diosi»; ªlbiow –stiw ... «beato chi ...»; ˙lógiston ≠ sù légeiw «assurdo ciò che dici»; ecc.);

• con aggettivi verbali in -téow (cfr. 30.1) e con altre espressioni di necessità, dovere, usanza, desiderio ecc. (p.es. =mîn øpèr têw \leuyeríaw ˙gvnistéon «noi dob biamo combattere per la libertà»; ˙nágkh toùw fúsin kakoùw kakà prássein «[è] inevitabile che chi è di natura malvagia compia azioni malvagie»; Senofonte, Elleniche II.1.7 o[ gàr nómow a[toîw dìw tòn a[tòn nauarxeîn «non [è] normale per loro che una stessa persona ricopra due volte il ruolo di navarco»; ecc.);

• con aggettivi come díkaiow, £toimow, dunatów, o<ow [te] ecc. (p.es. Demo-stene, Filippiche 1.29 \gW ... pásxein `tioûn £toimow «io [sono] pronto a subire qualunque cosa»; Platone, Protagora 351e díkaiow sù =geîsyai «[è] giusto che sia tu ad aprire [la discussione]»30).

In questi casi la comprensione, nonostante l’ellissi del verbo, è di so-lito facilitata dal carattere stereotipato dell’espressione e dal fatto che la posizione delle parole è tale da escludere il valore attributivo del nominale in questione (cioè: o¥ ƒnyrvpoi | fyoneroí non può voler dire «gli uomini invidiosi», cfr. 7.3).

2. Con alcuni verbi la complementazione si può esprimere anche sot-to forma di frase subordinata, con la tendenziale specializzazione dei mezzi espressivi, più volte osservata, fra campo constativo-enunciativo e campo di-namico-volitivo:

• i verbi ‘estimativi’ e ‘appellativi’ (i quali fi no a prova contraria ‘fotografano’ una situazione già in atto) sono costruiti con –ti~qw o con un’infi nitiva di tipo constativo-enunciativo31;

– a[jánv: Demostene, Terza Filippica 21 mégaw | \k mikroû kaì tapeinoû Fílippow | h·jhtai [perf. medio-passivo] «Filippo | è-stato-reso-grande da piccolo e insignifi cante che era»– kataleípv: Tucidide III.58.5 patéraw toùw ømetérouw kaì juggeneîw | ˙tímouw-kataleícete; «lascerete-privi-di-onori | i vostri padri e parenti?»

30 Sul rapporto fra espressione personale (quella del greco) e impersonale (quella della traduzione italiana) v. p. 190.

31 Cfr. p.es. øpolambánv se ƒdikon «ti considero ingiusto» ~ øpolambánv se ƒdikon eÂnai (o ˙dikeîn) ~ øpolambánv –ti ˙dikeîw «penso che tu sia ingiusto»; légv tòn didáska-lon sQfrona «definisco saggio il maestro» ~ légv tòn didáskalon sQfrona eÂnai (o sv-froneîn) opp. légv –ti ` didáskalow sQfrvn \stín «dico che il maestro è saggio». Così al passivo: ` didáskalow légetai sQfrvn «il maestro è definito saggio» ~ ` didáskalow légetai sQfrvn eÂnai (o svfroneîn) «il maestro è detto essere [~ si dice che il maestro sia] saggio».

Michelazzofine.indd Sec1:232Michelazzofine.indd Sec1:232 10-03-2007 14:12:2410-03-2007 14:12:24

Page 233: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 219

Rappresentazione della struttura di frase nelle espressioni copulativeCome nel caso dell’‘oggetto interno’ (9.5) e delle espressioni perifrastiche

(9.6) anche nelle espressioni copulative il complemento predicativo fa parte inte-grante del verbo da cui dipende. Questa particolare ‘intimità’ fa sì che possa essere effi cacemente applicato anche qui lo stesso schema di frase descritto in 9.4 (del quale anzi conferma la correttezza e la funzionalità): p.es.

32 Un esempio con verbo ‘elettivo’ è riportato nella n. 28. Inoltre: katast}sv [fut. di kayísthmi] se ploúsion «ti renderò ricco» ~ katast}sv se ploúsion eÂnai (o plouteîn) «farò sì che tu sia ricco»; tòn \mòn doûlon pémpv ømîn bohyón «vi mando il mio servo come aiuto» ~ tòn \mòn doûlon pémpv ømîn bohyòn eÂnai (o bohyeîn) «vi mando il mio servo ad aiutarvi»; ecc. – In quest’ultimo esempio, l’infi nito bohyeîn può essere inteso anche in senso passivo («vi mando il mio servo per aiutarlo», «perché lo aiutiate»), con il caratteristico uso greco dell’‘attivo assoluto’ (cfr. 6.3), che ricorre con una certa frequenza proprio con i verbi copu-lativi dell’ultimo gruppo.

• i verbi ‘effettivi’ e ‘elettivi’ e molti verbi dell’ultimo gruppo (i quali, tutti, pre-suppongono situazioni proiettate verso il futuro) sono costruiti con l’infi nito di tipo dinamico-volitivo32.

3. L’intercambiabilità fra complemento predicativo e complementazione al-l’infi nito ci aiuta a capire quale possa essere stata l’origine delle frasi infi nitive. Noi siamo abituati ad analizzare un’espressione del tipo nomízv tòn strathgòn deilòn eÂnai come composta da una reggente nomízv e da una subordinata infi ni-tiva tòn strathgòn deilòn eÂnai con soggetto in ACC (e traduciamo di conseguen-za: «ritengo | che il generale sia vile»); ma il confronto con la variante nomízv tòn strathgòn deilón mostra che la frase deve essere scomposta – almeno nella sua genesi – in modo diverso: nomízv tòn strathgòn | deilòn eÂnai «considero il generale | essere vile» (ho un’opinione sul generale: che è vile).

Questa equivalenza funzionale fra complemento predicativo e infi nito (ancora più evidente nella variante passiva: ` strathgòw nomízetai | deilów ~ deilòw eÂnai) conferma la natura dell’infi nito come forma nominale del verbo (cfr. 6.3), impie-gabile in modo analogo a quella di altri nominali (nomi, aggettivi, participi).

\poíhsanfyoneroùw ~

\poi}yhsanfyoneroì

o¥ yeoì toùw ˙nyrQ pouw o¥ ƒnyrvpoi øpò tôn yeôn

«gli dei resero invidiosi gli uomini» ~ «gli uomini furono resi invidiosi dagli dèi»

xeirotonoûsistrathgòn

[strathgeîn]~

xeirotoneîtaistrathgòw

[strathgeîn]

o¥ &Ayhnaîoi Nikían Nikíaw øpò tôn &Ayhnaívn

«gli Ateniesi eleggono stratego Nicia» ~ «Nicia è eletto stratego dagli Ateniesi»

Michelazzofine.indd Sec1:233Michelazzofine.indd Sec1:233 10-03-2007 14:12:2510-03-2007 14:12:25

Page 234: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

220 SETTIMA UNITÀ

nomízousimakárion ~

makarízousi

pántew &Aléjandron pántew &Aléjandron

«tutti considerano beato Alessandro» ~ «tutti beatifi cano Alessandro»

reseroricca

~arricchirono

i miei antenati questa città i miei antenati questa città

L’affi nità tra espressioni perifrastiche e predicative è confermata anche dalla possibilità che la stessa nozione sia espressa in forma unitaria, da un verbo deri-vato dalla stessa radice.

22.2. Natura duplice dei verbi copulativi

C’è un fatto che rende la situazione più complessa (e al tempo stesso, tuttavia, contribuisce a una sua migliore comprensione):

i verbi copulativi non sono solo copulativi: si tratta infatti, in genere, di ver-bi che hanno una loro autonomia semantica, e quindi possono anche ricor-rere da soli, senza bisogno di integrazione predicativa (in questi casi si dice, appunto, che sono usati con valore ‘predicativo’ anziché ‘copulativo’).

Riprendiamo alcuni degli esempi citati nel § 1, per mostrare in parti-colare come il greco riesca a differenziare uso copulativo e uso predicativo servendosi delle risorse espressive dell’articolo34:

1. e†mí: cop.: a¥ gunaîkew | ˙ndreîaí-e†sin «le donne | sono-coraggiose» pred.: gunaîkew-˙ndreîai | e†sín «donne-coraggiose | esistono»

33 Nel duplice signifi cato (tipico dell’attivo assoluto) di «invia il servo a istruire» (quindi come maestro) oppure «a essere istruito» (quindi come allievo).

34 Va da sé che in latino la mancanza dell’articolo limita la possibilità di esprimersi in modo analogo al greco, se non a prezzo di notevoli ambiguità.

pémpeipaideúein ~

pémpetaipaideúein

` despóthw tòn doûlon ` doûlow øpò toû despótou

«il padrone manda il servo a educare»33 ~ «il servo è mandato dal padrone a educare»

Michelazzofine.indd Sec1:234Michelazzofine.indd Sec1:234 10-03-2007 14:12:2610-03-2007 14:12:26

Page 235: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 221

2. ˙poyn}skv: cop.: o˚tow | strathgòw-˙péyane «costui | è-morto-da-stratego» pred.: o˚tow-`-strathgòw | ˙péyane «quello-stratego | è morto»

3. ˙pobaínv: cop.: a˚tai a¥ øposxéseiw o·pote | mataîai-˙pob}sontai «mai queste promesse | si-riveleranno-vane» pred.: a˚tai-a¥-mataîai-øposxéseiw | o·pote ˙pob}sontai

«queste-vane-promesse | non si realizzeranno mai»

4. krínv: cop.: ` strathgòw | deilòw-krínetai «il generale | è-giudicato-vile» pred.: `-deilòw-strathgòw | krínetai «il-vile-generale | è sottoposto a giudizio»

5. kalév: cop.: Svkráthn | didáskalon-kaloûsin «chiamano-‘maestro’ | Socrate» pred.: Svkráthn-tòn-didáskalon | kaloûsin «fanno venire | Socrate,-il-maestro»

6. poiév:cop.: o¥ ƒnyrvpoi øpò tôn yeôn | fyoneroì-\poi}yhsan

«gli uomini | furono-resi-invidiosi dagli dèi» pred.: o¥-fyoneroì-ƒnyrvpoi | øpò tôn yeôn \poi}yhsan «gli-invidiosi-uomini | furono creati dagli dèi»

7. xeirotonév: cop.: Nikíaw | strathgòw-xeirotoneîtai «Nicia | viene-eletto-stratego» pred.: Nikíaw-`-strathgòw | xeirotoneîtai «viene eletto [a una certa altra carica] | lo-stratego-Nicia»

8. xráomai (+ DAT di persona): cop.: Dionusí~ | xráomai-fíl~ «con Dionisio | sono-in-rapporti-amichevoli» pred.: Dionusí~-t!-fíl~ | xráomai «sono in rapporto | col mio amico Dionisio»

9. xráomai (+ DAT di cosa): cop.: toútoiw | –ploiw-xrhsómeya «useremo-come-armi | questi oggetti» pred.: toútoiw-toîw-–ploiw | xrhsómeya «useremo | queste-armi»

10. lambánv: cop.: o¥ Lakedaimónioi Turtaîon | strathgòn-¡labon «gli Spartani presero-come-stratego | Tirteo» pred.: o¥ Lakedaimónioi | Turtaîon-tòn-strathgòn | ¡labon «gli Spartani presero | il-generale-Tirteo»

Michelazzofine.indd Sec1:235Michelazzofine.indd Sec1:235 10-03-2007 14:12:2710-03-2007 14:12:27

Page 236: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

222 SETTIMA UNITÀ

L’effi cacia dell’articolo negli esempi ora citati può essere così riassunta:

• crea le condizioni (es. n. 3, 4, 6) per impiegare in funzione distintiva il ‘mecca-nismo della posizione’ (cfr. 7.3): posiz. interna = valore attributivo del nomi-nale (e, di conseguenza, valore predicativo del verbo) ~ posiz. esterna = valore predicativo del nominale (valore copulativo del verbo);

• nel caso di nomi propri (n. 5, 7, 8, 10), la presenza dell’articolo conferisce al nominale che segue valore attributivo (cfr. p. 88), incorporandolo così nel ‘blocco-soggetto[~oggetto]’ (e, all’opposto, la sua assenza lascia il nominale libero di saldarsi al verbo, che assume allora funzione copulativa);

• analogamente, quando c’è un dimostrativo (n. 2 e 9) la presenza dell’articolo salda il nominale al dimostrativo (che così sembra – impropriamente, cfr. 5.3 – avere valore aggettivale), la sua assenza al contrario lo separa, associandolo quindi di fatto al verbo35;

• infi ne (n. 1), la presenza dell’articolo può servire a identifi care come tale un ‘blocco-soggetto[~oggetto]’, isolando un nominale da saldare al verbo (di cui in questo modo si chiarisce il valore copulativo)36.

Implicazioni pragmatico-contestuali

Di fronte a una varietà di situazioni espressive come quelle ora esa-minate, sarebbe sbagliato pretendere di ricondurla a una precisa ca-sistica (magari con tanto di ‘regole’... da imparare a memoria). Come e più che in altri casi, si tratta invece di capire lo ‘spirito’ che governa questo complesso sistema, frutto ovviamente non di costruzioni astratte ma di dinamiche reali, legate alla fondamentale funzione comunicativa del linguaggio.

Da questo punto di vista, possiamo dire che l’articolo svolge due fun-zioni convergenti:

a. permette di distinguere tra elementi funzionali all’identifi cazione del nome ed elementi funzionali al completamento del verbo (cfr. 7.3)37;

b. accompagnando – com’è naturale che sia (cfr. 7.2 e 9.6) – gli elementi di cui si presuppone la conoscenza e non invece quelli che compaiono per la prima volta, traduce la dialettica Tema/Rema, centrale nella dinamica della comunicazione.

35 Per valutare correttamente la presenza o assenza dell’articolo occorre ricordare che «queste armi» si dice in greco taûta tà –pla o tà –pla taûta (cfr. p. 55 e n. 63 p. 90), per cui nel caso di taûta –pla le due parole devono essere considerate come sintatticamente diverse. – Un dimostrativo è presente anche nell’es. n. 3, dove però il discorso non si applica perché in entrambe le varianti c’è l’articolo.

36 Anche gunaîkew [senza articolo] ˙ndreîaí e†sín – per riprendere l’es. n. 1 – può signifi care «le donne | sono-coraggiose», ma ciò avviene prevalentemente in poesia, dove l’uso dell’articolo è raro. Considerazioni analoghe valgono per le altre funzioni dell’articolo qui prese in esame.

37 È la stessa ‘logica’ in base alla quale le funzioni sintattiche possono essere distinte in nominali (funz. Attributiva) e verbali (funz. Predicativa e Appositiva).

Michelazzofine.indd Sec1:236Michelazzofine.indd Sec1:236 10-03-2007 14:12:2810-03-2007 14:12:28

Page 237: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 223

In questa ottica trova spiegazione la duplice natura (predicativa e co-pulativa) dei verbi presi in esame nel presente capitolo:

• in una frase come o˚tow ` strathgòw ˙péyane la ‘notizia’ che si comunica (ap-punto il Rema) è la morte stessa dello stratego; nella variante copulativa o˚tow strathgòw ˙péyane la morte è presupposta come dato ormai acquisito (Tema) e la notizia (Rema) è costituita piuttosto dalle condizioni in cui si è verifi cata (è morto quando era in carica)

• Dionusí~ t! fíl~ xráomai Tema: Dionisio è mio amico (presenza dell’articolo!) Rema: sono in contatto con lui, posso contare su di lui Dionusí~ xráomai fíl~: Tema: sono in rapporto con Dionisio Rema: i nostri rapporti sono amichevoli

• toútoiw toîw –ploiw xrhsómeya Rema: useremo queste armi toútoiw –ploiw xrhsómeya: Tema: useremo questi oggetti Rema: li useremo come armi ecc.

Appare chiaro a questo punto che l’uso copulativo di un verbo seman-ticamente ‘pieno’ (ma, come si è visto, perfi no e†mí può esserlo...!) presup-pone la dinamica di ‘spostamento rematico’ su cui si fonda la comunica-zione38: in altre parole, Rema non è più l’evento in sé stesso descritto dal verbo (che, una volta conosciuto, diventa Tema), ma la modalità del suo svolgimento, gli effetti che produce ecc. (appunto le nozioni che possono essere rappresentate in forma di complemento predicativo39).

Non sorprende quindi constatare che i verbi copulativi non si esauri-scono nelle classi tradizionalmente codifi cate dalle grammatiche: almeno in teoria qualunque verbo, se coinvolto nella dinamica Tema/Rema qui ricor-data, può svuotarsi di parte del suo patrimonio semantico per assumere un ruolo funzionale40.

38 Quella per cui una notizia, una volta comunicata, perde il suo carattere di ‘novità’ (Rema) entrando a far parte del patrimonio di dati di cui si può presupporre la conoscenza, nell’interlocutore o nel lettore.

39 Si comprende così che le due fondamentali funzioni dell’articolo descritte qui sopra non sono che due facce della stessa medaglia, e che i due diversi tipi di defi nizione che si incontrano nelle grammatiche (parola collocata in posizione interna o esterna ~ parola pre-ceduta o no dall’articolo) costituiscono due rappresentazioni della stessa realtà.

40 Un esempio interessante di questa evoluzione si ha con alcuni verbi legati alle dimen-sioni fondanti dell’esistenza umana (nascere, crescere, invecchiare, morire ecc.): acquisito come scontato (Tema) il dato puramente ‘biologico’ che si vive, si invecchia, si muore ecc., l’attenzione (Rema) si sposta sul come si vive ecc., generando l’attesa di un elemento aggiun-tivo che fi nisce per essere integrato sintatticamente nella valenza del verbo. In greco tale elemento è espresso per lo più sotto forma di participio predicativo o, appunto, di compl. predicativo: p.es. diateleî [sott. xrónon o bíon, «passa il tempo, la vita»] ˙dikôn ~ ƒdikow (≈n) «continua a commettere ingiustizie», «non smette mai di far del male».

Michelazzofine.indd Sec1:237Michelazzofine.indd Sec1:237 10-03-2007 14:12:2810-03-2007 14:12:28

Page 238: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

224 SETTIMA UNITÀ

Michelazzofine.indd Sec1:238Michelazzofine.indd Sec1:238 10-03-2007 14:12:2910-03-2007 14:12:29

Page 239: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 225

OTTAVA UNITÀ

CAPITOLO 23

Morfologia nominale (VII):Nominali della 3ª declinazione con tema in sigma

CAPITOLO 24 Morfologia verbale (VII):

Aoristo passivo – Futuro passivoSviluppo del passivo nel sistema verbale greco

CAPITOLO 25

Morfologia verbale (VIII):Aoristo 3° – Perfetto e Piuccheperfetto attivo

CAPITOLO 26

Uso dei tempi e dei modi nelle frasi indipendenti

CAPITOLO 27

Frasi interrogative (dirette e indirette)

Michelazzofine.indd Sec1:239Michelazzofine.indd Sec1:239 10-03-2007 14:12:3010-03-2007 14:12:30

Page 240: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

226 OTTAVA UNITÀ

Obiettivi:

– prosecuzione dello studio della 3ª decl.

– attraverso lo studio dell’Aoristo e Futuro passivo, approfondimento dei problemi legati alla diatesi verbale, in particolare per quanto ri-guarda lo sviluppo del passivo e il suo rapporto col medio

– a questa rifl essione è funzionale anche lo studio in parallelo dell’Ao-risto 3° e del Perfetto~Piuccheperfetto attivo

– acquisizione di categorie linguistiche per inquadrare correttamente le diverse modalità espressive (affermativa, proiettiva, volitiva, in-terrogativa) delle frasi indipendenti

Michelazzofine.indd Sec1:240Michelazzofine.indd Sec1:240 10-03-2007 14:12:3010-03-2007 14:12:30

Page 241: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

Francesco Michelazzo, Nuovi itinerari alla scoperta del greco antico. Le strutture fondamentali della lingua greca : fonetica, morfologia, sintassi, semantica, pragmatica, ISBN: 978-88-8453-513-6 (print) ISBN: 978-88-8453-513-9 (online), © Firenze University Press, 2006.

NUOVI ITINERARI 227

Ottava Unità

Capitolo 23Morfologia nominale (VII):Nominali della 3ª declinazione con tema in sigma

Una sottoclasse importante della 3ª decl. è quella dei nominali con tema in -s-. Comprende:

• molti nomi neutri con tema in -es- (ma NOM sing. -ow con apofonia qualitativa);

• molti aggettivi a due uscite con tema in -es- (ma NOM sing. m.~f. -hw con apo-fonia quantitativa)1, ai quali sono da ricollegare anche molti nomi propri;

• un piccolo numero di nomi masch.~femm. con tema in -os- (NOM sing. -vw con apofonia quantitativa) e neutri con tema in -as-.

Caratteristica comune è che nella quasi totalità dei casi il -s-, trovan-dosi in posizione intervocalica, cade dando luogo a contrazione delle voca-li così venute a contatto.

1 Di questo gruppo fa parte anche tri}rhw «trireme», che sembra un nome ma in realtà è un aggettivo sostantivato: = tri-}rhw [naûw] «[nave] a tre le di remi» (analogamente di-}rhw~pent-}rhw~dek-}rhw ... «[nave] a due~cinque~dieci ... le di remi»).

«stirpe» «di stirpe divina» «sfrontato»

gen-es- > génow diogen}w diogenéw N a[yádhw a·yadewgen-es-ow > génouw diogenoûw G a[yádouwgen-es-i > génei diogeneî D a[yádeigen-es- > génow diogenê diogenéw A a[yádh a·yadewgen-es- > génow diogenéw V a·yadewgen-es-e > génei (-h) diogeneî (-ê) NAV a[yádei (-h)gen-es-oin > genoîn diogenoîn GD a[yadoîn

gen-es-h > génh diogeneîw diogenê NV a[yádeiw a[yádhgen-es-vn > genôn diogenôn G a[yadôngen-es-si > génesi diogenési D a[yádesigen-es-h > génh diogeneîw diogenê A a[yádeiw a[yádh Avverbio a[yadôw

Page 242: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

228 OTTAVA UNITÀ

Osservazioni1. L’ACC plur. masch.~femm. in -eiw (p.es. e[gen-eîw: ci aspetteremmo invece

e[gen-êw, da e[genés-aw > -eaw) si può spiegare per analogia col NOM oppure, meglio, pensando alla desinenza originaria dell’ACC plur. -nw (-aw è l’esito della vocalizzazione della sonante -n� s): quindi, p.es., e[genes-nw > e[gene–w (semplifi cazione del gruppo consonantico e allungamento ‘di compenso’ della vocale) > e[geneîw. – Per fenomeni analoghi in altre classi di nominali v. 28.1.

2. L’accentazione degli aggettivi presenta diverse oscillazioni:

• in gran parte sono ossitoni, e mantengono l’accento fi nale lungo tutta la decli-nazione (VOC compreso): ma quando una forma originariamente aggettivale è usata come nome proprio, l’accento è di solito parossitono, e il VOC (corrispon-dente al tema puro) proparossitono2;

• può accadere che aggettivi parossitoni conservino l’accento in questa posi-zione anche quando dovrebbe essere perispomeno: p.es. il GEN~DAT duale di tri}rhw è attestato nella forma tri}roin (anziché trihroîn), e il GEN plur. pre-valentemente nella forma tri}rvn (più raramente trihrôn).

3. Alcuni nomi in -aw presentano interferenze con quelli dal tema in dentale (cfr. 19.1): di géraw è attestato anche un GEN gératow; di kréaw «carne» e téraw «prodigio» quasi tutte le forme alternative kréatow~tératow, kréati~térati, ecc.

2 Per limitarci agli esempi usati nel testo: il nome proprio Polukráthw corrisponde al-l’ag get ti vo polukrat}w «molto potente», e Perikléhw a perikle}w «molto illustre». Anche l’aggettivo dio ge n}w (che ricorre fra l’altro nel celebre verso omerico diogenèw Laertiádh, polum}xan& &Odusseû «fi glio di Laerte, stirpe divina, Odisseo dalle molte macchinazioni») ha dato luogo al nome proprio Diogénhw «Diogene» (VOC Diógenew).

«intemperante» «Policrate» «illustre» «Pericle»

krat}w ˙kratéw Polukráthw N e[kle}w e[kleéw Perikléhw (-êw) ˙kratoûw Polukrátouw (-ou) G e[kleoûw Perikléouw ˙krateî Polukrátei (-+) D e[kleeî Perikleî kratê ˙kratéw Polukráth (-hn) A e[kleâ (-ê) e[kleéw Perikléa ˙kratéw Polúkratew V e[kleéw Períkleew (-eiw)

˙krateî (-ê) NAV e[kleê ˙kratoîn GD e[kleoîn

krateîw ˙kratê NV e[kleeîw e[kleâ (-ê) ˙kratôn G e[kleôn ˙kratési D e[kleési krateîw ˙kratê A e[kleeîw e[kleâ (-ê) ˙kratôw Avverbio e[kleôw

«dono» «pudore»

sing. duale plur. sing.

géraw géras-e>-a géras-a>-a NV a†dQwgéras-ow>-vw gerás-oin>-!n gerás-vn>-ôn G a†dós-ow>-oûwgéras-i>-Ÿ gerás-oin>-!n géras-si>-asi D a†dós-i>-oîgéraw géras-e>-a géras-a>-a A a†dós-a>-ô

Michelazzofine.indd Sec1:242Michelazzofine.indd Sec1:242 10-03-2007 14:12:3110-03-2007 14:12:31

Page 243: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 229

Capitolo 24Morfologia verbale (VII):Aoristo passivo – Futuro passivoSviluppo del passivo nel sistema verbale greco

In questo capitolo prenderemo in esame l’Aoristo passivo (posticipan-do la trattazione dell’Aoristo 3°)

• per completare lo studio del Futuro con il Futuro passivo (la cui formazione è parallela a quella dell’aor. passivo);

• perché Aoristo e Futuro passivo offrono l’occasione per interessanti osserva-zioni sul complesso fenomeno della diatesi verbale;

• perché lo studio dell’Aoristo passivo è una buona preparazione a quello del-l’Aoristo 3° (che ha caratteristiche, non solo morfologiche, in parte simili).

24.1. Aoristo passivo

L’Aoristo passivo presenta due varianti:

• aor. passivo ‘debole’, formato con l’aggiunta del suffi sso -yh- alla radice (che, se interessata da apofonia, è di solito al grado medio); effetti fonetici:– vocale + -yh-: allungamento della vocale (a > h3; e > h; o > v)– gutturale + -yh-: > -xyh-– labiale + -yh-: > -fyh-– dentale + -yh-: > -syh-– l, n, r + -yh-: nessun effetto fonetico (> -lyh-, -nyh-, -ryh-)

• aor. passivo ‘forte’: si forma con l’aggiunta del suffi sso -h- (se interessata da apofonia, la radice è di solito al grado ridotto~zero); nessun effetto fonetico.

Mentre i verbi con radice uscente in vocale hanno sempre l’aor. pass. debole, negli altri casi il comportamento è oscillante (v. tabella):

• verbi simili usano varianti diverse (p.es. ˙ggéllv ha la forma debole “ggél-yhn, stéllv la forma forte \-stál-hn4) ...

• ... e non di rado uno stesso verbo presenta entrambe le forme (p.es. trépv ha sia la forma debole \-tréf-yhn che quella forte \-tráp-hn5; e analogamente faínv ha sia \-fán-yhn che \-fán-hn): fenomeno collegato a quello della dia-tesi, come vedremo più avanti (§ 3).

3 Anche qui l’-a- si mantiene senza passare ad -h- quando è ‘puro’ (cioè quando è pre-ceduto da e~i~r): così p.es. mentre l’aor. pass. di timáv (alfa impuro) è \-tim}-yhn, quello di peiráv (alfa puro) è \-peira–v-yhn.

4 Dal grado zero della radice stel/stol/stl, con vocale a sviluppata dalla sonante l� .

5 Dal grado zero della radice trep/trop/trp, con vocale a sviluppata dalla sonante r� .

Michelazzofine.indd Sec1:243Michelazzofine.indd Sec1:243 10-03-2007 14:12:3310-03-2007 14:12:33

Page 244: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

230 OTTAVA UNITÀ

Aoristo passivo

Verbi con rad. in vocale, in gutturale, in labiale

timáv sullégv trépv

Indicativo\-tim}-yh-n sun-e-léx-yh-n sun-e-lég-h-n 1 \-tréf-yh-n \-tráf-h-n\-tim}-yh-w sun-e-léx-yh-w sun-e-lég-h-w 2 \-tréf-yh-w \-tráf-h-w\-tim}-yh sun-e-léx-yh sun-e-lég-h 3 \-tréf-yh \-tráf-h\-tim}-yh-ton sun-e-léx-yh-ton sun-e-lég-h-ton 2 \-tréf-yh-ton \-tráf-h-ton\-timh-y}-thn sun-e-lex-y}-thn sun-e-leg-}-thn 3 \-tref-y}-thn \-traf-}-thn

\-tim}-yh-men sun-e-léx-yh-men sun-e-lég-h-men 1 \-tréf-yh-men \-tráf-h-men\-tim}-yh-te sun-e-léx-yh-te sun-e-lég-h-te 2 \-tréf-yh-te \-tráf-h-te\-tim}-yh-san sun-e-léx-yh-san sun-e-lég-h-san 3 \-tréf-yh-san \-tráf-h-san

Congiuntivo timh-yô sullex-yô sulleg-ô 1 tref-yô traf-ô timh-y_w sullex-y_w sulleg-_w 2 tref-y_w traf-_w timh-y_ sullex-y_ sulleg-_ 3 tref-y_ traf-_ timh-yê-ton sullex-yê-ton sulleg-ê-ton 2 tref-yê-ton traf-ê-ton timh-yê-ton sullex-yê-ton sulleg-ê-ton 3 tref-yê-ton traf-ê-ton

timh-yô-men sullex-yô-men sulleg-ô-men 1 tref-yô-men traf-ô-men timh-yê-te sullex-yê-te sulleg-ê-te 2 tref-yê-te traf-ê-te timh-yô-si sullex-yô-si sulleg-ô-si 3 tref-yô-si traf-ô-si

Ottativo timh-yeí-h-n sullex-yeí-h-n sulleg-eí-h-n 1 tref-yeí-h-n traf-eí-h-n timh-yeí-h-w sullex-yeí-h-w sulleg-eí-h-w 2 tref-yeí-h-w traf-eí-h-w timh-yeí-h sullex-yeí-h sulleg-eí-h 3 tref-yeí-h traf-eí-h timh-yeî-ton sullex-yeî-ton sulleg-eî-ton 2 tref-yeî-ton traf-eî-ton timh-yeí-thn sullex-yeí-thn sulleg-eí-thn 3 tref-yeí-thn traf-eí-thn

timh-yeî-men sullex-yeî-men sulleg-eî-men 1 tref-yeî-men traf-eî-men timh-yeî-te sullex-yeî-te sulleg-eî-te 2 tref-yeî-te traf-eî-te timh-yeî-en sullex-yeî-en sulleg-eî-en 3 tref-yeî-en traf-eî-en

Imperativo tim}-yh-ti sulléx-yh-ti sullég-h-yi 2 tréf-yh-ti tráf-h-yi timh-y}-tv sullex-y}-tv sulleg-}-tv 3 tref-y}-tv traf-}-tv tim}-yh-ton sulléx-yh-ton sullég-h-ton 2 tréf-yh-ton tráf-h-ton timh-y}-tvn sullex-y}-tvn sulleg-}-tvn 3 tref-y}-tvn traf-}-tvn

tim}-yh-te sulléx-yh-te sullég-h-te 2 tréf-yh-te tráf-h-te timh-yé-ntvn sullex-yé-ntvn sulleg-é-ntvn 3 tref-yé-ntvn traf-é-ntvn

Infi nito timh-yê-nai sullex-yê-nai sulleg-ê-nai tref-yê-nai traf-ê-nai

Participio timh-yeíw sullex-yeíw sulleg-eíw m tref-yeíw traf-eíw timh-yeîsa sullex-yeîsa sulleg-eîsa f tref-yeîsa traf-eîsa timh-yén sullex-yén sulleg-én n tref-yén traf-én

Michelazzofine.indd Sec1:244Michelazzofine.indd Sec1:244 10-03-2007 14:12:3410-03-2007 14:12:34

Page 245: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 231

Aoristo passivo

Verbi con rad. in dentale, in liquida, in nasale

peíyv ˙ggéllv stéllv faínv

Indicativo\-peís-yh-n “ggél-yh-n \-stál-h-n 1 \-fán-yh-n \-fán-h-n\-peís-yh-w “ggél-yh-w \-stál-h-w 2 \-fán-yh-w \-fán-h-w\-peís-yh “ggél-yh \-stál-h 3 \-fán-yh \-fán-h\-peís-yh-ton “ggél-yh-ton \-stál-h-ton 2 \-fán-yh-ton \-fán-h-ton\-peis-y}-thn “ggel-y}-thn \-stal-}-thn 3 \-fan-y}-thn \-fan-}-thn

\-peís-yh-men “ggél-yh-men \-stál-h-men 1 \-fán-yh-men \-fán-h-men\-peís-yh-te “ggél-yh-te \-stál-h-te 2 \-fán-yh-te \-fán-h-te\-peís-yh-san “ggél-yh-san \-stál-h-san 3 \-fán-yh-san \-fán-h-san

Congiuntivo peis-yô ˙ggel-yô stal-ô 1 fan-yô fan-ô peis-y_w ˙ggel-y_w stal-_w 2 fan-y_-w fan-_-w peis-y_ ˙ggel-y_ stal-_ 3 fan-y_ fan-_ peis-yê-ton ˙ggel-yê-ton stal-ê-ton 2 fan-yê-ton fan-ê-ton peis-yê-ton ˙ggel-yê-ton stal-ê-ton 3 fan-yê-ton fan-ê-ton

peis-yô-men ˙ggel-yô-men stal-ô-men 1 fan-yô-men fan-ô-men peis-yê-te ˙ggel-yê-te stal-ê-te 2 fan-yê-te fan-ê-te peis-yô-si ˙ggel-yô-si stal-ô-si 3 fan-yô-si fan-ô-si

Ottativo peis-yeí-h-n ˙ggel-yeí-h-n stal-eí-h-n 1 fan-yeí-h-n fan-eí-h-n peis-yeí-h-w ˙ggel-yeí-h-w stal-eí-h-w 2 fan-yeí-h-w fan-eí-h-w peis-yeí-h ˙ggel-yeí-h stal-eí-h 3 fan-yeí-h fan-eí-h peis-yeî-ton ˙ggel-yeî-ton stal-eî-ton 2 fan-yeî-ton fan-eî-ton peis-yeí-thn ˙ggel-yeí-thn stal-eí-thn 3 fan-yeí-thn fan-eí-thn

peis-yeî-men ˙ggel-yeî-men stal-eî-men 1 fan-yeî-men fan-eî-men peis-yeî-te ˙ggel-yeî-te stal-eî-te 2 fan-yeî-te fan-eî-te peis-yeî-en ˙ggel-yeî-en stal-eî-en 3 fan-yeî-en fan-eî-en

Imperativo peís-yh-ti ˙ggél-yh-ti stál-h-yi 2 fán-yh-ti fán-h-yi peis-y}-tv ˙ggel-y}-tv stal-}-tv 3 fan-y}-tv fan-}-tv peís-yh-ton ˙ggél-yh-ton stál-h-ton 2 fán-yh-ton fán-h-ton peis-y}-tvn ˙ggel-y}-tvn stal-}-tvn 3 fan-y}-tvn fan-}-tvn

peís-yh-te ˙ggél-yh-te stál-h-te 2 fán-yh-te fán-h-te peis-yé-ntvn ˙ggel-yé-ntvn stal-é-ntvn 3 fan-yé-ntvn fan-é-ntvn

Infi nito peis-yê-nai ˙ggel-yê-nai stal-ê-nai fan-yê-nai fan-ê-nai

Participio peis-yeíw ˙ggel-yeíw stal-eíw m fan-yeíw fan-eíw peis-yeîsa ˙ggel-yeîsa stal-eîsa f fan-yeîsa fan-eîsa peis-yén ˙ggel-yén stal-én n fan-yén fan-én

Michelazzofine.indd Sec1:245Michelazzofine.indd Sec1:245 10-03-2007 14:12:3510-03-2007 14:12:35

Page 246: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

232 OTTAVA UNITÀ

Osservazioni1. Come in tutte le forme di aoristo, anche qui l’aumento caratteristico dei

tempi storici interessa solo l’indicativo.

2. La vocale del suffi sso -yh-/-h- si abbrevia (> -ye-/-e-) davanti a -i- (nell’ottati-vo) e a -nt- (nella 3ª plur. dell’imperativo e nel tema da cui si forma il participio).

3. Il congiuntivo – e solo esso – segue la coniugazione tematica. Alla vocale fi nale della radice si sovrappongono le desinenze (dei tempi principali, come sem-pre nel congiuntivo) con ‘incorporata’ la vocale tematica lunga -h-/-v-.

4. Nell’ottativo si aggiunge, come sempre, la vocale caratteristica -i-. Da no-tare poi l’esistenza, anche per il duale e il plurale, delle forme con espansione in -h- del singolare: p.es. [faneí-h-n~faneí-h-w~faneí-h], faneí-h-ton~fanei-}-thn, faneí-h-men~faneí-h-te~faneí-h-san, e simili.

5. La desinenza della 2ª sing. dell’imperativo è -yi6. Si conserva nella variante dell’aor. forte (p.es. fán-h-yi), mentre nell’aor. debole la presenza di un’aspirata nel suffi sso (-yh-) provoca, per la ‘legge di Grassmann’ (v. 1.3), la perdita dell’aspi-razione (fán-yh-yi > fán-yh-ti). – Come per gli altri tempi, anche qui esistono forme alternative per la 3ª plur.: p.es. fan-y}-tvsan, fan-}-tvsan e simili.

6. Il participio segue la declinazione dei nominali con tema in -ent- (v. p. 132).

7. Forme ambigue (evidenziate in corsivo):• la 3ª plur. imper. att. coincide col GEN plur. del participio;• condizioni particolari (come quella di faínv) possono determinare la sovrappo-

sizione fra la 1ª sing. del cong. aor. passivo e la 1ª sing. dell’ind. futuro (fanô).

24.2. Futuro passivo

Si forma aggiungendo al suffi sso -yh-/-h- dell’aor. passivo (del quale condivide tutte le caratteristiche) il suffi sso -so-/-se- tipico del futuro sigma-tico (a cui si rimanda per le osservazioni di natura fonetico-morfologica).

6 Si incontra anche nell’Aoristo 3° e nella coniugazione atematica in -mi (cfr. gli impera-tivi Ês-yi, Ê-yi e fá-yi dei verbi e†mí, eÂmi e fhmí, p. 272).

' Per risalire dall’aor. passivo al presentePer risalire al presente di un verbo dall’aor. passivo valgono le indicazioni

di metodo fornite per l’aor. 1° e per il futuro (compreso il consiglio di sfruttare i nominali ricavati dalla stessa radice tramite suffi ssazione): • aoristo passivo debole:

– -xyhn: presente (radicale o suffi ssale) con tema in gutturale– -fyhn: presente (radicale o suffi ssale) con tema in labiale– -syhn: presente (radicale o suffi ssale) con tema in dentale– -lyhn/-nyhn/-ryhn: presente (radicale o suffi ssale) con tema in -l-/-n-/-r-

• aoristo passivo forte (spesso da radice in grado-zero con vocalizzazione):– -ghn-: presente radicale in -gv opp. suffi ssale– -bhn-: presente radicale in -bv opp. suffi ssale– -lhn/-nhn/-rhn: presente (radicale o suffi ssale) con tema in -l-/-n-/-r- ecc.

Michelazzofine.indd Sec1:246Michelazzofine.indd Sec1:246 10-03-2007 14:12:3610-03-2007 14:12:36

Page 247: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 233

Futuro passivo

timáv sullégv trépv

Indicativotimhy}somai sullexy}somai sulleg}somai 1 trefy}somai traf}somaitimhy}s+ [-sei] sullexy}s+ [-sei] sulleg}s+ [-sei] 2 trefy}s+ [sei] traf}s+ [-sei]timhy}setai sullexy}setai sulleg}setai 3 trefy}setai traf}setaitimhy}sesyon sullexy}sesyon sulleg}sesyon 1 trefy}sesyon traf}sesyontimhy}sesyon sullexy}sesyon sulleg}sesyon 2 trefy}sesyon traf}sesyon

timhyhsómeya sullexyhsómeya sulleghsómeya 1 trefyhsómeya trafhsómeyatimhy}sesye sullexy}sesye sulleg}sesye 2 trefy}sesye traf}sesyetimhy}sontai sullexy}sontai sulleg}sontai 3 trefy}sontai traf}sontai

Ottativotimhyhsoímhn sullexyhsoímhn sulleghsoímhn 1 trefyhsoímhn trafhsoímhntimhy}soio sullexy}soio sulleg}soio 2 trefy}soio traf}soiotimhy}soito sullexy}soito sulleg}soito 3 trefy}soito traf}soitotimhy}soisyon sullexy}soisyon sulleg}soisyon 1 trefy}soisyon traf}soisyontimhyhsoísyhn sullexyhsoísyhn sulleghsoísyhn 2 trefyhsoísyhn trafhsoísyhn

timhyhsoímeya sullexyhsoímeya sulleghsoímeya 1 trefyhsoímeya trafhsoímeyatimhy}soisye sullexy}soisye sulleg}soisye 2 trefy}soisye traf}soisyetimhy}sointo sullexy}sointo sulleg}sointo 3 trefy}sointo traf}sointo

Infi nitotimhy}sesyai sullexy}sesyai sulleg}sesyai trefy}sesyai traf}sesyai

Participiotimhyhsómenow sullexyhsómenow sulleghsómenow m trefyhsómenow trafhsómenowtimhyhsoménh sullexyhsoménh sulleghsoménh f trefyhsoménh trafhsoménhtimhyhsómenon sullexyhsómenon sulleghsómenon n trefyhsómenon trafhsómenon

peíyv ˙ggéllv stéllv faínv

Indicativopeisy}somai ˙ggely}somai stal}somai 1 fany}somai fan}somaipeisy}s+ [-sei] ˙ggely}s+ [-sei] stal}s+ [-sei] 2 fany}s+ [-sei] fan}s+ [-sei]peisy}setai ˙ggely}setai stal}setai 3 fany}setai fan}setaipeisy}sesyon ˙ggely}sesyon stal}sesyon 1 fany}sesyon fan}sesyonpeisy}sesyon ˙ggely}sesyon stal}sesyon 2 fany}sesyon fan}sesyon

peisyhsómeya ˙ggelyhsómeya stalhsómeya 1 fanyhsómeya fanhsómeyapeisy}sesye ˙ggely}sesye stal}sesye 2 fany}sesye fan}sesyepeisy}sontai ˙ggely}sontai stal}sontai 3 fany}sontai fan}sontai

Ottativopeisyhsoímhn ˙ggelyhsoímhn stalhsoímhn 1 fanyhsoímhn fanhsoímhnpeisy}soio ˙ggely}soio stal}soio 2 fany}soio fan}soiopeisy}soito ˙ggely}soito stal}soito 3 fany}soito fan}soito

Michelazzofine.indd Sec1:247Michelazzofine.indd Sec1:247 10-03-2007 14:12:3710-03-2007 14:12:37

Page 248: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

234 OTTAVA UNITÀ

24.3. Medio e passivo nel sistema verbale greco

La forma dell’aoristo e futuro passivo (del tutto diversa da quelle dell’aoristo e futuro attivo e medio) e l’esistenza di due varianti di aoristo passivo (talvolta presenti nello stesso verbo) ci dà occasione per tornare sul problema della dia-tesi verbale, in particolare per quanto riguarda origine e diffusione del passivo.

Nella prima sommaria presentazione dell’argomento (6.4) si è insistito sul problema costituito dalla coincidenza morfologica di medio e passivo in tutti i tempi (eccetto aoristo e futuro) e dall’esistenza di due diversi valori se-mantici del medio (medio-intransitivo e medio-transitivo). Una simile distin-zione è utile a livello didattico, per richiamare l’attenzione su questo vistoso fenomeno di polisemia, ma non basta a rappresentare fedelmente lo sviluppo del sistema diatetico greco; infatti

• il passivo è formazione relativamente tarda: in origine esistevano solo la dia-tesi attiva e media;

• il medio esprimeva un coinvolgimento particolare del soggetto nell’evento (a livello di partecipazione emotiva o concreta, oppure come destinatario o benefi ciario, oppure come ‘paziente’ che subisce l’azione descritta dal verbo7): medio transitivo, medio intransitivo~rifl essivo e passivo non dovevano essere dunque che facce di una stessa medaglia;

• forme autonome di passivo hanno cominciato a diffondersi progressivamente per l’aoristo8, prima quelle con suffi sso in -h- (il cosiddetto aor. pass. ‘forte’), più tardi quelle in -yh- (aor. pass. ‘debole’);

7 È interessante notare che le nozioni che entrano in gioco nel rappresentare lo ‘spettro semantico’ del medio sono molto vicine a quelle impiegate per descrivere signifi cato e fun-zione del Dativo (cfr. 3.5).

8 Non è facile dire perché questo sviluppo non abbia interessato anche presente e per-fetto, ma è probabile che in ciò abbia infl uito la natura particolare dell’aoristo, parzialmente diversa da quella degli altri due tempi (cfr. 15.1).

peisy}soisyon ˙ggely}soisyon stal}soisyon 1 fany}soisyon fan}soisyonpeisyhsoísyhn ˙ggelyhsoísyhn stalhsoísyhn 2 fanyhsoísyhn fanhsoísyhnpeisyhsoímeya ˙ggelyhsoímeya stalhsoímeya 1 fanyhsoímeya fanhsoímeyapeisy}soisye ˙ggely}soisye stal}soisye 2 fany}soisye fan}soisyepeisy}sointo ˙ggely}sointo stal}sointo 3 fany}sointo fan}sointo

Infi nitopeisy}sesyai ˙ggely}sesyai stal}sesyai fany}sesyai fan}sesyai

Participiopeisyhsómenow ˙ggelyhsómenow stalhsómenow m fanyhsómenow fanhsómenowpeisyhsoménh ˙ggelyhsoménh stalhsoménh f fanyhsoménh fanhsoménhpeisyhsómenon ˙ggelyhsómenon stalhsómenon n fanyhsómenon fanhsómenon

Michelazzofine.indd Sec1:248Michelazzofine.indd Sec1:248 10-03-2007 14:12:3810-03-2007 14:12:38

Page 249: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 235

• ancora più lentamente si è infi ne sviluppato – per così dire da una ‘costola’ dell’aoristo passivo – il futuro passivo.

Di questo lungo processo di differenziazione formale della diatesi passi-va si hanno prove e rifl essi di vario genere. P.es. nell’Iliade e nell’Odissea, che rappresentano per noi la più antica documentazione organica della lingua greca9, si incontrano molte forme di aoristo passivo10, praticamente nessuna di futuro passivo; e parallelamente ci sono pochissimi casi di aoristo medio con valore passivo, e invece diversi casi di futuro medio con valore passivo (quasi a indicare una sorta di maggiore ‘resistenza’ del futuro allo sviluppo di una forma passiva autonoma): fenomeno, quest’ultimo, che continua anche in età classica11.

Ma l’aspetto più vistoso del faticoso e mai defi nitivo ‘assestamento’ del sistema diatetico greco è rappresentato dalle oscillazioni nell’uso dell’aori-sto passivo. Vi sono infatti situazioni diverse:

1. l’aor. pass. è usato con valore passivo, quello medio con valore mediale (sia di medio transitivo che intransitivo);

2. l’aor. pass. è usato con valore passivo e mediale-intransitivo, quello medio con valore mediale-transitivo;

2b. può anche accadere che lo stesso valore mediale-intransitivo venga espresso sia dall’aor. pass. sia dal medio;

3. nel caso di doppia forma di aor. pass., quello più recente (l’aor. pass. ‘debole’, in -yh-) può essere usato con valore passivo, quello più antico (l’aor. pass. ‘forte’, in -h-) con valore mediale-intransitivo, quello medio con valore mediale-transitivo;

4. da mettere in conto infi ne la possibilità che un valore mediale-intransitivo venga espresso sotto forma di rifl essivo.

Ecco come possono essere rappresentate schematicamente queste va-rianti (per maggiore chiarezza non è stata inserita quella del rifl essivo):

9 In realtà la situazione è assai più complessa, perché i poemi omerici sono uno straor-dinario esempio di stratifi cazione linguistica, presentando fenomeni appartenenti a epoche mol to diverse. Proprio qui sta però il loro interesse: nel ‘fotografare’ le varie fasi di un pro-cesso plurisecolare, fi no alle soglie dell’età classica.

10 Sia forme in -h- che in -yh-, anche se queste ultime ricorrono soprattutto nell’Odissea (che è posteriore all’Iliade) e in parti dell’Iliade di composizione più recente.

11 Il valore passivo di un futuro medio è sicuro in presenza di un compl. d’agente (p.es. Se-nofonte, Elleniche VII.5.18 \nyumoúmenow –ti ... \keînoi poliork}sointo øpò tôn ntipá lvn «con-siderando che ... quelli sarebbero stati assediati dagli avversari»), oppure quando è opposto a un attivo (p.es. Platone, Repubblica 412b Ór& o[k a[tôn toútvn o®tinew ƒrjousí te kaì ƒrjontai; «[non dovremo forse defi nire] chi tra questi dovrà comandare e chi essere comandato?») o coordinato con un passivo (p.es. Tucidide II.87.9 …n dé tiw ƒra kaì boulhy_, kolasy}setai t_ pre poús+ zhmíŸ, o¥ dè ˙gayoì tim}sontai toîw pros}kousin ƒyloiw têw ˙retêw «qualora poi uno voglia [comportarsi da vile], sarà punito con la giusta punizione, mentre i prodi saranno ono-rati con i premi convenienti al loro valore»). Peraltro, molti dei verbi interessati da questo fenomeno presentano anche il futuro passivo (per timáv v. p.es. Tucidide VI.80.4 &Ayhnaîoi ... t! d& aøtôn •nómati timhy}sontai «gli Ateniesi ... saranno onorati per la loro fama»), a testimo-nianza di un uso comunque oscillante.

Michelazzofine.indd Sec1:249Michelazzofine.indd Sec1:249 10-03-2007 14:12:3810-03-2007 14:12:38

Page 250: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

236 OTTAVA UNITÀ

Alcuni esempi nella tabella di p. 246-247.

Capitolo 25Morfologia verbale (VIII):Aoristo 3° – Perfetto e Piuccheperfetto attivo

25.1. Aoristo 3° o ‘fortissimo’ (radicale)

Si forma aggiungendo le desinenze direttamente alla radice, che pre-senta il fenomeno dell’apofonia quantitativa:

• vocale breve davanti a vocale (lo -i- dell’ottativo e, nei verbi in -u come fúv e dúv, anche la vocale tematica lunga delle desinenze del congiuntivo) e a -nt- (nella 3ª plur. dell’imperativo e nel participio);

• vocale lunga in tutti gli altri casi.

Interessa un numero limitato di verbi, che si possono distinguere in due categorie:

• verbi che hanno solo o principalmente l’aor. 3°: Δlískomai ∞álvn «fui catturato» bibrQskv ¡brvn «mangiai» bióv \bívn «vissi» gignQskv ¡gnvn «conobbi» (˙po)didráskv (˙p)édran «fuggii» dúv ¡dun «mi immersi» da una rad. tla ¡tlhn «sopportai», «osai» fyánv ¡fyhn «prevenni»

• verbi che hanno una forma di aor. 3° e una di aor. 1°: ˙nabióv aor. 3° ˙nebívn «tornai in vita» aor. 1° ˙nebívsa «feci rivivere» baínv aor. 3° ¡bhn «andai» aor. 1° ¡bhsa «feci andare» ®sthmi aor. 3° ¡sthn «mi alzai» aor. 1° ¡sthsa «innalzai» sbénnumi aor. 3° ¡sbhn «mi spensi» aor. 1° ¡sbesa «spensi» fúv aor. 3° ¡fun «nacqui» aor. 1° ¡fusa «generai»

Particolarmente interessante questo secondo gruppo, dove – analoga-mente a quel che accade con le varianti di aoristo passivo (24.3) e di per-fetto (25.4) – la disponibilità di due diverse forme verbali permette una più chiara differenziazione della diatesi (v. qui avanti, la tabella di p. 246-247).

Valore mediale-trans. Valore mediale-intr. Valore passivo

1 aor. medio aor. passivo

2 aor. medio aor. passivo

2b aor. medio aor. passivo

3 aor. medio aor. passivo forte aor. passivo debole

Michelazzofine.indd Sec1:250Michelazzofine.indd Sec1:250 10-03-2007 14:12:3910-03-2007 14:12:39

Page 251: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 237

Aoristo 3°

®sthmi ˙po-didráskv gignQskv fúv [sta±/sth] [dra±/dra–] [gno/gnv] [fu±/fu–]

Indicativo¡-sth-n ˙p-é-dra–-n 1 ¡-gnv-n ¡-fu–-n¡-sth-w ˙p-é-dra–-w 2 ¡-gnv-w ¡-fu–-w¡-sth ˙p-é-dra– 3 ¡-gnv ¡-fu–¡-sth-ton ˙p-é-dra–-ton 2 ¡-gnv-ton ¡-fu–-ton\-st}-thn ˙p-e-dra–v-thn 3 \-gnQ-thn \-fu–v-thn

¡-sth-men ˙p-é-dra–-men 1 ¡-gnv-men ¡-fu–-men¡-sth-te ˙p-é-dra–-te 2 ¡-gnv-te ¡-fu–-te¡-sth-san ˙p-é-dra–-san 3 ¡-gnv-san ¡-fu –-san

Congiuntivo stô ˙po-drô 1 gnô fú-v st_-w ˙po-drÅ-w 2 gn!-w fú-+w st_ ˙po-drÅ 3 gn! fú-+ stê-ton ˙po-drâ-ton 2 gnô-ton fú-h-ton stê-ton ˙po-drâ-ton 3 gnô-ton fú-h-ton stô-men ˙po-drô-men 1 gnô-men fú-v-men stê-te ˙po-drâ-te 2 gnô-te fú-h-te stô-si ˙po-drô-si 3 gnô-si fú-v-si

Ottativo staí-h-n ˙po-draí-h-n 1 gnoí-h-n staí-h-w ˙po-draí-h-w 2 gnoí-h-w staí-h ˙po-draí-h 3 gnoí-h staî-ton ˙po-draî-ton 2 gnoî-ton staí-thn ˙po-draí-thn 3 gnoí-thn

staî-men ˙po-draî-men 1 gnoî-men staî-te ˙po-draî-te 2 gnoî-te staî-en ˙po-draî-en 3 gnoî-en

Imperativo stê-yi ˙pó-dra–-yi 2 gnô-yi fû-yi st}-tv ˙po-dra–v-tv 3 gnQ-tv fu –v-tv stê-ton ˙pó-dra–-ton 2 gnô-ton fû-ton st}-tvn ˙po-dra–v-tvn 3 gnQ-tvn fu v–-tvn

stê-te ˙pó-dra–-te 2 gnô-te fû-te sta±v-ntvn ˙po-dra±v-ntvn 3 gnó-ntvn fu ±v-ntvn

Infi nito stê-nai ˙po-drâ-nai gnô-nai fû-nai

Participio stâw ˙po-drâw m gnoúw fûw stâsa ˙po-drâsa f gnoûsa fûsa sta±vn ˙po-dra±vn n gnón fu ±vn

Michelazzofine.indd Sec1:251Michelazzofine.indd Sec1:251 10-03-2007 14:12:4010-03-2007 14:12:40

Page 252: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

238 OTTAVA UNITÀ

Osservazioni1. Come nelle altre forme di aoristo (1° e 2°), anche qui l’aumento caratteristi-

co dei tempi storici interessa solo l’indicativo.

2. Il congiuntivo – e solo esso – segue la coniugazione tematica. Alla vocale fi nale della radice si sovrappongono le desinenze (dei tempi principali, come sem-pre nel congiuntivo) con ‘incorporata’ la vocale tematica lunga -h-/-v-12.

3. Nell’ottativo si aggiunge, come sempre, la vocale caratteristica -i-. Da no-tare poi l’esistenza, anche per il duale e il plurale, delle forme con espansione in -h- del singolare: p.es. [staí-h-n~staí-h-w~staí-h], staí-h-ton~stai-}-thn, staí-h-men~staí-h-te~staí-h-san, e simili.

4. Come nell’aor. passivo, la desinenza della 2ª sing. dell’imperativo è -yi. – Come per gli altri tempi, anche qui esistono forme alternative per la 3ª plur.: p.es. st}tvsan, gnQtvsan e simili.

5. Il participio segue la declinazione dei nominali con tema in -nt- (v. cap. 11).

6. Alcune situazioni di ambiguità si determinano alla 3ª plur. ind.: p.es. ¡sth-san è contemporaneamente ind. aor. 1° (¡-sth-sa-n) e ind. aor. 3° (¡-sth-san) di ®sthmi, e così analogamente ¡bhsan lo è di baínv. – Il congiuntivo aor. di dúv e fúv è diffi cilmente distinguibile dall’indicativo e congiuntivo presente (e anche diffi cilmente documentabile).

25.2. Valore e signifi cato del Perfetto

Il Perfetto costituisce, dopo il Presente e l’Aoristo, il terzo anello del sistema verbale greco (v. 2.2, 15.1, 17.1). Esprime l’aspetto ‘stativo’ e ‘ri-sultativo’ dell’azione, vista nel suo stadio fi nale e nello stato di cose che ne è scaturito: corrisponde quindi il più delle volte al passato prossimo ita-liano, e con certi verbi al presente (p.es. da ktáomai «procurarsi» il perf. kékthmai «mi sono procurato» vale > «possiedo»).

Questa vicinanza semantica dei due tempi trova conferma in alcuni fenomeni morfosintattici. Come il Presente, infatti, anche il Perfetto

• ha un’unica forma verbale per il medio e il passivo;

• ha all’indicativo le desinenze dei ‘tempi principali’, e non presenta invece comportamenti tipici dei tempi storici (capacità di reggere un ottativo ‘obli-quo’ [6.2], impiego nelle espressioni di carattere ‘proiettivo’ [26.3]);

• ha una doppia ‘ramifi cazione’, nel passato (con il Piuccheperfetto, d’ora in avanti Pcpf.) e nel futuro (con il Futuro perfetto o Futuro II13).

12 Ma nei verbi con radice che termina in -u (fúv e dúv) la natura semiconsonantica di tale fonema impedisce la sovrapposizione, e le desinenze lunghe del cong. si aggiungono rimanendo distinte). – Nei verbi con radice di timbro -o- (come gi gnQskv), esso prevale sul timbro -e-, con conseguente generalizzazione delle desinenze in -v-.

13 Si può esser tentati di assimilare il Pcpf. e il Futuro perfetto risp. al Pcpf. e al Futuro an teriore del latino. Sarebbe però un’equiparazione indebita, non solo perché – in generale – è arbitrario ap pli care a u na lingua categorie ad essa estranee (in quanto elaborate in funzione di

Michelazzofine.indd Sec1:252Michelazzofine.indd Sec1:252 10-03-2007 14:12:4110-03-2007 14:12:41

Page 253: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 239

25.3. Struttura morfologica del Perfetto

Il Perfetto è caratterizzato, in tutte le sue manifestazioni e in tutti i modi verbali14, dal raddoppiamento, che in linea generale si può defi nire come la duplicazione della radice in forma ‘standardizzata’ (ripetizione della sola prima consonante e generalizzazione del vocalismo -e-); p.es.

• pres. lúv pf. att. lé-luka pf. m.-p. lé-lumai • pres. leípv pf. att. lé-loipa pf. m.-p. lé-leimmai • pres. poiév pf. att. pe-poíhka pf. m.-p. pe-poíhmai • pres. timáv pf. att. te-tímhka pf. m.-p. te-tímhmai • pres. nomízv pf. att. ne-nómika pf. m.-p. ne-nómismai • pres. peíyv pf. att. pé-peika~pé-poiya pf. m.-p. pé-peismai

Casi particolari:

• rad. iniziante con consonante aspirata: la sillaba raddoppiata perde l’aspi-razione15:pres. xrív pf. att. ké-xrika pf. m.-p. ké-xri(s)maipres. faínv pf. att. pé-fagka~pé-fhna pf. m.-p. pé-fasmaipres. yúv pf. att. té-yuka pf. m.-p. té-yumai

• rad. iniziante con due consonanti (o consonante doppia): raddoppiamento in -e:pres. gignQskv pf. att. ¡-gnvka pf. m.-p. ¡-gnvsmaipres. speírv pf. att. ¡-sparka pf. m.-p. ¡-sparmaipres. fyeírv pf. att. ¡-fyarka~¡-fyora pf. m.-p. ¡-fyarmaipres. jenízv pf. att. \-jénika pf. m.-p. \-jénismaipres. caúv pf. att. ¡-cauka pf. m.-p. ¡-causmaipres. zhtév pf. att. \-z}thka pf. m.-p. \-z}thmai

ma rad. iniziante con muta + liquida~nasale: raddoppiamento ‘normale’:pres. titrQskv pf. att. té-trvka pf. m.-p. té-trvmaipres. prássv pf. att. pé-praxa~pé-praga pf. m.-p. pé-pragmai

• rad. iniziante con ]-: raddoppiamento in \r-r-:pres. ]íptv pf. att. ¡r-rifa pf. m.-p. ¡r-rimmai

• rad. iniziante in vocale (o dittongo): allungamento della vocale (o dittongo):pres. ˙ggéllv pf. att. æggelka pf. m.-p. æggelmaipres. a†tév pf. att. Æthka pf. m.-p. Æthmai

una lingua diversa), ma anche perché sembrerebbe in questo modo che i due tempi esprimano un’anteriorità nei confronti risp. del l’Im per fet to e del Futuro semplice, come in latino: una realtà, quella dei ‘tempi relativi’, che invece è sostanzialmente estranea al greco (cfr. n. 58 p. 25 e n. 26 p. 170). Più corretto è parlare di simmetria fra sistema del Presente e sistema del Perfet-to, con un rapporto che è al tempo stesso di parallelismo e di opposizione fra aspetto durativo (Imperfetto~Futuro) e aspetto risultativo (Pcpf.~Futuro perfetto) dell’azione verbale.

14 Diversamente dall’aumento, che caratterizza i tempi storici e interessa solo l’Indica-tivo. – Nel sistema del Perfetto, l’aumento è usato – in aggiunta al raddoppiamento – per il Pcpf. (così come nel sistema del Presente è usato per l’Imperfetto).

15 Si evita aspirazione in due sillabe consecutive (‘legge di Grassmann’, cfr. 1.3).

Michelazzofine.indd Sec1:253Michelazzofine.indd Sec1:253 10-03-2007 14:12:4210-03-2007 14:12:42

Page 254: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

240 OTTAVA UNITÀ

pres. a[jánv pf. att. h·jhka pf. m.-p. h·jhmaipres. eørískv pf. att. eπrhka (hπr-) pf. m.-p. eπrhmai (hπr-)pres. •neidízv pf. att. Ωneídika pf. m.-p. Ωneídismaipres. o†kév pf. att. ◊khka pf. m.-p. ◊khmaipres. ¥drúv pf. att. i–{druka pf. m.-p. i –{drumai

ma in alcuni casi di rad. iniziante in vocale si ha il cosiddetto ‘raddoppiamento at-tico’, con ripetizione dei primi due fonemi e allungamento della vocale iniziale della rad.:

pres. ˙geírv pf. att. ˙g-}gerka pf. m.-p. ˙g-}germaipres. ˙koúv pf. att. ˙k-}koa ma pf. m.-p. ækousmai16

pres. \geírv pf. att. \g-}gerka~\gr-}gora pf. m.-p. \g-}germai17

pres. ªllumi pf. att. •l-Qleka~ªl-vla – – –pres. ªmnumi pf. att. •m-Qmoka pf. m.-p. •m-Qmo(s)mai

• verbi composti: interessando la radice, il raddoppiamento si realizza dopo il preverbo:pres. sumbouleúv pf. att. sumbe-boúleuka pf. m.-p. sumbe-boúleumaipres. \lleípv pf. att. \llé-loipa pf. m.-p. \llé-leimmaipres. suggignQskv pf. att. suné-gnvka pf. m.-p. suné-gnvsmaipres. diafyeírv pf. att. dié-fyarka~dié-fyora pf. m.-p. dié-fyarmaipres. suzhtév pf. att. sune-z}thka pf. m.-p. sune-z}thmaipres. diaprássv pf. att. diapé-praxa pf. m.-p. diapé-pragmaipres. \kríptv pf. att. \jér-rifa pf. m.-p. \jér-rimmaipres. ˙paitév pf. att. ˙p§thka pf. m.-p. ˙p§thmaipres. sunageírv pf. att. sunag-}gerka pf. m.-p. sunag-}germai

Nel caso di radice con apofonia qualitativa il perfetto attivo impie ga ten-denzialmente il grado forte, quello medio-passivo tendenzialmente il grado medio (ma, come sempre nel sistema verbale greco, con molte oscillazioni).

16 La rad. di questo verbo è ˙koÛ, col digamma Û che a seconda dei casi si vocalizza in u (˙koúv, ækousmai) oppure cade senza lasciare traccia (˙khkoÛa > ˙k}koa).

17 Da notare in questo verbo, oltre all’alternanza vocalica (rad. \ger/\gor/\gr), anche il fatto che nella variante intransitiva \gr}gora il raddoppiamento si realizza con la duplicazio-ne della radice intera (sia pure nel grado-zero \gr), anziché solo di una sua parte.

' Per risalire dal Perfetto al PresenteRisalire alla forma del Presente è particolarmente laborioso nel caso del

Perfetto, data la grande variabilità che caratterizza la sua formazione. Tanto più importante è dunque la capacità di riconoscere la radice del verbo e la ‘famiglia’ di parole (soprattutto nominali) ad essa riconducibili.

Ecco qualche esempio di applicazione dei criteri illustrati a p. 206:

• pepoíhka, pepoíhmai: si risale a poiév attraverso poiht}w, poíhsiw, poíhma • nenómika, nenómismai: si risale a nomízv attraverso nómisma • péplaka, péplasmai: si risale a plássv attraverso plásthw, plásiw,

plásma • pépraxa, pépraga, pépragmai: si risale a prássv attraverso prâjiw, prâgma

Michelazzofine.indd Sec1:254Michelazzofine.indd Sec1:254 10-03-2007 14:12:4210-03-2007 14:12:42

Page 255: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 241

25.4. Perfetto attivo

Presenta diverse varianti, che possono essere così schematizzate18:

• perfetto suffi ssale: si forma in due modi:– con l’aggiunta alla radice del suffi sso -ka- (perf. ‘debole’)– con l’aggiunta alla radice del suffi sso -a- (perf. ‘forte’)

• perfetto radicale (cosiddetto ‘fortissimo’): le desinenze si aggiungono diretta-mente alla radice.

La distribuzione di queste varianti fra i diversi tipi di verbo è la seguente:

• i verbi con radice che fi nisce in vocale hanno tutti il perf. debole (con allunga-mento della vocale fi nale);

• i verbi dalla radice in dentale hanno in prevalenza il perf. debole (la dentale cade davanti al suffi sso), più raramente il perf. forte;

• i verbi dalla radice in liquida e nasale hanno in prevalenza il perf. debole (la liquida~nasale si salda al suffi sso senza alterazioni fonetiche19), più raramente il perf. forte;

• i verbi dalla radice in gutturale e labiale hanno tutti il perf. forte (spesso con il fenomeno fonetico aggiuntivo dell’aspirazione della gutturale~labiale);

• infi ne, pochissimi verbi hanno il perf. fortissimo.

Questo ventaglio di alternative è ulteriormente ampliato dalla possibi-lità che uno stesso verbo abbia più di una forma: p.es.

• perf. debole e perf. forte (come peíyv, faínv, fyeírv, ªllumi);

• perf. forte con aspirazione e senza aspirazione (come prássv, p}gnumi);

• perf. debole e perf. fortissimo (baínv, deídv, yn§skv, ¥sthmi).

In questi casi, come vedremo nel paragrafo seguente, di solito la va-riante morfologicamente più ‘essenziale’ (e presumibilmente più antica) è usata con valore intransitivo, l’altra con valore transitivo.

18 La distinzione tra variante suffi ssale e variante radicale è discutibile (per una serie di complesse ragioni di carattere fonetico e morfologico), ma può essere mantenuta perché ha una sua utilità e chiarezza didattica.

19 Naturalmente nel caso di radice in n la sequenza -nka- è scritta -gka-, con gamma nasale.

• béblefa, béblemmai: si risale a blépv attraverso bléciw, blémma • péfagka, péfhna, péfasmai: si risale a faínv attraverso fánsiw, fásma • ¡sparka, ¡sparmai: si risale a speírv attraverso spérma, spartów • ¡rrifa, ¡rrimmai: si risale a ]íptv attraverso ]îciw, ]îmma • eπrhka, eπrhmai: si risale a eørískv attraverso eøret}w, eπrhma • \lléloipa, \lléleimmai: si risale a \lleípv attraverso ¡lleiciw, ¡lleimma

Michelazzofine.indd Sec1:255Michelazzofine.indd Sec1:255 10-03-2007 14:12:4310-03-2007 14:12:43

Page 256: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

242 OTTAVA UNITÀ

rad. in vocale rad. in dentale rad. in liquida

Indicativo tetímh-k-a pépei-k-a pépoiy-a ¡fyar-k-a ¡fyor-a tetímh-k-a-w pépei-k-a-w pépoiy-a-w ¡fyar-k-a-w ¡fyor-a-w tetímh-k-e pépei-k-e pépoiy-e ¡fyar-k-e ¡fyor-e tetim}-k-a-ton pepeí-k-a-ton pepoíy-a-ton \fyár-k-a-ton \fyór-a-ton tetim}-k-a-ton pepeí-k-a-ton pepoíy-a-ton \fyár-k-a-ton \fyór-a-ton tetim}-k-a-men pepeí-k-a-men pepoíy-a-men \fyár-k-a-men \fyór-a-men tetim}-k-a-te pepeí-k-a-te pepoíy-a-te \fyár-k-a-te \fyór-a-te tetim}-k-asi pepeí-k-asi pepoíy-asi \fyár-k-asi \fyór-asi

Congiuntivo tetim}-k-v pepeí-k-v pepoíy-v \fyár-k-v \fyór-v tetim}-k-+w pepeí-k-+w pepoíy-+w \fyár-k-+w \fyór-+w tetim}-k-+ pepeí-k-+ pepoíy-+ \fyár-k-+ \fyór-+ tetim}-k-hton pepeí-k-hton pepoíy-hton \fyár-k-hton \fyór-hton tetim}-k-hton pepeí-k-hton pepoíy-hton \fyár-k-hton \fyór-hton tetim}-k-vmen pepeí-k-vmen pepoíy-vmen \fyár-k-vmen \fyór-vmen tetim}-k-hte pepeí-k-hte pepoíy-hte \fyár-k-hte \fyór-hte tetim}-k-vsi pepeí-k-vsi pepoíy-vsi \fyár-k-vsi \fyór-vsi

Ottativo tetim}-k-oimi pepeí-k-oimi pepoíy-oimi \fyár-k-oimi \fyór-oimi tetim}-k-oiw pepeí-k-oiw pepoíy-oiw \fyár-k-oiw \fyór-oiw tetim}-k-oi pepeí-k-oi pepoíy-oi \fyár-k-oi \fyór-oi tetim}-k-oiton pepeí-k-oiton pepoíy-oiton \fyár-k-oiton \fyór-oiton tetimh-k-oíthn pepei-k-oíthn pepoiy-oíthn \fyar-k-oíthn \fyor-oíthn tetim}-k-oimen pepeí-k-oimen pepoíy-oimen \fyár-k-oimen \fyór-oimen tetim}-k-oite pepeí-k-oite pepoíy-oite \fyár-k-oite \fyór-oite tetim}-k-oien pepeí-k-oien pepoíy-oien \fyár-k-oien \fyór-oien

Imperativo tetímh-k-e pépei-k-e pépoiy-e ¡fyar-k-e ¡fyor-e tetimh-k-étv pepei-k-étv pepoiy-étv \fyar-k-étv \fyor-étv tetim}-k-eton pepeí-k-eton pepoíy-eton \fyár-k-eton \fyór-eton tetimh-k-étvn pepei-k-étvn pepoiy-étvn \fyar-k-étvn \fyor-étvn tetim}-k-ete pepeí-k-ete pepoíy-ete \fyár-k-ete \fyór-ete tetimh-k-óntvn pepei-k-óntvn pepoiy-óntvn \fyar-k-óntvn \fyor-óntvn

Infi nito tetimh-k-énai pepei-k-énai pepoiy-énai \fyar-k-énai \fyor-énai

Participio tetimh-k-Qw pepei-k-Qw pepoiy-Qw \fyar-k-Qw \fyor-Qw tetimh-k-uîa pepei-k-uîa pepoiy-uîa \fyar-k-uîa \fyor-uîa tetimh-k-ów pepei-k-ów pepoiy-ów \fyar-k-ów \fyor-ów

Piuccheperfetto\tetim}-k-h \pepeí-k-h \pepoíy-h \fyár-k-h \fyór-h\tetim}-k-hw \pepeí-k-hw \pepoíy-hw \fyár-k-hw \fyór-hw\tetim}-k-ei \pepeí-k-ei \pepoíy-ei \fyár-k-ei \fyór-ei\tetim}-k-eton \pepeí-k-eton \pepoíy-eton \fyár-k-eton \fyór-eton\tetimh-k-éthn \pepei-k-éthn \pepoiy-éthn \fyar-k-éthn \fyor-éthn\tetim}-k-emen \pepeí-k-emen \pepoíy-emen \fyár-k-emen \fyór-emen\tetim}-k-ete \pepeí-k-ete \pepoíy-ete \fyár-k-ete \fyór-ete\tetim}-k-esan \pepeí-k-esan \pepoíy-esan \fyár-k-esan \fyór-esan

Michelazzofine.indd Sec1:256Michelazzofine.indd Sec1:256 10-03-2007 14:12:4410-03-2007 14:12:44

Page 257: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 243

rad. in labiale rad. in gutturale

Indicativo kékof-a léloip-a 1 péprax-a péprag-a kékof-a-w léloip-a-w 2 péprax-a-w péprag-a-w kékof-e léloip-e 3 péprax-e péprag-e kekóf-a-ton leloíp-a-ton 2 pepráx-a-ton peprág-a-ton kekóf-a-ton leloíp-a-ton 3 pepráx-a-ton peprág-a-ton kekóf-a-men leloíp-a-men 1 pepráx-a-men peprág-a-men kekóf-a-te leloíp-a-te 2 pepráx-a-te peprág-a-te kekóf-asi leloíp-asi 3 pepráx-asi peprág-asi

Congiuntivo kekóf-v leloíp-v 1 pepráx-v peprág-v kekóf-+w leloíp-+w 2 pepráx-+w peprág-+w kekóf-+ leloíp-+ 3 pepráx-+ peprág-+ kekóf-hton leloíp-hton 2 pepráx-hton peprág-hton kekóf-hton leloíp-hton 3 pepráx-hton peprág-hton kekóf-vmen leloíp-vmen 1 pepráx-vmen peprág-vmen kekóf-hte leloíp-hte 2 pepráx-hte peprág-hte kekóf-vsi leloíp-vsi 3 pepráx-vsi peprág-vsi

Ottativo kekóf-oimi leloíp-oimi 1 pepráx-oimi peprág-oimi kekóf-oiw leloíp-oiw 2 pepráx-oiw peprág-oiw kekóf-oi leloíp-oi 3 pepráx-oi peprág-oi kekóf-oiton leloíp-oiton 2 pepráx-oiton peprág-oiton kekof-oíthn leloip-oíthn 3 peprax-oíthn peprag-oíthn kekóf-oimen leloíp-oimen 1 pepráx-oimen peprág-oimen kekóf-oite leloíp-oite 2 pepráx-oite peprág-oite kekóf-oien leloíp-oien 3 pepráx-oien peprág-oien

Imperativo kékof-e léloip-e 2 péprax-e péprag-e kekof-étv leloip-étv 3 peprax-étv peprag-étv kekóf-eton leloíp-eton 2 pepráx-eton peprág-eton kekof-étvn leloip-étvn 3 peprax-étvn peprag-étvn kekóf-ete leloíp-ete 2 pepráx-ete peprág-ete kekof-óntvn leloip-óntvn 3 peprax-óntvn peprag-óntvn

Infi nito kekof-énai leloip-énai peprax-énai peprag-énai

Participio kekof-Qw leloip-Qw m peprax-Qw peprag-Qw kekof-uîa leloip-uîa f peprax-uîa peprag-uîa kekof-ów leloip-ów n peprax-ów peprag-ów

Piuccheperfetto\-kekóf-h \-leloíp-h 1 \-pepráx-h \-peprág-h\-kekóf-hw \-leloíp-hw 2 \-pepráx-hw \-peprág-hw\-kekóf-ei \-leloíp-ei 3 \-pepráx-ei \-peprág-ei\-kekóf-eton \-leloíp-eton 2 \-pepráx-eton \-peprág-eton\-kekof-éthn \-leloip-éthn 3 \-peprax-éthn \-peprag-éthn\-kekóf-emen \-leloíp-emen 1 \-pepráx-emen \-peprág-emen\-kekóf-ete \-leloíp-ete 2 \-pepráx-ete \-peprág-ete\-kekóf-esan \-leloíp-esan 3 \-pepráx-esan \-peprág-esan

Michelazzofine.indd Sec1:257Michelazzofine.indd Sec1:257 10-03-2007 14:12:4510-03-2007 14:12:45

Page 258: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

244 OTTAVA UNITÀ

Perfetto ‘fortissimo’ o radicale

oÂda «sapere»

Ind. Cong. Ott. Imp. Pcpf.

oÂda e†dô e†deíhn 1 Ædh oÂsya e†d_w e†deíhw Êsyi 2 Ædhsya Infi nito oÂde e†d_w e†deíh Êstv 3 Ædei e†dénai Êston e†dêton e†deîton Êston 2 Ædeton Êston e†dêton e†deíthn Êston 3 déthn Participio

Êsmen e†dômen e†deîmen 1 Ædemen e†dQw m e†dótow Êste e†dête e†deîte Êste 2 Ædete e†duîa f e†duíaw Êsasi e†dôsi e†deîen Êstvn 3 Ædesan e†dów n e†dótow

baínv deídv ¡oika ®sthmi yn§skv

Indicativo

dédia 1 ¡oika dédiaw 2 ¡oikaw dédie 3 ¡oike bébaton déditon 2 \oíkaton £staton téynaton bébaton déditon 3 \oíkaton £staton téynaton

bébamen dédimen 1 \oíkamen £stamen téynamen bébate dédite 2 \oíkate £state téynate bebâsi dedíasi 3 \oíkasi ∞stâsi teynâsi

Imperativo

dédiyi 2s £stayi téynayi dedítv 3s ∞státv téynatv 2pl £state

Infi nito

bebánai dediénai \(o)ikénai ∞stánai teynánai

Participio

beb(a)Qw dediQw m \(o)ikQw ∞stQw teyneQwbebauîa~bebôsa dediuîa f \(o)ikuîa ∞stôsa teyneôsa bebaów dediów n \(o)ików ∞stów teynéow

Piuccheperfetto

\dedíein 1 \œkein \dedíeiw 2 \œkeiw \dedíei 3 \œkei 2 £staton 3 ∞státhn

\dedíeimen 1 \œkeimen £stamen \dedíeite 2 \œkeite £state \bébasan \dédi(ei)san 3 \œke(i)san £stasan \téynasan

Michelazzofine.indd Sec1:258Michelazzofine.indd Sec1:258 10-03-2007 14:12:4610-03-2007 14:12:46

Page 259: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 245

Osservazioni1. Come in tutti gli altri tempi, anche qui il congiuntivo conserva le desinenze

con ‘incorporata’ la vocale tematica lunga -h-/-v-, che si sovrappongono così alla caratteristica temporale -(k)a.

2. Analogamente l’ottativo e l’imperativo (e, parzialmente, il piuccheperfetto), che conservano le desinenze del presente della declinazione tematica, sovrappo-nendole alla caratteristica temporale.

3. Forme alternative per l’imperativo 3ª plur.: tetimh-k-étvsan, pepei-k-étv-san, pepoiy-étvsan, \fyar-k-étvsan, \fyor-étvsan ecc.

4. Il participio si declina come i nominali con tema in dentale (v. p. 194).

5. Nel piuccheperfetto si è, in un secondo tempo, affermata una forma di co-niugazione che generalizza l’-ei della 3ª sing.: p.es. \tetim}-k-ein~\tetim}-k-eiw~\tetim}-k-ei, \tetim}-k-ei-ton~\tetimh-k-eí-thn, \tetim}-k-eimen~\tetim}-k-eite~\tetim}-k-eisan; e simili.

6. Nel perfetto ‘fortissimo’ o radicale le desinenze si collegano direttamente alla radice, senza alcuna mediazione di vocale tematica o di caratteristica temporale.

7. Il verbo oÂda, il più importante dei verbi con perfetto atematico, è formato dalla radice Ûeid-/Ûoid-/Ûid (cfr. lat. video): il sing. dell’indicativo dal grado forte Ûoid-20, il resto dell’indicativo e l’imperativo dal grado ridotto Ûid-, tutte le altre forme dal grado medio Ûeid-.

25.5. Varianti morfologiche e diatesi verbale

In 24.3 si è visto come il greco possa utilizzare la disponibilità di due forme verbali alternative (nella fattispecie, quelle di aor. passivo) per dif-ferenziare la diatesi. In questo processo entrano in gioco anche l’aor. 3° (e, più raramente, l’aor. 2°) e il perfetto:

• in opposizione all’aor. 1° (che ha valore transitivo21), l’aor. 3° (o l’aor. 2°) ha di solito valore mediale-intransitivo;

• analoga la differenza fra le varianti di perfetto: perf. debole = valore transitivo, perf. forte = valore mediale-intransitivo.

Nella tabella che segue alcuni esempi di verbi con forme alternative di aoristo (aor. 1° vs aor. 2° o aor. 3°; aor. pass. debole vs forte) e/o di perfetto (perf. debole vs forte o fortissimo; perf. forte aspirato vs non aspirato).Fra parentesi sono segnalate varianti più rare, oppure attestate prevalentemente in forma composta, come l’aor. pass. di baínv (p.es. da para-baínv «trasgredire, violare» o¥ –rkoi parebáyhsan «i giuramenti furono violati»).Sulla differenza concettuale tra forma e diatesi v. p. 75.

20 La 2ª pers. sing. deriva da Ûoid-ya, desinenza che si incontra nel piuccheperfetto (Ædhsya), e poi nell’imperfetto di e†mí (‘sya), di eÂmi (Æeisya), di fhmí (¡fhsya).

21 Quando al presente il verbo ha valore intransitivo, l’aor. 1° può avere valore causativo (cfr. p. 236): oltre a baínv (v. in tabella) è il caso p.es. di dúv «immergersi» (aor. 3° ¡dun «mi immersi», aor. 1° ¡dusa «immersi, feci entrare»), di maínomai «delirare, essere pazzo» (aor. pass. forte \mánhn «im pazzii», aor. 1° ¡mhna «feci impazzire») ecc.

Michelazzofine.indd Sec1:259Michelazzofine.indd Sec1:259 10-03-2007 14:12:4710-03-2007 14:12:47

Page 260: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

246 OTTAVA UNITÀ

Forma attivadiat. trans. diat. intrans.

Forma media e/o passivadiat. trans. diat. intrans. diat. passiva

˙noígv aprire ˙noígv ˙noígomai

• aoristo ˙né~ja ˙neœxyhn

• perfetto ˙né~xa ˙né~ga ˙né~gmai

baínv andare baínv

• aoristo ¡bhsa ¡bhn [-ebáyhn]

• perfetto bébhka, bébamen [-bébamai]

\geírv svegliare \geírv \geíromai

• aoristo ægeira “grómhn “géryhn

• perfetto \g}gerka \gr}gora \g}germai

®sthmi innalzare ®sthmi ®stamai

• aoristo ¡sthsa ¡sthn \sthsámhn \stáyhn

• perfetto £sthka, £stamen [£stamai]

meígnumi mescolare meígnumi meígnumai

• aoristo ¡meija \meijámhn \míghn \meíxyhn

• perfetto mémixa mémeigmai

ªllumi distruggere ªllumi ªllumai

• aoristo ≈lesa Ωlómhn [-Ωlésyhn]

• perfetto •lQleka ªlvla

ªrnumi far alzare ªrnumi ªrnumai

• aoristo „rsa ≈roron Ωrómhn

• perfetto ªrvra

peíyv persuadere peíyv peíyomai

• aoristo ¡peisa ¡piyon \piyómhn \peísyhn

• perfetto pépeika pépoiya pépeismai

Michelazzofine.indd Sec1:260Michelazzofine.indd Sec1:260 10-03-2007 14:12:4810-03-2007 14:12:48

Page 261: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 247

Forma attivadiat. trans. diat. intrans.

Forma media e/o passivadiat. trans diat. intrans. diat. passiva

p}gnumi fi ssare p}gnumi p}gnumai

• aoristo ¡phja \phjámhn \pághn \p}xyhn

• perfetto péphxa péphga péphgmai

prássv fare prássv prássomai

• aoristo ¡praja \prajámhn \práxyhn

• perfetto pépraxa pépraga pépragmai

]}gnumi spezzare ]}gnumi ]}gnumai

• aoristo ¡rrhja [\rrhjámhn] \rrághn

• perfetto ¡rrhxa ¡rrvga ¡rrhgmai

sbénnumi estinguere sbénnumi sbénnumai

• aoristo ¡sbesa ¡sbhn \sbesámhn \sbésyhn

• perfetto ¡sbhka ¡sbesmai

tréfv nutrire tréfv tréfomai

• aoristo ¡yreca ¡trafon \yrecámhn \tráfhn \yréfyhn

• perfetto tétrofa téyrammai

faínv mostrare faínv faínomai

• aoristo ¡fhna ¡fhn \fánhn \fányhn

• perfetto péfagka péfhna péfasmai

fyeírv distruggere fyeírv fyeíromai

• aoristo ¡fyeira \fyárhn

• perfetto ¡fyarka ¡fyora ¡fyarmai

fúv generare fúv fúomai

• aoristo ¡fusa ¡fun \fú[y]hn

• perfetto péfu[k]a

Michelazzofine.indd Sec1:261Michelazzofine.indd Sec1:261 10-03-2007 14:12:4910-03-2007 14:12:49

Page 262: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

248 OTTAVA UNITÀ

Capitolo 26Uso dei tempi e dei modi nelle frasi indipendenti

Completata la conoscenza dei vari tipi di aoristo e di futuro, siamo ora in grado di prendere in esame l’impiego delle forme verbali nelle frasi indipendenti22. Rispetto alla denominazione che questo capitolo ha di solito nelle grammatiche latine (dove si parla solo di uso dei modi), per il greco il discorso comprende anche l’uso modale dei tempi, in un sistema articolato ma anche ‘naturale’ che – come in altri casi – pre-senta sorprendenti punti di contatto con analoghe tendenze espressive delle lingue moderne.

26.1. Classifi cazione semantica (e relativi mezzi espressivi)

Esaminando il comportamento espressivo del greco nelle frasi subor-dinate, appositive (cap. 10) e predicative (cap. 18), abbiamo individuato una serie di opposizioni logiche, legate ai diversi modi di concepire e rap-presentare la realtà. Applicando un metodo analogo alle frasi indipendenti possiamo distinguere

A. situazione rappresentata come reale (già avvenuta, o in atto, o che si verifi che-rà sicuramente in futuro)

B. situazione rappresentata attraverso una sorta di ‘proiezione’1. nel senso di possibilità2. nel senso di desiderio, intenzione, auspicio, timore23 ecc.

22 Comprendendo in questa defi nizione i numerosi casi in cui il verbo conserva anche in frase subordinata la stessa forma che avrebbe nella variante indipendente. In linea di principio ciò si verifi ca nelle subordinate attribuibili all’area constativo-enunciativa: p.es. la forma indipendente sarebbe stato meglio andarsene si mantiene inalterata una volta inserita in una ‘cor ni ce’ subordinante, di tipo predicativo (ti dico che sarebbe stato meglio andarsene; mi chiedo se sarebbe stato meglio andarsene) o appositivo (causale, perché sarebbe stato meglio andarsene; concessiva, anche se sarebbe stato meglio andarse-ne; avversativa, mentre sarebbe stato meglio andarsene; consecutiva, tanto che sarebbe stato meglio andarsene; ecc.). Una simile ‘incorporazione’ (in linguistica si parla di ‘embed-ding’) è invece meno frequente con le subordinate dell’area dinamico-volitiva, che hanno una caratterizzazione semantica così marcata da ‘scoraggiare’ la conservazione al proprio interno di un modulo espressivo indipendente (p.es. non si può dire ti raccomando che sarebbe stato meglio andarsene, o simili; il greco comunque è un po’ più libero dell’italiano, come dimostra il passo di Platone riportato alla n. 31). – Questa estensione del concetto di ‘frase indipendente’ giustifi ca il fatto che le interrogative dirette e quelle indirette possano essere trattate insieme (v. cap. 27).

23 Vedremo però che la nozione di ‘timore’, come già a livello di frase subordinata (cfr. 18.2), è concepita e espressa anche qui piuttosto in termini di volontà.

Michelazzofine.indd Sec1:262Michelazzofine.indd Sec1:262 10-03-2007 14:12:4910-03-2007 14:12:49

Page 263: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 249

C. espressione diretta di volontà (comando, esortazione, proibizione ecc.).

D. interrogazione (una modalità particolare, tale da poter riprodurre al suo inter-no le altre)24.

In relazione a questa classifi cazione semantica, l’uso dei mezzi espres-sivi può essere schematizzato come segue:

• l’Indicativo è il modo verbale della realtà;

• in opposizione all’Indicativo, sono usati l’Ottativo (come modo verbale della proiezione25) e il Congiuntivo e l’Imperativo (come modi verbali della volontà26);

• in alternativa, per esprimere proiezione e/o volontà (in opposizione a realtà) possono essere usati tempi diversi dal Presente (Imperfetto~Aoristo e Futuro).

26.2. Situazione rappresentata come reale

Può essere considerata la condizione-base, ‘di default’, della comunicazio-ne, quella nella quale si registra di solito una convergenza fra le scelte espres-sive delle varie lingue. È suffi ciente quindi segnalare qualche caso particolare di mancata o solo parziale corrispondenza del greco con l’italiano27:

• uso dei tempi:– valore ‘gnomico’: quando viene descritta una situazione o espresso un con-

cetto di validità generale (non legato a un momento specifi co), il tempo scelto per esprimerla – qualunque esso sia – sarà necessariamente conven-zionale e andrà inteso comunque nella sua dimensione atemporale: p.es.

24 In considerazione di questa speciale natura, alle interrogative è dedicato un capitolo a parte (il successivo).

25 Questa caratteristica dell’ottativo è indirettamente confermata dal suo uso in subor-dinate dipendenti da tempo storico (il cosiddetto ‘ottativo obliquo’, cfr. 6.2) e dal fatto di avere, in ogni tempo (anche il presente e il futuro), le desinenze dei tempi storici. – Sim-metricamente, del carattere fondamentalmente volitivo del congiuntivo si può vedere un rifl esso nel fatto che esso presenta, in ogni tempo (anche aoristo e perfetto), le desinenze dei tempi principali.

26 Diversa appare la funzione del congiuntivo eventuale impiegato nelle subordinate (cfr. 6.2): ma anche qui si potrebbe pensare che entri in gioco una forma di volontà sui generis, quella di presentare le cose attraverso il ‘fi ltro’ di una teorizzazione, di una previ-sione. Per servirci, ancora una volta, di un esempio italiano: la differenza che si percepisce fra se le cose vanno [o andranno] in questo modo... e qualora le cose vadano in questo modo... non sta solo nel l’in to na zione più marcatamente ipotetica della seconda variante o in una certa affettazione espressiva, ma anche in un maggiore sforzo ‘selettivo’ di delimitare i contorni del possibile scenario futuro. – Su un tipo di frasi (quelle introdotte da prima che ..., prìn … ... in greco, priusquam ... in latino) in cui risulta evidente la contiguità fra congiuntivo eventuale e volitivo v. n. 6 a p. 66.

27 Prescindiamo naturalmente qui dalle differenze di fondo fra i sistemi verbali delle due lingue, come quelle legate alla diatesi o al valore prevalentemente aspettuale dei tempi verbali (cfr. 2.2, 6.4, 15.1, 17.1, 21.1, 25.2 e 5).

Michelazzofine.indd Sec1:263Michelazzofine.indd Sec1:263 10-03-2007 14:12:5010-03-2007 14:12:50

Page 264: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

250 OTTAVA UNITÀ

o[deìw tòn yeòn dikôn lanyánei [presente gnomico] ~ l}sei [futuro gn.] ~ ¡layen [aoristo gn.] ~ lélhye [perfetto gn.] «nessuno può~potrà~poté~ha potuto commettere ingiustizia all’insaputa della divinità»

– presente o imperfetto storico-descrittivo: frequentemente usati nelle narra-zioni storiche per azioni che noi percepiamo come circoscritte e lontane nel tempo (e quindi siamo portati a esprimere piuttosto col passato remoto)

• qualità dell’azione: il presente e l’imperfetto, in forza del loro valore durativo, possono essere usati – oltre che per un evento singolo rappresentato nel suo svolgersi (p.es. didáskei~\dídaske toùw paîdaw t|n dikaiosúnhn «sta~stava insegnando ai fi gli la giustizia») – anche– per un evento ripetuto più volte nel tempo (= «insegna~insegnava conti-

nuamente ai fi gli la giustizia»: valore ‘iterativo’)– per un evento che si cerca di determinare (= «cerca~cercava di insegnare ai fi gli la giustizia»: valore ‘conativo’).

26.3. Situazione rappresentata in forma di ‘proiezione’

Questa modalità comprende due tipi espressivi formalmente simili ma semanticamente diversi (in quanto riferibili a campi semantici diversi, constativo-enunciativo e dinamico-vo li ti vo):

• potenziale, accompagnato dalla particella ƒn (neg. o[):– possibilità nel presente, con l’Ottativo: p.es. feúgoimi ƒn «fuggirei, potrei fuggire»– possibilità nel passato, con l’Indicativo di tempo storico (TS): p.es. ¡feugon~¡fugon ƒn «sarei fuggito, sarei potuto fuggire»28

– da notare la frequente omissione di ƒn nell’imperfetto di alcuni verbi im-personali che contengono già in sé un’idea di ‘pro ie zio ne’, come \jên «era possibile», pros ê ke~e†kòw ‘n «conveniva, era opportuno», (\)xrên~¡dei «bi-so gna va» ecc., e inoltre espressioni come ka lòn~a†s xròn~dí kai on~ƒ jion... ‘n «e ra bel lo~vergognoso~giusto...», o<ón t& ‘n «era possibile» (più spesso nella variante personale o<ów t& ‘n «ero capace, potevo» ecc.), kairòw ‘n «era il momento di», aggettivi verbali in -téon (come proairetéon ‘n «era preferi-bile»), ecc.29

28 Qui la differenza tra Imperfetto e Aoristo è fondamentalmente di tipo aspettuale (even-to rappresentato nel suo svolgersi oppure nella sua momentaneità); quando invece la nozione di potenzialità nel passato evolve in quella di irrealtà (come avviene nel Desiderativo e nel Periodo ipotetico), i due tempi sono di solito usati per distinguere tra mancata realizzazione nel presente e nel passato.

29 Mantenere anche nella traduzione l’imperfetto dell’originale permette di verifi care la sorprendente somiglianza del greco con l’italiano e di rifl ettere sulla polisemia di queste espressioni: p.es. díkaion ‘n toùw prodótaw ˙poyn}skein «era giusto che i traditori morisse-ro» può signifi care che in quella circostanza, considerata la gravità del loro comportamento, la condanna a morte fu giusta (e quindi c’è stata effettivamente), oppure che sarebbe giusto (nel presente) o sarebbe stato giusto (nel passato) condannarli, ma ciò non si verifi ca (o non si verifi cò). Nel primo caso l’imperfetto è usato nel suo valore temporale; nel secondo caso assume invece un valore modale, rappresentando l’evento in questione come ormai passato,

Michelazzofine.indd Sec1:264Michelazzofine.indd Sec1:264 10-03-2007 14:12:5110-03-2007 14:12:51

Page 265: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 251

– l’Ottativo di tipo potenziale si trova usato anche per presentare in forma in-diretta e attenuata, appunto grazie al meccanismo di ‘proiezione’, un’af fer-mazione (il cosiddetto ‘ottativo di modestia’: p.es. Senofonte, Memorabili I.6.12 díkaiow mèn o{n ©n eÊhw, –ti o[k \japatÅw \pì pleonejíŸ, sofòw dè o[k ƒn, mhdenów ge ƒjia \pistámenow «[Antifonte a Socrate] sarai pure giusto, dato che non inganni per avidità, ma sapiente no, perché conosci cose di nessun valore») o una richiesta (come nel famoso passo di Odissea 6.57 in cui Nausicaa chiede al padre un carro per scendere con le ancelle al fi ume: páppa fíl&, o[k ©n d} moi \foplísseiaw p}nhn; «babbino caro, non è che mi faresti preparare un carro...?»)30

• desiderativo, con o senza le particelle e†~eÊye = lat. utinam (neg. m}):– desiderio realizzabile, con l’Ottativo: p.es. [eÊ(ye)] feúgoimi «magari fuggissi»– desiderio irrealizzabile, con l’Indicativo di TS: p.es. [eÊ(ye)] ¡feugon~¡fugon «magari fuggissi~fossi fuggito»31

• da ricordare infi ne che in funzione ‘proiettiva’ è usato talvolta anche il futuro32:– sia nel senso (constativo-enunciativo) di possibilità, previsione, i ne vitabilità

ecc.: max}somai = «sono in procinto di combattere», «è probabile che com-batta», «è inevitabile che combatta» ecc. ...

– ... sia nel senso (dinamico-volitivo) di capacità, intenzione ecc.: max}somai «sono capace di combattere», «ho intenzione di combattere» ecc.

ormai ‘tra mon ta to’ sul piano logico per via della sua mancata realizzazione (tanto che addi-rittura può apparire superfl uo precisare se si tratta di situazione irreale nel presente oppure nel passato). – È evidente in queste espressioni la deriva semantica che ha portato il poten-ziale del passato a sviluppare una nozione di irrealtà, come vedremo meglio nel § 5.

30 Analoghi in italiano certi usi del condizionale: sarebbero mille euro (quasi vergognan-dosi di presentare un conto così ‘salato’), sarebbero già le nove (per far capire all’interlocutore che deve affrettarsi), direi che ha ragione lui (per attenuare il peso di un giudizio critico), ecc.

31 Tendenzialmente, se il desiderio (irrealizzabile) riguarda un evento contemporaneo (ma ga ri fossi ricco) è espresso con l’imperfetto, se un evento passato (magari avessi dato retta a mia madre) con l’aoristo. Si tratta comunque anche qui, come in tanti altri casi, di comportamenti espressivi oscillanti, di fronte ai quali rimane decisivo il contesto. – Un altro modo di esprimere un desiderio irrealizzabile è l’impiego fraseologico di ≈felon «dovevo» (aor. 2° di • feí lv «es se re debitore di, esser tenuto a», originariamente una forma di poten-ziale del passato, come gli imperfetti senza ƒn sopra elencati): p.es. ≈felon ploúsiow eÂnai «dovevo essere ricco» > «ma gari fos si~fos si stato [v. alla nota precedente] ricco»; Platone, Critone 44d e† gàr ≈felon, „ Krí tvn, o<oí t& e nai o¥ polloì tà mégista kakà \rgázesyai, ®na o<oí t& ‘san kaì ˙ ga yà tà mé gis ta «ma gari, o Critone, i più fossero capaci di compiere i mali più grandi, in modo da essere anche capaci di compiere il bene più grande» (da notare qui come la nozione di irrealizzabilità si proietti anche sulla fi nale, con l’‘embedding’ [cfr. n. 22] dell’imperfetto po ten zia le~irreale o<oí t& ‘san).

32 O anche, in alternativa, la perifrasi con il verbo méllv + participio futuro (p.es. méllv max}sesyai «sono sul punto di combattere», «ho intenzione di combattere» ecc.). – A questa caratteristica del Futuro di poter esprimere, al di là di quella puramente temporale, anche una dimensione modale vanno ricondotti certi suoi impieghi in frasi subordinate, come le relative di tipo consecutivo, le condizionali o il participio futuro con valore fi nale (v. cap. 10 con le note 62 e 74). A questi è da aggiungere ora la possibilità di un participio futuro sostantivato: p.es. Tucidide II.51.5 o†kíai pollaì \kenQyhsan ˙poríŸ toû yerapeúsontow «molte case furono spopolate [dalla pestilenza] per mancanza di chi fosse in grado di prestare soccorso».

Michelazzofine.indd Sec1:265Michelazzofine.indd Sec1:265 10-03-2007 14:12:5210-03-2007 14:12:52

Page 266: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

252 OTTAVA UNITÀ

26.4. Espressione diretta di volontà

Rientrano in questa modalità i seguenti tipi espressivi (neg. m})33:

• imperativo: di uso analogo a quello dell’italiano34

– in senso imperativo si trova usato anche il Futuro, sia in modo diretto (p.es. Platone, Protagora 338a √w o{n poi}sete, kaì peíyesyé moi «farete dunque così, datemi retta») che indiretto sotto forma di interrogativa retorica (con negazione o[35: p.es. o[ paús+ légvn; «non la smetterai [ma quando la smetterai] di parlare?»)

• congiuntivo esortativo~proibitivo36, usato in tutte le persone:1s fére d}, peirayô [cong. aor. passivo di peiráomai] ˙polog}sasyai «forza, cerchiamo (io) di difenderci»37

1p fúgvmen «fuggiamo!»2 m| ˙yum}s+w~˙yum}shte «non perderti~perdetevi d’animo»3s mhdeìw øpoláb+ ˙yánatow eÂnai «nessuno pensi di essere immortale»3p pántew tà –pla katayôsi [cong. aor. di katatíyhmi] «tutti depongano le armi»

• congiuntivo dubitativo (o deliberativo): rappresenta per così dire l’altra ‘fac-cia’ dell’esortativo, quasi la risposta a un’esortazione38:– (fúgvmen «fuggiamo!»): poî fúgvmen; «dove (dovremmo) fuggire?»

33 Dato che le situazioni riconducibili all’area semantica della volontà si collocano, per defi ni-zione, nel futuro (non si può esercitare la volontà su un evento passato, o comunque già in atto!), è particolarmente evidente qui che l’aoristo o il perfetto vanno intesi non in senso temporale ma ‘aspettuale’ (cfr. p. 25), risp. per rappresentare un’azione puntuale, momentanea (p.es. piyoû «dam-mi retta!, obbedisci!») oppure un atteggiamento duraturo, acquisito (pépoiye «persuaditi»).

34 Escluso il fatto che le forme di 3ª pers. non hanno corrispondenza con l’i ta lia no (che possiede solo quelle di 2ª pers.) e devono quindi essere rese in modo diverso (di solito col congiuntivo esortativo: legétv «parli!»). – Analogo è anche l’impiego dell’imperativo (= con-giuntivo italiano) con valore suppositivo o concessivo: p.es. oπtvw \xétv qw sù légeiw «(am-mettiamo che) la cosa stia come tu dici».

35 Può sorprendere il fatto che in questi casi di chiara intonazione volitiva la negazione sia o[ (anziché m}). In realtà, la forza e perentorietà dell’ordine nasce proprio dal suo essere dissi-mulato sotto forma di domanda apparentemente ‘disinteressata’, che deve presentarsi almeno esteriormente quale semplice richiesta di informazione su un dato di fatto (o[), senza tracce di volontarietà (m}), come nell’ital. non ti sembra che sia l’ora di andartene...? e simili. – All’interno della ‘cornice’ interrogativa introdotta da o[ si può trovare m} nel caso di ordine negativo, come in questo passo di Platone, Simposio 175a o·koun [rafforzativo del semplice o[] kaleîw a[tòn kaì m| ˙f}seiw [fut. di ˙fíhmi]; «cosa aspetti a chiamarlo [Socrate] e a non lasciarlo andar via?».

36 In realtà sarebbe forse meglio parlare di ‘dissuasivo’, dato che, diversamente dal l’im-pe ra tivo, il congiuntivo tende in genere a esprimere un invito piuttosto che un ordine.

37 L’italiano usa in questi casi il cong. di 1ª plurale, anche se riferito a soggetto singolare. Nell’esempio qui riportato da notare fére, imperativo 2ª sing. di férv cristallizzatosi in for-mula introduttiva e rafforzativa dell’imperativo (come il nostro forza!, dài!, su! ecc.).

38 Da qui la resa italiana con l’ausiliare dovere. In latino invece il dubitativo ha in parte assorbito l’idea potenziale (donde la negazione non), per cui in quid agamus? può prevalere, di volta in volta, la componente di volontà («cosa dovremmo fare», come in greco) o quella di possibilità («cosa potremmo fare?»).

Michelazzofine.indd Sec1:266Michelazzofine.indd Sec1:266 10-03-2007 14:12:5310-03-2007 14:12:53

Page 267: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 253

– (m| ˙yum}shte «non perdetevi d’animo!»): tí m| ˙yum}svmen; «perché non (dovremmo) perderci d’animo?»– anche qui è attestato (in alternativa al congiuntivo) il futuro: cfr. poî trecQmya [cong. aoristo]; «dove dobbiamo dirigerci?» con poî trecómeya [futuro]; «dove ci dirigeremo?»

• di tipo volitivo è anche il congiuntivo usato per indicare un evento di cui si vorrebbe scongiurare la realizzazione (m}) o la non-realizzazione (m| o[)39 :– m| ˙groikóteron ” tò ˙lhyèw légein «[vorrei] che non avesse a essere poco elegante il dire la verità» (ma temo che possa esserlo)– ˙llà m| o[x oπtvw ¡x+ «[vorrei] che la cosa stesse così» (ma temo di no)– Iliade 1.28 m} nú toi o[ xraísm+ skêptron kaì stémma yeoîo «[bada] che non ti siano inutili lo scettro e il serto del dio» (minaccia)

26.5. Periodo ipotetico

Il Periodo ipotetico (PI) si sviluppa dal Potenziale nel momento in cui all’enunciazione di una possibilità si affi anca quella delle condizioni alle quali essa è vincolata. Rispetto al Potenziale, il PI mostra un processo di deriva semantica analogo a quello del Desiderativo, per cui

• dal pot. del presente si sviluppa un’idea di possibilità (una situazione presente è per ciò stesso ancora aperta a qualunque tipo di evoluzione);

• dal pot. del passato si sviluppa un’idea di irrealtà (perché rappresentare una situazione del passato in termini solo possibili equivale implicitamente a dire che di fatto non si è realizzata).

39 È chiaramente a questo tipo di espressione che va fatta risalire l’origine della costru-zione dei verba timendi (v. 18.2 con la n. 49 p. 183).

40 ‘Protasi’ (prótasiw, dalla stessa radice del verbo teínv «protendere» > «proporre» > «presupporre») signifi ca ‘premessa’ di un ragionamento; ‘a po do si’ (˙pódosiw, dalla stessa radice di ˙ podídvmi «consegnare, restituire» > «riportare») signifi ca ‘conseguenza, deduzio-ne’. La ‘ge rar chia logica’ espressa da questa coppia di termini (la premessa A condiziona la conseguenza B) non deve naturalmente far pensare che la protasi sia anche sintatticamente sovra-ordinata al l’a po dosi; è vero il contrario: apodosi = reggente, protasi = subordinata.

41 Sia nella protasi che nell’apodosi sono possibili vari tipi espressivi (più o meno come in italiano). Nella protasi si può avere – come in diverse altre subordinate – il cong. eventuale; in questo caso la congiunzione e† può fondersi con ƒn dando luogo a esiti diversi: \án oppure æn o anche a–[n (cfr. n. 5 p. 66).

Forma-base Periodo ipotetico

‘protasi’40 (neg. m})

‘apodosi’ (neg. o[)

constat. obiettiva 1. della realtà e† + ~41 ~

potenziale del presente 2. della possibilità e† + ottativo ottativo + ƒn

potenziale del passato 3. dell’irrealtà e† + indicativo di TS indicativo di TS + ƒn

Michelazzofine.indd Sec1:267Michelazzofine.indd Sec1:267 10-03-2007 14:12:5310-03-2007 14:12:53

Page 268: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

254 OTTAVA UNITÀ

In caso di PI dipendente, le variazioni interessano solo l’apodosi che passa, a seconda dei casi, ad ƒn + Infi nito o Participio42; in questo modo scompare la differenza fra ‘possibilità’ e ‘irrealtà’, e solo la protasi permet-te di distinguere fra i due tipi43:

Esempi:

1. indip.: e† toûto poieîw Δmartáneiw «se fai questo sbagli» (o altre combinazioni temporali) légv se e† toûto poieîw Δmartánein ecc. «dico che se fai questo sbagli» oÂdá se e† toûto poieîw Δmartánonta «so che se fai questo sbagli»

2. indip.: e† toûto poioîw Δmartánoiw ƒn «se facessi questo sbaglieresti» légv se e† toûto poioîw Δmartánein ƒn ecc. «dico che se facessi questo sbaglieresti» oÂdá se e† toûto poioîw Δmartánonta ƒn «so che se facessi questo sbaglieresti»

3. indip.: e† toûto \poíeiw =mártanew ƒn «se facessi questo sbaglieresti» e† toûto \poíhsaw ≥martew ƒn «se avessi fatto questo avresti sbagliato» légv se e† toûto \poíeiw Δmartánein ƒn ecc. «dico che se facessi questo sbaglieresti» e† toûto \poíhsaw Δmarteîn ƒn «dico che se avessi fatto questo avresti sbagliato»

42 Naturalmente in caso di subordinata introdotta da congiunzione (–ti, qw ecc.) anche l’a po dosi rimane inalterata.

43 C’è da dire comunque che quasi sempre è il contesto a far capire come stanno le cose: e del resto anche in italiano impieghiamo correntemente espressioni identiche (p.es. se fossi in diffi -coltà, cercherei ...) per le due nozioni, senza che ciò venga percepito come fonte di ambiguità. – Analogamente nel caso di participio sostantivato + ƒn: p.es. non è chiaro a priori se o¥ ©n =mîn summaxoûntew «quelli che sarebbero nostri alleati» sia da intendere come evento possibile oppure irreale, se non interviene una protasi con e† (+ ott. opp. + ind. di TS) a precisarlo.

PI indipendente PI dip. all’Infi nito PI dip. al Participio

1. protasi e† + ~ e† + ~ e† + ~

apodosi ~ infi nito participio

2. protasi e† + ottativo e† + ottativo e† + ottativo

apodosi ottativo + ƒn infi nito + ƒn participio + ƒn

3. protasi e† + indicativo di TS e† + indicativo di TS e† + indicativo di TS

apodosi indicativo di TS + ƒn infi nito + ƒn participio + ƒn

Michelazzofine.indd Sec1:268Michelazzofine.indd Sec1:268 10-03-2007 14:12:5410-03-2007 14:12:54

Page 269: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 255

oÂdá se e† toûto \poíeiw Δmartánonta ƒn «so che se facessi questo sbaglieresti» e† toûto \poíhsaw Δmartónta ƒn «so che se avessi fatto questo avresti sbagliato»

44 Come modo verbale fi nito alternativo all’Indicativo il latino dispone solo del Congiun-tivo, e con esso fa fronte a un larghissimo ventaglio di esigenze espressive, con le ambiguità inevitabilmente prodotte da questo sovraccarico funzionale (p.es. quid dicam vale, oltre a «cosa dovrei dire», anche «cosa potrei dire»). Quanto all’uso modale dei tempi, è di fatto limitato alle poche espressioni stereotipate corrispondenti a quello che le gram ma tiche chia-mano ‘falso condizionale’ (longum est, oportebat, dicere potui ecc.).

45 Oltre all’uso dell’imperfetto con valore di irrealtà (v. sopra, n. 29), si possono ricordare

• l’uso dell’imperfetto, con valore attenuativo, nelle richieste e negli ordini (p.es. volevo un’informazione; sbaglio o dovevi pagare la bolletta del gas...?) e nelle situazioni fanta-stiche immaginate dai bambini per i loro giochi (il cosiddetto: ‘imperfetto ludico’: p.es. al-lora, facciamo che io ero Cenerentola e voi le sorellastre...), moduli espressivi, entrambi, in cui l’imperfetto ha una funzione ‘proiettiva’ che ricorda quella dell’Ottativo greco;

• l’uso del futuro per indicare ipotesi o deduzione (avrà perso il treno; se di qua la stra-da è bloccata, vorrà dire per forza che è passato dall’altra parte), approssimazione (saranno le quattro), ammissione (d’accordo, sarà colpa mia), intenzione (resterò a letto), incertezza di fronte a una decisione (dove andremo?; cosa farò ora?), sug-gerimento (p.es. nelle ricette o nel l’in di ca zio ne degli itinerari: lascerete cuocere per venti minuti; prenderai la strada che costeggia il fi ume), ordine (non avrai altro dio all’infuori di me; non hai voglia di studiare? andrai a lavorare), ecc.46 Corrispondenza resa manifesta, come si è visto, dal ricorrere in entrambi della neg. m}

(e meno chiara invece in latino, per via dell’uso del non nel dubitativo).

' Indicazioni di metodoIl sistema espressivo del greco si presenta ricco e articolato ma, nel com-

plesso, abbastanza agevolmente padroneggiabile. I suoi punti di forza: la dispo-nibilità di due modi verbali fi niti oltre all’Indicativo (Congiuntivo e Ottativo) e l’impiego in funzione modale anche dei tempi44.

Particolarmente caratteristico questo secondo aspetto, che ancora una volta rivela una sorprendente vicinanza del greco a moduli espressivi familiari nelle lingue moderne (soprattutto nel loro registro colloquiale)45: una sorta di naturale ‘sintonia’, che se ovviamente non dà la garanzia della perfetta corri-spondenza fra i due sistemi espressivi, può però essere preziosa per aiutare a entrare nello ‘spirito’ del greco e a superare il senso di estraneità e alterità con cui rischiamo di affrontarlo.

Anche le situazioni di polisemia rilevate nel corso di questo capitolo possono essere gestite con maggiore serenità tenendo conto della libertà espressiva del gre-co, della sua tendenza a lasciare inespresso ciò che può essere recuperato a livello contestuale (come avviene, di nuovo, nella comune esperienza linguistica).

Ciò premesso, per facilitare la memorizzazione dei vari tipi espressivi e la loro corretta interpretazione può essere utile:

• considerare in parallelo quelli che hanno il Congiuntivo, sfruttando l’evidente corrispondenza dei suoi due valori fondamentali (Esortativo e Dubitativo)46;

Michelazzofine.indd Sec1:269Michelazzofine.indd Sec1:269 10-03-2007 14:12:5510-03-2007 14:12:55

Page 270: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

256 OTTAVA UNITÀ

Classifi cazione tradizionale Classifi cazione corretta1. realtà 1. realtà

[1bis eventualità]2. eventualità3. possibilità 2. possibilità4. irrealtà 3. irrealtà

Capitolo 27Frasi interrogative (dirette e indirette)

L’interrogazione è una modalità espressiva particolare, che merita una trattazione a parte. Non è invece necessario esaminare separatamente le interrogative dirette e quelle indirette (ascrivibili, queste ultime, al gruppo delle subordinate predicative), dato che in greco le interrogative indirette conservano il modo (fatta salva ovviamente la possibilità dell’ottativo in dipendenza da tempo storico) e spesso anche il tempo che avrebbero in forma diretta (cfr. 6.2, p. 67-68)47.

Trasversale alle altre modalità, l’interrogazione è in grado di riprodurre al suo interno le loro diverse caratteristiche semantiche e formali. Si pos-sono avere quindi – per riprendere la schematizzazione di 26.1 – interro-gative di tipo ‘reale’ (con l’Indicativo), di tipo ‘proiettivo’ (con l’Ottativo o l’Indicativo di TS), di tipo ‘volitivo’ (con il Congiuntivo o il Futuro48).

47 Anche in questo il greco si mostra, assai più del latino, vicino alla scioltezza e essenziali-tà espressiva delle lingue moderne. L’italiano, p.es., esprime di solito le interrogative indirette nella stessa forma delle dirette: è possibile anche l’uso del congiuntivo ereditato dal latino (non sempre però: p.es. non ci sono alternative all’indicativo in una frase come dimmi dove avevi pensato di andare), che però suona affettato, poco naturale (dif fi cil mente viene spontaneo dire vorrei sapere cosa ti passi per la testa invece del più immediato ... cosa ti passa).

48 Capita addirittura che all’interno dell’interrogativa si trovi ‘incorporato’ un Imperati-vo, come in oÂsy& ≠ drâson; «sai cosa devi fare?», un modulo espressivo diffuso nella tragedia

• considerare in parallelo Potenziale e Desiderativo, rilevando lo slittamento semantico (presente>possibilità e passato>irrealtà) ...

• ... e preparando così il passaggio al Periodo ipotetico.

A proposito del Periodo ipotetico, c’è da dire infi ne che la classifi cazione qui proposta diverge da quella tradizionale, nella quale un PI della realtà che abbia nella protasi il cong. eventuale è inspiegabilmente rubricato come tipo a parte: una classifi cazione immotivata (l’eventualità interessa solo la protasi, e peraltro è una variante espressiva comune a diversi tipi di subordinata: v. p. 66), con la quale oltretutto si altera la simmetria con il PI latino:

Michelazzofine.indd Sec1:270Michelazzofine.indd Sec1:270 10-03-2007 14:12:5610-03-2007 14:12:56

Page 271: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 257

Un’altra distinzione riguarda l’ampiezza della domanda, ciò su cui ver-te. In questo senso si possono avere

• interrogative generali, relative alla verità o non verità di quanto affermato (risposta: sì/no49);

• interrogative doppie o disgiuntive, in cui viene esplicitata l’alternativa sulla quale si chiede una risposta;

• interrogative parziali, con cui si chiede informazione su un elemento in particolare;

• una distinzione che percorre trasversalmente le tre varianti è poi quel-la fra interrogative reali (in cui l’interrogante è veramente nell’incertezza) e interrogative ‘retoriche’ (in cui invece insinua già il tipo di risposta che prevede~teme~spera di ricevere).

La tabella che segue illustra il modo in cui sono introdotti in greco i vari tipi di interrogativa (peraltro con oscillazioni):

e nella commedia (e quindi – fi no a prova contraria – tale da dover essere considerato non estraneo al linguaggio comune). Anche in italiano, del resto: Non guardare! – ‘Non guar-dare!’ che cosa...?

49 In greco naí «sì», o[~o[xí «no». Ma naturalmente, come in tutte le lingue, è possibile rispondere in molti altri modi, p.es. con formule di affermazione o negazione più marcate ed esplicite: p.es. pánu~málista «senz’altro, assolutamente (sì)», o[damôw~≥kista «niente affatto, assolutamente no», e così via.

50 Da non confondere con altre particelle simili, risp. ƒra (formula di transizione «dun-que, quindi») e æ (particella disgiuntiva «oppure» e di comparazione «[piuttosto] che»).

51 Da non confondere con o[koûn «ebbene, dunque, certo». Si noti la funzione dell’ac-cento nel differenziare le due forme: in o·koun il baricentro fonico e semantico è su o[k (di cui -oun è appendice enclitica) = «dunque no»; in o[koûn il baricentro è su o{n (a cui si salda la proclitica o[k-) = «dunque sì».

52 Quando il secondo termine dell’alternativa è riassunto nella forma del nostro ... op-pure no? il greco lo esprime con … [l’æ disgiuntivo] o· oppure … m} a seconda che l’interroga-zione appartenga al campo semantico constativo-enunciativo oppure di namico-volitivo.

53 Naturalmente un’intonazione retorica è possibile anche nelle interrogative disgiun-tive (la smettete di fare fracasso o devo chiamare la polizia?), come del resto pure in quelle par ziali (chi si crede di essere quello lì?). Non se ne parla in dettaglio perché non è segnalata da espressioni particolari.

Reali Retoriche(risp. affermativa)

Retoriche(risp. negativa)

Generali Óra ~ ‘50 [dirette]e† (~ Óra) [indirette]

o[ ~ o·koun51

~ Óra o[ ~ ‘ o[m} ~ môn [da m| o{n]

~ Óra m} ~ ‘ m}

Doppie póteron [~ -a] ... … ...52

[indir. anche eÊ(te) ... … (eÊte) ...] – – –53

Parziali sono introdotte da un pronome~avverbio interrogativo (v. 16.4)[del tipo tíw le interr. dirette; del tipo tíw oppure –stiw quelle indirette]

Michelazzofine.indd Sec1:271Michelazzofine.indd Sec1:271 10-03-2007 14:12:5710-03-2007 14:12:57

Page 272: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

258 OTTAVA UNITÀ

Ecco alcuni esempi, disposti in modo da mettere in evidenza

• l’incorporazione delle varie modalità espressive all’interno di una stessa ‘cor-nice’ interrogativa;

• la tendenziale conservazione della forma indipendente nelle interrogative indirette.

54 Si noti, qui e in altri casi, la (inevitabile) sovrapposizione di valori diversi nel condizio-nale italiano, impiegato sia per riprodurre un’idea di futuro ambientandola nel passato, sia in senso potenziale. Anche in greco dobbiamo mettere in conto situazioni di ambiguità, che comunque si risolvono quasi sempre in base al contesto.

55 Sulla natura dinamico-volitiva del congiuntivo ‘dubitativo’ v. 26.4 con n. 38.56 In questo esempio e nell’ultimo è da notare la possibilità dell’ottativo ‘obliquo’, il cui

uso peraltro è frenato dal fatto che così si annulla la distinzione fra indicativo (dato di fatto) e congiuntivo (dubitativo): “póroun tíni \pi tré poi to ... può signifi care anche «mi chiedevo a chi era [di fatto, già] af fi data la sorveglianza delle mura» (cfr. n. 11 p. 69).

Modalità Interr. diretta Dip. da tempo principale Dip. da tempo storico

reale

tí prássomen;«che cosa stiamo facendo?»

˙porév tí prássomen«mi chiedo che cosa stia-mo facendo»

“póroun tí prássomen (~ prás-soimen ~ \prássomen) «mi chiedevo che cosa stavamo (stessimo) facendo»

Óra bohy}sousin =mîn o¥ súmmaxoi; «verranno in nostro aiuto gli alleati?»

˙porév e† bohy}sousin =mîn o¥ súmmaxoi «mi chiedo se gli alleati verranno in nostro aiuto»

“póroun e† bohy}sousin (~ bohy}soien) =mîn o¥ súmmaxoi «mi chiedevo se gli alleati sareb-bero venuti in nostro aiuto»

proiettiva

tí ©n légoi ` pat}r sou; «cosa direbbe tuo padre?»

˙porév tí ©n légoi ` pat}r sou «mi chiedo cosa direbbe tuo padre»

“póroun tí ©n légoi ` pat}r sou «mi chiedevo cosa direbbe ~ avrebbe detto54 tuo padre»

póteron ©n ¡fugon … ¡meinan o¥ =méte-roi prógonoi; «i nostri antenati sarebbero fuggiti o sarebbero rimasti al loro posto?»

˙porév póteron ©n ¡fu-gon … ¡meinan o¥ =méte-roi prógonoi «mi chiedo se i nostri an-tenati sarebbero fuggiti o sarebbero rimasti al loro posto»

“póroun póteron ©n ¡fugon … ¡meinan o¥ =méteroi prógonoi «mi chiedevo se i nostri antenati sarebbero fuggiti o sarebbero ri-masti al loro posto»

volitiva55

tíni \pitréphtai = tôn teixôn fulak}; «a chi deve ~ do-vrebbe essere affi -data la sorveglianza delle mura?»

feúgvmen … ménv-men; «(dobbiamo) fuggire o restare?»

˙porév tíni \pitréphtai = tôn teixôn fulak} «mi chiedo a chi deve ~ dovrebbe essere affi data la sorveglianza delle mura»

˙porév póteron feúgv-men … ménvmen«mi chiedo se dobbiamo fuggire o restare»

“póroun tíni \pitréphtai (~ \pi-trépoito) = tôn teixôn fulak} «mi chiedevo a chi dovesse es-sere affi data la sorveglianza delle mura»56

“póroun póteron feúgvmen (~ -oimen) … ménvmen (~ -oimen) «mi chiedevo se dovevamo (do-vessimo) fuggire o restare»

Michelazzofine.indd Sec1:272Michelazzofine.indd Sec1:272 10-03-2007 14:12:5810-03-2007 14:12:58

Page 273: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 259

' Indicazioni di metodoLe interrogative sono un tipo di frase relativamente facile. Per affrontarle in

modo effi cace, occorre però liberarsi dai condizionamenti di una formazione lin-guistica sviluppata essenzialmente sul (e in funzione del) latino, che non aiuta a va-lorizzare positivamente la semplicità e linearità espressiva del greco, perché p.es.

• porta a ‘drammatizzare’ il problema della distinzione fra interrogative reali e ‘retoriche’ (laddove il greco, come in tanti altri aspetti, affi da molto della comprensione al contesto);

• porta inconsciamente a pensare che le interrogative indirette non possano essere identiche a quelle dirette.

Quest’ultimo aspetto spiega la diffi coltà che si può incontrare con espressio-ni del tipo ˙porév tí prájvmen «mi chiedo cosa dobbiamo fare»: incertezze di carattere morfologico (prájvmen interpretato come futuro, anziché come cong. aoristo), scarsa familiarità con l’uso dei modi indipendenti e infi ne, appunto, l’in-fl usso delle ‘regole’ apprese per il latino possono portare a non riconoscere que-sta forma di congiuntivo dubitativo (tí prájvmen; «cosa dobbiamo fare?»), alla quale il greco – diversamente dal latino (cfr. l’ambiguo nescio quid agamus) – sa conservare una fi sionomia inconfondibile anche nella variante indiretta.

Michelazzofine.indd Sec1:273Michelazzofine.indd Sec1:273 10-03-2007 14:12:5910-03-2007 14:12:59

Page 274: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

260 OTTAVA UNITÀ

Michelazzofine.indd Sec1:274Michelazzofine.indd Sec1:274 10-03-2007 14:12:5910-03-2007 14:12:59

Page 275: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 261

NONA UNITÀ

CAPITOLO 28 Morfologia nominale (VIII):

Nominali della 3ª decl. da radice in j e in ÛI numerali

CAPITOLO 29 Morfologia verbale (IX):

Verbi della coniugazione in -mi

CAPITOLO 30 Morfologia verbale (X):

Perfetto medio-passivo Aggettivi verbaliFuturo II

CAPITOLO 31 Fenomeni vari di ‘economia’ sintattica e contestuale

Michelazzofine.indd Sec1:275Michelazzofine.indd Sec1:275 10-03-2007 14:13:0010-03-2007 14:13:00

Page 276: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

262 NONA UNITÀ

Obiettivi:

– completamento dello studio della morfologia nominale

– completamento dello studio della morfologia verbale

– esame di alcuni fenomeni espressivi ricchi di implicazioni sintat-tiche e pragmatico-contestuali: le frasi relative, i meccanismi di strutturazione simmetrica del discorso, l’uso delle negazioni, il di-scorso indiretto

Michelazzofine.indd Sec1:276Michelazzofine.indd Sec1:276 10-03-2007 14:13:0110-03-2007 14:13:01

Page 277: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

Francesco Michelazzo, Nuovi itinerari alla scoperta del greco antico. Le strutture fondamentali della lingua greca : fonetica, morfologia, sintassi, semantica, pragmatica, ISBN: 978-88-8453-513-6 (print) ISBN: 978-88-8453-513-9 (online), © Firenze University Press, 2006.

NUOVI ITINERARI 263

Nona Unità

Capitolo 28Morfologia nominale (VIII): Nominali della 3ª declinazione da radice in -j e in -Û – I numerali

28.1. Nominali della 3ª decl. da radice in -j- e in -Û-

Un’ultima sottoclasse della 3ª decl. è quella dei nominali formati da radice che termina in vocale semiconsonantica /i/ (-j) ~ /u/ (-Û), con i fenomeni prevedibili in casi del genere (cfr. p. 7-8): caduta del fonema oppure sua realizzazione in forma vocalica (risp. in -i e in -u).

Illustreremo anzitutto le parole in cui l’intera declinazione presenta solo l’uno o l’altro di questi due esiti, per passare poi a quelle in cui il fone-ma ha esiti diversi a seconda dei casi (cade quando è preceduto e seguito da vocale, si vocalizza quando è seguito da consonante)1.

In entrambe le varianti si determina comunque un accumulo di fonemi vocalici: e ciò fa sì che le forme dell’ACC rispecchino più da vicino le origina-rie desinenze di questo caso (-n per il sing., -nw per il plur.)2, senza la voca-lizzazione della nasale (-n > -a, -n s > -aw) che si è avuta nelle altre classi di nominali di 3ª decl., in contesti fonetici a prevalente densità consonantica.

Esito uniforme (sempre caduta o sempre vocalizzazione)

1 Nelle tabelle che seguono, il corsivo indica le forme ambigue, il grassetto le varianti che si sono affermate nel greco standard.

2 Nell’ACC plur. si è avuta però caduta della nasale e allungamento ‘di compenso’ (p.es. †xyuÛ-nw > †xyu–w > †xyûw; boÛ-nw > bo–w > boûw; polej-nw > pole–w > póleiw; phxeÛ-nw > phxe–w >

Caduta Vocalizzazione

«persuasione» «eroe» «pecora» «pesce»peiyoj peiyQ =rvÛ-w ≥rvw N •j-w oÂw †xyÛ-w †xyu–vwpeiyoj-ow peiyoûw =rvÛ-ow ≥rvow G •j-ow o†ów †xyÛ-ow †xyúowpeiyoj-i peiyoî =rvÛ-i ≥rvï D •j-i o†í †xyÛ-i †xyúïpeiyoj-a peiyQ =rvÛ-a ≥rva A •j-n oÂn †xyÛ-n †xyu±vnpeiyoj- peiyoî =rvÛ-w ≥rvw V •j-w oÂw †xyÛ †xyú

Page 278: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

264 NONA UNITÀ

Osservazioni1. I pochi nominali del tipo di peiyQ (attestati solo al singolare) presentano al

NOM l’allungamento di tipo apofonico. All’ACC (dove ci aspetteremmo il circonfl esso a seguito di contrazione) l’accentazione ossitona si spiega probabilmente per analogia del NOM. Al VOC si ha l’unico caso di vocalizzazione di j, che per il resto è caduto.

2. oÂw «pecora» deriva da •Ûjw (cfr. lat. ovis). Il digamma è poi caduto, ma la sua originaria presenza ha creato il contesto consonantico per la vocalizzazione di j3.

3. La questione della quantità di -u in †xyúw è complicata dal fatto che questa parola ricorre nei manoscritti con grafi e diverse. Fino a prova contraria si dovrà pensare comunque che fosse breve, fatta eccezione per il NOM sing. (che ha il con-sueto allungamento apofonico) e per l’ACC plur. (dove la caduta della nasale nella desinenza -nw provoca allungamento di compenso). Solo in quest’ultimo caso è motivato l’accento circonfl esso (quindi: NOM sing. †xyu–vw, ACC plur. †xyu–'w).

Esiti diversi (talvolta caduta, talvolta vocalizzazione)

Osservazioni1. In questo gruppo il NOM sing. ha desinenza -w, il VOC coincide col tema puro.

2. I nomi in -eúw derivano da radici in -hÛ-. Le forme con -h- (attestate soprat-tutto in poesia) sono andate soggette per un verso ad abbreviamento, per altro verso – soprattutto in attico (e da qui nel greco standard, forme evidenziate in grassetto) – a

p}xeiw; ecc.), quasi sempre col risultato di forme di fatto identiche a quelle, pur etimologicamente diverse, del NOM. – Per molte parole è attestata comunque anche la desinenza consueta in -aw.

3 Il fatto che la caduta del digamma sia stato l’ultimo stadio di questo processo sembra con-fermato anche dall’esistenza di una serie parallela di forme in cui o e i si mantengono separati, senza dar luogo a dittongo: ªïw, ªïow, ªïn, ªïew, •fivn, ªi–w (ACC plur., rispetto a ªi±w NOM sing.).

=rvÛ-e ≥rve NAV •j-e oÂe †xyÛ-e †xyúe =rvÛ-oin =rQoin GD •j-oin o†oîn †xyÛ-oin †xyúoin

=rvÛ-ew ≥rvew NV •j-ew oÂew †xyÛ-ew †xyúew =rvÛ-vn =rQvn G •j-vn o†ôn †xyÛ-vn †xyúvn =rvÛ-si ≥rvsi D •j-si o†sí †xyÛ-si †xyúsi =rvÛ-aw ≥rvaw A •j-nw oÂw †xyÛ-nw †xyu–'w

«bue» «vecchia» «sacerdote»

boÛ-w boûw graÛ-w graûw N ¥erhÛ-w ¥ereúw boÛ-ow boów graÛ-ow graów G ¥erhÛ-ow ¥erêow ¥eréow ¥erévwboÛ-i bofi graÛ-i grafi D ¥erhÛ-i ¥erêï ¥ereîboÛ-n boûn graÛ-n graûn A ¥erhÛ-n ¥erêa ¥eréa± ¥eréa–boÛ boû graÛ graû V ¥erhÛ ¥ereû boÛ-e bóe graÛ-e grâe NAV ¥erhÛ-e ¥erêe ¥eréeboÛ-oin booîn graÛ-oin graoîn GD ¥erhÛ-oin ¥er}oin ¥eréoinboÛ-ew bóew graÛ-ew grâew NV ¥erhÛ-ew ¥erêew ¥eréew ¥ereîw (-êw)boÛ-vn boôn graÛ-vn graôn G ¥erhÛ-vn ¥er}vn ¥erévnboÛ-si bousí graÛ-si grausí D ¥erhÛ-si ¥ereûsiboÛ-nw boûw graÛ-nw graûw A ¥erhÛ-nw ¥erêaw ¥eréa±w ¥eréa–w (-eîw)

Michelazzofine.indd Sec1:278Michelazzofine.indd Sec1:278 10-03-2007 14:13:0210-03-2007 14:13:02

Page 279: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 265

metatesi quantitativa, cioè a scambio di quantità fra vocali (cfr. la ‘declinazione attica’, 5.1): p.es. ACC sing. ¥erêa± > ¥eréa– (rispetto al semplice abbreviamento ¥eréa±).

3. Il nome «nave» è attestato in molte forme diverse: (a) quelle derivate dalla radice na–Û-; (b) quelle derivate dalla radice nella variante ionica nhÛ-; (c) diver-se forme di quest’ultima serie si presentano anche variate con abbreviamento di -h- in -e- (in attico, il GEN sing. con metatesi quantitativa). Quello che si è affermato nel greco standard è uno schema di declinazione misto (forme in grassetto):

(a) naûw: naów~nafi~naûn~naû nâe~naoîn nâew~naôn~nausí~naûw (b) nhûw: nhów~nhfi~nêa~nhû nêe~nhoîn nêew~nhôn~nhusí~nêaw (c) neów (neQw)~néa – ~neoîn néew~neôn~néessi~néaw

Radici con apofonia

Le oscillazioni nel trattamento del fonema semiconsonantico sono parti-colarmente evidenti nei nominali formati da radici con apofonia qualitativa (alternanza fra grado medio -ej- ~ -eÛ- e grado zero -j- ~ -Û-). Quelle in -ej-/-j- hanno dato vita a due serie di forme parallele, attestate per quasi tutti i casi della declinazione, il nome póliw «città» addirittura a tre serie di forme.

«indovino» «città»

mant-ej- mant-j- pol-hj- pol-ej- pol-j-

mánt-iw N pól-iwmánt-evw mánt-iow G pól-how pól-evw pól-iowmánt-ei mánt-i – D pól-hï pól-ei pól-i – mánt-in A pól-ha pól-in mánti V pólimánt-ei NAV pól-ei mant-éoin GD pol-éoin

mánt-eiw mánt-iew NV pól-hew pól-eiw pól-iewmánt-evn mant-ívn G pol-}vn pól-evn pol-ívnmánt-esi mánt-isi D pól-esi pól-isimánt-eiw mánt-i –w (-iaw) A pól-haw pól-eiw pól-i –w (-iaw)

«gomito» «città» «dolce»

phxÛ-w pêxuw ˙stÛ ƒstu N =dúw =deîa =dúphxeÛ-ow p}xevw ˙steÛ-ow ƒstevw G =déow =deíaw =déowphxeÛ-i p}xei ˙steÛ-i ƒstei D =deî =deíŸ =deîphxÛ-n pêxun ˙stÛ ƒstu A =dún =deîan =dúphxÛ pêxu ˙stÛ ƒstu V =dúw =deîa =dúphxeÛ-e p}xee (-ei) ˙steÛ-e ƒstee (-ei) NAV =dée =deía =déephxeÛ-oin phxéoin ˙steÛ-oin ˙stéoin GD =déoin =deíain =déoin

phxeÛ-ew p}xeiw ˙steÛ-a ƒstea (-h) NV =deîw =deîai =déaphxeÛ-vn p}xevn ˙steÛ-vn ƒstevn G =dévn =deiôn =dévnphxeÛ-si p}xesi ˙steÛ-si ƒstesi D =dési =deíaiw =désiphxeÛ-nw p}xeiw ˙steÛ-a ƒstea (-h) A =deîw =deíaw =déa Avverbio =dévw

Michelazzofine.indd Sec1:279Michelazzofine.indd Sec1:279 10-03-2007 14:13:0410-03-2007 14:13:04

Page 280: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

266 NONA UNITÀ

Osservazioni

1. La situazione più problematica in questo gruppo è quella del GEN sing.: mentre infatti negli aggettivi in -úw~-eîa~-ú si ha sempre la forma regolare -éow4, nei nomi (sia in -j- che in -Û-) l’attico – e, di conseguenza, il greco standard – presenta un esito -evw che presuppone metatesi quantitativa da -how con con-servazione dell’originario accento proparossitono nonostante la quantità lunga della sillaba fi nale (da qui anche l’identica accentazione del GEN plur. -evn, spie-gabile per analogia del sing.). Questo processo però è foneticamente motivato solo nel caso di póliw, l’unica parola la cui radice presenti anche una variante con vocale lunga (-hj-)5.

2. Nel DAT plur. da notare la caduta della semiconsonante, pur seguita da con-sonante, senza lasciare traccia (pólesi, ƒstesi, =dési ecc.).

28.2. I numerali

A conclusione della morfologia nominale presentiamo ora gli aspetti più importanti del sistema numerale greco6:

• numeri cardinali, di cui i primi quattro declinati secondo varie sottoclassi della 3ª decl., quelli da 200 in poi secondo il modello degli aggettivi della 1ª classe (1ª e 2ª decl.), tutti gli altri indeclinabili;

• numeri ordinali, declinati tutti come aggettivi di 1ª classe;

• avverbi numerali, caratterizzati dal suffi sso -kiw.

4 Tale comportamento può essere spiegato considerando che negli aggettivi la forma in -évw coinciderebbe e si confonderebbe con quella dell’avverbio.

5 È diffi cile immaginare come una sola parola possa aver avuto l’effetto di infl uenzare per analogia il comportamento di un’intera classe morfologica (tutt’al più questo può valere per ƒstu, parzialmente sinonimo di póliw). Decisiva sarà stata piuttosto la spinta all’unifor-mità con la ‘declinazione attica’.

6 Come in altre lingue (italiano compreso: p.es. biennio~triennio~quinquennio~..., terzina~quartina~cinquina~decina~..., triade~decade~..., duplicare~triplicare~centuplicare~..., ecc.), vi sono naturalmente diverse classi di parole legate ai numerali, fra cui p.es.

• la serie di nomi collettivi in -áw -ádow (declinati secondo il modello dei nominali della 3ª con tema in dentale), a partire da ∞náw «unità», duáw «diade, coppia», triáw «tria-de», ∞bdomáw «gruppo di sette (giorni, anni)» > «settimana», dekáw «decina», xiliáw «migliaio, millennio», muriáw «gruppo di diecimila» > «moltitudine infi nita» (con lo stesso slittamento semantico osservabile fra múrioi «diecimila» e muríoi «innumere-voli»), ecc.;

• la serie di aggettivi multipli in -ploûw (da -plóow)~plásiow: diploûw~diplásiow «dupli-ce», triploûw~triplásiow «triplice», ecc.;

• la serie di aggettivi in -éthw (declinati secondo il modello dei nominali della 3ª con tema in sigma): diéthw «biennale», triéthw «triennale», dekéthw «decennale», ecc.;

• la serie di aggettivi in -}rhw indicanti il tipo di nave (cfr. n. 1 p. 227): di}rhw (naûw) «(nave) a due fi le di rematori, bireme», tri}rhw «trireme», tetr}rhw «quadrireme», ecc.;

• la serie di aggettivi in -gvnow indicanti il numero di angoli di un poligono: trígvnow «triangolare», tetrágvnow «quadrangolare», pentágvnow «pentagonale», ecc.

Michelazzofine.indd Sec1:280Michelazzofine.indd Sec1:280 10-03-2007 14:13:0510-03-2007 14:13:05

Page 281: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 267

Il sistema numerale greco

n. cardinali n. ordinali avverbi num.1 a´ e<w, mía, £n «uno» prôtow, -h, -on «primo» ßpaj «una volta»2 b´ dúo «due» ecc. deúterow «secondo» ecc. díw «due volte» ecc.3 g´ treîw, tría trítow tríw4 d´ téssarew, -a tétartow tetrákiw5 e´ pénte pémptow pentákiw6 ı´ £j £ktow ∞jákiw7 z´ ∞ptá £bdomow ∞ptákiw8 h´ •ktQ ªgdoow •ktákiw9 y´ \nnéa ¡natow \nákiw

10 i´ déka dékatow dekákiw11 ia´ £ndeka ∞ndékatow ∞ndekákiw12 ib´ dQdeka dvdékatow dvdekákiw13 ig´ treîw kaì deka trítow kaì dékatow triskaidekákiw14 id´ téssarew kaì déka tétartow kaì dékatow tetrakaidekákiw15 ie´ pentekaídeka pémptow kaì dékatow pentekaidekákiw16 iı´ ∞kkaídeka £ktow kaì dékatow ∞kkaidekákiw17 iz´ ∞ptakaídeka £bdomow kaì dékatow ∞ptakaidekákiw18 ih´ •ktvkaídeka ªgdoow kaì dékatow •ktvkaidekákiw19 iy´ \nneakaídeka ¡natow kaì dékatow \nneakaidekákiw20 k´ eÊkosi e†kostów, -}, -ón e†kosákiw21 ka´ e<w kaì eÊkosi prôtow kaì e†kostów e†kosákiw ßpaj30 l´ triákonta triakostów triakontákiw40 m´ tessarákonta tessarakostów tessarakontákiw50 n´ pent}konta penthkostów penthkontákiw60 j´ ∞j}konta ∞jhkostów ∞jhkontákiw70 o´ ∞bdom}konta ∞bdomhkostów ∞bdomhkontákiw80 p´ •gdo}konta •gdohkostów •gdohkontákiw90 Ù´ \nen}konta \nenhkostów \nenhkontákiw

100 r´ ∞katón ∞katostów ∞katontákiw200 s´ diakósioi, -ai, -a diakosiostów diakosiákiw300 t´ triakósioi triakosiostów triakosiákiw400 u´ tetrakósioi tetrakosiostów tetrakosiákiw500 f´ pentakósioi pentakosiostów pentakosiákiw600 x´ ∞jakósioi ∞jakosiostów ∞jakosiákiw700 c´ ∞ptakósioi ∞ptakosiostów ∞ptakosiákiw800 v´ •ktakósioi •ktakosiostów •ktakosiákiw900 Ù´ \nakósioi \nakosiostów \nakosiákiw

1000 Àa xílioi, -ai, -a xiliostów xiliákiw2000 Àb disxílioi disxiliostów disxiliákiw3000 Àg trisxílioi trisxiliostów trisxiliákiw4000 Àd tetrakisxílioi tetrakisxiliostów tetrakisxiliákiw5000 Àe pentakisxílioi pentakisxiliostów pentakisxiliákiw6000 Àı ∞jakisxílioi ∞jakisxiliostów ∞jakisxiliákiw7000 Àz ∞ptakisxílioi ∞ptakisxiliostów ∞ptakisxiliákiw8000 Àh •ktakisxílioi •ktakisxiliostów •ktakisxiliákiw9000 Ày \nakisxílioi \nakisxiliostów \nakisxiliákiw

10000 Ài múrioi, -ai, -a muriostów muriákiw20000 Àk dismúrioi dismuriostów dismuriákiw

Michelazzofine.indd Sec1:281Michelazzofine.indd Sec1:281 10-03-2007 14:13:0610-03-2007 14:13:06

Page 282: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

268 NONA UNITÀ

Osservazioni1. Il sistema numerale presenta, in gran parte, una scansione decimale (sia

pure sui generis): nelle decine è ricorrente la forma -konta, nelle centinaia la forma kósioi, nelle migliaia la forma -xílioi, nelle decine di migliaia la forma -múrioi.

2. Questa scansione è stata riprodotta anche nel sistema di sigle. Le ventiquattro lettere dell’alfabeto sono state integrate con l’aggiunta di tre segni7, in modo da dar luo-go a tre sequenze di nove (unità 1-9, decine 10-90, centinaia 100-900) nelle quali a cia-scuna lettera viene apposto un apice alto (a´); le stesse lettere, stavolta precedute da un apice basso (Àa), si ripetono per le tre successive sequenze di nove (migliaia 1.000-9.000, decine di migliaia 10.000-90.000, centinaia di migliaia 100.000-900.000).

3. Nei numeri composti, le varie cifre sono di solito separate da kaí (p.es. per 37 ∞ptà [7] kaì triákonta [30]). – I numeri terminanti con 8 o 9 si trovano espressi anche sotto forma di perifrasi col participio di dév «mancare» (analogamente al lat. undeviginti, duodeviginti): p.es. pent}konta duoîn déontew «48» (lett. «50 mancanti di due»); ∞nòw déonti triakost! ¡tei «nell’anno 29°» (lett. «30° mancante di uno»).

4. Fra i nomi dei primi quattro numeri, e<w segue la declinazione dei nominali con tema in nasale (v. 16.1), treîw quella dei nominali in -ej-/-j- (v. 28.1), téssarew (attico téttarew) quelli dei nominali in -r- (v. 19.2).

Espressioni particolari

• tranne rare eccezioni (come súnduv «a due a due» [lat. bini], súntreiw «a tre a tre» [lat. terni]), il greco esprime la nozione distributiva («a gruppi di ...») attraverso nessi preposizionali con ˙ná~e†w~katá + ACC: p.es.– Senofonte, Anabasi IV.6.4 \poreúyhsan ∞ptà staymoùw ˙nà pénte pa ra-

ság gaw têw =méraw «marciarono per 7 tappe al ritmo di 5 parasanghe al giorno»

• per i numeri frazionari il greco ricorre a nessi con GEN partitivo dei no mi mérow o moîra («parte») e i numerali preceduti da articolo (v. p. 85): p.es.– 7/10: tôn déka merôn tà ∞ptá ~ tôn déka tà ∞ptá mérh lett. «(le) 7 delle 10 parti ~ (le) 7 parti delle 10»– 9/10: tà \nnéa mérh ~ a¥ \nnéa moîrai lett. «(le) 9 parti» (espressione ellittica usata quando lo scarto fra parte e tutto

è di 1).

7 Sono: il n. 6~6.000 ı (stígma), originariamente usato in alternativa a Û; il n. 90~90.000 Ù (kóppa, occasionalmente usato in alternativa a k, e probabilmente corrispondente al fone-ma kw); il n. 900~900.000 Ù (sampî, occasionalmente usato per ss o tt).

Declinazione dei primi quattro numeri cardinali

«uno» «due» «tre» «quattro» m. f. n. m.-f.-n. m.-f. n. m.-f. n.

e<w mía £n dúo N treîw tría téssarew téssara ∞nów miâw ∞nów duoîn G triôn tessárvn ∞ní miÅ ∞ní duoîn D trisí téssarsi £na mían £n dúo A treîw tría téssaraw téssara

Michelazzofine.indd Sec1:282Michelazzofine.indd Sec1:282 10-03-2007 14:13:0710-03-2007 14:13:07

Page 283: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 269

Capitolo 29Morfologia verbale (IX):Verbi della coniugazione in -mi

Abbiamo già avuto modo di incontrare occasionalmente verbi che al Presente~Imperfetto8 seguono la cosiddetta ‘seconda coniugazione’ in -mi. È ora il momento di descrivere sistematicamente questo modello di fl es-sione verbale, che per il suo carattere atematico (le desinenze si saldano al tema verbale senza vocale tematica) presenta somiglianze con l’Aoristo 3°.

29.1. Coniugazione in -mi (atematica)

Caratterizzata, come si è detto, dall’assenza di vocale tematica fra tema e desinenza, interessa un gruppo complessivamente circoscritto di verbi, che analogamente ai verbi in -v si possono suddividere in due gruppi:

• verbi a presente radicale: se ne danno alcuni esempi9, ripetendo, per comodità di consultazione, anche il paradigma di e†mí «essere» e fhmí «dire» già descritto insieme al Presente~Imperfetto della coniugazione in -v (p. 32, 63-64, 154);

• verbi a presente affi ssale: ne fanno parte– verbi con raddoppiamento prefi ssale10;– verbi con ampliamento suffi ssale in -nu-11.

Il fenomeno dell’apofonia quantitativa, osservato nell’Aor. passivo e nell’Aor. 3°, si presenta qui in forma diversa, con la generalizzazione della variante a vocale breve e – salvo casi particolari (per cui v. le Osservazioni) – l’impiego di quella a vocale lunga nelle tre persone sing. att. dell’Indicativo e dell’Imperfetto.

8 La differenza fra coniugazione in -v e coniugazione in -mi non riguarda gli altri tempi, che seguono logiche proprie, quasi mai prevedibili in base alla forma del presente (cfr. p. 173).

9 Rientrano in questo gruppo alcuni verbi coniugati come dúnamai: ƒgamai «ammira-re», ¡ramai «amare», krémamai «essere appeso, pendere» (una sorta di passivo di kremán-numi «appendere»: v. qui oltre n. 11), ecc. – Per ragioni di impaginazione, la tabella dei verbi radicali è posta dopo quella dei verbi affi ssali (p. 272).

10 Rientrano in questo gruppo una serie di verbi coniugati come ®sthmi: •nínhmi «gio-vare» (rad. •nh/•na ±), pímplhmi «riempire» (rad. plh/pla ±), pímprhmi «bruciare» (rad. prh/pra ±), gli ultimi due con in più un infisso nasale (pi-n-plh-mi, pi-n-prh-mi).

11 Rientrano in questo gruppo altri verbi coniugati come deíknumi: ƒgnumi «spezzare» (rad. Ûa –g/Ûa ±g), £nnumi «vestire» (rad. Ûes), zeúgnumi «aggiogare» (rad. zeug/zug), kremánnu-mi «appendere» (rad. kremas), meígnumi «mescolare» (rad. meig/mig), (˙p)óllumi «mandare in rovina, annientare» (rad. ol), ªmnumi «giurare» (rad. om), p}gnumi «confi ccare, fi ssare, consolidare» (rad. phg/pa ±g), ]}gnumi «rompere» (rad. rhg/ra ±g), sbénnumi «spengere» (rad. sbes), ecc.

Michelazzofine.indd Sec1:283Michelazzofine.indd Sec1:283 10-03-2007 14:13:0810-03-2007 14:13:08

Page 284: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

270 NONA UNITÀ

Verbi a presente in -mi affi ssale – Attivo «porre» «mandare» «dare» «incalzare» «mostrare»

Indicativo tí-yh-mi ®-h-mi dí-dv-mi 1 ®-sth-mi deík-nu–-mi tí-yh-w ®-h-w dí-dv-w 2 ®-sth-w deík-nu–-w tí-yh-si ®-h-si dí-dv-si 3 ®-sth-si deík-nu–-si tí-ye-ton ®-e-ton dí-do-ton 2 ®-sta-ton deík-nu-ton tí-ye-ton ®-e-ton dí-do-ton 3 ®-sta-ton deík-nu-ton tí-ye-men ®-e-men dí-do-men 1 ®-sta-men deík-nu-men tí-ye-te ®-e-te dí-do-te 2 ®-sta-te deík-nu-te ti-yé-asi ¥-â-si di-dó-asi 3 ¥-stâ-si deik-nú-asi

Congiuntivo ti-yô ¥-ô di-dô 1 ¥-stô deik-nú-v ti-y_-w ¥-_-w di-d!-w 2 ¥-st_-w deik-nú-+-w ti-y_ ¥-_ di-d! 3 ¥-st_ deik-nú-+ ti-yê-ton ¥-ê-ton di-dô-ton 2 ¥-stê-ton deik-nú-h-ton ti-yê-ton ¥-ê-ton di-dô-ton 3 ¥-stê-ton deik-nú-h-ton ti-yô-men ¥-ô-men di-dô-men 1 ¥-stô-men deik-nú-v-men ti-yê-te ¥-ê-te di-dô-te 2 ¥-stê-te deik-nú-h-te ti-yô-si ¥-ô-si di-dô-si 3 ¥-stô-si deik-nú-v-si

Ottativo ti-yeí-h-n ¥-eí-h-n di-doí-h-n 1 ¥-staí-h-n deik-nú-oi-mi ti-yeí-h-w ¥-eí-h-w di-doí-h-w 2 ¥-staí-h-w deik-nú-oi-w ti-yeí-h ¥-eí-h di-doí-h 3 ¥-staí-h deik-nú-oi ti-yeî-ton ¥-eî-ton di-doî-ton 2 ¥-staî-ton deik-nú-oi-ton ti-yeí-thn ¥-eí-thn di-doí-thn 3 ¥-staí-thn deik-nu-oí-thn ti-yeî-men ¥-eî-men di-doî-men 1 ¥-staî-men deik-nú-oi-men ti-yeî-te ¥-eî-te di-doî-te 2 ¥-staî-te deik-nú-oi-te ti-yeî-en ¥-eî-en di-doî-en 3 ¥-staî-en deik-nú-oi-en

Imperativo tí-yei ®-ei dí-dou 2 ®-sth deík-nu– ti-yé-tv ¥-é-tv di-dó-tv 3 ¥-stá-tv deik-nú-tv tí-ye-ton ®-e-ton dí-do-ton 2 ®-sta-ton deík-nu-ton ti-yé-tvn ¥-é-tvn di-dó-tvn 3 ¥-stá-tvn deik-nú-tvn tí-ye-te ®-e-te dí-do-te 2 ®-sta-te deík-nu-te ti-yé-ntvn ¥-é-ntvn di-dó-ntvn 3 ¥-stá-ntvn deik-nú-ntvn

Infi nito ti-yé-nai ¥-é-nai di-dó-nai ¥-stá-nai deik-nú-nai

Participio ti-yeí-w ¥-eí-w di-doú-w m ¥-sta–‰-w deik-nu–‰-w ti-yeî-sa ¥-eî-sa di-doû-sa f ¥-stâ-sa deik-nû-sa ti-yé-n ¥-é-n di-dó-n n ¥-stá-n deik-nú-n

Imperfetto\-tí-yh-n ®-ei-n \-dí-dou-n 1 ®-sth-n \-deík-nu–-n\-tí-yh-w ®-ei-w \-dí-dou-w 2 ®-sth-w \-deík-nu–-w\-tí-yh ®-ei \-dí-dou 3 ®-sth \-deík-nu–\-tí-ye-ton ®-e-ton \-dí-do-ton 2 ®-sta-ton \-deík-nu-ton\-ti-yé-thn ¥-é-thn \-di-dó-thn 3 ¥-stá-thn \-deik-nú-thn\-tí-ye-men ®-e-men \-dí-do-men 1 ®-sta-men \-deík-nu-men\-tí-ye-te ®-e-te \-dí-do-te 2 ®-sta-te \-deík-nu-te\-tí-ye-san ®-e-san \-dí-do-san 3 ®-sta-san \-deík-nu-san

Michelazzofine.indd Sec1:284Michelazzofine.indd Sec1:284 10-03-2007 14:13:0910-03-2007 14:13:09

Page 285: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 271

Verbi a presente in -mi affi ssale – Medio-Passivo «porre» «mandare» «dare» «incalzare» «mostrare»

Indicativo tí-ye-mai ®-e-mai dí-do-mai 1 ®-sta-mai deík-nu-mai tí-ye-sai ®-e-sai dí-do-sai 2 ®-sta-sai deík-nu-sai tí-ye-tai ®-e-tai dí-do-tai 3 ®-sta-tai deík-nu-tai tí-ye-syon ®-e-syon dí-do-syon 2 ®-sta-syon deík-nu-syon tí-ye-syon ®-e-syon dí-do-syon 3 ®-sta-syon deík-nu-syon ti-yé-meya ¥-é-meya di-dó-meya 1 ¥-stá-meya deik-nú-meya tí-ye-sye ®-e-sye dí-do-sye 2 ®-sta-sye deík-nu-sye tí-ye-ntai ®-e-ntai dí-do-ntai 3 ®-sta-ntai deík-nu-ntai

Congiuntivo ti-yô-mai ¥-ô-mai di-dô-mai 1 ¥-stô-mai deik-nú-v-mai ti-y_ ¥-_ di-d! 2 ¥-st_ deik-nú-+ ti-yê-tai ¥-ê-tai di-dô-tai 3 ¥-stê-tai deik-nú-h-tai ti-yê-syon ¥-ê-syon di-dô-syon 2 ¥-stê-syon deik-nú-h-syon ti-yê-syon ¥-ê-syon di-dô-syon 3 ¥-stê-syon deik-nú-h-syon ti-yô-meya ¥-ô-meya di-dQ-meya 1 ¥-stô-meya deik-nu-Q-meya ti-yê-sye ¥-ê-sye di-dô-sye 2 ¥-stê-sye deik-nú-h-sye ti-yô-ntai ¥-ô-ntai di-dô-ntai 3 ¥-stô-ntai deik-nú-v-ntai

Ottativo ti-yeí-mhn ¥-eí-mhn di-doí-mhn 1 ¥-staí-mhn deik-nu-oí-mhn ti-yeî-o ¥-eî-o di-doî-o 2 ¥-staî-o deik-nú-oi-o ti-yeî-to ¥-eî-to di-doî-to 3 ¥-staî-to deik-nú-oi-to ti-yeî-syon ¥-eî-syon di-doî-syon 2 ¥-staî-syon deik-nú-oi-syon ti-yeí-syhn ¥-eí-syhn di-doí-syhn 3 ¥-staí-syhn deik-nu-oí-syhn ti-yeí-meya ¥-eí-meya di-doí-meya 1 ¥-staí-meya deik-nu-oí-meya ti-yeî-sye ¥-eî-sye di-doî-sye 2 ¥-staî-sye deik-nú-oi-sye ti-yeî-nto ¥-eî-nto di-doî-nto 3 ¥-staî-nto deik-nú-oi-nto

Imperativo tí-ye-so ®-e-so dí-do-so 2 ®-sta-so deík-nu-so ti-yé-syv ¥-é-syv di-dó-syv 3 ¥-stá-syv deik-nú-syv tí-ye-syon ®-e-syon dí-do-syon 2 ®-sta-syon deík-nu-syon ti-yé-syvn ¥-é-syvn di-dó-syvn 3 ¥-stá-syvn deik-nú-syvn tí-ye-sye ®-e-sye dí-do-sye 2 ®-sta-sye deík-nu-sye ti-yé-syvn ¥-é-syvn di-dó-syvn 3 ¥-stá-syvn deik-nú-syvn

Infi nito tí-ye-syai ®-e-syai dí-do-syai ®-sta-syai deík-nu-syai

Participio ti-yé-menow ¥-é-menow di-dó-menow m ¥-stá-menow deik-nú-menow ti-ye-ménh ¥-e-ménh di-do-ménh f ¥-sta-ménh deik-nu-ménh ti-yé-menon ¥-é-menon di-dó-menon n ¥-stá-menon deik-nú-menon

Imperfetto\-ti-yé-mhn ¥-é-mhn \-di-dó-mhn 1 ¥-stá-mhn \-deik-nú-mhn\-tí-ye-so ®-e-so \-dí-do-so 2 ®-sta-so \-deík-nu-so\-tí-ye-to ®-e-to \-dí-do-to 3 ®-sta-to \-deík-nu-to\-tí-ye-syon ®-e-syon \-dí-do-syon 2 ®-sta-syon \-deík-nu-syon\-ti-yé-syhn ¥-é-syhn \-di-dó-syhn 3 ¥-stá-syhn \-deik-nú-syhn\-ti-yé-meya ¥-é-meya \-di-dó-meya 1 ¥-stá-meya \-deik-nú-meya\-tí-ye-sye ®-e-sye \-dí-do-sye 2 ®-sta-sye \-deík-nu-sye\-tí-ye-nto ®-e-nto \-dí-do-nto 3 ®-sta-nto \-deík-nu-nto

Michelazzofine.indd Sec1:285Michelazzofine.indd Sec1:285 10-03-2007 14:13:1110-03-2007 14:13:11

Page 286: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

272 NONA UNITÀ

Verbi a presente in -mi radicale«essere» «andare» «dire» «potere» «sapere» «giacere»

Indicativoe†-mí eÂ-mi fh-mí 1 dúna-mai \písta-mai keî-maie e f§-w 2 dúna-sai \písta-sai keî-sai\s-tí eÂ-si fh-sí 3 dúna-tai \písta-tai keî-tai\s-tón Ê-ton fa-tón 2 dúna-syon \písta-syon keî-syon\s-tón Ê-ton fa-tón 3 dúna-syon \písta-syon keî-syon\s-mén Ê-men fa-mén 1 duná-meya \pistá-meya keí-meya\s-té Ê-te fa-té 2 dúna-sye \písta-sye keî-syee†-sí Ê-asi fa-sí 3 dúna-ntai \písta-ntai keî-ntai

Congiuntivo„ Ê-v fô 1 dúnv-mai \pístv-mai ”w Ê-+w f_w 2 dún+ \píst+ ” Ê-+ f_ 3 dúnh-tai \písth-tai kéh-tai‘-ton Ê-h-ton fê-ton 2 dúnh-syon \písth-syon ‘-ton Ê-h-ton fê-ton 3 dúnh-syon \písth-syon „-men Ê-v-men fô-men 1 dunQ-meya \pistQ-meya ‘-te Ê-h-te fê-te 2 dúnh-sye \písth-sye „-si Ê-vsi fô-si 3 dúnv-ntai \pístv-ntai kév-ntai

OttativoeÊ-h-n Ê-oi-mi faí-h-n 1 dunaí-mhn \pistaí-mhn eÊ-h-w Ê-oi-w faí-h-w 2 dúnai-o \pístai-o eÊ-h Ê-oi faí-h 3 dúnai-to \pístai-to kéoi-toeÂ-ton Ê-oi-ton faî-ton 2 dúnai-syon \pístai-syon eÊ-thn †-oí-thn faí-thn 3 dunaí-syhn \pistaí-syhn eÂ-men Ê-oi-men faî-men 1 dunaí-meya \pistaí-meya eÂ-te Ê-oi-te faî-te 2 dúnai-sye \pístai-sye eÂ-en Ê-oi-en faî-en 3 dúnai-nto \pístai-nto kéoi-nto

ImperativoÊs-yi Ê-yi fá-yi 2 dúna-so \písta-so keî-so¡s-tv Ê-tv fá-tv 3 duná-syv \pistá-syv keí-syv¡s-ton Ê-ton fá-ton 2 dúna-syon \písta-syon keî-syon¡s-tvn Ê-tvn fá-tvn 3 duná-syvn \pistá-syvn keí-syvn¡s-te Ê-te fá-te 2 dúna-sye \písta-sye keî-sye¡s-tvn †-ó-ntvn fá-ntvn 3 duná-syvn \pistá-syvn keí-syvn

Infi nitoeÂ-nai †-énai fá-nai dúna-syai \písta-syai keî-syai

Participio≈n †-Qn fá-w m duná-menow \pistá-menow keí-menowo{sa †-oûsa fâ-sa f duna-ménh \pista-ménh kei-ménhªn †-ón fá-n n duná-menon \pistá-menon keí-menon

Imperfetto‘ (‘n) ”-a ¡-fh-n 1 \-duná-mhn “pistá-mhn \-keí-mhn‘s-ya Æ-ei-sya ¡-fh-sya 2 \-dúna-so “písta-so ¡-kei-so‘n Æ-ei ¡-fh 3 \-dúna-to “písta-to ¡-kei-to‘s-ton ”-ton ¡-fa-ton 2 \-dúna-syon “písta-syon ¡-kei-syonæs-thn Æ-thn \-fá-thn 3 \-duná-syhn “pistá-syhn \-keí-syhn‘-men ”-men ¡-fa-men 1 \-duná-meya “pistá-meya \-keí-meya‘-te ”-te ¡-fa-te 2 \-dúna-sye “písta-sye ¡-kei-sye‘-san ”-san ¡-fa-san 3 \-dúna-nto “písta-nto ¡-kei-nto

Michelazzofine.indd Sec1:286Michelazzofine.indd Sec1:286 10-03-2007 14:13:1310-03-2007 14:13:13

Page 287: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 273

Osservazioni1. Come sempre, il Congiuntivo segue la coniug. tematica (alla vocale fi nale del-

la radice si sovrappongono le desinenze con ‘incorporata’ la vocale tematica lunga -h-/-v-12). – Nell’Ottativo si aggiunge, come sempre, la vocale caratteristica -i-13.

2. Nell’Ottativo attivo sono attestate per il duale e il plurale anche le forme con espansione in -h- del singolare: p.es. eÊ-h-men, faí-h-men, tiyeí-h-men ecc.

3. La desinenza della 2ª sing. dell’Imperativo att. in alcuni casi è -yi (cfr. n. 6 p. 232); in altri è -e (come nella coniug. tematica), con conseguenti fenomeni di con-trazione (tíye-e > tíyei, ®e-e > ®ei, dído-e > dídou, ®sta-e > ®sth, deíknu±-e > deíknu–). – Come sempre, anche qui esistono forme alternative della 3ª plur. (p.es. ¡stvsan, fátvsan, tiyétvsan ecc.).

4. Il Participio attivo segue la declinazione dei nomi con tema in -nt- (v. cap. 11).

5. Nell’Imperfetto di \pístamai (in origine verbo composto, ma evidentemen-te sentito ormai come forma unitaria) l’aumento si colloca all’inizio anziché dopo il preverbo \pi-.

6. Numerosi i casi di ambiguità (indicati in corsivo), legati prevalentemente ad alcune situazioni:

• vicinanza strutturale Indicativo~Imperativo;

• nei verbi inizianti con i- (®hmi e ®sthmi), vicinanza anche con l’Imperfetto per la mancata ‘visibilità’ dell’aumento;

• 3ª plur. Imp. att. = gen. plur. del Part. attivo;

• da notare infi ne la somiglianza tra forme di e†mí, di eÂmi e di ®hmi, a causa della ‘esiguità fonica’ dei tre verbi (risp. rad. es ~ ei/i ~ jh/je).

29.2. Aoristo di tíyhmi, ®hmi, dídvmi (atematico)

Come si è detto, il carattere atematico del Presente~Imperfetto non con-diziona lo sviluppo del paradigma verbale; nell’Aoristo, Futuro e Perfetto i verbi in -mi presentano la stessa varietà di quelli della coniugazione in -v14. Fanno eccezione i tre verbi tíyhmi, ®hmi e dídvmi, che hanno una forma di coniugazione atematico-radicale anche nell’Aoristo15.

12 In dídvmi il timbro -o- della radice prevale sul timbro -e-, con conseguente generaliz-zazione delle desinenze in -v-.

13 Nei verbi in -numi, la successione di due fonemi semiconsonantici -u- e -i- è evitata con l’impiego della sequenza -oi- del presente in -v (risultato della combinazione di vocale tematica e caratteristica modale -i-).

14 I verbi con radice uscente in vocale hanno di solito aoristo e futuro sigmatici (p.es. fhmí ha risp. ¡fhsa e f}sv; ®sthmi risp. ¡sthsa e st}sv; •nínhmi risp. ≈nhsa e •n}sv; pímplhmi risp. ¡plhsa e pl}sv; pímprhmi risp. ¡prhsa e pr}sv; ecc.). Quelli che al presente hanno la sola forma mediale hanno spesso la forma dell’aoristo passivo in -yhn come i cosiddetti ‘deponenti passivi’ della coniugazione tematica (p.es. dúnamai ha aor. \dun}yhn e fut. dun}somai; \písta-mai risp. “pist}yhn e \pist}somai; ƒgamai risp. “gásyhn e ˙gásomai; ¡ramai risp. “rásyhn e \rasy}somai; ecc.). I verbi in -numi hanno comportamenti diversi a seconda della radice: in gutturale (p.es. deíknumi ha risp. ¡deija e deíjv; ]}gnumi risp. ¡rrhja e ]}jv; ecc.), in liquida~nasale (p.es. ˙póllumi ha risp. ˙pQlesa e ˙polô; ªmnumi risp. ≈mosa e •moûmai; ecc.), e così via.

15 Non così al Futuro, che è regolarmente sigmatico (risp. y}-sv, ≥-sv, dQ-sv).

Michelazzofine.indd Sec1:287Michelazzofine.indd Sec1:287 10-03-2007 14:13:1610-03-2007 14:13:16

Page 288: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

274 NONA UNITÀ

Aoristo attivo Aoristo medio

tíyhmi ®hmi dídvmi tíyemai ®emai dídomai

Indicativo¡-yh-ka «-ka ¡-dv-ka 1 \-yé-mhn e®-mhn \-dó-mhn¡-yh-ka-w «-ka-w ¡-dv-ka-w 2 ¡-you e<-so ¡-dou¡-yh-ke «-ke ¡-dv-ke 3 ¡-ye-to e<-to ¡-do-to¡-ye-ton e<-ton ¡-do-ton 2 ¡-ye-syon e<-syon ¡ - d o - s y o n\-yé-thn e®-thn \-dó-thn 3 \-yé-syhn e®-syhn \-dó-syhn¡-ye-men e<-men ¡-do-men 1 \-yé-meya e®-meya \-dó-meya¡-ye-te e<-te ¡-do-te 2 ¡-ye-sye e<-sye ¡-do-sye¡-ye-san e<-san ¡-do-san 3 ¡-ye-nto e<-nto ¡-do-nto

Congiuntivo yô @ dô 1 yô-mai @-mai dô-mai y_w "w d!w 2 y_ " d! y_ " d! 3 yê-tai «-tai dô-tai yê-ton «-ton dô-ton 2 yê-syon «-syon dô-syon yê-ton «-ton dô-ton 3 yê-syon «-syon dô-syon

yô-men @-men dô-men 1 yQ-meya ∫-meya dQ-meya yê-te «-te dô-te 2 yê-sye «-sye dô-sye yô-si @-si dô-si 3 yô-ntai @-ntai dô-ntai

Ottativo yeí-h-n e®-h-n doí-h-n 1 yeí-mhn e®-mhn doí-mhn yeí-h-w e®-h-w doí-h-w 2 yeî-o e<-o doî-o yeí-h e®-h doí-h 3 yeî-to e<-to doî-to yeî-ton e<-ton doî-ton 2 yeî-syon e<-syon doî-syon yeí-thn e®-thn doí-thn 3 yeí-syhn e®-syhn doí-syhn

yeî-men e<-men doî-men 1 yeí-meya e®-meya doí-meya yeî-te e<-te doî-te 2 yeî-sye e<-sye doî-sye yeî-en e<-en doî-en 3 yeî-nto e<-nto doî-nto

Imperativo yé-w £-w dó-w 2 yoû o˚ doû yé-tv £-tv dó-tv 3 yé-syv £-syv dó-syv yé-ton £-ton dó-ton 2 yé-syon £-syon dó-syon yé-tvn £-tvn dó-tvn 3 yé-syvn £-syvn dó-syvn yé-te £-te dó-te 2 yé-sye £-sye dó-sye yé-ntvn £-ntvn dó-ntvn 3 yé-syvn £-syvn dó-syvn

Infi nito yeî-nai e<-nai doû-nai yé-syai £-syai dó-syai

Participio yeíw e®w doúw m yé-menow £-menow dó-menow yeîsa e<sa doûsa f ye-ménh ∞-ménh do-ménh yén £n dón n yé-menon £-menon dó-menon

Michelazzofine.indd Sec1:288Michelazzofine.indd Sec1:288 10-03-2007 14:13:1710-03-2007 14:13:17

Page 289: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 275

Osservazioni

1. Come in tutte le forme di Aoristo, l’aumento caratteristico dei tempi stori-ci interessa solo l’Indicativo. – Le tre pers. del sing. attivo presentano la variante lunga della radice e il suffi sso -ka- (da cui anche la defi nizione di ‘aoristo cappa-tico’). – Nella 2ª sing. medio la desinenza -so ora cade (\-ye-so > ¡you; \-do-so > ¡dou), ora si mantiene (\-∞-so > e<so16).

2. Come sempre, il Congiuntivo segue la coniug. tematica (alla vocale fi nale della radice si sovrappongono le desinenze con ‘incorporata’ la vocale tematica lunga -h-/-v-17). – Nell’Ottativo si aggiunge, come sempre, la vocale caratteri-stica -i-.

3. Nell’Ottativo attivo sono attestate per il duale e il plurale anche le forme con espansione in -h- del singolare: p.es. [yeí-h-n~yeí-h-w~yeí-h], yeí-h-ton~yei-}-thn, yeí-h-men~yeí-h-te~yeí-h-san; ecc.

4. La 2ª sing. dell’Imperativo presenta all’attivo la desinenza -w, al medio la de-sinenza -so (con caduta del -s- intervocalico e contrazione). – Come negli altri tem-pi, anche qui esistono forme alternative per la 3ª plur. (yétvsan~£tvsan~dótvsan e yésyvsan~£syvsan~dósyvsan).

5. Il Participio attivo segue la declinazione dei nomi con tema in -nt- (cfr. cap. 11).

6. Quasi tutte le situazioni di ambiguità (indicate in corsivo) riguardano ®hmi e sono legate all’estrema esiguità fonica di questo verbo (p.es. " è contempora-neamente Cong. att. 3ª sing., Cong. medio 2ª sing. e DAT sing. femm. del pronome relativo e dell’aggettivo possessivo di 3ª pers.; l’Imper. medio 2ª sing. o˚ è identico al GEN sing. masch.~neutro del pronome relativo e dell’aggettivo possessivo di 3ª pers., nonché al GEN del pronome personale o˚~o<~£; il Part. neutro £n coincide col neutro del numerale e<w~mía~£n, e il masch. e®w si distingue da e<w solo per l’accento). – Per il resto, da notare la consueta coincidenza fra 3ª plur. Imper. att. e GEN plur. del Part. attivo.

Arcaicità della coniugazione in -mi (e suo progressivo indebolimento)

Quello atematico in -mi è un modello di coniugazione arcaico, di fatto limitato a pochi verbi e, con rare eccezioni, al Presente~Imperfetto. Col tempo si sono prodotte per diversi verbi varianti tematiche, destinate progressivamente a soppiantare quelle atematiche: p.es. ƒgamai > ˙gáv, ¡ramai > \ráv, deíknumi > deiknúv, zeúgnumi > zeugnúv ecc.

All’opposto, sono attestate varianti dialettali atematiche di verbi te-matici (specie con tema in vocale). Gli esempi più signifi cativi, documen-tati nei versi di Saffo e Alceo, si hanno in eolico: p.es. géla–mi per geláv, fílhm(m)i per filév, dokímvmi per dokimóv~dokimázv, ecc.

16 In questo caso ha agito evidentemente da ‘barriera’ il fonema semiconsonantico -i- (a sua volta sviluppatosi per contrazione da e+e). Così pure nell’Ottativo, ma con caduta del -s-.

17 In dídvmi il timbro -o- della radice prevale sul timbro -e-, con conseguente generaliz-zazione delle desinenze in -v-.

Michelazzofine.indd Sec1:289Michelazzofine.indd Sec1:289 10-03-2007 14:13:1910-03-2007 14:13:19

Page 290: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

276 NONA UNITÀ

Capitolo 30Morfologia verbale (X):Perfetto medio-passivo – Aggettivi verbaliFuturo II

30.1. Perfetto medio-passivo – Aggettivi verbali

Il Perfetto medio-passivo ha una formazione di tipo atematico: le de-sinenze si collegano direttamente alla radice, con gli esiti fonetici schema-tizzati nella seguente tabella:

Gli esiti fonetici dell’ultima colonna sono gli stessi che si hanno anche negli ‘aggettivi verbali’ di signifi cato passivo (cfr. p. 206), aggettivi di 1ª classe formati dalla radice

• con l’aggiunta del suffi sso -tów, a indicare il compimento di un’azione, possi-bile (p.es.: da miméomai «imitare», mimhtów = «imitabile»; da prássv «fare», praktá = «cose fattibili») oppure già avvenuto (mimhtów = «che è [stato] imi-tato»; praktá = «cose fatte»)19;

• con l’aggiunta del suffi sso -téow, a indicare dovere, necessità (p.es. mimhtéow = «che deve essere imitato»; praktéa = «cose da farsi», cfr. lat. agenda).

18 Più raramente l’esito è -mm-: p.es. da a†sxúnv si ha Æsxummai; da •júnv si ha sia ≈jum-mai che ≈jusmai.

19 In questa seconda accezione gli aggettivi in -tów equivalgono a participi passivi (ap-punto in questo senso è impiegato in alcune lingue il suffi sso -to: p.es. lat. ama-tus, it. ama-to ecc.).

radiceterminante ...

esito fonetico davanti a desinenza iniziante ... ... in m- ... in s- ... in sy- ... in t-

... in vocale allungamento della vocale

... in dittongo il dittongo rimane invariato

... in gutturale > -gm- > -j- > -xy- > -kt-

... in labiale > -mm- > -c- > -fy- > -pt-

... in dentale > -sm- > -s- > -sy- > -st-

... in -l > -lm- > -ls- > -ly- > -lt-

... in -r > -rm- > -rs- > -ry- > -rt-

... in -n > -sm-18 > -ns- > -ny- > -nt-

Michelazzofine.indd Sec1:290Michelazzofine.indd Sec1:290 10-03-2007 14:13:2010-03-2007 14:13:20

Page 291: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 277

rad. in vocale rad. in gutturale rad. in labiale rad. in dentale

timáv prássv leípv peíyv

Indicativo tetímh-mai péprag-mai 1 léleim-mai pépeis-mai tetímh-sai péprajai 2 léleicai pépei-sai tetímh-tai péprak-tai 3 léleip-tai pépeis-tai tetímh-syon péprax-yon 2 léleif-yon pépei-syon tetímh-syon péprax-yon 3 léleif-yon pépei-syon tetim}-meya peprág-meya 1 leleím-meya pepeís-meya tetímh-sye péprax-ye 2 léleif-ye pépei-sye tetímh-ntai pepragménoi e†sí 3 leleimménoi e†sí pepeisménoi e†sí

Congiuntivos. tetimhménow~pepragménow~leleimménow~pepeisménow (-h, -on) „ ”w ”du. tetimhménv~pepragménv~leleimménv~pepeisménv (-a, -v) ‘ton ‘tonpl. tetimhménoi~pepragménoi~leleimménoi~pepeisménoi (-ai, -a) „men ‘te „si

Ottativo

s. tetimhménow~pepragménow~leleimménow~pepeisménow (-h, -on) eÊhn eÊhw eÊhdu. tetimhménv~pepragménv~leleimménv~pepeisménv (-a, -v) eÂton eÊthnpl. tetimhménoi~pepragménoi~leleimménoi~pepeisménoi (-ai, -a) eÂmen eÂte eÂen

Imperativo tetímh-so péprajo 2 léleico pépei-so tetim}-syv pepráx-yv 3 leleíf-yv pepeí-syv tetímh-syon péprax-yon 2 léleif-yon pépei-syon tetim}-syvn pepráx-yvn 3 leleíf-yvn pepeí-syvn tetímh-sye péprax-ye 2 léleif-ye pépei-sye tetim}-syvn pepráx-yvn 3 leleíf-yvn pepeí-syvn

Infi nito tetimê-syai peprâx-yai leleîf-yai pepeî-syai

Participio tetimh-ménow peprag-ménow m leleim-ménow pepeis-ménow tetimh-ménh peprag-ménh f leleim-ménh pepeis-ménh tetimh-ménon peprag-ménon n leleim-ménon pepeis-ménon

Piuccheperfetto

\-tetim}-mhn \-peprág-mhn 1 \-leleím-mhn \-pepeís-mhn\-tetímh-so \-péprajo 2 \-léleico \-pépei-so\-tetímh-to \-péprak-to 3 \-léleip-to \-pépeis-to\-tetímh-syon \-péprax-yon 2 \-léleif-yon \-pépei-syon\-tetim}-syhn \-pepráx-yhn 3 \-leleíf-yhn \-pepeí-syhn\-tetim}-meya \-peprág-meya 1 \-leleím-meya \-pepeís-meya\-tetímh-sye \-péprax-ye 2 \-léleif-ye \-pépei-sye\-tetímh-nto pepragménoi ‘san 3 leleimménoi ‘san pepeisménoi ‘san

Aggettivi verbalitimhtów,-},-ón praktów,-},-ón leiptów,-},-ón peistów,-},-óntimhtéow,-éa,-éon praktéow,-éa,-éon leiptéow,-éa,-éon peistéow,-éa,-éon

Michelazzofine.indd Sec1:291Michelazzofine.indd Sec1:291 10-03-2007 14:13:2110-03-2007 14:13:21

Page 292: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

278 NONA UNITÀ

rad. in nasale rad. in liquida

shmaínv ˙ggéllv speírv

Indicativo ses}mas-mai 1 æggel-mai ¡spar-mai ses}man-sai 2 æggel-sai ¡spar-sai ses}man-tai 3 æggel-tai ¡spar-tai ses}man-yon 2 æggel-yon ¡spar-yon ses}man-yon 3 æggel-yon ¡spar-yon seshmás-meya 1 “ggél-meya \spár-meya ses}man-ye 2 æggel-ye ¡spar-ye seshmasménoi e†sí 3 “ggelménoi e†sí \sparménoi e†sí

Congiuntivosing. seshmasménow~“ggelménow~\sparménow (-h, -on) „ ”w ”duale seshmasménv~“ggelménv~\sparménv (-a, -v) ‘ton ‘tonplur. seshmasménoi~“ggelménoi~\sparménoi (-ai, -a) „men ‘te „si

Ottativosing. seshmasménow~“ggelménow~\sparménow (-h, -on) eÊhn eÊhw eÊhduale seshmasménv~“ggelménv~\sparménv (-a, -v) eÂton eÊthnplur. seshmasménoi~“ggelménoi~\sparménoi (-ai, -a) eÂmen eÂte eÂen

Imperativo ses}man-so 2 æggel-so ¡spar-so seshmán-yv 3 “ggél-yv \spár-yv ses}man-yon 2 æggel-yon ¡spar-yon seshmán-yvn 3 “ggél-yvn \spár-yvn ses}man-ye 2 æggel-ye ¡spar-ye seshmán-yvn 3 “ggél-yvn \spár-yvn

Infi nito seshmán-yai “ggél-yai \spár-yai

Participio seshmas-ménow m “ggel-ménow \spar-ménow seshmas-ménh f “ggel-ménh \spar-ménh seshmas-ménon n “ggel-ménon \spar-ménon

Piuccheperfetto \-seshmás-mhn 1 “ggél-mhn \spár-mhn \-ses}man-so 2 æggel-so ¡spar-so \-ses}man-to 3 æggel-to ¡spar-to \-ses}man-yon 2 æggel-yon ¡spar-yon \-seshmán-yhn 3 “ggél-yhn \spár-yhn \-seshmás-meya 1 “ggél-meya \spár-meya \-ses}man-ye 2 æggel-ye ¡spar-ye seshmasménoi ‘san 3 “ggelménoi ‘san \sparménoi ‘san

Aggettivi verbali shmantów,-},-ón ˙ggeltów,-},-ón spartów,-},-ón shmantéow,-éa,-éon ˙ggeltéow,-éa,-éon spartéow,-éa,-éon

Michelazzofine.indd Sec1:292Michelazzofine.indd Sec1:292 10-03-2007 14:13:2210-03-2007 14:13:22

Page 293: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 279

OsservazioniLa complessità fonetica di questa fl essione interamente atematica ha ostacola-

to lo sviluppo del Perfetto medio-passivo in tutte le sue forme: due modi verbali (il Congiuntivo e l’Ottativo) sono costruiti perifrasticamente, così come – a eccezione dei verbi in vocale e in dittongo – la 3ª plur. dell’Indicativo e del Piuccheperfetto.

Come si esprime la nozione di ‘Agente’

La trattazione del Perfetto (e Piuccheperfetto) medio-passivo e degli ag-gettivi verbali all’interno dello stesso capitolo è suggerita non solo da analo-gie di carattere fonetico, ma anche dal fatto che in entrambi i casi il compl. d’Agente è espresso di solito in dativo (anziché con øpó + GEN: cfr. 3.5):

• perfetto passivo: p.es. Erodoto VI.123.2 ∫w moi próteron ded}lvtai «come è stato da me mostrato in precedenza»

• in un diffuso modulo espressivo con l’imperativo di 3ª pers.: p.es. Lisia, Per l’in-valido 4 perì mèn o{n toútvn tosaûtá moi e†r}syv «su questo argomento, basti quel che ho detto » (lett.: «tutte queste [sole] cose siano state dette da me»)

• più raramente col passivo di altri tempi verbali: p.es. Tucidide I.51.2 toîw dè Kerkuraíoiw ... o[x ∞vrônto [imperfetto] «[le navi ateniesi] non erano viste dai Corciresi»; Erodoto I.1 ¡rga megála te kaì yvmastá, tà mèn %Ellhsi, tà dè barbároisi ˙podexyénta [part. aor. passivo] «gesta grandi e stupefacenti, alcune compiute dai Greci, altre dai barbari»

• agg. in -tów: p.es. Senofonte, Memorabili I.5.5 \moì mèn dokeî \leuyér~ ˙ndrì e[ktòn eÂnai m| tuxeîn doúlou toioútou «a me sembra che da parte di un uomo libero sia augurabile non avere uno schiavo di questo genere»

• agg. in -téow20: p.es. Demostene, Prima Olintiaca 17 fhmì d| bohyhtéon eÂnai toîw prágmasin ømîn «io dico che da parte vostra è doveroso portare il vostro aiuto in questa situazione».

Costruzione personale e impersonale degli agg. in -téowCome si è già osservato (v. n. 65 p. 190), diversamente da quanto av-

viene nel gerundivo latino, il greco usa indifferentemente sia la costruzione personale (p.es. o¥ \xyroì ˙gaphtoí e†sin «i nemici devono essere amati»)

20 Occasionalmente l’Agente si trova espresso in accusativo: p.es. Platone, Gorgia 507d tòn boulómenon ... e[daímona eÂnai svfrosúnhn mèn divktéon kaì ˙skhtéon «chi vuol essere felice deve ricercare ed esercitare la saggezza; Isocrate, Evagora 7 o[ m|n douleutéon toùw noûn ¡xontaw toîw oπtv kakôw fronoûsin «le persone assennate non devono essere succubi di chi ragiona in modo così distorto». Questo uso, che di volta in volta può essere giustifi cato da circostanze particolari (nel primo caso, il fatto che ci troviamo all’interno di un discorso indiretto con ACC + infi nito, introdotto da un precedente «dico» [cfr. 31.5]; nel secondo, l’opportunità di evitare interferenze con la costruzione in DAT del verbo douleúv), si spiega considerando che la nozione di ‘dovere’ suggerisce implicitamente un nesso del tipo deî + infi nito (tanto che capita anche di incontrare le due costruzioni – agg. in -téow e infi nitiva – all’interno della stessa frase: Platone, Critone 51c poihtéon ∂ ©n keleú+ = póliw kaì = patríw, … peíyein a[t|n " tò díkaion péfuke «bisogna fare ciò che ordina la città e la patria, oppure cercare di convincerla da che parte sta il giusto»).

Michelazzofine.indd Sec1:293Michelazzofine.indd Sec1:293 10-03-2007 14:13:2410-03-2007 14:13:24

Page 294: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

280 NONA UNITÀ

che quella impersonale al neutro -téon21 (˙gaphtéon \stì toùw \xyroúw «bi-sogna amare i nemici»). A quest’ultima poi non ci sono alternative quando il verbo ha costruzione indiretta (come in alcuni degli esempi sopra citati).

30.2. Futuro II (o Futuro ‘perfetto’)

Da quanto si è detto in 15.1, 21.1 e 25.2 si ricava che come il Futuro ‘I’ (o Futuro tout court) è proiezione temporale futura del Presente (leggo, sto leggendo > leggerò, starò leggendo), analogamente il Futuro ‘II’ (o Futuro ‘perfetto’) è proiezione temporale futura del Perfetto (ho letto, ho terminato di leggere > avrò letto, avrò terminato di leggere).

Questo legame ha un rifl esso anche sul piano morfologico, dato che il Futuro II risulta dall’unione delle forme-base del Perfetto con le termina-zioni del Futuro: p.es.

• da ktáomai («procurarsi») pf. m. kékthmai f. pf. m. kekth-somai > kekt}somai • da gráfv («scrivere») pf. m.-p. gégrammai (da gegraf-mai) f. pf. m.-p. gegraf-somai > gegrácomai • da yn§skv («morire») pf. téynhka f. pf. a. teynhk-sv > teyn}jv f. pf. m. teynhk-somai > teyn}jomai

A differenza del Futuro I, il Futuro II è poco usato. All’attivo, fatta eccezione per teyn}jv e per ∞st}jv (dal pf. £sthka di ®sthmi), la co-niugazione è solo perifrastica con le voci del verbo essere (invece di *gegrácv~-eiw~-ei~... si ha gegrafWw ¡somai~¡s+~¡setai~... «sarò~sarai~sarà~... in condizione di aver scritto» = «avrò~avrai~avrà~... scrit-to»; e così via); e anche al medio-passivo le rare forme effettivamente at-testate non permettono di costruire un paradigma completo (quello pre-sentato qui di seguito è in gran parte frutto di ricostruzione teorica, su base analogica e a fi ni didattici).

21 Di solito al singolare, più raramente al plurale -téa: p.es. Tucidide I.86.3 =mîn dè júm-maxoi ˙gayoí, o¬w o[ paradotéa toîw &Ayhnaíoiw \stín «noi abbiamo dei buoni alleati, che non si devono abbandonare alla mercé degli Ateniesi».

Futuro II attivo Futuro II medio-passivo

Indicativo

gegrafQw, -uîa ¡somai 1 tetim}-somai pepráj-omai ¡s+ 2 tetim}-s+ pepráj-+ ¡setai 3 tetim}-setai pepráj-etaigegrafóte, -uía ¡sesyon 2 tetim}-sesyon pepráj-esyon ¡sesyon 3 tetim}-sesyon pepráj-esyon

Michelazzofine.indd Sec1:294Michelazzofine.indd Sec1:294 10-03-2007 14:13:2610-03-2007 14:13:26

Page 295: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 281

Capitolo 31Fenomeni vari di ‘economia’ sintattica e contestuale

Fin dai primi capitoli abbiamo dedicato un’attenzione particolare agli aspetti legati all’organizzazione del testo. A completamento di questa rifl es-sione esamineremo ora alcuni fenomeni linguistici, diversi ma tutti a vario titolo rilevanti dal punto di vista sintattico e pragmatico-contestuale.

31.1. Aspetti sintattici e semantici delle frasi relative

Le relative presentano caratteristiche che ricordano la situazione di al-tre espressioni, come i dimostrativi (5.4-5), l’articolo (cfr. 7.1), le preposi-zioni (14.1-2), i comparativi e superlativi (16.3) ecc.: hanno modifi cato la propria natura nel corso del tempo e – nonostante l’apparente semplicità – svolgono importanti e complesse funzioni nell’economia del discorso.

gegrafótew, -uîai \sómeya 1 tetimh-sómeya pepraj-ómeya ¡sesye 2 tetim}-sesye pepráj-esye ¡sontai 3 tetim}-sontai pepráj-ontai

Ottativo

gegrafQw, -uîa \soímhn 1 tetimh-soímhn pepraj-oímhn ¡soio 2 tetim}-soio pepráj-oio ¡soito 3 tetim}-soito pepráj-oitogegrafóte, -uía ¡soisyon 2 tetim}-soisyon pepráj-oisyon \soísyhn 3 tetimh-soísyhn pepraj-oísyhngegrafótew, -uîai \soímeya 1 tetimh-soímeya pepraj-oímeya ¡soisye 2 tetim}-soisye pepráj-oisye ¡sointo 3 tetim}-sointo pepráj-ointo

Infi nito

gegrafóta(-aw),-uîan(-aw) ¡sesyai tetim}-sesyai pepráj-esyai

Participio

gegrafQw \sómenow m tetimh-sómenow pepraj-ómenowgegrafuîa \soménh f tetimh-soménh pepraj-oménhgegrafów \sómenon n tetimh-sómenon pepraj-ómenon

Michelazzofine.indd Sec1:295Michelazzofine.indd Sec1:295 10-03-2007 14:13:2710-03-2007 14:13:27

Page 296: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

282 NONA UNITÀ

L’originaria natura dimostrativa

Non diversamente dall’articolo, anche il relativo e gli altri pronomi e avverbi ad esso collegati (quelli di col. 2 nella tabella di p. 166-167) erano originariamente dei dimostrativi22, impiegati in frasi accostate l’una all’al-tra in forma paratattica23 (da qui anche la parziale sovrapposizione fra le due classi di parole24, facilitata dal fatto che le forme vocaliche dell’articolo `~=~o¥~a¥ somigliano a quelle del relativo).

Nel greco standard di età storica tracce di questo uso si incontrano, ol-tre che in alcune espressioni isolate (≠w mèn ... ≠w dè ... «l’uno ... l’altro ...», `tè mèn ... `tè dè ... «talvolta ... talaltra ...» e simili25), in particolare nel co-siddetto ‘nesso relativo’, il fenomeno abbastanza comune – benché meno diffuso rispetto al latino – per cui il relativo si trova, collocato in posizione iniziale, all’interno di una frase indipendente (anziché, come di solito, in una subordinata), e quindi ha valore dimostrativo~anaforico: p.es.

• per aggiungere particolari utili alla comprensione di quanto precedentemente affermato, come in Senofonte, Anabasi III.1.17 e† \pì basileî genhsómeya, tí o†ómeya peísesyai; ≠w ... «se cadremo nelle mani del re, cosa pensiamo che ci suc-cederà? lui che ... [ha mostrato più volte la sua ferocia contro gli avversari]»;

22 Si formano da una radice jo- [~ja-] (la stessa che è alla base del dimostrativo latino is~id), con caduta di j- e aspirazione della vocale iniziale.

23 P.es. Iliade 14.294 qw d& Êden, ∫w min [forma epica per a[tón] ¡rvw pukinàw frénaw ˙mfekálucen «come [Zeus] la vide [Era], così amore avvolse il suo animo accorto». Una situazione emblematica è anche quella delle similitudini omeriche, alcune delle quali si pro-traggono tanto a lungo – e addirittura con incisi e divagazioni interne – che il ‘come’ iniziale resta sospeso per molti versi, prima di essere fi nalmente ripreso dal suo correlativo ‘così’ (p.es. Iliade 11.548-57 «come [qw] un fulvo leone dal recinto dei buoi tengono lontano i cani e i cacciatori, che vegliando tutta la notte gli impediscono di prendere il grasso dei buoi; e quello si lancia avido di carni, ma non vi riesce: un nugolo di dardi infatti gli si dirige con-tro dalle forti braccia, e fascine incendiate, di cui, pur così voglioso, ha paura; e all’alba se ne torna indietro affranto nel cuore; – così [√w] Aiace affl itto nell’animo si allontanava dai Troiani, assai a malincuore»): in questi casi sembra evidente l’autonomia, sintattica oltre che narrativa, della parte iniziale (tanto che potrebbe essere giustifi cato accentare anche il primo √w, in modo da evidenziarne la natura dimostrativa).

24 La ‘concorrenza’ funzionale fra articolo e relativo è evidente in un fenomeno espres-sivo particolare, ampiamente documentato in Omero ma ignoto al greco standard di età storica (fatta eccezione per prosatori in dialetto ionico come Erodoto o Ippocrate): l’uso del-l’articolo con valore di relativo (p.es. Iliade 1.36 &Apóllvni ƒnakti, tòn “‡komow téke LhtQ «al sire Apollo, che generò Latona dalla bella chioma»; Erodoto I.1.1 toûton tòn xôron tòn kaì nûn o†kéousi «quella regione che abitano ancora oggi»; anche con prolessi del relativo, p.es. Iliade 1.125 tà mèn polívn \jepráyomen, tà dédastai «le cose che saccheggiammo dalle città conquistate, [quelle cose] sono state spartite»; Erodoto I.5.4 tà gàr tò pálai megála ‘n, tà pollà a[tôn smikrà gégone «[le città] che in passato furono grandi, la maggior parte di esse sono divenute piccole»), che si spiega appunto pensando a uno stadio originario di giustapposizione paratattica (... ad Apollo: lo generò Latona; queste cose saccheggiammo, queste sono state spartite; ecc.).

25 Cfr. modi di dire italiani del tipo gli argomenti dell’esame li ho studiati tutti, quale più, quale meno.

Michelazzofine.indd Sec1:296Michelazzofine.indd Sec1:296 10-03-2007 14:13:2810-03-2007 14:13:28

Page 297: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 283

• per riprendere il fi lo del discorso dopo un inciso: p.es. in Erodoto VII.204 si dice che i vari contingenti greci schierati alle Termopili erano sotto il comando del re spartano Leonida; segue una digressione (sulla genealogia di Leonida e sulle vi-cende che lo avevano portato al potere a Sparta), al termine della quale (205.2) leggiamo: ≠w tóte æïe \w Yermopúlaw ... «egli dunque andò alle Termopili ...»;

• per tirare le conclusioni di un ragionamento, di un’argomentazione ecc., come in Tucidide II.43.4, dove all’esaltazione dei caduti segue l’esortazione ai presenti: o¬w nûn ømeîw zhlQsantew ... m| periorâsye toùw polemikoùw kindúnouw «pren-dendo a esempio costoro [i caduti], voi ora ... non temete i pericoli della guerra»;

• per riassumere in forma parentetica, con un pronome di genere neutro (≠ ..., ∂ ..., ecc.), il signifi cato o le implicazioni di un’affermazione: p.es. Isocrate, Antidosi 233 «Temistocle consigliò ai nostri antenati di abbandonare la città – e con-vincerli a questo, chi ne sarebbe stato capace, se non un oratore assolutamente straordinario...? [≠ tíw ©n o<ów t& \géneto peîsai m| polù t! lóg~ dienegkQn;] – e così riuscì ecc.».

Funzione sintattica delle frasi relative

Per loro natura, le frasi relative svolgono funzione Attributiva26: attri-buzione a un elemento della frase reggente (il cosiddetto ‘antecedente’) di una certa caratteristica, che può essere

• una caratteristica distintiva, selettiva, necessaria all’identifi cazione (p.es.: quelli che lavorano alle poste scioperano domani; mia sorella si è laurea-ta quando aveva 26 anni presso l’università di Firenze; il paese dove c’è la maggior concentrazione di beni artistici è l’Italia; ecc.);

• una caratteristica non selettiva, non necessaria, dato che l’elemento in que-stione è già identifi cato in partenza (p.es.: i miei genitori, che lavorano alle poste, vanno in pensione l’anno prossimo; mia sorella si è laureata nel 1973, quando aveva 26 anni, presso l’università di Firenze; l’Italia, dove c’è la maggior concentrazione di beni artistici, potrebbe valorizzare meglio il suo patrimonio; ecc.)27.

Sono le relative del primo tipo, che possiamo defi nire ‘restrittive’, a presentare i fenomeni espressivi più caratteristici (e anche le maggiori dif-fi coltà di interpretazione), mentre le altre, che si aggregano alla reggente in forma più libera (come nell’originario stadio paratattico), non pongono problemi particolari28.

26 In molte grammatiche vengono appunto defi nite ‘aggettive’ (con indebita sovrapposi-zione tra forma e funzione: cfr. 9.1).

27 Questa distinzione, che ricorda per certi versi quella fra ‘attanti’ e ‘circostanti’ (cfr. 9.1), può trovare riscontro nella punteggiatura: le relative restrittive, necessarie e strettamente in-tegrate con la frase reggente, si scrivono senza virgole, quelle libere invece fra virgole (o anche fra lineette o parentesi, o al limite in nota). Questo comportamento grafi co è però oscillante, e non può quindi essere utilizzato come ‘segnale’ sicuro ai fi ni dell’analisi dei testi.

28 Trattandosi di relative non integrate funzionalmente nella reggente, è comprensibile che possano ospitare al loro interno una grande varietà di relazioni semantiche. Ciò non signifi ca però che si debba teorizzare – come fanno in genere le grammatiche – una specifi ca

Michelazzofine.indd Sec1:297Michelazzofine.indd Sec1:297 10-03-2007 14:13:2810-03-2007 14:13:28

Page 298: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

284 NONA UNITÀ

Fenomeni caratteristici delle relative restrittive

Le relative restrittive sono fortemente integrate nell’economia sintat-tica e semantica della frase reggente, in quanto necessarie all’identifi cazio-ne di uno dei suoi componenti (l’‘antecedente’). Alla luce di questa inte-grazione si spiegano alcuni fenomeni di ‘essenzialità’ espressiva29:

1. omissione dell’antecedente (anche se di caso diverso rispetto al relativo)30:forma-base Δmartánousin o˚toi o∑ toûto légousinvariante Δmartánousin [–] o∑ toûto légousin «sbagliano quelli che dicono ciò»forma-base yaumázv toútouw o∑ toùw nómouw m| parabaínousinvariante yaumázv [–] o∑ toùw nómouw m| parabaínousin «ammiro coloro i quali non trasgrediscono le leggi»

categoria di relative di tipo ‘avverbiale’, equivalenti cioè a subordinate ‘appositive’ (di valo-re fi nale, consecutivo, causale ecc.: cfr. cap. 10). P.es. in Erodoto I.33 ˙popémpetai, kárta dójaw ˙mayéa eÂnai, ≠w tà pareónta ˙gayà meteìw t|n teleut|n pantòw xr}matow `rân \kéleue «[Creso] congeda [Solone], pensando che fosse veramente sciocco, lui che trascurando i beni presenti esortava a guardare la conclusione di ogni cosa» non c’è motivo di tradurre «perché ... esortava ecc.», visto che il signifi cato causale non è formulato in modo esplicito ma sem-plicemente affi dato al contesto. – Sulla possibilità che le relazioni logico-semantiche, come in questo caso quella di causalità, vengano espresse in forme sintattiche diverse (rimanendo comunque decisivo il contesto) v. p. 140.

29 Ciascuno di tali fenomeni si incontra, a sua volta, anche combinato con quello della prolessi, su cui v. al paragrafo seguente.

30 Antecedente nello stesso caso del relativo: Iliade 17.376-77 teíronto dè nhléï xalk! | –ssoi ƒristoi ¡san «venivano straziati dal bronzo spietato quelli che erano i più valoro-si»; 21.24 mála gár te katesyíei –n ke láb+sin «[il delfi no] divora [il pesce] che afferra»; Isocrate, Panatenaico 11 o[ perì mikrôn t|n proaíresin poioúmenow o[dè perì tôn †dívn sum-bolaívn o[dè perì @n ƒlloi tinèw lhroûsin, ˙llà ... «preferendo occuparmi non di cose di poco conto o di questioni private o di ciò di cui blaterano certi altri, ma ...». – Antecedente in caso diverso: Euripide, Alcesti 338 stugôn mèn ≥ m& ¡tikten «odiando [colei, ACC] che mi ha generato»; Tucidide II.41.4 o[dèn prosdeómenoi o·te ^Om}rou \painétou o·te –stiw ¡pesi tò a[tíka tércei «senza alcun bisogno di avere, a celebrarci, Omero o [qualcun altro, GEN] che sia capace con i suoi versi di dilettare sul momento»; Senofonte, Ciropedia V.4.21 ƒjv ømâw ¡nya tò prâgma \géneto «vi porterò [là, avv. di moto a luogo \keîse] dove è avvenuto il fatto».

A questo tipo di ellissi dell’antecedente sono anche da ricondurre espressioni analoghe al modulo latino sunt qui putent «c’è chi pensa», est unde «ci sono motivi per» ecc., ma con la differenza che in greco il verbo ‘essere’ si presenta il più delle volte cristallizzato nella for-ma della 3ª sing. impersonale: ¡stin o∑ ... «c’è chi ...» (> «alcuni ...»), ¡stin o¬w «c’è chi» (> «alcuni [come compl. oggetto]»), ¡stin –te «ci sono momenti in cui» (> «talvolta, in certe oc-casioni»), ¡stin o˚ «ci sono luoghi dove» (> «in certi luoghi»), o[k ¡stin –pvw «non c’è modo di» (> «è impossibile che»), ecc. – Da notare inoltre che dalla variante negativa o[deíw \stin –stiw o[ ... «non c’è nessuno che non ...» (le due negazioni si annullano, v. n. 54) si è svilup-pato, per ellissi di \stin, il nesso o[deìw –stiw o[, sentito come espressione unitaria e quindi declinato al pari di un normale pronome semplice: p.es. o[deíw \stin –tou [GEN] o[k \kráthse > o[denòw –tou o[k \kráthse «non c’è nessuno che egli non abbia soggiogato»; o[deíw \stin –t~ [DAT] o[ fyoneî > o[denì –t~ o[ fyoneî «non c’è nessuno verso cui egli non provi invidia»; o[deíw \stin –ntina [ACC] o[k “díkhse > o[déna –ntina o[k “díkhse «non c’è nessuno che egli non abbia danneggiato».

Michelazzofine.indd Sec1:298Michelazzofine.indd Sec1:298 10-03-2007 14:13:2910-03-2007 14:13:29

Page 299: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 285

2. antecedente collocato all’interno della relativa anziché della reggente31:forma-base yaumastoí e†sin o¥ polîtai o∑ toùw nómouw m| parabaínousinvariante yaumastoí e†sin o∑ polîtai toùw nómouw m| parabaínousin

«sono ammirevoli i cittadini che non trasgrediscono le leggi»

3. ‘attrazione’ del relativo: accade spesso che il relativo sia posto – anziché nel caso richiesto dalla sua funzione sintattica nella frase di cui fa parte (di solito l’ACC) – nel caso dell’antecedente (di solito GEN o DAT)32:forma-base tí mélei moi toútvn ∂ sù légeiw;variante tí mélei moi [–] @n sù légeiw; «che m’importa di ciò che dici?»forma-base ≥domai toútoiw ∂ sù légeiwvariante ≥domai [–] o<w sù légeiw «mi rallegro di ciò che dici»forma-base a†sxúnomai \pì toút~ ≠ eÂponvariante a†sxúnomai \f& [–] > eÂpon «mi vergogno di ciò che ho detto»

4. il fatto che le relative restrittive facciano corpo unico con la reggente (una situazione per certi aspetti vicina a quella delle subordinate predicative: cfr. cap. 18) spiega anche alcune somiglianze di comportamento con le interro-gative indirette, in particolare la possibilità che frasi dipendenti da verbi come sapere, mostrare, dire ecc. siano introdotte, anziché da un pronome~avverbio interrogativo (del tipo tíw o del tipo –stiw), da un relativo33.

31.2. Funzione pragmatico-contestuale delle frasi relative

Mentre i fenomeni precedenti riguardano fondamentalmente il piano sintattico (della struttura di frase), quelli illustrati in questo paragrafo ri-guardano la funzione che le relative svolgono sul piano pragmatico-con-testuale (quello più generale dell’organizzazione del discorso, della sua ‘economia’ logico-argomentativa).

31 P.es.: Iliade 1.566 m} nú toi o[ xraísmvsin –soi yeoí e†s& \n &Olúmp~ «che non abbiano a esserti di poco aiuto tutti gli dèi che [yeoì | –soi ...] sono nell’Olimpo»; Tucidide VI.30.1 taîw si-tagvgoîw lkási kaì toîw ploíoiw kaì –sh ƒllh paraskeu| juneípeto próteron eÊrhto \w Kérkuran jullégesyai «alle navi che trasportavano le derrate, alle imbarcazioni e ad ogni altro mezzo che accompagnava la spedizione [pás+ ƒll+ paraskeu_ | ÷ juneípeto], era stato detto in preceden-za di radunarsi a Corcira».

32 Il fenomeno, particolarmente frequente nel caso di omissione dell’antecedente, è piut-tosto comune anche quando è regolarmente espresso, come in questi esempi: Senofonte, Ana-basi I.7.3 –pvw o{n ¡sesye ƒndrew ƒjioi têw \leuyeríaw «w kékthsye «[cercate] di essere degni della libertà che [÷n] avete conquistato»; Elleniche IV.8.23 o¥ d& a{ Lakedaimónioi ... \kéleusan tòn Te-leutían sùn taîw dQdeka nausìn a<w eÂxen ... peripleîn pròw tòn *Ekdikon «gli Spartani ordinarono a Teleutias di dirigersi verso Ekdikos con le dodici navi che [∂w] aveva». – Attrazione con inse-rimento dell’antecedente all’interno della relativa (cfr. punto 2): p.es. Senofonte, Anabasi I.9.14 o¬w ∞Qra \yélontaw kinduneúein, toútouw ƒrxontaw \poíei «w katestréfeto xQraw «quelli che vede-va pronti ad affrontare il pericolo, costoro li metteva a capo della regione che [÷n] conquistava».

33 Alcuni esempi particolarmente vistosi di questa oscillazione: Erodoto II.2.1-2 Cam-m}tixow ... “yélhse e†dénai o®tinew genoíato prôtoi ... qw o[k \dúnato punyanómenow póron o[déna toútou ˙neureîn o∑ genoíato prôtoi ˙nyrQpvn, \pitexnâtai toiónde «Psammetico volle sapere quali fossero stati i primi [uomini] ... poiché con le sue indagini non riusciva a trovare alcuna soluzione su quali fossero stati i primi fra gli uomini, escogita un espediente di questo genere»; Tucidide I.137.2 frázei t! naukl}r~ –stiw \stì kaì di& ∂ feúgei «[Temistocle] dice

Michelazzofine.indd Sec1:299Michelazzofine.indd Sec1:299 10-03-2007 14:13:3010-03-2007 14:13:30

Page 300: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

286 NONA UNITÀ

Prolessi del relativo

Fra le situazioni espressive per le quali si parla di ‘prolessi’ (v. già 18.3) c’è quella in cui la relativa è posta prima della reggente (ed eventual-mente ripresa, nella reggente, con un pronome~avverbio dimostrativo in funzione epanalettica): un meccanismo tutto sommato abbastanza sem-plice, comune anche nelle lingue moderne (p.es. è ugualmente possibile dire ammiro quelli che rispettano le leggi oppure quelli che rispettano le leggi [li] ammiro – anche se le due varianti non sono pragmaticamente equivalenti, come vedremo più avanti).

Le differenze stanno nel fatto che in greco (e in latino) non è necessa-rio che la relativa sia preceduta da un antecedente, neppure pronominale (non è possibile invece dire *che rispettano le leggi, quelli [li] ammiro34), e nel fatto che alla disposizione prolettica possono sommarsi i fenomeni di essenzialità espressiva esaminati in precedenza (com’è naturale che sia, trattandosi di piani linguistici diversi):

1. prolessi con omissione dell’antecedente (o con sola sua ripresa epanalettica all’interno della reggente)35:forma-base Δmartánousin o∑ toûto légousinvariante o∑ toûto légousin [, o˚toi] Δmartánousin «quelli che dicono ciò sbagliano»forma-base yaumázv o∑ toùw nómouw m| parabaínousinvariante o∑ toùw nómouw m| parabaínousin [, toútouw] yaumázv «coloro i quali non trasgrediscono le leggi, li ammiro»

2. prolessi con inserimento dell’antecedente all’interno della relativa36: p.es.

al comandante chi è e per quali motivi sta fuggendo». – Un fenomeno analogo è quello delle frasi esclamative: p.es. accanto a poîon [tòn mûyon] ¡eipew «cos’hai detto!?» col pronome in-terrogativo è ben attestata anche la variante o<on ¡eipew col relativo.

34 Tranne, ovviamente, nel caso di chi (solo al singolare: chi dice questo, sbaglia), dove più direttamente si riproduce l’originario modulo latino qui hoc dicit, errat.

35 Antecedente nello stesso caso del relativo: Erodoto V.102.3 o∑ dè a[tôn ˙péfugon t|n máxhn \skedásyhsan ˙nà tàw póliw «quelli di loro che scamparono dalla battaglia si dispersero per le città»; Isocrate, Antidosi 223 tíw ƒn, ∂ parà têw aøtoû fúsevw \pístatai, taûta par& ∞térou manyánein \pixeir}seien; «le cose che conosce per natura propria, chi cercherebbe di apprenderle da un altro?». – Antecedente in caso diverso: Senofonte, Simposio 4.42 o<w gàr málista tà parón-ta ˙rkeî [o˚toi] ≥kista tôn ˙llotrívn •régontai «quelli che più si accontentano di ciò che hanno, [costoro] meno desiderano le cose altrui»; Platone, Gorgia 525.c o∑ d& ©n tà ¡sxata dik}svsi kaì dià tà toiaûta ˙dik}mata ˙níatoi génvntai, \k toútvn tà paradeígmata gígnetai, kaì o˚toi o[kéti •nínantai o[dén «quelli che commettono le colpe più estreme e a causa di questi misfatti diven-gono inguaribili, da costoro vengono gli esempi, e costoro non ne hanno più alcun giovamento»; Demostene, Sul Chersoneso 23 o¥ tosaúthn \jousían toîw a†tiâsyai kaì diabállein bouloménoiw didóntew, ∫ste kaì perì @n fasi méllein a[tòn poieîn, kaì perì toútvn prokathgoroúntvn kroâsyai «quelli che la scia no mano libera agli accusatori e ai calunniatori a tal punto che, sulle cose che uno avrebbe anche solo l’intenzione di fare, anche su queste prestano ascolto alle loro accuse».

36 P.es.: Senofonte, Memorabili I.1.1 ˙dikeî Svkráthw o¬w mèn = póliw nomízei yeoùw o[ nomízvn «Socrate commette reato non riconoscendo gli dèi in cui crede la città»; Platone, Pro-tagora 318a ¡stai soi ... " ©n =mérŸ \moì suggén+, ˙piénai oÊkade beltíoni gegonóti «ti capiterà ... che, il giorno in cui vieni da me, torni a casa divenuto migliore»; Sofocle, Edipo a Colono

Michelazzofine.indd Sec1:300Michelazzofine.indd Sec1:300 10-03-2007 14:13:3110-03-2007 14:13:31

Page 301: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 287

forma-base yaumastoí e†sin o∑ polîtai toùw nómouw m| parabaínousinvariante o∑ polîtai toùw nómouw m| parabaínousin, yaumastoí e†sin «i cittadini che non trasgrediscono le leggi, sono ammirevoli»

3. prolessi con attrazione del relativo37:forma-base tí mélei moi @n sù légeiw;variante @n sù légeiw, tí mélei moi; «di ciò che dici, che me ne importa?»forma-base ≥domai o<w sù légeiwvariante o<w sù légeiw, ≥domai «di ciò che dici, me ne rallegro»forma-base a†sxúnomai \f& > eÂponvariante \f& > eÂpon, a†sxúnomai «di ciò che ho detto, me ne vergogno»

Implicazioni pragmatico-contestuali della prolessi del relativo

In 18.3 (v. p. 186) si è visto quale può essere la funzione di certe forme di prolessi (nella fattispecie, quella del dimostrativo e quella del soggetto della subordinata) nella dialettica ‘Tema/Rema’, cioè agli effetti dell’‘eco-nomia’ informativa del discorso. In termini analoghi va valutata anche la prolessi del relativo.

Diversamente da quanto si legge di solito nelle grammatiche (secon-do cui si anticipa la subordinata relativa quando si vuol mettere in rilievo la nozione che vi è contenuta), la sua funzione sarà piuttosto quella di circoscrivere ciò di cui si parla (Tema), così da concentrare l’attenzione su ciò che se ne dice (Rema) all’interno della reggente (come p.es. nel passo sopra citato di Isocrate, Antidosi 223: ciò che si conosce per natura [Tema], non si cerca di apprenderlo dagli altri [Rema], con forte con-trapposizione fra nozioni innate e nozioni acquisite dall’esterno)38.

907-08 nûn d& oπsper a[tòw toùw nómouw e†sêly& ¡xvn, | toútoisi ko[k ƒlloisin Δrmo sy}setai «ora, le leggi che lui è venuto a portare, in base a queste e non ad altre sarà trattato».

Si possono comprendere in questa variante anche certi fenomeni cosiddetti di ‘attrazio-ne inversa’, in cui non è il pronome relativo a prendere il caso dell’antecedente (come nella forma più comune di attrazione, defi nita ‘attrazione diretta’) ma, all’opposto, l’antecedente a prendere il caso del relativo: p.es. Lisia, Sui beni di Aristofane 47 t|n o[sían ÷n katélipe t! øeî, o[ pleíonow ˙jía \stìn … tettárvn kaì déka talántvn «il patrimonio [ci aspetteremmo il NOM = o[sía] che [ACC ÷n] ha lasciato al fi glio non vale più di 14 talenti» (è suffi ciente considerare l’an-tecedente o[sían come appartenente di fatto alla relativa per far rientrare questa espressione nella tipologia consueta). – Per altre considerazioni sull’‘attrazione inversa’ v. n. 38.

37 P.es.: Isocrate, Panegirico 29 @n ¡laben ßpasin metédvken «di ciò che [toútvn ∂] ottenne, [Atene] ne rese partecipi tutti»; Demostene, Seconda Filippica 17 o<w gàr o{sin ømetéroiw ¡xei, toútoiw pánta tƒll& ˙sfalôw kékthtai «con i possedimenti che [∂] ha (e che sono vostri), con questi si è procurato tutto il resto senza rischiare»; Senofonte, Ciropedia III.1.34 \gW dé soi øpisx-noûmai ..., ˙ny& @n ©n \moì daneís+w ƒlla pleíonow ƒjia e[erget}sein «io ti prometto ..., in cambio di ciò che [˙ntì toútvn ∂] mi presterai, ti renderò altri benefi ci di maggior valore».

38 Nel quadro della dialettica Tema/Rema può trovare una spiegazione adeguata anche il fenomeno dell’‘attrazione inversa’ (sostanzialmente affi ne, come si è detto, alla prolessi). Il fatto che, diversamente dall’altra, questa forma di attrazione si verifi chi praticamente solo con il NOM o l’ACC è un ‘segnale’ interessante che l’accosta a un certo uso prolettico di NOM o ACC (appunto questi due casi) in situazioni in cui il seguito della frase richiederebbe un caso diverso. Ecco alcuni esempi di questo tipo di ‘anacoluto’ (lett. «[espressione] non conse-

Michelazzofine.indd Sec1:301Michelazzofine.indd Sec1:301 10-03-2007 14:13:3210-03-2007 14:13:32

Page 302: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

288 NONA UNITÀ

31.3. Strutturazione simmetrica del discorso

Lo studio delle frasi relative ci pone di fronte a un fenomeno linguisti-co più generale: la tendenza a strutturare il discorso in modo simmetrico, in termini di analogia o di contrapposizione fra eventi, situazioni, persone, concetti ecc.39 Ciò può avvenire sia in forma paratattica che ipotattica40:

guente, incongruente», dall’aggettivo ˙n-akólouyow): Iliade 14.370 ˙spídew –ssai ƒristai \nì strat! “dè mégistai | ∞ssámenoi, ... Êomen «gli scudi, i migliori e i più grandi che ci sono nell’esercito, | indossando(li) [si richiederebbe l’ACC ˙spídaw, che sarebbe stato possibile in quanto metricamente equivalente ad ˙spídew] ... andiamo»; Iliade 10.416-17 fulakàw d& ∂w eÊreai ≥rvw | o· tiw kekriménh ]úetai stratòn o[dè fulássei «le guardie di cui mi chiedi, o eroe, (di queste) [si richiederebbe un GEN partitivo fulakôn, anche qui metricamente equi-valente a fulakàw] non ne è stata designata nessuna che sorveglia e protegge l’esercito»; Senofonte, Economico 1.14 o¥ dè fíloi, ƒn tiw \písthtai a[toîw xrêsyai ∫ste Ωfeleîsyai ˙p& a[tôn, tí f}somen a[toùw eÂnai; «[si possono defi nire ‘ricchezze’ le cose da cui deriva qual-cosa di utile; il denaro, se uno non sa servirsene, meglio non averlo;] quanto agli amici, se uno sa servirsene in modo da ricavarne un giovamento, questi [a[toúw: richiederebbe la concordanza in ACC] che cosa diremo che sono?»; Senofonte, Ciropedia II.1.5 toùw %Ellhnaw toùw \n t_ &AsíŸ o†koûntaw, o[dén pv safèw légetai e† £pontai «quanto ai Greci che vivono in Asia, non si dice chiaramente se si uniscono [si richiederebbe il NOM] alla spedizione»; Demostene, Sulla corona 69-70 &Amfípolin, Púdnan, Poteídaian, ^Alónnhson: o[denòw toútvn mémnhmai: Sérrion dè kaì Dorískon kaì t|n Pepar}you póryhsin kaì –s& ƒll& = póliw “dikeîto, o[d& e† gégonen oÂda «Amfi poli, Pidna, Potidea, Alonneso: di nessuna di queste [toútvn: ri-chiederebbe la concordanza in GEN] mi ricordo. Serrio, Dorisco, la devastazione di Pepareto, tutte le altre offese patite dalla città: non so neppure se sono avvenute [richiederebbe la concordanza in NOM]». – Spesso queste forme di ‘NOM~ACC pendens’ (cioè: sintatticamente «sospeso») si incontrano in presenza di un participio: p.es. Isocrate, Panegirico 107-08 ¡xon-tew gàr xQran mèn qw pròw tò plêyow tôn politôn \laxísthn, ˙rx|n dè megísthn, kaì kekthménoi tri}reiw diplasíaw mèn … súmpantew ..., –mvw o[dèn toútvn =mâw \pêren perì toùw ¡xontaw t|n nêson \jamarteîn «avendo [noi Ateniesi] una terra piccolissima in rapporto al numero degli abitanti, ma un potere grandissimo, possedendo un numero di navi doppio di tutti gli altri messi insieme ..., ciononostante nessuna di queste situazioni ci [=mâw: richiederebbe quindi ¡xontaw e kekthménouw] spinse a infi erire contro gli abitanti dell’isola»; Senofonte, Ciropedia II.3.4 ` yeòw oπtv pvw \poíhse: toùw m| yélontaw ∞autoîw prostáttein \kponeîn t˙gayà, ƒllouw a[toîw \pitaktêraw dídvsi «il dio ha disposto le cose in questo modo: quelli che non vogliono imporre a sé stessi l’impegno per ottenere il bene, a costoro [a[toîw: richiederebbe quindi yélousi] dà altri che li comandino».

39 La tendenza è particolarmente marcata nelle lingue classiche. Ciò si deve non solo al fatto che greco e latino ci sono noti quasi esclusivamente attraverso testi letterari (frutto quindi, in genere, di elaborazione formale) ma anche alla propensione di tanta parte del-la cultura antica a interpretare e rappresentare gli eventi rapportandoli a parametri ideali, esemplari, sottolineandone la ripetitività (come p.es. nel caso delle similitudini), evidenzian-done le implicazioni e il signifi cato, giudicandoli ecc.: da cui anche la frequenza di massime, di detti famosi e azioni memorabili, e di un certo tono moralistico che sembra pervadere tanta parte dei testi classici – e che spesso ce li fa apparire convenzionali, privi di vivacità e concretezza pragmatica.

40 In questo senso si può dire che paratassi e ipotassi non sono che due facce di una stessa medaglia (come in altre situazioni – v. p. 140 – anche qui la scelta fra l’una o l’altra variante sintattica è solo un fatto di ‘strategia’ espressiva): e non è casuale che le frasi relative si siano sviluppate da un originario stadio paratattico.

Michelazzofine.indd Sec1:302Michelazzofine.indd Sec1:302 10-03-2007 14:13:3310-03-2007 14:13:33

Page 303: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 289

• in forma paratattica, con meccanismi come quelli descritti in 4.1-3 e 5.3-5;

• in forma ipotattica, nelle cosiddette frasi ‘comparative’, imperniate sul-la corrispondenza tra una reggente con pronome~avverbio dimostrativo (che comunque può essere omesso) e una subordinata con il suo equivalen-te relativo41.

Ecco alcuni esempi di simmetria ipotattica: strutture frasali costruite intorno a ‘coppie correlative’ (cioè con gli elementi delle colonne 1 e 2 [~5] nella tabella di p. 166-167):

• toîow [toiósde, toioûtow] ~ o<ow «tale ~ quale»:– Isocrate, A Demonico 14 toioûtow gígnou perì toùw goneîw, o®ouw ©n e·jaio

perì seautòn genésyai toùw seautoû paîdaw «verso i tuoi genitori sii tale quali vorresti che fossero i tuoi fi gli con te»

• tósoi [tosoíde, tosoûtoi] ~ –soi «tanti ~ quanti»42:– Odissea 1.245-48 –ssoi gàr n}soisin \pikratéousin ƒristoi, | “d& –ssoi

krana|n &Iyákhn káta koiranéousi, | tóssoi mhtér& \m|n mnôntai, trúxou-si dè oÂkon «quanti sono i più nobili che dominano sulle isole, quanti quelli che comandano su Itaca rocciosa, altrettanti pretendono di avere mia ma-dre, e mi divorano la casa»

• tóson [...] ~ –son «tanto ~ quanto» (con verbi):– Platone, Repubblica 328d e{ Êsyi –ti ¡moige –son a¥ ƒllai a¥ katà tò

sôma =donaì ˙pomaraínontai, tosoûton a·jontai a¥ perì toùw lógouw \piyumíai te kaì =donaí «sappi bene che, per me, di quanto diminuiscono i piaceri del corpo, di altrettanto crescono i desideri e i piaceri della con-versazione»;

• tós~ [...] ~ –s~ «di tanto ~ di quanto» (con comparativi e superlativi):– Tucidide IV.28.3 –s~ mâllon Klévn øpéfeuge tòn ploûn kaì \janexQrei

tà e†rhména, tós~ \pekeleúonto t! NikíŸ paradidónai t|n ˙rx|n «quan-to più Cleone cercava di evitare la spedizione e ritirava quel che aveva detto, tanto più esortavano Nicia a cedergli il comando»

• thlíkow [thlíkosde, thlikoûtow] ~ =líkow «tanto grande ~ quanto grande» (età, importanza):– Demostene, Prima Olintiaca 9 [Fílippon] katest}samen thlikoûton =lí-

kow o[deíw pv basileùw gégonen Makedoníaw «abbiamo reso [Filippo] tan-to potente quanto non è stato mai alcun re macedone»

• tóte ~ –te «allora ~ quando»43:– Odissea 9.491-92 ˙ll& –te d| dìw tósson ßla pr}ssontew ˙pêmen, | kaì

tóte d| Kúklvpa proshúdvn «ma quando fummo lontani dopo aver per-corso un tratto di mare due volte tanto, anche allora chiamai il Ciclope»

41 Si tratta quindi di relative restrittive, le uniche in cui è possibile l’omissione del-l’antecedente.

42 Accanto al signifi cato prevalente di quantità come numero («tanto~quanto nu-merosi») è attestato, sia pure più raramente, anche quello di quantità come dimensione («tanto~quanto grandi», lo stesso del singolare).

43 Altre coppie correlative di valore temporale (di uso prevalentemente poetico): têmow ~ ‘mow (p.es. Odissea 4.400 ‘mow d& “éliow méson o[ranòn ˙mfibeb}k+, | têmow ƒr&

Michelazzofine.indd Sec1:303Michelazzofine.indd Sec1:303 10-03-2007 14:13:3310-03-2007 14:13:33

Page 304: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

290 NONA UNITÀ

• to·neka ~ oπneka «per il motivo [toû £neka] che [o˚ £neka]»:– Iliade 13.727-28 oπneká toi perì dôke yeòw polem}ïa ¡rga | to·neka kaì

boul_ \yéleiw periídmenai ƒllvn «per il fatto che il dio ti concesse di ec-cellere nelle cose di guerra, per questo pretendi di essere superiore agli altri anche in saggezza»

• oπtvw [∫w, @w] ~ qw [–pvw] «così ~ come»44:– Senofonte, Ciropedia V.1.23 ømeîw dè –pvw gignQskete oπtv kaì poieîte

«voi, come ritenete giusto, così anche agite».

Omissione di costituenti nelle strutture frasali simmetriche

Un fenomeno che si verifi ca di frequente nelle strutture simmetriche è quello per cui un elemento (in particolare il verbo) manca in una delle frasi parallele in quanto presente nell’altra, o comunque facilmente desu-mibile dal confronto.

Il fenomeno interessa sia la simmetria paratattica (come in il debito pubblico è cresciuto molto, l’occupazione [è cresciuta] poco) che quella ipotattica (come in l’anno scorso il debito pubblico è cresciuto come mai [era cresciuto] nell’ultimo decennio), ma è soprattutto questo se-condo tipo che può risultare problematico45, dando luogo a espressioni estremamente sintetiche, in gran parte fondate su coppie correlative. Al-cuni esempi:

• in espressioni di valore ipotetico introdotte da eÊ[per]:– Tucidide I.70.1 eÊper tinèw kaì ƒlloi [–], ƒjioi nomízomen eÂnai toîw pélaw

cógon \penegkeîn «se mai anche altri [hanno questo diritto], noi pensiamo di avere il diritto di criticare i popoli vicini»

• con le forme-base del pronome relativo –s[per]:– Tucidide III.13.2 ®na faínhsye ˙múnontew o<w deî [–] «perché sia evidente

che voi difendete quelli che bisogna [difendere]»

\j Δlòw eÂsi gérvn «quando il sole gira fino al mezzo del cielo, quello è il momento in cui il vecchio esce dal mare»); tévw [têow] ~ £vw [«ow] (p.es. Iliade 20.40 «ow mén ]& ˙páneuye yeoì ynhtôn ¡san ˙ndrôn, | têow &Axaioì mèn méga kúdanon «finché gli dèi erano lontani da-gli uomini mortali, fino a quel momento gli Achei trionfavano»); tosákiw ~ `sákiw (p.es. Odissea 11.585 `ssáki gàr kúcei& ` gérvn piéein meneaínvn, | tossáx& πdvr ˙polésket& «ogni volta che il vecchio [Tantalo] si chinava, bramoso di bere, altrettante volte l’acqua spariva»).

44 È il modulo espressivo che ricorre nelle similitudini (v. l’esempio omerico di n. 23).45 I casi di ellissi di tipo paratattico sono facilmente risolvibili disponendo in pa-

rallelo gli elementi delle frasi simmetriche, in modo da integrare ciascuna con l’ausilio dell’altra: p.es.

a¥ mèn tôn ˙nyrQpvn =donaì •ligoxrónioi, [–] = dè [–] ˙ret| ˙yánatów \stin

«i piaceri degli uomini [sono] effi meri, la [loro] virtù è immortale». – Caratteristico delle lingue classiche è il fatto che il verbo e gli elementi ad esso collegati sono posti di solito nell’ultima delle frasi simmetriche, in italiano e in altre lingue moderne di solito nella prima (e vi si fa riferimento con pronomi anaforici [cfr. 5.4]: cerca il telecomando e portamelo).

Michelazzofine.indd Sec1:304Michelazzofine.indd Sec1:304 10-03-2007 14:13:3410-03-2007 14:13:34

Page 305: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 291

• con le forme di relativo o<os[per] e –sos[per]46:– Demostene, Sulla corona 304 e† d&, o<ow \gW [–] par& ømîn katà t|n \mau-

toû tájin, e<w \n ∞kást+ tôn Ellhnídvn pólevn n|r \géneto ... «se, quale presso di voi [sono stato] io secondo il mio ruolo, vi fosse stato anche un solo uomo in ciascuna delle città greche ...»

– Iliade 11.691 katà d& ¡ktayen –ssoi ƒristoi [–] «e furono uccisi tutti quelli che [erano] i migliori»

• particolarmente frequente l’ellissi quando la subordinata è introdotta dall’av-verbio relativo di modo ∫s[per]47:– Odissea 6.20 ˙némou qw pnoi| [–] \péssuto démnia koúrhw «piombò al

letto della fanciulla [Nausicaa] come [piomba] un soffi o di vento»;– Senofonte, Ciropedia III.2.25 sundeípnouw ¡laben ˙mfotérouw pròw ∞au-

tòn qw [–] fílouw «li prese entrambi con sé quali convitati, come [si pren-dono] gli amici»48

– Tucidide V.29.1 pròw toùw &Argeíouw \tráponto, pólin te megálhn nomízontew ... dhmokratouménhn te ∫sper kaì a[toí [–] «[gli abitanti di Mantinea] si volsero dalla parte degli Argivi, considerando che era una città grande e con un regime democratico, come anche loro [avevano un regime democratico]»

• in questa ‘cornice’ generica di frase relativa ellittica con valore modale posso-no poi trovar posto altre subordinate (soprattutto temporali e ipotetiche):– Iliade 16.482 æripe d& qw [–] –te tiw drûw æripen … ˙xervfiw | “è pítuw blvyr},

t}n t& o·resi téktonew ƒndrew | \jétamon «cadde come [avviene] quando cade una quercia o un pioppo o un alto pino, tagliato sui monti dagli operai»49

– Aristotele, Politica 1332a.25-27 nomízousin ƒnyrvpoi têw e[daimoníaw aÊtia tà \ktòw eÂnai tôn ˙gayôn, ∫sper [–] e† toû kiyarízein lampròn a†ti!nto t|n lúran mâllon têw téxnhw «gli uomini ritengono responsabili della felicità i beni esteriori, come [avverrebbe] se il merito di suonare ma-gnifi camente la cetra lo attribuissero alla lira piuttosto che all’abilità»50

46 Una variante particolare di queste espressioni ellittiche è quella con o<ow e –sow (più raramente, anche altri tipi di relativo) concordati e saldati in un nesso unitario con un ter-mine della subordinata. P.es.: Tucidide VII.21.3 pròw ƒndraw tolmhroúw, o®ouw &Ayhnaíouw [–] «contro uomini audaci quali [sono] gli Ateniesi» (= toioútouw, o<oi &Ayhnaîoi [e†sí]); Odissea 10.112-13 t|n dè gunaîka | e˚ron –shn t& ªreow koruf}n [–] «trovarono la donna, grande quan-to [è] la cima di un monte» (= tosaúthn, –sh koruf} [\sti]).

47 Analogo per molti aspetti l’uso di altre particelle, fra cui “‡te~ßte~∫ste (prevalente-mente poetici), kayáper e "[per], quest’ultima originariamente avverbio relativo di moto per luogo, impiegato anche con valore modale (v. casella ‘H2’ nella tabella di p. 166-167).

48 Da espressioni di questo genere (e v. anche n. 50) si sviluppano facilmente nozioni come quelle di causa ‘soggettiva~presunta’ o ‘qualitativa’ descritte a p. 136.

49 Talvolta (p.es. Iliade 4.462 æripe d& qw [–] –te púrgow [–] \nì krater_ øsmín+ «cadde come [avviene] quando una torre [cade] nella violenta battaglia») l’espressione introdotta da qw –te appare doppiamente ellittica: in questi casi di fatto –te è ormai puramente pleonastico.

50 Come nel caso di qw –te, si incontrano espressioni doppiamente ellittiche (spiegabili an-che qui col valore pleonastico di e†): p.es. Odissea 17.110-11 dejámenow dé me keînow \n øchloîsi dómoisin | \ndukévw \fílei, qw [–] eÊ te pat|r [–] ∞òn u<a «accogliendomi costui [Nestore] nell’alto palazzo, mi trattò con grande affetto, come [avviene] se un padre [accoglie con affetto] suo fi glio»; Erodoto III.23.2 \pì kr}nhn sfi =g}sasyai, ˙p& «w louómenoi liparQteroi \gínonto, katá per [= kayáper: già qui con ellissi del verbo] e† \laíou eÊh: ªzein dè ˙p& a[têw qw [–] e† Êvn [–] «[disse]

Michelazzofine.indd Sec1:305Michelazzofine.indd Sec1:305 10-03-2007 14:13:3510-03-2007 14:13:35

Page 306: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

292 NONA UNITÀ

– spesso anche in forma implicita (col participio), p.es. Senofonte, Anabasi V.4.34 ¡n te gàr ªxl~ ªntew \poíoun ßper ©n ƒnyrvpoi \n \rhmíŸ poi}seian, mónoi te ªntew –moia ¡pratton ßper ©n [–] met& ƒllvn ªntew, dielégontó te aøtoîw kaì \gélvn \f& ∞autoîw kaì Ωrxoûnto \fistámenoi –pou túxoien, ∫sper [–] ƒlloiw \pideiknúmenoi «trovandosi in mezzo alla gente, facevano quello che gli uomini farebbero in solitudine; trovandosi da soli, facevano come [si fa] essendo insieme ad altri; parlavano fra di loro e si prendevano in giro e danza-vano, fermandosi dove capitava, come [si fa] esibendosi di fronte ad altri»51.

31.4. La negazione

In 26.1 sono state elencate alcune modalità di concepire e rappresen-tare gli eventi (in termini di realtà, di ‘proiezione’, di volontà, di interroga-zione). A queste è da aggiungere ora quella apparentemente più elemen-tare: la negazione.

Dato che, analogamente all’interrogazione, la negazione è una modalità trasversale alle altre, se ne è trattato ripetutamente a proposito dei vari tipi di frase (cap. 10, 18, 26 e 27), in particolare per quanto riguarda la diversità di uso fra o[ e m} (e i rispettivi derivati: o·te~m}te, o[deíw~mhdeíw, o[dépote~mhdépote ecc.) che può essere così riassunta (cfr. 10.2)52:

• in linea di principio, si usa o[ per esprimere realtà e fattualità;

• quando entrano in gioco soggettività, intenzionalità, volontà, desiderio ecc. si usa m}; anche la rappresentazione di un evento in termini ipotetici (nella protasi del Periodo ipotetico e nelle subordinate Condizionali) dà luogo all’uso di m};

• nelle interrogative le due forme sono usate per distinguere fra domande a ri-sposta affermativa (o[) e negativa (m}).

Aspetti di complessità logico-semantica

La funzione della negazione sembrerebbe chiara: capovolgere il sen-so di un’espressione. In realtà le cose sono più complesse, sia sul piano logico-semantico che su quello propriamente espressivo.

I problemi di tipo logico-semantico sono legati alla diffi coltà di deli-mitare con sicurezza la portata di una negazione. P.es., dicendo non è

che li aveva portati a una fonte lavandosi dalla quale diventavano splendenti, come [avviene] se fosse dall’olio; e che da essa si diffonde un profumo, come [avviene] se [si diffondesse] da viole».

51 Il passo è interessante perché documenta forme diverse di simmetria ipotattica (evi-denziate in corsivo): la prima volta l’espressione è completa (facevano quello che farebbero ...), le altre due volte ellittica (... come [si fa] quando ...).

52 Anche qui non mancano oscillazioni (prevedibili, considerata la libertà espressiva del greco). Esemplare in questo senso è un passo come Platone, Critone 46d-e «facevamo bene o male, ogni volta che se ne parlava, a dire che, fra le opinioni, di alcune bisogna tener conto, di altre no [taîw dè o[]? ... Ogni volta si diceva ... che delle opinioni che hanno gli uomini, alcune bisogna tenerle in gran conto, altre no [tàw dè m}]»: senza motivo apparente, lo stesso concetto viene espresso, a brevissima distanza, in due modi diversi, prima con o[, subito dopo con m}.

Michelazzofine.indd Sec1:306Michelazzofine.indd Sec1:306 10-03-2007 14:13:3610-03-2007 14:13:36

Page 307: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 293

andata da sua sorella per farle un dispetto si può intendere sia «per fare un dispetto a sua sorella, ha deciso di non andare da lei», sia «è andata da sua sorella, ma non per farle un dispetto»: i due esiti semanticamente opposti (nel primo caso non è andata, nel secondo sì; nel primo caso l’in-tento è ostile, nel secondo no) sono il risultato della diversa confi gurazione sintattica, e più precisamente del fatto che nel primo caso il non nega solo la principale, nel secondo nega insieme principale e subordinata (o, più precisamente, nega il nesso di consequenzialità istituito tra le due frasi).

Oltre alle innumerevoli situazioni in cui si possono creare ambiguità di questo genere, per il greco è da segnalare soprattutto la tendenza a saldare la negazione col verbo principale (con verbi come dire, pensare ecc.) anche se essa riguarda solo la subordinata (o una sua parte): p.es. Erodoto VII.46.1 &Artábanow, ≠w tò prôton gnQmhn ˙pedéjato \leuyérvw o[ sumbouleúvn Jérj+ strateúesyai \pì t|n ^Elláda «Artabano, colui che in precedenza aveva manifestato con franchez-za il suo pensiero, consigliando a Serse di non marciare contro la Grecia» (ma lett. «non consigliando a Serse di marciare ...»); Tucidide IV.28.2 o[k ¡fh a[tòw ˙ll& \keînon strathgeîn «[Cleone] disse che stratego non doveva essere lui, ma quel-l’altro [Nicia]» (ma lett. «non disse che doveva essere lui ...»).

Come forme di negazione solo parziale si spiegano anche molti casi in cui si trova o[ dove il tipo di frase richiederebbe m}: p.es. Iliade 4.299-300 (contesto volitivo) kakoùw d& \w mésson ¡lassen, | ªfra kaì o[k \yélvn tiw ˙nagkaí+ po-lemízoi «e i codardi li mandò in mezzo [Nestore], in modo che tutti, anche non volendolo, fossero costretti a combattere»; Tucidide VI.89.3 (contesto ipotetico) eÊ tiw kaì tóte o[k e†kótvw Ωrgízetó moi, metà toû ˙lhyoûw skopôn ˙napeiyésyv «se anche uno in quella circostanza era adirato non giustamente con me, ora, esa-minando le cose con obiettività, si ricreda».

53 Com’è noto, si parla di ‘litote’ quando una qualità estrema viene indicata negando il suo opposto. P.es. non era un cuor di leone (che in teoria può signifi care anche «era uomo di coraggio medio, non eroico ma neppure vile») è detto di don Abbondio nel senso di «era un vero codardo». Analogamente in greco, p.es. Senofonte, Memorabili I.2.32 o¥ triákonta polloùw tôn politôn, kaì o[ toùw xeirístouw, ˙pékteinon «i Trenta mandavano a morte molti cittadini – e non i peggiori» (> «uccidevano i cittadini migliori»); e v. anche il diffuso mo-dulo espressivo o[x «sson «non meno» (che può anche signifi care «ugualmente») impiegato nel senso di «più». – La litote è un artifi cio retorico che si fonda su una dinamica di tipo logico-semantico: quella per cui, mentre certe nozioni ammettono una sola negazione (p.es. dicendo non morti si intende necessariamente «vivi»), altre possono essere negate in più modi (p.es. devi correre > non devi correre, che può signifi care sia «non sei obbligato a correre» sia «il tuo dovere è quello di non correre»). Questa duplicità spiega diversi fenome-ni espressivi, p.es. il diverso esito semantico del cumulo di negazioni in latino (non nemo = «qualcuno» ~ nemo non = «tutti»).

' Per interpretare correttamente queste espressioni (che presentano aspetti simili alla ‘litote’53) può essere utile eliminare provvisoriamente la negazione: si ottiene in questo modo un signifi cato assurdo o contraddittorio, sulla base del quale è più facile capire qual è la nozione che deve essere ‘cambiata di segno’ ripristinando la negazione.

Michelazzofine.indd Sec1:307Michelazzofine.indd Sec1:307 10-03-2007 14:13:3710-03-2007 14:13:37

Page 308: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

294 NONA UNITÀ

Fenomeni espressivi particolari

Anche in greco, come in molte lingue (italiano compreso), esistono espressioni nelle quali la negazione sembra ininfl uente, ‘pleonastica’.

1. Il caso più semplice si ha quando due (o più) negazioni si susse-guono nella stessa frase senza annullarsi54: p.es. Senofonte, Elleniche VII.5.27 nenikhkénai dè fáskontew ∞káteroi, o·te xQrŸ o·te pólei o·t& ˙rx_ o[déteroi o[dèn pléon ¡xontew \fánhsan … prìn t|n máxhn genésyai «benché sia gli uni che gli altri sostenessero di aver vinto, fu evidente che nessuno dei due contendenti aveva guadagnato nulla, né in territorio, né in città, né in potere, rispetto a prima che si svolgesse la battaglia». Più che di vero e proprio pleonasmo, si tratta qui di un fatto di libertà espressiva, che ricorda l’andamento cumulativo di certe forme di coordinazione ‘non strutturata’ (cfr. 4.1).

2. Il carattere pleonastico è più marcato in una serie di subordinate rette da verbi (o altre espressioni) di signifi cato negativo. Quasi sempre l’anomalia si può spiegare pensando a un’originaria natura paratattica; ma sta di fatto che la negazione risulta superfl ua (tanto che spesso esisto-no anche varianti senza negazione), e comunque manca nell’equivalente italiano. Queste le situazioni più signifi cative:

a. nel secondo membro di strutture comparative (cfr. § 3) di carattere ‘oppo-sitivo’ con pl|n … «eccetto, tranne», xvríw~ƒneu toû «senza [contare] che, a parte [il fatto] che», o[ (o altra espressione di signifi cato negativo) mâllon … «non più che»55 e simili: p.es.• pántew pl|n o[k o¥ &Ayhnaîoi (ma anche solo pántew pl|n o¥ &Ayhnaîoi) «tutti eccetto [–] gli Ateniesi»56

54 Il comportamento del greco è diverso da quello del latino (non nihil = «qualcosa», non num quam = «talvolta», ecc.) ma vicino a quello dell’italiano (p.es. non ho mai per nessun motivo fatto del male a nessuno in nessuna circostanza). – Le negazioni inve-ce si annullano nel caso di negazione composta, seguita dalla rispettiva forma-base: p.es. Senofonte, Simposio 1.9 tôn `rQntvn o[deìw o[k ¡pasxé ti t|n cux|n øp& \keínou «nessuno di quelli che vedevano non era colpito da lui nel suo animo» (= «tutti erano colpiti»). V. anche più avanti, n. 60.

55 Con due diversi esiti semantici (legati ai due possibili esiti del processo di negazione: v. n. 53): «non A piuttosto che B» = «non solo A, ma anche B» (p.es. Erodoto IV.118.3 ≥kei gàr ` Pérshw o[dén ti mâllon \p& =méaw … o[ kaì \p& øméaw «il Persiano non si dirige solo contro di noi, ma anche contro di voi») oppure = «non tanto A, quanto piuttosto B» (p.es. Senofonte, Elleniche VI.3.15 tí o{n deî \keînon tòn xrónon ˙naménein, £vw ©n øpò pl}youw kakôn ˙peípvmen, mâllon … o[x qw táxista prín ti ˙n}keston genésyai t|n e†r}nhn; «perché aspettare il momento in cui dovremo cedere schiacciati dalla massa dei mali, e non invece arrivare alla pace prima che accada qualcosa di irreparabile?»).

56 Esempi analoghi di uso pleonastico della negazione in italiano: a meno che non mi chiedano scusa (non diverso da a meno che mi chiedano scusa); ha speso meno di quanto non avesse immaginato (non diverso da ha speso meno di quanto avesse im-maginato); ecc.

Michelazzofine.indd Sec1:308Michelazzofine.indd Sec1:308 10-03-2007 14:13:3810-03-2007 14:13:38

Page 309: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 295

b. in frasi dipendenti da verbi che contengono un’idea di opposizione (nel sen-so constativo-enunciativo di ‘contestare la verità di un’affermazione’ oppure in quello dinamico-volitivo di ‘ostacolare il compiersi di un evento’)57: anche qui la particolarità sta nel fatto che mentre in italiano l’idea negativa è con-tenuta solo nella reggente, in greco è ripetuta nella subordinata, risp. con o[ o con m} (ma spesso è attestata anche la variante senza negazione): p.es.• constativo-enunciativo: ˙ntilégv –ti o[k aÊtiów e†mi «nego di [–] essere colpevole»58

• dinamico-volitivo: eÊrgv se m| légein (ma anche semplicemente eÊrgv se légein) «ti impedisco di [–] parlare»

c. quando poi questi verbi sono a loro volta preceduti da negazione (o inseriti in una ‘cornice’ interrogativa di senso negativo), la subordinata è introdotta da negazione doppia m| o[: p.es.• constativo-enunciativo: o[k ˙mfisbhtév m| o[k aÊtiow eÂnai (ma anche o[k ˙mfisbhtév m| aÊtiow

eÂnai, opp. semplicemente ... aÊtiow eÂnai, opp. ... –ti aÊtiów e†mi) «non contesto di [–] essere colpevole» • dinamico-volitivo: o[ kvlúv se m| o[ légein (ma anche o[ kvlúv se m| légein, opp. semplicemente ... légein) «non ti impedisco di [–] parlare»

d. l’effetto pleonastico (che nel caso precedente può essere attenuato dal recipro-co annullarsi delle negazioni) è particolarmente evidente nell’uso della doppia negazione m| o[ in frasi di senso negativo dipendenti da espressioni che indi-cano impossibilità, improbabilità, sconvenienza ecc.59: p.es.• o[ dúnamai m| o[ légein (ma anche semplicemente o[ dúnamai m| légein60) «non posso non [–] parlare»• o[k e†ków toùw prodótaw m| o[ timvreîsyai (ma anche solo m| timvreîsyai) «non è logico~verosimile~giusto che i traditori non [–] siano puniti»• a†sxrón \sti toùw –rkouw m| o[ threîn (ma anche solo m| threîn) «è vergognoso non [–] rispettare i giuramenti»

57 P.es. ˙mfisbhtév, ˙ntilégv, ˙péxv, ˙pistév, ˙pochfízomai, ˙rnéomai, eÊrgv, \mpo-dízv, \nantióomai, e[labéomai, kvlúv, fulássomai ecc. (di cui molti usati per entrambi i campi semantici).

58 Con i verbi di tipo constativo-enunciativo la costruzione con o[ praticamente non ha alternative, perché senza la negazione la subordinata ha senso positivo (p.es. Isocra-te, Panatenaico 66 ˙nteipeîn –ti pleíouw Lakedaimónioi tôn ^Ell}nvn ˙krítouw ˙pektónasi «obiettare che gli Spartani hanno mandato a morte senza processo un numero maggiore di persone»). Ciò dimostra fra l’altro che il signifi cato originario di questi verbi non è «nega-re» ma, appunto, «sostenere [in opposizione ad altri], obiettare, controbattere».

59 P.es. o[ dúnamai, ˙dúnatów~o[k o<ów t& e†mi, ˙dúnatón~o[k o<ón t& \sti, o[k ¡sti («non è possibile», sorprendentemente vicino all’italiano non esiste che ...), ƒlogon~a†sxrón~...\sti, o[k e†ków~díkaion~kalón~... \sti, o[ pros}kei ecc.

60 Può accadere addirittura che entrambe le costruzioni ricorrano in sequenza nel-lo stesso passo: Senofonte, Apologia di Socrate 34 o·te m| memnêsyai dúnamai a[toû o·te memnhménow m| o[k \paineîn «né posso non ricordarmi di lui [Socrate] né, ricordandolo, posso non [– : solo qui c’è pleonasmo] lodarlo».

Michelazzofine.indd Sec1:309Michelazzofine.indd Sec1:309 10-03-2007 14:13:3910-03-2007 14:13:39

Page 310: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

296 NONA UNITÀ

3. Da notare infi ne alcuni casi particolari di negazioni in frasi indi-pendenti: • nelle frasi interrogative (cfr. cap. 27) la neg. o[ è usata per introdurre una

domanda a risposta affermativa («non è forse vero che ...?»), m} per una do-manda a risposta negativa («è forse vero che ...?»)62;

• nelle frasi volitive con m} + Congiuntivo (cfr. 26.4) si usa m} (~ m| o[) per indicare eventi di cui si vuol scongiurare – e/o di cui si teme – la realizzazione (~ la non realizzazione);

• da qui deriva il nesso o[ m} + Congiuntivo o Futuro usato per affermare con forza che una certa situazione non esiste, che un certo evento non si verifi -cherà: p.es. o[ m| toûto génhtai lett. «non [occorre impegnarsi a] che ciò non avvenga» ~ «non [c’è da temere] che ciò avvenga» = «ciò sicuramente non avverrà».

31.5. Discorso indiretto (oratio obliqua)

Si ha ‘discorso indiretto’ quando chi parla o scrive riporta un discorso, un’opinione, il racconto di un evento ecc. non testualmente, in forma di-retta (‘oratio recta’, d’ora in poi ‘OR’), ma – appunto – in forma indiretta (‘oratio obliqua’, ‘OO’), cioè sotto forma di frase subordinata, dipendente da un verbo reggente come disse, pensava, si dice ecc. (al limite anche sottinteso o recuperabile dal contesto).

Esaminando in 6.2 (p. 67-68) alcune forme di ‘embedding’ (incor-porazione di espressioni originariamente indipendenti in una ‘corni-ce’ di frase subordinata) abbiamo già incontrato alcuni esempi di OO con verbo di modo fi nito (Indicativo per il campo semantico constati-vo-enunciativo, Congiuntivo per quello dinamico-volitivo; oltre natu-

61 Ciò vale per tutte le lingue che mostrano oscillazioni analoghe nell’uso delle nega-zioni. Anche in italiano, è il contesto che permette di capire l’esatto signifi cato di espres-sioni come temo che non vengano a cercarmi, oppure a meno che non ti avverta entro domani ecc., decidendo se intendere o meno in senso pleonastico la negazione.

62 In questo tipo di espressioni si può avere l’aggiunta di una seconda negazione o[ per negare una parte della frase: p.es. Platone, Menone 89c ˙llà m| toûto o[ kalôw qmolog}samen; «dobbiamo forse dire che abbiamo fatto male a concordare su questa affermazione?».

' Dato che molte di queste espressioni sono attestate in più varianti diverse, è chiaro che il greco usa le negazioni con grande libertà, permettendosi – entro certi limiti – di aggiungerle o toglierle a piacimento, e in ultima analisi affi -dando la comprensione al contesto61.

A maggior ragione l’attenzione al contesto è fondamentale per noi, per gui-darci alla corretta interpretazione di frasi potenzialmente ambigue.

Michelazzofine.indd Sec1:310Michelazzofine.indd Sec1:310 10-03-2007 14:13:4010-03-2007 14:13:40

Page 311: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 297

ralmente alla possibilità di Ottativo ‘obliquo’ in dipendenza da tempo storico). I casi di OO propriamente detta sono però quelli in cui viene usato l’Infi nito63: p.es.

• constativo-enunciativo: Senofonte, Anabasi IV.3.10-12 (i Greci in ritirata si trovano in diffi coltà perché

non sanno come attraversare un fi ume per mettersi in salvo; ma si presentano due ragazzi e raccontano di aver scoperto un punto dove poter passare) †doû-si dè sfísi dójai ˙sfalèw eÂnai diabênai: o[dè gàr toîw polemíoiw ¥ppeûsi prosbatòn eÂnai katà toûto. \kdúntew d& ¡fasan ¡xontew tà \gxeirídia gum-noì qw neusómenoi diabaínein: poreuómenoi dè prósyen diabênai prìn bréjai tà a†doîa: kaì diabántew, labóntew tà ¥mátia pálin ≥kein «e guardando gli era sembrato che si attraversasse senza pericolo: infatti i cavalieri nemici non potevano accedere a quel luogo. E dissero che si erano spogliati e, tenendo in mano i pugnali, avevano cominciato ad attraversare il fi ume pensando di doverlo fare a nuoto, ma avanzando avevano compiuto la traversata senza che l’acqua gli arrivasse ai genitali; avevano passato di nuovo il fi ume, avevano ripreso i vestiti ed erano tornati indietro»

• dinamico-volitivo: Tucidide I.27.1 Korínyioi ... poikían \w t|n &Epídamnon \k}russon \pì t_ Ês+

kaì `moíŸ tòn boulómenon †énai: e† dé tiw tò parautíka mèn m| \yélei jum-pleîn, metéxein dè boúletai têw ˙poikíaw, pent}konta draxmàw katayénta Korinyíaw ménein «i Corinzi proclamarono l’invio di una colonia a Epidamno, e che chiunque lo volesse potesse andarvi con parità di diritti: e se uno non intendeva sul momento unirsi alla spedizione ma voleva partecipare alla colo-nia, che rimanesse in patria ma versasse un deposito di 50 dracme».

Le frasi subordinate (quelle cioè che sono tali in regime di OR) seguo-no di solito la più generale tendenza del greco (v. p. 67) a mantenere tempo e/o modo che avrebbero in forma indipendente (p.es. \yélei ... boúletai nel brano di Tucidide qui sopra), salvo naturalmente la possibilità dell’ot-tativo obliquo. Spesso però vanno anch’esse all’infi nito: p.es.

• Erodoto VI.117.2-3 sun}neike dè a[tóyi yôma genésyai toiónde: &Ayhnaîon ƒndra &Epízhlon tòn Koufagórev \n t_ sustási maxómenón te kaì ƒndra ginómenon ˙gayòn tôn •mmátvn sterhyênai, o·te plhgénta o[dèn toû sQ-matow o·te blhyénta, kaì tò loipòn têw zóhw diateléein ˙pò toútou toû xrónou \ónta tuflón. légein dè a[tòn perì toû páyeow ækousa toiónde tinà lógon: ƒndra o¥ dokéein `plíthn ˙ntistênai mégan, toû [pron. relativo]

63 Diversamente dal latino, che per i due campi semantici usa espressioni diverse (l’Infi -nito per quello constativo-enunciativo, il Congiuntivo per quello dinamico-volitivo), il greco ha per entrambi l’Infi nito (risp. con negazione o[ e m}). Ciò dà luogo a espressioni poten-zialmente ambigue (v. anche p. 183), che si chiariscono solo in base al contesto. P.es. dietro l’OO di Tucidide IV.28.2 o[k ¡fh a[tòw ˙ll& \keînon strathgeîn (v. sopra, p. 293) potrebbe stare sia un’OR di tipo constativo-enunciativo («disse: Non sono io lo stratego, ma lui») sia – come in realtà richiede il contesto – una di tipo dinamico-volitivo («disse: Non devo essere io lo stratego, ma lui»).

Michelazzofine.indd Sec1:311Michelazzofine.indd Sec1:311 10-03-2007 14:13:4110-03-2007 14:13:41

Page 312: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

298 NONA UNITÀ

tò géneion t|n ˙spída pâsan skiázein, tò dè fásma toûto ∞vutòn mèn pa-rejelyeîn, tòn dè ∞vutoû parastáthn ˙pokteînai «lì capitò che si verifi -casse un prodigio di questo genere: un Ateniese, Epizelo fi glio di Kufagoras, mentre combatteva valorosamente nella mischia, fu privato della vista, sen-za essere stato ferito o colpito in nessuna parte del corpo, e da quel momento passò il resto della vita cieco. E su questa disavventura io l’ho sentito fare questo racconto: gli sembrò che gli si parasse davanti un oplita gigantesco, la cui barba faceva ombra a tutto lo scudo, e questo fantasma lo superò e uccise il compagno che stava al suo fi anco»

• Platone, Simposio 174d-e tòn o{n Svkráth ∞aut! pvw proséxonta tòn noûn katà t|n `dòn poreúesyai øpoleipómenon, kaì periménontow o˚64 keleúein proïénai e†w tò prósyen. \peid| dè genésyai \pì t_ o†kíŸ t_ &Agáyvnow, ˙ne~gménhn katalambánein t|n yúran, kaí ti ¡fh a[tóyi geloîon payeîn. o< mèn gàr e[yùw paîdá tina tôn ¡ndoyen ˙pant}santa ƒgein o˚ katékein-to o¥ ƒlloi, kaì katalambánein ædh méllontaw deipneîn: e[yùw d& o{n qw †deîn tòn &Agáyvna, fánai ... «[Aristodemo mi disse che] lungo la strada Socrate, meditando fra sé e sé, camminava rimanendo indietro, e quando lui, Aristodemo, si fermava ad aspettarlo, Socrate gli diceva di andare avan-ti. E quando arrivò alla casa di Agatone, trovò la porta aperta e qui, disse, gli capitò una cosa buffa: uno dei servi gli venne subito incontro e lo portò dove erano sdraiati gli altri, e lui li trovò ormai sul punto di cenare. E subito Agatone, appena lo vide, gli disse ...» (da notare l’alternanza nell’espressio-ne delle subordinate: un infi nito genésyai, un verbo fi nito katékeinto, un altro infi nito †deîn).

Casi particolari di OO

Il greco ricorre all’OO meno del latino, e soprattutto – com’è preve-dibile, considerata la sua libertà espressiva – in modo meno sistematico. Oltre al trattamento oscillante delle originarie subordinate (descritto qui sopra), vanno ricordati a questo proposito alcuni interessanti fenomeni relativi al modo di esprimere le originarie frasi indipendenti:

• alternanza fra costruzione con l’infi nito e con –ti~qw + modo fi nito: p.es.65

Senofonte, Ciropedia I.3.13 (Astiage chiede alla fi glia Mandane di lasciargli il nipotino Ciro) = dè pekrínato –ti boúloito mèn ßpanta t! patrì xarízesyai, ƒkonta méntoi tòn paîda xalepòn eÂnai nomízein katalipeîn «essa rispose che desiderava accontentare in ogni modo suo padre, ma di ritenere diffi cile poter lasciare lì il bambino se lui non voleva»

64 Si noti come Platone provveda a distinguere il personaggio-Socrate dal personag-gio-Aristodemo con l’uso di due diverse forme di rifl essivo (∞aut!~o˚). – Il Simposio è strut-turato in questo modo: Apollodoro (personaggio narrante) ricorda come Aristodemo gli ab-bia raccontato di una famosa riunione conviviale alla presenza di Socrate. I numerosi passi in OO dipendono appunto da un «[Aristodemo] disse», che ritorna a intervalli nel testo per ravvivare la fi nzione di questo ‘racconto nel racconto’.

65 Capita addirittura che una frase aperta da –ti~qw prosegua poi con l’infi nito: p.es. Ero-doto I.207.1 (Creso a Ciro) „ basileû, eÂpon mèn kaì próterón toi –ti ... tò ©n `rév sfálma \òn

Michelazzofine.indd Sec1:312Michelazzofine.indd Sec1:312 10-03-2007 14:13:4210-03-2007 14:13:42

Page 313: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 299

• brusco passaggio dall’OO all’OR (talvolta con la preparazione di un «disse», talvolta senza): p.es.66

Senofonte, Elleniche V.1.31 (vengono lette le condizioni fi ssate dal re persiano Artaserse per la pace con i Greci) &Artajérjhw basileùw nomízei díkaion tàw mèn \n t_ &AsíŸ póleiw ∞autoû eÂnai kaì tôn n}svn Klazomenàw kaì Kúpron, tàw dè ƒllaw ^Ellhnídaw póleiw kaì mikràw kaì megálaw a[to nómouw ˙feî-nai pl|n L}mnou kaì *Imbrou kaì Skúrou: taútaw dè ∫sper tò ˙rxaîon eÂnai &Ayhnaívn. `póteroi dè taúthn t|n e†r}nhn m| déxontai, toútoiw \gW polem}sv metà tôn taûta bouloménvn kaì pez_ kaì katà yálattan kaì nausì kaì xr}masin «il re Artaserse ritiene giusto che le città dell’Asia appartengano a lui e anche, fra le isole, Clazomene e Cipro; le altre città greche invece, sia piccole che grandi, lasciarle autonome, ad eccezione di Lemno, Imbro e Sciro: queste, che appartengano come in passato ad Atene. E chiunque non accetta questa pace, a costoro io, insieme a chi invece le accetta, farò guerra sia per terra che per mare, con impiego di navi e di mezzi fi nanziari»

• passaggio all’OR introdotta da –ti (il cosiddetto ‘–ti recitativum’, che in questo caso perde la sua funzione subordinante e fi nisce per equivalere ai nostri ‘due punti’): p.es.67

Tucidide, I.137.4 (Temistocle invia una lettera al re persiano Artaserse) \d}lou dè = graf| –ti ^^Yemistoklêw ≥kv parà sé, ≠w kakà mèn pleîsta ^Ell}nvn eÊrgasmai tòn øméteron oÂkon ...&& «e la lettera diceva [che]: Io, Temistocle, vengo da te, io che più di ogni altro greco ho danneggiato la vostra casa ...»

Platone, Critone 50c Êsvw ©n eÊpoien –ti ^^„ SQkratew, m| yaúmaze tà legó-mena ˙ll& ˙pokrínou&& «forse [le leggi] direbbero [che]: Socrate, non stupirti delle nostre parole, ma rispondi».

oÊk~ t! s!, katà dúnamin ˙potrécein «o re, ti ho detto anche in precedenza che, gli errori che vedo incombere sulla tua casa, cercherò di stornarli»; ancora più evidente il contrasto in Seno-fonte, Elleniche VI.5.42 \lpízein dè xr| qw ƒndraw ˙gayoùw mâllon … kakoùw a[toùw gen}sesyai «dobbiamo aspettarci che essi saranno ben disposti piuttosto che mal disposti».

66 Particolarmente netta la frattura sintattica in Senofonte, Elleniche I.1.27-28 (gli stra-teghi, condannati all’esilio, salutano i loro soldati) par§nesán proyúmouw eÂnai kaì tà loipá, ∫sper tà prótera, kaì ƒndraw ˙gayoùw pròw tà ˙eì paraggellómena ... o¥ d& o[k ¡fasan deîn stasiázein pròw t|n ∞autôn pólin: e† dé tiw \pikaloíh ti a[toîw, lógon ¡fasan xrênai didónai, memnhménouw –saw te naumaxíaw a[toì kay& aøtoùw nenik}kate kaì naûw e†l}fate, –sa te metà tôn ƒllvn ˙}tthtoi gegónate =môn =gouménvn, tájin ¡xontew t|n kratísthn diá te t|n =metéran ˙ret|n kaì dià t|n ømetéran proyumían «li esortarono a essere coraggiosi anche in futuro, come in passato, e uomini leali di fronte a qualunque ordine gli venisse di volta in volta impartito ... E dissero che non dovevano ribellarsi contro la propria città: se gli veniva rivolta qualche accusa, dissero che dovevano render conto del proprio operato, ricordando quante battaglie avete vinto e quante navi conquistato voi da soli, e quante prove insieme ad altri avete superato senza sconfi tte sotto la nostra guida, occupando la posizione più onorevole grazie al nostro valore e al vostro coraggio». In un caso come questo, è probabile che il passaggio all’OR sia dovuto anche al desiderio di differenziare più chiaramente ciò che gli strateghi dicono di sé (1ª pers. pl.) e ciò che dicono dei propri soldati (2ª pers. pl.): una distinzione che ovviamente avrebbe avuto maggiore diffi coltà a esprimersi in forma di OO.

67 Interessante, per la ripetizione del verbo «disse», Senofonte, Ciropedia III.1.8 ` dè Kûrow †dWn a[tòn ... eÂpe d& –ti ^^E†w kairòn ≥keiw, ¡fh, –pvw têw díkhw ˙koús+w parWn têw ˙mfì toû patrów&& «Ciro vedendolo gli disse [che]: Arrivi al momento giusto – disse – per poter ascoltare di persona il processo a carico di tuo padre».

Michelazzofine.indd Sec1:313Michelazzofine.indd Sec1:313 10-03-2007 14:13:4410-03-2007 14:13:44

Page 314: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

300 NONA UNITÀ

Implicazioni pragmatico-contestuali

La grande varietà che caratterizza l’uso di OR e OO in greco viene valu-tata di solito in termini di scelte stilistiche (gusto per la variatio, ricerca di soluzioni espressive particolarmente effi caci e incisive ecc.). Probabilmen-te però essa rispondeva anche all’esigenza di compensare in qualche modo la carenza di risorse grafi che capaci di evidenziare la struttura del testo e i rapporti fra le sue componenti (cfr. p. 17 e 89e n. 21 p. 140).

In questo senso possiamo dire che, al fi ne di segnalare inizio e con-clusione di un discorso, un pensiero, un decreto ecc.68 senza l’ausilio di espedienti quali il nostro corsivo o virgolettato, doveva risultare partico-larmente utile proprio l’OO, per la possibilità di agire in funzione distin-tiva sul modo verbale (infi nito nelle principali e anche nelle subordinate; ottativo obliquo nelle subordinate). In modo analogo, cioè come ‘marche’ distintive, saranno da valutare i fenomeni che interessano l’OR, quali il brusco passaggio dall’OO o l’uso dell’‘–ti recitativum’. Lo stesso dicasi, in-fi ne, per la proliferazione di forme di ‘dire’, espediente comune a entrambi i regimi espressivi.

68 Questione diversa è quella della fedeltà testuale, possibile nel caso di citazione di documenti scritti, impossibile (per l’assenza di strumenti di registrazione vocale) quando si trattava di riportare un discorso di cui non esistesse la trascrizione. Ciò peraltro non ha impedito agli storici di inserire discorsi nelle proprie opere (con diversa consapevolezza dei problemi di metodo posti da una pratica del genere).

Michelazzofine.indd Sec1:314Michelazzofine.indd Sec1:314 10-03-2007 14:13:4510-03-2007 14:13:45

Page 315: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

Francesco Michelazzo, Nuovi itinerari alla scoperta del greco antico. Le strutture fondamentali della lingua greca : fonetica, morfologia, sintassi, semantica, pragmatica, ISBN: 978-88-8453-513-6 (print) ISBN: 978-88-8453-513-9 (online), © Firenze University Press, 2006.

NUOVI ITINERARI 301

Alfabeto ........................................ 4

Fonemi vocalici .......................... 5

Fonemi consonantici ................ 8

Fonemi intermedi

• vocali semiconsonantiche ........... 7

• consonanti semivocaliche ........... 8

• sibilante (sigma) ......................... 9

Fenomeni fonetici

• quantità vocalica ......................... 5

• alternanza vocalica (apofonia) .......................... 171, 177

• aspirazione ................................ 10– dissimilazione delle aspirate

(legge di Grassmann) ..... 11, 163, 176.34, 195, 232, 239

• vocalizzazione di fonemi ............. 6

• caduta di fonemi ................. 6, 8, 9

• incontro di fonemi– contrazione, crasi .......... 16, 102

– elisione ................................... 16– fenomeni eufonici (aggiunta

di consonanti mobili) ............. 17

• incontro di fonemi consonantici– cons. muta + suf sso -jv ..... 203– cons. muta + altri suf ssi

.............. 197, 205, 229, 240, 276– assibilazione .......................... 98– fenomeni eufonici (epentesi) 197.9

Accentazione

• il sistema di accentazione ......... 12

• parole ortotoniche vs clitiche (pro-cli tiche ed enclitiche) e/o appositive (prepositive e postpositive) ...... 14– valore funzionale e perdita

di autonomia fonica ..... 14, 98.5

• traslitterazione e pronuncia moderna di parole greche ......... 18

Convenzioni gra che

• punteggiatura ............................ 17

• accentazione di parole atone .... 17

Indice sistematico

Dato che questo testo propone una scansione in più punti diversa da quella consueta, si è ritenuto utile corredarlo di un indice organizzato almeno in parte secondo la disposizione tradizionale, in modo da facilitare la ricerca degli argo-menti (il fatto che alcuni temi ricorrano più volte si spiega considerando l’inter-dipendenza e il reciproco condizionamento dei vari piani linguistici).

Fatta eccezione per occasionali rimandi ai capitoli, i numeri si riferiscono alle pagine (si indica la pagina in cui inizia la trattazione dell’argomento in que-stione). Quelli preceduti dal punto rimandano alle note.

Fonetica

Page 316: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

302 INDICE SISTEMATICO

Caratteri generali

• caratteri comuni della fl essione nominale e verbale .................... 21

• fl essione tematicae atematica .................. 28, 32, 131

• caratteri generalidella fl essione nominale ........... 23

• caratteri generalidella fl essione verbale ............... 25

• concordanza .............................. 26

Meccanismi di produttività morfologica ............................... 21

• concetti di radice, tema,desinenza ........................... 21, 171

• formazione radicale e affi ssale 204

• alternanza vocalica (apofonia) .......................... 171, 177

• politematicità (moltiplicazione di forme espressive) ........... 21, 176

Morfologia nominale

• 1ª e 2ª declinazione ................. 27– nomi femminili della 2ª

e nomi maschili della 1ª ........ 29– aggettivi della 1ª classe .......... 30– declinazione dell’articolo

e dei pronomi ........................ 31– nominali contratti ................. 52– nominali della

declinazione attica ................. 53– aggettivi di 1ª classe

parzialmente eterocliti .......... 53– aggettivi verbali ... 206, 276, 279

• 3ª declinazione– tema in consonante muta .... 193– tema in n .............................. 159– tema in nt .............................. 131– tema in consonante liquida . 195– tema in s .............................. 227– tema in j e Û ......................... 263

• comparativo e superlativo .. 54, 161

• pronomi e avverbi– articolo ................................... 31

– dimostrativi ..................... 31, 55– relativi .................................... 31– interrogativi e indefi niti ...... 160– pronomi e avverbi

correlativi ............................ 165– pronomi personali

e aggettivi possessivi ............. 97– altri pronomi:

· ƒllow, £terow ........................ 57· pronome reciproco .............. 58· a[tów .................................... 99

• numerali .................................. 266

• preposizioni e preverbi ........... 145

Morfologia verbale

• meccanismi di sviluppo della morfologia verbale .. 171, 203, 209

• presente (e imperfetto)– radicale e affi ssale .............. 204– coniugazione in -v ................. 63

verbi con tema in vocale ...... 213 – coniugazione in -mi .............. 269

• imperfetto ................................ 153– coniugazione in -v ............... 154– coniugazione in -mi .............. 269

• aoristo .............................. 153, 170– aoristo 1° (debole) ............... 197– aoristo 2° (forte) .................. 173– aoristo 3° (fortissimo) ......... 236– aoristo cappatico ................. 273– aoristo passivo ..................... 229

• perfetto (e piuccheperfetto) ..... 153, 238– perfetto attivo debole .......... 242– perfetto attivo forte ............. 243– perfetto attivo fortissimo .... 244– perfetto medio-passivo ........ 276

• futuro ............................... 153, 207– futuro I ................................ 208– futuro attico ......................... 212– futuro passivo ...................... 232– futuro II .............................. 280

• aggettivi verbali ....... 206, 276, 279

Morfologia

Michelazzofine.indd Sec1:316Michelazzofine.indd Sec1:316 10-03-2007 14:13:4710-03-2007 14:13:47

Page 317: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 303

Relazioni e opposizionilogico-semantiche cap. 3; 124, 178

• affermazione vs negazione ..... 292

• affermazione vs domanda ...... 249

• realtà vs ipotesi ....................... 124

• realtà vs proiezione ................ 248

• oggettività vs soggettività 124, 182

• dimensione constativo-enun cia tivavs dinamico-volitiva ... 137, 182, 217, 248, 250, 297

• constatazione fattualevs giudizio di merito ........ 125, 143

• coerenza vs contraddizione ... 125, 127.76

Funzioni sintattiche

• funzione sintattica e forma espressiva ....... 40.16, 43, 103, 106

• funzione sintattica e contenuto semantico ........................... 40, 87

• funzioni sintattichenominali e verbali ....... 86, 90, 107

Funzione Attributiva ...... 40, 107

• sotto forma di genitivodi specifi cazione ........................ 40

• sotto forma di frase relativa .... 283

• meccanismo della posizione ..... 85

• nozioni semantiche nel quadro della funzione attributiva ... 41, 87

Valenza del verbo

• concetto di valenza .................. 104

• assetto valenziale dei verbi ..... 110

• distinzione tra le due funzioni verbali (Predicativa e Appositiva) .......... 107

• uso assoluto ............................. 105

• rilevanza sintattica vs pragmatico-contestuale ................. 105, 186.55

Funzione Predicativa ........... 107

• transitività (diretta e indiretta) .............................. 107

• trasformazione passiva ......................... 108.28, 111

• rappresentazionedel nucleo di frase ............ 113, 219

• nozioni semantiche nel quadro della funzione predicativa ...... 178

Funzione Appositiva ............ 107

• rilevanza pragmatica di elementi appositivi .................... 105, 186.55

• nozioni semantiche nel quadro della funzione apposi tiva ............ 123, 137

Sintassi e semantica

Sintassi e semantica del verbo

Tempi verbali

• fenomeni generali– priorità della nozione

di tempo ........................ 25, 153, – valore temporale

e valore aspettuale ......... 25, 153– assenza di un sistema di tempi

relativi ..... 25.58, 153.49, 170.26– uso dei tempi con valore

atemporale (gnomico) ......... 249– uso dei tempi

con valore modale ............... 249– conservazione in forma subordi-

nata del tempo indipendente 67

• presente (e imperfetto)– aspetto durativo ............. 25, 153– valore iterativo e conativo ... 250

• aoristo– aspetto puntale .............. 25, 170– valore ingressivo .................. 170– valore di tempo relativo ...... 170

• perfetto (e piuccheperfetto)– aspetto stativo-risultativo .... 25,

238

• tempi storici– valore modale (proiettivo) .. 250– ottativo obliquo ..................... 66

Michelazzofine.indd Sec1:317Michelazzofine.indd Sec1:317 10-03-2007 14:13:4810-03-2007 14:13:48

Page 318: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

304 INDICE SISTEMATICO

• futuro– futuro I e II nel sistema

verbale ......................... 153, 207– valore modale ...... 183, 208, 251

Modi verbali

• indicativo– come modo della realtà

(‘di default’) ......................... 249– indicativo di tempo storico

con valore proiettivo ........... 250

• congiuntivo– in frasi indipendenti ............ 252– in frasi dipendenti ... 66, 249.26

• ottativo– come modo della proiezione 249– in frasi indipendenti ............ 250– in frasi dipendenti ................. 66

• imperativo ............................... 252

• infi nito (e frasi infi nitive) ......... 69– valore prevalentemente

dinamico-volitivo ................ 181– infi nito soggettivo e oggettivo 70– infi nito sostantivato .............. 71– il soggetto nelle frasi

infi nitive ........... 72, 187, 189.59– prolessi e frasi infi nitive ...... 186

• participio ................................. 133– valore prevalentemente

constativo-enunciativo ........ 182

– participio attributivo ...... 86, 88– participio appositivo ........... 134– participio predicativo ... 181, 189– participio dominante ............. 91

Diatesi verbale(orientamento dell’azione)

• nozioni generali– signifi cato di diatesi (di stin zione

tra forma e diatesi) .................. 75– ruoli sintattici

e ruoli semantici .................... 47– genesi e organizzazione del

sistema diatetico .... 76, 234, 245

• attivo– attivo intransitivo .......... 77, 109– attivo causativo ..... 76.25, 77.30,

236, 245.21– attivo assoluto ..... 71, 75, 219.32

• rifl essivo ............................... 78.31

• medio ........................ 76, 234, 245

• passivo ....................... 77, 234, 245– dinamica della trasformazione

passiva ..................... 108.28, 111– uso transitivo di verbi passivi 112

Aspetto verbale(qualità dell’azione) ............... 25

• aspetto durativo ...................... 153

• aspetto puntale ....................... 170

• aspetto stativo-risultativo ....... 238

Sintassi della frase semplice

Uso dei casi

• fenomeni generali– sincretismo ............................ 36– evoluzione semantica ............ 37– casi retti vs obliqui ................ 24– casi extrasintattici

(pendenti) ...................... 288.38

• nominativo ................................ 47– per il soggetto delle

infi nitive ........................ 72, 188

• genitivo ................................ 37, 40

• dativo ............................. 37, 38, 45

• accusativo ............................ 37, 48– accusativo dell’oggetto interno,

di relazione, avverbiale, in espressio ni perifrastiche ...... 115

– per il soggetto delle infi nitive ........................ 72, 188

– come caso ‘di default’ .......... 187

• vocativo ..................................... 48

Uso dell’articolo

• evoluzione dell’articolo– originaria natura pronominale 80– evoluzione funzionale ............ 82

Michelazzofine.indd Sec1:318Michelazzofine.indd Sec1:318 10-03-2007 14:13:4810-03-2007 14:13:48

Page 319: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 305

• funzione pragmatico-contestuale ................ 84, 119, 222

• funzione sintattica:meccanismo della posizione ..... 85– posizione interna

(funzioni nominali) .. 86, 89, 93– posizione esterna

(funzioni verbali) .................. 90

Verbi copulativi ..................... 215

Fenomeni particolari

• ellissi del verbo essere ...... 92, 218

• uso del rifl essivo ......... 98, 298.64

• uso delle negazioni ...... 50.38, 292

Sintassi della frase complessa

Subordinate attributive ....... 283

Subordinate predicative ...... 180

• prolessi del soggetto di subordi-nata predicativa ...................... 185

• ellissi del soggetto di subordinata predicativa ........................ 72, 188

Subordinate appositive ....... 123

Subordinate epesegetiche ... 184

Periodo ipotetico ................... 253

Frasi interrogative .......... 67, 256

Discorso indiretto .................. 296

Sintassi e contesto

Organizzazione del testo

• coordinazione e subordinazione, paratassi e ipotassi ...... 50.38, 138, 288.40

• coordinazione libera e strutturata .............................. 49– le particelle mén e dé ............... 50

• strutture frasali simmetriche– in forma paratattica ............... 49– in forma ipotattica .............. 288– ellissi di costituenti nelle strutture

frasali simmetriche .......... 51, 290

• struttura sintetica ........... 139, 184

• strumenti espressivi per compensare la carenza di risorse grafi che............ 17, 89, 140.21, 300

• forme alternative di espressione– attivo vs passivo .................... 47– costruzione personale vs im-

personale 70, 72.19, 186, 190, 279– nominalizzazione vs

verbalizzazione .. 41, 91.67, 110.32– verbo specifi co vs espressione

perifrastica con verbo generico 116– forma diretta vs indiretta 67, 296– modi vari di rappresentazione

del le relazioni logi-co-seman tiche ..... 50.38, 138, 140

Relazioni intertestuali

• orientamento pro let ti co~ca ta fo ri coe epa na let ti co~ana fo ri co .... 56, 58, 80, 99, 101.12

• varie forme di prolessi– del dimostrativo

(con ripresa epesegetica) 56, 184– del relativo

(con ripresa anaforica) ....... 286– del soggetto

di frase predicativa ................ 185– di un nominativo o accusativo

extrasintattico (pendente) 288.38

• valore relativo (relazionale)e valore assoluto ............... 58, 163

• uso di gár .................................. 59

• valori di a[tów ........................... 99

Dialettica Tema/Rema

• ordine delle parole .................... 22

• funzione dell’articolo 84, 119, 222

• funzione dei meccanismi prolettici .......................... 186, 287

Michelazzofine.indd Sec1:319Michelazzofine.indd Sec1:319 10-03-2007 14:13:5010-03-2007 14:13:50

Page 320: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

306 INDICE SISTEMATICO

Semantica lessicale

Importanza dei tratti semantico-lessicali .... cap. 3; 75, 104.19, 110

Aspetti di complessità semantica

• da concreto a traslato ......... 37, 141

• da generico a specifi co;il fenomeno della vox media ... 141

• inferenze ................................. 143

Michelazzofine.indd Sec1:320Michelazzofine.indd Sec1:320 10-03-2007 14:13:5110-03-2007 14:13:51

Page 321: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

NUOVI ITINERARI 307

MANUALI

UMANISTICA

1. BRANDI Luciana, Beatrice Salvadori, Dal suono alla parola. Percezione e produzione del linguaggio tra neurolinguistica e psicolinguistica, 2004

2. Alberto Peruzzi, Il signifi cato inesistente: lezioni sulla semantica, 2004

3. Fabio Bertini, Risorse, confl itti, continenti e nazioni. Dalla rivoluzione industriale alle guerre irachene, dal Risorgimento alla conferma della Costituzione repubblicana, 2006

4. Leonardo Trisciuzzi, Tamara Zappaterra, Lisa Bichi, Tenersi per mano: disabilità e formazione del sé nell’autobiografi a, 2006

Page 322: Michelazzo_Nuovi Itinerari Alla Scoperta Del Greco Antico

308 NONA UNITÀ