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in questo numero Maintenance and Facility Management m m Poste Italiane S.p.A. Spedizione in abbonamento postale 70% - CNS/AC-ROMA - Prezzo di copertina: 10,00 Anno 3 Numero 5/6 Settembre Dicembre 2009 Sicurezza degli Impianti Valutazione dei Rischi da Interferenza Qualità delle Strutture Piano Casa e Riqualificazione del Costruito Il CNIM augura un Sereno Natale e un felice Anno Nuovo Servizi CNIM 2010 in evidenza ISSN: 1971-1735 L’Impegno per la Qualità dell’Abitare: Intervista agli Amministratori di Condominio

MM - Maintenance&Facility Management n. 5/6 2009

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Page 1: MM - Maintenance&Facility Management n. 5/6 2009

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Anno 3 Numero 5/6 Settembre Dicembre 2009

Sicurezza degli Impianti

Valutazione dei Rischida Interferenza

Qualità delle Strutture

Piano Casa e Riqualificazionedel Costruito

Il CNIM augura un Sereno Natalee un felice Anno Nuovo

Servizi CNIM 2010

in evidenza

ISSN: 1971-1735

L’Impegno per la Qualitàdell’Abitare: Intervista agliAmministratori di Condominio

Page 2: MM - Maintenance&Facility Management n. 5/6 2009

soci del CNIM

ALTAIR IFM GEOCONSULT

ANAS GROMA

ASSISTAL INARCASSA

AIPnD - Associazione Italiana Provenon Distruttive MAPEI

AZIENDA USL 2 di LUCCA NUOVO PIGNONE - GE ENERGY OIL & GAS

AZIENDA USL 3 di PISTOIA RFI - RETE FERROVIARIA ITALIANA

CEI - Comitato Elettrotecnico Italiano ROMEO GESTIONI

COGNE ACCIAI SPECIALI SAMI

CONFARTIGIANATO IMPIANTI SIRAM - gruppo DALKIA

COMUNE di MODENA SI.MA.V.

CONSIGLIO NAZIONALE dei GEOMETRI TSI

EDISON UNI - ENTE NAZIONALEITALIANO DI UNIFICAZIONE

EFFECI UNION KEY

ENI - Divisione AGIP UNIONE NAZIONALEAMMINISTRATORI IMMOBILI

EURODEPURATORI SAPIENZA UNIVERSITÀ DI ROMA

FONDAZIONE E.N.P.A.M. VITROCISET

Page 3: MM - Maintenance&Facility Management n. 5/6 2009

EditorialeFrancesco Paolo Branca

Qualità dell’Abitare - StruttureLa Confedilizia ed il Piano Casa un’occasione da non perderePaolo Pietrolucci - Presidente Confedilizia Lazio

Un’esperienza di Edilizia Residenziale Pubblica L’Ater della Provincia di LatinaSalvatore Iovine - Responsabile servizio manutenzione zona “B” Ater Latina

La Manutenzione in Azienda: una Grande Occasione Un convegno organizzato da CNIM e CSPMI Emilia Romagna

Strutture Laboratoriali e Strumenti Metodologiciper la Riqualificazione del Costruito Luciana Milazzo, Cherubina Modaffari - Università Mediterranea di Reggio CalabriaFacoltà di Architettura, Dipartimento DASTEC (Arte Scienza e Tecnica del Costruire)

Servizi CNIM 2010 Il tuo ascensore, il tuo impianto elettrico, l’acqua che bevi sonoin regola con le norme?

Qualità dell’Abitare - ImpiantiL’Impianto Elettrico e il Rischio Elettrico: la Regola del “Buon Senso”come Fattore di Riduzione del Rischio Federico Guarnacci - Esperto di impianti di messa a terra CNIM

Sicurezza Impianti Elevatori: il Decreto 23.07.2009 Serena Liccardi, Giampiero Mercuri - CNIM

ACQUALITÀ: Controllo di Qualità delle Acque destinate al Consumo Umano(Rif.: D.Lgs. n. 31 del 02/02/2001)

La Verifica dell’Integrità delle Funi di un Ascensore: dalla Tavoletta di Legno all’Occhio ElettronicoAldo Canova - Dipartimento di Ingegneria Elettrica - Politecnico di Torino Francesco Ficili, Bruno Vusini - AMC Instruments spin off del Politecnico di Torino

Qualità dell’Abitare - NormativaDUVRI: uno Strumento per Migliorare la Prevenzione Francesco Catalano - ingegnere della sicurezza - LPC Ingegneria srl

“Abitare” la struttura ospedaliera Giuseppe Venditti - Sapienza Università di Roma

Intervista agli Amministratori di CondominioIntervista all’avvocato Filippo Cattaneo Marincola

Dietro gli Eventi

sommario

358

1516

24

31

34

26

46Maintenance and Facility Management m m

44

33

3741

Page 4: MM - Maintenance&Facility Management n. 5/6 2009

Maintenance and Facility Management

m mAnno 4 Numero 5/6 Settembre Dicembre 2009

Direttore responsabileLorenzo FEDELE

Comitato ScientificoPaolo MORELLIPresidente Comitato Certificazione e Orientamento Culturale del CNIM

Maria Rosaria BONISapienza Università di Roma

Angelo CARRINOANAS

Roberto CIGOLINIPolitecnico di Milano

Duccio GHIDETTIISPESL

Onorato HONORATISapienza Università di Roma

Ennio LAZZAROMinistero della Difesa

Michela POLAATECAP

Giuseppe RUBRICHIAMA

Maria Teresa RUFFOCONFAPI

Bruno VENDITTIConfartigianato

Responsabile di RedazioneSerena LICCARDI

Redazione TecnicaRoberto CUCCIOLETTA, Giampiero MERCURI

Direzione e RedazioneCNIM - Comitato Nazionale Italiano per la ManutenzioneVia Barberini, 68 - 00187 RomaTel. 06 4745340 / 42010534 - Fax 06 4745512E-mail: [email protected] - http://www.cnim.it

Impaginazione e stampaEUROLIT, Roma - Tel. 06 2015137 - Fax 06 2005251E-mail: [email protected]

Hanno collaborato per questo numeroFrancesco CATALANO, Aldo CANOVA, Francesco FICILI,Federico GUARNACCI, Salvatore IOVINE, Serena LICCARDI,Luciana MILAZZO, Giampiero MERCURI,Cherubina MODAFFARI, Paolo PIETROLUCCI,Giuseppe VENDITTI, Bruno VUSINI

Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 5/2007 del 19.01.2007.La raccolta dei dati personali dei destinatari della rivista è effettuata nel rispettodelle vigenti leggi sulla privacy (Dlg. 196/2003) ed è finalizzata all’invio dellapubblicazione e ad eventuali comunicazioni ad essa collegate.

STRUTTURA ORGANIZZATIVA DEL CNIM

Consiglio DirettivoAurelio MISITICamera dei Deputati, Sapienza Università di Roma, Presidente Onorario del CNIM

Marcello MAUROPresidente Onorario del CNIM

Francesco Paolo BRANCASapienza Università di Roma, Presidente del CNIM

Piero TORRETTAPresidente UNI

Ugo Nicola TRAMUTOLIPresidente CEI, Vice Presidente del CNIM

Adriano BIRAGHIVice Presidente del CNIM

Francesco PITTONIVice Presidente del CNIM

Alfonso FERRAIOLIRappresentante Ministero per lo Sviluppo Economico

Giuseppe NARDONIRappresentante Ministero dell’Università e della Ricerca

Gian Piero PAVIRANIRappresentante RFI

Enrico COMELLINIRappresentante CEI

Elio BIANCHI Direttore Gestionale e Rappresentante UNI

Vitaliano FIORILLORappresentante Soci Ordinari

Lorenzo FEDELESapienza Università di Roma, Segretario Generale del CNIM

Il Comitato Nazionale Italiano per la Manutenzione èun ente senza fini di lucro costituito nel 1990, sotto l’altoPatrocinio del Ministero dell’Industria, del Com-mercio e dell’Artigianato, per promuovere la diffusionedella cultura della Manutenzione.

Il CNIM considera una corretta e ben pianificata Manu-tenzione un elemento essenziale per migliorare la pro-duttività e la competitività delle imprese. la qualità di vitae la sicurezza delle persone, la salvaguardia dell’am-biente e l’uso razionale dell’energia.

Il CNIM è stato individuato nel 1999 (DM 16/12/99)come il soggetto che meglio può occuparsi di coordi-nare l’elaborazione di studi e ricerche nel campo dellaManutenzione.

Page 5: MM - Maintenance&Facility Management n. 5/6 2009

lLe “Linee guida per la gestione sistematica della manuten-

zione degli edifici”, pubblicate l’ottobre scorso, sono la testi-

monianza del lavoro di un gruppo di studio e di ricerca attivato

presso il CNIM cui hanno partecipato soci, aziende, associa-

zioni ed enti coinvolti a vario titolo nel settore delle costruzioni.

La guida è un contributo per l’impostazione e la gestione si-

stematica della manutenzione degli edifici e propone alcuni

modelli gestionali per coloro che operano nel settore, pur nella

considerazione che detta pubblicazione non possa essere rite-

nuta come standard di riferimento, costituisce tuttavia un primo

orientamento per la progettazione del sistema di gestione della

manutenzione dell’edificio, che, in considerazione delle sue pe-

culiarità organizzative e di mercato, deve essere specificata-

mente adeguato e misurato per ogni singola organizzazione.

È opportuno, ed anche assai gradito, soprattutto in occa-

sione di un numero dedicato alla qualità dell’abitare, dare

spazio alle testimonianze delle organizzazioni che più hanno

creduto all’ opportunità di realizzare tale progetto e che

hanno sottolineato la loro adesione anche attraverso un in-

dispensabile contributo economico.

Si riportano di seguito alcuni dei passaggi più significativi

delle prefazioni alle linee guida dei rappresentanti di tali or-

ganizzazioni. Senza il loro impegno, la pubblicazione e la dif-

fusione della guida non sarebbero state possibili.

“È con grande soddisfazione che par-

tecipo alla presentazione della presente

pubblicazione che ha visto l’ATER di La-

tina impegnata fin dalle prime battute. (…).

Una corretta gestione tecnica complessiva del patrimonio

immobiliare esistente, non può esulare da una programma-

zione della manutenzione capace di garantire costantemente

la piena efficienza degli edifici, affiancandosi ai saltuari e

ormai sempre più scarsi finanziamenti pubblici per interventi

di manutenzione straordinaria. La pianificazione degli inter-

venti di manutenzione, atta a garantire l’ottimizzazione del

ciclo di vita utile di un edificio e delle sue parti, la riduzione

dell’impatto sull’ambiente, e la necessità di evitare i rischi del

loro degrado anticipato e non previsto, costituiscono un in-

sieme di obiettivi irrinunciabili per raggiungere concreta-

mente la sostenibilità nel processo edilizio e ottenere la con-

servazione delle risorse (…).

In questo contesto, l’utilizzo del presente documento appare

come il naturale strumento operativo di programmazione,

affinché il rilevamento e la programmazione della manuten-

zione possa essere realizzato in modo organico e omoge-

neo nelle tre zone territoriali.”

Claudio Lecce Presidente Azienda Territoriale per l’EdiliziaResidenziale Pubblica della Provincia di Latina

“C. Engineering ha accolto con entusiasmo

la proposta CNIM di contribuire alla realiz-

zazione delle “Linee guida” attraverso due

collaborazioni professionali qualificate, perché con la pro-

pria organizzazione e le proprie risorse - in continuità di con-

tenuto rispetto alle diverse trasformazioni ed evoluzioni del-

l’azienda - opera nel settore dell’ingegneria della manuten-

zione fin dalla metà degli anni ’80 (…).

Negli ultimi anni da un lato le grandi infrastrutture civili

hanno assunto una valenza industriale nella loro realizza-

zione - come mostrano le penetrazioni autostradali, i supporti

per la logistica, le reti di distribuzione dei servizi, i centri per

il commercio, le piattaforme intermodali - dall’altro si stanno

affermando con alti tassi di sviluppo il “global service” e il

“facility management”; in questo quadro le logiche operative

e l’importanza strategica della manutenzione sono sempre

più presenti e coincidenti nel mercato. Le stesse logiche

della globalizzazione - ben evidenti in questo settore anche

in Italia - favoriscono questo processo.

Le competenze acquisite - riconosciute e rispettate su scala

internazionale - costituiscono oggi per l’azienda una cultura

condivisa e un’autentica vocazione.”

Emilio Morganti Amministratore Delegato C.Engineering

“Il tema della gestione sistematicadella manutenzione degli edifici è un

argomento di grande attualità ed in questo testo è trattato

con una attenta analisi che tiene conto degli elementi rela-

tivi al valore patrimoniale, all’uso ed ai cambi di destinazione,

ai responsabili delle operazioni ed alla durata nel tempo (...).

Maintenance and Facility Management m m 3

editorialediFrancescoPaoloBrancaPresidente del CNIM

Page 6: MM - Maintenance&Facility Management n. 5/6 2009

editoriale

Anno 3 Numero 5/6 Settembre Dicembre 20094

“Linee Guida” che si connotano come strumento per il rag-

giungimento di elevati livelli di qualità della prestazione pro-

fessionale in particolar modo di quella del Geometra che nella

attività manutentiva e gestionale degli edifici è indiscusso tec-

nico per le diverse conoscenze relative alla misurazione, alla

progettazione, alla realizzazione ed alla valutazione. Indiscussa

è l’importanza del tema trattato, che ha visto il CNIM, organi-

smo istituzionale, per la manutenzione in senso lato, di cui il

nostro Consiglio è socio dal 1998, impegnarsi con la nostra

collaborazione ad affrontare in modo organico il problema della

manutenzione degli edifici e proporre le soluzioni su modelli in-

dustriali. Al Gruppo di Studio CNIM è rivolto il nostro grazie.”

Fausto Savoldi Presidente CNGeGL - Consiglio Nazionaledei Geometri e Geometri Laureati

“La valutazione ambientale dei pro-

dotti si integra con la valutazione

dell’impatto ambientale del settore

delle costruzioni, utilizzando metodi di analisi che mirano a

seguire un prodotto lungo la sua vita utile e a valutare effetti

negativi e positivi sull’ambiente attribuibili al prodotto consi-

derato. Gli edifici, il loro uso, la loro manutenzione e la loro

gestione, rappresentano uno dei settori più importanti per

una politica di salvaguardia dell’ambiente (...)

Si viene quindi ad ampliare l’ambito valutativo dell’azione

manutentiva che non solo dovrà prendere in considerazione

le problematiche nel ciclo di vita, della manutenibilità ed in-

tercambiabilità delle scelte tecnologiche, ovvero i requisiti di

affidabilità, ma dovrà altresì anche valutare come la logistica

di manutenzione potrà essere attuata e gestita affinché que-

sta risulti esente da pericoli, prendendo in considerazione il

fattore “sicurezza” (…).

Si afferma così una nuova dimensione del “Progetto di ma-

nutenzione e prevenzione” che deve mirare a garantire la mas-

sima disponibilità dell’organismo edilizio in un processo di fi-

datezza che vede i requisiti così correlati: disponibilità/affida-

bilità/manutenibilità/sicurezza e ambiente = fidatezza.”

Maurizio Alivernini Direttore Tecnico Combustibili NuovaPrenestina (CNP)

“(…) In qualità di operatori nel set-

tore edilizio, sensibili al migliora-

mento delle complesse attività tecnico - economiche che sono

alla base di una corretta gestione immobiliare, abbiamo ade-

rito all’iniziativa del CNIM, pur consapevoli che il contenuto del

presente volume è da ritenere una delle prime indicazioni di

base cui riferirsi per tentare di uniformare i modi di fare di

quanti sono coinvolti nei processi manutentivi.

Le difficoltà oggettive che si incontrano per poter corretta-

mente svolgere l’impostazione, la conduzione ed il controllo

dei servizi di manutenzione, sono sicuramente correlate ad

un quadro legislativo/normativo complesso (e qualche volta

confuso) ed alle scarse conoscenze relative sia al patrimo-

nio da gestire (l’edificio e le sue parti), sia alle politiche e

agli obiettivi di gestione che devono essere perseguiti.

Un altro aspetto, non secondario, riscontrabile nella quoti-

dianità, è la carenza di formazione e di competenze (speci-

fiche e traversali) dei soggetti coinvolti, a vario titolo, nelle at-

tività di manutenzione (…).

Da qui l’opportunità di concorrere a realizzare e diffondere,

anche con l’ausilio di validi basi di riferimento, quale questo

volume può certamente rappresentare, la cultura nel mer-

cato delle manutenzioni immobiliari.”

Pasquale Salvatore Presidente Groma

“(…) Dotarsi finalmente, nel campo

della manutenzione degli edifici, di

opportune metodologie di pianificazione strategica, costitui-

sce un valido supporto all’attività di tutti i gestori di patri-

moni immobiliari e può essere un elemento di incentivo per

la ripresa dell’ economia del paese.

Comprendere l’importanza di impiegare un management di

qualità e processi innovativi nella manutenzione immobiliare,

infatti, è l’inizio di una rivoluzione che deve portare il settore

a colmare il gap di modernizzazione rispetto ad altri settori

trainanti come l’industria e il commercio, in modo da trarne

benefici in termini di sicurezza, razionalizzazione operativa,

riduzione dei costi, flessibilità gestionale e semplificazione

amministrativa (…).

Ecco perché riteniamo questa pubblicazione uno strumento

di lavoro indispensabile per tutti coloro che, come noi, ope-

rano nel campo immobiliare (...).

Di notevolissimo interesse e utilità risulta, quindi, questa

Guida, con l’aiuto della quale contiamo di proseguire, in ma-

niera sempre più efficace ed efficiente, nel rinnovamento or-

ganizzativo e nell’innovazione dei processi che abbiamo av-

viato negli ultimi anni.”

Paola Muratorio Presidente Inarcassa

Page 7: MM - Maintenance&Facility Management n. 5/6 2009

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Maintenance and Facility Management m m 5

Qualità dell’Abitare - Strutture

La Confedilizia ed il Piano Casaun’occasione da non perdere

PaoloPietrolucciPresidente Confedilizia Lazio

Il piano casa approvatodalla Regione Lazio indata 11\8\09, entrerà invigore il 4\12\09.Dopo una prima fase dipreoccupazione insorta aseguito del primo annuncio mediatico del piano casa daparte del Governo, la successiva concertazione emersanella Conferenza Governo-Regioni e la lettura dei singolitesti dei piani casa regionali via via approvati, pur con leloro differenziazioni locali, hanno consentito di poter va-lutare le reali potenzialità introdotte dal Piano casa, cui siaggiungono organicamente le norme recentemente ap-provate dalla Regione Lazio relative al riutilizzo residen-ziale dei sottotetti (L.R. Lazio n. 13 del 16\4\09), e quellepiù generali riguardanti il risparmio energetico.Per la prima volta in maniera compiuta si è scelto, conl’approvazione del Piano casa, di favorire il miglior utilizzodel patrimonio edilizio esistente rispetto alla realizzazionedi nuove edificazioni, consentendo volumetrie premiali chepotrebbero costituire elemento determinante per pro-muovere interventi di rinnovo\trasformazione del tessutourbano degradato delle nostre città.La Confedilizia, con le oltre 200 sedi territoriali, può ga-rantire capacità d’intervento diffuso sul territorio, tantopiù utile in considerazione del fatto che i vari piani casaregionali differiscono, malgrado la struttura coerente,l’uno dall’altro.La Confedilizia, al fine di favorire l’affermazione del pianoe delle opportunità ivi offerte ai proprietari di casa, haraccolto intorno a sé collaborazioni d’eccellenza prove-nienti dalla professione e dall’Università perché possanoapportare un contributo determinante di esperienza equalità. Il piano casa, provvedimento straordinario introdotto concarattere di temporaneità per il rilancio del settore delle

costruzioni (per ora è pre-visto una validità di ap-pena 24 mesi), dovrà es-sere necessariamente tra-sformato in provvedimentostrutturale per poter inci-

dere sul rinnovamento e la valorizzazione del tessuto edi-lizio delle ns città.La Confedilizia intende svolgere un ruolo di garanzia e dirappresentanza affinchè tale normativa sia confermata,conosciuta ed apprezzata nelle sue potenzialità dalla pro-prietà immobiliare e si affermi quale strumento d’inter-vento per la riqualificazione urbana ed edilizia delle nostrecittà - compito arduo, ma non differibile, per evitare cheil Piano casa, se mal usato, possa determinare il loro de-finitivo stravolgimento.Perché tali opportunità siano conosciute ed apprezzate esi trasformino in interventi ed investimenti è necessarioavviare una campagna d’informazione e di sensibilizza-zione dei proprietari di casa, siano piccoli proprietari cheEnti, e degli stessi operatori del settore - ivi compresi iproduttori di materiali edilizi.Occorre sviluppare un dibattito ed un confronto sui temiposti dalla sua applicazione coinvolgendo le associazionidi categoria e le amministrazioni locali, per favorire l’af-fermazione di un percorso virtuoso ed un utilizzo positivodelle norme.Obiettivi che hanno determinato l’incontro tra Confediliziaed Università, la collaborazione con insigni firme di pro-gettisti, l’attenzione alla ns iniziativa da parte di produttoridi componenti edilizi di qualità, concordi tutti nella ricercadella ottimizzazione degli interventi e della maggiore qua-lità degli stessi.Gli strumenti tecnici d’intervento recentemente intro-dotti dalle nuove normative regionali del Lazio riguar-dano:

Piano casa e riqualificazione urbana; Piano casa e sicurezza; Piano casa e rilancio dell’affitto

Page 8: MM - Maintenance&Facility Management n. 5/6 2009

Qualità dell’Abitare - Strutture

Anno 3 Numero 5/6 Settembre Dicembre 20096

-- ampliamento del 20% di edifici con volumetria max di1000 mc (circa 350 mq di superficie tot);

-- demolizione e ricostruzione: volumetria premiale finoal 40% della volumetria esistente;

-- riutilizzo residenziale dei sottotetti - centro storicoescluso (cui potrebbe aggiungersi l’istallazione di nuoviimpianti di energia alternativa\pannelli solari, etc).

A tali interventi sarebbe di grande interesse poter aggan-ciare la realizzazione di involucri edilizi volti a favorire ilrisparmio energetico degli edifici.La collaborazione con l’Università consentirà di poter di-sporre di una maggiore capacità di prefigurazione, sia pergli interventi di ampliamento che per gli interventi inte-grati di valorizzazione delle coperture\sottotetti, costi-tuendo un riferimento di grande utilità per valutare sia i ri-sultati possibili sia i costi preventivi di massima.All’interno di questo quadro, la Confedilizia intende svol-gere, oltre al ruolo di rappresentanza istituzionale, il com-pito di formazione e di indirizzo della domanda della com-mittenza, nella determinazione delle scelte, nel raggiun-gimento degli obiettivi, nei rapporti con le amministrazionilocali, con i soggetti tecnici, con le imprese.I soci, oltre ai tradizionali servizi e consulenze Confedili-zia, potranno contare su un servizio tecnico di assolutafiducia e garanzia che li affiancherà lungo l’intero iter dellarealizzazione: dalle autorizzazioni comunali alle prime ela-borazioni progettuali di fattibilità, dai rapporti con le mae-stranze fino all’opera compiuta.Le collaborazioni sottoscritte con professionisti e con ditteproduttrici consentono di poter garantire non solo la qua-lità degli interventi, ma anche condizioni e costi concor-renziali riservati alla Confedilizia.Per gli interventi di ampliamento sono stati contattati, sullabase delle prime proiezioni pilota, ditte di prefabbricazioneedilizia (legno, vetro\acciaio, etc) che hanno garantito conla sottoscrizione di convenzioni, non solo la qualità deiprodotti ma anche condizioni di miglior favore riservate aConfedilizia.

Piano Casa e SicurezzaSollevare il dubbio che le nostre case non siano sicure, èazione decisamente pericolosa, tanto più se ad evocarlosono solo i rappresentanti di interessi di parte.

Cogliere l’occasione di un cedimento di un edificio per ri-lanciare, sull’onda delle emozioni del momento, campa-gne a favore di interventi a tappeto con verifiche su tuttigli immobili, è azione demagogica quanto inutile (VignaIacobini\fascicolo di fabbricato).Intendiamo così sostenere che tutto è perfetto? Che nullaoccorra? Che il problema della sicurezza dell’abitare nonesiste? No di certo. Da sempre sosteniamo infatti che la sicurezza dell’abi-tare è un problema che interessa la proprietà; come delresto potrebbe non esserlo?Demagogia e strumentalizzazioni hanno tuttavia fin qui im-pedito di affrontare il problema della sicurezza dell’abitare,di stabilirne le modalità, le priorità, le urgenze, gli interventipossibili, le disponibilità finanziarie disponibili, etc.

Fascicolo di Fabbricato: una Storia FinitaIl fascicolo di fabbricato esce di scena bocciato da ottosentenze contrarie, TAR, Consiglio di Stato, Alta Corte (cuisi aggiunge la recente impugnativa da parte del Governodel piano casa delle Regioni della Basilicata e del Laziodeterminata dalla presenza dell’obbligo del fascicolo difabbricato, con conseguente decisione da parte delle Re-gioni di stralciarne l’articolo lato, pena la sospensione delpiano stesso). Rimane il problema, a cui la proprietà non è certo indiffe-rente, di poter migliorare, ove occorra, la sicurezza dell’a-bitare.Molte norme sono state introdotte per adeguamento allenorme CEE per la messa in sicurezza degli impianti tec-nici degli edifici.Ancora c’è molto da fare, naturalmente. Tuttavia propriola vicenda del fascicolo di fabbricato, che si è trascinataper anni, insegna quanto siano stati vani i tentativi di in-trodurre d’obbligo procedure non necessarie, i cui costivenivano posti a carico dei soli proprietari di casa, o diprocedure straordinarie che nulla apportano alla sicu-rezza, ma sono l’obiettivo delle pressioni esercitate divolta in volta da questa o quella categoria professionale.Quando saranno arginati tali tentativi, si potrà “finalmente”metter mano a programmi mirati su impianti edilizi e com-parti urbani di maggior degrado.Ipotizzare - così si è tentato con il fascicolo di fabbricato- di imporre a tutti l’obbligo di accertamenti, con tempi

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Qualità dell’Abitare - Strutture

serrati ed irrealistici, senza assumere la responsabilità didistinguere le priorità d’intervento ed i casi di maggior ur-genza, ha di fatto impedito ogni altra iniziativa, pur pos-sibile, lasciando casi di emergenze vivissime.L’attuazione del piano casa è occasione da non perderesia per garantire condizioni di maggior sicurezza per lecostruzioni che saranno interessate dal piano (vedi pro-grammi urbani di demolizione e ricostruzione) attraversoprocedure di controllo e collaudi attendibili, sia per deli-neare processi di gestione della manutenzione edilizia(tanto più necessaria in presenza di materiali edilizi “nontradizionali”).Poter garantire condizioni di sicurezza in caso di nuovecostruzioni, poter contare sulla qualità ed attendibilitàdelle verifiche e dei collaudi, è assolutamente doveroso(L’Aquila docet).Introdurre interventi di monitoraggio sul patrimonio edili-zio esistente è certamente auspicabile, ma tali interventiandranno attivati sulla base di priorità riconosciute e con-divise, e sostenuti da incentivi e finanziamenti pubblici.Si potrà così, con animo meno inquieto, rivolgere l’atten-zione e gli sforzi possibili ai casi di degrado edilizio ed ur-bano più urgenti (edifici sopraelevati, comparti urbani diedilizia spontanea, etc) indirizzando su di loro le risorse di-sponibili.L’onere della sicurezza dell’abitare, problema sociale diuna società evoluta, non può essere scaricato sulla solaproprietà, ma necessita del concorso di investimenti e dirisorse pubbliche; in caso contrario si otterrebbe, nel mi-gliore dei casi, la sicurezza per le fasce di popolazione piùabbienti, lasciando nella insicurezza i meno abbienti chedi fatto vivono le condizioni di maggior degrado abitativo,condizioni che hanno motivato la richiesta degli interventidi messa in sicurezza. Individuazione sulla base della priorità dei casi più a ri-schio, piani d’intervento mirati e realistici, individuazionedegli investimenti e degli incentivi possibili sono gli ele-menti necessari per passare dalla demagogia al buon go-verno della città per i cittadini.

Piano Casa per il Rilancio dell’Affitto (stralcio resoconto Audizione Confedilizia: CommissioniBilancio-Senato della Repubblica, Bilancio, Tesoro -Ca-mera dei Deputati)

Un’occasione per procedere finalmente ad un vero rilan-cio dell’affitto è giunta di recente dal piano per gli am-pliamenti edilizi (il cosiddetto “piano casa”). Ebbene, neisette mesi passati da quando la Confedilizia ha fatto lerelative proposte, il mancato rilancio della locazione at-traverso misure di incentivo fiscale ha fatto già sfumarecirca 7 miliardi e mezzo di euro di interventi edilizi.È stato infatti nel marzo scorso - in occasione dell’an-nuncio da parte del Governo del piano casa - che la Con-fedilizia ha segnalato come in Italia vi siano fra i 700 e gli800 mila immobili inabitabili (e quindi non affittabili) per-ché da ristrutturare o da rimettere in pristino, in gran partesituati nei centri storici. Ebbene, per effetto delle annun-ciate disposizioni del Governo in materia di edilizia, moltidi questi immobili da ristrutturare avrebbero potuto es-sere destinati all’affitto a canoni agevolati, vale a dire sta-biliti dagli accordi stipulati dalla Confedilizia in tutta Italiacon i sindacati degli inquilini, come prevede la legge. Maperché tali immobili venissero destinati alla locazione, oc-correva restituire anche solo una minima redditività al-l’affitto, attraverso l’introduzione per i contratti di loca-zione agevolati di una cedolare secca del 18-20%.A sette mesi di distanza da quell’annuncio del Governo e daquelle osservazioni della Confedilizia, si può stimare che -se anche solo 500 mila di quei 700/800 mila proprietari diimmobili inabitabili avessero dato il via ad interventi di ri-strutturazione, spendendo tra i 10 e i 20 mila euro per cia-scun immobile - sarebbe stato pari a circa 7,5 miliardi dieuro l’importo dei lavori ai quali avrebbe dato immediata-mente luogo l’azione combinata di piano casa e cedolaresecca sugli affitti. Lavori che sarebbero subito partiti e cheavrebbero prontamente avviato la ripresa dell’economia,senza contare il gettito fiscale che sarebbe stato garantitoallo Stato in termini di Iva e di altre imposte.Ora che gli effetti del Piano casa sono rimessi alle scelteregionali, la necessità di rilanciare la locazione non è co-munque venuta meno e si è fatta anzi più urgente. L’in-troduzione della cedolare secca per i contratti agevolati -che, secondo i calcoli dell’Ufficio Studi della Confedilizia,costerebbe all’Erario meno di 200 milioni di euro - con-tribuirebbe infatti ad aiutare tutte quelle famiglie che sonoalla ricerca di immobili in affitto, magari quale via d’uscitada mutui già in essere ovvero quale alternativa all’accen-sione di nuovi mutui. ��

Page 10: MM - Maintenance&Facility Management n. 5/6 2009

Anno 3 Numero 5/6 Settembre Dicembre 20098

Qualità dell’Abitare - Strutture

lUn Po’ di Storia La nascita di enti preposti a risolvere il problema dell’a-bitazione per le classi sociali meno abbienti fu diretta con-seguenza delle trasformazioni sociali in atto a partire dallafine del secolo XIX; in particolare il fenomeno dell’indu-strializzazione e il progressivo inurbamento, determina-rono lo spostamento di considerevoli masse di popola-zione, in generale dalle campagne verso le città, e in par-ticolare dal mezzogiorno verso le aree settentrionali delPaese. Tale effetto ebbe come conseguenza una rilevantediffusa emergenza abitativa. A partire dai primi anni del XXsecolo, si rese necessario l’intervento regolatore delloStato, nel settore dell’edilizia popolare ed economica.Nel 1903 si concretizzò l’atto legislativo decisivo, l’ap-provazione del progetto di legge presentato da Luigi Luz-zatti, con il fine di agevolare la costruzione di case popo-lari. Il provvedimento legislativo interveniva sui soggettipotenzialmente coinvolti nell’edificazione di stabili di edi-lizia popolare, e si rivolgeva a cooperative, società dimutuo soccorso, enti ed istituti di beneficenza, banche,Monti di Pietà e Comuni, che si sarebbero potuti consor-ziare per dare vita ai futuri Istituti Autonomi per le CasePopolari (IACP), di cui inizialmente la legge non specifi-cava comunque la natura giuridica ed economica.Con l’entrata in vigore del Testo Unico sull’Edilizia Popo-lare, il 27 febbraio 1908, vennero chiariti i fondamentaliaspetti concernenti la vita ed il funzionamento dei nuovisoggetti incaricati dallo Stato di avviare sul territorio i pro-grammi di sviluppo dell’edilizia popolare. Fu così stabilitoche gli IACP sarebbero diventati degli enti morali pubblicialieni da ogni scopo di lucro e con la possibilità di effet-tuare operazioni di credito, istituiti con il contributo direttodei comuni, delle casse di risparmio, delle banche edanche di semplici privati cittadini, secondo un modello or-ganizzativo a metà strada tra libera iniziativa privata emunicipalizzazione. È curioso rilevare come, a distanza di

circa un secolo, questo modello organizzativo sia stato ri-proposto, attraverso la trasformazione degli I.A.C.P. in entipubblici economici che in alcune regioni hanno generatodelle S.p.A. I primi Istituti Autonomi per le Case Popolariad essere fondati furono quindi quelli delle grandi città, apartire da Trieste, Torino, Milano e Roma; a Latina la fon-dazione risale al 1939 allorché si sostituì all’Istituto Auto-nomo per le Case Popolari di Roma che sino al 1938 erail soggetto pubblico competente per territorio nel settoredell’edilizia abitativa.

I Primi PassiL’immagine più significativa del vecchio ICP è rappresen-tata dal quartiere realizzato a Latina dall’Ing. Giuseppe Ni-colosi, oggetto tra l’altro in questi anni di un rinnovato in-teresse, tanto che è stato inserito nel progetto di riquali-ficazione denominato “Contratto di quartiere II - Nicolosi- Villaggio Trieste” che ha come obiettivo una riqualifica-zione globale urbanistico-sociale. L’Istituto Case Popolaridi Latina (allora Littoria), fu riconosciuto Ente Morale conRegio Decreto 28 settembre 1939. Il patrimonio dell’Entefu composto dalle quote versate dall’Opera NazionaleCombattenti e dai Comuni di Cisterna, Fondi, Pontinia, Sa-baudia, Terracina e dalle aree cedute dal Comune di La-tina. In considerazione del particolare momento storico -a ridosso della seconda guerra mondiale - l’attività del-l’Ente all’inizio ebbe tra gli obiettivi principali la realizza-zione di alloggi per le categorie meno abbienti sopratuttonel quadro della ricostruzione post-bellica. Conseguente-mente vi fu una consistente produzione edilizia econo-mica e popolare per soddisfare le gravi esigenze abita-tive nella Provincia e, a seguire, nel decennio 1960/70furono introdotte tecniche costruttive più funzionali, uti-lizzando appositi finanziamenti disposti dalla ex Gescaldelle quali una delle testimonianze più significative è ilcomplesso edilizio costruito a Latina, via del Lido, ove

Salvatore IovineResponsabile

serviziomanutenzionezona “B” Ater

Latina

Un’esperienza di EdiliziaResidenziale Pubblica

L’Ater della Provincia di Latina

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sono stati realizzati ben 318 alloggi, che tuttora riscuote,per la qualità costruttiva e per la organica sistemazione,unanimi consensi.

I Piani per la Casa A partire dagli anni ‘70 la realizzazione di alloggi di edili-zia residenziale pubblica assume il carattere di attivitàpianificata e non più sporadica e parcellizzata; il varo dileggi fondamentali destinate a disciplinare le complesseproblematiche della casa e dei suoli, quali la legge

865/71 di “riforma della casa”, la legge 513/77 e all’an-cor più organica normativa di cui alla legge 457/78,hanno segnato il passaggio da una politica prevalente-mente congiunturale ad una politica edilizia organica, conobiettivi di ampia portata supportati dall’utilizzo di consi-stenti risorse pubbliche. Diventa importante conseguen-temente il reperimento di aree a basso costo per con-sentire la realizzazione non più di interventi puntuali, madi interi nuovi quartieri, cosa resa possibile attraverso lalegge 167 che ne ha consentito la realizzazione, seppure

Figure 1-2. Quartiere Nicolosi - foto d’epoca

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causando altri problemi di ordine prevalentemente so-ciale. La realizzazione di nuovi interventi costruttivi non èl’unico obbiettivo della normativa; sono disponibili, infatti,finanziamenti per il recupero edilizio di aree ed edifici de-gradati. Si ricordano, per la loro significatività urbanisticae sociale, le ristrutturazioni effettuate nei Comuni di La-tina, per il quartiere Villaggio Trieste, e di Terracina perl’area portuale. È da rilevare che in questi anni si realizzaquello che, ancora oggi, è il maggior numero di interventiedilizi. Su un totale di circa 7.700 alloggi che costitui-scono il patrimonio complessivo della provincia di Latina,infatti, quasi 5.000 sono stai realizzati con le tre citateprincipali leggi di finanziamento, il che sta a significareche circa i 2/3 dell’attuale intero patrimonio sono statirealizzati in poco più di 15 anni, a cavallo tra il 1975 e il1990.

Caratteristiche del PatrimonioIl sensibile incremento e la varietà del patrimonio edilizio,hanno determinato il conseguente adeguamento delle so-luzioni poste in essere per mantenere integra l’efficienzadegli edifici. Occorre preliminarmente rilevare che, nelcorso degli anni, le realizzazioni edilizie hanno mutato ra-dicalmente le proprie caratteristiche. Se infatti i primi in-terventi costruttivi erano improntati a carattere di grandesemplicità, il cui scopo era quello di accogliere rapida-mente nuclei familiari che avevano visto il proprio allog-gio distrutto dagli eventi bellici, già con la doppia edizionedel piano Fanfani per la casa, gestito dall’INA Casa, èstata espressa una maggiore attenzione alla qualità ar-chitettonica. Furono definiti i requisiti minimi che dove-vano possedere gli alloggi, fu interessata una fetta con-sistente, circa un terzo, dei liberi professionisti allora ope-

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ranti in Italia, attraverso l’indizione di concorsi, atti allaformazione di uno specifico albo di professionisti. Gli in-terventi fino ad allora realizzati erano comunque general-mente caratterizzati da una grande semplicità costruttiva,il tipo edilizio era quello della piccola palazzina, al mas-simo di tre o quattro piani; lo schema strutturale comu-nemente utilizzato era quello della muratura portante otelaio in cemento armato con solai latero cementizi get-tati in opera, con assenza di balconi o di limitata entità; glialloggi generalmente non erano dotati di riscaldamento,non vi era l’impianto ascensore, non era necessario l’au-toclave e, a volte, mancava persino il portone principale diaccesso alla palazzina. Le differenze rispetto alle succes-sive realizzazioni pianificate a partire dagli anni ’70 sonoconsiderevoli;a partire dalla legge 513/77, infatti, le ca-ratteristiche costruttive degli alloggi popolari sono nor-mate nei minimi dettagli. Sono individuate le superfici mi-nime e massime degli ambienti interni, in relazione al nu-mero di abitanti da insediare; i locali di servizio sono sta-

biliti per numero e superficie.Tali prescrizioni, unite alle piùstringenti norme generali cherichiedono precisi standards inrelazione al contenimento deiconsumi energetici, all’illumi-nazione, alla visitabilità e utiliz-zabilità da parte delle personediversamente abili, hanno fattoin modo che le differenze tra glialloggi “popolari” e quelli diedilizia corrente abbiano vistosempre più limitate le diffe-renze di dotazione. Gli edifici diedilizia residenziale pubblicasono dotati di impianto ascen-sore, autoclave, riscaldamento- inizialmente centralizzato, masempre più spesso con caldaiaautonoma - e, quando previstoe necessario, di impianti antin-cendio e per la ventilazione for-zata degli ambienti. Questatecnologia impiantistica, sco-nosciuta nei tempi pionieristici

dei vecchi IACP, se da un lato ha notevolmente miglioratoil comfort abitativo degli assegnatari, rendendolo simile, ea volte superiore a quello delle residenze similari del mer-cato libero, dall’altro ha causato nuovi e più complessiproblemi per quello che concerne il mantenimento in uso.

Mantenimento in uso del PatrimonioTutti questi fattori hanno determinato profonde modifichenella gestione manutentiva degli immobili di proprietà del-l’Istituto che si è dovuto costantemente adeguare alle mu-tate richieste sia in termini quantitativi che di caratteristi-che di intervento. Inizialmente, per gli immobili realizzati apartire dal primo dopoguerra, i lavori di manutenzione si li-mitavano a sporadici interventi richiesti in massima parteper ovviare a rotture delle tubazioni idriche, risolte attra-verso riparazioni di artigiani che provvedevano alla solu-zione dei problemi prospettati. Non esisteva un appositoufficio per la manutenzione edilizia e non erano state indi-viduate ditte di fiducia atte ad eseguire gli interventi. Con

Figure 3-4. Modalità costruttive derivanti dalle leggi di pianificazione edilizia degli anni ’70 nei piani di zona “167”

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il progressivo aumento delle nuove costruzioni e con il con-temporaneo invecchiamento del patrimonio edilizio esi-stente, sempre maggiori erano le necessità manutentive e,all’inizio degli anni ‘60, venne organizzato un apposito uf-ficio, con un unico addetto, che provvedeva a rilevare lenecessità di intervento, generalmente prospettate dai me-desimi assegnatari al momento del verificarsi del pro-blema, ed organizzare l’intervento risolutivo con l’ausiliodi piccole imprese locali ed artigiani. Addirittura, per uncerto periodo, venne costituito all’interno dell’Ente un re-parto di esecuzione dei lavori, composto da tre operai, lacui attività era principalmente dedicata a riparazioni idrau-liche, spurghi fognari e riparazioni di impermeabilizzazione.Entrando nello specifico, si trattava di interventi manuten-tivi di “pronto intervento”, infatti, a causa delle limitate ri-sorse disponibili non si poteva realizzare la programma-zione degli interventi, e ci si limitava a risolvere il “guasto”al suo verificarsi. C’è da dire, comunque, che questi inter-venti, date le caratteristiche di semplicità degli alloggi, ri-sultavano essere più che adeguati per garantire il miglioreutilizzo da parte dei residenti. Ma è alle porte il periodo,iniziato a metà degli anni settanta, in cui il peso della ma-nutenzione diventa molto più considerevole. Sempre mag-

giori richieste vengono formulate all’Istituto: gli interventinon riguardano più unicamente spurghi e rottura di tuba-zione, ma interessano ascensori, intonaci, impianti di ri-scaldamento, pavimentazioni, manutenzione di spazi averde e condominiali, un tempo inesistenti, ma ora parteintegrante dei nuovi edifici. L’adeguamento normativo, inol-tre, - ad esempio la ex legge 46/90 - impone massicci in-terventi indispensabili a migliorare la sicurezza delle abi-tazioni. Diventa importante rivolgersi ad una platea di ope-ratori variegata e specializzata nella manutenzione. L’uffi-cio manutenzione viene potenziato e conta su una mezzadozzina di unità che mantiene il ruolo di verifica delle ri-chieste di intervento e provvede a ordinare e controllare ilavori a ditte di fiducia che gradualmente sono cresciute in-sieme all’Istituto. Per quello che concerne gli impianti ter-mico centralizzato, ascensore ed autoclave, si sperimentala possibilità di appaltare i servizi manutentivi per zona ter-ritoriale, in modo da omogeneizzare gli interventi e ren-derli più economici attraverso un unico interlocutore perogni zona. Anche la manutenzione edilizia a partire dallafine degli anni ‘80 è strutturata attraverso lo scorpora-mento in appalti territoriali con la suddivisione del patri-monio edilizio provinciale in cinque aree ciascuna facente

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Figura 5. Comune di Latina: intervento di imminente inizio a beneficio di particolari categorie sociali

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riferimento ad un unico assuntore dei lavori esterno e adun team di direzione lavori interno. In questo periodo il veronodo del problema è rappresentato dalla necessità sem-pre più sentita di effettuare lavori manutentivi che travali-cano i minuti interventi e che riguardano la rimessa in ef-ficienza globale dell’edificio; la manutenzione straordina-ria diventa un’esigenza inderogabile e la sua assenza de-termina un maggior peso per la manutenzione di pronto in-tervento che non può comunque sopperirvi, perché l’Isti-tuto, che deve fare i conti per il suo sostentamento con imodesti canoni di affitto stabiliti per legge, non può af-frontare unicamente con le sue risorse i pesanti oneri de-rivanti da estesi lavori di rimessa a nuovo. D’altro canto, lamole degli interventi quotidianamente necessari inizia adiventare considerevole con un impegno finanziario sem-pre più elevato è indispensabile individuare nuove solu-zioni per ridurre il peso della manutenzione di pronto in-tervento in luogo di forme di manutenzione di più ampievedute, che garantiscano un “investimento” nel tempodegli interventi effettuati, e non già una soluzione gio-coforza temporanea. Altro problema è quello relativo allagestione tecnica della manutenzione; in questa fase, lamaggior parte del tempo dell’attività lavorativa degli ope-ratori viene destinata alla verifica preliminare delle istanzeprodotte, al conseguente ordine e contabilizzazione “a mi-sura”dei lavori con un eccessivo dispendio di energie siafinanziarie che organizzative, con il risultato che il costodegli addetti finisce per essere rilevante rispetto al “valore”prodotto dai lavori di manutenzione. Sono però alle porte,fortunatamente, anche soluzioni adeguate. Già la legge457/78 e, più specificamente la n. 179/92 hanno indivi-duato, tra gli interventi pubblici da eseguire, non solo larealizzazione di nuovi interventi, ma hanno dato finalmentespazio - e risorse - per la manutenzione straordinaria degliedifici. A partire dagli anni anni ‘90, pertanto, la manuten-zione straordinaria è diventata un’attività non più spora-dica, ma inserita nei programmi biennali di intervento fi-nanziati a seguito della già citata legge n. 457/78, e haconsentito l’apertura di un apposito ufficio, con il compitodi trasformare in progetti di recupero i finanziamenti pub-blici destinati allo scopo. Per quello che concerne l’otti-mizzazione delle attività di manutenzione di pronto inter-vento, si affacciava alla ribalta la possibilità di affidare adun unico gestore esterno tutta la manutenzione di una

vasta area. Il concetto di “global service” diventava realtàattraverso l’affidamento, a seguito di specifica gara d’ap-palto, della manutenzione ordinaria di tutto il patrimonioimmobiliare situato a sud del comune di Terracina, per unaconsistenza di circa un terzo dell’intero patrimonio provin-ciale. Le mutate scelte politiche nazionali del periodo, in-sieme alla generale scarsità di risorse pubbliche disponi-bili, (ricordate la svalutazione galoppante della lira e la fi-naziaria “lacrime e sangue” del ‘92?) producono con lalegge finanziaria n. 560/93 l’effetto per gli I.A.C.P. di re-perire nuovi canali di finanziamento, sia per la realizza-zione di interventi costruttivi, che per la realizzazione diprogrammi di recupero e manutenzione, attraverso la ven-dita di parte del patrimonio immobiliare. Tali cambiamentinon modificano le politiche di manutenzione dell’Istituto,che continua ad “investire” nella manutenzione straordi-naria, attraverso i richiamati proventi derivanti dalla venditadegli alloggi, oltre che da specifici finanziamenti regionali,sebbene non più inseriti in una programmazione organicaquale era quella disciplinata con la precedente normativa.Tuttavia si sente l’esigenza di un ulteriore passo in avanti;se da un lato gli interventi di manutenzione straordinariarinnovano in modo profondo gli edifici e dall’altro la ma-nutenzione di pronto intervento garantisce la soluzione dei“guasti” improvvisi, si avverte la necessità di effettuare unanuova forma di manutenzione; programmare con regola-rità cioè alcuni interventi manutentivi di media entità, conil duplice effetto di “prevenire” per quanto possibile i gua-sti improvvisi e intervenire in modo più esteso nel frat-tempo che venga completato l’iter tecnico-burocratico perl’ottenimento del finanziamento per la manutenzionestraordinaria; interventi di questo genere hanno inoltre l’ul-teriore vantaggio di diminuire il costo complessivo degliinterventi straordinari, in quanto “prevengono” la deca-denza e l’ammaloramento delle parti soggette ad usura. Sitratta della manutenzione “programmata” che per poteressere validamente realizzata ha bisogno, però, della mi-nuziosa conoscenza dello stato d’uso del patrimonio im-mobiliare. Questa è storia degli ultimi mesi;un modo peraccertare compiutamente lo stato d’uso del patrimonio im-mobiliare può essere quello di realizzare il “fascicolo delfabbricato” che, sebbene non richiesto dalla normativa vi-gente, è di valido aiuto alla programmazione degli inter-venti. I risultati della sua esecuzione, effettuata sperimen-

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talmente su un limitato campione di immobili, ha dato esitopositivo, seppure con sovrabbondanza di notizie. Alla ri-cerca di ulteriori sistemi per la programmazione organicadi interventi di manutenzione programmata, l’Azienda hainoltre aderito al progetto, per la redazione di “Linee guidaper la gestione sistematica della manutenzione degli edi-fici”, che già sta destando interesse in ambienti ancheesterni all’Ater. Nel frattempo, la gestione ordinaria dellamanutenzione, in regime di global service è stata estesaall’intero patrimonio edilizio ed a seguito di un completomonitoraggio del patrimonio, è stato lanciato un consi-stente piano - il primo nella storia dell’Ente - di manuten-zione programmata, che andrà ad interessare più di ventiinterventi per un impegno economico di circa tre milioni dieuro, e che riguarderà essenzialmente, il rifacimento di im-permeabilizzazioni, il ripristino di prospetti esterni, il rifaci-mento di reti di smaltimento delle acque reflue e il risana-mento di elementi strutturali degradati, oltre ad interveniredove siano stati individuati potenziali pericoli per gli utenti.

Le Nuove Funzioni Con la legge regionale n.30/2002 il legislatore ha prov-veduto a disciplinare il nuovo ordinamento degli enti re-gionali operanti in materia di edilizia residenziale pubblica;la riforma degli IACP che divengono, o per meglio dire ri-tornano ad essere Enti pubblici economici, strumentalidella Regione dotati di personalità giuridica, di autonomiaimprenditoriale, finanziaria e contabile. Il nuovo soggettoè denominato Azienda territoriale per l’edilizia residen-ziale pubblica (Ater) ed ha la competenza su tutto l’ambitoterritoriale provinciale che comprende 33 Comuni. L’in-tento di fondo dell’Ater è quello di promuovere un tipo diorganizzazione e di funzionalità che assicurino prestazioniadeguate agli standard di una moderna impresa di servizi.Il fine è quello di un sempre più marcato rigore gestio-nale ed una sempre più efficiente organizzazione produt-tiva garantendo la migliore qualità dei complessi abitativi.L’Azienda, fin dall’inizio, ha inteso svolgere completa-mente i nuovi compiti assegnati, che affiancano alla co-struzione e gestione degli alloggi di edilizia residenzialepubblica sovvenzionata, l’acquisto di immobili, progetta-zione di programmi integrati e di recupero urbano, realiz-zazione di interventi di social housing, e attività di pro-mozione e consulenza.

In questa ottica, la partecipazione al gruppo di studio pro-mosso dal CNIM per la redazione di un documento utilealla gestione sistematica della manutenzione degli edifici,riveste una notevole importanza per il raggiungimento disempre più alti livelli di qualità di servizio offerti all’u-tenza. Il mantenimento di un patrimonio immobiliare dicirca 8.000 alloggi, diversi per tipologia, legge e anno dicostruzione, dotazione, morfologia e ubicazione, richiedeun quotidiano sforzo e una organizzazione attenta e pre-parata ad affrontare, spesso in tempi strettissimi, le pro-blematiche manutentive. Per migliore l’efficacia dellapropria azione, l’Azienda, ormai da tempo, ha deciso diaffidare il servizio di manutenzione di pronto intervento inregime di global service, ad un soggetto esterno che ga-rantisce 24 ore al giorno e 365 giorni all’anno la solu-zione ai problemi manutentivi improvvisi, mediante unasemplice chiamata telefonica su numero verde. Paralle-lamente, una corretta gestione tecnica complessiva delpatrimonio immobiliare esistente, non può esulare da unaprogrammazione della manutenzione capace di garan-tire costantemente la piena efficienza degli edifici, af-fiancandosi ai saltuari e ormai sempre più scarsi finan-ziamenti pubblici per interventi di manutenzione straor-dinaria. La pianificazione degli interventi di manuten-zione, atta a garantire l’ottimizzazione del ciclo di vitautile di un edificio e delle sue parti, la riduzione dell’im-patto sull’ambiente, e la necessità di evitare i rischi delloro degrado anticipato e non previsto, costituiscono uninsieme di obiettivi irrinunciabili per raggiungere concre-tamente la sostenibilità nel processo edilizio e ottenere laconservazione delle risorse. Le azioni già poste in essere dall’Azienda allo scopo si sonoconcretizzate nella suddivisione del territorio provinciale intre zone con tre gruppi di lavoro che monitorano costante-mente lo stato dei fabbricati e elaborano proposte di inter-vento preventive graduando le necessità di intervento. Lapiù alta attenzione viene riposta - infine - alla costante for-mazione del personale, la risorsa principale e più preziosaper il raggiungimento degli obiettivi prefissi. ��

Bibliografia

- Iovine S., “L’evoluzione del progetto nell’edilizia residenziale pubblica in Ita-lia”, Sapienza Università di Roma, tesi di laurea, 1990

- Siti Internet: ALER Milano, ATER Latina, casadellarchitettura.eu, Federcasa

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La Manutenzione in Azienda:una Grande Occasione

Il 28 Settembre 2009 queste ed altre domande sono stateoggetto di confronto a Cesena presso il Centro Servizi Pic-cole e Medie Industrie in cui responsabili tecnici del CNIMhanno messo a disposizione esperienze e casi di studio ehanno avuto il piacere di incontrare responsabili manu-tenzione, responsabili produzione, capi reparto, titolari,responsabili sicurezza e responsabili qualità.Nessuno ha la presunzione di fornire ricette o stabiliredelle linee guida o delle direttive anti-crisi. Tuttavia, è certo - e lo si rileva quotidianamente in attivitàdi studio, ricerca e confronto con il mondo industriale -che la scelta più opportuna è sempre quella di impegnarsiper migliorare l’efficienza e la produttività della propriaazienda.Troppo spesso le piccole e medie industrie si limitano adattuare interventi di manutenzione di pronto interventovolti esclusivamente al recupero di funzionalità dei benistrumentali. Fare manutenzione permette di conservare a lungo il va-lore e le prestazioni dell’impresa, dilatare i tempi produt-tivi e abbattere i costi del singolo prodotto. Programmare e schedulare la manutenzione significaporre in essere attività che abbiano come fine: la sicu-rezza, la qualità di vita, l’utilizzo razionale delle risorse. Tutto ciò in un’ottica di piena responsabilità nei confronti

dell’ambiente e dei luoghi di lavoro, senza dimenticareche la manutenzione è anche un’attività strategica perperseguire obiettivi di budget.La manutenzione non è da intendersi solo come attività didifesa del valore dei beni immobili e impiantistici, maanche di miglioramento e opportunità per ottenere, senzaingenti investimenti, una maggiore economicità di ge-stione. ��

Come si trasforma la crisi economica in un’opportunità di cambiamento?

Si può fare affidamento sulle altalenanti notizie che giungono dai mass-media?

Cosa ci attende nel prossimo triennio?

Un convegno organizzato da CNIM e CSPMI Emilia Romagna

La presentazione CNIM al Convegno di Cesena

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lInquadramento della Problematica GeneraleAttualmente, si riscontra una forte attenzione della lette-ratura scientifica sulle problematiche inerenti la messa apunto di strumenti di supporto allo sviluppo della fase dia-gnostica, individuando alcuni punti critici. Per esempio, nelcampo della conoscenza preliminare dell’oggetto edilizio edella formalizzazione della diagnosi, lo sviluppo di proce-dure di input e di output è fondamentale per razionalizzaree guidare la fase del rilievo preliminare e per rendere cor-retta ed esaustiva la formalizzazione della diagnosi stessa.La strutturazione delle conoscenze disciplinari, con il con-tributo di una diffusione organizzata delle esperienze, per-mette di rendere oggettive le basi di giudizio. L’introdu-zione di mezzi di supporto, per l’interpretazione diagno-stica, la strutturazione delle conoscenze e delle esperienzematurate nel settore della patologia edilizia, consente direndere maggiormente comprensibili e accessibili i risul-tati agli operatori.Inoltre, con l’emanazione dei Decreti Legislativi 192/2005e 311/2006 e la recente divulgazione delle Linee guidanazionali per la certificazione energetica degli edifici (De-creto Ministeriale del 26 Giugno 2009), il processo dia-gnostico, inserito nel contesto stesso di applicazione dello

strumento della certificazione energetica per gli edifici esi-stenti, consente l’acquisizione, mediante rilievi diretti, didati specifici sulle prestazioni energetiche dell’involucroedilizio. L’elaborazione della diagnosi può fornire indica-zioni preliminari per la riqualificazione energetica dell’e-dificio esaminato, da integrare alle opere di manutenzionestraordinaria o di ristrutturazione edilizia, in modo da ot-tenere il maggior risparmio energetico nella maniera piùeconomica possibile.Pertanto, l’obiettivo generale della presente ricerca è statoquello di organizzare un laboratorio, accreditato a svol-gere attività di supporto per la riqualificazione tecnologicae ambientale dell’esistente (Figura 1), rivolto a soggettipubblici e privati, a fronte di una carenza di strutture di ap-poggio, nel contesto territoriale di riferimento, per figureprofessionali ed enti che intendono gestire in qualità lapropria attività lavorativa e il proprio patrimonio edilizio. L’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria,la Facoltà di Architettura e il Dipartimento DASTEC sonostati individuati come i principali referenti delle attività dellaboratorio, classificabili secondo tre aree di lavoro prio-ritarie: Ricerca e Innovazione, Servizi alle Imprese, For-mazione (Figura 2).

La necessità di un miglioramento della qualità edilizia esistente richiede interventi caratterizzati da attività,apparentemente, diverse tra loro, quali: il monitoraggio, la diagnostica, la manutenzione, la riqualificazione, il retrofitenergetico. La programmazione e il controllo delle funzioni tecnologiche ed energetico - ambientali, nelle diverse tipologiedi recupero del costruito, richiedono rapporti tecnici dettagliati sulla consistenza quantitativa e qualitativa dell’edificio(prestazioni residue, degradi e dissesti) che permettano di definire azioni correttive opportune. In risposta a tali esigenze, metodologie di supporto per il controllo in progress dell’intervento di riqualificazionedell’esistente potrebbero essere elaborate all’interno di strutture “laboratoriali” dedicate, come quelle oggetto dellaricerca PRIT dal titolo “Sistemi e metodologie per il monitoraggio ambientale e tecnologico negli interventi diriqualificazione” (Fondi ricerche d’ateneo 2004, Programmi di ricerca scientifica di rilevante interesse territoriale,responsabile scientifico Prof. Arch. Attilio Nesi, coordinatore operativo Prof. Arch. Francesco Bagnato), di cui si proponeuna sintesi.

LucianaMilazzo

Cherubina Modaffari

Università Mediterranea diReggio Calabria

Facoltà diArchitettura,Dipartimento

D’ASTEC (ArteScienza e Tecnica

del Costruire

Strutture Laboratorialie Strumenti Metodologici per la

Riqualificazione del Costruito

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Nello specifico, tra i Servizi alle imprese, sotto forma diconsulenza, sono state messe a punto delle metodologie(protocolli, obiettivo specifico della ricerca) per il controllodella diagnosi, del progetto di riqualificazione e dell’effi-cacia dell’intervento sul patrimonio edilizio esistente,anche in chiave energetico - ambientale.

Gli Strumenti Metodologici del LaboratorioI protocolli per lo sviluppo del progetto di diagnosi e perla progettazione e il controllo dell’intervento di riqualifi-cazione edilizia si riferiscono all’esperienza di ricerca con-dotta, nell’ambito del monitoraggio del costruito, dall’unitàoperativa STOA (Dip. DASTEC, Università Mediterranea diReggio Calabria, coordinata dal Prof. A. Nesi), che ha pro-dotto il Manuale del recupero (Nesi A., a cura di, NTL Nor-mativa tecnica locale per il progetto dell’esistente pre-moderno. Guida e controllo tecnico delle azioni di recu-pero nei centri storici minori della Calabria, Gangemi,Roma, 2002), uno strumento articolato in tre sezioni (“Co-dici di pratica”, contenenti un “Piano programma di co-noscenza” regionale dei centri rilevati, un sistema di “Pro-tocolli” diagnostici e valutativi e una “Normativa tecnicalocale”) in grado di guidare e controllare il comportamentodi progettisti, esecutori e amministratori.Gli strumenti, inoltre, prendono come riferimento norma-tivo le UNI 11151/2005, Processo edilizio - Definizionedelle fasi processuali per gli interventi sul costruito(norma quadro che definisce le fasi processuali degli in-terventi sull’esistente), UNI 11150/2005, Edilizia, Qualifi-cazione e controllo del progetto edilizio per gli interventisul costruito (tratta i criteri generali, la terminologia, la de-finizione del documento preliminare alla progettazione, lapianificazione della progettazione, le attività analitiche e lo

Figura 1. Articolazione metodologica della ricerca

Figura 2. “Laboratorio per il monitoraggio ambientale e tecnolgicoper gli interventi di riqualificazione del patrimonio edilizio esistente”,schema generale

Figura 3. Schema generale “Protocollo per lo sviluppo del progettodi diagnosi”

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sviluppo e il controllo della progettazione degli interventidi riqualificazione), UNI 11150-4/2005, Sviluppo e con-trollo della progettazione degli interventi di riqualificazione(fornisce indicazioni per lo sviluppo e il controllo del pro-getto di riqualificazione del costruito al committente, alprogettista e ad altri eventuali organismi).Il protocollo per lo sviluppo del progetto di diagnosisi configura come strumento di supporto per la forma-zione della domanda di riqualificazione (individuazionedella categoria di intervento più opportuna), rispetto allalegislazione e alle normative tecniche nazionali e locali vi-genti, ed è articolato in due step procedurali (Figura 3). Il primo step contiene la Procedura di rilievo preliminaredella preesistenza, caratterizzata da tre livelli di analisi,attraverso i quali è possibile costruire il Report di I livello,che raccoglie dati caratterizzanti l’Anagrafe identificativae funzionale (schede informative riguardanti l’identifica-zione, la localizzazione, le caratteristiche dimensionali; ladestinazione d’uso, le unità ambientali, la tipologia diutenza) e l’Anagrafe tecnica (schede informative riguar-danti l’identificazione delle unità tecnologiche e degli ele-menti tecnici, la composizione materiale, le caratteristi-che fisiche e meccaniche, l’efficienza energetica) dell’e-dificio esaminato. Il secondo step comprende la Procedura di definizionedello stato di conservazione della preesistenza e dellecause di degrado, caratterizzata da un quarto livello dianalisi, (prediagnosi e formulazione della diagnosi), me-diante il quale strutturare il report di II livello, che riuniscedati utili per implementare l’Anagrafe tecnica dell’edifi-cio esaminato, tramite schede informative di diagnosi (pa-tologie riscontrate, cause ed eventuali correttivi).Per ogni step procedurale e per ogni livello di analisi sonostate proposte guide di supporto (allegati operativi di indi-rizzo per l’indagine), metodologie di rilievo (procedure di ri-ferimento per il rilievo preliminare), tipi di valutazione (cri-teri e strumenti per operare verifiche parziali durante l’ac-quisizione dei dati), indicatori (dati generali e locali relativial contesto d’indagine) e fonti (riferimenti disponibili, comemanualistica e letteratura tecnica), ai quali attingere per larestituzione dei report di primo e secondo livello.Il protocollo per lo sviluppo e il controllo del progettodi riqualificazione del costruito serve a guidare e con-trollare le azioni di progettazione e le fasi di esecuzione e

gestione dell’opera, in merito alla valutazione della fatti-bilità esecutiva e dell’affidabilità dei prodotti finali.La base di partenza è rappresentata dal contenuto delleschede dell’anagrafe tecnica, che permettono di indivi-duare la categoria d’intervento più opportuna (Figura 4),sulla base degli elementi coinvolti e degli interventi am-messi, con riferimento alla classificazione fornita dallaLegge 5 agosto 1978, n. 457, Norme per l’edilizia resi-denziale, Art. 31 Definizione degli interventi.

Con riferimento agli aspetti caratterizzanti l’intervento diriqualificazione edilizia, relativamente alle fasi di meta-progettazione, di progettazione, di realizzazione e di ge-stione dell’opera, sono stati definiti tre step procedurali

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Figura 5. Schema generale “Protocollo per lo sviluppo del progettodi riqualificazione edilizia” - step procedurali

Figura 4. Schema generale “Protocollo per lo sviluppo del progettodi riqualificazione edilizia” - individuazione categoria d’intervento

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(Figura 5), ognuno dei quali è stato strutturato con riferi-mento alle categorie d’intervento manutenzione ordina-ria, manutenzione straordinaria e ristrutturazione edilizia.Lo step 1 sulla valutazione della compatibilità tra solu-zioni costruttive e dati del contesto, consente, ai fini dellarisoluzione di problematiche specifiche emergenti dalladiagnosi, l’individuazione degli obiettivi e la definizionemetaprogettuale delle soluzioni costruttive compatibili,sulla base di una valutazione prestazionale (con il sup-porto scientifico/informatico fornito dal Laboratorio Ma-teriali per l’Architettura, LaMA - DASTEC), che comprendeanche la stima dell’efficienza energetica. Lo step 2 sulla valutazione degli aspetti progettuali e ge-stionali dell’opera consiste nell’organizzazione delle fasiprogettuali (preliminare, definitivo, esecutivo), con predi-sposizione dei relativi elaborati tecnici (elaborati grafici ecapitolati, riferiti ai requisiti di integrabilità, fruibilità, be-nessere, risparmio energetico) e nell’acquisizione di infor-mazioni utili (riferite ai requisiti di affidabilità, manuteni-bilità e durabilità) per la programmazione della manuten-zione dell’opera recuperata (piani di manutenzione,). Lo step 3 relativo alla validazione del progetto esecutivoe valutazione degli aspetti realizzativi dell’opera, con-sente, sulla base del contenuto del progetto esecutivo, diindividuare eventuali approfondimenti d’indagine, conte-stuali all’apertura del cantiere, di procedere con la vali-dazione del progetto esecutivo stesso, ai sensi dell’art. 46e 47 del DPR 554/99, e di verificare la cantierabilità delprogetto di riqualificazione, per la definizione del piano disicurezza e di coordinamento e dei documenti ed elabo-rati tecnici, che definiscono il cronoprogramma dei lavori.Analogamente al protocollo di diagnosi, per ogni step pro-cedurale, relativamente alla categoria d’intervento esa-minata, sono state proposte guide di supporto (allegatioperativi e di indirizzo per il progetto), metodologie di va-lutazione (procedure di riferimento per la definizione pre-liminare della soluzione progettuale), tipi di valutazione(criteri e strumenti per operare verifiche parziali durantel’elaborazione dei dati), indicatori (dati generali e locali re-lativi alla categoria d’intervento e all’oggetto della valuta-zione) e fonti (riferimenti disponibili, come manualistica eletteratura tecnica, arricchiti dai risultati dell’applicazionedel protocollo di diagnosi), utili per l’elaborazione del pro-getto di manutenzione/riqualificazione.

I Risultati ottenuti dalla SperimentazioneLa verifica sperimentale dei protocolli si è concretizzatamediante l’applicazione a un caso studio reale, la scuolaelementare Giosuè Carducci (Figura 6) gestita dall’ammi-nistrazione comunale di Reggio Calabria, sita nella zonanord del centro storico della città di Reggio Calabria. La costruzione dell’edificio, su progetto dell’architetto Ca-millo Autore, risale agli anni 20 (epoca della ricostruzioneseguita al terremoto del 1908). L’edificio, caratterizzatoda una tipologia architettonica “a corte”, si sviluppa in al-tezza su tre livelli, di cui uno parzialmente interrato; lastruttura portante è in calcestruzzo armato, con tampo-nature collaboranti in mattoni pieni e forati. Nel 2004, èstato sottoposto ad un complesso intervento di adegua-mento e riqualificazione funzionale e tecnologico.

La verifica sperimentale del protocollo per lo sviluppo delprogetto di diagnosi, ha prodotto la classificazione dei datispecifici, ottenuti, per ogni livello di analisi, che si con-cretizzano in un insieme di schede riepilogative di ac-compagnamento ai risultati ottenuti durante l’indagineprecedente (Figura 7), utili per rendicontare la situazioneesistente.Dalla valutazione dei dati ottenuti, sono emerse delle con-siderazioni utili per l’adeguamento delle prestazioni in es-sere dell’involucro edilizio esistente, con una particolareattenzione alla redistribuzione degli spazi interni e alle do-tazioni impiantistiche, rispetto agli obiettivi generali defi-niti dall’introduzione dei nuovi standard normativi, in ma-teria di sicurezza e risparmio energetico, senza, tuttavia,modificare i caratteri morfologici dell’edificio esaminato.

Figura 6. Scheda grafico - descrittiva caso studio esaminato, scuolaelementare Giosuè Carducci, Reggio Calabria

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La verifica sperimentale del protocollo per lo sviluppo e ilcontrollo del progetto di riqualificazione del costruito haconsentito l’individuazione della categoria d’intervento (ri-strutturazione edilizia), attraverso la definizione del livelloprestazionale residuo dell’edificio esaminato, illustrato conil report di II livello, derivante dall’applicazione del proto-collo di diagnosi.La verifica sperimentale è consistita nella simulazione delconfronto tra gli interventi ammessi dalla categoria d’in-tervento individuata e gli obiettivi definiti all’interno delDocumento preliminare alla progettazione, che ha per-messo la pianificazione della progettazione, sviluppata at-traverso l’applicazione degli step procedurali (Figure 8, 9e 10) interni al protocollo (step 1 valutazione della com-patibilità, step 2 gestione dell’opera, step 3 valutazionedella cantierabilità,).

Dalla sperimentazione sono emersi i seguenti risultati: conriferimento al protocollo di diagnosi, è stato osservato chei dati ottenuti sono utilizzabili per la costruzione di sistemiinformativi per la manutenzione e procedure di certifica-zione e diagnosi energetico - ambientale dell’esistente,secondo i contenuti applicativi delle Linee guida nazionaliper la certificazione energetica degli edifici.

Per quel che riguarda il progetto di riqualificazione, si è ri-scontrato che i dati ottenuti dall’applicazione del proto-collo sono utilizzabili all’interno di strumenti di supportodecisionale per la redazione di documenti preliminari allaprogettazione e di pianificazione delle fasi progettuali (pre-liminare, definitivo, esecutivo), come supporto alle suc-cessive fasi di gestione (piani di manutenzione: Figura 11)e di monitoraggio dell’edificio riqualificato. Con riferimento alla procedura di diagnosi e certificazioneenergetica, utilizzata all’interno dei protocolli, bisogna sot-

Qualità dell’Abitare - Strutture

Figura 7. Scheda grafico - descrittiva di riepilogo dei risultatiottenuti dall’applicazione del Protocollo di diagnosi

Figura 10. Progetto esecutivo - Protocollo di riqualificazione edilizia,Step 2 Gestione dell’opera

Figura 8. Progetto preliminare - Protocollo di riqualificazione edilizia,Step 2 Gestione dell’Opera

Figura 9. Progetto definitivo - Protocollo di riqualificazione edilizia,Step 2 Gestione dell’opera

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tolineare che è stata strutturata, osservando la vigentenormativa in materia di risparmio energetico, ma è stataelaborata in un contesto temporale antecedente alla pub-blicazione delle Linee guida. Anticipandone in qualche mi-sura i contenuti, richiamati nel “Metodo di calcolo da ri-lievo sull’edificio o standard”, che prevede la valutazionedella prestazione energetica a partire dai dati di ingressoricavati da indagini svolte direttamente sull’edificio esi-stente, mediante diverse modalità di approccio, tra le qualisono contemplate le “procedure di rilievo, anche stru-mentali, sull’edificio e/o sui dispositivi impiantistici effet-tuate secondo le normative tecniche di riferimento, pre-viste dagli organismi normativi nazionali, europei e inter-nazionali, o, in mancanza di tali norme dalla letteraturatecnico-scientifica”.La procedura di diagnosi e certificazione energetica èrappresentata da una guida appositamente dedicata, in-serita al terzo livello di analisi della Procedura di rilievo

preliminare del protocollo per lo sviluppo del progetto didiagnosi, precedentemente illustrato, basata sulla meto-dologia BESTCLASS (messa a punto dal SACERT in col-laborazione con il Politecnico di Milano).

I dati acquisiti dagli archivi generati dai diversi livelli dianalisi (analisi dei luoghi; anagrafe funzionale; anagrafetecnica: Figure 12 e 13) hanno consentito l’elaborazionedi una scheda grafico - descrittiva, che illustra sintetica-mente i risultati della diagnosi energetica dell’edificio esa-minato (gli indici di prestazione energetica dell’involucroe del sistema edificio/impianto, ai sensi dei D.Lgs.192/2005 e 311/2006, sono stati attribuiti, rispettiva-

Figura 13. Scheda grafico - descrittiva Analisi dei luoghi, parametriclimatici - Protocollo di diagnosi (primo livello)

Figura 11. Progetto esecutivo, documenti necessari per la reda-zione del Piano di Manutenzione dell’opera: a) Scheda diagnostica,b) archivi di supporto, c) programma di manutenzione (Dati prove-nienti dall’anagrafe tecnica del Protocollo per lo Sviluppo del Pro-getto di Diagnosi) - Protocollo di riqualificazione edilizia, Step 2 Ge-stione dell’opera

Figura 12. Schema generale Procedura di diagnosi e certificazioneenergetica - Protocollo di Diagnosi (terzo livello), Protocollo di riquali-ficazione edilizia, Step 2 Gestione dell’opera, progetto definitivo

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mente, ad una classe di efficienza energetica, corrispon-dente alla D <82 kWh/mca e alla F <140 kWh/mca - Fi-gura 14).

Lo standard di riferimento per l’indice di prestazione ener-getica per la climatizzazione invernale, per il caso inesame (edificio scolastico, zona climatica B), in relazioneal fattore di forma S/V (S superficie disperdente V volume),fissato nel valore pari a 5,54 kWh/mc anno, ha eviden-ziato insieme agli altri risultati ottenuti dall’applicazionedel protocollo per lo sviluppo del progetto di diagnosi, lanecessità di migliorare le prestazioni dell’involucro edili-zio esistente. Pertanto, dalla tipologia delle disfunzioni rilevate a caricodell’involucro edilizio, sono state identificate le soluzionitecniche compatibili più opportune per migliorare l’isola-mento termico dell’involucro, correggere i ponti termici econtenere i consumi elettrici esuberanti, con l’applica-zione di un cappotto esterno integrato con le modanaturedi facciata, con l’installazione di un impianto fotovoltaicointegrato alla copertura esistente, di cui è stata modifi-cata la stratigrafia. Inoltre è stata ipotizzata la sostituzionedell’impianto termico esistente (caldaia a GPL) con dellepompe di calore, più efficienti.I risultati della valutazione dell’efficienza energetica del-l’involucro riqualificato, eseguita con la stessa proceduradescritta precedentemente, sono stati illustrati per mezzodi una scheda grafico - descrittiva, analoga alla prece-dente, (gli indici di prestazione energetica dell’involucroe del sistema edificio/impianto, ai sensi dei D.Leg.

192/2005 e 311/2006, sono stati attribuiti, rispettiva-mente, ad una classe di efficienza energetica, corri-spondente alla B <36 kWh/mca e alla A+ <6 kWh/mca:Figura 15), dimostrando che, per mezzo dei correttivi ap-portati, è stato ottenuto un miglioramento dell’efficienzaenergetica dell’edificio esaminato, pari ad un risparmiodel 56,1%, per l’involucro, e del 95,7%, relativamenteal fabbisogno di energia primaria specifico dell’impiantotermico.

Conclusioni Gli esiti ottenuti testimoniano il carattere predominantedell’interdisciplinarietà, riferito alla ricerca, contraddistintada diverse valenze: teoriche, conoscitive, applicative. L’a-spetto teorico è emerso negli elementi dello studio cheattengono alla selezione degli ambiti problematici, dellenormative di riferimento, degli strumenti e dei metodi. L’a-spetto conoscitivo è risultato con la definizione e l’appli-cazione degli strumenti metodologici (il protocollo di ri-lievo, per lo sviluppo del progetto di diagnosi), intesi comeprodotto delle attività di innovazione, ricerca e consulenzaofferte dal laboratorio stesso, per l’individuazione del li-vello e della qualità dell’informazione tecnica implicata edelle competenze professionali specifiche impiegabili. L’a-spetto applicativo è evidente nei caratteri del prodotto fi-nale, che propone un insieme di regole tecniche e pro-cedurali per una gestione flessibile e compatibile dei pro-cessi di trasformazione dell’esistente (il protocollo per losviluppo e il controllo del progetto edilizio di intervento diriqualificazione del costruito).

Figura 14. Scheda grafico - descrittiva Diagnosi energetica stato difatto - Protocollo di diagnosi (terzo livello)

Figura 15. Scheda grafico - descrittiva Certificazione energetica diprogetto - Protocollo di riqualificazione edilizia - Step 2 Gestionedell’opera, progetto definitivo

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- Bagnato F., [Con Gerace A.], “Il recupero del «non fi-nito»: strumenti e metodi per la trasformazione e ri-qualificazione delle periferie urbane. Reggio Calabria,un caso studio”, in: Vitrano R. M. (a cura di), Scenaridell’abitare abusivo. Strategie per l’intervento di recu-pero, Atti del convegno 1° internazionale di Agrigento19-20 ottobre 2007, Luciano editore, Napoli

- Bagnato F., Milazzo L., Modaffari C., Sistemi e meto-dologie per il monitoraggio ambientale e tecnologiconegli interventi di riqualificazione del costruito. Orga-nizzazione di una struttura laboratoriale accreditata.Falzea Editore, 2008.

- Caterina G. - Fiore V., La manutenzione edilizia e ur-bana. Linee guida e prassi operativa, gruppo editorialeEsselibri Simone, Napoli,2005

- Certificazione energetica degli edifici - Procedura ope-rativa 24 gennaio 2006. Provincia di Milano, Assesso-rato all’ambiente - settore Energia, Politecnico di Mi-lano - Dipartimento BEST

- Decreto Ministeriale del 26 Giugno 2009 “Linee guidanazionali per la certificazione energetica degli edifici”

- Direttiva 2001/91/CE del Parlamento europeo e delConsiglio del 16 dicembre 2002 sul rendimento ener-getico in edilizia.

- D. Lgs. n. 311/2006 “Disposizioni correttive ed inte-grative al dl n. 192/2005, recante attuazione della di-rettiva 2002/91/CE, relativa al rendimento energeticonell’edilizia”

- DLgs n. 192 del 19 agosto 2005, “l’Attuazione della di-rettiva 2002/91/CE relativa al rendimento energeticonell’edilizia”.

- Gaetano P. A., “Ipotesi di riqualificazione ed adegua-mento normativo di un edificio scolastico: caso studioscuola elementare Giosuè Carducci, Reggio Calabria”,tesi di laurea, a. a. 2006/07, Facoltà di Architettura,Università degli studi Mediterranea di Reggio Calabria

- Gasparoli P., Talamo C., Manutenzione e recupero. cri-teri, metodi e strategie per l’intervento sul costruito,Alinea Editrice, Firenze, 2006.

- Ginelli E. (a cura di), L’intervento sul costruito. Problemie orientamenti, Franco Angeli, 2002.

- Lauria M., Laboratorio mobile per la raccolta e la si-stematizzazione delle informazioni relative al patrimo-nio edilizio pubblico regionale, Falzea, 1998

- Milazzo L., Riqualificazione edilizia a basso impattoambientale in area mediterranea. Sistemi di supportodecisionale per gli interventi sull’edilizia scolasticapubblica, tesi di dottorato in Tecnologia dell’architettura“Strategie per il controllo e la progettazione dell’esi-stente”, XV ciclo, Università degli studi Mediterraneadi Reggio Calabria, Facoltà di Architettura, DASTEC,2003

- Missori A., (a cura di), Tecnologia, progetto, manuten-zione. Scritti sulla Produzione Edilizia in ricordo di Gio-vanni Ferracuti, Franco Angeli, Milano, 2004.

- Modaffari C., Il Sistema Informativo per la Manuten-zione. Un’applicazione all’edilizia Scolastica Pubblicadi Reggio Calabria. Tesi di Dottorato di ricerca in Tec-nologia dell’Architettura “Strategie per il controllo e laprogettazione dell’esistente”, XV Ciclo, Università degliStudi Mediterranea di Reggio Calabria, Facoltà di Ar-chitettura, DASTEC 2003.

- Molinari C., Procedimenti e metodi della manutenzioneedilizia. La Manutenzione come requisito di progetto,Vol.1°, Ed. Esselibri - Simone, Napoli, 2002.

- Nesi A. (a cura di), NTL Normativa tecnica locale per ilprogetto dell’esistente pre-moderno. Guida e controllotecnico delle azioni di recupero nei centri storici minoridella Calabria, Roma, Gangemi editore,2002.

- Nesi A., “Qualità dell’informazione e qualità del pro-getto”, in: V. Tatano (a cura di), Dal manuale al Web,Officina, Roma, 2007, p. 29-38

- Talamo C., Il sistema informativo immobiliare il casodel Politecnico di Milano, (presentazione di M.C. Treu -Saggio introduttivo di C. Molinari) - SE editoriali , Si-stemi Gruppo Editoriale Esselibri Simone, Napoli, 2003

- UNI - 10951; 2001 Sistemi informativi per la gestionedella manutenzione dei patrimoni immobiliari - Lineeguida

- UNI - 11063: 2003 Manutenzione - Definizioni di ma-nutenzione ordinaria e straordinaria

bib

liogr

afia

Si ritiene comunque che il carattere più significativo dellaricerca, sia stato quello di aver costruito un quadro proce-durale integrato, che pone a base della sua operatività ilprincipio della conoscenza della qualità residua degli edi-fici esistenti, all’interno di un contesto territoriale urbano.Uno strumento posto a supporto del progettista in grado diguidarlo nell’adeguamento dell’esistente rispetto alla riso-

luzione di problematiche legate: alla complessità di ge-stione del processo edilizio; alla centralità delle scelte ope-rate sin dalla fase progettuale, ai fini dell’integrazione delleprestazioni globali in opera del manufatto edilizio; agliaspetti energetico - ambientali, che rendono ineludibile l’of-ferta di soluzioni coerenti con la prospettiva dello svilupposostenibile. ��

Qualità dell’Abitare - Strutture

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La legge italiana prevede che il legale rappresentante del condominio affidi l’incarico di eseguire tali

verifiche ad un Organismo Notificato; sono numerosi gli obblighi di Legge da rispettare (D.Lgs. 81/08).

CNIM è un Organismo Notificato dal Ministero dello Sviluppo Economico.

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-- 2 verifiche periodiche quinquennali per l’impianto elettrico di messa a terra (ai sensi del D.P.R. 462/01);

-- 5 controlli biennali di qualità dell’acqua destinata al consumo umano (ai sensi del D.Lgs. 31/2001);

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-- 1 verifica periodica quinquennale per gli impianti elettrici di messa a terra (ai sensi del D.P.R. 462/01);

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Chi controlla la qualità dell’acqua potabile dal contatoreal rubinetto di casa? Come essere sicuri che l’acqua impiegatanelle nostre famiglie sia salubre e possa essere utilizzataper il consumo umano?Il CNIM, in virtù di una convenzione in essere con il laboratorio dell’Università Sapienza di Roma, effettua i controlli sullaqualità dell’acqua potabile ai sensi del D.Lgs. 31/2001. Il Decreto prescrive che tali controlli vengano effettuati sullabase di parametri micro-biologici per la verifica della presenza di eventuali batteri nel campione d’acqua e sulla basedi parametri chimico fisici. Questi ultimi riguardano la torbidità, il colore, l’odore e il sapore; la conduttività, la presenzadi ferro, di alluminio, di ammonio e di ioni idrogeno, oltre che di nitrati e nitriti. ��

Controllo della qualità dell’acqua potabile

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Maintenance and Facility Management m m 25

Servizi AggiuntiviOltre ai servizi inclusi nel pacchetto, aderire all’offerta del CNIM porta molti altri vantaggi:-- dossier di documentazione fotografica delle eventuali non conformità rilevate sugli impianti per darne evidenza in

sede di assemblea condominiale;-- relazione dettagliata sulle situazioni di rischio per gli impianti ascensore installati prima del 1999 come previsto dal

D.M. 23/07/2009 e controllo e verifica dei successivi adeguamenti e delle scadenze previste dal decreto;-- consegna immediata a fine verifica del verbale;-- spedizione postale di ulteriore copia del verbale di verifica per la sua archiviazione;-- costante tenuta sotto controllo del rispetto degli obblighi di legge;-- gestione dello scadenzario delle verifiche obbligatorie degli impianti e della qualità dell’acqua destinata al consumo

umano;-- gestione, archiviazione e conservazione dei verbali di verifica;-- priorità nella esecuzione delle eventuali verifiche straordinarie che si dovessero rendere necessarie sugli impianti a

seguito di modifiche;-- tempestiva segnalazione su eventuali cambiamenti di leggi e norme;-- aggiornamento sulle variazioni degli obblighi di legge;-- username e password per accesso al forum dedicato nel sito CNIM.

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Qualità dell’Abitare - Impianti

qL’Impianto Elettrico Questo articolo ha lo scopo di mettere in evidenza l’im-portanza dell’impianto elettrico dal punto di vista della sua“sicurezza intrinseca”; d’altronde l’impianto elettrico èuno dei settori impiantistici quasi mai preso in conside-razione, se non dagli “addetti ai lavori”, ma di fondamen-tale importanza nella vita quotidiana in qualsiasi realtà la-vorativa e privata.Caratteristica della corrente elettrica è che essa non sivede; non si sente; non ha odore e non si percepisce. Si ha cognizione della sua esistenza solo tramite il fun-zionamento degli utilizzatori, in condizioni di normale fun-zionamento.Tuttavia, quando si percepisce in condizioni di funziona-mento anomalo potrebbe essere troppo tardi.

Il Rischio Elettrico È quindi importante affrontare il discorso partendo dalconcetto di “rischio”, perché solo attraverso questo pro-cesso si può capire l’importanza fondamentale di cosa èun impianto elettrico progettato, costruito e manutenutosecondo la regola dell’arte, la normativatecnica di riferimento e la legislazione vi-gente.I rischi di natura elettrica sono classificabilisecondo i punti che seguono:

Shock Elettrico-- contatti diretti: quando si viene a con-

tatto con una parte attiva dell’impianto,ovvero una parte normalmente in ten-sione, come ad esempio un conduttore,un morsetto, l’attacco di una lampada;

-- contatti indiretti: quando un individuoviene in contatto con parti metallicheche si trovano in tensione elettrica acci-

dentale e in modo imprevedibile. Questo avviene incondizioni di guasto, come per esempio quando l’iso-lamento elettrico di un apparecchio cede o si deteriorain seguito ad un guasto o ad un degrado spesso nonvisibile. L’involucro metallico dell’apparecchio elettrico(massa) si trova in questo caso sotto tensione e in casodi contatto la persona può essere investita dal pas-saggio della corrente elettrica verso terra.

Innesco di Incendio Può avvenire per:-- sovrariscaldamento;-- arch fault.

Arc Flash -- non si tiene in debito conto che il contatto elettrico non

è necessario per incorrere in lesioni (si parla infatti diazione indiretta); un esempio è costituito dall’ustionedovuta ad irraggiamento del calore proveniente daglielettrodi quando si sviluppa l’arco a causa di un cortocircuito che si origina ad esempio in caso di guasto al-l’isolamento.

L’Impianto Elettrico e il Rischio Elettrico:la Regola del “Buon Senso” come

Fattore di Riduzione del Rischio

FedericoGuarnacci

Esperto di impianti di messa a terre

CNIM

Figura 1. Esempio di arch flash

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Gli effetti della corrente elettrica, sono riassumibili dal se-guente schema:

Il passaggio della corrente elettrica nel corpo umano pro-voca effetti che vanno da una semplice scossa, senzaconseguenze sull’organismo, a gravi contrazioni musco-lari che, interessando organi vitali e principalmente ilcuore, possono portare anche alla morte. Gli effetti citati dipendono essenzialmente dall’intensitàdella corrente che fluisce, dal suo percorso attraverso ilcorpo e dal tempo durante il quale la corrente stessa per-siste.In ogni caso, è essenziale che la tempestività dei soccorsivenga garantita in modo da ridurre la gravità delle con-seguenze.

ProtezioniLe protezioni si possono realizzare, contro i contatti di-retti, e a seconda della realtà impiantistica, attraverso:-- isolamento delle parti attive con materiali non removi-

bili; -- involucri o barriere per impedire l’accesso alle parti pe-

ricolose; -- distanziamento in modo da impedire un contatto acci-

dentale;-- interruttori differenziali ad alta sensibilità con correnti

di soglia IΔn ≤30mA.

Le protezioni contro i contatti indiretti si realizzano con:-- messa a terra delle masse al fine di collegare allo

stesso potenziale tutte le masse metalliche, e coordi-namento con dispositivi di protezione differenziale.

L’interruttore Differenziale (o “Salvavita”)L’interruttore differenziale (detto anche “salvavita” da unnome commerciale largamente utilizzato) è un dispositivoelettrotecnico in grado di interrompere un circuito in casodi guasto verso terra (dispersione) o folgorazione fase-terra. Non offre alcuna protezione contro sovracorrente ocortocircuito tra fase e fase o tra fase e neutro, per i qualiè invece richiesto un interruttore magnetotermico. Sonomolto diffusi in commercio apparecchi che integrano en-trambi i dispositivi.

Le correnti che percorrono i conduttori di alimentazione eche entrano ed escono dal differenziale sono perfetta-mente uguali; se, per difetto di isolamento di un utilizza-tore (ad esempio in un elettrodomestico, o in una plafo-niera, ecc.), si verifica una dispersione di corrente, ac-cade che un conduttore di alimentazione è percorso dauna corrente inferiore rispetto all’altro e se la differenzatra le correnti è tale da superare almeno la metà dellacorrente nominale di intervento del differenziale, inter-viene l’interruttore differenziale che apre il circuito inter-rompendo l’alimentazione.

L’Impianto di TerraL’impianto di terra è definito come l’insieme dei dispersori,dei conduttori di terra, dei collettori (o nodi) principali diterra e dei conduttori di protezione ed equipotenziali, de-stinato a realizzare la messa a terra di protezione e/o difunzionamento.Le caratteristiche dell’impianto di terra devono soddisfarele prescrizioni di sicurezza e funzionali dell’impianto elet-trico, in particolare deve essere realizzato in modo dapoter effettuare le verifiche periodiche previste.

Qualità dell’Abitare - Impianti

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Figura 2. Effetti della corrente elettrica sul corpo umano

Figura 3. Schema di principio del differenziale. In rosso è indicatauna dispersione

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L’impianto è costituito da una linea dorsale (conduttoreequipotenziale) che percorre verticalmente tutto l’edificioe da una serie di nodi equipotenziali da cui partono le di-ramazioni secondarie. Le diramazioni giungono a colle-garsi alle parti metalliche fisse e all’alveolo di terra delleprese elettriche. La normativa elettrica italiana (CEI 64-8)prevede che tutte le masse metalliche in grado di portareun altro potenziale (tubature del gas e dell’acqua adesempio) siano messe a terra in quanto masse estranee.La sezione dei conduttori di messa a terra deve esserenon inferiore a quella dei cavi che portano l’energia elet-trica all’area protetta, e comunque non inferiore a precisilimiti stabiliti dalla norma CEI 64-8 dipendenti dal tipo diposa del cavo.Dal lato opposto, l’impianto è elettricamente connesso alterreno per mezzo di dispersori. Questi possono esserepaletti in rame o acciaio zincato infissi nel suolo per unoo due metri, oppure piastre metalliche di adeguata su-perficie sepolte. In alternativa, si può usare un cavo inrame non isolato seppellito intorno al perimetro dell’edi-ficio, o qualora le caratteristiche elettriche lo consentano

si può usare la struttura delle armature di acciaio del ce-mento armato.

Necessità degli Interruttori Differenziali Coordinaticon l’Impianto di TerraSituazione PericolosaToccare un oggetto conduttore (massa) che normalmentesi trova a potenziale zero, ma che per un’anomalia nelfunzionamento si trova a potenziale diverso da zero (con-tatto indiretto). Ad esempio, se cede l’isolante del circuito elettrico di unalavatrice, l’intera parte metallica dell’elettrodomestico sipotrebbe portare a 230 volt, con pericolo grave in caso dicontatto.

Possibile SoluzioneCollegare l’oggetto con un corpo che è costantementevincolato a potenziale zero. Se il collegamento è a resistenza nulla (R=0), anche l’og-getto si porta a potenziale zero, eliminando il pericolo.Il corpo che ci garantisce un potenziale costantementevincolato a zero è il nostro pianeta Terra.

Situazione RealeIl collegamento a terra non è mai a resistenza zero, inquanto qualsiasi conduttore elettrico possiede una certaresistenza. Comunque si fa in modo che questa sia la piùbassa possibile, avvicinandosi così al caso ideale.Collegando a terra le previste parti metalliche di appa-recchi elettrici, ci poniamo al sicuro da contatti con po-tenziali pericolosi.

Eliminazione del PericoloIl collegamento a terra provoca, in caso di guasto, unacircolazione di corrente dall’oggetto verso terra. Questa

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Qualità dell’Abitare - Impianti

Figura 4. Schema di impianto di terra

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corrente viene avvertitadall’interruttore diffe-renziale (salvavita), chescatta eliminando latensione da tutto l’im-pianto elettrico colle-gato.In definitiva, l‘interrut-tore differenziale (salvavita) da solo non evita eventuali ri-schi dovuti alla mancanza dell’impianto di terra. L’im-pianto di terra può essere visto come un “captatore diguasto”, ovvero ciò che, previo opportuno coordinamento,fa si che intervenga l’interruttore differenziale.

RIFERIMENTI NORMATIVI

CEI 64-8 Impianti elettrici utilizzatori a tensione no-minale non superiore a 1000V in correntealternata e a 1500V in corrente continua.

CEI 11-27 Lavori su impianti elettrici.CEI 17-5 Apparecchiature a bassa tensione - Inter-

ruttori automatici.CEI 17-11 Apparecchiature a bassa tensione - Inter-

ruttori di manovra, sezionatori interruttori dimanovra-sezionatori e unità combinate confusibili automatici.

CEI 17-13 Apparecchiature assiemate di protezione edi manovra per b.t. (quadri b.t.).

CEI 23-3 Interruttori automatici di sovracorrente perusi domestici e similari (per tensioni nomi-nali non superiori a 415V in c.a.).

CEI 20-19 Cavi isolati con gomma con tensione nomi-nale non superiore a 450/750V.

CEI 20-20 Cavi isolati con polivinilcloruro con tensionenominale non superiore a 450/750 V.

CEI 20-21 Calcolo delle portate dei cavi elettrici in re-gime permanente.

CEI 20-22 Prova di incendio su cavi elettrici.CEI 20-24 Giunzioni e terminazioni per cavi di energia.CEI 20-35 Prove sui cavi elettrici sottoposti al fuoco.CEI 20-36 Prove di resistenza al fuoco dei cavi elettrici.CEI 20-40 Guida per l’uso di cavi a bassa tensione.CEI 64-14 Guida alle verifiche degli impianti elettrici

utilizzatori.

LEGISLAZIONE IN MATERIA

D.Lgs. 81/08 - Attuazione dell’articolo 1 della legge 3agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute edella sicurezza nei luoghi di lavoro.

D.Lgs. 109/09 - Disposizioni integrative e correttive deldecreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, in materia di tu-tela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro.

Legge 186/68 - Disposizioni concernenti la produzione dimateriali, apparecchiature, macchinari, installazioni edimpianti elettrici ed elettronici.

DM 37/08 - Regolamento concernente l’attuazione del-l’articolo 11-quaterdecies, comma 13, lettera a) dellalegge n. 248 del 2 dicembre 2005, recante riordino delledisposizioni in materia di attività di installazione degli im-pianti all’interno degli edifici.

DPR n. 462/01 - Regolamento di semplificazione del pro-cedimento per la denuncia di installazioni e dispositivi diprotezione contro le scariche atmosferiche, di dispositividi messa a terra di impianti elettrici e di impianti elettricipericolosi.

Analisi dello Stato Impiantistico AttualeNonostante la buona normativa tecnica, lo stato dell’arteraggiunto nel campo della sicurezza impiantistica, la le-gislazione che stabilisce responsabilità civili e penali, an-cora troppo numerosi sono gli incidenti sul lavoro e unabuona percentuale di questi sono derivati da cause con-nesse alla corrente elettrica. Cerchiamo allora di elencarequali sono le cause che determinano l’incidente.

Cause di Incidente-- mancata formazione e qualificazione del personale;-- inesperienza; -- troppa esperienza; -- scarsa (nulla) manutenzione degli impianti;-- carenza impiantistica.

Dovendo fare una stima sulle cause più rilevanti nell’ac-cadimento di un incidente, sicuramente la mancata for-

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mazione e qualificazione del personale è quella che as-sume un peso minore (allo stato attuale qualunqueazienda, realtà industriale, ditta, ha “interesse” nella for-mazione del personale), mentre assume una certa rile-vanza il “fattore umano” in termini di mancata esperienza(è l’esempio di un giovane manutentore di impianti chepur “formato” e “informato”, si trovi effettivamente su unimpianto all’inizio della sua carriera, rispetto ad un suocollega che abbia “esperienza di qualche anno”…tradu-cibile in miglior conoscenza degli impianti e quindi unapiù affinata capacità nel prevedere e gestire potenzialisituazioni di rischio); d’altro canto non è trascurabile in-vece come fonte di rischio la “troppa esperienza” cheporta ad una sorta di “meccanicismo di intervento” che

induce una diminuzione della soglia di attenzione neiconfronti della situazione di pericolo.Nell’attività in campo nella realtà impiantistica si riscon-tra poi quella che viene definita “carenza di manuten-zione” (Figure 5 e 6) o addirittura una carenza proget-tuale (Figure 7 e 8), che assumono nella graduatoria“cause-incidente” un peso molto rilevante. D’altrondequello che viene a mancare, e che quindi è la fonte pri-maria di accadimento del danno (perifrasando una ter-minologia nota agli esperti di “analisi dei rischi”) è la re-gola di base che racchiude in sé tutti i parametri e gli in-dici di una buona progettazione, di una corretta proce-dura di operatività, di rispetto della regola dell’arte, di ri-spetto della normativa: “il buon senso”. ��

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Qualità dell’Abitare - Impianti

Figure 5-6. Esempi di impianti mal gestiti con manutenzione scarsa o assente

Figure 7-8. Esempi di impianti non progettati e/o non manutenuti secondo la regola dall’arte e contro il “buon senso”

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Bruno Venditti,presidenteConfartigianatoAscensori,esprime aiconvenuti ilpunto di vista diConfartigianato

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Qualità dell’Abitare - Impianti

Sicurezza Impianti Elevatori:il Decreto 23.07.2009

SerenaLiccardi Giampiero MercuriCNIM

Il ciclo di seminari “Pomeriggi al CNIM” è stato inauguratolo scorso ottobre con un seminario formativo su:“Il nuovo Decreto Ministeriale (DM 23.07.2009): cosacambia e cosa fare”. Per quanto riguarda gli ascensori, l’Italia detiene un pri-mato particolare. Il nostro paese ha più ascensori di qual-siasi altro al mondo: circa 850.000 contro i 700.000americani e 610.000 cinesi. L’Italia ha in effetti più pa-lazzine e meno villette, buone leggi contro le barriere ar-chitettoniche e una tradizione di eccellenza nella compo-nentistica. Il decreto ministeriale ha come obiettivo primario la si-curezza degli impianti a garanzia della sicurezza dellepersone.Nessuno permetterebbe alla propria moglie, adun figlio o ad un parente di mettersi alla guida di un’au-tomobile di 15-20 anni che non fosse mai stata control-lata e che, di conseguenza, non avesse la documenta-zione in regola. Il decreto, entrato in vigore lo scorso 1 settembre 2009indica nelle premesse che i suoi contenuti sono destinatia: -- proprietari, amministratori, associazioni di piccoli pro-

prietari immobiliari;-- imprese di manutenzione, riparazione e ammoderna-

mento di ascensori;-- organismi notificati, ASL e Ispettorato del lavoro.

Il decreto stabilisce dei termini perentori per l’effettua-zione delle verifiche straordinarie per l’analisi dei rischiche dipendono dalla “vecchiaia” dell’impianto e dalla suamessa in esercizio (Tabella 1).

Tabella 1. Termini perentori per l’effettuazione delle VS

Ascensori pre 15.11.1964 1 settembre 2011

Ascensori pre 24.10.1979 1 settembre 2012

Ascensori pre 09.04.1991 1 settembre 2013

Ascensori pre 24.06.1999 1 settembre 2014

Ogni tipologia di intervento di possibile effettuazione, ca-talogato sulla base della norma UNI EN 81-80, viene rias-sunta nel decreto in 3 tabelle (A; B e C). Gli interventi elen-cati nella tabella A devono essere effettuati entro 5 annidalla data della verifica straordinaria; quelli della tabella Bentro 10 anni, mentre quelli della tabella C devono es-sere effettuati in occasione di interventi di modernizza-zione successivi. Gli interventi di adeguamento necessari che emerge-ranno dall’analisi dei rischi debbono essere effettuati ne-cessariamente entro i tempi dettati dal provvedimento,che prevede essenzialmente due scadenze tassative di 5

GiampieroMercuri,responsabiletecnicocertificazioneCNIM, illustra icontenuti deldecreto

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e 10 anni in dipendenza delle singole situazioni di rischio(art. 3).Il proprietario o legale rappresentante ha la responsabi-lità della corretta esecuzione degli interventi di adegua-mento entro i termini previsti. In caso di non ottempe-ranza, l’impianto non può essere mantenuto in esercizio(art. 5).

Modalità di Controllo degli Interventi L’art. 4 del decreto sancisce che gli enti responsabilidelle verifiche periodiche devono verificare in ispezionisuccessive che sia avvenuto l’adeguamento previsto daldecreto stesso. In caso di mancato adeguamento, il sog-getto incaricato della verifica periodica deve trasmettere

il verbale con l’esito negativo al competente ufficio co-munale e deve informare sia il proprietario dello stabilee/o l’amministratore del condominio e la ditta di manu-tenzione per le loro rispettive competenze e responsa-bilità. L’art. 6 riguarda invece adeguamenti specifici; infatti, al-cuni punti della norma UNI EN 81-80, ovvero:-- misure per assicurare l’accessibilità ai disabili;-- misure contro gli atti vandalici;-- misure per assicurare un comportamento sicuro in

caso di incendio non sono compresi nelle tabelle deldecreto, in quanto soggetti a valutazioni specifiche.

Tuttavia, essendo le suddette misure da considerarsi infunzione delle esigenze degli utilizzatori e dell’ambientein cui l’impianto è istallato, è responsabilità del proprie-

tario richiederle a seconda dellespecifiche esigenze di cui è a cono-scenza. Durante il seminario CNIM è emersa,sia da parte degli amministratori chedelle aziende, la preoccupazione cheil decreto - che certamente costitui-sce anche un’opportunità imprendi-toriale - diventi una “ghiotta” occa-

sione per professionisti spregiudicati, oltre che società edimprese che improvvisano strutture organizzative e com-petenze. La questione della competenza e della qualità dei serviziprofessionali e di manutenzione, infatti, preoccupa inmodo particolare il CNIM che intende osteggiare ogni ini-ziativa che possa essere una forma di pubblicità negativanei confronti della manutenzione. Il CNIM, infatti, ritiene che i temi etici e deontologici - chestanno interessando in modo sostanziale diversi settoridel nostro Paese - dovranno essere ancora più attenta-mente presi in considerazione nei prossimi tempi e in ognisede ed ambito nell'interesse primario e principale dellacollettività. Si pensi, a puro titolo di esempio: all’incompatibilità deiruoli, ai conflitti di interesse, alla trasparenza verso iclienti, alle irregolarità documentali, a manutenzioni e ade-guamenti improvvisati o non richiesti, a progetti-fotocopia,etc. ��

Il video del Seminario, patrocinato daConfartigianato Ascensori è disponi-bile su CNIM Tube, il canale il canaledel CNIM su You Tube dove sono pre-senti filmati utili a promuovere la cul-tura della gestione, della manuten-zione, della qualità e della sicurezza.Contiene inoltre filmati relativi a:-- interviste;-- ispezioni;-- casi di studio;-- casi emblematici;-- casi di degrado;-- esperienze professionali;-- corsi di formazioni;-- corsi universitari.

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Qualità dell’Abitare - Impianti

Anno 3 Numero 5/6 Settembre Dicembre 2009

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Maintenance and Facility Management m m 33Maintenance and Facility Management m m 33

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ACQUALITÀ: Controllo di Qualità delleAcque destinate al Consumo Umano(Rif.: D.Lgs. n. 31 del 02/02/2001)

I controlli delle acque potabili sono regolamentati dal D.Lgs.n. 31 del 02/02/2001 che recepisce la direttiva 98/83/CErelativa alla qualità delle acque destinate al consumoumano. L’obiettivo è quello di proteggere la salute umanadagli effetti negativi derivanti dalla contaminazione delleacque, garantendone la salubrità e la pulizia.La nuova etichetta CNIM “Acqualità” riporta in un’unicaparola un significato immediatamente intuibile, volto a co-municare che l’acqua analizzata è pura, salubre, control-lata e certificata come se fosse una vera e propria acquadi marca commerciale. L’etichetta può essere apposta anche su bottiglie in vetro.Nel caso di controlli effettuati presso appartamenti all'in-terno di un condominio, la persona responsabile dellaqualità dell'acqua fornita per il consumo umano è l'am-ministratore pro-tempore dell'edificio, che dovrà infor-mare i condomini dell'obbligo di legge sui controlli e farsiautorizzare dall'assemblea per procedere e farli eseguire. In caso di realtà differenti dal condominio, il responsabiledella qualità dell'acqua è il proprietario dell'edificio, del-l'azienda o dell'ufficio. Il CNIM, in virtù di una convenzionein essere con il laboratorio di analisi delle acque dell’Uni-

versità Sapienza di Roma, può offrire un servizio di ana-lisi delle acque potabili attraverso l’esecuzione delle provechimico-fisiche di cui ai controlli di routine previsti dalD.Lgs. 31/02. Le verifiche che vengono effettuate e che sono prescrittedalla legge sono le seguenti: 01. alluminio;02. ammonio;03. colore;04. conduttività;05. clostridium perfringens (spore comprese);06. escherichia coli;07. concentrazione ioni idrogeno;08. ferro;09. nitriti;10. odore;11. pseudomonas aeruginosa;12. sapore;13. computo delle colonie a 22°C e 37°C;14. batteri coliformi a 37°C;15. torbidità;16. disinfettante residuo (se impiegato).

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Qualità dell’Abitare - Impianti

lLe funi metalliche sono oggigiorno utilizzate in un grannumero di applicazioni civili ed industriali. In tali ambiti èimportante disporre di un’elevata sicurezza intrinseca, alfine di garantire l’incolumità dei passeggeri o la continuitàdei servizi erogati. La vita media di una fune può variareconsiderevolmente in funzione del carico a cui è sottopo-sta e delle condizioni di utilizzo, ma tipicamente è un pe-riodo lungo (dai dieci ai trent’anni), caratteristica cherende interessante valutarne lo stato per intervenire inmodo preventivo. Purtroppo, nella maggior parte dei casi,non è semplice stabilire in modo preciso ed obiettivoquando una fune debba essere sostituita e si adotta uncomportamento conservativo di sovradimensionamentodella stessa o di aumento della frequenza tra gli interventimanutentivi. Una indagine obiettiva dello stato di una fune, sia esternosia interno, richiede un controllo non distruttivo. Diversesono le tecnologie esistenti, ma la più diffusa si basa sulprincipio magneto-induttivo. Gli strumenti più utilizzati percondurre le analisi su impianti in esercizio impieganocampi magnetici continui e sono costituiti da una testa dimisura, che rappresenta l’elemento sensibile in grado dipercepire i difetti della fune, e da un sistema di acquisi-zione che elabora e registra il segnale prodotto della testa.Gli strumenti attualmente utilizzati nel settore funiviario

forniscono un segnale detto “LF” (Localized Fault) il qualeindica il numero di fili interrotti e quindi la riduzione di se-zione a cui far corrispondere la sostituzione delle fune.L’ambito nel quale la normativa impone il controllo ma-gneto induttivo raggruppa tutte le funi utilizzate in impiantiper il trasporto di persone ad esclusione degli ascensori.Appartengono a questa categoria tutti gli impianti funi-viari, gli impianti di risalita (seggiovie, sciovie, etc.), le fu-nicolari, etc. Attualmente si sta affermando, grazie ancheall’indicazione fornita dalla norma UNI ISO 4309:2006, lasensibilità da parte della filiera associata al sollevamentodei carichi verso il controllo non distruttivo delle funi me-talliche al fine di prevenire incidenti alle persone e dannimateriali.Considerando che le tecnologie adottate per il controllomagneto induttivo sono applicabili a qualunque tipologiadi fune diventa praticabile anche una verifica più ogget-tiva delle funi per ascensori che ad oggi viene effettuataa vista mediante una “tavoletta di legno” appoggiata sullefuni in movimento. Occorre anche sottolineare che la ten-denza di andare verso soluzioni caratterizzate da funi didiametro sempre minore (al fine di ridurre la dimensionedelle pulegge) e quindi in numero crescente renderà ilcontrollo a vista di difficile esecuzione. È chiaro che unostrumento per il settore ascensoristico deve possedere

La Verifica dell’Integrità delle Funidi un Ascensore: dalla Tavolettadi Legno all’Occhio Elettronico

Aldo CanovaDipartimentodi Ingegneria

ElettricaPolitecnico

di Torino

Francesco FiciliBruno Vusini

AMC Instruments spin off

del Politecnicodi Torino

Figura 1. Testa di misura per la verifica magneto-induttiva e particolare delle goledi guida

Figura 2. Sistema di acquisizione dei segnali uscentidallo strumento

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Maintenance and Facility Management m m 35

Qualità dell’Abitare - Impianti

una serie di requisiti tecnico-funzionali che consentanoal manutentore o al verificatore una semplice, rapida edefficace verifica di tutte le funi contemporaneamente.Presso il Politecnico di Torino è stata sviluppata una tec-nologia ed una strumentazione in grado di soddisfare irequisiti richiesti. La testa di misura (Figura 1) effettua contemporanea-mente l’analisi di tutte le funi di un ascensore e fornisceall’operatore, mediante la connessione ad un personalcomputer (Figura 2) o ad un palmare, la visualizzazionedi un tracciato la cui lettura mette in evidenza la pre-senza di uno o più fili interrotti all’interno della singolafune. Un software è quindi in grado di memorizzare letracce e di creare successivamente un report di prova. Ilmanutentore ed il verificatore sono quindi in grado inmodo oggettivo e rapido di fornire al gestore dell’im-pianto o all’amministratore di condominio un report chetestimonia, oltre l’avvenuto controllo, anche lo stato ef-fettivo delle funi. Questo permette di poter decidere inmodo oggettivo la sostituzione delle funi in funzione delleloro reali condizioni e non in funzione solo della loro età(indicatore spesso non molto significativo). I vantaggi diuna maggiore oggettività sul controllo vanno ovviamente

a vantaggio dell’utente finale il quale vede aumentata lasicurezza o il risparmio nel caso di una sostituzione pre-matura delle funi.In Figura 3 è riportato il tracciato caratteristico che si ot-tiene dall’analisi di una fune. La presenza di un difetto,ad esempio un singolo filo interrotto su 114 fili, genera un“picco” che viene evidenziato nel tracciato.

I Risultati della Sperimentazione sul CampoUn primo consistente numero di prove sul campo, in col-laborazione con l’organismo notificato ICEPI (Istituto Cer-tificazione Europea Prodotti Industriali di Piacenza), hapermesso di validare la metodologia e la strumentazione.Sono state effettuate quindi prove su circa 15 impiantiscelti in modo che il campione fosse più rappresentativopossibile nella realtà impiantistica. Sebbene non si vogliadare a queste prove un significato statistico, occorre rile-vare che gli impianti si caratterizzavano per differente:-- anno di istallazione;-- numero di funi;-- numero di piani;-- tipologia di impiego;-- tipo di funi.

Figura 3. Segnale LF nel caso di test su fune con diametro 9 mm

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Complessivamente sono state esaminate circa 40 funi e leprove hanno evidenziato situazioni molto particolari tra cui:-- assenza di difetti per impianti recenti e talvolta per al-

cune funi su impianti datati (di oltre 20 anni): ciò im-plica che la sostituzione delle funi andrebbe correlataalla reale condizione della fune e non alla sua età;

-- in alcuni impianti (anche recenti) una sola fune con nu-mero di difetti nettamente superiore alle altre: esistespesso una delle funi che lavora di più delle altre o siusura maggiormente e la possibilità di rilevarlo per-metterebbe di apportare dei correttivi;

-- alcune funi con un numero di difetti superiore a 5 chenon venivano rilevate dalla prova con il legnetto: il le-gnetto non rappresenta un metodo oggettivo e soprat-tutto non è affidabile;

-- un filo rotto nella maggior parte delle funi analizzateanche recenti: probabilmente un controllo sulla produ-

zione attraverso una traccia a fune da istallare con-sentirebbe un miglioramento della qualità del prodottoe darebbe al manutentore o al verificatore anche unaindicazione sulla bontà del lotto di funi utilizzato.

Nel seguito vengono riportati, a titolo di esempio, i risul-tati di una prova effettuata sul campo su di un ascen-sore elettrico con 4 funi da 10 mm del 1985. I risultatidella prova mettono in evidenza come in un impianto re-lativamente vecchio si possano trovare funi senza difettie funi con alcuni difetti molto evidenti.La tecnologia proposta dal Politecnico di Torino attra-verso la creazione di uno spin off Universitario (AMC In-struments srl) è disponibile ai manutentori e verifica-tori che vorranno dotarsi di tale strumentazione per for-nire un migliore servizio e garantire una maggiore si-curezza. ��

Qualità dell’Abitare - Impianti

2 fili rotti nessun filo rotto

nessun filo rotto almeno 3 fili rotti

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Maintenance and Facility Management m m 37

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Qualità dell’Abitare - Normativa

DUVRI: uno Strumentoper Migliorare la Prevenzione

FrancescoCatalanoIngegnere della sicurezza - LPCIngegneria srl

Il concetto di “Documento Unico di Valutazione dei Ri-schi da Interferenza” (DUVRI) è stato introdotto per laprima volta dalla Legge 123 del 3 agosto 2007, leggeche ha dato il via alla modifica di tutto l’assetto dellanormativa sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, ed infattiil D.Lgs. 81/2008 e s.m.i., ormai noto come “TestoUnico per la Sicurezza” è un’applicazione della legge123 del 2007.Questa legge, all’art. 3 comma 1, ha ampliato il concettodi cooperazione e coordinamento tra datore di lavoro“committente” e imprese appaltatrici, introducendo l’ob-bligo di elaborazione di: “un unico documento di valuta-zione dei rischi che indichi le misure adottate per elimi-nare le interferenze. Tale documento è allegato al con-tratto di appalto o d’opera (…)“.Ovviamente questa novità, all’inizio ha portato a diversee distinte interpretazioni da parte dei soggetti coinvolti,ma affrontando per ora il discorso solo dal punto di vistadei principi di prevenzione dei rischi, si può dire che haintrodotto in tutte le realtà produttive quel concetto dicoordinamento in relazione alle attività ed alla valutazionedei rischi da interferenza che nel settore edile è stato ap-plicato dal 1996, con i piani di sicurezza e coordina-mento.Come ancora accade oggi, il settore edile è stato utilizzatocome banco di prova per tutte le novità che il legislatoreconsidera importanti per ridurre questo inaccettabile fe-nomeno degli infortuni sul lavoro.Tutti i dubbi nati nel 2007 sulla corretta applicazione delDocumento Unico di Valutazione dei Rischi da Interfe-renza, ormai famoso con nome di DUVRI, nascevanodalla mancata esperienza su impostazioni di questo ge-nere, e tralasciamo qui di affrontare le ulteriori proble-matiche legate ai costi della sicurezza che devono es-sere inseriti nel DUVRI, la cui introduzione è stata, co-munque essenziale per far si che questa novità fosserecepita molto velocemente dal sistema produttivo ita-liano.

Una prima interpretazione ufficiale si è avuta con la “De-terminazione dell’Autorità per la vigilanza sui contrattipubblici di lavoro, servizi e forniture” del 5 marzo 2008n° 3.Questa Determinazione ha dato indicazioni utili anche perl’applicazione del DUVRI nel settore privato, vista l’assenzadi casi pratici o di interpretazioni ufficiali fino ad allora.Questa determinazione ha chiarito l’applicabilità e i prin-cipi base di redazione del DUVRI. In questa determina-zione è stato specificato il concetto di interferenza e si èchiarito che “si parla di interferenza nella circostanza incui si verifica un contatto rischioso tra il personale delcommittente e quello dell’appaltatore o tra il personaledi imprese diverse che operano nella stessa sede azien-dale con contratti differenti. In linea di principio occorremettere in relazione i rischi presenti nei luoghi in cui verràespletato il servizio o la fornitura con i rischi derivanti dal-l’esecuzione del contratto”.Ciò comporta che il DUVRI debba essere redatto solo seesistono interferenze, ma è altrettanto naturale aspet-tarsi che il datore di lavoro committente valuti o menola presenza di queste interferenze e formalizzi in sededi contratto la valutazione di eventuale assenza di ri-schi da interferenza, dandone inoltre evidenza nei ver-bali di sopralluogo e nelle note informative sui rischi,che comunque devono essere consegnate e controfir-mate da tutti i fornitori per adempiere agli obblighi de-scritti dal comma 1 e 2 dell’art. 26 del D.Lgs. 81/08 es.m.i.: -- fornire dettagliate informazioni sui rischi specifici esi-

stenti e sulle misure di prevenzione e di emergenzaadottate in relazione alla propria attività,

-- cooperare all’attuazione delle misure di prevenzione eprotezione dai rischi sul lavoro incidenti sull’attività la-vorativa oggetto dell’appalto;

-- coordinare gli interventi di protezione e prevenzione dairischi cui sono esposti i lavoratori, informandosi reci-procamente.

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Qualità dell’Abitare - Normativa

Anno 3 Numero 5/6 Settembre Dicembre 2009

Per potenziali rischi interferenti la determinazione ha in-dicato:-- rischi derivanti da sovrapposizioni di più attività svolte

da operatori di appaltatori diversi; -- rischi immessi nel luogo di lavoro del committente dalle

lavorazioni dell’appaltatore; -- rischi esistenti nel luogo di lavoro del committente, ove

è previsto che debba operare l’appaltatore, ulteriori ri-spetto a quelli specifici dell’attività propria dell’appal-tatore (rischi del committente che possono coinvolgeredipendenti dell’appaltatore);

-- rischi derivanti da modalità di esecuzione particolari ri-chieste esplicitamente dal committente - che compor-tino rischi aggiuntivi rispetto a quelli specifici dell’atti-vità appaltata; come ad esempio lavori sotto tensioneo in presenza di mezzi di circolazione.

La stessa determinazione ha chiarito inoltre che il DUVRInon si applica:-- per la sola fornitura di materiali ed attrezzature senza

attività di installazione, fornitura di beni; -- per i servizi per i quali non è prevista l’esecuzione al-

l’interno della stazione appaltante, intendendo per in-terno tutti i locali/luoghi messi a disposizione dallastessa per l’espletamento del servizio, anche non sededei propri uffici;

-- per i servizi di natura intellettuale anche se effettuatipresso la stazione appaltante.

Nel DUVRI non devono essere riportate le misure per eli-minare i rischi propri derivanti dall’attività delle singoleimprese appaltatrici o dei singoli lavoratori autonomi, masolo i rischi derivanti dalle interferenza presenti nell’ef-fettuazione della prestazione.

In seguito, con il D.Lgs. 81/08 ed ulteriormente con il de-creto correttivo D.Lgs. 106/2009, il legislatore ha espli-citato il campo di applicazione e le caratteristiche delDUVRI, inserendo nell’art. 26, gli obblighi del datore di la-voro “committente” legati ai contratti di appalto o d’operao di somministrazione. L’art.26 al comma 3, 3 bis e 3 terrecita:“3. Il datore di lavoro committente promuove la coopera-zione ed il coordinamento di cui al comma 2, elaborando

un unico documento di valutazione dei rischi che indichile misure adottate per eliminare o, ove ciò non è possi-bile, ridurre al minimo i rischi da interferenze. Tale docu-mento è allegato al contratto di appalto o di opera e vaadeguato in funzione dell’evoluzione dei lavori, servizi eforniture (…).Le disposizioni del presente comma non si applicano airischi specifici propri dell’attività delle imprese appaltatricio dei singoli lavoratori autonomi (…). 3-bis. Ferme restando le disposizioni di cui ai commi 1 e2, l’obbligo di cui al comma 3 non si applica ai servizi dinatura intellettuale, alle mere forniture di materiali o at-trezzature, nonché ai lavori o servizi la cui durata non siasuperiore ai due giorni, sempre che essi non comportinorischi derivanti dalla presenza di agenti cancerogeni, bio-logici, atmosfere esplosive o dalla presenza dei rischi par-ticolari di cui all’allegato XI (riportato nel riquadro a finetesto).3-ter. Nei casi in cui il contratto sia affidato dai soggettidi cui all’articolo 3, comma 34, del decreto legislativo 12aprile 2006, n. 163, o in tutti i casi in cui il datore di la-voro non coincide con il committente, il soggetto che af-fida il contratto redige il documento di valutazione dei ri-schi da interferenze recante una valutazione ricognitivadei rischi standard relativi alla tipologia della prestazioneche potrebbero potenzialmente derivare dall’esecuzionedel contratto. Il soggetto presso il quale deve essere ese-guito il contratto, prima dell’inizio dell’esecuzione, integrail predetto documento riferendolo ai rischi specifici da in-terferenza presenti nei luoghi in cui verrà espletato l’ap-palto; l’integrazione, sottoscritta per accettazione dall’e-secutore, integra gli atti contrattuali.”Dalla lettura di quest’articolo si evince che il legislatore harecepito tutte le indicazioni pubblicate con la determina-zione del marzo 2008, ed ha inoltre fatto chiarezza suicasi in cui il DUVRI non è obbligatorio.Ferme restando le indicazioni date dal legislatore, è co-munque buona prassi valutare sempre le interferenze do-vute ai lavori dati in appalto, sia nei confronti dei propri la-voratori, che nei confronti di altri fornitori, che potrebberoessere, a loro volta, esposti a rischi da interferenza ge-nerati da attività di appaltatori esterni, e che quindi devonoessere comunque informati, come previsto dall’art 26comma 1 lettera b, non solo dei rischi specifici dell’a-

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zienda committente, ma di tutti i rischi da interferenza cuipotrebbero essere esposti.È quindi importante effettuare una valutazione dei rischida interferenza attenta e completa, valutando la contem-poraneità, nei luoghi e nei tempi, di:-- attività;-- prodotti;-- attrezzature.

Si potrebbero applicare, per la valutazione dei rischi dainterferenza, il calcolo dei rischi come prodotto tra gra-vità e probabilità, con qualche modifica, come giusta-mente indicato in un articolo a cura di Flavio Mazzini pub-blicato su ambiente&sicurezza n.10 del 2008.Nel suddetto articolo si indicava come ipotesi per il calcolodei rischi da interferenza il prodotto:

R I = g R X p I

dove:RI è il rischio da interferenza; gR è la gravità del rischio introdotto da uno o più soggetticoinvolti nella interferenza e/o nella sovrapposizione; pI è la probabilità che si verifichi una interferenza e/o so-vrapposizione tra uno o più soggetti.Così come avviene nel calcolo della valutazione dei ri-schi, a gR e pI si da un valore compreso tra 1 e 4 inbase alla gravità del rischio introdotto e alla probabilitàche si verifichi un’interferenza. Per poter avere una scalaunivoca di valutazione ai fattori di questo prodotto, sipotrebbe usare la scala indicata nella tabella 1 e nellatabella 2.Definite le scale dei fattori del prodotto si deve definire ilvalore per il quale il rischio si ritiene accettabile, il valoreoltre il quale il rischio deve essere gestito, ed il valore oltreil quale il rischio non è accettabile e si deve intervenire pereliminarlo, ipoteticamente vietando l’esecuzione di questeattività contemporaneamente ad altre interventi o in pre-senza di altri lavoratori.Ovviamente questo tipo di calcolo dovrà essere fatto perogni subappaltatore che è presente contemporanea-mente negli stessi luoghi e quindi come detto andrannoverificati i rischi da interferenza anche fra gli appaltatoristessi.

Questo comporta che ogni azienda deve pianificare conattenzione le attività affidate in appalto nei propri luoghi dilavoro, in quanto dovrà valutarne la contemporaneità neitempi e nei luoghi, e le conseguenti interferenze; coin-volgere un addetto alla prevenzione in questo tipo di pia-nificazione può comportare importanti risparmi ed ottimalieliminazioni di rischi superflui.

In conclusione possiamo affermare che l’importanza delDUVRI è quella di dare risalto alla fase di progettazionedelle attività di routine e non di routine, affidate in appalto,richiedendo la partecipazione degli addetti alla preven-zione aziendale. L’imposizione della registrazione delDUVRI nella fase di contrattazione - ovviamente si parla di

Tabella 1. scala di gravità del rischio introdotto

gR: gravità del rischio introdotto da uno o più soggetticoinvolti nella interferenza e/o nella sovrapposizione

1 un‘impresa o un singolo lavoratore autonomo utilizzanounicamente utensileria manuale operando a livello delpiano di calpestio

2 un‘impresa o un singolo lavoratore autonomo utilizzanounicamente utensileria manuale operando in quota(modeste opere provvisionali, scale a pioli)

3 un‘impresa o un singolo lavoratore autonomo introduconorischi tali da obbligare terzi ad utilizzare DPI

4 un’impresa o un singolo lavoratore autonomo introduconorischi tali da obbligare terzi a predisporre misure diprotezione collettiva

Tabella 2. scala di probabilità di interferenza

pI: è la probabilità che si verifichi una interferenza e/osovrapposizione tra uno o più soggetti.

1 le lavorazioni si svolgono in un’area confinata otransennata dove opera una sola impresa o un singololavoratore autonomo: in quell’area non sono previste altreattività oltre a quelle in corso

2 un’unica impresa o un singolo lavoratore autonomolavorano in una propria area osservando una distanza disicurezza da un’altra area occupata da terzi

3 più imprese o lavoratori autonomi devono interveniresequenzialmente (quindi, in tempi diversi) nella stessa areaper portare a termine un’opera nel suo complesso

4 più imprese o lavoratori autonomi operano nella stessaarea per portare a termine un’opera nel suo complesso.

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una prima versione del documento - tende a forzare leaziende ad introdurre la prevenzione dei rischi tra gliaspetti essenziali da affrontare nella fase di definizione diun appalto/contratto.È altrettanto importante revisionare il DUVRI, una voltascelto il fornitore, verificando possibili interventi di ridu-zione dei rischi suggeriti dal fornitore stesso.

Redigere il DUVRI a contratto firmato non può avere lostesso impatto sulla prevenzione che avrebbe in fase didefinizione di tutti gli accordi con il fornitore. Se l’appaltatore non fosse in grado di eseguire le attivitàriducendo al minimo il proprio impatto e se non avesse at-trezzature che il committente ritiene necessarie per mini-mizzare i rischi da interferenza, sarà difficile intervenire acontratto già firmato. Certamente in questi casi il DUVRI può essere importanteper pianificare le attività in modo da ridurre i rischi pre-senti, ma non potrà intervenire nel ridurre questi rischiquando avrebbe più senso, ovvero nella fase di progetta-zione degli interventi. È lapalissiano che costruire qualsiasi cosa bene fin dall’i-nizio è meno oneroso che costruirla male e poi riparla,così vale anche per la prevenzione. L’attività di preven-zione in fase di progettazione permetterà sicuramente di

ridurre sia i rischi che i costi. È quindi essenziale coinvol-gere gli addetti alla prevenzione aziendale nella fase didefinizione e programmazione degli interventi e nella fasedi selezione del fornitore, anche perché chi meglio di unesperto di prevenzione potrà valutare le capacità tecnicoprofessionali del fornitore, - obbligo richiesto dal legisla-tore nell’articolo 26 del D.Lgs. 81/08 e s.m.i. - valutandole attrezzature utilizzate e le qualifiche del personale delfornitore? ��

Bibliografia- Mazzini F., “La gestione degli appalti: una soluzione do-

cumentale per la concreta cooperazione” - in am-biente&sicurezza n.10 del 20 maggio 2008.

- “Determinazione dell’Autorità per la vigilanza sui con-tratti pubblici di lavoro, servizi e forniture” del 5 marzo2008 n. 3.

- Legge 3 Agosto 2007, n. 123 - “Misure in tema di tu-tela della salute e della sicurezza sul lavoro e delega alGoverno per il riassetto e la riforma della normativa inmateria”.

- Decreto Legislativo 3 agosto 2009, n. 106 “Disposizioniintegrative e correttive del decreto legislativo 9 aprile2008, n. 81, in materia di tutela della salute e della si-curezza nei luoghi di lavoro”.

Tabella 3. Allegato XI del D.Lgs. 81/08 e s.m.i.

ALLEGATO XI

Elenco dei lavori comportanti rischi particolari per la sicurezza e la salute dei lavoratori di cui all’articolo 100, comma 1

1. Lavori che espongono i lavoratori a rischi di seppellimento o di sprofondamento a profondità superiore a m 1,5 o di caduta dall’altoda altezza superiore a m 2, se particolarmente aggravati dalla natura dell’attività o dei procedimenti attuati oppure dalle condizioniambientali del posto di lavoro o dell’opera.

2. Lavori che espongono i lavoratori a sostanze chimiche o biologiche che presentano rischi particolari per la sicurezza e la salute deilavoratori oppure comportano un’esigenza legale di sorveglianza sanitaria.

3. Lavori con radiazioni ionizzanti che esigono la designazione di zone controllate o sorvegliate, quali definite dalla vigente normativa inmateria di protezione dei lavoratori dalle radiazioni ionizzanti.

4. Lavori in prossimità di linee elettriche aeree a conduttori nudi in tensione.

5. Lavori che espongono ad un rischio di annegamento.

6. Lavori in pozzi, sterri sotterranei e gallerie.

7. Lavori subacquei con respiratori.

8. Lavori in cassoni ad aria compressa.

9. Lavori comportanti l’impiego di esplosivi.

10. Lavori di montaggio o smontaggio di elementi prefabbricati pesanti.

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Qualità dell’Abitare - Normativa

“ABITARE” la StrutturaOspedaliera

GiuseppeVendittiSapienza Universitàdi Roma

Le strutture sanitarie grazie ai vantaggi offerti dalle fron-tiere aperte dalle nuove tecnologie nell’ambito medico sa-nitario hanno inciso positivamente sulla qualità dei ser-vizi offerti al cittadino, contribuendo così a migliorare l’im-magine generale della Sanità. Tuttavia, episodi di infaustiavvenimenti riportati alla ribalta dai media, ne oscuranoimmediatamente l’orizzonte. Di questi, parte sono attri-buibili al personale sanitario, la parte rimanente è attri-buibile al mancato o errato funzionamento dei dispositivimedici. L’ospedale è un ambiente nel quale si trova ad abitare perun periodo più o meno lungo il soggetto malato, attornoal quale gravita il personale sanitario che utilizza attrez-zature, apparecchi e dispositivi medici. Risulta quindi es-sere un ambiente con molti rapporti tecnici ed umani cheinfluiscono sul comportamento dei singoli. Diversamenteda altri ambienti, la sicurezza non è riferita ad una cate-goria omogenea di persone, ma è estesa oltre al perso-nale addetto, sanitario e non, anche ai pazienti e ai visi-tatori.

Dispositivi MediciL’ingente panorama dei dispositivi medici, è soggetto inbase alle linee guida CEI alla verifica periodica di ognisua componete. Accanto a queste, sono state sviluppatenorme Europee relative alla sicurezza e all’utilizzo, chesono peculiari per ciascun dispositivo medico. Pren-dendo in considerazione gli impianti gas medicali, essirisultano regolamentati dalla norma Europea armoniz-zata EN 737- 3, la quale si basa su cinque punti fonda-mentali che sono alla base della corretta gestione deglistessi, ovvero:-- non devono creare alcun rischio né per coloro che sono

addetti alla produzione né per quelli che usufruisconodel gas medicinale;

-- devono garantire continuità di erogazione in caso dimalfunzionamento in quanto un fermo può generaremalessere dei pazienti;

-- devono comprendere almeno tre sorgenti in modo darimediare all’eventuale fermo o malfunzionamento diuna di queste;

-- il loro dimensionamento deve essere conforme al pro-getto in modo da garantire sempre la produzione dellaquantità adeguata di gas medicale;

-- la manutenzione separata di ogni singola parte del-l'impianto deve essere garantita, in modo da evitare ilfermo dello stesso.

È importante sottolineare che né le linee guida CEI né lenorme armonizzate sviluppano delle direttive sulla manu-tenzione; per questo motivo, la manutenzione di tali di-spositivi è appannaggio delle aziende costruttrici oppuredella stessa struttura ospedaliera.

Spreco Sanitario Accanto alle problematiche relative ai dispositivi medici,un filone di grande importanza, e in costante aumento, ri-guarda il cosiddetto “spreco sanitario” causato dalla cat-tiva gestione delle risorse disponibili, con conseguente in-cremento della spesa sanitaria.In Italia il rapporto fra spesa sanitaria e PIL si attesta in-torno al 7% (dato del 2008) con un incremento di circa0,3 punti percentuali rispetto al 6,7%, valore di consun-tivo del 2007. Si è stimato che la spesa sanitaria in rela-zione al PIL subirà un incremento del 9,2% nel 2060. A tutti questi costi c’è da aggiungere l’ulteriore spesa -per tutte le aziende sanitarie - relativa all’acquisto dinuove apparecchiature per sostituire quelle che hannosuperato abbondantemente la loro vita utile. Tutto ciòporta a una crescita sostanziale della spesa pubblica. Inmedia, infatti, il 26% delle apparecchiature ha un’età su-periore ai 10 anni ed ha quindi ampiamente superato, in-dipendentemente dalla tipologia, il proprio naturale ciclodi vita.Si può facilmente intuire che il mantenimento di un’ap-parecchiatura oltre la sua vita utile può portare ad effetti

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indesiderati quali guasti e malfunzionamenti che a lorovolta sono associati a:-- infortuni; -- costi di manutenzione;-- errore ospedaliero.

InfortuniDai dati INAIL relativi agli infortuni, si evince che una partesignificativa pari al 12%, si può attribuire ad infortuni inambiente ospedaliero, causati per lo più da macchine eattrezzature.

Costi di ManutenzioneI costi di manutenzione interessano una percentuale cheva dal 7% al 12% del costo delle apparecchiature stesse.Bisogna inoltre considerare i costi di gestione dovuti aitempi di fermo macchina.

Errore Ospedaliero Su otto milioni di persone che ogni anno vengono ricove-rate negli ospedali pubblici e privati del nostro Paese, il4% circa, ovvero circa 320.000 persone, finiscono per ri-portare danni più o meno gravi alla propria salute. Di esse,circa 7.000 muoiono a causa di errori compiuti dal per-sonale sanitario o causati da una non adeguata organiz-zazione delle strutture sanitarie.

A causa di questi avvenimenti, gli utenti ricorrono semprepiù frequentemente alla tutela giudiziaria. Sono infatticirca 12.000 le cause pendenti, per una richiesta di ri-sarcimento danni pari a circa 2,5 miliardi di euro. A pa-rità di incremento di numero di cause, i costi che gli ospe-dali dovranno sostenere per il pagamento delle polizzeassicurative aumentano in modo esponenziale. Si stima che il denaro sprecato in conseguenza di malagestione, errori e disorganizzazione, ammonta a circadieci miliardi di Euro: una cifra pari quasi all’ 1% del no-stro PIL nazionale e al 30% circa delle risorse destinatealle strutture ospedaliere.Secondo indagini recenti, tuttavia, è emerso che solo nel16,7% dei casi si può parlare effettivamente di errori pro-

Figura 1. Rapporto spesa sanitaria - PIL

Figura 2. Obsolescenza del parco tecnologico nelle strutturesanitarie italiane pubbliche e private

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Il CNIM risponde a quesiti, curiosità e dubbi relativi al mondo dellamanutenzione civile e impiantistica.

I quesiti a cui il CNIM può rispondere spaziano dalla manutenzione, alla sicurezza, alla qua-lità, alla contrattualistica e alla normativa.Non è volontà né compito del CNIM fornire un servizio di assistenza consulenziale, quantopiuttosto offrire indicazioni e informazioni utili all’approfondimento e alla ricerca.

I quesiti possono essere inviati per e-mail a: [email protected]’indirizzo e-mail rispondono ingegneri ed esperti CNIM che evaderanno le richieste intempi rapidi.

Se non lo sai chiedilo al CNIM

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Qualità dell’Abitare - Normativa

fessionali da parte di medici e personale paramedico,mentre in circa metà dei casi si tratta di problemi ricon-ducibili all’organizzazione logistica dell’ospedale (27,7%)o all’inadeguatezza delle strutture, come anche al cattivoo mancato funzionamento delle attrezzature scientifiche(31,8% ).

Di fronte a questo scenario, pur avendo a disposizione unricco panorama normativo, non è possibile garantire la si-curezza che ciascuno al momento del ricovero auspica. Sicerca pertanto di raggiungere dei miglioramenti anche sela sicurezza totale e quindi l’assenza di incidenti è im-possibile da ottenere soprattutto a causa degli ingenticosti. Tuttavia, sono possibili dei miglioramenti sui dispo-sitivi grazie a continui e serrati controlli dalla fase di pro-gettazione fino alla manutenzione. L’aspetto basilare efondamentale risiede nell’ovviare al fattore umano e nel-l’agire sulla qualità e capacità dell’essere umano vistoche lo stesso continua ad incidere in maniera rilevante epreoccupante sulla salute della collettività. ��

Bibliografia - Fedele L., “Progettare e gestire la sicurezza”, Mc Graw

Hill, 2008- Fedele L., Furlanetto L., Saccardi D., “Progettare e ge-

stire la manutenzione”, Mc Graw Hill, 2004.- Decreto legislativo n. 46 del 24/02/1997- Federchimica (2002), Impianti centralizzati distribuzione

gas medicali

Figura 3. Costi di manutenzione rispetto alla vita utile delleapparecchiature

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Intervista agli Amministratori di Condominio

qQuando si parla di qualità dell’abitare, va da sé che sidebba entrare nel vivo dei processi progettuali, costruttivie gestionali degli edifici della nostra vita quotidiana. Non è scontato ottenere informazioni relative alla qualifi-cazione dei progettisti e dei costruttori, alla qualità deimateriali e alle verifiche periodiche e alla manutenzionedelle strutture e degli impianti. C’è una figura professionale che tutti conosciamo - l’am-ministratore di condominio - che adeguatamente formatae qualificata, può svolgere un ruolo essenziale per la no-stra sicurezza e qualità quotidiana.È noto che negli Stati Uniti i cittadini scelgono dove andaread abitare anche e soprattutto in funzione di chi è e qual’èil curriculum vitae del “building manager”. Consapevoli del ruolo fondamentale che svolge l’ammini-stratore di un edificio, è sembrato opportuno e interes-sante, proporre in queste pagine una breve intervista adun amministratore. Abbiamo intervistato l’avvocato FilippoCattaneo Marincola, che svolge la professione di ammi-nistratore di condominio in edifici del centro di Roma. IlCNIM lo ringrazia per la sua disponibilità e cortesia.

Avv. Marincola, da quanto tempo svolge la professione diamministratore di condominio e quanti immobili gestisceattualmente?Da quasi quaranta anni espleto il mandato di ammini-stratore dopo un consistente tirocinio di circa un anno “inbiblioteca” presso uno studio legale di prevalente attivitàurbanistica. Oggi ho notevolmente ridotto il numero degliimmobili gestiti a dieci - quindici unità.

Quali sono i problemi principali o le difficoltà che incon-tra nello svolgimento della sua professione?Problemi e difficoltà di vario genere, ma quelli maggiorisono determinati, in linea di massima, dalla poca propen-sione dei condomini ad adeguarsi al regime o alla condi-zione di partecipanti ad una comunione per cui il proprioconvincimento dovrebbe prevalere su quello degli altri.

Come giudica il rapporto con i condomini? Quali sono leprincipali cause di contrasto? Ci può fare un esempio?In genere il rapporto con i condomini o meglio con alcunitipi di condomini è ottimo, mi riferisco in particolare a queisoggetti che valutano obiettivamente il mandato confe-rito. Anche le cause di contrasto sono molteplici: in genereè l’insofferenza ad accettare situazioni di fatto dipendentida fattori contingenti - alcuni esempi: si ferma l’impiantodi riscaldamento: qualcuno particolarmente sensibile alfreddo vorrebbe l’intervento ad horas; oppure si rompe ilcitofono o si spegne una lampada, ogni ditta o artigianohanno necessità di tempi tecnici ed organizzativi, mentreil segnalante pretende immediato intervento. Per non par-lare del condomino che ritiene, a suo giudizio, pregnantiinterventi di consistente manutenzione o ristrutturazionee pertanto la non immediata, sollecita attuazione deter-mina insofferenza, malcontento e mugugni.

Quali sono le lamentele più frequenti dei condomini?Come riesce a gestirle?Le lamentele più frequenti, come ho già ricordato, con-cernono il riscaldamento, specie all’inizio dell’erogazionequando limiti e vincoli di legge non consentono di esau-dire le richieste, e la disfunzione dell’ascensore specieper gli occupanti i piani alti: devo però dire che per que-sti ultimi con le recenti organizzazioni delle ditte la pro-blematica è mitigata, resta, però, per qualche ditta il pro-blema di sopperire alle eventuali molteplici richieste di in-terventi nei giorni prefestivi e festivi. In genere, gli arti-giani che collaborano in caso di obiettiva urgenza inter-vengono in giornata o addirittura dopo qualche ora.

Ritiene che la categoria degli amministratori di condomi-nio sia rappresentata?A mio avviso la categoria degli amministratori non è com-piutamente rappresentata. Questa mia affermazione po-trebbe dar adito ad errata interpretazione, ma, vede, è lacategoria stessa del tutto anomala.

Intervista all’avvocato Filippo CattaneoMarincola, amministratore di condominio

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Da novembre 2009, il CNIM è on-line con un sito internet rinnovatoIl periodo storico - economico in cui stiamo vivendo imponedelle scelte e la flessibilità al cambiamento. Contestualmenteil CNIM ha iniziato la riprogettazione in modo sostanziale, siadal punto di vista dei contenuti, sia dal punto di vista grafico,del proprio sito Internet. Esso intende porsi quale strumentoefficace e gradevole per tutti gli attori del mondo della ma-nutenzione e di tutte le tematiche ad essa correlate (am-biente, qualità, sicurezza, management). Il nuovo sito delCNIM rappresenta un significativo passo avanti verso la dif-fusione della manutenzione nel mondo reale, costituito daimprese, cittadini, istituzioni, università, anche grazie a nuovefunzionalità già oggi presenti, ed altre che si aggiungerannonel tempo, coerentemente con il progresso al quale assi-stiamo e che necessita di una matura capacità di selezionedel meglio. Si guarda avanti, dunque; avendo però riguardoa non trascurare il meglio del passato.��

Il CNIM cambia veste

Intervista agli Amministratori di Condominio

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Ritiene lei che i corsi promossi dalle varie associazioni oenti con un limitato numero di “lezioni” possa effettiva-mente qualificare uno dei partecipanti a gestire compiu-tamente un condominio?Indipendentemente dal fattore economico per i realizzatiintroiti degli organizzatori, a mio avviso, il risultato dell’i-niziativa potrebbe essere fuorviante per chi è indotto a ri-tenere sufficiente all’affidamento del mandato l’esibizionedi attestato di avvenuta partecipazione al corso ammini-stratori organizzato da tal dei tali. Ignoro se per l’iscrizionead un corso simile sia necessaria l’esibizione di qualchecertificazione di vario genere, anche se in sostanza l’o-stacolo potrebbe essere facilmente superabile, ma insu-perabile resta la limitazione temporale di apprendimentodella vasta normativa condominiale.

Nel caso avesse dei dubbi su tematiche relative alla si-curezza o all’applicazione della normativa relativa al con-dominio, c’è un’associazione o un ente a cui si rivolge?Se sì, tali realtà le sono state d’aiuto? È difficile non avere dubbi su tematiche relative alla sicu-rezza ed all’applicazione della biblica normativa relativaal condominio. Alcune pubblicazioni, a volte, riescono asopperire a dette difficoltà enucleando dal contesto ge-nerale della normativa gli argomenti specifici che con-cernono il condominio. L’Associazione Romana della Pro-

prietà Edilizia a cui mi sono rivolto, e mi rivolgo in genere,è riuscita e riesce con i preposti per le specifiche specia-lizzazioni a dipanare dubbi e a superare le difficoltà.

Di recente il CNIM ha ritenuto opportuno filmare le veri-fiche ispettive sugli impianti svolte dai propri ispettori emettere a disposizione del proprietario di ogni singolo im-pianto il filmato. Ritiene che l’iniziativa sia valida? Qualiulteriori servizi desidererebbe avere da un organismo no-tificato?Ritengo senz’altro positiva l’iniziativa del CNIM di filmarele verifiche consegnando il filmato che l’amministratoredovrebbe conservare agli atti anche a futura memoria. Lepecche emerse nel corso della verifica possono esserenotificate ai signori condomini, anche, principalmente, aquelli sempre scettici sui lavori o meglio sugli interventi daeffettuare. Ad esempio, i meccanismi di un impiantoascensore - argano motore, quadro, impianto elettrico ein maggioranza le funi - non essendo a contatto con gliutilizzatori, vengono considerati indistruttibili ed eterni, daqui ne discende scarsa attendibilità dei lavori prescrittidall’ente ispettivo. Ritengo, altresì, sarebbe senz’altro ap-prezzata da parte dell’organismo notificato, una più ade-rente linearità sulle condizioni dei vari impianti senza ce-dere ad eventuali e a volte strane previsioni che non tro-vano fondata motivazione. ��

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n

u

mManutenzione straordinaria: interventisenza DIAIl DDL per la semplificazione amministrativa,approvato in via preliminare dal Consiglio dei Ministridel 12 novembre 2009, ha indicato che non è piùnecessario il titolo abilitativo per realizzare interventidi manutenzione straordinaria ammesso che nonriguardino parti strutturali degli edifici. Senza DIApossono quindi essere realizzate le seguenti opere:pavimentazione di spazi esterni; installazione dipannelli solari, fotovoltaici e termici senza serbatoiesterni, fuori dai centri storici; arredi nelle pertinenzedegli edifici; opere temporanee; serre mobilistagionali; movimenti di terra per le attività agricole. Ilprovvedimento aggiunge tali interventi dimanutenzione straordinaria all’elenco di cuiall’articolo 6 “Attività edilizia libera” del Testo unicodell’edilizia - DPR 380/2001. Resta confermato l’obbligo di titolo abilitativo per lamanutenzione ordinaria, l’eliminazione delle barrierearchitettoniche e le opere temporanee per attività diricerca nel sottosuolo.Le opere realizzabili senza titolo abilitativo dovrannocomunque rispettare le più restrittive disposizioniregionali, gli strumenti urbanistici comunali e le altrenormative di settore (antisismiche, di sicurezza,antincendio, igienico-sanitarie, per l’efficienzaenergetica e per la tutela dei beni culturali e delpaesaggio). Inoltre, gli interventi di manutenzione straordinarianon devono comportare l'aumento del numero delleunità immobiliari né implicare l'incremento deglistandard urbanistici. Il Comune dovrà sempre essere informato - allegandole eventuali autorizzazioni obbligatorie e, solo per gliinterventi di manutenzione straordinaria, l’indicazionedell’impresa che eseguirà i lavori - prima dell’iniziodegli interventi (ad esclusione delle serre mobili e deimovimenti di terra). Le comunicazioni, anche in virtùdella semplificazione amministrativa, possonoavvenire per via telematica.

Tali semplificazioni avrebbero dovuto essere incluse inun decreto legge la cui uscita era prevista incontemporanea con il piano casa. Il conflitto dicompetenze tra potere statale e regionale harallentato di fatto l’emissione del decreto, i cuicontenuti sono confluiti nel DDL semplificazione. ��

Norme antisismiche: quasi assentiper i ponti italianiAl Convegno ''Costruire e conservare in areasismica'' organizzato dall'Ordine dei Geologi dellaCampania di fine novembre, geologi ed esperti delsettore hanno messo in evidenza che in Italia unponte su tre non è a norma sismica. Ciò è vero siaper i piccoli ponti storici delle città d'arte come per icavalcavia delle autostrade e, soprattutto, per letangenziali costruite negli anni '70 e '80 chedovrebbero essere completamente revisionate dalpunto di vista sismico. Ponti e tangenziali non a norma sono stati costruitiquando non esistevano ancora regole per lecostruzioni antisismiche e inoltre, sono costruzionisoggette a scarsa o assente manutenzione.A dispetto di ciò si tratta, nella maggioranza dei casi,di costruzioni decisamente robuste in quanto lenorme italiane hanno sempre privilegiato la sicurezza,tuttavia questo non significa che non ci siano rischidovuti al degrado e all’insufficiente manutenzioneordinaria. Il disincentivo alla manutenzione è ora datodal fatto che se dieci o venti anni fa ricorrere adinterventi manutentivi avrebbero avuto costiaccessibili, ora i costi lievitano tanto da superareaddirittura quelli della ricostruzione. ��

Umberto I: global service miliardario La gara indetta dal Policlinico Umberto I per attivitàriguardanti pulizia, stoccaggio e gestione dinamicadelle merci, servizio di noleggio, lavaggio biancheria edivise del personale, confezionamento e distribuzionepasti, manutenzione attrezzature da cucina,disinfestazione e derattizzazione, pulizia aree esterne,

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dietro gli eventi

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fornitura di materiale da consumo per distributoriigienici, fornitura di prodotti alimentari, parte da unabase di 24 milioni annui per una durata contrattualedi nove anni. L’impegno economico dell’azienda ospedaliera per isuddetti servizi è di poco superiore ai due miliardi dieuro. Il maxi appalto ha reso diffidenti i sindacati,soprattutto l’UGL che lamenta il fatto che si possanoinvestire così tanti soldi per indire appalti sui servizi,mentre non si riescono a trovare fondi per stabilizzarei precari o dare piccoli aumenti ai lavoratori giàoccupati. Inoltre, dal momento che in regime di globalservice un unico fornitore si trova nella condizione digestire una pluralità di servizi, è spontaneo chiedersicosa sarà delle imprese che oggi erogano queglistessi servizi che, nel giro di un anno, verrannoaffidati ad un unico gestore. ��

Pec: d’obbligo per i professionistiEntro il 28 novembre 2009 entra in vigore la PEC – lacasella di posta elettronica certificata che non solodovrà essere attiva, ma dovrà anche essere statacomunicata da parte di professionisti e consulenti dellavoro all'Ordine di appartenenza. Secondo infatti quanto previsto dal decreto legge del29 novembre 2008 n. 185 (convertito nella legge150/2009) gli Ordini saranno tenuti a pubblicare, inun elenco consultabile in via telematica, i datiidentificativi degli iscritti, con il relativo indirizzo diposta elettronica certificata. L'adozione di questo nuovo strumento comporterà unsensibile risparmio dei tempi nel disbrigo di unapratica oltre ad una significativa riduzione dei costi.Ogni professionista dovrà utilizzarlo per dialogare inmodo sicuro, esclusivo e non oneroso con la pubblicaamministrazione e con le aziende in tutti i casi in cuisia necessario dare valenza giuridica allecomunicazioni. A partire dal nuovo anno, il servizio diPEC verrà esteso a tutti quei cittadini che ne farannorichiesta. ��

Manutenzione stradale: l’impegnodella provincia di napoli La provincia di Napoli ha stanziato poco più di settemilioni di Euro destinati a otto progetti esecutivi per larete viaria. I progetti riguarderanno in particolare lamanutenzione stradale, con particolare riguardo allamessa in sicurezza delle arterie: eliminazione di buchee anomalie del piano stradale, ripulitura dei cigli stradalie delle cunette per lo smaltimento delle acque,ripristino dei guard rail e dei parapetti danneggiati,rinnovo della segnaletica stradale, sostituzione deigiunti danneggiati sulle strade, rifacimento dellapavimentazione danneggiata e con asfalto a bassoindice di aderenza e ripristino delle opere murarielesionate. Il presidente della provincia di Napoli LuigiCesaro ha dichiarato che entro l’anno verrannostanziati ulteriori tre milioni di Euro con l’obiettivo dellamessa in sicurezza delle arterie stradali della provinciaper ridurre la sinistrosità stradale, così come impostodal piano per la sicurezza.��

Coordinatore della sicurezza unicoLa Circolare n. 30/2009 del Ministero dellavoro:"Applicazione delle disposizioni dell’articolo 90,comma 11 decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81 esuccessive modifiche" prevede che nei cantieri privatisotto i 100.000 euro non soggetti a permesso dicostruire, il committente non è tenuto a nominare ilcoordinatore per la progettazione.Chiarisce inoltre che i compiti del coordinatore per laprogettazione saranno svolti da quello perl’esecuzione, che dovrà quindi preparare anche ilfascicolo tecnico e il piano di sicurezza ecoordinamento. In particolare, il comma 11 dell'art.90 persegue la finalità di consentire al committente lanomina del solo coordinatore per l'esecuzione incantieri non particolarmente complessi. In tali casi, ilcoordinatore per la esecuzione svolge, senzaeccezioni o limitazioni, tutte le funzioni delcoordinatore per la progettazione. ��

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Viviamo per decine di anni sempre nelle stesse abitazionie nei medesimi uffici; più di talvolta per tutta la vita.Eppure di questi edifici non sappiamo generalmente quasinulla: l’anno di fabbricazione, la qualità dei materialiutilizzati, il livello di qualificazione delle imprese che lihanno costruiti, il nome dei progettisti, lo stato degli im-pianti istallati… e tante altre informazioni che di certonon ci sfuggono - anzi pretendiamo - quando utilizziamoqualunque altro manufatto. Non solo: più o meno in-consciamente, ci aspettiamo qualcosa di tecnicamente im-possibile, ovvero che i nostri edifici durino per sempre.

dalla presentazione a “Linee guida per la gestionesistematica della manutenzione degli edifici”

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