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Fondato il 15 dicembre 1969 Estratti della domanda di ammissione della studentessa Margherita della Valdisieve (Firenze) Nuova serie - Anno XLIV N. 44 - 31 dicembre 2020 Settimanale Engels mi ha insegnato che il marxismo è una scienza che va studiata e praticata con coscienza critica adattandola alla realtà esistente di Andrea Bartoli, operaio del Mugello (Firenze) PAG. 11 Il bavaglio a chi disturba il manovratore NARDELLA PRETENDE 165MILA EURO DA MONTANARI PERCHÉ L’HA CRITICATO Il sindaco voluto da Renzi a Firenze ricorre alla querela civile per zittire un fiero oppositore cattolico democratico. Montanari: “Ce la metterò tutta perché questa improvvida causa diventi una grande questione civile, non solo fiorentina”. Solidarietà da numerose associazioni. Lanciato l’“appello per Firenze, del modello di sviluppo di Firenze discutiamone in piazza non nei tribunali” Dialogo c��iQuesta rubrica è aperta a tutti i lettori de Il Bolscevico, con l’esclusione dei fascisti. Può essere sollevata qualsiasi questione inerente la linea politica del PMLI e la vita e le lotte delle masse. Le lettere non devono superare le 50 righe dattiloscritte, 3000 battute spazi inclusi. COSA VI DISTINGUE DAGLI ALTRI PARTITI MARXISTI-LENINISTI? E PERCHÉ I CATTOLICI NON POSSONO MILITARE NEL PMLI? “NEL PMLI HO TROVATO UNITÀ INTERNA, FORZA RIVOLUZIONARIA, UNIONE CON LE MASSE E UNA SOLIDA BASE MARXISTA-LENINISTA” IN VALDISIEVE È APPARSA UNA STELLA ROSSA IN VALDISIEVE È APPARSA UNA STELLA ROSSA Per avere un corretto orientamento dì classe e per smascherare e battere Il revisionismo e Il femminismo Bisogna studiare la concezione marxista dell’emancipazione della donna di Monica Martenghi Chiamati da Si Cobas, ancora in piazza autisti e facchini per il contratto e contro lo sfruttamento SCIOPERO NAZIONALE LOGISTICA PER IL CONTRATTO E MISURE ANTICOVID Migliaia di lavoratori, studenti, pensionati e attivisti in piazza Mobilitazione nazionale contro l’autonomia differenziata, “secessione dei ricchi” “GARANTIRE UNIFORMITÀ DI DIRITTI E PRESTAZIONI SU TUTTO IL TERRITORIO NAZIONALE” Ultimatum di Renzi a Conte. O fai come ti dico io o è crisi di governo I galli del pollaio del capitalismo si beccano per la supremazia IL PROLETARIATO E LE MASSE SFRUTTATE E OPPRESSE DEVONO SPAZZAR VIA QUESTO POLLAIO Combattivo presidio a Catania contro sfratti, sgomberi e pignoramenti Il PMLI espone le proprie tesi in piazza e diffonde il volantino sul Bicentenario di Engels. Intervento di Sesto Schembri Grazie anche al voto favorevole di Ulleto (ex PD) indagata per voto di scambio FORZA ITALIA SALVA LA GIUNTA ANTIPOPOLARE DE MAGISTRIS Il sindaco di Napoli: “Ringrazio il centrodestra che è stato responsabile” OLTRE 70 ASSOCIAZIONI E COMITATI CRITICANO E DECIDONO DI NON SOTTOSCRIVERE IL DOCUMENTO VARATO DALLA GIUNTA REGIONALE DELL’EMILIA-ROMAGNA Respingiamo il “Nuovo Patto per il Lavoro e per il Clima” Legare la battaglia per la difesa dell’ambiente a quella contro il capitalismo per il socialismo Brogli elettorali alle elezioni amministrative del 20 e 21 settembre scorsi A REGGIO CALABRIA HANNO VOTATO ANCHE I MORTI: ARRESTATO CASTORINA (PD) Si parla di centinaia di tessere elettorali intestate a ultraottantenni duplicate. Falcomatà si dovrebbe dimettere COMUNICATO STAMPA DELL’ORGANIZZAZIONE DI RUFINA (FIRENZE) DEL PMLI Respingiamo insieme con la lotta i 176 licenziamenti alla Bekaert PAG. 2 PAGG. 2-3 PAG. 4 PAG. 6 PAG. 8 PAG. 7 PAG. 12 PAG. 12 PAG. 13 PAG. 10 PAG. 12 PAG. 14 PAG. 9

Mobilitazione nazionale contro l’autonomia differenziata ...porti all’esterno. La successiva linea di pensiero deriva dalla frequenta-zione di una persona che si rivelò, a mia

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Page 1: Mobilitazione nazionale contro l’autonomia differenziata ...porti all’esterno. La successiva linea di pensiero deriva dalla frequenta-zione di una persona che si rivelò, a mia

Fondato il 15 dicembre 1969

Estratti della domanda di ammissione della studentessa Margherita della Valdisieve (Firenze)

Nuova serie - Anno XLIV N. 44 - 31 dicembre 2020Settimanale

Pareri sul Documentodell’Up del PMLI su Engels

Engels mi ha insegnato che il marxismo è una scienza che va studiata e praticata con coscienza critica

adattandola alla realtà esistentedi Andrea Bartoli, operaio del Mugello (Firenze) PAG. 11

Il bavaglio a chi disturba il manovratore

NARDELLA PRETENDE 165MILA EURO DA MONTANARI

PERCHÉ L’HA CRITICATOIl sindaco voluto da Renzi a Firenze ricorre alla querela civile per zittire un fiero oppositore

cattolico democratico. Montanari: “Ce la metterò tutta perché questa improvvida causa diventi una grande questione civile, non solo fiorentina”. Solidarietà da numerose associazioni. Lanciato

l’“appello per Firenze, del modello di sviluppo di Firenze discutiamone in piazza non nei tribunali”

Dialogo c�� �� ����i�� � � ��tt���Questa rubrica è aperta a tutti i lettori de Il Bolscevico, con l’esclusione dei fascisti. Può essere sollevata qualsiasi questione inerente la lineapolitica del PMLI e la vita e le lotte delle masse. Le lettere non devono superare le 50 righe dattiloscritte, 3000 battute spazi inclusi.

COSA VI DISTINGUE DAGLI ALTRI PARTITI MARXISTI-LENINISTI?

E PERCHÉ I CATTOLICI NON POSSONO MILITARE NEL PMLI?

“NEL PMLI HO TROVATO UNITÀ INTERNA, FORZA RIVOLUZIONARIA,

UNIONE CON LE MASSE E UNA SOLIDA BASE MARXISTA-LENINISTA”

IN VALDISIEVE È APPARSA UNA STELLA ROSSAIN VALDISIEVE È APPARSA UNA STELLA ROSSA

Per avere un corretto orientamento dì classe e per smascherare e battere Il revisionismo e Il femminismo

Bisogna studiare la concezione marxista dell’emancipazione

della donnadi Monica Martenghi

Chiamati da Si Cobas, ancora in piazza autisti e facchini per il contratto e contro lo sfruttamento

SCIOPERO NAZIONALE LOGISTICA PER IL

CONTRATTO E MISURE ANTICOVID

Migliaia di lavoratori, studenti, pensionati e attivisti in piazza

Mobilitazione nazionale contro l’autonomia differenziata,

“secessione dei ricchi” “GARANTIRE UNIFORMITÀ DI DIRITTI E PRESTAZIONI

SU TUTTO IL TERRITORIO NAZIONALE”

Ultimatum di Renzi a Conte. O fai come ti dico io o è crisi di governoI galli del pollaio del capitalismo si beccano per la supremazia

IL PROLETARIATO E LE MASSE SFRUTTATE E OPPRESSE DEVONO SPAZZAR VIA QUESTO POLLAIO

Combattivo presidio a Catania contro

sfratti, sgomberi e pignoramenti

Il PMLI espone le proprie tesi in piazza e diffonde il volantino sul Bicentenario di Engels. Intervento di Sesto Schembri

Grazie anche al voto favorevole di Ulleto (ex PD) indagata per voto di scambio

FORZA ITALIA SALVA LA GIUNTA ANTIPOPOLARE DE MAGISTRIS

Il sindaco di Napoli: “Ringrazio il centrodestra che è stato responsabile”

OLTRE 70 ASSOCIAZIONI E COMITATI CRITICANO E DECIDONO DI NON SOTTOSCRIVERE IL DOCUMENTO VARATO DALLA GIUNTA

REGIONALE DELL’EMILIA-ROMAGNA

Respingiamo il “Nuovo Patto per il

Lavoro e per il Clima”Legare la battaglia per la difesa dell’ambiente a quella contro il capitalismo per il socialismo

Brogli elettorali alle elezioni amministrative del 20 e 21 settembre scorsi

A REGGIO CALABRIA HANNO VOTATO ANCHE I MORTI:

ARRESTATO CASTORINA (PD)Si parla di centinaia di tessere elettorali intestate a

ultraottantenni duplicate. Falcomatà si dovrebbe dimettere

COMUNICATO STAMPA DELL’ORGANIZZAZIONE DI RUFINA (FIRENZE) DEL PMLI

Respingiamo insieme con la lotta

i 176 licenziamenti alla Bekaert

PAG. 2

PAGG. 2-3

PAG. 4

PAG. 6PAG. 8

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PAG. 12PAG. 12PAG. 13

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2 il bolscevico / PMLI N. 44 - 31 dicembre 2020

Estratti della domanda di ammissione della studentessa Margherita della Valdisieve (Firenze)

“Voglio cambiare me stessa per cambiare il mondo, e cambiando la concezione del mondo cambiare me stessa”

Sono una studentessa di 17 anni. Non ho avuto, per adesso, una vita politicamente attiva in organizzazio-ni o istituzioni. Però posso scrivere il percorso del mio pensiero filosofi-co relativo all’ambito richiesto. Il mio interessamento politico si manifesta circa cinque anni fa, ma inizialmente non si consolida come pensiero so-stenuto da azioni concrete o risvol-ti pratici. Esso appariva come astra-zione e in quanto tale poteva essere lasciata in disparte per lunghi perio-di, e così successe. Non c’è stato un evento saliente o scatenante, è sta-to più un processo graduale e inter-vallato attraverso il quale ho inizia-to ad approcciarmi a diversi pensieri politici, molto differenti e che tra loro non creano apparentemente nessu-na continuità se non la mia assidua ricerca di risposte. Adesso non con-divido, chiaramente, queste ideolo-gie passate, ma non nego di averle appoggiate, sennò non sarei since-ra. Queste linee, escludendo quel-la attuale, si possono suddividere o raggruppare in tre grandi categorie: la sinistra riformista o centro sinistra, l’anarchismo “verde” e “rosso”, e in-fine, anche se molto breve come pe-riodo, il revisionismo dei partiti “co-munisti”.

Iniziai ad avvicinarmi alla sinistra riformista, principalmente al PD, che delle volte era più a destra che a si-nistra. Ad ogni modo, questo mio pri-mo approccio si rivelò ben presto per quel che era, cioè fallimentare. Il mio pensiero non corrispondeva, e non corrisponde, alla linea sostenu-ta. Inoltre, i partiti erano sia frazionati all’interno, sia “doppie facce” nei rap-porti all’esterno. La successiva linea di pensiero deriva dalla frequenta-zione di una persona che si rivelò, a mia insaputa, dalla indole anarchica e fortemente anticlericale, la quale ri-

uscì a instaurare in me un notevole interesse. Questa fase si prolungò per alcuni anni, le motivazioni erano numerose, tra cui l’ampiezza dell’ar-gomento e il suo conseguente studio tramite manuali e opere che già pos-sedevo.

Pensando erroneamente di aver chiaro il tema generale di questo pensiero, cercai inutilmente di schie-rarmi a favore degli ideali che, per quel periodo, potevano essere in li-nea di massima coerenti ai miei. Così presi parte alle correnti “verde” e “rossa”. Specifico una cosa, non mi sono mai comportata in manie-ra individualista né settaria, prende-vo volentieri iniziative con chi come me aveva lo stesso obbiettivo. Pur-troppo, o per “fortuna” affermerei adesso, analizzando le attività che svolgevo constatai che erano disor-ganizzate, discontinue e “controrivo-luzionarie”. Da ciò ne consegue un distacco totale dall’attività concreta e pratica per rifugiarmi nella filosofia e nella lettura di opere di vario genere.

Riesco a interessarmi a Marx tra-mite “Il compendio del capitale” di Cafiero e la corrispondenza episto-lare riportata in fondo al volume tra l’autore e e la risposta di Marx stes-so. Nonostante ciò, continuo con il mio utopismo contenente tante, for-se troppe, ideologie (matriarcale, fi-lo-socialista, anarchica, antispecista, antimilitarista...).

La mia ricerca di giustizia e di ri-sposte si stava trasformando pro-gressivamente in un tormento inte-riore, pieno di contraddizioni e di una linea disorganizzata e discontinua, specchio delle attività. Tutto questo continuò fino a quando riuscii a risali-re e a comprendere quello che forse, e che adesso ripropongo in maniera certa, avrei voluto come cambiamen-to nel mondo circostante. Una giusti-

zia in primo luogo applicata in ambito sociale, per l’emancipazione di tutte le masse oppresse.

Realmente e solo parzialmente, questa tipologia di giustizia traspari-va nei vari pensieri, ma in maniera consapevole compresi che tra que-sti in molti casi non vi era continu-ità sul piano né pratico né logico e spesso neanche tra gli stessi ideali. Finalmente mi accostai al comuni-smo scientifico, mediante la lettura di Marx ed Engles, solo successiva-mente mi incuriosì Lenin. Gli altri due grandi maestri è grazie al Partito che li ho conosciuti nella loro grandez-za e come contribuenti fondamentali per la teoria e pratica comunista.

Al revisionismo e ai partiti porta-voce di tali teorie non ho dato mol-to “filo da torcere”, questo perché già mi ero iniziata a informare sul PMLI e sui suoi documenti. Data la quan-tità non indifferente di risposte alle mie domande attraverso la lettura, decisi di contattare, tramite l’invio di un’email, l’Organizzazione di Rufi-na, richiedendo un confronto possi-bilmente diretto. Con mia sorpresa, il Responsabile si rese disponibilissi-mo e attraverso i vari incontri e la sua grande pazienza, mi insegnò le basi e mi guidò in questa, per me nuo-va, concezione proletaria del mon-do e linea teoria-pratica del marxi-smo-leninismo-pensiero di Mao. Ad oggi, sono sicura di volermi formare in questa direzione, dando anche se piccolo il mio contributo a una teoria-pratica precisa, organizzata, prepa-rata, che ritengo autenticamente la via rivoluzionaria per il socialismo,e successivamente per il comunismo.

Provo una forte stima nei confron-ti del Partito, dei membri costituen-ti (effettivi e candidati), dei simpatiz-zanti, degli amici e delle amiche. Nel Partito ho trovato unità interna, for-

IN VALDISIEVE È APPARSA IN VALDISIEVE È APPARSA UNA STELLA ROSSAUNA STELLA ROSSA

In Valdisieve è apparsa una Stel-la Rossa. È rappresentata dalla compagna Margherita, una studen-tessa diciassettenne che è entrata in questi giorni nel PMLI. Meglio di così per il PMLI non poteva chiu-dersi il 2020. Un evento che raffor-za l’intero Partito, non solo la sua componente femminile. Perché le compagne, come dimostra ampia-mente la storia di oltre mezzo seco-lo del Partito, considerando i primi passi dei suoi primi pionieri, svolgo-no un ruolo fondamentale nella co-struzione del PMLI e nei suoi sforzi per legarsi alle masse.

Sul n. 1/2018 de “Il Bolscevi-co” il Segretario generale del Par-tito, compagno Giovanni Scuderi, nell’articolo non firmato dal titolo “Viva le compagne” non a caso ha sottolineato: “Senza le compagne il PMLI sarebbe monco, privo del-la sensibilità, dell’intelligenza, del-le capacità, dell’esperienza, della tenacia femminili, non in grado di assolvere tutti i suoi compiti rivolu-zionari, assolutamente incompren-sibile alle masse femminili. Non c’è compito, ruolo, incarico, missio-ne che non possono assolvere le compagne (…). Le compagne però hanno un compito in più, specifico se non esclusivo, quello di conqui-stare le masse femminili alla cau-sa del socialismo, del proletariato e del Partito. Un compito non facile perché si tratta di sottrarre le mas-se femminili alla doppia influenza borghese, quella dominante che le vuole relegate in casa dedite alla famiglia e subordinate al marito, e quella femminista che le spinge alla lotta primaria contro l’oppressione dell’uomo e al separatismo di ses-so. Entrambe queste influenze bor-ghesi e antifemminili non mettono al centro la contraddizione fonda-mentale tra il capitale e il lavoro e la contraddizione principale tra il pro-letariato e la borghesia. Minando così la lotta di classe per l’emanci-pazione delle donne”.

La compagna Margherita ha già sorprendentemente maturato la questione dell’emancipazione fem-minile coinvolgendo acutamente anche le “persone che si identifica-no nel genere femminile”. Per dar-le la possibilità di approfondire sul piano marxista-leninista e secon-do la linea del PMLI questa fonda-mentale questione, sulle succes-sive pagine di questo “Bolscevico” ripubblichiamo l’importante articolo della compagna Monica Martenghi, Responsabile della Commissione donne del CC del PMLI, dal tito-lo “Bisogna studiare la concezione marxista dell’emancipazione del-la donna”, pubblicato senza firma sul n. 14 del 1985 de “Il Bolscevico” nonché i titoli delle opere dei grandi Maestri del proletariato internazio-nale sul tema, anch’essi pubblicati su quel numero. La compagna che li ha ridigitati ha commentato così: “saranno molto utili anche per noi militanti anziane”. Dovrebbero ri-

leggerle anche i compagni perché è un problema che riguarda tutto il Partito.

In soli due mesi, da quando ha preso contatto col PMLI per avere un confronto sui temi che le interes-savano, precisando che “non cerco verità assolute ma punti di vista”, la compagna ha compiuto un salto di qualità ideologico e politico, grazie all’aiuto del compagno Enrico Chia-vacci, Responsabile dell’Organiz-zazione di Rufina.

Dalla domanda di ammissione al PMLI, di cui pubblichiamo qui di se-guito degli estratti, oltre che dai suoi commenti a documenti del Partito, rileviamo quanto sono grandi nel-la compagna Margherita la vivaci-tà intellettuale, la voglia di sapere, la capacità di apprendere, il senso critico e autocritico, la sincerità e la lealtà, la modestia, la disponibi-lità a fare il gioco di squadra nel ri-spetto del centralismo democratico, la voglia di cambiare se stessa e il mondo. Una vera forza rivoluziona-ria e marxista-leninista che diven-terà travolgente se, come lei stes-sa dice, “perseguirà teoria e pratica originariamente comuniste e rivolu-zionarie”. Negli ultimi quattro inter-venti del compagno Scuderi troverà tutte le indicazioni utili per operare in tal senso e per concorrere a dare al PMLI un corpo da Gigante Ros-so. Sempreché, naturalmente, riu-scirà a resistere alle dure prove e ai sacrifici della lotta di classe e al canto delle sirene borghesi e rifor-miste che cercheranno di staccarla dal PMLI e dalla lotta rivoluzionaria contro il capitalismo e per il socia-lismo.

Chiaramente la compagna Mar-gherita ha trovato il suo Partito, di cui ha compreso e condivide ide-ologia, natura, carattere, obietti-vi, strategia, tattiche, Statuto, Pro-gramma, stile di lavoro e spirito, così come il PMLI e la Valdisieve hanno trovato la loro Stella Rossa. Nel giudizio dell’Organizzazione di Rufina, redatto dal compagno Chia-vacci, con il quale Margherita vie-ne ammessa al PMLI, giustamente si afferma che “la compagna rap-presenta il perfetto esempio di una studentessa intelligente, cosciente e sensibile che ha speso già tanto tempo nei suoi relativamente pochi anni di vita, nella ricerca di una fi-losofia, di un pensiero, di un modo pratico e, più in generale, di un mo-vimento o partito per opporsi alle in-giustizie di questo sistema capitali-stico, marcio fino al midollo”.

Festa grande in tutto il Partito e ne “Il Bolscevico”. Benvenuta tra di noi compagna Margherita. Che tu sia un esempio di marxista-le-ninista a prova di bomba come lo sono stati Marx, Engels, Lenin, Sta-lin e Mao e lo sono le compagne e i compagni fondatori del PMLI anco-ra fedeli alla causa del socialismo. Si stappino idealmente le bottiglie di spumante!

Roma, 16 ottobre 2010. Manifestazione nazionale della Fiom (foto Il Bolscevico)

“NEL PMLI HO TROVATO UNITÀ INTERNA, FORZA RIVOLUZIONARIA, UNIONE CON LE MASSE E UNA SOLIDA BASE MARXISTA-LENINISTA”

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N. 44 - 31 dicembre 2020 PMLI / il bolscevico 3za rivoluzionaria, unione con le mas-se e una solida base Marxista-Leni-nista in continuità con gli altri maestri da cui deriva, che difende e che dif-fonde. Tramite il mio, per ora breve, percorso col PMLI ho avuto la pos-sibilità di mettere in discussione i miei precedenti ideali, trovando sem-pre delle risposte alle domande e ai dubbi. Non semplicemente risposte dogmatiche, controproducenti, plu-raliste o in contrapposizione tra loro, ma ragionate, con riferimenti storici e non solo filosofici, precise, organiz-zate, preparate ed esaurienti, che ti lasciano comunque la voglia di vo-ler approfondire per una conoscenza sempre maggiore. Sono soddisfatta di questo mio primo approccio e del rapporto instauratosi. Per adesso, mi sono sempre trovata concorde con i documenti del Partito e con il cen-tralismo democratico che in partico-lar modo garantisce l’unità interna del Partito con l’azione comune se-guita da tutti i membri, quando sono presenti maggioranza e minoranza, per evitarne il frazionamento, poiché il Partito è “un corpo unico e solida-le”. Inoltre sostengo che il PMLI sia molto trasparente all’esterno proprio come lo è all’interno tra i suoi membri e questa è un delle sue tante grandi qualità. Queste ultime sono numero-se, appartenenti sia ai singoli militan-ti, membri e quadri ad ogni livello del Partito, sia manifeste nella sua vo-lontà unica, che viene ripetutamen-te messa a dura prova da questa so-cietà attuale, ma che nonostante ciò rimane solida e vigorosa per la sua base, e continua a lottare contro tut-te le ingiustizie, anche quelle che nel tempo non sono cambiate. Forse per l’ignoranza che è nemica dell’uomo, ma soprattutto per l’accentramento del potere nelle mani della borghe-sia. Bisogna evitare la burocratizza-zione dell’istituzione che come inse-gnato dalla storia non porta in alcun modo a dei risultati ottimizzati. Così nello stesso modo, bisogna evita-re anche qualsiasi forma di revisio-nismo, dogmatismo, metafisica, de-vianza, l’avventura e i rischi che essa comporta. Sono sicura che il Partito per volontà e competenza, riesca ad allontanarsi e a rimanere distaccato radicalmente e totalmente da ciò. Ri-pongo molta fiducia nel PMLI e nei suoi membri, come ho fatto fino ad oggi e come continuerò a fare. Cam-biando me stessa per cambiare il mondo, e cambiando la concezione del mondo per cambiare me stessa.

Lo Statuto e il Programma del PMLI

Lo Statuto del PMLI nella sua to-talità si rifà in maniera molto ampia e approfondita alla base pratica, teori-ca, ideologia, organizzativa e politi-ca del marxismo-leninismo-pensiero di Mao, come scritto esplicitamen-te all’inizio e ripetuto in maniera più implicita, ma comunque molto evi-dente, tramite i numerosi principi e riferimenti ripresi fino alla fine. Ge-neralmente, uno statuto determina le linee guida (“linea strategica e tatti-ca”) degli aspetti fondamentali di una determinata organizzazione, della sua struttura e del lavoro praticato quotidianamente dai membri.

Inoltre lo statuto, come in que-sto caso, è molto specifico, in modo dettagliato infatti, oltre a citare i vari organi, ne descrive accuratamen-te la loro funzione e il loro lavoro. Tale principio è lo stesso anche per i membri e per i quadri del partito, rispettivamente nel secondo e ter-zo capitolo. In questi ultimi vengono elencati i requisiti, i doveri da adem-piere e i diritti per tutti i militanti e di-rigenti ad ogni livello del Partito. La linea pratica e teorica è autentica-mente la ripresa di tutti i principi so-vra-citati, senza l’influenza del revi-sionismo moderno e del riformismo, una vera e propria teoria rivoluziona-ria e proletaria, una via maestra per l’instaurazione del comunismo attra-

verso il socialismo e la teoria della continuazione della rivoluzione, sotto la dittatura proletaria (strumento ne-cessario che dobbiamo a Mao). Altre riprese importanti sono il centralismo democratico e l’internazionalismo proletario. Il primo introdotto nel quinto articolo e successivamente approfondito efficacemente nel nono capitolo, sotto il titolo “il principio or-ganizzativo del partito”. Mentre, il se-condo è uno dei tantissimi strumenti, introdotti e ricevuti in primis da Marx ed da Engels, attraverso i quali si ar-riverà a un trionfo mondiale del so-cialismo sul capitalismo (art. 7).

Procedendo in questa direzione possiamo sostenere che lo Statuto è un’unità dialettica di ideologia ope-rante, dal momento in cui ciò che è scritto ha corrispondenza e continu-ità con ciò che è svolto dal Partito. Un’ideologia, finché resta scritta o parlata, rimane meramente metafisi-ca, ma quando viene accompagnata dalla concretezza dell’agire sociale e dal materialismo, ecco che diven-ta operante. Nella trattazione dei vari articoli, nonostante in generale ab-bia trovato stimolante e esaustivo lo studio dello Statuto, anche grazie ai chiarimenti e alle spiegazioni suc-cessive, sono presenti tantissimi altri aspetti che considero altrettanto inte-ressanti e fondamentali. Tra questi, la trasparenza, la piena fiducia, il ri-spetto reciproco tra compagni, l’one-stà e la sincerità qualità che ritengo essenziali per ogni relazione, la mo-destia, l’umiltà e la collaborazione, imparando gli uni dagli altri. Un altro punto ribadito più volte, è il legarsi strettamente con le masse lavoratri-ci, oppresse, e sostenere sempre l’u-nità e non lo scissionismo o un atteg-giamento settario.

Per quanto riguarda il Program-ma, in quest’ultimo viene chiarito in maniera concisa, precisa, e altrettan-to esaustiva come si pone il Partito nei confronti della rivoluzione, del so-cialismo e del comunismo. Non solo ribadendo e approfondendo nozioni che già avevo appreso nello Statuto, ma anche aggiungendo informazio-ni utili alla guida dei cinque maestri, specificando l’inesattezza storica e controrivoluzionaria della tappa in-termedia proposta da Gramsci e To-gliatti, combattendo così il revisio-nismo moderno. Concordando, ho ritenuto interessante un concetto che non avevo ancora preso in conside-razione e cioè che nella società co-munista, in assenza di classi ovvia-mente non ci sarà la lotta di classe, ma comunque persisterà, come c’è sempre stata, la lotta tra le due linee, tra ciò che è nuovo, avanzato e tra ciò che è vecchio, arretrato.

Altrettanto rilevante la spiegazio-ne della linea teorica e pratica, come accennato in precedenza, dei cinque Maestri; Marx ed Engels, inseparabili ormai, ci forniscono i primi strumen-ti scientifici funzionali all’instaurazio-ne del comunismo, e per combattere il capitalismo. Lenin e Stalin riesco-no a provare con certe dimostrazio-ni ed esperienze concrete l’inevitabi-lità storica della rivoluzione proletaria all’interno dell’imperialismo. Da Mao, il più grande marxista-leninista della nostra epoca, efficientemente esal-tato all’interno del Partito, possiamo riprendere il pensiero per affrontare le lotte contemporanee in tutti i cam-pi. Ed è sempre Mao ad ampliare e ad approfondire le teorie in conformi-tà ai predecessori.

Nelle successive parti del Pro-gramma vengono chiariti e spiegati alcuni articoli dello Statuto, come ad esempio l’articolo 32 nel quarto pun-to. Nello stesso modo, vengono riba-diti l’essenzialità dell’Esercito rosso e del Fronte unito. È evidente, forse, che ho trovato lo studio dello Statuto maggiormente complesso rispetto a quello del Programma, probabilmen-te perché è da tanto che non studia-vo l’organizzazione di un’istituzione. Tuttavia è grazie ad entrambi che adesso il mio pensiero è più specifi-co e chiaro nei temi affrontati.

I partiti falsi comunistiChiaramente mi sono informa-

ta sulle rispettive linee politiche dei sedicenti partiti “comunisti”, in parti-colare quella del partito dei CARC, dopo aver rifiutato quella del PC e PCI, successivamente distaccan-domi anche da quest’ultima. Poiché poi, ho conosciuto molti partiti fal-si “comunisti” o revisionisti tramite il PMLI, ciò che non riuscivo a com-prendere era per qual motivo aven-do a disposizione due Maestri (Mao e Stalin) che hanno apportato il loro

fondamentale contributo alla teoria-pratica della rivoluzione, del sociali-smo e del comunismo, non solo non vengano considerati, ma in molti casi anche rifiutati (destalinizzazione). Preferendo a loro teorie controrivolu-zionarie, fallaci e illusorie.

Questa mancata comprensione mi fu presto chiarita dal compagno Enrico che mi spiegò inoltre le mo-tivazioni per le quali il PMLI sostie-ne la continuità tra i cinque Maestri. Riflettendo su questa domanda, mi è “saltato all’occhio” un particolare, in tutti i partiti sovra-elencati revisio-nisti nella sigla del nome, riportano la lettera “C” riferendosi all’aggettivo “comunista” autoproclamandosi tali, nonostante sia abbastanza eviden-te dal punto di vista di linea la falsi-tà riguardante ciò. Mentre per il PMLI è differente, non vi è nella sigla un riferimento diretto al termine “comu-nista”, perché questo è già eviden-te nella linea marxista-leninista, che crea obbligatoriamente una continui-tà con gli altri Maestri, e non ha biso-gno di autoproclamarsi tale, poiché è manifesto che sia l’unica via autenti-camente comunista.

I miei propositi di impegno politico

Con l’ammissione vorrei persegui-re, per la prima volta nella mia vita, teorie e pratica originariamente co-muniste e rivoluzionarie. E solo nel Partito Marxista-Leninista Italiano ho trovato questa possibilità. Personal-mente sostengo che l’accumularsi di sensate esperienze (non casuali) e lo studio mi siano utili ad una cresci-ta non solo a livello individuale, ma al contempo, spero di essere altrettan-to utile prestando servizio al Partito, anche a livello collettivo. Così vorrei formarmi, trasformando e ampliando il mio pensiero politico in questa dire-zione, poiché “È il Partito che forma i marxisti-leninisti, marxisti-leninisti

non si nasce ma si diventa militando nel Partito”.

Chiaramente, so che è un pas-so importante, per questo rispetterò ogni decisione riguardante l’ammis-sione. Inoltre vorrei poter collaborare con altri/e compagni/e imparando da queste esperienze, che in maniera profonda mi segneranno il percorso e la vita. Ovviamente questo è in ag-giunta allo studio dei cinque Maestri, che ritengo fondamentale, coerente, con dimostrazioni scientificamente e storicamente certe, senza fallacie o salti logici ingiustificati (dal piano te-

orico a quello pratico). Ho fiducia nel Partito e nei cinque Maestri.

L’obiettivo con massima priorità, da cui deve derivare tutto, compre-so i propositi più prossimi, per mez-zo della continua rivoluzione, trami-te l’instaurazione della dittatura del proletariato, è l’affermazione di una società comunista senza più classi, perfetta e completa. Ogni cosa a suo tempo. I propositi politici che posso-no essere realizzati nell’immediato e anche quelli a lungo termine sono funzionali alla conquista e all’unione con le masse, che senza le quali non è possibile il raggiungimento del fine auspicato. Personalmente, come detto in precedenza, miro a formarmi all’interno del Partito in linea col mar-xismo-leninismo-pensiero di Mao, portando tale trasformazione sia sul piano teorico che pratico, prendendo parte attivamente alle varie iniziative del PMLI.

Non ho capacità rilevanti né di spicco, ma quelle che possiedo le metto volentieri al servizio del Par-tito. Gradualmente i propositi politici da perseguire saranno correlati alle capacità e competenze che svilup-però, così si garantisca la massima utilità all’impegno impiegato nelle va-rie attività. Sono abbastanza flessibi-le e mi adeguo velocemente agli in-carichi assegnati.

Lottare per l’emancipazione delle

persone di sesso femminile e di quelle che si identificano con questo

sessoDato che non solo sono una ra-

gazza, ma ho anche a cuore la con-dizione femminile, un fronte che po-trebbe essere ampliato è il suddetto. In quest’ultimo, non dobbiamo sol-tanto lottare per l’emancipazione

delle persone di sesso femminile, ma anche per tutte quelle persone che si identificano in questo gene-re, eliminando così i limiti fisici. Le giustizie inflitte sono in ogni campo, dalla negazione dei diritti in ambito economico e giuridico arrivando fino all’oggettificazione della donna stes-sa o alla sua concezione negativa e di sottomissione, basata su stereoti-pi, tradizioni e consuetudini di questa società capitalista.

Tutte le donne di ogni età, in ma-niera ovviamente differente, sono sottoposte a una forte pressione so-ciale fin dall’infanzia. Ciò può avve-nire attraverso il pregiudizio, lo ste-reotipo, l’etichettamento che a molte non le lascia indifferenti. Anzi al con-trario, spesso le porta ad avere di-sturbi mentali, mediante abusi ver-bali o violenze fisiche, questo deriva anche della consapevolezza di “non essere abbastanza” e quindi di non essere conformi ai canoni imposti dalla vecchia e nuova borghesia pro-pagati in tutta la società. Essere sen-sibili su queste tematiche non vuol dire essere fragili o deboli, al con-trario, vuol dire rendersi coscienti e coraggiosi nel combattere tutte le ti-pologie di ingiustizie. Ritengo neces-sario sostenere, essere solidali e ap-poggiare le lotte atte a un benessere maggiore per le masse femminili op-presse. La loro totale emancipazione come quella di tutte le masse sfrutta-te potrà avere luogo solo con l’affer-mazione del socialismo, che sfoce-rà nell’instaurazione del comunismo. Nella quale anche la concezione bor-ghese di donna sarà abbattuta, insie-me a tutti i diritti negati e ai canoni ir-reali e inverosimili di “perfezione”.

Lottare per far giungere la voce del PMLI alle masse studentesche e giovaniliAltri fronti in cui sono coinvolta per

l’età e per gli studi sono quello gio-vanile e quello studentesco. Premet-tendo che non sono pratica e la mia conoscenza è abbastanza limitata ri-guardante i mezzi di comunicazione di massa, ma posso comunque im-parare, potrebbero essere efficienti per far conoscere localmente le ini-ziative proposte dal Partito, tramite anche siti subordinati a quello prin-cipale, e la loro regolamentazione e organizzazione seguirebbero il cen-tralismo democratico. Dove non av-verranno confronti, ma solo per ag-giornare in maniera diretta i/le vari/e amici/che e simpatizzanti. Inoltre i mezzi multimediali hanno un pubbli-co anagraficamente più giovane (ri-spetto ad esempio del giornale) che potrebbe appoggiare e essere coin-volto nelle varie attività. In ambito studentesco ritengo sia molto im-portante il volantinaggio davanti alle scuole. Questo perché, almeno dalle mie esperienze, i/le giovani studenti/esse dalla tempra rivoluzionaria sono numerosi/e, purtroppo però, come successo a me, sono in tanti/e a ve-nire sviati/e dalla via autentica per la rivoluzione. In alcuni casi ciò porta a ricadute pessimistiche, perdendo ogni speranza futura, o totalmente utopiste, lottando per qualcosa di ir-realizzabile, tutte e due chiaramente controrivoluzionarie. Quindi potremo provare a coinvolgerli/e facendo co-noscere il Partito e i cinque Maestri nelle manifestazioni e nelle iniziative.

Spiego in maniera breve, ma ne-cessaria, il motivo per il quale non ho scritto ancora nessuna critica al si-stema scolastico. Sicuramente non è perché manchino le cose da denun-ciare o da criticare... ma è per il fatto che non vorrei essere troppo sogget-tiva, mancando di rispetto e sfocian-do nella maleducazione. Una critica per quanto radicale possa essere, come la disobbedienza di pensiero, deve mantenersi nel rispetto, esse-re organizzata, preparata e deve for-nire delle soluzioni, delle proposte o indicare una via da seguire. Quan-do sarò preparata e pronta scriverò qualcosa su questo tema.

Firenze, 8 marzo 2017. Manifestazione per lo sciopero globale delle donne. Il PMLI par-tecipa con una delegazione guidata da Monica Martenghi, Responsabile della Commis-sione Donne del CC del Partito, al centro col megafono. A sinistra Caterina Scartoni, Patrizia Pierattini, Antonella Casalini (foto Il Bolscevico)

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Questo importante articolo della compagna Mo-nica Martenghi, Responsabile della Commissione donne del CC del PMLI, è stato pubblicato la pri-ma volta senza firma sul n. 14 del 1985 de “Il Bol-scevico”.

Il 15 dicembre ‘84 il compagno Giovanni Scuderi ha lanciato un importante appello a tutto il Partito, rilanciato poi nella 6ª Sessione plenaria del 2° CC, per intensificare lo studio, poiché studiare è un do-vere marxista-leninista indispensabile se vogliamo trasformare noi stessi e Il mondo.

Dobbiamo studiare perché la lotta ideologica è alla base di tutto, dei grandi come dei piccoli pro-blemi, dei problemi strategici come di quelli riven-dicativi. Per condurre bene avanti una lotta, an-che solo rivendicativa, dobbiamo conoscere bene la linea del Partito, le posizioni degli avversari, la situazione Politica in cui operiamo, le opinioni delle masse, che cosa ha detto il marxismo-lenini-smo-pensiero di Mao al riguardo.

Il lavoro ideologico deve essere sempre curato, ma è tanto più importante oggi che il PCI, nel qua-dro della sua socialdemocratizzazione, sta portan-do avanti, Insieme con il PSI e DP, una vasta ope-ra di decomunistizzazione e deideologizzazione dei suoi militanti, del suo elettorato e delle masse, abbandonando e sconvolgendo ogni riferimento e terminologia di classe.

In questo grande impegno ideologico, che dob-biamo sostenere, rivestono particolare importanza i temi dell’emancipazione della donna, i problemi legati alla concezione della famiglia, al ruolo del-la donna.

È questo uno dei campi dove l’ideologia borghe-se è più forte, grazie anche alle millenarie mistifi-cazioni seminate dalla Chiesa cattolica.

Dalle nostre conoscenze e dalla nostra capaci-tà di far valere il marxismo-leninismo-pensiero di Mao e la linea del Partito sulla borghesia e il revi-sionismo dipendono in notevole misura il grado di partecipazione delle donne alla lotta di classe, la loro crescita sociale e politica e militanza nel PMLI, il successo della loro lotta per i diritti specifici, la conquista dell’emancipazione e del socialismo.

Il Partito attualmente pone all’ordine del giorno lo studio della problematica connessa all’emanci-pazione della donna.

Per facilitare e indirizzare questo studio già in oc-casione dell’8 Marzo abbiamo pubblicato la biblio-grafia degli articoli e documenti del Partito apparsi su “Il Bolscevico”. Ora pubblichiamo la bibliografia dei testi marxisti-leninisti giacché sono questi, ol-treché il nostro Organo di stampa e le pubblicazio-ni del Partito, le fonti del nostro studio.

Dobbiamo conoscere cosa hanno detto i grandi Maestri del proletariato internazionale sull’eman-cipazione della donna, perché le loro opere sono una fonte inesauribile di insegnamenti. È basan-dosi sulla loro elaborazione teorica che il Partito, applicandola alla situazione del nostro Paese, ha potuto sviluppare la sua linea politica, anche per quanto riguarda l’emancipazione della donna in Italia.

Le opere dei Maestri sono le fonti cui attinge-re quotidianamente e direttamente: in quanto ai commenti e mistificazioni degli altri partiti o di cer-te “teoriche” femministe prendiamoli in considera-zione dopo, per confutarli e smascherarli alla luce del marxismo-leninismo-pensiero di Mao del quale dobbiamo saper dimostrare la scientificità e supe-riorità.

Quant’è avvenuto a Firenze e in altre città italia-ne in occasione delle manifestazioni dell’8 Marzo ci ha mostrato con chiarezza l’esistenza all’interno del movimento delle donne di due linee contrappo-

ste. Una sostenuta dal PCI, dalle femministe, dai gruppi trotzkisti e pacifisti che vede nella società “maschilista” e non capitalista, la causa dell’op-pressione femminile: ogni singola donna dovrebbe esaurirsi in una lotta ideologica e culturale nell’am-bito della propria famiglia e dei rapporti personali. Si tratterebbe della cosiddetta “liberazione”, da co-storo contrapposta alla teoria marxista dell’eman-cipazione giacché la ritengono superata a seguito del riconoscimento formale di certi diritti. Le donne dovrebbero lottare più per affermare la propria “di-versità” che per l’occupazione femminile e la pari-tà donna-uomo in tutti i campi. Una “diversità” che, sarebbe di natura biologica e non storicamente de-terminata a causa della proprietà privata dei mezzi di produzione, dell’emarginazione della donna dal-la vita sociale e produttiva e dal suo ruolo essen-ziale materno.

Tali forze in base alla loro visione sessista ripro-pongono anche tesi e pratiche superate come il “separatismo” femminile nei cortei e nelle manife-stazioni.

L’altra linea contrapposta a questa è quella pro-letaria rivoluzionaria, da sempre sostenuta dagli autentici marxisti-leninisti e dal proletariato e che ora è difesa e portata avanti solo dal nostro Partito, poiché il PCI ormai l’ha ripudiata nella forma oltre-ché nella sostanza. Con il 15° e il 16° Congresso e successivamente con la VII Conferenza delle don-

ne comuniste, la direzione del PCI ha concluso il processo di revisione del marxismo sull’emancipa-zione della donna, avviato da Gramsci e Togliatti, ed ha abbracciato e fatto proprio in pieno il femmi-nismo. Tanto che tale partito è divenuto il principa-le sostenitore della “liberazione” e della “diversità”.

Questo perché ovviamente il femminismo picco-lo borghese, in base alla sua concezione sessista e interclassista, ben si sposa con la collaborazione tra le classi e con l’integrazione delle masse fem-minili, operaie e lavoratrici, all’interno delle istitu-zioni borghesi di cui è fautore il PCI.

Si tratta di andare controcorrente. È chiaro quin-di che la battaglia che noi marxisti-leninisti e in pri-mo luogo le compagne siamo chiamati a condur-re su questo fronte non è delle più facili e richiede una adeguata preparazione e capacità di dialettica e di argomentazione.

Ecco perché è importante studiare il marxi-smo-leninismo-pensiero di Mao sull’emancipazio-ne della donna.

Se non siamo preparati ideologicamente, se non si studia il marxismo-leninismo e la linea del Parti-to, si diventa incapaci di ispirare e guidare il movi-mento delle donne verso la conquista dei propri di-ritti e dell’emancipazione e facilmente cadiamo in braccio al revisionismo e al femminismo.

Non bisogna studiare solo per noi stessi, ma soprattutto per avere più chiara la situazione che fronteggiamo e sapere agire di conseguenza. Dob-biamo conoscere a menadito la concezione marxi-sta dell’emancipazione della donna per avere un corretto orientamento di classe e per smascherare e battere il revisionismo e il femminismo.

Dobbiamo propagandare fra le masse la conce-zione marxista-leninista dell’emancipazione della donna e la linea del Partito, per contrastare il pro-cesso di decomunistizzazione e deideologizzazio-ne che il vertice revisionista pilota anche in que-sto settore e per rafforzare la lotta fra le due linee all’interno del movimento delle donne, con il soste-gno crescente delle masse.

Storicamente è il marxismo, con Marx ed En-gels, ad avere per primo individuato, analizzato e posto all’ordine del giorno il problema della op-pressione della donna, e non il femminismo che, apparso in seguito, ha creato confusione e divisio-ne all’interno del movimento operaio e femminile.

Storicamente è stato il marxismo, con la I Inter-nazionale, con la Rivoluzione d’Ottobre, con la II e la III Internazionale, a dare impulso e sviluppo ai movimenti delle donne nei vari Paesi, quantunque questi siano stati poi egemonizzati da forze social-democratiche che hanno prestato il fianco al fem-minismo.

Storicamente è il marxismo, e più precisamente il pensiero di Mao, la Grande rivoluzione cultura-le proletaria, le conquiste realizzate dalle donne in Cina durante il socialismo che hanno dato un im-pulso alle lotte delle donne degli anni ‘70, anche se queste erano fortemente influenzate dal fem-minismo.

II marxismo-leninismo-pensiero di Mao è quindi l’arma capace di rilanciare il movimento delle don-ne, di dargli orientamento, chiarezza di obiettivi e successivamente inserirlo nel fronte più ampio di lotta a Craxi e il Palazzo, per il socialismo.

Alziamo dunque con coraggio questa bandiera, studiamo con impegno i testi marxisti consigliati dalla Commissione per il lavoro femminile del Co-mitato centrale e certamente sapremo tenere te-sta e sbaragliare la borghesia, il revisionismo, l’i-dealismo femminista e conquistare, insieme con le masse femminili, i loro diritti, la loro emancipazio-ne e il socialismo.

Monica Martenghi, Responsabile della Commissione Donne del CC del PMLI, al Congresso di Fondazione del Partito. Nel 1977, al momento dell’apertura del Congresso, aveva da poco compiuto 18 anni ed era la più giovane delegata (foto Archivio storico de Il Bolscevico)

Per avere un corretto orientamento dì classe e per smascherare e battere Il revisionismo e Il femminismo

Bisogna studiare la concezione marxista dell’emancipazione della donna

di Monica Martenghi

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AVVERTENZE Le indicazioni relative agli scritti di Marx ed Engels, come pure a quelli di Lenin, si riferiscono alle opere complete pubblicate dagli Editori Riuniti, salvo diversa segnalazione. Le opere complete di Stalin sono state pubblicate in Italia dalle Edizioni Rinascita nel 1955. Purtroppo i revisionisti hanno interrotto le pubblicazioni col X volume.Le Edizioni in lingue estere di Pechino hanno pubblicato in italiano solo quattro volumi delle opere scelte di Mao (marzo 1926-settembre 1949). Il V volume delle opere scelte, che va dal settembre 1949 al novembre 1957, edito il 1° marzo 1977 non è stato pubblicato in italiano. Non si conoscono le opere complete. La banda revisionista e controrivoluzionaria di Deng, venendo meno a una decisione presa dal CC del PCC subito dopo la morte del fondatore della Cina socialista, ha bloccato la pubbli-cazione delle opere scelte di Mao. (Successivamente a questa avvertenza, nel 1979, il quinto volume delle opere scelte di Mao in italiano è stato pubblicato dalla casa editrice Einaudi)Importanti citazioni di Mao sulla donna non sono state incluse nelle opere scelte.Le opere contrassegnate col n.1 sono raccolte nel volume: Lenin, L’emancipazione della donna, Editori Riuniti.I titoli contrassegnati col n. 2 non sono dell’Autore.

ENGELS

● L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato – 1884,

Editori Riuniti, 1972

MARX

● Appropriazione di forze-lavoro da parte del capitale. Lavoro delle

donne e dei fanciulli - Da Il Capitale, licenziato dall’Autore il 25 luglio 1867 - Edizioni Rinascita, 1956, vol. 1, Tomo Il, pp. 97-106.

● Sul lavoro a domicilio(2) - idem, pp. 171-172 ● Sulla famiglia(2) - idem, pp. 202- 203 ● Sul matrimonio e rapporto uomo-donna(2) Da Manoscritti economico-

filosofici del 1844 - aprile-agosto 1844 -Opere complete vol. 3, pp. 321-325.

● Sulla famiglia(2) - Da Dalla critica della filosofia hegeliana del diritto - primavera-estate 1843 - Opere complete, vol. 3, pp. 111- 113

● Sulla famiglia(2) - Da L’ideologia tedesca - settembre 1845-1846 - Opere complete, vol. 5, pp. 173- 175

MARX-ENGELS● Sulla Famiglia(2) - Da Manifesto del Partito comunista (2° capitolo) -

dicembre 1847-giugno 1848 - Opere complete, vol. 6, pp. 502- 503

LENIN

● Sulla famiglia(2) - Da Che cosa sono gli “amici del popolo” e come lottano

contro i socialdemocratici? - primavera-estate 1894 - Opere complete, vol. 1, pp. 143-151.

● Il lavoro della donna nella fabbrica(1-2) - Da Lo sviluppo del capitalismo in Russia 1896-1899 - Opere complete, vol. 3, pp. 552- 554 e pp. 580-582

● Il lavoro a domicilio capitalistico come appendice della manifattura - Da Lo sviluppo del capitalismo in Russia - 1896-1899 - Opere complete, vol. 3, pp. 444- 451.

● La classe operaia e il neomalthusianismo(1) - 16 giugno 1917 - Opere complete, vol. 19, pp. 212-214

● Il V Congresso internazionale per la lotta contro la prostituzione(1) -13 luglio 1913 - Opere complete, vol. 19, pp. 236-237

● Il lavoro della donna nell’agricoltura in regime capitalistico(1-2) - Da La piccola produzione nell’agricoltura - 18 luglio 1913 - Opere complete, vol. 19, pp. 254-256.

● Il diritto al divorzio(1-2) - Da Intorno a una caricatura del marxismo e all’“economismo imperialistico” - agosto-ottobre 1916 - Opere complete, vol. 23, pp. 69- 72

● La donna e la rivoluzione socialista(2) - Da Sulla parola d’ordine del “Disarmo” - ottobre 1916 - Opere complete, vol. 23, pp. 94- 98

● Discorso al I Congresso delle operaie di tutta la Russia(1) - 20 novembre 1918 - Opere complete, vol. 28, pp. 182-184

●Il contributodella donnaall’edificazionedel socialismo(1-2) - Da La grande iniziativa (Sull’eroismo degli operai nelle retrovie. Con riferimento ai “sabati comunisti”) - 28 giugno 1919 - Opere complete, vol. 29, pp. 391-393.

● I compiti del movimento operaio femminile nella Repubblica dei Soviet(1) (Discorso pronunciato alla IV Conferenza delle operaie senza partito della città di Mosca) - 23 settembre 1919 - Opere complete, vol. 30, pp. 29-34.

● Il potere sovietico e la situazione della donna(1) - 6 novembre 1919 - Opere complete, vol. 30, pp. 101-104

● Alle operaie(1) - 21 febbraio 1920 - Opere complete, vol. 30, pp.334-335 ● La giornata Internazionale della donna(1) - 8 Marzo 1920 - Opere

complete, vol. 30, pp. 367-368 ● La giornata Internazionale delle operale(1) - 4 marzo 1921 - Opere

complete, vol. 32, pp. 145-147 ● Messaggio di saluto alla Conferenza delle sezioni femminili del popoli

delle Regioni e delle Repubbliche sovietiche d’Oriente - aprile 1921 - Opere complete, vol. 32, p. 279

● Sul divorzlo(1-2) - Da Il significato del materialismo militante - 12 marzo 1922 - Opere complete, vol. 33, pp. 212-213

● Alla Conferenza delle operaie e delle contadine senza partito di Mosca e del governatorato di Mosca - 6 novembre 1922 - Opere complete, vol. 33, p. 376

● Ad Ines Armand - 5 giugno 1914 - Opere complete, vol. 35, pp. 91-92 ● Ad Ines Armand(1) -17 gennaio 1915 - Opere complete, vol. 35, pp,

119-120 ● Ad Ines Armand(1) - 24 gennaio 1915 - Opere complete, vol. 35, pp.

120-123 ● Il capitalismo e il lavoro femminile - 5 maggio 1913 - Opere complete,

vol. 36, pp. 157-159

STALIN

● Saluto al 1 ° Congresso femminile della Repubblica dei popoli della

montagna - 7 giugno 1921 - Opere complete, vol. 5, pp. 77-78. ● Per il quinto anniversario del I Congresso delle operaie e delle

contadine -10 novembre 1923 - Opere complete, vol. 5, pp. 414- 417 ● Il lavoro tra le donne(2) - Da Rapporto organizzativo del CC al XlII

Congresso del PCR(b) e Da Sul bilancio del XLII Congresso del PCR(b) - 24 maggio 1924-17 giugno 1924 - Opere complete, vol. 6, p. 258 e p. 304

● Associazioni delle operale e contadine - Da Rapporto organizzativo del CC al XIII Congresso del PCR(b) - 24 maggio 1924 - Opere complete, vol. 6, pp. 237-239

● Operale e contadine, ricordate e adempite i comandamenti di llic! - 5 gennaio 1925 - Opere complete, vol. 7, pp. 9-10

● La giornata Internazionale dalla donna - 8 Marzo 1925 - Opere complete, vol. 7, pp. 60-61

● Per la giornata Internazionale comunista della donna - 7 marzo 1926 - Opere complete, vol. 8, pp. 139-140

● Per il decimo anniversario del I Congresso delle operale e contadine - 17 novembre 1928 - Opere complete, vol. 11, p. 169

● Agli operai e alle operaie della “Krasny Treugolnik” - 2 febbraio 1929 - Opere complete, vol. 11, p. 225

MAO

● Abbattimento del potere del clan (potere dei templi degli antenati e potere del capi clan), del potere religioso (culto degli spiriti protettori della città e degli spiriti locali) e del potere maritale - Da Rapporto dell’inchiesta sul movimento contadino nello Hunan - marzo 1927 - Opere scelte, vol. 1, pp. 41-44

● La nostra politica economica - 23 gennaio 1934 - Opere scelte, vol. 1, p. 153

●Ilnostroprogrammaspecifico-DaSul governo di coalizione - 24 aprile 1945 - Opere scelte, vol. 3, p.247

LE OPERE DEI GRANDI MAESTRI DEL PROLETARIATO INTERNAZIONALE

SULL’EMANCIPAZIONE DELLA DONNA

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6 il bolscevico / contro ogni autonomia differenziata N. 44 - 31 dicembre 2020

Migliaia di lavoratori, studenti, pensionati e attivisti in piazza

Mobilitazione nazionale contro l’autonoMia differenziata,

“secessione dei ricchi” “Garantire uniformità di diritti e prestazioni su tutto il territorio nazionale”

È stata coronata da un largo successo la giornata di mobi-litazione nazionale indetta il 18 dicembre dalla Rete dei Numeri Pari e dal Comitato per il Ritiro di qualunque autonomia differen-ziata, “secessione dei ricchi”, e lo stralcio del collegato alla Leg-ge di Bilancio del Ddl Boccia. Un fronte unito a cui partecipa atti-vamente anche il PMLI.

Migliaia di lavoratori, studenti, pensionati, attivisti di varie as-sociazioni, cooperative sociali, movimenti per il diritto all’abi-tare, reti studentesche, centri antiviolenza, parrocchie, comi-tati di quartiere, circoli culturali, scuole pubbliche, biblioteche popolari, centri di ricerca, presidi antimafia, fabbriche recuperate e fattorie sociali si sono mobili-tati e sono scesi in piazza in 25 città dal Nord al Sud del Paese dando vita a combattivi presidi, flash mob, assemblee pubbliche e momenti formativi e informati-vi sui gravi rischi che comporta per l’unità del Paese il progetto secessionista promosso dalle 3 regioni più ricche del Paese: Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna con l’avallo del go-verno Conte il quale, alla cheti-chella, occultandolo tra le pieghe della legge di Bilancio 2021, ha cercato di approvare il disegno di legge quadro sull’autonomia differenziata “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia dif-ferenziata di cui all’articolo 116, comma 3 della Costituzione.” presentato dal Ministro per le Autonomie Francesco Boccia in parlamento il 18 novembre 2020.

Un disegno di legge neofasci-sta che porta alle estreme con-seguenze il federalismo e la “de-voluzione” dei poteri introdotti con la “riforma” del titolo V della Costituzione varata dall’allora governo di “centro-sinistra” per ingraziarsi i fascio-secessionisti della Lega e che ad esempio in campo sanitario ha dato il via li-bero allo smantellamento del Si-stema sanitario nazionale con le disastrose conseguenze che ora, in tempo di pandemia, sono sot-to gli occhi di tutti.

Lo slogan che all’unisono si è levato dalle piazze è stato chia-ro e unitario in tutto il Paese: “la Repubblica è una e indivisi-bile! Vogliamo l’uniformità delle prestazioni in tutto il Paese, no all’autonomia regionale differen-ziata e alla secessione dei ricchi!”

Alla mobilitazione lanciata con una diretta on line hanno preso parte fra gli altri Gaetano Azza-riti - Presidente dell’associazione Salviamo la Costituzione; Marina Calamo Specchia, professoressa ordinaria di Diritto Costituzionale Comparato UNIBA; Luigi Ciot-ti, presidente di Libera e Grup-po Abele; Andrea Del Monaco, economista e giornalista per la Gazzetta del Mezzogiorno e Huffington Post; Marco Esposi-to, saggista e caporedattore de Il Mattino; Roberto Napoletano, direttore del Quotidiano del Sud; Gianfranco Pagliarulo, presiden-te ANPI; Lino Patruno, scrittore ed editorialista de La Gazzetta del Mezzogiorno; Marco Tar-quinio, direttore di Avvenire; Lanfranco Turci, deputato e ex presidente della Regione Emilia Romagna.

A Roma si è tenuto un presi-

dio in Piazza Montecitorio dove dalle 14:30 alle 18 si sono sus-seguiti decine di interventi delle realtà sociali e sindacali locali durante i quali è stato ribadi-to con forza e a più riprese che l’approvazione del Ddl Boccia e l’avvento dell’autonomia regio-nale differenziata avrebbe conse-guenze nefaste in tutto il Paese e in particolare per le regioni più povere del Sud Italia. Una seces-sione in piena regola che rischia di smembrare l’unità del Paese dividendolo in venti staterelli con abitanti di serie A, B e persino Z, a seconda del luogo di residen-za.

“Crediamo che le priorità della politica dovrebbe essere elimina-re la povertà, le disuguaglianze e combattere le mafie, lavorare per costruire l’uniformità delle prestazioni e dei servizi in tutto il Paese, garantire diritti, dignità, libertà, partecipazione e giustizia sociale a tutte e tutti – ha riba-dito Giuseppe De Marzo, coor-dinatore nazionale della Rete dei Numeri Pari - Per questo oggi siamo qui per chiedere al Go-verno e al Parlamento di ritirare DDL Boccia e stralciare definiti-vamente il progetto di Autonomia Differenziata. È necessario aprire un dibattito pubblico nel Paese e coinvolgere i cittadini e le citta-dine su un tema centrale per la nostra Democrazia”.

Mente Marina Boscaino, por-tavoce del Comitato Naziona-le per il ritiro di ogni autonomia differenziata, ha aggiunto: “In questi anni, abbiamo visto come la regionalizzazione del Servizio Sanitario Nazionale e le relative privatizzazioni abbiano causato disastri, negato diritti a milioni di cittadine e cittadini italiani e amplificato l’impatto della pan-demia da Covid19. Sarebbe grave se il governo cedesse alle richieste scellerate di tre Presi-denti di Regione di regionalizzare 23 materie, aumentando così le disuguaglianze nel Paese e fram-mentando ulteriormente l’unità della Repubblica. L’approvazio-ne del Disegno di Legge Boccia getterebbe le basi per la costru-zione di 20 piccole patrie, dando a ognuna di queste la possibilità di gestire autonomamente – tra le altre – il sistema scolastico, la tutela del territorio e dell’am-biente, i contratti di lavoro e il gettito fiscale. In questo modo si lascerebbe sempre più spazio alle privatizzazioni, anteponendo la legge del profitto ai bisogni e ai diritti universali di tutte e tutti.... Crediamo che la priorità sia lavo-rare per costruire l’uniformità del-le prestazioni e dei servizi in tutto il Paese, garantire diritti, dignità, libertà, partecipazione e giustizia sociale a tutte e tutti...

NO al DDL Boccia, NO all’au-tonomia differenziata che cancel-la i principi fondamentali su cui si fonda la Costituzione antifasci-sta, nata dalla Resistenza; SÌ a un dibattito responsabile e privo di reticenze sui danni prodotti dalla riforma del Titolo V della Costituzione; SÌ alla Repubblica, una e indivisibile, che rimuova le diseguaglianze e attui i principi di uguaglianza e solidarietà conte-nuti nella nostra carta costituzio-nale”.

A Catania presidio in piazza Stesicoro a cui hanno preso par-

te anche i compagni della cellu-la “G. Stalin” della provincia di Catania del PMLI (vedi articolo a parte).

Altre manifestazioni, presidi e iniziative di lotta si sono svolti a Parma, presidio e conferenza stampa davanti alla Prefettura.

A Bari, presidio e flash mob informativo sulle ragioni del NO all’autonomia differenziata in Via Sparano (pressi Chiesa San Fer-dinando).

Nelle Marche varie associa-zioni e partiti, fra cui ANPI, Altra Idea di Città, Società della Cura e Dipende da Noi hanno scritto una lettera/mozione che sarà presentata in molti Consigli Co-munali della regione.

A Bologna volantinaggio e presidio davanti alla Regione Emilia-Romagna.

A Corato (Bari) il Comitato per l’unità della Repubblica di Corato ha organizzato un’as-semblea pubblica on line per fare il punto della situazione sull’iter del Disegno di Legge Boccia.

L’iniziativa, intitolata “la cit-

tà parla: video-narrazione con-tro l’autonomia differenziata”, è stata accompagnata da “una ri-produzione di video e foto in se-quenza dei principali monumenti, luoghi pubblici, vie storiche e aziende della città con un fumet-to, che descrive l’impoverimen-to/decadimento che subirebbe con la autonomia differenziata. Per esempio, il fumetto dell’o-spedale: ‘NO autonomia, perché avrò meno posti letto’; fumetto di una strada: ‘NO autonomia, perché avrò meno manuten-zione’… fumetto di una scuola statale: ‘NO autonomia, perché decostruisce il sistema unitario dell’istruzione nel nostro Paese’, e così via…”

A Ferrara conferenza stampa e volantinaggio in centro al quale ha preso parte anche il Comitato Acqua Bene Comune.

A Pavia l’ANPI provinciale, il Comitato cittadino per il ritiro di qualunque Autonomia Differen-ziata e il Coordinamento Demo-crazia Costituzionale Lombardia, hanno organizzato un incontro/

dibattito on line sul tema: “Auto-nomia Differenziata: il nazionali-smo delle Regioni”.

A Reggio Emilia presidio in Piazza del Monte con striscioni, cartelli, volantinaggio e confe-renza stampa contro l’Autonomia Differenziata.

A Padova presidio sotto il Co-mune con volantinaggio.

A Napoli presidio per l’ugua-glianza dei diritti in Piazza Plebi-scito.

“Grazie all’impegno e alla mobilitazione prodotta – si legge in un resoconto rilanciato sui siti e sui canali social dei rispettivi organizzatori - è stato ottenuto un importante risultato: il colle-gato alla Legge di Bilancio del DDL Boccia è stato stralciato

ma la battaglia per impedire che prevalga un regionalismo com-petitivo e differenziato non si può dire conclusa. Per questo le realtà organizzatrici della mobili-tazione hanno chiesto ai parla-mentari intervenuti in piazza un impegno per aprire un tavolo in parlamento che coinvolga le reti sociali e sindacali sulla modifica del Titolo V della Costituzione e sulla vera priorità del Paese: ga-rantire uniformità di diritti e pre-stazioni su tutto il territorio na-zionale così come previsto dalla nostra Costituzione. Per farlo è necessario abrogare il comma 3 dell’articolo 116 attraverso il quale si sono gettate le basi per il percorso dell’autonomia diffe-renziata”.

catania

Presidio contro l’autonomia differenziata e la legge finanziaria

�Dal corrispondente della Cellula “Stalin” della provincia di CataniaVenerdì 18 dicembre in Piazza

Stesicoro si è svolto un presidio contro ogni autonomia differen-ziata, la quale si sta configuran-do come una vera e propria se-cessione delle regioni più ricche. Pertanto i manifestanti hanno chiesto al governo di stralciare il regionalismo differenziato sur-rettiziamente inserito nella legge finanziaria del 2021.

A indire il presidio Rifonda-zione comunista Catania che promuove e sostiene la mobili-tazione del 18 dicembre a livello nazionale contro ogni autonomia differenziata. Si sono uniti con spirito unitario alla protesta il PMLI, il PCI, il PCL, il sindacato USB-ASIA, CDC Catania concor-di per lottare contro le autonomie differenziate volute dalle regioni più ricche dell’Italia del Nord, una scelta neofascista, che divide l’I-talia in venti staterelli.

Da tempo il PMLI denuncia

questo pericolo in parte già ap-plicato e lo stiamo vivendo con le tragiche conseguenze per lo smantellamento del servizio sani-tario nazionale con le responsabi-lità della destra e della “sinistra” borghese.

Oggi diversi movimenti di massa progressisti e anticapita-listi hanno preso coscienza della

involuzione reazionaria del siste-ma economico politico capitalista e della necessità di unirsi e lottare per dire No alle autonomie diffe-renziate e contro l’approvazione della legge finanziaria del 2021.

Il PMLI ha partecipato con la “Cellula” Stalin della provincia di Catania. I compagni portavano la bandiera rossa con la falce e

martello e l’effigie di Mao e il ma-nifesto “Non siamo sulla stessa barca”, manifesto storico e unita-rio degli anticapitalisti. Distribuiti i volantini del Bicentenario della nascita del grande Maestro del proletariato internazionale En-gels, accolto con interesse.

Il presidio è stato ripreso della tv locale (REITV.It).

presente con la bandiera il pmli

18 dicembre 2020. Alcune delle iniziative contro l’autonomia differenzia-ta. Roma, in piazza Montecitorio, Bari e Termoli (Campobasso)

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Catania, 18 dicembre 2020. Il presidio contro le autonomie differenziate organizzato nella centrale piazza Stesicoro. A centro si nota la partecipazione del PMLI con la Cellula Stalin della provincia di Catania (foto Il Bolscevico)

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N. 44 - 31 dicembre 2020 interni / il bolscevico 7

UltimatUm di Renzi a Conte. o fai Come ti diCo io o è CRisi di goveRno

I Galli del pollaio del capitalismo si beccano per la supremaziaIl proletarIato e le masse sfruttate e oppresse devono spazzar vIa questo pollaIoGiovedì 17 dicembre si è

svolto a Palazzo Chigi l’atteso incontro tra Giuseppe Conte e la delegazione di Italia Viva gui-data da Matteo Renzi, nel qua-dro della cosiddetta verifica di governo per provare a sventare il pericolo di una crisi, pericolo innescato dallo stesso Renzi col suo durissimo intervento del 9 dicembre in Senato contro il premier.

Più che un incontro, durato infatti solo 40 minuti, si è trat-tato della consegna di un ulti-matum, quasi un preavviso di sfratto all’inquilino di Palazzo Chigi da parte del leader di IV, che gli ha consegnato una lun-ga lettera contenente tutta una serie di condizioni e richieste “ineludibili” per non staccare la spina al governo, dandogli tempo fino all’Epifania per la risposta. A Conte, che aveva provato ad invocare debolmen-te e senza ricevere risposta un accomodamento, perché “la maggioranza non può cadere così, in una fase così delicata”, non è restato altro da fare che prenderne atto, facendo an-nunciare in un comunicato che l’incontro era stato “franco e cordiale” e che avrebbe fatto un altro giro di incontri con i partiti della maggioranza (attualmente in corso) per poi arrivare ad una sintesi in un vertice coi loro lea-der prima della scadenza fissa-ta da Renzi.

Come siamo arrivati a questa situazione quasi da capolinea per il governo trasformista e li-berale Conte per mano del suo stesso ideatore, qual è il piano politico di quest’ultimo e quali le posizioni delle altre forze in campo? La crisi era esplosa nel vertice di governo del 5 di-cembre, con i ministri Gualtieri e Patuanelli e i capigruppo par-lamentari della maggioranza, quando Conte aveva presenta-to loro, per l’approvazione, una bozza del Recovery plan, ossia del piano di gestione dei 209 miliardi europei destinati all’I-talia, provocando l’uscita per protesta dei due rappresentati di IV, Rosato e Boschi.

l’attacco di Renzi sul “Recovery plan” e sui servizi segretiIl piano, anticipato da Conte

in un’intervista al direttore de La Repubblica, prevedeva una gestione piramidale dei fondi, con al vertice una “cabina di re-gia” formata dallo stesso Con-te e dai ministri dell’Economia e dello Sviluppo economico, a cui rispondeva direttamente una struttura “tecnica” diretta da 6 grandi manager, uno per ogni “missione” o macro area di destinazione dei fondi, che po-tevano avere a loro volta alle di-pendenze fino a 50 tecnici, per un totale di ben 300 elementi.

Una struttura elefantiaca, ma soprattutto una sorta di go-verno parallelo nelle mani del premier per controllare perso-nalmente la gestione dei fondi e la realizzazione del piano, esau-torando i ministeri competenti e le altre istituzioni a partire dal parlamento, regioni e comuni. Anche perché i sei super ma-nager avrebbero avuto pote-ri in deroga amplissimi, liberi da qualsiasi vincolo eccetto il

codice penale e le regole anti-mafia, e in caso di ritardi e ina-dempienze anche con poteri sostitutivi rispetto a ministeri, regioni e comuni: sul modello del super commissario per il ponte di Genova, insomma.

Era l’occasione attesa da Renzi per sferrare l’attacco a Conte prendendolo in fallo: “Il futuro dell’Italia dei prossimi vent’anni non lo scrivono Conte e Casalino nottetempo in uno stanzino di Palazzo Chigi”, an-dava ripetendo ad ogni intervi-sta e dichiarazione Renzi, per raccogliere anche i malumori che da tempo serpeggiavano nei partiti della coalizione. In particolare quelli del PD per l’atteggiamento del premier da “uomo solo al comando” e il suo continuo rinvio dei dossier più scottanti, anche per non urtare il M5S in piena crisi di identità e di leadership, come l’utilizzo del Mes sanitario e la legge elettorale.

Perciò non soltanto Ren-zi contestava duramente al premier in Senato un accen-tramento eccessivo di potere, facendosi paladino (proprio lui!) dei diritti dei ministri, del parlamento, delle regioni, dei comuni e perfino dei sindacati estromessi dalla gestione del Recovery plan, e denunciando anche l’esiguità delle risorse destinate alla sanità e al turi-smo (rispettivamente solo 9 e 3 miliardi); ma puntava anche il dito sul progetto di Conte di rafforzare il suo controllo sui servizi segreti tramite una Fon-dazione per la cybersicurezza da lui presieduta, avvertendolo che se fosse stata inserita nel-la legge di Bilancio, magari in-sieme alla bozza di Recovery, come il premier aveva ventilato, IV non avrebbe votato la legge, staccando la spina al governo.

il gioco al rialzo di Renzi con ConteUn attacco senza preceden-

ti, non a caso applaudito ripetu-tamente dai banchi della destra, e con i complimenti personali di Salvini, che delegittimava Con-te proprio alla vigilia del Summit europeo dei capi di Stato e di governo del 10 e 11 dicembre. E, come se non bastasse, il giorno stesso che Conte si re-cava a Bruxelles col cappello in mano per ricevere il via libera ai 209 miliardi capestro della UE, Renzi lo delegittimava ul-teriormente con un’intervista di risonanza internazionale al quotidiano spagnolo El Pais, in cui si dichiarava pronto a far cadere il governo: “Se vuole i pieni poteri come li chiese Sal-vini io dico no. In quel caso riti-reremo l’appoggio al governo”, mandava a dire al premier, che pure era partito promettendogli che appena tornato avrebbe avviato una verifica di governo, dicendosi disposto a ridiscu-tere la bozza di Recovery e a rimandare la Fondazione per la Cybersicurezza ad un apposito decreto.

Nei giorni successivi Renzi continuava a tenere alta la ten-sione con ripetute interviste e dichiarazioni, rimarcando che stavolta sarebbe “andato fino in fondo”, e minacciando di ri-tirare le due ministre di IV, Elena Bonetti e Teresa Bellanova dal

governo, provocandone perciò la caduta; e arrivando perfino a disertare l’incontro già fissato con Conte per il 15, con la scu-sa di un impegno della ministra dell’Agricoltura a Bruxelles. Nei suoi calcoli il PD avrebbe do-vuto spalleggiarlo, ed in effetti stavolta Zingaretti non aveva fatto quadrato come sempre attorno a Conte, ma aveva chiesto anch’esso che il go-verno non cercasse di “tirare a campare”. Tuttavia nell’incontro della verifica di governo non si era avventurato oltre a chiedere al premier un “rilancio dell’azio-ne di governo”.

Ciononostante Renzi alza-va ulteriormente la posta, e la mattina stessa della nuova convocazione a Palazzo Chigi, con l’ennesimo sberleffo isti-tuzionale a Conte, pubblicava sulla sua pagina Facebook (lui che accusa sempre il premier di fare troppi annunci sui social) la lettera-ultimatum ancor prima di consegnarla nelle sue mani. Una lettera in cui non si chiede-va solo lo stop alla Fondazione e alla struttura di comando del Recovery, ma zeppa anche di accuse - come per la fallimen-tare gestione dei trasporti e della scuola - e di altre richieste ultimative, come l’utilizzo dei soldi del Mes per la sanità (ben sapendo che su di esso c’è il veto dei 5 Stelle), lo sblocco dei cantieri e altre misure economi-che prese di peso dal catalogo del falco confindustriale Bono-mi, una riforma della giustizia “garantista” di stampo berlu-sconiano, il suo vecchio cavallo di battaglia del monocamerali-smo, e così via.

i troppi galli del pollaio

Fino alla verifica il gioco di Conte era abbastanza chiaro: restare in sella per tutta la le-gislatura, approfittando dell’e-mergenza covid e del Recovery plan che rendono pressoché impossibile il voto anticipato, continuando a rafforzare la sua dittatura antivirus e a rimandare tutte le richieste del PD invise al M5S, galleggiando come un equilibrista sopra le loro con-traddizioni. Intanto si sarebbe costruito la sua lista elettora-le per le prossime politiche, o magari sarebbe stato il M5S a chiamarlo alla sua testa. Ora però Renzi lo ha messo con le spalle al muro e qualcosa dovrà

cedere, quantomeno sulla ge-stione dei soldi europei.

Anche la posizione di Zinga-retti è abbastanza chiara. Non vuole le elezioni anticipate ma non sopporta più la strategia accentratrice e dilatoria di Con-te, e per questo fino ad un certo punto ha lasciato campo libero all’offensiva di Renzi. Facendo sapere al premier che è l’ora di cedere la delega ai servizi segreti, che il PD rivendica per sé, così come non tollera più altri rinvii sulla legge elettorale ed altri dossier ancora aperti. Neanche Di Maio si è scom-posto più di tanto per l’attac-co di Renzi a Conte, anche se a parole ha difeso il premier e definito “surreale” l’idea di una crisi di governo in questo mo-mento. In realtà anche lui vede in questa verifica l’opportunità di un riequilibrio delle forze a suo vantaggio nei confronti di chi considera pur sempre un suo rivale nella competizione per l’egemonia politica su un M5S ormai frantumato in cor-renti. Quanto a LeU la sua uni-ca preoccupazione è di salvare questo governo a prescindere.

Ma Renzi? Dove vuole arri-vare con simili richieste impos-sibili da accettare in blocco per Conte? Stando alle sue mosse e dichiarazioni sembrerebbe puntare dritto alla crisi di go-verno, nella convinzione che Mattarella non voglia sciogliere le Camere e che si possa trova-re un’altra maggioranza per un

governo di “unità nazionale” o simile, magari guidato da Ma-rio Draghi, che non a caso ha citato all’inizio della sua lettera-ultimatum. E ancora non a caso Renzi ha intensificato il gioco di sponda con Berlusconi e Salvi-ni per esplorare questo scena-rio alternativo. Anche Salvini, convinto che ormai il voto anti-cipato è pressoché impossibile, e spinto soprattutto da Gior-getti impegnato a riaccreditare la Lega in Europa con la sua recente visita al governo della Baviera, sarebbe infatti interes-sato a questo gioco; tanto che più volte, con il compiacimento di Berlusconi, si è spinto a va-gheggiare un governo “tecni-co” o “ponte” per traghettare il Paese fino alle elezioni, guidato da Draghi o perfino dallo stes-so Giorgetti. Salvo poi, dopo le energiche tirate d’orecchi della ducetta Meloni, aggiustare il tiro e ripiegare su un governo del “centro-destra” sorretto dai voti di IV e di fuoriusciti dal M5S, guidato da Giulio Tremon-ti, da Giulio Sapelli o sempre da Giorgetti.

Un nauseante spettacolo da pollaio

capitalistaMa Renzi ha dimostrato di

essere anche un incallito bluf-fatore, e non potendo ignorare che Mattarella ben difficilmente potrebbe accettare un governo

con forze antieuropeiste men-tre è in corso la delicata partita del Recovery plan con la Ue, potrebbe fermarsi sull’orlo del burrone accontentandosi di incassare un maggior potere, come minimo sulla gestione e i soldi del Recovery, e for-se anche qualche posto in più nella coalizione di governo, attribuendosi inoltre la vittoria politica di aver ridimensionato a nome di tutti lo strapotere di Conte. Di certo da par suo, in una coalizione di governo sem-pre più litigiosa e barcollante, si è attribuito il ruolo ricattatorio del Ghino di Tacco di craxiana memoria e intende esercitar-lo senza il minimo scrupolo, cercando di trarne il massimo vantaggio politico e mediatico senza preoccuparsi troppo del-le conseguenze.

Resta il fatto che questo spettacolo di galli del pollaio del capitalismo che si beccano per la supremazia politica e per la gestione clientelare degli in-genti fondi europei a beneficio delle rispettive consorterie ca-pitaliste di riferimento, è quan-to di più nauseante da vedere, mentre il Paese sta soffrendo la peggiore crisi del dopoguerra, con la sanità pubblica al col-lasso e centinaia di morti ogni giorno, e mentre oltre mezzo milione di persone hanno già perso il lavoro e le masse lavo-ratrici e popolari si stanno im-poverendo paurosamente.

Ciò conferma che nel siste-ma capitalista, quale che sia il partito o la coalizione di partiti che lo compongono, il gover-no è sempre al servizio della classe dominante borghese e delle ambizioni personali dei suoi leader politici. Che i lavo-ratori e le masse popolari non possono perciò contare che sulla lotta di classe, restando fermamente all’opposizione dei governi della destra e del-la “sinistra” borghesi per farli cadere, compreso l’attuale governo del dittatore antivirus Conte, se vogliono conquista-re più diritti e migliori condizio-ni di vita, di lavoro e di salu-te. E che solo spazzando via il pollaio del capitalismo, per conquistare il socialismo e il potere politico del proletariato, possono liberarsi dallo sfrutta-mento capitalista, dalla mise-ria e dal fascismo.

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PMLIvia A. del Pollaiolo, 172/a - 50142 Firenze - Tel. e fax 055 5123164

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8 il bolscevico / interni N. 44 - 31 dicembre 2020

Chiamati da Si Cobas, ancora in piazza autisti e facchini per il contratto e contro lo sfruttamento

SCIOPERO NAZIONALE LOGISTICA PER IL CONTRATTO E MISURE ANTICOVID

Rinnovo del contratto nazio-nale, applicazione di un proto-collo sulla sicurezza per la pre-venzione del Covid veramente efficace, misure a sostegno del-la crisi economica provocata dall’emergenza sanitaria. Sono questi i punti principali reclama-ti dal Si Cobas per lo sciopero nazionale della logistica che si è svolto venerdì 18 dicembre coinvolgendo tutta la variegata filiera del settore.

Presidi con slogan e stri-scioni, generalmente davan-ti le prefetture, si sono svolti ad Alessandria, Milano, Brescia, Modena, Napoli, Messina, Pa-lermo, Mestre, Viterbo e Taran-to. A Genova presidio davanti ai magazzini Bartolini, a Piacenza alla Nippon Express, a Bologna corteo per la città. Si è trattato del secondo sciopero organiz-zato in pochi mesi dal Si Cobas, e anche questo, come quello del 23 ottobre, ha raccolto mol-

te adesioni. Il contratto collettivo del-

la Logistica, Trasporto Merci e Spedizioni è molto diffuso e comprende un’ampia gamma di settori: dalla spedizione mer-ci all’autotrasporto di merce su strada per conto terzi, dai servi-zi logistici alle imprese che svol-gono commercio elettronico, dai magazzini generali ai termi-nal, dai centri di distribuzione e

centri intermodali per conto terzi alle aziende di energia refrige-rante, dalle aziende di servizi lo-gistici integrati ai depositi.

Nel comunicato sindacale si rivendica il ruolo della logistica all’interno dell’emergenza da Coronavirus: “uno dei compar-ti che si è rivelato fondamenta-le, assieme ovviamente ad al-tri considerati essenziali, per la tenuta del tessuto sociale è il

settore del trasporto merci-logi-stica. Ma nonostante l’assoluta centralità di questo settore non si sta dando seguito ad alcuna trattativa per rinnovare un con-tratto nazionale scaduto da un anno”.

Le trattative, avviate a inizio 2020 sono state interrotte alla prima comparsa del Covid-19 e non sono state più riprese. A tal proposito il Si Cobas rivendica il

proprio ingresso nella contratta-zione vista l’assenza delle orga-nizzazioni non confederali e del-la rappresentanza sempre più autorevole che questo sinda-cato ha conquistato, mettendo in discussione la precarietà e lo sfruttamento che contraddistin-guono questo settore lavorativo.

Tra le richieste anche la ridu-zione dell’orario di lavoro a pari-tà di salario e l’erogazione piena

dei premi di risultato per il 2020 in tutte le aziende in cui sono stati stipulati accordi al riguar-do. Nella piattaforma si chiede anche il superamento definitivo della figura del socio lavorato-re che, attraverso cooperative in appalto, nega a facchini e autisti molti dei diritti che normalmente spettano ai dipendenti.

Un’altra importante rivendi-cazione è la clausola di salva-guardia affinché il tempo di im-piego diventi tempo di lavoro, perché l’autista lavora anche quando non guida il camion du-rante il tragitto. Richiesta anche la cassa integrazione al 100% e il ripristino dell’articolo 18. In-fine, ma non per importanza, la concessione del permesso di soggiorno slegato dalla condi-zione lavorativa e l’abolizione dei decreti sicurezza, temi par-ticolarmente sentiti in un setto-re con alta presenza di lavorato-ri immigrati.Due manifestazioni per lo sciopero nazionale della logistica del 18 dicembre 2020. A sinistra Alessandria, accanto Bologna

CONTRO LO SCELLERATO ALLARGAMENTO DEL CANTIERE DI CHIOMONTE

I NoTav non si piegano: in corteo da Gaglione ai Mulini di Chiomonte

Il 13 dicembre, al termine di una partecipatissima assem-blea pubblica tenutasi presso il campo sportivo di Gaglione, il Movimento No Tav ha ripreso la marcia di protesta sui monti della Valsusa contro lo scelle-rato allargamento del cantiere di Chiomonte messo in atto dal governo Conte in combutta con Telt e questura di Torino che ha sguinzagliato le “forze dell’ordi-ne” su tutto il territorio.

All’assemblea hanno pre-so parte anche diversi ammini-stratori locali, tra cui il sindaco di Giaglione, Marco Rey, che ha denunciato pubblicamente l’in-gente “dispositivo di sicurezza” messo in campo dalla questura e la militarizzazione dell’intero comune. “Ci siamo svegliati con un paese militarizzato e pianto-nato a ogni via di accesso dalle forze dell’ordine. Difficile sentir-si ospiti indesiderati a casa pro-pria”.

Durante gli interventi è sta-to denunciato fra l’altro anche il fatto che, nella notte del 10 di-cembre, Telt ha cominciato a disboscare i terreni circostan-ti al cantiere abbattendo diver-si alberi secolari oltre alla pianta nutrice della Xerinthia Polisse-

na, su cui la stessa Telt insieme al Dipartimento di Scienze del-la Vita e Biologia dei Sistemi, dell’Università degli Studi di To-rino, avevano realizzato un pro-getto per tutelare la farfalla, re-putata dalle leggi comunitarie una specie protetta.

“Le ruspe sono arrivate nel-le prime ore dello stesso giorno in cui il governo aveva fissato le audizioni per i rappresentan-ti delle istituzioni locali – ha di-chiarato Nicoletta Dosio, la sto-rica attivista dei NoTav da poco in libertà dopo la condanna in carcere – Evidentemente le isti-tuzioni sono private di ogni pote-re decisionale sull’opera e sono ridotte al ruolo di semplici que-stuanti a cui promettere l’elemo-sina delle compensazioni”.

“Hanno iniziato i lavori a mezzanotte – ha aggiunto Al-berto Perino un altro storico at-tivista NoTav – incuranti del co-prifuoco, anzi sfruttandolo a loro favore, hanno militarizzato Gia-glione come avevano fatto nel 2005 a Mompantero. La frattura con la gente della valle è sem-pre più profonda e l’odio ver-so Telt e le forze dell’ordine è sempre più grande. Si mettano il cuore in pace, resisteremo un

metro ed un minuto più di loro”.Al termine della assemblea

cinquecento No Tav sono partiti in corteo lungo il sentiero Gallo Romano per raggiungere il pre-sidio permanente dei Mulini a Chiomonte.

Immediata e proditoria la re-azione delle “forze dell’ordine” che durante il percorso hanno ripetutamente attaccato i ma-nifestanti con un fitto lancio di lacrimogeni nel vano tentativo di disperdere il corteo. Ciono-nostante la protesta è andata avanti per tutto il pomeriggio e i manifestanti hanno continua-to ad attraversare i boschi della Clarea e a fare azioni di disturbo al Cantiere.

In un post pubblicato sul pro-prio sito i No Tav sottolineano fra l’altro che: “Quella di oggi è stata una grande giornata di lot-ta che evidenzia la vitalità del Movimento e rappresenta il co-sto politico dell’operazione scel-lerata messa in atto da governo, Telt e questura di Torino.

Anche oggi abbiamo attra-versato i nostri boschi per con-trastare la devastazione fatta in questi giorni a Chiomonte ed il modello di sviluppo basato sulla distruzione del territorio e sullo

spreco di risorse. In moltissimi abbiamo affermato che il TAV fa parte di quel modello ecocida e devastante che ci sta portando verso la catastrofe, messaggio rafforzato dalla partecipazione di alcune delegazioni della rete per la giustizia climatica Rise Up 4 Climate Justice.

È inaccettabile che governo e regione continuino a portare avanti queste politiche scellera-te soprattutto in questo momen-to storico.

Ci troviamo oggi di fronte ad un passaggio epocale. La pan-demia e la crisi finanziaria che ne è conseguita impongono alle nostre comunità scelte uniche e irripetibili. Il Recovery Fund

messo a disposizione dalla Co-munità Europea, va progettato e investito in modo lungimirante con uno sguardo rivolto al futu-ro. Solo 9mld in Italia sono de-stinati alla sanità, contro i 35mld della Germania, mentre sem-pre nel nostro Paese ben 27mld sono destinati alle infrastrutture. Questo è un crimine morale e politico. Non lo dicono i No Tav lo dicono gli ospedali pieni e le centinaia di morti che ogni gior-no piangiamo insieme alle loro famiglie.

Quello dei No Tav, dunque, è un allarme sull’utilizzo ocula-to delle risorse, dei mezzi e de-gli strumenti che lo Stato ha a disposizione, un’incessante re-

sistenza che in questi giorni ha celebrato i suoi 15 anni dalla li-berazione di Venaus, di quel fa-moso 8 dicembre 2005, ma ad essere sotto attacco è anche la libertà di dissenso. Chiunque provi ad opporsi a quest’opera devastante, viene denunciato e in fretta condannato, anche per le sciocchezze. Dana si trova in carcere per aver parlato ad un megafono, altri sono ai domici-liari, come Stella perché volanti-nava, ma anche Fabiola, Mattia, Stefano ed Emilio e tanti altri a cui rapidamente sono state as-segnate misure restrittive che li-mitano duramente la propria li-bertà personale”.

LE RICHIESTE DELLA FEDERAZIONE DEGLI ORDINI DEI MEDICI

Colmare le disuguaglianze di salute. Aumentare i fondi per la sanità“Aumentare la quota asse-

gnata alla Sanità dai contribu-ti europei per il Covid. E utiliz-zarne una parte per colmare le disuguaglianze di salute con un fondo ad hoc”.

É la disperata richiesta di aiu-to lanciata il 10 dicembre dal Co-mitato centrale della Federazio-ne degli Ordini dei medici con alla testa il presidente Fnomceo, Filippo Anelli, che spiega: “Ser-ve un Piano Marshall. Eravamo partiti da oltre 60 miliardi e ci ri-troviamo con 9, così si fa molto poco. Invece bisogna riformare un’organizzazione che è indietro di 20 anni. Abbiamo un sistema che crea disuguaglianze in termi-ni di personale assunto, di posti letto, strutture ospedaliere, cen-tri di eccellenza, servizi erogati. È tutto in mano alle regioni che

non riescono a rendere uguali i cittadini di fronte alla salute”.

Pari dignità e diritto alla salu-te per tutti: principi presenti nella Costituzione e nella legge istitu-tiva del Servizio sanitario nazio-nale che però sono stati fatti a brandelli dalla varie controrifor-me (titolo V della costituzione, federalismo e devoluzione dei poteri alla regioni) messe in atto sia dai governi di “centro-sini-stra” che di “centro-destra” che si sono succeduti alla guida del Paese e che ora rischiano di es-sere definitivamente cancellati con l’autonomia differenziata e la secessione delle regioni ric-che avallate dal governo Conte.

“L’articolo 2 della Costituzio-ne – ha aggiunto ancora Anelli durante l’assise dei medici – af-ferma il dovere della solidarie-

tà da parte di tutti gli organismi dello stato ma avviene davve-ro? Se in presenza di criticità intervengo con il commissario, senza risorse aggiuntive otter-rò solo tagli. Il compito del com-missario è sanare i bilanci non riequilibrare i servizi. Il sistema non può funzionare così, il mi-nistero deve diventare il garan-te dell’equità e dei diritti dei cit-tadini. Emilia Romagna e Puglia hanno la stessa popolazione ma in Puglia ci sono 20mila addetti in meno. Gli squilibri tra Nord e Sud e tra centro e periferia van-no corretti, ci vogliono le risorse da parte del governo”.

La Federazione dei medici chiede anche più fondi e corret-tivi sui protocolli, misure di sicu-rezza e dispositivi di protezione perché i medici morti a causa

del Covid nella seconda onda-ta sono saliti a 70, 249 dall’inizio della pandemia.

“Da settembre sono soprat-tutto i colleghi di Medicina ge-nerale a pagare il più alto tribu-to – ha spiegato ancora Anelli - Innanzitutto perché i medi-ci di famiglia sono i primi a cui il paziente si rivolge. E poi per la maggior circolazione di asin-tomatici o paucisintomatici. Infi-ne, manca un protocollo di sicu-rezza, i dispositivi di protezione sono pochi e le Usca, quando ci sono, vengono usate dalle re-gioni per fare altro. Come i tam-poni e i tracciamenti invece di impiegarle per le visite domici-liari ai pazienti Covid”.

A rischio ci sono anche i me-dici ospedalieri, perché, ha det-to ancora Anelli: “Molte strutture

sono obsolete e non permetto-no la distinzione dei percorsi ‘sporco – pulito’. Non tutti i me-dici, soprattutto quelli dei repar-ti non Covid, sono provvisti dei necessari dpi e neppure si fan-no i tamponi in modo costante ai dipendenti”.

Dai dati pubblicati proprio in questi giorni dall’Agenzia na-zionale dei servizi sanitari re-gionali inerenti i bilanci 2019 di 76 aziende ospedaliere italiane, Irccs e policlinici universitari, ri-sulta che ben 19 ospedali, uno su 4, ha i conti in rosso per un deficit totale di quasi 700 milioni.

Nel Lazio, ad esempio, tutte e otto le aziende sono in perdi-ta così come le due liguri, qua-si tutti gli ospedali della Calabria (4 su 5) e della Puglia (3 su 4). Infine, la Città della Salute di To-

rino l’anno scorso ha avuto uno dei deficit più alti d’Italia con “un risultato di gestione, dopo le co-perture, di meno 102.504.152 euro”.

Uno scenario reso ancora più drammatico dal dilagare del-la pandemia e di fronte al quale i 9 miliardi stanziati per la Sanità italiana dal Recovery fund appa-iono davvero come un goccia in mezzo all’oceano.

Tanto più se si pensa al fatto che la Fnomceo ha già da tem-po messo in guardia il Paese dal rischio concreto di una nuova ri-salita della curva Covid perché: “I sistemi sanitari sono al collas-so e rischiano di crollare sotto il peso di una terza ondata dopo le festività natalizie, quando arri-verà anche l’influenza e i servizi andranno in tilt”.

13 dicembre 2020. Il lungo corteo di protesta si dirige al presidio permanente NoTav dei Mulini a Chiomonte

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N. 44 - 31 dicembre 2020 dialogo con i lettori / il bolscevico 9

Cosa vi distingue dagli altri partiti marxisti-leninisti? E perché i cattolici non possono militare nel PMLI?

Non so definirmi compa-gno o meno, sicuramente sono dalla parte della clas-se lavoratrice e volevo porvi alcune questioni sulla vostra attività.

Perché oggi un giovane dovrebbe scegliere di aderi-re e militare nel PMLI, cosa avete di diverso da altri parti-ti dell’area marxista-leninista. Premetto che ho avuto modo di conoscere bene “Lotta co-munista” molto presente nel territorio in cui vivo e nella realtà di Milano, nelle univer-sità, scuole, luoghi di lavoro, vanno per le case e invitano anche assiduamente alle va-rie assemblee.

Del vostro partito non ho avuto modo di vedere nes-suno neanche per un volan-tinaggio e volevo chiedervi dove agite, in che settori e che cosa avete fatto sicuramente con le poche forze che ave-te per la classe Iavoratrice. Inoltre, perché non candidar-si, non parlo del parlamento affetto ora mai da cretinismo parlamentare come scriveva Lenin, ma nei piccoli comuni o nelle circoscrizioni delle va-rie metropoli italiane dove co-munque si può fare tanto.

Purtroppo il sistema bor-ghese sta vincendo in questo momento, non vedo più una coscienza di classe ognuno persegue il proprio interesse personale e di carriera e que-sto lo si vede oggettivamente nella nostra classe, per non parlare del degrado nei co-stumi, non voglio sembrare un piccolo borghese cattolico ma avete sicuramente capito a cosa mi riferisco.

Infine, una questione ideo-logica che ho visto nel vostro sito che è stata molto dibat-tuta a proposito della religio-ne. Sono d’accordo sul tema dell’ateismo come forma di emancipazione del proletaria-to, ma non capisco perché un credente di qualsiasi religio-ne possa diventare solo sim-patizzante e non militante, in un’ipotetica società socialista credo che se i lavoratori vo-gliano promuovere luoghi di culto lo possano fare libera-mente senza che si ritorni a degli apparati borghesi centri di potere come quelli odierni.

Vincenzo, via e-mail

Ti ringraziamo per aver-ci esposto le tue opinioni e i tuoi dubbi in merito a questio-ni importanti, siamo sempre aperti al confronto e dispo-nibili a dibattere (fatta salva

la pregiudiziale antifascista) con tutti i lettori de “Il Bolsce-vico’’.

Come ci hanno insegna-to i grandi Maestri del prole-tariato internazionale l’uma-nità non vive nell’epoca della libertà, che arriverà solo nel comunismo, ma in quella del-la necessità.

Posto che la base mate-riale della storia è data da ciò che si produce, come lo si fa e come lo si scambia e dalle relative contraddizioni, “il la-voro crea l’uomo” (Engels), nel sistema capitalista la con-traddizione principale, pro-dotta dal conflitto tra il capi-tale ed il lavoro, tra le forze produttive e i rapporti di pro-duzione, tra il carattere socia-le della produzione e l’appro-priazione privata del capitale, è quella tra il proletariato e la borghesia. Occorre schie-rarsi: o si sta con il primo o con la seconda, o con il ca-pitalismo o con il socialismo, il progresso e il nuovo mon-do da una parte, la reazio-ne, l’imperialismo e il vecchio mondo al tramonto dall’altra.

La pratica sociale, dal-la quale provengono le idee giuste, che non cascano dal cielo ma sono un riflesso nel-la mente dell’uomo di quello che avviene nel mondo og-gettivo, naturale e sociale, mostrano che il proletariato può conquistare il potere po-litico e il socialismo solo sot-to la direzione del suo Partito seguendo la via dell’Ottobre. Ecco perché è necessario e ineludibile che le masse più combattive e accorte, coe-rentemente anticapitaliste, prendano coscienza di que-sta verità e diano tutta la loro forza politica, materiale e in-tellettuale, al partito del pro-letariato, della riscossa e del socialismo.

Non ci sono altre vie per farla finita con il capitalismo e d’altra parte non c’è niente di più utile e più bello, ancor-ché assai faticoso, che lottare come militanti o come simpa-tizzanti del PMLI contro il ca-pitalismo e per il socialismo.

Ovviamente sta a noi con-quistare le masse alla causa con la nostra azione politica.

Ecco perché un giovane dovrebbe scegliere il PMLI. Quanto alla differenza tra il PMLI e le altre forze che si ri-chiamano al socialismo, fat-ta salva la buona fede della quasi totalità dei loro militan-ti, simpatizzanti ed elettori, va compreso che essa è sostan-

ziale: tutte le altre forze poli-tiche con la falce e il martel-lo, al di là delle apparenze, nascono in seno alla classe operaia e alle masse di sini-stra ma sono in ultima analisi espressione della borghesia, della sua cultura e dei suoi agenti.

Bisogna essere chiari su questo punto, non lasciarsi fregare mai dalle apparenze, ma andare al nocciolo delle cose con la lente del sociali-smo scientifico. Questo non ci impedisce di fare fronte unito con queste forze, cosa che come avrai visto faccia-mo da sempre. Di più, avan-zando verso il socialismo al fronte unito per il migliora-mento delle condizioni di vita, studio e salute delle mas-se e a quello a carattere an-timperialista (che ci vede ap-poggiare i popoli e le nazioni oppresse dall’imperialismo indipendentemente dalle for-ze che si trovano alla loro te-sta, persino quando sono an-ticomuniste) si aggiungerà il fronte unito per l’Italia unita, rossa e socialista del quale faranno parte anche altre for-ze alleate del PMLI.

Ma uno solo è e deve es-sere il partito del proletariato, compatto e monolitico anche perché “la prima condizio-ne del comunismo è la rot-tura con l’opportunismo’’ (Lenin). Ne consegue che in un Paese o tutte le forze che si rifanno al comunismo sono in realtà borghesi, oppure uno solo è il vero partito co-munista, il quale peraltro non è né mai sarà immune, prima, durante e dopo la rivoluzione socialista, dal pericolo dell’at-tacco interno del nemico di classe e del cambiamento del suo colore politico da ros-so a nero.

Noi lavoriamo perché la classe operaia e i fautori del socialismo lo comprendano e siamo disposti al confron-to con la base sana degli altri partiti con la falce e il martel-lo, la qual cosa si salda con il dovere politico proletario ri-voluzionario e marxista-leni-nista di indicare alle masse chi sono i veri comunisti e chi non può essere considerato tale e per quali ragioni. Tan-to siamo dialettici e aperti con chi in buona fede milita in al-tre forze immediatamente alla nostra destra o alla nostra “si-nistra’’, tanto non ci facciamo (e non possiamo farlo) nes-suno scrupolo nel denunciare i falsi capi operai al servizio della borghesia.

La storia ha messo sul-le spalle dei marxisti-lenini-sti questa necessità politica ineludibile prodotta dalla lot-ta di classe, cedere su que-sto punto, magari anche in perfetta buona fede, significa tradire il proletariato e agire, anche inconsapevolmente, a favore dei nemici del popolo, che noi siamo qui per distrug-gere una volta per tutte.

Dialettici, disponibili al confronto e pronti ad allarga-re il fronte unito da una par-

te, implacabili con il nemico sempre e comunque dall’al-tra. In estrema sintesi: la no-stra storia, i principi organiz-zativi bolscevichi, la teoria generale marxista-leninista basata sul materialismo dia-lettico e storico da noi adotta-ta, la composizione di classe, il nostro stile di lavoro, la no-stra linea generale e politica, la fedeltà ai Maestri e al so-cialismo, stanno a dimostrare inequivocabilmente che sia-mo noi il Partito della classe operaia.

Fra l’altro noi viviamo fra le masse, non su Internet o nelle nostre sedi, prediligia-mo sempre il megafono alla tastiera e il contatto vivo con le masse, ci spiace che tu non ci abbia visto in azione e da quello che scrivi si com-prende che ci conosci davve-ro troppo poco, cosa dovu-ta anche all’infame black-out stampa che vige, pure a livel-lo locale, da sempre su di noi e anche dal fatto che il nostro Partito ha una grande e for-te testa rossa, un esemplare gruppo dirigente, una potente linea generale e di massa e organizzativa, ma ha ancora un corpo troppo piccolo.

Ecco perché l’obiettivo strategico a medio-termi-ne sul quale è concentrato il PMLI è l’acquisizione di un corpo da Gigante Rosso at-traverso il radicamento e il miglioramento qualitativo e quantitativo del nostro lavoro politico quotidiano fra le mas-se.

Hai modo di approfondire la conoscenza della storia e della linea del PMLI attraver-so il nostro sito e dal vivo con i nostri esemplari compagni milanesi e lombardi, che da sempre lottano con le mas-se e fra le masse ottenendo grandi successi politici.

Per quanto riguarda “Lot-ta comunista”, da un punto di vista qualitativo vale quin-di quanto abbiamo detto per gli altri partiti che si rifanno al socialismo, in particolare è un gruppo trotzkista e bor-dighista, dunque, apparenze e fraseologie “ultrasinistre’’ a parte, per noi non ha nulla a che spartire con il marxismo-leninismo-pensiero di Mao e il socialismo, da un punto di vista quantitativo comun-que non ci pare affatto che sia più presente fra le mas-se di noi, nemmeno a Mila-no, tutt’altro.

Ci chiedi di presentare del-le nostre liste elettorali a livel-lo locale, cosa che non ab-biamo mai fatto e, chissà per quanto tempo ancora. Prefe-riamo di gran lunga chiedere il voto alle masse di sinistra attraverso il nostro astensio-nismo tattico marxista-lenini-sta. Non lo escludiamo cer-to in linea di principio, ma il punto è che per noi la lotta di classe va portata fuori dalle marce, irriformabili, corrotte e filomafiose istituzioni bor-ghesi del regime neofascista, creando le istituzioni rappre-sentative delle masse fautri-

ci del socialismo basate sulla democrazia diretta, la parità di genere e a carattere per-manente: le Assemblee po-polari e i Comitati popolari, che costituiscono per noi un obiettivo strategico e non tat-tico, come strategico e non tattico è l’astensionismo nel caso delle elezioni europee perché il nostro Partito non accetta la Ue imperialista e lotta per la sua distruzione.

Per quanto riguarda la re-ligione, espressione del vec-chio mondo e strumento delle classi dominanti da sempre, occorre essere anche qui dialettici e non schematici, noi siamo per la libertà di cul-to non certo per la sua nega-zione né possiamo obbliga-re qualcuno a diventare ateo e abbracciare con la forza il materialismo storico e il ma-terialismo dialettico, infatti nel socialismo lo Stato sarà ateo e combatterà le religio-ni con l’istruzione e la dialet-tica, non con la coercizione. Peraltro dovresti sapere che, al di là della propaganda anti-comunista, nell’Urss di Lenin e Stalin e nella Cina di Mao (quindi non in un’“ipotetica società socialista’’, parliamo del socialismo realizzato) i la-voratori erano liberi di eserci-tare il diritto di culto nell’am-bito dell’ateismo di Stato e dell’espropriazione dei beni del clero divenuti proprietà del popolo.

Essendo le idee un riflesso della base materiale siamo certi che nel comunismo spa-rirà ogni forma di religione, ma bisogna sempre saper di-stinguere le contraddizioni in seno al popolo da quelle an-tagoniste. La concezione pro-letaria del mondo e quella re-ligiosa, idealista e metafisica della borghesia sono incon-ciliabili, ma per combattere il nemico e la sua cultura oc-corre fare di tutto perché le masse religiose anticapitali-ste, anticlericali e in buona fede, con il confronto, possa-no avvicinarsi al Partito e alla causa del socialismo.

Per evitare però la parali-si politica e scongiurare gra-vi contraddizioni interne che potrebbero minare l’azione del Partito, riteniamo sia giu-sto non accettare nel PMLI coloro i quali non abbraccia-no in tutto e per tutto la con-cezione del mondo del prole-tariato. Il PMLI è un partito di quadri, non di massa, di mi-litanti totalmente dediti alla rivoluzione e al socialismo, sul modello bolscevico, lavo-riamo perché intorno a noi si crei un consenso di massa e facciamo di tutto per avere il maggior numero possibile di simpatizzanti (che non con-sideriamo affatto “militanti di serie B’’) senza alcuna discri-minazione di tipo religioso, siamo noi marxisti-leninisti al servizio delle masse, non certo il contrario.

Proprio per questo voglia-mo e dobbiamo unire i cre-denti di sinistra di qualsiasi tipo di religione intorno a noi,

a questo proposito, come ha detto il compagno Giovan-ni Scuderi, Segretario ge-nerale del PMLI alla secon-da Sessione plenaria del 4° CC del PMLI (anno 2001): “La questione della fede re-ligiosa, per quanto riguar-da i simpatizzanti creden-ti, deve essere considerata secondaria rispetto alla mili-tanza politica e organizzati-va come simpatizzante attivo del Partito. Noi non vogliamo necessariamente e pregiu-dizialmente ateizzare i sim-patizzanti credenti del Partito. La prima cosa che ci interes-sa è che essi siano dei rivo-luzionari e dei marxisti-leni-nisti, nell’accezione larga e convenzionale del termine, coerenti e conseguenti ri-guardo la lotta di classe con-tro il capitalismo e per l’Ita-lia unita, rossa e socialista. In avvenire, se matureranno le condizioni e se sarà ne-cessario, potremmo anche creare un’organizzazione na-zionale dei credenti simpatiz-zanti del Partito e che quindi vogliono il socialismo come noi. Potrà essere un’organiz-zazione pluriconfessionale o monoconfessionale, secon-do quello che decideranno i nostri simpatizzanti credenti delle varie religioni con l’ac-cordo del Partito’’.

Sappiamo benissimo che la classe operaia ha purtrop-po perso coscienza di essere classe per sé e non lotta più per il socialismo, per effet-to dell’opera nefasta dei fal-si comunisti e per l’influenza della cultura borghese, spet-ta a noi marxisti-leninisti farle acquisire coscienza di clas-se e la sua cultura e guidarla nelle lotte immediate e a lun-go termine.

Se per degrado culturale delle masse intendi l’indivi-dualismo, l’edonismo, il bulli-smo, la stessa decomunistiz-zazione e così via, prodotti dal capitalismo, siamo d’ac-cordo con te nel denunciarli e infatti li combattiamo da sem-pre. Ma questo è proprio il ri-sultato del tradimento dei re-visionisti e dei falsi comunisti.

Speriamo da parte nostra di averti chiarito i tuoi dubbi e speriamo che tu possa de-ciderti a diventare un compa-gno, militante (dunque neces-sariamente marxista-leninista e quindi ateo) oppure simpa-tizzante, magari credente, del PMLI.

Nel regno della necessità storica occorre schierarsi, noi la nostra scelta per il proleta-riato e il socialismo l’abbiamo fatta e non da oggi, ora toc-ca a te.

Anche se non dovessi sce-gliere il socialismo e il mar-xismo-leninismo-pensiero di Mao sappi che siamo sem-pre pronti a fare fronte unito con te sulle questioni di co-mune interesse, cominciando magari dalla lotta per noi pri-oritaria contro il governo del dittatore antivirus Conte al servizio del regime capitalista neofascista.

Dialogo c�� �� ����i�� � � ��tt���Questa rubrica è aperta a tutti i lettori de Il Bolscevico, con l’esclusione dei fascisti. Può essere sollevata qualsiasi questione inerente la lineapolitica del PMLI e la vita e le lotte delle masse. Le lettere non devono superare le 50 righe dattiloscritte, 3000 battute spazi inclusi.

Direttrice responsabile: MONICA MARTENGHI

e-mail [email protected]

sito Internet http://www.pmli.it

Redazione centrale: via A. del Pollaiolo, 172/a - 50142 Firenze - Tel. e fax 055.5123164

Iscritto al n. 2142 del Registro della stampa del Tribunale di Firenze. Iscritto come giornale

murale al n. 2820 del Registro della stampa del Tribunale di Firenze

Editore: PMLI

ISSN: 0392-3886

chiuso il 23/12/2020

ore 16,00

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10 il bolscevico / interni N. 44 - 31 dicembre 2020

Il bavaglio a chi disturba il manovratore

NARDELLA PRETENDE 165MILA EURO DA MONTANARI PERCHÉ L’HA CRITICATOIl sindaco voluto da Renzi a Firenze ricorre alla querela civile per zittire un fiero oppositore cattolico democratico. Montanari: “Ce la metterò tutta perché questa improvvida causa diventi una grande questione civile, non solo fiorentina”. Solidarietà da numerose

associazioni. Lanciato l’“appello per Firenze, del modello di sviluppo di Firenze discutiamone in piazza non nei tribunali” �Redazione di Firenze“Il sindaco Dario Nardella e

la giunta (Giachi, Bettini, Del Re, Funaro, Gianassi, Giorget-ti, Guccione, Martini, Sacchi, Vannucci) della mia che città mi chiedono i danni in sede civile, per un totale di 165 mila euro. Lo fanno ‘in proprio e quale sin-daco’ e ‘quali assessori’: se do-vessero mai vincere, però, i miei soldi andrebbero a loro, non alla città. Lo fanno per una risposta di 34 parole data a Re-port l’8 giugno scorso. Eccola: ‘Firenze è una città in svendi-ta. È una città all’incanto, è una città che se la piglia chi offre di più, e gli amministratori di Firen-ze sono al servizio di questi ca-pitali stranieri’”.

Così Tomaso Montanari apre il suo articolo su Il Fatto Quoti-diano del 14 dicembre scorso in cui denuncia la persecuzione di cui è bersaglio da parte del sin-daco PD Dario Nardella, soler-te successore di Matteo Ren-zi nell’opera di privatizzazione, cementificazione e svendita di Firenze.

La frase incriminata è stata pronunciata durante un’intervi-sta a corredo di un’approfondita inchiesta di Report sulla svendi-ta di Firenze. Renzi e Nardella hanno puntato tutto sul turismo di lusso, mettendo la bellez-za della città del Giglio al servi-zio di magnati di tutto il mondo; la pandemia di coronavirus ha oggi inceppato questo mecca-nismo rivelando tutta la sua de-bolezza e scelleratezza. La pri-vatizzazione di importanti beni storici e culturali perseguita dal-la giunta, il mercato privato di immobili di lusso hanno visto crollare le valutazioni almeno della metà, l’inchiesta del pro-

gramma di RaiTre ha puntato i fari sulle compravendite a prez-zi stracciati, spesso condotte da fondi di investimento esteri di cui non si conoscono i finan-ziatori.

Nel concreto Montanari con la frase incriminata chiudeva un lungo ragionamento sulla tele-ferica che dovrebbe esser co-struita nel tutelatissimo Giardi-no di Boboli per portare i clienti nel “resort” a 5 stelle in cui sarà trasformato l’ex convento e ospedale militare di San Giorgio alla Costa, bene pubblico alie-nato a privati (la multinazionale Lionstone Development del ma-gnate argentino Alfredo Lowen-stein).

Nardella e la sua giunta han-no scelto di colpire Montanari non solo per la dichiarazione in sé ma soprattutto perché egli è da tempo una spina nel fianco di Renzi e dei suoi accoliti.

Per fargli pagare la sua op-posizione Nardella ha scelto il modo più vigliacco, una cita-zione in sede civile per una ci-fra astronomica; in sede penale la pena pecuniaria per il rea-to di diffamazione è una multa tra i 258 e i 2.582 euro. Que-sto dimostra che Nardella e la sua giunta non vogliono tan-to tutelare il loro operato quan-to stroncare economicamente Montanari. Un atto neofascista e vigliacco per soffocare ogni critica, che valga come censu-ra preventiva per tutti i giorna-listi e oppositori, più poveri o free-lance privi della copertura di una forte proprietà, a stare attenti a non pestare i calli agli onnipotenti amministratori co-munali. Mettere il bavaglio all’in-formazione è uno degli obiettivi del regime neofascista e il me-

todo delle denunce in sede ci-vile con richieste di indennizzo da capogiro è una delle strade.

Montanari, a cui va tutta la nostra solidarietà, non si è la-sciato intimidire e nel suo artico-lo dichiara: “Ce la metterò tutta perché questa improvvida cau-sa diventi una grande questione civile, non solo fiorentina”.

Ha immediatamente raccol-to la solidarietà di oltre 30 asso-ciazioni e comitati cittadini che il 16 dicembre hanno scritto al sindaco e alla giunta in cui di-chiarano: “Con questa lettera siamo a dichiararvi che condivi-diamo appieno la dichiarazione di Montanari che ci pare di una evidenza lapalissiana; le azio-ni di codesta giunta ed anche di quelle precedenti sono sta-te sempre caratterizzate da un progetto politico di svendita del patrimonio immobiliare fioren-tino, spesso caratterizzato da beni di grande pregio artistico e storico”.

È stato inoltre lanciato un “appello per Firenze, del model-lo di sviluppo di Firenze discutia-mone in piazza non nei tribuna-li” che trova fra i primi firmatari Daniele Calosi (segretario della Fiom-Cgil fiorentina) e Andrea

Bigalli (referente per la Tosca-na di Libera) a testimonianza dell’ampiezza che ha raggiunto lo sdegno per l’operato di Nar-della. Invitiamo a firmare l’ap-pello raggiungibile al link https://firenzedemocratica.wordpress.com/?fbcl id=IwAR1qXUbil-YGQZyn4gdLElwI4O99JFl_ YC_3kL5KAmcJfq5niqOh7tX 1qJw.

Note biografiche su Tomaso MontanariTomaso Montanari è un co-

raggioso e apprezzato storico dell’arte, impegnato sul piano politico e sociale. Si è rivela-to un fiero oppositore cattolico democratico al referendum co-stituzionale renziano del 2016, fondatore e animatore del Co-mitato per il No, non ha man-cato di bollare Renzi per la sua politica sui beni cultura-li, le sue iniziative antisindaca-li, si è schierato contro i decre-ti “sicurezza” di Salvini e per il boicottaggio del salone del libro di Torino del 2019 perché ave-va deciso di ospitare i fascisti di CasaPound.

Residente nell’Oltrarno, una delle zone di Firenze più sna-

turate e violentate dalla merci-ficazione della città, nel novem-bre 2019 è stato fra i promotori di una mobilitazione per risolve-re i problemi degli abitanti. Dal 2017 al 2019 è stato presidente di Libertà e Giustizia.

Montanari si distingue per la rara capacità, tra gli intellettuali, di indagare la storia dell’arte an-che di epoche lontane con tutti e due i piedi, e anche la testa, piantati nel presente, sempre attento a schierarsi dalla parte della collettività e degli indifesi contro i soprusi e l’arroganza dei potenti, siano essi alla testa di amministrazioni pubbliche o di grandi gruppi privati. Profes-sore ordinario di Storia dell’Arte moderna all’Università per stra-nieri di Siena, dopo aver inse-gnato alla Federico II di Napo-li e alla Tor Vergata di Roma, è considerato uno dei massimi esperti europei dell’arte euro-pea dell’età barocca, cui ha de-dicato oltre cento saggi in riviste scientifiche e sedi editoriali pre-stigiose, presidente del Comita-to tecnico scientifico per le Bel-le Arti del Ministero per i Beni Culturali, membro del Comitato scientifico degli Uffizi, membro del Consiglio nazionale di Italia

Nostra.Montanari scrive su Il Fat-

to Quotidiano e altri quotidia-ni e fino al 2013 ha scritto an-che per il Corriere Fiorentino, supplemento del Corriere della Sera, col quale ha interrotto la collaborazione per incompatibi-lità con “la linea del giornale”, la rottura fu causata dalla pubbli-cazione di un capitolo assai cri-tico nei confronti dell’allora sin-daco di Firenze Matteo Renzi nel libro “Le pietre e il popolo” (2013).

È stato in vario modo cor-teggiato da partiti e istituzioni. Nel 2013 riceve dall’allora pre-sidente della Repubblica l’ono-rificenza di Commendatore, nel giugno 2016 diventa consigliere speciale di Lorenzo Falchi (Si-nistra Italiana), eletto sindaco del comune di Sesto Fiorentino dopo la caduta della fedelissi-ma renziana Sara Biagiotti ap-pena a un anno dall’elezione. Nello stesso mese non accet-ta la proposta di Virginia Raggi di far parte della giunta comu-nale di Roma Capitale, nel ruo-lo di assessore alla cultura. Nel febbraio del 2018 non accet-ta la proposta di Luigi Di Maio di far parte della lista dei mini-stri presentata dal Movimento 5 Stelle, con la responsabilità dei Beni Culturali. Il 19 ottobre 2020 il ministro Dario Franceschini (che pure era stato aspramen-te criticato da Montanari per la sciagurata “riforma” del Ministe-ro per i Beni Culturali) lo nomi-na presidente, a titolo gratuito, del consiglio di amministrazione e presidente della Fondazione Archivio Museo Richard Ginori della manifattura di Doccia, alle porte di Firenze.

ATTO DI ACCUSA DEL PROCURATORE DI ROMA

Regeni sequestrato, torturato e ucciso dai servizi segreti egizianiMa il governo Conte continua a fare affari d’oro anche militari col boia Al SisiRICHIAMARE L’AMBASCIATORE ITALIANO AL CAIRO

Lo scorso 10 dicembre la Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di Giu-lio Regeni ha svolto l’audizione del procuratore della Repubbli-ca presso il Tribunale di Roma, Michele Prestipino Giarritta, e del sostituto procuratore, Sergio Colaiocco, i quali hanno espo-sto i contenuti dell’atto conclu-sivo delle indagini preliminari a carico di quattro ufficiali egiziani accusati dell’omicidio del giova-ne ricercatore italiano, cattura-to e torturato a morte dalla Na-tional Security egiziana dal 25 gennaio al 3 febbraio 2016.

Sono infatti quattro gli ap-partenenti ai servizi segreti del Cairo nei confronti dei quali la Procura di Roma ritiene com-provate le responsabilità in me-rito alla morte di Regeni, mentre per un quinto indagato è stata chiesta l’archiviazione, con ac-cuse, a seconda delle posizio-ni, che vanno dal sequestro di persona pluriaggravato, al con-corso in omicidio aggravato fino al concorso in lesioni personali aggravate.

“Per l’omicidio di Giulio Re-geni - ha affermato Prestipino durante l’audizione - si svolgerà

un solo processo e si svolgerà in Italia con le garanzie proce-durali dei nostri codici”

Dalla ricostruzione del procu-ratore e del suo sostituto emer-gono terribili torture e sevizie inferte a Regeni con oggetti ro-venti, calci, pugni, lame e ba-stoni che gli provocarono, come si legge nell’atto di conclusione delle indagini, “acute sofferen-ze fisiche” che lo portarono len-tamente alla morte. I magistrati romani scrivono nell’atto con-clusivo delle indagini di violen-ze perpetrate per “motivi abietti e futili e con crudeltà” che han-no provocato “la perdita perma-nente di più organi”: il giovane, scrivono, è stato seviziato “con acute sofferenze fisiche, in più occasioni e a distanza di più giorni attraverso strumenti affila-ti e taglienti”, un trattamento che gli ha provocato “numerose le-sioni traumatiche a livello della testa, del volto, del tratto cervi-co-dorsale e degli arti inferiori”.

A rischiare di finire a proces-so dinanzi alla Corte di Assise di Roma sono il generale Tariq Sa-bir, i colonnelli Athar Kamel Mo-hamed Ibrahim e Uhsam Helmi, e infine il maggiore Magdi Ibra-

him Abdelal Sharif, mentre è stata chiesta l’archiviazione per l’ufficiale Mahmoud Najem, nei cui confronti non sono stati rac-colti elementi sufficienti a soste-nere l’accusa in giudizio.

Il maggiore Abdelal Sharif è ritenuto il carceriere nonché l’e-secutore materiale delle torture che avrebbero poi condotto alla morte il giovane Regeni, e ciò in base alle deposizioni di cinque testimoni acquisite dalla procu-ra di Roma nei mesi scorsi du-rante le indagini. Uno di loro ha dichiarato agli inquirenti roma-ni: “ho lavorato per 15 anni nel-la sede della National Security dove Giulio è stato ucciso...Il 28 o 29 gennaio ho visto Rege-ni in quella stanza con ufficiali e agenti. C’erano catene di ferro con cui legavano le persone, lui era mezzo nudo e aveva sul to-race segni di tortura e parlava in italiano. Delirava, era molto ma-gro. Era sdraiato a terra con il viso riverso, ammanettato. Die-tro la schiena aveva dei segni, anche se sono passati anni ri-cordo quella scena. L’ho ricono-sciuto alcuni giorni dopo dalle foto sui giornali e ho capito che era lui”. Un altro teste ha dichia-

rato: “il 25 gennaio, mentre ero nella stazione di polizia di Dokki, potevano essere le 20 o al mas-simo le 21, è arrivata una perso-na...Sono sicuro che si trattasse di Giulio Regeni. Nelle foto che ho visto in internet aveva la bar-ba più lunga”, aggiungendo che “uno dei poliziotti che si trova-vano lì veniva chiamato Sharif, un altro si chiamava Mohamed”, un chiaro riferimento al maggio-re Magdi Ibrahim Abdelal Sharif e al colonnello Athar Kamel Mo-hamed Ibrahim.

Nonostante la magistratu-ra italiana abbia raccolto ele-menti fondamentali per accer-tare le precise responsabilità sulla morte di Regeni, il procu-ratore generale d’Egitto, Hama-da al-Sawi, ha affermato in una conferenza stampa alla fine di novembre che sulla base del-le indagini svolte dalle autorità egiziane le prove a carico dei quattro accusati sarebbero in-sufficienti e che gli esecutori materiali del barbaro assassinio del giovane ricercatore risulte-rebbero ignoti.

Nell’audizione dinanzi alla Commissione parlamentare di inchiesta, infatti, il sostituto

procuratore Colaiocco ha chia-ramente messo in evidenza la mancata collaborazione da par-te della controparte egiziana: “sono altri 13 i soggetti nel cir-cuito degli indagati”, ha affer-mato il magistrato romano, per i quali la mancata collaborazione dell’autorità egiziana ha impedi-to di accertare le posizioni.

È chiaro che il regime del boia Al Sisi, lungi dal collabo-rare con le autorità italiane per l’accertamento dei fatti, ha ten-tato e tuttora tenta di impedire tale accertamento coprendo re-sponsabilità che possono, evi-dentemente, arrivare molto più in alto rispetto a quanto accer-tato dai magistrati romani, ma questo non ha scoraggiato il go-verno Conte dal continuare a fare affari d’oro col dittatore fa-scista al-Sisi, perché anno dopo anno l’Italia segna nuovi record nella vendita di armi al regime egiziano.

L’Italia sta costruendo, per conto del regime egiziano, 32 elicotteri prodotti da Leonardo spa per un valore di 871,7 milio-ni di euro e due fregate Fremm per 450 milioni di euro, e altri contratti stanno per essere sti-

pulati tra i due governi, come scriveva il giornalista egiziano Amr Emam in un articolo pub-blicato il 16 febbraio 2020 nel settimanale panarabo The Arab Weekl: nell’articolo Amr Emam scriveva che già quasi un anno fa l’Italia era in una fase avan-zata di trattative per vendere all’Egitto altre 4 fregate Fremm, 20 pattugliatori d’altura di Fin-cantieri, oltre a 24 caccia Euro-fighter Typhoon e numerosi veli-voli da addestramento M-346 di Leonardo, più un satellite da os-servazione, per un valore com-plessivo di oltre 9 miliardi di euro.

Unendo la nostra voce a quanto hanno ripetutamente ri-chiesto i genitori di Regeni, da ultimo in conferenza stampa alla Camera lo scorso 10 di-cembre, chiediamo al governo italiano di richiamare immedia-tamente il suo ambasciatore al Cairo, di interrompere drastica-mente ogni fornitura di armi al regime del boia al-Sisi, e di ar-rivare a rompere ogni relazio-ne diplomatica con l’Egitto se le sue autorità si rifiuteranno di consegnare i responsabili alla giustizia italiana.

ITALIA

DESCRIZIONE

DESTINAZIONE D’USO

UBICAZIONEFIRENZE AEROFOTO

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Milano

ubicazionefiume Arnoquartiericentro storicoconfini territoriali

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Firenze

AREE DI RIQUALIFICAZIONE URBANAFirenze, città delle opportunità

Nel Medioevo i mulini erano alla base del complesso sistema di produzione e, quindi, di commercio e di sviluppo economico.Nella città di Firenze, nei suoi dintorni e in altre città della Toscana se ne contavano molti. Uno dei più rilevanti impianti di gualchiere, realizzato intorno alla metà del Trecento, è quello di Remole, situato lungo il corso dell’Arno, in corrispondenza dell’abitato delle Sieci. L’intero complesso delle opere idrauliche è rimasto sostanzialmente inalterato. �i �ro�riet� �elle �ami�lie Al�i��i� Rucellai e �alori� nel ���� l�e�ificio �i Remole fu acquistato dall’Arte della Lana, che gestì l’attività delle gualchiere fino al ����� quan�o� in se�uito alla sua so��ressione� �li im�ianti entrarono a far parte dei beni di Santa Maria del Fiore.In età napoleonica le gualchiere di Remole vennero prese in consegna dalla Camera di Commercio di Firenze, mentre attualmente sono di proprietà del Comune di Firenze, pur sorgendo nel territorio di Bagno a Ripoli.La Gualchiera (il fabbricato sull’Arno) ha una consistenza di circa 1.700 mq �i su�erficie utile lor�a� l�e�ificio �arallelo �a �i� una �estina�ione resi�en�iale e� �a una consisten�a �i circa ����� mq �i su�erficie utile lorda.

3.300

LE GUALCHIERE DI REMOLE 0006via di Rosano, Bagno a Ripoli

residenziale

direzionale

commerciale

turistico

produttivo

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ubicazionefiume Arnoquartiericentro storicoconfini territoriali

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ubicazione

fiume Arno

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centro storico

confini territoriali

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Firenze

AREE DI RIQUALIFICAZIONE URBANA

Firenze, città delle opportunità

Il complesso è costituito dal palazzo Vivarelli-Colonna con attiguo

giardino, e da un altro fabbricato adiacente collegato al principale.

Il prospetto principale con l’ingresso è su via Ghibellina, con una

facciata che si caratterizza per vari elementi di pregio. Il cuore

del complesso è però il giardino all’italiana, su cui si affacciano

tutti �li e�ifici� arricc�ito �a una �ontana circolare� in asse con il

colonnato del piano terra, e una fontana murale. Al piano terra

si trova un ampio ingresso caratterizzato e impreziosito da una

grande scala, sempre all’ingresso si trova un doppio colonnato

che prospetta sul giardino; le sale al primo piano del palazzo

sono completamente affrescate. Il palazzo è in ottime condizioni,

e per collocazione e caratteristiche di pregio intrinseche, si presta

a� essere utili��ato come se�e �er u�fici �i alta ra��resentan�a�

Da sottolineare la presenza di un accesso carrabile e di alcuni

posti auto.

4.400

VIVARELLI COLONNA 0001

4.400

Via Ghibellina

residenziale

direzionale

commerciale

turistico

produttivo

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DESTINAZIONE D’USO

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ubicazionefiume Arnoquartiericentro storicoconfini territoriali

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Firenze

AREE DI RIQUALIFICAZIONE URBANAFirenze, città delle opportunità

DESCRIZIONEL’opportunità di investimento comprende quattro complessi

immobiliari: Mille, Undici Agosto, Pratese, Michelacci di proprietà di Ataf S.p.A. (per il 100% del Comune di Firenze) utilizzati prevalentemente come depositi bus.�li immo�ili sono stati in�i�i�uati come �eni essen�iali ai fini �el Trasporto Publlico Locale dalla Regione Toscana.La prima area, Mille,è collocata in un contesto prevalentemente

resi�en�iale� ��e�ificato � recente e �er la ma��ior �arte classificato incongruo dallo strumento urbanistico vigente.��e�oca �i �rimo im�ianto � fine ��� secolo� inter�enti mo�ificati�i reali��ati in �re�alen�a ne�li anni ��� �el �� secolo� L’insediamento nel quale gli altri tre complessi immobiliari sono

collocati è compreso in area prevalentemente industriale e artigianale,

commerciale e turistico ricettiva. La destinazione a servizi pubblici in

questi casi è imposta anche dallo strumento urbanistico vigente.

DEPOSITI E UFFICI ATAF

0011�iale �ei �ille� �iale �� A�osto� �ia �ratese� �ia �omenico �ic�elacci

residenziale

direzionale

commerciale

turistico

produttivo

20.600

AREE PER SERVIZI PUBBLICI

Ecco alcune pagi-ne dell’opuscolo “Investire a Fi-renze” con cui la giunta fiorentina propone ai privati preziosi immobili di sua proprietà. Il sindaco renziano Dario Nardella è andato di perso-na a New York nel 2015 per trovare investitori ameri-cani

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N. 44 - 31 dicembre 2020 PMLI / il bolscevico 11Pareri sul Documentodell’Up del PMLI su Engels

Fondato il 15 dicembre 1969Nuova serie - Anno XLIV N. 39 - 26 novembre 2020

Settimanale

PARTITO MARXISTA-LENINISTA ITALIANO

Comitato centraleSede centrale: Via Antonio del Pollaiolo, 172a - 50142 FIRENZE Tel. e fax 055.5123164 e-mail: [email protected] www.pmli.it

TENIAMO ALTA LA GRANDE BANDIERA ROSSA DI ENGELS

BICENTENARIO DELLA NASCITA DEL GRANDE MAESTRO DEL PROLETARIATO

INTERNAZIONALE E COFONDATORE DEL SOCIALISMO SCIENTIFICO28 Novembre 1820

Engels mi ha insegnato che il marxismo è una scienza che va studiata

e praticata con coscienza critica adattandola alla realtà esistente

di Andrea Bartoli, operaio del Mugello (Firenze)

Innanzitutto ringrazio il PMLI per avermi dato la possibilità di conosce-re in maniera più approfondita la vita e l’opera di questo nostro grande Ma-estro, attraverso un mirabile numero monografico ricco di citazioni e imma-gini che rende onore ad un uomo che ha donato la propria vita per l’emanci-pazione del proletariato.

Gli insegnamenti di Engels sono oggi di estrema attualità nella società capitalista in cui viviamo, dove il fidei-smo, il soggettivismo, l’idealismo e la metafisica purtroppo ancora oggi per-meano ampi strati del popolo, anche in coloro che si dicono essere di sinistra. Sono pensieri e pratiche deleterie che non portano e non porteranno mai a nessun cambiamento dell’ordine esi-stente; anzi ne favoriscono ancor di

più la durata e l’esistenza. Invece, così come ci insegnano Engels e lo stesso Marx, la via per arrivare alla pace non può che essere quella dell’instaura-zione del socialismo e poi del comu-nismo. Ovviamente tramite la violenza rivoluzionaria: alla violenza dei capi-talisti si risponde con la violenza dei proletari.

È di attualità anche un altro degli insegnamenti di Engels, ossia che lo Stato è diventato necessità per as-soggettare il proletariato: lo si vede bene oggi che il governo Conte, per fronteggiare la pandemia, usa tutte le strutture statali a sua disposizione per tenere ancora di più sotto controllo il popolo italiano mediante imposizioni, coercizioni e pugno di ferro che sanno tanto di mussoliniana memoria.

Tutto ciò in nome di una legalità assoluta, di una legalità in ogni circo-

Lettera di un simpatizzante storico del Partito e de “Il Bolscevico”

stanza anche per chi ha fatto le leggi e poi le infrange: una prassi, quest’ulti-ma, della quale fanno uso a piene mani i politicanti borghesi ormai da anni.

Altro preciso insegnamento di En-gels è quello relativo al pericolo rap-presentato dai revisionisti che usano i principi del marxismo per loro torna-conto, estrapolandone singole frasi, con l’intento di “addolcire” il pensiero marxista. Di ciò se ne lamentava giu-stamente Engels che vedeva scardi-nare “dall’interno” l’idea socialista. Il marxismo è una scienza e può piacere come non può piacere: se però si de-cide di studiarlo e praticarlo lo si deve fare in toto; certo con coscienza critica e adattandolo alla realtà esistente (così come ci viene insegnato) ma non certo snaturandolo per usarlo a proprio pia-cere.

C’è poi un altro insegnamento, rela-tivo alla famiglia, che reputo importan-te. Ed è quello scritto in “Origine della famiglia...” che mi riporta appunto alle mie origini familiari e che mi ha aper-to la mente, rendendomi consapevole del mio passato. Scrive Engels: “Al giorno d’oggi l’uomo, nella grande maggioranza dei casi, deve essere colui che guadagna, che alimenta la famiglia, per lo meno nelle classi abbienti; il che gli dà una posizione di comando che non ha bisogno di alcun privilegio giuridico straordi-nario”. Ecco, io tutto ciò l’ho visto e vissuto, prima da bambino e poi da ragazzo. Pur non provenendo da fami-glia abbiente ma piuttosto da famiglia piccolo-borghese ho potuto constata-re che, dal punto di vista economico, esisteva ed esiste ancora anche la legge non scritta a favore di chi, nel-la famiglia, deve detenere il potere e il comando.

Engels e Marx sono stati davvero una fucina di insegnamenti quali l’ana-

lisi e la critica del cretinismo parlamen-tare, l’analisi e la critica dei cosiddetti partiti democratici oppure il mettere in guardia da chi propone (oggi in “ salsa guevarista”) l’importazione o esporta-zione della rivoluzione. Tutti temi che ho affrontato durante la mia preceden-te esperienza in un partito trotzkista e parlamentarista. Tranelli in cui ero ca-duto proprio perché non avevo cura-to a dovere lo studio delle opere dei Maestri.

In ultimo, secondo me, Engels ci dà un altro grande insegnamento. Egli, pur di portare a compimento la propria opera insieme a Marx, fece un notevo-le passo indietro tornando a lavorare in una delle fabbriche paterne (a costo di grande sacrificio) per dare a tutti e due la possibilità di potersi sostenere economicamente. Un passo indietro notevole che però ha poi permesso al proletariato tutto importanti passi in avanti. Questa è storia, questa è realtà.

E col supporto di quella frase fon-damentale coniata dallo stesso Engels

“Proletari di tutti i paesi, unitevi!” che ha ben sostituito l’antesignana e religiosa frase “Tutti gli uomini sono fratelli”. Quest’ultima oggi è declinata in “Siamo tutti sulla stessa barca”.

Vorrei concludere con le parole che Engels, poco prima della sia morte, rivolse al socialista italiano Giuseppe Canepa (che gli chiedeva di formulare con due parole l’idea principale della nuova era): “Al posto della vecchia società borghese con le sue classi e contrapposizione di classe si avrà una associazione in cui il libero sviluppo di ognuno sarà condizione del libero svi-luppo di tutti”.

W Engels e i nostri Maestri!Coi Maestri e il PMLI vinceremo!

Scarica lo speciale de “Il Bolscevico” sul bicentenario della nascita del grande Maestro del proletariato internazionale e cofondatore del socialismo scientifico Engels

http://www.pmli.it/ilbolscevicopdf/2020n392611.pdf

Esprimi il tuo parere

Tutte le lettrici e i lettori de “Il Bolscevico” -simpatizzanti, amici, alleati del PMLI, nonché gli antifascisti e gli antirazzisti, qualunque sia la collocazione partitica e l’orientamento sessuale-, hanno la facoltà di esprimersi liberamente, anche se hanno qualche critica da fare.Grazie anticipate a tutte e a tutti.

Se vuoi esprimere il tuo parere sul Documento dell’Ufficio politico del PMLI dal titolo “Teniamo alta la grande bandiera rossa di Engels”, invialo [email protected] non superando le 3 mila battute spazi inclusi.

Devo dire le cose come stanno: 7 anni e mezzo fa cir-ca, verso il 10 settembre 2013, ero venuto alla Commemora-zione della scomparsa di Mao con vero entusiasmo, essendo marxista-leninista da sempre, anche se nel corso della vita tra scelte accademiche, attività varie e altro, mi sono trovato a dover “far buon viso a cattivo gioco”, non nel senso di scen-dere a biechi compromessi, ma a tarparmi la bocca per “pru-denza” in varie occasioni.

Devo dire che, dopo un percorso di vita accidentato, considerando che da studente ginnasiale-liceale già a 16 anni sventolavo il “Libretto rosso” di Mao, anche in classe, rischian-do reprimende di ogni genere, ma poi, dall’università in avanti, le cose sono diventate più dif-ficili. Le speranze del 2013 si sono rivelate giuste e sono sta-te soddisfatte in pieno.

Il PMLI mi ha dato nuova sicurezza, nella riscoperta dei Maestri (mai abbandonati, ma in varie occasioni riletti e ri-studiati con e per finalità non

dico meramente accademi-che ma quasi), nel rapporto assolutamente fondamentale teoria-prassi, pena una totale mancanza di orientamento, nel riscoprire quanto Marx aveva affermato con assoluta chia-rezza, ossia, citando la frase di Danton, grande esponente della Rivoluzione francese, del 2 settembre 1792: “Avremo sempre bisogno di audacia, ancora sempre dell’audacia”, Marx afferma che “Danton è stato il più grande maestro di azione rivoluzionaria mai conosciuto” (“La Guerra ci-vile in Francia”, aprile-maggio 1871, pubblicato dapprima in inglese nello stesso anno, poi ripubblicato in tutte le lingue nel 1891 con il commento dell’infa-ticabile compagno e Maestro Engels), citato da quell’altro grande Maestro del proletaria-to internazionale che è Lenin

nell’”Avviso di un osservatore” dell’8 ottobre 1917, dunque du-rante il pieno svolgimento della grande Rivoluzione d’Ottobre ( Opere complete, vol. 26, p. 149).

In altri termini, da un lato un’utile indicazione per me sul piano psicologico, timido e ritroso, complessivamente schivo, a mettermi in gioco, ma soprattutto, a livello poli-tico, la necessità dell’audacia in politica, il dover ricorrere senz’altro all’azione rivoluzio-naria, ove ce ne siano le con-dizioni e dove ciò sia realmente opportuno, il che fa pendant con l’affermazione di un altro grande Maestro, dopo Marx, Engels, Lenin e Stalin, cioè Mao: “In caso di attacco del nemico, se le condizioni sono favorevoli, il nostro Partito in-dubbiamente combatterà per difendersi e per annientarlo risolutamente, radicalmente, integralmente, totalmente. (Non impegniamo combatti-mento avventatamente, bat-tiamoci solo se siamo sicuri

di vincere). In nessun modo dobbiamo lasciarci intimi-dire dall’aspetto terrificante dei reazionari” (“Circolare del Comitato centrale del Partito Comunista Cinese sui negoziati di pace con il Kuomintang”, 26 agosto 1945). Il che, unito con l’affermazione di un anno dopo: “Fin che si tratta dei nostri desideri, noi non chiediamo certo di batterci, neppure per un giorno. Ma se le circo-stanze ci obbligano, possia-mo farlo fino in fondo” (Mao, “Conservazione con la giorna-lista americana Anna Louise Strong”, agosto 1946).

Ciò per dire che, da marxisti-leninisti, vogliamo sempre e co-munque la pace, ma se neces-sario, la lotta contro i reazionari è imprescindibile e necessaria (Ribellarsi è giusto contro i reazionari, ancora Mao, Di-scorso alla grande riunione del-la popolazione di tutti i ceti di Yenan in onore del 60° anniver-sario della nascita di Stalin, 21 dicembre 1939). Sono principi fondamentali che ricordano a

chi, come anche in parte il sot-toscritto, è cresciuto indottri-nato anche da principi nonvio-lenti e da certa “teologia della liberazione” che, ricorda ancora Mao, “Siamo per la pace... Ma l’imperialismo americano non vuole. D’accordo, allora la-sciate che la guerra continui” (Discorso alla quarta sessione del 1° Comitato nazionale della Conferenza consultiva politica del popolo cinese, 7 febbraio 1953).

Potrei aggiungere molto al-tro che il nostro Partito mi ha insegnato, sotto la guida vigile, attenta e sempre disponibile del Comitato centrale e dello straordinario Segretario gene-rale del Partito, Giovanni Scu-deri (per me il 6° Maestro, leg-

gendo ogni suo testo troviamo affermazioni e argomentazioni di grande importanza, come anche indicazioni a operare).

Ora dovrei dire che cosa ho cercato di dare io al PMLI: qual-che soldo (avendone pochi, di più e di meglio non riesco a fare, per il momento) e soprat-tutto l’impegno a candidarmi come militante entro l’anno. Prometto di pagare regolar-mente le quote (e forse riusci-rò a dare qualcosa in aggiunta, come piccolo contributo) e di scrivere qualche testo per “Il Bolscevico”.

Pochissimo, rispetto a quan-to il giornale e il Partito hanno dato e danno a me, anche in termini di umanità, di grande empatia. Veramente uno scam-bio ineguale, nel senso che, molto modestamente, cerco di contribuire per quanto posso, rimanendo sempre decisamen-te in debito.

Eugen Galasso - Firenze

QuEL chE MI ha dato IL PMLI

Gloria eterna a Stalin!Oggi, 21 dicembre, ricorre il

142° compleanno del compa-gno Stalin, l’uomo d’acciaio, colui che fu il vero vincitore del-la 2° guerra mondiale e distrut-tore del nazifascismo.

Ammiriamo in Stalin, nostro Maestro, il meraviglioso esem-pio di costruzione dello Stato socialista, miriamo in lui gli in-segnamenti di Marx, Engels e Lenin applicati allo Stato. Con Stalin il medesimo Stato socia-lista divenne una realtà meravi-gliosa, e diede i suoi frutti nelle applicazioni alla società Rus-sa. Pensiamo a come la Rus-sia, arretrata e miseramente capitalista, divenne, grazie al

compagno Stalin, una potenza mondiale, pensiamo al profon-do insegnamento che egli la-sciò nei suoi scritti, pensiamo a come lavorò per la costruzione della pace, e ricordiamo la sua opera meravigliosa nel campo del lavoro e dei diritti dei lavo-ratori.

Mai potremo dimenticare il suo insegnamento, il quale resterà per sempre nel nostro cuore.

Sempre dovremo gridare: gloria eterna a Stalin!

Anche se non sei più tra di noi, oggi vogliamo, nel giorno del tuo compleanno, farti gli auguri, sapendo che per noi è un’occasione per tenere vivi i tuoi insegnamenti!

Ema - provincia di Napolihttp://www.pmli.it/ilbolscevicopdf/2019/2019n451912.pdf

Fondato il 15 dicembre 1969 Settimanale - Nuova serie - Anno XLIII N. 45 - 19 dicembre 2019

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Via Antonio del Pollaiolo, 172a 50142 FIRENZE Tel. e fax 055.5123164

recapito postale: ilbolscevico - C.P. 477 50100 Firenze e-mail: [email protected] www.pmli.itRedazione centrale de “il bolscevico”

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Scarica lo speciale sul 50° anniversario

de “Il Bolscevico”

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“Il Golfo 24” di Ischia pubblica un articolo

de “Il Bolscevico”A cura della Cellula “Il Sol

dell’Avvenir” isola d’Ischia del PMLI, su Il Golfo 24, sia nella versione cartacea che in quel-la on line, è stato pubblicato l’articolo de “Il Bolscevico” n. 43 “No alla militarizzazione

del Paese nel periodo natali-zio” che denuncia in maniera articolata e argomentata le misure restrittive alle libertà personali prese dal governo del dittatore antivirus Conte.

Page 12: Mobilitazione nazionale contro l’autonomia differenziata ...porti all’esterno. La successiva linea di pensiero deriva dalla frequenta-zione di una persona che si rivelò, a mia

12 il bolscevico / cronache locali N. 44 - 31 dicembre 2020

Brogli elettorali alle elezioni amministrative del 20 e 21 settembre scorsi

A Reggio CAlABRiA hAnno votAto AnChe i moRti: ARRestAto CAstoRinA (PD)

Si parla di centinaia di tessere elettorali intestate a ultraottantenni duplicate. Falcomatà si dovrebbe dimettere �Dal corrispondente dell’Organizzazione della provincia di Reggio Calabria del PMLILunedì 14 dicembre gli agenti

della questura di Reggio Calabria hanno posto agli arresti domici-liari il consigliere comunale del PD Antonino Castorina, 35 anni, e Carmelo Giustra, presidente di seggio elettorale. Entrambi do-vranno rispondere di falso in atto pubblico e reati elettorali.

Alle elezioni amministrative del 20 e 21 settembre scorso, Castorina con oltre 1.500 prefe-renze è risultato il candidato più votato nella coalizione di “centro-sinistra” a sostegno del sindaco

uscente Giuseppe Falcomatà.Un risultato decisivo non solo

per la sua elezione ma anche per i seggi del PD e l’assegnazione del premio di maggioranza di tut-ta la coalizione che al primo tur-no ha superato di poco la soglia di sbarramento del 40%.

Già nelle settimane scorse in riva allo Stretto correva voce di un’inchiesta sui presunti brogli rilevati alle ultime elezioni co-munali dopo che la polizia ave-va bussato alla porta di svariati ultraottantenni per chiedere se fossero andati a votare. Le in-dagini sono poi proseguite con il sequestro di tutti i verbali delle sezioni e dei documenti dell’uffi-cio elettorale del comune.

La complessa indagine co-

ordinata dalla Procura della Re-pubblica di Reggio Calabria ha portato alla luce gli sporchi in-trallazzi del consigliere Castorina, (un impresentabile coinvolto mesi addietro nell’inchiesta “Helios”), che temendo evidentemente l’a-stensionismo delle masse popo-lari reggine, ha pensato bene di rastrellare in maniera illecita più voti possibili duplicando cen-tinaia di tessere elettorali delle persone più anziane, e di alcuni soggetti addirittura deceduti, per utilizzarle in quelle sezioni dove operavano presidenti compia-centi da lui stesso nominati senza che ne avesse il potere.

Il procuratore capo Giovanni Bombardieri ricostruendo alcu-ne fasi dell’indagine, ha spiega-

to: “Castorina e Giustra si sono presentati al seggio 172 dove Giustra era stato nominato da Castorina in sostituzione del Presidente nominato dalla Corte d’Appello. Ma il Presidente no-minato non è vero che non si era presentato, bensì era stato dirot-tato verso un altro seggio, evi-denziando l’interesse di Castori-na ad avere un presidente da lui designato proprio in quel seggio. Giustra è stato successivamente dirottato in un altro seggio, il 184, dopo che è arrivata un’altra Pre-sidente di seggio nominata dalla Corte d’appello. Abbiamo rileva-to il forte interesse di Castorina in prima persona nella nomina dei sostituti del Presidente di seggio”. Tali nomine venivano

ratificate proprio dal sindaco PD Falcomatà che al momento non risulta indagato.

Sono otto le sezioni eletto-rali finite sotto inchiesta dove gli ignari anziani, quattro di essi erano morti poco prima delle ele-zioni, venivano identificati e regi-strati ricorrendo frequentemente al metodo della “conoscenza personale” ma anche annotando numeri di documenti apparte-nenti ad altri elettori totalmente all’oscuro dei fatti.

Le indagini sono ancora nel-la fase iniziale ma non possono escludersi ulteriori colpi di scena che potrebbero coinvolgere altri consiglieri o addirittura lo stesso sindaco.

Nel frattempo, la commissio-

ne nazionale di garanzia del PD ha deliberato la sospensione cautelativa di Castorina almeno finché durerà il provvedimento di restrizione della libertà perso-nale.

L’ennesima prova di come l’elettoralismo borghese abbia ormai toccato il fondo divenendo di fatto la personificazione del-la corruzione politica, sociale e morale. Una vicenda a dir poco vergognosa che ancora una volta vede coinvolta la giunta di “centro-sinistra” dell’imbroglione Falcomatà. Un esecutivo anti-popolare e antidemocratico tra i peggiori di sempre. A questo punto, farebbe meglio a racco-gliere bagagli e bagattelle e di-mettersi.

Combattivo presidio a Catania contro sfratti, sgomberi e pignoramenti

Il PMLI espone le proprie tesi in piazza e diffonde il volantino sul Bicentenario di Engels. Intervento di Sesto Schembri �Dal corrispondente della Cellula “Stalin” della provincia di CataniaCome in tante altre città, an-

che a Catania, venerdì 18 di-cembre si è svolto un presidio di protesta davanti alla Prefettura in via Etnea contro sfratti, sgomberi e pignoramenti. Alla combattiva manifestazione, indetta dall’Asia, il sindacato degli inquilini dell’U-SB Federazione del sociale di Catania, hanno partecipato fami-glie sfrattate e i rappresentanti di organizzazioni politiche e sociali, fra i quali Azione Civile Sicilia, FGCI, PCI, PCL, PMLI, Rifonda-zione comunista. Sullo striscione la parola d’ordine “Per il diritto alla casa, ogni sfratto una barri-cata”.

In particolare sotto accusa è fi-nito il governo Conte che ha boc-ciato “gli emendamenti di rinvio degli sfratti, maggioranza di go-verno e opposizione si schierano con la rendita e danno il via alla esecuzione degli sfratti e degli sgomberi!… Queste gravi deci-sioni - denunciano i promotori - ci dimostrano quanto siano in sin-tonia maggioranza e opposizione

che governano il nostro paese quando si tratta di difendere gli interessi degli imprenditori e della rendita, indifferenti alla sofferenza di milioni di famiglie e giovani ge-nerazioni che vivono di precarietà e che hanno il problema di soste-nere il costo dell’alloggio, proble-ma ampliatosi proprio a causa della pandemia”. E nonostante la pandemia e la crisi economica del capitalismo che scarica sulle fasce sociali più deboli e precari, il profitto non si ferma perché da gennaio, in piena pandemia, rico-minceranno “gli ufficiali giudiziari e le forze dell’ordine a bussare alla porta di migliaia di inquilini per eseguire lo sfratto, gettando per strada chi non ha alternative”.

L’Asia ha stilato dieci punti rivendicativi “per fermare questa politica antipopolare. 1) blocco degli sfratti, dei pignoramenti e degli sgomberi per tutta la dura-ta della pandemia; 2) un nuovo piano decennale di un milione di case popolari; 3) istituzione di un fondo per finanziare la politica abitativa con impegno di almeno il 3% dei bilanci dello Stato, delle regioni e dei comuni; 4) utilizzo di tutti i fondi ex-Gescal e del Re-

covery fund; 5) blocco del paga-mento degli affitti e delle utenze; 6) tutela dei proprietari mutuatari insolventi della casa che abitano, come prevede la legge 199/2008 all’articolo 1-quater; 7) reddito di emergenza incondizionato per tutti coloro che hanno perso red-dito o sono senza lavoro, integra-to di una quota destinata all’affitto e alle utenze; 8) stesso strumento può essere utilizzato per i piccoli proprietari che vivano degli affitti

della casa; 9) un provvedimento che impedisca di intimare sfratti per le morosità accumulate du-rante il periodo dell’emergenza sanitaria; 10) sostenere questi provvedimenti con la tassazione del patrimonio tenuto sfitto dalle grandi proprietà immobiliari e, con aliquote specifiche, degli altri affitti brevi (B&B)”.

Durante il presidio, interes-santi e calorosi gli interventi di Claudia Urzì, Responsabile USB

Catania del settore scuola e di Orazio Vasta.

Il PMLI ha partecipato con la Cellula “Stalin” della provincia di Catania al presidio condividendo questa giornata di lotta in difesa delle famiglie sfrattate e contro le politiche abitative del gover-no Conte. Il compagno Sesto Schembri ha fatto un intervento

contro il sistema economico po-litico capitalista in crisi e che nel suo declino, non riesce a garan-tire il diritto di una casa ai senza-tetto, agli sfrattati, il lavoro ai di-soccupati e ai precari, una sanità pubblica, la cultura l’istruzione pubblica gratuita. Nel Paese, ha detto, stanno nascendo sponta-neamente movimenti unitari che si oppongono a questo sistema: la pandemia, ha detto, ha messo in luce i danni che hanno prodot-to le politiche liberiste privatiste e neofasciste, con aumento della povertà e delle disuguaglianze sociali. Schembri ha terminato il suo intervento sollecitando alla lotta unitaria per il socialismo.

I compagni portavano la ban-diera rossa del PMLI e il manife-sto “Non siamo sulla stessa bar-ca”. Hanno distribuito il volantino del Bicentenario della nascita del grande Maestro del proletariato internazionale Friedrich Engels.

La manifestazione è stata ri-presa da una televisione locale, REI TV.TG e ampio risalto al pre-sidio hanno danno il sito sicilia-news e agenziasicrapress, che hanno citato correttamente la presenza del nostro Partito.

Catania, 18 dicembre 2020. Un momento del combattivo presidio con-tro gli sfratti a cui ha partecipato il PMLI che è intervenuto con Sesto Schembri, Segretario della cellula Stalin della provincia di Catania, a so-stegno della lotta (a destra) (foto Il Bolscevico)

nonostante che le denunce di legambiente siano cadute nel vuoto

lA megADisCARiCA Di Rifiuti “lA ZingARA” A Reggio CAlABRiA non vA ComPletAtA e messA in funZione �Dal corrispondente dell’Organizzazione della provincia di Reggio Calabria del PMLI“La Zingara” è una megadiscari-

ca in costruzione sita nell’omonima località del comune di Melicuccà (città metropolitana di Reggio Ca-labria) a pochissimi chilometri dal centro abitato di Sant’Eufemia d’Aspromonte. Un’opera simbolo della corruzione, del malaffare e delle politiche fallimentari, in tema di gestione rifiuti, delle amministra-zioni locali borghesi al servizio del regime capitalista e neofascista.

Il “cavallo di battaglia” preferito in campagna elettorale dall’imbro-glione sindaco PD Giuseppe Fal-comatà: “Finalmente a fine ottobre, la Città Metropolitana di Reggio Calabria avrà a disposizione la propria discarica di servizio che ci consentirà di essere indipendenti

dalla Regione”. Niente di più falso e lontano dalla realtà.

Alta 500 metri e con una vasca di 90 mila metri cubi, “La Zingara”, il cui scopo è quello di accogliere gli scarti di lavorazione provenienti dagli impianti di Sambatello, Si-derno e Gioia Tauro, sorge su un territorio a prevalente vocazione agricola in prossimità di una vec-chia discarica e di una falda acqui-fera. L’invaso dell’acquedotto Vina, la più grande sorgente potabile dell’intera area metropolitana, rifor-nisce i comuni di Palmi, Seminara e Melicuccà.

Nel 2011 Legambiente denun-ciò con forza e con tutti i mezzi possibili quello che fu giustamente definito un “sito impossibile e ad alto rischio” presentando un espo-sto alla procura della Repubblica di Palmi dove venivano evidenziati i possibili danni ambientali, econo-mici e sociali qualora quel progetto scellerato avesse trovato attuazio-

ne. Due anni dopo il sito fu posto sotto sequestro e i lavori, già avvia-ti frettolosamente, furono bloccati.

In definitiva, il provvedimento del Gip del tribunale di Catanza-ro, faceva preciso riferimento alla “mancata bonifica della discarica ivi esistente, alla realizzazione del nuovo impianto in maniera diffor-

me dai progetti e dalle prescrizioni del V.I.A., alla presenza di falde ac-quifere contaminate, ed altro”.

La consulenza tecnica redat-ta dal geologo Carmine Nigro su richiesta del Pubblico ministero e le indagini condotte dal Nucleo Operativo Ecologico dei carabi-nieri, che riscontrarono una lunga

serie di ipotesi di reato, conferma-rono i dubbi sollevati da Legam-biente. Nel 2015, l’associazione chiedeva alla Regione Calabria la chiusura immediata della discarica e la messa in sicurezza dell’area interessata, ormai inquinata dallo stoccaggio illegale dei rifiuti e dalla contaminazione delle falde acqui-fere, i cui valori andavano ben oltre i limiti consentiti.

La richiesta ovviamente cadde nel vuoto fino a quando nel 2018 il primo governo presieduto dal tra-sformista liberale Giuseppe Con-te, stanziò un finanziamento di 15 milioni di euro per gli interventi di bonifica e il completamento dei lot-ti funzionali della discarica. Il pro-cedimento penale si concluse nel 2019 per la prescrizione dei capi d’accusa, il cantiere fu disseque-strato e i lavori ripresero senza la presentazione del progetto di bo-nifica, tornado punto e d’accapo.

Ad oggi si continua a procedere

a singhiozzo anche perché la città metropolitana di Reggio Calabria ha deciso di avviare la risoluzione del contratto con la ditta appalta-trice prolungando ulteriormente i tempi di consegna dell’opera.

Insomma, siamo di fronte all’en-nesimo sperpero di denaro pubbli-co che ingrassa i privati e favorisce gli affari criminali.

Noi marxisti-leninisti ci opponia-mo fermamente al completamento e alla messa in funzione della me-gadiscarica “La Zingara” perché in meno di tre anni sarà strapiena di rifiuti che contamineranno il suolo, l’acqua e l’aria con gravi ricadute sulla salute della popolazione e sull’ambiente.

Occorre invece adottare po-litiche moderne e intelligenti ini-ziando a eliminare la plastica, gli imballaggi, a ridurre, differenziare e riutilizzare i rifiuti che devono esse-re considerati una risorsa, non un problema.

La megadiscarica in costruzione in località “La zingara” del comune di Melicuccà nell’ex provincia di Reggio Calabria

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N. 44 - 31 dicembre 2020 cronache locali / il bolscevico 13Comunicato stampa dell’Organizzazione di Rufina (Firenze) del PMLI

ResPIngIaMO InsIeMe COn La LOtta I 176 LICenzIaMentI aLLa BekaeRt

L’Organizzazione di Rufina del PMLI esprime alle lavoratri-ci e ai lavoratori della Bekaert di Figline Valdarno (Firenze), la massima solidarietà di classe, il sostegno e l’incoraggiamento nel proseguire la lotta per sal-vare i propri posti di lavoro e quelli conseguenti dell’indotto, pur con le molte difficoltà che stanno attraversando in questo periodo.

Dopo oltre due anni di “am-mortizzatori” ottenuti con la dura vertenza dell’estate 2018 quando i lavoratori, sostenuti da una grande ondata di soli-darietà popolare, riuscirono a far ritirare gli allora 318 licenzia-menti, il 9 marzo prossimo sca-dranno gli ultimi 6 mesi di cassa integrazione “Covid”. Sono evi-denti ormai il sostanziale disin-teresse e le prese di posizione demagogiche e di circostanza, da parte del governo della re-gione, e più in generale del PD e del M5S, per la sorte dei la-voratori; i politicanti borghesi anche stavolta non sanno fare altro che rimpallarsi le respon-sabilità, nascondendo di fatto il loro subordine alla tutela degli interessi e profitti dei padronati.

Di questa situazione ne ha approfittato la multinazionale belga prendendo la decisione di dismettere lo stabilimento valdarnese; un obiettivo per-seguito fin dal 2013 quando, dopo averlo rilevato dalla Pirelli con l’unico scopo di sfruttare al massimo la ricerca di nuo-ve soluzioni tecnologiche e le esperte maestranze nel settore che poteva assicurargli, ha de-ciso di disfarsene perché ritie-ne più economico produrre in Romania e Slovacchia dove il maggior sfruttamento dei lavo-ratori locali gli permette di mas-simizzare ulteriormente profitti

e accumulare capitale. Ecco un nuovo esempio lampante di come i capitalisti sacrificano

senza scrupoli gli operai sull’al-tare del profitto facendo conto - nonostante le solite chiacchiere

vuote - della complicità delle istituzioni e dei partiti di regime.

Oggi, come due anni fa l’uni-ca strada che rimane ai lavora-tori per salvare i 176 posti a ri-schio licenziamento è la lotta di classe, passaggio fondamen-tale per combattere lo sfrutta-mento e le ingiustizie prodotte dal sistema capitalista e dalle sue sovrastrutture, con il fine ultimo di creare una società più giusta senza sfruttamento che per noi è il socialismo e il potere politico del proletariato.

Respingiamo insieme con la lotta i 176 licenziamenti alla Bekaert e quelli di tutte le lavo-ratrici ed i lavoratori che rischia-no di perdere il posto di lavoro!

PMLI.RufinaRufina, 17 dicembre 2020

LetteRa deI LavORatORI deLLa FIsaC-CgIL deL CRedItO COOPeRatIvO dI POntassIeve

sentita solidarietà ai lavoratori licenziati

dalla BekaertRiceviamo e volentieri

pubblichiamo in estratti.Le lavoratrici e i lavoratori

della Banca di Credito Coo-perativo di Pontassieve iscrit-ti a questa organizzazione sindacale, esprimono la pro-pria sentita vicinanza e soli-darietà ai 176 dipendenti del-la Bekaert di Figline Valdarno, che l’11 dicembre sono stati licenziati dalla multinazionale belga.

Ci troviamo di fronte ad un colpo pesantissimo per le famiglie dei 176 dipendenti rimasti legati alla Bekaert e per tutto il territorio di Figline Valdarno, che perderebbe la storica fabbrica, dal 1959 al 2013 della Pirelli, a cui è le-gata una buona fetta dell’e-conomia locale.

Oggi come due anni fa l’u-nica strada per salvare i posti di lavoro alla Bekaert è la mo-bilitazione e la lotta, pur con le mille difficoltà del periodo e l’inevitabile sfinimento di questa lunghissima trattativa.

Rinnoviamo dunque la no-stra vicinanza poiché il diritto al lavoro non conosce distin-zione di categorie, di impieghi o di quant’altro possa minare l’unità in coloro che lo rivendi-cano. Nel mondo del Credito Cooperativo, il nostro futuro è reso incerto dalle possibili ricadute della riforma del set-tore alla quale gli organismi datoriali stanno lavorando ormai da anni ma che ancora non ha quantificato gli “esu-beri” che vi saranno ed in che modo saranno gestiti; inol-

tre ad oggi stanno pagando un prezzo altissimo i precari del settore e tutti i lavorato-ri somministrati che sempre più spesso vengono usati per anni, sottopagati e senza di-ritti dalle aziende di lavoro in-terinale e poi abbandonati al loro destino senza plausibili motivazioni.

Alle lavoratrici e ai lavora-tori della Bekaert va tutta la nostra solidarietà di lavoratri-ci e lavoratori, e il sostegno e l’incoraggiamento a mettere in campo la determinazione e l’intelligenza che hanno di-mostrato nel 2018.

Chiudiamo con le stesse parole che vi furono inviate il 20 agosto del 2018 nel nostro primo comunicato di solida-rietà: “auspichiamo, oltre al buon esito finale, che la vo-stra coraggiosa e determina-ta resistenza sia di stimolo e d’esempio a tutti coloro che stanno incontrando o si tro-veranno di fronte a proble-matiche simili in ogni settore, ricordando che la vostra lotta è di tutti e per tutti coloro che vogliono poter lavorare digni-tosamente senza chinare la te-sta davanti all’ignobile e spie-tata prepotenza datoriale”.

Enrico Chiavacci,a nome di tutte

le lavoratrici e i lavoratori iscritti

alla RSA FISAC-CGIL della Banca di Credito

Cooperativo di Pontassieve

18 dicembre 2020

OLtRe 70 assOCIazIOnI e COMItatI CRItICanO e deCIdOnO dI nOn sOttOsCRIveRe IL dOCuMentO vaRatO daLLa gIunta RegIOnaLe deLL’eMILIa-ROMagna

Respingiamo il “nuovo Patto per il Lavoro e per il Clima”Legare la battaglia per la difesa dell’ambiente a quella contro il capitalismo per il socialismo

�Dal corrispondente dell’Emilia-RomagnaIl 14 dicembre la giunta re-

gionale dell’Emilia-Romagna, guidata dal PD Stefano Bonac-cini, che è anche il presidente della Conferenza delle Regioni, ha varato il “Nuovo Patto per il Lavoro e per il Clima”: “Per noi un’occasione storica, abbiamo la possibilità inedita di poter de-cidere cosa fare, quanto investi-re, dove, in un’azione condivi-sa... per sostenere la ripartenza dell’Emilia-Romagna e porre basi forti e concrete a uno svi-luppo sostenibile, equo, veloce, semplificato”.

Così lo ha presentato pom-posamente Bonaccini, “un’oc-casione storica sprecata” così la giudichiamo noi, ma non solo viste le critiche che ha suscita-to fin dalla sua presentazione ad agosto durante il “confronto con tutte le forze economiche, sociali, associazioni d’impresa, professioni, enti locali, organiz-zazioni sindacali e di categoria”. “Un Patto che sottolinea un nuo-vo e maggiore ruolo delle città e dei territori nella ricostruzione di un nuovo sviluppo, basato su buona sanità, pubblica e per tut-ti, con un forte rilievo dei saperi e delle competenze, stili di vita e consumi più sostenibili, centrali-tà della scuola, digitalizzazione. Uno sviluppo equo, attento al contrasto delle diseguaglianze,

una transizione ecologica che punti sul capitale umano e metta al centro il lavoro e il clima”. Così Bonaccini assieme all’assessore allo Sviluppo e lavoro Vincenzo Colla, già firmatario nel 2015 di un “Patto per il lavoro” ma in qualità di Segretario regionale della Cgil sempre con Bonacci-ni anche allora presidente della Regione, il cui “obiettivo strate-gico è tornare agli indicatori eco-nomici pre covid entro il 2022”, a Elly Shlein eletta nelle file di “Emilia-Romagna Coraggiosa” (Sinistra italiana, Articolo 1-MDP, ecc.) e assessore al contrasto alle diseguaglianze e transizione ecologica, che parla di “lavoro di qualità” in una regione dove il la-voro precario (dai lavoratori della logistica a quelli dell’agricoltu-ra, da quelli delle consegne agli Steward negli ospedali, ecc.), è un lavoro sottopagato, preca-rio e con sempre meno diritti, e all’assessore al bilancio Paolo Calvano che punta a “rendere più celere la Pubblica ammini-strazione e trasformarla in un al-leato di cittadini e imprese, e non una controparte”.

L’obiettivo dichiarato è quello di dotarsi degli strumenti neces-sari a garantire la ripresa econo-mica il più velocemente possibi-le (“potremmo rimontare prima di altre aree”) appena sarà scon-fitto il Covid-19, evidentemente liberandosi di lacci e lacciuoli

costituiti dai diritti dei lavoratori e dal rispetto del patrimonio am-bientale in ogni suo aspetto, ad di là delle enunciazioni, vuote e fuorvianti, con i quali il capitali-smo usa imbellettare i suoi prov-vedimenti antipopolari.

A pensarla diversamente le oltre 70 associazioni e comitati dell’Emilia-Romagna che af-frontano le stringenti tematiche dell’emergenza climatica e del rapido esaurimento delle risor-se naturali e i cui obiettivi prin-cipali sono quelli di trasformare l’Emilia-Romagna in una regione il cui fabbisogno energetico sia totalmente fondato su energie rinnovabili entro il 2030 e di ar-rivare a portarne le emissioni a zero entro il 2050 di un territorio che attualmente consuma già il +330% delle risorse disponibili.

La Rete ha partecipato agli incontri con gli esponenti della giunta regionale nel confronto partito dopo la presentazione della bozza e, in seguito ad esso, ha deciso di non sottoscriverlo denunciando come, in partico-lare, i principi in essa enunciati siano contraddetti nella sostan-za sia dai provvedimenti sinora intrapresi dalla giunta e da quelli da essa annunciati, come ad esempio il progetto di Eni, so-stenuto da governo e regione, di “stoccaggio” di CO2 a Ravenna che va a prolungare l’utilizzo dei combustibili fossili.

La Rete, che ha anche incon-trato Cgil, Cisl e Uil (che invece il Patto lo hanno sottoscritto) per esporre le proprie posizioni e rivendicazioni alla ricerca di un fronte comune per il lavoro eco-sostenibile, ha “apprezzato che la Regione abbia ritenuto di coinvolgere una rete nuova che cerca di dar voce alle istanze della società, ma non è dispo-nibile ad accettare compromes-si che non siano coerenti con gli obiettivi”. Obiettivi che “non sono supportati da interventi concreti e programmati per cui risultano del tutto insufficienti a garantire un futuro vivibile, e pre-stano ancora il fianco al ricatto occupazionale il quale contrap-ponendo lavoro e ambiente ha prodotto un’economia orientata unicamente al profitto e respon-sabile della più grave crisi cli-matica e ambientale mai vista”. “Occorre abbandonare i piani estrattivi che favoriscono l’uti-lizzo di fonti energetiche climal-teranti (carbone, petrolio e gas, biomasse, termovalorizzatori, idrogeno da fossili) e incentivare le comunità energetiche, la mi-croproduzione e microdistribu-zione di rinnovabili. Dobbiamo rivedere i modelli di produzione alimentare (agroindustriale e al-levamenti), che sono la seconda causa di cambiamenti climatici. Servono forti investimenti su mobilità pubblica e dolce, una

rete ciclistica regionale efficiente su modello delle più evolute città europee, incentivi alla mobilità elettrica, e abbandonare pro-gressivamente la motorizzazione a scoppio. Dobbiamo salvaguar-dare il patrimonio naturale, le risorse idriche e la loro gestio-ne, che deve tornare ad essere pubblica. Per tutto questo oc-corrono tempi certi e obiettivi intermedi, con l’applicazione di indicatori differenti dal PIL, che non sempre racconta la verità sul benessere e la vivibilità di un territorio”, denunciando anche come “Una Regione Emilia Ro-magna che propone l’autonomia differenziata o si candida a ospi-tare le Olimpiadi non può portare avanti un’azione credibile verso i suoi cittadini che attendono azioni concrete a partire da subi-to e non l’ennesima operazione di marketing politico senza un corredo solido e coerente di at-tuazioni”.

Per i marxisti-leninisti è evidente che la battaglia per l’ambiente non può rimanere imprigionata in questo modello economico che mette in secon-do piano l’ambiente stesso, il clima, l’inquinamento e la salute pubblica, rispetto agli interessi privati dei colossi multinazio-nali dell’energia, dell’acqua e dei rifiuti poiché, perdurando il capitalismo, si ripeteranno nella sostanza e magari con tendenze

alterne in base allo sviluppo del-le mobilitazioni e delle lotte che le popolazioni saranno in grado di imbastire, gli accordi di Parigi o poco più, pomposi ma di fac-ciata, poiché inutili e inapplicati, e mai risolutivi.

È illusorio continuare a spe-rare che i governi regionali, na-zionali e continentali, che non sono altro che organi di ema-nazione legislativa di coloro che in realtà detengono il potere (grandi banche d’affari e mul-tinazionali dell’energia), si sca-glino veramente contro i propri finanziatori.

Occorre battersi con forza per una riconversione energeti-ca reale a partire dalla non più rimandabile riduzione drastica delle fonti fossili e del gas e, soprattutto, dalla eliminazione delle multinazionali dell’ener-gia, dell’acqua e dei rifiuti che si appropriano, con la compli-cità dei governi, di risorse di tutti, riducendole a merce quale esclusivo mezzo di profitto, al contempo però occorre battersi contro il capitalismo perché per-durando questo sistema sarà impossibile sradicare la radice del problema, ossia la proprietà privata dei mezzi di produzione, solo col socialismo sarà possi-bile pianificare realmente l’eco-nomia in base alle esigenze del-le masse lavoratrici e popolari e nel rispetto dell’ecosistema.

Conto corrente postale 85842383 intestato a: PMLI - Via Antonio del Pollaiolo, 172a

50142 Firenze

Figline Valdarno (Firenze), 2018. Il presidio dei lavoratori Bekaert davanti ai cancelli dello stabilimento

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14 il bolscevico / cronache locali N. 44 - 31 dicembre 2020

Contro l’ordinanza liberticida di De Luca, peggiore dell’ultimo Dpcm Conte

GLI OPERAI DELLA RISTORAZIONE IN PIAZZA A NAPOLI: “SIAMO TORNATI AI TEMPI DI MUSSOLINI”

�Redazione di Napoli“Siamo tornati ai tempi di

Mussolini, De Luca ha gli stes-si atteggiamenti del duce: non si poteva assolutamente fare come ha fatto, perciò oggi pro-testiamo qui in via Caracciolo”. Questa la ferma e qualificata denuncia di un giovane operaio nel blocco organizzato per due giorni, sabato 19 e domeni-ca 20 dicembre, del bellissimo lungomare di Napoli, da parte non solo dei proprietari della ri-storazione ma anche da parte dei lavoratori e delle lavoratri-ci del settore del commercio, nonché dei precari che rischia-no anche quel poco di lavoro che avevano, come i riders.

In aggiunta alle già libertici-de norme restrittive contenu-te nell’ultimo Dpcm di Conte, il governatore in camicia nera Vincenzo De Luca ha pensa-to bene di emanare un ulterio-re e ben più ristrettivo provve-dimento, il n. 98/2020 che ha scatenato le durissime prote-ste popolari. Al pari del gover-no del dittatore antivirus Con-te l’ex neopodestà di Salerno ha usato la solita litania per giustificare il provvedimento neofascista: è dato dal com-portamento delle masse che sarebbero responsabili dei contagi per negligenza indivi-duale nei comportamenti. Nul-la di più falso, sia perché in

Campania i morti sono in netto calo sia perché in questi gior-ni il coprifuoco viene rispettato, soprattutto a Napoli e in provin-cia, con strade vuote e piazze deserte, come testimoniano le foto di centinaia di persone po-state sui social. Diversamente la paura del ducetto campano è quella che emerga l’eviden-te e lapalissiano sfascio della sanità campana, e degli ospe-dali e reparti anti-covid19, sot-toposta alle dure critiche non solo della popolazione ma an-che della stampa locale e na-zionale.

A far scattare le proteste e il blocco della zona del lungo-mare sono stati alcuni passag-

gi che hanno colpito al cuore i napoletani, in particolare, e i campani, in generale, come il divieto per tutto il periodo na-talizio “ai bar e agli altri eser-cizi di ristorazione dalle ore 11,00 del mattino di vendita con asporto di bevande, alcoli-che e non alcoliche, con esclu-sione dell’acqua”; nonché la nuova regola per cui “per tutto l’arco della giornata è fatto di-vieto di consumo di cibi e be-vande, anche non alcoliche, con esclusione dell’acqua, nel-le aree pubbliche e aperte al pubblico, ivi comprese le vil-le e i parchi comunali”. In so-stanza le consumazioni - come il caffè che rappresenta un rito

storico per le masse campane - possono avvenire tra le 6 del mattino e le 10,55, dopo di che si spegneranno le macchinet-te del caffè e i bar di fatto sa-ranno aperti solo per vendere acqua, con l’esclusione di chi ha le pasticcerie annesse, ma i piccoli negozi rimarranno al palo rischiando seriamente la chiusura. “È la mazzata finale al nostro lavoro, ma poi senza nemmeno avvisarci preventi-vamente. Così perdiamo soldi, tempo e dignità”, hanno sotto-lineato i dimostranti.

Come al solito imbelle la ri-sposta del neopodestà di Na-poli che prima minaccia De Luca affermando che “i cittadi-

ni non sono sudditi” e poi an-nuncia un’ordinanza di chiu-sura delle strade per evitare assembramenti, ritirata nel giro di poche ore. De Magi-stris alza la voce contro il go-verno Conte solo sulla propria pagina Facebook: “Siamo alla schizofrenia istituzionale. Ina-deguatezza, confusione, con-traddizioni, assenza di chia-rezza, poca trasparenza. Ma come deve comportarsi il cit-tadino di fronte a tale mancan-za di rispetto?”. Quanto incide in tutto ciò il “risentimento” del narcisista De Magistris, prossi-mo a lasciare la poltrona di pa-lazzo S. Giacomo fra meno di cinque mesi?

GRAZIE ANCHE AL VOTO FAVOREVOLE DI ULLETO (EX PD) INDAGATA PER VOTO DI SCAMBIO

Forza Italia salva la giunta antipopolare De MagistrisIl sindaco di Napoli: “Ringrazio il centrodestra che è stato responsabile”

�Redazione di NapoliNella notte tra l’11 e il 12 di-

cembre scorso è stato, tra non poche difficoltà, approvato il bilancio comunale che di fatto ha salvato la giunta De Magi-stris da un anticipato commia-to rispetto alla sua scadenza naturale che avverrà fra cin-que mesi, maggio 2021.

A inizio dicembre l’ex pm aveva fatto un accorato ap-pello nientemeno che a Forza Italia e al gruppo misto (“Non abbiamo i numeri, serve aiu-to di forze moderate”) per evi-tare che il fallimento della sua

esperienza giungesse ad evi-denti dimensioni. Si è trattato, però, di un vero e proprio te-atrino ben imbastito dai due poli del regime neofascista per avere, con molta proba-bilità, uno scambio nell’ultimo semestre di potere, per salva-re De Magistris e il suo esecu-tivo antipopolare. Nella con-ta conclusiva, dopo 18 ore di discussioni e litigi il neopode-stà è salvo per un voto, con 19 consiglieri comunali che vota-no a favore del bilancio con-tro 18.

Una mano a De Magistris è

arrivata anche con il sì espres-so dalla consigliera di opposi-zione Anna Ulleto, ex PD, che si sospese nel 2016 dal par-tito perché indagata per voto di scambio; mentre sono sta-te determinanti le assenze dall’aula al momento del voto di Salvatore Guangi di Forza Italia e del consigliere Dome-nico Palmieri, eletto all’oppo-sizione con Napoli popolare e legato all’ex governatore Ste-fano Caldoro, che hanno faci-litato il compito agli arancioni. Poi il colpo di scena alle 2 di notte: il consigliere Nino Si-

meone eletto nel 2016 in una lista pro-De Magistris, accusa un malore. Arriva l’ambulan-za del 118, il presidente San-dro Fucito (PRC) sospende la seduta: Simeone abbandona l’aula su una sedia a rotelle, poco prima aveva annuncia-to il suo voto contrario. Con il no di Simeone, i contrari sa-rebbero stati 19, lo stesso nu-mero dei favorevoli e il bilan-cio non sarebbe passato. La seduta riprende alle 3 e dopo mezz’ora, il Consiglio comu-nale può votare con tranquil-lità e salvare in corner De Ma-

gistris e la sua giunta.Sugli ormai transfughi ex

arancioni il neopodestà ha pa-role di fuoco: “Chi ha votato Sì non l’ha fatto per interesse personale, ma per amore di Napoli. Il vero squallore politi-co di questa vicenda è rappre-sentato dai traditori che con questo voto sono stati messi all’angolo. Lo scandalo è chi tradisce, non chi ha evitato il commissariamento e la spal-lata eterodiretta da un altro palazzo. Mi riferisco ai con-

siglieri che eletti con me con grande pervicacia hanno vo-tato contro. È legittimo perché in democrazia si può cambia-re, però è anche eticamente e politicamente riprovevole. Ringrazio l’area di moderati del centrodestra che sono sta-ti responsabili. E non c’è un accordo, nessun segreto. Ab-biamo fatto un grande lavoro politico. Il risultato è più largo dei numeri: perché il clima che si è creato prefigura un raffor-zamento della maggioranza”.

Lombardia

LA GIUNTA FONTANA REGALA 700 MILA EURO AGLI ORATORI DELLA CHIESA CATTOLICA

�Dal corrispondente della LombardiaLa giunta regionale lombar-

da guidata dal governatore le-ghista Attilio Fontana ha de-ciso di regalare ben 700 mila euro alla chiesa cattolica con un contributo destinato a “va-lorizzare” gli oratori delle par-rocchie.

Lo scorso 20 novembre sul BURL (Bollettino Ufficia-le Regione Lombardia) è sta-ta pubblicata la suddivisione

territoriale del foraggiamento determinato attraverso crite-ri stabiliti in appositi protocolli d’intesa firmati con varie dio-cesi.

Per la Regione Ecclesiasti-ca, l’istituzione cattolica che raggruppa più province eccle-siastiche tra loro vicine, sono stati previsti oltre 210.000 euro mentre il resto è ripartito per ciascuna Diocesi in base al numero delle parrocchie. Alla Diocesi di Milano, con 1.107

parrocchie, vanno 213.790 euro mentre le altre ogget-to della regalìa sono quelle di Bergamo (54.910 euro, 389 parrocchie), Brescia (66.688 euro, 473 parrocchie), Como (41.340 euro, 338 parroc-chie), Crema (7.556 euro, 62 parrocchie), Cremona (27.000 euro, 222 parrocchie), Lodi (16.870 euro, parrocchie), Mantova (22.550 euro, 168 parrocchie), Pavia (12.809 euro, 100 parrocchie), Torto-na (15.300 euro, 143 parroc-chie), Vigevano (11.000 euro, 86 parrocchie).

Mentre la Lombardia con-tinua a essere in Italia la più colpita dalla pandemia da Co-vid-19, detenendo il triste pri-mato per numero dei morti, la giunta Fontana, oggettiva-mente responsabile di questa grave situazione avendo fin dall’inizio e in ogni occasione dimostrato di essere assolu-tamente inadeguata e incapa-ce a gestire l’emergenza sani-taria, come ha dimostrato tra l’altro anche il recente scan-dalo del mancato approvvi-gionamento dei vaccini antin-fluenzali, ha pensato bene di infischiarsene ancora una vol-ta delle esigenze delle masse

lavoratrici e popolari sperpe-rando fondi pubblici per rega-larli ad enti ecclesiastici che non ne hanno alcun bisogno né diritto, motivando lo stan-ziamento con il fatto che si tratterebbe, secondo il con-sigliere regionale leghista e presidente della Commissio-ne permanente Sanità e Poli-tiche Sociali Emanuele Monti, di “realtà fondamentali che sul territorio hanno sempre favori-to, e andranno avanti a favori-re quando supereremo questa fase critica, la socialità, l’ag-gregazione e l’educazione”.

In realtà il mondo dell’eco-nomia privata, dei servizi e delle scuole private che ruota attorno alla chiesa cattolica è proprio quello che spesso più si è avvantaggiato negli ultimi anni dalle privatizzazioni che stanno portando sempre più allo sfascio servizi pubblici es-senziali come sanità e scuola.

La gravità della situazione in Lombardia non consente indugi e non è possibile per-dere altro tempo prezioso per cui Fontana assieme a tutta la sua giunta devono immediata-mente andarsene rassegnan-do le dimissioni.

SECONDO L’APPENDICE STATISTICA DELL’OSSERVATORIO INPS

Oltre 166mila a Napoli le famiglie con il reddito di

cittadinanza, un’elemosina invece di lavoro

In Campania il 20% dei nuclei beneficiari del totale nazionale

�Redazione di NapoliIl crollo dell’occupazione,

la situazione di povertà e di disagio delle famiglie di Na-poli e provincia, il mancato ri-sanamento dei quartieri popo-lari e periferici, l’abbandono dell’hinterland potrebbero es-sere alcuni degli indici che hanno fatto schizzare Napoli, provincia e la Campania fra i primi posti per conseguimen-to del reddito di cittadinanza. Il provvedimento, nato negli intenti del M5S per il rilancio dell’economia e dell’occupa-zione si è trasformato con il tempo come un calmiere e un sostentamento minimo per le famiglie povere e il proletaria-to urbano ed extraurbano.

Nella provincia di Napoli ri-sultano oltre 166.000 famiglie con il reddito di cittadinanza (per quasi mezzo milione di persone coinvolte), un nume-ro che supera quello comples-sivo di Lombardia (112.939 per quasi 241.000) e Veneto (36.820 per quasi 76.000).

I dati emergono dall’appen-dice statistica dell’Osserva-torio Inps sul reddito di citta-dinanza nella quale si legge che i nuclei con il reddito o la pensione di cittadinanza sono in Campania 269.000 (su ol-tre 741.000) a fronte di 1,32 milioni di famiglie che aveva-no il beneficio a settembre. In pratica in Campania risiedo-no il 20,3% dei nuclei benefi-ciari complessivi, facendo bal-zare la regione tra le prime se non la prima a livello naziona-le. Un trend negativo sul quale non potranno coprirsi le istitu-zioni locali e nazionali in cami-cia nera chiamando in causa la pandemia da coronavirus per giustificare il crollo dell’e-conomia campana e il rifugio fragile e precario del reddi-to di cittadinanza. Le respon-sabilità politiche si dividono equamente tra il governo del dittatore antivirus Conte, il go-vernatore in camicia nera Vin-cenzo De Luca e il neopode-stà De Magistris.

Richiedete l’opuscolon. 17 di Giovanni Scuderi

Le richieste vanno indirizzate a: [email protected]

PMLIvia A. del Pollaiolo, 172/a 50142 Firenze Tel. e fax 055 5123164

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N. 44 - 31 dicembre 2020 esteri / il bolscevico 15

4 il bolscevico / coronavirus N. 44 - 31 dicembre 2020

Albania

RIVOLTA A TIRANA PER L’UCCISIONE DEL GIOVANE KLODIAN DA PARTE DELLA POLIZIA

Nella notte tra l’8 e il 9 di-cembre la polizia di Tirana uc-cideva un giovane durante i controlli per il rispetto del co-prifuoco imposto dal governo del socialista Edi Rama per limitare la diffusione del coro-navirus. Nei giorni successivi una rivolta popolare costrin-geva il ministro dell’Interno Sander Lleshaj a dimettersi ammettendo che il ragazzo era stato “ucciso ingiustamen-te” mentre il poliziotto assas-sino finiva sotto processo con l’accusa di omicidio “oltre il li-mite della difesa” che però ha una pena massima di soli set-

te anni di prigione.Il venticinquenne Klodian

Rasha è stato ucciso con due colpi alle spalle mentre stava tornando a casa, nel quartiere periferico di Lapraka. Era già scattato il coprifuoco imposto dal governo, tra le 22 e le 5 e una pattuglia della polizia lo ha intercettato; invece di fer-marsi ha provato a scappare e gli agenti hanno fatto fuoco.

Nella capitale è partita una immediata protesta, in parti-colare dei giovani, che è pro-seguita anche il 10 dicembre con barricate e cassonetti in-cendiati nel centro della città,

un tentato assalto alla sede del ministero delle Finanze e una sassaiola contro la sede del Partito Socialista a Tira-na. Altre proteste e scontri con la polizia si sono registra-ti in molte città, da Durazzo a Valona a Scutari e altri picco-li centri, decine i manifestanti fermati per non aver rispettato il coprifuoco e per aver provo-cato disordini.

Tra i fermati a Tirana anche un giornalista e conduttore di un’emittente locale che sta-va filmando le proteste contro la polizia; nonostante si fosse chiaramente identificato come

cronista, è stato fermato, ag-gredito e insultato dagli agenti secondo una denuncia di Re-porter Senza Frontiere, che in un tweet ha chiesto “un’inda-gine indipendente sull’illecito comportamento dei poliziotti”. Una forte denuncia contro lo “stato di polizia” e il sostegno alle proteste di piazza definite una “chiara espressione della rivolta dovuta a una profonda ingiustizia” sono stati espres-si dalla sezione albanese del partito kosovaro Vetëven-dosje! che chiedeva le dimis-sioni anche del capo della po-lizia.

Tirana, 10 dicembre 2020. La rivolta per l’uccisione di Rasha Klodian da parte della polizia

ALLE URNE SOLO IL 31% DELL’ELETTORATO VENEZUELANO

Maduro, sempre più spostato a destra, conquista la maggioranza dei voti. Usa e Ue non riconoscono le elezioni

La coalizione di partiti che sosteneva il presidente Nicolás Maduro, il Grande Polo Patriot-tico Bolivariano, con oltre due terzi dei voti validi ha ottenuto la maggioranza nella nuova Assemblea Nazionale del Ve-nezuela che torna sotto il con-trollo dei partiti governativi per i prossimi cinque anni. Non è però una vittoria piena per il governo di Caracas perché la tornata elettorale del 6 dicem-bre è stata segnata anche da una forte diserzione dalle urne, ha partecipato solo il 31% dell’elettorato, e da un costan-te calo di consensi popolari al presidente Maduro.

Secondo i dati comunica-ti dal Consiglio elettorale na-zionale di Caracas l’allean-za del Grande Polo Patriottico ha ottenuto 3.558.320 voti, il 67,6% dei voti validi, e avrà la maggioranza tra i 227 deputati dell’Assemblea nazionale per i prossimi cinque anni; al secon-do posto l’alleanza tra Azione Democratica, Copei, El Cam-bio, Avanzata Progressista, la coalizione di alcuni partiti del-l’’opposizione che non ave-

va aderito al boicottaggio del voto delle formazioni maggio-ri, ha ottenuto 944.665 voti, il 17,95%. Seguono l’alleanza Venezuela Unita che ha otte-nuto 220.502 voti, il 4,19%; il Partito Comunista del Vene-zuela (PCV) 143.917 voti, pari al 2,73% e altre formazioni mi-nori. La somma dei consensi riportati dalle varie formazioni arriva a un totale di circa 5,5 milioni di voti rispetto ai quasi 20 milioni di aventi diritto, con una percentuale stimata attor-no al 31% dalla presidente del-la Commissione elettorale.

Maduro ha sottolineato che “il popolo ha eletto i suoi nuo-vi deputati, abbiamo avuto una gigantesca vittoria elettorale”, e ha annunciato che la nuova Assemblea nazionale eletta il 6 dicembre sarà insediata il pros-simo 5 gennaio. Se non altro può mettere in soffitta la vec-chia assemblea che per cinque anni è stata dominata dall’op-posizione e manovrata dall’im-perialismo americano.

Ma deve scontare una per-dita di consensi che va dai 7,6 milioni di voti che gli permisero

nelle elezioni presidenziali del 14 aprile 2013, dopo la morte di Chavez, di battere il candi-dato della destra Henrique Ca-priles, arrivato comunque a ol-tre 7,3 milioni di voti, e dare il via al suo primo mandato, ai 6,2 milioni di voti che lo con-fermarono alla presidenza nel 2018 nelle elezioni boicottate dalla destra. Il punto più bas-so raggiunto finora dalla coa-lizione a sostegno di Maduro era stato raggiunto coi 5,6 mi-lioni di voti ottenuti nelle elezio-ni politiche del 2015, che con-segnarono l’assemblea nelle mani dell’opposizione coi suoi 7,7 milioni di voti. L’ultimo dato del 6 dicembre scorso si ferma a 3,5 milioni di voti, meno della metà del 2013.

L’opposizione guidata dall’ex presidente del parla-mento, il golpista Juan Guaidó, ha cercato di prendersi il meri-to del successo del boicottag-gio delle urne, che ha solo in minima parte, e ha gioito quan-do Usa e Ue non hanno ricono-sciuto le elezioni, continuando a seguire quella inaccettabile linea imperialista che tra san-

zioni economiche, appoggio ai tentativi golpisti e minacce di intervento diretto vorrebbe un Venezuela in ginocchio di fron-te ai propri diktat.

Il presidente Maduro resi-ste ma con una politica del suo governo sempre più spostata a destra deve registrare una sempre più consistente e po-liticamente pesante perdita di consensi delle masse popolari. Una politica sempre più a van-taggio della borghesia che ha appoggiato la rivoluzione bo-livariana che ha sollevato si-gnificative critiche delle for-mazioni alla sinistra del Partito Socialista Unito del Venezue-la (PSUV), il partito di Madu-ro, anche di quelle che appog-giano il governo di Caracas, come nel caso del varo lo scor-so 8 ottobre della Legge anti-blocco, definita una pericolosa apertura sulla strada della liqui-dazione delle risorse del pae-se, della privatizzazione delle imprese statali, della cessio-ne dell’industria petrolifera al capitale transnazionale e per la concentrazione del potere nell’esecutivo.

Maduro criticato da sinistra per la legge

antibloccoIn una lettera aperta ai po-

poli del mondo, “ai miei fratelli e sorelle”, il presidente vene-zuelano Nicolas Maduro Mo-ros informava sulle iniziative del suo governo “per affronta-re e superare il blocco illegale che il governo degli Stati uni-ti impone al paese da quasi vent’anni e in particolare negli ultimi cinque”. Una denuncia, successivamente dettagliata, delle ingerenze economiche e politiche dell’imperialismo americano in Venezuela e le conseguenze negative per le condizioni di vita della mas-se popolari del blocco econo-mico definito unilateralmen-te dai governi degli Usa, da quelle repubblicane di Bush Jr e Trump a quella democra-tica di Obama, senza nessu-na legittimità internazionale.

Maduro informava dell’ap-provazione lo scorso 8 otto-bre da parte dell’Assemblea nazionale costituente (Anc) di “uno strumento legislativo speciale”, denominato Leg-ge antiblocco per lo svilup-po nazionale e garanzia dei diritti del popolo venezue-lano, per stimolare l’attività economica interna e favori-re gli investimenti esteri, per superare la crisi economica aggravata dal blocco impe-rialista e con l’obiettivo poli-tico di “approfondire e raffor-zare la nostra democrazia”. A fronte delle imminenti elezio-ni politiche per il rinnovo del parlamento, l’assise naziona-le sostituita da Maduro con l’Anc e il cui presidente Juan Guaidò si autoproclamò il 23 gennaio 2019 presidente del Venezuela in un fallito golpe riconosciuto solo dai paesi imperialisti.

Uno dei capitoli della leg-ge garantisce che le risor-se aggiuntive generate dalla sua applicazione saranno di-rette anche a “sviluppare si-stemi di compensazione per salari o redditi reali di lavo-ratori e lavoratrici; finanziare il funzionamento del sistema di protezione sociale e la re-alizzazione dei diritti umani; recuperare la capacità di for-nire servizi pubblici di qua-lità”. Proventi che saranno gestiti direttamente dal pre-sidente. Non c’è dubbio che la soffocante aggressione fi-nanziaria, economica e poli-tica dell’imperialismo ameri-cano sul governo di Caracas,

rinforzata negli ultimi anni dall’amministrazione Trump, abbia colpito soprattutto le condizioni di vita delle masse popolari con il governo di Ma-duro che non ha modificato una economia ancora incen-trata sull’estrazione e la ven-dita di greggio, il settore prin-cipale che dal diretto controllo nazionale è anzi passato a una gestione dove non se-condaria è la presenza delle società russe.

L’aiuto di Putin al Venezue-la, come anche quello della Cina di Xi, non è stato gratuito e Maduro ha rinunciato colpe-volmente a un pezzo di quella sovranità nazionale che giura di difendere, anche nell’appli-cazione della Legge antibloc-co. Suscitando perplessità e critiche da partiti e organizza-zioni a sinistra del suo Partito Socialista Unito del Venezue-la (Psuv), compresi gli alleati di governo.

La legge è stata approva-ta dall’Anc quasi senza dibat-tito in aula, dopo la semplice lettura degli articoli da par-te della presidente dell’assi-se Diosdado Cabello. Alcuni componenti dell’assemblea hanno denunciato di non aver avuto la possibilità di cono-scere il testo prima della vota-zione. Ma le critiche, più che sul metodo, hanno riguarda-to i contenuti del documento e sostanzialmente gli articoli che concedono poteri straor-dinari al presidente che può firmare nuovi accordi con im-prese private nazionali e stra-niere senza renderne noto il contenuto. Una misura che sarebbe necessaria per evi-tare alle imprese straniere di investire nel paese senza in-correre nelle sanzioni previ-ste dal blocco Usa. Ma che toglie anche qualsiasi potere di controllo pubblico sull’ope-rato di Maduro.

La sostanza delle criti-che alla legge può essere ri-assunta nella denuncia del gruppo “Pensamiento Crítico” secondo il quale gli aspetti di riservatezza o di segretezza di questo provvedimento apri-rebbero la strada alla liquida-zione delle risorse del pae-se, alla privatizzazione delle imprese statali, alla cessio-ne dell’industria petrolifera al capitale transnazionale e alla concentrazione del potere nelle mani dell’esecutivo.

Le donne curde in Europa chiedono di processare Erdogan per crimini contro le donne

Con la campagna “100 mo-tivi per condannare il ditta-tore”, l’organizzazione delle donne curde in Europa vuo-le “sia attirare l’attenzione sui femminicidi che accadono nel-la nostra società che punta-re il dito contro i responsabili. Erdogan commette un nuovo crimine ogni giorno, credia-mo che sia il momento di pu-nirlo”; si tratta non solo di una denuncia dei crimini di guerra, delle politiche femminicide e degli attacchi contro la cultu-ra e l’identità di un popolo da parte del regime del presiden-te Erdogan e del suo partito Akp ma anche di una richiesta alle istituzioni internazionali di agire e porre fine al loro inac-cettabile silenzio. Con queste parole la portavoce del Movi-mento delle donne curde in Europa (TJK-E) presentava l’iniziativa lanciata il 25 no-

vembre scorso, giornata inter-nazionale contro la violenza sulle donne, che proseguirà fino alla giornata internazio-nale della donna dell’8 marzo prossimo con l’obiettivo di rac-cogliere 100mila firme all’ap-pello contro le politiche fem-minicide del regime turco e chiedere alla Corte dell’Aja di processare Erdogan per crimi-ni contro le donne. Ma anche per sollecitare “le istituzioni che affermano di lavorare se-condo le leggi internazionali di fare il loro lavoro: le Nazioni unite, la Corte internazionale di giustizia e la Corte europea dei diritti umani”, fino a ricono-scere il femminicidio come un crimine secondo il diritto inter-nazionale.

Il governo di Erdogan ha trasformato il Paese in una prigione a cielo aperto, un re-gime di paura con metodi dit-

tatoriali, ricorda l’appello, e in parallelo oggi più che mai ri-corre ad aggressioni e ricatti nella sua politica estera, con-duce guerre in Siria, Iraq e Li-bia nella sua ricerca dell’ege-monia regionale basata sul sogno neo-ottomano. E usa il ricatto come parte della sua politica estera per far rispetta-re la sua volontà, vedi il cosid-detto accordo sui rifugiati con l’Ue.

La Turchia, sotto la gui-da dell’Akp, rappresenta una minaccia e un pericolo per l’intera regione, ricorda l’ap-pello, “tuttavia c’è un’altra guerra pericolosa guidata dall’Akp che non viene ripor-tata dai media e che è as-sente dalle agende mondiali: una guerra femminicida con-tro le donne! La violenza con-tro le donne è aumentata di oltre il mille per cento in Tur-

chia. Come Movimento delle donne curde in Europa (TJK-E), lanciamo la campagna “100 motivi per condanna-re il dittatore” e ci ribelliamo contro il principale autore di questi crimini, Recep Tayyip Erdoğan”, “vogliamo giusti-zia: chiediamo che l’AKP venga condannato. Vogliamo porre fine alla violenza con-tro le donne nella Repubbli-ca turca, dove ogni giorno almeno una donna viene uc-cisa dalla violenza sessista”. L’appello termina dichiaran-do che “successivamente porteremo le nostre firme e le prove raccolte all’Onu e ad altre istituzioni pertinenti per chiedere l’avvio del pro-cesso di riconoscimento del femminicidio come crimine simile al genocidio” e invita a sostenere questa campagna su www.100-reasons.org.

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