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1 Trimestrale di in-formazione dell’Associazione Via Pacis 20I5 n.39 Anno X - n. 3 - Luglio-Settembre 2015 - Trimestrale Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - DL 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2 - DCB Trento - Taxe Percue In caso di mancato recapito inviare al C.P.O. di Trento per la restituzione al mittente previo pagamento resi sullaVIAdellaPACE NEL CUORE DEL BURUNDI EDITORIALE: Oltre la paura ALLEANZA: Vite donate

N°39 Sulla via della pace

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Rivista di in-formazione dell'Associazione Via Pacis

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Page 1: N°39 Sulla via della pace

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Trimestrale di in-formazione dell’Associazione Via Pacis 20I5 n.39

Anno X - n. 3 - Luglio-Settembre 2015 - Trimestrale

Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - DL 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2 - DCB Trento - Taxe Percue

In caso di mancato recapito inviare al C.P.O. di Trento per la restituzione al mittente previo pagamento resi

sullaVIAdellaPACE

NEL CUORE DEL BURUNDI

EDITORIALE: Oltre la paura

ALLEANZA: Vite donate

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L’Associazione Via Pacis è un’Associazione internazionale Privata di Fedeli Laici della Chiesa Cattolica di Diritto Pontificio.

Le attività di solidarietà promosse

dall’Associazione Via Pacis sono gestite

dalla Associazione Via Pacis onlus

Viale Trento, 100 - 38066 Riva del Garda (TN) - Italy

Tel. +39.0464.555767 - Fax +39.0464.562969

[email protected]

Per offerte:CASSA RURALE ALTO GARDAIBAN: IT 67 C 08016 35320 000002142146Codice BIC SWIFT CCRTIT2T04ABANCA UNICREDITIBAN: IT 11 A 02008 35320 000005550586Codice BIC SWIFT UNCRITM10FRBANCOPOSTAc.c. postale n. 14482384intestato a: Associazione Via Pacis onlus

SULLA VIA DELLA PACE

Trimestrale di in-formazioneAnno X - n. 3 luglio-settembre 2015

Registrazione n. 263 presso ilTribunale di Rovereto (TN)(19.01.2006)

Direttore responsabilePaolo Maino

Direttore di redazioneRuggero Zanon

RedazioneTiziano CivettiniRuggero Zanon

CollaboratoriPaola AngerettiStefania Dal PontAnnalisa Zanin

Archivio FotograficoPatrizia RigoniDistribuzione e numeri arretratiFausta MatteottiEditoreAssociazione Via Pacis onlus

Direzione e amministrazioneViale Trento, 10038066 Riva del Garda (Trento) [email protected]. +39.0464.555767Fax +39.0464.562969

GraficaEmmanuele Pepè

[email protected]

StampaAntolini Tipografia - Tione (TN)Finito di stamparenel mese di luglio 2015

In copertina:Burundi: speranza di pace e giustizia(Foto di Jerome Delay)

GARANZIA DI RISERVATEZZA Ai sensi dell’art. 13 del D.Lgs. n° 196/2003 (tutela dati personali) si garantisce la massima riserv-atezza dei dati personali forniti dai lettori ad Associazione Via Pacis onlus e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione, o di opporsi al trattamento dei dati che li riguardano, rivolgendosi al Titolare del trattamento dati, Associazione Via Pacis onlus – viale Trento, 100 – 38066 Riva del Garda (TN) o scriv-endo al Responsabile Dati dell’Associazione Via Pacis onlus Paolo Maino anche via email all’indirizzo [email protected]. è possibile consultare l’informativa completa all’indirizzo www.viapacis.info/privacy.aspx

3 Editoriale • Oltre la paura

4 Nel cuore del Burundi

6 Solidarietà • Vite intrecciate

8 Colombia • Il bene genera bene

10 Alleanza • Vite donate a Dio e agli altri

17 Corale Via Pacis • Continuare a sognare

20 GMG 2016

22 Giovani

- Accorciare le distanze

- Mia madre in Via Pacis

24 Costruttori di pace

26 Ama, prega, perdona

30 Ecuador • Adelante con alegrìa

32 Quanto amo la tua parola • Essere o non

essere?

34 Testimonianza • La forza nella debolezza

35 Carissimo • Perdono? per cosa?

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E D I T O R I A L E

"Aprite le porte a Cristo!”. È il grido di Papa Giovanni Paolo II all’inizio del suo pontificato nel lontano

1978. Erano tempi difficili, e c’erano molti problemi da risolvere, ma il futuro appariva promettente e molte nuvole sembravano dissolversi. Oggi, queste parole suonano in modo assai diverso, perché ci troviamo immersi in un contesto globale di paura e molti uomini e donne nel mondo sentono che non ci sarà più alcun futuro.La paura – ci dicono gli studiosi della psiche umana – è un’emozione primaria, una difesa di fronte al pericolo (reale o immaginario); contro di essa non possiamo fare niente, e non ne siamo responsabili. La paura però può spingerci a prendere decisioni sbagliate.

Eppure, come tutte le emozioni, può condizionarci, non obbligarci.Siamo quindi responsabili di come rispondiamo ad essa, di cosa ne facciamo. Se diventa la guida della nostra vita, la ragione delle nostre scelte e non scelte, allora ne diventiamo schiavi. Se si lascia comandare in noi, cresce esponenzialmente e diventa un veleno, che lavora sull’immaginazione e non ha bisogno di fatti per manifestarsi. Zygmunt Bauman, interprete attento del nostro tempo, parla del “demone della paura”, che si aggira nella nostra società.A livello sociale la paura ha il volto della criminalità di quartiere, della bomba atomica, della fine del mondo, della guerra santa dell’Islam, ma soprattutto dello straniero. Non viviamo forse con angoscia l’invasione via mare di migliaia di disperati che si riversano ‘minacciosamente’ sulle spiagge del sud Italia per venire in Europa? Ma situazioni simili si stanno verificando anche sulle coste asiatiche di Indonesia, Thailandia e Myanmar.La paura ci rende sospettosi e aggressivi, ci fa chiudere le porte di casa e le frontiere, o ci spinge a procurarci armi di difesa, in senso materiale o figurato.Questi ‘stranieri’ forse ci ruberanno ciò che ci rende un po’ sicuri in questo mondo, i beni materiali, la casa, il lavoro! E la vita si avvelena.Non c’è proprio via di scampo? Pur avendo anch’io paura, posso cercare di non obbedirle?

Coraggio, questo non è il momento di chiudere, ma di aprire le porte!I poveri, le persone semplici che incontriamo nel mondo ci insegnano che possiamo vincere la paura con la carità, con la solidarietà. Lavorando insieme e condividendo ciò che abbiamo, possiamo costruire il futuro.Possiamo vincere la tristezza con la gioia del canto e della danza, che sanno creare unità al di là delle diverse lingue e delle diverse idee. La gioia, poi, è contagiosa, aiuta a stare insieme e a rinvigorire il coraggio.È il momento di aprire le porte al perdono e alla riconciliazione, per godere di una nuova stagione di libertà. Non possiamo risolvere le tragedie e le malattie del mondo, ma possiamo contribuire a creare una civiltà della porta aperta.Siamo troppo preoccupati di noi stessi, del nostro tempo, delle nostre cose, delle nostre abitudini, delle nostre idee. Ma il mondo ha urgente bisogno di noi, delle nostre energie, della nostra riconciliazione, del nostro tempo, del nostro affetto. Nell’anno dell’Expo universale sul cibo possiamo diventare ‘pane buono’ da mangiare. Senza l’amarezza del risentimento e del rimpianto e senza il veleno della paura.Comincio a disintossicarmi da questo veleno appena faccio posto alla gratitudine. Se giro un poco lo sguardo verso i doni Dio, come posso non ringraziare?Come posso non aprirmi al coraggio e alla speranza?

Oltre la PAURA

di Tiziano Civettini

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N E L C U O R E D E L

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Stampa e televisione ne hanno parlato molto saltuariamente, ma dall’ultima settimana di aprile in poi, in tutto il Burundi si sono verificate varie manifestazioni violente, a partire dalla capitale Bujumbura fino ad arrivare a tutte le

province limitrofe.Centinaia di manifestanti si sono riversati nelle strade per protestare prima contro il tentativo – ritenuto incostituzionale – del presidente uscente Pierre Nkurunziza di ottenere un terzo mandato nelle elezioni del 26 giugno, poi contro l’approvazione della candidatura da parte della Corte Costituzionale.In poche settimane – intervallate anche da un colpo di Stato, quasi subito fallito – 14 persone hanno perso la vita nei disordini scoppiati nel Paese, molti sono stati i feriti, e oltre 40.000 le persone che si sono rifugiate negli Stati confinanti.L’Associazione Via Pacis è stata nel cuore del mondo anche in quest’occasione, perché l’ultima nata in casa Via Pacis è proprio la piccola Comunità di Bujumbura, che ufficialmente è stata costituita il 7 settembre 2014 ed è formata da una decina di persone che si incontra settimanalmente per un momento di preghiera, formazione e condivisione.La vita relativamente tranquilla della comunità e dei suoi membri è stata repentinamente sconvolta dagli scontri, e tutto è diventato estremamente pericoloso: impossibile per i bambini andare a scuola, troppo difficoltoso anche per gli adulti raggiungere i posti di lavoro, sprangati i negozi per paura di vendette e saccheggi, chiuse le banche, tagliati i collegamenti telefonici, bloccate le informazioni delle radio private, le cui sedi sono state successivamente bruciate.In quelle settimane, mentre il conflitto teneva lontane le persone e nessuno poteva uscire dalla propria casa per incontrare gli altri, un filo invisibile univa strettamente l’Italia al Burundi; un filo invisibile e potente insieme, fatto di preghiera, sostegno, vicinanza e compartecipazione alle sofferenze degli altri.

“Le manifestazioni violente si susseguono, i cuori sono tesi. Riferisci a tutta la Comunità, specialmente

all’Intercessione, di restare con noi in questo momento.

Il Burundi ha veramente bisogno di Via Pacis”.

“Abbiamo troppa paura per quello che sta succedendo. Non si può uscire di casa e abbiamo

pregato individualmente. Sono state sospese le radio… c’è paura che ci possano essere delle

vendette… Vi chiedo di pregare per la pace nel nostro Paese. Sono convinta che la preghiera può

cambiare le cose”.

“A Bujumbura le manifestazioni sono continuate più forti di ieri. La vita è paralizzata, i negozi e le banche sono chiusi per paura dei saccheggi. Abbiamo fatto

delle piccole scorte di emergenza, ma per quanto tempo saranno sufficienti? Rimaniamo ottimisti e offriamo tutto questo a Dio, il solo Onnipotente”.

“Grazie di rimanere uniti a noi!Sono riuscita ad aprire il computer ora,

perché per tutta la giornata le comunicazioni sono rimaste interrotte”.

di Stefania Dal Pont

NEL CUORE DEL BURUNDI

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di Roberta Riccadonna

VITE intrecciate

S O L I D A R I E T À

"Vorrei dirvi un grande “grazie”, perché, se abbiamo raggiunto le cifre esposte e realizzato tanti progetti, è merito vostro e di tante altre persone che – come voi – ci stimano ed hanno fiducia della nostra Associazione.Un grazie riconoscente va anche a tutti i nostri referenti che operano nelle varie parti del mondo: sono le nostre mani. Mani concrete che arrivano alla quotidianità di tante persone spesso in difficoltà, persone che intrecciano la loro vita con chi è nel bisogno. Sono strumenti di speranza, di carità, di vita e di gioia. Insieme formiamo una catena, perché il nostro donare senza tutti i responsabili in loco, e senza di voi, non fa nulla, non porta frutto. Tutti insieme possiamo trasformare molte realtà. Il punto fondamentale di ogni associazione, di ogni realtà, è il suo

Appuntamento intenso e molto partecipato quello che si è svolto venerdì 24 aprile 2015 ad Arco (Tn), dove l’Associazione Via Pacis onlus ha organizzato una SERATA DI SOLIDARIETÀ con lo scopo di rendicontare riguardo ai progetti di solidarietà sostenuti nel 2014, presentare i bilanci, rinnovare il Consiglio Direttivo e il Collegio dei Revisori dei Conti. È stata un’occasione preziosa PER RIPERCORRERE I PROGETTI

SOSTENUTI DALLA ONLUS IN MOLTE

PARTI DEL MONDO, per ringraziare tutti i benefattori e rinnovare l’impegno a proseguire nel servizio ai più poveri. Roberta Riccadonna, Marilena Brighenti, Venera Chinnici, Laura Dalprà e Stefania Dal Pont (nella foto nella pagina a fianco) compongono il nuovo Direttivo che guiderà Via Pacis onlus nei prossimi tre anni. Alla Presidenza è stata riconfermata Roberta Riccadonna, di cui, a lato, riportiamo parte dell'intervento pronunciato nell'occasione.

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VITE INTRECCIATE

governo; un governo efficiente, dinamico, competente, ma soprattutto unito nelle relazioni, nella stima vicendevole, nella passione.Il primo obiettivo che ci fissiamo è l’unità e la comunione, prima di tutto tra noi. Unità e comunione sono da cercare prima dei progetti, dei programmi, degli aiuti, dell’aspetto economico, perché ci sia un governo nel quale predominano le relazioni

vere, sincere, pacificate, e non siano solo d’immagine, di rappresentanza. Stare nel Direttivo di una onlus prima di tutto è un onore, perché si ha il privilegio di conoscere e operare con tante persone in tanti continenti. Sono culture diverse che ci aiutano e obbligano ad ampliare gli orizzonti sul mondo e sull’umanità. Non posso negare che non mancano le difficoltà, anche di aspettative non raggiunte, ma tutto insegna e tutto porta frutto.Svaniscono così la fatica, l’inquietudine, la difficoltà di prendere decisioni, e lasciano il

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"UNITÀ E COMUNIONE SONO DA CERCARE

PRIMA DEI PROGETTI, dei programmi, degli aiuti, dell'aspetto economico"

posto al ringraziamento a Dio, che si serve di noi per portare un sorriso, speranza, pane, acqua, pace e gioia a tanti bambini e a tante persone in diverse parti del mondo.Questa sera abbiamo sentito

tante storie, visto un bellissimo video, sentito i principali progetti che nell’anno 2014 siamo riusciti a realizzare. Sapere ci dà la responsabilità, sta a noi decidere cosa fare“.

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I N F O R M A Z I O N E

Nel nostro contesto colombiano si vivono vere situazioni di emergenza umanitaria, e questo ci spinge

ancora di più a promuovere attività in favore della solidarietà come la vendita di cibo, dove ognuno condivide qualcosa di suo – sia viveri, sia tempo – ed i cui guadagni vanno destinati concretamente ad alcune delle famiglie bisognose che incontriamo. Ci sono anche dei mercatini solidali, dove a basso costo si vendono oggetti in perfetto stato che sono stati dati da amici e membri di Via Pacis. Con i guadagni ottenuti riusciamo a contribuire alle spese

di trasporto di alcuni giovani che frequentano l'università ad Armenia e che appartengono a famiglie con risorse economiche limitate.Il nostro Centro Via Pacis è diventato un punto di riferimento per tante persone, soprattutto per molti giovani che qui si incontrano, dialogano e trovano chi li ascolta. Proprio ai giovani vengono proposti percorsi di formazione umana e spirituale. Un aspetto importante è quello della solidarietà che si concretizza con il prendersi cura degli altri, soprattutto di chi è più in difficoltà. La dinamicità, l’impegno e la dedizione di tante persone nel lavorare per una società più umana

Il BENEgenera BENE

di Julian Ramirez Zuluaga

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La Colombia è un Paese giovane: il 50,4% della popolazione ha meno di 30 anni e l’età media è di 28 anni (in Italia è quasi

il doppio). È un Paese in crescita economica, ma con un effetto forbice: i poveri risultano sempre più poveri. In Quindio (la regione dove c’è Via Pacis) la povertà è segnata dalla persistente crisi del caffè e dalla disoccupazione che non cala. Nonostante la crescita dei Centri Commerciali, il disagio sociale aumenta, con tassi molto alti di omicidi e suicidi tra adolescenti, violenza, prostituzione e grande diffusione di droghe. In mezzo a queste contraddizioni siamo chiamati a portare il nostro carisma di pace, riconciliazione e solidarietà.

e fraterna sono la testimonianza più bella di una Chiesa giovane che diffonde attorno a sé la gioia del Vangelo.Il bene che genera altro bene: questo, in definitiva, è il nostro progetto fondamentale.

15/20 volontari si alternano nei locali del Centro, provvisto anche di cucina, sala da pranzo e 6 sale per riunioni ed incontri che, occasionalmente, possono essere attrezzate a camere da letto, bagni e patio. Il Centro accoglie settimanalmente più di 300 persone coinvolte in varie attività.

CENTRO DI FORMAZIONE VIA PACIS ARMENIA - COLOMBIA

C O R S I D IFORMAZIONE

• CORSI SERALI

per 30 ADULTI

• CORSI DIURNI

per 40 BAMBINI

· CORSI DI PROMOZIONE

DEI DIRITTI DELLE

DONNE per 15 ADULTI al fine di prevenire situazioni di violenza

I N C O N T R I

PER GIOVANI

• ATTIVITÀ di SOCIALIZZAZIONE e

PERCORSI FORMATIVI per 35 RAGAZZI

• BORSE DI STUDIO per20 RAGAZZI UNIVERSITARI

S O S T E G N O ALIMENTARE

• a 25/30 FAMIGLIE con gravi PROBLEMI

NUTRIZIONALI

• a 40 BAMBINI di Calarcà; oltre agli alimenti vengono forniti MATERIALE

E VESTIARIO PER LA

SCUOLA

S O S T E G N O PSICOLOGICO

· per 35 PERSONE con DISAGIO

COMPORTAMENTALE

· per 30 DONNE vittime di VIOLENZA

· per 20 RAGAZZI con DIPENDENZA da ALCOOL E DROGA

IL BENE GENERA BENE

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Le comunità Via Pacis dell’Italia del nord hanno celebrato insieme la solennità di Pentecoste. Proprio in questo giorno speciale, nel quale i cristiani accolgono il dono dello Spirito Santo, c’è stato il rinnovo del Patto di Alleanza per i membri dell’Associazione, e cinque persone lo hanno sottoscritto per la prima volta, tre delle quali come Alleanza di Vita. È stato un momento di grande gioia e commozione ascoltare le loro testimonianze e il desiderio di spendere la loro vita per Dio, come laici, nella Chiesa e nel mondo.La festa è stata arricchita dalla presenza dei fondatori Paolo ed Eliana Maino, che hanno incoraggiato tutti a perseverare nell’impegno di portare il Vangelo della pace nella propria quotidianità. Durante la Celebrazione Eucaristica, padre Franco Pavesi, Parroco della zona di Riva, ha osservato: “È lo Spirito Santo che rende intraprendenti le persone. Penso che neanche voi, 36 anni fa, avreste pensato a quello che sarebbe stato. Dio ci chiama, così come siamo: con le nostre fragilità e la nostra umanità, con quello che c’è di buono dentro di noi, e lo Spirito lo fa fiorire. Lasciamo che lo Spirito ci renda autentici, trasparenti e veri; lasciamo che Lui alimenti il nostro cuore. Con l’umiltà di lasciarsi scegliere, di accettare il dono di essere chiamati”.

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V IT E D O N AT E A D I O E AG L I A LTR I

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un luogo dove spendermi

Sono all’incirca quattro anni che frequento Via Pacis, e di anno in anno sento questo cammino sempre più mio. Specialmente in quest’ultimo anno sto vivendo una nuova esperienza di libertà e di perdono, e la certezza di avere trovato un luogo dove spendermi. Inizialmente ciò che mi attirava e mi portava in comunità era soprattutto l’affetto delle persone. Ora sento più un legame con Dio, che mi porta verso la comunità, a vivere le relazioni con una consapevolezza diversa, aprendomi di più ed in modo più autentico e sincero.C’è un versetto del vangelo di Luca che dice: "Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per me, la salverà" (Lc 9,24). Questa Parola mi ha messo davanti a una realtà che facevo fatica ad accettare e che consideravo non alla mia portata. Ora noto che più riesco in questo percorso di abbandono a Dio, più la mia vita prende sapore.La mia vita è un dono: non ho scelto io la nazione dove nascere, né la mia famiglia, né i miei pregi e, in parte, nemmeno il mio carattere e i miei difetti. Questo tipo di riflessione mi ha reso consapevole che, se riesco ad abbandonarmi a Dio, posso essere strumento nelle Sue mani e permettere alla mia vita di fiorire.

S I M O N E F R A N C H IN I

Sento che il mio cammino è appena iniziato: c’è tanto da fare e certo i momenti bui non mancheranno. Ma questa è un’altra valida ragione per legarmi a Via Pacis.I fratelli di comunità sono stati, e continueranno ad essere, un aiuto importante nel mio cammino. La loro vicinanza è per me una grande ricchezza, che mi permette di non camminare mai solo.

Il mio primo contatto con l’allora Comunità Shalom risale al maggio 1989: da quel giorno non mi sono più allontanata. Come mai allora così tanta indecisione nello scegliere di sottoscrivere l’Alleanza di Vita? Perché ‘decidere’ è la mia fragilità.Qualche anno fa ho realizzato che da piccola avevo deciso, a livello inconscio, di diventare una brava figlia obbediente. Volevo essere obbediente per compiacere mia mamma. Poi, questo obbedire per compiacere è

ho bisogno di voi!

S O NI A A R M E L L IN I

diventato il mio “schema” di vita. Crescendo, non ho sviluppato in me la volontà, la capacità di decidere, di fare scelte, di coltivare sogni.Solo in questi ultimi anni sto imparando, non senza fatica, a prendere delle decisioni, partendo dalle cose più semplici (decidere di andare in banca, uscire a cena con una sorella, prenotare una visita medica…), usando la volontà. Sto imparando a dire qualche “no” e a passare da un’obbedienza passiva ad una responsabile, cercando di motivare i miei “sì”.Qualche tempo fa, con l’aiuto di Eliana, ho capito che, dopo aver vissuto per moltissimi anni nello schema “obbedire per compiacere”, non potevo pretendere di poter uscire da sola da questo circuito per diventare una persona sicura, capace di fare scelte impegnative. Ho capito che, per fare la scelta dell’Alleanza di Vita, non dovevo aspettare una spinta emotiva, ma dovevo usare la volontà, e poi motivare la mia scelta: “Perché, Sonia, vuoi firmare l’Alleanza di Vita?”. La risposta che mi sono data, e che è venuta dal cuore, è: perché io ho bisogno di voi, e perché in Via Pacis c’è Dio. Perché Via Pacis è la mia possibilità di vita nuova, la mia possibilità di vivere da redenta. E ho avuto l’immagine di Gesù che, risuscitando, prende per mano l’umanità che sta nelle tenebre e nell’ombra della morte e la trascina in alto, in un movimento di ascensione. Questa è Via Pacis!

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Frequento Via Pacis da dieci anni. Prima di questo incontro ero una persona non felice, non realizzata e con tanti sogni nel cassetto, soprattutto con un grande desiderio di pienezza che non riuscivo a soddisfare.Ho condotto una vita abbastanza disordinata, che, come salario, mi portava ad essere sempre più infelice, irrealizzato e disgregato. Contemporaneamente, mi rendevo conto che più passava il tempo, più non mi conoscevo: non conoscevo i miei limiti, ma nemmeno le mie potenzialità e i miei lati buoni. Tutto questo mi portava un senso di frustrazione e di angoscia per il domani. Nel profondo, però, sapevo che c’era sempre qualcosa di presente e vivo dentro di me, qualcosa che non sapevo decifrare o interpretare, qualcosa di buono che, però, non mi lasciava tranquillo.Pensavo che sarebbe bastato trovare una donna di cui innamorarsi, avere successo nella vita e affermarsi. Ero ben inserito nel mondo, ma… mancava sempre qualcosa. Un giorno, invitato da mia sorella, arrivai ad un incontro di guarigione dell’allora Comunità Shalom. Fu un incontro personale molto speciale con qualcosa che si rivelava bellissimo: per la prima volta, e in maniera molto decisa, ho gustato Dio e il Suo amore. Da quel giorno, ho deciso di tagliare con il passato e di impegnarmi in una vita nuova.Avevo finalmente trovato quella “voce” interiore che non mi lasciava tranquillo. Da allora ho iniziato un cammino in salita per guarire, per destrutturare tutto quello che non andava bene nella mia personalità, nel mio modo di vivere e di relazionarmi; tutto questo per essere più vero e più libero.Sono stati dieci anni entusiasmanti e, allo stesso tempo, impegnativi; ho visto con meraviglia e gratitudine quello che Dio, attraverso Via Pacis, ha compiuto in me e continua a compiere. Sono stati dieci anni non senza errori: le vecchie debolezze, a volte, sono ritornate. Nonostante qualche

desiderio di pienezza

S A MU E LE C AV E D O N

caduta, sono sempre stato convinto che questa fosse la strada giusta per me. Per questo sono sempre stato disposto a lottare per raggiungere la terra promessa che Dio aveva preparato per me. Sono stati dieci anni belli, perché sono stato accolto da tante persone che hanno avuto pazienza e mi hanno accettato così come sono.Ora posso dire di conoscermi molto meglio: sono una persona che vive con passione, che conosce i propri limiti, ma anche i propri doni e talenti. Ora so perché sono nato! E so con certezza quello che voglio fare nella vita: essere una persona di unità e di pace, come Dio mi ha proposto.Avevo perso la vita. Dio me l’ha ridonata. Ora la voglio ridonare a Lui per sempre, perché Lui faccia di me quello che vuole, per il bene di Via Pacis, per il bene di tante sorelle e fratelli che ha messo sulla mia strada e per il bene del mondo dove vivo.

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Carissimi! Oggi più che mai carissimi… in questo compleanno liturgico di Via Pacis: era, infatti proprio il giorno di Pentecoste (3 giugno 1979) quand’è iniziata questa straordinaria avventura. Buon compleanno a tutti noi!Dio ci ha sempre guidato, passo dopo passo, ci ha dato la luce per fare di volta in volta un passo concreto.La scelta per i poveri, l’amore ai nemici, il perdono, non li pensavamo uniti in un unico quadro. Poi, ad un certo punto, un soffio dello Spirito Santo ha scombinato tutte queste tessere, le ha fatte alzare in aria e, quando sono scese a terra, sono andate a formare un mosaico con la nostra icona, il disegno della magnolia, che non ci siamo inventati, ma che ci è stato dato come visione profetica. Era il 1981; da poco Paolo, io e don Domenico avevamo iniziato questa esperienza di scelta di vita comunitaria, di condivisione – oserei dire totale – delle nostre vite, di quanto eravamo e possedevamo. Paolo ed io eravamo legati dal Sacramento del matrimonio, ma con don Domenico, che cosa ci teneva legati? Così una domenica pomeriggio di agosto, ci siamo inginocchiati davanti a Gesù Eucarestia e abbiamo fatto una promessa di consacrazione della nostra vita, in modo molto semplice. Poi abbiamo chiesto a Dio una Parola di conferma, ed è stato questo brano di Luca: “Amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male” (Lc 6,27-28). Il Cardinal Ryłko, il 27 marzo scorso, nel discorso che accompagnava la consegna del Decreto Pontificio, ha detto: “La versione delle Beatitudini di questo evangelista è quella più radicale. (…) Il Vangelo porta con sé qualcosa

di eroico; è un programma di vita per gente coraggiosa, audace, per gente che non si accontenta della mediocrità, del così fan tutti”. Tre parole chiave: coraggiosi, audaci, che non si accontentano.E mi veniva in mente il nostro Statuto che recita: “Via Pacis chiede ai propri membri il coraggio di non adeguarsi alla mentalità secolarizzata” (art. 3 § 1), una mentalità auto-centrata, egoistica, contraria, quindi, alla realizzazione della persona. Noi, infatti, ci realizziamo trascendendoci, superandoci, amando, facendo della nostra vita un dono concreto per gli altri, per Dio, per il mondo. È questione di amore, è questione di dare la vita. Non si dona in base a quanto si possiede, ma in base a quanto si ama. E l’amore si impara: è come un muscolo che va allenato e, facendolo, ottiene sempre più libertà e meno sclerocardia, ossia, durezza di cuore. È un percorso continuo, a piccoli passi… senza fine.Firmando l’Alleanza noi ci sentiamo chiamati ad amare Dio con la modalità e la spiritualità specifica di Via Pacis. Abbiamo trovato casa qui, vivendo il Vangelo secondo la nostra specifica spiritualità. “Perché questa realtà e non un’altra?” - mi chiedeva una sorella calabrese. Ed io ho risposto: “Quando ti sei innamorata del tuo ragazzo… perché lui e non un altro?”.È la stessa cosa: io sposo questa realtà che mi ha sedotto e mi alleo con i fratelli, perché con loro trovo il mio modo di donare la vita a Dio in Via Pacis e per Via Pacis.Sempre l’art. 3 dello Statuto dice: “Via Pacis chiede ai propri membri il coraggio di non adeguarsi alla mentalità secolarizzata, ma di manifestare, con il proprio agire, il primato di Dio e del Suo regno” (art. 3 § 1). Ma con che priorità? Chi al primo posto?Un tempo si diceva: Dio-Famiglia-Lavoro-Comunità… ma ci siamo resi conto che, presi rigidamente così, a piramide, questi aspetti entravano in conflitto tra loro e creavano divisione, colludendo con la parte di divisione

imparare ad amare

E L I A N A A LO IS I M A IN O

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i n s e g n a m e n t o

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che c’è in ciascuno di noi: noi ci attacchiamo ai principi quando siamo in difficoltà con la relazione.Allora contrapponiamo questi aspetti quando siamo in crisi con qualcuno di essi.Che fare allora? La soluzione è integrare, connettere e non contrapporre, mettendo al primo posto Dio e vivendo in modo armonico tutti i quattro aspetti, integrati e amalgamati insieme, per cui ciascuno rinforza ed è rinforzato dagli altri, in una spirale a “vite senza fine”. Noi abbiamo spesso il preconcetto che amare Dio significhi solo pregare. Ma che senso ha pregare con fedeltà, se poi trascuriamo i nostri doveri di stato? E tra i doveri di stato, per chi è in Alleanza, rientra anche la comunità.A volte però ci sono delle difficoltà a livello coniugale, perché uno dei coniugi si vive meno importante del lavoro dell’altro, o dei figli, o della Comunità.È chiaro che, a livello di coppia, gli impegni vanno concordati insieme, contrattando e discutendo fino ad arrivare ad un accordo. Fatto l’accordo, tutto quello che si è deciso è come se lo si facesse insieme, è fatto per la famiglia: se il mio coniuge è fuori casa per le prove di canto, per fare i bilanci o per le riunioni di Consiglio Locale… sta facendo tutto questo anche per me che sono rimasto a casa a fare altre cose.Solo così potrò valutare queste attività del coniuge (o del figlio) come un bene familiare: quello che fai per la Comunità, lo fai anche per me!Qual è il motore di questo mio agire? La gratitudine per il bene ricevuto. Così è con l’Alleanza; oggi celebriamo il nostro 36° compleanno, e lo viviamo con gratitudine a Dio e ad ogni fratello che è su questa stessa Via, consapevoli del tanto bene che abbiamo ricevuto e dei tanti modi concreti con cui siamo stati amati, nonostante i nostri limiti. E non ci basterà la vita per ringraziare per quello che abbiamo ricevuto! E la gratitudine diventa il motore costante del mio agire e del mio essere.Allora, con gratitudine, oggi più che mai vi dico: grazie!

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Il Riconoscimento Pontificio ricevuto, oltre ad evidenziare il carattere di ecclesialità, sottolinea anche l’internazionalità dell’Associazione Via Pacis, surrogata dalle ‘Lettere Commendatizie’ inviate al Pontificio Consiglio per i Laici. Che cosa sono?Sono lettere “dei Vescovi di diverse Chiese particolari del mondo intero, che testimoniano il prezioso servizio reso dall’associazione e il serio impegno di evangelizzazione intrapreso dai suoi membri”.Testimoniano come Via Pacis operi in tanti Paesi del mondo, nelle zone più povere, più bisognose di speranza, dove bambini, anziani, ammalati, giovani, madri aspettano un aiuto economico, una parola di coraggio, uno sguardo, una stretta di mano, una ciotola di riso, un sorso d’acqua pulita, una medicina… Fin dalla sua fondazione Via Pacis ha posto la caritas, la solidarietà, come uno dei pilastri portanti della vita e della missione dei membri della Comunità.È la solidarietà che ci ha legato e che ci lega al mondo. È attraverso essa che abbiamo potuto stabilirci in tanti Paesi al di fuori dalla nostra piccola Europa. È attraverso essa che si sono instaurati legami continui, solidi ed affettivi con le Chiese di vari continenti.L’Esortazione apostolica Evangelii Gaudium di Papa Francesco dice: “Per la Chiesa l’opzione per i poveri è una categoria teologica, prima che culturale, sociologica, politica o filosofica. Dio concede loro la sua prima misericordia… Senza l’opzione preferenziale per i poveri l’annuncio del Vangelo, che pur è la prima carità, rischia di essere incompreso o di affogare in quel mare di parole a cui l’odierna società della comunicazione quotidianamente ci espone” (EG 198-199).È stato l’incontro con Paesi lontani, con culture diverse,

PAO LO M A IN O

che ha aiutato, noi, membri di Via Pacis, a penetrare nuove dimensioni di vita, a osservare la realtà con occhi nuovi, a percepire che non siamo il centro del mondo e ad aprirci a nuovi orizzonti, a relativizzare i nostri problemi, a rallegrarci e ringraziare per quanto abbiamo, a valorizzare la possibilità di studiare, a evitare lo spreco di alimenti, di acqua, di energia elettrica, di vestiti, a imparare un po’ di semplicità, a creare in noi quella coscienza universale che ci spinge a ripartire dalla sobrietà per il bene comune.La condivisione, la solidarietà, non è una legge, ma un valore etico, un ‘sentimento spirituale’, che va educato e orientato nella vita concreta e quotidiana. Questo significa apprezzare il povero per quello che è, con la sua fede

legami di solidarietà

i n s e g n a m e n t o

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semplice, con le sue tradizioni, con i suoi ritmi di lavoro, con la sua cultura.C’è sempre la tentazione di assuefarsi al clima sociale che tende a quantificare tutto, anche le persone, in base a logiche di profitto, d’interesse, di consumo.Viviamo in un mondo in cui l’economia e la finanza sono al centro di tutto e comandano tutte le altre attività umane. Ecco perché è importante entrare nella dinamica della solidarietà, della caritas. Perché avviene una liberazione personale e sociale, una crescita umana, entriamo in una dimensione di popolo, di corpo, di comunione, di libertà dal possedere, diamo dignità e libertà ad altri, usciamo da schemi prestabiliti, individualistici, di clan o di villaggio chiuso. Mettendo in atto le dinamiche della solidarietà, vengono meno le paure per il domani, non muore la speranza e diamo speranza, ci ritroviamo a sorridere per il bene che realizziamo e facciamo ritrovare il sorriso agli altri.Solo se entriamo in questa dinamica, in quest’attenzione

per i poveri, possiamo continuare a produrre frutti di pace ed essere sempre più aperti alla mondialità. È importante la forza della preghiera, la sapienza della Parola di Dio, la potenza dello Spirito Santo, l’aiuto dei sacramenti, uniti all’attenzione per il povero. La sobrietà, la fraternità, la solidarietà non sono bei principi e belle parole; sono testimonianza viva sulla nostra pelle. Solo così Via Pacis continuerà ad essere segno di pace nel mondo e per il mondo.

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CONTINUAREA SOGNARE

La Corale Via Pacis ha tenuto recentemente tre Concerti di solidarietà. Abbiamo rivolto alcune domande a Mariarita Cazzaniga, responsabile del Settore Musicale e Artistico dell’Associazione Via Pacis.

COME VI PREPARATE PER I

CONCERTI E COME LI VIVETE?

I concerti sono uno spettacolo che coinvolge musicisti, coristi, solisti e ballerini. La preparazione avviene sia a settori che in ensemble. Il canto corale educa alla pazienza, perché un brano va studiato personalmente, va provato lentamente e con costanza, prima di poter essere ben eseguito. Il percorso educativo che la Corale porta avanti aiuta a socializzare, attiva il confronto e l’attenzione, perché si impara ad ascoltarsi, ad aspettarsi, per migliorare insieme.

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COSA RAPPRESENTANO LA

MUSICA E IL CANTO PER LA

SPIRITUALITÀ VIA PACIS?

Via Pacis è una realtà attenta alle diverse età, profondamente intergenerazionale. Ognuno dà qualcosa di sé all’altro, e la musica, che non ha età, lingua e razza, unisce tutti quanti, pur distribuendo, ad ogni singolo individuo, un messaggio esclusivo. La Corale è un laboratorio di esperienze di vita che si incontrano e si uniscono nello scambio, respirando, sotto la guida del carisma Via Pacis, la misericordia di Dio.

NELLA CORALE VIA PACIS

CANTANO PERSONE DI ETÀ

MOLTO DIVERSE: COME SI

RIESCE AD ARMONIZZARE

QUESTE DIFFERENZE?

Poter trasformare le emozioni, gli stati d’animo, in azione musicale è liberante, coinvolge grandi e piccoli, e produce una serenità interiore che unisce. A questo aggiungiamo l’espressione corporea della danza che, soprattutto per le nuove generazioni, rappresenta uno strumento appassionante che arricchisce la persona umana e spirituale, perché vissuto in una dimensione comunitaria, lontano dall’individualismo esibizionista.

La danza ha la capacità di trasmettere armonia e unità nel rispetto del proprio corpo, favorendo la collaborazione reciproca ed il senso di responsabilità. In questo percorso il canto e la danza permettono anche di accrescere l’autostima, prendendo coscienza delle proprie doti e capacità, acquisendo fiducia in sé stessi, nella costruzione di rapporti di pace con gli altri, con il mondo e con Dio.

La musica è parte integrante della nostra esistenza, agisce sullo stato d’animo in modo più veloce e più intenso di qualunque altra forma artistica, perché l’effetto dei suoni è più immediato. La spiritualità Via Pacis usa della musica e del canto come veicolo dell’amore misericordioso di Dio e di tutto ciò che le parole, da sole, non possono esprimere. Attraverso una canzone, la sua melodia, il testo, o l’armonizzazione anche di un solo secondo, attraverso una voce, un assolo di chitarra o un ritmo sostenuto, Dio parla con noi e noi comunichiamo con Lui vivendo il brivido di sentirlo vivo, di sentirlo accanto. Quell’attimo sonoro vissuto rimane impresso nella nostra memoria, tanto da poterci far fare nuovamente esperienza di Dio ogni volta che riascoltiamo quella canzone o ogni volta che la cantiamo. Questo contatto tra noi e Dio tradotto in musica è guarigione per chi la fa e per chi la ascolta.

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CONCERTOVIA PACISPER IL NEPAL

EMERGENZA TERREMOTOBeni di prima necessità per la popolazione del Nepal colpita dal terremoto.

Per offerte:Associazione Via Pacis OnlusCausale: EMERGENZA NEPALCASSA RURALE ALTO GARDAIT 67 C080 1635 3200 0000 2142 146

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Papa Francesco, seguendo l’esempio dei suoi predecessori, invita tutti i giovani ad un incontro speciale per crescere nella fede e nell’unità.La Giornata Mondiale della Gioventù è un avvenimento ecclesiale ed internazionale, nel quale si esprime in un modo straordinario la fede in Gesù Cristo. È un incontro di festa: i giovani mostrano la dinamicità della Chiesa e rendono testimonianza dell´attualità del messaggio cristiano.È segno della comunione ecclesiale: giovani di tutto il mondo, associazioni, comunità, gruppi e movimenti diversi si riuniscono intorno al Papa e ai Vescovi, accomunati dallo stesso amore per Cristo, per la Chiesa e per la sua missione nel mondo. Prevede catechesi, testimonianze, condivisioni, esempi di amore verso il prossimo, festival della musica e attività culturali. Milioni di giovani si incontreranno, mossi dalla stessa speranza, per testimoniare che la fratellanza nella diversità è possibile.

QUANDO E DOVE

Dal 26 al 31 luglio 2016 a Cracovia, in Polonia.

Sei giovane e desideroso di fare un’esperienza forte di mondialità e di fede? Vieni anche tu, con noi, a Cracovia! Sarà un evento internazionale ed ecclesiale, un’esperienza di fraternità e di gioia: la XXXI Giornata Mondiale della Gioventù. Dal 1° giugno 2015 sono aperte le pre-iscrizioni.Segui le news "Con Via Pacis alla Gmg2016" sul sito www.viapacis.info o sul nostro spazio in Facebook.

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®

La GMG è ormai alle porte, manca soltanto un anno e noi giovani dell’Associazione Via Pacis non vediamo l’ora di vivere questa esperienza. È da quando sono piccola che ne sento parlare in modo eccezionale: si tratta di un incontro mondiale della gioventù cattolica, che si svolge ogni 2-3 anni in una specifica città del mondo. Papa Francesco ha scelto che nel 2016 questo evento venga ospitato nella città di Cracovia, in Polonia, patria di Papa Giovanni Paolo II. Nei giorni precedenti la GMG arriveranno in Italia i giovani delle comunità Via Pacis del mondo; poi tutti insieme proseguiremo il viaggio per la Polonia. Saranno giorni di comunione, di mondialità e di festa. In preparazione a questo viaggio, abbiamo deciso di provare ad autofinanziarci, preparando dei manufatti da vendere: borse, cartoleria, oggetti per la casa, ma anche icone e altre creazioni. Questo ci sta offrendo la possibilità di impegnarci insieme, di condividere momenti di allegria, di conoscerci di più tra di noi. Inoltre il lavorare assieme per un progetto comune sta facendo crescere nel nostro cuore il desiderio di essere protagonisti di questo evento e non solo spettatori. A nome di tutti i giovani dico “grazie” ai nostri fondatori Paolo ed Eliana per la fiducia e la speranza che ripongono in noi, per l’incoraggiamento costante a “puntare in alto”, per come ci invitano a vivere in pienezza questo tempo della nostra vita. Grazie!

di Paola Bonometti

ESSERE PROTAGONISTI

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di Anna Cavedon

ACCORCIARE LE DISTANZE

Tra i miei ricordi più cari conservo con particolare gioia quello della Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid 2011.La Parola guida di questo grande raduno fu “Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede” e, in accordo con queste parole, ho fatto esperienza di un Dio, di una Chiesa e di un Papa più vicini di quanto immaginassi. Ciò che Gesù ha acceso in quei giorni non si è spento: la piccola fiammella arde ancora adesso.L'invito iniziale dei nostri animatori fu quello di vivere questa esperienza da “protagonisti”, non lasciando che quei giorni passassero senza averci lasciato qualcosa, senza che noi avessimo vissuto attivamente le occasioni che si presentavano.Vivere questa esperienza con Via Pacis è stato speciale: ha rafforzato ancora più la mia convinzione che questo stile di vita fosse bello e che la Gmg sarebbe stata un'occasione per accorciare le distanze tra me e Gesù.Il nostro carisma è stato un faro per me: ha delineato la mia esperienza secondo alcuni concetti fondamentali come la preghiera, la pace, la gioia, la lode, la stima reciproca, il non lamentarsi.Devo ammettere che le giornate dei giovani partecipanti alla Gmg erano veramente impegnative: si camminava zaini in spalla, si sopportava il caldo. Ma è proprio questo il bello: se non avessi fatto un po' di fatica, non avrei gustato la bellezza del carisma anche nei momenti più scomodi.Quei giorni sono stati una vera e propria palestra di quotidianità: il non lamentarsi e il cercare di indossare sempre il sorriso hanno aperto un modo di vivere totalmente diverso rispetto a quello che vivevo a casa, mi hanno fatto scoprire la gioia di quello che ho e di quello che sono, la soddisfazione di integrare le fatiche in una cornice più ampia, fatta di relazioni tra amici e, soprattutto, con Gesù.Ogni giorno i nostri animatori ci riunivano per momenti di preghiera condivisa: qui ho trovato la fecondità di coltivare la relazione con Dio, di riportare i pensieri a ciò che conta veramente.È stato bello pregare con i miei amici, è stato bello capire che ci apparteniamo l'un l'altro da fratelli, da cristiani, nella Chiesa.Ho vissuto la bellezza dell'unità nella gioia, del divertirsi insieme, dello scoprire che ognuno di noi ha qualcosa da donare. Quindi le fatiche non erano un peso, ma un'occasione per conoscere ancora di più i miei compagni di viaggio, per aiutarci e incoraggiarci a vicenda.In quei giorni ho sperimentato la consapevolezza della mia identità di cattolica: vivendo insieme ai miei coetanei ho scoperto la mia profonda appartenenza a Cristo e alla Chiesa; non era più qualcosa di lontano: la Chiesa siamo noi, la Chiesa sono io.Posso dire che le Giornate Mondiali della Gioventù sono un'occasione più che preziosa per incontrare il mondo, per conoscere tanta nuova gente, per intessere reti di relazioni speciali, per conoscere sé stessi, Via Pacis, la Chiesa e, soprattutto, per essere sempre più consapevoli che Gesù ci vuole felici.

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I N V I A P A C I S

M i a m a d r e

GIOVANI

di Mariafrancesca Misiti

Sono Mariafrancesca, studentessa ventiquattrenne di Melicucco (RC) e figlia di Caterina, membro di Via Pacis. Sono stata da sempre molto attiva nelle associazioni parrocchiali, ma, poco consapevole del significato di questo impegno, ho asservito a questo mio compito con la leggerezza, tipica della mia giovane età.Diventata adulta, le mie priorità sono cambiate così come molte delle mie scelte, tra cui il mio rapporto con Dio, da sempre “corretto e riveduto” secondo quanto le convenzioni sociali richiedevano, poco naturale e fatto più di timore, che di condivisione. Il mio confronto con la realtà di Via Pacis è stato, pertanto, un fulmine a ciel sereno: scettica per natura ed oculata per l’educazione religiosa ricevuta, non concepivo la spontaneità di questo percorso di vita. Ma mia madre no; mia madre, anch’ella nata e cresciuta nella mia stessa realtà, in Via Pacis ci è entrata a capofitto, sposandone completamente la filosofia.Giorno dopo giorno l’ho vista cambiare, conoscersi e riconoscersi in Dio, come una figlia si riconosce nella propria madre, scoprendola così non solo come moglie e mamma, ma anche e soprattutto come donna nella sua totalità.Mia madre in Via Pacis ha potuto essere semplicemente Caterina: una donna piena di passione e tenacia, fragile e allo stesso tempo forte come poche.Mia madre in Via Pacis ha potuto coltivare la sua passione per la musica, che ora adopera come preghiera, per ricongiungersi più intensamente a Dio.In Via Pacis mia madre ha trovato un valido supporto nella sua attività di operatrice tra i poveri, gli emarginati e gli ultimi, che da sempre compie con delicatezza, impegno e dedizione. Ha incontrato fratelli e sorelle pronti ad accogliere con rispetto ogni sua sfaccettatura, a sostenerla nelle piccole difficoltà di tutti i giorni e a gioire con lei per ogni sua gioia. E forse questo è solo l’inizio. Forse c’è tanto ancora da scoprire in questo cammino verso il Signore ed il prossimo, ma mia madre in Via Pacis ha finalmente ritrovato se stessa attraverso Dio, il regalo più prezioso che la vita potesse donarle.

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PAOLO MAINO Fondatore e Presidente

di Via Pacis

“Cinque anni fa abbiamo fatto un sogno; era un sogno fatto insieme, perché insieme abbiamo sofferto, insieme abbiamo fatto dei sacrifici, insieme ci siamo preoccupati.Oggi vediamo che questo sogno lentamente si sta realizzando. E tutto questo è stato possibile grazie a tutti voi, alle vostre preoccupazioni, all’attenzione che avete avuto perché questo sogno si realizzasse.Questo Centro sobrio ed essenziale sarà dedicato alla formazione: formazione alla pace, alla solidarietà, alla dignità dell’uomo, ai valori.Abbiamo sognato tutto questo insieme, non distogliendo mai lo sguardo dai poveri. Possiamo realizzare tante cose, ma guai se distogliamo lo sguardo dal povero, dal povero vicino e dal povero lontano.Grazie a voi, perché è anche con voi che si realizza questo sogno”.

ALESSANDRO BETTA Sindaco di Arco

“Anche noi abbiamo delle persone che sono povere e soffrono; spesso c’è povertà di felicità e ci si arrabbia per delle piccolezze.Voi, con quello che fate, arricchite l’anima e i sentimenti, e fate uscire dall’aspetto puramente materiale.Essere qui, per me, è una grande soddisfazione, perché quello di cui abbiamo più bisogno è riflettere e trovare una cura per la felicità. E voi donate beni materiali a chi ne ha bisogno, ma è ricco di felicità in fondo al cuore; e dobbiamo dare questa felicità a chi è intorno a noi ed è povero di questo valore.La prima pietra di questa sede è la prima pietra della costruzione di una comunità giusta, e vi ringrazio per questo”.

ADALBERTO MOSANER Sindaco di Riva del Garda

“Intento dell’amministrazione che rappresento è quello di essere vicino a tutte le associazioni, anche

CostruttoriDI PACE

W O R K I N P R O G R E S S

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POSA E BENEDIZIONE DELLA PRIMA PIETRA

DELLA SEDE INTERNAZIONALE DI VIA PACIS

Il 23 aprile 2015 ad Arco (TN), alla presenza dei fondatori, Paolo Maino ed Eliana Aloisi Maino, dell’Arcivescovo di Trento, S.E. Mons. Luigi Bressan, del Sindaco di Arco, ing. Alessandro Betta, del Sindaco di Riva, dott. Adalberto Mosaner, del Decano di Arco, don Walter Sommavilla, nonché del progettista

e responsabile tecnico, ing. Giampietro Stagnoli, è stata posata e benedetta la prima pietra della Sede Internazionale di Via Pacis.

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caritatevoli. Quanto può essere importante anche il contributo delle amministrazioni, che con le associazioni caritatevoli si prendono cura sempre più di persone che, anche qui da noi, sono in situazioni di povertà e hanno bisogno magari di una borsa della spesa o di poter parlare con qualcuno. Auspico che questo sia un Centro aperto, esattamente com’è vostra intenzione, vicino a tutti i cittadini, chiunque essi siano. Penso che questo sia importante per fare comunità e per fare il bene comune.Grazie del lavoro che state facendo e dell’impegno che ci avete messo”.

S.E. MONS. LUIGI BRESSANArcivescovo di Trento

“In questo momento vorrei esprimere una duplice felicitazione; non solo per questo evento, ma anche per il Riconoscimento Pontificio che la Santa Sede, a nome del Papa, ha concesso a questo cammino di pace, prima Shalom, oggi Via Pacis.Sappiamo quanta necessità ci sia di pace. Penso che il primo gradino da fare sia quello di togliere il conflitto. Con dolore assistiamo a tante tragedie che, direttamente o indirettamente, sono provocate da qualche conflitto. La pace, in senso biblico, include

GIAMPIETRO STAGNOLI Responsabile Tecnico

di Via Pacis

“Voglio ringraziare per la fiducia che mi è stata accordata per la realizzazione di questo sogno. Faccio parte dell’Associazione Via Pacis e quando Paolo, cinque anni fa, al ritorno da un pellegrinaggio in Polonia, mi aveva accennato quest’idea, mi sembrava un progetto quasi folle. Ma questo sogno si è sviluppato e ora ne stiamo vedendo la concretizzazione. Non posso che esserne onorato per una doppia ragione, visto che, facendo parte di Via Pacis, posso spendere anche la mia professionalità a beneficio di questo Centro”.

molto di più: include tutto il senso di collaborazione, di progresso, di vita, di qualità, ed è una missione che il cristianesimo ci affida. (...) La spiritualità cristiana non è mai autoreferenziale: è sempre una spiritualità che si traduce in un aiuto concreto rivolto agli altri, nell’ambito spirituale, materiale, nel sostegno umano. (...) Con gioia, vediamo l’avvio di questo lavoro e sappiamo che il Signore chiede a noi tutti di essere edificio santo, edificio accogliente, che porta il bene.Anche san Pietro dice che siamo tutti chiamati ad essere pietre vive. Sappiamo che la vita è propria del regno vegetale, animale e dell’uomo, ma la pietra, in quanto tale, solo a livello metaforico si può definire viva. Ebbene, noi, come costruzione, come società e come umanità, noi, soprattutto come Chiesa, abbiamo questa dignità e questa missione: trasmettere vita.E voi, Via Pacis, lo fate in modo particolare a favore del mondo giovanile”.

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di Eliana Aloisi Maino

Il tratto caratteristico di don Domenico – testimoniato da tutti coloro che l'hanno incontrato – era la misericordia, la dolcezza, la finezza nei modi, la delicatezza che sprigionava nell'accostare ogni persona, problema, ferita, peccato. Don Domenico aveva un cuore grande che accoglieva ogni miseria (a partire dalla sua e poi quella degli altri).Viveva in se stesso la Parola: “C'è più gioia in cielo per un peccatore che si converte, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di convertirsi” (Lc 15).Ricordo le tante volte in cui, commosso, raccontava che, in quella giornata, aveva confessato

Ricordare don Domenico Pincelli significa fare memoria della sua accoglienza e dolcezza, delle sue parole di misericordia, del suo instancabile servizio, svolto anche attraverso il sacramento della Riconciliazione. Le sue parole “ama, prega, perdona” risuonano nei nostri cuori e ci incoraggiano a credere nella forza del Vangelo. Con sentimenti di profonda gratitudine, tutte le comunità Via Pacis del mondo, hanno voluto ringraziare Dio per l’insegnamento e la testimonianza di vita lasciati da don Domenico, affinché anche le nuove generazioni possano essere affascinate dal suo esempio, per vivere con coraggio la fede in Gesù.

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una persona che da decenni non si accostava al sacramento della Riconciliazione.Don Domenico sapeva accogliere tutte le persone "lontane" con immensa paternità. Sembrava che più grave fosse la situazione di disagio o il peccato, più grande fosse la ferita, più lui, nell'accoglierla, sembrava rallegrarsi. Nulla lo scandalizzava o lo faceva allontanare. Nell’accoglienza, aveva dei tratti molto materni, oltre che paterni. Per questo suo dono speciale, molti hanno sperimentato l’amore di Dio Padre e, attraverso questa doppia esperienza con don Domenico, hanno potuto riconciliarsi anche con la figura paterna, oltre che con quella del Padre celeste.Don Domenico ha amato tante cose nella sua vita spirituale; e fra queste, in modo particolare, la Parola di Dio.Dopo il Concilio si era reso conto che la preparazione che aveva avuto in Seminario era superata. Così, con altri tre sacerdoti, aveva iniziato a frequentare un corso di studi, all’Istituto Santa Giustina di Padova, per ottenere la Licenza. E qui gli si era aperto il grande mondo delle innovazioni che il Concilio Vaticano II aveva portato.In questo periodo, don Domenico si era innamorato della Bibbia.Il primo vero capovolgimento, però, nell’approccio con la Parola era avvenuto nel 1975, quando a Roma aveva ricevuto la Preghiera di Effusione dello Spirito Santo nella Comunità Maria, inserita nel Rinnovamento Carismatico, alla fine di un periodo di esercizi spirituali. In quell’occasione aveva avuto un particolare impatto con la Parola, e da quel momento la Bibbia era sempre nelle sue mani (e molte volte mi è capitato di aggiustarla, perché continuamente la sfasciava!).Per lui il tempo da dedicare alla Parola non era mai abbastanza: stava davanti alla Parola per ore, per lasciarsi illuminare e riscaldare dalla Parola. Paolo ed io abbiamo vissuto con lui per 23 anni, e possiamo testimoniare le tante ore che passava con la Bibbia in mano. Aveva, con la Parola lo stesso rapporto che aveva con l'Eucaristia: “stare” per prendere la “tintarella”, esattamente come per abbronzarsi non serve fare nessuna fatica, basta stare al sole, così basta stare davanti alla Parola e all'Eucaristia per ricevere tutto da Dio.

«Ricordo molto bene il primo incontro con don Domenico: durò circa due ore. In modo anche confuso, vuotai il sacco di tutte le mie sofferenze, degli errori, delle scelte sbagliate di cui ancora poco mi rendevo conto.Immaginavo che mi avrebbe risposto con una bella predica severa e, invece, trovai ascolto ininterrotto, uno sguardo colmo di misericordia, un affetto sconosciuto, la benevolenza di un padre.Anche quando il peccato e le cadute mi portavano a confessare le stesse cose, lui mi guardava con grande compassione e mi diceva: “Avanti, avanti sempre!”».

TESTIMONIANZAMarilena Brighenti

Don Domenico si lasciava nutrire dalla Parola, perché la Parola è la “manna” data ogni giorno da Dio al Suo popolo. Amava la preghiera liturgica. Era innamorato di questo modo di pregare, perché diceva che, così facendo, si entra nel modo stesso di Gesù di pregare e non c'è bisogno di inventare nulla; facciamo nostre le parole di Gesù e di tutto il popolo d'Israele.Passando così tante ore nella Parola, anche il suo parlare quotidiano era spesso farcito da versetti della Bibbia, così come le sue lettere; lasciava che fosse la Parola a parlare per lui.Don Domenico cercava di capire la Parola con i commentari e l'intelligenza, ma la sua preoccupazione maggiore era quella di adorare la Parola e di metterla in pratica.Il punto centrale parte qui: “Chi osserva la mia Parola e la mette in pratica, questi mi ama” (Gv 14,21-26).Per don Domenico ascolto e adorazione si traducevano nell’obbedienza, ovvero, nella messa in pratica di quanto la Parola diceva; obbedienza di un frammento per amare Gesù ed essere nel Suo cuore, lasciandosi trasformare e contagiare.Un’altra Parola molto cara a don Domenico era: “Se uno mi ama, osserverà la mia Parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e

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A

DOMENICo

Caro don Domenico, come stai? Che domande sciocche che faccio, ovviamente starai bene. Volevo dirti che qui sulla terra tutti quelli che ti hanno

conosciuto ti ricordano con un sorriso. Come un ‘don’ dai dolci occhi azzurri e dai sorrisi miti di chi conosce la pace. Di te parlano in molti, e più li sento parlare più mi convinco che tu sia santo; è un po’ come quando a scuola il prof di religione ci parla dei grandi santi del passato. Solo che io non ho mai potuto parlare con qualcuno che li conoscesse da vivi. Quindi, quando vedo i visi

di Daphne Squarzoni

“Con don Domenico avevo scoperto l’esistenza di un uomo buono e affettuoso, al quale potevo raccontare ogni cosa, che mi ascoltava sempre, sulla cui spalla potevo piangere e che mi consolava. E quando gli dicevo: «Non ce la farò mai, la mia vita è finita», aveva speranza per due, anche per me.

Ho capito con gli anni che don Domenico è stato il filo rosso, robusto, con l’amore di Dio che in quei tempi difficili non si è mai spezzato. Ogni tanto gli dicevo che Dio, probabilmente, non mi voleva bene o mi aveva dimenticato, perché permetteva una sofferenza così grande nella mia vita. Più ancora di quello che mi diceva, però, era don Domenico stesso la risposta: era chiaramente un uomo di Dio. Tutto ciò che faceva era per Dio:Lui era la sua forza e la sua pace.Cercava risposta a tutto nella Parola di Dio. E, se don Domenico era così buono, doveva esserlo per forza anche il suo Dio”.

TESTIMONIANZAMirkoPettinacci

prenderemo dimora presso di lui” (Gv 14,23), essendo in noi il Padre con il Figlio e lo Spirito Santo, noi possiamo lasciarci trasformare in quello che la Trinità vuole che siamo. Un giorno ho fatto una domanda provocatoria a don Domenico e gli ho chiesto: “Se dovessi scegliere tra dedicare del tempo alla Parola o andare a Messa, cosa mi diresti di fare?”.Sappiamo tutti l’amore che don Domenico aveva per i sacramenti e la liturgia, eppure, mi ha risposto: “stare con la Parola, perché di sicuro la Parola, poi, porta ai sacramenti”.Questo per dire della sua mente aperta!

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delle persone che mi parlano di te, è quasi come se tu fossi ancora vivo. Come se ti avessero incontrato l’altro ieri. Ma tu lo sai, vero? Scommetto che, appena puoi, li guardi e li aiuti. Magari sussurri loro nell’orecchio che Dio li ama. Mi dicono che eri fissato con questa cosa, che la ripetevi in continuazione; praticamente eri un drogato della misericordia di Dio. Raccontano che riuscivi a non lamentarti anche dopo operazioni dolorose. E io mi sono sempre chiesta come facevi. Chissà quanto ci si mette ad imparare! Sai, mi dispiace di non averti conosciuto. Però vedo i risultati di quello che tu hai seminato, e anch’io sono quello che sono anche grazie a quello che hai fatto tu. Se tu non fossi stato così coraggioso, o così pazzo, sotto certi punti di vista, da accettare di andare a vivere con Paolo ed Eliana, da accettare di fondare insieme a loro la comunità Shalom, che ora si chiama Via Pacis (ma immagino che questo nome piaccia anche a te), beh, penso che ora non sarei qui a scriverti, che non conoscerei molte persone, e sarebbe un peccato… Quindi, caro don Domenico, volevo ringraziarti per tutte le vite che hai cambiato. Mi piace ascoltare le loro storie, perché raccontano cose che sembrano quasi fantasia. Dicono che eri sempre allegro, e mi viene in mente san Filippo Neri, che diceva: “Figliuoli, state allegri, state allegri”. Dicono che eri come un padre, e ricordano con bei sorrisi le tue espressioni: “Vàra briccona…”. Mi raccontano che eri un gran testardo, che sapevi essere molto persuasivo e che andavi in giro a regalare benedizioni a tutti, che dispensavi sorrisi e parole d’amore. Che sapevi essere dolce ma fermo. “Si fa di più con un cucchiaio di miele che con uno di aceto”, dicevi. Caro don Domenico, mi hanno raccontato che sapevi far capire qual era la cosa giusta e che sapevi vedere la bellezza nelle persone che avevi accanto. Quanto speciale è questa dote! E che bello sarebbe esserne capaci! Me lo insegneresti per piacere? Sai, io non ti conosco molto bene, ma immagino che tutte le cose che ti sto dicendo tu le girerai a Dio, ringraziandolo per essersi servito di te in questo modo. Mi sarebbe piaciuto venire da te a confessarmi. Le tue confessioni sono leggendarie.

Ne parlano tutti come di momenti in cui s’incontrava veramente Gesù. Dicono che sapevi ascoltare e che non giudicavi, e che c’era la fila per venire a confessarsi da te, con tanto di persone che tenevano il posto e che non vedevano l’ora di ottenere il perdono di Gesù. Si dice che eri capace di stare in adorazione per ore e ore. Mi sono sempre chiesta come facevi: io non so stare ferma nemmeno per dieci minuti... Qualche volta ti addormentavi, ma quando succedeva non te la prendevi, e dicevi “faccio la veglia di S. Pietro”. Questa cosa mi colpisce, perché accettavi in modo incredibile la tua umanità, come se riuscissi a vederti con gli occhi del Signore. Quante cose posso imparare da te, dalla scia di bene che hai lasciato! Quando in comunità si pregano i rosari, mi vieni sempre in mente che mi hanno raccontato che eri innamorato di questa preghiera. Dicevi: “Bisogna pregare come si mangia, perché se il cibo nutre il corpo, la preghiera nutre l’anima”. E “Pensa bene”, a cui Paolo è tanto affezionato. O anche “Ama, prega e perdona”. Già, il perdono. Un’altra delle tue fisse. Lo chiamavi super-dono e ci hai contagiato tutti, hai guarito tanti cuori. Quello che hai lasciato qui è grande. Hai aperto gli occhi sulla bellezza dell’essere cristiani, sulla libertà interiore che tu testimoniavi riuscendo

a far sentire importanti gli altri. Hai portato gioia ai malati. Hai insegnato la fiducia in Dio e nello Spirito Santo. E hai mostrato la bellezza della confidenza che, come affermavi tu, è la debolezza di Satana. Avevi conosciuto veramente la gioia del regno di Dio sulla terra, e l’hai insegnata. Avevi coraggio, sapevi essere serio e sapevi ridere. Riuscivi a nascondere insegnamenti dietro le battute: “Per raggiungere il paradiso, l’ascensore lo prenderai con tuo marito”, dicevi, dando coraggio alle mogli sconsolate. “Ricorda santa Monica!”, dicevi alle madri in pena per i figli. Hai accolto Dio e ti sei lasciato accogliere, e così è diventato impossibile parlare di te senza parlare di Lui. Grazie don Domenico, grazie di aver amato così tanto, di aver insegnato così tanto, di aver toccato tante storie con la tua pazienza, di aver presentato Gesù alle vite di tante persone tristi, di essere stato un portatore di gioia, un ambasciatore di pace. Grazie di cuore per tutto quello che hai fatto! E, per piacere, ringrazia Gesù da parte mia di averti dato questo compito. Ringrazialo, perché ti permette di stare ancora vicino a noi. Ringrazialo da parte di tutti, perché – ti cito – “Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio”. Grazie don Domenico, e, per favore, abbraccia forte Gesù e la sua mamma da parte mia.

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Carissimi amici!È tanta la gioia di poterci ritrovare tutte le settimane per il nostro incontro comunitario. Abbiamo avuto la grazia di collegarci alcune volte, tramite Skype, con la Colombia, e Julian

Ramirez [ndr Responsabile per l'America Latina] ci ha parlato del carisma Via Pacis, ha ripercorso la storia della comunità e ci ha incoraggiato a vivere le nostre giornate come ambasciatori di riconciliazione. Sentiamo molto forte l’unità con gli altri fratelli di Via Pacis sparsi nel mondo. Preghiamo per la pace, lodiamo Dio e cerchiamo di crescere nella fraternità.

E C U A D O R

di Don Danilo Mejia Llora

Il 12 maggio 2015 alcuni membri di Via Pacis

hanno incontrato S.E. mons. Adelio Pasqualotto, Vicario Apostolico di Napo (nella foto in basso), per metterlo a conoscenza del carisma Via Pacis nella città di Cotundo e presentare la propria realtà. Nell’accogliere i membri con tanta gioia, il Vescovo ha esortato ad andare avanti nel carisma della pace e della riconciliazione, assicurando la propria visita a Cotundo.

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ADELANTE

CON

ALEGRÌA

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ADELANTE CON ALEGRÌA31

La notizia del Riconoscimento pontificio ci ha dato molta gioia: abbiamo seguito tramite il sito internet di Via Pacis l’incontro di Roma. Abbiamo ricevuto anche le notizie della Gmg 2016, quando i giovani di Via Pacis parteciperanno all’incontro con Papa Francesco in Polonia, e anche noi ci stiamo preparando a quell’appuntamento. I nostri giovani vorrebbero venire tutti in Europa per conoscere di persona Paolo ed Eliana Maino, i nostri fondatori. Li conosciamo già con il cuore, ma il desiderio di abbracciarli è grande. Per noi non sarà facile affrontare il viaggio, ma ci affidiamo a Dio e facciamo del nostro meglio per prepararci. Di sicuro alcuni di noi ci saranno. Per questo stiamo cercando di mettere da parte i nostri risparmi e trovare delle forme per autofinanziarci. Preghiamo che Paolo ed Eliana possano visitarci presto.L’Ecuador sta vivendo un periodo di forte crisi economica: c’è difficoltà a trovare lavoro, gli stipendi sono molto bassi e a volte non bastano a sostenere le famiglie. Cerchiamo di aiutare chi è più nel bisogno, non solo economicamente, ma soprattutto attraverso il nostro ascolto e la vicinanza. Durante l’ultimo incontro comunitario abbiamo pregato per la guarigione dei nostri cuori, abbiamo guardato al carisma della riconciliazione e chiesto a Dio il perdono per la nostra vita e la forza di perdonare gli altri e noi stessi. È

stato un momento forte di vicinanza con Dio e tra di noi. In sette della nostra comunità si stanno preparando alla

preghiera di Affidamento: ci incontriamo ogni 15 giorni e riflettiamo sulla fede, sull’amore di Dio, sulla Parola di Dio e sul dono di Via Pacis. È un grande impegno che affrontiamo con gioia.In luglio per le diocesi dell’Ecuador ci sarà un evento straordinario: la visita di Papa Francesco! Tutti qui lo aspettiamo. Dopo la visita del Papa, alcuni di noi visiteranno le comunità della Colombia: saranno giorni importanti, perché consideriamo i fratelli colombiani i nostri fratelli maggiori. Potremo conoscerci meglio, pregare, mangiare insieme e fare comunità.

Carissimi, arrivi a voi dall’Ecuador il nostro saluto, il nostro amore e il grazie per ciò che fate per noi.

Padre Danilo, Genesis, Guadalupe, Lili, Patti, Pato... e tutti gli altri fratelli di Via Pacis Ecuador

«cerchiamo di aiutare chi è più

nel bisogno, soprattutto attraverso

il nostro ascolto e la vicinanza»

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Voi siete: altro che apparenze! È un richiamo molto forte che Gesù fa ai suoi discepoli affinché non perdano

mai di vista il motivo per cui sono… discepoli! E lo fa attraverso l’uso di quattro immagini (sale, luce, città sul monte, lucerna). Ci soffermeremo a riflettere sulle prime due immagini, quella del sale e quella della luce.Voi siete il sale della terra. Purtroppo questa è una delle espressioni evangeliche che forse

siamo maggiormente abituati a sentire, così da non reagire più davanti ad una immagine per certi versi molto strana. Cos’è il sale della terra? Noi sappiamo cos’è il sale quando serve per condire, per conservare gli alimenti, o quando viene utilizzato come fertilizzante. Ma cosa intende Gesù con questa espressione: Voi siete il sale della terra? Non è una questione da poco, se consideriamo la minaccia che segue: ma se il sale perde

il sapore, con che cosa lo si

renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Il sale, e ciò che esso rappresenta, non può essere sostituito da niente (con che

cosa lo si renderà salato?); ciò che può fare il sale, lo può fare solo il sale. Dunque, la nostra esperienza ci permette di dire che il sale è un ingrediente in grado di dare “tono”, sapore, di caratterizzare la realtà nella quale è posto. Quando un cibo viene a contatto con il sale, tale alimento non è più come prima. Come iniziamo

ad intuire, questa è una parola fortissima rivolta da Gesù ai suoi discepoli.Voi siete il sale della terra. A chi ha scoperto la bellezza e la forza trasformante della Parola di Dio nella propria vita, ma si adatta troppo facilmente col suo modo di comportarsi e di pensare alla mentalità “mondana” (per evocare un termine utilizzato spesso da Papa Francesco nei suoi interventi) così da mortificare ogni capacità di conformarsi alla proposta di Gesù di Nazaret, il Vangelo afferma senza mezzi termini: “Attento! Se desideri vivere la tua realtà quotidiana con gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù (cfr Fil 2,5), ma ti lasci condizionare così tanto dal mondo, non servi a niente in questo mondo… null’altro che ad essere gettato via e calpestato dalla gente”. Paradossalmente: più seguiamo la logica del mondo, meno serviamo al mondo. Anzi, inesorabilmente veniamo divorati da esso: «Dicevi che il mondo va cambiato e intanto

Q U A N T O A M O L A T U A P A R O L A

ESSERE

o non essere?

«Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli ». (Mt 5,13-16)

di Gregorio Vivaldelli

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ESSERE O NON ESSERE?

«... risplenda la vostra

luce davanti agli uomini,

perché vedano le vostre

opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli »

(Mt 5,16)

il mondo cambia te» (“Sotto bombardamento”, canzone di Ligabue, cantante e cantautore pop rock).Voi siete il sale della terra. Non sono parole che vogliono scoraggiare il nostro desiderio di essere discepoli di Cristo. Al contrario, ci invitano ad essere consapevoli del fatto che noi, proprio perché conquistati dalla bellezza della proposta di vita di Gesù, secondo il Vangelo siamo importantissimi per la storia del mondo. Il termine terra, infatti, non è da intendersi in senso storico-geografico; per sé, non corrisponde nemmeno ad Israele, ma rappresenta il mondo intero che ci circonda. È come se Gesù dicesse a ciascuno di noi: “Tu sei il sale del mondo che ti circonda. Tu, e solo tu, in quanto discepolo di Gesù, puoi dare senso e sapore alla vita di coloro che ti vivono accanto ogni giorno. La tua casa, la tua scuola, il tuo posto di lavoro… sono la terra che devi “tonificare” con il tuo essere discepolo di Cristo”.Voi siete il sale della terra. Quando

i contemporanei di Gesù sentivano nominare la parola sale, pensavano subito al forno che avevano in casa. Ogni casa aveva un forno: per accendere bene il fuoco del combustibile si metteva un blocco di sale alla base del forno. Serviva da catalizzatore per alimentare questo fuoco. Voi siete il sale della terra: voi siete quel catalizzatore in grado di accendere il fuoco della bontà misericordiosa di Dio nel vostro ambiente quotidiano.Voi siete la luce del mondo. Secondo la Bibbia la luce è ciò che dà senso al creato (cfr Gen 1, dove, non a caso, la luce è creata per prima, così da iniziare a dare senso ad un mondo avvolto dal caos). I discepoli di Gesù sono la luce del

mondo; sono coloro che danno senso a questo mondo. Per il Vangelo il mondo cammina nell’oscurità senza la presenza in esso di coloro che, tra successi e fallimenti, provano ogni giorno a seguire Gesù. Senza persone che cercano di camminare sulla via della pace, il mondo nel

quale viviamo è privo della possibilità di scoprire un’esistenza illuminata dalla sorprendente bellezza della bontà di Dio. Forse, nel “tuo mondo”, ci sono persone che stanno aspettando solo che un ambasciatore di pace e di riconciliazione getti su di loro il fascio della luce dell’amore di Dio.Il segreto di chi ogni giorno sceglie di camminare sulla via della pace consiste nel fatto di aver scoperto che non si tratta tanto di fare chissà quali convegni sul tema del sale o della luce, ma di essere dei “salini” e delle “candele” sulla grande “tavola” del mondo: umili e semplici ricercatori di rapporti riconciliati con chi ci sta accanto.Gesù non dice: “Voi fate il sale della terra”, “Voi fate la luce del mondo”, bensì: “Voi siete il sale della terra”, “ Voi siete la luce del mondo”. Rinunciare al fascino dell’apparenza aiutandoci a “essere” strumenti di perdono e riconciliazione. E il mondo cambierà. Anche il tuo mondo interiore.

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Quando ho iniziato a conoscere le persone di Via Pacis ho provato subito un senso di grande ammirazione, i loro sorrisi e i loro volti esprimevano una pace che ai miei occhi era impossibile … forse non avevano avuto grandi difficoltà nella vita.Poi ho sentito diverse testimonianze e continuavo a chiedermi: come hanno fatto a uscirne, e a uscirne migliori di prima? Nessuno di loro mi ha detto di essere particolarmente dotato. Piuttosto le loro motivazioni erano riconducibili alla stessa “fonte”, cioè la potenza di quel “Padre perdona loro…” pronunciato da Gesù morente in Croce in una condizione di massima debolezza, e dopo aver subito tutto quanto è in grado di infliggere la cattiveria umana. Non è proprio possibile rimanere gli stessi davanti a tanto Amore! Se un dono così grande non riesce ad aprirmi gli occhi sull’infinita misericordia di Dio, non potrò mai capire e raggiungere quella pace che portano nel cuore i fratelli e le sorelle di Via Pacis. E soprattutto come pretendere di essere “ambasciatori di riconciliazione”! Quando scoprirono che la malattia di mio fratello Egidio non lasciava scampo, ripetevo continuamente alle persone care che non ce l’avrei mai fatta ad accettare questa situazione. Mentre soffriva o aveva momenti di sconforto,

La FORZA

nella debolezza

mi domandavo dove fosse Dio e tutto quell’amore di cui si parlava.Oggi Egidio non c’è più, la malattia l’ha stroncato senza risparmiargli nessuna tappa, eppure Dio non ha permesso che mi allontanassi da Lui. Quale meraviglia ha operato in me! Niente può far nascere il bene dal male: queste sono cose che solo Gesù sa compiere!Non è dell’uomo continuare a credere nell’amore anche dopo certe amarezze della vita, ed è veramente solo per grazia di Dio se invece di ripiegarmi su me stessa sono riuscita a recuperare quella pace che in Lui ha radice.I fratelli e le sorelle di Via Pacis mi hanno aiutata ad accettare la “prova” invitandomi instancabilmente a chiedere a Dio cosa volesse far fiorire nel mio cuore in un momento tanto duro. E così, come la “povertà” del pubblicano è diventata “forza” per pregare con autentica umiltà o “l’inadeguatezza” che Paolo sperimentava è diventata “coraggio” per evangelizzare il popolo greco-romano, pure io, attraverso quelli che mi sono stati vicini, ho vissuto la potenza dell’amore di Dio proprio in un momento tanto difficile.È per questo che ho deciso di aderire al cammino di Via Pacis, perché mi ha permesso di aprire gli occhi su questo e a riconciliarmi col fatto di essere debole e mortale.

E M A N U E L A

T E S T I M O N I A N Z A

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C A R I S S I M O

Carissimo,affidi a WhatsApp queste domande: “Come si fa ad avere sempre più lo sguardo di Dio sulla

propria vita? Come si fa a capire cos’è peccato, se non sono cose grosse? Come si fa a capire quando le omissioni sono peccato e quando no? Ha senso andare a confessarsi se non si sa bene cosa dire, ma c’è solo il desiderio di dire: Gesù, rieccomi qui per camminare con te?”.Mi commuovono e inteneriscono queste tue domande, perché rivelative di un grande cuore, di un’altrettanta grande sensibilità e di una relazione speciale con Dio.Quindi: cos’è il peccato “non grosso”? e le omissioni? Ha senso confessarsi per cose “piccole”? Vorrei risponderti non con la morale del centimetro, ma con la morale pasquale. È tutta una questione di amore e di tipo di relazione. Mi spiego meglio. In una coppia ben affiatata, che si vuol bene e si rispetta, basta poco per avvertire una nota stonata. Non servono i grandi litigi o il mandarsi a quel paese per percepire che qualcosa nella relazione si è incrinato. È sufficiente il tono di voce irritato, o la mancanza di pazienza

nel rispondere, o la pigrizia davanti ad una necessità, o addirittura l’increspatura non manifesta del cuore, per far accendere un sensore interiore di disagio. E questo disagio è direttamente proporzionale alla profondità della relazione: più sono profondi l’amore e il bene, più fanno soffrire anche le piccole cose. Non vorrei sembrarti esagerata, ma nell’amore non ci sono piccoli sgarbi o piccole mancanze: tutto diventa grande.Leggendo la vita dei santi, mi ha sempre colpito come si sentissero dei grandi peccatori. La spiegazione è proprio nel loro grande amore per Dio: come un grandissimo fuoco, alla cui luce anche un minuscolo sassolino provocava una grande ombra!E in questa dinamica d’amore ha senso, molto senso, il chiedere scusa, il chiedere perdono. Ma non tristi e ripiegati su di sé per gli errori commessi, ma con gioia e riconoscenza per essere sempre accolti e abbracciati. E questo perdono, lungi

dall’indebolire l’amore, provoca proprio l’effetto opposto: lo fortifica e lo corrobora. Così nell’amore umano come in quello con Dio. Quindi, certo che ha senso il confessare ed essere pentiti, cioè dispiaciuti, anche per le piccole cose. Dio è felice se andiamo da Lui portando il nostro cuore, consapevole dei propri limiti e peccati che Gli dice, così come scrivi tu: Gesù, rieccomi qui per camminare con te. Che grande dichiarazione d’amore al nostro Dio!

In questo discorso non va dimenticato che non può esserci relazione con Dio senza relazione con l’uomo e che ogni mancanza influisce sugli altri. Quindi fai bene a chiederti con quale sguardo Dio guarda

la tua vita. Senza dimenticarti di chiederti con quale sguardo chi ti vive vicino guarda la tua vita.Ti abbraccio sempre e ancora di più.Sempre tua Eliana

di Eliana Aloisi Maino

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PERDONO?

per cosa?

«nell'amore non ci sono

piccoli sgarbi o piccole mancanze:

tutto diventa grande»

Page 36: N°39 Sulla via della pace

Età: dai nati nel 2002Costo: 530/550 euro circa Il costo comprende: Biglietto aereo, trasporti vari, vitto e alloggio, pass partecipantiAcconto iscrizione: 50 euro pre-iscrizioni: aperte dal 1 giugno al 30 settembre 2015 versando l’acconto; il completamento dell’iscrizione avverrà versando il resto della quota entro il 31 marzo 2016

percorsodiintegrazione epacificazioneinteriore

Presso i Padri Comboniani, Via Campaldo, 18 Limone sul Garda (BS)

1° Percorso

19/20 settembre2015

2° Percorso

5/6 marzo2016 Per informazioni:

- www.viapacis.info/pacificazione2015- Sede Via Pacis: 0464 555767

relatore:

Eliana Aloisi Maino

Per informazioni: Claudia Carloni Tel. +3391538593Mail: [email protected] bonifico bancario:Associazione Via PacisIBAN: IT88T0801635320000002305273Causale: Gmg2016 nome e cognome

Modalità di iscrizione: • online all’indirizzo www.viapacis.info/gmg2016• via email: [email protected] allegando iscrizione e bonifico• mediante consegna manuale del modulo di iscrizione e del bonifico alla Sede Centrale Via Pacis in Riva del Garda (Tn), Viale Trento, 100

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