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Periodico di informazione del Movimento Testimoni del Risorto N. 1 2014 Testimoni del Risorto E-mail: [email protected] www.testimonidelrisorto.it Volontari per il Mondo - Onlus Roma, Via Castelfidardo, 68 tel. 081 8711297 - fax 081 3944177 E-mail: [email protected] Adulti nella fede e nella carità: 30 anni di vita del TR 1984 -2014: un itinerario di fede e di amicizia, con la gioia pasquale nel cuore

N. 1 · che il TR è anche nelle nostre mani. ... che ha il coraggio di sognare e non si ... coloro che ci hanno preceduto nell’impegno e

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Periodico di informazione del Movimento Testimoni del Risorto N. 12014

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Adulti nella fede e nella carità:30 anni di vita del TR1984-2014:un itinerario di fede e di amicizia, con la gioia pasquale nel cuore

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sommariobb

N. 1 •  2014

Periodico quadrimestrale. Registrazione Tribunale diRoma n. 579 del 28/12/2001� Direttore responsabile:

Massimo Tarantino - [email protected] � Consiglio di redazione:

Cesira Ambrosio, Agostino Aversa, Concetta Boccia,Paolo Cicchitto, Anna Massa, Silvana Mora, RaffaeleNicastro, Sabino Palumbieri, Maurizio Parotto, LuisRosón Galache, Dario Savasta

� Segreteria di redazione:Maurizio Parotto, Silvana Mora - [email protected]

� Hanno collaborato a questo numero: Cesira Ambrosio, Agostino Aversa, Armando Bale-strazzi, Marcos Cabrera, Vladia Cabrera LucianaCiannamea, Rosalba Ciannamea, Paolo Cicchitto,Francesca Cocomero, Danilo Favia, Sebastijan Markovic, Aloys Mewoli, Susy Mocerino, GiovannaMassari, Raffaele Nicastro, Sabino Palumbieri, LuisRosόn Galache, Elvira Scognamiglio, Arturo Sartori,Sabrina Subacchi, Maria Rosaria Veneri

� Suggerimenti grafici:  Emiliano Magistri� Segreteria amministrativa:

Raffaele Nicastro - [email protected] Paolo Cicchitto - [email protected]

� Sede: 00185 Roma - Via Castelfidardo, 68

L’invio di articoli e fotografie include il consenso per l’eventuale pubblica-zione, pertanto, anche se non pubblicati, non saranno restituiti. Gli articolifirmati impegnano esclusivamente gli autori. Tutti i diritti riservati.

Tipolitografia: Istituto Salesiano Pio XI - [email protected]. 06.7827819 - 06.7848123Via Umbertide, 11 - 00181 Roma

Finito di stampare: aprile 2014

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sommario

In copertina: Nessuna persona umanapuò crescere nell’isolamento, indipen-dentemente dagli altri.

3 Finestra del Coordinatore:Adulti nella fede e nella carità:30 anni di vita del TRRaffaele Nicastro

4 È possibile la comunità?Sabino Palumbieri,Fondatore del Movimento TR

6 Il dono della comunitàe della comunioneLuis Rosón Galache,Guida spirituale del Movimento TR

8 La preghiera per meArturo Sartori

9 Cristo non può essere divisoAgostino Aversa

10 Esperienza interreligiosa per i Testimoni del RisortoAgostino Aversa

12 Tra le pieghe dei ricordiDanilo Favia

13 Il ritorno di un fratello missionarioP. Sebastijan Markovic, salesiano

14 “Da persona a persona”Susy Mocerino

16 Acqua dalla Terra ed energia dal Sole

17 La dimensione del silenzioSabrina Subacchi

18 Regia di un “incontro”Luciana Ciannamea

19 Vivere il Tabor?Cesira Ambrosio

20 Animazione: uno stile di vitaElvira Scognamiglio

21 Noi siamo ancora quiFrancesca Cocomero

22 Via Lucis di mare… …e Via Lucis di terraDanilo Favia

24 Una vera esperienza di comunioneMaria Rosaria Veneri

25 Il fascino della LectioGiovanna Massari

26 Ricordo di Giorgio TerraccianoSabino Palumbieri

27 Ancora notizie dai cenacoliRosalba Ciannamea e Armando Balestrazzi,Aloys Mewoli, Marcos e Vladia Cabrera

Rubrica Sfogliando un libro

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in questo numero:

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Adulti nella fede e nella carità:30 anni di vita del TR

1984 -2014:un itinerario di fede e di amicizia, con la gioia pasquale nel cuore

Forse quel gruppo di temerariche nel dicembre 1984 decisedi dare inizio a un itinerario di

fede e di amicizia, da condividere conla gioia pasquale coltivata nel cuore,non avrebbe mai pensato che, a di-stanza di 30 anni, ci sarebbe stato an-cora qualcuno disposto a inserirsi inquesto percorso per farlo diventare ilproprio cammino verso la santità. Lafedeltà al Cristo Risorto è, ancora og-gi, il fondamento della spiritualitàdel TR, un Movimento che è diventa-to adulto, non solo per età, ma ancheper impegno.

Adulto nella fede, nella misura in cuiva crescendo il suo sapersi metterenelle mani di Dio per fare la sua vo-lontà: in questi anni è aumentato ilnostro impegno nella formazione enella preghiera, che sono l’alimentodella nostra fede. Sia a livello localeche negli incontri generali abbiamoanche cercato di adattare meglioquesti elementi alla nostra vita di tut-ti i giorni, perché questa abbia sem-pre più un senso alla luce della resur-rezione di Gesù.

Adulto nella speranza, nella misurain cui va rafforzandosi il convinci-mento che tutto avrà un futuro se èopera dello Spirito; ma lo Spiritoopera anche attraverso di noi, per cuinon possiamo restare semplici spet-tatori o fruitori, ma dobbiamo diven-tare sempre più attori consapevoliche il TR è anche nelle nostre mani.

Adulto nella carità pastorale, formaspecifica della nostra spiritualità, inquanto lo è anche della spiritualitàsalesiana cui espressamente ci richia-miamo come appartenenti all’unicagrande famiglia di Don Bosco; fami-glia che esprime una carità apostolicadinamica, dove «carità è il nome stes-so di Dio, apostolica è condivisionedella premura del Buon Pastore per lasalvezza di tutti, dinamica esprime

capacità di innovazione,di non adagiarsi nell’abi-tudine, nella mediocrità enel “comodismo”»(*).Questa ansia pastoraleDon Bosco l’ha espressanel motto “Da mihi ani-mas, cetera tolle”: Dammile anime, toglimi tutto ilresto, «dove anima – ci dice don Chá-vez nella Strenna di quest’anno – staad indicare tutta la dimensione spi-rituale della persona, mentre toglimiil resto, vuol significare il distaccodalle cose e dalle creature, per esserepiù liberi e disponibili nel nostro im-pegno di apostolato.Una spiritualità pasquale della gioiae dell’ottimismo, basata sulla veritàdecisiva della nostra fede, cioè che ilSignore è veramente risorto; perciò lavita definitiva con Dio è la nostra mè-ta ultima ed è anche la nostra mètafin d’ora, perché si è fatta realtà nelcorpo di Gesù Cristo»(**).Nella condivisione di questo comuneobiettivo, con tanti nostri fratelli esorelle in Don Bosco, anche noi inquesti 30 anni abbiamo provato arinnovarci cercando di diventaresempre più una comunità fervente

che ha il coraggio di sognare e non silimita all’osservanza delle regole; uo-mini e donne che, interrogandosi co-me il “giovane ricco” del Vangelo diMarco su “che cosa devo fare per me-ritare il Regno dei cieli”, non si accon-tentano di essere persone giuste, mavogliono diventare discepoli.L’“impegno col Risorto” che, libera-mente e “volontariamente, chi vuolepotrà prendere a partire da quest’an-no trentennale di fondazione, è unmodo di testimoniare pubblicamen-te questa volontà di discepolato.Per tutto il cammino futuro che ci at-tende, ci siano compagni di viaggiotutti i nostri Santi tierrini, coloro checi hanno preceduto nell’impegno enella testimonianza, spesso fino almartirio; il loro ricordo sia per noistimolo a chiederci sempre più nonsolo “cosa devo fare”ma anche “comedevo essere”. Con l’affetto di sempre.

La finestra del Coordinatore 3Testimoni del Risorto

Raffaele NicastroCoordinatore Generale del TR

(*) P. Chávez: Carta di identità della Famiglia sa -lesiana.(**) P. Chávez: Attingiamo all’esperienza spirituale diDon Bosco… - Strenna 2014.

Eletto il X Successore di Don Bosco, Superiore della Congregazione SalesianaÁNGEL FERNÁNDEZ ARTIME

Il 25 marzo 2014 è stato eletto a guidare la Famiglia Salesiana Don Ángel

Fernández Artime, 53 anni, spagnolo, fino ad oggi Ispettore dell’Argentina Sud.A lui, a tutta la Congregazione e all’intera

Famiglia Salesiana gli auguri più affettuosi del Movimento “Testimoni del Risorto”,

20° Gruppo della Famiglia, di un fecondo lavoro nel solco tracciato da Don Bosco.

TR 30o

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È possibile la comunità?La comunità, formata di persone limitate, soggette a mille condizionamenti,

va continuamente rilanciata: ogni giorno costituisce una sfida per la perseveranza

Tornare alle radici per uncredente è un fatto impre-scindibile. E le radici sono

anzitutto la Parola, che Dio, nellasua bontà, ha voluto rivelarci perfarsi conoscere e per far conosce-re noi a noi stessi e noi nel suorapporto di amore con Lui.Ora il termine fondamentale nel-la divina rivelazione è appuntocomunione. Designa una realtàeterna. Dio è amore (1 Gv 4,8). È questo il condensato di tutta lasacra scrittura, antico e nuovo te-stamento. Se si perdessero per as-surdo tutte le pagine della rivela-zione, si avrebbe qui la sintesi vi-tale di quello che ci è stato svela-to. Ora, se Dio è amore, è pluri-personale. E ha mandato il Figlioeterno unigenito a dirci che è Tri-personale. C’è il Padre che dall’eternità amainfinitamente il Figlio. L’Unigeni-to amato ricambia l’amore senzalimiti del Padre. Lo slancio, l’ab-braccio infinito non è un sempli-ce sentimento, come nell’uomo,ma è una Persona divina, lo Spi -rito Santo. Che è comunione viva ed eternacol Padre e lo Spirito. Questa cir-colazione d’amore è dunque nel -l’essenza divina.L’Uomo – l’apprendiamo dalleprime battute del libro della Ge-nesi – è creato a immagine e so-miglianza di Dio. È relazione. Edè relazione d’amore. La prima for-ma – apprendiamo da quel testo– è quella di tipo coniugale. Ma

non è l’unica. Sempre, dovunque,comunque, l’uomo è relazione(Buber).E il culmine della relazione èquella dell’amore.Nella pienezza dei tempi il Figliodi Dio incarnato ci svela che la re-lazione d’amore è la base: «Vi do

aggiunge che questo sarà il segnoinequivocabile dei suoi seguaci.«Da questo tutti vi conoscerannoche siete miei discepoli, se avreteamore gli uni per gli altri».Intanto diciamo che questo amo-re, comando e distintivo, non è unpuro sentimento, ma deve essereil ricalco di quello di Gesù che hadato la vita per ciascuno di noi.La relazione di amore come crea-ture e come figli è sinonimo di co-munione. E ritorna in tanti postidella Sacra Scrittura, specialmen-te nel libro degli Atti degli Aposto-li che registrano la vita, lo stile, leopere della primigenia comunitàcristiana. Ancora calda della pentecoste.Basti citare il passo del capitoloquattro: «La moltitudine di colo -ro che erano venuti alla fede ave -va un cuore solo e un’anima sola.E nessuno diceva sua proprietàquella che gli apparteneva, maogni cosa era fra loro comune. Congrande forza gli Apostoli rendeva-no testimonianza della risurrezio-

Comunione nello Spirito e Comunità4 Testimoni del Risorto

Sabino PalumbieriFondatore del Movimento TR

Lo slancio, l’abbraccio infinitonon è un semplicesentimento, comenell’uomo, ma è una Persona divina, lo Spirito Santo

– Egli dice proprio nel suo testa-mento, che offre nell’ultima cena– un comandamento nuovo: che viamiate gli uni gli altri. Proprio co-me Io ho amato voi, così amatevivoi gli uni gli altri» (Gv 13, 34). E

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visualizzare una realtà ideale.È un po’ questo una delle con-cause di tanti fallimenti co-niugali. L’altra persona è il suopresente, carica del passato eprotesa al futuro. E va dunqueaccettata in toto. Amare è an-che rischiare. Cristo, amandofino a dare la vita per ciascunodi noi, ha rischiato di essererifiutato. E lo sperimentiamoogni giorno, anche personal-mente, con le nostre piccole egrandi infedeltà. Dunque lacomunità è come una casa incostruzione permanente.Occorre tanta pazienza inquesta costruzione. E la pa-zienza non è rassegnazione. Èviceversa amore che sa aspet-tare. E, per un credente, chesa pregare, e porre le premes-se per il miglioramento di una

situazione.Se poi si è testimoni del Risorto,anzitutto grazie al Battesimo e poi per un itinerario sistematico,costruire la comunità è esigenza intrinseca.Il Risorto, poco prima di ascende-re al cielo – che non è un allonta-narsi da noi, bensì un invisibiliz-zarsi ai nostri occhi di carne –proferì quelle parole che siglanoil Vangelo di Matteo: «Io sono convoi tutti i giorni fino alla fine delmondo». (Mt 28, 20)E Lui è con noi sempre col suosanto Spirito. Che è Spirito del-l’amore eterno tra il Padre e il Figlio. È lo Spirito Santo che liunisce.Lo Spirito d’amore donatoci dalFiglio Risorto, nel Battesimo especialmente nell’Eucaristia ren-de possibile anche ciò che uma-namente ci sembra impossibile.È tutta questione d’amore. Ancheoggi, nonostante tutto, si può co-struire una comunità bella, uma-na, calda. Ed è la testimonianzapiù convincente in un mondoscettico e consumista.Proviamoci, rilanciamo. Il Risortoè con noi.

ne del Signore Gesù e tutta lacomunità dei credenti godevadi grande simpatia. Nessunotra loro infatti era bisognosoperché quanti … possedeva-no… campi o case li vendeva-no, portavano l’importo di ciòche era stato venduto e lo de-ponevano ai piedi degli Apo-stoli. E poi veniva distribuito aciascuno secondo il bisogno».(At 4,32-35)Dal passo si evince che la te-stimonianza del Risorto passasuccessivamente attraverso lacondivisione coi più poveri e ipiù bisognosi. E così si conso-lida la comunità.La koinonìa o comunioneproviene dallo Spirito Santo,che è comunione eterna tra ilPadre e il Figlio e ci è comuni-cata come dono gratuito.Ovviamente, come tutti i doni diDio, ci viene dato anche questo informa seminale. È un germe chenecessita della nostra collabora-zione e che deve trovare nel no-stro profondo un terreno dispo -nibile, coltivato, innaffiato ognigiorno, coltivato con cura.Ora questa comunione-dono, cheè interiore, si estrinseca nella co-munità. Mette conto ricordareche ogni tipo di comunità umana– da quella familiare a quella ami-cale, a quella associativa – non èdata da regole ad extra, bensì èl’espressione di un profondo sen-so di comunione.Dunque la comunione è la ba- se indispensabile alla comunità.E poiché qui si tratta di comu -nione profonda nello Spirito San-to, la comunità che ne deriva nonpuò essere che una comunità fer-vente. La tiepidezza, la mediocri-tà, la superficialità – tendenza,ahinoi diffusa nel mondo odierno– non possono essere di questacomunità.Cosa può significare comunitàfervente? Significa attiva, dinami-ca nel perseguire i fini di una co-munità radicata nella comunione

profonda. Significa zelante, con-centrata su obiettivi e attività ne-cessarie.La vita comunitaria non è certa-mente facile, né quella familiarené quelle amicali e associative.La comunità va rilanciata giornoper giorno. Essendo formata dipersone limitate, soggette a millecondizionamenti, da quelli fisici aquelli caratteriali, a quelli am-bientali, a quelli del momento

Comunione nello Spirito e Comunità 5Testimoni del Risorto

È tutta questione d’amore. Anche oggi, nonostante tutto, si può costruire una comunità bella, umana

difficile che si sta attraversando,risulta che ogni giorno costituisceuna sfida per la perseveranza. Oc-corre rilanciarla sempre, accanto-nando i facili scoramenti che sipossono avere. Sarebbe ingenuo

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magine e somiglianza di Dio, Lui lo ha creato per lacomunione. Il Dio creatore si è rivelato come DioAmore che ci ha chiamati a entrare in rapporto intimocon Lui e alla comunione interpersonale, alla frater-nità con tutti. Ecco la nostra vocazione più alta: en-trare nella comunione con Dio e con i nostri fratelli.Nessuna persona umana può crescere nell’isolamen-to, indipendentemente dagli altri. La persona umanacerca di realizzarsi nella comunione e nell’interdipen-denza. La Chiesa è il popolo di Dio riunito nell’unitàdel Padre, del Figlio e dello Spirito Santo (LG, 4). LaChiesa è segno e strumento sia di un’intima unionecon Dio sia dell’unità di tutta l’umanità (LG, 1).

La Chiesa è chiamata a essere “la casa e la scuola dicomunione” (NMI, 43). Ciò significa che le parrocchie,le famiglie, i movimenti devono essere comunità dicomunione.

2. La Comunità: espressione della comunione ecclesiale

Se la Chiesa è chiamata ad essere “la casa e la scuoladella comunione”, allora tutti noi siamo chiamati adessere artefici di quel progetto di comunione che staal vertice della storia dell’uomo secondo Dio.Lo Spirito del Signore, che ha riunito insieme i primicredenti e che con tinuamente chiama la Chiesa comeun’unica famiglia, raduna insieme ed alimenta le co-munità sparse nel mondo intero per portare avanti lamissione di essere segni chiaramente leggibili dellacomunione intima che anima e costituisce la Chiesa

IL DONO DELLA COMUNITÀE DELLA COMUNIONESiamo una continuazione del primo gruppo che Gesù chiamò, uno per uno, per vivere nella comunione

Nella sua Lettera Apostolica “all’inizio del NuovoMillennio” (Novo Millennio Ineunte, NMI), Pa-pa Giovanni Paolo II parla della Spiritualità

della Comunione, un termine la cui traccia si trova perla prima volta nella Costituzione Dogmatica sullaChiesa Lumen Gentium (LG), in cui è espressa l’ideadella Chiesa come Comunione. Lo stesso Concilionon usa l’espressione Spiritualità di Comunione.

1. La Comunione: essenza della vita cristiana e della missione

L’Assemblea straordinaria del Sinodo dei Vescovi suilaici, a vent’anni dal Concilio Vaticano II, nel suo com-mento finale dichiara: “L’ecclesiologia di comunione èl’idea centrale e fondamentale nei documenti del Con-cilio”(Christifideles Laici, 19). È pertanto ben chiaro emanifesto che la Comunione è l’essenza della vita cri-stiana e della missione. E ci sono due aspetti di questacomunione che sono importanti oggi per vivere nellecomunità cristiane da laici.

La dimensione trinitaria. Fa riferimento alla Chiesacome comunione con il Padre per mezzo del Figlionello Spirito Santo. Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santosono tre persone distinte, ma un solo Dio. Il cuore del-la Trinità, l’essere di Dio, è la donazione di Sé. Reci-procità e interdipendenza. Dio esiste nella comunio-ne di persone l’una verso l’altra nella donazione di Sé.

La dimensione fraterna. Si riferisce alla Chiesa comecomunione dei fratelli. L’uomo è stato creato a im -

Comunione nello Spirito e Comunità6 Testimoni del Risorto

Luis Rosón GalacheGuida spirituale del Movimento TR

TR 30o

«Carissimo Don Luis Rosón,vorrei ringraziarti per il servizio prestato in questi tre anni come Assistente e Guida Spirituale del Gruppo della Famiglia Salesiana “Testimoni del Risorto”. (…) Ti chiedo di continuare nel tuo servizio di Assistente e Guida Spirituale del Gruppo».Così, nella solennità di S. Giuseppe, il Vicario del RettorMaggiore, don Adriano Bregolin, ha rinnovato al nostrocarissimo don Luis Rosón l’incarico di guida spiritualedel TR. A Don Luis il nostro rallegramento per la sua con-ferma, con profonda stima e affetto, e l’augurio che ilRisorto lo guidi e accompagni i suoi passi.

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e di essere un sostegno per adempiere il progetto diamore e di salvezza di Dio.Questo è un compito che richiede persone spiritualiformate interiormente da Dio, dalla comunione amo-rosa e misericordiosa e dalla comunità matura in cuila spiritualità della comunione sia la regola di vita.

3. La spiritualità della comunione

E cos’è e in cosa consiste questa spiritualità della co-munione, Papa Giovanni Paolo II lo espresse moltobene e in maniera chiara e nitida: “Spiritualità dellacomunione significa innanzitutto sguardo del cuoreportato sul mistero della Trinità che abita in noi, e lacui luce va colta anche sul volto dei fratelli che ci stan-no accanto. Spiritualità della comunione significainoltre capacità di sentire il fratello di fede nell’unitàprofonda del Corpo mistico, dunque “uno che mi ap-partiene...”. Spiritualità della comunione è pure capa-cità di vedere innanzitutto ciò che di positivo c’è nel-l’altro, per accoglierlo e valorizzarlo come dono di Dio,saper fare spazio al fratello, portando i pesi gli uni deglialtri, condividere le sue gioie e le sue sofferenze, per in-tuire i suoi desideri e prendersi cura dei suoi bisogni,per offrirli una vera e profonda amicizia” (NMI). Il fra-tello si trasforma in Sacramento di Cristo e dell’incon-tro con Dio, della possibilità concreta e insopprimibiledi vivere il comandamento di amarsi gli uni gli altri edi realizzare la comunione trinitaria.Non dovremmo mai dimenticare che siamo una con-tinuazione del primo gruppo che Gesù chiamò per-sonalmente uno per uno, per vivere nella comunionecon sé e con gli altri discepoli, per rimanere con Lui eper essere mandati per condividere la sua vita e il suodestino (Mc 3,13-15) e, in questo modo, diventare unsegno della vita e della comunione iniziata da Lui.

4. Costruire comunione nella comunità

Nell’intera dinamica della vita comunitaria, Cristo nelsuo mistero Pasquale rimane sempre il modello di co-me costruire l’unità e la comunione nella comunitàcristiana. L’amore di Cristo versato nei nostri cuori cispinge ad amare i nostri fratelli fino al punto di pren-dere su di noi le loro debolezze, i loro problemi e le loro difficoltà. In una parola, anche fino al punto dioffrire noi stessi.La comunione è un dono offerto che richiede ancheuna risposta, un paziente tirocinio e una lotta quo -tidiana. L’ideale comunitario comporta necessaria-mente la conversione da ogni atteggiamento che osta-colerebbe la comunione. La comunità senza misticanon ha anima, ma senza ascesi non ha corpo. Si ri-chiede sinergia tra il dono di Dio e l’impegno perso-nale per costruire una comunità incarnata.Se è vero che la comunione non esiste senza l’oblati-vità, è necessario allora prepararsi ad essere costrut-tori e non solo consumatori di comunità, ad essere re-sponsabili l’uno della crescita dell’altro, ad essere

aperti e disponibili a ricevere l’uno il dono dell’altro,capaci di aiutare ed essere aiutati, di sostituire ed es-sere sostituiti. La comunione nasce proprio dalla con-divisione dei beni dello Spirito, una condivisione dellafede e nella fede, ove il vincolo di fraternità è tanto piùforte quanto più centrale e vitale è ciò che si mette in comune.Soltanto in armonia con la spiritualità di comunionepotrà essere riconosciuto il dono che lo Spirito Santofa alla Chiesa suscitando movimenti e comunità cheportano in sé e apportano al mondo una rinnovataesperienza di fraternità evangelica in una comple-mentarietà sempre rispettosa della diversità.

Comunione nello Spirito e Comunità 7Testimoni del Risorto TR 30o

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Arturo SartoriCenacolo di Lecce

(1) Matta el Meskin. “Consigli per la preghiera”, Qiqajon 2005

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CRISTO NON PUÒ ESSERE DIVISO(1Cor 1,1-17)

La Chiesa, Corpo di Cristo, è divisa: ogni chiesa si propone come la vera eredità di Cristo.E questo è scandalo al mondo e danneggia la causa santa: la predicazione del Vangelo a ogni creatura.

Il tema della Settimana di Preghiera per l’Unità deiCristiani di quest’anno è tratto dalla Prima Corin-zi di Paolo, scritta negli anni cinquanta d.C. ad

Efeso, durante il suo terzo viaggio missionario. Il temaè stata redatto da gruppi di cristiani ecumenici locali,come avviene ormai dal lontano 1975, che quest’an-no si sono riuniti da diverse zone del Canada.Il Canada è noto per lo splendore del suo paesaggio:montagne, foreste, laghi, fiumi, grandi pianure, costesu ben tre oceani; terra di diverse razze: i primi nativi,gli Inuit, i Meticci e molti altri popoli che vi giunse-ro nel corso dei secoli. Le diversità di linguaggio, dicultura, di clima e di espressione di fede cristiana, riflettono la Corinto paolina: grande città, centro dicultura greca, diatriba tra correnti di pensiero e direligione molto differenti tra loro.L’appello veemente che Paolo lancia ai Corinzi inter-pella ancora oggi le coscienze di noi cristiani del terzomillennio: “Cristo non può essere diviso” tra cattolici,ortodossi, protestanti, anglicani…La Chiesa, Corpo di Cristo, è divisa: ogni chiesa si propone come la vera eredità di Cristo. E questo èscandalo al mondo e danneggia la causa santa: la predicazione del Vangelo ad ogni creatura.Tre i documenti conciliari promulgati il 21.XI.1964:Lumen Gentium, Unitatis Redintegratio, OrientaliumEcclesiarum, che nel 2014 compiono il cinquantesi-mo anniversario. E il decreto sull’Ecumenismo del Va-ticano II “Unitatis redintegratio” è vero grido di dolo-re. Il decreto va letto sullo sfondo della costituzionedogmatica sulla chiesa, e mai va separato da essa: i

decreti rappresentano concretizzazioni esposte nellecostituzioni per la vita della chiesa universale.Paolo VI, nel discorso di apertura della seconda ses-sione del Concilio, sottolineava che il riavvicinamen-to ecumenico tra i cristiani e le chiese separate erauno degli intenti principali, dramma spirituale, percui il Concilio era stato convocato da Giovanni XXIII.Giovanni Paolo II, nella sua enciclica Ut Unum Sint,afferma che il capitolo della Lumen Gentium sul popolo di Dio si collega perfettamente al decretosull’ecumenismo.Anche Benedetto XVI ha lavorato senza risparmio peril dialogo ecumenico. La recente esortazione aposto-lica di papa Francesco Evangelii Gaudium ribadisce,al n. 246, che l’impegno verso l’unità delle chiese è la via imprescindi bile dell’evangelizzazione.Le chiese cattoliche orientali sono chiamate ad assu-mersi una particolare responsabilità ecumenica neiconfronti delle chiese ortodosse e ortodosse orientali,aiutando la cristianità a respirare con i suoi due pol-moni. Resta icona indelebile e segno di speranza lostorico abbraccio, nell’incontro a Gerusalemme, traPaolo VI e il patriarca ecumenico di Costantinopoli,Athenagoras: Pietro e Andrea si incontrano per in-camminarsi insieme “verso la gloria del sacro altarecomune” (Tomos Agapis, 277). Nel 2014, a cinquan-t’anni di distanza, la speranza si rinnova, nell’ormaiprossimo nuovo incontro a Gerusalemme tra Fran -cesco e Bartolomeo I.Speranza e augurio: l’ecumenismo, stile di vita, entrinel cuore della chiesa militante del nostro tempo.

Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani 9Testimoni del Risorto

Abbraccio tra il vescovo di Roma, papa Paolo VI, e il patriarca ecumenico di Costantinopoli, Athenagoras (Gerusalemme, 6 gennaio 1964)

Abbraccio tra papa Francesco, e il patriarca ecumenico Bartolomeo I di Costantinopoli (Roma, 20 marzo 2013),

che torneranno a incontrarsi a Gerusalemme

Agostino AversaCenacolo della Penisola Sorrentina, già Coordinatore Generale del TR

CRISTO NON PUÒ ESSERE DIVISO

1964 2013

TR 30o

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ESPERIENZA INTERRELIGIOSAPER I TESTIMONI DEL RISORTOReciproco rispetto della diversità di fede, di cultura e di tradizione

5 settembre 2013: ennesimosbarco di migranti africani all’isoladi Lampedusa. La cooperativa Ma-falda di Caserta, con la collabora-zione dell’Istituto Paritario S. Cro-ce di Castellammare di Stabia, il 2ottobre dirotta 25 giovani islamiciad Aurano, frazione del comune diGragnano (NA), nella piccola par-rocchia di S. Agnello Abate delladiocesi di Sorrento-Castellammaredi Stabia.Il giovane parroco di Caprile, donNino Lazzazzara, ha operato inprima persona in questa straordi-naria storia umanitaria, coinvol-gendo le comunità parrocchiali di

Gragnano e altre associazioni pre-senti sul territorio diocesano. Lapreside dell’Istituto S. Croce, prof.Eleonora Di Nocera, presso la que-stura di Caserta, si è interessata deipermessi di soggiorno per i 25 gio-vani – 18/32 anni – che chiedevanoasilo politico. Provenivano dalla:Costa d’Avorio (1), Guinea Bissau(2), Senegal (3) e Gambia (19); lin-gue parlate: inglese e francese. Perraggiungere la Libia ognuno di lo-ro, partendo dall’Africa Occidenta-le, con vari mezzi, ha percorso cir-ca 4.000 km, attraverso diverse na-zioni africane, superando notevolidisagi e difficoltà.

La scuola e le comunità parroc-chiali di Caprile ed Aurano, in col-laborazione, hanno stampato evenduto un calendario per far co-noscere alle Comunità locali i gio-vani africani e per sostenere le ini-ziative a loro favore. L’interessa-mento è andato oltre, organizzan-do un corso di lingua italiana per ilconseguimento di un attestato conla supervisione della Universitàper Stranieri di Siena. Un professo-re ha svolto il corso e nel prossimomaggio si terranno gli esami.All’inizio il soggiorno degli africaniè stato molto agitato per la diffi-denza e la paura della popolazione

TR: il Movimento “in uscita”10 Testimoni del Risorto

Agostino AversaCenacolo della Penisola Sorrentina

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locale. Superati pregiudizi e timori,è “scoppiata” una sincera e amore-vole solidarietà, che ha favorito in-tegrazione e reciproca accoglien-za, tanto che oggi la popolazionepiange al pensiero che è vicina lapartenza dei loro “adottati”. Col -laborano al progetto le parrocchiedi Gragnano, la Caritas diocesana,le Misericordie, l’Unicef e il Cena-colo TR locale. A Caprile ed Auranosi può dire che sono diventate re-altà la “magna charta” della libertà,la lettera ai Galati dell’apostoloPaolo: “Non c’è più giudeo né greco;non c’è più schiavo né libero; nonc’è più uomo né donna, poiché tuttivoi siete uno in Cristo Gesù” (Gal3,28). I 25 islamici sono ospitati inun agriturismo dismesso e ripristi-nato per l’occasione e ricevono 6 €al giorno per le piccole spese per-sonali. Comunicano, in ambientewi-fi, con due PC in dotazione ecellulari personali. I negozianti alminuto e all’ingrosso agevolanosempre i loro acquisti. I giovani sisono integrati anche attraverso in-contri con le scuole, con gruppi re-ligiosi e sociali, partite di calcio…Grazie a una vera integrazione so-no stati salvati dalle mani dellamalavita organizzata. Molte fami-glie ne hanno ospitato alcuni conmassima fiducia, dando una bellatestimonianza in diversità di cul-tura, religione e stili di vita. A lorovolta i giovani in qualche modoesprimono reciprocità di “acco-glienza”: il 23 dicembre hanno lorostessi cucinato nella parrocchia uncenone etnico africano; sono stati“figuranti” nel tradizionale presepevivente di Caprile in Gragnano. Dal punto di vista religioso ci sonostati incontri interconfessionali, inchiesa, sulla figura di Abramo de-sunta dalla Genesi e dal Corano: ri-ferimento forte per loro è la figuradi Ismaele, figlio di Abramo e dellaschiava Agar. Nei due libri sacri sisono evidenziate similitudini inte-ressanti per il confronto. Il vescovo della diocesi, mons.Franco Alfano, ha più volte soste-nuto l’iniziativa, visitato gli ospitiislamici e pregato per/con loro.Quelli più osservanti si recano,

ogni venerdì, alla Moschea dellacomunità Islamica, a Napoli, perpregare Allah, il Compassionevolee il Misericordioso. Il Cenacolo TRdi Gragnano ha collaborato signi-ficativamente con un servizio vo-lontario di assistenza medica; il 3gennaio 2014 ha organizzato unpranzo nei locali della parrocchiadi S. Erasmo (Gragnano centro),con il coinvolgimento dei fedeli edel parroco don Vincenzo Gargiu-lo: vera convivialità di famigliamultietnica, di servizio e condivi-sione gioiosa. In quell’occasione si

Sublime la sintonia tra i due testisacri, letti ciascuno nella linguadelle due religioni monoteiste eabramitiche. Si è vissuto in pienez-za il documento conciliare NostraAetate e quanto Papa Francesco di-ce nella Esortazione ApostolicaEvangelii Gaudium (nov. 2013): cfr.Una madre dal cuore aperto (nn.46-49), e Motivazioni per un im-pulso missionario (nn. 260-267).Don Nino, anima di tutta l’opera-zione, con commozione sottolineache tutta Gragnano ha vissuto inpienezza l’Evangelo e tutti i docu-menti del magistero, raggiungen-do letizia francescana. Reciproco èstato il rispetto della diversità di fe-de, di cultura e di tradizione. I gio-vani hanno capito che avevano ri-trovato una famiglia, specialmentedi fronte al terribile spettacolo, intv, “delle bocche cucite” di altri loroconnazionali sistemati altrove inItalia e in protesta per la loro situa-zione. L’immigrazione riguardatutti da vicino. Anche la Chiesa sideve interrogare.Questa esperienza è vero fruttodella Provvidenza, è grande donodello Spirito, è segno della visita edella presenza di Cristo. L’impegnodi tutti deve essere l’attenzione aisegni di questo tipo per diventareed essere sempre chiesa “in uscita”(Evangelii Gaudium, n. 46).

TR: il Movimento “in uscita” 11Testimoni del Risorto

A questo tavolo don Sabino e don Vincenzo con gli ospiti africani

E quando gli angeli dissero:In verità, o Maryam, Allah ti ha eletta, ti ha purificata ed elettatra tutte le donne del mondo

è conversato in inglese, francese econ la espressiva, tipica gestualitànapoletana. Tutto si è conclusopregando insieme sul tema del-l’Annunciazione a Maria sia nelCorano, Sura III: La Famiglia diImran, padre di Mosè ed Aronne eantenato di Maryam (vv. 42-47),sia nel Vangelo di Luca (1,26-38).

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A bbiamo vissuto le giornate di richiamo del no-vembre 2013 meditando sulla chiusura dell’annodella fede. Come sempre, questi incontri fanno

bene al cuore e sono, come afferma un’amica del cena-colo di Roma, veri e propri “assaggi di paradiso” tanto dacomprendere Pietro quando sul monte Tabor disse aGesù «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò trecapanne» (Mt 17,1-9); ma come per gli apostoli allora,anche per noi discepoli oggi, il luogo a noi affidato peroperare è giù dal monte, e si torna per testimoniare. Du-rante il ritorno, in pullman, le lunghe ore di viaggio e lastanchezza, aiutano a vivere intensi e piacevoli momen-ti di meditazione e di riflessione. Mi sono quindi persotra le pieghe dei ricordi, ritrovandomi a rivivere eventi efatti come quello di diciannove anni fa quando entraiper caso in una chiesa dopo ben quindici anni dall’ulti-ma volta. Era la prima domenica di avvento e durantel’offertorio, allora non sapevo cosa fosse, fui rapito daCristo che mi trasformò in un uomo nuovo. Fui invasoda una gioia talmente grande da non riuscire a con-tenerla. Frastornato da quell’incontro,ricordo che ringraziavo Dio del donoricevuto, tuttavia non capivo perchéavesse scelto me, che fino a un’ora pri-ma dichiaravo che Lui fosse una sem-plice invenzione dell’uomo narcisista!Gli chiedevo come potessi, io, essergliutile e cosa realmente volesse da me!Nell’immediato percepii che il compito che mi assegna-va era quello di testimoniare la sua esistenza e che lui c’èe ama tutti, anche quelli come me! Mi abbandonai senzaindugio. Percepivo che era cosa buona e mi affidai a LuilasciandoLo operare nella mia vita. Stavo vivendo unaGioia immensa. Chiunque m’incontrava, leggeva neimiei occhi una luce nuova, mentre non capivo perché

io invece non vedessi barlumi di quella luce, sui volti enegli occhi di molti cristiani. Ricordo che cercavo lagioia tra le cose della chiesa, e non sempre la trovavo. Lamia “Gioia” strideva con certe tristezze che per me, uo-mo nuovo in grazia di Dio, erano inaccettabili.Fu in quel periodo che fui invitato a partecipare a unalectio divina presso un “cenacolo tr” presente a SantoSpirito. Mi fu detto: vieni e vedi! Si tratta di un movi-mento di laici. Appartiene alla famiglia salesiana e vivela spiritualità di don Bosco e la “Gioia pasquale” delCristo Risorto dai morti. Il nome cenacolo mi piacquesubito perché mi ricordava i primi luoghi d’incontro trai cristiani ed era intrigante anche il nome del movimen-to: “testimoni del Risorto”. Tuttavia ero perplesso, e ac-cettai solo dopo qualche insistenza. Fu piacevole sin dalprimo incontro. Da subito fui rapito dalla gioia e dallaserenità con cui si meditava e si condivideva la “Parola”.Continuando a frequentare il gruppo, capii che non erocapitato lì per caso. Da loro, ho ricevuto e ricevo tuttorarisposte a tutte le mie domande. Con loro ho placato lemie paure. Con loro ho capito che i cristiani percorronoun cammino di fede, di amicizia e di vita, tutto parteci-pato con “Gioia”. Oggi, in quello stesso cenacolo, sono

accolto anche come animatore.Parallelamente al mio viaggio virtuale nelpassato, il pullman proseguiva il suo per-corso stradale verso casa. Il bello del viag-giare in pullman è che non sei mai solo equindi questo mio vagare virtuale, era piùvolte distratto anche dai giochi di duesplendide creature di sette anni, Veronica

e Sundari che avevano partecipato agli esercizi spiritu-ali dedicati ai più piccoli. Le bimbe, che per tutto il vi-aggio di andata erano state irrequiete, al contrario pertutto il viaggio del ritorno hanno giocato serenamentetra i sedili del pullman, condividendo un peluche, e tra i loro amici di gioco immaginari, come principi eprincipesse, servi e servitori, c’erano Gesù e don Bosco!

viaggio nel TR12 Testimoni del Risorto

Danilo FaviaCenacolo di Santo Spirito (Bari)

…fui rapito da Cristo che mi trasformò inun uomo nuovo

TRA LE PIEGHEDEI RICORDIMinicronaca di un viaggio

tra passato, presente e… futuro!

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Volontari per il mondo 13Volontariper il mondo

Il ritorno di un fratello missionarioRiceviamo questa lettera da p. Sebastijan, che ha dovuto lasciare il Ruanda per ragioni di salute

Carissimi,con questo mio messaggio vor-

rei ringraziare tutti voi per tantebelle cose che abbiamo potutorealizzare mentre stavo in Africacome missionario.Grazie alla vostra generosità e aivostri sacrifici, abbiamo potutoaiutare centinaia e centinaia diragazzi orfani, poveri e bisognosi,a frequentare le scuole elementa-ri e medie e almeno una trentinadi giovani ruandesi a finire i lorostudi universitari. Anche se ionon sono più in Ruanda, il pro-getto delle adozioni continua. Ci aiuterà il mio confratello ElieNyandwi, un salesiano di nazio-nalità burundese che lavora a Ki-gali, aiutato da collaboratori checonoscono bene come procederenella distribuzione degli aiuti. Questo lavoro così prezioso nonè facile, soprattutto quando siraccolgono le letterine e le pagel-le, perché la maggioranza dei ra-gazzi si trovano fuori Kigali, nelle

diverse scuole nel paese.Voi sapete che in Rwandal’anno scolastico è divisoin tre trimestri e all’iniziodi ogni trimestre si devo-no pagare le spese scola-stiche. Inoltre, gli alunni sono ob-bligati a portare un’unifor-me e devono averne alme-no due per potersi cam-biare ogni tanto. E poi,ognuno deve avere il ma-teriale scolastico di base e qual-che libro, e deve pagare anchel’assicurazione sanitaria. Dunque, non è facile per una fa-miglia povera e numerosa man-dare tutti i figli a scuola. Quindi ilvostro aiuto è molto prezioso permoltissime persone.So bene che anche da voi, in Ita-lia, la crisi economica continuaed è difficile anche per voi trovarela soluzione per tutti i vostri pro-blemi e per le vostre necessità.Però, vi prego, carissimi, di non

abbandonare i nostri fratelli po-veri e bisognosi. Fate quello chepotete!!! Non dobbiamo perderemai la fiducia in Dio e nella Prov-videnza.Siete sempre presenti nelle miepreghiere, voi e le vostre famiglie.Mi raccomando sinceramenteanch’io alle vostre preghiere, per-ché ne ho bisogno davvero.

Un abbraccio fraterno.

vostro P. Sebastijan Markovic, salesiano

Alla lettera di padre Sebastijan ha risposto per rutti noi Paolo Cicchitto, Presidente dell’associazione “Volontari per il mondo”

Caro padre Sebastjian,la notizia della tua partenza dal Ruanda, per problemi di salute, mi ha molto rattristato.

Anche se potrai continuare ad aiutare le tante persone che incontrerai lungo il tuo cammino, credo tisia costato molto accettare l’addio all’Africa, dopo tanti anni di missione, di dedizione totale ai poveri.Immagino quanto ti sia dispiaciuto, dopo tanti anni, il distacco dalla “tua gente” con cui hai condivisogioie e dolori, facendo tuoi i loro problemi.Ti ringraziamo di cuore, perché anche per noi del TR sei stato un riferimento sicuro. La collaborazionecon te, per aiutare i poveri del Ruanda, ha dato concretezza e pienezza al nostro essere cristiani. Ci davaserenità la consapevolezza che i nostri sforzi e quelli dei nostri benefattori andavano in mani sicure.La tua sapiente gestione ha saputo rendere fruttuoso ogni sforzo.La nostra collaborazione sicuramente continuerà e siamo sicuri che anche padre Elie Nyandwi sapràoperare con la stessa passione, con lo stesso amore.Ti preghiamo ora di riguardarti con la identica cura che hai dedicato ai poveri africani e di farci averesempre tue notizie.Da noi i più affettuosi auguri. Che il Signore ti dia grazie abbondanti.In Cristo,

Paolo

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Volontari per il mondo14 Volontariper il mondo

“DA PERSONA A PERSONA”Prima festa del Volontariato a Napoli

Musica cibo testimonianzein video e di persona:questo il menu che il ce-

nacolo di Napoli ha proposto nel-la sua annuale giornata del vo-lontariato, organizzata in for-ma di festa, come occasione di apertura e scambio col variegatomondo del volontariato di ispira-zione cristiana e umanitaria cheopera nella nostra città, per av-viare un confronto con quanti, aprescindere dal credo politico oreligioso, affrontano le problema-tiche del mondo attuale nel se-gno di una solidarietà operosa.Il lavoro organizzativo è statoportato avanti in sinergia con lafamiglia salesiana locale della ca-sa di Napoli Vomero, che da sem-pre ci ospita e che anche questavolta ci ha offerto una straordina-ria accoglienza.Numerosi i partecipanti, la seradel 16 novembre 2013, che sonostati ricevuti in maniera infor -male e amichevole in una gran-de sala allestita con cartelloni estand informativi, tra bancarelledi oggetti artigianali prodotti asostegno del volontariato missio-nario; c’era persino una piccolamostra dell’artigianato batik diSalam Taringuetin, artista delBurkina Faso.Si è stabilito così un primo con-tatto visivo col mondo che inten-devamo presentare, ravvicinatodalle immagini in video a scorri-mento continuo con le esperien-ze di “Volontari per il mondo” e lacolonna sonora di splendide mu-siche africane. Poi, musica dal vi-vo, col ritmo di potenti percussio-ni di un gruppo di giovani immi-

grati, alternati a musicisti dellatradizione popolare del nostroSud, tra cui il nostro Vincenzo Vi-tiello, del cenacolo di Torre An-nunziata.Il centro della serata, il confrontotra esperienze, ci ha presentatoun ricco ventaglio di scelte e vo-cazioni che vivificano la nostraquotidianità. Giuseppe Di Sario,giovane salesiano attualmenteresponsabile di un “oratorio difrontiera”, a Napoli - Rione Ami-cizia, ci ha raccontato come lasua è una vocazione che nascedall’esperienza missionaria inMadagascar, dalla quale è tornatocon l’intenzione di restare persempre con gli ultimi, a nome diGesù.Giuseppe D’Andrea, invece, haespresso come dalla sua “avven-tura” con i Volontari per il Mondo,tra i sorrisi dei bimbi del Came-run, è rientrato nel nostro paeseper diventare, poco dopo, padre

e marito felice – anche questauna “vocazione” impegnativache, nell’attuale cultura che sco-raggia piuttosto che sostenere igiovani, sta diventando alquantorara.Gloria Salerno e Salam ci hannopresentato l’associazione “Hemi-spheres”, la quale nasce da unprogetto di mediazione culturaleche permette agl’immigrati di in-serirsi ed esprimersi nel nuovocontesto con la ricchezza delle lo-ro diverse tradizioni.Daniela Fiore ci ha poi parla -to dell’accoglienza e dell’inseri-mento nel lavoro dei rifugiati po-litici, che costituisce l’obiettivoprincipale del centro studi di ini-ziative per la Lotta all’EsclusioneSociale per lo Sviluppo, L.E.S.S.,associazione che lei rappresenta.Infine Paolo Cicchitto, presidentedella nostra associazione “Volon-tari per il mondo”, ha illustrato lefinalità e i progetti del nostro vo-

Susy MocerinoCenacolo di Napoli

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Volontari per il mondo 15Volontariper il mondo

A una festa così bella non poteva mancareun momento conviviale che abbiamo vo-luto tenere “a tema”: un buffet di assaggi

della cucina dei popoli che si affacciano sul Me-diterraneo intitolato Un viaggio in un assaggio.Accanto alle specialità della nostra cucina regio-nale – focacce, tortini, pizze di scarola, ciam-belle, amaretti brindisini – c’erano le preliba-tezze del Medio Oriente: kibbeh e falafel accom-pagnati da spezie e salse: tabbouleh e sha-warma, gelatine di frutta e budini alla vanigliadel Madagascar; nazione ospite, il Canada, coitipici laminghton, dolcetti al cocco e cioccolato.Per preparare questo bel po’ di roba, abbiamoindetto un mini corso di “cucina etnica”, al qua-le hanno aderito persone del nostro cenacolo e della parrocchia salesiana, adulti e ragazzi,donne e uomini. Tra tutti costoro va assolutamente nominata lafamiglia Cucurachi al completo, Stefano in par-ticolare che è stato il nostro jolly tuttofare: auti-sta, ragazzo della spesa, assaggiatore, fotografo,montatore di video…Per tre giorni abbiamo sperimentato ricette eso-tiche e lavorato fianco a fianco, le mani instan-cabili ad arrotolare palline di falafel e sha-warma, a dar forma al burghul perché acco-gliesse al suo interno il trito di carne addolcitodi spezie per i kibbeh. Per tre giorni abbiamo riso

e chiacchierato in confidenza nella cucina caldadi vapori e di aromi mentre il pollo sfrigolava inpadella, tra il rosso dei pomidoro e dei peperonie il verde dei cetrioli, della menta e del basilico…col senso di un’unione profonda con altredonne, altre genti di altre terre in conflitto chepure, attorno al calore di un fornello da campo,cercano un equilibrio per le loro vite spezzate.Io spero che la nostra umilissima cena sia stata,per i ragazzi stranieri presenti alla festa primaancora che per tutti gli altri che ci hanno dato ilsegnale di aver gradito, un omaggio inatteso, untributo di amicizia per le terre povere ma bellis-sime che essi rappresentano.

lontariato TR nonché il suo stiled’intervento: senza rumore, “dapersona a persona”, come dice iltitolo che abbiamo voluto darealla nostra festa.Il dibattito in sala ha confermatoche c’è un intero mondo di pos-sibilità che si apre davanti a colo-ro che sono sensibili alla tematicadella solidarietà, nelle comunitàparrocchiali, con le adozioni a di-stanza, con l’aiuto ai bimbi piùindifesi. Insomma, per chi vuolfare del bene c’è tanto da fare!L’allegria e lo spirito di condivi-sione della serata è stato raffor -zato, in conclusione, da un gu -stosissimo buffet di cucina mul-tietnica, “un viaggio in un assag-

gio”, ancora con accompagna-mento musicale!, ma anche, puressendo un momento di dialogo“laico” tra diverse realtà che ope-rano sul nostro territorio, da unintenso momento di adorazionee ringraziamento in chiesa al Si-gnore vivo e presente nel segnodel Pane.Icona della nostra festa è stata laTerra, casa degli uomini d’ognilatitudine e lingua, razza o reli-gione: una bella manciata di ter-reno gettato nel bel mezzo dellasala. E un bigliettino, un piccoloricordo da portare a casa, col te-sto del poeta Gibran: “La terra viconcede generosamente i suoifrutti, e non saranno scarsi se so-

lo saprete riempirvi le mani. Escambiandovi i doni della terrascoprirete l’abbondanza e saretesaziati. Ma se lo scambio non avverrà in amore e in generosagiustizia, renderà gli uni avidi egli altri affamati”.Grazie a tutti coloro che sono in-tervenuti, ai membri del nostrocenacolo che si sono messi inopera con entusiasmo per realiz-zare questo evento, al parroco,don Alfonso, che ha tenuto lachiesa aperta per tutto il tempodella nostra festa, a don Peppino,nostra guida spirituale, e ai duegiovani salesiani don Raffaele edon Alessandro, sale e fermentodella nostra realtà.

Una cena multietnica per una festa solidale

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Lo spettacolo è stato preceduto da un breve filmato che ha illustrato il viaggio fatto da Paolo Cicchitto (Presidente del-l’Associazione e presente all’evento) e Claudio De Polo inAfrica, l’estate scorsa.Lo stesso Claudio De Polo, con la passione e l’efficacia di chiè stato testimone diretto, ha introdotto le immagini che do-cumentavano le situazioni dei bambini e degli abitanti tuttidel paese. Grande è stata la partecipazione emotiva soprat-tutto dei bambini presenti.Allo spettacolo, infatti, ha assistito un bel gruppo di spet-

tatori giovanissimi, che hanno vivacizzato l’attesa dell’inizio e gli intervalli con i lorotentativi di scoprire cosa stava succedendo “dietro le quinte”, al riparo del maestoso sipario rosso, e che hannopoi seguito con grande attenzione la vicenda vissuta dagli attori, sottolineando la partecipazione con risate eapplausi. Non solo: uno di loro ha scritto anche una recensione dello spettacolo che farà certamente piacereagli attori e che, a giudicare dagli applausi, può ben rappresentare quanto lo spettacolo sia stato gradito e ap-prezzato da tutto il pubblico. L’organizzatrice della serata, Maria Paciello, referente per il Volontariato del Ce-nacolo di Roma, ci ha fatto pervenire il testo della recensione, che pubblichiamo a ricordo della bella serata.

Lo spettacolo teatrale “L’amico di papà” il giorno 24/01/14, ha rallegrato la serata a molte persone compreso me.Gli attori della compagnia sono stati bravissimi ed il testo molto intrigante e comico.L’ironia e l’umorismo dei protagonisti ha suscitato tante risate cumulative quante quelle che hanno provocato alcunipersonaggi secondari ma esilaranti come il dottore per esempio. La capacità degli attori in generale poi, di saper in-terpretare un dialetto diverso com’è il napoletano, è a dir poco straordinaria. Riuscire a dialogare e portare avanti unaconversazione in napoletano, anche se ci sono delle prove alle spalle, è una dote che non tutti possono avere. Inoltrec’è anche il pregio della continuità: gli attori non hanno mai sbagliato e hanno portato avanti uno spettacolo abba-stanza lungo senza mai far annoiare il pubblico, anzi facendolo divertire e applaudire con piacere.Il testo, pur restando comico e con molti intrecci di storie manteneva una bella credibilità. Personalmente gli stra -falcioni a doppio senso che ripeteva la protagonista femminile sono stati il dettaglio più divertente. Mi complimentocon questa compagnia, e spero che metteranno in scena altri spettacoli. Riccardo Rossi (I media)

Volontari per il mondo16 Volontariper il mondo

Un progetto di solidarietà a Napoli:Banco di indumenti per bambini da zero a cinque anni

“Ci si lamenta ogni giorno che questo nostro tempo è privo di pace,amore e condivisione; che tutto va alla deriva e stiamo perdendo ognisperanza: Eppure, proprio in “questo tempo”, è nata un’iniziativa perridare calore alle parole pace, amore, condivisione e speranza.Parlo dell’associazione “A Ruota Libera” che si occupa, prevalente-mente di ragazzi diversamente abili, ma che include, tra tanti pro -getti, anche questo chiamato: “Briciole dal Cielo”. Questo progetto,propone di raccogliere indumenti per bambini da 0 a 5 anni per poterdonare dei corredini a famiglie bisognose.Attraverso la collaborazione di 8 volontarie, gli indumenti donati danegozi e famiglie vengono selezionati ed assemblati in corredi che,tramite una rete di altri volontari, vengono distribuiti a Napoli, nelleparrocchie delle zone della Sanità, Vergini, Scampia, Afragola, e alla“Casa di Tonia”(casa di accoglienza per ragazze madri).Il progetto nasce nel 2010 e fino ad oggi, con l’aiuto di tante personesensibili ed attive, sono stati donati oltre 5.000 corredi. Senza chiederedenaro, si è riusciti a sostenere molte famiglie in questo modo sem-plice, pratico e diretto. Basta spostare un cappottino da un armadioad un altro per portare un po’ di sollievo a chi ne ha bisogno!

Progetto“Briciole dal Cielo”

Il Cenacolo TR di Roma, con l’organizzazione di uno spettacolo teatrale, ha raccolto fondi da destinare all’Associa-zione Volontari per il mondo, per contribuire a realizzare nel villaggio Djouth (Provincia Est del Camerun) il progetto:

ACQUA DALLA TERRA ed ENERGIA DAL SOLE

Beatrice Maduro

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La dimensione del silenzio

A ttraverso la ‘mediazione’ didon Franco, cogliamo la pre-ziosa occasione di incontrare

suor Emanuela, appartenente aduna piccola comunità di suore diclausura carmelitane da poco trasfe-ritesi in un paesino della provincia diCremona. Con il volto luminoso e unsorriso affabile e accogliente, questasorella ci dà una straordinaria testi-monianza di cosa possa dire al mon-do la vita delle claustrali. Il nostrotempo risulta fecondo quando viene‘offerto’, quando ogni momento èscandito dalla Sua Grazia, arricchitodalla Sua presenza: noi con il nostroniente e Lui con il suo tutto. La vita“offerta” rappresenta un modo perrestituirgli ciò che Lui ci ha dato.Il Signore ci prepara ad incontrarLo.Alla fine della vita, quanto più sare-mo riusciti a farci illuminare da Dio,tanto più, quando Lo incontreremo,potremo dire di non sentirLo total-mente estraneo; sarà un meraviglio-so incontro con la Verità. Per incon-trarLo dobbiamo però lasciarci tra-sformare, abbondare le nostre tene-bre per accogliere la Sua luce.È importante far diventare ogni mo-mento quotidiano un momento diDio. Ogni passo è caratterizzato an-che dalla fatica e dal dolore, ma nel

“dialogo” con il Signore c’è un puntodi incontro: un po’ di strada la fa Lui,un po’ la dobbiamo fare noi. Il Si-gnore ci aiuta, ci sostiene, ma non citoglie il dolore: c’è in gioco la nostralibertà e la ‘sfida’ è riuscire a capiree a vivere questi momenti alla Lucedella fede. Ognuno di noi dovrebbepercepire Dio come ‘proprio’ padre,secondo un rapporto non indivi-dualistico, bensì personalistico. È ilpadre di tutti, ma anche di ciascunodi noi. Dovremmo sentire su di noila Sua predilezione e capire che lachiamata alla quale noi personal-mente non rispondiamo, rimarràper sempre priva di risposta.Il Signore non ci consente di perderela nostra “direzione”, per cui ci ri-prende, ‘ci tira per le orecchie’, ci dàogni tanto anche qualche benevolo‘sberlone’ attraverso la sofferenza.Lui è andato in Cielo con le sue feri-te, che sono diventare gloriose, matuttavia “ci sono”: Lui le ha volutemantenere. I dolori e le ferite spri-gionano luce, illuminano chi, aven-doli accettati, li porta su di sé: è que-sto il miracolo della fede. Gesù ci in-segna che chi vuole essere discepo-lo, deve prendere la propria croce eseguirLo; ma ci incoraggia promet-tendo che accanto a Lui, lieve sarà ilpeso e leggero il giogo.Dio ci vorrebbe felici come al tempodell’Eden; ha sofferto per il nostro

allontanamento al punto da accet-tare di vedere morire Suo Figlio evuole ora correggerci come un pa-dre. Più ci affidiamo a Lui comebambini e più “il peso” sarà leggeroperché la Grazia non trova ostacoli.“Offrirsi” vuol dire riconsegnaretutto ciò che riceviamo da Lui. Se-condo l’insegnamento della para-bola, dobbiamo scegliere se seppel-lire i nostri talenti oppure riconse-gnarli, in parte o totalmente, molti-plicati. In comunione profonda conDio, in colloquio costante con Lui,viene allora spontaneo offrire tutto.Offrendosi nel Figlio, continuamen-te si viene offerti al Padre; e poi tuttotorna agli altri perché nell’Amorenulla viene sprecato, ma ogni cosaviene riconsegnata. Il tutto, nella piùpiena libertà individuale.Secondo il mistero del Corpo Misti-co, queste sorelle non sono “del mon-do”, ma vivono nel mondo perchécondividono le storie e l’uma nitàdelle persone, amando e vivendo peril Signore. Sono state “scelte”, vivonoun incontro profondo, un amore to-talizzante. Umanamente le rinuncepesano, ma il loro “sì” alla chiama-ta le rende pienamente felici. Gesùqualche volta le ha fatte soffrire, madeluse, mai. Collaborano al disegnodella Salvezza, pienamente madriper l’amore e la cura incessantemen-te rivolti a tanti figli spirituali.

Le dimensioni del silenzio 17Testimoni del Risorto

Sabrina SubacchiCenacolo di Milano 1

La dimensione del silenzioÈ importante far diventare ogni momento quotidiano un momento di Dio

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REGIA DI UN “INCONTRO”Gli stati d’animo dei protagonisti divenivano, via via, le nostre emozioni

Dal 7 al 9 febbraio si sono te-nuti a Benevento gli EserciziSpirituali Ignaziani. Quattro

passi del Vangelo su cui meditare:la samaritana (Gv 4,4-42), il giova-ne ricco (Mc 10,17-31), Nicodemo(Gv 3,1-21), l’adultera (Gv 8,1-11).Don Luis, con le sue riflessioni, ciha condotto pian piano a “gustare”,intimamente nel nostro cuore, laParola.Ricostruiva i principali elementidell’evento, ci forniva informazio-ne e particolari: venivamo proiet-tati nella scena, eravamo nel con-testo del brano, potevamo osserva-re i personaggi, le loro posture, i lo-ro gesti, gli sguardi, ascoltavamo leloro parole. Don Luis non solo ci haportato con l’immaginazione nellospazio scenico, ma è riuscito a farci“contemplare” lo stesso, con la no-stra anima. Infatti anche gli statid’animo dei protagonisti, diveniva-no via via, le nostre emozioni.

Con il brano della samaritana ab-biamo provato la sua “sete di sen-so”, il “caldo del mezzogiorno”, ab-biamo visto Gesù affaticato chie-derle da bere. Ci siamo trasformatiin lei, Gesù ha voluto incontrareanche noi, avendo sete della nostrafede. Noi Gli abbiamo risposto inmaniera scostante, acida, provoca-toria. Ma Gesù con eleganza, è an-dato all’essenziale.La Samaritana è troppo delusa, in-durita, non vuole farsi coinvolgere,ha paura di entrare in se stessa.Dall’esterno, assistiamo alla tra-sformazione del volto della donnache diviene sempre più disponibi-le... Comincia a scoprirsi, ad aprir-si, a fidarsi dello straniero: intuisceche non la sta giudicando. Comelei, anche noi ora siamo pronti aentrare in noi stessi, a guardare lenostre ombre, a non sfuggirle, adaffrontarle.

Gesù la conduce a capire che devecercare la Verità in sé stessa, nel suocuore trasformato in un Tempio.

Nel passo evangelico del giovanericco c’è un “tale”... Uno qualunquedi noi, pieno di volontà, entusia-sta,che corre verso Gesù. Vuole sa-pere cosa fare di più per avere la vi-ta eterna. Il giovane è un giusto, hascelto la strada delle norme, l’ os-servanza dei comandamenti.Gesù non lo scoraggia, ma pone l’accento sui comandamenti che so-no rivolti al prossimo. Poi colma ladistanza con il giovane. Gli si fa vi-

cino e “fissandolo lo amò”. Quantocalore in quello sguardo che nongiudica;ci invade una tenerezza in-finita, siamo amati così tanto, daun Amore a prescindere... Ma Luichiede a noi, come fa con il giova-ne, di allargare il nostro cuore, dicondividere quello che abbiamo equello che siamo. Usa i verbi: va,vendi, vieni, seguimi.Il giovane ricco,allora si rattrista;anche le nostre fronti si corrugano,anche noi non abbiamo il coraggiodi essere ciò che Dio ha sognatoper noi. La tristezza è dovuta alladifficoltà di liberare i nostri spaziper fare spazio a quelli di Dio, farespazio alla logica del dono. Il giovane si allontana, scomparedalla scena, ma il nostro cuore sen-te lo sgomento dei discepoli cheassistevano, il loro raggelarsi è ilnostro.Anche noi come loro ci sentiamocoinvolti, chiamati a riflettere. Ge-sù li chiama “figlioli”, sa che nono-stante i loro limiti, Egli può con-durli a trasformare il loro cuore daarido a generoso. Non è una que-stione di ricchezze, ma di atteggia-mento: Gesù ci sta chiedendo dicondividere ciò che siamo, di con-cretizzare l’amore. Non solo rispet-tare le regole e sentirsi giusti, maattraverso esse far fluire questoamore verso il prossimo, fare delbene per farci del bene e vivere cosìin pienezza.

Nel brano successivo, Nicodemo, lascena si fa buia: è notte. Nicodemoè un fariseo, osserva con zelo le regole, si sente migliore degli altri,ma vive un travaglio interiore, per-ché vuole capire meglio Gesù. Va da Lui di notte, per vergogna,non vuole farsi vedere in sua com-pagnia.Nicodemo è un’icona della nostraumanità. Egli è un uomo smarrito:

EESS Responsabili18 Testimoni del Risorto

Luciana CiannameaCenacolo di Bari

TR 30o

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ragiona delle cose di Dio ma conmetri terreni.Anche noi ci avventuriamo comelui, nella notte, nel buio che è nelnostro cuore, per incontrare Gesùe scoprire insieme a Lui l’itinerarioper un vero discepolo: “Rinascere erinnovare il nostro battesimo”. Ni-codemo ha difficoltà a lasciarsi an-dare, va via. Ma la Parola lavoreràdentro di lui.Noi viandanti riconosciamo cheGesù cammina con noi? Che desi-dera solo la nostra Salvezza? La-sciamo che la Parola lavori dentrodi noi?

Nel brano della donna adultera, in-vece, la scena si svolge di buonmattino, vediamo Gesù arrivare alTempio.Sentiamo il chiacchiericcio dellagente che è fuori. Ascoltiamo le pa-role perfide degli scribi e dei fariseiche tirano un tranello a Gesù. Entra

in scena una donna, peccatrice,adultera prostituta.Di questa donna non sappiamonulla, niente del suo vissuto inte-riore, niente di lei come persona:ella è un personaggio senza storia,ci appare come figura svilita, osce-na, ormai pubblicamente compro-messa, il suo viso mostra la consa-pevolezza della sua rovina.Mentre lo interrogano circa il dafarsi, Gesù è chino, tace, il suo cor-po prende distanza dalla folla che

grida la colpa, è raccolto in sé, restachinato e scrive a terra. Alle insi-stenze, vediamo Gesù drizzarsi, al-zare lo sguardo, e rimandare cia-scuno di noi a guardarsi dentro.Ridona “dignità” alla donna. Non laidentifica col peccato, e le concedecosì la possibilità di redimersi e sal-varsi.Un fiume di Misericordia ci invade,essa non diluisce la norma, non al-leggerisce il peccato, ma aiuta a su-perarlo. Ecco apparire davanti anoi le tante vie d’uscita...Gesù si china nuovamente per ter-ra, ma ora gli accusatori, come tuttinoi, facciamo come Lui, rientriamoin noi stessi. Ora non c’è più la fol-la, nella scena resta solo la “co-scienza” dei singoli.Gesù salva l’adultera, le offre ciòche lei nega a sé stessa le offre cioèla possibilità di “essere migliore”.Il peccato non è trasgredire ad unanorma, ma sconfessare un “sogno”.

EESS Responsabili 19Testimoni del Risorto

Benevento, Esercizi Spirituali ignaziani di ungruppo TR: il nostro Tabor.

E per me anche una insistente considerazione: e do-po… si torna a valle.La valle del nostro quotidiano e dell’attuale situa-zione politica, economica, sociale.Ritroveremo tutto uguale, gli stessi problemi, e po-che, o zero, speranze.Gli Esercizi restano così solo un tempo privilegiato,riservato, e non uno spazio di ricarica per megliooperare a valle nel nome del Signore. D’altra partein che modo, nella crisi di questo nostro tempo, lafede “ricaricata” può incidere e agire? E noi, ope-ratori del/nel quotidiano, quale contributo possia-mo dare?Nella ricerca di qualche risposta nella mia mentegradatamente si sono fatte spazio riflessioni, sugge-rimenti spero dello Spirito, quasi banali, che hannoperò aperto varchi in quel pessimismo, che in qual-che modo oggi afferra un po’ tutti. Ho tentato così distilare una mappa: essere attenti a rivedere i com-portamenti personali con oculata oggettività delleesigenze. Valutare serenamente ciò che abbiamo eciò che ci viene continuamente donato: “…fammi

gustare il mio pezzo di pane…” (Pro 30,7-9). Nella vita non si può avere sempre tutto, quindi cercarel’essenziale con reale fiducia filiale in Dio, semprePadre, che non ci abbandona. Forte deve essere in noi il potere della gratitudine verso di Lui che fasentire un dovere la condivisione. Nell’attenzione ai bisogni e alle necessità dei fratelli,e sono tanti, si accresce la carità e si sperimentasempre più che c’è più gioia nel dare che nel posse-dere. E l’autenticità cristiana nella carità viene raf-forzata dalla partecipazione all’Eucaristia, unica evera scuola d’amore.

Tutto sommato in queste riflessioni ben poco, oniente, c’è di nuovo: tutto già sentito e anche detto...La novità? Mettere in atto la “mappa”, passare aifatti, con il Tabor nel cuore.

Cesira AmbrosioCenacolo della Penisola Sorrentina

Vivere il Tabor?L’aiuto della fede in questo tempo difficile

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Animazioneuno stile di vita

Queste sono alcune delle frasi,che mi hanno maggiormente

colpito, riportate nel documentosul quale noi animatori del set-tore giovani abbiamo meditato econdiviso durante il week-end diformazione che si è tenuto neigiorni 1-2 febbraio a Villa Tibe-riade di Torre Annunziata. I duegiorni di formazione sono vera-mente importanti e indispensabi-li per noi ragazzi che svolgiamoquesto servizio nel TR, perché cipermettono di fermaci e fare unpo’ il punto della situazione: capi-re “dove siamo” e “dove vogliamoarrivare” insieme come gruppo einsieme con i nostri ragazzi. ES-SERE animatori non è facile, eparlo di “essere” perché l’anima-zione non è un lavoro da svolgere,

ma il modo di affrontare la vita.Non si può fare l’animatore sol-tanto in quei pochi momenti incui si sta con i ragazzi, ma lo si de-v’essere nel quotidiano: è LA TE-STIMONIANZA di quello in cuinoi crediamo. Non è semplice, maciò la rende una gran bella scom-messa. Per gli incontri che faccia-mo con i ragazzi bisogna reinven-tarsi continuamente per non ren-derli momenti statici in cui ci si ri-pete e dai quali si ottengono ovviee scontate risposte. Non dobbiamo cercare di far fuo-riuscire ciò che noi vogliamo sen-tire, ma ciò che loro vogliono re-galarci, ovvero le loro esperienze,le loro idee e quello che provanoin merito all’argomento di cui sidiscute durante un incontro, in

modo da creare un confronto-in-contro tra i ragazzi e tra noi e i ragazzi, dando spazio a tutti e adognuno.Il nostro obiettivo è anche portareciò che abbiamo vissuto nel quo-tidiano, quindi ponendoci in rela-zione con i nostri familiari, i no-stri amici e chi ci circonda ognigiorno, in modo che ciò che ab-biamo condiviso non rimanga so-lo un insieme di belle parole.Su come fare tutto questo si di-scute e ci si confronta durante iweek-end di formazione grazie ai testi che ci vengono forniti, allapreziosa guida di Don Luis e allenostre personali esperienze, dallequali possiamo trarre i miglioriinsegnamenti. Infatti, è propriostando insieme ai ragazzi, cono-scendoli, che possiamo capire co-me trarre il massimo dagli incon-tri che facciamo insieme a loro.I due giorni trascorsi a villa Tibe-riade, come anche gli altri week-end di formazione che hannopreceduto quest’ultimo, sono sta-ti davvero intensi non solo dalpunto di vista formativo, ma an-che da punto di vista della comu-nione. Infatti, stare insieme e so-prattutto condividere ci fa capiresempre di più che la fede incarna-ta non ha senso se la si vive solo alivello personale ma trova il suocompimento nell’altro e per alcu-ni di noi ciò si concretizza nel-l’animazione come stile di vita.

Giovani20 Testimoni del Risorto

“…L’animazione è passione per la vita: lottasenza ripensamenti contro la morte, apertura alla memoria e al futuro. L’animazione è passioneeducativa: va sentita come una scommessa,significa che si dà fiducia all’umanità presente in ogni uomo e in ogni giovane; si dà fiduciaall’azione dello Spirito di Dio […] in altre parole è lasciare lo spazio necessario a Dio, che interviene e che illumina sul cammino da percorrere, e all’uomo perché si riconosca nelle scelte che è chiamato a compiere”.

(Da: A. Martinelli, La spiritualità dell’animatore, LDC, Torino, 1988)

Animazioneuno stile di vita

Elvira ScognamiglioCenacolo TR Napoli

La fede incarnata non ha senso se la si vive solo a livello personale ma trova il suo compimento nell’altro

TR 30o

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Il nostro gruppo dei Giovani non è nato insie-me al movimento, quasi trent’anni fa, ma di-verso tempo dopo, in seguito alla sempre più

impellente necessità di ritagliarci e creare per noiuno spazio aperto alla riflessione, al gioco, allacondivisione. Oggi quel piccolo, singolo gruppo, dipochi bambini, si è trasformato in centro propul-sivo della vita di noi giovani, un luogo dove impa-rare a conoscere noi stessi e gli altri alla luce di Cri-sto Risorto. È la nostra vocazione che noi ri-cerchiamo, negli incontri e nei periodi di for-mazione come animatori, la vocazione detta-ta dall’Alto, la chiamata a vivere una vita inpienezza. È normale, e anche fisiologico, il fat-to che spesso possiamo essere assaliti dai dub-bi e dalle incertezze, e magari ci chiediamo sesia proprio questa la strada che dobbiamo per-correre, e guai, penso, se non fosse così. La Fedeva anche provata dal dubbio. Solo che bisognalavorare, pregare, sporcarsi le mani, per capirese effettivamente quel dubbio sia fondato o me-no. È qui che entra in gioco tutta la nostra forma-zione, il nostro essere gruppo e TR, testimoni delRisorto, che ci sprona instancabilmente alla con-tinua scoperta di se stessi, in un miglioramento

continuo. La consapevolezza che poi raggiungere-mo potremo metterla a servizio degli altri, facendodi questi altri la nostra missione sulla terra. Perme, come per tanti altri miei compagni di viaggioe amici tierrini, la strada è ancora lunga da percor-rere e non senza imprevisti. Ma se pensiamo chec’è Cristo che segue ogni nostro passo, potrà an-che essere divertente, no?

Giovani 21Testimoni del Risorto

NOI SIAMOANCORA QUI!

Francesca CocomeroAnimatrice Settore Giovani

NOI SIAMOANCORA QUI!

TR 30o

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a Santo SpiritoSu invito di Papa Francesco, digiuno e preghiera per invocare la pace

con l’aiuto di Maria Immacolata

In concomitanza dell’inizio dell’anno pastorale,si e svolta a Santo Spirito l’annuale festa dedicataal nome solenne di Maria Immacolata. È un mo-

mento spirituale molto forte per la comunità, chedomenica 8 settembre ha raggiunto il suo apice gio-ioso, dopo un triduo di preghiera e digiuno, che si èprotratto anche per tutta la notte del sabato sino allacelebrazione solenne della messa domenicale inonore di Maria. È un evento, questo, che vede impe-gnati tutti i gruppi parrocchiali che si avvicendanodi ora in ora animati dal personale carisma, que-st’anno ispirato dall’invito di Papa Francesco a pre-gare per la Pace e scongiurare la guerra in Siria. Si èpregato senza sosta. Il nostro cenacolo locale non èmancato a questo appuntamento, coinvolgendo lacomunità in una sentita e partecipata Via Lucis. Do-menica mattina, nella suggestiva cornice del portodi Santo Spirito, motivati e sospinti dall’amore di

Maria e dal profondo desiderio di pace, abbiamo in-vocato l’Immacolata, regina della pace, affinché nonsi abbia mai paura di proporre ai nostri figli, amici,colleghi di lavoro, vicini di casa, fratelli tutti, medita-zioni, preghiere e pensieri di esortazione alla PACE.Abbiamo pregato con quella stessa speranza di paceofferta da Gesù risorto, che ha cambiato il mondosenza gesti violenti e vendicativi, ma semplicementecon il dono di Se. La preghiera è stata sottolineatadal lento ondeggiare delle barche, accompagnatadai caldi raggi di un sole ancora estivo, accarezzatada una dolce brezza materna dal sapore di mare eincorniciata dall’armonioso volo dei gabbiani.La preghiera si è conclusa in serata con la benedizio-ne solenne ai pescatori e alle barche, che ha anti -cipato il goliardico “tuffo in mare dei pescatori” e i suggestivi fuochi pirotecnici resi grandiosi dai ri-flessi sulle acque del suggestivo porticciolo.

Via Lucis22 Testimoni del Risorto

Dal Cenacolo di LecceCari tutti,

vi invio la locandinadella Conferenza Sale-siana dal titolo “Fami-glia e lavoro: perché sipuò sperare nel tem-po della crisi”, che si è tenuta 13 febbraio2014 alle ore 19.00presso il Salone par-rocchiale dei Sale-siani di Lecce.Si tratta di una ini-ziativa, promossadall’Unione localedegli Exallievi edExallieve di Don Bosco ed alla cui orga-nizzazione hanno contribuito gli altri gruppi dellaFamiglia Salesiana, tra cui il nostro Cenacolo TR.Quale rappresentante del TR mi hanno chiesto disvolgere il ruolo di moderatrice dell’incontro, richie-sta che ci è sembrata davvero un bel riconoscimentoper la spiritualità che anima il nostro Movimento, dasempre orientato a sostenere la Speranza.Un abbraccio a tutti in Cristo Risorto.

Tiziana Petrachi

Danilo FaviaCenacolo di Santo Spirito (Bari)

VIA LUCIS DI MARE…VIA LUCIS DI MARE…TR 30o

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…e VIA LUCIS DI TERRAtra le umili contrade di Monopoli e Castellana (BA)

La voglia profonda di Pace ci ha chiamati a pregare la Via Luciscon i contadini tra le masserie della provincia sud di Bari

Sull’onda dell’invito di Papa Francesco a pregareper la Pace, e fortemente desiderata dai fratellidel luogo, domenica 15 settembre abbiamo

pregato la Via Lucis, tra gli ulivi e le semplici bianchemasserie della provincia sud del barese. Ospiti di Fi-lomena e della sua splendida famiglia, abbiamo vis-suto un’intensa giornata di preghiera e agape frater-na. La gioia della luce di Cristo Risorto è stata accoltae pregata con grande spiritualità nei pressi dell’edi-cola dedicata alla Madonna della Madia che da unventennio è protettrice della diocesi locale di Mono-poli. Ogni anno, in occasione del ferragosto, un pub-blico sempre più numeroso venera questa immagi-ne, dove sentimento cristiano e tradizione popolaresi fondono perfettamente.L’evento miracoloso accadde nella notte tra il 15 e il16 dicembre 1117. La Madonna, in quella notte, an-dò in sogno al sacrestano della cattedrale di nomeMercurio dicendogli che le travi per la costruzionedel tetto della Basilica, tanto agognate dal prelato lo-cale, il Vescovo Romualdo, erano al porto. Mercuriosi recò allora dal vescovo per riferirgli ciò aveva so-gnato ma venne tacciato di ubriachezza: tornato acasa ebbe di nuovo la visione di Maria, che, sdegna-ta, gli ripeteva le stesse parole. Ma di nuovo il vesco-vo lo accusò di aver esagerato con il vino la sera pri-ma. La terza volta, dopo aver di nuovo sognato laBeata Vergine, Mercurio si recò personalmente alporto per verificare la veridicità di ciò che aveva so-gnato: tornato dal Vescovo riferì di nuovo il tutto, equesta volta Romualdo, dopo essersi accertatoanch’egli del miracoloso approdo, vestito di abitipontificali si recò al porto insieme al popolo, sveglia-

to dal suono delle campane che si muovevano permano degli angeli, e lì, sempre secondo la tradizio-ne, l’Icona di Maria, aleggiante sulla zattera di tren-tuno travi, non si lasciò prendere ai primi due tenta-tivi, come “rimprovero” per l’incredulità del Vescovo.Solo dopo che per la terza volta la zattera andò versoil largo per poi riavvicinarsi, l’Icona fu presa e porta-ta in processione fino in chiesa, mentre le campanesuonavano senza che mano umana le toccasse. Ilporto che accolse nel 1117 la zattera con il quadro èadesso parte integrante del centro storico cittadino;insabbiato dai Normanni, all’epoca della loro domi-nazione, dista ora circa 100 metri dalla più vicinabanchina del porto commerciale cittadino. Dopo al-cuni secoli d’intensa devozione, il culto alla VergineMadonna della madia, grazie alla devozione di Cesa-re Indiveri, attraversa le colline e si ferma nel paeserurale di Alberobello, dove ancora oggi la si veneracon il titolo di Madonna di Cesare. La sua immagineè tratta da un dipinto di Antonio Semeraro del 1889.La Madonna della Madia, con la sua storia, è statal’ispiratrice di questo nostro intenso momento dipreghiera a favore della pace in Siria e nel mondo.Emozionati e gioiosi i nostri nuovi fratelli del luogoci hanno chiesto di tornare da loro per pregare e me-ditare ancora insieme la Via Lucis.

Via Lucis 23Testimoni del Risorto

…e VIA LUCIS DI TERRATR 30o

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Eravamo tutti radiosi, sono passate quattro ore di gio-ia e di allegria, con canti africani, musiche nostre epercussioni africane, balli e cibo in abbondanza. Pe-rò, con grande emozione, devo dire che in silenzio,personalmente, ho riletto quel passo degli Atti degliApostoli, al capitolo 2, che parla dei segni della pie-nezza dello Spirito…Era la prima esperienza di COMUNIONE: don Vin-cenzo (parroco di S. Erasmo e guida del nostro cena-colo), don Nino e don Fabio (giovanissimi sacerdotidi Gragnano), i ragazzi africani, noi del cenacolo ab-biamo pregato insieme con il corano e con il vangelo,tutti, l’unico grande Dio. Dell’Amore e della Pace.Un’esperienza ecumenica unica!

Una vera esperienza di comunioneAlla nostra mensa si è seduto prima Lui, il Signore,

e successivamente gli amici africani

Il cenacolo di Gragnano, con sede nella parrocchiadi S. Erasmo, è partito con un target tutto speciale:benessere. Si, senza dircelo, sentivamo il bisogno

di vivere il cenacolo come spazio di gioia, luogo doveritrovarsi per respirare leggerezza, allegria, tenerezza,desiderio di stare insieme, portando ciascuno tutto ilBene che abbiamo ricevuto. Abbiamo cominciatocon la preghiera a vivere questo stato d’animo. Infattila prima lectio dell’anno è stato un momento moltoforte: abbiamo invitato il nostro vescovo, sua eccel-lenza Francesco Alfano e tutti i cenacoli della nostrazona (Sorrento, Castellammare, Gragnano, Torre An-nunziata, Agerola). Che meraviglia ritrovarsi insiemea pregare e lodare il Signore dopo averLo ascoltato.Il brano celebrato era Gv 20, 24-29 (Via Lucis, 8a sta-zione). Abbiamo sperimentato insieme la presenzadel Signore nella nostra vita, il nostro perderci in Colui che ci ama, il nostro abbandono fiducioso. Eravamo in tanti, pensavamo di riunirci in una salettama siamo dovuti restare in chiesa per il numero. Il vescovo ci ha trovati una comunità di risorti per-ché abbiamo, durante la condivisione, irradiatoquanto ci vogliamo bene e quanto, pur venendo dacenacoli diversi, percorriamo lo stesso itinerario difede e amicizia. Quella serata del 15 ottobre sfociò al-legramente in un momento conviviale al quale par-tecipò pure don Franco (il nostro vescovo vuole esse-re chiama-to così), che successivamente concluse be-nedicendoci e invocando il Signore di “restare con noie farci te stimoni della Sua Pasqua”.Con l’approssimarsi delle feste natalizie desiderava-mo vivere un momento di forte aggregazione tra dinoi, ma non a porte chiuse. Infatti, avendo avuto l’op-portunità di conoscere 25 giovani rifugiati politici,sbarcati a Lampedusa e ospitati in una casa di Gra-gnano, siamo stati tuttid’accordo a vivere unagiornata insieme tra dinoi e con questi giova-ni africani, di religioneislamica.Alle ore 12 la S. Messaper noi del cenacolo èstata celebrata da donSabino: così alla nostramensa si è seduto pri-ma Lui, il nostro Signo-re, e successivamentegli amici africani.Che meraviglia!!!

Vita dei Cenacoli24 Testimoni del Risorto

…sentivamo il bisogno di vivere il cenacolo come spazio di gioia, luogo dove ritrovarsi per respirare leggerezza, allegria, tenerezza, desiderio di stare insieme, portando ciascuno tutto il Bene che abbiamo ricevuto…

TR 30o

Maria Rosaria VeneriCenacolo di Gragnano

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Il fascino della Lectio

Èsempre fonte di benessere umano e spiritualela partecipazione al Cenacolo dei Testimoni delRisorto di Potenza, la cui conduzione e anima-zione è affidata a giovani validissimi, che met-

tono a disposizione il loro talento negli aspetti più ri-spondenti alle personali attitudini. Si respira un’atmo-sfera serena e gioiosa per cui rallegra l’idea di rivedersi,di raccontarsi e di sentire il calore dell’amicizia. Inol-tre, spinge alla partecipazione il bisogno di vivere lalectio, condotta dalla nostra guida spirituale, don Italo,il quale, con sapiente tenerezza e semplicità, ci guidanell’irta salita della nostra personale santificazione.

La partecipazione alla Lectio è entusiasmante, soprat-tutto per me, sempre molto assetata di conoscenza ecomprensione di verità teologiche. Nell’incontro dinovembre l’atmosfera in grado di veicolare concetti eriflessioni sul brano del Vangelo proposto (Gv. 21, 4-6)era stata preparata con particolare cura dalla nostrasensibilissima Sissi, animatrice del Cenacolo.Appena varco la soglia della sala, infatti, mi balza l’im-magine del Cristo di S. Giovanni della Crocedi SalvadorDalì: un’immagine dal grande spessore artistico per-ché rende drammaticamente plastica e viva la soffe-renza atroce di Gesù sulla croce. Ne resto abbagliata ebrividi di emozione mi attraversano il corpo, colpisco-no il cuore e sento quel... dolore.Dopo l’intronizzazione, durante la quale i bambini chela eseguono sembrano avviluppati dall’atmosfera dicompunzione, e dopo la lettura del brano evangelico,la mia mente, il mio cuore, la mia anima, sono tut-t’orecchi verso don Italo. Gradualmente gli orizzontiteologici-culturali si allargano e scopro, con indescri-vibile sorpresa, mondi spirituali nuovi che mi procu-rano gioia e mi elevano.Mi sento leggera... felice. A fine lectio divinami sentopervasa dalla volontà, profonda e determinata, di es-sere, da subito, diversa: niente più paura né della mor-te né del trapasso: Gesù è con noi, sempre e soprattut-to in quei momenti. È certo che le nostre anime si ri-congiungeranno ai nostri corpi. È necessario, perciò,averne cura e considerarli:– abitazione terrena di uno spirito immortale creato

da Dio;– tempio dello Spirito Santo;– pisside (con i Sacramenti).Ogni corpo morto è stato pur sempre un contenitoredi un’anima speciale, particolare, singolare che rien-trerà in esso assumendo le sembianze di un angelo.Durante la meditatio rinnego il pensiero di Gandhi cheavevo fatto mio, ritenendolo veritiero: “l’uomo vivenon dove si trova il suo corpo ma dove abita la sua ani-

ma.” e decido di assumere l’atteggiamento di amore edi rispetto verso il cimitero, luogo sacro perché ognigranello di cenere è il granello di un’anima originale eunica; luogo sacro perché attraverso la cura delle tom-be continua l’afflato affettivo verso le persone care.Mi convinco che la morte è il tempo della mietitura,durante la quale si raccoglie ciò che si è seminato invita, e il vivere acquista sempre più senso.Prima delle risonanze, il canto “Servo per amore” sug-gella le verità emerse, commuove e conferma la deter-minazione a cambiare stile di vita: a gettare le reti dovee come il Signore vuole, perché Egli è sempre accantoa noi con amorevolezza. Dopo la preghiera finale cisentiamo tutti più uniti, più felici, più leggeri: è comese le braccia del Signore ci avessero contenuti tutti inun abbraccio di benevolenza e tenerezza.Che bello conoscersi nel profondo! Che bello speraredi essere migliori! Che bello sperare di evangelizzareseminando anche solo con l’esempio.Lode e gloria al Signore, che ci ha permesso di incon-trare persone con cui condividere un cammino!

Vita dei Cenacoli 25Testimoni del Risorto

Giovanna MassariCenacolo di Potenza

TR 30o

La scoperta di mondi spirituali nuovi che procurano gioia ed elevano

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Ricordo di Giorgio TerraccianoIl Signore ha chiamato a sé il nostro fratello Giorgio.È stato uno della prima generazione, insieme con sua moglieSandra, a far parte della nostra famiglia spirituale. E finché ha potuto ha frequentato i nostri incontri.Lo ricordiamo ancora partecipare agli Esercizi Spirituali diNocera Umbra già segnato dalla prova.In quest’ultimo tratto della sua vicenda terrena la sua pato-logia è avanzata con grande rapidità. La morte lo ha colto apochi passi dalla festività dell’Epifania. Il Risorto, nella suabontà misericordiosa, doni alla sua Anima l’epifania o sve -lazione del Suo volto di luce e di pace.Noi continueremo a ricordarlo con il suo entusiasmo dei pri-mi tempi e nel suo zelo nell’esortare i suoi amici lontani a ritornare al Signore della vita e della pace.Ed ora riportiamo una parte dell’intervento che Sandra ha tenuto in chiesa dopo la messa esequiale.È un colloquio con Giorgio. don Sabino

Notizie di famiglia26 Testimoni del Risorto

Giorgio, …grazie perché in 63 anni di matrimonio (…) hai saputo farmi sentire importante e indispensabile alla tua vita. …Abbiamo condiviso gioie e dolori, momenti di malattia e di salute, ma,sempre uniti, perché protetti da Dio, abbiamo superato tutto. Grazie, anche perché per molti sei stato un amico amabile su cui contare sempre, accogliente, disponibile, pronto al sorriso e allabattuta, al servizio e all’aiuto di chiunque ti fosse accanto. …Per i doni ricevuti voglio ringraziare il Signore che ci ha fatto incontrare.Il mio grazie sincero e commosso va anche a Voi, amici carissimi del TR, per il vostro affetto che miriscalda l’anima e per il caldo abbraccio della vostra amicizia.Mi avete chiamata da tutti i Cenacoli e mi avete donato la vostra partecipazione nel ricordo di Giorgio, che non c’è più; ma insieme a voi, con i quali da trenta anni faccio questo cammino di fedee di amicizia, sento la consapevolezza che, per i nostri cari che ci hanno preceduto, la vita non è finita, ma è trasformata alla presenza del Risorto!In comunione di preghiera il mio grazie con l’affetto sempre più profondo e fraterno.

Sandra

� Tornati alla casa del Padre:Mimì, marito di Bice Antuofermo, Cenacolo di Santo Spirito, 22-11-2013Giorgio, marito di Sandra Terracciano, papà di Stefania e nonno di Giorgia, Cenacolo di Roma, 3-1-2014Renata, mamma di Virginia, nonna di Mirella e Gaetano Amato e bisnonna di Francesca, Antonio e Giovanni Cocomero, e di Riccardo, Leonardo e Virginia Amato, Cenacolo di Salerno, 11-1-2014Armando, padre di Carla, Maria Pia e Paola Lucentini, Cenacolo di Roma, 22-1-2014Enzo De Lucia, giovane papà di Sara Sofia del nostro Gruppo Giovani, impegnata nell’animazione dei più piccolidello stesso Settore, 11-2-2014Augusto, cognato di Maria Lamanna, responsabile del Cenacolo di Torre Annunziata, 1-3-2014Giuseppina, mamma di Nicola Cirillo, responsabile delle adozioni del Cenacolo di Torre Annunziata, marzo 2014Ciro, fratello di Concetta Galasso, Cenacolo di Castellammare 1, 30 marzo 2014

� Nati:Martina, nipote di Angela e Ruggiero Quarto, Cenacolo di Barletta, 26-12-2013Maristella, nipote di Vittoria e Sebastiano Cavaliere, cenacolo di Potenza, 26-2-2014Tommaso, figlio di Alekos Malatesta, nipote di Maria Malatesta, Cenacolo di Salerno, 17-3-2014

TR 30o

Page 27: N. 1 · che il TR è anche nelle nostre mani. ... che ha il coraggio di sognare e non si ... coloro che ci hanno preceduto nell’impegno e

La vita del Cenacolo di Ostuni-Cisternino sembrava doversubire una battuta d’arresto, a causa del trasferimentodella Guida spirituale e direttore dell’Oratorio salesianodi Cisternino, Don Gaetano Nalesso, a Bova Marina. Pote-vamo temere anche per l’affettuosa ospitalità che ci erastata sin’allora offerta nell’ambito della stessa Casa sale-siana. Invece le vie del Signore sono infinite e, non solo ilnuovo Consiglio di reggenza dell’Oratorio ci ha rinnovatocordiale ospitalità, ma abbiamo anche avuto una nuovaGuida spirituale nella persona di Don Giampaolo Nica-stro. Infatti il neo-salesiano, figlio dei nostri tierrini dilungo corso, Lello (Coordinatore generale) e Susy (respon-sabile dell’Ambito artistico-ricreativo), ha avuto come prima destinazione la Casa salesiana di Brindisi, a noiabbastanza vicina. Il giovane e valoroso Don Giampaoloha accettato cortesemente il nostro invito, anche memoredei suoi giovanili trascorsi nel TR. E così abbiamo potuto tenere il passo con gli altri Cenaco-li, svolgendo il programma di quest’anno e raccogliendounanimi consensi da parte di tutti i com ponenti del no-stro Cenacolo, a riguardo della nuova e sensibile Guidaspirituale.

Ma ci sono altre novità!A riprova del rilancio (anche generazionale...) del nostroCenacolo, siamo già partiti con una nuova iniziativa. Poi-ché avevamo notato l’assenza, nell’offerta formativa delnostro Oratorio salesiano, di spettacoli cinematografici,abbiamo chiesto di poter organizzare un Cineforum. L’ac-coglienza è stata entusiastica e siamo già partiti con laprima proiezione, interamente organizzata dal nostrogruppo di tierrini (con particolare attenzione da parte diFranco e Pia), alla quale hanno assistito più di 30 persone,poiché si sono aggiunti ad alcuni componenti del Cena -colo anche i partecipanti al corso di formazione per ani-matori dell’Oratorio. Il Cineforum, infatti, è stato ritenutoun ottimo strumento per la formazione e, dopo l’inizialetimidezza, gli interventi post-film sono stati numerosi.Lo scopo principale è naturalmente quello di sottrarre tutti i componenti delle famiglie alla monocoltura dellatelevisione commerciale e della Rete, con i suoi strascichidi cinismo e di superficialità; il gradimento della primaoccasione ci fa ben sperare per le prossime (per ora, conscadenza mensile...). Altre idee bollono in pentola, ma... ve ne parleremo non appena saranno partite!

Notizie di famiglia 27Testimoni del Risorto

Dal CAMERUNCarissimo Lello, oggi, 1 marzo 2014, abbiamo ricevuto il tuo messaggio per il marito di Maria e vi as-sicuriamo le nostre preghiere perché il nostro Enzo possa superare, come chiede la sua famiglia, que-sto momento difficile. Domani farò di questa richiesta una intenzione di Messa: celebrerò alle ore 8.Voglio anche informarti che proprio oggi si celebra alla prigione centrale di Bertoua (Camerun), unaMessa per la memoria di Arturo con tutti i detenuti. Vogliamo ringraziare il Signore per il dono dellavita fatto ad Arturo e anche per il suo amore e la sua generosità verso le persone che soffrono.

Padre Aloys

I RACCONTI DI PAPA FRANCESCOuna biografia in 80 parole, di Rosario CarelloEd. San Paolo - € 9,90

Un libro vivace, in linea con lo stile comunicativo di papa Francesco. Il gior-nalista Rosario Carello, conduttore della trasmissione A sua immagine su Rai 1, fa te-

soro dell’esperienza televisiva per proporci rapidi flash sulla biografia e il magistero diJorge Mario Bergoglio, restituendoci comunque un mosaico compiuto della sua personae delle sue scelte di vita. Un viaggio in 80 parole, in cui, parafrasando Il giro del mondo in80 giorni di Verne, Carello ci fa fare un giro intorno al mondo, dall’Argentina all’Italia (mail viaggio parte dall’Italia…), e attraverso 80 aneddoti, alcuni dei quali inediti, ci raccontacon levità e profondità da dove nascono la simpatia, la coerenza, il rigore, la fede con laquale papa Bergoglio si impone sempre più come una forte figura di riferimento nellaChiesa e nell’attenzione dei non credenti.Iniziamo questo viaggio: A come Abbigliamento, Appartamento, Attenzione alle per -sone, ... B come Baci, Bambini… si può continuare!

TR 30o

Notizie… intercontinentali: COMUNITÀ NON È QUESTIONE DI DISTANZA!

Sfogliando qualche libro

Dall’ARGENTINASiamo Marcos e Vladia Cabrera dal TR Argentina!!! Vi vogliamo far sapere che i vostri e-mail arrivanoalla nostra posta! Grazie infinite per un servizio così bello e continuo; per il momento, però, non pos-siamo ancora realizzare tutte le iniziative qui in Argentina.Vi condividiamo che quest’anno, grazie a Dio, stiamo iniziando vita di comunità in questo nostro Cenacolo e vi chiediamo una preghiera per i primi passi di questo cammino.Vi abbracciamo con affetto, da Santa Fe de la Vera Cruz, e arrivederci a presto! Marcos e Vladia

Ultime notizie dal Cenacolo di Ostuni-Cisternino Rosalba Ciannamea e Armando Balestrazzi

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23-27 AGOSTO 2014

Per informazioni:[email protected] ;segrete-

Senza il vostro

aiutonon

possiamo fare

nulla

Inoltre, per i ragazzi, secondo un programma differenziato per fasce di età:� riflessioni sul tema � attività di animazione � laboratori

Per informazioni: [email protected]; [email protected]; [email protected]; [email protected]

Hotel Fonte Angelica

Località Stravignano Bagni, 222 - 06025 NOCERA UMBRA (PG)

5 per milleDesideriamo ringraziare tutti quelli che neglianni scorsi ci hanno aiutato, destinando alla nostra associazione il 5 per mille con la loro di-chiarazione dei redditi. È un gesto semplice chenon costa nulla, ma che può fare tanto bene.Anche quest’anno il nostro appello a dare il vo-stro contributo: parlatene con amici e parenti.Grazie.Che Dio vi benedica!

COME FARE� apporre la firma nell’apposito riquadro della

dichiarazione dei redditi destinato alle ONLUS;� riportare in detto riquadro, sotto la propria

firma, il codice fiscale dell’Associazione ”Volon-tari per il Mondo” ONLUS, che è il seguente: 96339750588

Nostra destinazione definitiva:

la Pasqua eterna con il Risorto

Hotel Fonte Angelica

Località Stravignano Bagni, 222 - 06025 NOCERA UMBRA (PG)