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4/2013 Anno Pastorale 2012—2013 Noi … Chiesa in cammino Carissimi, In questo mese di maggio, dedicato specialmente a Maria, Sposa e Madre dell’u- manità, la comunità di San Gregorio VII celebra la Festa della Famiglia. Chi crede, me- dita la funzione di Maria nel progetto di Salvezza, attinge coraggio per vivere i suoi dolo- ri dalla Madre –Testimone silenziosa accanto alla Croce, il senso ed il significato del sa- cramento del matrimonio, i valori della famiglia, sono cosa ovvia e scontata. A loro, il parroco non avrebbe nulla da spiegare, e neppure il Consiglio Pastorale e la Commissione, che lavorano attivamente alla preparazione della festa. Il tema scelto lo sottolinea in qualche modo: Famiglia, credo in te. Infatti, come sarebbe possibile non credere a questo progetto, che è vita e trasmette la vita, che è comunio- ne e antidoto alla solitudine, progetto d’amore disinte- ressato, tenero, rispettoso, fedele: io scelgo te, per sempre. E che dire del clima gioioso che caratterizza le nozze? Sorrisi e commozione, anche quando fuori piove. Ad un certo momento, tuttavia, nell’organiz- zazione della festa, hanno preso forma alcuni distin- guo: quale immagine deve restituire? Tutto splendido, come l’attimo fissato da uno spot pubblicitario? Come quando fuori c’è il sole? Qual è la realtà che ci circon- da? Come si percepisce oggi l’avverbio «sempre»? Da questi ed altri vari interrogativi che lascio alla vostra immaginazione, al tema generale della festa è stato aggiunto un sotto tema: Percorsi interrotti… comunque Chiesa. Vale a dire: separazioni, divorzi, im- potenza, rabbia, violenze in agguato, figli abbandonati o contesi, situazioni di scontro che si risolvono in faide estese a tutto il contesto parentale della coppia. Ogni impresa umana è perfettibile e lo sarà anche la nostra festa; che vuole leg- gere la famiglia quale elemento unico di coesione o devastante mezzo di divisione. Colo- ro che vi parteciperanno non lasceranno alla porta le loro convinzioni e vivranno questo attimo di aggregazione secondo la loro sensibilità. La sfida comunque è celebrare una festa in cui nessuno si sentirà escluso. Riusciremo nell’intento? Io personalmente non vorrei rispondere a questa domanda, che non mi sembra pertinente. Sarà quello che sarà. Il mio interrogativo è un altro. Abbiamo sbagliato tutto? Mi riferi- sco alla mia ventennale esperienza di corsi matrimoniali, al mio ministero sacerdotale, ai tanti matrimoni che ho benedetto, alle storie difficili, a volte crudeli e irrisolvibili, che ho ascoltato, all’incapacità di chi soffre a intravedere il cammino della fede, ai lividi esibiti come trofeo di sofferenza, alla parola fine della favola bella con il vestito bianco e lo smoking affittato. Davanti all’indiscussa decadenza del matrimonio, la famiglia è In ascolto di Padre Paolo Redazione: Paolo Maiello, OFM Direttore Responsabile Emanuela Arringoli Valeria Blandizzi Giuliano Crepaldi Paola Fabrizi Tosca Mesiti Rita Moretti Maretta Paradisi Noi … Chiesa in cammino è emanazione della Parrocchia di - San Gregorio VII Papa al Gelsomino - Via del Cottolengo, 4 - 00165 ROMA - Telefono della Redazione: 06 63 17 09 Fax 06 63 11 03 Email: [email protected] - sito web: www.sangregoriovii.org In questo numero Abbiamo sbagliato tutto !!! L’appuntamento del Lunedì Famiglia Francescana Grazie della Caritas Caritas parrocchiale I Promessi Sposi del nostro tempo Intervista Coppia Il mio primo anno scout “Noi … Chiesa in Cammino”, e riprodotto in fotocopia e distribui- to gratuitamente. Offerte e doni dei lettori, anche di piccola entita, sarebbero un con- tributo molto gradito ed utile a Questo Numero è dedicato a tutte le famiglie

Noi … hiesa in cammino - Parrocchia di San Gregorio VII · TODIS in via della Cava Aurelia Raccolta viveri 18 Maggio 2013--

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4/2013 Anno Pastorale 2012—2013

Noi … Chiesa in cammino

Carissimi, In questo mese di maggio, dedicato specialmente a Maria, Sposa e Madre dell’u-

manità, la comunità di San Gregorio VII celebra la Festa della Famiglia. Chi crede, me-dita la funzione di Maria nel progetto di Salvezza, attinge coraggio per vivere i suoi dolo-ri dalla Madre –Testimone silenziosa accanto alla Croce, il senso ed il significato del sa-cramento del matrimonio, i valori della famiglia, sono cosa ovvia e scontata. A loro, il parroco non avrebbe nulla da spiegare, e neppure il Consiglio Pastorale e la Commissione, che lavorano attivamente alla preparazione della festa. Il tema scelto lo sottolinea in qualche modo: Famiglia, credo in te. Infatti, come sarebbe possibile non credere a questo progetto, che è vita e trasmette la vita, che è comunio-ne e antidoto alla solitudine, progetto d’amore disinte-ressato, tenero, rispettoso, fedele: io scelgo te, per sempre. E che dire del clima gioioso che caratterizza le nozze? Sorrisi e commozione, anche quando fuori piove.

Ad un certo momento, tuttavia, nell’organiz-zazione della festa, hanno preso forma alcuni distin-guo: quale immagine deve restituire? Tutto splendido, come l’attimo fissato da uno spot pubblicitario? Come quando fuori c’è il sole? Qual è la realtà che ci circon-da? Come si percepisce oggi l’avverbio «sempre»? Da questi ed altri vari interrogativi che lascio alla vostra immaginazione, al tema generale della festa è stato aggiunto un sotto tema: Percorsi interrotti… comunque Chiesa. Vale a dire: separazioni, divorzi, im-potenza, rabbia, violenze in agguato, figli abbandonati o contesi, situazioni di scontro che si risolvono in faide estese a tutto il contesto parentale della coppia.

Ogni impresa umana è perfettibile e lo sarà anche la nostra festa; che vuole leg-gere la famiglia quale elemento unico di coesione o devastante mezzo di divisione. Colo-ro che vi parteciperanno non lasceranno alla porta le loro convinzioni e vivranno questo attimo di aggregazione secondo la loro sensibilità. La sfida comunque è celebrare una festa in cui nessuno si sentirà escluso. Riusciremo nell’intento? Io personalmente non vorrei rispondere a questa domanda, che non mi sembra pertinente.

Sarà quello che sarà. Il mio interrogativo è un altro. Abbiamo sbagliato tutto? Mi riferi-

sco alla mia ventennale esperienza di corsi matrimoniali, al mio ministero sacerdotale, ai

tanti matrimoni che ho benedetto, alle storie difficili, a volte crudeli e irrisolvibili, che ho

ascoltato, all’incapacità di chi soffre a intravedere il cammino della fede, ai lividi esibiti

come trofeo di sofferenza, alla parola fine della favola bella con il vestito bianco e lo

smoking affittato. Davanti all’indiscussa decadenza del matrimonio, la famiglia è

In ascolto di Padre Paolo

Redazione:

Paolo Maiello, OFM Direttore Responsabile Emanuela Arringoli Valeria Blandizzi Giuliano Crepaldi Paola Fabrizi Tosca Mesiti Rita Moretti Maretta Paradisi

Noi … Chiesa in cammino è emanazione della Parrocchia di - San Gregorio VII Papa al Gelsomino -

Via del Cottolengo, 4 - 00165 ROMA - Telefono della Redazione: 06 63 17 09 Fax 06 63 11 03 Email: [email protected] - sito web: www.sangregoriovii.org

In questo numero

Abbiamo sbagliato tutto !!!

L’appuntamento del Lunedì

Famiglia Francescana

Grazie della Caritas

Caritas parrocchiale

I Promessi Sposi del nostro tempo

Intervista Coppia

Il mio primo anno scout

“Noi … Chiesa in Cammino”, e riprodotto in fotocopia e distribui-to gratuitamente.

Offerte e doni dei lettori, anche di piccola entita , sarebbero un con-tributo molto gradito ed utile a

Questo Numero

è dedicato a tutte

le famiglie

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diventata una cellula fragile, con vita breve, e l’avverbio sempre è stato sostituito da un’affermazione chiave: per ora facciamo una prova e vediamo come va, e poi, se è il caso …. Un caso che spesso non arriva mai, e la prova ha in sé il germe di altre prove (e delusioni). Mi chiedo se, con uno sforzo congiunto, la catechesi e la comunità parrocchiale, non potessero concentrarsi a trasmettere messag-gi meno rosei su matrimonio e famiglia, combat-tendo la tendenza del tutto è facile. Ho l’impres-sione che approfondendo il senso ed il significa-to della famiglia, proponendo esempi edificanti, apriamo anche noi la strada del tutto facile e po-co impegnativo. Gli irregolari, i divisi, le coppie di fatto, restano fuori. Frastornati dai prendi e lascia dei personaggi famosi, subissati dall’at-trattiva del sesso fine a se stesso, soggetti passivi di dibattiti che parlano di pari opportunità, omo-sessualità, libertà di pensiero e di genere, mi raf-figuro i giovani presi nelle spire di due gruppi che, con violenza, affermano le loro ragioni, sen-za lasciare spazi di intermediazione.

Quando benedico due sposi radiosi, con-vinti grazie al mio corso matrimoniale di essersi scelti per sempre, nella gioia e nel dolore, in sa-lute e in malattia, li guardo uscire dalla chiesa con apprensione. Saranno dei soldati valorosi? Sapranno combattere per ciò che hanno promesso? La loro cellula d’amore avrà solide mura? Una risposta a queste domande può venire soltanto dall’Alto. Noi, però, comunità parroc-chiale, noi famiglia, potremmo contribuire a non lasciarli soli, nello spazio vuoto, tra il come dovrebbe essere e come effettivamente è. Superando le nostre convinzioni, valutiamo la confusione del momento, i pericoli di una società che non abbiamo scelto direttamente, ma che ci riguarda tutti; parliamo con loro, incoraggiamoli allo scambio. Non chiu-diamo la porta a chi è stato tanto fragile da distruggere il suo progetto di vita insieme, non giudichiamo poiché tutti noi siamo... comunque Chiesa. La comunità parrocchiale dovrebbe essere la famiglia per sempre. Se ci limitassimo a proporre, appoggiare, pubblicizzare, dibattere l’icona della famiglia perfetta, la risposta alla mia iniziale domanda sarebbe: sì, abbiamo sbagliato tutto, e converrebbe ricominciare a guarire le ferite, ad accogliere e comprendere.

Buona festa della famigli a tutti !!

Noi … chiesa in cammino Festa della Famiglia Noi … chiesa in cammino N°4 24/25 maggio 2013

L’appuntamento del Lunedì

È un appuntamento pomeridiano in un salotto speciale. Il luogo è noto a molti: un locale della nostra parrocchia

chiamato C.d.A.

Non sono sola, ma opero con altre due volontarie da diversi anni. Il nostro salotto è particolare: è frequen-tato da tante persone per lo più sconosciute e di naziona-lità diverse; il nostro compito sta nell'accogliere queste persone con un sorriso, una stretta di mano, un abbraccio se la persona è una frequentatrice conosciuta. All'inizio di questo incontro c'è sempre un po’ di riserva da parte dei nostri ospiti; s'intuisce subito un certo riserbo, a volte si fa fatica ad iniziare un dialogo perché la persona che viene ha un problema e il più delle volte ha un grande problema di salute, di lavoro, di sfratto, di vestiario, di bollette da pagare.

Insomma avrete capito, si tratta di ospiti parti-colari, fratelli che si rivolgono a noi con tanta speranza e fiducia, pensando che forse siamo coloro che potreb-bero risolvere i loro problemi anche se quasi sempre

non ci riusciamo...

E allora vi chiederete: “Voi che ci state a fare?” Me lo chiedo anch'io tutti i lunedì, ma poi penso a quella richiesta (per un corredino da neonato, una carrozzina o un passeggino...) che so di poter soddisfare con un tam tam telefonico, oppure un paio d'ore di servizio come colf, o una badante per qualche parrocchiano che ne ha bisogno, o scrivere un curriculum vitae per una richiesta di lavoro. Dico tra me e me: "Grazie Signore che mi dai l'opportunità di rispondere al tuo insegnamento: quello che avrete fatto al più piccolo lo avrete fatto a me”.

E allora questo appuntamento del lunedì vale proprio la pena di onorarlo, cercando sempre di fare il nostro, sperando che vengano tempi migliori, che la crisi passi, che il telefono squilli per offrire lavoro, che la persona che bussa possa sempre trovare qualcuno che

l'ascolti, altrimenti che Centro d’Ascolto sarebbe?

Tosca

3 Noi … chiesa in cammino Festa della Famiglia Noi … chiesa in cammino N°4 24/25 maggio 2013

Spiritualità Francescana

La grande famiglia francescana, come Francesco l'ha concepita, formata dai frati (I Ordine), le suore Cla-risse (II Ordine) e i laici (III Ordine), pur avendo ogni componente un patrimonio spirituale specifico che la di-stingue, ha un’unità spirituale che conduce a camminare tutti sulle orme del padre comune. La famiglia francesca-na secolare, formata dai laici, è organizzata in fraternità dove si stabiliscono relazioni personali autentiche come in ogni famiglia, dove si cresce insieme e ogni fratello e sorella è responsabile della crescita degli altri membri.

Così concepita, è una realtà umana in cui si met-tono a disposizione, gli uni degli altri, i doni di natura e di grazia ricevuti dal Signore e, quando occorre, anche i beni materiali di cui si dispone, ricordando sempre che nulla è nostro, tutto ciò che abbiamo è dono del Padre celeste e perciò dobbiamo condividerlo secondo un prin-cipio di reciprocità.

La fraternità si costruisce dunque amando i fra-telli, così come la famiglia si costruisce con l'amore reci-proco di ogni suo membro. L'essere famiglia francescana sta proprio nell'appartenenza alla grande Famiglia Spiri-tuale, voluta dal suo fondatore San Francesco, in cui nes-suno può bastare a se stesso, ma la vita di ognuno si col-

loca in una rete di relazioni, anche quando ci dovessimo illudere di poter camminare da soli. Dobbiamo cercare di conoscerci più a fondo per comprenderci di più, dobbia-mo essere capaci di tacere o parlare al momento opportu-no, perché le discussioni ci chiariscano e non ci dividano e i silenzi troppo lunghi non ci rendano estranei; dobbia-mo liberarci dalla pretesa di imporre agli altri il nostro modo di pensare e di vivere.

Possiamo affermare che la ragion d'essere di Francesco e della sua famiglia spirituale, sia nella sua missione di risanare la vita familiare e sociale, come per-sone impegnate a vivere nel mondo i valori evangelici. Oggi la santità della famiglia è minacciata, aggredita, da ideologie che si pretendono moderne, volendo far credere che l'ordine morale dell'uomo e della sua famiglia sia su-perato. Diceva Giovanni Paolo II in una sua omelia sulla famiglia: "Dobbiamo essere sempre più convinti che il futuro dell'umanità passa attraverso la famiglia. Ogni uo-mo deve prendere sempre più consapevolezza della co-mune appartenenza all'unica famiglia umana e impegnar-si perché la convivenza sulla terra rispecchi sempre più questa convinzione, da cui dipende una pace vera e dura-tura".

Nell'ambito familiare la Regola francescana vede nel matrimonio il riflesso di una luce particolare del dise-gno d'amore del Padre Celeste, cioè la partecipazione viva al piano salvifico di Dio, che ama e crea l'unità del genere umano. Da questa visione nasce, nei francescani secolari, l'impegno a fare, della propria famiglia, il segno di un mondo rinnovato in Cristo, riconciliata con Dio e in armonia con se stessa, nei suoi componenti, in modo da testimoniare nel mondo l'amore di Cristo per la Chiesa ed essere propositiva per altre famiglie.

Maretta

Caritas Parrocchia San Gregorio VII

A tutti coloro che hanno donato ! Un Grazie Speciale all’Eurospin di via della Cava Aurelia ed ai Dipendenti, che non solo hanno lavorato ex-

tra, ma ci hanno regalato un carrello di spesa; agli Scout del Roma 131 per il loro servizio; ai Ragazzi ed ai Volontari della parrocchia per il loro tempo. Senza tutti voi questo non sarebbe stato possibile!

Sono stati raccolti oltre: 150 kg di pasta, 550 barattoli di legumi e 130 di tonno, 120 barattoli di pelati,110 litri di latte, 80 kg di zuc-

chero, 70 litri di olio, 70 pacchi di biscotti, dentifrici e saponi vari...

Un Grazie speciale va anche ai negozianti del quartiere che quotidianamente

ci aiutano ad aiutare:

GEMME DI PANE in via Aurelia

CASA DEL PANE in p. le Gregorio VII

TODIS in via della Cava Aurelia

Raccolta viveri 18 Maggio 2013

Quando abbiamo cominciato quest'avventura io e suor Donatella abbiamo trovato una situazione molto eterogenea. C'era un gruppo “storico” di anziani, alcune badanti e qualche senza fissa dimora. Abbiamo cominciato la distribuzione a giugno ed abbiamo consegnato una quarantina di pac-chi in tutto. Con il passare del tempo il gruppo è au-mentato rapidamente fino ad arrivare a punte di 150 persone a distribuzione, mantenendo però sempre la sua peculiarità: molti barboni, la maggioranza, il grup-po costante di anziani e le badanti. Chiaramente si è subito evidenziata la necessità di regolare l'afflusso... e lì sono cominciati i guai. Abbiamo cercato di limitare la distribuzione alle persone della parrocchia, a chi ha un reddito basso o non l'ha per niente. Ovviamente nes-suno voleva perdere il diritto acquisito e lo zoccolo più duro sono stati proprio gli anziani, NON della parroc-chia o NON col reddito insufficiente. Avevano acquisi-to questo diritto nel tempo e quindi non avevano nessu-na intenzione a rinunciarvi! (Una specie di uso capione, per intenderci...) Le discussioni sono rimaste nella sto-ria, alcune accese, altre che viravano decisamente sul comico o sul surreale. Altro motivo di violente conte-stazioni è stato il fatto che sia gli anziani sia i barboni ritiravano il pacco nello stesso orario, con tutto quello che ne consegue.... Gli arzilli nonnetti si lamentavano degli effluvi

non esattamente piacevoli, delle spinte e del fatto che “gli stranieri” fossero aiutati come loro. I senza fissa dimora, a loro volta, non sempre subivano in silenzio gli improperi e le pretese degli anziani. Il sistema dei numeretti che avevamo in-

trodotto non ha risolto la situazione, anzi, le file cominciavano alle 5 di mattina, gli anziani venivano spintonati nella foga di entrare... una bolgia. A quel punto abbiamo deciso di separarli e da allora abbiamo cominciato a vedere la luce. Tra una di-scussione e l'altra con gli anziani con alcuni siamo diventati anche amici, chiaramente non rispettano gli orari e vengono già dal turno degli altri, e quasi tutti hanno” un funerale o una visita urgente” per cui hanno la” necessità “ di saltare la fila, però poi si siedono e aspettano tranquilli. Abbiamo cominciato ad offrire the caldo e biscotti, per ingannare l'attesa, e questa si è rivelata una carta vincente: si fa salotto, si parla, si ride e si scherza. Se è il turno dei nonnetti ci si racconta i vari malanni, gli altri parlano in polacco o russo però la tazza di the caldo funziona da catalizzatore, soprattutto quando fuori è freddo e piove. Quando abbiamo cominciato il Banco Alimentare mandava parecchie cose: pasta, riso, legumi, biscotti, formaggio, latte... per cui il pacco tipo si componeva di 2-3 kg di pasta, 1 kg di riso, pelati, legumi, biscotti, olio se c'era. E' sempre mol-

to variabile perché dipende da quello che ci manda il Banco Alimentare. Inoltre, durante il periodo del catechismo, ci sono i bambini che contribuiscono una domenica al mese. Da gennaio 2013 il Banco non ha mandato quasi più niente ed addirittura è ufficiale che dal 2014 chiuderà definitivamente. Siamo andati avanti con le rimanenze del magazzino e con l'aiuto dei bambi-

ni. Abbiamo anche diversificato i pacchi, cercando di mettere più viveri nelle buste per le famiglie e per gli anziani, limitan-do a qualche scatoletta di legumi, a prodotti di igiene personale e latte per i senza fissa dimora. Inoltre abbiamo chiuso le registrazioni, non accettiamo più persone nuove a meno che non siano casi segnalatici di grave disagio ed abbiamo dovuto mandare via le badanti. E' stata una scelta dolorosa e di difficile attuazione (per noi, non è facile chiudere una porta in faccia a chi piange si dispera), ma valutando i pro ed i contro e dovendo limitare comunque il numero abbiamo pensato che loro almeno avevano un lavoro, mentre gli anziani o i senza fissa dimora non hanno alcuna prospettiva. Ora ci troviamo ad un bivio: si chiude o si continua? Vorrei però prima presentarvi alcuni dei nostri amici, in modo che an-che voi abbiate presente a chi si dà o non si darà aiuto. Vorrei presentarvi Serghiey, russo, è senza fissa dimora, parla 4-5 lingue, gli piace la letteratura. Pur di leggere si è imparato anche l'hindi, gli ho dato dei libri in italiano perché non riesco a trovare dei libri in cirillico, anzi, se sapete dove trovarli.... Si è autonominato nostro aiutante, è lui che dispone le sedie e le rimette a posto, che da i numeretti, che ci aiuta quando c'è da scaricare il furgone del Banco Alimentare. ( quando ancora mandava provviste!)... Ci fa da traduttore, da buttafuori e da interprete. Il massimo per lui? Sedersi al sole con un buon li-bro... Vorrei parlarvi di Paul, polacco, ex poliziotto, che gira con una croce al collo e una spranga nello zaino... La prima volta che l'abbiamo vista io e suor Donatella ci siamo immaginate con la testa spaccata... e invece è quello più affettuoso, sempre con la battuta pronta, quando ci incontra si sbraccia per salutarci... Quando l'abbiamo invitato al pranzo di Santo Ste-fano si è presentato tutto pulito, con i capelli ancora bagnati e senza aver bevuto neppure un goccio! ( dice lui, abbiamo de-clinato il test...dell'alito!)

Maggior coinvolgimento dei bambini del cate-chismo con incontri con le varie classi per dialogare sul concetto di carità

Caritas parrocchiale di S. Gregorio VII

4 Noi … chiesa in cammino Festa della Famiglia Noi … chiesa in cammino N°4 24/25 maggio 2013

Vive tra la Stazione San Pietro ed il Gelsomino. Potrei parlarvi di Viktor, con l'aria tra l'impau-rito e l'impacciato, occhialetti rotondi, che si è presentato co-me “artista” e non manca volta che non ci regali uno dei suoi lavori. Tempo fa ha detto nel suo italiano stentato che gli mancava il materiale, dopo un po’ abbiamo capito che voleva delle figure da ritagliare e così abbiamo rimediato dei libri d'ar-te che lui può ritagliare come meglio crede... Se la produzione continua a questo ritmo faremo presto una mostra mercato, pre-paratevi. Poi ci sono le signore, che vivo-no per strada, alcune ancora belle, non completamente rovi-nate dalla vita che fanno. Una, in particolare, dall'apparenza dura ed estremamente spigolo-sa. Una volta ha mandato a quel

paese una suora ed io l'ho cacciata, sfida il mondo in continuazione, poi ho capito che è soprattutto per autodifesa. E' stata capace di venire al pranzo natalizio e di non mangiare niente, per orgoglio. Il punto di svolta c'è stato quando le abbiamo infilato nel pacco del sapone ed altri articoli di igiene personale. Chiaramente non ha detto niente, ma l'at-teggiamento è cambiato, fino ad arrivare a dirmi che stava male e le serviva il dottore. Anche lei vive per strada nel nostro quartiere.

Poi c'è il nostro amico italiano, dorme nella sala d'aspetto di un ospedale romano. E' anziano ma ancora in gamba. Ha stretto amicizia con una signora, sempre nostra utente, italiana anche lei, che vive a casa della sorella e che gli cucina un pasto caldo al giorno. Lui aiuta lei, passano insieme la giornata, e lei aiuta lui. Un altro nostro ami-co, sempre italiano, era funzionario quando lavorava. Ora vive in un ufficio, da solo, alla moglie separata và quasi tutta la pensione. O ancora chi vive nel box auto, senza servizi igienici, senza riscaldamento o acqua.... Sempre italia-no. Oppure vogliamo parlare delle nonne, un esercito, che con la loro magra pensione devono mantenere figli tornati a casa per la perdita di lavoro o per una separazione e con figli piccoli a loro volta?Abbiamo una media di 130 perso-ne a distribuzione, potremmo parlare per ore, ognuno ha una storia da raccontare, Abdallah, egiziano, ci fa sempre il baciamano e ci portava il caffè che poi preparava su un tavolino. Abdallah che sta male, che finirà sulla sedia a rotel-le, Abdallah primo paziente del nostro ambulatorio.... Già, perche, grazie alla disponibilità di alcuni dottori, parroc-chiani, abbiamo aperto un ambulatorio per curare chi non può accedere al Servizio Sanitario Nazionale o chi non può comprare le medicine. Per cui, se a casa avete medicinali non scaduti e che non usate portateli a noi. Sulle famiglie stendo un velo di silenzio....C'è poco da dire quando non hai reddito e devi dare da mangiare a 2,3,5 figli....da noi hanno la porta aperta e il rispetto e il pudore che meritano.

Ecco, questi sono i nostri amici. Li abbiamo voluti condividere con voi, appartengono alla nostra comunità, probabilmente li conoscete pure di vista...Alcuni sono italiani, altri no, ma noi non riteniamo giusto chiuderci nel solito campanilismo “aiutiamo i nostri parrocchiani e basta” ci sembra una visione molto ristretta della carità. Chi ha bisogno non ha razza, religione, stato giuridico... ha bisogno e basta. Con la chiusura del Banco Alimentare, la crisi che imperversa (anche sui nostri rifornimenti), i bisogni che crescono, siamo arrivate ad un punto che solo con le no-stre forze non riusciamo ad andare avanti. Siamo convinte che soprattutto in momenti di crisi è inutile aspettare l'aiu-to dall'esterno, stato regione vicariato che sia. Ci si deve rimboccare le maniche e aiutarci fra noi, Noi riteniamo im-portante che il “territorio” aiuti i più deboli del territorio. Sicuramente nel budget familiare può rientrare un pacco di spesa in più.... Non vogliamo soldi, ci basterebbe un poco di cibo, un sorriso, la condivisione, materiale e morale. Veniteci a trovare, come si fa tra vicini, un saluto, una chiacchiera e via, vi parleremo delle nostre iniziative, vi fare-mo conoscere la nostra realtà. Gli orari della distribuzione sono esposti fuori il Centro d'Ascolto, i nostri recapiti li potete chiedere in segreteria parrocchiale. A presto!

LA CARITAS PARROCCHIALE marcella

5 Noi … chiesa in cammino Festa della Famiglia Noi … chiesa in cammino N°4 24/25 maggio 2013

6 Noi … chiesa in cammino Festa della Famiglia Noi … chiesa in cammino N°4 24/25 maggio 2013

Ai tempi dello svolgimento del romanzo: “I pro-messi sposi”, i due giovani protagonisti Renzo e Lucia incontravano grandi ostacoli al loro matrimonio nei po-tenti signorotti del luogo, i don Rodrigo, o i don Abbon-dio, gli avvocati Azzeccagarbugli, le autorità del posto, normalmente pavidi, condiscendenti, timorosi e vili. I promessi sposi, avevano con loro la semplicità, il corag-gio, l’audacia dei Fra Cristoforo, Agnese e tante persone che con il loro calore umano, la fede, la solidarietà radi-cate nelle azioni quotidiane, aiutavano a superare le an-gherie dei potenti.

Ora, ai nostri giorni, Renzo e Lucia “simbolici”, che intendono sposarsi, trovano come ostacolo problemi non meno perniciosi e pericolosi di allora. Problemi tipo: la mancanza o la precarietà del lavoro, di conseguenza la difficoltà di costruire una famiglia. In particolare per le donne, il timore di essere licenziate o messe da parte nella carriera professionale per una scelta di maternità, che ostacola il ciclo produttivo. E poi la casa, l’impossibilità di accedere ai mutui, gli affitti quasi pari agli stipendi, la difficoltà nel trovare un alloggio per i propri figli, le alte rette degli asili e la penuria dei posti, i nonni troppo an-ziani... ecc.

Chi si sposa lo fa sempre più spesso dopo i 30 anni, dicono i dati ISTAT diffusi ultimamente sul matri-monio in Italia. In media si arriva alle nozze a 34 anni per gli uomini e 31 per le donne; circa sette anni in più rispet-to a quanto accadeva nel 1975. In Italia nel 2012 sono stati celebrati 200.000 matrimoni, 13.000 in meno rispet-to al 2011. È dal 1972 che i matrimoni sono in calo, ma negli ultimi quattro anni la diminuzione è stata ancora più grande. Ci si sposa di meno in tutte le regioni italiane. E chi si sposa, spesso preferisce il rito civile a quello reli-gioso. Nel Nord Italia, per la prima volta le nozze civili superano quelle in Chiesa, raggiungendo il 52%. Solo 15 anni fa i matrimoni civili non erano nemmeno il 20% del totale delle celebrazioni in Chiesa. Sono raddoppiate in pochi anni le unioni di fatto. Questo spiega il continuo aumento di bambini nati fuori dal matrimonio: nel 2012 un neonato su 4 ha genitori non sposati. Inoltre, oltre alle unioni di fatto, aumentano le convivenze prematrimonia-li, che ritardano il momento del vero e proprio matrimo-nio. Al matrimonio si preferisce un modello meno impe-gnativo, più precario; perché secondo alcune persone, la scelta definitiva della vita a due è un criterio obsoleto. Purtroppo questa società non è per i giovani, anche se si finge di esserlo. In questi anni i giovani si sono visti af-fibbiare ogni tipo di etichetta, dai bamboccioni ai mam-moni, quelli che stanno vivendo con mamma e papà. Ne-gli ultimi due anni, hanno preso questa decisione oltre il 50% dei maschi e il 34% delle femmine tra i 25 e i 34 anni. Questo fenomeno dipende da vari fattori: l’aumento

diffuso della secolarizzazione e l’allungamento dei tempi formativi, ma soprattutto, le difficoltà che incontrano i giovani con il mondo del lavoro, l’altissima disoccupa-zione e il precariato rendono difficile programmare il fu-turo.

Inoltre s'inseriscono anche fattori tipo “amici”, quelli non sposati, oppure sposati ma senza figli, che spiegano che i bambini non permettono spazi di tempo libero, e che al contrario occupano molto. Inoltre si ag-giunge l’età elevata delle coppie, rispetto a vent’anni fa, con tutto quello che comporta per la procreazione. La non fiducia nella durata del matrimonio, da cui l’inevitabile divisione dei beni (ma di quali beni?), oltre a ostacoli per il costo complessivo del matrimonio. Questi elencati sono solo alcuni dei problemi che incontrano la coppia di oggi. Mancano inoltre, in questa società, quei rapporti umani con la propria comunità di appartenenza (mancano forse fra Cristoforo e Agnese attuali), che possano dare fiducia e speranza alla coppia, e le consentano di camminare in-sieme.

Allora cosa si fa? È tutto così cupo e senza pro-spettive il nostro presente? Non vale la pena sposarsi? E soprattutto non vale la pena sposarsi in Chiesa? Dai dati che provengono dalla società, si fa intendere che la crisi del matrimonio è irreversibile. Senza un filo di speranza.

La coppia cristiana non deve avere esitazioni a consacra-re la propria unione di coppia nel matrimonio davanti a Dio. Bisogna temere piuttosto di non farlo. Bisogna ricor-dare che al centro del cuore deve esserci la fede e che prima dell’attenzione al corpo e all’aspetto economico deve esserci l’attenzione di consacrare nel matrimonio cristiano il proprio futuro, nella consapevolezza che solo Gesù può guidare e tenere unita la coppia nel suo cammi-no di vita, nonostante le difficoltà che la quotidianità ci pone d’innanzi.

Giuliano

Decidono di Spoarsi

7 Noi … chiesa in cammino Festa della Famiglia Noi … chiesa in cammino N°4 24/25 maggio 2013

Voi vi siete sposati in Chiesa…perché questa scelta quando poi ci sono così tante costrizioni? A che ser-ve?

“Quello che la gente non capisce – esordisce Stefania – e che in realta il matrimonio in Chiesa e una garanzia e un grande dono. Si pensa che sia un legame che stringe come un cappio al collo: ‘Oddio! E se poi non va bene? Non posso piu risposarmi, avro degli obblighi … non saro piu libero! Meglio non rischiare!’”. Che grande falsita ! Questo e uno di quegli inganni che hanno cominciato a insinuarsi nelle menti e hanno preso il posto della verita . Ma e quanto di piu falso! Il matrimonio in Chiesa e sì un vincolo forte, ma e una bella corda che unisce … non da stringercisi al collo quando le cose non vanno piu bene, quanto per affer-rarla e rimanere in cordata, uniti per salvarsi l’un l’al-tro quando si scivola, uniti in Gesu Cristo affinche quando siamo in due a scivolare Lui possa tirarci en-trambi in salvo.

“Si risponde: Si lo voglio”

“Non esattamente. Si risponde ‘Sì , CON L’AIU-TO DI DIO, LO VOGLIO’. Ecco. Quelle poche parole fra virgolette, quel “con l’aiuto di Dio” che sembra un semplice modo di dire, e quello che fa la differenza se e vissuto quotidianamente. Certo, non e il semplice sposarsi dentro una chiesa che ci aiuta, quanto capire il valore profondo di questo gesto, capire la potenza altissima del sacramento e ricordarsi, nella quotidia-nita , nel bisogno e nella gioia di attingere al potere grande di questo sacramento e a Dio che ce lo ha do-nato. Non e una formula magica da usare all’ultimo secondo, ma una scelta costante che porta grandi frut-ti.

Queste cose nessuno le dice piu perche in fondo e piu comodo non impegnarsi troppo, vivacchiare da adole-scenti finche dura, anziche diventare uomini e pren-dersi delle sfide e delle responsabilita forti e avvin-centi.

“Com’è e come è stato il vostro matrimonio?”.

“La vita di chi sceglie di sposarsi nel segno del-la fede e di Dio e uguale a quella degli altri, stesse dif-ficolta di gestione, stesse problematiche di organizza-zione con i figli, di conti da far quadrare, di nonni che a volte abitano lontano...”.

“Allora è vero, che i figli poi ti tolgono lo spazio ?”.

Giuseppe: ….Quando si fanno molti sacrifici per gli altri, anche nel caso di sacrifici che si fanno vo-lentieri a favore dei propri figli, il nostro cuore cresce nell’arte di amare e alla fine siamo molto piu felici”.

Stefania continua: “Alla base del nostro matrimonio abbiamo deciso di mettere delle pietre importanti che fino ad adesso ci sono state di grande aiuto: la pre-ghiera, il perdono, il dialogo e la comunione. Tutte co-se che ci insegna Gesu Cristo nel Vangelo”.

“Ma il Vangelo, senza offesa, non è un po’… come dire, un po’ superato?”

Stefania sorride. “Questo e quello che tanti vogliono farci credere, ma se provi a leggere il Vange-lo, a meditarlo e metterlo in pratica come cerchiamo di fare noi, pur con i nostri limiti e difficolta (facendoci aiutare da altre persone piu avanti nel cammino e se-guendo i consigli materni della Chiesa), ti accorgi che la Parola di Dio e uno scrigno del tesoro dove trovare, in poche pagine, tutti quegli insegnamenti fondamen-tali per vivere bene e superare le difficolta , incontrare la persona di Gesu che ci accompagna e ci guida e im-parare ad amarci veramente di quell’amore che dura nel tempo anche quando l’amore umano tende a esau-rirsi. Attingendo ogni giorno alla fonte dell’amore che e Dio, il nostro amore si rinnova sempre e dura nel tempo, anzi, direi che si accende ogni giorno di piu ”.

“Non capisco però bene ancora una cosa. Non si può credere e affidarci a Gesù, come dite voi, senza spo-sarsi in Chiesa? In fondo si può credere anche senza andare in chiesa per forza, no?”.

“...E la presenza di Dio nella nostra vita che ci santifica e rende tutto possibile ed e il sacerdote che rappresenta Cristo che si fa canale di questa benedi-zione. Non puo esserci sacramento al di fuori della Chiesa anche se Dio ama tutti comunque. E una garan-zia e una sicurezza in piu . Un conto e il cammino per-sonale con Dio che e possibile sempre, un conto e un Sacramento. Ma di queste cose conviene chiedere spiegazioni a un sacerdote che sapra spiegarlo meglio di noi”.

Un grazie a Giuseppe e Stefania !!!

Intervista

Per motivi di spazio riportiamo soltanto uno stralcio di questa intervista-conversazione di Giuseppe e Stefania con Giuliano Crepaldi, membro del Consiglio Pastorale Parrocchiale e del gruppo di redazione di Noi … Chiesa in cam-mino. Essa e tratta da un volume di prossima pubblicazio-ne, curato da Giuliano al quale vanno i nostri piu cordiali rin-graziamenti per il permesso accordato.

« Noi ... Chiesa in cammino » è pubblicata quattro volte l’anno. I numeri sono riprodotti in fotocopia, grazie all’aiuto di P. Giovanni Pucci, incaricato dell’OFM per le Missioni, che mette a disposizione la sua fotocopiatrice. La pubblicazione è distribuita gratuitamente, tuttavia, per coprire le spese di

riproduzione, è possibile contribuire con un’offerta libera, Grazie anche ai nostri sostenitori. La generosità di chi ci legge ci permetterebbe di aumentare il numero delle copie per una maggiore diffusione di « Noi ... Chiesa in Cammino ».

Grazie a tutti i nostri lettori !

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8 Noi … chiesa in cammino Festa della Famiglia Noi … chiesa in cammino N°4 24/25 maggio 2013

É da poco trascorso un anno da quando ho conosciuto il Gruppo scout Agesci Roma 131: la prima volta che l’ho incontrato è stato infatti alla festa di Clan che si è svolta l’anno scorso. Fu un'esperienza singolare ma piacevole, avvenu-ta un po' per caso. Io del gruppo Roma 131 non conoscevo nessuno e in quella occasione mi sono trovata a contatto con i Lupetti, con il Reparto e la Branca Rover/Scolte, tutti insieme. Sono andata alla festa del Clan quel giorno perché

Martina, la Capo Fuoco, che io avevo conosciuto perché amica di mia sorella, sapendo che avevo sempre voluto en-trare nel mondo dello Scautismo, mi ha proposto di realizzare il mio desiderio. Infatti dopo un primo pernotto ho iniziato ad andare alle riunioni di Clan e ne ho conosciuto meglio i componenti. Da quel momento come novizia i mesi passarono molto velocemente e mi sono trovata a chiudere un capitolo, dedi-cato ai vini del Lazio, organizzando una cena. È venuta molto bene e tutti noi ci siamo molto divertiti, e ce la siamo anche cavata egregiamente, visto che dovevamo servire piú di novanta coperti (eravamo veramente troppo pochi!). Dopo la fine del capitolo a marzo è avvenuta la mia prima uscita, proprio nel giorno in cui tradizionalmente si svol-gono gli hike (missioni a coppie di due giorni compiute da noi ragazzi su percorsi indicateci dai capi). Quello fu il mio primo hike e anche la mia prima uscita: la feci con Edoardo, un altro novizio, e (per merito suo) andò molto be-ne: Edoardo mi diede molti consigli utilissimi per le uscite seguenti, tutto con grande pazienza e calma. Anche se a un certo punto ci siamo persi, riuscimmo ad arrivare al luogo dell'appuntamento con molta calma e in largo anticipo. Entrai ufficialmente nel mondo dello Scautismo come scolta nel primo pernotto vero e proprio del Noviziato, il 28 e il 29 aprile 2012, alle gole di Celano, un posto bellissimo e molto affascinante dove, a un certo, punto ci ritrovammo a camminare pure su della neve che non si era ancora sciolta. Infatti, grazie alle basse temperature invernali, accom-pagnate da abbondanti piogge, il fiume non era in secca e questo ha reso il percorso molto più bello e divertente. Tornati a Roma, durante la Messa si tenne la cerimonia della Promessa, dove, oltre ad entrare nel mondo dello scau-tismo, ho anche ricevuto il fazzolettone color ciclamino, entrando così ufficialmente a far parte dal Gruppo Roma 131. Dopo quello facemmo altri pernotti anche col Clan fra cui la processione del Beato Mariano a Roccacasale e la Festa delle famiglie. I primi di agosto ci fu la route estiva sui monti Sibillini, un momento molto importante, dove si sta a stretto contatto per molti giorni e quindi escono fuori i veri caratteri delle persone, che a Roma non si riescono a vedere. Anche que-sta esperienza — in cui in alcuni punti mi è servita anche più di una mano per andare avanti — con l'impegno e la volontà di tutti ( soprattutto dopo gli hike che abbiamo fatto a metà percorso) siamo riusciti a portarla a termine dall'inizio alla fine con enorme successo. Durante questa route abbiamo anche avuto l'ingresso di un nuovo membro, Francesca, che ora è in Noviziato. Alla fine della route è avvenuto il passaggio dal Noviziato al Clan: perciò ora sono in Clan. Essendo in Clan ho iniziato a fare servizio extra-associativo e a dare il mio contributo alla comunità di S. Egidio. All’inizio di quest’anno ho anche assistito al passaggio dal Reparto alla Branca R/S: la cerimonia mi è piaciuta mol-to, ma un po' mi è dispiaciuto non averla vissuta in prima persona, non avendo a suo tempo fatto parte del Reparto. Mi rendo conto che mi sono persa molte cose importanti. Per rimediare alla mie lacune, come mi era stato consigliato durante la Ruote estiva, quest’inverno sono andata a far cambusa con i lupetti in occasione delle Vacanze di Branco invernali. Anche questa esperienza è stata positiva e mi ha fatto sentire molto utile. Subito dopo siamo partiti per la Route invernale di Clan e anche se dapprima ero un po’ preoccupata, è andato tutto molto bene. Abbiamo fatto un bellissimo percorso che ci ha condotto da Contigliano (Rieti) fino a Stroncone, pas-sando per Gubbio, dormendo in due rifugi appennini e anche in tenda. Nel complesso è stato un periodo molto pieno e intenso, dove mi sono trovata a contatto con realtà a me sconosciute, ma sono molto contenta di quello che è avve-nuto. Spero che anche la prossima Route estiva sia così piacevole e che porti tante nuove esperienze come quelle dell’anno passato. Roberta

Dalla comunità Rover e Scolte del ROMA 131