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1 L’insegnamento del cinese nel contesto globale: dalla manualistica, alle risorse multimediali e all’utilizzo dei corpora, nella prospettiva di una didattica learner-centered Sabrina Ardizzoni, Università di Bologna Citation: Ardizzoni, Sabrina (2012), “L’insegnamento del cinese nel contesto globale: dalla manualistica, alle risorse multimediali e all’utilizzo dei corpora, nella prospettiva di una didattica learner-centered”, mediAzioni 12, http://mediazioni.sitlec.unibo.it, ISSN 1974-4382. 1. Studio del cinese: istituzioni, manualistica Gli studenti della lingua cinese nel mondo sono considerevolmente aumentati negli ultimi anni e anche in Italia lo studio di questa lingua ha visto un trend di ascesa, soprattutto a partire dalla metà degli anni 2000 1 . L’interesse degli studenti italiani verso la Cina è dovuto certamente anche all’aumento del volume degli scambi commerciali tra i due paesi, che ha portato con sé un fiorire di istituzioni italiane e cinesi che hanno fornito un nutrito sostegno, anche economico, alla diffusione degli insegnamenti di lingua 2 . L’Italia non è sola in quest’ascesa, se si considera che in tutte le università del mondo sono stati avviati dei corsi di lingua cinese; gli studi sulla didattica della lingua, in Cina e 1 Secondo i dati del Ministero dell’Educazione cinese, a febbraio 2012 erano ben 292.611 gli studenti stranieri in Cina per studio. Nel 2011, dichiarano le statistiche de La tecnica della scuola Il quotidiano della scuola online del 25/04/2012, sono stati circa 3000 gli studenti italiani a recarsi in Cina per motivi di studio. (www.latecnicadellascuola.it). Secondo le stime fornite dall’Hanban, l’ufficio governativo preposto alla diffusione della lingua cinese nel mondo, dal 2005 a oggi il numero degli studenti di cinese è aumentato nel mondo del 40% ogni anno. Attualmente gli studenti italiani di lingua cinese sono oltre diecimila. 2 Quest’affermazione vale, infatti, nelle due direzioni: l’insegnamento del cinese in Italia, e dell’italiano in Cina.

nella prospettiva di una didattica learner-centeredmediazioni.sitlec.unibo.it/images/stories/PDF_folder/document-pdf/... · Gli studenti della lingua cinese nel mondo sono considerevolmente

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1

L’insegnamento del cinese nel contesto globale: dalla

manualistica, alle risorse multimediali e all’utilizzo dei corpora,

nella prospettiva di una didattica learner-centered

Sabrina Ardizzoni, Università di Bologna

Citation: Ardizzoni, Sabrina (2012), “L’insegnamento del cinese nel contesto globale: dalla manualistica, alle risorse multimediali e all’utilizzo dei corpora, nella prospettiva di una didattica learner-centered”, mediAzioni 12, http://mediazioni.sitlec.unibo.it, ISSN 1974-4382.

1. Studio del cinese: istituzioni, manualistica

Gli studenti della lingua cinese nel mondo sono considerevolmente aumentati

negli ultimi anni e anche in Italia lo studio di questa lingua ha visto un trend di

ascesa, soprattutto a partire dalla metà degli anni 2000 1 . L’interesse degli

studenti italiani verso la Cina è dovuto certamente anche all’aumento del

volume degli scambi commerciali tra i due paesi, che ha portato con sé un

fiorire di istituzioni italiane e cinesi che hanno fornito un nutrito sostegno, anche

economico, alla diffusione degli insegnamenti di lingua2. L’Italia non è sola in

quest’ascesa, se si considera che in tutte le università del mondo sono stati

avviati dei corsi di lingua cinese; gli studi sulla didattica della lingua, in Cina e

1 Secondo i dati del Ministero dell’Educazione cinese, a febbraio 2012 erano ben 292.611 gli

studenti stranieri in Cina per studio. Nel 2011, dichiarano le statistiche de La tecnica della

scuola – Il quotidiano della scuola online del 25/04/2012, sono stati circa 3000 gli studenti

italiani a recarsi in Cina per motivi di studio. (www.latecnicadellascuola.it).

Secondo le stime fornite dall’Hanban, l’ufficio governativo preposto alla diffusione della lingua

cinese nel mondo, dal 2005 a oggi il numero degli studenti di cinese è aumentato nel mondo del

40% ogni anno. Attualmente gli studenti italiani di lingua cinese sono oltre diecimila.

2 Quest’affermazione vale, infatti, nelle due direzioni: l’insegnamento del cinese in Italia, e

dell’italiano in Cina.

2

all’estero, stanno vivendo cambiamenti importanti che si riflettono anche nella

disponibilità di risorse didattiche.

I materiali prodotti dalla Repubblica Popolare Cinese si stanno diversificando in

termini di approcci e metodologie, e gli ambiti della ricerca si allargano verso

una didattica learner-centered3. Tuttavia, è solo con l’espansione dell’utilizzo di

internet e la nascita dei numerosi siti di Chinese Language Learning che si è

cominciato a pensare a una didattica della lingua cinese “fuori dall’aula”, mentre

i percorsi in aula prevedono sempre una stretta adesione a un curriculum

sviluppato da esperti, a cui sia l’insegnante sia gli apprendenti aderiscono con

fiducia.

Ma lo sviluppo delle tecnologie e la famigliarità degli apprendenti con l’utilizzo di

Internet e dei diversi materiali elettronici fornisce nuove e inattese possibilità di

co-costruire percorsi di volta in volta negoziati dagli apprendenti insieme

all’insegnante. L’utilizzo della rete permette agli insegnanti e agli studenti di

ridefinire i programmi in termini di:

- contenuti;

- attività didattiche e materiali;

- strumenti;

-modalità di valutazione4.

In questo contributo cercheremo di delineare i cambiamenti principali negli

strumenti per la didattica della lingua cinese a stranieri in termini di manuali e di

percorsi multimediali, e di mettere in luce come, attraverso l’analisi dei materiali

didattici, sia possibile individuare un cambio di direzione nella cornice teorica

della glottodidattica in Cina. Infine, proporremo delle attività didattiche che

tengano in considerazione le mutate esigenze degli apprendenti di lingua

3 Il concetto di centralità dell’apprendente nella glottodidattica di cinese L2 è stato introdotto in

Cina da Liu Xun (1997: 69-78). Lo stesso, autore di numerosi manuali di grande diffusione,

come Shiyong Hanyu keben 实用汉语课本 [Practical Chinese Reader], sosteneva anche

l’importanza di un sillabo integrato: strutturale, funzionale e culturale. Tuttavia, la didattica

learner-centered, così come viene intesa in questo articolo, non è che un apporto molto recente

al dibattito cinese.

3

cinese nel contesto globale, e valorizzino le risorse e le competenze che essi, in

quanto giovani utenti del mondo dell’elettronica, possono portare come

contributo positivo all’ambiente di apprendimento.

1.1. Imparare che cosa? L’autenticità della lingua target

Per materiali autentici intendiamo l’insieme dei testi, scritti e orali, prodotti nella

lingua target, in questo caso il cinese, non a scopo prettamente didattico.

Consideriamo materiale autentico le insegne dei negozi e dei ristoranti, i cartelli

di divieto, i biglietti e le tabelle degli orari dei mezzi pubblici, i menù, fino ad

arrivare a testi più complessi, come le istruzioni per la manutenzione di un

apparecchio elettronico o le norme di sicurezza, le norme igieniche da seguire

per evitare il contagio di malattie, le indicazioni per raggiungere una località

turistica, la spiegazione di una ricetta, i post di un blog, ma anche una canzone,

un film, una puntata di una serie televisiva. A un livello superiore, parliamo di

articoli di giornale, di testi letterari, eccetera. Anche se la lingua dei materiali

autentici non è controllata, la difficoltà testuale non è la stessa nelle diverse

tipologie testuali, e nell’ottica di offrire una didattica stimolante, l’insegnante

potrà proporre testi autentici a vario livello, oppure lavorare ricevendo l’input

dagli studenti stessi, che possono indicare le loro priorità.

Se i manuali d’insegnamento della lingua cinese, almeno fino alla metà del

Duemila, proponevano un approccio funzionale-normativo e presentavano una

lingua standardizzata molto controllata, con scarsa – se non assente – proposta

di materiali autentici, negli ultimi anni sono comparsi alcuni manuali che

includono numerose immagini e fotografie di testi di uso quotidiano in contesto

autentico (ad esempio, Jiang Liping 2006). Il tema dell’utilizzo di materiali

autentici tra gli esperti di glottodidattica cinese è diventato oggetto di riflessione

e di studio, e le riviste delle maggiori associazioni di studi di didattica del cinese

4 Sulla pedagogia linguistica learner-centered, si veda, tra i primi, Nunan 1988.

4

LS (Lingua Straniera) hanno pubblicato numerosi interventi a favore o contro

l’utilizzo di materiali autentici5.

Ciò che si evidenzia attualmente nelle classi di lingua, in Cina come all’estero, è

una maggior attenzione alle varietà linguistiche – diatopiche, diacroniche e

diamesiche -, una maggior consapevolezza sociolinguistica, e una

valorizzazione dei nuovi linguaggi introdotti dalle reti informatiche6 e dai social

network, in cui i giovani cinesi e stranieri interagiscono fin dalle prime fasi di

apprendimento7.

Nel mutato contesto di apprendimento del cinese, ciò che è cambiato è tuttavia

anche il tipo di apprendente.

1.2. L’apprendente di cinese nel contesto della globalizzazione (Global

Chinese)

Negli anni Ottanta, in Cina, con l’apertura del paese ai mercati mondiali,

l’intensificazione delle relazioni internazionali e le mutate esigenze che il nuovo

contesto politico-economico ha determinato, sono nate, oltre ad associazioni di

studio per la didattica del cinese agli stranieri, anche nuove visioni degli studi di

traduzione, interpretariato e di formazione di interpreti e traduttori8.

5 Si vedano tra questi, i contributi di Lu Wei, Zhu Minqi e altri. Uno degli elementi intorno ai quali

si creano le posizioni degli studiosi è la singolarità della scrittura cinese e l’impatto

dell’apprendimento dei caratteri nel curriculum. Come sostiene Zhu Minqi, “l’insegnante di

cinese deve tenere in considerazione la singolarità della lingua cinese, soprattutto la dinamica

dell’apprendimento dei caratteri” Zhu Minqi 2011.

6 Sull’importanza di internet in Cina e sull’impatto che sta avendo sulla lingua e scrittura cinese,

si vedano i lavori di Yang Guobin, ad esempio, Yang 2009.

7 Oltre a Facebook, che in Cina non è sempre possibile utilizzare, i maggiori social network

sono Weibo, Renren e QQ.

8 In realtà la Cina ha avuto esperienze molto positive nella formazione d’interpreti: nel periodo

1941-1945 vennero organizzati corsi di sei settimane in cui vennero formati ben 2000 interpreti,

che furono poi inviati in missioni in Stati Uniti, all’interno di corpi militari e corpi diplomatici. Cfr.

Guo Ting 2010.

5

Nel 1979 è stato avviato il primo programma di formazione d’interpreti di

conferenza, una cooperazione tra il governo cinese e le Nazioni Unite.

Istituzioni specifiche per la formazione d’interpreti sono sorte in Cina negli anni

Ottanta - come la Translators [sic] Association of China (TAC), nata nel 1982 -

perlopiù legate a centri di alta formazione come la Beiwai (Beijing Foreign

Language University), la Beijing Language and Culture University, e la

Tsinghua University. Ma, a parte episodi molto limitati, la formazione non

distingueva percorsi specifici nella formazione degli interpreti e in quella dei

traduttori. È solo nel 2003 che la Translators Association of China ha introdotto

il CATTI (China Accreditation Test for Translators and Interpreters),

riconoscendo due profili distinti: quello del traduttore e quello dell’interprete9.

Parallelamente, la didattica è cambiata e si è rivolta sempre maggiore

attenzione alle esigenze e alle caratteristiche individuali dell’apprendente, come

l’età, la nazionalità, le motivazioni, il luogo e la modalità di apprendimento, ma

anche alle varietà linguistiche dell’orale e alle differenti tipologie testuali.

Fino ai primi anni Novanta, l’apprendente cui ci si rivolgeva era un adulto, di alta

scolarità, anglofono – non necessariamente madrelingua –, che intendeva

acquisire l’uso del cinese elementare finalizzato a interazioni comunicative

quotidiane. I manuali di lingua presentavano situazioni frequenti, così definite

dal team di produzione, all’interno delle quali venivano individuati dei pattern

comunicativi che l’apprendente imparava a ripetere a memoria, con scarsissima

possibilità di cimentarsi in situazioni impreviste. Ai livelli superiori, invece, ossia,

dopo un percorso di studio in cui si considerava che l’apprendente avesse

acquisito le competenze comunicative di base (BICS – Basic Interpersonal

Communicative Skills; cfr. Cummins 1979; 1984), questi veniva inserito in un

percorso specifico a seconda del settore di specializzazione. Chi, dunque, si

recava in Cina per approfondire studi umanistico-letterari veniva esposto a un

insegnamento linguistico molto mirato alla letteratura e alla sociologia, mentre

chi aveva interessi scientifici, nell’ambito dello studio della medicina o della

chimica, biologia o ingegneria, veniva istruito nei linguaggi specialistici propri di

9 L’Associazione dei Traduttori Cinesi (Translators Association of China) fornisce le specifiche

della certificazione nel sito http://www.tac-online.org.cn, dove è possibile anche consultare la

rivista dell’Associazione: Chinese Translators Journal.

6

quegli ambiti. L’insegnamento previsto era, comunque, sempre pensato in

contesto sinofono, nei centri di studio cinesi, laddove i centri di insegnamento

all’estero avevano un approccio principalmente testuale e traduttivo.

Nel 2004, il Ministero dell’Educazione cinese ha aperto a Seul il primo Istituto

Confucio, che opera sotto la supervisione dell’Hanban, Ente alle dipendenze

dirette del Ministero, con l’obiettivo di diffondere la conoscenza della lingua

cinese e di diminuire la distanza culturale tra la Cina e il mondo, e che gode di

ampia autonomia di azione. Nel 2010 sono ormai più di 300 le sedi di Istituto

Confucio nel mondo, e oltre 400 le classi Confucio, ossia i corsi di cinese per

under-18, a partire dalla scuola dell’infanzia, organizzati direttamente nelle

scuole dell’obbligo10.

I libri di testo non vengono più prodotti esclusivamente attraverso la mediazione

di inglese, francese, tedesco, spagnolo, che sono le lingue nelle quali era stato

tradotto il manuale più utilizzato negli anni Ottanta e Novanta, il già citato

Practical Chinese Reader, in due volumi11 ; oggi, anche altre lingue e altre

localizzazioni vengono proposte dall’editoria specializzata.

1.3. La manualistica negli ultimi anni

Il Guoji Hanyu jiaoxue tongyong kecheng dagang 国际汉语教学通用课程大纲

Programma generale di insegnamento della lingua cinese per stranieri,

pubblicato da Hanban/Confucius Institute Headquarters nel 2010, ha elaborato

un sillabo basato su 5 Livelli che riflettono quelli del Quadro Comune di

Riferimento Europeo, adattandoli alla lingua cinese. Nel sillabo vengono

espressi in dettaglio gli obiettivi e i contenuti per ogni livello, divisi per

conoscenze e competenze linguistiche, strategie e competenze culturali. Si

10

In Italia sono state istituite 10 sedi di Istituto Confucio, molte delle quali hanno aperto classi

Confucio di ogni ordine e grado.

11 La prima edizione è del 1981, ad opera di un gruppo di insegnanti della BLCU 北京语言学院,

tra cui Liu Xun, cfr. nota 3 supra. Il manuale, che ha avuto diverse riedizioni, è ancora molto

utilizzato nella versione New Practical Chinese Reader, Xin shiyong hanyu keben 新实用汉语课

本.

7

tratta di un’importante sollecitazione a produrre manuali di lingua che rispettino

uno standard internazionale.

La ricognizione compiuta in Cina da chi scrive nel 2010, durante il primo

seminario di formazione per insegnanti internazionali sulla produzione di

materiali didattici della lingua cinese, organizzata dallo Hanban, ha evidenziato

come la produzione dei materiali didattici si sia diversificata. Lo stesso Hanban

ha certificato – o co-prodotto – numerosi manuali progettati all’estero, in

cooperazione tra docenti stranieri e cinesi, sia appartenenti allo stesso Ente, sia

indipendenti. I percorsi, sempre più multimediali, presentano un’impostazione

più adeguata all’età degli apprendenti 12 e attenta agli aspetti interculturali,

anche se persiste ancora una forte tendenza alla stereotipizzazione

dell’apprendente, uniformato alla cultura anglofona americana, o comunque

costruito intorno a un’idea astratta di apprendente fortemente globalizzato13.

Si apprezza tuttavia una certa tendenza alla localizzazione: le

traduzioni/localizzazioni di Contemporary Chinese, Dangdai Zhongwen 当代中

文, edito da Sinolingua e redatto da Wu Zhongwei nel 2003, sono ambientate

nel paese in cui si parla la lingua di localizzazione, inclusa l’Italia, dove il

manuale è in uso in molte università e anche in alcune scuole superiori14.

L’Hanban, inoltre, come accennato poc’anzi, ha certificato anche materiali

prodotti all’estero, frutto della collaborazione tra insegnanti cinesi qualificati e

insegnanti locali, per garantire un maggior rispetto della cultura locale.

12

Molta parte dell’editoria specializzata, oggi, si è concentrata nella produzione di manuali

rivolti a discenti under-18, una realtà nuova, conseguenza dell’espansione delle classi Confucio.

13 Va segnalata l’attenzione particolare dedicata all’editoria di testi originali rivolti

specificamente agli apprendenti del Sud-Est asiatico, per i quali vengono proposti manuali nelle

lingue locali e con una grafica e contenuti che richiamano molto gli ambiti culturali diffusi nel

paese di insegnamento.

14 La London Book Fair 2012 ha organizzato un evento dedicato alla Cina, il China Market

Focus (16-18 Aprile 2012), che ha contribuito ad alimentare il dibattito interno alla Cina

sull’importanza della localizzazione dei libri di testo. Questo indica come, in realtà, l’aspetto

culturale e di localizzazione non sia ancora del tutto acquisito nella pratica e nella costruzione

dei materiali didattici.

8

Dei manuali prodotti in Italia, l’unico che ad oggi vanta la certificazione di

Hanban è Il cinese per italiani, di Masini e Di Toro, pubblicato dalla Hoepli nel

2006.

La peculiarità di questo testo sta nel fatto che le 40 lezioni e i personaggi-ponte

del percorso didattico vivono e studiano a Roma, sono italiani, francesi e cinesi

di seconda generazione; l’aspetto interculturale è molto curato, incluse le

routine di spiegazione dell’Italia, abitudini, costumi, ma anche aspetti della

cultura, arte e storia italiana a interlocutori cinesi.

I percorsi proposti mantengono comunque un forte impianto

strutturalista-funzionale, e procedono secondo un percorso di lingua molto

controllata e molto standardizzata, che viene mantenuto fino alle fasi più

avanzate del percorso.

In conclusione, anche se le risorse didattiche prodotte nella Repubblica

Popolare Cinese aumentano e si diversificano in un panorama di grande

proliferazione editoriale e di ricerca glottodidattica e linguistica sempre più

inserita in un contesto internazionale, è vero che gli aspetti di autenticità della

lingua di apprendimento, di centralità del discente, e di didattica

learner-oriented, pur celebrati in ambito teorico, vengono sovente sacrificati in

sede di costruzione del sillabo, a favore di una progressione facile-difficile

decisa aprioristicamente e con poca aderenza a criteri di frequenza e anche di

autenticità.

C’è da aggiungere che la diversificazione degli apprendenti di lingua cinese ha

portato a una moltiplicazione degli obiettivi dell’apprendimento linguistico

(Perché si studia cinese oggi? Per tanti motivi!), quindi si rende sempre più

necessario proporre un sillabo finalizzato agli obiettivi specifici di

apprendimento. In quest’ottica è sempre più necessario introdurre una

metodologia che permetta di conciliare la necessità di standardizzare, ma

anche di personalizzare il percorso di apprendimento.

Nei paragrafi successivi verranno illustrate alcune proposte didattiche che

mirano a sviluppare la competenza di autoapprendimento creando dei percorsi

in autonomia, e consentono al discente di espandere e monitorare le proprie

conoscenze linguistiche secondo i propri obiettivi specifici e i propri interessi.

9

Nel prossimo paragrafo verrano presentate attività e percorsi in aula con diversi

gradi di complessità, per poter far fronte alle differenziazioni degli alunni

solitamente presenti nelle classi15.

Il nostro percorso vuole individuare delle pratiche didattiche realizzabili ed

efficaci attraverso l’utilizzo di siti online non necessariamente dedicati

all’insegnamento linguistico. L’individuazione di alcune attività didattiche ci

permetterà d’impostare un percorso che pone al centro l’apprendente e lo

investe della responsabilità del proprio apprendimento. È in questa direzione

che cercheremo di identificare alcune delle risorse didattiche che possono

essere utili allo studio della lingua in autogestione. In particolare, vedremo

come si possano inserire tali risorse tra le attività quotidiane della classe,

isolando in chiave critica alcuni dei siti di riferimento per lo studio della lingua

cinese, sia ai livelli iniziali sia ai livelli di espansione delle competenze. Infine

avanzeremo alcune proposte didattiche per l’utilizzo di language corpora

nell’insegnamento/apprendimento del cinese.

2. Le risorse elettroniche a portata di mano dell’apprendente

2.1. Ricerca lessicale in classe

Il primo sito che intendiamo proporre come compagno di studi

dell’apprendente fin dai primi livelli del percorso di studio della lingua cinese è il

dizionario online Mdbg: www.mdbg.net

Questo dizionario, che si basa sul dizionario CC-CEDICT iniziato nel 1997 da

Paul Andrew Denisowski, viene aggiornato regolarmente, e contiene numerose

risorse. Mdbg, oltre a contenere un numero molto alto di lemmi, in continua

espansione, offre anche la possibilità di affrontare lo studio della parola da molti

punti di vista: grafico, etimologico e pragmatico. La versatilità del sito facilita

quindi la ricerca lessicografica e permette allo studente di rinforzare la

15

È da rilevare come, negli anni, siano cambiati anche i numeri di studenti presenti nelle classi.

Se fino a pochi anni fa, infatti, in Italia le classi di lingua cinese erano composte di circa 20-25

studenti, oggi sono molto più numerose (fino a 50-70 studenti).

10

conoscenza e l’uso della parola nelle sue diverse accezioni, rinforzandone

inoltre la memorizzazione.

Vediamo alcune delle caratteristiche, e cerchiamo di identificare alcune possibili

applicazioni didattiche:

a. La possibilità di cercare i lemmi sia come “ci” che come “zi”16.

b. La possibilità di eseguire la query sia attraverso l’input del lemma in pinyin,

anche senza toni, sia attraverso la ricerca del radicale, con la tavola cliccabile

dei radicali che tiene conto anche delle variazioni del radicale a seconda della

posizione che occupa all’interno del carattere17. Questo è molto utile per gli

studenti principianti, che possono esercitare la ricerca del dizionario online

anche attraverso i radicali, esercitando così un aspetto fondamentale del

metodo di lavoro.

c. La possibilità, tramite un’applicazione di Java aggiunta di recente, d’inserire il

carattere disegnandolo su una tavoletta grafica virtuale. L’applicazione sollecita

l’utente a rispettare l’ordine e la direzione dei tratti.

La tendina delle opzioni è molto ricca e utilizza al meglio le potenzialità di resa

di un dizionario online:

a. Si può attivare un’animazione che riproduce la scrittura a mano del carattere,

evidenziando non solo il numero di tratti e l’ordine in cui vanno tracciati, ma

anche il radicale del carattere, che viene tratteggiato con un colore diverso.

Quest’applicazione si rileva particolarmente utile allo studio individuale, dove gli

studenti possono verificare la correttezza dei caratteri non ancora memorizzati

e interrogare il dizionario su quale sia il radicale sotto il quale il carattere viene

classificato, opzione non sempre possibile nei dizionari cartacei.

16

Con zi “字”, si indica la parola come unità minima di significato: il morfema, se consideriamo

la lingua parlata, il “carattere” se consideriamo la lingua scritta. Per ci “词”, invece, si considera

la parola come unità significativa isolata a livello sintattico. Dal punto di vista della scrittura,

essa si compone di due o più caratteri. Vd. Packard 2000: 14-20.

17 Ad esempio, il radicale xin-cuore, che varia in forma grafica e numero di tratti a seconda che

si trovi in posizione verticale “忄”, come in “忙” o orizzontale, “心”, come in “念”,è cliccabile

sia tra i radicali composti da 3 tratti, sia tra quelli composti da 4 tratti.

11

b. Dei lemmi ricercati si può ascoltare una lettura attraverso un file audio che

viene attivato in streaming, senza necessità di scaricarlo in locale, con

l’innegabile vantaggio, per i principianti, di ascoltarne la pronuncia corretta.

c. Il dizionario prevede la possibilità di attivare l’opzione che evidenza i toni

diversi, colorando i caratteri di colori diversi: rosso per il primo tono, giallo per il

secondo, e così via.

d. Un’icona permette di cercare la parola in un contesto d’uso, ad esempio,

entrando subito nei principali motori di ricerca, come Google o il cinese Baidu,

ma anche nel sito di Jukuu (www.jukuu.com)18, che offre all’utente un insieme di

frasi in cui compare la parola cercata. Si tratta dunque di un avviamento

all’utilizzo dei corpora di cui si tratterà più avanti.

e. Tra le opzioni, l’utente trova anche la possibilità di visualizzare le parole in cui

una sillaba compare in prima o in ultima posizione. Ad esempio, se la query è

relativa alla parola monosillabica “路” [lù - strada, via], l’utente che cerchi le

parole composte da più sillabe che contengono “路” in posizione diversa dalla

prima ne troverà quasi 190, che comprenderanno anche toponomi, tecnicismi

(Ethernet, ISDN) abbreviazioni, nomi propri (ad esempio Ji Lu, discepolo di

Confucio citato nei Dialoghi, una delle opere più rappresentative del filosofo) ed

espressioni idiomatiche.

f. Nella maggior parte dei casi, viene evidenziato il livello del glossario della

certificazione HSK19 (Hanyu shuiping kaoshi - Chinese Proficiency Test) in cui il

lemma è classificato.

g. Un’altra opzione che rende il sito particolarmente ricco, è la possibilità di

inputtare i caratteri cinesi, utile a utenti che si trovino nell’impossibilità di

utilizzare un computer in cui è stato installato l’IME (Input Method Editor) per la

18

Jukuu è un dizionario bilingue prodotto dalla Beijing University of Posts and

Telecommunications. L’obiettivo è quello di facilitare l’apprendimento dell’inglese da parte di

madrelingua cinesi, e raccoglie frasi, video e clip audio provenienti da numerose fonti internet

(giornali, riviste), ma anche televisive, e da registrazioni del parlato di studenti cinesi.

19 La nuova elaborazione dell’esame di certificazione HSK è stata prodotta dall’Hanban nel

2010. Prevede la certificazione delle competenze degli studenti non madrelingua cinese, su 6

12

lingua cinese, trovandosi, ad esempio, in una postazione pubblica non

attrezzata. Analogamente, il sito offre anche una semplice applicazione per

l’inserimento dei diacritici per la trascrizione pinyin, che permette all’utente di

creare glossari e trascrizioni propri.

Non sono queste le sole caratteristiche utilizzabili per l’autoapprendimento, ma

sono certamente quelle essenziali, che entrano a far parte del bagaglio di

competenze strumentali dello studente della lingua cinese già dalla fase iniziale

dell’apprendimento.

In conclusione, Mdbg non è una semplice riproduzione online di un dizionario

cartaceo, bensì un dizionario che sfrutta al meglio le potenzialità tecniche della

multimedialità, integrando la considerevole mole di informazioni presenti nel

database con una serie di funzioni che le rendono facilmente accessibili.

Altri dizionari, come

http://www.infocina.net/dizionario; http://dizionario-italiano.net/dizionario-cinese-italiano.html; http://www.lexicool.com http://translate.google.com

non solo non presentano le stesse potenzialità didattiche, ma, nella sezione

cinese-italiano, non includono molti termini che invece in mdbg,

cinese-inglese-cinese, sono continuamente arricchite.

2.2. Risorse per l’ascolto

Gli studenti che iniziano lo studio di una lingua in ambiente diverso da quello in

cui la lingua target viene parlata, non essendo esposti ai suoni di quella lingua

al di fuori delle ore di lezione, devono essere stimolati all’ascolto attraverso altri

mezzi: canzoni, film, televisione, clip audio, eccetera. Ma questo non è

certamente sufficiente per esercitare l’abilità di ascolto, che deve essere invece

supportata da istruzioni precise fornite dall’insegnante in aula. In particolare,

nello studio della lingua cinese, in cui la pronuncia delle sillabe nei diversi toni

ha un ruolo centrale nella costruzione dei significati, è necessario che gli

livelli, che corrispondono grossomodo ai sei livelli del Quadro comune europeo di riferimento

per la conoscenza delle lingue (QCER).

13

studenti esercitino molto l’ascolto e la ripetizione delle sillabe in modo accurato.

Il sistema di trascrizione ufficiale in uso nella Repubblica Popolare, pinyin, è

l’unico che prevede l’indicazione sovrasegmentale dei toni, ed è anche parte di

tutti di programmi di studio della lingua cinese, sia come L2 (o LS), sia come L1.

In rete lo studente può accedere a numerose risorse a sostegno

dell’apprendimento del pinyin e della pronuncia cinese; il sito

http://pinyinpractice.com/wangzhi/ presenta una nutrita batteria di esercizi di

ascolto e di quiz nelle sezioni Tones, Initials, Finals, Self Quiz, tutti molto utili ai

principianti.

Superata la fase iniziale del riconoscimento dei toni, l’ascolto resta una

questione aperta per gli studenti di cinese in ambiente non sinofono. Quello che

si perde è la varietà delle pronunce della lingua autentica.

Nel sito Ting - Chinese English Study Center

(http://hua.umf.maine.edu/Chinese/welcome.html) si possono consultare frasari

di ambiti suddivisi in temi. Ogni frase viene pronunciata da lettori cinesi di

diversa provenienza, per ognuno dei quali vengono fornite le caratteristiche, e

da lettori stranieri in lingua inglese o cinese.

Un esempio tratto da http://hua.umf.maine.edu/Chinese/topics/topics.html

Selezionando uno degli argomenti, si apre una finestra di frasi cliccabili, ognuna

pronunciata da lettori diversi.

Se il lavoro degli studenti in classe, in questa fase, ancora non può essere

considerato come un ascolto autentico, la suddivisione per grandi temi e

14

l’avvicinamento a diverse pronunce in ambiente di apprendimento non nativo

contribuiscono a potenziare l’abilità di ascolto in modo integrato e in

autonomia20.

Il sito presenta anche tematiche del tutto originali, come la sezione dedicata alle

onomatopee e alla terminologia scientifica, le sezioni “astronomia”,

“informatica”, “grammatica”, ma anche esclamazioni e interiezioni, che si

possono utilizzare nelle costruzioni di role-play e nell’interazione strategica nella

classe.

Il sito offre infine alcune semplici letture, lette da madrelingua, utili per

l’apprendimento autonomo degli studenti principianti:

http://hua.umf.maine.edu/Chinese/stories/Chinese/maodun_ds.html

一幅神奇的画

Contradiction - Maodun

read in Chinese by Shao Danni

20

Sulla questione dell’autenticità dell’input nell’istruzione degli apprendenti già dalle prime fasi,

le posizioni degli studiosi cinesi sono diverse. Vedere il manuale di ascolto Duan Wenhan

2010.

15

Il sito di Hanban, www.chinese.cn, offre infine numerose attività di ascolto, che

vanno dalla presentazione elementare del sistema di trascrizione pinyin, per

principianti, alla sezione man du xinwen “慢读新闻”[lettura rallentata], che

prevede la lettura a velocità normale e a velocità rallentata di testi di diversa

difficoltà e di argomento vario per studenti di livello intermedio, e alla sezione

Hanyu ting du “汉语听读” [Letture in cinese] per gli studenti di livello avanzato.

3. Utilizzo dei corpora per l’apprendimento

Uno degli usi dei corpora per la didattica della lingua è quello di verificare la

corrispondenza tra la lingua presentata nei materiali didattici, e la lingua reale

(Kennedy 1987a, 1987b; Holmes 1988; Mindt 1992)21.

È interessante notare come tra i glossari ad uso degli insegnanti e degli studenti

di cinese e le liste di frequenza che si ottengono dall’analisi di corpora vi siano

discrepanze evidenti.

La posizione più o meno alta nelle liste di frequenza di una parola dovrebbe

metterla in rilievo rispetto ad altre, e indurre l’insegnante – o il compilatore del

manuale – a inserirla in una fase adeguata nel percorso di insegnamento.

Ad esempio, il verbo “spegnere”, essendo più frequente di “analizzare”, in un

percorso d’insegnamento dell’italiano dovrebbe comparire prima, nonostante si

tratti di un verbo “difficile” da un punto di vista morfologico e grafico.

Ci si pone qui il problema se sia il criterio di frequenza l’unico da seguire per la

progressione della presentazione del lessico. In realtà, il criterio di efficacia e di

salienza dovrebbe essere preponderante, almeno nelle prime fasi di

apprendimento (Cfr. Cook 1998). L’aspetto esperienziale è determinante

nell’apprendimento, come ci insegnano studiosi come Vygotskij e Wittgenstein

(Cfr. McEnery e Wilson 2004 (1996): 120).

21

Cfr. McEnery e Wilson 2004 (1996): 120.

16

Prendiamo come esempio il caso di “hand” e “foot”, termini presentati nei

manuali di lingua inglese nelle prime fasi di apprendimento, e studiati da Aston

2001. L’analisi della frequenza attraverso i corpora ha messo in luce come:

a. “foot” non sia certamente tra le parole di maggior frequenza dell’inglese

britannico;

b. la frequenza del termine “hand”, che lo pone, in effetti, in una delle prime

posizioni nella tabella della frequenza del lessico, è dovuta all’uso metaforico e

fraseologico del termine, e non certo nell’accezione di parte del corpo con cui

viene presentata nei manuali22.

Si presenta anche il caso in cui, al contrario, la dimensione

esperienziale/culturale supera il criterio di frequenza: il panda “熊猫 ” è un

animale noto in tutto il mondo come simbolo delle specie a rischio di estinzione

e del WWF. Essendo originario della Cina, è diventato, dal momento della sua

scoperta in occidente, il simbolo della Cina. Nella storia, il governo cinese l’ha

utilizzato come strumento diplomatico, facendo dono dei rari esemplari ai paesi

amici23. Oggi i simpatici animali si possono ammirare, oltre che nei parchi della

Cina, anche in altri paesi nel mondo (Francia, Giappone, Tailandia, Taiwan,

Australia, Germania, Spagna, Nord America, e, ultima acquisizione, Scozia). La

parola cinese, di non altissima frequenza in UCLA2 24 (0,06 per 10k) viene

collocata nel livello 3 dell’HSK, ma, nonostante la difficoltà grafica del carattere,

può essere presentata anche nella fase iniziale del percorso di apprendimento,

proprio per l’interesse che suscita tra gli studenti e per la possibilità di

espansione culturale che offre.

Come afferma Smith (2011), mentre in altre lingue l’utilizzo dei corpora come

risorsa didattica è stato ampiamente studiato (a partire da Johns 1991, e Aston

22

Aston 2001: 9.

23 Il primo caso noto di “diplomazia dei panda”, è il panda inviato in dono dall’Imperatrice Wu

Zetian nel VII sec. d.C all’imperatore del Giappone.

24 Consultabile in http://corpus.nie.edu.sg/cgi-bin/ucla/UCLAconc.pl

17

1995), la costruzione di corpora del cinese è stata finalizzata soprattutto alla

costruzione di glossari, dizionari, flashcard, ma poche sono state finora le

proposte didattiche e gli studi che sono entrati nel merito. D’altra parte, come

accennato in questa sede, è solo negli ultimi anni che la didattica della lingua

cinese si è orientata verso la costruzione condivisa del sillabo, da una parte, e

la presentazione di lingua autentica, dall’altra.

Se è vero che la proposta di task di ricerca attraverso l’analisi dei corpora

stimola l’apprendente allo studio autonomo (Bernardini e Zanettin 2000; Cheng,

Warren e Xu 2003), instaurando precocemente una famigliarità

all’apprendimento attraverso materiali autentici, è importante verificare,

attraverso delle ricerche in aula, i seguenti interrogativi:

I. A quali livelli di apprendimento è possibile proporre task di analisi dei

corpora?

II. Vista la specificità della scrittura cinese, è possibile assegnare task

individuali agli apprendenti in completa autonomia, o questi necessitano sempre

di assistenza25?

III. L’analisi dei corpora migliora davvero l’apprendimento negli studenti

principianti-intermedi o necessita di un livello di base superiore (a partire dal

B2)?

Ad oggi, pochi studi pilota sull’apprendimento del cinese sono stati effettuati in

ambiente anglofono, mentre la didattica dei corpora in ambiente italofono non è

stata ampiamente studiata, e necessita di uno specifico apparato di

applicazione, sperimentazione e ricerca.

25

In questa riflessione non si può non tenere in considerazione l’affermazione di Lu Bisong,

secondo cui:

“长期以来我们的对外汉语教学所采用的教学路子,基本上是欧语系语言教学的路子,把‘词’和‘句

子’作为教学内容的基本单位;把汉字排除在语言要素之外,使其成为词汇的附属品 . […] 这样的

教学路子是否反应了汉字和汉语的特点,值得反思。”

“Da lungo tempo, ormai, la strada intrapresa nella didattica del cinese a stranieri è molto vicina

a quella dell’insegnamento delle lingue europee: le unità di apprendimento della lingua sono la

“parola” e la “frase”; l’apprendimento dei caratteri diventa un’integrazione delle competenze di

base, un accessorio dell’apparato lessicale. […] Quanto questa didattica rifletta le caratteristiche

della lingua e scrittura cinesi, deve essere oggetto di profonda riflessione” (Lu, Bisong 2006).

18

I principali corpora del cinese consultabili gratuitamente online ad oggi sono:

- Peking University Modern Chinese Corpus

http://ccl.pku.edu.cn/ccl_corpus/xiandaihanyu/

- Beijing Language and Culture University corpus

http://202.112.195.8

- Centro di ricerca linguistica del Ministero dell’istruzione della Repubblica

Popolare Cinese

www.cncorpus.org

- Lancaster Corpus of Mandarin Chinese

http://corpus.nie.edu.sg/cgi-bin/lcmc/conc.pl

- Leeds Chinese corpus

http://corpus.leeds.ac.uk/query-zh.html

- Academia Sinica Balanced Corpus of Mandarin Chinese 5

http://db1x.sinica.edu.tw/kiwi/mkiwi/

I siti più completi, che presentano un’interfaccia utente utilizzabile da studenti o

da insegnanti non esperti e che vengono qui proposti per attività didattiche in

aula sono:

http://corpus.nie.edu.sg/cgi-bin/lcmc/conc.pl

http://corpus.leeds.ac.uk/query-zh.html

4. Proposte di attività didattiche

In questo paragrafo si presenteranno alcune attività didattiche integrate e

percorsi proposti a gruppi di apprendenti universitari, principianti, a diverso

livello di apprendimento.

19

Le classi sono formate da un numero di studenti che varia da 20 a 50, e i livelli

non sono sempre omogenei, soprattutto a partire dal secondo anno di corso,

quando alcuni hanno già avuto esperienza di studio estivo in Cina, mentre la

maggior parte non ha ancora avuto esposizione in ambiente sinofono.

L’utilizzo dei corpora per l’individuazione di aspetti particolari della lingua cinese

da parte di linguisti è stato già utilizzato da studiosi in Cina e all’estero26, ma qui

proponiamo l’attività di ricerca indirizzata a un gruppo di apprendenti a scopo di

apprendimento della lingua, e non solo sulla lingua.

Si tratta di attività che rientrano nell’ottica di una didattica learner-centered,

attraverso le quali si valorizza la competenza dell’apprendente come ricercatore

(Gavioli in Aston 2001: 108).

Secondo Bernardini (2001), gli studenti possono essere invitati a viaggiare nella

lingua di apprendimento seguendo le proprie curiosità, elaborando

ipotesi/programmi di viaggio, riformulando e deviando dai propri assunti,

attraverso l’interrogazione dei corpora su, ad esempio, significati, che potranno

inferire dal contesto delle stringhe significative che loro stessi estraggono (In

Aston 2001: 226-228). Le attività qui proposte sono veri e propri viaggi nella

lingua che gli studenti sono invitati a compiere con l’accompagmento

dell’insegnante, ma la cui finalità principale è acquisire la capacità di viaggiare

da soli nella nuova lingua, un viaggio che non si esaurisce mai.

4.1. Attività 1: analisi di una parola “difficile”

Obiettivo: verificare la collocazione nella lista di frequenza di una parola chiave

della modernità cinese: “发展” [fāzhǎn - sviluppo, sviluppare, svilupparsi].

Domande di indagine: In quale tipologia di testi viene maggiormente utilizzata?

Tipo di task: Si propone un task di analisi lessicale che può fungere da modello

operativo per l’analisi di parole-chiave della cultura cinese, che però non

26

Xiao e McEnery 2004.

20

vengono inserite nel sillabo dei percorsi di apprendimento finalizzati alla

certificazione linguistica.

Strumenti:

- Glossario HSK27

- Le 1500 parole più frequenti della lingua cinese28

- Il sito: LCMC (Lancaster Corpus of Mandarin Chinese) 29 , in

http://corpus.nie.edu.sg/cgi-bin/lcmc/conc.pl

LCMC, sebbene limitato per dimensioni rispetto ad altri corpora cinesi(contiene

1 milione di parole), ad esempio quello dell’Academia Sinica – che però è

basato sulla variante taiwanese – presenta il vantaggio di poter interrogare

diversi tipi testuali, e di poter fare un’analisi dell’ambito d’uso di determinati

vocaboli.

L’oggetto della nostra analisi, “发展” fāzhǎn, compare al livello 4 del glossario

HSK, insieme, ad esempio, a “加班” [jiābān - fare gli straordinari], “浪漫”

[làngmàn - romantico], “任务” [rènwu - task].

Agli studenti vengono proposte diverse query, a seconda di diversi tipi testuali.

Se la query comprendi i tipi testuali:

A. News reportage, B. News editorials, C. News Reviews

Il risultato è:

27

La lista completa delle parole suddivise per livello è disponibile in:

http://www.tuttocina.it/tuttocina/lingua/hsk.htm

28 Changyong hanyu 1500 gaopin ciyu biao 常用汉语1500高频词语表, in AA.VV. 2010.

29 Il corpus è stato recentemente aggiornato (2012) nel UCLA2 Written Chinese Corpus

consultabile in http://corpus.nie.edu.sg/cgi-bin/ucla/UCLAconc.pl

21

Nome file Frequenza grezza Frequenza su

10K parole

LCMC_A.xml 94 10.7

LCMC_B.xml 188 34.8

LCMC_C.xml 170 50.0

Totale 452 25.7

Ma se si ricerca lo stesso termine dei tipi testuali

F. Popular Lore, K. General Fiction

allora si ottiene:

Nome file Frequenza grezza Frequenza su

10K parole

LCMC_F.xml 53 6.0

LCMC_K.xml 4 0.7

Totale 57 3.9

Mentre in J. Science (Academic Prose):

Nome file Frequenza grezza Frequenza su

10K parole

LCMC_J.xml 531 33.2

Totale 531 33.2

Il risultato è oltremodo significativo, e ci dimostra che il termine, molto utilizzato

nei media e nella propaganda, è mutuato dalla terminologia scientifica

accademica, ma entra poco nella trattazione della letteratura popolare e

generalista.

22

Gli studenti scopriranno anche che il termine, nella lista delle 1500 parole più

frequenti della lingua cinese, si trova in 373esima posizione, poco dopo “动物”

[dòngwù - animale], quattro posizioni prima di “米” [mǐ - riso] e quasi cento

posizioni prima di “你好” [nǐhǎo - ciao].

L’ordine di acquisizione del lessico proposto dall’HSK presenta un’evidente

discrepanza dalla frequenza rilevata dai linguisti cinesi e confermata dalla

nostra analisi dei corpora. Se l’obiettivo del corso è quello di portare gli studenti

alla lettura di giornali, e all’analisi di temi legati alla contemporaneità cinese,

l’introduzione di “发展” [fāzhǎn] sarà auspicabile già dalle prime fasi, visto che,

in determinati tipi di testo, è, oltre che rilevante, anche considerevolmente

frequente.

Attraverso quest’attività, gli studenti avranno individuato una categoria della

modernità cinese, avranno indagato e memorizzato un termine-chiave della

contemporaneità, entrando così in una dimensione autentica

dell’apprendimento linguistico.

Avranno inoltre imparato in aula una procedura che potranno applicare in

autonomia ogni volta in cui vorranno esplorare un termine nella nuova lingua.

4.2 Attività 2: analisi di un classificatore

“I classificatori sono unità di conteggio usati nella quantificazione. Sono

preceduti sempre da un numero, e per estensione possono essere preceduti da

un dimostrativo o dagli interrogativi: “几” [jǐ - quanti?], “哪” [nǎ - quale/i?]” (Banfi,

Mao e Biasco 2003: 61-62).

Tuttavia, ogni sostantivo può avere diversi classificatori.

I classificatori non hanno un valore semantico sempre evidente30, e non sono

sempre traducibili, ma mettono in evidenza un aspetto specifico del significato

30

Ad eccezione di quelli che indicano quantità, ad esempio:

yì píng shuǐ; yì bēi shuǐ

一 瓶 水; 一 杯 水

23

del termine a cui si riferiscono. Il classificatore generico di “人” [rén - persona]

è “个” [ge -cl. generico], ma se si tratta di persone di famiglia si usa “口” [kǒu -

bocca], e se si tratta di persone di un certo rispetto si preferisce usare “位” [wèi

- posizione, collocazione].

Obiettivo: Indagine sui classificatori di “报纸” [bàozhǐ - giornale].

Le grammatiche indicano come classificatore di “报纸”, “张” classificatore di

oggetti piatti e larghi (la pianura, un appezzamento di terreno, il viso).

Domande di indagine: Esistono più classificatori per lo stesso oggetto? Di quali

valori semantici sono portatori i diversi classificatori?

Tipo di task: Si propone un task differenziato di analisi morfologica, che può

fungere da modello operativo per l’apprendimento dell’uso dei classificatori, e

per la traduzione dei sintagmi che li comprendono.

Strumenti:

- Il Large Corpus di Leeds31 in http://corpus.leeds.ac.uk/query-zh.html;

- Qualsiasi manuale in uso nella classe.

Inserendo nella maschera il POS “q” (classificatore), il risultato è:

un cl-[bottiglia] d’acqua un cl-[bicchiere] d’acqua

31 Il Large Corpus di Leeds comprende diversi corpora del cinese, sia nella versione

continentale, sia nella variante taiwanese, tra cui:

- Chinese Internet Corpus (90 milioni di parole) (Internet-ZH);

- Un frammento del Corpus Gigaword di LDC (35 milioni);

- Guojin Chinese PH (2,5 milioni);

- LCMC (1 milione).

24

Il risultato conferma l’istruzione del manuale di lingua: “ 张 ” zhāng è il

classificatore più usato. Tuttavia, gli studenti saranno portati a notare come oggi

sia ampiamente diffuso l’uso di “份” [fèn - parte, divisione], e anche di “家” [jiā -

casa, famiglia], che attribuiscono alla parola “报纸” bàozhǐ diverse accezioni:

mentre nel caso di “一张报纸” yì zhāng bàozhǐ, il riferimento sarà relativo

all’oggetto cartaceo, nel caso di “份” fèn ci si riferisce più alla natura periodica

della pubblicazione, mentre “家” jiā fa riferimento alla casa di pubblicazione.

Nel contesto attuale della proliferazione di riviste in formato elettronico e non

cartaceo, l’utilizzo del classificatore “份” fèn ha superato quello del classificatore

“张” zhāng.

25

Per gli studenti che vorranno proseguire al task di maggiore complessità, si

potrà accedere agli esempi e fare esercizio di traduzione, per cercare di

rendere in italiano le diverse accezioni dell’utilizzo dei differenti classificatori.

4.3 Attività 3: i significati di “家” jiā

Obiettivo: significati di “ 家 ” [ jiā - casa, famiglia] quando si trova in

composizione.

Domande di indagine: Quali sono le parole in cui compare il morfema “家” jiā, in

qualsiasi posizione? Si possono individuare dei gruppi di parole? Si possono

prevedere formazioni di parole costruire secondo gli schemi individuati?

Tipo di task: Si tratta di un task differenziato di analisi lessicale, con attenzione

alla morfolgia dei costrutti, con la possibilità di attivare anche la capacità

predittiva dello studente, e di consolidare lo strumento operativo di raggruppare

le parole a seconda di criteri individuati.

Strumenti: qualsiasi sito d’indagine di corpora online di quelli qui individuati; il

vocabolario online www.mdbg.net.

Gli studenti arriveranno a isolare i casi in cui “家” jiā significa [casa, famiglia] e

ha quindi funzione di determinato in una costruzione determinante-determinato,

come in:

wǒ jiā lǎoye jiā línjū jiā lǎolǎo jiā

我家 姥爷家 邻居 家 姥姥家

[Casa mia/la mia famiglia] [la casa del nonno] [la casa dei vicini], [la casa della

nonna];

quelli in cui si riferisce a una collettività generica

rénjiā

人 家

[le persone];

26

e quelli in cui contribuisce a formare il sostantivo relativo a una persona con

una specializzazione:

huàjiā hànxuéjiā jīngjìjiā yìshùjiā

画家 汉学家 经济家 艺术家

[pittore] [sinologo] [economista] [artista].

Nel sintagma nominale, “家” jiā viene usato come classificatore di edifici, quindi

può essere utile per l’espansione del vocabolario della classe e per la

costruzione di un glossario relativo ai luoghi della città.

一家公司 yì jiā gōngsī, 企业 qǐyè, …店 diàn,饭店 fàndiàn, 银行 yínháng,

单位 dānwèi= un’azienda, una ditta, un negozio, un ristorante, una banca, una

danwei - unità di lavoro.

4.4. Attività 4: esplorazione di un colore

Obiettivo: Due sono gli obiettivi del task. Il primo è grammaticale, e intende

analizzare il comportamento delle parole che indicano i colori in funzione

aggettivale o di sostantivo, in relazione alla co-occorrenza con –“色” sè, -“的”

de, e –“色的” sède. Il secondo obiettivo è di ordine culturale, e intende isolare le

occorrenze in cui il colore “红” [rosso] viene utilizzato per indicare una festività,

una celebrazione.

Domande di indagine: [rosso] si dice “红” hóng oppure “红色” hóngsè?Quando

e come si usa in funziona pronominale o aggettivale, insieme a “的” de?

Tipo di task: Questa attività prevede un task complesso che, in un ambiente di

apprendimento comunicativo, è sia focalizzato sul significato (aspetto

semantico) e le sue implicazioni culturali, sia sulla grammatica (morfologia e

sintassi).

Strumenti: qualsiasi sito d’indagine di corpora online di quelli individuati; il

vocabolario online www.mdbg.net.

27

Il rosso in Cina è un colore dotato di un’elevata connotazione culturale: è il

colore delle feste, del matrimonio, ma ha anche, come si sa, una connotazione

politica. Se nel gruppo della classe, come spesso accade disomogeneo, ci sono

alcuni studenti più avanzati nel percorso di apprendimento, essi potranno

lavorare sugli usi metaforici e fraseologici del termine.

Il colore “rosso” viene citato nel Programma generale di insegnamento della

lingua cinese per stranieri, in Appendice 3: Aree tematiche di cultura cinese e

obiettivi dell’insegnamento, come uno dei primi obiettivi:

“初步了解中国人赋予颜色的文化含义: 如红色表示喜庆” (64).

[Introdurre gli studenti ai significati culturali che il cinese attribuisce ai colori: ad

esempio, l’impiego del colore rosso nelle festività].

Nell’elenco delle 1500 parole più frequenti della lingua cinese, occupa la

350esima posizione. Viene quindi introdotto in una fase iniziale

dell’avvicinamento alla lingua e cultura cinese.

Hong “红” hóng è un zi che si lega alla marca dei colori, -“色” -sè, ad indicare il

colore, ma in composizione può avere diversi comportamenti:

红 + [字 zi]= 词 ci esempio: 红+旗 hóng + qí bandiera rossa

oppure: 红+太阳 hóng + tàiyáng sole rosso32.

Gli studenti possono essere coinvolti nell’esplorazione delle occorrenze di 红 in

diversi tipi di frase:

1. Per indicare una frase in cui [rosso] è sostantivo.

Esempio: mi piace il rosso [我喜欢红色 wǒ xǐhuan hóngsè]

Qui si trova in combinazione con -sè –“色”;

32

Sulla formazione di un 词 a partire da 红, vd. Packard 2000.

28

L’apprendente può accertarsi se l’espressione “我喜欢红” wǒ xǐhuan hóng

(omesso 色), sia accettata o no.

La ricerca può proseguire con la query della stringa, e l’analisi delle frequenze.

Nel “viaggio” nella lingua dello studente, possiamo sostituire “红” hóng con altri

colori, sempre monosillabici, per aumentare le occorrenze.

2. Frasi in cui compare in posizione di determinante (verbo attributivo

aggettivale). In questo caso, gli studenti dovranno verificare la necessità

dell’uso della marca della determinazione “的” de. Secondo le grammatiche in

uso33, “Ai fini pratici si può riconoscere una spiccata tendenza a non inserire la

particella “的” de in presenza di verbi attributivi monosillabici, ad inserirla (ma

non obbligatoriamente) in presenza di verbi attributivi bisillabi e ad inserirla

pressoché obbligatoriamente in presenza di verbi attributivi raddoppiati e di

verbi attributivi a loro volta determinati” (Abbiati 1998: 102). Ma anche “Se il

nome è modificato da un aggettivo monosillabico generalmente la particella

strutturale “的” de viene omessa; […] nel caso in cui il nome sia modificato da

più aggettivi monosillabici, generalmente la p. str. è richiesta e andrà posta

prima dell’ultimo aggettivo che precede il nome. [...] Anche nel raddoppiamento

dell’aggettivo la p. str. è presente. [...] Per gli aggettivi bisillabici, che siano o no

raddoppiati, si preferisce sempre la p. str.” (Banfi, Mao e Biasco 2003: 106-108).

Le numerose forme di mitigazione dell’espressione regolativa utilizzata nelle

formulazioni dai tre studiosi italiani di grammatica cinese, certamente tra i più

autorevoli oggi in Italia, ci induce a prevedere che da parte dell’apprendente ci

possa essere una particolare necessità di riflessione sulla forma (Focus on

Form), per la quale l’analisi delle occorrenze attraverso i corpora potrà essere

molto utile.

Si cercheranno quindi tre stringhe:

33

L’uso di 的 come marca di determinazione in un composto Aggettivo-nome è obbligatorio

quando sia l’aggettivo, sia il nome sono bisillabici (漂亮的孩子 [un bel bambino]), o quando

l’aggettivo è bisillabico e il nome monosillabico (可爱的猫 [un gatto carino], mentre è facoltativo

quando sono entrambi monosillabici (小驴 [piccolo asino=asinello], oppure 小的驴 [piccolo

asino]) oppure l’aggettivo monosillabico e il nome polisillabico (大的城市 o 大城市).

29

红色 + N

红色的 + N

红+ N

红的 + N

In questo modo gli studenti verranno posti di fronte a un task complesso che

comprende diverse fasi:

- formulazione di ipotesi: che cosa mi aspetto?

- formulazione di frasi utili al task: in questa fase ogni studente sarà libero di

formulare delle frasi a seconda delle proprie conoscenze, e delle espressioni

immediatamente disponibili;

- verifica e analisi;

- estrazione di una regola dall’osservazione delle ripetizioni di pattern.

In una fase successiva, negli studenti potrebbe emergere la curiosità di

verificare se la sostituzione di “红”, monosillabico, con un aggettivo composto

da due caratteri possa far giungere alle stesse conclusioni. Ad esempio “粉红”

[fěnhóng - rosa], o altri aggettivi, di volta in volta monosillabici o polisillabici:

辣 [là - piccante]

漂亮 [piàoliang - bello]

有意思 [yǒuyìsi - interessante]

5. Conclusioni

L’analisi dei corpora può essere, come per le altre lingue, risorsa importante

per:

(a) la costruzione del sillabo dell’insegnante a inizio corso;

30

b) la costruzione del sillabo personale dell’apprendente e del sillabo condiviso

della classe post-hoc;

(c) la focalizzazione su parole-concetto ad alta rilevanza culturale e centrate

negli obiettivi generali del corso;

(d) la proposta in classe di attività autentiche, learner-centered e altamente

motivanti;

(e) l’acquisizione di uno strumento efficace per l’autoapprendimento, soprattutto

per i livelli più avanzati.

Se per i punti (d) ed (e) rimane oggi necessario formulare e validare dei

percorsi efficaci per ogni fase di apprendimento, per quanto riguarda il punto (a)

è importante tenere in considerazione criteri sia di frequenza sia di efficacia e

salienza, coerentemente con gli obiettivi specifici di lingua previsti dal

curriculum.

Le attività qui proposte sono ulteriormente da testare nei diversi livelli e in

diversi gruppi, per verificarne il feedback in vari tipi di studenti, e l’efficacia in

generale nell’apprendimento del cinese.

In ogni modo, lo scambio e la collaborazione con il mondo della ricerca

glottodidattica in Cina, attualmente in rapida evoluzione, rimangono un punto

fermo nella direzione da prendere nel futuro prossimo.

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