61
“Mondo carcerario: dalla reclusione alla inclusione” Bortolotto Lucia Butnaru Valentina Ulinici Diana

“Mondo carcerario: dalla reclusione alla inclusione” CARCERARIO... · Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Articolo 5 Nessun

  • Upload
    lamcong

  • View
    215

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: “Mondo carcerario: dalla reclusione alla inclusione” CARCERARIO... · Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Articolo 5 Nessun

“Mondo carcerario: dalla reclusione alla inclusione”

Bortolotto Lucia Butnaru Valentina Ulinici Diana

Page 2: “Mondo carcerario: dalla reclusione alla inclusione” CARCERARIO... · Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Articolo 5 Nessun

Indice

- Introduzione

(Diana Ulinici)

- La cooperativa sociale Giotto nel carcere Due Palazzi di Padova

(Valentina Butnaru)

- “Più stelle meno sbarre”

(Lucia Bortolotto)

Page 3: “Mondo carcerario: dalla reclusione alla inclusione” CARCERARIO... · Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Articolo 5 Nessun

Introduzione

Art. 1 della “Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo”

“Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti.

Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni

verso gli altri in spirito di fratellanza”.

Tutti gli uomini nascono liberi e uguali, tutti hanno libertà di pensiero e di

espressione, tutti sono uguali davanti alla legge e possono chiedere asilo. Tutti

hanno il diritto alla vita. Tutti hanno diritto all’istruzione e a realizzare una

vita degna. Tutti, proprio tutti. Al di là della religione, della razza e del sesso e al

di là dello Stato in cui vivono.

Nessuno dei diritti sanciti nella presente Carta può essere usato per recare

pregiudizio alla dignità altrui e che la dignità della persona umana fa parte della

sostanza stessa dei diritti sanciti nella Carta.

Page 4: “Mondo carcerario: dalla reclusione alla inclusione” CARCERARIO... · Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Articolo 5 Nessun

Poiché la Dichiarazione si caratterizza per la sua universalità e quindi si

riferisce ad ogni persona senza distinzione alcuna per ragioni di razza, colore,

sesso, lingua, religione, opinione politica, ricchezza, nascita o altra condizione,

ne consegue sia rivolta anche alle persone sottoposte a limitazioni di libertà

personale.

La Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo fissa alcuni dei principi base

per la tutela dei diritti delle persone limitate nella libertà personale. Offre in

generale delle indicazioni di come il sistema giudiziario/penale di ogni Paese

dovrebbe approcciarsi con la persona che a vario titolo subisce una condanna;

di seguito i principali:

Articolo 3

Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria

persona.

Articolo 5

Nessun individuo potrà essere sottoposto a tortura o a punizione crudeli,

inumani o degradanti.

Articolo 7

Tutti sono eguali dinanzi alla legge e hanno diritto, senza alcuna

discriminazione, ad una eguale tutela da parte della legge. Tutti hanno diritto ad

una eguale tutela contro ogni discriminazione che violi la presente

Dichiarazione come contro qualsiasi incitamento a tale discriminazione.

Articolo 9

Nessuno individuo potrà essere arbitrariamente arrestato, detenuto, esiliato.

Articolo 10

Ogni individuo ha diritto, in posizione di piena uguaglianza, ad un’equa e

pubblica udienza davanti ad un tribunale indipendente e imparziale, al fine della

determinazione dei suoi diritti e dei suoi doveri nonché della fondatezza di ogni

accusa penale che gli venga rivolta”.

Page 5: “Mondo carcerario: dalla reclusione alla inclusione” CARCERARIO... · Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Articolo 5 Nessun

Ritorno alla libertà dopo avere scontato la pena: si rinasce o si

muore una seconda volta?

Per una persona detenuta il giorno più bello è solo uno, quello della

scarcerazione. Ma spesso ci si dimentica che quando si chiudono alle spalle i

cancelli del carcere, inizia un nuovo percorso che può essere anche più difficile

della detenzione. Rientrare in famiglia, cercare un lavoro, affrontare una società

per cui sei ormai un "etichettato"

l recupero e l’inclusione dei carcerati ed ex carcerati è un aspetto fondamentale

nell’amministrazione della giustizia: troppo spesso l’esperienza della detenzione

finisce per rafforzare l’esclusione del condannato e spingerlo a rientrare negli

ambienti illegali e criminali.

Recuperare alla società chi è stato in galera è molto più di un atto di

solidarietà. E’ un principio sancito dall’articolo 27 della Costituzione

italiana, che parla esplicitamente di rieducazione del condannato: “Le pene

non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono

tendere alla rieducazione del condannato”

Elemento fondamentale per rompere l’isolamento e offrire la possibilità di

ricominciare una nuova vita è la formazione al lavoro che, oltre a

essere una garanzia per il proprio sostentamento materiale, diventa anche

un’occasione di formazione in senso ampio, includendo un percorso di

rieducazione a valori come la legalità, l’impegno e il sacrificio.

utenteadmin
Evidenziato
utenteadmin
Evidenziato
Page 6: “Mondo carcerario: dalla reclusione alla inclusione” CARCERARIO... · Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Articolo 5 Nessun

Attraverso il reinserimento nel mondo del lavoro i detenuti hanno l’occasione di

poter dimostrare all’autorità ed all’azienda che apre le sue porte di poter

compiere un percorso di riabilitazione che parte dalla persona per concludersi

nell’esperienza lavorativa.

Il ruolo degli educatori e degli psicologi diventa molto importante nel risvegliare

le energie positive e creative in persone doppiamente segnate dall’esperienza

delle devianza: per la scelta dell’illegalità che le ha portate a delinquere e per

l’esperienza del carcere, spesso ancora più traumatica.

Il primo passo consiste nella rottura dell’isolamento sociale e morale in cui

viene a trovarsi il carcerato, per questo diventa importante creare occasioni di

relazione con il resto della società, sia attraverso il lavoro che con occasioni di

incontro.

Politiche per l’inclusione

Dall’inizio degli anni duemila si è assistito a un costante aumento della

popolazione carceraria sia a causa di leggi che hanno fortemente inasprito le

sanzioni previste in materia di immigrazione e consumo di droga e sia a causa

dell’alto tasso di recidiva, le stime parlano di valori vicini al 70%. La persistente

e grave condizione di sovraffollamento nelle carceri ha portato la Corte Europea

dei Diritti dell’Uomo (CEDU) a condannare l’Italia nel 2013 per la violazione

sistematica dell’articolo 3 della Convenzione di Strasburgo, relativo ai

comportamenti disumani e degradanti, accusando inoltre l’Italia di non applicare

l’ottimo ordinamento penitenziario di cui dispone dal 1975. Negli ultimi anni si è

avviato pertanto un processo di cambiamento, in primis culturale, del

sistema carcere con l’obiettivo è di favorire un effettivo recupero e

reinserimento dell’individuo ristretto. L’alto tasso di recidiva è infatti indice di un

sistema non in grado di rieducare e reinserire nella società le persone detenute.

La Legge n. 354 del 1975, la riforma del sistema penitenziario italiano, prevede

che:

“L'organizzazione e i metodi del lavoro penitenziario devono riflettere quelli del

lavoro nella società libera al fine di far acquisire ai soggetti una preparazione

Page 7: “Mondo carcerario: dalla reclusione alla inclusione” CARCERARIO... · Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Articolo 5 Nessun

professionale adeguata alle normali condizioni lavorative per agevolarne il

reinserimento sociale. Il lavoro penitenziario non ha carattere afflittivo ed è

remunerato”.

E questo non è un caso, infatti poco prima, la stessa Legge prevede: “ Il

trattamento del condannato e dell'internato è svolto avvalendosi principalmente

dell'istruzione, del lavoro, della religione, delle attività culturali, ricreative e

sportive e agevolando opportuni contatti con il mondo esterno ed i rapporti con

la famiglia. Ai fini del trattamento rieducativo, salvo casi di impossibilità, al

condannato e all'internato è assicurato il lavoro.”

Perciò la Legge prevede che nelle carceri i detenuti svolgano un lavoro:

assicurato e remunerato, elemento fondamentale del trattamento rieducativo

del detenuto, al fine di fargli acquisire una preparazione professionale adeguata

agli standard reali che troverà all’esterno del carcere, in modo da agevolarne il

reinserimento sociale e quindi, abbassando la famosa recidiva di cui tutti

parlano, ma di cui nessuno (nemmeno il Ministro della Giustizia) conosce il dato

reale.

Per agevolare il reinserimento sociale dei detenuti, la

legge (legge Smuraglia) prevede sgravi fiscali per le

imprese che assumano detenuti o che svolgano attività

formative nei loro confronti. In particolare la popolazione

delle carceri rientra fra le categorie svantaggiate che le

cooperative sociali hanno l’obbligo di assumere nella

misura del 30%, usufruendo di agevolazioni contributive.

La legge Smuraglia sull'introduzione del lavoro in carcere

(22 giugno 2000, n° 193 - "Norme per favorire l'attività lavorativa dei detenuti") è

senz'altro un'iniziativa positiva purché tenga conto che il lavoro va inteso come

"riabilitazione sociale" e non come forma di coercizione o di lavoro forzato, cosa

che potrebbe addirittura risultare controproducente ai fini di un reinserimento

sociale dei detenuti.

Il Ministero del Lavoro ed il Ministero della Giustizia hanno firmato inoltre un

protocollo d’intesa rivolto a favorire l’attività lavorativa attraverso:

Page 8: “Mondo carcerario: dalla reclusione alla inclusione” CARCERARIO... · Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Articolo 5 Nessun

• La promozione di progetti di cooperative sociali formate anche da

detenuti, ex detenuti con l’applicazione di agevolazioni contributive

• Il sostegno all’attività di orientamento, formazione professionale e

inserimento lavorativo

• Il coinvolgimento delle Regioni nell’attività di promozione di interventi

mirati ai detenuti

Gli scopi di questi progetti oggi aspirano a cambiare attitudini ed interessi del

soggetto svantaggiato cercando di riportarlo verso un plastico di vita legittimo e

moralmente condiviso, grazie alla promozione di attività, laboratori, corsi di

formazione e opportunità lavorative.

Qual è la situazione del lavoro all’interno delle carceri in Italia?

Gli ultimi dati disponibili li ha forniti la sezione statistica del Dipartimento

dell'amministrazione penitenziaria (DAP) e si riferiscono al giorno della fine del

primo semestre 2016.

Qual è la differenza tra queste due tipologie di datori di lavoro (DAP e Società

esterne)?

AL 30 giugno 2016, il DAP ha rilevato 15.272 al

lavoro che equivalgono al 28,24% rispetto alle

54.072 persone ristrette quello stesso giorno.

Di quelle 15.272 persone che lavorano nelle

carceri, ben 12.903 svolgono lavori alle

dipendenze dell’Amministrazione penitenziaria,

ed i restanti 2.369 detenuti invece, lavorano

“non alle dipendenze dell'Amministrazione

Penitenziaria”, cioè per cooperative, ditte e

società esterne.

Page 9: “Mondo carcerario: dalla reclusione alla inclusione” CARCERARIO... · Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Articolo 5 Nessun

✔ tipologia di lavoro che effettuano i detenuti

✔ periodo di tempo

✔ remunerazione

Quelli alle dipendenze del DAP si occupano di lavori essenzialmente

riconducibili alla gestione e funzionamento ordinario del carcere: spesino, porta-

vitto, pulizie etc. Sono lavori poco qualificanti che non possono essere

considerati tra quelli che offrono una “preparazione professionale adeguata alle

normali condizioni lavorative” esterne.

I detenuti alle dipendenze delle Società esterne sono persone impiegate per

esempio in lavori da assemblatore di componenti, call center, falegnameria,

ristorazione/pasticceria, sartoria, ecc.. lavori che possono essere utili a trovare

un impiego vero e sufficientemente remunerato, per ricostruirsi una vita

all’esterno del carcere, ma che riguardano solo il 4,38% di tutte le persone

detenute.

Perché solo il 4,38% dei detenuti (meno di uno ogni duecento) svolge un lavoro

che abbia la minima possibilità di consentirgli un reinserimento nella società?

Dipende forse dai detenuti che non hanno voglia di lavorare? Dalle leggi

finanziarie che tagliano i fondi per il lavoro nelle carceri? Dal mondo

imprenditoriale che non è capace a sfruttare le vantaggiose opportunità fiscali?

E quanto incide tutta questa inefficienza, sui costi sociali di lungo termine di un

elevato tasso di recidiva a cui andiamo inevitabilmente incontro?

Sono domande alle quali il DAP ancora non sa rispondere.

Percentuali reali sui detenuti coinvolti in attività lavorative utili

al reinserimento, 2016

Regione Capienza carceri

Detenuti presenti

Affollamento %

Lavoratori NON DAP

Lavoratori NON DAP %

Lavoratori DAP

Lavoratori DAP %

Abruzzo 1587 1705 107,44 23 1,35 517 30,32

Basilicata 474 505 106,54 4 0,79 185 36,63

Calabria 2657 2643 99,47 38 1,44 535 20,24

Page 10: “Mondo carcerario: dalla reclusione alla inclusione” CARCERARIO... · Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Articolo 5 Nessun

Campania

6093 6889 113,06 217 3,15 1384 20,09

Emilia Romagna

2800 3128 111,71 126 4,03 681 21,77

Friuli Venezia Giulia

476 620 130,25 13 2,10 110 17,74

Lazio 5267 5893 111,89 169 2,87 1340 22,74

Liguria 1109 1381 124,53 55 3,98 236 17,09

Lombardia

6120 7967 130,18 665 8,35 2136 26,81

Marche 863 853 98,84 23 2,70 239 28,02

Molise 263 319 121,29 10 3,13 84 26,33

Piemonte 3840 3682 95,89 158 4,29 898 24,39

Puglia 2359 3180 134,8 104 3,27 773 24,31

Sardegna 2633 2062 78,31 79 3,83 613 29,74

Sicilia 5892 5899 100,12 73 1,24 1188 20,14

Toscana 3406 3211 94,27 201 6,45 987 30,74

Trentino Alto Adige

506 424 83,79 19 4,48 89 20,99

Umbria 1336 1399 104,72 24 1,72 379 27,09

Valle D’Aosta

181 176 97,24 3 1,70 46 26,14

Veneto 1839 2136 116,15 359 16,81 483 22,61

Totali 49701 54072 Media: 108,79

2369 4,38 12903 23,86

Tabella 1: Altalex, 30 gennaio 2017. Articolo di Federico Olivo)

Perché creare opportunità di lavoro all'interno del carcere è

così importante per i detenuti, e quindi per l'intera società?

Rimanere nell'inattività, aspettando che il tempo passi senza scopo, non avere

nessuna occupazione intellettuale o manuale, non permette di riflettere

sulla propria vita, su se stessi e sulle situazioni che hanno portato a vivere

nell'illegalità o ad essere incarcerato: insomma, non aiuta a migliorarsi.

L'occupazione in ogni ambito produce salute mentale, e per questo è

Page 11: “Mondo carcerario: dalla reclusione alla inclusione” CARCERARIO... · Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Articolo 5 Nessun

importante che negli istituti penitenziari venga offerta la possibilità di

professionalizzarsi, imparare un mestiere, studiare, avere un lavoro retribuito, in

modo che chi sconta la pena possa strutturare la fiducia in sé stesso, negli altri,

nelle istituzioni e nello Stato. In caso contrario potrebbe persistere un senso di

desolante solitudine che spesso porta a ripercorrere strade note, non

buone, non di rado più pericolose, vissute come l'unica possibilità per non

sentirsi emarginati, persi, finiti, o per sentirsi, per quanto illusoriamente,

'qualcuno'.

Come ogni cambiamento, quello della riabilitazione dei detenuti attraverso

l'attività professionale è dunque un processo che ha i suoi tempi, a volte anche

lunghi, e che richiede un contatto assiduo e costante con professionisti della

riabilitazione psicologica, sociale e lavorativa. È un processo che può iniziare

dentro il carcere, ma che poi deve poter proseguire anche fuori. Perché è nella

continuità che avvengono, si consolidano e stabilizzano tutti cambiamenti (cit.).

Ostacoli all’inclusione sociale: le difficoltà di inserimento o reinserimento lavorativo delle persone in uscita dalla detenzione

1. Livello di istruzione

La popolazione detenuta in Italia – così come in tutti i paesi occidentali – si

caratterizza per un livelli di istruzione molto inferiore alla media e per una

scarsissima professionalità acquisita prima della carcerazione.

Pene accessorie

Casellario giudizirio Pregiudizi della società

Il ruolo della famiglia

Livello di istruzione

Page 12: “Mondo carcerario: dalla reclusione alla inclusione” CARCERARIO... · Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Articolo 5 Nessun

A questi deficit di tipo scolastico, formativo e professionale si aggiungono

le difficoltà di accesso nel mondo del lavoro derivanti da alcune

caratteristiche del profilo socio-demografico della popolazione detenuta.

Prima tra queste, l’età non più giovane della maggioranza delle persone

recluse, che costituisce ovviamente un ostacolo aggiuntivo all’inserimento

lavorativo alla fine della pena. Più della metà dei detenuti in Italia oggi

hanno più di trentacinque anni di età e addirittura più di un terzo hanno

più di quarant’anni.

2. Pene accessorie

La legge impone dei paletti che devono essere rispettati e che in alcuni casi

possono rappresentare una grave limitazione alle ambizioni ed al desiderio di

rivalsa del detenuto.

Parliamo delle cosiddette pene accessorie, ovvero quelle condanne in

affiancamento alla pena detentiva che per un determinato periodo di tempo

vincolano la libertà dell’individuo

vietando l’accesso ad alcuni settori professionali e riducendo significativamente

gli ambiti e la possibilità del reinserimento sociale e lavorativo. Queste

esercitano effetti temporanei e perpetui, determinando l’impossibilità a chi vuole

dissociarsi da quelle che sono state le azioni del passato ed aprirsi una

prospettiva di riscatto sociale.

L’art. 19 c.p. elenca le pene accessorie previste nel nostro ordinamento; esse si

distinguono a seconda che seguano alla condanna per un delitto o per una

contravvenzione:

Le pene accessorie per i delitti sono:

1) l’interdizione dai pubblici uffici;

2) l’interdizione da una professione o da un’arte;

3) l’interdizione legale;

Page 13: “Mondo carcerario: dalla reclusione alla inclusione” CARCERARIO... · Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Articolo 5 Nessun

4) l’interdizione dagli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese;

5) l’incapacità di contrarre con la pubblica amministrazione;

5-bis) l’estinzione del rapporto di impiego o di lavoro (numero inserito dalla l. 27

marzo 2001, n. 97);

6) la decadenza o la sospensione dell’esercizio della potestà dei genitori.

Le pene accessorie per le contravvenzioni sono:

1) la sospensione dall’esercizio di una professione o di un’arte;2) la sospensione dagli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese.

Pena accessoria comune ai delitti e alle contravvenzioni è la pubblicazionedella sentenza penale di condanna.

Le pene accessorie possono essere temporanee o perpetue: se la pena è

temporanea la durata è fissata dalla legge o ai sensi dell’art. 37 c.p., il quale

dispone che “la pena accessoria ha durata eguale a quella della pena

principale inflitta, o che dovrebbe scontarsi, nel caso di conversione, per

insolvibilità del condannato. Tuttavia, in nessun caso essa può oltrepassare il

limite minimo e quello massimo stabiliti per ciascuna specie di pena

accessoria”; al fine di non svuotare di contenuto affittivo le sanzioni accessorie,

l’art. 139 c.p. prevede che “nel computo delle pene accessorie temporanee non

si tiene conto del tempo in cui il condannato sconta la pena detentiva o è

sottoposto a misura di sicurezza detentiva, né del tempo in cui egli si è sottratto

volontariamente all’esecuzione della pena o della misura di sicurezza”

3. Il casellario giudiziario

Page 14: “Mondo carcerario: dalla reclusione alla inclusione” CARCERARIO... · Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Articolo 5 Nessun

Il casellario giudiziale o giudiziario è uno schedario istituito presso la Procura

della Repubblica di ogni tribunale e ha lo scopo di raccogliere e conservare gli

estratti dei provvedimenti relativi ai precedenti penali e civili di ogni cittadino.

Il casellario giudiziale va diviso in tre diverse tipologie (civile, penale,

generale) dalle quali deriveranno altrettanti certificati.

1. Il certificato generale viene utilizzato in caso di assunzioni da parte di

Pubbliche Amministrazioni, per la richiesta del permesso di soggiorno, per le

pratiche di

adozione, ecc

e contiene le sentenze passate in giudicato a carico del richiedente in materia

penale, civile ed amministrativa.

2. Quella che comunemente noi chiamiamo “fedina penale” è propriamente

denominata, in gergo tecnico, come “certificato penale”.

Il certificato penale è un compendio di tutte le registrazioni penali che sono

state iscritte nel “casellario giudiziale” e, in sostanza, contiene tutte le condanne

penali passate del cittadino interessato.

Sono però escluse da questo documento tutti quei procedimenti ancora in

corso, denominati “carichi pendenti”, che trovano invece spazio all’interno di

un altro documento.

Essere pregiudicati significa avere precedenti penali: in pratica, si è pregiudicati

solo quando è presente una iscrizione nel casellario giudiziale, dopo che il

processo si è chiuso e la sentenza o decreto penale di condanna sono definitivi.

In tutte le altre ipotesi semplicemente si ha un carico pendente, cioè un

procedimento in corso che ancora non si è chiuso. Nel momento in cui il

procedimento/processo si concluderà con una condanna e questa diventerà

definitiva, l’iscrizione verrà cancellata dai carichi pendenti e passerà nel

casellario giudiziale.

Il certificato penale inoltre, non riporta le condanne pronunciate dal giudice di

pace, quelle per contravvenzioni punibili con la sola ammenda o per le quali è

Page 15: “Mondo carcerario: dalla reclusione alla inclusione” CARCERARIO... · Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Articolo 5 Nessun

stato concesso il beneficio della “non menzione”, così come le condanne per

reati estinti.

Tutte le autorità che hanno giurisdizione penale, nonché quella parte della

pubblica amministrazione cui la legge lo consente, possono consultare le fedine

penali. Questo perché vi sono dei reati che qualora accertati definitivamente,

possono ostacolare il cittadino per l'ammissione ai concorsi pubblici o anche

impedire, più o meno parzialmente, l'esercizio dell'elettorato attivo e passivo .

Anche diversi enti privati richiedono, più o meno direttamente, di visionare la

fedina penale dei soggetti che si apprestano ad assumere. Tuttavia, se richiesto

dai privati, taluni tipi di condanne o di pronunce penali possono risultare

omesse in modo da permettere ai “condannanti” di apparire ugualmente

incensurati di fronte agli enti o alle società private che li assumeranno: è chiaro

che tale trattamento è riservato esclusivamente a tipologie di reati molto

“piccole”, o comunque non davvero gravi. Tuttavia sia la pubblica

amministrazione che la magistratura hanno il diritto di vedere la fedina sempre

completa.

Fedina penale sporca: si può ripulirla?

Ad eccezione di alcune ipotesi particolari (ad esempio, le condanne emesse dal

giudice di pace per reati lievi), le iscrizioni non si cancellano: in pratica,

l’iscrizione penale sarà sempre presente nel casellario e produrrà i suoi effetti

per sempre. Tuttavia, è possibile limitare gli effetti negativi attraverso due

strumenti in particolare: la riabilitazione e l’incidente d’esecuzione in caso di

patteggiamento o decreto penale di condanna. In questo modo, pur non

cancellando l’iscrizione, accanto ad essa verrà aggiunta una dicitura che

reciterà “reato estinto” e il precedente non avrà più alcun effetto, ripristinando la

facoltà giuridiche perse con la condanna.

3. Il certificato civile, infine, contiene i provvedimenti relativi alla capacità della

persona (interdizione giudiziale, inabilitazione, interdizione legale,

amministrazione di sostegno), i provvedimenti relativi ai fallimenti (i quali non

sono più iscrivibili dal 1°gennaio 2008) e i provvedimenti di espulsione.

Page 16: “Mondo carcerario: dalla reclusione alla inclusione” CARCERARIO... · Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Articolo 5 Nessun

14 settembre 2010

Questo articolo parla di L.R, un uomo di 42 anni che “da anni sta cercando di

rifarsi una vita. Di lavorare, per poter mantenere la sua famiglia. Ma ogni volta

che il lavoro, lo trova, poi si sente dire sempre la stessa cosa: «Per lei il posto

non c'è più»”.

La colpa è di quella fedina penale sporca, che sembra non pulirsi mai. Vent'anni

fa una condanna per spaccio. Dieci anni. Poi l'uscita dal carcere, i domiciliari,

l'affidamento ai servizi sociali. Il conto con la giustizia pagato. E il lavoro, che

però non c'è.

Fino a qualche anno fa un lavoro ce l'aveva. Faceva l'escavatorista, l'autista e il

saldatore in un 'azienda. “E ora - dice L.R- ogni volta che busso alla porta di

una ditta, mi si dice sempre la stessa cosa. Prima dicono di sì, valutano le mie

esperienze professionali. Poi si informano, e appena spuntano i miei precedenti

penali, mi dicono che non c'è posto”.

L.R. , negli ultimi mesi, ha chiesto lavoro ad almeno tre aziende edili. «Una ditta

di Grosseto cercava un operaio - dice - mi presento e mi dicono di tornare dopo

qualche giorno per firmare il contratto. Poi invece, cambiano idea. Dicono che

quel posto non c'è più. E scopro che hanno assunto un mio amico».

Stessa cosa qualche settimana dopo: «Scopro che c'è un'azienda che cerca un

Page 17: “Mondo carcerario: dalla reclusione alla inclusione” CARCERARIO... · Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Articolo 5 Nessun

operaio. Di nuovo invio il curriculum e vengo invitato al colloquio. Mi

propongono un contratto, mi dicono che non possono assumermi come operaio

specializzato, ma accetto lo stesso. Il venerdì è tutto a posto. Il lunedì mi

chiamano, e mi dicono che di questa cosa non se ne fa niente». È bastata una

telefonata. Un'informazione.

L.R. , sta continuando a cercare lavoro. Ma non lo trova. «Già non sono tempi

facili - dice - e poi non c'è nessuno che mi dia fiducia. Eppure, quando ho

lavorato, ho sempre fatto quello che c'era da fare senza perdere nemmeno un

giorno».

Conclusioni

Tutto questo fa riflettere sul fatto che diventa molto difficile la risocializzazione

del condannato nel momento in cui si ha “la diffusione” della notizia di un reato

precedente: questo creerà sicuramente pregiudizio nei confronti della persona

ex-detenuta.

Una divulgazione forzata – determinata dalla richiesta di esibire un proprio

certificato – di dati relativi a sentenze di condanna, infatti, compromette sia la

riservatezza della persona, sia impedisce il concreto reinserimento del

condannato nella società, essendo così costretto a patire gli effetti della pena

anche dopo la sua espiazione.

Tale certificazione in generale ha sicuramente una funzione utile per il sistema

giudiziario ma dannosa per chi deve ricominciare a vivere.

4. Pregiudizi

Un altro problema è dato dall’”etichettamento” da parte della società esterna.

Nella società vi sono pregiudizi rispetto a coloro che hanno compiuto

reati: è difficile perdonare, riconoscere che colui che è stato detenuto

Page 18: “Mondo carcerario: dalla reclusione alla inclusione” CARCERARIO... · Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Articolo 5 Nessun

possa ricominciare a “vivere”.

L’ex detenuto, come ogni altra figura di ‘diverso’, è oggetto di opinioni, di

comunicazioni, di reazioni sociali, che ne definiscono l’identità, il ruolo, il destino

e che ne determinano l’immagine sociale. Gli ex detenuti vengono visti

come persone ‘malvagie’ che coscientemente ‘decidono’ di commettere

un reato e devono essere punite perché ‘se lo meritano’. Lo stereotipo

criminale in particolare viene associato ad un

concetto di ‘impossibilità di cambiamento’

Tutti meritano una seconda possibilità. A parole ne siamo convinti. Ma, se

si tratta di mostrare un’apertura nei confronti di chi è finito in carcere per espiare

la propria pena, non sempre mettiamo in pratica questo principio. Spesso, per

paura, pregiudizio e diffidenza, emarginiamo i detenuti. Anche quando sono

usciti di galera e cercano di rifarsi una vita. Si crea una sorta di muro

impenetrabile tra noi, le cosiddette persone ‘civili’ e gli ex carcerati. Con la

conseguenza che chi è stato in prigione finisce per tornarci.

Può capitare che un ex-detenuto possa essere bollato da parte dei colleghi

nonostante non abbia mostrato alcun comportamento deviante nella sede del

lavoro. E questo può rappresentare un problema dal punto di vista umano, in

quanto il detenuto sente di non poter mai evadere dalla propria situazione.

5. Ruolo delle famiglie

Page 19: “Mondo carcerario: dalla reclusione alla inclusione” CARCERARIO... · Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Articolo 5 Nessun

La presenza di legami sociali e familiari è il cuore dell’intervento con le persone

che iniziano un reinserimento sociale. Ci sono alti tassi di recidiva soprattutto

per coloro che non ricevono supporto affettivo e non hanno legami sociali

significativi durante la detenzione.

Un articolo del Probation Journal esamina il potenziale ruolo delle famiglie dei

detenuti, introducendo il concetto di capitale sociale. Si può comprendere in

maniera immediata la possibilità per un ex-detenuto di ricevere un aiuto pratico,

come un lavoro, ed economico grazie alle reti familiari e amicali di cui dispone,

dal momento che le famiglie possono attivare circoli relazionali in grado di

aiutare l’individuo, cosa che da solo non sarebbe riuscito a fare. Oltre ad aiuti

materiali, la presenza di legami significativi aiuta il soggetto a desistere dal

commettere nuovamente reati, sostenendolo nella nuova vita all’insegna della

legalità.

Tuttavia, è possibile rintracciare anche alcune difficoltà: innanzitutto, le famiglie

di chi si trova ristretto spesso non hanno a disposizione aiuti sociali importanti,

vivono in condizioni fatiscenti, sono a loro volta al di fuori del mercato del lavoro

e, pertanto, non possiedono forme di capitale sociale sufficiente a prestare aiuto

al termine della pena. Allo stesso modo, è difficile mantenere durante il periodo

detentivo relazioni gratificanti che possano poi continuare all’esterno del

carcere, poiché il tempo concesso per i colloqui è sempre troppo poco e, di

frequente, la distanza tra il luogo di vita della famiglia e il carcere è tanta. Tutto

ciò rende problematico l’incontro tra la persona detenuta e i propri cari.

E’ legittimo a questo punto chiedersi: quando cessa di produrre effetti la

pena?

Nella società vi sono pregiudizi rispetto a coloro che hanno compiuto reati: è

difficile perdonare, riconoscere che colui che è stato detenuto possa

ricominciare a “vivere”.

Page 20: “Mondo carcerario: dalla reclusione alla inclusione” CARCERARIO... · Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Articolo 5 Nessun

Lo Stato non aiuta a superare questo pregiudizio nel momento in cui mantiene

in vita strumenti quali le pene accessorie o il casellario giudiziale, che anche

dopo lo sconto di pena, non cancellano il passato.

Il lavoro per il detenuto non è solo una occupazione ma è, prima di tutto, la

soddisfazione di un suo bisogno, una ragione di vita, una opportunità a livello

personale per rimettersi in gioco e per riscoprire risorse, abilità e potenzialità

che molto spesso non sapeva nemmeno di possedere e che, all’interno di un

sistema relazionale, gli consentono di riacquistare fiducia in se stesso.

Il fatto di essere impegnati in prima persona in azioni produttive significa anche

assumersene la responsabilità, un acquisizione di responsabilità che non è

solo responsabilità di sé stessi, ma anche del proprio processo formativo, dei

legami relazionali ed affettivi nei quali si è inseriti, per poi diventare

responsabilità nei confronti dell’intera comunità sociale.

In generale si può dire che il lavoro determina, nella maggior parte dei casi,

grandi cambiamenti nella personalità dell’individuo.

Spesso ci si dimentica che i detenuti sono anche soggetti di diritti e la loro

realtà, o meglio il loro vivere quotidiano, non deve essere solo costituito da

sbarre, cancelli, rumore di chiavi e guardie.

Page 21: “Mondo carcerario: dalla reclusione alla inclusione” CARCERARIO... · Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Articolo 5 Nessun

nel carcere Due Palazzi di Padova

Un po' di storia...

Giotto è una cooperativa sociale di tipo B regolata dalla legge 381/1991. In

quanto tale, integra persone svantaggiate nel mercato del lavoro. In base a

quanto previsto dalle disposizioni di legge, i soggetti a cui rivolge il suo operato

sono persone con disabilità fisica e mentale, con storie di tossicodipendenza e

alcolismo, con disturbi dello sviluppo e i detenuti, ai quali abbiamo posto una

particolare attenzione nella nostra ricerca.

La Cooperativa, con sede a Padova, viene creata nel 1986 da alcuni giovani

appena laureati all'Università di Padova: un gruppo di amici appassionati di temi

ambientali e di cura del verde pubblico e privato. Dunque, la sua prima attività è

stata principalmente la progettazione, la realizzazione e la manutenzione delle

aree verdi.

Quanto segue è scritto sulla base dell'intervista tenutasi in data 31 maggio

2018, alla quale si è gentilmente prestato il Vicepresidente della cooperativa

sociale Giotto, Andrea Basso.

Come siete arrivati nella casa di reclusione di Padova ?

“Nella casa di reclusione Due Palazzi siamo entrati per caso. Nel 1990

abbiamo preso parte a una gara indetta dall'amministrazione del carcere per la

sitemazione delle aree verdi al suo interno. I lavori per la sua costruzione erano

finiti 5 anni prima , ma è rimasta chiusa e gli spazi esterni si sono degradati.

Oltre a presentare la nostra offerta economica, abbiamo proposto alla direzione

Page 22: “Mondo carcerario: dalla reclusione alla inclusione” CARCERARIO... · Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Articolo 5 Nessun

del carcere di non appaltare il lavoro, ma di darci la possibilità di formare a

questo scopo i detenuti che, attraverso il lavoro, avrebbero potuto apprendere

un mestiere. Il direttore del carcere annullò la gara e ci concesse di dare via a

un corso di giardinaggio per 20 detenuti. Pertanto, nel 1998, in un'area di 8.000

mq, abbiamo realizzato il primo <<Parco didattico>> dove iniziarono a tenersi

lezioni pratiche di giardinaggio. ”

Con il passare del tempo, come si è ampliato il campo delle attività ?

“Nel 2001 il Parlamento vara i decreti attuativi della cosidetta <<legge

Smuraglia>>, la legge 193/2000 che, fino ad oggi, prevede agevolazioni fiscali

per le aziende che assumono detenuti sia all'interno degli istituti penitenziari

che in attività esterne. Proprio alcune settimane dopo l'attuazione della legge,

abbaimo trasformato un cappanone inutilizzato in un laboratorio artigianale per

la produzione di manichini di cartapesta per l'alta moda, realizzati secondo una

tecnica tradizionale toscana. Il laboratorio ha continuato a operare con il

coinvolgimento dei detenuti fino al 2008.

Nel 2004 ci viene affidato dal Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria il

confezionamento dei pasti del carcere Due Palazzi, utilizzando la cucina

dell'istituto. La strategia sperimentale del Dipartimento dell'Amministrazione

penitenziaria su scala nazionale prevede che ci siano dieci penitenziari italiani

che affidano i propri servzi di ristorazione a organizzazioni non profit.

Lavori a Chioggia assieme al direttore generale USL di Venezia, Giuseppe Dal Ben

Page 23: “Mondo carcerario: dalla reclusione alla inclusione” CARCERARIO... · Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Articolo 5 Nessun

Il progetto del Ministero considerava qualificante ampliare l'offerta lavorativa per

i detenuti anche con lavorazioni rivolte all'esterno. Perciò, abbiamo pensato di

coinvolgere la cooperativa sociale Work Crossing, trasferendo a essa la

gestione delle cucine e invitandola a portare nel carcere un piccolo laboratorio

di pasticceria esistente da anni a Padova.

Le specialità erano le colombe pasquali e i panettoni, questi ultimi prodotti in

circa 4.000 pezzi l'anno. Nasce così la pasticceria che produce artigianalmente

uno dei dolci più tipici della tradizione italiana, il panettone, e altri prodotti, con

un'importante impatto sociale e grande risonanza in Italia e all'estero. Da allora i

<< Dolci di Giotto>> ricevono quasi ogni anno alcuni tra i premi più prestigiosi

del mondo dell'enogastronomia, come ad esempio il premio '' Dino Villani'' da

parte dell’Accademia della Cucina Italiana del 2010.

Una piccola introduzione la si trova al seguente link:

https://youtu.be/rvuhpGLAPHo

Page 24: “Mondo carcerario: dalla reclusione alla inclusione” CARCERARIO... · Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Articolo 5 Nessun

Con il passare del tempo abbiamo cercato di diversificare le attività per

intercettare al meglio le attitudini e le inclinazioni dei lavoratori, tenendo conto

del fatto che la maggior

parte di essi non aveva mai lavorato o, se l'avevano fatto, avevano avuto delle

esperienze molto poco significative. Così, solo un anno più tardi, abbiamo

aperto un call center all'interno del carcere Due Palazzi, per fornire ai detenuti

un'ulteriore opportunità di crescita professionale. Questo significa diversificare

le attività e anche avviare nuove lavorazioni, facilitando l'assunzione di nuovo

personale detenuto. In effetti, l'anno 2005 vede l'apertura del laboratorio di

valigie Roncato e del laboratorio di gioielli Morellato, quest'ultimo in funzione

fino al 2011. Tutte queste attività lavorative vengono inaugurate ufficialmente il 7

novembre 2005. Tale data rappresenta la nostra prima <<uscita pubblica>>,

che presenta alla cittadinanza e ai mezzi di comunicazione il lavoro svolto

da parte della nostra Cooperativa al Due Palazzi.

La nostra attività nella casa di reclusione viene ancora una volta ampliata nel

2009 quando, in collaborazione con Infocert, si crea un laboratorio per la

produzione e la programmazione delle business key, drive pen USB per la firma

digitale e la digitalizzazione di documenti; nel frattempo viene aperta anche

un'officina per la produzione delle biciclette per conto di un'importante azienda

del settore con marchi famosi in Italia e all'estero.'

Page 25: “Mondo carcerario: dalla reclusione alla inclusione” CARCERARIO... · Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Articolo 5 Nessun

Come viene organizzato il lavoro ?

''La settimana lavorativa dei detenuti va dalle 24 ore alle 36 ore, con variazioni

che dipendono dalle diverse esigenze settimanali. E qui penso che valga la

pena descrivere bervemente le caratteristiche di ogni mestiere, l'impegno e la

dedizione che i detenuti ci mettono per realizzarlo.

Il catering, la pasticceria e la ristorazione sono attività alimentari che

comprendono la preparazione di colazione, pranzo e cena per tutti i detenuti

oltre alla produzione di diversi semilavorati per il mercato esterno, dalle insalate

alla macedonia a vari tipi di pasticceria salata, panini e tramezzini.

Page 26: “Mondo carcerario: dalla reclusione alla inclusione” CARCERARIO... · Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Articolo 5 Nessun

Nella pasticceria, posizionata in un'area diversa e indipendente dalla cucina,

vengono sfornati prodotti di alta qualità artigianale. La linea principale è quella

dei <<Dolci Giotto>> con in testa il panettone, più volte premiato e offerto al

pubblico in diverse versioni, e la colomba pasquale anche'essa proposta in

varie tipologie. La linea è completata da un nutrito assortimento di dolci da forno

e biscotti. I <<Dolci di Antonio>> invece nascono dall'interesse da parte dei

maestri pasticceri e dei detenuti per la figura di Sant'Antonio, che durante la sua

breve vita dimostrò sempre attenzione ai carcerati con iniziative socialmente

rilevanti a loro favore. Grazie alla collaborazione con i Frati della Basilica del

Santo, attraverso il recupero di notizie storiche del Medioevo, e lunghe

sperimentazioni sugli ingredienti e le ricette dell'epoca, è nata una linea di dolci

dai sapori antichi come la <<Noce del Santo>>. A tutto ciò si aggiunge la

pasticceria fresca, dolce e salata che ogni giorno esce dal laboratorio del

carcere per fornire bar, ristoranti e strutture di ristorazione collettiva del

territorio. C'è da aggiungere inoltre che , rispetto alla cucina, la pasticceria

Giotto prevede anche la commercializzazione dei prodotti all'estero, in base al

principio che tutti i prodotti e i servizi devono essere competitivi sul mercato.

Page 27: “Mondo carcerario: dalla reclusione alla inclusione” CARCERARIO... · Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Articolo 5 Nessun

La configurazione del laboratorio soddisfa tutte le condizioni disposte dalla

legge 81/2008: formazione obbligatoria e attività di sviluppo per tutti i lavoratori,

fornitura dei materiali e dei dispositivi di protezione richiesti per il lavoro,

informazione completa sui possibili rischi e pericoli da parte di professionisti

accreditati alla sicurezza sul lavoro. In più, la cucina si conforma rigorosamente

a tutte le normative vigenti in materia di analisi dei rischi e controllo delle criticità

in materia di igiene e sicurezza. Tre cuochi professionisti e tre maestri

pasticceri affiancano i detenuti, oltre a due dirigenti che supervisionano l'intero

processo. Altri professionisti, chef e pasticceri, tengono occasionalmente

seminari di aggiornamento professionale. Questi laboratori mirano ad

accrescere la competenza dei detenuti e, allo stesso tempo, permettono loro

di incontrare professionisti animati da passione per il loro lavoro, fattore

quest'ultimo ritenuto fondamentale nel processo di recupero.

Page 28: “Mondo carcerario: dalla reclusione alla inclusione” CARCERARIO... · Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Articolo 5 Nessun

Il successivo laboratorio che vorrei descrivere è la fabbrica di valigie, che si

occupa dell'assemblaggio di parti delle valigie Roncato. Tutte le componenti del

bagaglio di alta qualità vengono realizzate all'interno del laboratorio per essere

poi spedite direttamente allo stabilimento principale dell'azienda, dove sono

indirizzate su diverse linee di produzione.

L'intero processo viene eseguito in conformità a standard rigorosi: il controllo

della qualità viene attuato internamente con risultati ottimali in termini di

precisione e minima quantità di prodotto non conforme. Il metodo di produzione

richiede che i detenuti lavorino in modo altamente collaborativo: ciascuno ha il

proprio compito che contribuisce alla realizzazione del prodotto finale. La

comunicazione nella risoluzione delle inevitabili difficoltà risulta elemento

essenziale nella creazione di un gruppo coeso e di elevata efficienza.

Page 29: “Mondo carcerario: dalla reclusione alla inclusione” CARCERARIO... · Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Articolo 5 Nessun

Per quanto riguarda l'officina di bicilette, dal 2009 la casa di reclusione è sede

anche di uno spazio secodo per la produzione di biciclette per la società

Esperia. I detenuti producono svariate linee di biciclette con marchi storici:

Torpado, Legnano, Bottecchia, Fondriest. Il modello in costruzione cambia ogni

due o tre giorni: non raramente si tratta di modelli di punta dell'azienda, con

teconologie di avanguardia. I requisiti della certificazione dell'Unione Europea

sono rigorosamente rispettati e controllati: una volta completato l'assemblaggio,

le biciclette vengono spedite ai venditori. Ancor più del laboratorio di valigie, il

lavoro richiede massima collaborazione tra i detenuti e rigorose

verifiche di qualità.

Per le attività di business key e digitalizzazione dei documenti cartacei è

intervenuta la specializzata società Infocert. Questi sistemi comprendono la

gestione dei documenti, i sistemi di archiviazione dati, l'e-mail certificata,

soluzioni di Enterprise Content Management e le firme digitali. In quest'ultimo

settore Infocert ha realizzato la Business key, una chiavetta USB che permette

all'utente di firmare i documenti digitalmente e archiviare con sicurezza i dati

personali. I lavoratori della nostra Cooperativa le assemblano in un laboratorio

del Due Palazzi dal 2009, adattandole alle esigenze dei

singoli clienti. Le Business key - se ne producono fino a 20.000 al mese -

arrivano direttamente a tutte le Camere di commercio d'Italia, alle associazioni

professionali e a importanti organizzazioni nazionali. La collaborazione con

Page 30: “Mondo carcerario: dalla reclusione alla inclusione” CARCERARIO... · Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Articolo 5 Nessun

Infocert prevede altresì l'impiego di detenuti nella digitalizzazione dei documenti

cartecei. Questo lavoro viene eseguito con macchinari di ultima generazione e

comporta l'elaborazione digitale, precisa e ad alta velocità, di ogni singolo tipo

di documento cartaceo. I fogli lavorati sono circa 200.000 / 250.000 al mese.

I servizi di call center, che attualemte impiega il numero più alto di detenuti,

prevedono sia telefonate in entrata ( numeri verdi e servizio di assitenza clienti)

sia in uscita (customer satisfaction e telemarketing). Uno dei clienti più

importamti è il provider di energia elettrica e gas Illumia, per il quale non solo

affettuano chiamate di accoglienza ma verificano anche i nuovi contratti e

controllano la documentazione.

Tra i clienti passati va ricordato il gestore di servizi internet e telefonici Fastweb,

mentre l'altro principale cliente è il sistema ospedaliero e sanitario di Padova. I

detenuti prenotano gli appuntamenti per gli esami diagnostici e visite

specialistiche con un volume di circa 100.000 contatti all'anno. In seguito

quest'ultimo servizio è stato esteso anche da parte del sistema sanitario di

Venezia.

Il lavoro del call center è complesso: la competenza teconologica è un requisito

fondamentale per operare con il software e le esigenze degli utenti richiedono

una preparazione specifica unita a una notevole esperienza, senza contare che

Page 31: “Mondo carcerario: dalla reclusione alla inclusione” CARCERARIO... · Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Articolo 5 Nessun

i detenuti devono mettere in gioco la propria capacità relazionale per indirizzare

chi chiama alla soluzione più corretta. Il servizio è operativo 10 ore al giono dal

lunedì al venerdì e il sabato mattina. Queste fnzioni richiedono una formazione

di vari mesi, comprensiva degli aspetti relazionali: i detenuti devono essere

formati anche a una corretta interazione con gli utenti esterni all'istituto, con un

alto livello di flessibilità. A tal fine, sia i detenuti, sia i non detenuti che lavorano

con loro, sono tenuti a frequentare continui corsi di aggiornamento. I risultati

sono testimoniati dalle numerose attenzioni che il call center riceve dagli utenti.

Il presidente di Illumina, Francesco Bernardi, e i dirigenti dell'Ospedale di

Padova hanno elogiato più volte gli operatori riconoscendone la <<particolare

sensibilità>> sulla base dell'elevata soddisfazione degli utenti.”

Quali sono i detenuti che possono lavorare?

“Alle attività lavorative possono accedere soltanto coloro che arrivano al

beneficio ed è una decisione presa da più organi. Il primo passo è affettuato dal

giudice dell'esecuzione penale, quindi da quello che è stato deciso in sentenza

a livello processuale. Il secondo invece, dal magistrato di sorveglianza che, in

base all'iter che ogni detenuto ha eseguito, decide se concedere il beneficio o

meno. Naturalmente, per chi avesse commesso un reato piccolo il beneficio

arriva prima, per chi commette un reato più grave invece, il percorso è più

lungo. La legge italiana prevede l'accesso ai benfici a tutti i detenuti, tranne per

coloro che hanno l'ergastolo ostativo (in Italia riguarda circa 200 detenuti).

Anche per coloro che hanno l'ergastolo - non ostativo - c'è la possibilità di

accedere ai benefici anche se la pratica da eseguire è molto più lunga.”

Page 32: “Mondo carcerario: dalla reclusione alla inclusione” CARCERARIO... · Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Articolo 5 Nessun

Mi può dare qualche numero ?

Numero di dipendenti annuali della Giotto operanti nel Due Palazzi dal 2001 al

2014

E oggi ?

“Attualmente, su 580 detenuti della Casa di reclusione Due Palazzi, noi

impieghiamo intorno ai 140. Rispetto ad altri carceri italiani, questo rappresenta

un numero alto, se si pensa che, a livello nazionale, ci sono circa 800 detenuti

che lavorano - su circa 200 carceri - coordinati dalle cooperative , e soltanto a

Padova abbiamo 180 lavoratori. Un risultato bello ma non ancora soddisfacente

perché a livello normativo siamo tra i primi paesi al mondo, abbiamo una

legislazione molto avanzata. Tuttavia il problema sta nel fatto che è poco

applicata. L'Italia ha 58.000 detenuti e soltanto 800 lavorano. I dati

quindi sono chiari. Il discorso che spesso i dirigenti dell'Amministrazione

penitenziari fanno è legato al fatto che oltre a questi ci sono altri 12 / 13 mila

che sono dedicati ai cosiddetti lavori domestici, cioè pulire gli spazi comuni, fare

la spesa per gli altri, fare lavanderia ecc. Non si può parlare di un vero lavoro

ma piuttosto di occupazioni sporadiche e poco qualificate, con una paga più che

simbolica, senza alcun tipo di formazione, accompagnamento e spesso

nemmeno valutazione. Considerato da vari osservatori come un sussidio

assistenzialistico e diseducativo, questi lavori, inoltre, non dotano la persona di

una professionalità spendibile una volta usciti dal carcere.”

Che criteri di selezione vengono adottati e chi esegue le selezioni ?

Page 33: “Mondo carcerario: dalla reclusione alla inclusione” CARCERARIO... · Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Articolo 5 Nessun

''I detenuti che si candidano a lavorare per la nostra Cooperativa hanno la

possibilità di farlo attraverso due strade principali. Alcuni si essi, interessati

all'impiego, possono presentarci direttamente una richiesta scritta, mentre i

nominativi di altri sono proposti dagli educatori della casa di reclusione e

dall'Ufficio Comando degli agenti di Polizia penitenziaria, in genere sulla base di

una valutazione relativa all'utilità del lavoro per il percorso di tali persone.

In seguito, le candidature vengono esaminate dal nostro Ufficio Sociale,

composto da tre psicologhe del lavoro e altri operatori, a cui fa capo la

supervisione del processo di selezione.

Di fronte alle segnalazioni di candidati al lavoro in carcere, l'Ufficio Sociale

verifica se il richiedente soddisfa i requisiti formali per il lavoro, accertando che

vi siano riserve o obiezioni da parte dell'Amministrazione penitenziaria in merito.

In seguito, le psicologhe organizzano incontri individuali con ciascun candidato

per rispondere ad alcune domande. Queste interviste durano circa 45 minuti e

sono condotte nelle aree del carcere dove si trovano le celle dei detenuti. Le

due psicologhe raccolgono i dati biografici essenziali e danno un giudizio

preliminare sull'idoneità del candidato. Coloro che mostrano un potenziale e

soprattutto una motivazione per essere parte del nostro cosiddetto ''Modello

Giotto'', iniziano un periodo di formazione, che è quasi interamente

on the job e che può durare anche fino a nove mesi. Va inoltre chiarito, come

avevo accennato prima, che alcuni di loro non ha alle spalle significative

esperienze di lavoro e qui siamo in presenza di oltre il 90%.

L'Ufficio Sociale cerca di collocare ogni lavoratore nell'area più adatta alle sue

capacità, sempre fornendogli ampie opportunità di sviluppo personale e

professionale. L'apprendista inizia a lavorare affiancato da un accompagnatore

che di norma è un dipendente esterno o un detenuto con maggiore esperienza.

Noi riteniamo opportuno chiamare e considerare queste guide <<maestri di

bottega>>, in quanto sono professionisti con notevole esperienza e

specializzazione, che agiscono da supervisori e

formatori. Nei primi tre mesi del periodo di formazione la giornata lavorativa del

detenuto non supera in generale le quattro ore. Questo tetto è stato fissato per

garantire una transizione graduale dalla <<normale>> vita detentiva al lavoro. In

più, nel periodo di formazione, i componenti dell'Ufficio Sociale si incontrano

ogni 15 giorni con lo staff responsabile della produzione per valutare il

Page 34: “Mondo carcerario: dalla reclusione alla inclusione” CARCERARIO... · Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Articolo 5 Nessun

rendimento dei lavoratori. Inoltre, viene analizzata la produttività di ogni

apprendista insieme al suo benessere personale nel posto di lavoro.

Verso la fine del terzo mese di formazione il lavoratore incontra lo staff

dell'Ufficio Sociale; insieme si valutano le difficoltà e i successi incontrati. Una

terza valutazione viene effettuata dopo il sesto mese. L'obiettivo è di

raggiungere il più velocemente possibile un giudizio attendibile

“sull'impiegabilità“ dell'apprendista; i dati che abbiamo dimostrano che al

termine del periodo di formazione viene offerto un impiego a oltre 90% dei

dipendenti. Dopo il nono mese di formazione, il lavoratore viene formalmente

assunto. L'Ufficio Sociale continua il suo rapporto con ogni lavoratore attraverso

valutazioni scritte periodiche. Il livello in base al quale vengono valutati i

lavoratori viene diviso in tre categorie: autonomia personale, autonomia

relazionale e autonomia professionale.

L'organizzazione delle mansioni è diversa nei vari settori della casa di

reclusione, ma in genere comprende due elementi principali: team e micro-team

ai quali vengono assegnati ruoli diversi nella catena di produzione. Infatti, la

nostra Cooperativa ritine che questo sistema promuova l'affiatamento nel

gruppo e il senso di appartenenza e insistiamo soprattutto sul fatto che ogni

detenuto debba vedere l'altro come collega.

Il nostro scopo principale, dunque, è quello di mettere i nostri lavoratori nelle

condizioni che con più probabilità consentano loro di intraprendere un percorso

di recupero autentico, un <<nuovo inizio>>. I detenuti sono incoraggiati a

coltivare una nuova immagine di sé, opposta al modello criminale che hanno

costruito nelle esperienze di vita precedenti. In tutto questo processo di

inserimento e accompagnamento, essi sono in costante contatto con alcuni

soggetti di riferimento - la Direzione del carcere, l'Ufficio Comando, gli

educatori, gli psicologi, gli psichiatri, gli operatori sanitari, i volontari, il

cappellano del carcere, i magistrati di sorveglianza, gli avvocati - oltre che con

le proprie famiglie.”

Il fatto di aderire a queste attività, comporta uno sconto di pena?

“No, in Italia non è previsto questo modello. L'idea di base è che non si può

pagare il lavoro vero con lo sconto di pena, ma soltanto con lo stipendio.”

Page 35: “Mondo carcerario: dalla reclusione alla inclusione” CARCERARIO... · Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Articolo 5 Nessun

Lo stipendio, chi lo incassa?

“ I soldi con i quali i detenuti vengono compensati vanno versati nel conto del

carcere. Chi ha bisogno di soldi può accedervi attraverso una domanda,

dovendo però giustificare la necessità. Una delle voci più importanti del

chiedere i soldi è quella di mandarli alla propria famiglia. Questo è un quesito

fondamentale perché vuol dire che il detenuto non è più il ''parassita'' della

famiglia, anzi è egli che la aiuta. Chi lavora deve pagare le spese del

mantenimento in carcere. Ma soprattutto, chi lavora bene e non spreca i soldi,

quando avrà finito la sua condanna avrà nel suo bagaglio anche un certo

budget per spenderlo e per poter sopravvivere una volta messo in

libertà. Aggiungerei inoltre che il momento dell'uscita dal carcere è uno dei più

difficili del percorso. Se ad esempio un detenuto riesce ad attivare rapporti con

l'esterno durante i permessi di uscita, avrà una buona probabilità di

reinserimento nella società, altrimenti torna a delinquere. ”

Quindi è questa la causa principale per cui ritornano in carcere?

“Si, perché lo Stato non mette a disposizione programmi di reinserimento

sociale e un detenuto che non sa lavorare e che non trova un impiego torna a

fare esattamente quello che faceva prima.”

Da un punto di vista psicologico, che ripercussioni hanno sui detenuti le

attività lavorative ?

“Questa la considero una problematica molto importante. Perché lo dico?

Perché nella prima fase dell'inserimento al lavoro si va a vedere se il detenuto

in causa è veramente disponibile a questa nuova opportunità. C'è da dire che ,

in tutti i carceri, la vita è molto difficile. Da un lato, è una vita quasi da

sopravvivenza, dall'altro, non è incentivante sul presente in maniera rilevante

perché la psicologia dei detenuti è proiettata al dopo, ovvero alla fine della

condanna. Essendo proiettato al dopo, il detenuto non riesce a

vivere bene il presente e anche quando li viene proposto un lavoro, sfrutta e

strumentalizza la proposta in funzione al futuro che ha in mente. Spesso,

rimanendo in quest'ottica, si rovina l'opportunità di lavorare e si rischia in

Page 36: “Mondo carcerario: dalla reclusione alla inclusione” CARCERARIO... · Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Articolo 5 Nessun

maniera seria di perdere la scommessa. Per questa ragione non tutti portano il

lavoro a un buon fine oppure non sfruttano fino in fondo l'opportunità per

educare la propria persona. Qui si collega automaticamente l'art. 27 della

Costituzione che afferma che le pene non possono consistere in trattamenti

contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del

condannato. Vuol dire che il detenuto deve imparare dal lavoro il valore di sé, a

recuperare la propria dignità e il senso delle cose. Chi fa questo percorso fino in

fondo si scopre una persona diversa, scopre di sé valori e pregi che aveva già

da prima ma che non aveva mai avuto la possibilità di mettere in pratica. Alcuni

dei lavoratori dichiarano di aver voltato le spalle alle immagini negative che

avevano di se stessi, e che li hanno accompagnati durante gli anni vissuti da

criminali grazie al sostegno incontrato nell'ambiente lavorativo. Altri invece

dicono che l'impegno lavorativo migliora la loro routine all'interno della struttura

penitenziaria; insegna loro competenze professionali, facilita rapporti solidali

con la famiglia e fornisce loro risorse materiali e intellettuali necessarie per il

reintegro positivo della società civile una volta usciti dal carcere.”

Cosa si aspetta per il futuro da questa cooperazione con il carcere ? Vede

numeri incrementati o ulteriori sviluppi ?

“La prospettiva del lavoro penitenziario per la cooperativa sociale Giotto

dipende principalmente da due fattori. Premesso che la mission della

cooperativa rimane quella di favorire l’integrazione sociale di persone

svantaggiate tra cui i detenuti, in primo luogo Giotto continuerà la sua

opera in carcere secondo una linea di sviluppo che seguirà inevitabilmente

quello che l’Amministrazione penitenziaria a livello centrale, e poi locale,

deciderà di perseguire. Il cambio di governo forse modificherà la linea fin qui

tenuta negli ultimi anni, che ha visto un raffreddamento nei confronti di chi porta

lavoro dall’esterno, imprese e cooperative, a favore invece di un tentativo di

accentramento della conduzione delle attività lavorative in capo al DAP

(Dipartimento Amministrazione Penitenziaria). Nel nuovo programma di

governo si parla di centralità del lavoro penitenziario, vedremo cosa significherà

per le cooperative come la nostra. Senza contare che sarà sempre più decisivo

vedere come evolverà la popolazione carceraria e questo dipenderà dalle scelte

del Governo e del Parlamento in materia di certezza della pena e misure

Page 37: “Mondo carcerario: dalla reclusione alla inclusione” CARCERARIO... · Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Articolo 5 Nessun

alternative. In secondo luogo sarà importante capire come si svilupperà il

rapporto con le imprese profit del territorio, perché il loro contributo sarà

determinante per consolidare le attività da svolgere in carcere. Sul carcere di

Padova forse c’è ancora qualche margine di sviluppo, ma non grandi numeri.

Sarà già un grande obiettivo mantenere quelli attuali.”

In conclusione, si può chiaramente affermare che l'esperienza di Giotto

costituisce una rara avis nel quadro italiano. E' una delle poche organizzazioni

e imprese che sono riuscite a offrire una opportunità di impiego a un

considerevole numero di carcerati. La Cooperativa assume detenuti che

continuano a scontare la loro condanna, permettendo loro di acquisire,

mantenere e accrescere le proprie attitudini e capacità professionali,

facilitandone così il processo rieducativo.

Adolfo Ceretti, importante criminologo di rango nazionale, nonché docente

presso l'Università degli Studi Milano Bicocca, afferma: <<Le vite di chi sconta

una pena all'interno di un carcere sono offese, ogni giorno, da parole e da gesti

di umiliazione, di svilimento, di spregio personale da parte di altri detenuti, di

alcuni gesti della polizia penitenziaria o di operatori carcerati. A tali sofferenze si

affiancano quelle che derivano dalla costrizione di vivere in un'istituzione totale.

Quest'ultima, con i suoi protocolli disumanizzati è incapace, per definizione, di

sostenere un'elaborazione dei sensi di colpa dei rei e degli altri sentimenti che

lo accompagnano. Queste piccole esperienze di scomunica dal mondo, che si

intrecciano con le tragiche condizioni morali e materiali di esistenza all'interno di

un istituto penitenziario, feriscono e mortificano chi le subisce, ma ancor più

impediscono di attingere a un'immagine positiva di se stessi, di fare riferimento

a un proprio ideale di vita costruttivo, di auto-realizzarsi, di potersi percepire

quali soggetti apprezzati per le proprie qualità e capacità individuali.

In questo senso, le attività di Giotto sostengono una <<piccola rivoluzione

mite>>, laddove creano concreti contesti di vita e di lavoro all'interno dei quali

ogni detenuto può trovare una sua <<misura>>, un suo modo di esistere, una

sua dignità ed essere, così, onorato, apprezzato e rispettato - in una parola,

riconosciuto - sia come persona sia per il proprio apporto concreto.

La tragica paura dei detenuti è quella di rimanere da soli ad affrontare i rischi

legati a vite fragile o isolate. Questo dato assume un particolare significato nel

Page 38: “Mondo carcerario: dalla reclusione alla inclusione” CARCERARIO... · Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Articolo 5 Nessun

contesto dei penitenziari italiani, dove più dell'80% dei detenuti sconta la pena

in pochi metri quadri di spazio, senza lavorare e senza poter accedere ad altre

attività. In questi contesti cresce in ogni istante, in chi sconta una pena

detentiva, la percezione che dall'isolamento, dalla fragilità e dalla vulnerabilità si

uscirà solo tornando a commettere gesti devianti. Giotto si impegna, in prima

battuta, a edificare con i suoi impiegati-detenuti una fitta trama di rapporti di

fiducia, una trama che può finalmente interrompere quel circolo vizioso che

incatena questi ultimi all'indifferenza, alla diffidenza, ma anche al rancore,

all'odio e alla violenza - così spesso presenti nella vita dei delinquenti. Ognuno,

ma proprio ognuno, è accompagnato a riflettere sulla paura che nasce dalla

propria vulnerabilità e a dischiudersi a nuovi legami emotivi, a nuovi vincoli di

reciprocità e nuove forme di socialità. Tutto ciò si genera perché si è inseriti in

un contesto in cui si è guardati e trattati come persone, e non come delinquenti:

all'interno della Cooperativa sociale Giotto si condivide infatti, la condizione -

morale - di essere persone, degne in quanto tali, di essere rispettate.

E' l' uguaglianza, allora, il principio centrale che sostiene la mission di Giotto

ed è questa che riesce a dare sul campo, vera sostanza a quel rispetto che si

deve a tutti gli esseri umani indipendentemente dalle particolari persone che si

è, da come ci si comporta, dalle doti che si hanno o dalla stima di cui si gode.>>

Page 39: “Mondo carcerario: dalla reclusione alla inclusione” CARCERARIO... · Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Articolo 5 Nessun

Le stelle sono quelle del firmamento della ristorazione, quelle che incoronano

anno dopo anno gli chef più meritevoli di tutto il mondo. Le sbarre, invece, sono

quelle delle carceri, che spesso costringono i detenuti a una pena che molte

volte continua anche fuori dalle prigioni, quando hanno scontato il loro debito

con la comunità ma faticano a lasciarsi alle spalle il passato per essere

reinseriti nella società.

Così quindi nasce “Più Stelle meno Sbarre”, iniziativa che vede coinvolti

appunto i grandi chef, che lavorano per una cena di beneficenza fianco a fianco

con i detenuti lavoratori del ristorante del carcere di Torino, gestito dalla

cooperativa Libera mensa; una cena gourmet realizzata per sostenere

economicamente “Stampatingalera”, il corso di stampa Fine Art, promosso

dall’associazione Sapori reclusi.

Il 4 aprile 2016, grazie all'Associazione Sapori Reclusi e al carcere di Saluzzo,

per la seconda volta un manipolo di chef stellati si è messo a disposizione di

una causa, quella di Stampati galera, laboratorio di Stampa Artistica Fine Art

della casa di reclusione “Rodolfo Morandi” per conoscere e far conoscere un

mondo altrimenti nascosto, duro, scomodo.

Duecentocinquanta persone a cena, servite da impeccabili camerieri della

scuola alberghiera di Dronero e accolte dentro la Castiglia di Saluzzo, che

chiude nelle sue mura il ricordo dell'antico carcere della città. Una cena con

nove portate stellate cucinate nello spazio precario di una cucina da campo

sotto la pioggia battente, un viaggio nei sapori e nelle mani sapienti di uomini e

donne abituati a sprigionare sapori inusuali e inconsueti, accompagnati dal

controcanto di tannini e note fruttate, di sapidità̀ e robustezza come quella

regalata dai vini del territorio, dal Veneto alla Sicilia, tutti riuniti sotto il grande

rigoglio della madre Langa.

Page 40: “Mondo carcerario: dalla reclusione alla inclusione” CARCERARIO... · Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Articolo 5 Nessun

Non solo grandi chef ma detenuti, in permesso lavoro, si sono alternati ai

fornelli, per vivere da vicino un’esperienza concreta a contatto con la società

esterna, in cui sperano - e in cui speriamo - torneranno un giorno più

consapevoli.

Non solo evento ma incontro e dialogo, fatto di parole, silenzi e condivisioni,

come quelle scambiate tra gli chef, i loro staff e i detenuti del corso di cucina,

come quelle urlate e affollate del laboratorio di stampa, dove ammassati sulle

sedie e sui tavoli abbiamo tracciato un nuovo filo, un nuovo oggi, fatto di nuova

consapevolezza e condivisione dei percorsi di vita di tutti, compresi i più̀ difficili.

Varcare il muro è stato, ed è sempre, il passo più̀ grande. Impossibile, per tutti,

uscire senza esserne cambiati, almeno un po.

“Più stelle meno sbarre” è il miracolo dell'uomo che incontra un altro uomo,

l’uno libero, l’uno recluso. E lo fa attraverso una cosa semplice, come il cibo.

Acqua, farina, olio, sale. Cibo sano e giusto, cibo pulito di rinascita. Amore nei

gesti, amore nello sguardo. Nutrimento che parla all'anima, nutrimento che

scoperchia i cuori, apre pertugi di umanità̀, sorprende sorrisi, incide gesti nella

pietra dell'amicizia.

“Più̀ stelle meno sbarre” è una sfida immensa, è portare mondi lontani alla

stessa tavola, è sedersi e pretendere che si mischino, si sporchino uno dell'altro

e uno con l'altro.

Page 41: “Mondo carcerario: dalla reclusione alla inclusione” CARCERARIO... · Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Articolo 5 Nessun

“Più̀ stelle meno sbarre” è carcere e fastidio, è burocrazia che ti ferma, è

sonno che cala sugli occhi, è freddo pungente delle albe biancastre, è penuria

di mezzi, è spazio soffocante ma troppo grande da colmare.

“Più̀ stelle meno sbarre” è un sogno che diventa reale e si fa umano, è testa

che si risolleva e mani che si stringono, è sigaretta condivisa e pazienza stesa

sul marmo, è fuoco e caffè dolce, è racconto e domanda, è storia e volti, è

sdegno e scoperta, è speranza e domani. “Più̀ stelle meno sbarre” è un evento

che ci piace raccontare così, attraverso gli occhi di chi c'era perché́ si trasformi

in emozione per tutti gli altri.

Il mondo della detenzione incontra da vicino il mondo ‘fuori’, il mondo ‘fuori’ si

immerge nella realtà della reclusione e ne diventa parte attiva, collaborando al

processo di interazione, scambio, comprensione che sta alla base del cambio di

prospettiva indispensabile per creare un percorso di inclusione che veda i

singoli come parti diverse di una società unica.

“Più stelle meno sbarre” è dunque molto più di una cena stellata, è una

scommessa coraggiosa, per provare a ricreare in modo nuovo il filo che unisce

le diverse parti di una stessa società civile, al di là di pregiudizi, preconcetti,

immagini prefabbricate.

Page 42: “Mondo carcerario: dalla reclusione alla inclusione” CARCERARIO... · Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Articolo 5 Nessun

“LA LIBERTÀ È UNA FORCHETTA” – ARTICOLO TRATTO DA VANITY FAIR

Un gesto semplice, come mangiare con una vera posata, diventa eccezionale in

una prigione. Ma oltre alla mancanza delle piccole cose, sono famiglia, dignità e

giustizia le parole ricorrenti nei racconti dei carcerati incontrati nel reparto di Alta

Sicurezza della Casa di Reclusione di Saluzzo.

«Com’è bella la vita». Una strana affermazione, se sentita nella serata fredda e

piovosa che avvolgeva le vecchie mura della Castiglia, l’ex carcere di Saluzzo

diventato museo della memoria e luogo di eventi, animato dalla musica e dal

chiacchierio delle 200 persone che stavano partecipando a una cena di

beneficenza preparata in una cucina improvvisata nel cortile, sotto una tenda

piegata dalla pioggia, da dieci tra i migliori chef d’Italia.

Rifugiato in un vano dell’ingresso aperto sul cortile, unico angolo tranquillo, se

pur gelido, dove poter fumare una sigaretta, Emilio pensava davvero che la vita

fosse bella: lui non era un imprenditore o un brillante professionista che

prendeva parte alla cena, ma un detenuto che stava scontando una condanna

di 17 anni per rapina.

Fumare una sigaretta guardando il cielo, aver voglia di telefonare e poterlo fare

senza dover chiedere il permesso, bere un aperitivo in un bicchiere di cristallo e

non di plastica: gesti scontati, del quotidiano, che facciamo senza pensarci. Ma

per Emilio, recluso da oltre 10 anni, avevano un gusto speciale perché non

erano più abitudini, ma una riscoperta.

Tra una sigaretta e un bicchiere di vino, Emilio mi ha raccontato serenamente

frammenti del suo passato: bon vivant a Milano, marito e padre severo a

Catania, i suoi otto arresti per rapina e gli anni trascorsi nella casa di reclusione

di Saluzzo, dove si trovava bene, soprattutto dopo aver conosciuto altre carceri

di cui mi aveva raccontato aneddoti raccapriccianti, come i sei letti a castello in

una cella per due, o il water a vista, vicino al fornello, celato alla meglio con una

tendina improvvisata. «Perché ci sono posti dove, oltre alla libertà, la cosa

peggiore che ti possono togliere è la dignità».

Page 43: “Mondo carcerario: dalla reclusione alla inclusione” CARCERARIO... · Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Articolo 5 Nessun

Emilio in carcere lavora in cucina, e si ritiene fortunato perché ha un impiego,

come Mimmo, Salvatore, Giuseppe e Omar, gli altri 4 detenuti scelti come

«assistenti» degli chef che avevano preparato la cena di gala «Più stelle meno

sbarre», organizzata per raccogliere fondi e cofinanziare il laboratorio di

Stampa artistica Stampatiingalera promosso da «Sapori Reclusi»,

associazione attiva da qualche anno nel carcere di Saluzzo per favorire la

formazione del lavoro e un modo di scambio e contatto tra «il dentro e il fuori».

Non c’erano guardie, perché questi detenuti, usufruendo di permessi di uscita,

qualche assaggio di libertà avevano già avuto modo di riassaporarlo. Erano

loro, improbabili Cenerentole, i più preoccupati di dover rientrare in cella prima

dello scadere della mezzanotte.

Varcando la soglia del carcere, non della Castiglia, ma questa volta di quello

reale, la mente si fissa sui particolari, forse per non immedesimarsi troppo nello

stato d’animo di chi, quella soglia (o quella di una qualunque altra prigione) la

varca per restarci: non solo chi deve scontare una pena, ma anche chi è ancora

in attesa di giudizio e magari poi verrà assolto.

Le dimensioni delle chiavi, per esempio: grandi, leggermente dorate, simili a

quelle che mi aspetterei di vedere in un’iconografia di San Pietro davanti alle

porte del Paradiso, non certo di quel Purgatorio. Che è pure Inferno, per

qualcuno, perché nel reparto di Alta Sicurezza, dove entro con il mio «Virgilio»,

Matteo Boschiero Preto, lo chef che nell’ambito dell’Associazione «Sapori

Reclusi» ha organizzato un corso di cucina per un gruppo di detenuti, ci sono

persone condannate all’ergastolo ostativo (senza benefici, come i permessi o il

regime di semilibertà dopo 26 anni) e che probabilmente in cella ci resteranno

per sempre.

Tre di loro partecipano alla lezione di Matteo, chef che a soli 21 anni ha già

avuto due vite: la prima fino a 18 anni come promessa del ciclismo, finché una

emiparesi l’ha fermato per quasi un anno. Ora la seconda, dedicata alla cucina

e a occuparsi degli altri: come volontario della Caritas (Matteo è stato adottato e

Page 44: “Mondo carcerario: dalla reclusione alla inclusione” CARCERARIO... · Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Articolo 5 Nessun

ha un fratello naturale di cui sa solo che è un senzatetto) e per i diritti dei

carcerati, cercando di portare, a chi è recluso, i sapori della libertà.

«La gente mi guarda con sospetto, non capisce perché lo faccio. Ma io voglio

occuparmi di persone che, pur avendo sbagliato, hanno comunque il diritto di

confrontarsi con l’esterno, di comunicare. Non trovo giusto che si debba

rinchiuderli e gettare la chiave, come se non esistessero».

Il silenzio che circonda l’edificio è interrotto solo dal canto libero degli uccelli,

che accentua la cupezza di quel luogo di reclusione. Tra un’ala e l’altra del

complesso corrono piccoli tratti erbosi, ma all’interno, dove i detenuti possono

passeggiare durante le ore d’aria, è il trionfo del cemento: «Hai presente una

piscina senza acqua?» mi racconteranno, «con pareti alte, da dove vedi solo il

cielo».

«Il lunedì mattina cominciamo a preparaci alle 7, anche se sappiano che il

corso non inizia prima delle 9.30, e continuiamo a chiedere se siete arrivati. Per

noi queste iniziative, il corso di cucina e di stampa, sono molto importanti,

vogliamo che la gente abbia la possibilità di conoscerci. Magari se aumenta la

fiducia nei nostri confronti, potremo ottenere qualcosa di più. E poi stare seduti

a parlare intorno a un tavolo ci fa dimenticare dove siamo», spiega Maurizio,

che ha quasi finito di scontare la pena. Sarà il primo di loro a uscire, ma lo dice

come se si sentisse in colpa nei confronti di chi forse non potrà mai farlo, come

Francesco, Giovanni e Angelo.

Cosa manca di più? La risposta, per tutti, è la famiglia. «Non posso capire cosa

provano loro che non usciranno», si accalora Maurizio. Io posso restare

sdraiato anche anni su una branda a contare i giorni, se so che prima o poi

riabbraccerò mio figlio, che andrò di nuovo al mare con lui, che potrò

accarezzare ancora una donna. Ma loro cosa contano? A cosa pensano? Tanto

vale morire.

«La gente pensa che l’ergastolo non esiste, invece esiste, eccome se esiste: è

una pena di morte lenta perché non ci faranno uscire mai, e riguarda anche le

nostre famiglie, condannate con noi. Siamo a migliaia di chilometri di distanza

Page 45: “Mondo carcerario: dalla reclusione alla inclusione” CARCERARIO... · Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Articolo 5 Nessun

e, anche se abbiamo diritto ai colloqui, i miei famigliari li vedo pochissimo. Ci

stanno uccidendo lentamente» ci racconta Francesco.

Stare in regime di Alta Sicurezza significa non godere di benefici, non si può

lavorare, le celle sono sempre chiuse a parte due ore nel pomeriggio per

socializzare. A Saluzzo nelle celle ci sono due letti, un televisore con 10 canali,

un tavolo, un piccolo fornello, una radio. Il bagno c’è ed è chiuso, constato con

sollievo, dopo quei racconti sulla «turca a vista»: ci sono un water e un lavabo,

ma lo spazio è talmente stretto che per chinarti e lavare la faccia devi aprire la

porta e stare fuori con il corpo.

Mi sarei aspettata, in un carcere, che la parola più pronunciata fosse Libertà.

Invece è Giustizia. La giustizia li ha condannati, e loro accettano di pagare. Ma

ci sono leggi che concedono anche dei diritti, e chiedono che vengano rispettati.

Citano la Costituzione, la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, che

ha affermato il principio per cui l’ergastolo senza possibilità di liberazione

anticipata o di revisione della pena è una violazione dei diritti umani, poiché è

considerata un trattamento degradante ed inumano contro il prigioniero.

E anche nei momenti più concitati, di maggior sdegno, mi rendo conto che la

dignità, così a rischio in un regime carcerario, loro la conservano sempre, nei

modi e nell’espressione. «E scrivilo: leggi applicate allo stesso modo per tutti,

non ci devono essere detenuti più fortunati di altri, a seconda di dove capitano.

Scrivilo».

È il momento clou del corso, ed è vero che la cucina unisce, abbatte le

differenze e mette tutti d’accordo intorno a un tavolo. Matteo ha fatto il miracolo

ed è riuscito a cucinare nel laboratorio vicino il suo «risotto bio visto con occhi

diversi» a base di ingredienti scelti per portare, a quelli che non possono uscire,

i sapori della loro terra d’origine: ci sono il basilico di Genova e le olive, il

pecorino e i pomodorini del Sud, e il gusto un po’ amarognolo degli asparagi,

omaggio all’Albania.

Page 46: “Mondo carcerario: dalla reclusione alla inclusione” CARCERARIO... · Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Articolo 5 Nessun

«Voi siete chiusi ma la vostra mente è libera, può evadere da qui. Francesco,

Giovanni e Angelo, lo chiedo soprattutto a voi. Che sensazioni vi suscita questo

piatto?»

Gli allievi si siedono, a occhi chiusi, e Matteo gli fa assaggiare il risotto. «È la

prima volta che imbocco un boss», lo sento mormorare con l’allegra schiettezza

dei suoi vent’anni.

Il piatto è buonissimo, e per qualche minuto regna il silenzio: ma c’è un

ingrediente inaspettato che trionfa su tutti, mette in secondo piano i sapori e

trasporta la mente dei detenuti nel passato, gli fa scartare decisamente il

presente e poi li proietta nel futuro: è la forchetta.

Hanno usato vere forchette di metallo (in carcere ci sono solo posate di

plastica) che lo chef ha portato senza minimamente pensare all’effetto che

avrebbe ottenuto. «Aveva un sapore speciale mangiato con la forchetta, dopo

24 anni», osserva soddisfatto Giovanni. Chi l’avrebbe pensato che il simbolo

della libertà potesse essere una forchetta.

Page 47: “Mondo carcerario: dalla reclusione alla inclusione” CARCERARIO... · Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Articolo 5 Nessun

INTERVISTA A MATTEO PRETO – INTEGRATA DA UN’INTERVISTA

RILASCIATA A VANITY FAIR

Da chi è nata l’idea di questo progetto?

L’idea è nata da me e Davide Dutto ex fotografo

sportivo con l’idea di portare il fuori dentro,

attraverso la cucina.

Chi sono i detenuti nelle nostre carceri?

C’è una divisione abbastanza netta: detenuti

chiamati pericolosi che in qualche modo lo sono,

come per mafia, traffico di droga e omicidi. E poi c’è la percentuale del

“bisogno”, anche se poi non è sempre riconducibile al bisogno. Persone che

alla fine in carcere a volte ci rimangono, non perché più pericolose degli altri,

ma perché non possono ottenere misure alternative semplicemente perché non

hanno casa, lavoro, non hanno relazioni col territorio. Dove il carcere non è

nemmeno più prevenzione, diventa una comunità che paradossalmente poi ti

offre tutta una serie di servizi dove ti manca solo più la libertà.

La soluzione a questa solitudine umana?

La persona che arriva in carcere deve avere diritto ai diritti, mentre in qualche

maniera oggi quella persona diventa quasi il poverino della situazione. Ma non

è così che si salvano le persone. E non è così che si cresce. Il carcere è quella

cosa che vogliono tutti, ma che poi tutti capiscono che è innaturale. Tenere una

persona in carcere non è naturale. Se ci commuoviamo per gli orsi, figuriamoci

con gli uomini. Però poi si cerca di recuperare con la pietà, che è certamente

una componente importantissima, ma sulla quale puoi lavorarci poco. Ci vuole

un carcere poroso dove ci sia un interscambio tra esterno e interno, ovviamente

non criminale, cercando di invertire quell’aforisma per cui una mela marcia

contamina tutte le altre mele. Credo molto nella contaminazione, nell’esempio

Page 48: “Mondo carcerario: dalla reclusione alla inclusione” CARCERARIO... · Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Articolo 5 Nessun

positivo, nella partecipazione e nel coinvolgimento di tutti gli attori possibili. Un

carcere con solo il personale del carcere non funzionerebbe mai. È necessario

rendere permeabili le mura del carcere.

Il lavoro in carcere ha un valore?

Certo, ma il lavoro in carcere non è un argomento facile. Le aziende prima

investivano nelle carceri, però pagavano una inezia. Oggi un’impresa che vuole

investire nel carcere deve retribuire il detenuto esattamente quanto una

persona libera, ma priva di formazione professionale. Nonostante alcune realtà

estremamente positive e lodevoli, chi investe nel carcere deve affrontare una

serie di ostacoli inimmaginabili, già solo per entrarci e poi comunque l’attività

lavorativa confligge con i tempi della detenzione: il detenuto deve andare

all’aria, ha i colloqui con l’avvocato, il magistrato, i parenti, ci sono i processi…

Insomma, tutta una serie di tempi che sono funzionali alla vita nel carcere e al

futuro reinserimento.

Qual è l’obbiettivo del progetto?

Dare una speranza di vita a queste persone, speranza che ergastolani non

hanno.

Avete riscontrato qualche difficoltà?

Difficoltà…far entrare le materie prime nelle celle di alta sicurezza, problemi di

permessi, far entrare forchette d’argento o piastre a induzione.

Page 49: “Mondo carcerario: dalla reclusione alla inclusione” CARCERARIO... · Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Articolo 5 Nessun

INTERVISTA A DAVIDE DUTTO – TRATTO DA INVESTO MAGAZINE

Un gruppo di persone che condivide un obiettivo comune può raggiungere

l’impossibile: è una semplice frase motivazionale, letta così ma è la migliore

descrizione di quello che è andato in scena ieri sera a Saluzzo, nella Castiglia,

sede del vecchio carcere fino al 1992 e dal 2006 ristrutturato e restituito alla

funzione pubblica. Una cena gourmet, la seconda edizione, dopo quella del

2014 che ha fatto incontrare imprenditori, cittadini e realtà economiche legate al

mondo del carcere.

C’è un senso profondo dello scambio dentro/fuori in un simile evento, c’erano

gli scatti affissi alle pareti di chi tutto questo lo ha messo in piedi, Davide Dutto.

C’era la voglia di contaminarsi, che poi è anche un tema alla base della cucina,

della buona cucina. Ci sono stati luoghi e persone lontani che hanno scelto di

incrociare le loro vite e di darsi una opportunità.

Com’è stato il primo vero incontro tra detenuti e chef?

C’è un meccanismo dietro che ai più sfugge e forse è anche la parte migliore.

Non si aiuta e basta, si conosce chi si aiuta. Ecco perché ogni singolo cuoco è

venuto con me in carcere al mattino, a conoscere quelle persone che sarebbero

state al suo fianco nella preparazione della cena. Stessa cosa dissi a Ceretto

quando decise di aiutarmi. Lo invitati a venire in carcere e a conoscere di

Page 50: “Mondo carcerario: dalla reclusione alla inclusione” CARCERARIO... · Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Articolo 5 Nessun

persona chi avrebbe aiutato: solo così possiamo fare la differenza. Ci è tornato

ancora e ci tornerà nuovamente, ne sono certa.

Parliamo di numeri.

Gli invitati che hanno preso parte all’iniziativa benefica sono stati in tutto 230.

Non abbiamo ancora i numeri esatti ma escludendo le spese sostenuto

dovremmo aver raccolto una cifra che supera, seppur di poco, i 10.000 euro.

Questi soldi per cosa saranno utilizzati?

Per finanziare una piccola parte di STAMPATINGALERA, il laboratorio di

stampa artistica FINE ART nato grazie ad un finanziamento della Compagnia di

San Paolo di Torino e all’idea dell’Associazione culturale Sapori Reclusi.

Parliamo del primo laboratorio nato all’interno di una casa di reclusione, gestito

interamente da un gruppo di detenuti. Il progetto è nato due anni fa e coinvolge

dieci detenuti, alcuni ne fanno parte ancora oggi. Non sono detenuti comuni, ci

tengo a precisare, ma di alta sicurezza, legati a reati commessi da bande

organizzate. Si parla di mafia, di camorra, di sacra corona unita. Sono detenuti

che scontano ergastoli, anche più di un ergastolo, anche ostativi. Uno dei

detenuti che prese parte al progetto oggi non è più parte del gruppo perché

trasferito in un 41bis, quello che tutti chiamano carcere duro.

Page 51: “Mondo carcerario: dalla reclusione alla inclusione” CARCERARIO... · Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Articolo 5 Nessun

Perché aiuti la gente cattiva?

Perché è l’unico modo che conosco per combattere la mafia. Perché per me

quei detenuti non sono dei mafiosi, sono delle persone. Perché la mafia non la

combatti solo con azioni esterne al carcere. Devi entrare in quelle celle, parlarci

a quegli uomini e fissare i tuoi occhi nei loro occhi.

Senza aver paura di ciò che ti faranno vedere. Questo lo dico con tutto il

rispetto che posso io provare nei confronti delle vittime e le considerazioni del

caso che potremmo fare sul tema…Non possiamo non fare niente e pensare di

poter semplicemente buttare via la chiave.

Qualcuno ha chiesto di tornare in carcere?

Ogni singolo cuoco, ogni ragazzo che ha dato una mano affinché tutto questo

fosse realizzabile mi ha chiesto di poter tornare in quel carcere a far visita a

quegli uomini. Perché alla fine è di questo che parliamo… uomini.

Page 52: “Mondo carcerario: dalla reclusione alla inclusione” CARCERARIO... · Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Articolo 5 Nessun

“PIÙ STELLE MENO SBARRE”

https://www.youtube.com/watch?v=uj4q67e2YGU&feature=youtu.behttp://www.compagniadisanpaolo.it/ita/Multimedia/Video/Piu-stelle-meno-sbarre

Page 53: “Mondo carcerario: dalla reclusione alla inclusione” CARCERARIO... · Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Articolo 5 Nessun

“LETTERE DAL CARCERE”

“Ciao Matteo,

sono Francesco, nel nostro incontro mi sono presentato con un po’ di ironia, ma

vorrei ripresentarmi con questo scritto. Io mi chiamo Francesco Crisafulli e mi

trovo in carcere dal 1990 e sono ergastolano, ho trascorso tutta la mia gioventù

dietro le sbarre e non sono pochi… mi sembra un’eternità e a volte mi domando

se sono nato in una matricola del carcere ma chissà?

Però io sono rimasto un po’ affascinato dal tuo forte carattere e chi te lo dice è

uno che carattere ne ha abbastanza e nel sentirti dire e raccontare il tuo difficile

cammino che il destino ti aveva riservato da ciclista sportivo ad un letto di

ospedale, per non aggiungere le altre difficili problematiche situazioni che hai

passato… Che dirti, in me hai lasciato una bellissima e affascinante

sensazione, per come ti sei alzato dopo quella caduta senza paracadute, per

questo caro Matteo io farò sempre il tifo per te e ti auguro che un giorno

arriverai al tuo sogno, te lo meriti tanto. Spero che ti posso rivedere di nuovo

per farti i complimenti di una tua invenzione ma ti raccomando di non pensare la

tua formula nel bagno se no rimani troppo a lungo e Francesco ne soffrirà

tantissimo. Ti ringrazio per il tuo “in bocca al lupo” che mi hai dato e io farò lo

stesso per te un “in bocca al lupo”: che Dio ti doni la fortuna che meriti.

Ciao Matteo, a presto. Francesco.”

“Ciao Matteo, sono Francesco, innanzitutto spero che

queste poche righe ti vengano a trovare in ottimo stato di

salute fisico e mentale. E così ti posso dire lo stesso di me.

Matteo, sono stato felice d’averti conosciuto, sei una bella

persona, umile e generosa e non faccio altro di pensare alle

bellissime cose che fai per noi e che vorresti fare. Anche se

non è facile fare qualcosa in questi luoghi che sono pieni di

pregiudizi verso di noi detenuti e soprattutto quando si parla

di ergastolani, ma sono felicissimo di fare parte di questo

progetto di stampatingalera che in questi due anni che

frequento i nostri insegnanti e soprattutto amici, in me

Page 54: “Mondo carcerario: dalla reclusione alla inclusione” CARCERARIO... · Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Articolo 5 Nessun

hanno cambiato tutto, perché io ero una persona chiusa, non conoscevo altro

che sbarre di isolamento, e celle piccole e tristi ma soprattutto buie e sporche:

figurati che quando ho fatto il provino del corso io non volevo venire, mi aveva

convinto una persona che non finirò mai di ringraziare…un grandissimo grazie

ai nostri amici e insegnanti Manuela, Virginia, Davide e Roberto che hanno

portato in me il sorriso e la voglia di lottare per una vita migliore fuori da queste

mura e con il vostro aiuto ci riuscirò… Matteo, ti saluto con un forte abbraccio e

un grazie…di nuovo un saluto per le persone che ci aiutano a tenere vivo il

nostro sogno Stampatingalera: più stelle e meno sbarre però le sbarre più

grandi sono quelle che imprigionano i nostri sogni. Ciao Francesco Crisafulli”.

“Saluzzo. Mi chiamo Preng Doba nato in Albania il 23.03.1979 sono

partecipante del corso di grafica “stampati in galera” dal giugno del 2015. Ho il

piacere di dire che ho conosciuto delle persone eccezionali, mi riferisco agli

organizzatori del corso, Davide, Roberto, Emanuele, Virginia e altre persone…

In un certo senso mi sento privilegiato di aver partecipato a questo corso e di

aver conosciuto queste persone e che ognuno di loro ha una storia nel loro

percorso di vita…”

“Scarcerato per fine pena dopo più di trent’anni di galera, ma gli effetti della

carcerazione ti seguono ovunque… Quando fui arrestato nel marzo del 1977,

pensai che dal carcere non sarei uscito più, o perlomeno ci sarei uscito vecchio.

Sotto alcuni aspetti avevo ragione.

Page 55: “Mondo carcerario: dalla reclusione alla inclusione” CARCERARIO... · Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Articolo 5 Nessun

La pena che mi è stata inflitta, e quelle che ho accumulato sia stando in carcere

che dopo la mia fuga da un permesso datomi nel 1988 che mi costò tantissimo

in termini di anni di galera, le ho scontate tutte, e nel giugno 2008 sono stato

scarcerato per fine pena. Ma gli effetti della carcerazione ti seguono ovunque.

Avevo 19 anni nel ‘77 e sono uscito a 50, una mattina di giugno: è stato come

se rinascessi di nuovo.

Era una giornata importante, se mia madre e mio padre fossero stati ancora

vivi, sarebbero stati fuori ad attendermi, questo lo so, li ho persi entrambi

durante la detenzione, con due miei fratelli morti tragicamente entrambi

giovanissimi. Non c’era nessuno ad attendere la mia uscita, giustamente fuori la

vita assorbe il tempo e le energie delle persone, ed erano tutti molto impegnati.

Ma io ero veramente felice.

Ora la vita mi si apriva davanti. Avevo mille sogni da realizzare: una casa, un

lavoro, una donna, una famiglia.

Pensai anche a cosa stavo lasciandomi alle spalle, il carcere come parte

integrante della mia vita per quasi tutta la mia esistenza: quando ascolti una

canzone per la prima volta la associ subito a qualcosa, mi veniva in mente che

quando ascoltai per la prima volta “Ti Amo” di Umberto Tozzi ero nel carcere di

Saluzzo 1977, poi” Balla” di Umberto Balsamo 1978 Carcere Le Nuove di

Torino, “Dio è morto” di Guccini ero ancora libero, suonavo piano arpeggiando

la chitarra per non disturbare. Finita la galera, avevo però il cuore gonfio di

rabbia, di delusione, credo che piansi, poi mi alzai ed andai a vomitare.

Sono solito pensare che tutto serve nella vita, anche le esperienze negative. Ma

sono stanco di esperienze negative! Desidero cose positive, costruttive, belle,

che abbiano un senso, delle radici, che non creino ansie, paure, ho voglia di

pace, serenità e di tanta, tanta, sana NORMALITÀ.

Page 56: “Mondo carcerario: dalla reclusione alla inclusione” CARCERARIO... · Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Articolo 5 Nessun

E per il lavoro?

Ho fatto prove per lavori in aziende fuori dal circuito delle cooperative sociali,

ma pur superando le prove quando si parla della fedina penale, dei carichi

pendenti, del casellario giudiziario… la porta mi si chiude subito sul muso, con

molto tatto, ma si chiude. O non ci provo neppure perché so che per quel

determinato lavoro è richiesto di essere incensurati.

Mi ha fatto male dover eclissarmi dopo tre giorni di prova in una grossa e

rinomata ditta che produce e consegna surgelati, ottime relazioni sia dall’autista

che mi ha fatto l’affiancamento, sia dal promoter di vendita (ho una buona

dialettica e sensibilità nell’impostare i colloqui con i possibili clienti, mi hanno

detto), il terzo giorno mi hanno invitato ad andare in direzione: “Benvenuto tra

noi, intendiamo assumerla, comunicheremo i suoi dati, se lei è d’accordo, alla

sede centrale per l’assunzione e per il tesserino sui carichi pendenti e casellario

giudiziario”.

Doccia fredda. Gli ho risposto: grazie della fiducia, ma è un lavoro che mi

assorbirebbe totalmente e non me la sento di lasciare in toto le attività che

attualmente svolgo… E poi non so se ci sono portato. Ho fatto come la volpe

nella favola che mi ricordo da un mio libro alle elementari, che non potendo

arrivare a mangiare un grappolo di buonissima uva matura posto troppo in alto

disse che tanto non era buona, era ancora acerba, e andò via mogia mogia con

le orecchie basse. Voleva quell’uva, come io volevo quel lavoro!

Nonostante tutto quanto mi è successo in questi pochissimi mesi, ho fiducia

nella gente, credo nella vita, nella mia volontà di farcela. E soprattutto credo

ancora nell’amore.

Ma credo anche che solo la possibilità che ho avuto di uscire in misura

alternativa, fare permessi, cominciare gradualmente a uscire per lavorare

rientrando in carcere la sera, mi ha permesso di essere ancora fuori: non ho

rapinato banche come la mia indole di qualche anno fa suggerirebbe, ma mi

sono rimboccato le maniche e ci provo ancora, e poi ancora! Sono per così dire

vaccinato nei confronti della vita reale, che è molto più dura di quella che un

uomo privato della libertà per trenta anni possa immaginare.

Page 57: “Mondo carcerario: dalla reclusione alla inclusione” CARCERARIO... · Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Articolo 5 Nessun

Ce la farò! Stringerò i denti, lo sto già facendo tra umiliazioni e nervosismo, so

però una cosa: la via della legalità è l’unica che voglio e vorrò praticare. La

Libertà è bella, è la possibilità di amare, è la vita, e qualunque vita libera per me

vale la pena di viverla. Anche se oggi è una stupenda giornata piovosa, domani

ci sarà il sole!”.

Un detenuto che si è chiuso la porta del carcere alle spalle, ottobre 2008 -

Tratto da Ex detenuto”

CARCERE E FOTOGRAFIA: UN BINOMIO IMPORTANTE

“Perché tu carcerato che guardi una foto, ti metti allo stesso piano di tutti noi.

Cioè mi spiego meglio, non c’è differenza in nulla. Tu mangi una pasta buona,

hai un pensiero, un ricordo, un’idea, e tutto questo, il provare emozione non ha

costo, non ha barriere, non ha mura. Questo è una cosa che la gente non

pensa, a loro basta una piccola cosa” ci dice Matteo Preto.

Page 58: “Mondo carcerario: dalla reclusione alla inclusione” CARCERARIO... · Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Articolo 5 Nessun

“Il progetto più stelle meno sbarre aiuta queste persone a trovare

un'opportunità di "evasione" dalla loro quotidianità in carcere che è molto

restrittiva, si sono sentiti parte di qualcosa, si sono sentiti utili, e sicuramente

hanno fatto tesoro di questi appuntamenti con gli chef stellati, c'è una foto a cui

tengo particolarmente che ti ho inviato, quella dove si vedono tutte le mani con

la forchetta che prendono i ravioli dalla padella, beh in quello scatto tu non sai

chi sono, sai solo che stanno condividendo un momento tutti insieme senza

distinzioni l'uno dall'altro. Quindi penso che queste iniziative possano essere

d'aiuto per loro ma anche per la società” ci racconta Domenico Petrellese,

fotografo del progetto.

Page 59: “Mondo carcerario: dalla reclusione alla inclusione” CARCERARIO... · Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Articolo 5 Nessun

“La fotografia è importantissima per questo progetto, dare un volto alle parole,

alle persone che fanno parte di questo progetto è di fondamentale valore e al

giorno d'oggi uno scatto può arrivare a chiunque ed è immediato, un solo scatto

può rappresentare tante parole” prosegue Domenico.

Quando si parla di inclusione nell’ambito del mondo carcerario si fa sempre

riferimento agli ex detenuti, si fa riferimento a chi dal carcere ci è già uscito e si

augura di non tornare più. Ma l’inclusione può avvenire, come nel caso di

questo progetto, anche “dentro le sbarre”. Citando Domenico Petrellese, questo

progetto è stato per i detenuti motivo di evasione, occasione per sentirsi utili e

parte integrante di un qualcosa.

Speranza, dignità e libertà sono le parole che echeggiano maggiormente, dalle

lettere e dalle testimonianze raccolte si può osservare come nei detenuti vi sia

la voglia e la convinzione di poter cambiare, di poter tornare ad essere liberi e

padroni della propria libertà.

Photo Credit : DOMENICO PETRELLESE

Page 60: “Mondo carcerario: dalla reclusione alla inclusione” CARCERARIO... · Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Articolo 5 Nessun

Grazie a progetti come questo e molti altri percorsi formativi per l’inclusione

socio-lavorativa dei detenuti e delle detenute è possibile garantire loro delle

qualifiche professionali e delle certificazioni delle competenze pregresse.

Innumerevoli sono i percorsi formativi per l’inclusione dei detenuti ed ex

detenuti ed interventi alternativi; si ricorda in particolare lo stage, percorso

pensato per acquisire competenze lavorative. Inteso, quindi, come

realizzazione di esperienze pratiche in un determinato settore produttivo,

perfezionamento professionale, addestramento compiuto sotto la guida di un

esperto, preparazione all'esercizio di un mestiere.

Molti di questi percorsi riabilitativi sono finalizzati “al dopo” ed in particolare al

mondo del lavoro: infatti, dopo che un detenuto abbia scontato la sua pena e

sia tornato in libertà, sarà estremamente difficile trovare un nuovo lavoro,

cimentarsi in una nuova esperienza di vita, senza essere discriminato. Per

questo motivo diverse Regioni d’Italia ed organizzazioni hanno iniziato ad

affrontare dei corsi di formazione in carcere, per promuovere la formazione e

l’istruzione. Fare formazione in carcere non è semplice ed è finalizzato alla

ricerca di lavoro di pubblica utilità per i detenuti, una volta che torneranno in

libertà.

Tutto questo, perché il carcere può essere visto anche come “una ricchezza”,

per tale motivo oggi si intende aggregare l’istituto e la sua gente ad una rete di

relazioni e di servizi, al fine di evitare ogni trauma di inserimento da una parte e

dall’ altra, vivendo la nuova esperienza del penitenziario come un’opportunità

che porti ricchezza al territorio anche attraverso lo sviluppo delle capacità

espressive e lavorative dei detenuti.

Page 61: “Mondo carcerario: dalla reclusione alla inclusione” CARCERARIO... · Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Articolo 5 Nessun

BIBLIOGRAFIA/SITOGRAFIA

1.Introduzione:

● http://www.crea-lavoro.com/sono-ex-detenuto/

● http://www.stateofmind.it/2016/06/inserimento-lavorativo-ex-detenuti/

● http://bancadati.italialavoro.it/bdds/download? fileName=C_21_Strumento_2661_documenti_itemName_0_documento.pdf&uid=c1139b59-0e22-449d-a1a4-2ef7d3d2346c

● http://www.milano-sfu.it/2018/01/reinserimento-detenuti-consorzio- viale-dei-mille/

2. La cooperativa sociale Giotto nel carcere Due Palazzi di Padova:

● Intervista, vis à vis, rilasciata dal Vicepresidente della cooperativa

sociale Giotto, Andrea Basso

● Sito web della Cooperativa: http://www.coopgiotto.org

● YouTube

● Parere del criminologo Adolfo Ceretti

3. Più stelle meno sbarre

● Vanity Fair “la libertà è una forchetta” ● Investo Magazine “Più stelle meno sbarre”● Intervista rilasciata da Matteo Preto● Intervista e fotografie concesse da Domenico Petrellese● Lettere e testimonianze condivise da Matteo Preto● Ex detenuto “Scarcerato per fine pena…”● Identità Golose Web● Sapori Reclusi Web ● Gazza Golosa Web● You Tube ● Compagnia di San Paolo Media