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MAGAZINE DELLA FEDERAZIONE ITALIANA ASSOCIAZIONI DONATORI DI SANGUE TRIMESTRALE / ANNO XV / N. 2 / LUGLIO 2015 WWW.FIDAS.IT L'ARRIVO E LA PARTENZA – FOCUS ACCREDITAMENTO – 54° CONGRESSO NAZIONALE FIDAS – GIORNATA MONDIALE DEL DONATORE

Noi in FIDAS - luglio 2015

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Magazine della FIDAS

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Page 1: Noi in FIDAS - luglio 2015

Magazine della Federazione italianaassociazioni donatori di sangueTrimesTrale / anno XV / n. 2 /

luglio 2015

www.fidas.iT

l'arrivo e la partenza

– Focus accreditamento– 54° congresso nazionale Fidas– giornata mondiale del donatore

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NOI in FIDASTrimestrale – Periodico di informazione e formazione della FIDAS (Federazione Italiana Associazioni Donatori di Sangue)editore: FIDAS, Piazza Fatebenefratelli 2, 00186 Romaredazione noi in Fidas: Piazza Margana 19, 00186 Roma – tel. 06 68891457 – fax 06 68217350Email: [email protected]

Anno XV n° 2 luglio 2015direttore editoriale: Aldo Ozino Caligarisdirettore responsabile: Cristiano Lenacomitato di redazione: Alessandro Biadene, Roberto Bonasera, Antonio Bronzino, Michele Di Foggia, Giuseppe Munaretto.Hanno collaborato a questo numero: Alessandro De Fazio, Carlo Maccanti, Giuseppe Natale, Carlo Petrini.Foto: Valter Marrasso, Angelo Calabrese.Progettazione grafica: Leandro Di Mariaautorizzazione: Tribunale di Roma n° 442/2003 del 21 ottobre 2003Periodico iscritto al R.O.C. (Registro Operatori Comunicazione)

SOmmArIO

Editoriale di Aldo Ozino Caligaris

Focus accreditamento

Il progetto Notify

54° Congresso Nazionale FIDAS

V Premio FIDAS-Isabella Sturvi

Una grande associazione con un grande cuore

La Carovana del Giro

In difesa della donazione volontaria

14 giugno: Giornata mondiale del donatore di sangue

Alle radici dell'albero della vita

Filatelia e dono del sangue

One Nation One Donation

Estate FIDAS 2015

Le Federate FIDAS

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NOIinFIDAS 2/2015 3EDItOrIALE

Metti in circolo la vita

di Aldo Ozino Caligaris, Presidente nazionale FIDAS

Quest’anno FIDAS ha scelto di promuo-vere il dono del sangue partecipando alla “Carovana rosa” del Giro d’Italia,

una delle manifestazioni ciclistiche più famose e seguite al mondo. Lungo la dorsale del Paese, percorrendo oltre 3000 chilometri al seguito degli atleti allenati, FIDAS, con un pick-up grif-fato al grido di “metti in circolo il tuo dono”, ha incontrato decine di migliaia di persone appassionate alle due ruote che alle partenze, agli arrivi e lungo tutte le tappe hanno potuto ricevere informazioni e materiali divulgativi relativi alla donazione del sangue. Impegno, preparazione atletica, energia e sudore hanno accomunato i ciclisti che dalla splendida pi-sta ciclabile distesa lungo la costa occidenta-le ligure tra San Lorenzo a Mare e San Remo hanno terminato il Giro con lo sprint su Corso Sempione alle spalle del castello Sforzesco a Milano, sede di EXPO 2015.

Nel frattempo, in tutta Italia, con meno cla-more ma con uguale impegno, professionalità e dispendio di energie si svolgeva un’altra com-petizione per concludere, ai tempi supplemen-tari, il percorso di autorizzazione all’esercizio e di accreditamento istituzionale della rete trasfusionale nazionale, composta da Servizi Trasfusionali e Unità di Raccolta associative e dalle rispettive articolazioni organizzative. Questa gara contro il tempo, fortemente condi-zionata dallo spiccato regionalismo della sani-tà del nostro Paese, ha visto qualche velocista che ben preparato e organizzato aspettava al traguardo, consapevole del conseguimento del proprio risultato, la maggior parte delle altre Regioni che in gruppo stavano faticosamente completando il percorso di certificazione sulla base di quanto dettato dalla normativa italiana ed europea. Pochi atleti, alla spicciolata, con scarsa preparazione e consapevolezza tentava-no di recuperare la strada da altri già percorsa riuscendo, affannati e con un incredibile sprint finale, a tagliare il traguardo ai limiti dei ter-mini dettati da legge. Al convegno riepiloga-tivo del 7 luglio scorso sul percorso di quali-ficazione del sistema trasfusionale italiano da titolo “Sistema sangue europeo: l’Italia entra in circolo”, oltre ad essere presentati i risultati conseguiti da tutte le Regioni e Province auto-nome, tutti gli attori del sistema sangue (istitu-zioni, professionisti e volontari del dono) han-no condiviso responsabilmente il significato di tale traguardo che di fatto non costituisce un punto di arrivo ma un punto di partenza per garantire, nel rispetto della normativa, dona-

tori e riceventi ai massimi livelli di qualità e di sicurezza.

Punto di partenza che ha visto scaldare i muscoli per affrontare fatiche, impegno di ri-sorse e razionalizzazioni, ma che di fatto co-stituisce l’inizio di un nuovo modo di concepi-re le attività trasfusionali. Sempre ai massimi livelli di professionalità, che non consentono fantasie o improvvisazioni, ma con il massimo rispetto del concetto che tutto ciò che attiene al sangue, agli emocomponenti e ai medicinali plasmaderivati deve rispondere a specifici cri-teri regolatori prescrittivi. Percorsi e traguar-di definiti da tutti: dai velocisti, dagli atleti di tutte le squadre e dai ciclisti impegnati nella rincorsa del gruppo, come un’opportunità di crescita del sistema trasfusionale.

La certezza conseguita è quella di esser en-trati nel sistema sangue europeo, in ritardo ma compiendo un buon lavoro, e con altrettanta certezza di non poter smettere di correre e di allenarsi per mantenere i risultati raggiunti e conseguire altri traguardi e altre sfide. Ma come può il sangue, che una volta uscito dal braccio del donatore diventa patrimonio di tutti, non avere una valenza nazionale? Come si giustifica il valore solidaristico ed etico del dono del sangue nella massima razionalizza-zione dell’utilizzo appropriato e nella garanzia di disponibilità per tutti i cittadini? Come si possono continuare a certificare le reti trasfu-sionali regionali senza una terzietà oggettiva di valutazione? Come viene garantito il diritto costituzionale del cittadino di ricevere l’eroga-zione in modo uniforme e universale su tutto il livello nazionale di un Livello Essenziale di As-sistenza, come la terapia con emocomponenti ed emoderivati? Allora la vera sfida della qua-lificazione del sistema trasfusionale italiano è quella di “mettere in circolo la vita” quella vita che da vene a vena passa dal donatore al rice-vente senza limiti e differenze in tutto il Pae-se nell’ambito del Sistema Sanitario pubblico, universale e solidaristico. Nel circolo della vita che vede rispetto di norme ma anche impegno e crescita culturale e scientifica di tutti gli atto-ri; nel circolo della vita che in un susseguirsi di tappe, di arrivi e di partenze valorizzi il grande patrimonio di donatori volontari, responsabili e associati del Paese e garantisca tutti i citta-dini; nel circolo della vita dove il valore della vita stessa affondi le proprie radici nella con-sapevole partecipazione attiva di ognuno alla vita sociale del Paese.

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L'Italia entra in circolo

4 NOIinFIDAS 2/2015FOCUS ACCrEDItAmENtO

di Michele Di Foggia, Consigliere nazionale FIDAS e Cristiano Lena, Direttore responsabile Noi in FIDAS

“Raccogliamo i frutti del lungo e impe-gnativo lavoro intrapreso nel 2007 con il recepimento delle direttive eu-

ropee sul sangue e i suoi componenti” ha scrit-to il ministro della Salute Beatrice Lorenzin nel messaggio letto in apertura del convegno “Si-stema sangue europeo: l’Italia entra in circolo” che si è svolto martedì 7 luglio presso l’Istituto Superiore di Sanità. E il ministro, come molti dopo di lei hanno voluto fare, ha sottolineato come questa tappa non sia un punto di arrivo, ma di partenza. La fatidica data del 30 giugno 2014 è arrivata, portando a termine un per-corso che ha coinvolto la rete trasfusionale italiana negli ultimi anni (per i più previdenti e accorti), negli ultimi mesi per molti e addi-rittura in poche settimane per qualcuno. Un percorso iniziato molti anni prima con i De-creti Legislativi del 2007 che hanno recepito le direttive europee del 2002 e del 2004 e che avevano sancito l’ineluttabilità di questo pro-cesso faticoso, ma altamente qualificante per tutto il sistema. Non è nostro compito giudica-re i risultati ottenuti durante questa fase, ma nessuno può mettere in dubbio la mancanza di uniformità che i percorsi di accreditamen-to hanno avuto nelle varie regioni e provincie autonome in Italia, consegnandoci un quadro che vede purtroppo tante sfumature (non le cinematografiche 50, ma almeno 21!) diverse.

Già nel corso dell’appuntamento tenutosi a Bologna nello scorso mese di aprile, che ave-va l’obiettivo non solo di fare il punto della situazione e di fare un sommario dei risultati e delle criticità emerse, ma anche di cercare di trovare una visione d’insieme del processo di accreditamento su scala nazionale, è emer-sa fin da subito la disomogeneità; l’Europa ci vede infatti come un aggregato di tanti sistemi trasfusionali diversi e non come un soggetto unico e uniforme.

L’Accordo Stato/Regione del 16 dicembre 2010 aveva sancito che, sebbene i requisiti delle strutture trasfusionali fossero determina-ti nelle diverse legislazioni regionali, le stesse Regioni li avrebbero valutati in modo unifor-me in tutto il territorio regionale attraverso il lavoro di appositi valutatori formati a livello nazionale dal Centro Nazionale Sangue. Con

questo obiettivo era anche stato istituito un tavolo di lavoro comune con funzioni di riferi-mento e supporto, con funzioni di controllo sui sistemi di accreditamento regionali.

Non possiamo nascondere le complessità del nostro sistema trasfusionale che coinvolge a vario titolo quattro soggetti principali (le fa-mose quattro gambe, così care al nostro Presi-dente Onorario Prof. Dario Cravero): le Istitu-zioni (che dovrebbero promuovere garanzie e qualità), le strutture sanitarie, le Associazioni (la parte attiva) e i cittadini (i destinatari fina-li). Inoltre il modello italiano prevede una pre-senza capillare sul territorio: sono stati censiti 283 servizi trasfusionali (a loro volta suddivisi in 1237 articolazioni) e 237 unità di raccolta associative (per le quali le articolazioni arriva-no a 1216. I 267 poli di lavorazione (i “blood establishment” della legislazione europea) pro-cessano annualmente circa 9000 emocompo-nenti ciascuna. Questo numero è notevolmente più alto rispetto ad altri paesi europei come la Francia, Spagna e Olanda, che da anni hanno deciso di concentrare i poli di lavorazione de-gli emocomponenti, con una evidente raziona-lizzazione delle risorse ed elevata produttività.

Alla fine di dicembre 2014, primo termine fissato dal Decreto Legge 29 dicembre 2010 n. 225 convertito dalla legge 26 febbraio 2011 n. 10, il percorso di accreditamento era stato quasi completato al Centro-Nord, mentre rima-nevano forti criticità in Lazio, Puglia, Basilica-ta e Sardegna. Dal punto di vista normativo, gli elementi più problematici hanno riguardato la definizione dei requisiti minimi, ma soprat-tutto la terzietà di tutto il processo ispettivo messo in campo dalle Regioni che hanno va-lutato ciascuna le proprie strutture, con propri valutatori sebbene iscritti nell’elenco naziona-le. Inoltre, già apparivano delle criticità per come sarebbero state pianificate le successive visite: il processo di autorizzazione e accredi-tamento, infatti, è un sistema in perenne ag-giornamento, con visite alle strutture che si dovrebbero ripetere di norma al massimo ogni 2 anni. Le prossime visite saranno per molti versi più semplici e agevoli e potrebbero essere l’occasione per risolvere quelle problematiche finora emerse, come la semplificazione dei re-

Video

https://www.youtube.com/watch?v=qv7aU6d-CnE

Intervista ad Antonio Breda, rappresentante della Commissione Salute della Conferenza Stato Regioni, Luigi Cardini, presidente nazionale FRATRES e portavoce protempore CIVIS e Giuliano Grazzini, Direttore del Centro Nazionale Sangue.

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NOIinFIDAS 2/2015 5FOCUS ACCrEDItAmENtO

Il 24 dicembre 2014 il Consiglio dei Ministri delibera il testo del Decreto Legge emanato il 31 dicembre 2014 con n. 192, chia-mato milleproroghe, ormai una consuetudine della legislazione italiana. Sicuramente lodevole l’aver passato la vigilia di Natale

e di capodanno al lavoro, un po’ meno aver reiterato un modus ope-randi che, come si legge nella Costituzione, dovrebbe essere riser-vato a casi straordinari. Così recita infatti l’articolo 77: “Quando, in casi straordinari di necessità e di urgenza, il Governo adotta, sotto la sua responsabilità, provvedimenti provvisori con forza di legge, deve il giorno stesso presentarli per la conversione alle Camere [….] I decreti perdono efficacia sin dall'inizio, se non sono convertiti in legge entro sessanta giorni dalla loro pubblicazione. […]”

Così a febbraio il decreto è passato per Montecitorio e dopo il passaggio a Palazzo Madama nel mese di marzo è stato infine con-vertito reiterando la consuetudine normativa del Belpaese.

Certamente il Milleproroghe contiene diverse rinvii, un calderone dove trovano spazio IVA, sfratti, Equitalia e tanti altri temi. Tra questi slittano anche i termini di quanto previsto dalla Legge 26 febbraio 2011 n. 10 di conversione del Decreto Legge 29 dicembre 2010 n. 225 relativamente alle modalità attraverso le quali l'AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) assicura l'immissione in commercio dei medicinali emoderivati prodotti da plasma raccolto sul territorio nazionale nonché l'esportazione del medesimo per la lavorazione in Paesi comunitari e l'Istituto superiore di sanità assicura il relativo controllo di stato. Infatti, ogni medicinale realizzato in un impianto di produzione deve essere conforme all’AIC (Autorizzazione Immis-sione al Commercio), quindi anche quelli prodotti da materia prima di origine biologica umana come il plasma umano.

Ma cos’era questo Decreto Legge n. 225? Un altro milleproroghe di quattro anni fa, che stabiliva appunto, entro il 31 dicembre 2014, l’applicazione delle modalità sopraindicate.

Comunque negli ultimi anni abbiamo assistito al passaggio da un rinvio all’altro per il raggiungimento di un obiettivo che era sta-to già individuato, a livello europeo più di venti anni fa, quando furono introdotti i criteri di “qualità e sicurezza” relativamente al sangue e agli emocomponenti.

Dall’Europa…Il 21 dicembre 1994 la Commissione Europea aveva emanato una

comunicazione relativa alla sicurezza e all'autosufficienza del san-gue nella Comunità europea, individuando l'esigenza di elaborare una strategia in materia di sangue per aumentare la fiducia nella sicurezza del percorso trasfusionale e promuovere l'autosufficienza nella Comunità europea. Storicamente si usciva dal periodo turbo-lento della diffusione di epatiti e HIV e si cercava di creare gli op-portuni argini per evitare che il fenomeno di ripetesse di nuovo. Così il Consiglio d’Europa, nella sua risoluzione del 2 giugno 1995, sulla sicurezza delle trasfusioni e l'autosufficienza di sangue nella Comunità europea, aveva invitato la Commissione a presentare pro-poste adeguate al fine di elaborare una strategia in questa materia e questo è stato ribadito nella risoluzione del 12 novembre 1996, al fine di favorire lo sviluppo di un'impostazione coordinata riguardo alla sicurezza del sangue e dei prodotti del sangue nella Comunità Europea.

quisiti minimi e una maggiore uniformità nella valutazione sul territorio nazionale, ottenuta facendo riferimento a normative europee, op-pure promuovendo la mobilità dei valutatori che porterebbe anche ad una più semplice di-mostrazione di terzietà nelle visite ispettive.

Ma come mai tanta complessità per il rag-giungimento di questo traguardo? La ragione risiede nel doppio livello in cui è articolato il nostro sistema sanitario: un livello nazionale, a cui spetta il compito di determinare i livel-li essenziali di assistenza (LEA) e delle norme generali e il livello regionale con il compito di organizzare i diversi servizi sanitari locali. In alcune regioni si è cercato di operare una notevole semplificazione del panorama trasfu-sionale causando molte volte tensioni e incom-prensioni.

Le Associazioni e Federazioni dei donatori hanno partecipato al percorso di accredita-mento con entusiasmo e investendo notevoli energie e risorse. Lo hanno ricordato i respon-sabili associativi presenti di AVIS, CRI, FIDAS e FRATRES che hanno avuto in questi anni il fine ultimo di aumentare il livello qualitativo del sistema trasfusionale e di accrescere nei donatori la consapevolezza di essere portatori di stili di vita sani e positivi e di una cultura solidale. Dall’altra parte, le Associazioni sono pienamente consapevoli della non omogeneità del percorso seguito, come ha più volte ricor-dato il nostro Presidente nazionale Aldo Ozino Caligaris nei suoi interventi, e hanno sempre operato con l’obiettivo di terminare l’accredi-tamento entro i termini stabiliti, per cui a molti responsabili associativi la proroga al 30 giugno è apparsa come una sconfitta e una scappato-ia. Ma a questo punto, accogliendo gli ultimi ritardatari che proprio in questi giorni con ele-gante nonchalance stanno emanando gli ultimi decreti di autorizzazione all’esercizio e di ac-creditamento istituzionale, non resta far altro che mettere il punto e ripartire insieme con-sapevoli di aver raggiunto l’obiettivo dell’in-nalzamento del livello qualitativo dei servizi trasfusionali senza abdicare all’autosufficienza del nostro sistema sangue.

Ce l’abbiamo fatta.In poco più di vent’anni!

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6 NOIinFIDAS 2/2015FOCUS ACCrEDItAmENtO

Il Parlamento europeo, inoltre, nelle risoluzioni del triennio 1993-1996 ha più volte sottolineato l'importanza di assicurare il più alto li-vello possibile di sicurezza del sangue ed ribadendo il proprio costante appoggio all'obiettivo dell'autosufficienza nella Comunità europea.

Così dopo qualche anno si arriva alla Direttiva 2002/98/CE del Par-lamento europeo e del Consiglio, la direttiva madre in materia, che sta-bilisce norme di qualità e di sicurezza per la raccolta, il controllo, la lavorazione, la conservazione e la distribuzione del sangue umano e dei suoi componenti e che modifica a sua volta la direttiva dell’anno prece-dente (2001/83/CE) nella quale non era prevista l’istituzione di requisiti tecnici per la raccolta e il controllo del sangue e dei componenti del sangue, comprese le materie prime per la produzione di medicinali. E per l’applicazione della direttiva madre, nel 2004 la Commissione europea ha emanato la Direttiva 2004/33/CE e nel 2005 le Direttive 2005/61/CE e 2005/62/CE.

…all’ItaliaRitorniamo nuovamente nello stivale: a ottobre del 2005 risale il De-

creto legislativo n. 191 di attuazione della direttiva 2002/98/CE che stabilisce norme di qualità e di sicurezza per la raccolta, il controllo, la lavorazione, la conservazione e la distribuzione del sangue umano e dei suoi componenti. E qui già sorge una domanda: ma la scadenza indicata dall’Europa non era l’8 febbraio 2005? A chi l’abbiamo chiesto ci ha ri-sposto: eravamo in ritardo….

Comunque il Decreto 191 individuava i compiti delle Regioni e del-le provincie autonome relative all’autorizzazione e accreditamento dei servizi trasfusionali: “Le attività relative alla raccolta e al controllo del sangue umano e degli emocomponenti, a qualunque uso siano destinati, nonché alla loro lavorazione, conservazione, distribuzione e assegnazio-ne, ove siano destinati alla trasfusione, sono effettuate unicamente dai servizi trasfusionali […] che abbiano ottenuto, ai sensi della normativa vigente e del presente decreto, l'autorizzazione e l'accreditamento come previsto da parte della regione o provincia autonoma. […] La regione o la provincia autonoma, previo accertamento della conformità del ser-vizio trasfusionale ai requisiti previsti, ai sensi della normativa vigente e del presente decreto, ne autorizza l'esercizio delle attività consentite prescrivendone le condizioni. […] La regione o la provincia autonoma può sospendere o revocare l'autorizzazione e l'accreditamento del ser-vizio trasfusionale qualora l'ispezione o le misure di controllo attuate dimostrino che lo stesso non soddisfa i requisiti previsti”. Quindi già dal 2005 le espressioni “autorizzazione e accreditamento” cominciano a di-ventare familiari e sempre nello stesso anno la Legge 219 del 21 ottobre specifica all’articolo 19 che “con accordo tra Governo, regioni e provin-ce autonome sancito dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono definiti i requisiti minimi organizzativi, strutturali e tecnologici delle strutture trasfusionali. Tali requisiti sono periodicamente aggiornati in relazione all'evoluzione delle esigenze organizzative ed al progresso scientifico e tecnologico del settore”.

Occorre, inoltre, precisare che il Decreto Legislativo 191 del 2005 ha avuto la necessità di subire una revisione, per coordinarne i contenuti con la sopraggiunta Legge 219, con l’emanazione del Decreto Legislativo 20 dicembre 2007 n. 261.

Allora si rese necessario individuare quali fossero i requisiti minimi, questo comun denominatore per un numero elevatissimo di Servizi Tra-sfusionali e Unità di Raccolta presenti sul territorio nazionale, arrivan-do quindi alla Conferenza Stato Regioni con l’Accordo del 16 dicembre 2010 che fissò i requisiti minimi strutturali, tecnologici e organizzativi dei servizi trasfusionali e delle unità di raccolta, della cui applicazione la Legge 26 febbraio 2011 n. 10 stabilì la scadenza del percorso al già famoso 31 dicembre 2014.

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Senza il fondamentale apporto dei do-natori non si potrebbe far nulla; ma una volta che il cittadino ha fatto la propria scelta e compiuto il gesto vo-

lontario, anonimo e gratuito, cosa succede? Qualche volta, e si tratta di una piccola percen-tuale, può verificarsi una “reazione avversa”, ossia una situazione che richiede l’intervento del personale medico. Non è superfluo ricorda-re come la Rete Trasfusionale nazionale, come la Rete Trapianti, abbia raggiunto un elevatis-simo livello di sicurezza, ma l’errore, seppur evitabile, è pur sempre possibile.

Nella maggioranza dei casi si tratta di re-azioni classificabili come lievi (basti pensare al semplice svenimento post donazione) in al-tri casi ci si trova ad affrontare situazioni più complesse. E questo non solo per la donazione di sangue ed emocomponenti, ma anche per organi, cellule e tessuti umani. Sono situazio-ni estremamente rare, ma sono anche quelle che comportano un’altissima eco mediatica: un esempio per tutti lo scambio di embrioni avve-nuto all’ospedale Sandro Pertini di Roma nel 2014 o al trapianto di organi del febbraio 2007 quando un fegato e due reni vennero prelevati da donatrice sieropositiva deceduta per emor-ragia cerebrale e, per un errore da parte del personale dell’Ospedale "Careggi" di Firenze, il referto delle analisi per HIV viene erroneamen-te trascritto dando il via ai tre trapianti.

Allora la condivisione di conoscenze e in-formazioni può risultare uno strumento indi-spensabile affinché possano esserci continui miglioramenti nella sicurezza e nell'efficacia nel trapianto di organi, nelle trasfusioni di san-gue e nell’utilizzo di organi, tessuti e cellule di origine umana

In Italia già da alcuni anni l’area emovigi-lanza del Centro Nazionale Sangue si occupa di monitorare quanto concerne il donatore di sangue e il ricevente; la rete trasfusionale è già in grado di tracciare e monitorare completa-mente tutte le attività trasfusionali, rilevando criticità ma anche dimostrando con i numeri

NOIinFIDAS 2/2015 7SIStEmA SANGUE

Il progetto NotifyLo stato dell’arte di Notify è stato presentato nel corso del convegno “La sorveglianza delle sostanze di origine umana: il sistema di emovigilanza italiana e il progetto Notify” svoltosi il 23 giugno presso l’Istituto Superiore di Sanità.

link www.notifylibrary.org/

la condiVisione di conoscenze e inFormazioni può risultare uno strumento indispensabile aFFinché possano esserci continui miglioramenti nella sicurezza e nell'eFFicacia nel trapianto di organi, nelle trasFusioni di sangue e nell’utilizzo di organi, tessuti e cellule di origine umana

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8 NOIinFIDAS 2/2015SIStEmA SANGUE

l’alto livello di qualità e sicurezza raggiunto. Ma il progetto Notify che coinvolge l’area san-gue, organi, cellule e tessuti, offre ai professio-nisti del settore, e non solo, uno strumento per approfondire informazioni, al fine di prevenire e affrontare le situazioni più disparate che si possano verificare.

www.notifylibrary.org è un sito in cui gli esperti di tutto il mondo collaborano per con-dividere le informazioni didattiche sui risultati negativi associati all'utilizzo di tutti gli organi umani.

Il progetto, applicando la direttiva 2004/23/CE (riguardante la definizione di norme di qua-lità e di sicurezza per la donazione, l'approv-vigionamento, il controllo, la lavorazione, la conservazione, lo stoccaggio e la distribuzione di tessuti e cellule)1 e la risoluzione 63.22 del 2010 dell’Organizzazione Mondiale della Sani-tà2, ha preso vita grazie alla collaborazione tra lo stessa OMS e il Centro Nazionale Trapianti ed oggi può contare sui principali esperti mon-diali. Attraverso una ricerca che permette di reperire informazioni su eventi e reazioni av-verse gravi a testo libero o per classificazione ed ottenere informazioni corredate dall’analisi degli esperti con la relativa bibliografia.

Alla dottoressa Giuseppina Facco, dell’area emovigilanza del Centro Nazionale Sangue, ab-biamo chiesto come interagiscono il progetto Notify e il sistema di emovigilanza. “Il sistema di emovigilanza, attivo a partire dal 2009, ha portato ad un notevole aumento delle segnala-zioni degli incidenti. Paradossalmente si tratta di un evento positivo, in quanto non signifi-ca che il sistema trasfusionale sta diventando meno sicuro, ma che aumenta la sorveglianza per il miglioramento del prodotto e di conse-guenza aumenta la sicurezza sia del donatore di sangue ed emocomponenti sia del pazien-te ricevente. Il progetto Notify non è nato per sorvegliare, ma per condividere conoscenze e informazioni. Si tratta di due progetti distinti che si completano a vicenda attraverso la co-stante sorveglianza e la completa conoscenza dei casi”.

1. Direttiva 2004/23/CE del 31 marzo 2004 - Art. 11 “Gli Stati membri assicurano l'esistenza di un sistema atto a notificare, controllare, registrare e trasmettere le informazioni riguardanti eventi e reazioni avversi gravi che possono influire sulla qualità e la sicurezza di tessuti e cellule e che possono essere connessi all'approvvigionamento, al controllo, alla lavorazione, allo stoccaggio e alla distribuzione dei tessuti e delle cellule, nonché qualsiasi altra reazione avversa grave osservata nel corso o a seguito dell'applicazione clinica, che possa essere in rapporto con la qualità e la sicurezza dei tessuti e delle cellule”.

2. WHO Resolution 63.22 – La 63° Assemblea Mondiale della Sanità “facilitare l'accesso 'agli Stati membri di informazioni adeguate sulla donazione, il trattamento e il trapianto di cellule umane, tessuti e organi, compresi i dati su reazioni e gravi eventi avversi”

l’aumento delle segnalazioni degli incidenti trasFusionali è un eVento positiVo, perché aumenta la sorVeglianza per il miglioramento del prodotto e di conseguenza la sicurezza sia del donatore di sangue ed emocomponenti sia del paziente riceVente”

Video https://www.youtube.com/watch?v=6aG33-CF26I

L’intervista a Giuseppina Facco realizzata dall’Ufficio Comunicazione del Centro Nazionale Sangue

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La FIDAS Viareggio, una delle ultime associazioni entrate nella famiglia FIDAS, 550 donatori periodici all’appello, ha ospitato il 54° Congresso Nazionale. Una due giorni di verifica di quanto svolto nel corso del

2014, ma anche un momento per un confronto sereno tra le Associazioni presenti al fine di migliorare l’attività a servizio dei cittadini all’interno di un contesto globale che richiede una sempre maggiore specializzazione del volontariato. “Per fare del bene, fatto bene” come ha sottolineato il presidente nazionale Aldo Ozino Caligaris, all’apertura del Congresso svoltosi al Gran Teatro Puccini di Torre del Lago.

NOIinFIDAS 2/2015 9CONGrESSO NAzIONALE FIDAS

54° CONGrESSO NAzIONALEVIArEGGIO

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10 NOIinFIDAS 2/2015CONGrESSO NAzIONALE FIDAS

L’avvio del Congresso Nazionale con la presentazione da parte del presidente FIDAS Viareggio Dimitri Pezzini

Margherite o orchidee? Qualunque sia la risposta, le associazioni dei donatori continuano a produrre i loro fiori.

Al Gran Teatro Puccini di Torre del Lago serata lirica per congressisti e accompagnatori

Il presidente nazionale Aldo Ozino Caligaris con Dimitri Pezzini, presidente FIDAS Viareggio e Feliciano Medeot, presidente ADVS Gorizia che ospiterà il Congresso nazionale nel 2016

La medaglia che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha inviato alla FIDAS in occasione del Congresso nazionale

La direttrice del Centro Regionale Sangue Toscana Valentina Molese presenta il bilancio 2014 della regione

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Nel corso della prima giornata è stato asse-gnato il V Premio Giornalistico FIDAS-Isa-

bella Sturvi che anche quest’anno prevedeva due sezioni: stampa/web e radio/tv. La giuria composta da Andrea Volterrani (Università Roma-Tor Vergata), Anna Monterubbianesi (Forum Terzo Settore) e dai rappresentanti FI-DAS Dario Cravero, Feliciano Medeot e Andrea Grande ha selezionato i lavori pervenuti pre-miando per la sezione stampa/web Donatella Barbetta e Alessandro Graziadei e per la sezio-ne radio/tv Giuseppe Guglielmo.

Alessandro Graziadei, di Unimondo.org, premia-to dal Coordinatore nazionale Giovani FIDAS An-drea Grande, per l’articolo “Il donatore di sangue volontario, responsabile e non remunerato”.

I vincitori del premio con Giuliano Grazzini, direttore del Centro Nazionale Sangue, Maria Rita Tamburrini dirigente dell’ufficio VIII Sangue e Trapianti del Ministero della Salute e Claudio Velati, presidente nazionale SIMTI.

Giuseppe Guglielmo, della redazione TG3 Calabria, premiato dal presidente regionale FIDAS Friuli Venezia Giulia Feliciano Medeot, per il servizio realizzato in occasione dell’ottava Traversata della Solidarietà.

Donatella Barbetta, del Quotidiano Nazionale (Il Resto del Carlino, La Nazione, Il Giorno) riceve il premio dal prof. Dario Cravero, presidente onorario FIDAS, per gli articoli “Sangue, appello ai giovani” e “Donazioni di sangue, solidarietà con la FIDAS”.

V Premio Giornalistico FIDAS-Isabella Sturvi

NOIinFIDAS 2/2015 11CONGrESSO NAzIONALE FIDAS

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12 NOIinFIDAS 2/2015CONGrESSO NAzIONALE FIDAS

Oltre diecimila donatori di sangue hanno invaso il lungomare di Viareggio per la 34° Giornata del donatore domenica 3 maggio. Un lungo corteo partito dalla pineta ha percorso tutto il lungo-

mare per ritrovarsi nel Piazzale Belvedere delle maschere dove Mons. Italo Castellani, arcivescovo di Lucca, ha celebrato la messa, al termine della quale c’è stata la benedizione del mare.

Una piccola associazione con un grande cuore

Nel corso della celebrazione le offerte raccolte, per un totale di 1248,00 euro, sono state devolute all’Unicef per l’emergenza umanitaria in Nepal.

Su invito della FIDAS Viareggio molti donatori hanno sfilato masche-rati. Ad accoglierli Burlamacco e Ondina, le maschere simbolo della città del Carnevale e il re e la regina del Carnevale.

il presidente FIDAS Aldo Ozino Caligaris, Mons. Italo Castellani eAndrea Grande.

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caroVana del giro https://www.youtube.com/watch?v=cV-WK6NteMg

La carovana del Giro

Il 31 maggio scorso si è conclusa l’avven-tura della FIDAS alla Carovana del Giro d’Italia, la cui 98° edizione ha visto vin-citore assoluto della maglia rosa lo spa-

gnolo Alberto Contador, seguito in seconda posizione dal sardo Fabio Aru, vincitore della maglia bianca come miglior giovane. Le restanti due maglie, rossa e azzurra, sono andate rispettivamente a Giacomo Nizzolo e Giovanni Visconti.

Nello scorso mese di maggio il pick-up FIDAS ha percorso ben 6201 km in lungo e in largo, annunciando il messaggio di “met-tere in circolo il proprio dono” in più di 180 località di sosta, attraversando oltre 550 centri abitati, distribuendo ben 50.000 tra gadget e brochure informative. La giornata tipo prevedeva un ritrovo mattutino, dove in una riunione si ricevevano informazioni sulle attività della giornata e si preparava il mezzo, attività di intrattenimento e distri-buzione alla partenza, trasferimenti nelle varie località con le relative soste, attività all’arrivo e all’open village. Infine, in alcune tappe, era previsto un Carovana Party serale nelle piazze, con intrattenimento musicale e attività promozionali.

Partecipare alla Carovana del Giro è sta-ta sicuramente un’esperienza unica che ha permesso di ritrovare una parte dell’Italia che troppo spesso viene oscurata dalle ne-fandezze nostrane: un’Italia fatta di persone che hanno il piacere di gioire delle piccole cose e di condividerle insieme alla comu-

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Fabio Aru all'arrivo a Cervinia

Giusy e Giuseppe sul pickup

A Torino con gli amici della ADSP FIDAS

di Giuseppe Natale

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nità, un’Italia che fa dell’accoglienza il suo cavallo di battaglia. Nella maggioranza del-le soste effettuate siamo sempre stati accolti con gioia ed entusiasmo da bambini, giovani, adulti ed anziani, dai quali era impossibile non notare la contentezza trasparire dai loro occhi. Ogni sosta è stata una festa, sia per noi, i ragazzi della Carovana, ma soprattutto per tutti coloro che incontravamo sul nostro percorso e a cui portavamo i nostri “doni”.

Per la FIDAS è stata sicuramente un’otti-ma occasione di grande visibilità che le ha permesso di presentarsi in una veste decisa-mente attraente e giovanile, considerato che la Carovana del Giro è definita come “lo staff più pazzo del mondo nel paese più bello del mondo”. Diverse persone si sono avvicina-te per chiedere ulteriori informazioni sulle nostre attività e sul mondo della donazione (non solo nelle località attraversate, ma an-che tra gli stessi colleghi in Carovana) e la speranza maggiore è che questo interesse si trasformi in azione, cioè nel nobile gesto di tendere il braccio al prossimo. Di contro c’è da dire che le nostre soste, per questioni tec-nico – organizzative, sono state sempre mol-to serrate e brevi, limitando la possibilità di fornire informazioni più dettagliate e specifi-che agli interessati. In questo senso, prezio-so è stato l’aiuto di alcune Federate che sono riuscite a raggiungerci nel nostro girovagare, contribuendo a prolungare le attività promo-zionali anche dopo le nostre ripartenze.

In conclusione, la partecipazione al Giro d’Italia è stata un’avventura decisamente piena di soddisfazioni, occasioni e soprat-tutto di Amici che ci hanno accompagnato durante questo lungo viaggio, sostenendoci e aiutandoci nei momenti del bisogno e condi-videndo quelli migliori. Si coglie l’occasione per ringraziare tutti coloro che sono interve-nuti partecipando e attivandosi per la buona riuscita dell’evento.

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a Imola con gli amici dell'ADVS Ravenna

Lo staff al completo: Alessandro Biadene, Giuseppe Munaretto, Giusy Arcella e Giuseppe Natale

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In difesa della donazione non retribuita

Autorevoli istituzioni nazionali, inter-nazionali e sovranazionali stabilisco-no che la donazione del sangue sia volontaria, anonima e non retribuita.

Tra gli innumerevoli esempi che si possono ci-tare vi sono la “Dichiarazione di Melbourne”, adottata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (nella quale si afferma che “i donato-ri volontari, regolari, non remunerati sono la pietra miliare per un’autosufficienza naziona-le di sangue e di prodotti del sangue sicura e sostenibile”), e la “Dichiarazione di Roma”, sottoscritta dalla stessa Organizzazione Mon-diale della Sanità insieme a 153 esperti rap-presentanti dei ministeri della salute, dei pro-grammi nazionali, delle agenzie regolatorie e di altre istituzioni coinvolte nel complesso sistema che dalla donazione del sangue va al suo utilizzo.

Il principio della donazione del sangue vo-lontaria, anonima e non retribuita è correlato al principio più generale in base al quale il corpo umano e le sue parti non possono essere oggetto di profitto. Il principio è sancito in au-torevoli documenti sottoscritti dai governi di molte nazioni. Tra tali documenti vi sono, per esempio, la Convenzione sui Diritti dell’Uomo

e la Biomedicina del Consiglio d’Europa (nella quale, all’art. 21, si afferma: “Il corpo umano e le sue parti non debbono essere, in quanto tali, fonte di profitto”) e la Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea (nella qua-le, all’art. 3, si stabilisce “il divieto di fare del corpo umano e delle sue parti in quanto tali una fonte di lucro”).

Sebbene il principio della non-commercia-bilità del corpo umano e delle sue parti sia lar-gamente riconosciuto nell’ambito del corpus dei diritti umani, in alcuni Stati, come è noto,

sono previsti rimborsi per i “donatori” (per le ore lavorative perse, per gli spostamenti, per i disagi). Spesso i rimborsi si configurano come veri e propri pagamenti. La Food and Drug Ad-ministration statunitense utilizza l’espressione “paid donation”, nella quale è evidente un os-simoro.

In alcune parti del mondo, industrie che lavorano il plasma e che ne ricavano (a fini di lucro) prodotti plasmaderivati utilizzano “donatori” pagati. È evidente che incentivi economici per la “donazione” possono facil-mente degenerare nello sfruttamento di grup-pi sociali disagiati e meno abbienti. Inoltre, i dati scientifici dimostrano che vi è un rischio sanitario nell’utilizzo di sangue proveniente da “donazioni”: infatti, è maggiore la possi-bilità di trasmissione di malattie. Un esempio significativo in tal senso riguarda i tossicodi-pendenti in alcune località messicane, che var-cano il confine e “donano” il sangue in alcuni Stati degli USA dove è previsto il pagamento, nascondendo di essere portatori di rischio.

In alcune parti del mondo si constata quin-di, purtroppo, uno scarto tra le dichiarazioni di principi e la situazione reale. A fronte di ciò è doveroso ribadire la necessità che la do-nazione sia volontaria, gratuita e non remu-nerata. Ciò risponde a principi di etica ed a esigenze sanitarie.

di Carlo PetriniResponsabile dell’Unità di Bioetica, Istituto Superiore di Sanità

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il corpo umano e le sue parti non possono essere oggetto di proFitto

Carlo Petrini

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14 giugno: thank you for saving my life

Il 14 giugno, per celebrare la Giornata Mon-diale del Donatore di Sangue, i donatori d’Italia, si sono dati appuntamento a Expo 2015 per condividere un momento all’inse-

gna del valore della donazione. In programma un convegno, cui hanno preso parte rappresen-tanti istituzionali e associativi, e un flash mob che, nonostante la pioggia, ha testimoniato la volontà dei cittadini di contribuire alle neces-sità trasfusionali del Paese.

Oltre un milione e settecentomila cittadini nel corso del 2014 hanno raccolto 3.083.654 unità di sangue ed emocomponenti e innanzi-tutto a loro è andato il grazie delle istituzioni, delle associazioni e di quanti hanno beneficia-to di questa importante risorsa.

Nella Cascina Triulza, lo spazio riservato all’interno di Expo alle realtà del volontariato, nel corso della mattinata si è svolto il conve-gno “Stili di vita e qualità della donazione di emocomponenti” cui hanno preso parte i pre-sidenti nazionali di Avis, Croce Rossa, FIDAS e Fratres, la dirigente dell’ufficio VIII Sangue e trapianti del Ministero della Salute Maria Rita Tamburrini, il presidente SIMTI Claudio Ve-lati, il direttore del Centro Nazionale Sangue

16 NOIinFIDAS 2/2015GIOrNAtA mONDIALE DEL DONAtOrE

di Alessandro

de Fazio

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NOIinFIDAS 2/2015 17GIOrNAtA mONDIALE DEL DONAtOrE

Giuliano Grazzini, il presidente FIODS (Fede-razione Internazionale Organizzazioni Donato-ri di Sangue) Gianfranco Massaro e la Presi-dente della 12 Commissione (Igiene e Sanità) del Senato della Repubblica Sen. Emilia Grazia De Biasi. “Apprezzamento e ammirazione per i donatori e per il loro senso civico, nonché per l’attività dei professionisti del settore” è stato espresso dal Ministro della Salute Beatrice Lo-renzin che ha voluto inviare il suo personale messaggio.

Nel corso del pomeriggio, tra i profumi e i sapori dei padiglioni di Expo, centinaia di donatori, provvisti di magliette e cappellini rossi, hanno continuato a proporre il proprio messaggio con lo slogan “Sorridi e dona il tuo sangue” attraversando cardo e decumano e fa-cendo sicuramente breccia nel cuore di chi non si è ancora avvicinato a questo gesto gratuito, volontario e responsabile. Perché il sangue do-nato è davvero linfa per l’albero della vita che ognuno, secondo le proprie capacità, deve pre-occuparsi di irrorare e alimentare con cura.

il sangue donato è la linFa dell’albero della Vita che ognuno, secondo le proprie capacità, deVe preoccuparsi di irrorare e alimentare con cura

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Alle radici dell’albero di Expo 2015

Dopo mesi di annunci e di attesa, nono-stante gli scandali accertati e le tappe d’arresto subite, grazie al frenetico

lavoro delle squadre di tecnici e maestranze, attive fino alle ultime messe a punto della vi-gilia, l’evento EXPO 2015 è stato inaugurato il 1° maggio come previsto. Milano ha aper-to i battenti a decine di migliaia di visitato-ri, imprenditori e curiosi, addetti ai lavori e semplici turisti che, entro il 1° novembre, data di chiusura, diventeranno milioni, secondo le previsioni.

L’Italia accoglie tutta questa moltitudine all’ombra (si fa per dire!) del grande “Albero della vita”, simbolo del proprio Padiglione nazionale, che si staglia per un’altezza di 37 metri all’estremità settentrionale del cardo, al centro del maggiore spazio open air dell’area. Come fu per la tour Eiffel nel 1889, edificata in occasione dell’Expo parigina, in memoria del centenario della rivoluzione Francese, anche la struttura reticolare di casa nostra è destinata a restare eretta anche dopo lo smantellamento dei padiglioni, non solo a ricordo della manife-stazione realizzatasi, ma anche per mantenere vivo il messaggio potente e suggestivo che essa rappresenta.

Realizzato dal Consorzio “Orgoglio Bre-scia”, su ideazione e disegno di Marco Balich, direttore artistico di Padiglione Italia, l’albe-ro è più che una scultura o un’architettura. È opera d’arte complessa e dinamica che racco-glie in sé le tipologie dell’installazione e del monumento, dell’edificio e della performance,

grazie agli effetti speciali e ai giochi di luce che percorrono l’acciaio e il legno della strut-tura rendendola viva, pulsante, mai simile a se stessa, facendone un elemento scenografico al passo con le più avanzate tecnologie dello spettacolo, perfettamente coordinato col ritmo dei getti d’acqua delle fontane che zampillano tutto attorno.

L’albero della vita ha radici profonde, e pro-prio da queste il suo messaggio trae il suo vi-gore e la sua dignità, imponendo all’osservato-re, oltre ad un comprensibile stupore emotivo, l’attenzione e il rispetto.

Una delle radici è quella antropologico-culturale. In linea con il titolo dell’intera ma-nifestazione: “Nutrire il pianeta, energia per la vita”, l’Albero della Vita è il simbolo della Madre Terra, appartenente ad ogni cultura: la forza Primigenia da cui tutto è scaturito. Nelle tradizioni popolari l’albero rappresenta una delle fonti da cui attingere nutrimento. Le piante costituiscono ancora oggi il 70% del-le risorse alimentari del nostro pianeta e più dell’80% della dieta umana; una trentina di colture coprono il 95% del fabbisogno ener-getico alimentare umano e solo cinque di esse - riso, grano, mais, miglio e sorgo - ne forni-scono il 60%; la coltivazione quindi è tuttora l’attività primaria dell’umanità per il nutri-mento di uomini e animali. Tuttavia, gli effetti dei cambiamenti climatici stanno riducendo la produttività agricola e, con essa, la stabilità e il reddito in molte zone che già soffrono di alti livelli d'insicurezza alimentare.

di Carlo Maccanti, docente di Arte e iconografia cristiana

18 NOIinFIDAS 2/2015GIOrNAtA mONDIALE DEL DONAtOrE

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Da questa radice se ne dirama quindi una più specificamente etica. Guardare all’albero è recuperare l’essenza del nostro essere creature, custodi e non usurpatori dei doni presenti nel-la natura. È invito a un’economia sostenibile, a uno sviluppo responsabile, a una riconside-razione dei fabbisogni alimentari di ciascuno e a politiche orientate verso una giustizia re-distributiva (a tal proposito, come ci ricorda la Leggenda Perugina, lo stesso Francesco d’As-sisi soleva ripetere: “ho preso sempre meno di quanto mi bisognasse, allo scopo di non intac-care la parte dovuta agli altri poveri. Fare di-versamente sarebbe rubare”.)

L’altra radice, più squisitamente artistica, affonda invece saldamente nella più nobile tradizione del patrimonio figurativo italiano. Il design che ne caratterizza la struttura, sobrio nell’apparente complessità geometrica, ha già incontrato l’apprezzamento praticamente una-nime della critica che lo ha indicato come un raffinato esemplare della creatività dell’italian style. Balich, opportunamente, non ha però creato ex nihilo, mutuando il disegno e lo slan-cio vitale dell’enorme chioma floreale dallo schema della piazza del Campidoglio a Roma. Il rigoroso e complesso intreccio di linee curve e losanghe fu realizzato nel 1537 da Michelan-gelo per Papa Paolo III Farnese quando questi gli chiese di progettare, oltre agli edifici, an-che tutta la sistemazione urbanistica del Colle. Per armonizzare in uno spazio urbano l’area trapezoidale del piazzale antistante, il genio di Caprese concepì così un prodigio di geometria, inscrivendo la trama a corolla dentro un’ellis-se, a differenza della traduzione dell’attuale struttura milanese che, più semplicemente ri-percorre un andamento circolare. L’impianto ovale, forma ancora ricca di risonanze arcane in quegli anni, prima che il barocco di lì a poco se ne impossessasse, facendone un vezzo deco-rativo e inflazionato, alludeva all’ombelico del mondo, l’antico omphalos pagano, in cui i due assi (in rapporto di 3 a 4), rimandavano alla contrapposizione tra terra e cielo, traducendo-si poi, secondo l’umanesimo cristiano, nel rap-porto tra corpo e spirito. Il complesso schema a dodici punte (prodotto di tre per quattro) che

Michelangelo vi inscrisse, risulta quindi tutt’al-tro che casuale, consentendo la fusione delle simbologie astronomiche legate al numero do-dici (i mesi dell’anno e le ore del giorno e della notte) con quelle cristia-ne (le tribù d’Israele ed il numero degli Apostoli). Il numero dodici divie-ne così rappresentazione della Chiesa universale.

È forse per questo che, ancora oggi, l’enor-me stella a dodici punte dell’albero dell’Expo rie-sce a suscitare nelle gene-razioni odierne, di tradi-zione cristiana e non, un richiamo antico e nobile, evocando un messaggio

di portata universale, più eloquente di quan-to non riesca (ahimé!) alla splendida “Ultima cena” del Tintoretto, addossata ad una parete del Padiglione della Santa Sede situato lun-go il decumano del villaggio. La tela del tar-do rinascimento veneziano finisce infatti per apparirci una scelta avulsa in mezzo a tanto minimalismo d’allestimento, come una vecchia signora che sfoggia un gioiello prezioso in una capanna.

NOIinFIDAS 2/2015 19

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Filatelia e donazione di sangue

Il 14 giugno è una data cara per tutti i do-natori di sangue: dal 2004 è infatti stata istituita la Giornata mondiale del donatore di sangue proclamata dall’Organizzazione

Mondiale della Sanità. La scelta è ricaduta su questo determinato giorno in quanto data di nascita di Karl Landsteiner (fig. 1), biologo au-striaco che per primo scoprì i gruppi sangui-gni dell’uomo agli inizi del Novecento e che gli valsero il premio Nobel per la medicina nel 1930. La grandezza di tale scoperta è da ricer-carsi nella successiva diffusione delle trasfusio-ni di sangue, che fino ad allora erano molto pericolose proprio a causa dell’impossibilità di determinare la compatibilità di sangue tra do-natore e ricevente.

Quest’anno, in occasione della Giornata mondiale del donatore di sangue, l’Istituto Po-ligrafico e Zecca dello Stato in collaborazione con il CIVIS, ha emesso un francobollo comme-morativo dedicato alla Giornata (fig. 2). Il fo-glietto è da 0,80 € con una tiratura di 800.000 copie e il francobollo raffigura un albero le cui fronde si ramificano come arterie e vene (in blu e rosso), dalle quali si sviluppa come frutto una goccia di sangue. In alto è situata la scritta “Giornata mondiale del donatore di sangue”, su uno sfondo che sfuma dall’azzurro al ros-so. Nella parte destra e in basso del foglietto sono posti i loghi di Avis, FIDAS, Fratres e Cro-ce Rossa su sfondo bianco e con un richiamo all’albero già citato.

In Italia non è la prima volta che la donazio-ne di sangue viene celebrata in filatelia: risale al 26 ottobre 1977 il primo ed unico altro ri-chiamo al nobile gesto, con una serie di due francobolli rispettivamente da 70 e 120 delle vecchie lire (fig. 3 e 4).

A livello internazionale invece, il primo pae-se a dedicare un’emissione al tema della dona-zione di sangue è stata l’Ungheria nel 1942 (fig. 5), composta da una serie di quattro francobol-li, i cui proventi di vendita furono devoluti alla Croce Rossa Ungherese. Il termine “Véradás” si

20 NOIinFIDAS 2/2015GIOrNAtA mONDIALE DEL DONAtOrE

traduce con “donazione di sangue”. Si dovrà attendere fino al 1951 per un se-

conda dedica alla donazione: precisamente in Finlandia ne venne emessa una serie di tre (fig. 6), e in maniera similare all’Ungheria, il rica-vato fu destinato alla Croce Rossa. Nei tre fran-cobolli sono rappresentati una medaglia del donatore, una persona nel momento della do-nazione assistito da un’infermiera e l’ingresso di un ospedale di Helsinki. I termini “Veripal-velu” e “Blodtjänst” significano letteralmente “servizio di sangue”, in finlandese e svedese, le due lingue ufficiali del paese.

Altri paesi hanno invece anticipato la strada intrapresa quest’anno dall’Italia, celebrando la Giornata mondiale del donatore di sangue nello stesso anno dell’istituzione di questa ri-correnza: tra i primi in assoluto l’Algeria e lo Sri Lanka che nel 2004 hanno ricordato questa data importante (fig. 7 e 8).

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di Giuseppe Natale

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12 giugno: One nation One donation

Ancora una volta il Trio Medusa ha vo-luto sostenere il dono del sangue insie-me a FIDAS. Il 12 giugno dagli studi di

Radio Dee Jay l’appello a promuovere la do-nazione di sangue e emocomponenti. A Tori-no, Milano, Udine, Parma, Genova, Bologna, Vicenza, Roma, Bari, e Gela i donatori non si sono fatti attendere. Molti di loro già abituati a rimboccarsi le maniche, molti altri alla pri-ma volta in un Servizio Trasfusionale, in un’U-nità di Raccolta o in autoemoteca. E mentre giovani e meno giovani, in tutto oltre 350, si sono alternati in questa staffetta di solidarietà, dagli studi di Roma Furio, Giorgio e Gabriele hanno ospitato Marsha De Salvatore, un’attri-ce americana che gira l’Italia con il suo spetta-colo per raccontare in modo ironico la realtà della sua malattia: la talassemia. Statuniten-se, nata e cresciuta a Cincinnati (Ohio) da ge-nitori calabresi, da più di 10 anni Marsha vive a Roma, dove fa l’attrice comica, l’insegnate di inglese e la giuda turistica. E a volte le tre cose insieme. Ma siamo riusciti ad incontrarla e ci ha raccontato la sua storia con generosità ed entusiasmo.

di Cristiano Lena

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Bari

gela

Bologna

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Tra le tante attività che porti avanti, qua-le ami di più?

La cosa che amo di più è fare l’attrice. Por-to avanti due progetti: uno è Romes Comedy Club, uno spettacolo di ‘stand up comedy’ in inglese una volta al mese, l’altro progetto è “DM55: non si può cavare il sangue da una rapa”, in cui parlo della mia vita con la talas-semia tra comicità e dramma. È uno spettaco-lo con cui sto viaggiando per l’Italia sia nelle scuole sia nei teatri.

Ce lo puoi raccontare nell’attesa che ti veniamo a vedere dal vivo?

Comincerei così “Marsha De Salvatore, una ragazza italo-americana anzi calabro-america-na, racconta la sua storia, quella di una ragaz-za come tante, figlia di genitori emigrati che però conservano le tradizioni meridionali no-nostante la lontananza dalla terra d' origine. Marsha come tante ha la testa piena di sogni, ma anche l’anemia mediterranea, una malattia che la obbliga a sottoporsi a trasfusioni di san-gue frequenti. Volutamente ha tenuto nascosta la sua malattia, fin quando ha compreso che grazie a tante persone che oggi hanno donato il sangue Marsha può condurre una vita nor-male.”

Proprio da questa consapevolezza è nata l'i-dea di mettere in scena la mia vita, sperando di sensibilizzare le persone a donare il san-

gue, ma puntando soprattutto a dare dignità a quanti, come me, sono affetti dalla talassemia. Dm55, Non si può cavare sangue da una rapa, è un modo simpatico per affrontare il tema della malattia.

Come hai vissuto il rapporto con la talas-semia da quando eri piccola ad oggi? In che modo è cambiato il tuo modo di affrontar-la?

Per 30 anni l’ho tenuta nascosta. Mia ma-dre è calabrese, e nella cultura calabra, non si parla dei problemi, si tenta sempre di na-scondere cose del genere, per paura di essere giudicati. Quando mi sono trasferita a Roma mi sono trovata con la mia prima situazione di mancanza di sangue. Mi ha fatto riflettere sul-la dipendenza della mia vita dagli altri, ma se nessuno avesse saputo della mia malattia come avrei fatto a vivere? A quel punto ho comin-ciato a parlarne con gli altri ed ora finalmente mi sento libera. Molti giorni sono difficili, ma cerco di impegnare ogni singolo giorno, con il lavoro, con lo sport, con gli amici. Anche per-ché “stare giù” comunque non mi aiuta, e poi comunque perderei minuti, ore, giorni per go-dermi la bellezza della vita.

Il tuo spettacolo racconta in modo iro-nico la tua situazione di salute. Qual è la reazione del pubblico che ti trovi davanti?

La reazione del pubblico è un’ora di alter-ne emozioni un po’ come le montagne russe: momenti alti e poi bassi. Lo spettacolo è a sor-presa…sul palco sono subito l’attrice che in-terpreta un ruolo comico, ma poi subito dopo divento madre di una figlia malata con poche prospettive di vita e poi ancora torno all’uni-versità. Lo spettacolo è studiato per far ridere il pubblico, ma anche per dare i giusti spunti di riflessione. E con un finale che lascia portare fuori dal teatro il messaggio dell’importanza di

da guardare http://www.youtube.com/watch?v=sSETtPrXg50 Trailer dello spettacolo Dm55, Non si può cavare sangue da una rapa

22 NOIinFIDAS 2/2015EVENtI

Intervista a marsha De Salvatore

Bologna

Vicenza Bari

torino

Page 23: Noi in FIDAS - luglio 2015

NOIinFIDAS 2/2015 23EVENtI

donare il sangue. Vuoi lanciare un messaggio ai donatori

di sangue?Nella mia vita ho fatto tante cose. Da bambi-

na mi piaceva giocare con la Barbie, mangiare al fast-food e dare fastidio ai miei fratellini; da adolescente ero ribelle, mi vestivo dark e usci-vo ogni weekend con i miei amici; poi mi sono laureata in moda e ho lavorato per un grande negozio; ho viaggiato in tutti gli States, in Ca-nada, in Europa e ballato a un full moon party; ho studiato italiano a Perugia e poi mi sono trasferita a Roma dove faccio l’attrice. Tutto questo è stato possibile, grazie ai donatori di sangue.

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SAN GIOVANNI

REGIONECALABRIA

CITTÀ DIREGGIO

CALABRIA

PROVINCIA DIREGGIO

CALABRIA

LEGA NAVALEITALIANA

SEZIONE DIMILAZZO

LEGA NAVALEITALIANA

SEZIONE DIVILLA SANGIOVANNI

SIMTI

ANCI

AssociazioneNazionaleComuniItaliani

STRUTTURA REGIONALE DI COORDINAMENTO CENTRO REGIONALE SANGUECALABRIA

8A EDIZIONE - MEMORIAL CARLETTO LANCIAI

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EStAtE FIDAS 2015

gela

Page 24: Noi in FIDAS - luglio 2015

Valle d’Aosta

fidas Valle d’[email protected] - 0165 552196

Piemonte / www.fidasadsp.it

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FIDAS - Bergamo www.fidas.bergamo.it - 035 244555

ASDS - Cesano Bosconee-mail: [email protected] - 348 7645489

Friuli Venezia Giulia

ADVS - Monfalcone [email protected] - 0481 487657

GADAS - [email protected] - 0431 928635

ADS - Triestewww.adstrieste.it - 040 764920

AFDS - Udinewww.afds.it - 0432 481818

ADVS - [email protected] - 0481 630848

AFDS - Pordenonewww.afdspn.it - 0427 51472

Veneto / www.fidasveneto.it

FIDAS POLESANA - [email protected] - 0426 23267

FIDAS - Trevisowww.fidastreviso.it - 0438 998360

FIDAS - Padovawww.fidaspadova.it - 049 8760266

FIDAS - Veneziawww.fidasvenezia.it - 333 1390880

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FIDAS - Vicenzawww.fidasvicenza.com - 800979000

AFDVS - [email protected] - 0439 883359

Liguria

FIDAS - Genovawww.fidasgenova.it - 010 8314855

FIDAS - [email protected] - 0183 296395

ACDVS - Chiavarihttp://digilander.libero.it/acdvs - 0185 300008

ADS Val Bormida - Cairo [email protected]

Emilia romagna / www.fidas-emiliaromagna.it

ADVS FIDAS - Bolognawww.fidas-advs-bologna.org - 051 6350330

ADVS FIDAS - Ravennawww.advsravenna.it - 0544 404817

ADSA FIDAS - Parmawww.adas-parma.it - 0521 775044

ADVS FIDAS Ferrara - Renazzowww.advsfe.altervista.org - 051 900767

toscana

FIDAS - [email protected] - 0584 1786653

ASS. DONATORI SANGUE FIDAS FORNACI DI BARGA (LU)[email protected] - 347 5313297  ASS. DONATORI SANGUE FIDAS MISERICORDIACAPALLE (FI)[email protected] - 338 6237275

Abruzzo

FIDAS - Pescarawww.fidaspescara.it - 085 28221

FIDAS - Teramowww.fidasteramo.it - 0861 415460

VAS - L’Aquilawww.donatorisanguevasaq.org - 328 9214338

FIDAS CUORE - Giulianovawww.fidascuoregiulianova.it - 085 8020478

Lazio

EMATOS FIDAS - Romawww.ematos.it - 06 6837817

ADVS OPBG - Romawww.advsopbg.com - 06 6833793

GDS “Carla Sandri” - Romawww.gdscarlasandri.it - 06 77056788

ASS. VOLONTARI POLICLINCO TOR [email protected] - fax 06 20900597

DONATORI DI SANGUE ROMA EST ONLUS - [email protected] - 06 23188708

ASS. EMA GLI AMICI DI NINO MANFREDI - Frosinonewww.emaninomanfredi.it - 0775 407223

molise

fidas [email protected]

Sardegna

fidas [email protected] - 079 787498

ASSOCIAZIONE SARDA DONATORI DI SANGUE SULCIS IGLESIENTE - [email protected]

Campania

FIDAS ATAN - Napoli [email protected] - 081 5955581

FIDAS PARTENOPEA - Pomigliano D’Arcowww.fidas-partenopea.it - 081 8033490

ADVS - [email protected] - 328 6942613

ADVS PROVINCIALE Caserta - Santa Maria Capua [email protected] - 328 9529047

ADVS - Marcianisewww.advs-fidasmarcianise.it - 334 7768251- 329 9637381

Puglia

FPDS - Bariwww.federazionepugliesedonatorisangue.it - 080 5219118

ADVS MESSAPICA - [email protected] - 3351814822

FIDAS - [email protected] - 099 4713334

FIDAS LECCESE - Galatonewww.fidasleccese.it -0833 862500

FIDAS DAUNA - San Marco in [email protected] - 0882-833857

Basilicata

FIDAS BASILICATA - Materawww.fidas.basilicata.it - 0835 331502

Calabria

FIDAS - Paolawww.fidaspaola.it - 0982 582654

ADSPEM PIANA - [email protected] - 0966 939627

ADSPEM - Reggio Calabriawww.adspem.it - 0965 393822

LADoS ASS.DON.SANGUE LOCRIDE - Marina di Gioisa Jonicawww.ladosgioiosa.it - 0964 416895

ADVST - [email protected] - 0964/21826

Sicilia

ADAS - Agrigentowww.adas-agrigento.it - 0922 596588

FIDAS - Alcamowww.fidas-alcamo.it - 0924 26996

FIDAS - Caltanissetta www.fidascaltanissetta.it - 0934 592830

ADVS FIDAS - Cataniawww.advsfidascatania.it - 095 7411223

ADSF - Favarae-mail: [email protected]

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ADVS FIDAS - Palermowww.advspalermo.it - 091 587574

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