Mistero dell'Eucaristia

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  • 7/28/2019 Mistero dell'Eucaristia

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    Hans Urs von BalthasarHans Urs von Balthasar

    Mistero della

    Eucaristia

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    Riproduciamo qui il testo integrale di una lezione del seminarioEucaristia (IET 2005-2006/2) scritta da fr. Giacomo Gubert ocd.

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    MISTERO DELLMISTERO DELLEUCARISTIAEUCARISTIA

    La fonte della contemplazione cristiana del Mistero non n unacosa, n una verit, n un'immagine, Dio stesso che nel suo zelo infi-

    nito per il mondo per me. [...] E non mai possibile fare astrazionedall'azione drammatica di Dio nell'incarnazione, la croce e la risurrezio-ne di Cristo, per contemplare l dietro una essenza di Dio che ripo-sa in s, eternamente beata e fondamentale. Ci che noi contempliamo,quando meditiamo l'amore di Dio, il dono dell'amore di Cristo, equesto dono ci fa pensare che se uno solo morto per tutti, allora tuttisono morti (2Cor 5,14)1. In questo scritto contempleremo, partendo daquesta fonte e da questo culmine, lazione fondamentale del Dio trinita-

    rio e le reazioni degli uomini a questa chiamata divina. Lo faremo per-correndo le opere del teologo svizzero Hans Urs von Balthasar, resti-tuendogli spesso la parola, perch egli stesso si spieghi. Daremo inoltreun ordine economico a questa nostra lettura: dallIncarnazione a noiattraverso la Trinit e la Chiesa.

    Ricchezza e povert di Ges Cristo

    Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Ges Cristo: da riccoche era, si fatto povero per voi, perch voi diventaste ricchi per mezzodella sua povert (2Cor 8,9). San Paolo esprime in questo passo ilmistero della knosi (svuotamento) con una formula paradossale; nonscrive: Vi ha arricchiti per mezzo della sua ricchezza, che non ha riser-vato per s come un tesoro geloso, ma: Vi ha arricchiti per mezzo dellasua povert che ha assunto. Bisogna dunque, per entrare nel parados-so, superare la nostra opposizione di ricchezza e povert: san Paolo hariconosciuto in Ges Cristo una povera ricchezza ossia una ricca pover-t. In quanto insignito dei pieni poteri, Ges agisce e parla con unaforza in cui Dio si rende presente; in quanto povero, egli semplicemen-te limpotente e linerme, colui che al massimo in grado di sottrarsi allepotenze del mondo, e che esercita i suoi nella stessa povert davanti aDio2.

    Abbandono

    Ricchezza e povert, queste due prime conseguenze dellincarnazio-

    ne della Parola, si incontrano realmente per la prima volta nel luogocentrale di questo avvenimento: La Parola che abbandonandosi si fa

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    Non-Parola3. LEucaristia, per il Figlio e per noi, un mistero dabban-dono nelle mani del Padre. Von Balthasar scrive: La Parola diventacarne significa anzitutto semplicissimamente: la parola, - questadeterminata forma della esternazione personale, a tutti nota - accettaun modo di essere che come tale estraneo alla parola. La carne come

    tale non parla. Se carne sta per uomo, allora il parlare solamente unadelle forme operative di questo essere, luomo. [] Lesistenza umana limitata; lesistenza per la morte. Nella morte termina, una volta pertutte, lautoespressione umana; e ci che stato detto in parole nelcorso della vita mortale resta legato in ogni caso si tratti o no di coseimportanti - alla forma della temporalit e dunque della vanit. [] Chelesistenza mortale (la carne) possa dichiararsi parola immortale una contraddizione che spezza ed elimina lessere umano. Ma se la

    Parola divina ed eterna volesse esprimersi adeguatamente in una carnemortale (certo in un modo sempre estremamente misterioso), questopotrebbe accadere da parte delluomo stesso soltanto se questi mette adisposizione per una tale autoesposizione della Parola divina tutta lasua esistenza carnale, mortale e inutile, abbandonandosi e consegnan-dosi a questa espressione in parola, come un alfabeto o una tastiera, contutto se stesso, con tutto il suo nascere, morire, parlare, tacere, vegliare,dormire, con tutte le sue fortune e frustrazioni, e con quanto ancora fa

    parte essenzialmente dellesistenza umana. Ma proprio qui emerge ilparadosso al completo. Poich se la Parola (di Dio) diventata carne,allora in questa carne, in questa esistenza finita e vana, deve esserepresente a dispetto di ogni apparente impossibilit tutto ci che deveessere in essa espresso4. Contempliamo dunque Ges, il Verbo incar-nato, che cresce in un abbandono alla guida di Colui che solo pu evo-care dallintera esistenza quella parola definitiva di cui Dio ha bisognoper concludere la sua nuova ed eterna alleanza5.

    LEucaristia come compimento dellabbandono del Figlio

    NellEucaristia, labbandono del Figlio al Padre diventa definitivo,secondo tutte le dimensioni dellessere divino. Ascoltiamo il teologosvizzero che dice: Ci sono due momenti, distinguibili, bench legatia vicenda, nei quali si compie levento dellobbedienza nel doppiosenso di andare sino alla fine (Gv 1,1) senza possibili ritrattazioni

    e di riuscire proprio allora ad ottenere, al di l di se stessi, la pro-pria forma che Dio concede: il farsi Eucaristia e scrittura della vita di

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    Ges nello spazio della Chiesa primitiva. Entrambe le cose sonoeffetti della paradosis (latto di consegnare): e questa ormai noncome atto di Dio che offre il Figlio o come atto della Chiesa che a suavolta trasmette quanto le stato consegnato, ma come Ges che donase stesso (cfr. 1 Pt 2,23; Eb 9,14) per diventare, in forza di questo dono

    di s, ci che egli deve essere per Dio e per gli uomini. [] In un unicogesto della mano, Ges si priva di se stesso nel dono, offre se stesso instato di abbandono nella mano del Padre, che permette a questo statodi essere definitivo (e per questo Ges gliene rende grazie), nellamano dello Spirito che realizza il sacramento come ha realizzato inMaria lincarnazione, nella mano della Chiesa che fa in modo effica-ce (hoc facite) attraverso i tempi ci che il gesto di offerta di Ges le hamesso tra le mani. Non si dovr contrapporre limpotenza eucaristica,

    questo esistere per la Chiesa sotto loscuro velame di un pezzo di panee di un bicchiere di vino, alla assoluta autorit presente in un talesegno di offerta (Gv 10, 18). E tanto meno si dovr stabilire una ten-sione tra lonnipotenza (Mt 28,18), il sovrano potere decisionale(Ef 4,11ss.) di colui che stato esaltato alla destra del Padre e il suostato eucaristico dimpotenza. Il leone vittorioso della trib di Giuda(Ap 5, 5) infatti anche lagnello come immolato che siede sultrono (Ap 5,6.9.12) al di sopra dei tempi (dalla fondazione delmondo Ap 13,8). Le idee, qui confluenti l'una nell'altra, di rappre-sentanza, riscatto (redenzione), espiazione, sacrificio attra-verso tutti gli strati del Nuovo Testamento, sono essenzialmentelegati alla Croce che lEucaristia anticipa6.

    Una volont dabbandono eminentemente attiva

    L dove c un Padre, Origine senza origine, latto perfetto di unavolont divina e filiale, labbandono. Von Balthasar scrive: La passi-vit della Passione, Ges che si lascia legare, flagellare, inchiodare allacroce, trafiggere, lespressione di una volont dabbandono eminente-mente attiva, che per questa ragione trascende i limiti dellautodetermi-nazione nel puro lasciarsi determinare senza alcun limite.7

    Labbandono del Padre, labbandono al Padre

    Il Padre riceve e simultaneamente consegna il Figlio. Lo riceve perconsegnarlo. Il Padre risponde allatto perfetto di libert filiale di Ges

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    Cristo con un atto perfetto di libert paterna. Il teologo svizzero scrive:Una tale volont di donazione che si dona al di l di tutte le barrieredella finitezza umana nel gesto eucaristico dellautodistribuzione-doveva apparire come un orgoglio (hybris) prometeico se essa stessanon fosse gi espressione di un precedente essere determinato e dispo-

    sto. Lo vedono molto bene Paolo e Giovanni quando descrivono linteradonazione di Ges ai suoi e al mondo come la concretezza della dona-zione del Padre, che per amore verso il mondo da Lui creato e in fedel-t allAlleanza con esso stretta, d la cosa pi preziosa, suo figlio (Rom8,32 Gv 3,16). [] il Padre che vuole riconciliarsi, nel Figlio, il mondonella sua interezza (2 Cor 5,18), e che dunque si aspetta da colui chedeve farsi uomo qualche cosa che supera radicalmente il potere di unuomo. Anche se c una autentica volont di corrispondere a ci che il

    Padre gli domanda, il Figlio non pu che, in ultima istanza, al di l delleforze umane, lasciarsi mettere a disposizione della volont del Padre.Che colui che fu fatto uomo abbandoni agli altri uomini tutto ci che ha, in una certa maniera meno importante del fatto che egli stesso si con-segna e si abbandona nelle mani del Padre che loffre, lo condivide, lodisperde allinfinito8 .

    La moltiplicazione del pane eucaristico

    Von Balthasar scrive: Questo Uomo reso incandescente dal fuocodi Dio e fatto sfavillare in mille scintille (non confractus, non divisus,non spezzato, non diviso); egli si trova in una condizione di donazionea Dio, tale che questi pu disseminarlo nellimmensit, inesauribilmen-te, in tutti i tempi e spazi. infatti Dio Padre colui che ci distribuisce ilFiglio eucaristico, ed Dio Spirito colui che continuamente trasforma inevento l'ineffabile moltiplicazione dellirripetibile che diventa universa-

    le. Ma soprattutto: Colui che una volta stato sacrificato, immolato,lacerato, il cui sangue stato versato sulla croce, diventa donazione dis, n si ritratter mai; non ricomporr mai la propria frammentazioneper ricostruire la sua unit. Anche nella sua condizione di risorto, eglivive nello stato di colui che sacrificato e il cui sangue stato versato9.

    Pro nobis

    Il Padre lo fa per noi, il Figlio al nostro posto, lo Spirito Santo ricon-cilia sempre questo per noi a questo al nostro posto. Ascoltiamo

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    von Balthasar che dice: Nel nostro mondo caduto, questa donazioneaveva a priori un'intenzione salvifica: Il Figlio inviato dal Padrenella derelizione della croce, perch egli prenda su di s realmente ilpeccato del mondo (Gv 1,29) e lo rappresenti nella sua completezza(2Cor 5,14-21; Gal 3,13; Ef 2, 14-16). Per quanto possa restare misterio-

    so il modo di questa sostituzione vicaria, il fatto stesso non pu esse-re problematizzato. Il per noi di Ges non pu essere inteso solamen-te in senso giuridico-morale-satisfatorio, ma al di l di tutto questo insenso reale, se si vuole fisico: la mia derelizione da parte di Dio pre-sente nel mio peccato, il mio morire nella lontananza da Dio e nelloscu-rit della morte eterna che egli sperimenta nel suo essere consegnato[]. Solo lUnigenito del Padre, il cui cibo fare la volont del Padre,pu conoscere e sperimentare definitivamente e insuperabilmente che

    cosa significa dovere fare a meno di questo cibo e soffrire la sete assolu-ta, infernale (Gv 19,28). [] Proprio con la sottrazione di ogni cibo daparte di Dio [], Dio rende suo Figlio cibo per tutto il mondo10.

    Lestensione alluniversale spazio-temporale

    Avendo radicalmente assunto tutti, Ges Cristo pu anche donarsi

    radicalmente a tutti. Il dono non sar tuttavia perfetto finch non losar anche la risposta. Von Balthasar scrive: La concentrazione dellacolpa sull'unico corpo che ha peccato, al tempo stesso l'estensioneall'universale di quest'uomo unico, esemplare, definitivo; cos, la suaresurrezione significa anche l'inversione della sequenza logica di ci che cominciato nell'incarnazione e nella passione: Colui che ha potere suogni corpo, il potere di tutto assumere in s, ha ora il potere corrispon-dente di donarsi a tutto ci che egli ha rappresentato, in una Eucaristia

    senza pi alcun limite, n per l'esistenza personale di Ges in cielo dopola risurrezione, n per la trasfigurazione di tutta la creazione dopo laparusia, poich il Figlio di Dio fatto uomo per l'eternit la mediazioneeucaristica attraverso la quale noi potremo avere parte alla vita trinita-ria di Dio [...]. Non possiamo dire che questo: l'ultima Eucaristia delFiglio dopo la parusia alle nozze dell'Agnello sar un atto di genera-zione e di dono di s infinito sotto tutti gli aspetti poich, solo allora, lafidanzata Chiesa sar divenuta definitivamente Sposa dell'Agnello11.

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    Il regime sacramentale

    Von Balthasar prosegue: Nell'attesa, l'Eucaristia resta legata al regi-me sacramentale valido all'interno del tempo; non, come spesso si cre-duto, poich Ges avrebbe a superare una distanza tra la sua esistenza

    celeste e la maniera in cui si rende presente sulla terra, ma poich noistessi, nella nostra esistenza temporale, abbiamo bisogno che ci sianoconcessi dei tempi forti, degli avvenimenti che ritaglino, per cos dire,nello scorrere continuo del tempo, degli appigli ove il nostro piede possaappoggiarsi nella nostra marcia verso l'eternit. Sarebbe stupido eingrato verso Dio volere andare al di l di questa economia12.

    Apertura definitiva dellatto trinitario

    Von Balthasar pu dunque concludere: Ecco quello che ci significaultimamente: latto di donazione del Padre con il quale egli riserva ilFiglio attraverso tutti i tempi e gli spazi della creazione la definitivaapertura dellatto trinitario stesso in cui le persone di Dio sono rela-zioni, potremmo dire: forme di assoluta donazione e di liquefazioneamorosa. NellEucaristia il Creatore riuscito, senza rompere la struttu-ra finita creata o violentarla (nessuno mi toglie la vita, Gv 10,18), arenderla cos fluida che essa in grado di essere portatrice della vita tri-nitaria. Il linguaggio dellesistenza umana nella sua spontaneitcome nella sua disponibilit sotto lo strapotere della sofferenza e dellamorte - divenuto tutto intero linguaggio di Dio e sua espressione per-sonale13.

    Eucaristia, culmine della sorgente trinitaria

    Una Eucaristia trinitaria allorigine di questa economia di sal-vezza il cui compimento a sua volta eucaristico. Dio si rivela fedelea se stesso: un mistero di espropriazione e disponibilit fino allafine attraversa intimamente la vita trinitaria. Von Balthasar scrive:Dio non ha dunque bisogno di cambiare allorch realizza lemeraviglie della sua carit []. Tutti gli abbassamenti contingen-ti di Dio nelleconomia della salvezza sono da sempre inclusi e supe-rati nellevento eterno dellAmore14.

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    Le knosi trinitarie

    Il teologo svizzero riconosce nella generazione del Figlio la primaknosi, che allorigine delle altre knosi trinitarie. Von Balthasarspiega: Noi non sapremo mai esprimere la profondit abissale del-

    lautodonazione del Padre, il quale, in una eterna sovraknosi sipriva di tutto ci che egli e pu per produrre un Dio consustan-ziale, il Figlio. Tutto ci che si pu pensare ed immaginare di Dio ,in anticipo, incluso e superato in questa destituzione di s che costi-tuisce la persona del Padre e, al tempo stesso, del Figlio e delloSpirito15. Questa prima knosi si amplifica come da s a tutta laTrinit, dal momento che il Figlio non poteva essere equiessenzialealtrimenti che nellautoespropriazione, identifica nel Padre e nel

    Figlio, con il volere che nulla sia per s, bens, come mostra la suarivelazione al mondo, pura comunicazione e dono dellamore tra ilPadre e il Figlio (Gv 14,26; 16, 13-15). Con questa knosi primordia-le sono rese radicalmente possibili le altre knosi di Dio nel mondo,che sono allora della pure conseguenze di essa: la prima come autodelimitazione dello stesso Dio trinitario in forza della libert dataalle creature. La seconda come pi profonda autodelimitazione

    dello stesso Dio trinitario mediante la sua alleanza. [] Infine laterza knosi, non soltanto cristologica, ma interamente trinitaria, inforza dellincarnazione soltanto del Figlio, il quale ora manifesta ilsuo radicale comportamento eucaristico del pro nobis di croce eresurrezione per il mondo16.

    Il culmine della risposta del Figlio

    Von Balthasar scrive: Si pu certamente dire, come si soliti parti-re dalla prospettiva greca dellemanazione, che il Padre esprime nelFiglio la sua propria pienezza e ricchezza in modo che nel Figlio vienead affermarsi ogni possibile forma di imitazione di Dio (come mondodelle idee); ma prima di tutto ci bisogna asserire fermamente che ilFiglio, nellaccoglimento e nella risposta dellautodonazione paterna, simantiene sempre pronto ad accogliere ogni, da Dio pensabile, forma diprofusione di se stesso. E si dovr aggiungere, che al culmine, nellipo-

    tesi che debbano sorgere delle creature libere, si avr la forma eucaristi-ca che, come noi la conosciamo, nel modo pi intimo connessa con il

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    pro nobis della passione. Questa prontezza o disponibilit (comeobbedienza sempre attivamente pronta a rispondere alla chiamata) pualtrettanto bene, e perfino deve, essere compresa come offerta sponta-nea a, cos che ogni idea di una volont esclusivamente paterna chesarebbe concessa senza che il Figlio vi partecipi, impensabile a prio-

    ri17.

    DallEucaristia alla creazione attraverso lalleanza

    LEucaristia in quanto culmine della risposta del Figlio, precede eanticipa la creazione e lalleanza. La libert del Figlio e la libert dellecreature sono fondate su questa risposta eucaristica. Il teologo svizzeroscrive: Il ragionamento sar dunque corretto se risaliamo

    dallEucaristia, come culmine della risposta del Figlio, al patto, che essarende possibile, e dal patto alla creazione che in tal modo appare intutto il suo significato. Lalleanza e la creazione si rendono possibili nonsolo in forza della risposta eucaristica del Figlio al Padre, ma essepure sono superate in modo che entrambe possono divenire realtsolo allinterno di questa risposta e sono da essa abbracciate. Ci nondice per affatto che la libert della creatura e la libert nel patto di Diosiano radicalmente espropriate in anticipo del loro movimento autono-

    mo e come soffocate dalla onnipotenza della bont divina [] giacchlamore onnipotente di Dio gi, nel seno della Trinit, al contempoimpotenza, che pu non solo assicurare al Figlio un'adeguata libertdivina, ma anche conferire alla creature, fatta ad immagine di Dio, unautentico potere di libert e prenderla totalmente sul serio. Ma si devedire pure che questa presa sul serio, a causa della sua libera cattura nelgesto eucaristico del Figlio, non pu trascinare Dio in alcun processotragico, in alcuna lacerazione della sua essenza (ci che equivarrebbe a

    coinvolgerla in un inferno indomabile)18.

    Mi hanno odiato senza ragione

    Von Balthasar aggiunge: Del resto, il fatto che la libert umana e lasua perversione avvengano sempre allinterno dellEucaristia del Figlio,essendo questultima letta risalendo dalla croce allalleanza - da sem-pre la premessa di ogni reale o possibile mondo, evidenzia la diversit

    del senza-ragione dellamore divino e del senza-ragione del peccatoumano: [] Che in questo modo si compia la parola che scritta nella

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    loro legge: mi hanno odiato senza ragione (Gv 15,25); ma Se io nonfossi venuto da essi e non avessi parlato loro, non avrebbero peccato(Gv 15,22), dove la luce venuta nel modo brilla fin dal principio dellacreazione entro le tenebre (Gv 1, 4-5) e illumina ogni uomo (Gv1,9)19.

    Drammatica dellEucaristia

    Dobbiamo ora chiederci se i sacrifici che la Chiesa (noi) offre alPadre non sono che dei piccoli fuochi estranei che introduciamo furti-vamente e colpevolmente nel tempio della liturgia dellamore trinitarioo se, al contrario, appartengono, in un certo modo, be differenziato earticolato, allunico sacrificio di Cristo. Von Balthasar scrive: Se ricono-

    sciamo il senso inclusivo del per noi della croce, attestiamo ancheche lumanit, che lo sappia o no, sempre presente nel dramma dellapassione; e la Chiesa di Cristo, che conosce il mistero e lo crede, ne ha,lei, la piena coscienza. Lo sa tanto pi che Ges stesso nella notte in cuifu tradito, le ha donato questa conoscenza nella forma della partecipa-zione al suo atto: Fate questo in memoria di mexx. Ma allora comelumanit e la Chiesa sono presenti? Qualcuno agisce nel dramma alloro posto e tuttavia esse non sembrano essere delle mere spettatrici,

    estranee al dramma. Cercheremo dunque di comprendere il ruolo degliattori umani del dramma, a partire da quello dei due protagonisti,Simon Pietro e Maria, la madre di Ges.

    La moltitudine dei peccatori

    Il punto di partenza il seguente: Ges morto per noi quandonoi eravamo ancora nemici (Rm 5,8.10). Eravamo ancora peccatori.

    Non esiste ancora un alter, una sposa, il Corpo mistico di Cristo, che ilprotagonista del dramma in quanto capo possa associarsi. solo, il soloche agisca. Ai peccatori, non domanda altro che assentire al pro nobis,di non impedirle di portare a compimento la volont divina. L'ora (l'ul-tima cena e la croce) venuta. Ma persino l'implicito o esplicito assen-so dei peccatori [in quanto peccatori], scrive von Balthasar, teologica-mente insignificante: la gioia egoista del colpevole che comprende cheun altro ha l'intenzione di soffrire al suo posto21. Ai peccatori non si

    pu dunque domandare alcun assenso; devono essere posti davanti alfatto della morte di Cristo per loro. Una volta morti per la morte di

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    Cristo e con la morte di Cristo, potranno rispondere con la riconoscen-za: riconoscenza dell'atto e riconoscenza per l'atto conformandosi a lui.Von Balthasar scrive: Anzitutto il riconoscimento da parte dei fedeliche il sacrificio di Ges avvenuto per noi e per tutti, in altri termini:la fede esplicita nel mutamento di stato verificatosi mediante l'impegno

    di Ges [...]. Ma in questo atto di fede sta gi nascosta l'altra cosa [...]cio una volont di camminare con Ges sulla sua strada22. Questopunto di partenza rimanda per i secoli, anche quando la sposa avr gidato il suo assenso all'atto dello Sposo, persino quando saranno unasola carne, il corpo e il capo.

    Maria di Betania

    Maria di Betania, la contemplativa23, dona in anticipo, e sequenzasaperlo, il suo assenso alla morte di Ges. Il Figlio non ha bisogno,prima di entrare nella passione e nella morte, dell'unione del Padre, chepossiede da sempre, ma dell'unzione della proto-Chiesa amante e cre-dente, che Maria di Betania rappresenta. l'assenso senza condizioni diuna donna che non vuole sapere, comprendere, precisare, delimitare,come far Simon Pietro, e che annuncia il s della nuova Eva. Il sacri-ficio di Maria di Betania ha la forma di un semplice lasciar fare non

    impedire, intuitivo e incosciente.

    Simon Pietro: giammai!

    Ges domanda a coloro che l'hanno seguito fino a Gerusalemme,sino alla sua ora, di mangiare il pane, il suo corpo lasciato, di bere ilvino il suo sangue versato, di lasciarsi lavare i piedi da lui. Lo doman-da a Pietro, lo domanda a Giuda. Lo domanda a dei peccatori che l'ama-

    no e che preferirebbero soffrire al suo posto per il loro amato piuttostoche vederlo soffrire. Questa la legge giovannea dell'amore, affermavon Balthasar. Simon Pietro da tempo avrebbe voluto offrire la pro-pria vita per Ges. Quanti eroi nella storia umana hanno sacrificato laloro vita per un ideale? Ma Ges, secondo Giovanni, ha voluto chePietro, anche lui, accetti la lavanda dei piedi (Cfr. Gv 13,6-9). Il Maestrovuole che alla lavanda dei piedi Pietro doni il suo assenso in personaEcclesiae all'integrale sovvertimento dell'ordine umano dei valori reli-

    giosi. Dio sopra, l'uomo sotto. Il Santo in alto, il peccatore inbasso24. Pietro che vuole, con tutto il suo essere, fare comunione con il

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    Santo di Dio, Colui che ha parole di vita eterna, Pietro, l'apostolo chia-mato ad amare pi di tutti Ges Cristo, deve volere ci che a nessuncosto pu volere: il rovesciamento dell'ordine del mondo, l'asservimen-to del Maestro25. Anche se non possono, in quanto peccatori, n capi-re veramente che cosa significhi questo abbassamento, n quindi sof-frirne pienamente, Simon Pietro, con tutti gli apostoli e poi con tutti icredenti, sono chiamati a dire questo doloroso s all'atto del dramma.Gli apostoli, lasciandosi lavare i piedi dal Maestro, mangiando alCenacolo il pane corpo di Ges ed il vino sangue versato, danno illoro consenso alla passione e alla croce dell'amato. Non c' per colui cheama nulla di pi duro di lasciare soffrire l'amato al suo posto, dargli ilpermesso di percorrere il cammino che conduce alla sofferenza, l'ab-

    bandono di Dio, la morte, l'inferno per lui. In questo modo i discepoli siuniscono all'unico sacrificio di Cristo.

    Il sangue che cade dalla Croce pu ucciderci

    Chantal, protagonista del romanzo La gioia di Bernanos, evocandol'Ultima Cena, dice: S, lo offr a tutti gli uomini, ma pensava a unosolo. Il solo, a cui quel Corpo appartenesse veramente, umanamente,

    come quello di uno schiavo al suo padrone, poich se ne era imposses-sato con scaltrezza, ne aveva gi disposto come di un bene legittimo, invirt di un formale contratto di vendita in debita forma. Il solo quindiche potesse sfidare la misericordia, entrare senza indugi nella dispera-zione, fare della disperazione la propria dimora, ammantarsi delladisperazione come il primo assassino si era ammantato della notte. Ilsolo uomo fra gli uomini che possedesse realmente qualcosa, che fossefacoltoso, non avendo ormai pi nulla da ricevere da nessuno, per l'eter-

    nitxxvi. Giuda inghiotte il corpo consegnato (cfr. Gv 13,18) e, invecedi acconsentire al sacrificio dell'amico, ne dispone come di una cosa.

    Maria la madre di Ges

    Conosciamo tuttavia i limiti del consenso di Simon Pietro e degliapostoli. Il primo tra gli apostoli non c', sul Golgota. Nemmeno glialtri, salvo il discepolo che Ges amava. Tuttavia, scrive von Balthasar,

    c' un luogo in cui questo atto incoativo della comunit gi pienamen-te compiuto: quello dell'adesione di Maria ed il suo io che diventa, aipiedi della croce, il consenso nell'eccesso del dolore all'atto sacrificale

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    del suo Figlio27. La Chiesa non esiste senza questo s totale e defini-tivo, sul quale il Padre pu contare d'anticipo, come all'Annunciazione.Sotto la Croce, Maria unita, nel modo pi profondo alla morte di suoFiglio: ella l'abbandonata come Ges l'abbandonato. Ella gi unitaradicalmente alla morte di Cristo, al suo sacrificio. Quella che dice alPadre il s pieno e totale d'Israele, la recettrice perfettadell'Eucaristia28.

    Maria di Magdala

    Il Cristo, che solo deve percorrere il cammino che dagli inferi lo portaal Padre dei cieli, incontra la terza Maria. Ella deve rinunciare a toccareil Risuscitato (noli me tangere) ed attraverso ci consentire al ritornodell'Amato verso il Padre. Ges Cristo ascende dunque al cielo accom-pagnato dall'assenso personam Ecclesiae gerens di Maria di Magdala.La rinuncia di Maria di Magdala la forma post-pasquale del sacrificiodella Chiesa; un vuoto colmato dalla gioia d'annunciare la risurrezio-ne. Va dai miei fratelli e di' loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro,Dio mio e Dio vostro (Gv 20,17).

    La Chiesa, nuova EvaVon Balthasar ne conclude: [Ges] consegna e rimette [alla Chiesa]

    non solamente i frutti della sua vita e della sua passione, ma anche lasua propria persona. Nella sua passione, si lasciato condurre dalla

    volont dei peccatori che hanno fatto di lui quello che hanno voluto(Mt 17,12). In questo momento, sostenuto anche dal fiat della Chiesafemminile che soffre con lui; nella stessa maniera che, nella sua

    Eucaristia in particolare, sar rimesso alle mani della Chiesa. E, a parti-re da questo cuore della Chiesa, infine consegnato nelle mani di chiun-que diventi per lui madre, con il fare la volont del Padre suo e colfarlo nascere nel mondo. Si deve inoltre affermare che la sua consegnanelle mani di Maria, alla sua nascita e alla sua morte, resta pi centraleche non la sua consegna nelle mani del ministero, e ne il suo presup-posto. Prima che compaia nella Chiesa il ministero maschile, la Chiesa gi in atto come donna e aiuto delluomo (Gen 2,20). E l'agire mini-

    steriale del prete non pu essere esercitato, in quanto tale, in una Chiesail cui mistero quello dellIncarnato, del Crocifisso e del Risorto, senzache sia assunto preventivamente dalla donna che pi che ministro e

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    che contiene in s stessa tutto il ministero, l'unico che pronuncia il snecessario all'incarnazione del Verbo. Sulla base di questo s archetipi-co s'esercita anche la fede, pi o meno forte o debole, degli altri membridella Chiesa. [..] E allo stesso modo, nella celebrazione delleucarestia, ancora a partire da questo s che si dispiega la volont, pi o menoconsapevole, dei fedeli di edificare nell'amore (sofferente) il progetto diDio per la salvezza del mondo e della Chiesa. Non sono forse numerosicoloro che ne hanno piena coscienza di ci che v' di doloroso nell'attosacrificale al quale partecipano, che sanno veramente che in questaazione, ogni volta che compiuta, essi annunciano la morte delSignore (1 Cor 11, 26)xxix. Il nuovo Adamo, vero uomo e vero Dio,cerca l'aiuto della nuova Eva, per potersi unire come capo al suo corpo.

    Sotto questo aspetto, il sacerdozio comune dei fedeli costituisce, conMaria come principio primo e archetipo, il fondamento e la condizione

    di possibilit del sacerdozio ministeriale30.

    Fate questo in memoria di me

    Von Balthasar prosegue: Ci si spiega unicamente se il Fate questoin memoria di me viene inteso come l'istituzione da parte di Ges di un

    agire autentico della Chiesa, che pu verificarsi dal momento in cui eglistesso, nella passione, diventa il soggetto passivo di cui si dispone.Prima di essere consegnato per volont del Padre nelle mani dei pecca-tori, Ges si consegna da s nelle mani della Chiesa, pi esattamente dicoloro che devono assumere, nella Chiesa e per essa, il ruolo di ci chefino a quel momento era sua responsabilit personale. Non ci sono soloi peccatori che rimandano a Dio, oltre i loro confini, il capro espiatoriodellumanit; l dove la madre di Ges unita al figlio, devono stare

    anche quelli che, ufficialmente, in nome della Chiesa, offrono a DiolAgnello come immolato: per tutti i peccatori per amore dei quali Eglisi lascia uccidere, dentro o fuori la chiesa. [] Ma una simile offerta, chedora in poi sta al posto che Ges occupava nella sua missione attiva,non pu avere efficacia che in forza di un espresso incarico ad assume-re questo posto e questa funzione di Cristo. Giacch se tale offerta nonpu mai attingere in perfezione esistenziale il s del consenso mariano(anche se la deve sempre presupporre), il s femminile del consenso

    ecclesiale non si pu mai sostituire allofferta ufficiale che avviene anome di Ges stesso. [] Questa rappresentazione di Cristo nel senodella femminilit della Chiesa mariana e credente, riservata alluomo;

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    essa si colloca nel campo intermedio in cui uomo e donna stanno lunodi fronte allaltro sul piano della vita soprannaturale; da un verso, l'uo-mo nasce dal corpo della donna, la comunit credente, dall'altro assunto (attraverso la comunione eucaristica) nel corpo unificante del-luomo Cristo. Da ci si comprende anche il carattere strumentale e

    transitorio della funzione ministeriale, necessaria tuttavia perch Cristosia corporalmente presente nella transustanziazione31.

    L'Eucaristia in noi

    Scrive von Balthasar: La partecipazione all'Eucaristia avviene comeun vero mangiare e bere, che processo di autentica transustanziazio-ne di un'altra sostanza nella propria. Ora certamente giusto dire chenel sacramento molto pi Cristo che trasforma in s la nostra sostan-za che non noi la sua sostanza in noi. E tuttavia il fenomeno pi com-plesso. Infatti, nella passione, quando Egli prese in s i nostri peccati,Cristo ha transustanzializzato noi in Lui. Nell'evento eucaristico invece se il simbolo del mangiare e bere deve essere un segno compiuto il credente che offre al Signore che bussa, il suo spazio vitale e lo lasciadisporre di esso. Questo vorrebbe dire che nel profondo del nostro esse-re debbono cadere ora i limiti cos come sono caduti per Ges Cristo nelcorso della Sua vita e della Sua morte, o meglio si rivelarono superati apriori32.

    L'abbandono del cristiano

    Afferma von Balthasar: Soprattutto deve cadere il limite tra dispor-re di s (persino nell'atto di fede) e lasciarsi disporre da Dio. []Lasciare avvenire questo in noi per la presenza del Signore nella nostrasostanza significa comunicarsi veramente33.

    Il pasto funerario e il banchetto dell'eterna gioia

    Prosegue von Balthasar: L'eliminazione di questo primo limiteporta necessariamente a una secondo eliminazione: l'eliminazione delconfine tra passione e festa, venerd santo e Resurrezione. Ora infatti illegislatore della nostra sostanza Colui per il quale la vera festa consi-ste nel fare la volont del Padre, fin nell'abbandono di Dio. Il morentein croce non avverte la minima traccia di festivit terrena. Lo stesso valeper i cristiani nei campi di concentramento ed in altre situazioni disu-

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    mane non solo di sofferenza fisica, ma anche di mancanza di comuni-cazione spirituale. Nella forma di Dio il Figlio ha ogni piena comuni-cazione con il Padre nello Spirito Santo. Ma quando il suo amore, peramore verso il Padre, assume la forma knotica dell'obbedienza ed ini-zia cos la forma dell'Eucaristia lo Spirito Santo che unisce Padre eFiglio diviene uno Spirito della missione oggettiva da parte del Padre,uno Spirito della volont incondizionata di adempiere la sua missionenel Figlio, e questa oggettivizzazione dello Spirito Santo dell'amore lacondizione della possibilit della knosi; oppure, in altri termini, del-l'apertura dell'amore intratrinitario verso la creazione, o, ancora in altritermini, del passaggio della comunicazione intradivina nella comunioneeucaristica. L'oggettivizzazione dello Spirito d'amore allo stesso tempo

    la sua trasformazione in uno spirito oggettivo-ecclesiale, che non silascia misurare col criterio dell'esperienza religiosa personale, per ilquale dunque pu essere celebrata una festa di matrimonio tra loSposo Cristo e la Sposa Chiesa stato come assoluta mancanza di con-solazione, pu essere nello Spirito Santo ecclesiale consolazione nelsenso pi vero. Quel che viene sperimentato dal singolo come rotturadella comunione e disperato isolamento nel deserto di un mondo circo-stante ateo, pu essere pienezza di comunione nello Spirito Santo eccle-

    siale, poich questa comunione non pu neppure esistere senza l'inclu-sione della croce di Cristo, del suo abbandono da parte del Padre, delsuo rendere lo spirito, della sua discesa agli inferi34.

    Esperienza eucaristica di Paolo

    Siamo infatti tribolati da ogni parte, ma non (disperatamente)schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non

    abbandonati; colpiti, ma non uccisi, portando sempre e dovunque nelnostro corpo la morte di Ges, poich anche la vita (risuscitata) di Gessi manifesti nel nostro corpo (2 Cor 4, 8.14). La profondit di questaassimilazione dell'esistenza cristiana all'esistenza di Cristo appare solol dove non viene dimenticata la dimensione trinitaria dell'esistenza diCristo, perch altrimenti sarebbe visibile solo un rapporto privato emorale tra il cristiano e Cristo (rapporto che isolatamente non esisteaffatto), e non la sua premessa e pienezza ecclesiale e sacramentale.

    Quanto viene descritto qui da Paolo esperienza eucaristica: il corpodonato di Cristo diviene legge interiore del corpo (cio dell'esistenzaconcreta) di Paolo, l'Eucaristia trasforma l'esistenza corporea di Paolo

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    in una esistenza ecclesiale, in parole semplici: in un membro del corpodi Cristo. In quanto per l'Eucaristia non separabile della Chiesa e laChiesa permeata dallo Spirito Santo del Padre e del Figlio, il rappor-to personale del credente con Cristo gi sempre esteso al rapporto tri-nitario. L'Eucaristia stessa non mai rapporto privato del comunicante

    con Cristo, bens ricezione del dono del Padre, che il Figlio, nellaChiesa. Questo il motivo ultimo per cui la sofferenza provata a livellopersonale pu essere considerata come appartenente alla festa a livelloecclesiale-sacramentale. La festa di nozze una totalit onnicompren-siva organizzata da Dio il Padre con il Figlio e lo Spirito, portata a com-pimento nella morte e Resurrezione , nella Chiesa e nell'Eucaristia,mentre il digiuno, il giudizio, l'imbarazzo delle anfore vuote [] sempre un momento particolare all'interno della festa35.

    Adorazione

    L'adorazione del Santissimo Sacramento non una accessoria (peri-ferica) devozione della Chiesa. la necessaria risposta all'Eucaristia innoi; questa risposta stessa deve dunque avere una forma eucaristica,forma che von Balthasar descrive attraverso le coppie concettuali distato-avvenimento e azione-contemplazione.

    Stato-avvenimento

    Il teologo scrive: Il Signore viene: questo il suo atto, a cui per nonsegue un atto di allontanamento. Potremmo anche esprimerci con altreparole: la celebrazione eucaristica un vero evento, quasi unirruzionedelleternit nel tempo. Leternit, infatti, si incontrata definitivamen-te col tempo ed in stato di ininterrotto trapasso nel tempo; e il tempoe lo spazio hanno trovato, nella donazione di Cristo (per noi, pertutti), il mezzo per superare i propri limiti, per entrare in una tempo-ralit e spazialit onnicomprensive le quali sono il segno che quelladonazione un tuttuno con la donazione del Padre eterno e delloSpirito eterno. Cade cos la distinzione fra stato ed evento: levento eter-no dellamore uno e trino di Dio che allo stesso tempo il suo statoeterno si manifestato al mondo in un evento storico inconfondibile

    e irripetibile, cio nellincarnazione, nella vita, nella morte e risurrezio-ne di Ges Cristo; tale evento irripetibile ha fatto si che levento-statodivino diventasse evento per il mondo: una volta per tutte (ephapax),cos che ogni santa messa proclama incessantemente e rinnovatamene

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    questo una volta per tutte della morte di Ges Cristo, ma in modo taleche nel momento della distribuzione eucaristica del Signore vienericreato il momento acuto originario dell oggi e adesso della suavenuta, della sua vita e morte, del suo distribuirsi per noi nei limiti deltempo e dello spazio. [] Questa anche la giustificazione dell adora-zione del Santissimo, indipendentemente da dove vengono conservatiil pane e il vino della celebrazione, siano essi visibili o meno ai creden-ti. Questa adorazione il pensiero memore e la concentrazione delcuore su quel punto in cui lamore eterno entra nel tempo e il tempo siapre allamore eterno. Nessuno, al contrario, pu concentrarsi total-mente nel ricordo di quel momento durante la celebrazione comunita-ria. Uno si fa avanti per ricevere il pane e forse il vino, ingerisce e ritor-

    na al suo posto e dopo cinque minuti lascia la chiesa36

    .

    Azione-contemplazione

    Prosegue il teologo svizzero: Nella vita di fede dei credenti esisteuna specie di analogia con la dualit di evento e di stato, propria delSignore nellEucaristia: la dualit di azione e di contemplazione.Lazione sacramentale tende al superamento di essa, anzi, essendo pri-

    mariamente ricezione dellamore di Dio, contiene un momento essen-zialmente contemplativo che a sua volta tende a svilupparsi al di l del-latto. Io devo e voglio considerare ulteriormente e approfonditamentele grandi cose che mi ha fatto il Signore. Io devo e voglio aprire lattomateriale del mangiare e del bere alla dimensione del mio spirito edella mia esistenza: questi sono infatti loggetto dellappello del Signoreche si dona a me. Latto della ricezione deve assumere lampiezza dellamia esistenza, la quale viene avvolta dallevento-stato del Signore euca-

    ristico, che il Santissimo. Tutta la mia profanit viene illuminataprofondamente da questa che la realt sacrale per eccellenza. Il mioincontro consapevole con la diffusione di questa luce pu avvenireesclusivamente attraverso la contemplazione. [...] La contemplazione[] il tentativo del credente di essere riconoscente: il tentativo diattuare spiritualmente ci che gli stato dato sacramentalmente; il ten-tativo di assorbire e digerire nello spirito ci che egli ha ingerito mate-rialmente. Da parte delluomo, ci non sar mai pi che un tentativo.

    Ma a un tale tentativo verr incontro la grazia eucaristica che lo dilate-r alle dimensioni della condizione eucaristica37.

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    Vanit di vanit

    L'infinita vanit del tutto, espressione cara a Giacomo Leopardi, inclusa nella divina vanit dell'atto eucaristico. Scrive von Balthasar: Il cristiano sa avendo attivamente approfondito tale consapevolez-

    za che lintera profanit sostenuta e giustificata da una sacralitestrema. Perch? Perch l'intera profanit, con le sue corposit inva-denti, in ultima istanza priva di senso, non potendo trovare nel pro-prio ambito un punto di ancoraggio definitivo: essa conserva un qualco-sa di spettrale e di disperato; fugge da un presente privo di senso versoun preteso futuro pi carico di significato, la cui profonda incertezza,ambiguit, anzi fatalit, non pi un mistero per nessuno. Ora, questarealt priva di senso, la quale, al pari della morte, avviluppa impietosa-

    mente la nostra quotidiana caccia al significato, per il cristiano recu-perata nella illogicit sacratissima dellEucaristia: infatti, che cosa c dipi irragionevole della donazione totale di Dio in Cristo, di questo esse-re consumato, di questo sangue versato, di queste perle gettate ai porci?Lillogicit estrema lunico polo logico su cui possiamo orientarciallorch finalmente ci degniamo di accantonare per un istante le nostremacchine calcolatrici per dedicarci alla riflessione. N le nostre illogici-t, anche se elaborate da un computer, fruttano un significato globale;

    mentre la follia di Dio pi sapiente degli uomini, e la debolezza di Dio pi forte degli uomini (1Cor. 1,25). Se poi lintera caccia al significatoche forma la sostanza della storia del mondo destinata un giorno aprodurre un senso dinanzi al tribunale di Dio, questo avverr unica-mente perch sar stata abbracciata, misurata e giustificata dalla folliae dalla debolezza dellamore di Dio in Cristo38.

    ConclusioneIl Mistero dell'Eucaristia attraversa tutta il Mistero divino.

    L'abbandono di Ges culmina nell'Eucaristia: s'abbandona al Padre,allo Spirito, alla Chiesa, ai peccatori. Entra cos nel suo stato definitivo(escatologico).

    La vita trinitaria stessa segnata da un mistero di espropriazione edi disponibilit totale, la cui forma eucaristica.

    La Chiesa entra nel fuoco dell'amore trinitario donando il suo con-senso, per tutta la creazione, all'unico sacrificio di Cristo. Ella lo fa inprimo luogo con Maria, nuova Eva (principio mariano) e poi con SimonPietro, che rappresenta il nuovo Adamo (principio petrino).

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    L'Eucaristia abolisce in noi le frontiere tra disporre di s e lasciar-si Dio disporre di s e quindi tra passione e festa.

    Note

    1 H. U. von Balthasar, Limpegno del cristiano nel mondo, Milano, JacaBook, 1978 p. 54-55.

    2 H. U. von Balthasar, Gloria, vol. 7, Nuovo Patto, trad. G. MANICARDI eG. SOMMAVILLA, Milano, Jaca Book, 1977 p. 124.

    3Ibidem.4Ibidem, p. 124-125.5Ibidem, p. 127.6Ibidem, p. 129-130.

    7 H. U. von Balthasar,Nuovi punti fermi, Milano, Jaca Book, 1991 p. 66.8Ibidem p. 66-67.9 H. U. von Balthasar, Punti fermi, trad. A. AUDISIO, Milano, Rusconi

    Editore, 1972 ....10 H. U. von Balthasar,Nuovi punti fermi, Milano, Jaca Book, 1991 p. 67s.11Ibidem, p. 179-180.12Ibidem, p. 180.13Ibidem, p. 69.14 H. U. von Balthasar, Teologia dei tre giorni, trad. G. RUGGIERI, Brescia,

    Queriniana, 1990 p. 22.15 Ibidem.16 H. U. von Balthasar, TeoDrammatica, vol. 3, Lazione, trad. G. SOMMA-

    VILLA, Milano, Jaca Book, 1986 p. 308. Traduzione rivista.17Ibidem, p. 307.18Ibidem. p. 308.19Ibidem. p. 309.20Ibidem, p. 361s.

    21 H. U. von Balthasar,La messa un sacrificio della Chiesa?, inSpiritusCreator, Brescia, Morcelliana, 1972 p. 205.

    22 H. U. von Balthasar, TeoDrammatica, , p. 367.23 Cf. H. U. von Balthasar,Die Messe ein Opfer der Kirche ?..., p. 201-202.24 H. U. von Balthasar,La messa un sacrificio della Chiesa?..., p. 197.25Ibidem.26 Cf. H. U.von Balthasar,Le chrtien Bernanos, trad. M. DE GANDILLAC,

    Paris, Seuil, p. 476.27 Cf. H. U. von Balthasar, TeoDrammatica, , p. 367.28 Cf. H. U. von Balthasar,Punti fermi, p. 84 et H. U. von Balthasar, La

    messa un sacrificio della Chiesa?..., p. 202-20429 H. U. von Balthasar, TeoDrammatica, , p. 369.

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    30 H. U. von Balthasar, TeoDrammatica, , p. 370.31 H. U. von Balthasar, TeoDrammatica, , p. 371-372.32 H. U. von Balthasar,Nuovi punti fermi, p. 70.33Ibidem.34Ibidem. p. 71.

    35Ibidem. p. 71-72.36 H. U. von Balthasar,Punti fermi, p. 201-203.37 Ibidem. p. 203-204.38 Ibidem. p. 205-206.

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