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1 Trimestrale di in-formazione dell’Associazione Via Pacis 20I4 n.36 Anno IX - n. 4 - Ottobre-Dicembre 2014 - Trimestrale Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - DL 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2 - DCB Trento - Taxe Percue In caso di mancato recapito inviare al C.P.O. di Trento per la restituzione al mittente previo pagamento resi sullaVIAdellaPACE ® EDITORIALE: Convertirsi all'altro GIOVANI: Mille motivi per pensar male... Perdono: una perdita che libera CONGRESSO E MEETING 2014

N. 36 Sulla via della pace

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Rivista di in-formazione dell'Associazione Via Pacis

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Trimestrale di in-formazione dell’Associazione Via Pacis 20I4 n.36

Anno IX - n. 4 - Ottobre-Dicembre 2014 - TrimestralePoste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - DL 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2 - DCB Trento - Taxe Percue In caso di mancato recapito inviare al C.P.O. di Trento per la restituzione al mittente previo pagamento resi

sullaVIAdellaPACE

®

EDITORIALE:Convertirsi all'altro

GIOVANI:Mille motivi per pensar male...

Perdono: una perdita che libera

CONGRESSOE MEETING 2014

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E D I T O R I A L E

DDurante il recente Congresso Internazionale di Via Pacis, celebrato in concomitanza con il

suo 35° anno di Fondazione, si sono incontrati i rappresentanti di tutte le Comunità nel mondo per interrogarsi sulla missione dell’Associazione, su cosa noi, uomini e donne di questo tempo, siamo chiamati a dire e a fare: un grande evento, espressione di comunione e responsabilità nei confronti della Chiesa e del mondo.Sappiamo che ad ogni realtà ecclesiale è conferita una grazia particolare, una vocazione propria, unica, insostituibile, una grazia profetica, che parla di Dio non solo ai propri membri, ma al mondo e alla Chiesa intera. Il tempo che stiamo vivendo è il segmento di storia per il quale ci è stato affi dato uno specifi co carisma, per traffi carlo a benefi cio di tutti. Dio desidera agire nel mondo anche tramite Via Pacis, che ha quindi la responsabilità di donare generosamente quello che ha: pace, perdono e riconciliazione. Tutti noi, che abbiamo sperimentato

la capacità di questo carisma di trasformare la vita e le relazioni, siamo dunque esortati a diff onderlo, a condividere con gli altri la sua ricchezza. Si tratta di una ricchezza donata, che non ci è stata affi data per i nostri meriti, ma per essere portata lì dove serve: nella quotidianità, nelle relazioni diffi cili e di confl itto, in questo mondo che ha tanto bisogno di pace, perdono, gioia, verità.Il carisma Via Pacisha toccato prima di tutto le nostre vite, poi le vite di molti: le ha cambiate dopo averle aff ascinate. Ma cos’ha Via Pacis di così particolare, di così straordinario? La sua straordinarietà è la normalità, che consiste nell’andare

all’essenziale delle cose, al fondamento di quello che siamo e di quello che facciamo nella nostra quotidianità. È la bellezza della semplicità, della sobrietà, della

diversità nell'unità, della ricerca di pace dentro di me e attorno a me. È l’impegno di ogni giorno perché a vincere sia sempre il confronto, la speranza, la vita, prima ancora delle pretese della mia ragione e della mia emotività. In questo

modo, i problemi, le diffi coltà, i modi di pensare diversi dal mio, i miei progetti non diventano più un ostacolo alla pace.È un cammino quotidiano che può sembrare talvolta diffi cile, superiore alle nostre forze. Crediamo però

Convertirsiall'ALTRO

«La vera sfi da quotidiana è

la conversione all'altro, che

diventa cultura della pace»

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di Paolo Maino

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CONVERTIRSI ALL'ALTRO 3

che Via Pacis ci supera, va oltre i nostri limiti, le nostre inconsistenze. Camminare allora non è uno sforzo, un impegno in più, un peso da portare – anche se impegno e fatica sono inevitabili – : è la possibilità di appoggiarsi all’amore di Dio, di attingere alla forza che viene da Lui.È però necessario un atto di coraggio, di fiducia, di passione, perché Via Pacis non rimanga solo un bel pensiero, un ipotetico progetto, ma possa tradursi in azione a servizio dell’umanità, nonostante le nostre fragilità, le nostre inadeguatezze, le nostre ferite, che tendono a frenarci. La nostra forza è il mandato che abbiamo ricevuto di essere persone di pace: lo possiamo fare come scelta umile e coraggiosa di ogni giorno. È il coraggio di uscire dalla routine, dall'abitudine, dalla mediocrità. È il coraggio di scegliere, di ascoltare, di andare in

profondità, di agire facendo fatica, di affrontare – se occorre – pericoli e difficoltà. Crescere nel coraggio, con un'attitudine di umiltà e di apertura al cambiamento del cuore e della mente. Via Pacis è vivere l'unità per donarla. Se viviamo l'unità, diventiamo noi stessi un dono, perché ci facciamo portatori della speranza di pace di cui il mondo ha bisogno. Soltanto così possiamo essere credibili, essere luce perché il mondo creda. L’esperienza comunitaria è una realtà che si realizza nell’operare come corpo, in unità di intenti: operare insieme non primariamente per fare del bene, ma per volersi bene, nella consapevolezza e nell’accettazione delle diversità di carattere, di modi di pensare, di atteggiamenti, di attitudini, di interessi, di passioni. Unità è piegarsi gli uni verso gli altri, è impegnarsi perché l'altro sia più di me, come farebbe un bravo genitore

per il proprio figlio: allora saremo luce, perché l'unità fa luce. Se non si opera in questa dimensione di unità nella diversità, si è condannati continuamente a fare senza produrre frutti, a pregare senza cambiamento di vita, a parlare di pace senza essere strumenti di pace, ad agitarsi senza avere alcuna stabilità. In altre parole, si è condannati a morire!La missione Via Pacis presuppone una continua conversione alla relazione, all’uscire dal proprio personalismo, avendo il coraggio di migliorare continuamente le relazioni, educandosi alla fatica dell'incontro autentico e sincero con l'altro, accettando e stimando chi cammina con noi e accanto a noi. Questa è la vera sfida quotidiana: la conversione all'altro, che diventa cultura della pace, della relazione, della condivisione, della fraternità.

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L’Associazione Via Pacis è un’Associazione Privata di Fedeli Laici della Chiesa Cattolica e membro della Fraternità Cattolica delle Associazioni e Comunità Carismatiche di Alleanza di Diritto Pontifi cio.

Le attività di solidarietà promosse dall’Associazione Via Pacis sono gestite dalla Associazione Via Pacis onlusViale Trento, 100 - 38066 Riva del Garda (TN) - ItalyTel. +39.0464.555767 - Fax +39.0464.562969 [email protected]

Per off erte:CASSA RURALE ALTO GARDAIBAN: IT 67 C 08016 35320 000002142146Codice BIC SWIFT CCRTIT2T04ABANCA UNICREDITIBAN: IT 11 A 02008 35320 000005550586Codice BIC SWIFT UNCRITM10FRBANCOPOSTAc.c. postale n. 14482384intestato a: Associazione Via Pacis onlus

SULLA VIA DELLA PACETrimestrale di in-formazioneAnno IX - n. 4 ottobre-dicembre 2014

Registrazione n. 263 presso ilTribunale di Rovereto (TN)(19.01.2006)

Direttore responsabilePaolo Maino

Direttore di redazioneRuggero Zanon

RedazioneTiziano CivettiniRuggero Zanon

CollaboratoriPaola AngerettiStefania Dal PontAnnalisa Zanin

Archivio Fotografi coPatrizia Rigoni

Distribuzione e numeri arretratiFausta Matteotti

AmministrazioneRenato Demurtas

EditoreAssociazione Via Pacis onlus

Direzione e amministrazioneViale Trento, 10038066 Riva del Garda (Trento) [email protected]. +39.0464.555767Fax +39.0464.562969

Grafi caEmmanuele Pepè[email protected]

StampaAntolini Tipografi a - Tione (TN)

Finito di stamparenel mese di settembre 2014

In copertina:Una vita donataI fondatori Paolo ed Eliana Maino al Meeting Via Pacis 2014(foto di Marcello Cenedese)

GARANZIA DI RISERVATEZZA Ai sensi dell’art. 13 del D.Lgs. n° 196/2003 (tutela dati personali) si garantisce la massima riserv-atezza dei dati personali forniti dai lettori ad Associazione Via Pacis onlus e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifi ca o la cancellazione, o di opporsi al trattamento dei dati che li riguardano, rivolgendosi al Titolare del trattamento dati, Associazione Via Pacis onlus – viale Trento, 100 – 38066 Riva del Garda (TN) o scriv-endo al Responsabile Dati dell’Associazione Via Pacis onlus Paolo Maino anche via email all’indirizzo [email protected]. è possibile consultare l’informativa completa all’indirizzo www.viapacis.info/privacy.aspx

2 Editoriale • Convertirsi all'altro5 Congresso10 Meeting internazionale •

Insegnami a volare!Che tipo di fraternità c'è in Via Pacis?

22 Cristiani per il mondo25 Checkpoint • Una più del diavolo26 Giovani •

Mille motivi per pensar male...Perdono: una perdita che libera

28 Ragazzi Via Pacis30 Colombia • Alleanza32 Testimonianze • El perdón sana las

heridas33 Filippine34 Anche il nemico è mio fratello?

36 I have a dream • Correre il rischio della fi ducia

38 Quanto amo la tua parola • La bellezza del presente

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CONGRESSO®

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IL CORAGGIO DELLA NOVITÀ. LO STUPORE DEL DONO

Dal 5 all’8 luglio 2014, si è svolto a Camposampiero (Pd) il primo Congresso

Internazionale dell’Associazione Via Pacis intitolato “Il coraggio della novità.

Lo stupore del dono”. Erano presenti 48 delegati provenienti dalle varie

comunità presenti nel mondo. Sono stati giorni di grande impegno e discernimento, nei quali i

delegati, divisi in Commissioni, hanno provveduto ad elaborare le linee programmatiche per il

prossimo quinquennio. I lavori sono stati caratterizzati da una grande

unità e comunione, ed hanno portato alla redazione del Documento finale sul quale le

singole comunità saranno chiamate a riflettere ed operare.

I delegati hanno discusso e si sono confrontati

sulla base dell’Instrumentum laboris elaborato nelcorso dell’anno dalla Commissione preparatoria, cercando di sintetizzare il lavoro operato durante l’ultimo anno nelle varie comunità sulla base di un sussidio, diviso per tematiche.Un lavoro, quello del Congresso, che ha visto appunto il suo epilogo nei quattro giorni di luglio, ma che è cominciato più di un anno fa, frutto della riflessione e della preghiera di tutti i membri di Via Pacis. Uno sforzo corale che ha contribuito ad aumentare l’unità e la corresponsabilità di ogni singolo membro, invitato ad interrogarsi in prima persona sul cammino che Via Pacis sarà chiamata a intraprendere nei prossimi cinque anni. Le quattro commissioni sono state chiamate a riflettere sulle seguenti tematiche: Relazioni istituzionali; Spiritualità e formazione; Solidarietà; Giovani; Missione.

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DAL MONDOPRESIDENTE + CONSIGLIO GENERALE

T I Z I A N O

C I V E T T I N I

R O B E R T A M E N E G H E L L I

J U L I A N

R A M I R E Z

Z U L U A G A

R U G G E R OZ A N O N

Nel corso del Congresso, si è proceduto anche alla elezione degli organi di

governo, rappresentati dal Presidente e dal Consiglio

Generale.Alla presidenza è stato

riconfermato il fondatore Paolo Maino, che ha

ringraziato i delegati per la fiducia espressa, elencando

i principali obiettivi del nuovo mandato, auspicando che la stessa fiducia - manifestata

nei suoi riguardi anche in questa occasione -

possa circolare tra i vari responsabili:

“Il mio primo obiettivo è quello di operare per la

comunione e l'unità in modo che un solo cuore batta

per Via Pacis. Con l'aiuto di Dio, la forza del Carisma e

la vostra preghiera potremo fare passi avanti per la gloria

di Dio”.È stato, inoltre, eletto il

nuovo Consiglio Generale,espressione di un notevole

rinnovo generazionale. Questi i nuovi membri del

Consiglio: Eliana Aloisi

(cofondatrice), TizianoCivettini (vicepresidente),Roberta Riccadonna (Responsabile dei Progetti Internazionali), Claudia Carloni (Responsabile Generale della Formazione), Roberta Meneghelli (Tesoriera Generale), Julian Ramirez Zuluaga e Ruggero Zanon.

S.E. MONS. ALBERTO GIRALDO JARAMILLO, AMMINISTRATORE APOSTOLICO DI ARMENIA COLOMBIA«Oro por todos Ustedes para que este encuentro sea benéfico para todos»

S.E. MONS. TITO SOLARI, ARCIVESCOVO DI COCHABAMBA BOLIVIA«...vi accompagno con la preghiera e vi animo ad aver coraggio»

S.E. MONS. ALBERTO TAVEIRA CORRÊA ASSISTENTE SPIRITUTALE DELLA CATHOLIC FRATERNIT Y«Vi assicuro le mie preghiere»

P A O L OM A I N O E L I A N A

A L O I S I

C L A U D I AC A R L O N I

R O B E R T AR I C C A D O N N A

S.E. MONS. GIUSEPPE PASOTTO, VESCOVO DI TBILISI GEORGIA«Assicuro di cuore di unirmi con la mia Chiesa alle tante altre persone che porteranno questo primo Congresso davanti al Signore, perché, con abbondanza, egli faccia scendere su di voi lo Spirito di Dio»

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CONGRESSOÈ l’assemblea dei Responsabili e dei

rappresentanti (delegati) di tutte le Comunità Via Pacis nel mondo. Si riunisce ogni 5 anni per valutare la vita dell’Associazione, defi nire le linee guida della sua missione per i successivi 5 anni e rinnovare le cariche di governo: Presidente e

Consiglio Generale.

COMMISSIONE PREPARATORIAÈ un piccolo gruppo di persone incaricato dal Consiglio Generale uscente di individuare gli argomenti cruciali sui quali verterà il Congresso. Con un lavoro di mesi, elaborando gli input provenienti da tutte le Comunità, stila un documento (Instrumentum Laboris), che costituirà la traccia di studio e discussione per il Congresso.

COMMISSIONE FINALETutti i Delegati del Congresso, divisi in

Commissioni, analizzano l’Instrumentum laboris; di qui scaturiscono alcune rifl essioni e proposte

operative che vengono verbalizzate. Tutti i verbali vengono poi letti e sintetizzati dalla Commissione

Finale, che propone un unico Documento Finale di Sintesi. Il Congresso, dopo averlo

letto, lo approva per votazione, apponendo, se necessario, variazioni o integrazioni.

DOCUMENTO FINALEÈ la magna charta che guiderà le scelte di Via Pacis nel mondo per il quinquennio successivo.É affi dato alle singole Comunità, perchè ciascuna provveda a tradurlo in prassi.

«Dona senza paura, sprecati nel dono, e allora la tua vita avrà senso, sarà bella e affascinante»

Paolo Maino

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9VERITÀ E MENZOGNA 9

SALUTI

MONS. MIGUEL DELGADO, SOTTO-SEGRETARIO DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER I LAICICITTÀ DEL VATICANO«Sono stato molto lieto di venire a conoscenza di questo importante evento dalla portata internazionale, che certamente segna una tappa importante per la diffusione e la vita dell’associazione»

S.E. MONS. CLAUDIO GUGEROTTI, NUNZIO APOSTOLICO IN BIELORUSSIA«Spero che la vostra vita di comunità continui bene e il vostro servizio ai poveri sia sempre generoso e cordiale come quello di cui sono stato grato testimone...»

S.E. MONS. FRANCIS ANTONISAMY, VESCOVO DI KUMBAKONAM INDIA«May God shower his choice blessings on your fi rst International Congress»

GILBERTO BARBOSA PRESIDENTE DELLA CATHOLIC FRATERNIT Y«Mi impegno a pregare e ad essere unito a voi in preghiera»

«Unità è piegarsigli uni verso gli altri»

Paolo Maino

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MEETING®

I N T E R N A Z I O N A L E

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MEETING 2014

LA GIOIA DELLAFRATERNITÀIl Meeting Internazionale Via Pacis 2014 a Camposampiero (Pd) è stata un’esperienza comunitaria molto intensa. I motivi sono stati molteplici: la presenza di persone di lingue e culture diverse, che hanno permesso di vivere momenti signifi cativi di fraternità e di apertura alle problematiche mondiali che ciascuno, per la sua parte, rappresentava; la presenza di giovani e giovanissimi, che si sono perfettamente integrati con adulti e anziani e hanno contribuito a dare quel senso di gioia e riconoscenza al Signore che ha caratterizzato tutto l’evento.I momenti di preghiera e celebrazione, così come gli interventi di formazione, insieme ai momenti di allegria, di canto e di danza, hanno permesso di creare come un’atmosfera, un diff uso senso di gioiosa consapevolezza che il Signore era presente e agiva con forza e tenerezza, aprendo e risanando i cuori e le vite di molti.

MEETING VIA PACISPREGHIERA

FORMAZIONE

FRATERNITÀ

GIOVANI

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AI GIOVANI

INSEGNAMI A VOLARE!

di PAOLO MAINO

Carissimo, carissima, so che tu stai vivendo l'età delle grandi sfi de,

delle grandi domande e delle grandi incertezze della vita. Il tuo è anche il tempo dei sogni, del coraggio, della

passione, dell'amore, della gioia, dell'avventura. Non sprecare questo tempo! Valorizza quanto hai nel tuo

cuore, quanto senti nel tuo cuore. Non lasciare che la pigrizia, la

tristezza, la superfi cialità della vita ti rubino questo tempo prezioso.

E non lasciarti ingannare da coloro che ti dicono: “Tu non hai futuro”;

non lasciarti scoraggiare davanti alle diffi coltà che ti si pongono davanti.

Non lasciarti andare davanti ai momenti tristi; ne abbiamo tutti,

è normale.Nel tuo cuore ci sono grandi ideali:

fraternità, giustizia, generosità, pace. Cerca di concretizzarli, anche se ti

costa fatica, anche se dici: “Io vorrei, ma non so come”. Non preoccuparti! Mettici tutta la tua volontà: vedrai che

questi ideali si realizzeranno.Nel tuo cuore ci sono grandi valori:

la persona e la sua dignità, la famiglia, l'amicizia, Dio... non perderli!

Nel tuo cuore c'è il desiderio di operare per il mondo, per un mondo più bello e più sano, più giusto e più vero. Questo signifi ca che tu ami la

vita: bene, vai avanti!Quand'ero giovane, guardavo con occhio critico il mondo degli adulti

(e li giudicavo anche), come forse fai anche tu. Volevano insegnare a me

come vivere, cosa dovevo imparare, a cosa dovevo aspirare, come dovevo comportarmi, cosa dovevo pensare, cosa dire e non dire; volevano dirmi

cos'è la libertà e la verità.Ma io cercavo nel mondo degli adulti

esattamente quello che cerchi tu: persone che mettono in pratica quello

che dicono. Non maestri, ma profeti di vita. Come te, avrei voluto che tutti

gli ideali di cui gli adulti parlano, si traducessero in pratica.

Tu vuoi vedere la coerenza di vita, e

UNA FERITA SANATACLAUDIA

Ho conoscituo Via Pacis all’età di 21 anni. Dopo i primi mesi di

idillio, ho iniziato a comprendere che qualcosa in me non andava

bene. Sia con Dio che con le persone arrivavo fi no a un certo

punto della relazione e poi mettevo un po’ di distanza, non

mi lasciavo conoscere per quella che ero, non mi fi davo del tutto

degli altri, non lasciavo che gli altri si legassero a me.

Grandi slanci con Dio e con le persone; poi mi negavo, sparivo,

non coltivavo le relazioni, rimanevo in superfi cie. Risultato: soff rivo, sentivo un dolore dentro che non riuscivo a chiamare per

nome. Convivevo con questa situazione facendo star male le persone che mi volevano bene.

Eliana, durante un suo insegnamento, ricordava che

sotto ogni peccato c’è una ferita che aspetta di essere sanata da

Dio. Durante un momento dipreghiera personale, ho detto

a Dio: “Se è così, mostrami la ferita che condiziona le

mie relazioni, che è ostacolo alla gioia e al dono di me”.

Immediatamente ho sentito salire dal mio cuore una frase che non ho compreso: “io mi

basto”. Sembrava la mia foto: in fondo io mi bastavo. Ma

perché? Ho pianto davanti a Gesù dicendogli che non volevo

più bastarmi, ma mi sentivo impotente di fronte a questo.

Riguardando alla mia infanzia, ho scoperto che era lì che si radicava una ferita che

condizionava tutto il mio modo di vivere e che aspettava di

essere pacifi cata.

Sono la terza di quattro fi gli. Alla mia nascita mia mamma non stava bene, mio papà doveva lavorare anche 10 ore al giorno. La situazione non era semplice. I miei genitori hanno così deciso di chiedere a una zia di prendermi con lei. Sono rimasta con lei fi no ai 6 anni. I miei genitori venivano a trovarmi, ma per me erano degli estranei, come anche i miei fratelli. Quando Eliana mi ha chiesto “chi si è preso cura di te?” io sapevo della mia infanzia, ma fi no a quel momento non avevo compreso che il distacco dai miei genitori e il distacco successivo dalla zia (quindi un doppio strappo) avevano lasciato in me un senso di abbandono, una paura di essere lasciata di nuovo sola. Per difendermi avevo innalzato un muro nel mio cuore che mi impediva di appartenere, di fi darmi di Dio e di tutte le persone che frequentavo.È iniziato così un lungo percorso di pacifi cazione, non da sola, ma accompagnata. Ho potuto attingere al carisma della riconciliazione e della pace. Ho fatto uscire la rabbia, la delusione, la soff erenza, il senso di risarcimento. Tenendo la mano a Gesù ho ripercorso la mia nascita, il distacco dalla mamma e dal papà, il distacco dalla zia e il rientro in famiglia a 6 anni. Un po’ alla volta la rabbia ha lasciato lo spazio alla pace. Via Pacis mi ha insegnato a scommettere sul perdono, ed è così che sono riuscita a chiedere a Dio di aiutarmi a perdonare di darmi il suo Spirito di perdono e misericordia, per i miei genitori e per me stessa.

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hai ragione! Mantieni vivo questo desiderio!Carissimo, carissima, devi sapere che noi adulti crediamo in te, anche se qualche volta potresti deluderci. Ma anche noi, spesso, ti deludiamo, così siamo pari; siamo tutti gente normale. Crediamo nella tua forza interiore, che troppe volte tieni nascosta, per mille motivi: la timidezza, la tua storia…Crediamo nel tuo grande cuore che si sta educando lentamente, che si sta aprendo all'amore vero.Crediamo alla tua simpatia, alla tua vitalità, alla tua esuberanza. Noi, senza i giovani come te, cosa siamo? Niente, nulla.Noi guardiamo a te con occhi di ammirazione e di gioia, guardiamo a te con commozione. Crediamo nella novità della tua vita, nell'impegno e nella creatività nel percorrere vie nuove, crediamo nella tua fatica nello studio, perché sai che il punto di arrivo non è la scuola, non è il sapere, ma è la vita (la scuola non è altro che una palestra che serve per la vita). Crediamo nella tua generosità: tu puoi donare, se non hai confi ni e barriere. Allora dona! Dona il tuo aiuto, il tuo sorriso, la tua capacità, la tua accoglienza, la tua passione, il tuo coraggio. Dona la speranza, dona il tempo, dona, dona, e fa' tuo questo linguaggio del dono.Dona senza paura, sprecati nel dono e allora la tua vita avrà senso,

sarà bella e aff ascinante. Dona, ma non perché ti dicano che sei bravo; non aspettarti questo! Non è l'applauso che conta. Non hai bisogno che ti dicano che sei bravo. L'importante non è essere bravi, bensì essere aff ascinanti, essere luminosi, essere ‘belli’. La bravura

provoca l'applauso di un momento; è la bellezza, è la luce che fa innamorare, è il fascino che attira. Allora diventa una luce, piccola o grande non importa. Diventa come un lampione dal vetro pulito per irraggiare luce. Il ‘vetro’ dei tuoi occhi, delle tue parole, del tuo corpo

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MAI PIÙ SOLAVERANel 2003 ho lasciato la Sicilia e sono andata a lavorare in Trentino nella scuola come insegnante di lettere. A casa non avevo lasciato una situazione serena: mio padre incominciava a manifestare una demenza senile, trasformatasi ben presto in Alzheimer, e mia sorella iniziava ad esaurirsi per gestire un po’ tutto: lavoro,

famiglia e padre. E le discussioni ovviamente non mancavano.E Dio – mi chiedevo – dov’era? Dov’era quel Dio del quale mi ero tanto innamorata? Sembrava proprio non vedere la mia situazione, lontana da casa e dagli aff etti più cari, in balìa di sentimenti di impotenza e inutilità. Lo cominciai a cercare in diverse realtà, con la rabbia di volergli urlare in faccia tutto il dolore che avevo dentro, ma, al tempo stesso, con il desiderio di

e dei tuoi atteggiamenti. Tienili sempre puliti e allora sarai ancora più bello, più bella, più aff ascinante, al di là delle tue capacità e della tua intelligenza.Ma non accontentarti. È venuto il momento di dire alle persone che ti hanno aiutato fi n qui: “Grazie, che mi sei stato vicino, grazie che mi hai dato una mano, che mi hai insegnato a camminare, grazie perché c'eri in quel momento diffi cile... ma ora insegnami a volare!Se vuoi seguire il Signore, chiediti se ti chiama a donarti di più a Lui; guarda nella profondità del tuo cuore, e cerca il desiderio profondo della tua vita; rifl etti bene, decidi e scegli. Se vuoi decidere per Via Pacis, sappi che Via Pacis è fatica! Se non vuoi impegnarti, Via Pacis non è per te. Se non vuoi imparare una lingua straniera per comunicare meglio con il mondo, Via Pacis non è per te. Se non vuoi pregare un pochino ogni giorno, con costanza, Via Pacis non è per te. Se non vuoi aiutare, metterti al servizio, lavorare, Via Pacis non è per te.Chiedi luce a Dio perché so che nel mondo c’è la confusione delle mille voci; chiedi luce a Dio per distinguere ciò che è vero da ciò che è falso, ciò che è buono da ciò che non lo è.Chiedi luce a Dio per avere la vera libertà. Tante volte hai sperimentato una libertà artifi ciale, schiava della moda del momento. Per la logica del mercato tu sei merce, o sei un consumatore, non una persona. Così, ti fanno sognare il successo, il potere, il denaro, il sesso: è una falsa libertà!Chiedi luce a Dio per riconoscere, nella profondità del tuo cuore, i cambiamenti che devi compiere, le mancanze che devi colmare, le aspirazioni che puoi coltivare; chiedi luce a Dio per avere la forza di essere perseverante nella purezza del cuore e del corpo. Chiedi luce a Dio per avere il coraggio di superare le diffi coltà della vita; devi sapere che tutti viviamo momenti di fatica a livello di relazioni, con i compagni e in famiglia.Chiedi luce a Dio per camminare secondo verità; solo così Gesù-verità non sarà un optional della tua vita, ma diventerà il senso esistenziale, il motore, la forza

trainante che ti fa andare avanti anche quando sei scoraggiato e vedi soltanto il buio.Chiedi luce a Dio per farti vedere il bello della vita che ti circonda, pur nelle diffi coltà.Chiedi luce a Dio per scorgere il bene che c'è nelle persone che ti stanno accanto e per scoprire la Sua Presenza e la Sua azione attorno a te e nel mondo.Chiedi luce a Dio per poter vedere la bellezza che c'è dentro di te, per vedere Lui Stesso, che già dimora nel tuo cuore. Quel Dio che forse cerchi e non senti, è lì e ti parla, anche se mille voci ti confondono e non riesci a capire. Credo che sia venuto il momento di chiederti: Cosa voglio io davvero dalla vita?Risponditi! Ma non al ribasso: risponditi al rialzo. Punta in alto,

senza paura. Aspira a cose alte! Questa è una santa ambizione! Non aver paura a chiedere. Non aver paura a rispondere con generosità, non aver paura a donare la vita a Dio e agli altri. Non aver paura a deciderti per Dio perché (lo dice lui): Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o fi gli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto... Sei pronto? Allora comincia col chiedere con fi ducia: “Signore, fratello, sorella, amico, insegnami a volare!”.

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FRATERNITÀ IN VIA PACIS

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CHE TIPO DI FRATERNITÀ C'È IN VIA PACIS?di ELIANA ALOISI MAINOSpesso abbiamo l’idea distorta che, se siamo cristiani, dobbiamo essere buoni, bravi, totalmente santi e generosi, totalmente donati a Dio e agli altri, senza confl itti, litigi ed egoismi. È un’idea che ci portiamo dentro tutti. Noi non siamo fatti così. L’uomo e la donna sono un misto di bene e male, di luce e tenebre, di generosità ed egoismo, di immortale e di mortale, di fede e d’incredulità, di virtù e peccato, di generosità e avarizia, di coraggio e paura, di un desiderio infi nito di donarsi, ma anche di paura di perdersi, di infi nito e di fi nito, di grano e di zizzania, come dice il Vangelo.Io sono così. Tu, noi, siamo così, per cui è inutile che andiamo a cercare una umanità idilliaca. Noi siamo persone divise dentro di noi, tirate da direzioni opposte, in tensione

costante1 e spesso dentro noi c’è un campo di battaglia. Nonostante tutto questo, avvertiamo uno struggimento, un enorme nostalgia di fraternità, un desiderio di dare la vita2, insieme all’esperienza, grande o piccola, del tradire e dell’essere traditi nell’ambito degli aff etti.Il dato di realtà è che non possiamo realizzare una fraternità idilliaca, ma saremo sempre una fraternità in tensione (tra di noi, con la Comunità, con Dio), perché io non sono come vorrei e nemmeno la Comunità è come vorrei.Dobbiamo quindi rinunciare a vivere la fraternità? No, se accettiamo di prenderci degli impegni che ci accompagneranno per tutta la vita (e questo vale per ciascuno di noi e per la realtà comunitaria in cui viviamo): • Conoscere e scegliere la nostra parte positiva e quella negativa (ricordiamoci che spesso non conosciamo il nostro positivo, perché non conosciamo il negativo: le due parti si illuminano a vicenda). Se ancora abbiamo diffi coltà a conoscere queste nostre due parti è necessario andare in profondità e scavare. Conoscerci permette di “lavorarci” e migliorarci ogni giorno, agire sui nostri difetti, sapendo che

cercare una pace interiore.Nel 2007 arrivai a Folgaria (TN), e feci il primo incontro con Via Pacis. Mi colpì subito la gioiosa accoglienza. E così cominciai a partecipare agli incontri settimanali, dove ogni singola preghiera è una guarigione per il cuore e dove ogni fratello nella gioia e nel dolore ti è vicino e ti sostiene. Non mi sembrava possibile tutto questo, per me che provenivo da un’educazione tradizionalista.Col tempo sentivo di non poterne più fare a meno, e avvertivo crescere in me la consapevolezza che quella era la strada giusta da seguire, la Via che mi avrebbe portato alla pace del cuore e alla conoscenza progressiva del Signore. Non più da sola, ma insieme ad altri fratelli. Se oggi mi sento donna in Via Pacis è grazie a tutto questo: Gesù ha ricomposto il mio cuore, mi ha donato un cuore di carne in cui si respira il suo nome, e dei fratelli che mi stanno insegnando ad amare. Se qualcuno, oggi, dovesse chiedermi: “Dov’è la tua casa?”, risponderei subito: “La casa è nell’ultimo posto dove sono stata felice”. Qui io sono felice! Qui sono a casa.

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BASTA FUGGIRE!MARIELLA

Sin da bambina la mia timidezza mi ha impedito di relazionarmi con gli altri con facilità e non mi ha permesso di esprimere apertamente i miei sentimenti e sviluppare le mie capacità. Ho ricevuto diverse umiliazioni, spesso sono stata messa da parte anche da amici e compagni di scuola e non ho avuto grandi gratifi cazioni a scuola pur avendo delle buone capacità. Negli anni, tutto ha contribuito a chiudermi e a isolarmi, a non credere in me, a non accettarmi e amarmi. Mi sono convinta di non piacere agli altri per colpa mia, così ho perso la stima di me. La paura crescente e i miei atteggiamenti di difesa erano sempre più causa dell’allontanamento degli altri, entrando in un circolo vizioso dal quale non sono mai riuscita ad uscire. Ho soff erto molto perché l’incapacità di giuste relazioni mi ha fatto avere spesso problemi sul lavoro e in famiglia, di conseguenza ero sempre triste e sfi duciata, nonostante continuassi a pregare. Ma non vedevo reali cambiamenti in me. Ho pensato che l’unico modo per proteggermi da ulteriori soff erenze fosse quello di fuggire da ogni responsabilità, inventandomi continue scuse per non prendere impegni

tutte le volte che se ne fosse presentata l’occasione.Sin dal primo momento del mio avvicinamento a Via Pacis, gli insegnamenti che ascoltavo mi mettevano in crisi, perché mi costringevano a rivedere e correggere le mie convinzioni e i miei atteggiamenti. Mi spingevano ad aprirmi al Signore e agli altri in modo nuovo, a scendere in profondità per guardarmi nella verità e iniziare un percorso di guarigione. Piano piano, il mio cuore si è dilatato, aprendosi sempre più all’azione dello Spirito. Ho imparato a conoscermi e ad accettarmi con le mie fragilità, a credere nelle mie capacità e a impegnarmi con coraggio, tirando fuori il meglio di me, nella piena consapevolezza che più mi fossi occupata dei bisogni degli altri, più sarebbe cambiata radicalmente la mia vita. Ora ho più fi ducia in me e negli altri. È così che faccio esperienza di pace nel mio cuore, quella pace che ho sempre cercato senza riuscire a trovarla, e a generare un clima di pace attorno a me. Ora riesco a vivere con serenità tutte le situazioni in cui mi trovo, belle o brutte che siano, e amo la vita. Quanta guarigione e libertà, quanta gioia in me, grazie al carisma della riconciliazione che mi raggiunge costantemente, soprattutto attraverso i fratelli!

non saremo mai perfetti.• Curare le relazioni interpersonali.• Curare la relazione don Dio: sentendomi amato da Dio, avendolo incontrato nella mia vita, potrò rispondere a questo Suo amore, amandolo e cercando di amare gli altri fi no a dare la vita.Su questi tre punti si basa la nostra realizzazione e incontreremo la felicità, la gioia e la conoscenza di noi stessi. E sentendoci realizzati, saremo più diff usivi di bene, di serenità e di pace, come un corpo caldo, che diff onde calore attorno a sé, mentre un corpo freddo e gelido comunica il freddo.Siamo chiamati ad essere sempre più noi stessi nella nostra identità profonda – senza bisogno di copiare nessuno – per appartenere sempre più ad un altro che scelgo. Identità ed appartenenza sono due aspetti che si integrano e interagiscono tra di loro.È tutto così semplice? Troveremo una fraternità che funziona, se mettiamo in pratica questi consigli?Non è tutto così semplice.Mentre parliamo di fraternità, pensiamo – e ci viene anche da scandalizzarci – all’escalation di violenza che si sente al telegiornale: si uccidono i fi gli, le mogli, i mariti. Ma cosa si racconta all’inizio del

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Libro di Genesi?Ci sono due soli fratelli, e Caino uccide Abele3. Non ci fa impressione questo fatto? Non è che forse Dio, fi n dagli inizi della storia umana ci sta dicendo che non è proprio così semplice essere fratelli, né di sangue, né di comunità? E perché Caino uccide Abele? Perché è cattivo?No, Caino è geloso, e per questo sentimento, che lo acceca e divora, che lo condiziona e limita la sua libertà, uccide il fratello.Proviamo a pensare a quanta soff erenza c’è in ciascuno di noi,

nella Comunità, nelle relazioni comunitarie, nel mondo, per i condizionamenti che emergono dalla mancanza di libertà.Sappiamo che la carenza di libertà non ci impedisce di diventare santi – perché diventiamo santi con il grado di libertà che abbiamo – ma questa carenza di libertà sicuramente crea martiri attorno a noi.Pensiamo alla nostra relazione con la Comunità e con Dio o alla relazione di coppia: quanti confl itti nascono non per la cattiveria, ma per i condizionamenti di cui soff re la nostra libertà!

Papa Francesco, nell’Evangelii Gaudium, dice in maniera estremamente chiara come vuole una fraternità: “Ai cristiani di tutte le Comunità del mondo desidero chiedere specialmente una testimonianza di comunione fraterna che diventi attraente e luminosa. Che tutti possano ammirare come vi prendete cura gli uni degli altri, come vi incoraggiate mutuamente e come vi accompagnate”4.Come noi di Via Pacis pensiamo di rispondere a questo invito, a questo desiderio e ordine del Papa di diventare attraenti e luminosi?

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Come noi – coppie, famiglie e Comunità Locali, Consiglio Generale – pensiamo di testimoniare una comunione che diventi fraterna, attraente e luminosa?

Lo stile della fraternità in Via PacisMolti tra i nuovi arrivati, dicono: “Rimango colpito dall’unità, dal senso di famiglia e di accoglienza che c’è tra voi”. Questo deriva semplicemente dal fatto che un giorno ci siamo incontrati e, come per incanto, è nato tutto? Assolutamente no.Dio ci ha guidato in modo pedagogico e progressivo nella costruzione della fraternità; ci ha preso da piccoli e ci ha fatto crescere, e continua a farlo.Noi siamo nati il giorno di Pentecoste (3 giugno 1979) e questo è il primo segno del nostro essere fratelli: la nostra priorità, sempre, è quella di camminare nello Spirito Santo, cercare costantemente la Sua guida e la volontà di Dio nella nostra vita. Questo nostro giorno di nascita indica a ciascuno personalmente, e a tutta la Comunità, la ricerca di guida dello Spirito Santo, il primato dato a Dio, ovvero, del tempo per nutrirsi e del tempo per stare con Lui.Il primato dato a Dio si concretizza nella condivisione con i poveri: questa è stata la prima intuizione5 donata a Paolo. Come? Attraverso le decime: "Versate le decime intere nel tesoro del

VOGLIO FAR FATICA!EMANUELECome per tutti gli studenti la mia vita ruota attorno alla scuola, con tutte le gioie e le soff erenze che ne derivano. A scuola il mio rendimento non è mai stato costante: vivevo in una sorta di sopravvivenza, cercando di stare in linea di galleggiamento. Il mio motto era: minimo sforzo, massimo rendimento. Ma ciò non signifi cava essere soddisfatto.Sono sempre stato un tipo abbastanza pigro, e la mia pigrizia mi portava a continuare a procrastinare il momento di inizio dello studio. Tra una cosa

e l’altra fi nivo col perdere gran parte del pomeriggio. Le fonti di distrazione erano mille e ogni scusa era buona. Quando fi nalmente riuscivo ad arrivare alla scrivania e mi mettevo lì con tutti i buoni propositi, mi accorgevo che le cose da fare erano tante, che non sarei riuscito a farle tutte, e rimuginavo sul tempo perso, e poi ne perdevo ancora. Ogni volta mi riproponevo di metterci più impegno, di “sprecare” più tempo sui libri e di non lasciarmi sopraff are dalle distrazioni, in pratica di non “lasciarmi vivere” dalle situazioni. Ma ricadevo nuovamente in questo circolo vizioso e non ero soddisfatto della

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mia vita di studente. Durante il Meeting del 2012, una sera ho fatto una forte esperienza concreta di Dio e del suo amore. Ho preso una forte consapevolezza di non essere solo, il Signore mi ha donato coraggio e fi ducia per prendere la decisione defi nitiva: voglio cambiare la gestione del mio tempo e voglio usarlo meglio nello studio, voglio far fatica. Per la prima volta non vedevo l’ora che arrivassero le prime verifi che per poter aff rontare i miei pomeriggi in questo nuovo modo. Mi sono detto: “Quest’anno prendo tutto 8, non mi ferma nessuno, sorprenderò tutti”. E invece è arrivata subito, per fortuna, la prima "segata" a smorzare tutto: 4,5 di mate, 5 di latino e ancora 4,5 di mate. Cosa non andava? Non andava che per me il fatto di aver preso quelle decisioni signifi casse automaticamente arrivare a prendere dei bellissimi voti, mentre invece mancava il contributo da parte mia: anch'io ci dovevo mettere del mio in modo concreto. E quindi iniziare a passare più tempo sui libri e a “sprecarmi” di più per la scuola. Pian piano i risultati sono iniziati ad arrivare, con molti sbalzi tra un buonissimo voto e una segata di gambe, cercando di trovare una buona via di mezzo. Ovviamente tutto questo con grande fatica.

Tempio"6. All’inizio della Comunità eravamo pochissimi, ma ci siamo lasciati ammaliare e aff ascinare da questa Parola di Malachia di amare Dio non soltanto pregando e alzando le mani, ma condividendo con il povero – nel quale c’è Gesù – la decima parte delle nostre entrate. Dio non passa nella nostra vita se non passa anche nel nostro portafoglio – dice Paolo. La condivisione economica diventa così anche condivisione di vita. È interessante notare come Dio proceda sempre per gradi.La nostra è inoltre una fraternità in cui vige la sussidiarietà: chi ha di più, da tutti i punti di vista (economico, intellettuale …), mette a disposizione quello che ha per gli altri, non dall’alto in basso. E così le membra hanno cura le una delle altre.Attraverso il digiuno: non per fl agellarci, ma per intercedere potentemente (e faticosamente) a sostegno degli altri. Quanta intercessione abbiamo fatto in Comunità attraverso il digiuno! Quante staff ette e novene di digiuno! Attraverso l’accoglienza del povero che c’è in ciascuno di noi: tutti abbiamo dentro una parte povera e disabile, che cerchiamo sempre di emarginare e di non

riconoscere, ma che, invece, ha bisogno di essere guardata e accolta.Tutti noi siamo cresciuti in una situazione di carenza, e sono queste carenze a condizionare – più o meno pesantemente – la nostra vita; nessuno di noi ha ricevuto l’infi nito amore di cui aveva bisogno, ma tutti, abbiamo ricevuto un amore fi nito – per grande che sia stato – da parte dei nostri genitori. Ecco che inevitabilmente veniamo feriti, e ogni ferita è sempre una ferita d’amore. E questa ferita infetta parti più o meno grandi della nostra esistenza, della nostra psiche e del nostro cuore.Facciamo allora delle scelte, anche fondamentali per noi – come sposarci o non sposarci, l’indirizzo di studio, il lavoro – su basi distorte, condizionati da visioni di noi e degli altri spesso negative e non autentiche.E molto spesso accade che a metà della nostra vita ci accorgiamo di aver sbagliato tutto.La nostra vita con gli altri è condizionata costantemente: pensiamo a quanti litigi, incomprensioni, rotture, fi no ad arrivare all’odio e all’omicidio, hanno la loro radice in questi condizionamenti, di cui non ci

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rendiamo nemmeno conto.Prendiamo, ad esempio, la rabbia. Chi è irascibile è così perché è cattivo? No di sicuro.La rabbia non nasce dalla cattiveria dell’uomo, bensì da una difesa che la nostra psiche mette davanti a determinate situazioni: per qualche motivo siamo stati “invasi” e, non essendo capaci di dire di no a questa invasione, per rimettere tutti al loro posto, ci imbufaliamo e cacciamo tutti lontano da noi. Tutto questo provoca dei disastri, perché, dopo, subiamo sia il danno che la beff a.E quanti problemi all’interno di una relazione coniugale quando uno dei due coniugi fa uso di alcolici!Le persone che bevono mi fanno una tenerezza infi nita, perché rivelano, in questo loro comportamento, un desiderio infi nito di Spirito. Non è una contraddizione: essi rivelano un desiderio inappagabile di Spirito, di infi nito,

e non riuscendo ad appagare questo desiderio, prendono un altro “spirito”.Pensiamo a quanti litigi avvengono nelle coppie quando uno dei due (in genere è più una prerogativa femminile, ma non è sempre così) si sente sempre trascurato dall’altro: Non hai mai tempo per me… Non mi porti mai a fare una passeggiata… Qualsiasi cosa viene letta come una mancanza di cura. Può essere tutto vero, ma può essere anche una percezione molto condizionata.Da dove arriva questo senso di trascuratezza che potremmo avvertire?

Se per qualsiasi motivo siamo stati trascurati da piccoli, non abbiamo

ricevuto le giuste cure, o il papà o la mamma o i fratelli non erano adeguatamente presenti, per lavoro o malattia, è facile che rimarremo sempre con questo imprinting di incuria, di non essere mai abbastanza presi in considerazione, sia nella coppia, sia nella Comunità, e ci sentiremo sempre trascurati e, soprattutto, non potremo mai fi darci di nessuno. È terrifi cante, ma è così!

Se per qualche motivo c’è stata una prevaricazione materna su di noi (anche se non la riconosciamo), è molto facile che avremo

«Siamochiamati ad essere

sempre più noi stessi

nella nostra identità

profonda»

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un’aggressività particolare verso le donne. E lo stesso si può dire riguardo ad una prevaricazione paterna.Se abbiamo respirato ingiustizia all’interno della relazione tra mamma e papà, oppure, se loro hanno mostrato di preferire un altro fratello, è facile che coltiveremo invidia e gelosia.Se abbiamo vissuto un eccessivo autoritarismo all’interno della nostra famiglia d’origine, troppe regole, troppa rigidità, è possibile che non accetteremo l’autorità – di qualsiasi tipo sia – e che faremo di tutto per rompere le regole sociali (a livello civile, ecclesiale, comunitario).Se siamo stati in confl itto con i nostri fratelli di sangue, è possibile che saremo competitivi con gli altri, con il desiderio di essere sempre i migliori.Se abbiamo dovuto guadagnarci l’amore e l’attenzione dei genitori, è possibile che porteremo questi

stessi atteggiamenti in Comunità, compiacendo o manipolando gli altri, perché… o sono il primo o non sono nessuno!Se abbiamo subìto delle umiliazioni o comportamenti violenti, ci vivremo sempre “mobbizzati” in Comunità e nella relazione di coppia.Se abbiamo vissuto delle privazioni di qualsiasi genere, avremo un bisogno costante di essere risarciti; che qualcuno – Dio, coniuge, fi gli, comunità – ci risarcisca di tutto ciò che non abbiamo avuto. E non avremo mai abbastanza di nulla.Se abbiamo vissuto una svalutazione, sarà possibile che svaluteremo gli altri, ma anche noi stessi.Se mentre eravamo nella pancia di nostra madre, per tanti motivi, ci sono state delle minacce di aborto (volute o non volute), ci porteremo probabilmente dentro sempre un senso di morte.

Se penso di essere stato motivo di delusione per i miei genitori (se sono nata femmina e loro desideravano un maschio, o viceversa), vivremo sempre “in punta di piedi”, quasi chiedendo scusa di esistere, non dando dignità a noi stessi.Questi sono alcuni esempi che ci possono aiutare a comprendere che determinati comportamenti della nostra vita hanno bisogno di essere pacifi cati, che determinate situazioni di confl itto che sembrano insanabili, possano essere pacifi cate da Gesù che, come nel Cenacolo, entrando a porte chiuse, dice: “Pace a voi! Sono venuto per pacifi care proprio queste tue situazioni, sono venuto perché tu sia in pace: pace con te stesso, pace nella tua vita, pace nel tuo passato. E se sei in questa realtà particolare che è Via Pacis, sappi che sei nel posto giusto perché io posso fare questo nella tua vita, tanto più se me lo permetti”. Se non c’è pace nella nostra vita (e non a caso la pace è il primo dono che Gesù fa dopo la Risurrezione), se non c’è un po’ di pacifi cazione nella nostra storia personale, ci sarà guerra, saremo sempre in confl itto: la fraternità diventerà una croce, così come le relazioni, che diventano impossibili; non diventeremo portatori di pace, bensì, facilitatori di divisione. E dove ci sono divisioni e lotte intestine, diventiamo facile bersaglio del nemico, perché lui lavora per dividere.

1 Gaudium et spes, 10: “In verità gli squilibri di cui soff re il mondo contemporaneo si collegano con quel più profondo squilibrio che è radicato nel cuore dell'uomo. È proprio all'interno dell'uomo che molti elementi si combattono a vicenda. Da una parte infatti, come creatura, esperimenta in mille modi i suoi limiti; d'altra parte sente di essere senza confi ni nelle sue aspirazioni e chiamato ad una vita superiore. Sollecitato da molte attrattive, è costretto sempre a sceglierne qualcuna e a rinunziare alle altre. Inoltre, debole e peccatore, non di rado fa quello che non vorrebbe e non fa quello che vorrebbe (4)…Per cui soff re in se stesso una divisione, dalla quale provengono anche tante e così gravi discordie nella società”. 2 PAPA FRANCESCO, Fraternità, fondamento e via per la pace, 1 gennaio 2014, 2.3 Cfr Gen 4.4 PAPA FRANCESCO, Evangelii Gaudium, n. 99.5 Cfr Mal 3,10.6 Cfr Mal 3,10.

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C A M P O S A M P I E R O

CRISTIANI PER

IL MONDO1 0 l u g l i o 2 0 1 4

Il Vangelo (Mt 10,7-15) ci ricorda il mandato che Gesù ha dato ai Suoi discepoli e che oggi dà a noi: Andate, predicate dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purifi cate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date1.Il Signore ci manda ad annunciare il regno dei cieli (o il regno di Dio, come scrivono gli altri evangelisti). Che cos’è il regno dei cieli?È Gesù stesso, presente nel mondo per realizzare il progetto che egli ha annunciato: fare di tutti gli uomini

una sola famiglia. Dio è in mezzo a noi, per costruire un mondo più giusto, più fraterno e solidale, e ci chiama a collaborare con lui per la sua realizzazione.L’annuncio evangelico che siamo chiamati a portare è questo: Dio ci ama e ci invita a vivere una relazione d’amore con Lui e tra di noi. Questa relazione è connotata dalla gratuità (“gratis”), dal perdono (“graziare”), dal piacere (“gradimento”, “gradito”), dalla riconoscenza (“gratitudine”) dalla bellezza (“grazioso”).Gratia in greco si dice charis, da cui: carità, carisma, Eucaristia.Il messaggio cristiano ci invita alla riconoscenza, a scoprire che l’amore gratuito di Dio è più forte del peccato e dell’infedeltà umana; esso ci tiene in piedi, ci custodisce, ci rialza, ci rende fi gli, e fi glie, di Dio.È questo amore che il Vangelo di Gesù Cristo annuncia per la nostra gioia. Noi possiamo separarci dall’amore di Dio, ma non possiamo spegnere l’amore che Dio ha per noi.Nulla potrà separarci dall’amore di Dio, in Cristo Gesù nostro Signore2.Con l’annuncio dell’amore di Dio vogliamo suscitare la fede, cioè l’adesione piena al Signore Gesù

e al suo Vangelo e la volontà di partecipare pienamente e responsabilmente all’edifi cazione del progetto di Dio nel mondo.Sappiamo, però, che l’annuncio dell’amore di Dio non si porta solo con le parole, ma deve essere preceduto, accompagnato e seguito dalla testimonianza della carità: Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purifi cate i lebbrosi, scacciate i demoni3.L’annuncio del Vangelo trova il suo buon terreno nell’esercizio della carità del singolo cristiano e della comunità. Tutta la comunità cristiana è chiamata nel suo insieme a rendere testimonianza, con gesti e parole, dell’amore compassionevole di Dio.La comunità diventa evangelizzante se si lascia commuovere dalla soff erenza dei poveri, se si impegna al loro fi anco, per un mondo più giusto. Solo così rende credibile il Vangelo che annuncia.Per questo è importante che entriamo in contatto con le situazioni di povertà, vicine e lontane, che toccano il cuore, interpellano l’intelligenza e mobilitano l’azione. Siamo chiamati a farci promotori di

S.E. Mons. Lucio Soravito de Francheschi

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F O R M A Z I O N E

Vescovo di Adria-Rovigo

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comunione, di pace, di solidarietà; a edifi care una società più giusta e più fraterna e a contrapporre alla logica del potere la logica del servizio.In un parola, l’annuncio dell’amore di Dio ci chiede di “commuoverci”, cioè di “muoverci sopra di noi”, di andare verso l’altro, soprattutto quando l’altro soff re qualche forma di povertà. La qualità essenziale di noi cristiani è la capacità di entrare nelle situazioni umane concrete e di “compatire”, di condividere le gioie e le pene di ciascuno. Compatire è “soff rire con”, non per pietà ma per solidarietà, per alleggerire la soff erenza, per togliere le cause e le conseguenze della soff erenza.Dove dobbiamo portare l’annuncio del Vangelo e la testimonianza della carità? Ce lo dice Gesù: nei paesi o in città, e nelle case.Il paese o la città è lo spazio del pubblico, del sociale. Per evangelizzare un paese o una città bisogna entrarvi, cioè conoscerla e accoglierne la cultura. Nella città non si entra per svendere il Vangelo, ma per immettervi valori evangelici (i valori della persona, la solidarietà verso i poveri, la pace, la giustizia…).Noi cristiani non dobbiamo avere la pretesa di costruire una città cristiana, ma di immettere nella cultura l’ispirazione cristiana; siamo chiamati ad essere lievito, sale, luce, dentro il paese o la città.Gesù ci chiede di conoscere la cultura del nostro ambiente, ascoltando credenti e non credenti, e di permearla con l’annuncio del Vangelo.Ci chiede di promuovere nei paesi una pastorale “senza soglie”, “senza barriere”, e di stabilire rapporti di collaborazione con tutte le istituzioni o associazioni culturali, sportive, ricreative, per diff ondere una visione cristiana della vita; ci chiede di amare questo nostro tempo e di stare nel mondo di oggi senza paura. Il regno di Dio è già “impiantato nel cuore del mondo”.Gesù ci invita a non limitarci ad una evangelizzazione fatta genericamente a tutto il paese, ma ci invita a entrare anche nelle singole case. La casa è lo spazio delle relazioni interpersonali. Gesù, inviando i discepoli nelle case, sottolinea il primato della persona

e la necessità della relazione personale, per portare l’annuncio.Essere evangelizzatori vuol dire disporsi a camminare in mezzo, e dietro, al gregge: capaci di ascoltare il silenzioso racconto di chi soff re e di sostenere il passo di che teme di non farcela; attenti a rialzare, a rassicurare e a infondere speranza4.Oggi più che mai si rende necessario un accostamento capillare alle persone, per proporre il messaggio cristiano5. È necessario che incontriamo con discrezione i non credenti e gli indiff erenti là dove questi vivono, e che stabiliamo con loro rapporti di amicizia e di dialogo per comunicare loro la nostra esperienza di fede.Occorre che ci mettiamo in ascolto delle persone con lo stile della “compagnia” con cui Gesù si è avvicinato alla Samaritana e ai due discepoli di Emmaus; la missione domanda di essere attenti al “vissuto” delle persone, esige di partire dai loro problemi, di scoprire i “germi di bene” che Dio ha impiantato nella loro vita.Saremo in grado di annunciare Gesù Cristo in modo credibile e

convincente se, prima di tutto, ci metteremo in ascolto delle persone e se saremo attenti a cogliere le domande e le sfi de che essi ci pongono. Se una volta il territorio viveva all’ombra del campanile, oggi è la parrocchia che deve situarsi nei diversi territori di vita della gente, per capirne i problemi e le possibilità. Dobbiamo passare “dalla pastorale delle campane, alla pastorale dei campanelli”; anziché attendere le persone in chiesa, è necessario che andiamo a cercarle nelle case.È questo il mandato che oggi Gesù vi dà. Accoglietelo e realizzate questa missione. Ricordatevi: non siamo cristiani per noi, ma per il mondo!

1 Mt 10,7-8.2 Rm 8,39.3 Mt 10,8.4 Papa Francesco ai Vescovi italiani nel maggio 2013.5 Cf CV, 61.

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«La missione Via Pacis

presuppone una continua conversione

alla relazione, all’uscire

dal proprio personalismo,

avendo il coraggio

di migliorare continuamente

le relazioni, educandosi alla fatica

dell'incontro autentico e

sincero con l'altro» Paolo Maino

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C H E C K P O I N T

Èquasi imbarazzante, ma alla ribalta del mondo postmoderno, con il male che sembra oltrepassare ogni

limite, si aff accia una domanda antica: Il diavolo c’è o è soltanto un modo di dire? Se è un modo di dire, non bisogna drammatizzare; una fi gura retorica non mi può certo preoccupare.Ma ammettiamo che il diavolo ci sia. In questo caso, mi pare, il problema non è tanto quello di sapere com’è fatto, ma come ci può nuocere e quali chanche abbiamo noi nei suoi confronti.Non è facile parlare di questo, eppure anche il Papa, così apprezzato per la sua concretezza e ‘laicità’ comunicativa, lo ha nominato spesso in questi pochi

mesi di pontifi cato, in vari contesti ma, soprattutto, riferendosi alla categoria dell’inganno. Il diavolo è un ingannatore di professione e noi, uomini e donne, siamo sempre meno attrezzati per non cadere in trappole e tranelli.La fi aba di Pinocchio, un capolavoro della letteratura italiana (per bambini?), descrive questa fi gura diabolica con il dovuto mistero, ma in modo inconsueto ed effi cace. Egli è l’opaco conduttore del carro che trasporta schiere di ragazzini al ‘Paese dei Balocchi’: “un omino più largo che lungo, tenero e untuoso come una palla di burro, con un visino di melarosa, una bocchina che rideva sempre e una voce sottile e carezzevole, come quella di un gatto che si raccomanda al buon cuore della padrona di casa”. È un personaggio innocuo, rassicurante… e inquietante.E di notte, questo tempo simbolico in cui ogni creatura riposa, il male sembra avere campo libero, lui c’è, e ‘canterella’: “Tutti la notte dormono. E io non dormo mai”.Pinocchio – fi gura di ciascuno di noi - si lascia aff ascinare, si lascia ingannare. Ma che signifi ca ‘ingannare’? C’è un signifi cato, per così dire, attivo: costruire una impalcatura di motivi e pretesti, che possa portare chi ascolta a prendere, di sua iniziativa, una decisione palesemente sbagliata, ad abbracciarla cordialmente, credendo

di far bene, o di guadagnarci. Ma, più spesso, c’è un signifi cato più subdolo, un gioco di allusioni, per dire: fai pure come credi, ma non sai quello che ti perdi… È questo tipo di inganno che dobbiamo maggiormente temere.Oggi, ad esempio, siamo particolarmente sensibili a essere considerati aperti, ‘avanti’, cool, e siamo disposti ad anestetizzare il nostro spirito critico, pronti a lasciarci ingannare da chiunque ci lusinghi in modo accattivante.Per rimanere nella lettura ‘pinocchiesca’ della società contemporanea, aumenta il timore che, passata la stagione del paese dei balocchi, ora subentri la fase dell’ “imbestiamento”. Nell’aumento esponenziale di odio e violenza nel mondo si constata con stupore e spavento di star smarrendo la propria umanità e la incapacità di comunicare tenerezza e amore.Che fare? Siamo tutti condannati a ragliare come asini, come minaccia la fi aba di Collodi?No, se sapremo andare controcorrente, usare di nuovo la testa, aprirci alla solidarietà, non camminare mai da soli. E confi dare in Dio, da cui vengono verità, sapienza, bellezza, bontà e tenerezza.

Una più del DIAVOLO

di Tiziano Civettini

Foto dal sito wallpaperup.com

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Alexa camminava per la strada che a breve l’avrebbe portata a scuola.

Sbuff ando raggiunse la porta dell’edifi cio evitando di pensare alle prossime 6 ore della sua vita.

Con la voglia sotto le scarpe si preparò a seguire la prima delle noiosissime lezioni che l’attendevano.

Una professoressa bassa e grassoccia entrò nell’aula salutando gli studenti con la sua voce profonda e

sonnolenta dal forte accento meridionale, riempiendo l’etere di nozioni come una noiosissima ninna nanna.

La luce appariva fi oca sullo sfondo buio dovuto al muro di nuvole che schermavano il cielo.

Rimanere chiusa tra quelle quattro mura era e rimaneva deprimente, il tempo scandito dalle lancette dell’orologio

pareva correre all’indietro.“Manca un’ora in meno alla fi ne” ‒ bisbigliò Laura, la

compagna di banco di Alexa. “Evviva, solo 5 ore di noia!” ‒ rispose sarcastica la ragazza. “Pensa positivo!

È anche una brutta giornata, ma almeno stiamo al calduccio!” ‒ provò a consolarla Laura.

Il mio pensiero è che sono seduta su un banco nel quale non mi va di stare, intrappolata tra quattro mura

decorate con insipide cartine geografi che.“Ci sono anch’io, però davvero se tu cercassi i lati

positivi forse saresti un po’ più sorridente” ‒ spiegò Laura. “Ad esempio?” ‒ chiese scettica Alexa ‒ “Ad

esempio sei in classe con dei tuoi amici e mancano solo due ore alla ricreazione” ‒ notò la ragazza. “Pff , tanto

non cambia niente!” ‒ disse Alexa. “Cambia il tuo modo di vedere le cose” ‒ rispose Laura.

Un’altra ora trascorse tra i pensieri negativi, ma un tarlo disturbava la tranquilla negatività della protagonista: le

parole di Laura le rimbombavano nella testa: “Pensa positivo”…

Che ci sarà di positivo nello stare lì?

Oh, certo, serve per il futuro, perché l’istruzione è importante eccetera. Ma il futuro non combatte la noia del momento e nemmeno il sonno. ‒ … sei in classe con dei tuoi amici… ‒ Era vero, ma durante le lezioni non poteva parlare. Eh sì, mancava un'ora all’intervallo, ma ne mancavano quattro alla fi ne.Insomma: come si fa a pensare positivo? Eppure la situazione era la stessa anche per Laura; ma allora come faceva lei ad essere così sorridente?I compiti arrivarono puntuali come la campanella che annunciava l’intervallo.Accidenti, la merenda!… l’aveva dimenticata a casa. Adesso le sarebbe piaciuto vedere come avrebbe reagito Laura. ‒ Vuoi un pezzo? ‒ le chiese l’amica porgendole il suo panino ‒ Grazie ‒ disse Alexa sorridendo per la prima volta da quando aveva messo piede in classe.Era bastato quel piccolo gesto per farla sorridere, e ora pensava che, in fondo, era stata una cosa buona andare a scuola quella mattina… e poi mancavano solo tre ore alla libertà. E fuori non pioveva più, quindi poteva uscire a giocare a palla. Alexa si lasciò trasportare dal suo nuovo entusiasmo. Il ticchettio dell’orologio sembrava accelerare mano a mano che cercava le cose belle, il sole cominciava a fare capolino da dietro le nuvole, illuminando il suo sorriso beato. Per cambiare quello che ci circonda dobbiamo prima cambiare noi. Per far diventare bella una giornata buia dobbiamo trovare il bello nel buio. Non è una cosa spontanea, perché non è una cosa facile; si comincia da poco e si arriva a tanto. Ma, per cominciare, occorre volerlo. Adesso, nella mente di Alexa, cominciavano a sbocciare i motivi per i quali valeva sempre la pena di sorridere.

M I L L E M O T I V I P E RM I L L E M O T I V I P E R

P E N S A R M A L E …

GIOVANIG IOVANIG IOVANI

di Daphne Squarzoni

Page 27: N. 36 Sulla via della pace

2727

P E R D O N O : U N A P E R D I T A

È possibile portare la riconciliazione a livello socio-politico?

Un esempio signifi cativo ci è dato dal Sudafrica, nazione che per prima ha accostato il termine “politica”

a quello di “riconciliazione”.Nelson Mandela, primo presidente nero del Sudafrica

democratico (post apartheid), ha lottato tutta la vita per una nazione libera e democratica e, una volta a

capo del Paese, ha proposto qualcosa di totalmente innovativo: la riconciliazione come principio su cui fondare uno Stato equo e libero. Alla cerimonia di

insediamento, Mandela stupì tutti invitando i vari capi delle forze armate bianche, che fi no a qualche

giorno prima lo avevano perseguitato. Volle poi che il responsabile bianco delle carceri fosse ospite d'onore,

e affi dò successivamente la vicepresidenza al suo sfi dante di elezioni, l'ex-presidente Fredric De Klerk.

Nel discorso d’insediamento Mandela dichiarò la sua linea guida: “agire insieme come un popolo unito per la riconciliazione nazionale, per la ricostruzione della

nazione, per la nascita di un mondo nuovo”.Nasce così questa nuova politica d'azione, defi nita della

riconciliazione, che prevede un gran lavoro di perdono sul doloroso passato degli anni dell'apartheid per poter

porre delle basi salde per un futuro più prospero. Nelson Mandela e Desmond Tutu (entrambi premio nobel per la pace) insistono sulla forza del perdono come arma non per dimenticare il passato o minimizzarlo, bensì per “estrarre dalla memoria la spina che minaccia di

avvelenare l'intera esistenza” (D. Tutu, Non c'è futuro senza perdono). Viene, dunque, da loro istituita la

“Commissione per la verità e la riconciliazione”(1995), con lo scopo di operare una riconciliazione interna tra

ex-oppressori ed ex-oppressi

U N A P E R D I T A

e favorire un dialogo pacifi co tra bianchi afrikaner e neri sudafricani. In che modo, però, può essere possibile riconciliarsi con un passato tanto travagliato come quello degli anni dell'apartheid? Di certo non condannando tutti gli ex-oppressori, poiché non si può porre fi ne all'odio con altro odio. Ma nemmeno concedendo una “blanket amnesty”, cioè una rimozione totale di tutto ciò che era avvenuto, in quanto il popolo sudafricano non doveva essere privato della sua storia per non perdere la sua dignità, fatta di storie delle singole persone che hanno un passato comune. Mandela e Tutu comprendono che l'unica soluzione possibile è una “terza via”: l'amnistia in cambio della confessione completa con pentimento dei crimini per cui viene richiesta, in modo che sia carnefi ci che vittime possano recuperare la loro umanità nel chiedere e donare perdono. “Perdonare signifi ca infatti rinunciare al diritto di ripagare i colpevoli con la stessa moneta, ma si tratta di una perdita che libera la vittima” e, facendo ciò, si “aff erma la propria fede nella possibilità del cambiamento”(D. Tutu, Non c'è futuro senza perdono). Nelson Mandela propone, dunque, un modello di politica innovativa, in cui, invece che per l'esclusione radicale dei vecchi oppressori, si opta per l'inclusione di tutti; anziché lottare per la supremazia si punta sul dialogo, consapevoli che è un collante più forte della violenza, e in cui la potenza del perdono è fondamentale per giungere ad una libertà nazionale, costituita dalla libertà delle singole persone anche dall'odio. La riconciliazione sociale è un compito che spetta ogni giorno ad ogni singolo cittadino perché, come dice Mandela, “il lungo cammino verso la libertà non è ancora alla fi ne”.

C H E L I B E R A

di Elena Bonometti

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28

Dal 3 al 17 agosto 2014 si sono tenute a Varena (Tn) le settimane estive di formazione per bambini e ragazzi. Via Pacis ha proposto tre settimane con tema centrale "la gioia" per mostrare anche ai più piccoli che è possibile vivere felici. Simbolo delle settimane è stata la mongolfi era, metafora della gioia: con i ragazzi si è ragionato su quelli che ogni giorno possono essere i nostri pesi, che non permettono alla mongolfi era di salire, e su ciò che si può fare per tagliare la corda di queste zavorre e consentire alla mongolfi era di librarsi sempre più in alto, dove tutti possano vederla. Grazie a piccoli "trucchi per vivere bene insieme", ragazzi, bambini e adulti hanno condiviso due settimane piene di gioco di squadra, di sentimento di gratitudine, di spirito di accoglienza e soprattutto di "pensa bene", il motto più volte riproposto dal fondatore Paolo Maino come strategia per vivere nella gioia ogni giornata. È con queste piccole ma fondamentali parole nel cuore che ragazzi e bambini, ma anche animatori, sono tornati a casa con la grande sfi da di provare ogni giorno a gonfi are sempre più la mongolfi era della loro vita.

RAGAZZIVIAPACIS

28

I N F O R M A Z I O N E

di Elena Bonometti

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ALESSIAÈ stata un'esperienza bellissima, dove ho potuto vivere collaborazione e aiuto verso il prossimo, momenti di formazione molto interessanti. Ho sperimentato la libertà di stare con degli amici che mi fanno sentire a mio agio, non avendo paura di togliere quelle corazze che indosso per timore di essere derisa.

FEDERICODurante questi giorni trascorsi insieme, si sono alternati momenti di gioco e divertimento a momenti di rifl essione e preghiera. Tutte le attività erano però legate fra loro da un unico fi lo conduttore: fare squadra, riuscire a condividere tutta la nostra giornata insieme agli altri riuscendo a essere sé stessi, mettendo in gioco i propri pregi senza vergognarsi dei difetti, con la consapevolezza che siamo tutti accomunati da un unico obbiettivo: la felicità.

PAOLAÈ stata un’esperienza di condivisione e fratellanza, non solo di gioco e divertimento. Una settimana in cui abbiamo potuto conoscerci meglio, accettando i nostri difetti e anche i nostri pregi. In cui abbiamo cercato di toglierci le nostre corazze mostrando chi siamo veramente. In cui abbiamo appreso molti insegnamenti importanti. In cui abbiamo condiviso il nostro amore per Dio e lo abbiamo raff orzato. Dove ci siamo sostenuti a vicenda nei momenti diffi cili e abbiamo lottato contro la fatica.

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30

Con immensa gioia, domenica 8 giugno 2014, nella Solennità di Pentecoste, nella Parrocchia di

San Francisco di Assisi ad Armenia (Quindio), dopo un percorso di formazione e discernimento, sette persone della Comunità di questa città hanno detto il proprio "sì" al Signore nella Chiesa attraverso il patto di Alleanza, che li impegna ad essere ambasciatori di riconciliazione nella loro quotidianità, stato di vita e professione. La celebrazione liturgica, accuratamente preparata

dI Julian Ramirez Zuluaga

C O L O M B I A

e presieduta da padre Carlos Arturo Ríos, assistente spirituale di Via Pacis in Colombia, è stata inoltre l'opportunità per testimoniare a tutti i presenti quanto questa chiamata che il Signore ha suscitato 35 anni fa abbia portato pace e perdono anche in Colombia. Durante la celebrazione, i membri

delle Comunità locali di La Tebaida e Calarcà hanno rinnovato il proprio patto di alleanza e, una volta terminata l'eucaristia, hanno condiviso un momento di fraternità e di preghiera comunitaria, ringraziando per il dono dello Spirito Santo che li muove a continuare a camminare sulla via della pace.

COLOMBIAA L L E A N Z A

«Questo vostro “sì”,

questa vostra Alleanza,

non è un punto di arrivo,

ma di partenza»Paolo ed Eliana Maino

Page 31: N. 36 Sulla via della pace

3131

Carissime,Lucelia, Liliana, Rubyalba, Flor de Maria, Maria Betty, Isleny, Luz Mery, vi giunga il nostro saluto e ricordo speciale in questo giorno così importante per la vostra vita e la vita di Via Pacis. Tutte voi oggi state facendo una scelta più radicale e decisa verso Gesù e la Chiesa, impegnandovi a vivere e testimoniare il carisma e la spiritualità Via Pacis nella vostra vita di tutti i giorni. Lo fate assieme e non individualmente, perché questa scelta è comunitaria ed è sostenuta dalla forza della fraternità. In questo tempo e in questa nostra società malata di individualismo e incapace di scelte defi nitive, voi siete un segno di contraddizione così come ogni discepolo del Vangelo. Il vostro essere assieme, amando Dio e amandovi tra di voi, è il messaggio più forte ed incisivo che potete trasmettere e di cui il mondo ha bisogno. Questo vostro sì, questa vostra Alleanza, non è un punto di arrivo, ma di partenza. La strada non sarà sempre in pianura o in discesa. Troverete ostacoli e diffi coltà nei quali sarà fondamentale perseverare tenendo fi sso lo sguardo sull’essenziale: Gesù autore della riconciliazione e della pace.Siate certi che non siete nella periferia della Chiesa: siete nel cuore della Chiesa, così come siete costantemente nel nostro cuore e nelle nostre preghiere. Don Domenico certamente intercederà per tutti voi e chiederà al Padre per voi la docilità allo Spirito Santo. Dio vi benedica e vi dia forza e sapienza per camminare assieme a tutta Via Pacis sulle vie di Dio che sono vie di pace.

Vostri Eliana e Paolo Maino

La cosa che mi ha colpito dal primo momento è stata l'accoglienza fraterna che ho ricevuto fi n dal primo giorno. Grazie alla formazione ricevuta, ho potuto riscoprire l'enorme grazia che è l'adorazione eucaristica. Durante il percorso di formazione all'alleanza, il Signore mi ha fatto vedere come in uno specchio quegli aspetti della mia vita che richiedevano una revisione e che dovevo consegnarli perché li guarisse per poter essere più libera di vivere nella sua gioia, nella sua pace.

TESTIMONIA

NZE

Luz Mery Montealegre

Fare l'Alleanza ha signifi cato un passo molto importante nella mia vita, un legame più serio con Gesù e la sua Chiesa attraverso il vissuto di questo bellissimo carisma del perdono e della riconciliazione. Ogni giorno mi rendo conto che la vera felicità, pace e libertà dell'essere umano si trovano solo in Dio, nostra forza e salvezza. Per questo motivo, attraverso questo patto di alleanza, ho detto: “Sì, Signore, dalla mia piccolezza voglio corrisponderti in modo più deciso nella mia quotidianità in compagnia dei miei fratelli”.

Rubialba Ocampo Herrera

LETTERADEIFONDATORI

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Ho 43 anni, sono felicemente sposata ed ho due belle fi glie e

una nipotina. Sono Responsabile della Comunità di Calarcà in

Colombia. Nella mia giovinezza ho subìto tante delusioni, tradimenti

ed inganni, che mi hanno riempito di risentimento, rabbia, odio e molto dolore. Ma il dolore più grande è stato causato da un

parente molto vicino, che mi causò l'inganno e la tristezza più grande

nella mia vita. Una domenica, fi nita l'Eucaristia,

padre Carlos Arturo Ríos mi presentò Julián Ramirez che

ci parlò di Via Pacis e del suo carisma di perdono e

riconciliazione, prima di tutto con sé stessi. Mi dicevo: “Perdonarmi

io? E di che cosa? Non ho fatto niente di brutto!”. Oggi posso

raccontarvi che questo parente che mi aveva causato tanto danno non mi ha chiesto scusa, ma sono riuscita a perdonarlo di cuore; non ci sono rancori nella mia anima, mi

sento tranquilla con me stessa e con Dio, e prego molto per quelli

che mi hanno fatto del male.

El perdón sana las heridas

Tengo 43 años, soy muy bien casada; tengo dos lindas hijas y una hermosa nieta. Soy responsable local de la Comunidad de Calarcà en Colombia. En my joventud he pasado por muchas desilusiones, traiciones y engaños, que afectaron mi vida y me llenaron de resentimiento, rabia y odio y mucho dolor. Pero el dolor más grade fue causado por un familiar muy cercano. Este familiar causo el engaño, la traición, la tristeza más grande en mi vida. Un domingo, al terminar la Eucaristía, el padre Carlos Arturo Ríos, nos presentó a Julián Ramírez quien nos habló de la comunidad Via Pacis y el carisma de perdón y reconciliación, sobre todo de mi misma. Esto de perdonarme yo primero sí que me cuestionó, yo decía: pero ¿cómo que perdonarme yo?, ¿de qué? yo no he hecho nada malo! Hoy puedo contarles, que a pesar que este familiar que me causó tanto daño nunca me pidió disculpas, yo lo he perdonado de corazón, no hay rencores en mi alma, me siento tranquila con migo misma y con Dios, oro mucho por los que me hicieron daño y seguramente por los que me lo van a hacer.

M A R G A R I T A C A M A C H O

C O L O M B I A

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Con l’aiuto di suor Rosanna Favero, si è avviato nelle Filippine un progetto impegnativo e ambizioso: la costruzione di alcune case in muratura per i villaggi di Buri e Mabini. Queste case rappresenteranno un luogo sicuro per proteggere le famiglie dalle calamità naturali che spesso, violentemente, si abbattono su quelle isole in maniera devastante. Nei momenti di pericolo per il passaggio dei tifoni le famiglie potranno accogliere anche altre persone, parenti, vicini ecc. secondo lo spirito solidale della popolazione.Dopo aver ottenuto i permessi necessari, si è dato avvio alla costruzione delle prime casette in muratura a Buri, una delle zone più colpite dal terribile tifone Hayan, che ha seminato morte e distruzione.Per la costruzione delle case il materiale viene caricato su un barcone e, dopo aver raggiunto il

“… La vita di sacrifi cio a cui sono abituate queste persone lascia sempre senza parole! Anche i più piccoli sono accorsi numerosi per aiutare, salendo, magari con un solo mattone in testa, il sentiero che porta al villaggio. Per loro si tratta di una preziosa occasione per aiutare i genitori o guadagnare i soldi necessari per le medicine destinate ai nonni ammalati! Sono piccoli eroi che sanno sorridere, pur nella fatica.Con le lacrime agli occhi e tanta gratitudine in cuore sogno il momento in cui tutte queste persone avranno una casetta in cui abitare, un luogo dove dormire e studiare e … chissà che anche i bambini possano giocare!”.

SUOR ROSANNA RACCONTA:

FILIPPINEporto, viene trasportato a braccia per un ora e mezzo fi no al terreno acquistato; qualcosa si può caricare sulle mucche, ma la strada è troppo in salita e gli animali, poco nutriti, non sono in grado di portare grandi pesi. Le diffi coltà non mancano e

per aff rontarle vengono coinvolti molti abitanti del villaggio. È questo un modo che favorisce l’opportunità di un lavoro e la possibilità di guadagnare qualcosa per la loro famiglia.

I N F O R M A Z I O N E

Causale: Emergenza tifone Filippine Intestatario: Associazione Via Pacis onlus

CASSA RURALE ALTO GARDAIBAN: IT67C0801635320000002142146

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Nella categoria del prossimo, Gesù colloca anche i ‘nemici’: "Ma a voi che ascoltate, io dico:

amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per

coloro che vi trattano male" (Lc 6,27-28).Il motivo di questo amore fraterno verso chi ci fa del male, Gesù lo colloca nell’imitazione del Padre il quale "fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti", perché tutti sono fi gli Suoi (cfr Mt 5,45).La comunità degli Apostoli, descritta negli Atti, ha ben compreso il signifi cato profondo del vivere tra fratelli: si trova attorno all’insegnamento degli Apostoli, nell’ascolto della Parola, nella frazione del pane, nella preghiera, nella comunione (cfr At 2). È lì il centro, ed è lì che si manifesta profondamente e pienamente la fraternità.Nei Vangeli i termini “fratello/sorella” sono utilizzati soprattutto per la parentela, ma Gesù li usa dopo la Risurrezione. Questo per indicarci che è solo dopo la morte di Cristo sulla croce che siamo riconciliati con il Padre, che siamo diventati fratelli di Gesù grazie a quel sangue che ha

lavato il peccato di Adamo e tolto quella colpa che ci fa dire: Non so dov’è mio fratello!D’ora in poi so, invece, dove trovare il fratello, perché Cristo si è fatto il primogenito di molti fratelli.San Paolo ci ricorda: “Tutti voi infatti siete fi gli di Dio mediante la fede in Cristo Gesù, poiché quanti siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo. Non c’è Giudeo né Greco; non c’è schiavo né libero; non c’è maschio e femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù. Se appartenete a Cristo, allora siete discendenza di Abramo, eredi secondo la promessa” (Gal 3,26-29).Dentro la vita del Cristo, dentro la Sua morte e risurrezione, dentro il Battesimo, siamo tutti fratelli e sorelle.“Io dunque, prigioniero a motivo del Signore, vi esorto: comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell’amore,

di padre Saverio Biasi

Anche il nemico è mioFRATELLO?

F O R M A Z I O N E

Page 35: N. 36 Sulla via della pace

35ANCHE IL NEMICO È MIO FRATELLO?

avendo a cuore di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace. Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti” (Ef 4,1-6). Basta quest’altro testo di Paolo per aiutarci ad entrare nel quotidiano con umiltà. E sono l’umiltà e la spoliazione di noi stessi il primo mezzo per vivere l’autenticità della nostra fraternità. Sono l’umiltà e la povertà di spirito che ci portano a vedere nell’altro un fratello, a perdere orgoglio ed egoismo che sono innati dentro di noi. Partire dall’umiltà e dalla spoliazione ed “espropriazione di sé” – il termine è di San Francesco – per essere per l’altro. Espropriarsi per non essere proprietari nemmeno di sé stessi, ma essere spazio aperto per chi ci sta accanto. Non c’è cosa migliore della vita di comunità per

capire chi siamo e come siamo, perché vivendo accanto agli altri non possiamo tenere delle maschere e dei fi ltri che ci nascondono, perché l’altro mi conosce e, prima o poi, l’altro toglie il velo che nasconde le mie debolezze e fragilità che a tutti i costi desidero nascondere. Questa è una grazia, se l’accogliamo nell’umiltà. La correzione fraterna non è essere segnati a dito, ma accogliere quello che l’altro vede realmente di noi. E questo ci aiuta a camminare e a costruire la fraternità. Certo, in questo ci vuole molta pazienza, umiltà e mansuetudine, come ricorda San Paolo; sono virtù che devono trovare spazio, se vogliamo costruire la fraternità.Se non entriamo nell’atteggiamento umile di Cristo che si china di fronte ai suoi Apostoli, a lavar loro i piedi, non possiamo chiamarci fratelli e sorelle. Non è facile, per la comunità degli Apostoli, vedere il Cristo inginocchiato davanti a loro che lava i piedi, ma solo in quel modo la comunità apostolica può

capire cosa signifi ca essere fratelli. E anche in questo caso bisogna avere l’umiltà di lasciarsi lavare i piedi. Pietro fa fatica ad entrare in questa logica, ma sa che - e Gesù glielo dice chiaramente – senza questo passaggio non può aver parte con il Maestro. Questo signifi ca che dobbiamo uscire allo scoperto con noi stessi e stare di fronte all’altro; lasciare che l’altro scopra le nostre povertà e debolezze, e lasciare che proprio in quel gesto umile e vicendevole ci correggiamo e troviamo la via del Vangelo, della salvezza e della Misericordia."Sopportatevi a vicenda nell’amore" (cfr Ef 4): la sopportazione non è un fatto passivo, ma è accogliere l’altro così com’è, portare l’altro nella mia vita, aiutare l’altro a portare i suoi pesi, le gioie, le speranze. Questo è costruire fraternità, e non è facile! Dobbiamo proprio ripartire continuamente da Cristo e dal richiamo alla spoliazione di noi stessi, all’espropriazione di sé ed essere dono per l’altro.

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Fidarsi o no dell’altro? Questa domanda non è pronunciata ad alta voce, ma risuona nel profondo del nostro

cuore, nell’intimo del nostro essere, ogni volta che ci relazioniamo con qualcuno.Tutti noi desideriamo avere relazioni serene e pacificate. Tutti noi facciamo l’esperienza di deludere ed essere delusi. Fidarsi o no dell’altro?Gli esseri umani riescono a sopravvivere, perché all’inizio della loro vita, da neonati, si affidano a qualcuno che li nutre e, successivamente, perché credono istintivamente alla verità della parola dell’altro che indica loro i nomi delle cose. Si impara a parlare perché si crede a ciò che ci viene detto; per fiducia si impara a conoscere, ad affidarsi alla medicina, alla tecnologia, a tutti coloro da cui dipendiamo fin dall’inizio della nostra esistenza. Le prime esperienze di vita, se positive, garantiscono l’acquisizione

della fiducia e aiutano a gestire le frustrazioni.La fiducia è innanzitutto un’esperienza emozionale, perché struttura il modo in cui si vede l’altro, in cui si interpretano le situazioni della vita, ed ha a che fare con la nostra autostima e con le motivazioni personali. Contemporaneamente la fiducia è un’esperienza razionale, perché io posso scegliere come relazionarmi con gli altri, decidendo di conformare il mio pensiero ed i miei atteggiamenti ad un modello. Oggi, ad esempio, può sembrare molto di moda una mentalità che dice: “Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio”. Per noi cristiani il modello e il punto di riferimento in ogni cosa

che viviamo è Cristo. Sappiamo dalla Bibbia che Dio ha scelto la via della fiducia. Cristo è la Parola di fiducia rivolta all’uomo.L’uomo ha in dotazione la fiducia fin dal suo concepimento e, alla pari di molti altri aspetti della sua vita, essa è come un muscolo che va allenato e tenuto in esercizio. Il contrario della fiducia è la diffidenza. Un atteggiamento di diffidenza riduce la capacità di esporsi a situazioni nuove, perché spegne la predisposizione umana all’apertura e all’affidamento.In Via Pacis ci viene offerta una strategia concreta ed efficace per tenere allenata la fiducia negli altri ed è sintetizzata nelle due parole “pensa bene”: una conversione

di Claudia Carloni

Correre il RISCHIO della fiducia

I H A V E A D R E A M

«Scegliere la fiducia porterà

a scoprire che l’altro non è

un nemico»

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del pensiero che porta a sapersi esporre al rischio di dare un anticipo di fiducia, permettendo all’altro di essere il miglior sé possibile.Scegliere la fiducia porterà a scoprire che l’altro non è un nemico, e che ogni persona cerca di fare il meglio che può. Scommettere sulla fiducia è di sicuro un modo rischioso di vivere le relazioni, perché da una parte spinge ad accogliere l’altro così com’è; dall’altra porta all’affidamento di sé all’altro.Dando fiducia passeremo attraverso una fase necessaria, quella della delusione: l’altro non è come l’avevo pensato. Anch’io deluderò. Più saremo capaci di accogliere la nostra fragilità e di perdonare a noi

stessi le delusioni e le mancanze di amore, più ci riuscirà facile accogliere e perdonare le delusioni e le mancanze d’amore dell’altro. La consapevolezza che siamo deboli ci ricorda continuamente che la nostra identità è quella di creature non autosufficienti e che nel desiderio di relazioni autentiche c’è un senso più profondo da cercare e per il quale vale la pena vivere: rispondere all’infinita fiducia ricevuta da Dio.C’è allora una sapienza che ci raggiunge quando diamo fiducia all’altro e che ci apre il cuore per avere un po’ di più il cuore di Dio: la sapienza del dono. Se è vero che per poter donare si deve possedere, in una condizione di debolezza cosa

è possibile dare in dono? Nulla se non sé stessi nell’atto di affidarsi, di avere fiducia nell’altro e in Dio, di essere dono. Corriamo, dunque, il rischio di dare fiducia all’altro e lasciamoci stupire dagli effetti di questa scelta evangelica contro corrente.

CORRERE IL RISCHIO DELLA FIDUCIA

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Q U A N T O A M O L A T U A P A R O L A

el nostro cammino sulla via della pace, lasciarsi coinvolgere dalle parabole che Gesù racconta nel

Vangelo è sempre un’occasione che Dio ci off re per spalancare il nostro cuore alla bellezza di vivere in pienezza ogni istante della nostra quotidianità.Se osserviamo bene il testo che abbiamo scelto per questo numero della nostra rubrica, gli attori della parabola sono due: il seme e il contadino.Per ciò che riguarda il seme, il Vangelo ci informa che esso passa attraverso sette fasi (notare il valore

simbolico del sette: perfezione e pienezza): il seme è1. gettato2. germoglia3. comincia a spuntare4. la terra produce lo stelo5. poi la spiga6. poi la spiga carica di grano7. infi ne il frutto, tale da consentire la mietitura.È come se il testo volesse attirare la nostra attenzione sul fatto che non è possibile saltare da una fase all’altra della crescita. Ogni fase è indispensabile. Senza una delle sette fasi non può esserci raccolto. Affi nché Dio possa penetrare in profondità nel nostro cuore è necessario che si realizzi lo stesso dinamismo: la nostra relazione con Dio ha un suo

itinerario da percorrere, con delle fasi, nessuna da omettere. Spesso queste “fasi” sono costituite dalle relazioni che abbiamo con coloro che condividono il nostro stesso cammino, ma anche con le persone che incontriamo ogni giorno nelle varie attività.Per ciò che riguarda invece il contadino, dire che «egli stesso non lo sa» (cf v.27), signifi ca che lui non c’entra proprio niente rispetto alla misteriosa evoluzione che il seme fa di sé stesso nel segreto della terra. Il contadino ha fi ducia che il seme, una volta gettato, crescerà. Non si lascia prendere dall’ansia, dall’impazienza e… attende («dorma o vegli, di notte o di giorno», cf v.27)! Solo alla fi ne interviene (cf v.29).

La bellezzadelPRESENTE«26Gesù diceva: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; 27dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. 28Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; 29e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura». (Mc 4,26-29)»

di Gregorio Vivaldelli

N

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39

Con questa parabola, Gesù dove vuole condurci?Quando noi guardiamo alla nostra vita di fede, all’eff etto della Parola di Dio nella nostra vita o nella nostra comunità, è facilissimo farsi prendere dall’impazienza. Vorremmo vedere subito i risultati. Quando i tempi si fanno lunghi iniziano i problemi e l’impazienza apre la porta all’incredulità, perché dopo un po’ si inizia a dubitare che davvero quel seme possa portare frutto. Nondimeno il Vangelo ci dice che se vogliamo imparare qualcosa dalla parabola, dobbiamo osservare l’esperienza del contadino: egli ha fi ducia ed attende. Paradossalmente, si tratta di una… “inoperosità operosa”!Similmente dobbiamo fare noi con

le cose che riguardano Dio. Dio ha i suoi tempi. L’impazienza è mancanza di fi ducia. Che tipo di

fi ducia? La fi ducia nel tempo presente: la fi ducia del contadino insegna a guardare oltre i fallimenti, per accorgersi che la potenza di Dio è qui, già ora effi cace, magari nascosta nella “terra” della nostra quotidianità. L’attenzione, quindi, è rivolta sul presente, non sull’albero ma sul seme! È il presente che è decisivo, non importa se ai nostri occhi appare

“piccolo” e “nascosto”. È il presente la grande bellezza della vita.La pazienza alimenta la fi ducia: in Dio, negli altri e anche in noi stessi. Una persona senza pazienza diffi cilmente riuscirà a compiere cose grandi nella sua vita. Si costruisce qualcosa di grande giorno dopo giorno, seguendo percorsi ben

«La pazienza alimenta la fi ducia:

in Dio, negli altri e anche

in noi stessi»

LA BELLEZZA DEL PRESENTE

precisi, fatti di piccoli gesti e piccole cose che, se vissuti pienamente, edifi cano la vita. Esattamente come dicono le parole di una canzone per bambini… e per adulti:

«Goccia dopo goccia nasce un fi ume.E mille fi li d’erba fanno un prato.Una parola sola ed ecco una canzone.Da un "ciao" detto per casoun’amicizia nuova.Un passo dopo l’altro si va lontano.Arriva fi no a dieci e poi sai contare.Un grattacielo immensocomincia da un mattone.Dal niente nasce niente, questo sì!»

(goccia dopo goccia, E.Di Stefano - G.Fasano)

«Si costruisce qualcosa di grande

giorno dopo giorno»

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COME AIUTARECASSA RURALE ALTO GARDA

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BOLLETTINO POSTALEcc n. 93564284

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info: www.viapacis.info

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SABATO 22 NOVEMBRESABATO 13 DICEMBRE

2014 | h 20:30

«Dal Purgatorio al Paradiso»

Palazzo dei Congressi - Riva del Garda (TN)