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storie di artisti, dischi e canzoni #10 • aprile 2010 • 7,00 IVAN GRAZIANI La discografia integrale Edoardo Bennato PIERO CIAMPI Il poeta innamorato Forever young I BRUTOS Da Carosello all’Olympia NANNI RICORDI La nascita dei cantautori NICOLA DI BARI La voce di sabbia NEW TROLLS La leggenda continua

Musica Leggera n.10

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storie di artisti, dischi e canzoni

#10 • aprile 2010 • € 7,00

IVANGRAZIANILa discografia integrale

EdoardoBennato

PIEROCIAMPI

Il poeta innamorato

Forever young

I BRUTOSDa Carosello all’Olympia

NANNIRICORDI

La nascita dei cantautori

NICOLADI BARILa voce di sabbia

NEWTROLLSLa leggenda continua

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Di chi parli?Be’, di Fausto Leali. Oggi il grande interpreteche tutti conosciamo, ci mancherebbe altro, maall’inizio rimase molto impressionato dal miomodo di cantare. Per me dentro c’era il mirag-gio dei miei primi amori musicali, il gusto ro-mantico-latino di Frank Sinatra e la grinta, larabbia di Ray Charles. La stampa, invece, mi fusubito contro: qualcuno scrisse che nella patriadi Giuseppe Verdi era una vergogna presentarsidavanti al pubblico con una voce del genere.

E chi lo scrisse?Non me lo ricordo. Era successo che nel dicem-bre del ’63 la mia casa discografica decise dipresentarmi a Tv7, la trasmissione condotta daGianni Bisiach. Cantai Amore ritorna a casa, ilpezzo con cui nel ’64 avrei partecipato al mioprimo Cantagiro. Mi videro in molti, perché eraun programma di grande ascolto e anche per-ché in quella puntata si parlava per la primavolta in Italia del fenomeno Beatles.

Hai vinto due Festival di Sanremo consecu-tivi.Tre.

Come tre?I giorni dell’arcobaleno nel 1972, Il cuore è unozingaro nel 1971 e l’anno prima ancora ancheLa prima cosa bella, che vinse Sanremo mapoi, per ragioni che non sto a spiegare, arrivòseconda, dopo la coppia Mori-Celentano.

Come quando un cantante partecipa al Festi-val solo se ha la garanzia di arrivare primo?Mah, io so per certo che i voti per La primacosa bella furono una valanga, 1000 contro,che so, i 40 di Chi non lavora non fa l’amore.All’ultimo momento, però, i dirigenti disseroche aveva vinto Adriano… Insomma, la cosacerta è che in pochi giorni il mio disco arrivò a1.800.000 copie vendute.

Come mai, secondo te, il regista Paolo Virzìha scelto La prima cosa bella per raccontareil suo ultimo film?Un giorno mi ha chiamato e mi ha detto: «Nonhai la minima idea di quanto Virzì voglia bene aNicola Di Bari». Paolo è nato nel ’64 e questofilm è ispirato alla sua infanzia, segnata dall’as-senza del padre, e ai suoi ricordi personali. Laprima cosa bella era una canzone che i bam-bini di allora amavano molto e anche lui la can-

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“Es lo ùltimo romantico”, “el artista italiano más querido en América”: i suoimanifesti tappezzano i viali di Buenos Aires e di mezza America Latina. Untour appena concluso e un disco in spagnolo in arrivo, dedicato ai cantautorie alle canzoni che ha sempre amato. L’artista dalla voce “tamburosa” e“sabbiosa” compirà 70 anni in questo 2010 e per festeggiare ha deciso diraccontarsi. Per la prima volta.

Conversazione con Nicola Di Bari | di Timisoara Pinto

REMASTERNICOLA DI BARI

LO SBRANATODALLA VOCEDI SABBIA

Per cominciare, Nicola o Michele? Gli amici mi chiamano Nicola, il mondo michiama Nicola, ma in famiglia sono semprestato Michele. E Timi da dove viene? Da TimiYuro?

Solo a te poteva venire in mente Timi Yuro!No, non è per questo… Tu, piuttosto: DiBari, come Peppino scelse Di Capri?Di Bari come il santo: San Nicola di Bari. Lacittà non c’entra nulla. Io sono di Zapponeta,nel golfo di Manfredonia, provincia di Foggia.Mio padre era un devotissimo di San Nicola eio fin da bambino ho ereditato la passione perquesto Santo.

Chi decise che dovevi trovare un nomed’arte?Walter Gürtler, il mio primo discografico. Hocominciato con la Jolly, l’etichetta della Saardove sono nati Celentano, Peppino Gagliardi,Remo Germani, Fausto Leali e altri. Ai ragazzinidi allora piacque molto la mia voce roca, unavoce sabbiosa che sa di sale, forse la prima delgenere in Italia, tanto che un mio collega checantava in tutt’altra maniera fece dei numeri in-credibili per inventarsi un timbro come il mio.

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«Nel mio modo di cantare c’era ilmiraggio dei miei primi amorimusicali, il gusto romantico-

latino di Frank Sinatra e la grinta,la rabbia di Ray Charles. Lastampa, invece, mi fu subito

contro: qualcuno scrisse che nellapatria di Giuseppe Verdi era unavergogna presentarsi davanti al

pubblico con una voce del genere»

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C’è una leggenda metropolitanasecondo cui un giornalista di Ge-nova aveva scritto un elenco deimusicisti migliori della città al-l’epoca e che da lì è nato ilgruppo…È carina, è bella da raccontare comestoria, ma non è vera. Ormai gira damolti anni ma la smentisco uffi-cialmente, non è andata così…

E allora com’è la vera storia dellanascita dei New Trolls?Inizia con me che mi vado a cercarei personaggi che musicalmente mipiacciono. A Genova c’erano quattrogruppi principali: i Bats, cioè i Pi-pistrelli, in cui c’era Nico Di Palo; iTerremoti, con Giorgio D’Adamo; iJet, dove suonava Belleno, e infine iTrolls, dove suonavo io. In pratica horovinato quattro gruppi, toglien-dogli l’elemento migliore e facen-done uno nuovo di zecca e fortissi-mo, i New Trolls.

Ma i Jet sono gli stessi in cui suo-navano Angelo Gatti e Franco Sot-giu dei Ricchi e Poveri?Certo, ma da lì sono venuti fuori an-che i Matia Bazar. I Jet hanno datoorigine ai Ricchi e Poveri e ai MatiaBazar.

All’epoca c’era anche Mauro Chia-rugi alle tastiere…Mauro è rimasto pochissimo, due

anni. Fino al 1969. Era un amico co-mune.

Quindi iniziate a suonare, cometanti ragazzi all’epoca… Ma comearrivate alla Fonit-Cetra?Lì è stato tutto merito di mio padre,Gianni, che è stato il nostro mento-re. Mio padre non lavorava nel mon-do musicale, ma aveva deiristoranti, era un mio fane mi ha aiutato. Ha vistoche avevo del talento e miha assecondato, e io lodevo ringraziare per que-sto. Ci ha comprato glistrumenti e il primo im-pianto di amplificazione,poi ci ha trovato l’ingaggioper aprire i concerti dei Rol-ling Stones durante la tour-née italiana e i primi contatticon la Fonit-Cetra. Questo suc-cesse perché il direttore arti-stico della Fonit-Cetra, Arduino,era un genovese, e veniva a man-giare molto volentieri da mio pa-dre, che aveva uno dei ristoranti piùrinomati di Genova. Mio padre se l’èlavorato molto bene, tanto dafarci arrivare alla Fonit-Ce-tra. Intendiamoci, non è chesiamo arrivati alla Fonit-Ce-tra solo per, diciamo così,spinte “politiche”… Al-l’epoca non era come oggi,

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Conversazione con Vittorio De Scalzi | di Vito Vita

L’inizio di questo 2010 ha regalato un brivido agliamanti del vecchio rock progressivo italiano: i NewTrolls sono tornati in pista nella formazione origi-nale, per una serie di concerti e perfino per un nuo-vo Concerto Grosso con Luis Bacalov. Storia dellaband che è rinata infinite volte dalle proprie cenerie che oggi non può utilizzare il proprio nome.

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che fai le tue cose, le metti in rete e dici«Ho fatto questo, vi interessa?». Alloranon era così, dovevi metterti in contat-to con le case discografiche e non erasemplice… Insomma, nel 1968 esce il pri-mo 45 giri, Sensazioni.

Devo correggerti, Sensazioni esceprima, nell’ottobre del 1967…Ne sei proprio sicuro?

Sì, nel 1968 escono altri 45 giri, Vi-sioni e Cristalli fragili.Se lo dici tu sarà così… Comunque si trat-ta tutti di pezzi nostri, in un periodo incui i gruppi italiani facevano invecequasi tutte cover.

La Fonit-Cetra aveva degli uffici aTorino, e gli studi di registrazionein via Bertola 34: avete registrato lìall’epoca?No, registrato no, ma eravamo spesso aTorino, proprio per gli uffici. Quando siveniva a Torino era sempre per firmarecontratti, insomma per concludere qual-che affare, perché la sede burocratica eralì. Dormivamo in una pensione lì vicino,in via Pietro Micca… Invece le registra-zioni le facevamo alla Fonit-Cetra diMilano, in via Meda. A Torino gli affari,a Milano il lavoro.

In quelle prime incisioni si sentel’influenza di Jimi Hendrix, nelle chi-tarre. Nico suonava la chitarra con identi, nelle esibizioni dal vivo…Direi di sì, c’era un suono nell’aria… Al-

A sinistra: in alto, Nico Di Palo; inbasso, Gianni Belleno.

A destra: in alto, Vittorio DeScalzi; in basso, Giorgio D’Adamo.

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I Brutos: da sinistra,Dante Cleri, Elio Piatti,

Gianni Zullo, Ettore GerryBruno. Nella pagina

seguente, Jack Guerrini.

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Gerry, come è iniziata la carriera deiBrutos?Da ragazzo andavo a scuola di linotipistamentre lavoravo alla Reale Tipografia So-ciale Torinese, sai, quella delle enciclo-pedie… Ero vicino di casa di Jack Guerrinie insieme avevamo messo su una coppiacomica sul modello di Dean Martin e Jer-ry Lewis, dove io facevo la parte di que-st’ultimo un po’ perché gli assomiglia-vo, un po’ perché lo imitavo. E così da Et-tore sono diventato per tutti Gerry: Jer-ry Lewis era uno dei miei idoli, insiemea Bill Haley e Joe Di Maggio. Poi ci ha no-tati Aldo Zanfrognini, un impresarioche gestiva il Teatro Alcione di corsoRegina, e che aveva già messo sotto con-trat to Aldo Maccione, Gianni Zullo edElio Piatti, tutti con varie esperienzeprecedenti. Così abbiamo iniziato a esi-birci insieme, ma non ancora comegruppo, come singoli attori. La dataesatta del primo spettacolo è il 29 di-cembre 1958.

Quando nacquero i Brutos veri epropri?

Solo alcuni mesi dopo: spronati daZanfrognini, ci inventammo unnumero insieme, un po’ per caso,un po’ per necessità, e lì nacqueil nome “Brutos”. Ce lo ispirò ladonna delle pulizie dell’Alcioneche, presentandosi alle dieci delmattino per adempiere al suolavoro ci incontrò tutti stravolti,dopo una nottata in bianco, e

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Conversazione con Gerry Bruno | di Vito Vita

Chi è cresciuto con la tv in bianco enero non li ha dimenticati: pensate alfamoso Carosello della cera Grey, conquei ceffoni a raffica che facevano im-pazzire tutti i bambini. Ma i Brutos sono

stati molto di più che un gruppo di simpatici caratte-risti: hanno girato il mondo, sono stati applauditi dal-le principali star internazionali, hanno trionfato neitempli dello spettacolo, a partire dall'Olympia. E han-no fatto tanti dischi, senza però mai realizzare un al-bum. Adesso «Musica Leggera» racconta la loro storia,piena di litigi, divorzi, incontrollabili intempe ran- ze,occasioni perse e aule di tribunale.

sbottò in dialetto piemontese: «Ai sèvetant simpatic ma ai sève anca tantbrutt», che significa “siete molto sim-patici, ma siete anchetanto brutti”.

Cosa facevate inqueste prime esi-bizioni?Essenzialmente numeri co-mici, battute... Poi una seraZanfrognini ebbe l’idea di farcantare un brano romantico al “bello” delgruppo, Giacomo Guerrini, mentre noifacevamo smorfie e cantavamo i cori,storpiando il testo originale della can-zone… Lì abbiamo iniziato a caratteriz-zarci: Zullo è diventato quello che pren-deva gli schiaffoni e piangeva, io mi sono“ricreato” la dentatura, con un solo in-cisivo davanti, colorando di nero gli al-tri con il rimmel o mettendoci del nastroadesivo nero sopra, Jack come ho detto èdiventato “il bello dei Brutos”. E visto ilsuccesso iniziammo a crearci un reper-torio con cover come Blue Moon, Summer-time, Little Darling e molte altre degli Ever-ly Brothers, dei Diamonds, di Paul Ankae in generale di tutti i gruppi e i solistiche andavano per la maggiore.

Brani che però non avete inciso, mipare…Noi nasciamo principalmente comegruppo di spettacolo dal vivo. I dischi so -no venuti dopo, sono stati una conse-guenza, e non rappresentano tutto il no-stro repertorio. Prima abbiamo raggiun -to il successo dal vivo, già nell’estate del1959 ci esibivamo praticamente in tutta

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Come hai fatto la conoscenza diPiero Ciampi?Attraverso un comune amico che sichiama Marcello Micci, che aveva un ri-storante in via Andrea Doria, a due passida piazzale degli Eroi. Erano gli anni ro-mani di Piero, quando era sotto con-tratto con la RCA. Lo avevo già incrociatonei corridoi dello stabilimento di via Ti-burtina. Ma non fu lì che lo conobbi.

Ne avevi già sentito parlare?Lo conoscevo come Piero Litaliano. Sa-pevo solo che era un poeta un po’ male-detto.

Poi però diventaste molto amici…Sì, Piero veniva a trovarmi spesso qui acasa, a volte accompagnato dalla suacricca, Pino Pavone, Massimo Bizzarri enaturalmente Marcello. Si facevanodelle grandi feste, si andava a suonaresu, nel superattico. Lui si sedeva al pia-noforte, o imbracciava la chitarra, ecantava. In quei momenti era felice, sisentiva protetto. Poi quando gli altri sene andavano, restava su a dormire. Disolito si svegliava alle tre o alle quattrodi notte, mi veniva a svegliare all’im-provviso e mi chiedeva di prestarglimille lire per un tassì.

Non sempre era così tranquillo…È vero. Piero era sempre sopra le righe,sempre fuori di testa, perdeva il con-trollo con estrema facilità. Spesso ve-niva anche con suo fratello: litigavanosempre, lui urlava, aveva degli scattid’ira molto violenti. Però con me mo-strava sempre una tenerezza incredibi -

le: «Tu sei buona, mi diceva, sono feliceche esisti. Tu esisti per stare con me».Era molto affettuoso. Solo una voltaavemmo un piccolo screzio, quando luidisse una frase antipaticissima a miasorella Marcella: «Tu stai zitta, che conquegli occhi che hai non devi neancheparlare!». Allora io lo presi da parte:«Senti Piero, guarda che mia sorella haavuto il morbo di Basedow, ecco perchéha questi occhi così sporgenti». Lui cirimase così male, era mortificato, pove -rino, e andò di corsa a chiederle scusa.

Stavate sempre a casa tua?Oppure si andava a mangiare al risto-rante di Marcello. Ma lui non toccavacibo, dovevamo costringerlo a buttargiù due fili di spaghetti. Voleva solo ilsuo vino.

Amavi la sua musica?Quando ascoltavo i suoi dischi, le lacri -me non si contavano: Il vino, 40 soldati 40sorelle, Il merlo, in cui chiedeva al merlodi dargli l’ispirazione, un’idea geniale.E poi un’altra bellissima, In un palazzo digiustizia, che dice: “Io ti sparo, tu mi spa -ri, io ti sparo, tu mi spari, tu ti alzi al-l’improvviso, non sei più quella diprima”. In Te lo faccio vedere io chi sono io in-vece diceva: “Ci ficchiamo a letto e te lofaccio vedere chi sono io: ti sganghe -ro!”. E soprattutto Tu no, una canzoneche ci ha legato moltissimo: io e il miocompagno l’ascoltavamo insieme epiangevamo, perché era così struggen -te, nelle parole e nella maniera in cuilui la cantava: “Tu no, tu no, tu no, tunon puoi andare via, tu non devi an-

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Conversazione con Miranda Martino | di Maurizio Becker

Il 19 gennaio di trent’anni fa se ne andava Piero Ciampi, autore unico nel panora-ma della nostra canzone: ingestibile, ostico, tormentato, geniale, ancora oggi og-getto di un culto forse ristretto ma appassionato. Mentre un emozionante librodel suo produttore Gianni Marchetti ne ripercorre la tragica parabola umana e ar-tistica, Miranda Martino ce ne parla nel suo accogliente salotto, lo stesso nel qua-le Ciampi passava giornate intere a bere, cantare, litigare e innamorarsi. E tracciaun parallelo con un altro suo grande amico scomparso, Luigi Tenco.

dare via, ti ricordi via Macrobio, qual-che volta eri felice”.

Ti parlava mai di quello che facevain RCA?Mi diceva che c’era questo rapporto con-flittuale. Da un lato, sapeva che EnnioMelis lo amava e lo proteggeva, poi perònon sopportava che quando andava acantare in un night Melis puntual-mente gli mandasse un po’ di claque perapplaudirlo. In quei casi impazziva,sentiva che partiva un applauso a spro-posito e capiva che era un applausofinto, comandato, e allora esplodeva egliene diceva di tutti i colori: «Vattenevia, mi stai rompendo i coglioni!». Cosecosì. Noi amici eravamo veramente im-barazzati. Proprio non ci stava con la te -sta. Quando stava qui era sereno, se noparlava un po’ a sproposito.

Non vi è mai venuta l’idea di unacollaborazione artistica?Lui me l’aveva chiesto. Poi, dopo qual-che tempo che non ci frequentavamo,seppi che Melis gli aveva proposto difare il disco con Nada. E a dire la veritàci rimasi un po’ male, perché pensavoche prima o poi avremmo collaborato.Ma forse all’epoca Melis ritenne che ioero troppo famosa e che legare il mionome a quello di un personaggio stranocome Piero fosse troppo rischioso per lamia immagine. Comunque mi è basta -to averlo avuto come amico.

Alcune sue canzoni però le hai can-tate…Al Premio Ciampi sono stata invitata

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«Piero era sempre sopra le righe, sempre fuori ditesta, perdeva il controllo con estrema facilità.Spesso veniva anche con suo fratello: litigavanosempre, lui urlava, aveva degli scatti d’ira moltoviolenti. Però con me mostrava sempre una tenerezzaincredibi le: tu sei buona, mi diceva, sono felice cheesisti»

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