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PANE Non di solo
Sussidio di preghiera per la famiglia
Anno XV - n° 709
Domenica 10 Maggio 2015
Tempo di Pasqua
Itinerario quotidiano di preghiera
Rimanete nel mio amore ...
Non di solo pane Numero 709 Tempo di Pasqua pagina 2
Maggio 2015
“Pregare, forse il
discorso più urgente”
Sussidio di preghiera
per la famiglia
Offerta della giornata
Cuore divino di Gesù,
io ti offro per mezzo
del Cuore Immacolato di Maria,
Madre della Chiesa,
in unione al Sacrificio eucaristico,
le preghiere, le azioni,
le gioie e le sofferenze
di questo giorno,
in riparazione dei peccati,
per la salvezza di tutti gli uomini,
nella grazia dello Spirito Santo,
a gloria del divin Padre.
Dio, nostro Padre, io ti offro tutta la mia giorna-
ta. Ti offro le mie preghiere, i pensieri, le paro-
le, le azioni, le gioie e le sofferenze in unione
con il Cuore del tuo Figlio Gesù Cristo che conti-
nua ad offrirsi a te nell’Eucaristia per la salvez-
za del mondo. Lo Spirito Santo che ha guidato
Gesù sia la mia guida e la mia forza oggi affin-
ché io possa essere testimone del tuo amore.
Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa,
prego specialmente per le intenzioni che il Santo
Padre raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli
in questo mese
Intenzione del Santo Padre
Perché, rifiutando la cultura dell’indifferenza,
possiamo prenderci cura delle sofferenze del prossimo,
particolarmente dei malati e dei poveri.
Intenzione missionaria
Perché l’intercessione di Maria aiuti i cristiani
che vivono in contesti secolarizzati a rendersi
disponibili per annunciare Gesù.
Intenzione dei vescovi
Perché le Conferenze Episcopali portino il loro
contributo molteplice e fecondo per realizzare
il senso di collegialità nella Chiesa.
Intenzione del Vescovo di Brescia
Mons. Luciano Monari
Perché i credenti crescano nella fede, nella speranza e
nell'amore e siano veri testimoni di Cristo nel mondo.
Offerta quotidiana
Sito di Non di Solo Pane:
www.latracciameditazioni.it
Non di solo pane Numero 709 pagina 3
Domenica 10
Maggio
II Settimana del Salterio
VI Domenica di Pasqua
La trasmissione della fede avviene in primo luogo attraverso il Battesimo. Potrebbe sembrare che il Battesimo sia solo un modo per simbolizzare la confessione di fede, un atto pedagogico per chi ha bisogno di immagini e gesti, ma da cui, in fondo, si
potrebbe prescindere.“ (Papa Francesco)
Nato in Irlanda all'inizio
del secolo VII, dopo esse
re stato monaco e poi aba
te del monastero di Li
smore, fondato dal vesco
vo Cartagine, Cataldo
divenne vescovo di Ra
chau. Durante un peilegri
naggio in Terra Santa,
morì a Taranto, nella cui
cattedrale fu sepolto e
dimenticato. Nel 1094,
durante la ricostruzione
del sacro edificio, che era
stato distrutto dai Sarace
ni, fu ritrovato il suo cor
po, come indicava chiara
mente una crocetta d'oro
su cui era inciso il suo
nome e quello della sede
episcopale. Questo reper
to, che si conserva insie
me col corpo ha permesso
di stabilire che il santo
visse nel secolo VII e er
roneamente, quindi, i ta
rantini lo considerarono
loro vescovo, anzi il pro
tovescovo. nominato da s.
Pietro apostolo. Il 10 mag
gio ricorre la festa di Ca
taldo, che è patrono della
città bimare ed è venerato,
oltre che in Irlanda, sua
patria, nell'Italia Meridio
nale e insulare. A Modena
gli è intitolata una chiesa
parrocchiale e Supino,
cittadina del Lazio meri
dionale, è uno dei centri
del suo culto.
Il santo del Giorno: San Cataldo di Rachau
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho
amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete
nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel
suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia
piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato
voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici.
Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il
servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò
che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi.
Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portia
te frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio
nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».
Brano Evangelico: Gv 15, 917
Contemplo: Voi siete miei amici (Gv 15,14)
È amico chi ha «un cuore solo e un'anima sola» (At 4,32). Gesù, pur essendo Dio, non vuole più chiamarci «servi», ma amici, perché abbiamo conosciuto e amato ciò che compie per noi il vero Padre del mondo. Gesù, addirittura, come suoi discepoli vuole chiamarci «fratelli» (cf Mt 28,10; Gv 20,17), perché «chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre» (Mc 3,35). Egli ha voluto «rendersi in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso» (Eb 2,17).
Non di solo pane Numero 709 Tempo di Pasqua pagina 4
G l i a p p r o f o n d i m e n t i d i N o n d i s o l o p a n e
“Non vi chiamo più servi
ma amici …”
Con Gesù, Dio diventa no-
stro famigliare, si avvicina
a noi nell’intimità, nella
novità di un rapporto dove
il volto di Dio diviene
quello di un padre e il vol-
to dell’uomo diviene quel-
lo di un figlio.
L’arcano timore si dissol-
ve, il sacrificio non sale
più dalla terra verso il cie-
lo ma dall’alto scende ver-
so il basso. Non è più
l’uomo che offre sacrifici
a Dio ma è Dio che si sacri-
fica per l’uomo.
“Non vi chiamo più servi ma
amici …”
Cambiando la relazione mu-
ta anche il comportamento,
passando dalla condizione
di servi a quella di figli
cambiano le responsabilità:
«Questo è il mio comanda-
mento: che vi amiate gli uni
gli altri come io ho amato
voi ».
Tutto si semplifica e nello
stesso tempo si complica.
Se prima bastava “non ru-
bare, non uccidere, non
commettere atti impuri …”
adesso bisogna “fare qualco-
sa”, bisogna amare. Non ba-
sta rispettare l’altro, biso-
gna amarlo. I Dieci Coman-
damenti diventano un solo
c o m a n d a m e n t o m a
quest’ultimo supera tutti gli
altri.
Osserva A. Bloom: “ Il cri-
stiano è una persona cui Dio
ha affidato gli altri; siamo
affidati gli uni agli altri e re-
sponsabili gli uni degli altri.
La responsabilità inizia nel
momento in cui ci dimostria-
mo capaci di rispondere ad
un bisogno con tutta la no-
stra intelligenza, con il no-
stro essere intero ….”
I legacci “del non fare qual-
cosa” tipici della servitù so-
no sciolti: diventiamo re-
sponsabili di un patrimonio,
di un volto, di una casa, di
un regno che va oltre i confi-
ni del tempo; gli orizzonti si
allargano, la superficie
dell’oceano diventa abisso
d’amore.
Famigliari di Dio Meditazione di don Luciano Vitton Mea
Non di solo pane Numero 709 Tempo di Pasqua pagina 5
G l i a p p r o f o n d i m e n t i d i N o n d i s o l o p a n e
Contemplatio:
la concretezza di “Dio è amore
Nella prima lettera di Giovanni, troviamo scritto:
“Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché
l’amore è da Dio: chiunque ama è generato da Dio
e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio,
perché Dio è amore. In questo si è manifestato
l’amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo uni-
genito Figlio nel mondo, perché noi avessimo la
vita per lui. In questo sta l’amore: non siamo stati
noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha
mandato il suo Figlio come vittima di espiazione
per i nostri peccati”. E nelle parole di Gesù quel
“Dio è amore” trova la sua concretezza. Cosa po-
teva fare di più Dio se non darci il Suo unico Figlio
come porta di salvezza per i nostri peccati? "Dio è
amore". "Amare" significa quindi avere gli stessi
sentimenti di Dio, agire gratuitamente, comportar-
si "come" Gesù con i suoi, anzi entrare nella comu-
nione che unisce da tutta l'eternità e per sempre il
Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Ecco perché que-
sto amore, di origine divina, rivelato da ciò che ha
fatto il Signore e soprattutto dalla sua morte, con-
sente di produrre un frutto che "rimane". Come
Maria che ci è sempre accanto, anche nelle tribo-
lazioni.
Fiorella Elmetti
Cantate al Signore
un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria
la sua destra
e il suo braccio santo.
Il Signore ha fatto conoscere
la sua salvezza,
agli occhi delle genti
ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo
amore, della sua fedeltà
alla casa d'Israele.
Tutti i confini della terra hanno
veduto la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni!
Preghiamo la Parola
Lunedì 11
Maggio
II Settimana del Salterio
Tempo di Pasqua
Il Santo del giorno: Sant’Ignazio da Laconi
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Quando verrà il Paràclito,
che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Pa
dre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, per
ché siete con me fin dal principio. Vi ho detto queste cose perché non
abbiate a scandalizzarvi. Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, viene
l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. E fa
ranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me. Ma vi ho
detto queste cose affinché, quando verrà la loro ora, ve ne ricordiate,
perché io ve l’ho detto».
Brano Evangelico: Gv 15,2616,4
Non di solo pane Numero 709 pagina 6
Devotissimo e dedito alla penitenza fin da giovane, indossò il saio francescano, nonostante la sua gracile costituzione, e fu dispensiere ed umile questuante nel convento di Iglesias e poi in altri conventi. Dopo quindici anni, fu richiamato a Cagliari nel convento del Buoncammino. Qui, lavorò
nel lanificio e come questuante in città, s v o l g e n d o p e r quarant’anni il suo apostolato tra poveri e peccatori, aiutando e convertendo. La gente lo chiamava “Padre santo “ e anche un pastore protestante, cappellano del reggimento di fanteria tedesco, lo definì ‘un
santo vivente’. Divenuto cieco due anni prima della morte, fu dispensato dalla questua ma continuò a osservare la Regola come i suoi confratelli.
Etimologia: Ignazio = di fuoco, igneo, dal latino.
Contemplo: Vi manderò il Paraclito (cv 15,26)
Così la Chiesa prega quest'oggi: «Donaci, Padre misericordioso, di rendere presente in ogni momento della vita la fecondità della Pasqua, che si attua nei tuoi misteri». È proprio lo Spirito Santo, il Paraclito, che rende presente in ogni momento della vita il mistero della Pasqua di Gesù: la nostra vita, allora, diventa un continuo passaggio dalle tenebre alla luce, dalla morte alla vita. Nello Spirito di Dio abbiamo un difensore potente che ci assiste e ci aiuta in tutti i momenti della vita.
La Risurrezione di Cristo è la nostra più grande certezza; è il tesoro più prezioso! Come non condividere con gli altri questo tesoro, questa certezza? Non è soltanto per noi, è per trasmetterla, per darla agli altri, condividerla con gli altri. È proprio la nostra testimonianza.“
(Papa Francesco)
Non di solo pane Numero 709 Tempo di Pasqua pagina 7
«L'arco dei forti s'è spezzato, ma i deboli sono
rivestiti di vigore» (1 Sam 2,4).
Giustamente la grazia dello Spirito Santo viene
chiamata vigore, in quanto gli eletti, ri
cevendola, diventano forti contro tutte le av-
versità di questo mondo. Chi, se non gli aposto-
li, sono da considerarsi deboli? Infatti nell'ora
in cui il Signore fu arrestato sta scritto che tut-
ti, abbandonatolo, fuggirono. Ma appena il vi-
gore li rivestì, è bello vedere come li rese forti.
Con un rombo improvviso, lo Spirito Santo di-
scese sopra di essi e trasformò la loro debolez-
za nella potenza di una meravigliosa carità. Il
vigore dello Spirito vinse il timore, superò i ter-
rori, le minacce e le torture, e quelli che rivestì
scendendo sopra di essi, li adornò con le inse-
gne di una meravigliosa audacia per il combat-
timento spirituale; tanto che, in mezzo ai fla-
gelli, alle torture e agli oltraggi, non solo non
temettero, ma esultarono
(GREGORIO MAGNO, Commento al primo libro dei Re, 1,97).
meditazione
Figli, non servi A cura di Tiziana e Cristina
Agisci
Più che scandalizzarsi
dinanzi al Crocifisso, Ma-
ria nonostante tutto il
suo dolore di madre, rin-
graziò il Padre celeste per l'amore del
Figlio che moriva per la nostra salvez-
za. Oggi, eleverò il mio rendimento di
grazie a Dio con una preghiera per i
martiri del nostro tempo.
Grazie Signore Gesù,
perché oggi e sempre
tu apri il nostro cuore:
sia totale la nostra
adesione a te e coraggiosa
la nostra testimonianza,
nella certezza
di appartenerti.
Donaci, Signore,
di incontrare e di essere
noi stessi dei buoni compagni
di viaggio, capaci
di donare e di ricevere parole
e gesti accoglienti,
che riflettono,in un
divino gioco di specchi,
la sollecitudine di Dio per noi
e l'amore tra di noi.
Alleluia!
Preghiamo la Parola
Non di solo pane Numero 709 pagina 8
Frutto del mistero: L’amore al prossimo
"Un buon cristiano che ama Dio e il prossimo, vedete
come è felice! Quanta pace nella sua anima! Quelli che
amano il buon Dio sono felici così quelli che sono in
torno a loro" San Giovanni Maria Vianney
Metterai in comune con il tuo prossimo quello che
hai e nulla chiamerai tua proprietà; se siete compar-
tecipi dei beni incorruttibili, quanto più dovete esserlo in ciò che si corrompe? Non esiterai nel
dare, né darai il tuo dono in modo offensivo. (dalla Lettera di Barnaba).
È il tempo che segue al messaggio dell'Angelo, che fu per Maria al tempo stesso pieno di bea-
titudine e d'angoscia. Nessuna donna ha conosciuto una felicità pari alla sua, ma nessuna eb-
be a rinchiudersi in un tale silenzio; come può riferire l'accaduto in modo che le si creda?
Non la capirà nemmeno colui cui s'è promessa per la vita - anzi lui meno di ogni altro poiché
il fatto lo tocca più da vicino. Qui veramente incomincia la sua dedizione. Il suo onore e il
suo disonore, la sua vita e la sua morte sono nelle mani di Dio. In questo frangente Ella lascia
la sua casa per recarsi al di là dei monti, da Elisabetta, la donna materna cui è legata evi-
dentemente da antica confidenza. Ella, così spera Maria angosciata, capirà quel che è avve-
nuto: così è infatti, poiché lo stesso Spirito che ha operato in Maria, opera anche in Elisabet-
ta che conosce la verità prima ancora che le venga comunicata: “ Benedetta tu fra le donne
e benedetto il frutto del tuo seno” (Romano Guardini)
INTENZIONE: per le nostre famiglie 1 Pater, 10 Ave, 1 Gloria.
Virtù da praticare: il raccoglimento
L’angolo del II° Mistero Gaudioso
La visita di Maria a Santa Elisabetta A cura di don Luciano Vitton Mea
ESEMPIO San Giuseppe Cafasso paragonava la vita raccolta a un fiume, che tranquillo
scorre nel suo letto, mantenendo le sue acque sempre limpide e pure. Il santo Curato d'Ars, per
alimentare il raccoglimento dello spirito fra le attività, raccomandava di recitare spesso durante
il giorno le giaculatorie e di fare Comunioni spirituali, perché queste sono simili a soffi di man
tice sul fuoco ricoperto di cenere, in procinto di spegnersi: «Quando sentiamo che l'amore di
Dio si raffredda, su presto! Una breve preghiera, un rapido pensiero a Dio, una Comunione spi
rituale...».
Non di solo pane Numero 709 Tempo di Pasqua pagina 9
Martedì 12
Maggio
II Settimana del Salterio
Tempo di Pasqua La nostra non è una gioia che nasce dal possedere tante cose, ma nasce dall'aver incontrato una Persona: Gesù, che è in mezzo a noi; nasce dal sapere che con Lui non siamo mai soli, anche nei momenti difficili, anche quando il cammino della vita si scontra con problemi e ostacoli che sembrano insormontabili, e ce ne sono
tanti!“ (Papa Francesco)
S u l l ’ A r d e a t i n a e
sull’Aurelia sono stati
sepolti i tre martiri Nereo e Achilleo, e Pancrazio.
Benchè ricordati tutti e
tre al 12 maggio, il loro
culto è stato sempre se
parato, come precisano gli estensori del nuovo
calendario: «La memoria
dei santi Nereo e Achil
leo e la memoria di san
Pancrazio vengono celebrate separatamente con
formulari propri secondo
l’antica tradizione ro
mana». La storia di san
Pancrazio, morto in giovane età sotto Dio
cleziano, è stata arric
chita di tanti elementi
leggendari dalla sua
tardiva «Passio» che è ben difficile isolare le
reali vicende storiche di
questo che è stato uno
dei santi più popolari
non solo a Roma e in Italia, ma anche
all’estero: è patrono dei
Giovani di Azione Catto
lica. A lui sono stati de
dicati chiese e monasteri: quello di Roma venne
fondato da san Gregorio
Magno e quello di Lon
dra da sant’Agostino di
Canterbury. Il suo sepolcro si trova a Roma nel
cimitero di Ottavilla al
secondo miglio della via
Aurelia, dove Papa Sim
maco costruì una basilica in suo onore.
Il Santo del giorno: San Pancrazio Martire
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Ora vado da colui che mi ha
mandato e nessuno di voi mi domanda: “Dove vai?”. Anzi, perché vi ho
detto questo, la tristezza ha riempito il vostro cuore. Ma io vi dico la veri
tà: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non ver
rà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi. E quando
sarà venuto, dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giu
stizia e al giudizio. Riguardo al peccato, perché non credono in me; ri
guardo alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; riguardo
al giudizio, perché il principe di questo mondo è già condannato».
Brano Evangelico: Gv 16, 511
Contemplo: lo vi dico la verità (Gv 16,7)
«In verità, in verità io vi dico!». Le parole di Gesù agiscono, non sono un suono che passa: «Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno». Le «parole» di Gesù agiscono e ci rendono liberi: «La grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo» (Gv 1,17), «la Verità vi farà liberi» (Gv 8,32), e «se il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero» (Gv 8,36). Per questo preghiamo ogni giorno il Padre: «Liberaci dal male».
Mentre scrivo apprendo della morte del Rabbino Elio
Toaff che abbiamo conosciuto con il pontificato di
Karol Wojtyla, oggi san Giovanni Paolo II. Da note
autorevoli apprendo che Elio e Karol "si erano ab-
bracciati due volte il 13 aprile del 1986 nella Sinago-
ga di Roma. Il Papa aveva chiamato “fratelli” quattro
volte gli ebrei, che gli avevano battuto le mani nove
volte. Una volta li aveva chiamati “fratelli maggiori” e
quella parola impressionò il Rabbino Capo Toaff che
la mise nel titolo del suo libro più noto: “Perfidi Giudei
fratelli maggiori” (Mondadori 1987). Toaff aveva cin-
que anni più del Papa ed appariva davvero, nono-
stante la minore statura, come un fratello maggiore
rispetto al vigoroso Wojtyla che si era perfettamente
ripreso dall’attentato. Con quel volto che appariva
segnato in ogni momento, anche in quelli sereni, dal-
la memoria delle sofferenze del suo popolo, il Rabbi-
no accolse amichevolmente il Papa ma gli pose, esi-
gente, la questione del riconoscimento di Israele, che
allora per il Vaticano era tabù. Il riconoscimento pa-
pale di Israele arriverà nel 1993 e tra i passi che lo
prepararono ci fu proprio la visita di Giovanni Paolo
alla sinagoga di Roma che resta come il capolavoro
del Rabbino del dialogo. Il momento più toccante si
ebbe alla fine dello scambio dei discorsi, quando il
coro della sinagoga intonò “Anì Maamìn” (Io credo),
la professione di fede che gli ebrei nei campi di ster-
minio cantavano mentre venivano condotti alle came-
re a gas..". Al di là dei numeri, di certo, il Papa si sa-
rà commosso, di certo il Rabbino ne sarà stato lieto.
Ecco, anche se con gli Ebrei non si può parlare di
Resurrezione di Cristo, con i loro abbracci si può ri-
spondere al "Dove vai?" del Vangelo. In quegli ab-
bracci c'era la resurrezione dei giusti.
Non di solo pane Numero 709 Tempo di Pasqua pagina 10
meditazione
Elio e Karol con i loro abbracci ... Meditazione di Fiorella Elmetti
Signore tu ci chiami
Signore, tu ci chiami a seguirti.
ti rivolgi ad ognuno di noi,
ma noi abbiamo paura.
Tu ci mandi in tutto il mondo
e noi mettiamo il catenaccio
alle nostre porte.
Tu ci spingi a prendere il largo
e noi ancoriamo la barca in porto.
Scuoti il torpore
della nostra indifferenza.
Accendi nel nostro cuore
il fuoco della tua audacia.
Apri le nostre orecchie
alle grida dei fratelli:
donaci fame e sete di giustizia.
Spingi i nostri passi sulle strade
dove l'uomo lavora e ama,
soffre e spera.
Insegnaci a cercarti con pazienza,
donando a tutti la tua Parola.
Amen
Agisci
Quante volte nella gior-
nata incontro persone
che non sanno far altro
che lamentarsi di tutto
e di tutti? Cercherò con la mia testi-
monianza di far capire l'importanza
della gratitudine verso Dio e verso i
fratelli.
Preghiamo la Parola
Non di solo pane Numero 709 pagina 11
G l i a p p r o f o n d i m e n t i d i N o n d i s o l o p a n e
Maria è bella perché è la don-
na del silenzio. In lei tutto
tace. Per capire il silenzio di
Maria dobbiamo inoltrarci su
un sentiero di alta montagna
dove le voci degli uomini ces-
sano; dopo aver attraversato i
boschi dove il vento, come le
mani esperte del musicista
sulle corde dell’arpa, compo-
ne, sfiorando i rami e le fo-
glie, la sua melodia, tutto ta-
ce e i sussurri diventano echi
lontani.
Dopo il bosco, mentre gli al-
beri diventano sempre più ra-
refatti, rimane il silenzio e la
vetta. È l’esperienza mistica
della Vergine Santa. In questo
silenzio assoluto la Parola e-
terna diventa carne, si conce-
pisce Dio e l’uomo.
Solo nel silenzio l’uomo com-
prende il mistero di Dio,
se stesso, la storia e
l’avvenire.
Sottolinea giustamente
Alessandro Pronzato:
«Una vera vita interiore
risulta impossibile se vie-
ne a mancare il silenzio. Il
silenzio, infatti, fa parte
di quella dimensione delle
profondità che dovrebbe
caratterizzare ogni espe-
rienza spirituale seria.
L'uomo può trovare un'a-
pertura all'esterno. Allora fug-
ge, evade, si dissolve nella mol-
teplicità, si stempera nella su-
perficialità, si disperde nell'insi-
gnificanza. Ma, fortunatamen-
te, può anche trovare un'aper-
tura all'interno. Allora l'uomo si
ritrova, recupera l'armonia, at-
tua uno spostamento dell'esi-
stenza in profondità, lungo l'as-
se dei valori.
Silenzio come opposizione alla
frammentarietà che ci minac
cia e apertura alla totalità. Solo
nel silenzio autentico si attua la
conoscenza autentica. Anche di
se stessi. "L'uomo, questo sco-
nosciuto" (per riferirmi al cele-
bre libro di Alexis Carrel), per-
ché i l s i lenz io r i su lta
"sconosciuto”.»
Questo silenzio che rende Maria
bella agli occhi di Dio deve di-
ventare la dimensione che segna
la profondità della saggezza cri-
stiana; non è solo l’esperienza di
una creatura unica e del tutto
particolare come la Vergine San-
ta. Il suo silenzio deve diventare
il silenzio dei semplici e dei miti;
cella interiore dove rifugiarsi per
conservare il meglio di noi.
Penso a un'immagine stupenda di
Francesco d'Assisi, ritagliata dal-
la Vita seconda di Tommaso da
Celano: «… Se a volte urgevano
visite di secolari o altre faccen-
de, le troncava più che terminar-
le, per rifugiarsi di nuovo nella
contemplazione ...
… Cercava sempre un luogo ap-
partato, dove potersi unire non
solo con lo spirito, ma con le sin-
gole membra, al suo Dio: e se
all'improvviso si sentiva visitato
dal Signore, per non rimanere
senza cella, se ne faceva una
piccola col mantello. E se a volte
era privo di questo, si copriva il
volto con la manica, per non sve-
lare la manna nascosta».
Tutti possiamo costruirci una
piccola cella per rimanere in si-
lenzio e nel silenzio: un luogo
appartato, un angolo della nostra
stanza, un lembo del nostro
mantello. Tutti dobbiamo e pos-
siamo concepire Dio e l’uomo nel
silenzio della casa di Nazareth.
don Luciano
Il silenzio di Maria Meditazione di don Luciano Vitton Mea
Meditazioni mariane
Tempo di Pasqua
Senza un amore affidabile nulla potrebbe tenere veramente uniti gli uomini. L’unità tra loro sarebbe concepibile solo come fondata sull’utilità, sulla composizione degli interessi, sulla paura, ma non sulla bontà di vivere insieme, non sulla gioia che la semplice presenza dell’altro può suscitare.“ (Papa Francesco)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Molte cose ho ancora da
dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando
verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non
parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le
cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e
ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo
ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».
Brano Evangelico: Gv 16, 1215
La beata Maddalena nacque a Como verso il 1415. Entrò a Brunate in una casa religiosa, istituita sotto la regola di sant'Agostino che fu da lei trasformata in monastero sotto il titolo di sant'Andrea, ma sempre obbediente alla regola agostiniana. Innamorata della spiritualità del santo le stava a cuore appartenere all'Ordine e stare nella sua giurisdizione.
Nel 1455 la Congregazione agostiniana di Lombardia accolse la comunità sotto la sua giurisdizione. Pio II, il 16 luglio 1459, approvò in modo definitivo tale aggregazione. La beata fu una propagatrice della vita agostiniana e ricondusse all'Ordine molte giovani, che vivevano da sole nelle proprie case, e alcuni terziari,
accolti nei pressi di Como. Sempre desiderosa di ubbidire più che di comandare infervorava le consorelle a lei soggette alla perfezione delle virtù. Morì nel maggio del 1465. Il papa Pio X confermò il suo culto nel 1907. Le sue reliquie sono custodite nella chiesa di Brunate.
Contemplo: Molte cose ho ancora da dirvi (Cv 16,12)
Gesù promette ai suoi discepoli di restare con loro per sempre, e promette
pure che svelerà loro, mediante lo Spirito, tutto ciò che per il momento non
possono comprendere pienamente. Accade lo stesso per noi, suoi discepoli
nell'oggi della storia: non sempre riusciamo a cogliere il mistero della sua
presenza in noi, ma ci promette che nel suo Spirito ci farà capire ogni cosa
nella luce della vita eterna.
Il Santo del giorno: Beata Maddalena Albrici
Mercoledì 13
Maggio
II Settimana del Salterio
Non di solo pane Numero 709 Tempo di Pasqua pagina 12
Non di solo pane Numero 709 pagina 13
Non aspettatevi di a-
scoltare da noi quelle
verità che il Signore
non volle dire ai disce-
poli, in quanto essi non
erano ancora in grado
di comprenderle. Appli-
catevi piuttosto a pro-
gredire nella carità, che scende nei vostri cuori
per mezzo dello Spirito Santo che vi è stato do-
nato. Grazie al fervore della vostra carità e
all'amore che nutrite per le cose dell'anima, po-
treste esperimentare interiormente quella luce,
quella voce spirituale che gli uomini legati alla
carne sono incapaci di tollerare; e che non ap-
pare con segni che gli occhi del corpo possono
vedere, né si fa sentire con suoni che le orec-
chie possono udire. Non si può certo amare ciò
che è del tutto sconosciuto. Ma amando ciò che
in parte si conosce, per effetto di questo stesso
amore si arriva a conoscerlo sempre meglio,
sempre più profondamente
(AGOSTINO, Commento al vangelo di Giovanni, 96,4).
meditazione
Progredire nella Carità A cura di Cristina e Tiziana
L’ombra della luce Difendimi dalle forze contrarie, la notte, nel sonno, quando non sono cosciente, quando il mio percorso, si fa incerto. E non abbandonarmi mai... Non mi abbandonare mai! Riportami nelle zone più alte in uno dei tuoi regni di quiete: E' tempo di lasciare questo ciclo di vite. E non mi abbandonare mai... Non mi abbandonare mai! Perché le gioie del più profondo affetto o dei più lievi anditi del cuore sono solo l'ombra della luce. Ricordami, come sono infelice, lontano dalle tue leggi; come non sprecare il tempo che mi rimane. E non abbandonarmi mai... Non mi abbandonare mai! Perché la pace che ho sentito in certi monasteri, o la vibrante intesa di tutti i sensi in festa, sono solo l'ombra della luce.
Agisci
Anche per Maria, la Ma-
dre di Dio, la compren-
sione del mistero di Cri-
sto suo Figlio non fu subito piena
ed immediata. La pazienza di
Dio nel rispettare i miei tempi è
espressione della sua incom
mensurabile premura. Gli espri-
merò la mia gratitudine.
Preghiamo la Parola
Non di solo pane Numero 709 Tempo di Pasqua pagina 14
Frutto del mistero: Il desiderio del Cielo
"Vedete, figli miei, bisogna riflettere che abbiamo
un’anima da salvare e una eternità che ci aspetta" San Giovanni Maria Vianney
«Finché Egli venga» (1 Cor 11, 26).
Tutto quello che avviene sulla terra da allora in
poi è tutta un'attesa: credere vuol dire perseverare in quest'attesa. Per colui che non
crede, gli eventi si compiono come se avessero il loro significato in se stessi: le cose
ordinarie e le straordinarie, le grandi e le piccole, le terribili e le belle, tutti gli e-
venti di cui è intessuta la storia, avvengono come se fossero l'unica realtà, e come se
al di là non ci fosse nient'altro. In realtà, la dipartita del Signore è stata come il ri-
suonare di un accordo potente che sta sospeso nell'aria e dura fino a che nel suo e-
saurirsi si rifà la quiete del silenzio. Solamente col ritorno di Cristo tutte le cose sa-
ranno compiute. (Romano Guardini)
INTENZIONE: per la santificazione dei sacerdoti e delle anime consacrate
1 Pater, 10 Ave, 1 Gloria.
Virtù da praticare: la speranza.
L’angolo del
II° Mistero della Gloria
L’Ascensione di Gesù al Cielo
A cura di don Luciano Vitton Mea
ESEMPIO - San Filippo Neri, ritornato alla Varricella da una udienza pontificia, confidò
all'amico Corona che il papa Clemente VIII gli aveva manifestato l'intenzione di elevarlo
alla sacra Porpora. Il Corona lo esortava ad accettare l'alta dignità cardinalizia, se non altro
per l'onore che ne riceveva tutta la Congregazione e per la soddisfazione grandissima che
ne avrebbero ricevuto tanti suoi penitenti. Gettando in aria con un gesto improvviso la sua
berretta il Santo esclamò giulivo: «Paradiso. Paradiso...». Il desiderio struggente del Para
diso ha consumato tutti i Santi.
Giovedì 14
Maggio
II Settimana del Salterio
Tempo di Pasqua
Solo lo Spirito Santo può suscitare la diversità, la pluralità, la molteplicità e allo stesso tempo fare l'unità. Perché quando siamo noi a voler fare la diversità facciamo gli scismi e quando siamo noi a voler fare l'unità facciamo l'uniformità, l'omologazione.“
(Papa Francesco)
Di Mattia si parla nel primo capitolo degli Atti degli apostoli, quando viene chiamato a ricomporre il numero di dodici, sostituendo Giuda Iscariota. Viene scelto con un sorteggio, attraverso il quale la preferenze divina cade su di lui e non sull'altro candidato tra quelli che erano stati discepoli di Cristo sin dal Battesimo sul
Giordano Giuseppe, detto Barsabba. Dopo Pentecoste, Mattia inizia a predicare, ma non si hanno più notizie su di lui. La tradizione ha tramandato l'immagine di un uomo anziano con in mano un'alabarda, simbolo del suo martirio. Ma non c'è evidenza storica di morte violenta. Così come
non è certo che sia morto a Gerusalemme e che le reliquie siano state poi portate da sant 'Elena, madre dell'imperatore Costantino, a Treviri, dove sono venerate.
Etimologia: Mattia =
uomo di Dio, dall'e
braico.
Il Santo del giorno: San Mattia Apostolo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho
amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete
nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo
amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia pie
na. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato
voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi
siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il ser
vo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che
ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho
scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga;
perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi
comando: che vi amiate gli uni gli altri».
Brano Evangelico: Gv 15, 917
Non di solo pane Numero 709 Tempo di Pasqua pagina 15
Contemplo: La mia gioia sia in Voi (Gv 15,11)
Al seguito di Gesù, noi rimaniamo nel suo amore e la nostra gioia è
piena. È Gesù stesso che ci ha fatto dono della sua gioia; una gioia, pe
rò, che non è come quella transitoria che ci dà il mondo. La gioia di
Gesù è pienezza di vita interiore, è sguardo puro sulle cose del mondo,
è la beatitudine di chi confida nel Signore e lo segue ogni giorno.
Non di solo pane Numero 709 pagina 16
Agisci
Oggi pregherò per
tutti gli evangelizza-
tori e i predicatori.
Reciterò il terzo mi-
stero glorioso, perché con il do-
no dello Spirito Santo cerchino
soltanto la gloria di Dio e la sal-
vezza delle anime.
Sul web ho letto un buongiorno luminoso, ma che
non acceca, un buongiorno semplice ma che sa
raggiungere tante vite che solitamente rimangono
nell'ombra (mamme e papà, innanzitutto, ma anche
suore e sacerdoti, scrittori e poeti, operai ed im-
prenditori, impiegati e pittori, ecc.). Mi sembra pro-
prio in linea con il comandamento nuovo dell'amore
riproposto oggi e con san Mattia, di cui ricorre la
memoria. Egli, infatti, venne eletto per sostituire tra
gli apostoli il posto di Giuda, impiccatosi dopo aver
tradito e venduto Gesù. San Mattia non si propose,
ma altri proposero lui e non per parlare di sè, ma
per annunciare il Vangelo, come pure è chiesto ad
ogni cristiano. Perciò ecco il buongiorno promesso:
"Buongiorno alle persone "girasole" che splendo-
no, quelle generose che per dare luce agli altri, a
volte rimangono loro stesse al buio. Buongiorno alle
persone che con parole semplici sanno comunicarci
emozioni e sentimenti. Quelle che non scintilla-
no, ma sono luminose per una loro luce interiore,
quelle che non brillano mai per luce riflessa. Buon-
giorno alle anime antiche che brillano di luce pro-
pria e sorridono, donando amore a chi sta loro vici-
no. Quelle che preferiscono sviluppare la luce den-
tro se stesse, anziché consolarsi col buio degli al-
tri. Buongiorno alle persone che “sono” e non han-
no bisogno di apparire, quelle che sono umili, meno
appariscenti fuori ma più attraenti dentro. Buongior-
no alle persone che splendono, che con la loro luce
illuminano gli altri, perché sono persone vere, sem-
plici, profonde le sole capaci di darci grandi emozio-
ni. Buongiorno a tutti, ma proprio a tutti, nessuno
escluso. Con un sorriso". Ci aiuterà questo buon-
giorno a "dare la vita"? Lo scopriremo solo nel
"dare" adesso, senza rimandare a domani.
Meditiamo la Parola
Buon giorno alle persone che splendono
Meditazione di Fiorella Elmetti
Signore tu ci chiami
Signore, tu ci chiami a seguirti.
ti rivolgi ad ognuno di noi,
ma noi abbiamo paura.
Tu ci mandi in tutto il mondo
e noi mettiamo il catenaccio
alle nostre porte.
Tu ci spingi a prendere il largo
e noi ancoriamo la barca in porto.
Scuoti il torpore
della nostra indifferenza.
Accendi nel nostro cuore
il fuoco della tua audacia.
Apri le nostre orecchie
alle grida dei fratelli:
donaci fame e sete di giustizia.
Spingi i nostri passi sulle strade
dove l'uomo lavora e ama,
soffre e spera.
Insegnaci a cercarti con pazienza,
donando a tutti la tua Parola.
Amen
Preghiamo la Parola
Non di solo pane Numero 709 Tempo di Pasqua pagina 17
Frutto del mistero: L’amore della chiesa
"Tutto quello che il Figlio domanda al Padre gli è accor
dato. Tutto quello che la Madre domanda al Figlio le è
ugualmente accordato. Quel che ci deve impegnare a ri
volgerci ad Essa con grande fiducia, è che Lei è sempre
disponibile.
San Giovanni Maria Vianney
Senza Gesù anche i momenti più belli diventano alla fine tristi. Maria, attenta e pre-
murosa, si rende conto che le cose stavano andando male per i due sposi e intercede.
La sua preghiera continua ancora oggi a forzare il Figlio perché la nostra vita sia sem-
pre benedetta. Ella prega per noi e per i tanti paesi poveri di questo mondo nei quali
il vino è già terminato e tante famiglie non hanno più di che vivere. Maria però chia-
ma ciascuno di noi, come quel giorno chiamò i servi, e ci dice: "Fate quello che egli vi
dirà", ossia: "Ascoltate il Vangelo e mettetelo in pratica". Se lo faremo, vedremo
cambiare la nostra vita e quella di chi ci sta attorno, come quel giorno l'acqua si tra-
sformò in vino. E quel vino era migliore del precedente.
Dio è tutto per te: se hai fame è il tuo pane, se hai sete è la tua acqua, se sei nell'oscurità è la tua luce che non ha
tramonto (sant'Agostino d'Ippona).
INTENZIONE: per gli sposi, 1 Pater, 10 Ave, 1 Gloria.
Virtù da praticare: preghiera a Maria.
L’angolo del II° Mistero della Luce
Le nozze di Cana
A cura di don Luciano Vitton Mea
Venerdì 15
Maggio
II Settimana del Salterio
Tempo di Pasqua
Anche nel nostro cammino di fede è importante sapere e sentire che Dio ci ama, non aver paura di amarlo: la fede si professa con la bocca e con il cuore, con la parola e con l'amore.“
(Papa Francesco)
Nacque a Madrid intorno al 1070 e lasciò giovanissimo la casa paterna per essere impiegato come contadino. Grazie al suo impegno i campi, che fino allora rendevano poco, diedero molto frutto. Nonostante lavorasse duramente la terra, partecipava ogni giorno all'Eucaristia e dedicava molto spazio alla
preghiera, tanto che alcuni colleghi invidiosi lo accusarono, peraltro ingiustamente, di togliere ore al lavoro. Quando Madrid fu conquistata dagli Almoravidi si rifugiò a Torrelaguna dove sposò la giovane Maria. Un matrimonio che fu sempre contraddistinto dalla grande attenzione verso i più poveri, con cui
condividevano il poco che possedevano. Nessuno si allontanava da Isidoro senza aver ricevuto qualcosa. Morì il 15 maggio 1130. Venne canonizzato il 12 marzo 1622 da Papa Gregorio XV. Le sue spoglie sono conservate nella chiesa madrilena di Sant'Andrea.
Il Santo del giorno: Sant’Isidoro l’Agricoltore
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «In verità, in verità io vi
dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete
nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia. La donna,
quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando
ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la
gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nel
dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno
potrà togliervi la vostra gioia. Quel giorno non mi domanderete più
nulla».
Brano Evangelico: Gv 16, 2023
Non di solo pane Numero 709 pagina 18
Contemplo: La tristezza si cambierà in gioia (Cv 16,20)
È la gioia delle beatitudini. La voce dei profeti dal tono rauco quando si rivolge agli uomini, è trasformata dalla preghiera di Gesù che si rivolge a Dio con il tono sereno delle beatitudini. Gesù proclama una grande felicità nelle beatitudini, che sono l'invito alla gioia del regno di Dio. Le beatitudini non sono un'esortazione morale e tanto meno un incoraggiamento a vivere nella miseria e nell'infelicità. Sono invece la descrizione della persona di Gesù, che ha cambiato la nostra vita.
Non di solo pane Numero 709 Tempo di Pasqua pagina 19
Agisci
Quanta sarà stata la
gioia di Maria nel dare
alla luce Gesù, l'Autore
della vita! Lei, però,
fa suo ogni dolore ma-
terno per la perdita del proprio
figlio. Pregherò per tutti i bambi-
ni, i giovani stroncati dalla morte
e reciterò dieci L'eterno riposo.
Come spiegare la gioia che proviene dalla fede?
Gesù ci lascia una splendida immagine: quella
del parto. Dicevamo ieri che la gioia non è solo
un'emozione, ma la presa di consapevolezza di
ciò a cui siamo chiamati. La luce del risorto
cambia la nostra prospettiva, ci fa nascere ad
una nuova ed inattesa dimensione. La nostra vi-
ta, dice Gesù, sta alla vita vera in lui, (ti va una
virgola qui?) come la vita del feto sta alla vita
dell'uomo che nasce e cresce. Sono la stessa per-
sona, il feto e l'uomo, ma il primo vive nell'angu-
sto spazio del ventre materno, il secondo vive la
pienezza della vita fuori dal grembo. Così è la
vita di fede: fino a quando non incontriamo Dio
nel nostro cammino siamo come dentro un grem-
bo che pensiamo essere l'intero universo. Ma una
volta partoriti alla fede, pur restando le stesse
persone, cresciamo e scopriamo un mondo infini-
tamente più grande. Questo parto alla fede, pe-
rò, avviene in un contesto di fatica e di sofferen-
za e questa ci fa paura. Non spaventiamoci allo-
ra se a volte il nostro è un percorso faticoso, irto
di dubbi e di incertezze: è l'unico modo che ab-
biamo per poter nascere alla nuova dimensione
di figli di Dio.
Meditiamo la Parola
Partoriti alla fede Meditazione a cura della Redazione
Riflessi di luce
O Dio Padre, fuoco d'amore e luce del mon-do, fa' che sappiamo vedere il riflesso del tuo splendore sul volto di ogni uomo: nel mistero del bimbo che cresce nel grembo materno; sul volto del giovane che cerca segni di speranza; sul viso dell'anziano che rievoca i ricordi; sul volto triste di chi soffre, sul volto stanco di chi è malato e di chi sta per mori-re. Suscita in noi la forza dell'amore, che Cristo Gesù ha testimoniato fino al dono di sé, e la gioia di promuovere, custodire, difendere e servire il bene prezioso della vita, sem-pre e comunque. Manda su di noi il tuo Santo Spirito, perché sappiamo in-fondere fiducia e speranza ad ogni persona che incontria-mo,e testimoniare al mondo della bellezza e pienezza di u-na vita vissuta, e donata per amore.
Amen
Preghiamo la Parola
Non di solo pane Numero 709 Tempo di Pasqua pagina 20
Frutto del mistero: La guarigione del nostro orgoglio
"Quelli che ci umiliano sono nostri amici, non quelli
che ci lodano…" San Giovanni Maria Vianney
Prendiamo con coraggio su di noi le sofferenze di Cri-
sto e alle nostre sofferenze corrisponderanno le con-
solazioni che cerchiamo, quelle delle quali godranno
tutti coloro che piangono. (Origene)
«E i soldati ... intrecciata una corona di spine gliela misero in capo e gli posero una canna nella destra;
poi piegando il ginocchio davanti a Lui lo schernivano» (Mt 27, 27-29). Nel capo si manifesta la dignità
dell'uomo; la corona è il segno della regalità che viene da Dio. Qui lo spregio si rivolge contro il capo
del Signore che porta invisibilmente la corona del «Re dei re». I soldati fanno di Lui un re da burla.
Sotto la loro ottusa crudeltà si nasconde un'altra volontà che vuole fare di Lui un uomo da burla e -
oseremo dirlo? - un dio da burla. Tutto lo scherno del mondo si accumula qui per distruggere la dignità
di Dio - e con essa anche la dignità dell'uomo che da Lui deriva ... L'esistenza umana è impregnata di
orgoglio, di disdegno, di vanità, talvolta apertamente, più spesso nascostamente; né occhio umano né
umana volontà giunge alle loro radici. Il Signore svela questa potenza nel darle modo di agire contro di
Lui. L'orgoglio per cui ci innalziamo, la vanità per cui godiamo di noi stessi assumono per Lui l'aspetto
dell'umiliazione: la sua sofferenza è in proporzione del nostro peccato. Ecco un altro momento decisi-
vo nella vita del cristiano: quello in cui egli penetra l'inganno che si nasconde in tutto ciò che si chia-
ma grandezza, potenza, attività, bellezza, prestigio. Tutto ciò non è male di per sé, ma il male vi si
annida. Qui bisogna guardarlo in faccia, sopportare questa vista, riconoscere se stessi in quel che av-
viene. E poi lottare per l'umiltà: l'umiltà non è che il riconoscimento della verità che Dio è Dio - Lui
solo - e che l'uomo è uomo. Veramente uomo. (Romano Guardini)
INTENZIONE: per la Chiesa del silenzio 1 Pater, 10 Ave, 1 Gloria.
Virtù da praticare: l'umiltà.
L’angolo del III° Mistero Doloroso
Gesù incoronato di spine
A cura di don Luciano Vitton Mea
ESEMPIO - Santa Teresa di Gesù ci insegna: «Il vero umile deve sinceramente desiderare di essere disprezzato, burlato, perseguitato ed incolpato, benché a torto. Se vuol imitare Cristo, dove può farlo meglio che in questo? Oh, quanto savio si vedrà un giorno essere stato colui che si rallegrò di essere tenuto per vile ed anche per pazzo!».
Sabato 16
Maggio
II Settimana del Salterio
Tempo di Pasqua Sì, il nostro cuore si edifica sulla memoria di quegli uomini e quelle donne che ci hanno fatto avvicinare a sorgenti di vita e di speranza a cui potranno attingere anche quelli che ci seguiranno. È la memoria dell'eredità ricevuta che dobbiamo, a nostra volta, trasmettere ai nostri figli.“ (Papa Francesco)
Figlio di nobili polacchi
nato a Sandomir il 30 no
vembre 1591, a vent'anni
entra fra i Gesuiti e diven
ta sacerdote nel 1622, con
l'incarico della predicazio
ne. Padre Andrea Bobola
ha una fede tranquilla,
nutrita di studi e stimolata
da un vivace gusto perso
nale per il confronto con
chiunque. Di lui si può
dire che non può vivere
senza predicare. Ammira
no il suo coraggio i catto
lici, ma pure molti cristia
ni dissidenti. E i nemici lo
chiamano «cacciatore di
anime», con una avversio
ne che è anche un ricono
scimento al suo coraggio,
al suo «gridare dai tetti»,
sempre e davanti a chiun
que. Una rivolta di cosac
chi al servizio dell'Impero
russo (nemico della Polo
nia) scatena persecuzioni,
con chiese e conventi
messi a fuoco. Proprio
per questo Andrea Bobo
la rimane a predicare tra i
disastri. È di questi esem
pi che hanno bisogno i
fedeli. Una banda cosac
ca lo cattura e lo uccide
dopo molte sevizie: è il
16 maggio 1657. È stato
canonizzato da Pio XI nel
1938.
Il Santo del giorno: Sant’Andrea Bobola Martire
Brano Evangelico: Gv 16, 2328
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «In verità, in verità io vi
dico: se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la da
rà. Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete,
perché la vostra gioia sia piena. Queste cose ve le ho dette in modo
velato, ma viene l’ora in cui non vi parlerò più in modo velato e aper
tamente vi parlerò del Padre. In quel giorno chiederete nel mio nome
e non vi dico che pregherò il Padre per voi: il Padre stesso infatti vi
ama, perché voi avete amato me e avete creduto che io sono uscito da
Dio. Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di
nuovo il mondo e vado al Padre».
Contemplo: Chiedete e otterrete (Cv 16,24)
«Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena. Chiedete nel mio nome. Chiedete con le parole che vi ho insegnato. Non sprecate parole come quelli che non credono. Voi dunque pregate così: "Padre nostro"». Per pregare in modo giusto Gesù ci ha inviato «lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: "Abbà! Padre"». «Noi non sappiamo come pregare in modo conveniente, ma lo Spirito stesso intercede per noi» (Rm 8,15.26).
Non di solo pane Numero 709 Tempo di Pasqua pagina 21
Agisci
Per l’oriente, l'ospitali-
tà è sacra. Per noi cri-
stiani, in essa acco-
gliamo la presenza
stessa di Cristo nei fra-
telli. E per me? Sono attento, pre-
muroso, o la fretta, la negligenza
sono le mie uniche guide? Avrò
maggiore attenzione e cura...!
I discepoli scoprono un rapporto di intimità fra
Gesù e Dio. Non come già si aspettavano, una
relazione fatta di tenerezza e conoscenza, ma
un vero rapporto di appartenenza: Gesù non è
figlio di Dio come lo siamo noi, ma in maniera
esclusiva e assoluta. Sono straniti, i discepoli:
quell'uomo che hanno imparato a conoscere e ad
amare, ora, si rivela molto più di un grande pro-
feta, di uno straordinario uomo spirituale, si ri-
vela come la manifestazione stessa di Dio. Gesù
sta parlando di una gioia da acquisire, di una tri-
stezza da superare, di un parto ad una vita nuo-
va da affrontare. In questo percorso non siamo
soli: lo Spirito Santo, primo dono fatto ai cre-
denti, ci accompagna in questa crescita interiore
che porta gli apostoli, e noi, a scoprire chi è ve-
ramente Gesù e chi siamo noi in profondità. Cer-
to: fatichiamo a capire come essere felici, anche
dopo avere conosciuto Gesù e riconosciuto in lui
la pienezza di Dio. Perciò Gesù ci fornisce un
suggerimento: chiedere al Padre, in suo nome,
qualche consiglio utile per dimorare nella gioia.
Visto che conosciamo il figlio del capo, qualche
spintarella la possiamo ottenere!
Meditiamo la Parola
Chiedere al Padre
Meditazione a cura della Redazione
Signore Gesù,
noi ti ringraziamo:
la fretta, la superficialità,
la noncuranza che
corrodono il nostro
tempo non sono
tue e non possono
e non devono essere
nostre. Alla luce della
tua parola, viviamo
in preghiera e preghiamo
con la vita... con calma,
con pazienza, un passo
dopo l'altro...
non accontentiamoci
per dare carne
alla tua parola con cura.
Alleluia!
Preghiamo la Parola
Non di solo pane Numero 709 Tempo di Pasqua pagina 22
G l i a p p r o f o n d i m e n t i d i N o n d i s o l o p a n e
Una bambina viveva felice
con il suo papà e la sua
mamma. Ma per una meschi-
na vendetta, degli uomini
perfidi la rapirono.
Arrivarono un giorno avvolti
nei loro grandi mantelli e,
sulla strada che portava alla
scuola, s'impadronirono della
bambina.
Galoppando di gran carriera
sui cavalli neri si allonta
narono ben presto dal villag-
gio e presero la strada della
foresta. La buia e tenebrosa
foresta che ingoiava per
sempre gli incauti che vi si
avventuravano senza guida.
Quegli uomini dal cuore di
pietra portarono la bambina
nel cuore della foresta. Vole-
vano che si perdesse per
sempre nella foresta
La bambina piangeva ter-
rorizzata. E ripeteva,
quasi gridava, la preghie-
ra che la mamma le ave-
va insegnato: «Ave Ma-
ria, piena di grazia..».
Attraversarono torrenti e
burroni, finché giunsero
dove la foresta era più
intricata e impenetrabi-
le. Là abbandonarono la
bambina.
La poverina si accucciò ai pie-
di di un grande albero, conti-
nuando a ripetere tra i sin-
ghiozzi: «Ave Maria... Ave Ma-
ria...».
Improvvisamente, fra le lacri-
me, proprio ai suoi piedi scor-
se una rosa. Una rosa dai pe-
tali teneri come una carezza
Poco più avanti, ben visibile,
tra l'erba e le foglie, c'era
un'altra rosa, poi un'altra, e
un'altra ancora... Formavano
un sentiero che si snodava tra
gli alberi. La bambina comin-
ciò a camminare da una rosa
all'altra, prima esitante poi
quasi di corsa. Dopo un po'
arrivò al margine della foresta
e si trovò nelle braccia della
mamma e del papà. Anche lo-
ro avevano visto il sentiero di
rose ed erano partiti alla sua
ricerca.
Perché anche la mamma e il
papà avevano continuato a dire
l'Ave Maria. E tutte quelle Ave
Maria, quelle dei genitori e
quelle della figlia, erano diven-
tate un sentiero di rose. Che li
aveva riportati tutti insieme.
Il sentiero A cura di Tiziana e Cristina
Non di solo pane Numero 709 Tempo di Pasqua pagina 23
Ti racconto Maria Alcune storie per parlare della mamma di Gesù
di Bruno Ferrero
Questo racconto di Bruno
Ferrero , nella sua semplici-
tà, ci ricorda che nella vita
è facile perdere la strada
della bontà, perdere la ret-
ta via e trovarsi nella selva
oscura del male e della cat-
tiveria. Solo se riscopriamo
in noi la semplicità dei
bambini e ricorriamo al ma-
terno aiuto della Vergine
Santa sentiremo il profumo
dei fiori che ci conduce ver-
so la luce e la bellezza della
bontà.
Cristina e Tiziana
333/3390059 don Luciano
Anno XV- n. 709
Domenica 10 Maggio 2015
Chiuso il 5 Maggio 2015
Numero copie 1450
Coordinatrice Fiorella Elmetti
Redazione
don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini,
don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti
Grafica e stampa
don Luciano Vitton Mea
Ideato da don Luciano Vitton Mea
Sussidio di preghiera per la famiglia
Per la tua vita spirituale visita il
Vi troverai:
Ogni giorno una meditazione dei più grandi maestri di spiritualità Il settimanale di preghiera Non di Solo pane (da scaricare) I Santi del Giorno Tutte le opere di San Agostino I racconti di un pellegrino russo L’Imitazione di Cristo
Ti aspetto ogni giorno su:
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