20
ANNO 5 - N. 4 - LUGLIO 2004 “... non di muri ha bisogno la Terra Santa, ma di ponti!” Giovanni Paolo II, Angelus Domini di domenica 16 novembre 2003

non di muri ha bisogno la Terra Santa, ma di ponti!” · RELIGIOSI a lavorare INSIEME, per costruire PONTI di DIALOGO e di SOLIDA-RIETA', tra fedi, etnie e culture diverse. Quindi…ABBATTERE

Embed Size (px)

Citation preview

ANNO 5 - N. 4 - LUGLIO 2004

“... non di muri ha bisogno la Terra Santa,ma di ponti!”

Giovanni Paolo II, Angelus Domini di domenica 16 novembre 2003

2

S O M M A R I OCARI AMICI...Plesio (Como), dicembre 2003

PONTI, NON MURI!Il nostro "VECCHIO-GIOVANE" PAPA, Giovanni Paolo II, l'ha detto all'Angelus di

domenica 16 novembre 2003, proprio il giorno prima della visita di Sharon in Italia: “LaPalestina NON ha bisogno di MURI, MA di PONTI!".

Il PONTE DI MOSTAR, ricostruito in questi mesi, è il simbolo che "SPROFONDO" siè scelta fin dall'inizio. E, nell'articolo 2° dello STATUTO della nostra Associazione,costituitasi il 25 luglio 1994, si afferma:

"…L'Associazione Sprofondo intende promuovere la pace attraverso:- il riconoscimento e la tutela dei diritti umani contemplati nella Dichiarazione deiDiritti dell'Uomo;- la promozione dell'interculturalità, dell'interetnicità, della interreligiosità, consi-derate come risorse per la crescita individuale e sociale;- il superamento delle frontiere e l'abbattimento dei muri tra i popoli, nei popoli e ilconsolidamento, la ricostruzione e la costruzione di "ponti" tra gli uomini…".Siamo contenti che il PAPA ci abbia COPIATO!Veramente la BIBBIA l'aveva detto… un po' prima di noi!San Paolo, verso l'anno 61 (0061!), al capitolo secondo della sua lettera ai Cristiani di

EFESO, scrive: "…CRISTO e' la nostra PACE! Egli ha fatto dei due UN POPOLO SOLO,abbattendo il MURO di separazione che era frammezzo, cioè l'INIMICIZIA…".

Vogliamo anche noi essere "SMURATORI" e "PONTARI", ossia smontare i muri e conle pietre costruire ponti!

Proprio sul ponte di VRBANJA, a SARAJEVO, 10 anni fa, il 3 ottobre 1993, GABRIE-LE MORENO LOCATELLI, un volontario comasco di CANZO, perdeva la vita, colpito daun cecchino.

Insieme a quattro altri "COSTRUTTORI DI PACE", voleva realizzare un PONTEMORALE CORPOREO, tra gli aggressori e gli aggrediti.

Gabriele, dopo la marcia che facemmo a Sarajevo nel dicembre 1992, era rimastonella capitale della Bosnia per essere fisicamente VICINO AI "PIU' ULTIMI": bambi-ni, vecchi, ammalati. Con nelle mani ACQUA E PANE: NON FUCILE E PANE!

LA CROCE, su cui CRISTO e' stato inchiodato, forma, insieme al suo CORPO, un DOP-PIO PONTE: uno VERTICALE, tra DIO E NOI, e l'altro ORIZZONTALE, tra UOMOE UOMO.

Sempre Giovanni Paolo II, domenica 23 novembre 2003, ha invitato tutti i CAPIRELIGIOSI a lavorare INSIEME, per costruire PONTI di DIALOGO e di SOLIDA-RIETA', tra fedi, etnie e culture diverse.

Quindi…ABBATTERE MURI E COSTRUIRE PONTI, INSIEME, COCCIUTAMENTE…"SPROFONDO" sta portando avanti la maggior parte dei PROGETTI, come leggerete

di seguito, GRAZIE alla testarda generosità' di voi BENEFATTORI e al lavoro gene-roso dei VOLONTARI, italiani e locali, sempre più determinati e in aumento.

Abbiamo avuto la gioia di aiutare un numeroso gruppo di contadini, portando inBOSNIA un centinaio di MACCHINE AGRICOLE dismesse dall’ERSAF, ente dellaREGIONE LOMBARDIA, che ringraziamo.

Tramite i frati FRANCESCANI e alcuni SINDACI, sono state distribuite a FAMI-GLIE DI TUTTE LE ETNIE, con l'obbligo di "pagarle" prestando servizi alla comunità'.

Stiamo collaborando anche con il VESCOVO SERBO-ORTODOSSO di BIHAC, KRI-SOSTOM JEVIC', per costituire un OSTELLO PER I GIOVANI, ANCHE CATTOLI-CI!...

COME HO DETTO NEL NUMERO DI DICEMBRE 2002, vogliamo aprirci, oltre cheall'EST, anche al SUD del MONDO. SONO STATI OSPITI A PLESIO il VESCOVOAUSILIARE DI BUENOS AIRES, MONS. JOAQUIM SUCUNZA (A GENNAIO) e unsuo parroco, padre "PEPE" (IN SETTEMBRE).

QUESTA ESTATE ricambieremo la visita. OLTRE AI POPOLI colpiti dalla ferociadella GUERRA, vogliamo "frequentare" pure i popoli impoveriti dalle MULTINAZIO-NALI FINANZIARIE PERVERSE!...

INSIEME A VOI, VICINI AI "POVERI-CRISTI", ANCHE NEL 2004, il 10° ANNODI ATTIVITÀ' DI "SPROFONDO"…per NON SPROFONDARE.

TOGLIENDO MURI E COSTRUENDO PONTI ANCHE QUI, nella nostra vita quoti-diana.

BUONA CONTINUAZIONE A TUTTI!

Don Renzo ci scrive 2

Sprofondo: Occhi, cuori,mani e braccia 3-4

Progetti: lo stato dell’arte5-6-7-8

Accordi di pace 9

I “volti” della pace 10

Parlando di Bosnia edErzegovina 11

Testimonianze dai campi divolontariato 12-13-14

Sarajevo, città al croceviaculturale del mondo 15

Attività del gruppo responsabiledel magazzino 16

Aiuto svizzero allapace in Bosnia 17

A piccoli passi 18-19

Comunicazioni 20

IMMAGINI:Le foto pubblicate alle pagine6, 7, 8 in basso, 12, 13, 16, 17, 19appaiono per gentile concessionedell’autore Christian Piana.

Incontrate Sprofondo!!!Oggi anche in internet:

www.sprofondo.it

contatti,news, foto,progetti...

3

"Io sono cittadino del mondo. Là dove vado, mi sentocittadino di quel posto".Parole sante, Angelo, bella sensazione.Parlare di 10 anni di Sprofondo equivale a far sgorga-

re un flusso ininterrotto di emozioni, di idee, di sguardi.Sento di aver bisogno di un Angelo che con i suoi occhida bambino e la sua cadenza gioviale mi aiuti a rac-contare e a domandarmi: perchè? Un compleanno infondo è sempre un incrocio di gioia e di malinconia.Tra il 1992 e il 1993, la preistoria, il concepimento.

Siamo ad una riunione in parrocchia a Caversaccio emanca poco alla partenza di Mir Sada. Domenica dipassione. C'è Renzo, Anna, Angelo, Matteo, Gigi,Giuseppe, Annino, Luca, Clara, Giampietro, ul Culumbche brontola, siamo una trentina in tutto. C'è tensione,in tutti i sensi: ideale, ma anche emotiva e organizzati-va. Si parla di 10.000 persone che vogliono andare inBosnia a fare interposizione non violenta. Quanta inge-nuità, quanta follia, quanta saggezza secolare, forse,condite con un po’ di protagonismo e di voyerismo. Lasensazione è quella di andare nell'ombelico del mondoe della storia, senza presunzione.Quella stessa sensazione ce l'abbiamo rinsaldata, for-

tissima, due mesi dopo, a Montemezzo, al ritorno. Lamotivazione si respira nell'aria in quella riunione: iBalcani scatenano energie diverse.E parte la serie delle riunioni, dei confronti, prima rada

e informale, poi sempre più frequente e strutturata.L'idea dell'associazione nasce da un motivo banale:intestarsi un pullman. Il nome prende spunto da unatrasmissione sull'Italia che cambia: "Profondo Nord".

L'esigenza è quella di reagire e l'intuizione di donRenzo dà corpo, gambe e soprattutto anima a questavolontà diffusa.Il profondo scoramento causato dall'abbattimento del

ponte vecchio di Mostar ci porta ad eleggerlo a nostroemblema.Il 25 luglio 1994 è il giorno della nascita.Fino ad allora Sarajevo era rimasta un simbolo. Nei

mesi seguenti diventa il fulcro della nostra attività:prima con convogli quantomeno a rischio, da maggio1995 sede stabile con presenza costante di operatoriitaliani e bosniaci. Il salto di qualità è enorme: la gentedi Sarajevo si accorge presto della nostra presenza edello spirito puro dei nostri volontari. Ciò si traduce instima, in rispetto e in fiducia, a livello popolare e istitu-zionale. Nei durissimi 4 mesi finali della guerra,Adrianoe don Renzo sono lì. Chi è stato conloro, senza motivo di lavoro, sotto lebombe e i rischi quotidiani, non puòavere secondi fini."Mostari" è il nostro appellativo,

costruttori di ponti. Tantissimi ne ven-gono creati tra Italia e Bosnia, maquelli più ambiziosi e arditi sono quelliin Bosnia, tra persone di ceto, di reli-gione e di etnia diversa, quasi unabestemmia in certi momenti storici.Nascono anche i gruppi di collabora-

zione dove, con un'immane fatica, tra-duciamo aiuti in lavoro, dopo ore e oree ore di discussione democratica.La guerra è finita, Deo gratias, ma la

devastazione è totale e il lavoro è soloapparentemente più semplice.E' il tempo dei grandi progetti. Le ado-

zioni a distanza creano legami tuttoraattivi grazie all'animazione vivace diAntonia, Annalisa e Titta. La cura diammalati gravi e anziani introduce unconcetto nuovo: si può "adottare" unapersona in serie difficoltà; i piloni diquesto ponte umano sono saldissimi: ilgruppo di Giuseppe, Pietro, Eugenio,Chiara, Milena, Emilia, Alessandra,Augusta, Teresa e tanti altri ha unaperseveranza quasi diabolica nel crea-re ponti tra chi ha bisogno di aiuto e chipuò darlo. Si costituisce un corrispetti-vo altrettanto deciso sull'altra spondadell'Adriatico. La segreteria e la conta-bilità non sono aspetti secondari,anche se poco ripaganti, e a questolavorano duro Armida, Teresio,

S P R O F O N D O :O C C H I , C U O R I , M A N I E B R A C C I A

SPROFONDO

10

AN

NI

4

Antonio, Arturo, Marcello e Milena.100 ragazzi di Sarajevo vengono in Italia per un mese:

è il prodromo degli scambi tra studenti, linfa vitale dellasocietà, sul quale l'associazione “Sarà-jevo” prima e il“Gruppo 360Gradi” in seguito decidono di puntare. E' ilfilo conduttore anche della scelta delle sedi bosniache:prima la scuola alberghiera e poi quel "folle sogno" delCentro Studentesco Internazionale, una scommessavisionaria:recuperare 9.000 m² di un ex seminario fran-cescano distrutto dalle bombe al fosforo e restituirlo aigiovani di Sarajevo che bramano di poter restare. E'ancora Renzo a vedere lontano, ma ci credono forte-mente anche Mariella e gli amici di Zimviè, le centinaiadi volontari nei campi di volontariato, Shaboot,Rambood e le famiglie della Banca del Lavoro.E' il frutto di tanta passione, di incontri nei gruppi, nei

consigli, nelle assemblee, di un volantinaggio ossessi-vo e ostinato, di giornalini, di bancarelle, dei mercatinie degli spettacoli di Giovanni, di un libro diffuso che èin sè un caso editoriale, di alti e bassi, esaltazioni,arrabbiature e orgogli. E' un concentrato di contributocollettivo e di spinte individuali, del sostegno di miriadi

di persone vicine e lontane che spessonon vedono, ma intuiscono lo spesso-re dell'opera, di enti che fiutano lastraordinaria opportunità di sostenereuna realtà così radicata tra la gente: laCaritas, lo SFOR, la Chiesa, l'UnioneEuropea, le FS e molti ancora.I convogli non si fanno più a suon di

furgoncini, abbiamo un TIR che viag-gia a cadenza mensile guidato da Ugoe Adriano. Trasporta cibo, vestiti,materiale d'igiene, pacchi famiglia, far-maci, fotocopiatrici e computer e tantoaltro. Le idee non si reggono sulle soleparole.Migliaia di ragazzi di tutto il mondo

scoprono la via di Sarajevo, alloggianonelle famiglie, lavorano, tornano e siincontrano. Scaturiscono forti gruppiterritoriali che "clonano" Sprofondoqua e là per l'Italia e non solo.Nascono il nucleo di Imperia, quello diBologna e Pesaro, quello svizzero.A Sarajevo vivono a lungo Adriano,

Matteo, Cecilia, Andrea, Jenny, Mauroe affiancano don Renzo e il gruppolocale con Bruno, Hajrija, Devdeta,Dzanna, Nermina e tanti, tanti altri.Sono gli anni del dopo-Dayton. La

guerra ha creato voragini enormi.Quello statuto che con tanta faticaabbiamo scritto è una prateria immen-sa da percorrere.Mesi che sembrano anni: il tempo

viene percepito stranamente, a volte.E' la fine del 1999 quando don Renzolascia Sarajevo, almeno fisicamente,SPROFONDO

10

AN

NI

per riprendere l'attività parrocchiale in Italia. Nasce uncomitato di gestione locale che 3 anni dopo diventeràassociazione. I Francescani, presenza millenaria inBosnia, forniscono un saldo ancoraggio.In Italia, Caversaccio di Valmorea è stato a lungo il

nostro centro di attività grazie all'ospitalità della fami-glia Graziato: lì gli incontri, gente che transita da ognidove, persone che lì vivono come Renato e Ilir, ledonne capitanate da Pinuccia che selezionano i vestiti.Necessità logistiche ci hanno suggerito un trasferimen-to presso la famiglia Pagani ad Appiano Gentile nelcorso del 2003. Fioriscono anche le partecipazioni aCoordinamenti: da quello per i profughi e gli immigrati,al Coordinamento Comasco per la Pace, al CAV forKosovo, nostro braccio operativo nell'altro fronte balca-nico. Gli ASI (Servi Inutili) e l'ARPA (Regina Protettricedella Pace) ci supportano nel trasporto del materiale.Partono microprogetti che vogliono dare autonomia

economica ai destinatari. Giampietro sostiene capar-biamente l'idea di un allevamento di galline ovaiole.L'aria che tira è quella di un'esigenza di indipendenzaanche organizzativa e questo favorisce la nascita di unsoggetto autonomo a Sarajevo: Bezdan, traduzionequasi fedele di Sprofondo, che conduce direttamente leredini dei rapporti con volontari ed enti fino a lanciare,nel 2004, un grande progetto per 200 disabili in colla-borazione con Pane di Sant'Antonio, ANPAS e UnioneEuropea.In questa linea si situa anche il progetto agricoltura,

che trasferisce un centinaio di macchinari agricoli usati,donati dalla Regione Lombardia, per i contadini delnord della Bosnia, con un immane lavoro di prepara-zione che coinvolge molti volontari.Siamo ormai ai giorni nostri: di storie, di persone ne

sono passate tantissime e tutte diverse. La sensazionechiara è che nulla si è mosso senza che qualcuno dinoi lo facesse: può sembrare ovvio, ma non lo darei perscontato. E' la vita.Gli occhi di Angelo, insieme a quelli di Annalisa, Katia,

Gabriele, Pinuccia, Gaspare, Colombo, Natale eDante, ci hanno seguito e ci seguono con attenzione.Se questo ha cambiato la Storia, sta ad altri valutarlo,

di certo ha cambiato le storie di tutti noi, un noi colletti-vo che coinvolge affettuosamente tutti i protagonisti."Perchè tutto questo?" dicevamo. Forse per assapora-

re quell'amaro e faticoso gusto di sentirsi cittadini delmondo.

Lorenzo Dalle Avepresidente dell'associazione Sprofondo

Ringraziamo tutti i soci, i volontari, amici esostenitori che in questi 10 anni hanno condi-viso gli ideali e il lavoro di Sprofondo.

5

P R O G E T T I :L O S T A T O D E L L ’ A R T E

PROGETTO AGRICOLTURA

DATA INIZIO: 2002BENEFICIARI: contadini profughi ritornati nelle loroterre

Un centinaio di macchine agricole usate e dismessesono state donate dalla Regione Lombardia aSprofondo.L'Associazione, grazie al lavoro di molti generosisoci e volontari, ha provveduto alla loro sistemazio-ne.Con l'aiuto delle Ferrovie dello Stato, le attrezzatureagricole sono state inviate in Bosnia ed Erzegovina,dove sono state prese in carico dall'Associazionefrancescana "Pane di S. Antonio".

PUNTO DELLA SITUAZIONEI francescani, attraverso il metodo Banca delLavoro, hanno destinato i macchinari a contadiniprofughi ritornati nella loro terra d'origine e bisogno-si di attrezzature per poter ricominciare a lavorare.Le macchine agricole sono state inviate in sette siti,localizzati soprattutto nel nord della Bosnia.Ad ogni contadino che ha ricevuto attrezzatura agri-cola, i francescani hanno fatto firmare un contratto

in cui si stabilisce il valore dei beni donati e le ore dilavoro che i beneficiari dovranno destinare allacomunità per "pagare" i macchinari a loro conse-gnati.

OBIETTIVORilanciare l'economia rurale e favorire il rientro deiprofughi nei loro paesi d'origine

AIUTIAMO CON TUTTO IL CUORE

DATA INIZIO: 1995BENEFICIARI: anziani, ammalati, abbandonati(A.A.A.)

Questo impegno, iniziato tanti annifa e che nel corso del tempo haavuto vari cambiamenti, è diventatoil progetto di punta di Sprofondo.L'intervento, gestito da un’équipemedico-sanitaria, è qualificato, accu-rato e garantisce l’assistenza a40/45 persone.

SPROFONDO

PR

OG

ET

TI

6

PUNTO DELLA SITUAZIONELa composizione dei beneficiari cambia con unacerta frequenza proprio perché, trattandosi di perso-ne anziane e ammalate, spesso ci si deve confron-tare con il decesso di alcune di loro e quindi si prov-vede a inserire nuovi casi, segnalati da enti pubblicie privati di Sarajevo.

Anche sul fronte italiano questo progetto continua aessere 'coccolato' da un piccolo ma valente gruppodi volontari di Sprofondo; con costanza e dedizione,questi si impegnano nella raccolta di informazioni daSarajevo (anche attraverso periodiche visite, nelcorso delle quali vengono organizzati incontri con glioperatori e, soprattutto, con i cari anziani assistiti) emantengono vivo il rapporto con gli adottanti chesostengono (in alcuni casi da piu' di 8 anni!) il pro-getto.Diversi gruppi gemellati (ASI e ARPA) raccolgono inItalia e trasportano a Sarajevo pannoloni ed altro

materiale sanitario.

I ‘sarajevisti’, giovani e meno giovaniche negli anni hanno aderito aicampi di volontariato proposti daSprofondo, hanno potuto dare il lorocontributo facendo compagnia amolti di questi anziani. In alcuni casi,con veri e propri lavori di ‘restauro’,hanno pulito e imbiancato le lorocase, rendendole decisamente piùgradevoli e ospitali.

OBIETTIVONell’estate del 2003 l’AssociazioneBezdan di Sarajevo ha presentatoall’Unione Europea una richiesta perottenere finanziamenti che permetta-no di ampliare il progetto “Aiutiamocon tutto il Cuore”, consentendo adaltri anziani, ammalati, abbandonatidi avere un’assistenza qualificata. Agennaio 2004 il progetto è statoapprovato e da allora si sta lavoran-do per attuarlo, assumendo nuovopersonale e individuando inSarajevo le persone più bisognose diassistenza. Il progetto sarà finanzia-to per un anno dall’Unione Europeae prevede che Sprofondo continui asostenerlo economicamente comeha fatto fino ad ora.SPROFONDO

PR

OG

ET

TI

ALLEVAMENTODI GALLINE OVAIOLE

DATA INIZIO: agosto 2001BENEFICIARI: vedove in situazione economica pre-caria

Il progetto, partito dalla volontà di Sprofondo di crea-re attività economiche di autosussistenza, pur aven-do avuto qualche difficoltà, sta ottenendo discretirisultati.

PUNTO DELLA SITUAZIONEAll'inizio dell'autunno 2003, l’allevamento è stato tra-sferito da Lukavica a Tilava, un altro comune nellaparte serba di Sarajevo.Le donne che lo gestiscono continuano ad essere 4:una della precedente formazione e tre nuove.Le gabbie acquistate permettono l'allevamento di600 galline.

OBIETTIVOPotenziamento della produzione e della rete di com-mercializzazione delle uova. Ampliamento del pro-getto attraverso l'acquisto di altre gabbie.

MANUFATTI DI MAGLIERIA

DATA INIZIO: 2001BENEFICIARI: donne in situazione economica pre-caria

Un gruppo di donne profughe lavora da anni nellapreparazione di capi di maglieria (babbucce, maglie,cappellini) e centrini all’ uncinetto, che vengonovenduti sia in loco,ai volontari che vanno a Sarajevo,sia in Italia, in occasione delle bancarelle diSprofondo.

Sandra, fisioterapista di Bezdan Sarajevo,incontra un’anziana inserita nel progetto.

7

Questo mercato, che permette al gruppo di lavoro diottenere un arrotondamento delle proprie entrate, èaltresì un veicolo culturale che diffonde le tradizionie i costumi di questo territorio.

OBIETTIVOTrovare canali per poter diffondere, con maggiorecontinuità, questa simpatica modalità di sostegnodell'economia familiare e dello scambio culturale.

CENTRO DI ACCOGLIENZAPER ANZIANI AMMALATI

E NON ASSISTITI

DATA INIZIO: 1997BENEFICIARI: anziani, ammalati e non assistiti

All’inizio sembrava una grossa sfida: ricostruire unacasa di riposo in uno dei quartieri più colpiti dall’ul-timo conflitto, a pochi metri dalle prime linee. Oraquesto proposito si sta avverando. Nel quartiere diStup le suore di S. Vincenzo de’ Paoli stanno perospitare i primi anziani. Questo è stato possibile,oltre che per il contributo economico e lavorativodell’Associazione Sprofondo, anche grazie all’inter-vento di finanziatori austriaci. Quando le gocce d’acqua si uniscono, diventanotorrenti…!

PUNTO DELLA SITUAZIONELa scorsa estate e alla fine del 2003, alcuni nostrivolontari sono andati a Sarajevo e hanno potutoconstatare i progressi nella ricostruzione: è statoultimato l’impianto di riscaldamento e sono statiinstallati i servizi igienici; nel corso del 2004 si siste-merà la pavimentazione. Se i finanziamenti percompletare i lavori arriveranno puntuali, è probabileche entro l’anno lo stabile possa essere ultimato.

Successivamente sarà necessario raccogliere fondiper acquistare gli arredi. Per capire l’importanza diquesto Centro, è fondamentale sapere che sonosolo due le case di riposo per anziani in tuttaSarajevo, una statale e una privata.

CENTRO STUDENTESCOINTERNAZIONALE,PROVINCIALATO DI

"BOSNA SREBRENA”

DATA INIZIO: 1997BENEFICIARI: studenti universitari

L’edificio, nel corso dell’ultima guerra, ha subitogravi danni, rimanendo quasi distrutto in un incen-dio. Era proprietà dei Francescani prima del 1947,quando venne nazionalizzato dal regime comunista,ed oggi è tornato in loro possesso. IFrancescani, con l’aiuto di Sprofondoe di altri enti internazionali, hannoiniziato la ristrutturazione dello stabi-le, con l’intento di dar vita ad unCentro Internazionale Studentesco.Il lavoro per sistemare l’edificio èstato finora molto oneroso, ma hapermesso di ripristinare gran partedella struttura.La realizzazione di questo progettosarà per Sarajevo un segno concretodi carattere multietnico e multireligio-so.Il Centro verrà utilizzato dalla popo-lazione studentesca della BosniaErzegovina, ma anche da studentidell’Europa e del mondo intero,soprattutto studenti bisognosi e parti-colarmente dotati.La collaborazione tra i frati e i giova-ni potrà ispirare la realizzazione dialtri progetti ed attività: collaborazio-ne tra studenti ed Istituto per lariconciliazione e il dialogo fra religio-ni e culture, iniziative di ricerca stori-ca e scientifica, mass-media press,attività editoriali, progetti umanitari ecaritativi.

PUNTO DELLA SITUAZIONENel 2003 è stata completata la siste-mazione di un’intera ala del fabbrica-to, ottenendo 23 stanze per ospitare SP

ROFONDO

PR

OG

ET

TI

46 studenti. Alcune parti dell’edificio sono già utiliz-zate da diverse associazioni e grup-pi locali. I Francescani contano di ini-ziare a ospitare i primi studenti a par-tire dall’anno accademico 2004/05.

OBIETTIVOCollaborare nella raccolta fondi percontinuare la ristrutturazione delleparti ancora inagibili.

BORSE DI STUDIO PERSTUDENTI UNIVERSITARI

DATA INIZIO: 1997BENEFICIARI: studenti universitari

Nel progetto vengono inseriti studen-ti universitari scelti secondo i criteridella multietnicità, della multireligio-sità, del rendimento scolastico e delbisogno. Attualmente gli studenti delprogetto sono quindici e frequentanodiverse facoltà universitarie (medici-na, veterinaria, informatica, giuri-sprudenza, economia, psicologia). Incambio di una borsa di studioannuale messa a loro disposizione,essi si impegnano in attività sociali.Assecondando le proprie attitudini, sisono orgsnizzati in tre gruppi: uno sioccupa dell’animazione e del soste-gno scolastico a favore dei bambiniin difficoltà del quartiere; un altro

8

SPROFONDO

PR

OG

ET

TI

gestisce il magazzino dell’associazioneBezdan provvedendo allo stoccaggio e alladistribuzione di beni di consumo a famigliebisognose e istituti di assistenza della città; ilterzo gruppo è impegnato a promuovere ivalori della pace, della solidarietà e della con-vivenza nell’ancora difficile situazione dellaBosnia Erzegovina. Quest’ultimo gruppo staorganizzando, per il prossimo mese di ago-sto, una serie di iniziative a Sarajevo, nellaricorrenza del decimo anniversario di vita del-l’associazione Sprofondo e per diffondere ivalori della pace.Con gli studenti operano anche alcuni giova-ni volontari che testimoniano la validità delprogetto.Gli studenti delle borse di studio a loro voltafanno volontariato, perchè restituiscono piùore di lavoro di quelle previste.

OBIETTIVOArrivare a 20 borse di studio e garantire continuità aquelle esistenti.

COME PUOI AIUTARCIIl progetto è gestito dal gruppo 360Gradi di FiginoSerenza che si occupa di tenere i contatti con gliadottanti e di promuovere iniziative per la raccoltafondi. Il gruppo è formato da giovani coetanei deglistudenti di Sarajevo e in questi anni è nata tra loroun’amicizia solida e feconda.Un’importante iniziativa per finanziare e pubbliciz-zare il progetto è lo spettacolo “Accordi di Pace”,realizzato e presentato dal gruppo 360gradi.

Riunione tra il Consiglio Direttivo di Sprofondo e ilProvinciale e l’Economo dei Francescani di Sarajevo

9

A C C O R D I D I PA C C O R D I D I P A C EA C E"Ci sono tanti modi per dire "Pace":

è una melodia che accompagna i nostri sogni di futuro;è un’immagine di bambina che ci interroga con il suo sorriso;

è una canzone che già conosciamo ma che ancora ci chiede di avere coraggio;sono delle parole che chiedono di essere riempite di significato.

E' la tua risposta alla domanda di speranza."

In queste parole è racchiuso il significato dello spet-tacolo con il quale il gruppo “360gradi” vuole tra-

smettere un messaggio di Pace e di speranza. Ideatonel 2002, “Accordi di Pace” è stato presentato al con-vegno annuale del "Coordinamento Comasco per laPace" e in molte altre realtà della zona di Como e diMilano. Con il linguaggio della musica, delle immagi-ni e delle poesie, "Accordi di Pace" vuole essere uncammino di sensibilizzazione che accompagni lospettatore ad aprire lo sguardo verso il mondo: non èimportante che si tratti di Sarajevo, dell'Africa,dell'America Latina o del nostro stesso paese, l'im-portante è che ci si renda conto che accanto a noiesiste qualcuno che necessita del nostro aiuto e alquale non possiamo rispondere con indifferenza.Un percorso che, attraverso la memoria, sfoci in uninvito al cambiamento basato sull'amore, sulla spe-ranza in un mondo diverso dove la Pace, la non-vio-lenza, la solidarietà rappresentino il centro attorno alquale costruire un’umanità migliore.Lo spettacolo non ha fini di lucro, ma è uno "stru-mento" per incontrare e coinvolgere persone che,come noi, credono in questi valori e vogliono condivi-derli, nonché un’occasione per la promozione e ilsostegno del progetto "Borse di Studio per StudentiUniversitari di Sarajevo" promosso dall'AssociazioneSprofondo.Il lavoro svolto nell'ambito di questo progetto ha por-tato a creare un “ponte” tra la nostra realtà e quella diSarajevo, anche tramite le numerose iniziative discambio avute durante i nostri viaggi nella capitalebosniaca con gli studenti universitari beneficiari delprogetto Borse di Studio.E' importante ricordare il viaggio effettuato in Italia,nell'agosto 2003, dal gruppo degli studenti, nel qualesi è creato un vero momento di condivisione e di ami-cizia reciproca. Nel corso della loro permanenza, gra-zie alla partecipazione di molti, è stato possibile orga-nizzare numerose iniziative, tra le quali la presenta-zione dello spettacolo "Accordi di Pace".Da quest'ultima esperienza è nato il desiderio,sostenuto direttamente dagli studenti, di portare lospettacolo a Sarajevo nella prima settimana dell'ago-sto 2004. "Accordi di Pace a Sarajevo" rappresenta per noi

un’occasione molto importante per proporre il mes-saggio in cui crediamo, ma assume un ruolo ancorapiù rilevante se riportato alla richiesta degli studentiche, attraverso lo spettacolo, vogliono diffondere atutta la città di Sarajevo un messaggio di Pace, disolidarietà, di non-violenza.Sono ormai passati dieci anni dalla fine del conflittonella ex-Jugoslavia e dall'assedio della città diSarajevo e mai nessuna iniziativa di Pace è stata pro-posta apertamente a tutta la cittadi-nanza. Per queste ragioni noi e glistudenti siamo uniti nel perseguire lostesso obiettivo: scrivere insieme unapagina della "storia di Pace" diSarajevo. Altra motivazione alla basedi questa iniziativa è il decimo anni-versario della presenzadell'Associazione Sprofondo aSarajevo. Organizzare lo spettacolo"Accordi di Pace" nella capitalebosniaca rappresenterà il momentoper sottolineare questa presenza eper radunare le varie associazioni eorganizzazioni che si sono interessa-te e hanno lavorato per la rinascitadella città durante e dopo gli annidella guerra.Ci sembra importante sottolineareche una parte significativa nella pre-disposizione e nella promozione dellospettacolo sarà svolta dagli studentiche si occuperanno di organizzarenella città l'evento, coinvolgendo leistituzioni, i mezzi di informazionelocali e sensibilizzando la cittadinan-za.

Gruppo 360gradi

Per ulteriori informazioni sullo spet-tacolo "Accordi di Pace", il nostroindirizzo di posta elettronica è[email protected], oppure può esse-re contattato Stefano Tomaselli alnumero 339 6562525. SP

ROFONDO

36

0G

RA

DI

10

II ““VV OO LL TT II ”” DD EE LL LL AA PP AA CC EE31 Luglio - 5 Agosto 2003: Sarajevo tra noi

Quante volte la parola Pace è entrata nelle mieorecchie ed è rimbalzata nella mia mente alla

ricerca di una collocazione! Troppe volte forse ha dettotanto e non è stata niente. Altre volte, invece, il volerladalla propria parte l'ha stracciata alle esigenze delmomento. Dunque: cosa significa Pace e quali sono ivalori che in essa si celano? Una risposta chiara e molto concreta l'ho avuta duran-

te il viaggio organizzato dal Gruppo 360gradi per 12studenti universitari di Sarajevo, ospiti nel nostro paesedal 31 luglio al 5 agosto 2003. Studenti che fanno partedel progetto "Borse di studio", sostenuto dal Gruppo360gradi, e che ricevono 55 € mensili in cambio del loroaiuto a favore di bambini con gravi traumi dovuti allaguerra. Seppure per un breve periodo, la loro presenzatra noi ha originato innumerevoli esempi di Pace.

Primo fra tutti il fatto che questi ragaz-zi, che sono di etnie e religioni diverse,hanno formato un gruppo molto com-patto e affiatato e stanno "regalandoenergia" all'interno del “CentroInternazionale Studentesco" aSarajevo, soprattutto ai più piccoli.Viene da chiedersi se l'affiatamento ela sintonia creatisi non siano dovutiall'unione di tanta differenza. Credo sial'esempio concreto di quanto la diversi-tà porti ricchezza. Loro stessi ci diconoquanto sia importante per i bambiniseguiti constatare che si può stareassieme nel gioco, nello studio e neldivertimento indipendentemente dalcredo, dalla cultura o dall'etnia.Sono certo che questo esempio di vita

valga più di mille parole agli occhi diquei bambini che fin dai primi annidella loro vita hanno visto solo violenzae negazione della Pace. Loro sarannoil futuro di un paese dove odio e ranco-re crescono come gramigna e l'averedei modelli di convivenza non può cheservire da "diserbante" per far crescerela Pace.Ma non voglio fermarmi a Sarajevo

perché, in occasione di quella visita,anche all'interno del nostro paese edella nostra comunità ci siamo fatti"costruttori di ponti". Anche se le diffe-renze che ci contraddistinguono nonsono così marcate, sono stati tanti i

momenti in cui abbiamo toccato con mano cosa signifi-ca donare e ricevere con gratuità.Le famiglie hanno aperto le loro case e ospitato i

ragazzi col calore riservato a dei figli o a dei fratelli.L'associazione “terza età” li ha accolti preparando concura degli ottimi pranzi, così come si fa per i propri nipo-ti. L'Oratorio e la Parrocchia li hanno fatti sentire partedella comunità, mettendo a disposizione non solo ilocali, ma persone amichevoli e disponibili in tutto. IlComune, ed in particolare il Sindaco, hanno collabora-to attivamente per la buona riuscita del loro soggiornotra noi. Ognuno nel suo ambito e nella sua "diversità"ha dato il meglio di sé per portare alta la bandiera "mul-ticolore".Gli stessi ragazzi prima di partire ci hanno detto:

"Quando siamo arrivati facevamo parte di due gruppi:voi 360gradi, noi gruppo studentesco. Andiamo via checi sentiamo parte di uno solo".Voglio riportare alcune parole di Gandhi che a mio

avviso sono la traduzione di ciò che abbiamo vissuto:"Se credi che ciò che unisce gli uomini è più importan-

te di ciò che divide, se sai preferire la speranza al dub-bio, se l'ingiustizia che colpisce gli altri ti urta comequella che tu subisci, se per te lo straniero è un fratelloche ti è dato, se sai donare gratuitamente un po’ del tuotempo per amore, se sai accettare che un altro ti serva,se condividi il tuo pane e sai aggiungerci un pezzo deltuo cuore, se credi che un perdono vada più lontano diuna vendetta, se sai cantare la felicità degli altri e bal-lare la loro gioia, se sai accogliere e accettare un’opi-nione diversa dalla tua, se la collera è per te una debo-lezza e non una prova di forza, se guardi dal lato delpovero e dell'oppresso senza prenderti per un eroe, secredi che l'amore è l'unica forza di dissuasione, se crediche la pace sia possibile, allora la Pace verrà”.

Non possiamo e non dobbiamo dimenticare questigiorni trascorsi insieme, poiché in essi abbiamo vissutola Pace.Grazie a tutti per averlo reso possibile.

Stefano T.Gruppo 360gradi Figino SerenzaSP

ROFONDO

36

0G

RA

DI

11

Il primo documento scritto che parla della Bosnia è il:De administrando Imperio (Dell’amministrazione

dell’Impero), opera letteraria dell'imperatore, nonchéscrittore bizantino, Costantino Porfirogeneta. Questodocumento risale alla metà del X secolo. E’ importanteporre l'accento sul termine Bosnia che fu usato per l'in-tero territorio della Bosnia ed Erzegovina per un lun-ghissimo periodo della sua storia.Il termine Bosnia ed Erzegovina si radicò nel 1878,

quando la Bosnia, per mezzo del Trattato di Berlino, fuceduta in amministrazione temporanea all'Imperoaustro-ungarico.Dalla sua comparsa fino al 1463, la Bosnia ed

Erzegovina è stato un paese indipendente sotto ilnome di Bosnia ed è esistita in due forme legali e ter-ritoriali: come banato1 e come regno.Ci sono numerosi documenti scritti che confermano

che la Bosnia disponeva di attributi di paese ricono-sciuto fin dal passato più remoto. Uno dei documentipiù importanti è la carta del bano Kulin, che fu redattail 29 agosto del 1189. Tramite questo documento, ilbano Kulin, che era legislatore di Bosnia, permise aimercanti ragusei di commerciare liberamente in tutta laBosnia.Parlando del periodo medioevale, la Bosnia ebbe la

sua maggior crescita durante il regno di Tvrtko IKotromanic, che governò inizialmente come bano(1353-1377) e successivamente come primo regnantebosniaco (1377-1391). Mediante questa incoronazionela Bosnia assurse a regno.Con l'invasione da parte dell’Impero Ottomano del ter-

ritorio bosniaco-erzegovaro e la morte dell'ultimo rebosniaco Stjepan Tomasevic, la Bosnia perse la suaindipendenza. Sebbene la Bosnia mantenesse unasorta di identità politica e territoriale, non c'eranosegnali distintivi in senso proprio.Ma il momento storico in cui la Bosnia ed Erzegovina

rinnovò tutte le tracce perdute del vero paese fu laprima assemblea di ZAVNOBiH (il Consiglio popolarenazionale antifascista di Bosnia e Erzegovina) che sitenne il 25 novembre del 1943 nella cittadina diMrkonjic Grad (o Vrcar Vakuf). Fu proprio in quel gior-no che la Bosnia divenne la Bosnia ed Erzegovinafederale. Uno dei più importanti principi affermati inquesta riunione è l’eguaglianza di tutte le maggiorinazioni della Bosnia e l’identificazione della Bosnia edErzegovina come loro madre-patria comune. Tutti iprincipi e le decisioni che vennero stabiliti in questogiorno sono pubblicati in un documento chiamatoRisoluzione della Prima assemblea di ZAVNOBiH. Ilprincipio dell'eguaglianza afferma che la Bosnia edErzegovina non è la patria dei Serbi o dei Croati o dei

Musulmani, ma che è la patria dei Serbi, dei Croati edei Musulmani.Per la storia della Bosnia ed Erzegovina è molto

importante sottolineare un’altra data: il 6 marzo 1995,allorché, nella seduta dell'Assemblea di Bosnia edErzegovina, si proclamò il 25 novembre 1943 giornodella Repubblica di Bosnia Erzegovina.Il 29 novembre 1943, nella seconda assemblea del

Consiglio Popolare Antifascista della Liberazione dellaJugoslavia, la Bosnia ed Erzegovina è stata inclusanella Federazione Democratica Jugoslava, che è esi-stita, con sistemi politici differenti e nomi diversi, fino al1992. Il 4 aprile del 1992 la Bosnia ed Erzegovina è diven-

tata un paese indipendente che, per volontà dei suoiabitanti, ha lasciato la Repubblica Socialista eFederale di Jugoslavia. Lottando contro gli spiriti maligni della

storia e resistendo a tutto ciò che ogniperiodo storico ha portato con sé, laBosnia ed Erzegovina è riuscita amantenere il suo nome e la sua identi-tà. Ma ora esiste ben più che un terri-torio geo-politico con attributi di paeseindipendente. La Bosnia edErzegovina è ciò che è sempre stata:un piccolo paese che, all’incrocio traoriente ed occidente, tra Cristianità edIslam, ha scritto la sua storia con ilsangue e le vite dei suoi figli, non-ostante mostruose filosofie di dominioe tentativi e sforzi di molti di dividere gliuni dagli altri sulla base di assegnazio-ni nazionali e religiose, facendo cattivouso del nome della Bosnia edErzegovina per rendere gli uni supe-riori e gli altri inferiori.La Bosnia ed Erzegovina a tutt’oggi è

la libera e comune madre-patria degliuni e degli altri.In qualunque modo la Bosnia ed

Erzegovina riuscirà a scrivere la pro-pria storia, rimarrà un piccolo paesedalla forte identità e dallo spirito puro ea pieno titolo diverrà il cuoredell'Europa.

Ninela Eskerica(studentessa del progetto borse di studio)

Note:1- territorio governato da un bano, cioè colui che, nei

territori slavi, fino alla metà del XIX secolo è governa-tore di una provincia.

PARLANDO DI BOSNIA ED ERZEGOVINA

SPROFONDO

BE

ZD

AN

SA

RA

JE

VO

12

TESTIMONIANZE DAI CAMPI DI VOLONTARIATOUna settimana di vacanza e volontariato a Sarajevo

Una delle più significative cartoline di Sarajevoriporta alcune colline della città dove le fitte

schiere di abitazioni sono spesso alternate a ster-minati cimiteri bianchi. Su tutto però s'irradia l'in-tensa luce del tramonto, quasi a suggerire unanuova speranza di pace. In effetti la ricostruzione ela convivenza tra le diverse etnie e religioni dellacittà e della Bosnia intera sono difficili e precarie.Così come indelebile nelle persone è il ricordo deiterribili anni della guerra, ricordo che si materializ-za nelle solitudini dei cittadini, nelle loro mutilazionifisiche, nelle loro ferite dell'anima e nei propri caripersi per sempre.Perché allora fare un viaggio a Sarajevo per dareun piccolo contributo di volontariato, se questo èsolo una goccia nel mare?

Perché “è goccia dopo goccia chela pioggia scende a dissetare laterra” e perché solo "onda dopoonda il mare scolpisce le rocce".Queste sono parole di una preghie-ra che ci ha accompagnato per tuttoil viaggio e che fin dall'inizio ci haresi consapevoli che in una settima-na avremmo sfiorato la realtà diSarajevo. Infatti abbiamo potutoconoscere solo pochi aspetti deldisagio della città e le attività a cuiabbiamo partecipato hanno potutodare una piccola mano a poche per-sone. Però, se siamo riusciti a sorridere aquelle persone, dobbiamo ritenerciveramente soddisfatti, sia per averdato loro un attimo di serenità, siaper aver ricevuto in cambio un sor-riso sincero e commosso, che spes-so è difficile da trovare o che nonsiamo in grado di cercare nellanostra frenetica vita di tutti i giorni,che viene messa in discussione daesperienze come queste. Certo, con un sorriso non si rico-struisce una città e magari alcuninostri interventi saranno resi vanidal passare del tempo. Ma forse, inquesto modo si può contribuire adiffondere quella luce di speranzache ci ricorda anche la cartolina,con la convinzione che per far rivi-vere questa città sia necessario,

prima di ristrutturare gli innumerevoli palazzi buca-ti dalle granate, dare un briciolo di fiducia neldomani e nel prossimo a persone che durante laguerra sono state costrette ad aver timore di tutto edi tutti.Durante i nostri sette giorni passati a Sarajevo, dal4 al 10 agosto, siamo stati ospitati per il pernotta-mento e per la colazione da alcune famiglie in diffi-coltà della città, che ci hanno accolto con grandeospitalità e amicizia, aprendosi in alcuni casi aldoloroso racconto degli anni di guerra. In giornata, invece, il nostro punto di riferimento èstato la sede di Sprofondo, l'associazione coma-sco-sarajevese che opera in Bosnia fin dagli annidel conflitto e alla quale ci siamo appoggiati per lasistemazione logistica e per le attività di volontaria-to. Queste ultime ci hanno impegnati in due diffe-renti progetti di intervento: l'animazione con i bam-bini e l’assistenza agli anziani.Concretamente, quindi, ci siamo trasformati inimbianchini dai pittoreschi risultati, uomini e donnedelle pulizie, accompagnatori per disabili e nonvedenti e anche instancabili animatori nei centrigiovanili che accolgono volontari italiani. Così peralcuni giorni abbiamo portato qualche bicchiered'acqua a persone rassegnate dagli eventi bellici emomenti di gioia a ragazzi che, in questi anni, stan-no crescendo e diventando i cittadini del futuro diquella regione così lacerata e sfasciata.In tutta la settimana passata a Sarajevo è statomolto significativo potersi confrontare con tutti e trei gruppi etnico-religiosi principali della città -bosniaci, croati e serbi - toccando con mano ilcarattere multietnico che è allo stesso tempo lagrande ricchezza e purtroppo ancora il grande pro-blema di Sarajevo. Quello che resta, una volta tornati in Italia, è un'e-SP

ROFONDO

TE

ST

IMO

NIA

NZ

E

13

sperienza che pensiamo non debba rimanere solocome il ricordo di una vacanza bella e diversa, maanche come un punto di partenza per aprirci all'aiu-to verso gli altri e per affrontare con maggiore sem-plicità e minore presunzione ragionamenti e giudizisu realtà e vicende che spesso sono molto piùcomplicate e sofferte di quanto appaiano a chi levede da lontano.

Il Gruppo "Sarajevo 2003"

Ho ancora negli occhi e nel cuore lo sguardodelle bellissime bimbe del SOS KinderDorf,

dei ragazzini un po' più grandicelli…, degli anzianiche ho potuto visitare… la dolcissima Budinka chevoleva offrirmi un pasto che un volontario le avevaportato per pranzo. I canti musulmani che fannovibrare l'aria e non per ultima la fantastica famigliache mi ha ospitato.

Francesca Miraglia

Penso di avere anch'io tanto da dire su questabellissima esperienza che ho vissuto a

Sarajevo con la vostra Associazione… fra tutto, letante, troppe emozioni che questa indescrivibilecittà mi ha trasmesso: ogni strada, persona, luogoaveva qualcosa da raccontare ed era impossibilerimanere sordi.Il calore della famiglia, l’entusiasmo, la semplicitàdei bimbi del SOS KinderDorf: ci sorridevano contutto il corpo appena ci vedevano arrivare. La presenza a Sprofondo di tante bellissime per-sone con cui parlare e raccontarsi alla sera, al tra-monto, le esperienze vissute durante la giornata.Una delle cose che più mi ha colpito sono stati icanti meravigliosi del Muezzin: non li avevo maisentiti e ogni volta mi incantavo letteralmente adascoltarli.

Nicoletta Trevisi

Entrai nella grande sala da pranzo di Sprofondoe notai un gruppetto di giovani che parlavano,

scherzando fra loro.Mi avvicinai e domandai loro cosa avrebbero fattodi bello nella giornata e una ragazza mi disse:"Aspettiamo il pulmino per andare al Centro deiBambini". Detto questo, riprese a scherzare con isuoi amici. Il termine “Centro dei Bambini” mi rima-se impresso. Osservai i ragazzi: stavano in piedi,pertanto capii che la partenza era prossima e miaggregai. Durante il tragitto osservavo il percorsoche stavo facendo: stavamo passando la zona cheavevo visto per la prima volta otto anni fa, quandoarrivai a Sarajevo. Allora era un disastro, tanto chela maggior parte della popolazione che si era sal-vata, si era rifugiata in altri paesi. Oggi, le personeche sono rimaste riescono a sorridere, poi peròconfidano che molte notti sono piene di incubi.Siamo arrivati al Centro. E' vicino alla zona del-l'aeroporto, accanto alla più grande moschea dellacittà. Il "Centro dei Bambini" è voluto dall'Austria con loscopo di accogliere i bambini e iragazzi orfani o che non hannosostegno parentale, senza distinzio-ne di etnia e di religione.Gli insegnanti sono tutti educatoriche, con pazienza e comprensione,fanno capire ai bambini di poterlavorare insieme. Eppure, all'inizio,la sopravvivenza di questo Centroera strettamente legata a un rischio:sarebbe potuta diventare la provache la gente nutrisse sentimentid'intolleranza. Invece la popolazio-ne ha compreso l'intenzione delCentro ed il numero delle richiested’iscrizione è stato grande.La popolazione della zona ha biso-gno di tutto: sicurezza, casa, lavoro,ma principalmente della speranza dipoter sopravvivere, di poter tornarea lavorare, la speranza di poterandare avanti.D’altra parte è chiaro che la menta-lità pacifica non viene inculcata dalCentro, ma nasce spontaneamentedallo stare insieme e dall'essereresponsabili dei laboratori di pittura,di ceramica e di falegnameria. Ilpersonale inventa sempre cosenuove per insegnare ai bambiniqualcosa che può servire anche nelfuturo, facendoli divertire e cresce-re, imponendo con costanza di ter-minare un lavoro iniziato.Gli adolescenti costruiscono SP

ROFONDO

TE

ST

IMO

NIA

NZ

E

14

pupazzetti, piccoli giochi, burattini per il teatro, perfar felici i piccoli.Ci sono le aule per i piccoli, ma c'è anche la stan-za di lettura con relative discussioni, scambi di ideeo di opinioni.Sono del parere che il vero desiderio di stare insie-me in pace nasce dall'imparare a stare insieme.Quel giorno in cui entrai per la prima volta alCentro con i ragazzi, vidi tutti i bambini correreincontro ai miei amici del pulmino. Quella mattina liseguii per vedere che cosa facevano: preparavanoi colori, poi pitturavano, altri imparavano a mimareoppure preparavano altri giochi da fare. Sono stategiornate dense, ma ero contenta: stare con questibambini non mi faceva sentire la stanchezza, anzi,mi dava energia, scoprivo che c'era fra questiragazzi una grande solidarietà.Per me quest'esperienza è una prova che la gentedi Sarajevo vuole tornare a vivere insieme.

Fiorenza Magistrali

SPROFONDO

TE

ST

IMO

NIA

NZ

E

Adesso che ho visto sorgere il sole a Sarajevo,non sono in grado di dire quanto di me sia tor-

nato in Italia e quanto sia rimasto là, così comequali angolature di quella città siano atterrate inquesto istante. Forse è arrivato il momento dilasciare che in me alcune cose muoiano, perchéaltre possano nascere o riprendere a vivere con piùvigore, decidendo cosa è davvero importante.Probabilmente già domani mattina mi alzerò presto,scenderò nel giardino della mia esistenza e inizieròa potare con estrema cura tutti i rami secchi. Con lemie mani innaffierò le radici di piante assetate eprovate dal troppo caldo e con gli occhi scorgerò gliangoli ancora incolti in cui valga la pena di vanga-re. Può essere che un tempo così ridotto non basti,che debba passare questa notte e un’altra ancora,prima che io mi senta pronta, ma credo sia inevita-bile che tutto questo accada.Fino a quando sarò capace di tenere viva la spe-ranza, so che la notte sarà quella naturale alter-nanza che anticipa e immediatamente segue il gior-no e che quest’ultimo semplicemente si ripara nellesue ombre per riprendere fiato e riaccendersi dinuovo. E in questo manifesto gioco continuerannoa rincorrersi le stagioni, per dispiegare gli anni nelladimensione dei secoli, via via da quel primo uomo,senza mai perderlo di vista. Anch'io, come un paziente giardiniere, dovrò cura-re il seme, perché non muoia, niente lo uccida, econtinui a seguire quel suo corso naturale che dallabuona semina conduce all'esplosione incantevoledel germoglio.Domani, dalle finestre della mia casa, vedrò il solesorgere ancora. Un'alba davvero inedita si sta forseaprendo nel mio cuore: sarà la gioia e il peso di unaltro risveglio, della responsabilità della mia rinasci-ta sul pulsare della vita.

Lorenza Auguadra

Una partecipante alle attività di ani-mazione che i volontari di Sprofondocollaborano a realizzare a Sarajevo

Il direttivo di Sprofondo con Hajrija

15

Questa unità nella diversità è la nostra missione princi-pale e allo stesso tempo rappresenta un contributo all'in-tero movimento culturale mondiale.Aprendo questa città a tutta la gente ben intenzionata,

agli esuli, alle piccole e grandi persone del mondo, in tuttii secoli abbiamo lanciato un messaggio chiaro.Sarajevo non si può cancellare dalla memoria storico-cul-

turale.Aiutateci a far sì che la nostra preziosa esperienza e il

nostro compito si trasformino in una regola e in un esem-pio di come deve vivere il “mondo culturale” contempora-neo.Sarajevo come simbolo di sofferenza e simbolo della

speranza e della fede nel futuro, rappresenta un postoideale nel cosmo, forse persino l'unico campo di dialogoculturale interplanetario. Col tentativodelle forze culturali sarajevite, con l'ap-poggio costante e fraterno della comuni-tà europea e mondiale, dell'UNESCO, diartisti, di sindaci, di direttori di musei, di"opinion leader" grandi e piccoli, sononate e cresciute idee e tante si sono tra-dotte in progetti internazionali culturaliche sono già tradizione: ad esempio il"Sarajevo film festival" e il festival inter-nazionale di Sarajevo: "SarajevskaZima", "L'inverno di Sarajevo".

Dragana(volontaria di Sarajevo)

Il Sarajevo Film FestivalAlla sua nona edizione, costituisce un'i-

niziativa unica nella presentazione alpubblico bosniaco di film contemporaneiindipendenti europei. I film che hanno aperto e chiuso l’ultima

manifestazione sono stati: "The Fuse"(film più apprezzato dal pubblico) e"Dogville" di Lars Von Trier, il regista pre-miato come miglior autore europeo del-l'anno.MESS (festival internazionale del teatro

e del film)è uno dei più famosi successidi teatri nel territorio dell'ex-Jugoslavia. SP

ROFONDO

BE

ZD

AN

SA

RA

JE

VO

SSAARRAAJJEEVVOO,,CCIITTTTÀÀ AALL CCRROOCCEEVVIIAA CCUULLTTUURRAALLEE DDEELL MMOONNDDOO

Sarajevo è la capitale della Bosnia ed Erzegovina, ilsuo centro amministrativo, economico e culturale. La

sua attività culturale contemporanea in gran misura èdeterminata da quanto successo nel passato.Sarajevo ha avuto la fortuna che nei suoi sei secoli di sto-

ria si è trovata al crocevia dei corsi culturali tra Nord e Sude tra Est e Ovest, fonte questa di arricchimenti e sovrap-posizioni intellettuali. Il suo ricco retaggio culturale e lasua continuità, nonostante plurisecolari incendi e distru-zioni, ferite fresche e tumuli, spalanca sempre e rinnovaun gran numero di interrogativi sulla vita intellettuale e cul-turale della città.Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo?A onor del vero, tutte le domande fondamentali della cul-

tura contemporanea mondiale sono riassunte nella dolo-rosa e tuttavia pagata a caro prezzo esperienza diSarajevo. La città, unica e irripetibile, qual è Sarajevo, è ingrado di raffigurare tutta la sublime bellezza nella diffe-renza e tutta la ricchezza spirituale nella originalità dell'al-tro. Vogliamo dividere questa esperienza unica con ilresto del mondo. La nostra autocoscienza, come celluladella cultura e tradizione mondiali, è fortemente presente.Vogliamo credere che anche l'Europa e il mondo rispetti-

no e colgano tale punto di vista.Sarajevo non può assicurare il suo futuro senza l'accet-

tazione e il sostegno di altri centri culturali dell'Europa edel mondo.Il problema della cultura, come campo di attività che è

sottoposto continuamente a cambiamenti, in questomomento è marginale, anche se la cultura ha avuto unruolo basilare per la sopravvivenza della città nel periododella guerra. Dato che la società si confronta con grossiproblemi politico-sociali, restano poche energie e mezzida dedicare alla cultura.Il nostro settore culturale è molto complesso e per tale

motivo è impossibile dare risposte semplici.Qualora ci si ponga la domanda se Sarajevo si è ferma-

ta nel suo cammino culturale, oppure se a causa di oppor-tunità, avversità plurisecolari e sforzi per dimostrare i suoivalori multiculturali e spirituali tale energia positiva e crea-tiva sia esaurita, la risposta è nei termini seguenti.No, Sarajevo non è stanca. Ora, quante volte rinasce dai

roghi grazie alla fede incrollabile nella convivenza deivalori multiculturali e nella inesauribile energia vitale, nel-l'intreccio con valori di diverse culture, tradizioni, spiritua-lità e umanità di questo microcosmo che con tenerezzachiamiamo Sarajevo!

16

Il gruppo responsabile del magazzino di Bezdanha dovuto cercare una soluzione per la ges-

tione dello stesso, in quanto la Banca del Lavoro,che lo seguiva, ha interrotto la sua attività permancanza di finanziamenti.E' stato pertanto deciso che dal primo novembre2003 la gestione del magazzino passasse algruppo degli studenti universitari inseriti nel prog-etto Borse di Studio. Inoltre, si è deciso di valoriz-zare la ricaduta sociale che l’organizzazione delmagazzino offre come opportunità.Oltre al lavoro di base per una corretta gestionedel magazzino, cioè avere l’inventario della mercein entrata e in uscita, l’attività più delicata è indi-viduare i destinatari della merce.

Uno dei primi compiti affrontati èstato quello di scoprire persone eistituzioni bisognose di aiuto, cre-ando un elenco di fruitori.Basandosi sui dati raccolti da unaorganizzazione umanitaria non go-vernativa, è stato creato un elencodelle istituzioni pubbliche più biso-gnose.Durante il primo periodo di attivitàsi è capito che la maggior partedelle persone bisognose sonoanziani o malati, spesso abbando-nati sia dai familiari che dalle com-petenti istituzioni statali. L'incontro con queste persone hasuscitato forti emozioninegli studenti.Una sututte ,,quella di scoprireche al di là dell'aiutomateriale, la felicità perl'anziano è data dallapossibilità di incontraree parlare con dei gio-vani, di interrompere lamonotonia e la solitu-dine di tutti i giorni.La maggior parte delcibo e dei vestiti sonostati donati a:- Casa di cura diLukavica;SPROFONDO

ATTIVITÀ DEL GRUPPO RESPONSABILE DEL MAGAZZINO

- SOS villaggio dei bambini;- Istituto per bambini non vedenti a Nedzarici;- Istituto per la protezione dei bambini e adoles-centi a Pazaric;

- Mensa pubblica a Kovaci;- Mensa Sant Antonio;- Casa dei profughi a Rakovica;- Organizzazione "Donne per le donne".

Oltre a questo elenco di istituzioni, sono stati rag-giunti anche tanti asili di Sarajevo, dando ai lorobambini giocattoli, bambole, matite, ecc.Durante il lavoro di consegna, gli studenti hannoricevuto molti ringraziamenti da parte dei respon-sabili delle isituzioni e dalle singole persone.E' tuttavia evidente che il nostro/vostro lavororaggiunge percentualmente solo una piccola partedi persone bisognose, infatti ancora oggi inBosnia le persone sprovviste di cibo e vestiti sonotante.Consapevoli di tutto questo, siamo felici di collab-orare con gli instancabili donatori italiani che aiu-tano una parte di queste persone e istituzionibisognose.Infine cogliamo l'occasione per ringraziare tutti idonatori italiani che si impegnano nel portare felic-ità in tante case di cittadini bosniaci.

Mario Simunovic e Lucija Lukic(studenti del progetto borse di studio)

BE

ZD

AN

SA

RA

JE

VO

17

mente. Un volontario o un maestrospiega ai bambini sani che anche ibambini con problemi mentali hannobisogno di amici. In luglio la Presidentedell'associazione ha partecipato a unadi queste feste con bambini piccoli e adun'altra con bambini di circa 10 anni.Entrambe le feste sono state un suc-cesso.

In novembre cinque soci hanno visitatola Bosnia e sono rimasti colpiti al puntodi decidere che, anche a costo di sacri-fici, si dovrà continuare l'impegno asso-ciativo.Per esempio, un bambino inserito nelprogetto di adozioni adistanza solo adesso

potrà essere operato perché primaera mal nutrito, ma ora, grazie al"padrino", il padre ha risparmiato isoldi ricevuti per il sostentamento delfiglio e ciò gli ha permesso di com-prare una mucca e di avere così illatte fresco ogni giorno per suo figlio.L'associazione ha ricevuto un con-tributo da un generoso donatore perpagare l'operazione al cervello di unbambino cieco. L'operazione è statafatta a Ljublijana, in Slovenia, ed ècostata 21.000 euro. E' stata un suc-cesso, anche se il bambino non puòancora vedere, ma è molto vispo e hatanta voglia di vivere.Tutti i soci dell'Associazione "Aiutosvizzero per la pace in Bosnia" condi-vidono il motto di Sprofondo Italia:“Costruire ponti per la pace" e riten-gono che, nonostante le difficoltà,senza troppe parole ma con gesticoncreti, mostrando amore aglianziani, agli amici e famiglie diBosnia, a chiunque, sia musulmanosia cristiano, si possa aiutare a viverein pace, impedendo la costruzione dimuri che separano e che, una voltainnalzati, sono difficili da abbattere.

Jenny Stone-Wigg SPROFONDO

GE

ME

LL

AG

GIIl 2003 è stato un anno molto impegnativo, sia per

la gestione dei progetti che per l'organizzazionedella visita di bambini bosniaci orfani, in luglio.E' stata una bellissima esperienza, ma anche piut-tosto costosa. I ventiquattro bambini, tutti orfani o diun genitore o di entrambi e i sette accompagnatorisono arrivati con il pullman per un soggiorno di duesettimane. Sono stati ospiti,a Bigorio, dei frati cap-puccini, che hanno messo a disposizione una casadi campagna in un luogo bellissimo, circondato daboschi e con un bel panorama. Grazie alla gen-erosità di alcune persone, i bambini hanno avutoogni giorno un programma molto vario di attività. A dicembre 2003 l’Associazione ha organizzato deimercatini e un concerto. Questo per poter finanziareun trasporto di aiuti con un grosso camion, alla finedi gennaio.Le adozioni di bambini, malati o in gravi difficoltà,aumentano sempre e, alla fine del 2003, si è arrivatiad aiutare 76 bambini di tutte le parti della Bosnia.Si pagano inoltre ogni mese 200 franchi all'associ-azione Sprofondo a Sarajevo per il progetto "A.A.A."(anziani, ammalati, dimenticati).Nella capitale bosniaca, l’Associazione aiuta anchedegli studenti universitari con l'erogazione di borsedi studio, i Francescani e la mensa dei poveri ed èin corso un progetto per aiutare alcuni handicappatimentali. In Bosnia c'è ancora molta diffidenza difronte a quest’ultimo problema e vengono spediti,ogni mese, 100 franchi per organizzare una festa trabambini malati e bambini sani; ad esempio, sei osette bambini ammalati fanno una festa di com-pleanno, coinvolgendo una classe di scuola nor-male, cosa che permette di conoscersi reciproca-

AIUTO SVIZZERO ALLA PACE IN BOSNIA

18

Mi trovo a bere una bibita in un bar della Spagna,vicino a una scuola di spagnolo per stranieri, con

un messicano. "Scusa, ma tu ovviamente non sei quiper studiare lo spagnolo". "In effetti no, sto facendo unostudio antropologico sulle comunità del Mediterraneodel primo secolo, per fare un paragone con le nostrecomunità di oggi, così da proporre i contenuti delVangelo in modo più aderente alla vita e alle necessitàdelle persone della mia Diocesi". "Ah, quindi sei unprete. Mi sembra che la tua Diocesi in questo modoabbia scelto di fare un bell´investimento: mandare unprete in Spagna per tre anni....". "Beh, non è l´unicoinvestimento, in realtà siamo un gruppo, perché vor-remmo avere un approccio più integrale, che davveropossa permettere alla nostra gente di crescere in mododa rispettare la vera umanità e le nostre tradizioniinsieme ai valori cristiani. Poi stiamo facendo dei prog-

etti con amici che si trovano negli StatiUniti: sai, tanti di noi sono emigrati lì eci sono tante cose da studiare e condi-videre in un´esperienza di migrazionecosì intensa...".Comincia a scattareuna lampadina. "Mi pare di capire cheavete un sacco di idee, creatività evoglia di fare, non solo nel campo dellateologia. Pensi che potrebbe essereinteressante per voi ricevere qualchevisita dalla mia provincia? Sai, c´è unarete di associazioni e comuni, si chiamaCoordinamento comasco per la pace:può capitare che ci sia qualcuno chevorrebbe andare a conoscere il mondoin maniera intelligente...". "Sicuramentesì, se sono visite che abbiano lo scopodi condividere (compartir) e non di com-piangerci o portarci `aiuti´.Recentemente sono andato inGermania a parlare a un gruppo di per-sone interessate alla solidarietà inter-nazionale e quasi ci siamo scontrati,perché alla fine di tanti discorsi la pres-idente diceva: ‘comunque noi siamoquelli che metteranno i soldi e quindinostre saranno le regole del nostroscambio’. Quando ho detto che non ciservivano i loro soldi, si sono moltooffesi. Noi vorremmo condividere per-corsi, amicizia, autocritica, idee...questo sì che ci interessa. Compartir.Se nel vostro gruppo ci sono persone acui piacerebbe, li aspettiamo a braccia

aperte. Non ci interessa che siano dei credenti pratican-ti, se rispettano il fatto che noi lo siamo e sono dispostia camminare un po´ con noi per `compartir´ le nostreesperienze e le vostre".C´è di che tenere accesa la lampadina: nelle parole delpadre Toribio c´è buona parte dello spirito con cui abbi-amo fatto partire "A piccoli passi". L´idea iniziale da cuisi è partiti, dopo il convegno del 2001, era una fortissi-ma spinta a dare al nostro territorio comasco un´oppor-tunità in più: la nascita del Coordinamento, con tutte lesue proposte dirette e soprattutto con l´evidenza chel´esistenza della rete ha dato a tutte le proposte già inatto, ci ha reso coscienti del fatto che siamo una provin-cia in cui le occasioni per spiluccare momenti di for-mazione intorno ai temi della pace, della nonviolenza, direlazioni interpersonali e internazionali più vere, nonmancano. E non mancano neanche le persone che vor-rebbero ottenere da questa formazione qualcosa di piùdi un bagaglio di conoscenze umanamente arricchenti:vorrebbero tradurre questo bagaglio in un reale poten-ziale di cambiamento. Ci si è chiesti, in quella fase, senon c´era il modo per convogliare tutte queste energiein un progetto che nessuno degli aderenti alCoordinamento avrebbe potuto attivare da solo, ma chenella rete potesse trovare un valore aggiunto significati-vo, perché dalla formazione potesse scaturire un´azionecoerente. Idea pazza e ardimentosa, ma ci siamo dettiche il Coordinamento è il luogo dove per definizione sipuò osare, almeno col pensiero. Siamo partiti, allora,provando a valutare la fattibilità di un percorso universi-tario che potesse sistematizzare la capacità formativagià presente sul territorio in maniera riconosciuta a livel-lo accademico, salvaguardando quelli che ci erano sem-brati i nostri marchi di fabbrica: forte aggancio con il ter-ritorio, scelta dei diritti umani e della nonviolenza comepunti di riferimento, forte propensione per conoscenzeteoriche molto fondate su esperienze pratiche diversifi-cate. Un annetto di circospette indagini ci ha mostratoun panorama universitario molto attivo su questo fronte(fioccano corsi di laurea, di specializzazione, o masterche in qualche modo impattano la nostra area), ma benpoco duttile rispetto alla possibilità di interagire con unarete territoriale come la nostra. In parole molto crude, inquesto settore si sta "aprendo un mercato", ma il nostrointento non si conciliava granchè con uno stile mercan-til-accademico. Abbiamo però potuto constatare che c´èun settore del mondo universitario che si avvicina allerealtà del Coordinamento con una richiesta precisa:sempre più studenti delle varie facoltà (e anche dellescuole superiori) si rivolgono alle ong per uno stage, untirocinio, la tesi. Pochi hanno in mente di fare questa

A PICCOLI PASSISPROFONDO

GE

ME

LL

AG

GI

immagazzinato: nel Coordinamento, in un Comune, inassociazioni, nella redazione di Oltrelosguardo...Conclusioni personali: in questo momento mi trovo in uncerto senso nella seconda tappa, a Esmeraldas, inEcuador, per fare un piccolo lavoro in una piccolaUniversità - ma molto più spesso mi sento "in missioneper i piccoli passi", perché davvero tante sono le realtàche nella miseria materiale più nera avrebbero qualcosada insegnarci in termini di risposta creativa ai bisogniumani, e che mi auguro possano essere visitate. Non soin che termini svilupperò la mia terza tappa, "il ritorno"ma di sicuro sento vibrante la carica raccolta dall´incon-tro con i dodici della prima tappa. Approfitto perringraziarli tutti. Come Organismo: per Ovci entrare inquesto gioco è stato un modo per dare spazio a unmodo di fare volontariato internazionale diverso da quel-lo a cui siamo più abituati, sulla scorta di un´esperienzache da alcuni anni facciamo nel periodo estivo inBrasile. In questo gioco, abbiamo scelto di rinunciare inparte a un ritorno "egoistico" direttamente a favore delnostro Organismo, scommettendo sulvalore aggiunto di un ritorno a favore ditutto il territorio provinciale.Onestamente dire già adesso che lascommessa è vinta sarebbe prematuro;chissà se un giorno da questo primoesperimento arriveremo davvero a pro-porre in provincia di Como una Scuolaper la pace, capace, come avevamoipotizzato, di formare per la pace a unlivello superiore e potentemente opera-tivo. Per il momento, "a piccoli passi",abbiamo visto nascere una serieincredibile di relazioni tra persone e tragruppi diversi. Per un Organismo che sipropone di valorizzare sempre la diver-sità, già questo incontro ha un saporepiacevole e incantatore. P.s. il padreToribio ha già scritto chiedendo diconoscere meglio il nostro progetto, cista lavorando su seriamente. Anzi dipiù: "Cosa dici, pensi che ci sia qual-cuno dei tuoi che sarebbe interessatoad andare a fare un´esperienza con ilgruppo che segue i nostri immigratinegli Stati Uniti?". Accidenti a questiindecenti individui del sud del mondo.Sempre pronti a scardinare ogni nostropregiudizio, stai a vedere che potrem-mo imparare qualcosa in termini disobrietà e giustizia sociale andando afare uno stage negli Stati Uniti..... ma infondo, perché no?

Claudia Corsolini

19

SPROFONDO

GE

ME

LL

AG

GI

esperienza per farne un lavoro, i più vorrebbero approf-ittare del tempo dello studio per avvicinare altri modi divivere la vita, convinti che così saranno persone e pro-fessionisti più completi e quindi migliori. Ci siamo detti:partiamo da qui. Dal fatto che sul territorio c´è questarichiesta di autoformazione che si orienta verso espe-rienze di impegno diretto soprattutto nel sud del mondo,diverse dal più tradizionale "campo di lavoro"; che cisono ong che in vario modo tentano di dare risposta aquesta richiesta, ma non sempre riescono ad accon-tentare tutti quelli che sarebbe giusto orientare; chemettendo insieme più realtà forse si può osare un per-corso che produca un riscontro all´organizzazioneinviante, al "volontario", al posto in cui il "volontario" siimpegnerà e perfino al territorio di provenienza. Nelmiglior spirito folle del Coordinamento, abbiamo cioètentato di prendere i famosi 2 piccioni con una fava. Aiprimi dodici partecipanti abbiamo proposto un percorsoin cui la fase formativa aveva l´ambizione di dare unassaggio della ricchezza umana e delle difficoltà mate-riali che un periodo di impegno nel `sud del mondo´ puòscatenare. L´assaggio serve per far venire l´appetito: ilsano appetito di conoscere di più, di approfondire, dicondividere con i compagni di tavola il gusto e la perp-lessità di piatti nuovi, di mettere in atto qualcosa chesmuova la tranquilla quiete di finto benessere in cuisiamo calati. E´ stato un gioco in cui tutti - `formatori´ e`volontari´ - hanno messo sul tavolo il meglio della lorodispensa, e come nei pic nic in cui ognuno porta qual-cosa, il risultato è stato una favolosa esuberanza, conqualche piatto doppio, alcuni spizzichi di pietanze cheavrebbero meritato dosi più massicce e qualche esperi-mento gastronomico che si poteva evitare... con unagenerale sensazione di sorpresa, perché, senza chia-mare nessun ristoratore professionale, ci si è trovati agustare un pranzo abbondante e sfizioso. Secondatappa: uno stage. Chi in Bosnia, chi in Afghanistan, chiin Mozambico. Con l´obiettivo di condividere le proprieconoscenze ed abilità e soprattutto imparare, tenendo amente il percorso fatto e soprattutto il filo che ci collegaa chi è rimasto a casa. La terza tappa consiste nel rien-trare e far lievitare nella nostra zona quello che si è

Per ulteriori informazioni potete contattare l’associazione:

SPROFONDOVia Mazzini, 24 - Appiano Gentile (Como)

Tel/fax 031.934839 e-mail: [email protected]

nei seguenti orari di ufficio:mercoledì e giovedì

dalle ore 15.00 alle ore 17.00

e il martedì sera dalle ore 21.00

Per ulteriori informazioni potete contattare l’associazioneSprofondo:

Telefax 031/934839 e-mail: [email protected]

www.sprofondo.it

Per dare continuità ai progetti chiediamo un impegnoannuale, l’impegno può essere assunto da una o piùfamiglie o persone, versandoci una quota mensile di 26euro con scadenza:

Mensile . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .€ 26Bimestrale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .€ 52Trimestrale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .€ 78Semestrale . . . . . . . . . . . . . . . . . .€ 156Annuale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .€ 312

Il versamento potrà essere effettuato sul ccp n.10256220o sul c/c bancario n. 000000112650 c/o BANCA ETICAABI 05018, CAB 12100, intestati a Sprofondo, via G.Mazzini, 24 - 22070 - Appiano G. (CO), specificando lacausale del progetto/i sostenuto/i:

• Aiutiamo con tutto il cuore• Centro Anziani Ammalati non Assistiti• Centro Internazionale per Studenti Universitari

Per quanto riguarda le Borse di studio per studenti univer-sitari, contattare il Gruppo 360gradi (vedi articolo).

Ai sensi della Legge n. 675/96 (legge sulla privacy):chi non volesse più ricevere materiale informativo relativoall’Associazione ed ai progetti in corso, può richiedere lacancellazione del proprio nominativo dal nostro indirizzario,inviando comunicazione scritta alla nostra sede di AppianoGentile (CO).

Sprofondo è ONLUS, per cui (con esclusione delle dona-zioni in contanti) le persone fisiche possono detrarre leofferte ai sensi dell’art 13bis del DPR 917/86, come intro-dotto dall’art 13 del D. Lgsl 460/97; le imprese possonodedurre le offerte ai sensi dell’art. 65, comma 2, lettera c-sexies, DPR 917/86, come introdotto dall’art. 13, D. Lgsl460/97.

SPROFONDOAss. per la promozione della pace

e dei diritti dei popoliVia G. Mazzini, 24 - 22070 - Appiano G. (CO)

Tel/Fax. 031.934.839

AA BB IAMOBB IAMOCAMB IATOCAMB IATOSEDE ! ! ! !S EDE ! ! ! !

Modaalittà di aadesione aai progetttti