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Promozione alute S Notiziario del CIPES Piemonte Confederazione Italiana per la Promozione della Salute e l’Educazione Sanitaria - Federazione del Piemonte IN CASO DI MANCATO RECAPITO RINVIARE ALL’UFF. C.M.P. TO NORD PER LA RESTITUZIONE AL MITTENTE CHE SI IMPEGNAA CORRISPONDERE LA RELATIVATASSA anno 13 / n. 1 gennaio/febbraio 2007 TAXE PERCUE TASSA RISCOSSA TORINO CMP Poste Italiane s.p.a. Sped. in Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n°46) art.1, comma 2, DCB Torino DI LA DI LA VORO SI MUORE .... ANCORA VORO SI MUORE .... ANCORA I costi degli infortuni sul lavoro a pag. 10

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Promozione aluteSNotiziario del CIPES PiemonteConfederazione Italiana per la Promozione della Salute e

l’Educazione Sanitaria - Federazione del Piemonte

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2007

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TORINO CMP

Poste Italiane s.p.a.Sped. in Abb. Post. D.L. 353/2003

(conv. in L. 27/02/2004 n°46) art.1, comma 2, DCB Torino

DI LADI LAVORO SI MUORE.... ANCORAVORO SI MUORE.... ANCORA

I costi degli infortuni sul lavoro a pag. 10

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2Promozione Salute

SOMMARIOPag. 1 Di lavoro si muore …..ancorapag. 2 Senso dello Stato: zero, Colofon, Sommariopag. 3 IUHPE a Torinopag. 4 - 5 Rete HPH:Assemblea Coordinatori aziendali

Berlino 4° Task force in migrant-friendlypag. 6-13 PePS e Città Sane:Circ.2 Circ.3, ASL2:l’informazione

sulla salute, Comitati distretto a Pinerolo, Casa della Salute a Castellazzo Bormida, Distretto del Verbano, essere anziani a Torino, i costi degli infortuni sul lavoro Campagna Guido sobrio,Piano sicurezza stradale VCO Donne e disabilità,

pag. 14-15 Qualità dell’ospedale e orientamento spaziale, Dipendenza da prescrizione

pag. 16-18 ASL 4, ASL 5, ASL 7, ASL 8, ASL 9, ASL 10, ASL 13, ASL 17, ASL 19, ASL 20-22,

pag. 19-20 Scuola e salute: Ripensiamo la salute, Pensare perprocessi, Distretto socio-sanitario e scuole

pag. 21 Cultura e rimozione dei pregiudizi,pag. 22 psicologi penitenziati, Cesare Pozzo,Pag. 23 Atti della Regione Piemontepag. 24 Ce Do: Schede libri, pag. 25-27 Vita Cipes:Asterischi di vita, Cipes VCO, Avigliana, Cipes Novara: pag. 28-29 CIPES Cuneo: Laboratorio Salute nella Provincia di

Cuneo, Ripensare alla salutepag. 30-32 Convegni incontri: Solitudini, Allergeni, Il futuro in

emergenza, Traumi dell’anca e del ginocchio, CuneoConferenza sulla salute partecipata, Conferenza Rete HPH Piemonte

Promozione SaluteAnno 13, n°1 gennaio - febbraio 2007

Notiziario bimestrale del CIPES Piemonte - Confederazione Italiana per laPromozione della Salute e l'Educazione Sanitaria - Federazione del Piemonte.Registrazione del Tribunale di Torino N°4686 del 3/9/1994Sede: CIPES Piemonte, Via S. Agostino 20, 10122 TORINO, tel. 011/4310.762 - fax4310.768 - E-mail [email protected] [email protected], www.cipespiemonte.itVersamenti quote adesione: C/C Postale n.22635106; CC.n. 1692993 UniCredtBanca, Agenzia 08009, (CIN W, ABI 02008, CAB 01109); Codice Fiscale97545040012Redazione: Mirella CALVANO Direttore Responsabile, Sante BAJARDI Direttore,Enrico CHIARA, Maria Grazia TOMACIELLO, Mariella CONTINISIO, Anna RitaMERLI, Rosy AUDDINO SegreteriaRubriche:Comitato Scientifico: Luigi RESEGOTTI;Sala Celli; Rosanna BECARELLI;Rete HPH: Piero ZAINA, Luigi RESEGOTTI;Città Sane: Enrico CHIARA;Scuola e salute: Guido PIRACCINI;Ambiente e territorio: Carlo NOVARINO, Marco BAJARDI;Incidenti stradali e domestici: Pino ACQUAFRESCAASL e GOES: Mauro BRUSA;Associazioni: Maria Pia BRUNATO;Centro Documentazione: Tommaso CRAVERO;Emeroteca: Aldo LODIDoRS: Claudio TORTONE, Elena COFFANO;Vita CIPES: Giuseppe CERVETTO; Giuseppe SIGNORECIPES Alessandria: Domenico MARCHEGIANI;CIPES Cuneo: Maria Grazia TOMACIELLO;CIPES VCO: Franca OLMIVignette: Claudio MELLANA, Dario MAIRANOWWW: Marighella, MingroneHanno inoltre collaborato a questo numero:Claudio ARDIZIO, Primo AURELIO, Mario CARZANA, Carla CASTAGNA, MarioChinello, Isidoro CIRO’, Mauro DEIDER, Aniello ESPOSITO, Luca FANESI,Tiziana GIUDETTO, Giorgio GIUSTETTO, Chiara MASIA, Ferruccio MASSA,Sabrina MONTAGNA, Antonella PALMISANO, Michele PAOLINO, Silvana PATRI-TO, Aurora SCOLLETTA, Massimiliano SPANO, Andrea STARA, Domenico TAN-GOLO, Fabio TOMEI, Simonetta VALERIO, Elena VALLANA, Giuseppina VIOLA,Guido ZINITI, Margherita ZUCCHI, Elena ZUNINO, Ufficio Stampa ASL 17Fotografie: Archivio CIPES Piemonte Stampa: Tipografia Sarnub Srl Via De Gubernatis 21/A Torino, Tel 011.2297900

INVITO AI COLLABORATORILe notizie, gli articoli per il prossimo numero devono pervenire entro venerdì 16 marzo 2007, anche via FAX: 011.4310768, via E-Mail: [email protected] SONO GRADITI DISEGNI, GRAFICI E FOTO.

Senso dello stato: zero

Sull’esempio dell’on. Bossi che andò a rieducarsi inSvizzera, anche il nostro ex Presidente del Consiglio

ha preferito i medici USA a quelli italiani. “Come mai” si domanda il cittadino comune “ forse non

si fidano del nostro Servizio Sanitario Nazionale?”.“Assolutamente no!” rispondono in coro il medico per-

sonale dell’on. Berlusconi e il Presidente della RegioneLombardia. “ E’ solo una questione di privacy. Servivatranquillità.”

Sulle prime ci sono parse giustificazioni flebili, poco cre-dibili ma poi , quando sono filtrati ulteriori particolari, cisiamo convinti che la scelta di Cleveland era stata quellagiusta.

Si è infatti appreso dalle solite fonti bene informate cheda sempre l’entourage dell’on. Berlusconi quando devecomprare delle medicine le va a comprare in Germania.Quando è l’ora di un esame del sangue lo si va ad ese-guire a Lione, mentre i controlli radiologici li fanno inRussia, dove pare siano bravissimi a maneggiare lesostanze radioattive.

Sempre e solo per questione di privacy ovviamente,non per sfiducia nei medici italiani. Ci maschererebbe.Solo che non lo dicevano per non disturbare.

E pensare che quel buon uomo di Carlo Azeglio Ciampiquando si è fatto impiantare un pace macker ha avuto lasfacciataggine di andare in un ospedale pubblico aRoma, senza curarsi della privacy e della tranquillità. EGiuliano Amato e Fausto Bertinotti hanno avuto il corag-gio di operarsi in Italia pur di farsi conoscere da qualcheinfermiere.

Ma in fondo, a pensarci bene, erano solo il Presidentedella Repubblica, il Presidente del Senato e un Ministrodella Repubblica.

Claudio Mellana

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IUHPE e Cipes PiemonteIUHPE e Cipes PiemontePromozione Salute

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Verso il Centro europeoIUHPE-CIPES a Torino

Conto alla rovescia per l’inaugurazione delle attività delCentro Europeo CIPES-IUHPE a Torino. La fase di gesta-

zione delle idee e di confronto costruttivo sul ruolo di un CentroEuropeo per la Promozione della salute ha subito una positivaaccelerazione.

Nei giorni immediatamente precedenti le festività natalizie, siè infatti svolto a Torino l’incontro tra i responsabili della IUHPE(Unione Internazionale per l’Educazione e la Promozione dellasalute), la Cipes e le istituzioni Piemontesi, Regione, Provinciae Comune di Torino. La riunione, messa in calendario durante ilavori del Comitato Regionale IUHPE, svoltosi nell’ottobre scor-so a Budapest a margine della Conferenza Europea, ha datoorigine ad una discussione approfondita condotta non già sul“se” ma sul “come e con quali tempi” il Centro IUHPE-CIPESavrebbe visto la luce.

Nella stessa giornata, si sono cominciati ad affrontare anchei temi relativi all’organizzazione dell’8° Conferenza Europea diPromozione della Salute che si svolgerà in Torino in una datache, al momento è fissata dal 10 al 14 settembre 2008.

Dunque, la discussione coordinata da Lamberto Briziarelli,Sante Bajardi e John Davies è subito entrata nel vivo con l’in-tervento del Direttore esecutivo della IUHPE, Marie - ClaudeLamarre che, dopo aver ringraziato la CIPES e le Amministra-zioni locali per l’impegno e la grande opportunità offerta ha, inaccordo con tutti i partecipanti, rilevato la necessità di dettaglia-re i compiti e le funzioni del Centro Torinese.

A questo proposito, il memorandum d’intesa è molto preciso:le due organizzazioni, supportate dalla Regione Piemonte edalle Amministrazioni locali si accordano per avviare un pro-gramma di cooperazione nelle attività di Promozione dellaSalute ed Educazione attraverso lo sviluppo di un CentroEuropeo con base in Torino. Il Centro europeo sarà inizialmen-te attivo nei paesi del bacino del Mediterraneo e dell’Europadell’Est e potrà contare sull’impegno di membri dell’UnioneInternazionale impegnati nei paesi interessati.

Capitolo a parte e oggetto di uno specifico articolo del memo-randum, quello riguardante le aree di cooperazione.

Infatti, scopo del memorandum è anche quello di favorire l’a-desione e incoraggiare la fattiva collaborazione tra i membri neipaesi e nelle aree dove IUHPE è meno sviluppata.

Proprio con particolare riferimento a queste specifiche aree,la cooperazione tra Parigi, sede centrale degli uffici IUHPE eTorino, intende favorire lo sviluppo di attività per la Promozionedella Salute fornendo assistenza per l’organizzazione, elabora-

zione di strategie e attuazione di interventi per la Promozionedella Salute nonché per l’elaborazione di progetti, la condivisio-ne e diffusione di informazioni e conoscenze scientifiche sullaPromozione della Salute.

Infine, il Centro Europeo parteciperà all’organizzazione dellaConferenza del 2008.

Alla riunione di Torino, oltre a Marie Claude Lamarre, eranoanche presenti John Davies, attuale vice-presidente delComitato europeo fino al rinnovo delle cariche che avverrà ilprossimo giugno a Vancouver, Myka Pykko, probabile prossi-mo vice-presidente per la Regione Europea, ThomasFernandez dalla Spagna.

Maggie Davies attesa alla riunione in quanto membro delComitato Europeo in rappresentanza del Regno Unito è statainvece bloccata alla partenza da Londra a causa della nebbia.In ogni caso, molte delle decisioni assunte a Torino sono statesuccessivamente condivise anche con la Davies durante lamissione svoltasi a Londra il 17 gennaio, missione durante laquale sono stati decisamente approfonditi gli aspetti scientificie organizzativi della Conferenza torinese del 2008, un argo-mento sul quale ritorneremo quanto prima.

Dunque, Torino, grazie all’azione della Cipes, della Regionee delle altre Amministrazioni, sta per aggiungere un altro tas-sello alla sua positiva esposizione internazionale.

Fortemente innovativa è infatti l’idea che proprio da Torino edalla nostra Regione, in collegamento con altre istituzioni inter-nazionali, possano partire progetti e azioni riguardanti la salutein un momento in cui proprio la salute occupa un posto di pri-maria rilevanza nel dibattito internazionale tanto che prestigio-se riviste di politica internazionale – l’ultima in ordine di tempoForeign Affairs – vi dedica l’articolo principale.

Che poi, le aree geografiche di interesse precipuo del CentroTorinese coincidano, come ha ricordato Luigi Resegotti,Direttore scientifico della Cipes, con aree del mondo a forteimpronta migratoria come il Nord Africa e l’Est europeo intesoanche in senso geografico non fa che rafforzare la vocazionedel Centro Europeo a affermare in quei paesi condizioni diPromozione della Salute che risultino di efficace contrasto aifenomeni di emigrazione.

La riunione di Londra alla quale hanno partecipato ancheFranco Cavallo dell’Università di Torino e Tania Re per la Cipesha confermato l’impegno reciproco ad intraprendere questopercorso di cui l’Assemblea generale della Cipes ha condivisola strategia come i numerosi interventi dei soci hanno sottoli-neato.

Al momento sono in corso le ultimissime revisioni, soprattut-to di carattere redazionale, riguardanti il memorandum d’intesa.

Alla prossima riunione del Comitato regionale IUHPE che sisvolgerà alla fine di marzo a Riga, si darà avvio ufficiale ad unrapporto di collaborazione decennale che si spera destinato alasciare una traccia positiva nella nostra Regione.

Mario CARZANA

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Le reti HPHLe reti HPH4Promozione Salute

Rete HPH: Assemblea dei Coordinatori AziendaliChiusura di un quadriennio (2003-2006)Rilancio di un nuovo ciclo (2007-2010)

La Conferenza regionale che ufficializzerà il 20 febbraio 2007la fine di un quadriennio e l’avvio della terza fase di attività

della Rete HPH piemontese ha avuto come prologo necessariol’assemblea dei Coordinatori HPH e dei Direttori sanitari delleAziende della Regione, che si è tenuta il 30 novembre 2006presso l’Assessorato regionale alla Salute.

Hanno risposto alla convocazione 21 Aziende : 15 ASL, 4ASO, 2 Presidi convenzionati, molte di queste rappresentate daalmeno 2 delegati. Se il dato contabile lo si può considerare piut-tosto soddisfacente, l’atmosfera costruttiva che si è creata attra-verso i numerosi interventi mi ha confermato che non sono pas-sati invano…. i nove anni dedicati all’HPH.

La presenza del Direttore regionale, Vittorio Demicheli, hasanzionato il nuovo corso e l’apertura dell’Assessorato verso leproblematiche della Promozione della Salute (ampiamente inse-rite nelle proposte del nuovo PSSR), rendendo esplicito il coin-volgimento sempre più attivo della Regione attraverso la costitu-zione di un Comitato Direttivo regionale HPH o Comitato diregia (coordinato dal Direttore regionale e dal PresidenteCIPES), con il compito di definire il piano di attività della Reteregionale HPH per il prossimo quadriennio.

Inoltre sono stati rafforzati (se ne sentiva il bisogno!) i rapportitra CIPES e Regione con il parziale distacco sindacale inAssessorato di Angelo Penna (attuale referente del Progettoregionale HPH “Ospedale - Territorio”). quale ponte di collega-mento tra le due istituzioni: le sue capacità organizzative asso-ciate ad un serio impegno per la crescita del Progetto HPH rap-presentano un buon investimento per il futuro della nostra Rete.

Il coinvolgimento di ogni Azienda nelle attività di Promozionedella Salute non può che essere sostenuto da un maggiore sen-sibilizzazione da parte dei Direttori Generali e da una piùattiva responsabilizzazione da parte dei Direttori Sanitari nelgoverno dei Comitati locali HPH .

Sono stati passati in rassegna i 7 Progetti interaziendali inRete, illustrati dai loro referenti, con ampia documentazioneanche visiva, proiettati in buona parte nel futuro sviluppo dellaRete.

- Progetti interaziendali- Progetto “Integrazione Ospedale - Territorio”Nei Percorsi assistenziali e linee guida è stato scelto lo “

scompenso cardiaco” per le frequenti riacutizzazioni e conse-guenti riammissioni in Ospedale. I Progetti di numerose Aziende,pur con differenti metodi di lavoro, hanno evidenziato la riduzio-ne di ricoveri ripetuti con incremento dei pazienti inseriti nell’ADImediante attivazione di ambulatori territoriali, con ruolo specificodell’infermiere, corsi di formazione ecc.

Saranno da incrementare ed estendere alle altre Aziende talilinee guida, prendendo in considerazione per il futuro ancheun’altra patologia, molto frequente in Piemonte, il diabete mellitoII tipo, con la complessa organizzazione della continuità assi-stenziale.

Come modello organizzativo di “Cure intermedie” è statoproposto l’Ospedale di Comunità, con numerose e diversificateesperienze, quali quelle di Santhià e Trivero.

Il Progetto regionale ha posto in rilievo vari modelli organizza-tivi di Dimissione, specie quella “protetta”,: “un Questio-nario di autovalutazione della pianificazione della dimissio-ne” inviato a tutte le Aziende piemontesi (hanno risposto più del60%) ha proposto precise aree tematiche, quali la politica azien-dale e la pianificazione delle dimissioni, protocolli operativi,comunicazione e coordinamento col territorio.

Fondamentale è emersa la figura di un coordinatore azienda-

le responsabile delle dimissioni “protette”, promotore di un’attivacollaborazione con tutti gli operatori coinvolti, ospedalieri e delterritorio, cioè con il Distretto di Salute (medicina primaria ecc.).

Sarà da valutare la possibilità di introdurre questa figurain ogni Azienda Ospedaliera.

Questo questionario segue, anzi accentua, le linee del recen-te documento di Oliver Gröne (ufficio europeo OMS )”PATH”sulla “autovalutazione del miglioramento di qualità negliOspedali” (dai 5 standard della Promozione della Salute), conl’elenco di indicatori di operatività.

Il 5° standard sull’integrazione delle attività di Promozionedella Salute pone criteri di ammissione nel piano di dimissioneper migliorare la continuità assistenziale dei pazienti (istruzioneai pazienti e ai familiari per il follow-up alle visite ambulatoriali,lettera di dimissione ai MMG, riammissione per cure ambulato-riali, piano di riabilitazione).

- Progetto “Ospedali liberi dal fumo”Sono proseguiti i corsi di formazione per Promotori-Facilitatori

e Conduttori di gruppo per la disassuefazione dal fumo (2 opera-tori per ogni Azienda).

Sono operanti 8 “ambulatori antifumo” con un percorsoaccreditato (9 incontri per ciascun fumatore), rivolti ad operatorisanitari e cittadini, con la presenza di un medico e di un facilita-tore.

La stretta collaborazione con il Progetto “Piemonte libero dalfumo” (Piano regionale antitabacco - PRAT) permetterà di conti-nuare e di estendere le attività al di fuori dell’Ospedale: nellescuole e nella medicina primaria (MMG-PLS).

- Progetto“miglioramento dell’accoglienza alla personastraniera afferente ai Servizi Sanitari”

Di fronte ad una società sempre più multietnica gli Ospedali sidevono adeguare con innovazioni organizzative per migliorarel’accesso ai servizi e ai percorsi assistenziali degli immigrati,mediante la collaborazione tra il personale sanitario e i pazientiimmigrati, superando le barriere linguistiche e culturali, organiz-zando le attività di cure e servizi eguali per tutti.

Il gruppo di lavoro ha istituito 2 corsi di formazione per circa600 operatori che svolgono la loro attività a diretto contatto concittadini stranieri, appartenenti a 10 Aziende Sanitarie dellaRegione: determinante è risultato il ruolo della formazionedegli operatori quale patrimonio di informazioni e conoscenzecomuni e strumento che li responsabilizza nell’attuare una reale“presa in carico” degli utenti stranieri. Il gruppo del Progetto hadeliberato di aderire nel 2007 al Progetto Europeo “MigrantFriendly Hospital” coordinato da Antonio Chiarenza, del qualeabbiamo avuto il piacere di ascoltare un’esauriente relazione alConvegno regionale HPH del Progetto presso il CentroCongressi Regione Piemonte (25/10/2006).

- Progetto “Fasce deboli - Abuso e violenza sulle donne esui minori”

Avviato nel maggio 2003 il Centro “Soccorso ViolenzaSessuale” dell’ASO S. Anna di Torino, quale Centro Integratoe Multidisciplinare.

Dal maggio 2003 al febbraio 2006 presi in carico 192 casi diviolenza sulle donne (60% di nazionalità italiana, 40% di nazio-nalità straniera di cui il 35% di età inferiore ai 25 anni).

Dalla stessa data è in funzione “l’Ambulatorio Dedicato” aiminori di età inferiore ai 14 anni presso l’ASO OIRM di Torino congruppo di lavoro multi disciplinare.

Presi in carico da maggio 2003 ad agosto 2006 251 minori, dai3 ai 14 anni, in prevalenza femmine.

E’ auspicabile che tale modello di organizzazione, innovativodi buone pratiche assistenziali in Rete regionale, sia trasferibilein altre strutture sanitarie quali Aziende Ospedaliere sedi di“Dipartimento Materno - Infantile”.

- Progetto “Nutrizione delle persone in Ospedale ed inR.S.A.”

Da un questionario su 48 strutture residenziali per anziani

➯ Segue a pag. 4

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Le reti HPHLe reti HPHPromozione Salute

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➯ Segue da pag. 4

(2400 ospiti) è emersa la prevalenza di patologie ad elevatoimpatto metabolico e nutrizionale con un livello di percezionedelle problematiche nutrizionali da parte degli operatori RSAmolto variabile, ma non molto confortante.

E’ già possibile l’uso di semplici strumenti da parte del perso-nale di assistenza non specialistica per l’identificazione e il con-trollo del rischio di malnutrizione (misurazione del BMI, menù die-tetici, controllo assunzione giornaliera di alimenti e loro prepara-zione). All’uopo sono programmati e in corso di esecuzionefocus-group con gli operatori sanitari e assistenziali delle struttu-re (1 per RSA-max 10 partecipanti) e interventi formativi – infor-mativi per tutto il personale di assistenza RSA.

-Progetto “Salute e sicurezza degli Operatori sanitari”Si è posta in primo piano la Prevenzione del Burn-out negli

operatori sanitari: una psicologa ha illustrato l’esperienzadell’ASO di Alessandria in cui sono stati coinvolti circa 80 opera-tori, di cui il 20% medici, dei reparti più a rischio (ProntoSoccorso, Rianimazione, Chirurgie) mediante un intervento pre-ventivo e di sostegno psicologico su lo stress lavorativo conincontri quindicinali.

Tutti i componenti del gruppo hanno richiesto di continuare l’i-niziativa e penso sia opportuno estenderla ad altre Aziende.

Inoltre alcune Aziende aderenti al Progetto in collaborazionecon l’Università di Parma hanno condotto una Indagine sul“Clima Aziendale” presentato al Convegno Regionale diVerbania (16 giugno 2005).

L’interesse su “Ergonomia nelle strutture Ospedaliere” si èconcretato con un corso di formazione.

- Progetto “Ospedale senza Dolore”L’obiettivo è di sensibilizzare e coinvolgere al problema dolore

tutto il personale sanitario, modificandone il comportamentomediante corsi di formazione e aggiornamento. La gestione e ilcontrollo del dolore ne prevedono il monitoraggio con ruolo atti-vo del paziente mediante il consenso informato quale alleanzaper la salute tra gli operatori, pazienti e familiari.

Il gruppo di lavoro ha elaborato linee guida-raccomandazionicon gli obiettivi generali e gli strumenti operativi attinenti i varimomenti del percorso assistenziale del paziente, accentuando inparticolare il collegamento e la continuità assistenziale traOspedale e Territorio (Distretto di Salute).

E’ prevista la collaborazione con il gruppo del Progetto“Integrazione Ospedale-Territorio”.

- Oltre ai 7 Progetti interaziendali in Rete, nel corso delConvegno sono stati presentati alcuni Progetti Aziendali, qualidell’ASO-ASL Novara e dell’ASL 10 Pinerolo.

- Il vivo interesse suscitato dalle relazioni sui Progetti in rete hacoinvolto tutti i presenti nell’impegno a proseguire sulle linee indi-cate dai Progetti, ampliandole e attivando per il prossimo futurogli strumenti per il miglioramento della qualità negliOspedali, offerti dal modello PATH, presentato da Oliver Gröne:valutazione dell’operato degli Ospedali, discussione sui risultati,azioni per il miglioramento della qualità.

Dei 5 Standard della Promozione della Salute la valutazionedel paziente comporta la presenza di linee guida su come iden-tificare l’abitudine al fumo, il consumo di alcolici, lo stato nutrizio-nale, lo stato psico-socio-economico. Ancora su come identifica-re i bisogni di Promozione della Salute per gruppi di pazienti(asmatici, diabetici, malattia cronico-ostruttiva polmonare, riabili-tazione ecc.).

La valutazione dei bisogni di Promozione della Salute di unpaziente è prevista al primo contatto con l’Ospedale, documen-tandola nella cartella clinica del paziente all’ingresso, rivalu-tandola alla dimissione.

Mi sono limitato ad alcune proposte di un programma di lavo-ro molto articolato ma omogeneo per il prossimo quadriennio,sensibile alla provocazione del nostro Presidente CIPES che consano realismo ci ha invitati ad una ulteriore e sempre più incisivaconcretezza. Piero Zaina

4thTask force in migrant-friendly and culturallycompetent health careBerlin, 30th Novembre – 1st Decembrer 2006

Il coordinatore dei Progetti HPH dell’Asl4 –Dott.ssaAlessandra D’Alfonso e il coordinatore interaziendale dell’Asl

4 della rete HPH “Umanizzazione dei Servizi Sanitari -Miglioramento dell’Accoglienza alla Persona straniera cheafferisce ai servizi sanitari” – Dott.ssa Giuseppina Viola ASL 4-hanno partecipato nei giorni 30 novembre 1° dicembre al mee-ting della Task Force in Migrant- Friendly and culturally compe-tent hearth care coodinate dal Dott. Antonio Chiarenza diReggio Emilia.

L’incontro è stato splendidamente organizzatodall’Immanuel Diakonie Group di Berlino e ha visto la parteci-pazione dei coordinatori, di circa 15 paesi europei, di progettisull’accoglienza e l’integrazione.

La Task Force in migrant-friendly ha individuate 3 aree prio-ritarie d’intervento:• area della comunicazione e mediazione linguistica (James

Robinson)• area dell’empowement e della health literacy ( Lai Fong Chiu)• area Transcultural ((Manuel Fernandez)

Durante la prima giornata I leaders dei working groupshanno illustrato le attività svolte nel 2006 per le aree d’inter-vento, la seconda giornata è stata dedicata alla progettazionedelle iniziative e gli sviluppi futuri dalla Task force nel 2007, inparticolare per la 15th Conferenza Internazionale dell’HPH chesi terrà a Vienna, Austria dal 11 al 13 Aprile 2007.

Il progetto della rete della Regione Piemonte HPH“Umanizzazione dei Servizi Sanitari - Miglioramentodell’Accoglienza alla Persona straniera che afferisce ai servizisanitari” verrà inserito in una pubblicazione di best practicerealizzata nell’ambito della Task force.

Giuseppina Viola asl4 torino

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PePS e Città SanePePS e Città Sane6Promozione Salute

L’informazione sulla salutecosì é… se vi pare

Oggi siamo bersagliati da informazioni sulla salute: pro-grammi televisivi, articoli sui giornali, riviste salutisti-

che, manifesti o depliant promozionali, consigli che passa-no fra la gente: “La mia amica mi ha detto che…”.

Il medico di famiglia è quello che più d’ogni altro solita-mente si sforza di darci buoni consigli… noi lo ascoltiamo?A volte sì, a volte no.

Perché? Ci sono molti motivi, dipende dalle situazioni. Suggerire: “Fai attività fisica” ad un pigro non sempre ha

successo, così come dire: “Mangia meno” ad un goloso èquasi un dispetto!

Non sono pochi i casi in cui si preferirebbe un esame inpiù, o un farmaco che risolve velocemente il problema…una strada più facile per arrivare al risultato sperato.

Il fatto è che non sempre esami e farmaci risolvono i pro-blemi.

Non solo: le informazioni circolanti non sono sempre cor-rette ed adeguate.

Col crescere dell'informazione aumentano anche lelamentele sulla "disinformazione" sulla medicina. Dietroquesto panorama potrebbero scorgersi cattive abitudinigiornalistiche, ma possono esserci spinte del mercato dellasanità, che può trasformare in patologie quei momenti dellavita che nulla hanno a che fare con le malattie.

Ai giornalisti sono state scritte delle raccomandazioni perevitare false speranze nei lettori. Alcuni consigli sono inte-ressanti, come ad esempio: evitare interviste che propon-gono verità senza contraddittorio o controprove, attribuen-do ai medici una funzione sciamanica – non intervistare “acaso”, ma gli esperti delle specifiche discipline, perché nonesistono i tuttologi – non scambiare la scienza con la fanta-scienza, come i casi in cui si da per imminente una nuovaterapia, quando invece occorrono ancora decenni di studi –fare attenzione agli aneddoti scambiati per verità scientifi-che – passare per malattie i problemi quotidiani - sostene-re come utili i farmaci inutili.

Le esperienze del vivere quali la crescita, l’educazione, ledifficoltà, la criminalità, l’infelicità, la realizzazione sociale,l’invecchiamento, la malattia e la stessa morte sono consi-derati “salute fisica e mentale” e trasferiti alla medicinacome se questa potesse risolvere tutto. Ma non è semprecosì.

Ci sono esami e farmaci che modificano assai poco l’an-damento delle malattie, soprattutto quelle croniche, non-ostante che alcuni mezzi d’informazione declamino la mira-colosità di alcuni trattamenti.

Alcune persone, non vedendo risultati, ricorrono a medi-cine cosiddette alternative. Altre invece ritengono di poterrisolvere i propri problemi attraverso l’uso di nuovissimiesami o farmaci reclamizzati talvolta da chi ne trae profitto.

La medicina antica non aveva i mezzi disponibili oggi, sibasava prevalentemente su consigli di corretto comporta-mento alle persone, e le cure derivavano dalle erbe medici-nali. Certo non poteva risolvere molte situazioni gravi oacute, ma esprimeva una saggezza che è un valore anco-ra oggi, se riconsiderata nella giusta prospettiva.

La famosa scuola salernitana di medicina che risale all’XIsecolo, aveva affrontato i problemi con una serie di “rego-le”, di cui riportiamo qualche citazione:

“Se vuoi star bene, se vuoi essere sano cura i malanni,non adirarti... Tre cose necessitano: mente allegra, riposo,una dieta moderata”.

Pinerolo: Costituiti nei 3 distretti i Comitati dei Sindaci In questo delicato momento che prelude a importanti novi-

tà nell’organizzazione sanitaria ed alla vigilia dell’approva-zione del nuovo Piano Socio Sanitario Regionale , tutti iSindaci del Pinerolese hanno deciso in Comune a Pinerolo,su proposta del loro Presidente Paolo Covato e delCommissario dell’ASL 10 Giovanni Caruso, di istituire iComitati dei Sindaci di Distretto, sostanzialmente un tavolodi lavoro permanente che lavorerà insieme alla Direzionedell’ASL 10 ed alle istituzioni rappresentative del territorio,(fra queste Consorzi assistenziali, Volontariato e OO.SS.)per rilevare più da vicino i bisogni reali della popolazione alivello di aree omogenee, predisponendo i Profili e Piani diSalute ovvero il programma di azione e di attività in gradodi rispondere efficacemente alle necessità dei cittadini inambito sanitario e assistenziale.

Il percorso: ieri la scelta di costituire i comitati, entrodicembre si deciderà come farli funzionare approvando unregolamento di gestione ed entro febbraio si definirannocontenuti e strategie ovvero i punti qualificanti da attuarenel 2007

“A tutti raccomando il rispettar la dieta, il loro serbandoconsueto vivere. La dieta è poi, metà del medicar, e chi leinon apprezza, quando sano, mal regge, e infermo poi nonben si cura”.

“Son le cene sontuose allo stomaco dannose, perché ilsonno ti sia lieve la tua cena esser vuol breve”

“Non esagerare col vino, né coi cibi; non ti dispiacciaalzarti in piedi dopo mangiato: evita il riposino dopo pranzo.Non trattenere l'orina, e non tenere serrato lo sfintere.

Se seguirai con cura questi consigli vivrai a lungo”C’erano, infine, delle massime ancora molto famose,

come “Cacatio matutina est tamquam medicina”.

In buona sostanza le corrette abitudini di vita rappresen-tano una valida arma contro l’insorgere di molte malattie. Inquesto modo l’individuo ha la possibilità di agire consape-volmente e responsabilmente, e preservare il più importan-te dei patrimoni: la propria salute.

Le Circoscrizioni 2 e 3 e l’ASL 2 intendono promuoverequesti messaggi, attraverso un’iniziativa che avrà inizio nel2007, grazie alla collaborazione della stampa locale.

Nel corso dell’anno si pubblicheranno articoli su alcunemalattie frequenti per le quali la prevenzione gioca un ruoloimportante.

Questi articoli saranno scritti da medici di famiglia e daspecialisti, si presterà attenzione ad utilizzare un linguaggiocomprensibile, e si affronteranno i problemi dal punto divista del cittadino: che cosa posso fare per ridurre il rischiodi ammalarmi? Quali sono le cose che posso fare per ridur-re la progressione della malattia se questa è già in atto?

Non saranno spese molte parole per descrivere come sifanno le diagnosi o quali sono le terapie, perché questesono competenze dei professionisti, mentre sarà dato spa-zio alle cose che ciascuno può fare per se stesso.

Questo è un “altro” modo di fare informazione.

Il Presidente della Circoscrizione 2 Dr. Michele PaolinoIl Presidente della Circoscrizione 3 Dr. Andrea Stara Il Commissario ASL 2, Dr. Ferruccio Massa

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Nuovo welfare locale:la Casa della SaluteA Castellazzo Bormida risposte unitarie e integrate ai bisogni di salute e di curadei cittadini.

“I l quadro epidemiologico del nostro Paese è in profondocambiamento.

Prevalgono le malate di carattere sociale, ad andamento cro-nico e degenerativo, che possono e devono essere affrontatecon la prevenzione, con un buon livello di cure primarie, con lariabilitazione e l’integrazione tra sanità ed assistenza.

L'ospedale, oggi, non basta più, dal momento che la maggiorparte dei rischi di salute e di malattia devono essere affrontatinel territorio, a domicilio e nella rete dei presidi distrettuali.

Il baricentro della sanità dovrà spostarsi dall'ospedale a! ter-ritorio.

Purtroppo, così come è organizzata oggi la sanità territorialenon è in grado di far fronte alle nuove sfide;. Marginalità, sepa-razioni, scarsità di risorse e innovazioni ne minano l'efficacia

C'è bisogno di autonomia budgetaria, di partecipazione, diprogrammazione di regole e responsabilizzazione, di integrazio-ne e di organizzazione: di una nuova cultura”

Con questa considerazione. Bruno Benigni, responsabiledelle politiche sociali del Sindacato Pensionati della CGIL, hasostenuto l'esigenza di dar vita alla CASA DELIA SALUTE, laprima nella regione, che si sta realizzando a CastellazzoBormida,

Al Convegno, organizzato dallo SPI-CGIL di Alessandria e dalComune di Castellazzo tenutosi il 13 gennaio presso la SOMS,il ministro Livia Turco, non potendo essere presente, ha inviatoun suo intervento scritto, nel quale si sottolinea la bontà delProgetto e si assume l’impegno di favorire questo nuovo presi-dio socio-sanitario. Al Convegno hanno partecipato amministra-tori provinciali, sindaci ed assessori della Provincia, Dirigentisanitari, molti medici, sindacalisti locali, regionali e nazionali el'Assessore regionale alla salute Mario Valpreda che ha soste-nuto, con convinzione, la validità del Progetto

In sintesi la CASA DELLA SALUTE, è un presidio socio-sani-tario in una comunità sub-distrettuale, che consente di unire ciòche oggi è diviso, di realizzare il lavoro di gruppo, di qualificarele prestazioni, di avvicinare i servizi alla popolazione, di integra-re efficacemente Sanità e Assistenza per dare ai cittadini presta-zioni integrate svolte in un'unica struttura. La CASA DELLASALUTE è il contenitore che rende possibile, in ragione dellacontiguità spaziale, un modello organizzativo di integrazione deiservizi e delle pratiche operative.

Un'idea ed una proposta semplici, la cui realizzazione non èaffatto scontata, per il fatto che essa non è solo un'aggiuntainnovativa, ma è anche un Progetto di cambiamento dell'esi-stente.

Infatti attivare la CASA DELLA SALUTE richiede ai cittadini unimpegno collettivo per la salate, quindi una loro più alta respon-sabilità; agli operatori una nuova pratica professionale, quindifl’affermazione del valore sociale del lavoro, ai Comuni unanuova capacità progettuale, quindi una nuova cultura di gover-no. Tutto per il fine della salute e de! benessere sodate dei cit-tadini.

La CASA DELLA SALUTE è la sede fisica ma soprattutto ilcentro attivo e dinamico della collettività locale per la salute e ilbenessere, che raccoglie la domanda dei cittadini e organizza larisposta nelle forme e nei luoghi più appropriati, nell'unità di spa-zio e di tempo.

Ciò presuppone di ricomporre le separazioni storiche esisten-ti fra le professioni sanitarie, di realizzare concretamente l'attivi-

tà interdisciplinare tra medici, specialisti, infermieri, terapisti e diintegrare operativamente le prestazioni sanitarie con quellesociali.

La CASA DELLA SALUTE è i! punto di incontro più prossimotra i! cittadino e il sistema organizzativo,. in esso si raccoglie ladomanda dei cittadini e si organizza la risposta unitaria, nelleforme più appropriale.

Nella CASA DELLA SALUTE la prevenzione occupa uno spa-zio strategico perché consente di costruire rapporti di collabora-zione tra servizi socio-salutari e cittadini, di sviluppare program-mi partecipati di intervento sui fattori ambientali, sulle cause dimalattia, si predispongono e si realizzano gli screening sulleprincipali malattie, si impostano programmi di educazione allasalute

Nell'area delle cure primarie, la CASA DELLA SALUTE, con ilsuo modello organizzativo, che rende efficiente e qualificata l'a-rea delle prestazioni è la chiave di volta per impostare e risolve-re il problema-

Tutti i medici di medicina generale e i pediatri di libera sceltache lo desiderano devono trovane nella CASA DELLA SALUTElo spazio per i loro studi medici attrezzati.

La presenza dei medici di famiglia e dei pediatri nella CASADELLA SALUTE è l'occasione per superare la tradizionaleseparazione che esiste all’interno stesso dei medici di medicinagenerale, dei medici di famiglia rispetto agli specialisti, rispettoall'ospedale, rispetto alle altre figure sanitarie non mediche esociali.

Nell’area delle degenze territoriali, a disposizione dei medicidi famiglia della CASA DELLA SALUTE deve essere predispo-sta un'area di degenza territoriale (ospedale di comunità).

Per affrontare con serietà la questione dai ricoveri impropri inospedale e delle dimissioni protette, bisogna dotare il territoriodi servizi appropriati.

L’aerea di degenze territoriali può essere la risposta cheresponsabilizza il medico di medicina generale e garantisce alcittadino l’appropriatezza delle cure.

Nell'area delle attività riabilitative, nella CASA DELLA SALU-TE è stato assegnato uno spazio adeguato, comprensivo dellapalestra, alle attività di recupero e riabilitazione funzionale.L'aumento della domanda di prestazioni riabilitative è conse-guenza delle malattie ad andamento cronico degenerativo Aquesto corrisponde nella realtà una riduzione delle prestazionipreviste nei livelli essenziali e una crescita esponenziale degliinterventi erogati da privati.

La CASA DHLLA SALUTE offre la possibilità di programmare,potenziare e qualificare le prestazioni riabilitative pubbliche.

Nell'area dei servizi sociali l'unità operativa collocata nellaCASA DELLA SALUTE deve avere gli spazi necessari per atti-vità di ufficio, per colloqui, per accoglienza, per situazione diestremo bisogno e per il pronto intervento sociale.

La CASA DELLA SALUTE di Castellazzo è in fase avanzatadi realizzazione, a Valenza esiste un Progetto analogo da rea-lizzare. inoltre nei sub-distretti di Alessandria Cristo e dellaFraschetta a Spinetta, i servizi assistenziali e quelli sanitari ven-gono erogati nella stessa struttura e quindi predisposti per lacostruzione della CASA DELLA SALUTE.

Si è attivato nella Provincia di Alessandria un dibattito sul wel-fare sociale, e si è attivata la realizzazione della CASA DELLASALUTE che costituisce l'approdo di una ricomposizione chepuò essere anche graduale purché programmata, di quanto èfrantumato e disperso nel territorio, insieme al potenziamentocomplessivo di cui ha bisogno questo basamento del welfarelocale.

La CASA DELLA SALUTE non solo integra e facilita i percor-si e i rapporti fra i servizi e i cittadini, ma restituisce alla popola-zione una visione unitaria del problema della salute, non solocome diritto di ogni cittadino, ma anche come interesse dellacollettività,

Domenico Marchegiani, Coordinatore CIPES Alessandria

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Essere anziani oggi a TorinoIl convegno del consiglio dei seniores.Unariflessione su com’è vissuta dalla colletti-vità cittadina la situazione degli anziani

Quanti sono, cosa fanno e come si sentono gli over 60 torinesi: questal’istantanea emersa nel corso di un convegno Essere anziani oggi a

Torino, promosso dal Consiglio dei Seniores (la consulta degli anzianidella città di Torino), che si è svolto nel capoluogo piemontese il 27novembre 2006. Obiettivo: proporre una riflessione su com’è vissuta dallacollettività cittadina la situazione degli anziani.

Oggi nella città della Mole vivono oltre 269.040 anziani. Si tratta di unafetta consistente di cittadini divisa in tre gruppi: gli “anziani giovani” di etàcompresa tra i 60 e i 74 anni, che sono 169.597 (pari al 63% della popo-lazione anziana), gli “anziani” tra i 75 e gli 84 anni, che sono 76.673 e i“grandi anziani” con più di 85 anni, che sono 22.770. Tradotti in terminisociologici questi dati statistici ci raccontano com’è autopercepita “l’an-zianità”. E così solo il 25% degli over 60 residenti a Torino si sente anco-ra “adulto”, non si considera vecchio, continua a lavorare, riducendo illavoro di sempre oppure avvia un nuovo lavoro, si impegna nel volonta-riato. In sostanza è soddisfatto della sua vita.

Il 21%, invece, si considera nella quarta età e si sente fragile a causadelle malattie e della solitudine, entra in crisi d’identità, diventa ansioso edepresso perché deve dipendere dagli altri per il denaro e vede cambiareil suo stile di vita a causa della perdita dei ruoli dentro e fuori dalla fami-glia. Il 54% degli ultra sessantenni, la parte più sostanziosa, che entranella terza età, si sente vecchia. Chi ha svolto un lavoro dipendente e si èidentificato con l’istituzione, al di fuori di questo contesto prova un fortesenso di smarrimento. Inoltre, la ricerca di altre attività come dedicarsi ainipoti, fare un lavoretto per passare il tempo o partecipare ad organizza-zioni di anzianato, crea stress e un forte senso di solitudine data la ricer-ca, a volte affannosa, di una nuova identità. Questi anziani hanno timoread uscire da soli e partecipano solo raramente alle iniziative cittadine. Leprevisioni demografiche, poi, indicano un futuro prossimo in cui questaporzione di popolazione sarà sempre più consistente per l’effetto con-giunto del prolungarsi delle attese di vita, della minore natalità e del con-sistente flusso emigratorio dei giovani dalla città. Con l’intento di monito-rare l’ampiezza del fenomeno, su proposta del Consiglio dei Seniores, ilcomune di Torino, prima tra le grandi città italiane, ha costituitol’’Osservatorio socio-culturale dell’anzianato per analizzare e fotografarela condizione degli ultrasessantenni nella loro totalità e complessità, aven-do a riferimento sia coloro che vivono in condizioni di debolezza e disa-gio, sia quanti beneficiano di positivi contesti di vita.

I dati, le informazioni, le considerazioni, le azioni di politica sanitaria delcomune di Torino, emersi da questo incontro, costituiranno il canovaccio,il punto di partenza del lavoro del nucleo tecnico operativo e del comitatoscientifico dell’Osservatorio, che dovrà mettere a punto il quadro definitodella condizione degli ultrasessantenni. La struttura, infatti, ha l’obiettivodi contribuire al formarsi di una “cultura dell’anziano”, rafforzando inquanti sono in età avanzata il senso di appartenenza alla società.

“I torinesi – dice Alberto Bersani, presidente del Consiglio dei Seniores– sono una collettività dove pubblico e privato s’ incontrano e si integra-no, dove numerosi sono i soggetti attivi, territoriali ed associativi, e mol-teplici le forme operative, mono e pluridisciplinari, volontaristiche e pro-fessionali.

L’Osservatorio socio culturale dell’anzianato s’inserisce nel più ampiopercorso compiuto dalla Città per migliorare la qualità della vita dellapopolazione, come l’adesione alla Rete nazionale Città Sane, circuito euro-peo promosso dall’OSM. Un progetto volto a realizzare una nuova cultu-ra della “salute” in termini sociali, ambientali, culturali, economici e sani-tari, in cui sono coinvolte tutte le componenti della comunità.L’Osservatorio è una di queste”.

“Le scelte politiche e strategiche della Città nel maggio 2005 - spiegaMarco Borgione, assessore alla Salute e alle Politiche sociali - hanno por-tato Torino ad essere inserita nella Rete europea OMS Città Sane IV fase.L’obiettivo generale del progetto Città Sane è quello di migliorare la salu-te dei cittadini mettendo questa al centro delle politiche locali sanitarie enon.

Nel Distretto del Verbano iniziala attività per il profilo di saluteFinalità: individuare i problemi di salute

Si sono riuniti il 12 dicembre 2006, presso il Comune di Verbania, ivertici del Comune, della ASL 14, del Consorzio socio-sanitario del

Verbano e della CIPES Piemonte e VCO per impostare l’attività delDistretto del Verbano ed individuare, inizialmente, il metodo per l’elabo-razione del profilo di salute, costituendosi nella cosiddetta “cabina diregia” per assicurare la promozione del lavoro, il monitoraggio dei risul-tati e il coinvolgimento di tutte le realtà istituzionali, associative e divolontariato; in sintesi, di tutto il territorio.

L’individuazione del metodo di lavoro, l’attività di raccolta dei dati,della loro elaborazione e della formulazione delle proposte d’interventoviene, invece, affidata ad un gruppo tecnico.

La sede istituzionale del Distretto viene individuata , per legge, nelComitato dei Sindaci del Verbano, ed è presieduta dal Sindaco diVerbania Claudio Zanotti.

La scelta del Distretto del Verbano, come prima esperienza nell’am-bito della Provincia del VCO, è dovuta prevalentemente al fatto che inquesto territorio, e precisamente nella zona di Cannobio e della ValleCannobina, si è costituito un ambulatorio di medici associati che stan-no sperimentando la medicina territoriale, coordinati dal dott. AntonioLillo, con risultati ritenuti ottimi.

Inoltre il Verbano presenta fattori di rischio particolarmente interes-santi per il settore della promozione della salute, come la percentualeelevata di popolazione anziana, la presenza di attività produttive adimpatto ambientale, la problematicità della mobilità interna da cui deri-vano rischi di alti tassi di incidentalità e di inquinamento atmosferico edi depauperamento della qualità della vita, la notevole presenza di pato-logie tumorali. Al tempo stesso la zona presenta alcuni fattori positivisotto il profilo ambientale come una buona rete pubblica di fognatura edi depurazione delle acque ed una elevata percentuale di raccolta diffe-renziata dei rifiuti.

Non ultimo è da ricordare che il Verbano delle tre zone del VCO èquella a più elevata percentuale di popolazione ultrasessantacinquennee il fatto costituisce uno degli indicatori importanti nel programma dipolitiche culturali per contenere e ridurre gli effetti negativi dell’invec-chiamento generalizzato della popolazione. E a questo scopo sono fon-damentali la fruizione della cultura, dell’informazione e dell’aggiorna-mento. E’ evidente che agli incontri del Distretto del Verbano partecipe-ranno i rappresentanti dei Distretti del Cusio e dell’Ossola per confron-tarsi e programmare insieme ed attivare l’ iniziativa, quanto prima, intutta la Provincia .

Franca Olmi

Si cerca, quindi, di potenziare la partecipazione della cittadinanza algoverno della salute pubblica e di incrementare la solidarietà nelle relazio-ni attraverso la costruzione di un processo decisionale, organizzativo elocale che metta in rete tutti i soggetti interessati e li renda partecipi dellescelte. E’ in quest’ottica di lavoro in rete che si inserisce la proficua col-laborazione che c’è stata con il Consiglio dei Seniores della Città di Torinoper la costituzione dell’Osservatorio socio culturale dell’anzianato”.

“Convegni come quello organizzato - conclude Borgione - contribui-scono a promuovere questa nuova cultura orientata alla costruzione dellasalute attraverso lo sviluppo di una governance politica e sociale chetende a mediare tra gli interessi di tutti i soggetti. E’ questo lo stile interi-stituzionale che stiamo cercando di creare per la costituzione del PianoRegolatore Sociale della Città di Torino”.

Hanno partecipato, tra gli altri, Vittorio Ferrando, vicepresidenteConsiglio dei Seniores, Marco Borgione, assessore alla Salute e allePolitiche sociali del comune di Torino, Vincenzo Simone, dirigente deiServizi culturali della città di Torino, Giuseppe Costa, direttore Servizio diepidemiologia ASL 5, Guido Lazzarini, Dipartimento Scienze sociali dellaFacoltà di Economia dell’Università di Torino, Silvia Ciairano,Dipartimento di Psicologia dell’Università di Torino, Mario Molaschi,Facoltà di Medicina dell’Università di Torino.

Mariella Continisio

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I costi degli infortuni sul lavoroSecondo le stime dell’ILO (International Labour Organization)

ogni giorno, nel mondo, muoiono non meno di 6.000 persone acausa di infortuni sul lavoro o di malattie professionali, per un tota-le di oltre 2,2 milioni di decessi l’anno. Di questi, oltre 350 mila sonodovuti ad infortuni, 1,7 milioni a malattie professionali e circa 158mila ad infortuni in itinere.

Ogni anno, almeno 270 milioni di lavoratori sono vittime di infor-tuni sul lavoro che causano un’assenza dal lavoro di oltre tre gior-ni e circa 160 milioni sono vittime di malattie non mortali. Un feno-meno planetario che, oltre agli enormi costi umani e sociali, com-porta anche una perdita economica per sospensione dal lavoro,cure mediche, pensione di invalidità e di reversibilità, stimabileintorno al 4% del PIL mondiale.

In Italia, dall’analisi della relazione annuale INAIL, risultava chenell’anno 2005 939.566 lavoratori avevano subito un infortunio sullavoro e ben 1.206 erano stati gli esiti mortali. Il quadro generale èsicuramente sottostimato se si tiene conto dell’elevata percentualedi lavoro nero presente nel nostro Paese.

Fin dagli anni ‘50 il legislatore era intervenuto per definire rego-le chiare sulla sicurezza negli ambienti di lavoro, ma è soprattuttocon il recepimento delle nuove direttive europee degli anni ‘90,attraverso il provvedimento legislativo a tutti noto come “Legge626”, che si è iniziato seriamente ed a tutti i livelli a parlare di sicu-rezza integrata nei luoghi di lavoro.

COSTO DEGLI INFORTUNI E DELLE MALATTIE PROFESSIONALI PER LAVORATORI REGOLARI E IRREGOLARI (MILIONI DI EURO) - ANNO 2003

TIPOLOGIA DI COSTI INFORTUNI MALATTIE COSTO PROFESSIONALI TOTALE

In Itinere In occasione In complessodi lavoro

COSTO TOTALE REGOLARI 2.854 27.513 30.366 5.897 36.263

COSTO TOTALE IRREGOLARI 280 4.214 4.495 873 5.367

COSTO TOTALE 3.134 31.727 34.861 6.770 41.631

Ma perché, dopo oltre dieci anni dall’entrata in vigore del D. Lgs.626/94, si continua ancora a morire sui luoghi di lavoro?Rispondere a questa domanda non è facile, ma è comunque undovere morale, giuridico ed economico.

Il dovere morale è sicuramente correlato ai dati sopra evidenzia-ti ed alla risposta che la società deve dare alle vedove ed agli orfa-ni di questi lavoratori, a prescindere da analisi statistiche ed epide-miologiche, che in effetti ci dimostrano come il trend infortunisticoitaliano ed europeo sia in progressivo miglioramento, tenutocomunque conto che il “rischio zero” è una meta irraggiungibile.

A livello giuridico la società è intervenuta con la predisposizionedi un nuovo apparato normativo che va ad affiancarsi ai principigenerali di tutela della salute e del lavoro presenti nella costituzio-ne italiana, nei codici penale e civile, nella nuova definizione dirisarcimento assicurativo (es. riconoscimento del danno biologicocon il D. Lgs. 38/2000).

Ma a ben vedere le direttive della comunità europea nascono “inprimis” per rispondere ad una richiesta economica di pari opportu-nità e standard nel territorio degli stati membri. Ed è forse il tastoeconomico che più di tutti può essere utilizzato per raggiungere l’o-biettivo di rendere più sicuri i luoghi di lavoro. Si pensi solo a comel’economia ha modificato il comportamento delle persone negli ulti-

Tabella estrapolata da “Dati INAIL luglio 2006 sull’andamento degli infortuni sul lavoro”,disponibile all’indirizzo web: http://www.inail.it

mi vent’anni a livello planetario.A livello economico è comunque opportuno evidenziare che la

perdita annuale subita dall’ “Azienda Italia” per infortuni è stimatadall’INAIL in circa 35 miliardi di Euro, praticamente il valore di unafinanziaria! (41 miliardi di Euro se si aggiungono anche le malattieprofessionali, pari al 3,29% del P.I.L.). L’Agenzia Europea per laSalute e la Sicurezza sul Lavoro di Bilbao ha svolto un interessan-te studio sui costi della sicurezza sul lavoro (disponibile all’indiriz-zo web: http://agency.osha.eu.int), che propone un’analisi sui van-taggi economici degli investimenti nella sicurezza e un metodo acinque fasi per sviluppare una stima del costo degli infortuni perun’impresa.

Il metodo propone due tipi di analisi:1. la valutazione dei costi di un singolo infortunio o dell’insieme

degli infortuni in un dato periodo di tempo (valutazione ex-post);2. la valutazione degli effetti economici delle azioni preventive o

della prevenzione degli infortuni (analisi dei costi e benefici,generalmente utilizzata per valutare la fattibilità di un investi-mento o per scegliere tra più alternative).

Il primo metodo è stato utilizzato come riferimento per lo svolgi-mento di una tesi di laurea discussa da chi scrive nello scorsodicembre presso la Facoltà di Scienze Politiche di Torino. Nello stu-dio, sono stati esaminati al fine di valutarne i relativi costi, 18 infor-tuni accaduti nel territorio dell’ASL 15 di Cuneo: undici infortunirelativi ai settori artigianato-industria, sette accaduti nel settoreAgricoltura; due infortuni con esito mortale ed undici eventi congravi postumi al lavoratore.

I dati sono stati raccolti attingendo dagli archivi dei vari enti pub-blici ed intervistando i soggetti della sicurezza aziendali (datore di

lavoro, responsabili della sicurezza, ecc.), il lavoratore ed i paren-ti, nel caso di decesso del lavoratore. Tra le diverse voci di costo,si è provato anche a stimare i costi relativi all’intervento della pub-blica amministrazione come il costo dell’indagine del SPRESAL, ilcosto di intervento dell’Autorità di Pubblica Sicurezza e del prontosoccorso “118”, il costo dell’indagine e dei procedimenti giudiziari).

Le diverse voci di costo considerate sono poi state aggregate in:• spese sostenute dall’infortunato o dalla sua famiglia (nel caso di

decesso);• spese sanitarie pubbliche;• costi pubblici di primo soccorso, indagini di polizia giudiziaria e di

giustizia;• spese dell’ente di assicurazione pubblico (INAIL);• spese sostenute dall’azienda.

I costi più elevati sono stati rilevati nei due casi di infortunio mor-tale e in un infortunio con postumi gravissimi ed invalidità perma-nente del 68%.

L’infortunio grave è accaduto ad un lavoratore extracomunitariodi 39 anni precipitato in un cunicolo durante lavori di costruzione diun palazzo residenziale. Il costo stimato, non ancora consolidato in

➯ Segue a pag. 10

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Campagna “Guidosobrio”della RegionePiemonte contro l’abusodi alcool alla guida

Si è conclusa il 2 dicembre scorso la seconda edizione, dellacampagna, coordinata dalla Regione Piemonte Assessorato

Polizia Locale denominata “Guido Sobrio” a cui hanno aderito iComuni e le forme associative di:

ALESSANDRIA, BEINASCO, BIELLA, BRUINO, CAMERI, CHI-VASSO, COMUNITA’ COLLINARE AREE PREGIATE DEL NEB-BIOLO E DEL PORCINO, COMUNITA’ MONTANA ALTA VALLEMME ALTO OVADESE, COMUNITA’ DELLE COLLINE TRALANGA E MONFERRATO CUNEO, DORMELLETTO, GALLIATE,MONDOVI’, NICHELINO, NONE, NOVARA, NOVI LIGURE, OME-GNA, PINEROLO, RIVALTA DI TORINO, RIVAROLO CANAVESE,RIVOLI, SALUZZO, SETTIMO TORINESE, TORINO, VALENZA,VERCELLI, VIGLIANO BIELLESE, VOLVERA.

Ha inoltre aderito quest’anno anche la Polizia di Stato –Compartimento della Polizia Stradale per il Piemonte e Valled’Aosta, con proprie pattuglie situate nei territori di : Alba, BoscoMarengo, Castelletto Ticino, Gravellona Toce e Sandigliano.

Le pattuglie di Polizia municipale e polizia di Stato, nei giorniprima dell’intervento, hanno distribuito ai cittadini materiale infor-mativo ed etilotest messi a disposizione dalla Regione: 200.000dèpliants sulla guida in stato di ebbrezza, e 15.000 etilotest e80.000 dischi orari con abbinato un sistema per il calcolo del tassoalcolemico nel sangue.

quanto è tuttora in corso la procedura in civile, è pari a 404.500euro. Il primo infortunio mortale ha coinvolto un lavoratore di 36anni socio titolare di una piccola impresa edile, che è precipitato alsuolo durante la costruzione di una scala antincendio di una casadi riposo. Il costo totale stimato è di 918.900 euro.

Il secondo infortunio mortale è relativo ad un lavoratore, sempredi 36 anni deceduto a seguito del ribaltamento di una grossa lastrain pietra. Il costo totale dell’infortunio è stato calcolato in 1.895.500euro. Le voci di costo più rilevanti sono le seguenti:

- 1.598.800 euro a carico della famiglia dell’infortunato, quale dif-ferenza tra il presumibile reddito percepito in ulteriori 30 anni dilavoro (con incremento annuo del 3%) e la rendita corrispostadall’Ente assicuratore;

- 166.200 euro a carico dell’ente assicuratore (INAIL);- 124.000 euro a carico dell’azienda, (comprendono il fermo pro-

duzione, la perdita di produttività ed i mancati guadagni nei succes-sivi tre anni di attività, gli straordinari per far fronte alle necessità ele sanzioni amministrative).

La valutazione è stata eseguita su dati oggettivi, pertanto sonoassenti i costi inerenti alle eventuali future conseguenze sulla car-riera di lavoro, come pure tutti i costi inerenti alla qualità della vitadell’infortunato quali: la disabilità fisica e psichica, le conseguenzesulla vita famigliare e sociale, la sofferenza ed il dolore, ecc. I casiqui presentati confermano che la sicurezza non è solo una questio-ne di obbligo giuridico o etico-morale, ma soprattutto un investi-mento economico, tanto più rilevante nelle piccole aziende checostituiscono la quota più cospicua della struttura produttiva, doveil singolo evento infortunistico può avere conseguenze disastroseper la sopravvivenza dell’organizzazione stessa.

Luca FanesiTecnico della Prevenzione SPRESAL ASL 15 Cuneo

E.mail: [email protected] Tel. 0171 450136

➯ Segue da pag. 10 Questi i risultati complessivi delle 3 serate di controllo avvenutenelle sere/notte del 20 ottobre, 10 novembre e 2 dicembre 2006.

Mezzi fermati n. 5.979Persone sottoposte al controllo dell’etilometro n. 1.142Persone sottoposte a etilotest o precursore n. 5.242Violazioni per guida in stato di ebbrezza n. 226Altre violazioni n. 485Veicoli sequestrati n. 3Patenti ritirate n. 237

Questi risultati, sono stati ottenuti con l’impiego di 150 operatoridi polizia municipale e 25 operatori di polizia stradale per ognunadelle tre serate di controllo.

Contestualmente ai controlli sono state effettuate 300 intervistea cittadini piemontesi da psicologi della sicurezza viaria per cono-scere il grado di informazione sul bere e guidare.

L’intero progetto, comprensivo di contributi per le spese di per-sonale ai Comuni, acquisito di etilotest e realizzazione e stampadei depliants e dischi orari somministrazione delle interviste hacomportato un costo, per la Regione Piemonte di euro 84.785,00.Il contenimento dei costi regionali è stato possibile in quanto l’inte-ro progetto è stato cofinanziato dalla Unione Europea, per unaquota del 35%, in quanto è rientrato nell’ambito delle azioni pro-mosse dalla Comunità per il “Conducente disegnato”.Complessivamente i risultati della Campagna confermano la gravi-tà e la diffusione del fenomeno della guida in stato di ebbrezza, giàriscontrata nei controlli della campagna 2005.

Anzi il fenomeno parrebbe leggermente aumentato: se nel 2005le tre serate avevano evidenziato, come mediamente nella fasciaoraria individuata (tra le 23.00 e le 04.00) il 3,2% dei conducentiguidava in stato di ebbrezza, quest’anno questa percentuale mediaè salita al 3,78%.

Da evidenziare come i controlli siano stati eseguiti sostanzial-mente negli stessi territori e negli stessi periodi ed orari dello scor-so anno e che l’azione informativa e preventiva ai controlli è statapotenziata. Il tasso alcoolemico superiore a 0,5 riscontrato in quasi4 conducenti su 100, comporta una riduzione del campo visivo,delle capacità di percezione degli stimoli sonori, luminosi e uditivi edelle capacità di reazione.

Chi si mette alla guida in queste condizioni mette a repentagliola propria vita, quella degli altri trasportati e delle altre persone chepuò incontrare lungo il tragitto. I dati raccolti confermano inoltre unasostanziale differenza tra le violazioni riscontrate nelle giornate divenerdì rispetto a quelle riscontrate il sabato. Come lo scorsoanno, risulta che, contrariamente a quanto si potrebbe pensare,non è il sabato, ma il venerdì il giorno in cui sono stati, più condu-centi ebri: in media il 4,14% contro il 3,25% del sabato. Questodato del venerdì è in linea con altri rilievi fatti a livello nazionale daaltre istituzioni, che indicano il venerdì come il giorno nel qualeavvengono più incidenti stradali e vengono commesse più infrazio-ni. I dati sono significativi anche laddove si considera che somman-do le violazioni per guida in stato di ebbrezza con le altre violazio-ni riscontrate dalle pattuglie istituite per la campagna, risulterebbeche oltre 12 conducenti su 100, in quelle fasce orarie ed in queigiorni guidavano commettendo infrazioni al Codice Stradale.Questo dato è esattamente uguale a quello dello scorso anno.

I dati di tre giornate non possono avere la dignità di una rileva-zione statistica con tutti i requisiti di rigorosa scientificità che que-sta richiede, tuttavia possono comunque costituire elementi diriflessione anche per iniziative future, sia autonome dei singoli EntiLocali che della Regione Piemonte, le quali possono contribuire aridurre questi comportamenti alla guida.

Tutto ciò soprattutto se si considera che i dati presentati confer-mano ed anzi peggiorano lievemente il quadro emerso dai datidello scorso anno. Resta comunque da sottolineare che questacampagna ha rappresentato un’esperienza unica sul territorio,anche a livello nazionale, sia per mezzi sia per personale impiega-to e numero di cittadini/utenti stradali coinvolti.

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PePs e Città SanePePs e Città SanePromozione Salute

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Obiettivo: sicurezza stradaleIl Verbano Cusio Ossolaadotta il Piano Provincialedi Sicurezza StradaleDi strada si muore. Sulla strada gli incidenti provocano 300.000

feriti ogni anno, di cui 24.000 patologie invalidanti permanen-ti, circa 8.000 i morti. Impossibile per i comuni cittadini evitare ilcampo di battaglia per sottrarsi all'ecatombe di un bollettino diguerra mai dichiarata; tuttavia per chi si occupa di politica e dipubblica amministrazione, non solo è possibile, ma è certamentedoveroso cercare rimedi a questa gravissima emergenza naziona-le ed europea, molto costosa sia in termini di sofferenze umaneche di spesa pubblica, gravante soprattutto sul settore sanitario edassistenziale.

Una direttiva europea indica come obiettivo la riduzione del40% degli incidenti stradali entro il 2010 , la legge nazionale n.144/99 istituisce il “Piano Nazionale di Sicurezza Stradale” ed ilCIPE ne approva le azioni prioritarie ed i programmi annuali diattuazione per il 2002 e il 2003. La Regione Piemonte e leProvince Piemontesi il 28/12/2004 hanno siglato un Protocollo diAccordo, a cui ha fatto seguito una apposita Convenzione per larealizzazione degli interventi previsti dal primo programma annua-le di attuazione del “Piano Nazionale di Sicurezza Stradale”.

L'Assessore alla viabilità del Verbano Cusio Ossola, FaustoSgro, ha prontamente recepito la rilevanza normativa sulla sicu-rezza stradale ed ha curato la promozione del “Piano Provincialeper la Sicurezza Stradale”, la cui elaborazione è stata affidata aiprofessionisti geometra E. Canuto e architetto M.Maggia di Biella.Il Piano è stato consegnato alla Provincia del Verbano CusioOssola il 29/09/2006, è stato esaminato dal IV Settore operativo eritenuto idoneo, pertanto la Giunta Provinciale lo ha approvato condelibera n.347/06 del 14/12/2006 insieme allo studio relativo allamessa in sicurezza degli attraversamenti urbani, mediante realiz-zazione di intervento pilota sulla S.R. n. 229 del Lago d'Orta.

Il “Piano Provinciale per la Sicurezza Stradale” del VerbanoCusio Ossola comprende le analisi macro urbanistiche, alcunecomponenti statistiche ricavate dai dati forniti dall'ISTAT compilatidalle forze di Polizia Stradale e Municipale, dai Carabinieri, dalleGuardie di Finanza in seguito ad interventi effettuati in occasionedi incidenti stradali sulle strade provinciali dal 1996 al 2004. Dallalettura dei dati sono stati individuati i punti critici e riportati nelletavole della viabilità; da qui la compilazione della tabella delle stra-de provinciali e del loro classamento sulla base della frequenza diincidentalità. Le concentrazioni di pericolosità sono desunte dalnumero degli incidenti negli ultimi dieci anni per chilometro, intesocome unità di riferimento. Analizzando la rete stradale complessi-va appare chiaro che i tratti dell'Anas sono i più pericolosi per icarichi di traffico e per la velocità di percorrenza; le S.S. 34 e 33e la S.R. 229 sono in testa alla classifica dei punti critici con ilmaggior numero di incidenti: 42 in dieci anni, con una media di 4all'anno. Il Piano studia anche le correlazioni tra gli incidenti e lerispettive modalità, affinché possano essere individuati gli inter-venti migliorativi della sicurezza stradale: le pavimentazioni e lerotatorie per il rallentamento del traffico, i semafori cosiddetti intel-ligenti, il restringimento delle carreggiate, la rettifica di curve peri-colose, le barriere ai bordi delle strade. Si registra una prevalenzadi incidenti all'interno dei centri abitati e da qui è necessario ripar-tire con una seria programmazione.

Tuttavia se si considera che la rete stradale extraurbana dellaProvincia del Verbano Cusio Ossola si sviluppa su una rete auto-stradale per i soli 20 Km. della A26, per una rete statale di 185 Km.e regionale di 40 Km., mentre per ben 495 Km. essa è costituitada strade provinciali, si può solo immaginare la mole di lavoro daaffrontare per il miglioramento della sicurezza stradale, su una

rete così estesa in un territorio oltre il 95% montano, in cui su 77Comuni ben 75 sono Comuni Montani. Questi dati oggettivi diven-tano ipersensibili se si pensa che a quello della popolazione resi-dente va aggiunto il traffico commerciale di passaggio sull'assenord sud europeo verso il Piemonte, la Liguria e la Lombardia,nonché l'impatto del flusso turistico in entrata ed uscita da e per ilnord Europa nei mesi estivi, sempre più intenso anche localmen-te per la vocazione turistica di questa Provincia, collocata proprioal crocevia degli scambi europei.

E' vero che la mobilità prevede un potenziamento del trasportosu rete ferroviaria, seppur con un impatto ambientale a dir pocosconvolgente per il passaggio di convogli pesanti e rumorosi neicentri abitati sguarniti delle più elementari protezioni, tuttavia talemisura non sarà decisiva per il contenimento dei flussi automobi-listici e dei rischi connessi, poiché è previsto un aumento comples-sivo dei traffici in misura esponenziale a causa dei lavori per il rad-doppio del San Gottardo con conseguente riflusso verso ilSempione.

Il “Piano Provinciale di Sicurezza Stradale” viene quindi a tro-varsi strettamente connesso al “Piano Provinciale dei Trasporti” inun'ottica di sistema dove tutto potrebbe limitarsi ad astratto tecni-cismo, se non si partisse dai problemi della gente comune, dallaqualità dell'ambiente e della vita dei cittadini, dal rischio che ognu-no corre dal momento in cui si mette al volante della propria auto-mobile per un viaggio che ha il sapore di un'odissea con esitoincerto, spesso accentuata dalle omissioni e dalle imprudenzepersonali, a volte innescate da stili di vita scorretti se si pensaall'assunzione di alcolici o di sostanze psicotrope. Molti di questitemi vengono affrontati nei programmi di educazione stradale chesi svolgono nelle scuole, nella Provincia del Verbano CusioOssola segnati nel 2006 dal Convegno sulla Sicurezza Stradale“Graffiti dell'anima” organizzato dal Lions Club VerbanoBorromeo, a favore degli studenti delle scuole medie superiori,nonchè dal programma di educazione stradale del Ministero dellaPubblica Istruzione in collaborazione con il Ministero dei Trasporti,promosso dal Coordinatore di Educazione Fisica dell'UfficioScolastico Regionale del Piemonte, Mauro Bardaglio, volto all'ac-quisizione del patentino di guida dei ciclomotori per gli alunni dellascuola media, esteso per l'a.s. 2006/07 anche alla scuola elemen-tare dal progetto “Ti muovi”.

Il Piano verrà presentato in un Convegno a fine febbraio ed oraper una Provincia come quella del Verbano Cusio Ossola che,grazie all'intervento del Presidente Paolo Ravaioli, ha aderito allaCIPES, si tratta di tradurre il “Piano Provinciale di SicurezzaStradale” in azioni coordinate fra i tre assessori: Fausto Sgro allaviabilità, Vittoria Albertni ai trasporti e Liliana Graziobelli all'istru-zione; di trasferirlo in azioni consapevoli e non episodiche; diorientarsi su strategie di progetto che tengano conto degli effettiviproblemi esistenti sui vari tratti di strada; di monitorare l'entità deiflussi di traffico e la quantità degli incidenti stradali, servendosidegli strumenti che la banca dati CIPES mette a disposizionepresso l'Ufficio dell'Impiego ed utilizzando il Piano stesso comestrumento di governo. Le scelte politiche non potranno essere dicarattere settoriale, ma dovranno tener conto della necessità diformazione e di informazione dei cittadini, dovranno essere sceltecondivise sia attraverso il sostegno finanziario degli Enti Territorialipreposti che attraverso il dialogo e la comunicazione, modalità inlinea perfetta con l'attuazione del Piano D come Democrazia,Dialogo, Dibattito, e nella nostra Provincia aggiungiamo D comeDecentramento, per raggiungere la piena cittadinanza europea: inquesto caso per raggiungere la riduzione del 40% degli incidentistradali entro il 2010 e per arrivare ad affermare, insieme allaSvezia, che le morti sulle strade sono inaccettabili e che devonoessere bloccate, anche a costo di sacrifici per la mobilità.

Non sarà forse anche un modo di ridurre la spesa pubblica sullasanità, a solo ed esclusivo vantaggio dei cittadini?

Margherita ZucchiConsigliere provinciale del Verbano Cusio Ossola

Membro del Consiglio Direttivo dell'Unione Prov. PiemontesiComponente del Direttivo CIPES del VCO

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PePs e Città SanePePs e Città Sane12Promozione Salute

Donne e disabilità:riflessioni e proposte

Mia esperienza.Ho subito un trauma da incidente stradale nel 1990, con con-

seguente lesione midollare.Parte della mia vita l’ho vissuta da “normodotata” e quindi

conosco bene i limiti imposti da un contesto sociale/ambienta-le/culturale discriminante a cui si accompagna la condizione cul-turale di dipendenza di taluni disabili e/o la scelta di certe asso-ciazioni che prediligono proposte assistenziali, anzichè promuo-vere diritti.

E’ stata una esperienza dura. Agli inizi ero incredula, più voltemi sono chiesta perché era successo proprio a me. Guardavocon difficoltà le mie gambe, divenute inermi e non le riconosce-vo più come mie. Mi sono sentita violata e ferita nella mia inte-grità: mi guardavo allo specchio con difficoltà, provavo imbaraz-zo nell’incontrare lo sguardo degli altri.

Vi è stato il rischio che il trauma potesse distruggermi, rele-gandomi nel limbo della marginalità e della dipendenza.

E’ stato un percorso non facile e non breve. Oggi, credo, diaver accettato una immagine del mio corpo lesionato, di esseretornata a riconoscermi come persona, come donna e a trovareil coraggio di ricominciare, a trovare nuove abilità, a riorganizza-re la mia vita, a “riprendermi” la vita.

Non è facile per il genere femminile e in particolare per ledonne con disabilità vivere in una società come la nostra, in cuisi privilegia più l’apparire che l’essere.

Inoltre le persone con disabilità “sconvolgono” la cultura ses-suale corrente, basata sul senso di virilità nell’uomo e dell’attra-zione fisica, della maternità, del prendersi cura nella donna.

Oggi sono impegnata in Associazioni, sia delle persone condisabilità che in quelle delle donne.

Ho lavorato a:- una proposta di Mozione su: “Le donne disabili”, promossa

dalla Presidente della Commissione Pari Opportunità delComune di Torino (1);

- un Manifesto Programmatico, congiuntamente ad un gruppodi donne con disabilità, a conclusione di un progetto attivatodalla Consigliera di Parità della Regione Piemonte;

- proposte sulla disabilità, anche nell’ottica di genere, assunteda una candidata al Senato per le politiche 2006;

- una rinnovata proposta di Mozione, che tiene conto dellenuove normative sulla disabilità.

La disabilità: modelli di riferimento.La disabilità non è un fenomeno marginale: si stima, infatti,

che le persone con disabilità siano almeno 600 milioni nelmondo, 50 milioni in Europa, 3 milioni in Italia, di cui 60-70.000con lesione midollare, oltre 180.000 in Piemonte (Istat, 2000), dicui circa 4500 con lesione midollare.

Inoltre è una realtà in aumento a causa di incidenti, guerre,invecchiamento della popolazione.

La disabilità può essere ricondotta sostanzialmente a duemodelli di riferimento:

- modello medico (vecchio approccio)- modello sociale, basato sui diritti umani (nuovo approccio,

che si sta affermando a livello europeo e internazionale).Il modello medico definisce le persone in base alla menoma-

zione o deficit, per cui le persone con disabilità sono considera-te malate, si interviene in contesti prevalentemente medici, siconcentra l’intervento sulla cura e protezione sociale. Si perdedi vista la persona, ci si concentra sulla patologia. La personacon disabilità perde la sua identità: non può avere diritti, pariopportunità. Purtroppo ancora oggi, nelle strutture rivolte allepersone con lesione midollare, le Unità Spinali Unipolari, persi-ste una riabilitazione prevalentemente medica e non globale(sociale, psicologica, sessuale, ecc.).

Il modello basato sui diritti umani sostiene che le persone condisabilità vivono discriminazioni e mancanza di pari opportunitàin tutti gli ambiti della loro vita (educazione, lavoro, servizi, sport,cultura, tempo libero, …). Il trattamento è l’inclusione sociale, lecompetenze sono di tutti i settori della società, le limitazioni nonriguardano soltanto le persone con disabilità, ma tutte.

Il modello proposto nella Mozione riguardante le donne condisabilità e divenuta programma politico del Comune di Torino, èbasato sui Diritti Umani e sull’Empowerment delle donne condisabilità. Mira sia ad un rafforzamento delle capacità individua-li, attraverso strumenti quali la consulenza alla pari (relazioned’aiuto svolta dalle stesse persone con disabilità), che ad un raf-forzamento sociale, riguardante una maggiore acquisizione dipotere delle associazioni di persone con disabilità e loro familia-ri per promuovere politiche di inclusione sociale.

Negli ultimi anni vi è stato un positivo cambio di paradigmasulla disabilità. Il nuovo approccio, sancito da numerosiDocumenti di istituzioni europee ed internazionali, si fonda suprincipi di non discriminazione, di pari opportunità, di politiche dimainstreaming, di leggi non discriminatorie. Peraltro, in ottem-peranza a Direttive dell’Unione Europea, il Parlamento italiano,ha recentemente approvato una legge antidiscriminatoria sulladisabilità (2).

A breve, verrà ratificata una Convenzione ONU per la promo-zione e tutela dei diritti umani delle persone con disabilità, per laprima volta vincolante per i Paesi che la sottoscriveranno, i cuiprincipi di pari opportunità , non discriminazione, nonché il riferi-mento alla condizione delle donne con disabilità, potranno tro-vare piena applicazione. (3)

Donne con disabilità: alcuni dati. Si stima che, nel mondo, siano circa 300 milioni (su 600 milio-

ni). In Italia il 51%.IstruzioneE’ più bassa tra le persone con disabilità, rispetto a quelle

senza, ed ancora di più per le donne con disabilità. Si stima che, in Italia, il 33,1% delle p. con d. sia priva di tito-

lo di studio, contro il 4,1% dei non disabili. Di queste il 33,6%sono donne e il 26,3% uomini. (4)LavoroIl 74% delle donne con disabilità sono disoccupate e soltanto

1/3 delle persone con disabilità avviate al lavoro sono di sessofemminile. (5)

Tra le donne con disabilità , nella fascia di età 15-44 anni, il15,5% risulta occupata (contro il 29,4 degli uomini), mentre nellafascia di età 45-64 anni solo il 6,6% lavora, contro il 20,8% degliuomini. (6)

Risulta poi che nella Unione europea soltanto il 25% delledonne con disabilità abbia un lavoro contro il 35% degli uomini.(7)ViolenzaQuasi raddoppiato è il rischio di subire violenza sessuale e

fisica per le donne con disabilità rispetto a quelle non disabili.Nei paesi industrializzati, dal 39 al 68% di ragazze e, dal 16 al30% di ragazzi con ritardo mentale, vengono abusati prima dei18 anni. (8)

Le donne con disabilità psichiche o che vivono in istituto sonoad alto rischio di violenza e abusi, determinati dall’esercizio delpotere maschile, piuttosto che dall’interesse sessuale e dal desi-derio. Spesso i centri anti-violenza in Italia “ignorano” l’esisten-za delle donne con disabilità, oltre ad essere per lo più inacces-sibili. AffettivitàIl 50% delle donne con disabilità si sposa contro il 68% degli

uomini. (9)Da una ricerca effettuata nelle Marche risulta che il 42% delle

donne con disabilità non ha né un compagno, né un marito; il64% non ha figli (10). Le donne che diventano disabili dopo il

➯ Segue a pag. 13

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PePs e Città SanePePs e Città SanePromozione Salute

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➯ Segue da pag. 12

matrimonio sono più a rischio di divorzio degli uomini nella stes-sa condizione. La rottura di una coppia dopo la nascita o lasopravvenuta disabilità di un figlio è alta e quasi sempre lacustodia resta alla madre.

Le donne con disabilità nei movimenti delle donne e delladisabilità.

Nonostante che le donne con disabilità subiscano una dupli-ce discriminazione dovuta alla interazione tra disabilità e appar-tenenza di genere sono spesso “ignorate” sia dalla politica delledonne che della disabilità.

Le ragioni potrebbero essere le seguenti.Il movimento femminista, impegnato a veicolare una immagi-

ne di donna istruita, autonoma, forte, potente, competente,attraente, tende a ignorare ed escludere le donne con disabilità,considerate indifese, dipendenti, bisognose e passive, eternefanciulle e quindi non adatte a ricoprire né i tradizionali ruoli fem-minili, né ad assumere, in un contesto in cui tende a prevalereil mito della produttività e dell’apparenza, incarichi sociali e poli-tici di rilievo (11).

Non molti anni fa una Ministra per le Pari Opportunità soste-neva che non era l’ufficio del Ministro per le Pari Opportunità adoversi occupare delle donne disabili, ma il Ministero dellaSolidarietà Sociale dove il problema di equità e di lotta, non soloalla povertà, ma anche alle discriminazioni, aveva il suo assefondamentale! (12)

Di recente, la modifica statutaria dell’Udi (Unione donne inItalia) nazionale non ha accolto la proposta di inserire, tra ledonne a rischio di esclusione sociale, anche le donne con disa-bilità, nonostante che l’Udi di Torino avesse sostenuto la miaproposta in tal senso!

Il movimento della disabilità, considerando la disabilità comeun concetto unitario, non prende in considerazione tutte le altredimensioni (di genere, di etnia, di orientamento sessuale, dicondizione sociale,…) e quindi non riconosce la discriminazionemultipla delle donne con disabilità, determinata dal genere edalla disabilità.

Negando la specificità o ritenendola irrilevante, succede chele donne con disabilità facciano parte dei gruppi più vulnerabilie invisibili e nelle associazioni rivestano ruoli secondari, maquesto non le differenzia da quanto avviene nella politica tout-court. Le poche donne nella politica, nelle istituzioni, nelle asso-ciazioni sono un segnale di un grave deficit di democrazia, asvantaggio di tutti: uomini e donne.

La maggiore presenza di donne dovrebbe servire non soltan-to a portare interessi specifici, voci e valori differenti, ma soprat-tutto nuove idee e nuovi temi. La politica della presenza, attra-verso le “quote” nelle candidature metterebbe in discussione gliassetti sociali che hanno posto le donne in posizione subordina-ta. Nulla garantisce che ci sarebbe un effettivo cambiamentodell’agenda politica o che gli interessi delle donne sarebbero piùseguiti. Tuttavia quella di puntare sulla maggiore presenza delledonne credo sarebbe una decisione da assumere perchécoerente con una idea espansiva e fortemente politica della rap-presentanza democratica.

Due obiettivi per le donne con disabilità? Per sanare le ingiustizie di genere nei confronti delle donne

con disabilità si potrebbero mettere in campo due strategie, pre-senti nel movimento delle donne. La prima potrebbe basarsi sul“riconoscimento” del doppio svantaggio da sancire negli Statutidelle Associazioni, nonché nei Documenti in cui si parla didonne e/o disabilità.

La seconda potrebbe puntare sulla “redistribuzione” per ridur-re le differenze, lo svantaggio e per colmare il deficit di demo-crazia attraverso una politica delle quote all’interno dei ConsigliDirettivi delle Associazioni ed anche negli organismi dove siattuano politiche di genere e della disabilità.

Nel movimento delle donne vi è una oscillazione periodica traquesti due contrastanti obiettivi e un costante dissenso tra i due.Ma da un punto di vista teorico il problema, messo in luce pertutte le culture minoritarie, è lo stesso: il difficile equilibrio tratutela ed emancipazione. (13)

Personalmente credo che, per non correre il rischio di rileva-re solamente il doppio svantaggio, mantenendo l’invisibilità e lasubalternità delle donne con disabilità, andrebbe condiviso l’as-sunto secondo il quale la tutela (riconoscimento) debba esserela precondizione, il punto di partenza per realizzare l’emancipa-zione (redistribuzione).

Sarebbe inoltre auspicabile creare una rete di donne condisabilità a livello nazionale e locale, nonché rafforzare la reteeuropea e internazionale ed essere presenti in entrambi i movi-menti: della disabilità e delle donne, con l’impegno di lavorareper: - favorire politiche sull’istruzione, ancora troppo bassa tra le

persone con disabilità e ancor più tra le donne;- puntare sul lavoro, come strumento di emancipazione e di

realizzazione personale, attraverso azioni positive; (14)- sostenere politiche sulla domiciliarità, superare politiche di

istituzionalizzazione (Rsa,…) e favorire la sperimentazionedi politiche innovative per tutti i tipi di disabilità;

- estendere i Progetti per la vita indipendente, destinandorisorse congrue, che tengano conto dei bisogni delle donnecon disabilità. In Piemonte sono poche le donne che nehanno fatto richiesta; (15)

- avviare politiche di empowerment;- far applicare compiutamente la recente legge antidiscrimina-

toria sulla disabilità, migliorandone alcuni aspetti e far rileva-re la doppia discriminazione delle donne con disabilità;

- ottenere una presenza congrua di donne con disabilità nellaConsulta Permanente sulla Disabilità;

- sostenere l’inserimento presso il Ministero, gli Assessorati ele Commissioni regionali, provinciali e comunali delle PariOpportunità di donne con disabilità e il loro incremento inogni ambito della vita politica e sociale ove si affrontano que-stioni di genere;

- favorire politiche di mainstreaming, perché la disabilitàriguardi non soltanto le politiche della sanità e dell’assisten-za, ma tutti i settori e con risorse ordinarie.

Carla Castagna(Coordinamento Para-tetraplegici del Piemonte)

Note: (1) Delibera n. 44 del 13.12.2004.(2) Legge n.67/2006 “Misure per la tutela giudiziaria delle persone

con disabilità vittime di discriminazioni”:(3) La Convenzione è stata approvata dall’Assemblea Generale

dell’ONU il 25.08.2006. Palazzo di vetro, New York (USA).(4) Handicap in cifre, anno scolastico 2001-2002.(5) Ricerca Ministero del lavoro, 2003.(6) Istat - Disabilità in cifre, “Condizione di salute e ricorso ai ser-

vizi sanitari”, 1999-2000.(7) Rita Barbuto - DPI (Disabled Peoples’ International) Europa

“Conferenza regionale sulla disabilità, diritti umani e strumentidi tutela”. Padova, 8.03.2006.

(8) Ibidem.(9) Ibidem.(10) Ricerca del Centro Documentazione donne disabili di

Macerata (Marche) “Bisogni delle donne disabili nella provinciadi Macerata”, 1997.

(11) DPI – Italia “Consulenza alla pari. Da vittime della storia a pro-tagonisti della vita”, prima parte, capitolo 1. Barbuto, Ferrarese,Griffo, Napolitano, Spinuso, Comunità edizioni, 2006.

(12) Da intervista al periodico DM 129/1998.(13) Claudia Mancina “Oltre il femminismo”, cap. XI, Il Mulino, 2002.(14) Proposta di legge Cordoni, Motta, Delbono, n. 4742/2004

“Azioni positive per l’inclusione delle donne disabili nel mondodel lavoro”.

(15) Dati presentati dalla d.ssa Cozzolino, funzionaria dellaRegione Piemonte al Seminario: ”Indipendenza e autonomia:dal sogno alla realtà”. Fish Piemonte, Torino, 19.06.2006.

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Opinioni a confrontoOpinioni a confronto14Promozione Salute

La presa in carico reale e “globale” del paziente passaanche attraverso un’informazione adeguata e control-

lata al cittadino, che possa permettergli di acquisire unacapacità d’uso ottimale dei servizi ospedalieri. In questosenso la capacità d’uso è fra gli elementi principali delprocesso organizzativo, che vanno a definire l’immaginedi quel “determinato” ospedale e la qualità percepita deiservizi offerti, che un individuo si costruisce fin dal primocontatto.

Ogni volta che ci troviamo ad esplorare un ambientecapita di sentirsi smarriti se non incontriamo una segna-letica adeguata che ci indirizzi verso il nostro obiettivo.Questo vale per qualunque spazio fisico dentro al qualeci muoviamo (un supermercato, una biblioteca, un ospe-dale, ecc.). La facilità con la quale riusciamo ad orientar-ci e a trovare il luogo che stiamo cercando dipende dalleindicazioni che ci vengono fornite sulla nostra posizione esui percorsi da seguire per raggiungere un dato ambien-te.

Qualità dell’ospedale e orientamento spaziale:limitare gli errori nell’uso dell’ambiente

Nella letteratura della psicologia ergonomica (riferitaall’adattamento dell’ambiente all’uomo), il concetto diwayfinding è sinonimo di “orientamento nell’ambiente”, esi riferisce a come una persona riesce ad spostarsi in unluogo e a rappresentarsi mentalmente i percorsi da fare ei riferimenti spaziali da memorizzare.

I vari ambienti degli edifici pubblici sono spesso contras-segnati da appositi segnali che indicano la strada da per-correre per muoversi all’interno di essi (es. per arrivarealla segreteria, alla sala d’attesa, agli ambulatori medici oai reparti). Tali indicazioni, sotto forma di etichette, forni-scono un valido aiuto a chi non ha familiarità con il luogonel trovare ciò che cerca, quindi nel raggiungere il suoscopo.

Purtroppo, tante volte la posizione di certe informazioninon è abbastanza visibile, esaustiva, ben progettata,oppure i cartelli allestiti sono ambigui e fuorvianti. In que-sto caso, non essendo indirizzato in modo chiaro e sem-plice verso l’informazione desiderata, l’utente (operatoresanitario o cittadino, specialmente quello anziano) ècostretto a faticare in questa sorta di labirinto di informa-zioni, raggiungendo il luogo desiderato attraverso nume-rosi tentativi ed errori e perdita di tempo, anche per gli

operatori sanitari che spesso aspettano pazienti che nonarrivano o devono essere recuperati.

In definitiva, ciò che conta è che l’utente riesca a crear-si facilmente una mappa mentale della struttura del luogo,in modo da sapere in ogni momento che cosa si trova difronte, dove può andare e quale percorso debba seguire.

L’uso dell’ambiente risulta quindi condizionato da diver-se variabili, incluse l’abilità dell’utente che è influenzatadalla conoscenza del contesto, dall’età e dalle carenzafisiche (visive, di deambulazione, ecc.) e cognitive (dimemoria, attenzione, percezione, ecc.), oltre che dallacomplessità dell’ambiente stesso. Anche gli operatorisanitari, specie nel primo periodo di assunzione, perdonoparte del tempo a costruirsi la mappa mentale dell’am-biente e strategie per cercare i percorsi più brevi.

L’ergonomia si serve da alcuni anni del concetto di usa-bilità, ovvero: “il grado in cui un prodotto/servizio puòessere usato da specifici utenti per raggiungere specificiobiettivi con efficacia, efficienza e soddisfazione in unospecifico contesto d'uso”.

Quindi, per ciò che riguarda la possibilità di massimo uti-lizzo di un ospedale dal punto di vista del suo uso spazia-le:- l’efficienza viene intesa come la facilità di comprendere

i percorsi dell’ospedale e di memorizzarli;- l’efficacia viene intesa come la possibilità di ricordare i

percorsi anche dopo qualche tempo; - la soddisfazione viene intesa come facilità di apprende-

re l’uso di un ambiente in maniera cognitivamente “eco-nomica”.

E’ facile notare come il wayfinding sia strettamentelegato al concetto di usabilità, anche se spesso non vienepreso in considerazione da coloro che progettano le strut-ture sanitarie. Gli interventi che vengono apportati in que-sto settore sono spesso di tipo correttivo proprio perchédurante la fase di progettazione si tende a sottovalutarequesto aspetto, che invece risulta poi decisivo nelmomento in cui l’ospedale diventa attivo e nel momentoin cui i cambiamenti strutturali determinano una revisionedelle indicazioni e della segnaletica.

Massimiliano Spano, Sabrina Montagna, Antonella Palmisano

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Opinioni a confrontoOpinioni a confronto Promozione Salute

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“Dipendenza” da prescrizione e “Prescrizione”da dipendenza

Appropriatezza della prescrizione medica, tra costi sociali ebenefici per il paziente: quanto la ricerca sui farmaci e l’in-

formazione delle case farmaceutiche contribuiscono alla forma-zione del medico offrendo un panorama di conoscenze in modo‘indipendente’ dagli interessi commerciali e non ? Se ne èdiscusso il 4 Dicembre u.s. nell’aula Magna dell’OspedaleMaggiore della Carità di Novara alla presenza di clinici, ammini-stratori, docenti universitari e farmacisti ospedalieri provenientidalle province di Novara, Vercelli e Biella, ma anche dall’EmiliaRomagna e da Napoli. Il convegno “Farmaci: istruzioni per l’uso(indipendente): ricerca e formazione, promozione e informazio-ne” è stato organizzato dal dott. Luigi Giuliani, direttore dellaS.C. Farmacia Ospedaliera di Novara e dal prof. Ciro Isidoro,del Dipartimento di Scienze Mediche dell’Università delPiemonte Orientale, con il patrocinio dell’Ateneo (ha portato iSaluti il Magnifico Rettore Prof. Paolo Garbarino) e della Facoltàdi Medicina e Chirurgia (presente il Preside Prof. GiovanniVacca), oltre che dell’Azienda Ospedaliera di Novara edell’Assessorato Regionale alla Tutela della Salute e Sanità.L’assessore Mario Valpreda non ha potuto presenziare comeinizialmente previsto, perché impegnato a Torino per la presen-tazione del piano di riequilibrio regionale. Il Direttore Generaledella Sanità dott. Vittorio Demicheli ha sottolineato l’interessedell’assessorato per l’iniziativa ricordando che “la Regionespende ogni giorno circa un milione di euro per la Salute dei cit-tadini, e la spesa farmaceutica rappresenta la voce più rilevan-te” … e che “la prescrizione del farmaco fondata sulla cono-scenza aggiornata e validata da fonti di informazione indipen-dente non può che essere di beneficio per il paziente”. Ha uffi-cialmente aperto (e poi concluso) i lavori il Presidente del con-vegno dott. Claudio Macchi, Commissario Straordinariodell’Azienda Ospedaliera di Novara.

Ha introdotto i lavori il Prof. Isidoro, spiegando le finalità del-l’iniziativa che “nasce dall’esigenza di un confronto aperto tra imedici che prescrivono farmaci, le aziende che ne promuovonola commercializzazione e gli amministratori pubblici che nerispondono per i costi”. Oggigiorno, complice una certa stampadivulgativa sempre più avvezza a gridare ‘l’ultimo ritrovato mira-coloso’, il paziente è continuamente (e ossessivamente !) infor-mato sulle novità offerte dalla ricerca medica e farmaceutica ene chiede l’impiego per la risoluzione dei suoi mali, con aspet-tative che purtroppo quasi invariabilmente vengono deluse.Dall’altra parte, il medico è troppo spesso lasciato solo a deci-dere se e cosa prescrivere per il bene del suo paziente. Infatti,qual è il limite che permette di discriminare una campagna infor-mativa (fatta di convegni, seminari e articoli scientifici) da unacampagna propagandistica (fatta di inviti ai convegni in localitàamene, interviste e dibattiti in televisione, articoli pseudo-scien-tifici commissionati ad hoc, libri e campioni farmaceutici in dono,e altro…) ? E dunque, se da un lato nel paziente si favorisce la‘dipendenza dalla prescrizione’, dall’altro c’è il rischio che la pre-scrizione del farmaco fatta dal medico sia ‘dipendente’ unica-mente dalle informazioni e dalle conoscenze che gli pervengo-no da fonti interessate.

L’argomento è evidentemente scottante, perché chiama incausa il ruolo e le responsabilità delle Aziende Farmaceutiche.Non solo, anche le associazioni scientifiche e le organizzazionidei medici devono adoperarsi per promuovere e affermare l’in-formazione indipendente sull’efficacia dei farmaci (da segnala-re, a questo riguardo, le iniziative dell’Ordine dei Medici e degliOdontoiatri di Torino). Dal canto loro, i politici e gli amministrato-ri devono vigilare affinché le risorse economiche (che purtroppo

non sono infinite) destinate alle cure siano utilizzate secondo ilprincipio del costo-beneficio non solo per il singolo paziente, maanche e soprattutto per l’intera comunità. Il dilemma che spes-so si pone è, infatti, quanto sia utile e ‘giusto’ destinare risorseeconomiche per lo screening di massa per la diagnosi precocedi una malattia relativamente rara o la cura di una data patolo-gia con un farmaco ‘innovativo’ (di cui dunque si sa ancorapoco) e costoso, e sottrarre risorse che altrimenti potrebberoessere utilizzate per curare un numero elevato di pazienti perun’altra patologia con un farmaco più efficace e meno costoso.Si tratta di valutazioni difficili, che coinvolgono la sfera etica eche non possono essere lasciate al solo medico e neppure alsolo politico, ed evidentemente ancor meno al solo paziente !

Un aiuto molto importante ci viene dagli studi di ‘EvidenceBased Medicine’, ovvero dalla revisione critica e indipendentedei risultati noti alla comunità scientifica sull’efficacia dei tratta-menti diagnostici e terapeutici.

Ma vi sono dei limiti oggettivi anche nelle informazioni che ciprovengono da questi studi, e di cui occorre tener conto. Il pro-blema è che vi sono scienziati che nel pubblicare i risultati delleproprie ricerche presentano i dati in una forma che appare ‘indi-pendente’ da interessi commerciali e non dichiarano i ‘conflitti diinteresse’ con le aziende farmaceutiche che hanno finanziato laricerca, e vi sono anche scienziati che non pubblicano i dati‘negativi’ sull’efficacia dei trattamenti farmaceutici ovvero nonraccontano i ‘fallimenti’ per non nuocere ai finanziatori e ancheper evitare le ostilità dei colleghi (è sempre difficile contestare idati positivi già pubblicati da autorevoli scienziati). Su questiaspetti, però, gravano anche le responsabilità della politica edi-toriale delle riviste scientifiche e del perverso meccanismo difinanziamento che si basa sempre più esclusivamente sull’arti-colo pubblicato dallo scienziato, e che necessariamente comedetto sopra racconta solo i ‘successi’ e non i ‘fallimenti’. Perpoter denunciare liberamente questi errori, molti editori-scien-ziati di riviste mediche prestigiose (es. New England Journal ofMedicine, The Lancet, etc.) recentemente si sono dimessi dal-l’incarico, a dimostrazione di quanto il problema della ricerca edell’informazione indipendente sia oggi particolarmente sentitonella comunità scientifica.

Sui costi sempre maggiori della ricerca bio-medica e sull’im-portanza dei finanziamenti pubblici e privati e dei necessarimeccanismi di controllo per evitare i condizionamenti ha relazio-nato al convegno il Prof. Alessandro Liberati dell’Università diModena e Reggio-Emilia.

Nel suo intervento, il dott. Demicheli ha presentato le lineestrategiche dell’Assessorato in materia di gestione dell’assisten-za post-ospedaliera e di politica del farmaco, e ha pure ricorda-to l’impegno nel sostegno economico-finanziario alla ricerca bio-medica nelle Università e negli Ospedali della nostra Regione.Su questi temi si è sviluppato un ampio dibattito, moderato daldott. Mario Nejrotti (segretario dell’Ordine dei Medici eOdontoiatri di Torino), che ha messo a confronto le tesi di esper-ti di “Evidence Based Medicine” (Faggiano, Liberati), di farma-cologia sperimentale e di terapia clinica (Alabiso, Avanzi,Brunelleschi, Campanini, Canavese, Viano), farmacisti ospeda-lieri (Giuliani, Calì di Napoli), medici di famiglia (Maffei, presi-dente dell’Ordine dei Medici e Odontoiatri di Novara) e rappre-sentanti di Farmindustria. Il convegno è stato anche l’occasioneper presentare due iniziative a disposizione della comunitàmedica-ospedaliera novarese: un sistema informatizzato digestione del piano terapeutico per i degenti basato su due ban-che dati integrate che forniscono un’informazione completa,aggiornata e indipendente sui farmaci (gestito in rete con il sup-porto della Farmacia Ospedaliera diretta dal dott. Giuliani) e unnuovo e aggiornatissimo Manuale di Farmacologia Clinica (frut-to del lavoro di revisione ‘indipendente’ svolto dal dott. GianlucaAiroldi dell’Ospedale di Novara).

Prof. Ciro Isidoro (Dipartimento di Scienze Mediche, Università “A. Avogadro”,

Novara; e-mail:[email protected])

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Aso, Asl, Ospedali al lavoroAso, Asl, Ospedali al lavoro16Promozione Salute

A.S.L. 4

Scuola & Salute: unostrumento metodolo-gico in un DVD Una realizzazione ASL 4 in collaborazione con leCircoscrizioni 6 e 7

Si tratta di un programma efficace diPromozione della Salute, specifico perinsegnanti e studenti di scuola mediainferiore, già applicato in questi anni indiversi istituti del territorio dell’ASL4, orarealizzato in una nuova versione DVD,che risulta essere un prodotto più moder-no, più comprensibile, più facilmenteapplicabile, in termini di maggiore diffu-sione e ottimizzazione delle risorse. Lapresentazione dell’iniziativa si è svoltalunedì 15 gennaio 2007,presso il salonedella Residenza Sanitaria Assistenziale(RSA) dell’ASL 4, via Botticelli, 130 esono intervenuti, con il Commissario dell’ASL 4, dr. Giulio FORNERO, ilPresidente della Circoscrizione 7, dr.Piero RAMASSO e il Presidente dellaCircoscrizione 6, prof. Luigi MALARO-DA, la Dirigente scolastica dell’IISBodoni-Paravia prof.ssa FrancescaRAMELLA, il Direttore del Dipartimentodi Patologia della Dipendenze Asl 4, dr.Augusto CONSOLI e il Responsabile delTeam di Promozione della Salute Asl 4 edel progetto PESAV dr. Silvio GENINAT-TI.

L’iniziativa che coinvolge le medie infe-riori del territorio dell’ASL 4 parte dal pre-supposto che la scuola sia uno dei princi-pali contesti di vita del preadolescente,insieme alla famiglia ed al gruppo deicoetanei, luogo di acquisizione di cono-scenze e di sperimentazione di relazioniinterpersonali significative in fase di svi-luppo e nella transizione all’età adulta.Se successo scolastico e qualità dell’e-sperienza scolastica sono importanti indi-catori di adattamento psicosociale inpreadolescenza ed adolescenza, vice-versa, esperienza scolastica negativa eabbandono scolastico sono spesso pre-dittori di un’adolescenza caratterizzatada malessere psicosociale, difficoltà rela-zionali, problemi comportamentali e veree proprie condotte a rischio, quali com-portamenti antisociali, uso di sostanzepsicoattive, precoce implicazione in rap-porti sessuali a rischio. E’ stata ancheevidenziata una forte associazione traabbandono scolastico e sviluppo di con-dotte di abuso di sostanze.

Precorrendo l’istituzione ufficiale dell’o-ra di educazione alla salute nelle scuole,le attività educativo-formative vengonotrattate dagli insegnanti direttamente con

A.S.L. 5

Nuova sede distrettoa Borgaretto

A.S.L. 8

1° premio per unprogetto di riskmanagementIl 23 settembre, a Lecce,l’Associazione Nazionale deiMedici delle DirezioniOspedaliere ha consegnato ilprestigioso riconoscimento.

Negli Stati Uniti, già nel 1989, secondoun’analisi condotta dall’AmericanMedical Association, il 37% dei medicispecialisti riceveva almeno una denunciain carriera: la figura più a rischio risultavaessere, allora, quella dell’ostetrico (60%dei quali veniva denunciato almeno unavolta nel corso della vita professionale),seguita dai chirurghi generali (49%),dagli anestesisti (39%) e dagli psichiatri(17%).

Da una recente indagine, condotta inItalia, è emerso che su un totale di8.000.000 di ricoveri si sono rilevati

A.S.L. 7

Un cortometraggioper parlare di AIDS

Un cortometraggio per parlare edaffrontare l’argomento Aids.

E’ questo l’obiettivo che ha ispirato larealizzazione di questa iniziativa finaliz-zata a sensibilizzare gli adolescentirispetto al pericolo della trasmissionedella malattia in assenza di rapporti ses-suali protetti.

Il progetto, che ha vinto il premio UNI-CEF per la qualità del video e dell’altovalore sociale del tema trattato, è statopresentato lo scorso dicembre al FilmFestival Nazionale del Cinema “Sotto18” prodotto dalle Scuole.

Nell’ambito dell’Asl 7 le persone affet-te dal virus HIV sieropositive sono circa

Da lunedì 18 dicembre è aperta lanuova sede del Distretto 3 a Beinasco,in frazione Borgaretto, in via Orbassano,dove saranno collocate tutte le attivitàsanitarie finora svolte nelle sedi distret-tuali di Beinasco, via Mirafiori 25/1, eBorgaretto, piazza Kennedy 4. "Neinuovi locali, ristrutturati e in locazionedal Comune, troveranno adeguata collo-cazione le attività di Centro Unificato diPrenotazione (Cup), ambulatorio infer-mieristico e punto prelievi, consultorifamiliare e pediatrico, corsi di prepara-zione al parto, educazione alla salute,fisioterapia e logopedia", afferma ilDirettore del Distretto 3 dell’Asl 5 dotto-ressa Barbara Vinassa.

Un punto Cup e punto prelievi saran-no garantiti in Beinasco centro, median-te una convenzione stipulata dall’Asl 5 edal Comune di Beinasco: il primo all’in-terno dell’Ufficio per il Cittadino diBeinasco in piazza Dalla Chiesa 1, ilsecondo presso l’ambulatorio infermieri-stico della Casa di Riposo dellaConsolata in via Don Bertolino 24.

Elena Zunino

i ragazzi nel normale orario scolastico,nella convinzione che solo la “quotidiani-tà” dell’intervento possa contribuire alraggiungimento di questo obiettivo disalute. La formulazione in DVD di parte diqueste attività utilizza le più moderne tec-nologie e si apre a futuri sviluppi sul web.

Info: [email protected]. Silvana Patrito

Responsabile Ufficio Stampa ASL 4Torino

60. I recenti dati confermano una inver-sione di tendenza rispetto al passatonella diffusione della malattia, attual-mente l’infezione da HIV/AIDS è un’infe-zione che si trasmette per via sessualetre volte su quattro. L’aumento delle infe-zioni a contatti eterosessuali è in costan-te crescita, per contro sono in progressi-va diminuzione i casi di chi a contrattol’infezione attraverso l’uso di droghe pervia endovenosa e tra gli omosessuali.Questi dati mettono in evidenza comel’HIV/AIDS continui ad essere un proble-ma reale ed attuale.

E’ quindi necessario, pur prendendoatto dei significativi progressi in ambitoterapeutico, sviluppare l’attività di pre-venzione che trova nella diffusione diinformazioni corrette, un pilastro fonda-mentale per evitare il contagio che è l’o-biettivo ideale di salute.

Il cortometraggio rappresenta unodegli interventi di prevenzione promossie finanziati dalla Regione Piemonte.

Questo progetto è stato promosso dalSert di Settimo e San Mauro all’internodelle più ampie azioni di prevenzioneche vengono realizzate in collaborazio-ne con il Comune di Settimo, capofila deirestanti comuni della zona, e con tutti gliIstituti Scolastici e il Distretto Territorialedi Settimo dell’Asl 7.

Esso fa parte dell’attività di “VideoLaboratorio” ed ha portato alla realizza-zione, da parte degli studenti del quartoe quint’anno dell’Istituto Ipsia di Settimo,di un “corto” della durata di dieci minutisul tema dell’Aids.

Simonetta Valerio

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Aso, Asl, Ospedali al lavoroAso, Asl, Ospedali al lavoroPromozione Salute

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A.S.L. 10

8000 diabetici masolo 6500 ne sonoconsapevoli

Il Diabete è una malattia di assai fre-quente riscontro (colpisce il 6% circadella popolazione generale), spesso nonriconosciuta da chi ne risulta affetto (1/3dei pazienti affetti da Diabete ignora diesserlo); nel pinerolese la patologia dia-betica interessa complessivamentequasi 8.000 persone: di queste 6.544sono oggi iscritte nell’apposito RegistroRegionale Diabetici e fruiscono dellepreviste esenzioni ticket; numerosi citta-dini Pinerolesi sono dunque interessatidalla patologia diabetica senza ancoraesserne consapevoli.

Si tratta di una patologia caratterizza-ta da una alterazione del metabolismodegli zuccheri del sangue (la glicemia),con pesanti e spesso gravi ripercussionisu molti organi ed apparati (il cuore, learterie, i reni, i nervi, la pelle): le altera-zioni del metabolismo, in particolare l’au-mento del colesterolo (ipercolesterole-mia), rappresentano un importante fatto-re di rischio per la comparsa di malattiecardio-vascolari, quali l’infarto cardiaco,l’ictus ed i disturbi circolatori agli arti infe-riori, malattie che rappresentano laprima causa di morte nel mondo occi-dentale. Il colesterolo elevato originaspesso da fattori genetici, ma anche danon corrette abitudini alimentari. Quandosi associa ad altri fattori di rischio, quali

A.S.L. 9

Prevenzione deitumori femminiliServizio online per la disdettadegli appuntamenti

Da alcuni giorni è attivo un nuovo ser-vizio online per disdire e fissare unnuovo appuntamento per le prestazionidi prevenzione dei tumori femminili (pap- ➯ Segue a pag. 18

320.000 eventi dannosi (4% circa).Secondo l’ISTAT sono circa 32.000,

ogni anno in Italia, le morti in ospedaledovute a errori medici: più o meno il 2,5%del totale dei decessi che si registranonella penisola ogni 12 mesi. Ben oltre ilnumero delle vittime della strada. Questinumeri rivelano un problema serio.Anche perché ai decessi veri e proprivanno aggiunti altri 300.000 casi circa incui, sempre per errore, viene pregiudica-ta e seriamente danneggiata la salute delmalato. Ma c'è di più: una fetta consisten-te degli sbagli commessi dai camici bian-chi italiani, più o meno uno su sei (vale adire 5.000 l'anno) è attribuibile a un ragio-namento sbagliato, definito errore cogni-tivo, e non a negligenza o incompetenzadel medico. Questo fa presupporre chealmeno una parte di essi possa essereevitata.

Con queste premesse e con l’obiettivodi indagare nel campo degli eventi avver-si ed individuare sistemi efficaci di pre-venzione e controllo, l’ASL 8 ha avviatoun progetto di gestione integrata delrischio clinico all’interno dei tre presidiospedalieri di Carmagnola, Chieri eMoncalieri, coordinati dai dott. GiovanniMessori Ioli e dalla dott.ssa DomenicaMorabito.I dati ottenuti non costituisconotuttavia una stima epidemiologica delfenomeno “eventi avversi, reali e poten-ziali”, bensì promuovono in modo qualita-tivo un lavoro organizzativo orientato allaqualità ed alla sicurezza all’internodell’ASL 8. La “ricetta della prevenzione”è, infatti, imparare dagli errori passati perevitare che si ripetano in futuro. “Siamoparticolarmente orgogliosi del riconosci-mento ottenuto dall’Associa-zioneNazionale dei Medici delle DirezioniOspedaliere che dimostra come il nostropersonale sia impegnato nel migliora-mento continuo dei propri servizi e delleprestazioni offerte. – afferma ilCommissario dell’ASL 8, dott. GiovanniCaruso – Una corretta gestione delrischio clinico è condizione necessariaper offrire ai cittadini un servizio ospeda-liero che consegua contemporaneamen-te efficacia, efficienza e qualità.”

l'Addetto Stampa Chiara Masia – cell.335.5969.171

test e mammografia), nell’ambito delprogramma regionale “PrevenzioneSerena”.

Questo servizio si aggiunge alla possi-bilità di contattare telefonicamente glioperatori al numero verde 800 004141 epuò essere utilizzato dalle donne resi-denti sul territorio dell’Asl 9 di Ivrea,dell’Asl 7 di Chivasso e dell’Asl 6 diCiriè. Si accede al servizio attraverso ilsito internet dell’Asl 9 www.asl.ivrea.to.it:dalla pagina iniziale del sito si deve clic-care sulla sezione “L’Asl da te” e poisulla voce “Disdetta appuntamenti pre-venzione tumori femminili”. A questopunto, le utenti sono guidate nella com-pilazione di una semplice scheda elettro-nica che permette loro di disdire l’appun-tamento per il pap-test o per la mammo-grafia e, se lo desiderano, di richiedereun altro appuntamento. Le signore cherichiedono un altro appuntamento rice-veranno una e-mail dalla segreteria delDipartimento Interaziendale per laPrevenzione Secondaria dei Tumori diIvrea con l’indicazione di data, orario esede del nuovo appuntamento.

Tiziana Guidetto

A.S.L. 13

Siglato l’accordoper il piano di zonadel CISA 24

Nel mese di dicembre u.s. è statoapprovato il Piano di Zona del CISA 24(Consorzio Intercomunale dei ServiziSocio Assistenziali dei 24 Comuni delterritorio extraurbano del Distretto diNovara), al quale hanno collaboratonumerose ed importanti figure che ope-rano sul piano sociale e sanitario.

L’entusiasmo e l’euforia è tanta –dichiara Ernesto Tornielli, Presidente delCISA 24 - ma è stata una rivelazione,mai sul territorio del consorzio l’adesionead un’iniziativa comune è stata cosi con-siderevole nel partecipare ai tavoli tema-tici. La novità, infatti, è stata la condivi-sione, per la prima volta, di esperienzeda parte di tutte le forze (Associazioni,Enti, Parrochie, Scuola) presenti sul ter-ritorio per un obiettivo comune. Il risulta-to è frutto anche della disponibilità alconfronto ed alla cooperazione dell’ASL13 e della Provincia di Novara.

Nello specifico per l’ASL n. 13 il perso-

ad esempio il fumo e la pressione alta, laprobabilità che si realizzi una malattia acarico dell’apparato cardio-circolatoriodiventa molto più elevata e con caratte-ristiche di maggiore gravità.

“Esistono oggi concrete possibilità diimpostare una terapia efficace e conti-nuativa, attraverso il ricorso ad una ali-mentazione corretta, ad una modifica-zione delle abitudini di vita ed all’uso dimolteplici farmaci oggi facilmente dispo-nibili, con l’obiettivo di assicurare unasoddisfacente qualità di vita e di preveni-re le potenziali complicanze” sottolinea ilCommissario ASL 10 dr. GiovanniCaruso “di questi e di altri argomenti siparlerà Mercoledì 22 novembre, conampio spazio dedicato alle domande delpubblico che vorrà essere presente”.

Ospedale AgnelliConcerto di Natale

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Aso, Asl, Ospedali al lavoroAso, Asl, Ospedali al lavoro18Promozione Salute

A.S.L. 17

PERIODICO DI INFORMAZIONE SANITARIA

Redazione: Via Ospedali, 14 - 12038 Savigliano - CN - Tel. 0172 71 95 84 - Fax 0172 711701 - e-mail: [email protected] - www.asl17.it - Direttore Resp.: Ilario BrunoReg. Trib. di Saluzzo n. 144 del 7/7/1998 - Fotocomposizione e stampa: TEC arti grafiche - Fossano - Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abbonamento Postale - 70% - DCB/CN

Anziani

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ANNO IX - N. 5 DICEMBRE 2006

DipendenzepericoloseL’assessore regionale alla tutela della salute e sa-nità, Mario Valpreda ha recentemente ricordato le dimensioni del “fenomeno dipendenze patolo-giche” in Regione Piemonte e l’impegno dei Ser.T.. Nel solo anno 2005 sono stati quasi 19 mila gli utenti presi in carico dai Servizi, di cui 13.000 per droghe, 4.700 per alcol e più di mille per altri tipi di dipendenza. Duemila nuovi utenti ogni anno, tasso superiore alla media italiana, con un rapporto tra maschi e femmine che è di 5 a 1. Il profilo delle sostanze per le quali le persone si rivolgono ai servizi sta gradualmente cambiando, con una diminuzione relativa del ruolo dell’eroi-na, che comunque continua a rappresentare il problema principale nell’80 per cento degli utenti dei SerT, mentre sono in aumento quelli per uso di cocaina, cannabinoidi o altre sostanze.Particolarmente grave l’impatto sulla salute del-l’abuso di alcool, che si stima abbia prodotto in Piemonte, nel triennio 1998-2000, mille e cin-quecento decessi l’anno, pari al 3% della morta-lità generale. Negli ultimi anni, inoltre, è venuto crescendo l’allarme per le dipendenze patologiche causate da comportamenti, in primo luogo il gio-co d’azzardo, fortemente insidiose, perché spesso le persone non percepiscono di avere un proble-ma di salute e quindi non si rivolgono ai servizi.I cardini dell’azione intrapresa dall’Assessorato sono riconducibili a due principi fondamentali: non escludere nessuno dalle terapie sulla base della minore o maggiore motivazione a cessare il proprio comportamento additivo e intraprendere iniziative che poggino su criteri di evidenza scien-tifica ed efficacia. Valpreda motiva così il cambio di rotta: “Per lun-go tempo l’unico approccio legittimato è stato quello finalizzato a rimuovere totalmente la di-pendenza. Nel corso degli anni, però, è emerso come questo risultato sia conseguibile solo in una parte di soggetti, anche sulla base delle carat-teristiche individuali di ciascuno di essi. In molti casi, quindi, gli obiettivi da porsi sono diversi da quelli dei trattamenti drug-free e vanno dalla ri-duzione della mortalità e delle patologie associa-te, all’incremento delle abilità e dell’inclusione sociale”.

(segue a pag. 7)

Farmaci genericiNella maggior parte dei paesi europei i generici han-no fatto la loro comparsa negli anni 80 e negli anni 90 sono state messe in atto misure diverse per soste-nerne la diffusione. L’Italia rappresenta ancora il fana-lino di coda dell’Europa per quanto riguarda i con-sumi di generici e nonostante il trend sia di crescita, la quota di mercato rappresentata da tali medicinali è solo del 3% (rapporto Osmed 2005).

pagina 5

Le cure primarieDi pari passo all’evoluzione della rete ospedaliera verso l’antica e rinnovata vocazione alla cura della malattia nelle sue forme acute, si assiste da anni, con crescente attenzione, ad una graduale evoluzione della medicina del territorio. La Dott.ssa Rita Lacu, traccia un quadro dell’evoluzione in corso dell’orga-nizzazione delle cosiddette “cure primarie”.

pagina 6

Il Nobel Montalcini al “SS. Trinità” È stato un “tour di force” di incontri nella Granda, quello del premio Nobel Rita Levi Montalcini, ospite della nipote Francesca che lavora come psicologa pres-so la Neuropsichiatria di Fossano. E proprio alla Npi del “Santissima Trinità” ha fatto visita lo scorso 15 no-vembre. “Sono orgogliosa che un luminare della scienza - dichiara la responsabile del Servizio Francesca Ragaz-zo - nonostante l’età e i notevoli e faticosi impegni che l’attendevano in questi giorni, abbia trovato il tempo di farci visita, esprimendo apprezzamento per il nostro quotidiano lavoro. L’attività del nostro Servizio incontra realtà difficili e affronta problemi ai quali la professiona-lità degli operatori cerca di trovare risposta. Da oggi, sa-

remo ancora più stimolati a fare bene”. La Montalcini, che ha visitato la nuova sede della NPI - un ambiente accogliente e ristrutturato di recente dalla Fondazione Crf - soffermandosi sia con il personale, sia con alcuni bambini presenti in quel momento nei locali, ha dimostrato interesse e curiosità per l’articolata attività del servizio, all’interno del quale si trova anche il Centro di Riabilitazione Visiva.

Incidenti domestici:un’indagine

pagg. 2/3

L’esperienza dei Gruppi Appartamento

pagina 4 L’attività del Sert

pagina 7

Incontinenza urinariapagina 9

Il MMG e la prevenzionepagine 10/11

Dalla Bulgaria all’ASL 17pagina 13

I due volti della folliapagina 14

all’interno

Servizioa pag. 8

A.S.L. 19

Centro PrelieviNuove modalità di accesso:niente più prenotazione pergli esami del sangue

Come annunciato nei mesi scorsi,anche per la struttura di via Oriani si èrealizzato il trasferimento all’internodell’Ospedale “Cardinal Massaja”, doveha occupato un’ampia area in fondo allapiazza inferiore (piano -1, subito dopo laseconda torre), in prossimità dello spor-tello già da tempo funzionante per il ritirodei referti. Oltre al trasferimento in unasede più comoda, facilmente raggiungi-bile e meglio attrezzata di quella attuale,lo spostamento si accompagnerà adun’altra importante novità nell’erogazio-ne del servizio agli utenti. Per agevolarela grande fascia di cittadini che quotidia-namente si rivolgono a questa struttura(oltre 200 persone al giorno, per un tota-le di circa 60 mila referti all’anno, riferitial Centro Prelievi di Asti), per diminuireal minimo le attese degli utenti ed ancheper recuperare pesanti costi in mobilitàpassiva, l’Azienda sanitaria ed ilLaboratorio Analisi (diretto dalla dott.ssaAnna Maria Fodale) hanno infatti elabo-rato una radicale riorganizzazione delservizio: diversamente da quanto avve-nuto finora - e così come già dispostoper Rx Torace e Risonanza Magnetica -chi dovrà sottoporsi all’esame del san-gue o di altri materiali biologici, potràaccedere al Centro con la sola prescri-zione del proprio medico di base, e quin-di senza il bisogno di prenotarsi prelimi-narmente.

Dalle ore 7,30 alle ore 9,30 (tutti i gior-ni dal lunedì al venerdì) chiunque si pre-senti agli sportelli del nuovo CentroPrelievi munito di impegnativa del medi-co di base potrà quindi effettuare il pre-lievo per gli esami prescritti.

Dopo tale orario, verranno accettatesolo le persone già in possesso del ticketerogato dal dispositivo automatico “sal-vacode”, che funzionerà sin dalle ore6,30 per regolare nel modo migliore ilflusso dei pazienti che afferiranno alCentro.

La modalità in “accesso diretto” riguar-derà tutti gli esami di laboratorio, adeccezione di alcune ristrette categorie:quelli da inviare fuori sede e quelli cheprevedono una preparazione particolareda parte del paziente, e non effettuatacorrettamente dallo stesso. Per quest’ul-timo aspetto sarà fondamentale la colla-borazione con i Medici di MedicinaGenerale (medici di famiglia), peraltrogià informati, per indirizzare i loro assisti-ti sulle metodiche preliminari di raccoltadei campioni da inviare ad esaminare.

Domenico Tangolo

➯ Segue da pag. 17

nale dei Servizi Territoriali ha messo adisposizione del tavolo di concertazionele informazioni e le esperienze legate allenecessità espresse e non della collettivi-tà, in particolare delle fasce più fragili,come ad. es. gli anziani, per trovare solu-zioni appropriate ai bisogni socio-sanitaridelle persone migliorandone la qualità divita Un ruolo importante hanno avutoanche le Organizzazioni Sindacali nell’in-coraggiare alcune scelte coraggiose inse-rite nel Piano – prosegue Tornielli – ed acui vorrei rivolgere un ringraziamento peri segni di apprezzamento espressi per illavoro di redazione del piano. Un appor-to considerevole al documento è derivatodalla presenza del tavolo tecnico diMatteo Francavilla Consulente del CISA24, di Valentina Bertone Responsabiledei Servizi del Consorzio prdetto, di IvanaTaetti e di Alida Carlino. Il Piano di Zona,che in molti hanno definito il piano rego-latore dei servizi, sarà soggetto a verificheperiodiche affinché possa risultare effica-ce e coerente con le richieste del territo-rio, coinvolgendo anche la parte sociale.L’interazione attiva e costante tra gli attori– dichiara Mario Minola, CommissarioASL n. 13 - permetterà di raggiungere unamaggiore consapevolezza di ruoli eresponsabilità di tutti e favorirà la cono-scenza dei bisogni della popolazione delterritorio, che presenta delle peculiaritàdemografiche ed epidemiologiche. Uncompito al quale nessuno potrà sottrarsi –conclude Tornielli - il Piano presuppone,infatti, la cooperazione permanente ditutti i soggetti, pubblici e privati, chehanno già contribuito ad arrivare fino aqui.

Il periodico della ASL 17 é anche con-sultabile al sito: www.asl17.it/ufficio-stampa/progetto salute

A.S.L. 20

Prevenzione degliincidenti domesticinell’infanzia.I primi risultati

Si è conclusa la prima fase del progettodi prevenzione degli incidenti domesticinell’infanzia, promosso dai Dipartimenti diPrevenzione dell’ASL 20 di Alessandria –Tortona e dell’ASL 22 di Novi Ligure –Acqui Terme – Ovada, insieme all’USL diAosta. Nei centri vaccinali delle tre ASL, inoccasione della seduta per la somministra-zione della terza dose dei vaccini racco-mandati nell’infanzia, gli operatori sanitaridel SAST, che collaborano al progetto,hanno fornito informazioni ai genitori suirischi insiti nelle abitazioni ed è stato distri-buito un opuscolo illustrato sulle modalità diprevenzione degli incidenti che si verificanopiù frequentemente nei bambini.

Dai 561 questionari somministrati, èemerso come l’85% dei genitori ritenga chela casa costituisca un pericolo per la sicu-rezza dei bambini, che la cucina sia l’am-biente più a rischio e che le cadute rappre-sentino la tipologia più frequente di inciden-te. Tuttavia il 32% dei genitori non si preoc-cupa di adottare provvedimenti per rende-re più sicuri i balconi e il 16%, quando sce-glie un giocattolo, bada più alla capacità distimolare la curiosità del bambino anzichéalla sicurezza. La maggior parte dei genito-ri (77%) ha infine mostrato interesse adessere ricontattata dagli operatori sanitari adistanza di un anno, sia per una valutazio-ne di quanto le informazioni ricevute pos-sano essere risultate utili per modificare iloro atteggiamenti , sia per ricevere ulterio-ri informazioni permettendo così agli opera-tori sanitari di reiterare il messaggio educa-tivo per una maggior efficacia . Il progetto diprevenzione, articolato su più fasi, vuoleseguire il bambino nel suo percorso di cre-scita sino al termine della scuola elementa-re, tenendo conto delle diverse tipologie dirischio collegate alle differenti età e allecapacità del bambino di comprendere imessaggi che gli si vuol inviare, con il lin-guaggio più opportuno. Mentre si sta con-cludendo anche la seconda fase dell’inter-vento nella fascia di età della scuola mater-na, le ASL stanno reclutando le scuole ade-renti al progetto per avviare l’ intervento for-mativo di prevenzione degli incidenti nellacasa e negli spazi di gioco rivolto ai ragaz-zi di quarta e quinta elementare.

Dott.ssa Maria Antonietta BrezziDirettrice del Dipartimento di Prevenzione

ASL 20Per saperne di più: 0131307824.

Giorgio GiustettoE-mail: [email protected]

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Scuola e saluteScuola e salutePromozione Salute

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Pensare per processi e non per azioniIn un’affollata aula magna dell’ITIS Avogadro di Torino, Giovedì

14 dicembre ha avuto luogo l’annunciato convegno “Pensare,promuovere, progettare salute”, organizzato dall’”Osservatoriosulle progettualità di prevenzione primaria e promozione dellasalute” del Progetto Traenti. I lavori, sono stati introdotti da unapresentazione della Prof.ssa Laura Vercelli (Direttrice delProgetto) e da una illustrazione dei materiali a cura del Dott.Luigi Gilberti e del Prof. Filippo Furioso (Comitato tecnico-scien-tifico dell’Osservatorio). Il Prof. Franco Prina, del Dipartimentodi Scienze Sociali dell’Università di Torino, ha illustrato i dati checaratterizzano i numerosi progetti realizzati dalle istituzioni sco-lastiche di Torino e Provincia nel campo della prevenzione pri-maria e promozione della salute nel periodo 2001-2005 . Alriguardo, l’Osservatorio ha messo a disposizione di tutti i parte-cipanti un cd estremamente ricco di informazioni. Per questomotivo, il Prof. Prina ha potuto dedicare ampio spazio ancheall’analisi di fenomeni ricorrenti nel mondo degli adolescenti,anche se la disponibilità dei media a trattare queste tematiche èondivaga, ed è sollecitata quasi esclusivamente da episodi dicronaca (bullismo, fughe da casa di adolescenti, ecc.). In real-tà, occorre un’attenzione costante al mondo dei ragazzi, occor-rono approfondimenti a tutti i livelli e solo in questo modo saràpossibile costruire dentro alle scuole e nella società alcuni utilipunti fermi, partecipati e condivisi. Proprio in questa prospetti-va, ha fornito preziosi elementi di analisi la relazione del dott.Roberto Merlo, psicoterapeuta, consulente di numerose città eaziende sanitarie in materia di promozione della salute.

“Noi troppo spesso pensiamo di ottenere qualcosa chiedendoai ragazzi di cambiare il loro modo di pensare, senza avere pre-sente che ci muoviamo all’interno di fenomeni complessi, comesono sempre i fenomeni umani.

Utilizziamo schemi mentali improntati all’unicità, all’uniformi-tà, all’unidirezionalità, quando in realtà trattiamo materie cherichiedono sempre intersezioni, interazioni, integrazioni.

La letteratura scientifica da almeno 150 anni ci dice che ognipersona, ogni gruppo, si trova sull’intersezione di almeno tre fat-tori: a) i rapporti e le forme che un soggetto ha nei confronti diun fenomeno; b) il sintomo, o i sintomi, cioè quanto tiene insie-me quel soggetto, singolo gruppo che sia, all’interno di un deter-minato contesto; c) il contesto di immersione. Sono tre fattori dicui possiamo parlare separatamente soltanto per comodità diesposizione. Ma se pensiamo di promuovere un intervento sol-tanto su uno ci condanniamo al fallimento. Se vogliamo invecemuoverci tenendo conto di tutti i fattori in gioco, dobbiamosmetterla di pensare in termini di azioni. Come fare per arrivarea pensare per processi e non per azioni? Se vogliamo promuo-vere salute dobbiamo chiederci quali sono le rappresentazionisoggettive di ogni ragazzo intorno ad alcuni concetti ricorrenti:pace, famiglia, fumo e simili. Quali ne sono le rappresentazionicollettive, quelle che ricorrono negli incontri tra ragazzi, e qualiancora sono le rappresentazioni cui fanno ricorso quando siincontrano con adulti. Tra le une e le altre ci sono distanze abis-sali, che diventano maggiori quando si passa dalle rappresen-tazioni alle dichiarazioni.

Ripensiamo la salute lontano dai nostri kit“Progettazione e valutazione della salute nella scuola”. Su

questo tema si è svolto a Roma, lo scorso 6 dicembre, unConvegno organizzato dal Dipartimento di Specialità Medico-Chirurgiche e Sanità Pubblica dell’Università di Perugia, con ilpatrocinio di Associazione Italiana per l'Educazione Sanitaria(AIES), di CIPES e della Società Italiana di Igiene, MedicinaPreventiva e Sanità Pubblica.

Con meritevole celerità, il Centro di Documentazione per laPromozione della Salute della Regione Piemonte (www.dors.it )ha inserito nel suo sito le relazioni previste dal programma delConvegno. Introducendo il Convegno, la Prof. Maria AntoniaModolo ha voluto in prima battuta richiamare l’attenzione su alcu-ni pensieri di Don Nutbeam e Lawrence St Leger, due studiosi dilivello internazionale nel campo della promozione della salute:“Le scuole non sono i risolutori dei problemi sociali e sanitari dellasocietà” e “Ripensiamo la salute, lontano dai nostri kit e progetti.Usiamo la scuola come un contesto nel quale la salute vienecreata e dove vengono costruiti ambienti di sostegno e alleanze,e dove vengono acquisite consapevolezze e capacità”.Purtroppo, le relazioni successive, nonostante abbiano messo afuoco micro-esperienze esemplari in merito a problematiche cir-coscritte (obesità, educazione alimentare, lotta al tabagismo,ruolo dell’attività motoria, ecc.) non hanno affrontato i nodi essen-ziali presenti nelle citazioni di Nutbeam e St Leger, e da molti anniormai ricorrenti nei documenti dell’Organizzazione Mondialedella Sanità (OMS – WHO), dell’International Union for HealthPromotion and Education (IUHPE) e dell’European Network ofHealth Promoting Schools (ENHPS).

Dai documenti di questi organismi si evince un’evidenza cri-stallina: le figure che, ad ogni livello del sistema sanitario, hannomaturato l’esigenza di promuovere salute in tutti gli ambiti dellasocietà, debbono assumere su di sé l’onere di promuovere azio-ni coerenti con tale obiettivo e interagire con le figure che, in altriambiti professionali, hanno maturato analoga consapevolezza.Insieme, questi decisori possono attivare processi strutturalicapaci di coinvolgere tutti i cittadini e renderli protagonisti di azio-ni quotidiane funzionali alla tutela della salute di tutti.

Il documento “Salute 21”, assunto nel 1998 dagli Stati membridella Regione Europea dell’OMS- WHO, elenca minuziosamentegli obiettivi da perseguire per conquistare “salute per tutti” nelventunesimo secolo ed esplicitamente parla dei compiti dei “deci-sori”.

Leggere e rileggere “Salute 21” e gli altri documenti europei einternazionali (tutti disponibili nel sito www.cipespiemonte.it) puòessere oggi necessario più di ieri.

Ci troviamo infatti in una fase avanzata della discussione delPiano Socio-Sanitario della Regione Piemonte, cioè di un Pianoche, pur nella sua essenzialità, a quei documenti si riconduce.Ma capirne il significato vuole anche dire promuovere azionicoerenti, assumere iniziative integrate tra “decisori” del mondosanitario e “decisori” di altri ambiti professionali.

Esemplare, al riguardo, è il “Piano Collaborativo ASL 15 –Scuole” (ci si entra dalla home page di www.cipespiemonte.it),che con le sue circa 50 pagine di azioni mirate coinvolge pratica-mente tutti gli allievi e i docenti delle istituzioni scolastiche esi-stenti nel territorio e decine di associazioni diverse impegnate sulterreno della salute. Un centinaio di micro esperienze nei campipiù disparati, se volete. Ma con una “ratio” preziosa: il “motore diricerca” è unico, governato dagli operatori dell’ASL e dagli opera-tori delle scuole che da anni sviluppano confronti, mettono afuoco strategie integrate. E questo fa la differenza, rispetto adesperienze esemplari realizzate in piena solitudine da singolescuole o da singoli operatori ASL in altri contesti….. Il PianoSocio-Sanitario è alle porte, tuttavia il quadro al quale si ricondu-ce ha spessori culturali che da anni sono stati elaborati a livello

mondiale. Non si tratta di attendere la sua approvazione formalequanto piuttosto di praticare senza indugio scelte politiche inte-grate, capaci di coinvolgere tutti i centri vitali di un territorio,soprattutto a livello dei Distretti, con la freschezza, la curiositàintellettuale e l’audacia che da sempre hanno fatto incontrare tradi loro mondi istituzionalmente lontani e hanno introdotto innovazio-ni sociali di cui ancora oggi godiamo.

Guido Piraccini

➯ Segue a pag. 20

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Scuola e saluteScuola e salute20Promozione Salute

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Distretto socio-sanitario escuole: un’intervista

All’interno di questa rubrica abbiamo aperto un dibattito (n°4/2006 “Piano Socio-Sanitario e Scuole. Una prospettiva?”) chesi è prefisso lo scopo di richiamare l’attenzione sulla centralitàdel Distretto nel quadro delle innovazioni introdotte dal PSSattualmente in discussione. L’interrogativo sollevato era ilseguente: per accrescere il peso istituzionale di tale organismolocale, ha senso prevedere che siano contemplati anche i con-tributi delle istituzioni scolastiche presenti nel territorio distret-tuale? La bozza attualmente in circolazione prevede che inaggiunta alle figure professionali del servizio sanitario e del ser-vizio sociale, gli interessi generali dei cittadini siano rappresen-tati dall’Ente locale: “Il Comitato dei Sindaci di Distretto è l’orga-no di partecipazione alla programmazione socio-sanitaria alivello distrettuale” (art. 8, comma 1 del Disegno di Legge dellaGiunta Regionale).

Di questi argomenti parliamo oggi con Nunzia Del Vento unamministratore locale che si accinge a svolgere il suo mandatoall’interno del quadro complessivo delineato dal PSS. NunziaDel Vento è infatti coordinatrice della Commissione ServiziSociali e Sanità della VI Circoscrizione Amministrativa di Torino,che attualmente coincide con il Distretto 1 dell’ASL 4, con unapopolazione di circa 105.000 abitanti.

Presumibilmente, a livello cittadino, in seno ai futuri organismidistrettuali l’Ente locale sarà rappresentato dalle Circoscrizioni.In questa prospettiva sto studiando i documenti disponibili eintrattengo rapporti con i responsabili dei Servizi Sociali e deiServizi Sanitari. Nel corso della mia attività professionale comeDirigente di una grande istituzione scolastica di questo stessoterritorio ho certamente il vantaggio di avere conosciuto eapprezzato molti operatori di questi servizi. Certo è che la mianuova veste di amministratore locale impone un livello di intera-zioni del tutto diverso. Per questo motivo sarei molto interessa-ta a partecipare ad un incontro tra amministratori di Torino e pro-vincia, se CIPES volesse organizzarlo, per confrontare ipotesi dilavoro anche alla luce di esperienze pregresse che in altri terri-tori certamente sono state realizzate”.

E’ una buona proposta. Vuoi entrare nel merito di questa esi-genza?

“Mi sembra di poter dire che il futuro organismo distrettualedovrà affrontare un duplice ordine di problemi. Primo tra tutti:come raggiungere uno scambio comunicativo efficace tra figure“laiche”, come si configurano i rappresentanti degli Enti Locali,e figure professionali, di veri e propri addetti ai lavori, come sonoe saranno i rappresentanti dei Servizi Sanitari e dei Servizi

Stare dentro a questa complessità ci consente di produrrepensiero, magari inventando situazioni apparentemente strava-ganti.

Soltanto se c’è pensiero ci può essere cambiamento.Diversamente produciamo comportamenti virtuosi (ad esempionon fumare) per conformismo. E queste “virtù” saltano al primointoppo della vita. Lavoriamo piuttosto affinché nelle nostre clas-si nasca il desiderio di ridefinirsi, nei singoli e nell’intera classe-tribù. Al riguardo, possono essere utili gli studi di “etnometodo-logia”.

Il Convegno si è concluso con la visualizzazione dei materia-li predisposti dall’Ispettrice Maria Paola Tripoli e con un “viaggio”all’interno di alcune opportunità offerte dal sito: www.salutiamo-ci.it e curate dalla Dott.ssa Simonetta Lingua del Centro diDocumentazione Regionale di Educazione alla Salute dellaRegione Piemonte (www.dors.it ).

Guido Piraccini

Sociali. Inoltre, gli operatori di questi servizi in molti casi hannogià al loro attivo molti anni di incontri bilaterali. Chi sarà per loroil rappresentante dell’Ente locale? Esiste il rischio che possavenire individuato semplicemente o come il “colpevole” di tuttele criticità di un territorio, delle sue strutture, ecc. o come chi rac-coglie l’elenco delle criticità e le porta nelle “stanze dei bottoni”attraverso i canali della politica. Non dico che i rappresentantidegli Enti locali debbano sottrarsi ad un impegno su questi ter-reni, ma oso dire che le criticità debbano essere viste come uncampo d’azione per tutti. Nessuno può chiamarsi fuori. Mi aspet-to di poter costruire ipotesi di lavoro integrate per iniziativecomuni.

In altri termini soltanto se si riesce ad andare oltre la propriaappartenenza istituzionale si può costituire un organismo inte-grato capace di affrontare la complessità dei compiti che il PSSattribuisce al Distretto.

Mi sembra di poter affermare che si tratta di compiti su piùpiani: da un lato c’è certamente la necessità di affrontare le esi-genze che i cittadini hanno a livello di “cura”, e sia in ambitosanitario che in ambito sociale. Il PSS declina in modo precisole numerose attività che debbono essere svolte con tempestivi-tà ed efficacia quando si rientra nella sfera delle patologie, com-prese quelle sociali. Ma gli art. 14 e 15 del Disegno di Leggedella Giunta regionale introducono un concetto molto più vasto.Mi riferisco ai profili e piani di salute che debbono essere elabo-rati e che “costituiscono lo strumento partecipato di programma-zione integrata delle politiche sociali e sanitarie a livello distret-tuale”.

Se leggiamo queste prescrizioni alla luce delle numerosepagine che il PSS dedica alla promozione della salute e alla pre-venzione, viene fuori con chiarezza un impegno di lavoro: dareil massimo a chi è affetto da patologie sanitarie o sociali, manello stesso tempo agire in modo strutturato per prevenire e perpromuovere salute. Ci sarà spazio mentale per andare in que-sta direzione? L’incalzare delle esigenze di cura può sfiancareanche chi culturalmente sostiene il valore di questa promozioneall’interno della cosiddetta “normalità”. Se i rappresentanti degliEnti locali si muovessero con particolare impegno in questocampo potrebbero correre il rischio di apparire “stonati”, mentrei loro interlocutori si affannano intorno alle urgenze e alla dram-maticità di troppe patologie che incalzano.

Per fare un esempio, tratto dal mio lavoro professionale, lescuole di ogni ordine e grado sono contenitori all’interno deiquali passano praticamente tutte le leve anagrafiche. Inoltre,dentro a questi contenitori ci sono i loro genitori e il personaledella scuola. Ci sarà tempo e modo per fare crescere una cultu-ra della salute, per promuovere salute in modo integrato, conti-nuativo e generalizzato? Oppure, come oggi succede, qualchescuola di buona volontà farà il suo progettino e qualche opera-tore dei servizi ruberà sporadicamente del tempo per un inter-vento estemporaneo? Concludo augurandomi che con l’appro-vazione del PSS ci si metta sulla strada di una formazione inte-grata e coerente di tutti coloro che dovranno operare a livellodistrettuale.

(G. P.)

è inviato gratuitamente ai soci ed a quanti ne fanno richiesta

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Opinioni a confrontoOpinioni a confrontoPromozione Salute

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Quale pedagogia per le professioni sanitarie

1. Cultura e rimozionedi pregiudiziL’incidenza della pedagogia nella formazione iniziale

dei professionisti di area sanitaria si va progressiva-mente facendo sempre meno trascurabile; come, delresto, in quella continua. Il Trend è chiaro e ben marcato:anche là dove la presenza è quasi simbolica si tratta dinuovi componenti, impensabili fino a qualche anno fa; ementre nessuno ne mette in serio dubbio l’incidenza inalcuni ruoli, come quelli dell’Educatore Motorio odell’Educatore professionale o dello Psicologo-psicotera-peuta, è lecito attendersi una presenza che arrivi fino allaformazione iniziale e continua dello stesso MedicoChirurgo, per il quale si parla da tempo di “PedagogiaMedica”, sia pure in accezioni varie e non semprecoerenti. Non serve entrare in dettagli burocratici traaddetti ai lavori come i lettori di questa rivista, ma i sitiministeriali recano tutti i ragguagli necessari.

Del resto, una simile evoluzione è comprensibile se siriflette sulla crescente incidenza delle problematicheeducative negli esercizi di tutti questi professionisti, doveappaiono sempre più necessarie competenze specifiche.Il vero problema sta in quale pedagogia si faccia studia-re; come è noto, sotto questo termine sono compresianche discorsi di filosofia dell’educazione (o di filosofia“senza aggettivi”), di storia dell’educazione, problemati-che scolastiche e di didattica “di classe”, ed altre questio-ni che, pur ragguardevoli come cultura e come confrontotra professioni, non sono suscettibili di diretta traduzionein esercizio professionale d’area sanitaria. Molte dellemancate attivazioni in tal senso che ancora adesso siregistrano nei numerosissimi corsi funzionanti in svariatesedi (si pensi anche solo alle sedi assai decentrate deicorsi di Infermieristica…), nonché molti degli affidamenticonferiti a persone senza apprezzabili titoli accademici, sispiegano in parte con la mancata disponibilità in sede dipersone qualificate a tale specifico scopo professionaliz-zante.

Un primo campo nel quale la cultura pedagogica haqualche cosa di esenziale (e di suo proprio) da dire inquesta formazione sta nell’intervento sui pregiudizi che

ostano alla piena fruizione di quanto la scienza medicaha da offrire, sia in via profilattica che in via terapeutica.E’ questa una delle problematiche con le quali lo scriven-te ha avuto più spesso a che fare professionalmente,come Pedagogista clinico, nell’interazione con i colleghidell’area sanitaria. Facile ed immediata è l’esemplifica-zione dei portatori di malattia della sfera neurologica epsichiatrica, rispetto ai quali tali pregiudizi vanno dalsemplice riluttanza ad accedere ad una visita di uno spe-cialista, al rifiuto di assumere anche dosi contenute deipiù semplici e comuni farmaci antidepressivi od ansioliti-ci o simili, fino alla mancata ottemperanza a prescrizionipiù complesse; la malattia nervosa, si sa, risente ancoradi un’immagine errata che porta a vergognarsene esoprattutto a resistere alle necessarie terapie. Ma è soloun esempio tra i tanti.

Si pensi a quanto sia ancora inadeguata la profilassiginecologica, e tutta l’informativa sulla contraccezione,anche se forse qualche miglioramento si registra; lo scri-vente ha trattato casi di donne che hanno conosciuto piùvolte l’Ostetrico, ma si sono sempre rifiutate di farsi visi-tare dal Ginecologo.

Crescente, d’altra parte, è il rifiuto dei maschi di avva-lersi dell’andrologia anche di fronte a problemi evidenti. Esono solo alcuni esempi. Quanti arrivano alla distruzionedella dentatura per non voler accedere all’Odontoiatria?E quanti rifiutano una correzione dei difetti visivi fino aquando il problema diviene di gravità enorme (e, talvolta,anche dopo)?

In tutti questi casi, e negli innumerevoli altri analoghi,una sana competenza pedagogica diviene necessaria,considerando che l’intervento deve essere prima di tuttoculturale sui pregiudizi ostativi, e sul progetto di vita deisoggetti-interlocutori; e poi è propriamente didattico, cioèdi insegnamento, circa quanto effettivamente può fare dipositivo uno specialista per determinati problemi, e quan-to di negativo vi è nella voluta ignoranza in materia. Perquesto, la pedagogia professionale ha degli strumenti daoffrire, e può d’altra parte mutuare alcuni strumenti dalletradizioni propriamente scolastiche, come la didattica perproblemi, il curriculum, la valutazione formativa.

Prof. Franco Blezza . Pedagogista Clinico, Ordinario di Pedagogia Generale e Sociale

nell’Università di Chieti

Questa è la testata di “News Promozione Salute”, la News letter telematica della CipesPiemonte. Essa è inviata ai Soci ed ai lettori di Promozione Salute che a suo tempo cihanno rilasciato il loro indirizzo di posta elettronica. Ovviamente a questi si stanno aggiun-gerando quanti ne hanno fatto richiesta. Saranno cancellati quanti non vorranno ulterior-mente riceverla avvalendosi degli spazi predisposti.

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AssociazioniAssociazioni22Promozione Salute

Nuova organizzazionedella sanità, interessanteesperimento sul territorioDa qualche tempo si va affermando, nell’ambiente scientifico

e della medicina, una corrente di pensiero che considera lasalute non solo un diritto, ma anche un dovere. S’intende in que-sto modo affermare che è preciso obbligo del cittadino, fruitoredel Servizio sanitario pubblico, osservare stili di vita coerenti almantenimento della buona salute. Quindi evitare l’uso di drogheanabolizzanti e stupefacenti, l’uso smodato dell’alcool e deltabacco, prudenza alla guida dell’auto, consapevolezza profes-sionale nell’ambiente di lavoro, rapporti protetti nell’eventualeattività sessuale, e così via. Perchè la salute di ognuno nonriguarda solo la singola persona, ma coinvolge pesantementeanche l’organizzazione della salute in una società chiamatasempre più a rispondere a due sollecitazioni contrapposte: ren-dere compatibile l’erogazione di cure mediche sempre più avan-zate e più costose con i limiti finanziari imposti dai bilanci delloStato.

Una prima risposta a questa necessità potrebbe essere sug-gerita da un’interessante iniziativa realizzata da un gruppo dimedici di base a Torino coordinati dal dottor Bartolomeo Olivero,i quali hanno organizzato un ambulatorio che garantisce l’assi-stenza medica ai propri pazienti per 12 ore al giorno.

Una squadra di sei medici di cui due cardiologi e un infermie-re, (prossimamente anche un pediatra) forniranno assistenzaambulatoriale e a domicilio su un territorio di recente urbanizza-zione che conta ormai 14mila abitanti. Sito in via Livorno a fron-te del grande centro commerciale l’ambulatorio dispone, oltre amoderne ed accoglienti sale mediche, anche di un’aggiornatarete informatica e un sito internet per le prenotazioni e le infor-mazioni sullo studio.

Il nuovo Centro medico, primo in Piemonte, è stato inaugura-to il 16 dicembre ultimo scorso dall’assessore alla Sanità regio-nale Mario Valpreda, il quale si è augurato che questa iniziativapossa estendersi anche in altre realtà superando anche alcuneresistenze fra i medici, tradizionalmente conservatori rispettoalla organizzazione della medicina di base.Questo progetto,oltre che migliorare la qualità del servizio potrà contenere ilricorso al pronto soccorso ospedaliero che, con richieste nonappropriate, (per assolvere richieste che i tempi troppo limitatid’apertura ambulatoriale non consentono esaudire), intasa lasale d’attesa dei DEA aumentandone i costi e i tempi d’attesaper la diagnosi e la cura.

La nuova politica sanitaria, prosegue l’assessore Valpreda, èorientata a valorizzare l’attività domiciliare e ambulatoriale deimedici di famiglia, in modo da riqualificare il ruolo delle struttureospedaliere, che devono allontanarsi sempre di più da quellaimmagine di nosocomio che, alle origini, serviva solo a tenere imalati isolati dalle persone sane.

Guido Ziniti

Dagli psicologi penitenziariRiceviamo e pubblichiamo

-alla segreteria dell’ordine degli psicologi – piemonte-al presidente dr. p. barcucci

Gli psicologi penitenziari del carcere di Torino segnalano allaVs. attenzione la critica situazione in cui versa il Servizio di loro

competenza e pubblicamente da noi resa nota.A causa di una “locale” interpretazione del decreto legislativo

che sanciva il passaggio di funzioni e personale per il PresidioTossicodipendenti in carcere dal Ministero di Giustizia all’ASL dicompetenza gli psicologi penitenziari del Piemonte in generale,ma di Torino in particolare, sono stati deposti dall’incarico rico-perto sul Presidio Tossicodipenti con brusca soluzione di conti-nuità ed interruzione di un rapporto di lavoro su cui da decennisi era costruito un patrimonio di competenza e di professionali-tà riconosciuto nell’ambito scientifico. Si sono visti contrapporrecon fax pervenuto il 27 dicembre ’03 alla Direzione del Carcereil nuovo personale assunto dall’ASL 3 con criteri propri ed uni-laterali.

In vista del passaggio avevamo da mesi sollecitato un incon-tro ed un’apertura di trattativa con l’ASL3 di concerto con laDirezione, senza alcun esito.

Nell’ultimo semestre antecedente al passaggio in fine ’03avevamo comunque garantito, in accordo con la Direzione, lacontinuità del Servizio in osservanza di criteri deontologicirispetto alla presa in carico di un’utenza particolarmente vulne-rabile come è quella dei tossicodipendenti, che da un triennioera inserita in un Progetto di I° Livello (che prevedeva lungo l’in-tera giornata interventi mirati,individuali e di gruppo, di tipo psi-copedagogico e risocializzante).

Non solo abbiamo subito un drastico ridimensionamento delnostro rapporto di lavoro, potendo contare su un esiguo nume-ro di ore limitatamente agli altri Servizi di Nuovi Giunti e diOsservazione e Trattamento, ma alcuni psicologi non hannopotuto percepire i pagamenti sull’ultimo semestre di lavoro ’03perché l’ASL ritiene “non valido” il loro contratto con pretestuo-sa interpretazione.

Sottolineiamo inoltre l’anomalia del mancato riconoscimentodel 2% quale contributo previdenziale DL 103/96 sulle ore rica-vate sul Servizio dei Gruppi di attenzione

Confidiamo pertanto sulla sensibilizzazione su questi temi inambito istituzionale e sull’attivazione da parte Vs. di interventiutili ad affrontare la questione nei suoi molteplici aspetti di rile-vanza sanitaria e sociale

Associazione Psicologi Piemontesi

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Promozione Salute

23Atti della Regione PiemonteAtti della Regione Piemonte

Piani di riqualificazione dell’assistenza e di riequili-brio economico-finanziario delle A.S.R.Le modifiche organizzative, le assunzioni, le nuove attivitàautorizzate perseguono gli obiettivi di programmazione delPiano regionale per la Tutela della Salute dei cittadini pie-montesi.

Dai sindacati arriva il “sì”definitivo alla proposta dipiano socio-sanitarioAl termine di una serie di incontri tenutisi per discutere dellerichieste di modifica e integrazione avanzate da Cgil, Cisl eUil, gli assessori Mario Valpreda, Andrea Bairati e AngelaMigliasso e i tre segretari regionali confederali hanno sotto-scritto il 6 dicembre un verbale di intesa in cui le organizza-zioni dei lavoratori esprimono un “sostanziale giudizio positi-vo” sul documento.

Infezioni ospedalierePer il 2007 la Regione intende promuovere l’importanza dellavaggio delle mani (il Piemonte aderisce già al programma“Clean care is safer care” del’Oms, cofinanziato dall’Istitutosuperiore di sanità), tra l’altro stimolando le aziende all’ac-quisto dei gel idroalcolici, utilizzabili anche in caso di emer-genza. Inoltre, diventerà automatica la misurazione dellaresistenza agli antibiotici sviluppata dai germi isolati neilaboratori analisi, studio finora effettuato sui campioni di unasola settimana l’anno. La riduzione delle infezioni ospedalie-re sarà reintrodotta come obiettivo da raggiungere per idirettori generali di Asl e Aso.L’assessore alla Sanità, Mario Valpreda, ricorda che inPiemonte esiste già un piccolo esercito di infermieri checombatte contro le infezioni ospedaliere. Si tratta di una pat-tuglia di un centinaio di operatori sanitari, che tre anni fa èstata riconosciuta dall’Istituto superiore di sanità come quel-la con il sistema più avanzato d’Italia per il controllo delleinfezioni. L’intenzione è quella di creare un coordinamentotra i 43 laboratori piemontesi, istituendo un’unità centrale adAlessandria, che potrà essere utile anche in caso di emer-genza infettiva. Uno studio del 2005 sull’incidenza in chirurgia rileva che inPiemonte su 5mila interventi di ernia inguinale si è registra-to l’1,2% di infezioni, il 9,2 su mille operazioni al grosso inte-stino, l’1,6 su 2mila innesti di protesi dell’anca e il 2% per500 protesi del ginocchio.

Piano degli investimenti inedilizia sanitaria,comprende interventi cantierabili entro un anno dalla firma

dell’accordo che la Regione si appresta a stipulare con il

governo, attraverso cui accedere ai fondi statali messi adisposizione secondo l’art. 20 della legge 67/88.

Sicurezza negli ospedaliPresa di posizione dell’assessore regionale alla Sanità,Mario Valpreda, dopo le ispezioni che i Nas hanno compiu-to l’8 gennaio nei maggiori ospedali piemontesi: “Speriamoche il ministero faccia seguire a questi blitz un programmacon risorse che ci consentano di mettere in sicurezza gliospedali. Non disponiamo ancora degli esiti di tutte le ispe-zioni, ma dalle prime risultanze sembra non siano stateriscontrate infrazioni”. “Del resto - sottolinea l’assessore - in Piemonte funzionagià da anni un sistema di controllo sull’incidenza dellediverse tipologie di infezioni ospedaliere, che rappresental’indicatore principale del livello igienico-sanitario dellestrutture”. “Indubbiamente la vetustà di molti ospedali - continuaValpreda - costringe a continue manutenzioni, situazioneche occorre risolvere con profondi interventi strutturali. Inquesto senso, ci auguriamo che il ministero faccia seguirea questi blitz un programma operativo che metta a disposi-zione risorse adeguate per consentirci di mettere in sicu-rezza tutti i nosocomi piemontesi. In ogni caso, in attesadelle decisioni del ministero, solleciteremo i direttori sanitaria continuare a tenere alto il livello di vigilanza sulle condi-zioni igienico-sanitarie dei presidi”.

Workshop “Medicine nonconvenzionali: altra opportunità per la salute”Il 13 dicembre nel Convegno organizzato dall’ARESSPiemonte nell’aula Magna dell’Ospedale S.Anna la presen-za qualificata delle regioni Toscana, Lombardia, ValD’Aosta e Liguria e la presenza qualificante di professioni-sti sanitari della nostra regione hanno rappresentato effica-cemente che l’altra opportunità per la salute è già realtà.

Dal Bollettino Ufficialedella Regione Piemonte

Comunicato dell’Assessorato al Welfare e Lavorodella Regione PiemonteL.R. n. 38/94 “Valorizzazione e promozione del volonta-riato”, art. 4, comma 5 - Assessorato al Welfare e Lavorodella Regione Piemonte - Pubblicazione del registro delvolontariato

Comunicato dell’Assessorato alla Tutela della salutee Sanità della Regione PiemonteGraduatoria definitiva dei Medici di Medicina Generaleper l’assegnazione delle zone carenti per l’assistenza pri-maria del territorio piemontese - Anno 2005

D.D. 19 ottobre 2006, n. 537Piano Regionale della Sicurezza Stradale. ProgrammaRegionale di Azione 2006 -2007. Impegno della somma dieuro 1.200.000,00 sul capitolo 25731/2006 (A. n. 101280)

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24Promozione Salute

EPIDEMIOLOGIAE PREVEN-ZIONI DELLE NEOPLASIELorenzo Orione. Ed. Aga EsperienzeFossano (CN) 2006 -tel.0172/693249

Il volume contiene i contri-buti scientifici di operatoridi diverse discipline e rap-presenta un’importanteopera di aggiornamento intema di fattori di rischioper la popolazione e sullemetodiche di diagnosi pre-coce del cancro.Il testo vuole essere un utile strumentodi aggiornamento e stimolo per tutti i professionisti coin-volti nella tutela della salute dei cittadini : i medici dimedicina generale (medici di famiglia), i medici ospeda-lieri, le altre figure sanitarie (infermieri, ecc.) coinvoltenella prevenzione secondaria (diagnosi precoce), i medi-ci ed i veterinari dei Dipartimenti di Prevenzione coinvol-ti nella prevenzione primaria ed anche per le diverseAssociazioni (Lega Tumori, ecc.). Contiene inoltre l’ana-lisi del trend di mortalità per i diversi tipi di neoplasia rela-tivamente alla Provincia di Cuneo e una pregevole eaggiornata bibliografia di riferimento.

Centro di documentazioneCentro di documentazione

6 PROGETTI PER FAVORIREL’INTEGRAZIONE.Federsanità-ANCIPiemonte. Torino 2006

Il volume raccoglie tutti iprogetti partecipanti all’e-dizione 2005 con l’esplici-to intento di farli conosce-re e sostenere, anchecosì, la realizzazione delsistema integrato sanità-assistenza. L’obiettivo equello di promuovere evalorizzare esperienzerealizzate da enti pubblicie da associazioni del volontariato, finalizzate al migliora-mento della qualità dei servizi che presentano aspetti dinatura sanitaria e socio-assistenziale. I progetti riguarda-no la famiglia, i minori, le persone anziane, le personecon disabilità, gli adulti in difficoltà e gli stranieri. Gliobiettivi sono individuati per valorizzare e sostenere ilruolo della famiglia, rafforzare i diritti dei minori, sostene-re con servizi domiciliari le persone non autosufficienti,contrastare l’ esclusione sociale e la povertà e favorirel’inserimento delle persone immigrate. Il volume vuoleessere uno strumento di consultazione per gli operatoridi servizi affinché possano verificare l’applicabilità, in totoo in parte,dei singoli progetti alla loro realtà.

BREVE GUIDA PER LE FAMIGLIE ED I VOLONTARICHE ASSISTONO I MALATI DI ALZHEIMER.

A.M. Conte Gallo,F. SantaneraASVAD Torinotel.011/7412338

L’opuscolo fornisce alcune brevi informazioni sugliaspetti medici e giuridici inerenti la malattia di Alzheimer,sui segnali caratteristici della demenza senile, sui servi-zi esistenti e sui compiti loro spettanti, sulle problemati-che della famiglia e sul ruolo del volontariato.

TUTELA E DIRITTI DELLEPERSONE CON HANDICAPINTELLETTIVO

(Presentazione e commento alla normativa riguardantele persone con handicap). U.T.I.M. Torinotel 011/889484

Nel fascicolo sono presentate, in modo discorsivo, unaserie di norme che facilitano ed aiutano le persone insituazione di handicap e le loro famiglie al riguardo delleprovvidenze economiche e delle agevolazionifiscali.Riporta inoltre alcune modalità da seguire perrichiedere i servizi socio-assistenziali e come ottenererisposte dagli enti preposti a fornirle. Non è, ovviamente,esaustivo della materia, ma è un utile strumento didatti-co-informativo per dare le prime informazioni per un suc-cessivo approfondimento.

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Promozione Salute

25Vita CipesVita Cipes

Asterischi di vitaCompletiamo per il 2006 la nostra rassegna di eventi grandi e

piccoli, ma che testimoniano tutti un impegno significativo,riguardanti il vasto ambito della promozione della salute con par-ticolare attenzione all’associazionismo; procediamo come al solitocon una sintetica elencazione:

- mercoledì 15 novembre 2006 a Cuneo presso l’UfficioScolastico Provinciale si è tenuta una riunione dei partners delgruppo di progetto Farmaci-Scuola a cui hanno partecipato,oltre al settore interventi educativi USP Cuneo, i referenti di pro-getto degli Istituti comprensivi di Boves, Chiusa Pesio, Demonte,l’Assessore Ambrosini del Comune di Cuneo, Dr.ssa TomacielloCIPES Cuneo, Dr.ssa Ravbar dell’Ass. Farmacisti Cuneo, il DrAllione del SIMMG Cuneo, la Dr.ssa Bonello SerT ASL 15, il Sig.Riccardi del Movimento Consumatori Cuneo;

- giovedì 16, venerdì 17 e sabato 18 novembre 2006 si è svol-to il VI convegno scientifico nazionale del Network “Gli ospedalidi Andrea”, che è una rete di strutture per l’assistenza sanitaria inarea pediatrica, promosso dall’Associazione italiana Genitori, eche ha per obiettivo il miglioramento della qualità dell’assistenza.Il convegno, titolato “Andrea ed i suoi amici” si è articolato, dopouna prima parte generale ed introduttiva in diverse sessioni:“Umanizzazione dell’assistenza, miglioramento della qualità dellecure e difesa dei diritti”; “Gli infermieri ed i bambini: qualità dellecure infermieristiche in pediatria”; “La formazione di base in pedia-tria”; “Umanizzazione e qualità nelle cure pediatriche”;“Umanizzazione e qualità dell’assistenza infermieristica pediatri-ca”; “Per la promozione della salute, l’interazione e cooperazionetra il mondo della sanità e quello della scuola”; l’ultima sessione“Io, il mio diritto alla salute lo vedo così…” è stata riservata ai bam-bini ed ai ragazzi di ogni ordine scolastico. Hanno partecipato, tragli altri, gli Assessori Valpreda, Borgione e Saragnese ed il sotto-segretario alla Salute Maura Cossutta;

- venerdì 17 e domenica 19 novembre 2006, si sono tenutirispettivamente a Torino presso la sala Pasquale Cavalieri e aVilla Gualino una conferenza ed un seminario pratico di consape-volezza attraverso il movimento, aventi come scopo la conoscen-za sul metodo Feldenkrais e l’educazione somatica. Il semina-rio è stato condotto da Paul Rubin PH.D, trainer del metodoFeldenkrais. L’iniziativa si è svolta con i patrocini della RegionePiemonte, della Provincia di Torino e della Città di Torino;

- lunedì 20 novembre 2006 si è tenuto a Torino, promosso daFedersolidarietà-Confcooperative, un seminario di studio suipercorsi di cittadinanza per minori stranieri, titolato“Immigrare oggi”; i lavori hanno toccato sia gli orientamenti delgoverno nazionale e regionale per i quali sono intervenuti il sotto-segretario De Luca e l’Assessore Migliasso sia le esperienze loca-li di politiche di inclusione mediante una tavola rotonda che haregistrato tutti i livelli di interlocuzione interessati (Comuni,Consorzi, Circoscrizioni, Cooperative, Associazioni, Fondazioni).Le conclusioni sono state tratte da Davide Drei, Vice Presidentenazionale di Federsolidarietà;

- giovedì 23 e venerdì 24 novembre 2006, presso l’HotelResidence Villa Glicini di San Secondo di Pinerolo, l’associazione“La Bottega del Possibile”, nell’ambito del ciclo di seminariannuali “La borsa degli attrezzi” ha svolto un seminario di ricerca“Il lavoro con i disabili – la residenzialità: la situazione e leprospettive”; nei lavori sono state approfondite le tematiche rela-tive alla residenzialità attraverso l’indagine sulla situazione esi-stente ed un confronto fra le varie realtà sul piano metodologico eprogettuale;

- venerdì 24 e sabato 25 novembre 2006, promosso dallo stu-dio Ambrosetti, si è svolto il Forum “La terza economia – idee eproposte per valorizzare una popolazione che invecchia”. Suquesta tematica si sono confrontati relatori di alto livello, prove-nienti dal mondo dell’Università, della Ricerca, dell’Industria e deiServizi, delle Istituzioni; si è registrata fra l’altro la partecipazionedei sottosegretari Alfonso Gianni ed Antonio Montanino e delMinistro delle Politiche per la Famiglia Rosy Bindi;

- venerdì 1 dicembre 2006, promosso dalla Fondazione Agnelli,si è svolto il seminario “Giovani, anziani, migranti. Come cam-bia il paradigma generazionale”. I temi toccati sono stati molti,raggruppati in alcune relazioni: “Solidarietà, trasferimenti, conflit-to. Un lessico per le generazioni per l’Europa di oggi” (rel.Claudine Attias-Donfut, dell’Ecole des Hautes Etudes en SciencesSociales, CNRS, Parigi); “Speranza o minaccia? Uno sguardosociologico sulle giovani generazioni italiane” (rel. Antonio de Lillo,dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca); “L’Italia della fami-glia forte e delle generazioni deboli. Uno sguardo demografico”(rel. Giuseppe A. Micheli, dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca):

- sabato 2 dicembre 2006, il Dipartimento interaziendale dipen-denze patologiche, costituito dai SerT delle ASL 20 Alessandria e22 Novi Acqui Ovada, ha presentato i progetti di prevenzione epromozione della salute proposti per i territori delle 2 ASL. Haintrodotto il dr Vittorio Demicheli, Direttore generaledell’Assessorato Tutela alla Salute e Sanità della RegionePiemonte;

- lunedì 4 dicembre 2006 è stato presentato a Torino ilRapporto annuale dell’INAIL Piemonte “Dalla tutela degli assi-curati alla tutela dei lavoratori: uomini e donne protagonisti dell’e-voluzione”. Ha partecipato tra gli altri Giuliana Manica, AssessorePari Opportunità della Regione Piemonte, che ha preso la parolanella Tavola Rotonda “La diversità di genere: da vincolo ad oppor-tunità”;

- lunedì 11 e martedì 12 dicembre 2006 si è svolta, promossadall’Associazione italiana Cultura Sport, una serie di incontri,eventi e spettacoli per promuovere la cultura della solidarietà; diparticolare interesse due tavole rotonde, la prima su “Esperienzeminorili in un sistema di Welfare”, che ha visto la partecipazione diSerenella Pesarin, direttore generale Giustizia Minorile, la secon-da su “Disagio e Terzo Settore”;

- mercoledì 13 dicembre 2006, l’ASL 5 ha presentato il nuovoreparto di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale di Susa; allapresentazione del Commissario Ing. Giorgio Rabino sono interve-nuti il Sindaco di Susa Sandro Plano e l’Assessore alla Sanitàdella Regione Piemonte Mario Valpreda;

- mercoledì 20 dicembre 2006 si è tenuta la Conferenza deiServizi (congiunta) delle ASL 3 e 4 di Torino.

Con il primo numero di Promozione Salute, anche la nostrarubrica augura a tutti i lettori un buon 2007.

Beppe Cervetto

I novantanni di Guido Filogamo

Guido Filogamo giorni addietro ha compiuto novantanni,decano del gruppo di anatomia umana della Università diTorino ed anche dei Soci di Cipes Piemonte.

Ai tanti che ti hanno conosciuto ed apprezzato ci vogliamoaggiungere nel porgerti i nostri più caldi e affettuosi auguri.

Ci eravamo incontrati molte volte, in diverse occasioninelle nostre rispettive vesti e ruoli, sempre in un clima dirispetto e di cordialità. Poi, non mi ricordo in quale contingen-za, ci siamo ritrovati nel CIPES Piemonte in un ambientenuovo, di gente di varia estrazione e professionalità, genero-samente impegnati nelle molteplici attività di promozionedella salute. In questo lavoro ugualmente affascinante abbia-mo conosciuto non solo il docente brillante e il maestro maanche l’amico, il socio amabile, sempre disponibile a dare ilproprio contributo anche nelle cose più semplici come capitain tutte le Associazioni.

Grazie per tutto quello che hai fatto e per il molto che con-tinuerai a fare.Tanti auguri ed un caldo e affettuoso abbrac-cio anche a nome di tutti i soci di Cipes Piemonte

Sante Bajardi

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26Promozione SaluteVita CipesVita Cipes

Comitato CIPES VCO:un piano di lavoro per il 2007

Dalla riunione del Consiglio Direttivo della CIPES VCO,tenutosi a Verbania il 12 dicembre 2006, presieduto da

Sante Bajardi, nel ruolo di Presidente della Cipes Piemontee del Comitato Cipes Vco, sono emerse precise indicazioniper la stesura di un piano di lavoro a medio termine.

Per prima cosa si è formalizzato l’impegno a sostene-re l’avvio della elaborazione dei Profili di Salute distret-tuali in conformità con quanto era stato definito nell’incontroristretto tenutosi, nella mattinata, dal Sindaco del Comune diVerbania con la Asl14, il Consorzio socio-assistenziale delVerbano e la Cipes Piemonte e VCO, della cui elaborazioneil presidente Bajardi ha illustrato tempi e modi precisandoche saranno molto utili per collaborare a questa attività gliindicatori della OMS “Città sane”.

E’ certo che bisogna individuare un profilo di salute chetenga conto delle effettive esigenze del cittadino che risultaessere il protagonista dell’iniziativa sia per quanto riguarda lapromozione della salute sia la prevenzione delle malattie piùdiffuse.

Si è deciso, al tempo stesso, di favorire il processo dielaborazione del Profilo di Salute della

Provincia, partendo dalle competenze provinciali prima-rie, quali viabilità, ambiente, settore socio-assistenziale eprossima competenza sui Piani regolatori e valorizzando altempo stesso, da subito, il Piano provinciale in itinere sullaSicurezza Stradale e le esperienze della Provinciasull’Educazione Stradale

Attenta riflessione verrà riservata all’esperienza deimedici associati di Cannobio e della Valle Cannobina alfine di sviluppare il sistema organizzato delle cure primarie intutto il VCO, prestando particolare attenzione alla propostadi una “Casa della Salute” ad Omegna per la cui realizza-zione i sindaci del Cusio avrebbero già individuata una strut-tura esistente da ristrutturare.

Un preciso impegno verrà posto per coinvolgere lascuola come campo di intervento privilegiato, in partico-lare la scuola primaria, partendo dalla materna sia per lamaggiore possibilità di intervenire sullo stile di vita dei bam-bini e dei loro genitori in quanto particolarmente attenti ericettivi, sia per la maggiore facilità di interazione con le mae-stre nel dilatare i campi di esperienza dei bambini e nel tenerdesto il dialogo con i genitori. Verranno organizzati incontricon Docenti e Genitori su temi di carattere educativo ecomportamentale.

Per l’anno scolastico 2007/2008 verrà indetto un con-corso che si articolerà in modo diverso in base ai vari ordinidi scuola e avrà come tema centrale “ la ricerca di un cor-retto stile di vita” e vedrà, per la Scuola Superiore, il coin-volgimento degli esperti della Peer Education.

Si intende anche impostare un progetto pilota relativo allarete ecologica del VCO per lo sviluppo sostenibile e almonitoraggio ambientale del suolo, dell’aria e dell’ac-qua, nella consapevolezza che il contesto ambientale abbiagrande importanza per il nostro “stile di vita”.

Molta attenzione verrà data al tema “cultura è salute”mediante un ciclo di conferenze rivolto agli adulti, e in par-ticolare agli anziani, e valorizzando la presenza dellaCompagnia del Teatro Stabile del VCO e prevedendo lapartecipazione delle Organizzazioni Culturali e delleAssociazioni di Volontariato impegnate nell’attività di preven-zione socio sanitaria.

Non ultima è stata individuata l’esigenza di costituire una

banca dati provinciale sui malati di alzheimer in conside-razione della recente realizzazione ad Omegna del nuovo“Centro Polifunzionale Alzheimer della Casa dell’AnzianoMassimo Lagostina” altamente specializzato.

E’ stato inoltre programmato di patrocinare e di fare nostri,inserendoli nella rete informativa della Cipes, come peral-tro ci è stato esplicitamente richiesto, alcuni Progetti in fasedi elaborazione, ritenuti interessanti per i temi trattati come ilprogetto” madre segreta” che ha lo scopo di rivitalizzare iConsultori., predisposto dalla Commissione “PariOpportunità della Provincia” ed una proposta socio-cultu-rale della stessa Commissione, connessa al teatro “artete-rapia al femminile”, oltre ad un progetto promosso dal Coniprovinciale che prende spunto dalla attività motoria ed èrivolto, in fase sperimentale, ad un gruppo limitato di anziani“Il piacere di ritrovarsi insieme”.

Franca Olmi – Vicepresidente Comitato CIPES VCO

Avigliana – GiornataMondiale del Diabete: successo di affluenzaBen 160 cittadini hanno ususfruito dell’opportunità di un

consulto preventivo sul rischio diabete offerto dalComune di Avigliana, dalla struttura di diabetologia dell’Asl 5e dalla Croce Rossa di Villardora in occasione della GiornataMondiale del Diabete.

Già dalle prime ore della mattinata di sabato 11 novembrescorso, sotto il mercato ittico di piazza del Popolo diAvigliana, hanno iniziato ad arrivare alla spicciolata gruppet-ti di persone che via via sono aumentate di numero. Adaspettarli c’erano i medici Silvano Davì, responsabile dellastruttura di diabetologia dell’Asl 5, il dottor Stefano Cianciosidell’Ospedale di Avigliana e la dottoressa Ausilia Caccavaledell’ospedale di Susa, quattro infermieri dei servizi ambula-toriali dei presidi di Susa ed Avigliana, e tre volontari dellaCroce Rossa di Villardora giunti con l’ambulatorio mobile.

Tutte le persone che lo hanno richiesto, hanno potutointraprendere un percorso che prevedeva la sosta presso laprima postazione per ricevere alcune informazioni sui rischidiabete e rispondere ad un semplice questionario; unaseconda postazione per sottoporsi alla prova sul tasso di gli-cemia, quindi, con i dati alla mano, procedevano al consultoofferto dai medici presenti.

Lo scopo del percorso è stato quello di individuare i profilia rischio diabete in una prospettiva dei prossimi dieci anni efornire, quindi, le informazioni necessarie per scongiurarel’insorgere della malattia correggendo poche, regole com-portamentali: «Un’alimentazione corretta, camminare mez-zora al giorno, perdere il 5 per cento del proprio peso corpo-reo sono più che sufficienti per allontanare il rischio diabete– ha precisato il dottor Davì – semplici pratiche quotidianeche non comportano disagi e sacrifici ma prevengono, inve-ce, sofferenze anche molto gravi. Basti pensare che il diabe-te è la principale causa in Italia di amputazioni non traumati-che, infarto e ictus, dialisi, cecità e disturbi della vista».

Dei 160 utenti che si sono sottoposti spontaneamente alloscreening, per la maggior parte aviglianesi e senza patolo-gia in atto, il 10 per cento erano giovani tra i 20 e 30 anni,mentre la maggior parte erano compresi dai 40 anni in su. Ildato più interessante, e che dimostra quanto siano importan-ti questi appuntamenti con la prevenzione, è che una decinadi persone, che ignoravano il loro stato di salute, sono stateindividuate ad elevato rischio diabete.

Ora tutto il materiale raccolto potrà essere consegnato al

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proprio medico di base che prenderà in cura il propriopaziente ed eventualmente potrà affidarlo alla struttura didiabetologia dell’Asl 5 di cui è responsabile il dottor SilvanoDavì. Questi i punti di riferimento: l’ambulatorio di diabetolo-gia presso ciascuno dei 4 ospedali di Avigliana, Susa, Rivolie Giaveno, i poliambulatori di Oulx e Collegno.

Grande soddisfazione fra gli amministratori per il buonrisultato raggiunto «L’obiettivo che ci eravamo prefissati èstato ampiamente conseguito – dichiara l’assessore allaSanità del comune di Almese Pier Giuseppe Genovese chesi è occupato anche della logistica della giornata – siamoinfatti convinti, noi amministratori, che solo la collaborazionecongiunta fra Comuni e Asl possa produrre esiti positivi nel-l’ambito della prevenzione. La salute è un bene di tutti e tuttidobbiamo esserne responsabili specie noi che governiamo ilnostro territorio».

Piero Genovese

CIPES NOVARA eConferenza provincialedella salute

Le linee di lavoro per il 2007 della sezione CIPES NOVA-RA prevedono di collaborare e supportare l’avvio della

conferenza della salute con la provincia di NovaraLa Provincia di Novara, l’ASL 13, ASO Maggiore e il

CIPES hanno avviato un percorso per tenere unaConferenza provinciale sulla Salute. La provincia di Novaraha definito con ASL 13 e ASO il percorso per la conferenzadella salute. Si è convenuto di promuovere una prima confe-renza della salute in Provincia nei primi mesi del 2007 perpresentare un patto per la salute per la provincia di Novara.

L’assessore provinciale alle politiche sociali Massimo Tosiha inviato agli altri Enti interessati una lettera per istituire laConferenza della Salute: è il luogo politico (con tutti gliassessori provinciali e dirigenti ASL 13, ASO Maggiore dellaCarità , referenti dei Comuni, di enti gestori e del volontaria-to) e per istituire un Comitato Tecnico Scientifico CTS (cheredige il Profilo di Salute).

Il CIPES aiuterà la provincia e l’ASL 13, nel percorso perredigere un Profilo di salute e successivamente per redige-re il Piano per la Salute per la Provincia, da articolare neiterritori dei 4 distretti sanitari con la collaborazione dell’ASL13, ASO, dei Comuni, del volontariato e dei consorzisocioassistenziali per attuare azioni già previste dai Piani diZona Sociali per i servizi alle persone (anziani, disabili, mino-ri, famiglie, immigrati, povertà).

Il CIPES sta portanto un contributo articolato con 3 relazio-ni di 3 Gruppi di Lavoro : un GdL SOCIALE , un GdL SANI-TARIO, un GdL POLITICHE .

il GdL SOCIALE sta lavorando sui temi :- la famiglia, i minori, gli adolescenti : consultori fami-

gliari : donne sole con figli minori, famiglie con difficoltà dicoppia e figli di separati – famiglie con bambini diversamen-te abili – famiglie con minori e adulti con problemi psichici oin forte disagio sociale (psicologi e neuro psichiatri infantili,terapisti della riabilitazione nei Gruppi di Cure PrimarieGCP) - cure riabilitative dei minori – sportelli giovani – cen-tri di ascolto per lotta alle dipendenze da droghe e alcool econtro disagio giovanile – sostegno ai minori extracomuni-tari – piano asili nido nei territori di comuni sprovvist; casealloggio per famiglie in difficoltà e per minori

- i disabili (integrazione, riabilitazione, interventi domiciliariintegrati, residenzialità per handicap “lieve” con gruppifamiglia –appartamento – progetti ad hoc per casi gravi)azioni di sollievo per le famiglie dei disabili – integrazione

disabili negli asili nido e nella scuola – piano inserimentolavorativo

- anziani: piano servizi domiciliari nei servizi territoriali per-sonalizzati sulle esigenze dei singoli e aiuti a famiglie (permantenerli a casa - badanti), strutture residenziali, NONautosufficienti cronici, lungodegenti, invalidi, potenziamen-to e nuova organizzazione UVG Unità di ValutazioneGeriatrica

- politiche sociali per i più deboli, per le nuove povertà,povertà estrema, per coloro che hanno precarietà lavorati-va o mancanza di lavoro, per gli ex carcerati

- politiche abitative (sostegno economico e reperibilità perla casa per ceti deboli, giovani coppie precarie, sfrattati eanziani ultra sessantacinquenni), case alloggio, prima eseconda accoglienza

il GdL SANITARIO sta lavorando sui temi:- Prevenzione primaria per le persone perché non si

ammalino ( rivitalizzazione del ruolo del medico di base –consorzi di medici, prevenzione nei territori, nei poliambu-latori, rivisitazione ruolo guardia medica, corretto ricorso alpronto soccorso )

- Prevenzione secondaria e terziaria: cure e prevenzionead hoc per i cronici, invalidi , per le persone allettate, ilungo degenti, perché non si aggravino

- Post degenza territoriale per ridurre il ricorso alla ospe-dalizzazione, day hospital

- Rete ospedali che promuovono salute- Ridefinizione strutture pronto soccorso- formazione del personale, delle categorie e degli operato-

ri professionaliNuovo ospedale: studi, analisi fattibilità, piani risorse finan-

ziarie, riuso strutture, trasporti - collegamenti - viabilitàil GdL POLITICHE sta lavorando sui temi:

- politiche per la prevenzione e la riduzione degli inciden-ti sul lavoro, incidenti stradali (sicurezza nei trasporti),incidenti domestici (sostituzione vasche da bagno peranziani)

- politiche per il lavoro e lo sviluppo, per la formazioneprofessionale (anche interna per i dipendenti della provin-cia) e la scuola, l’università, per i giovani, progetti di jobcreation, per ricollocare i lavoratori disoccupati e in mobi-lità, over 50 anni

- politiche dell’ istruzione e promozione della salute permigliorare gli stili di vita (riduzione di abuso di alcool, fumo,dipendenze droghe e dal gioco) e per una corretta alimen-tazione e igiene agro-alimentare per sicurezza e qualitàdegli alimenti

- politiche e piani per i trasporti: pullman e pulminiattrezzati per disabili – trasporti ferroviari e autobus“ecologici” per ridurre il traffico veicolare e ridurre l’inqui-namento

- politiche di promozione della salute per favorire più atti-vità motoria - ridurre cardiopatie – uso corretto dei farmaci.

- Politiche ambientali: città sane: qualità dell’aria (riduzionieffetti inquinanti del traffico, riscaldamento, produzioneindustriale – parcheggi - risparmio energetico – uso di fontirinnovabili); qualità dell’acqua potabile (indagine e verifi-che su sostanze inquinanti), gestione rifiuti e smaltimento(indagini su impatti inceneritori e indagini epidemiologichesu discariche attive o chiuse), amianto (indagine in provin-cia), campi elettromagnetici (verifiche su antenne e elettro-dotti)Nei prossimi numeri di Promozione Salute forniremo noti-

zie più dettagliate sulle 3 relazioni e sulle priorità di interven-to Tutti temi che chiedono serie analisi e più informazioneverso i cittadini per eliminare le paure, per educarli e permodificare gli stili di vita in modo condiviso e promuoveresalute.

Claudio Ardizio – Prino Aurelio – Mario Chinello – Aniello Esposito – Fabio Tomei

Promozione Salute

27Vita CipesVita Cipes

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28Promozione SaluteVita CuneoVita Cuneo

“Laboratorio Salute”nella provincia di CuneoNuove opportunità e nuovi attori per contribuire a sviluppare a piccoli passi

Nella sala Vinay del Comune di Cuneo lo scorso 4 dicem-bre 2006 si è svolto il sesto appuntamento del

“Laboratorio Salute” provinciale, promosso dalla CIPESPiemonte (Centro Locale di Cuneo ) in collaborazione con ilComune di Cuneo e la Provincia di Cuneo. Al Laboratorio par-tecipano ormai stabilmente anche le quattro ASL dellaProvincia di Cuneo, che sono attivate istituzionalmente nelpercorso per la redazione dei PEPS ( in primis attraverso iDipartimenti di Prevenzione, i Distretti, i Sistemi diEducazione Sanitaria e i Sistemi di Epidemiologia )

L’incontro, a cui erano stati invitati in particolare alcuniSindaci (o loro delegati), i Direttori di DipartimentoPrevenzione ed i Direttori di Distretto delle ASL 15, 16, 17 e18, ha visto la presenza del prof. Alberto Valmaggia –Sindaco Comune di Cuneo; del sig. Erio Ambrosino –Assessore Comune di Cuneo; della sig.ra Alida Anelli –Assessore Comune di Saluzzo; della dr.ssa Graziella Marino- Ass.to Servizi Socio educativi Comune Cuneo; della dr.ssaAnna Chiaramello - Ass.to Servizi Socio educativi ComuneCuneo; della sig.ra Fernanda Clerico – Settore Formazione eServizi alla Persona - Provincia Cuneo; del dr. Ugo Sturlese– Centro Locale CIPES e Membro Consiglio Superiore Sanità; del dr. Franco Bottasso – centro Locale CIPES eResponsabile Servizio Sovrazonale Epidemiologia ASL 15;del dr.Giovanni Comino – Direttore Dipartimento PrevenzioneASL 16 Mondovi – Ceva; del dr. Giancarlo Cravero – DirettoreDipartimento Prevenzione ASL 17 Savigliano – Fossano; deldr. Livio Prato Direttore Dipartimento Prevenzione ASL 15Cuneo; del dr. Gabriele Ghigo – Direttore Distretto ASL 15Cuneo; del dr. Elio Laudani – Direttore Distretto ASL 18 Alba– Bra; del dr. Angelo Pellegrino – Direttore Distretto ASL 15Cuneo; della dr.ssa Silvana Briatore – ResponsabileEd.Sanitaria ASL 16; del dr. Marcello Caputo – ResponsabileEducazione Sanitaria ASL 17 Savigliano – Fossano; del dr.Angelo Repossi – responsabile SS Epidemiologia ASL 17Savigliano – Fossano; della dr.ssa Maria Teresa Puglisi -Responsabile SS Epidemiologia ASL 16 Mondovi – Ceva;della dr.ssa Maria Grazia Tomaciello – Centro Locale CIPESe Responsabile Ed.Sanitaria ASL 15; del sig. RenatoCambiolo – Centro Locale CIPES e Movimento ConsumatoriCuneo; del sig. Walter Biancotto – FP CGIL Cuneo; del sig.Andrea Bruno - Sindacato CGIL Cuneo

Nella parte introduttiva della riunione è stata rimarcata laparticolare significatività dell’evento, in quanto esso ha datomodo di promuovere un primo confronto, focalizzato sul temadei PEPS, tra alcuni Amministratori locali ( presidenti dellerispettive Conferenze dei Sindaci ), Direttori di Dipartimentodi Prevenzione, Direttori di Distretto delle ASL provinciali erappresentanze sociali. Successivamente i presenti sono statiinvitati a portare il proprio contributo di riflessioni e di propo-ste sui seguenti temi previsti nell’ordine del giorno:1. consolidare il raccordo sul tema della redazione dei PEPS

tra alcuni Sindaci ( privilegiando i Presidenti delleConferenze dei Sindaci o loro delegati), i Direttori diDipartimento di Prevenzione delle ASL 15 ( Cuneo), ASL16 ( Mondovi – Ceva) e ASL 17 ( Savigliano- Fossano), iDirettori di Distretto.

2. condividere contenuti ed organizzazione dell’evento pub-blico previsto per l’inizio di Febbraio 2007, rivolto aiSindaci della Provincia di Cuneo e finalizzato oltre che alla

presentazione degli “Atti della Prima ConferenzaProvinciale Salute” (20 ottobre 2005) soprattutto alla con-creta sensibilizzazione degli Amministratori in merito allaredazione del Profilo e Piano di Salute (PEPS) diDistretto, a partire da problemi di salute specifici ;

3. concordare gli aspetti operativi per la stampa degli AttiPrima Conferenza, garantita dalla Provincia di Cuneo, edefinire un piano di comunicazione in collaborazione congli Uffici Stampa messi a disposizione dalle dueAmministrazioni coinvolte.

Tutti hanno preso la parola ed il dibattito che si è sviluppatoè stato ricco di sollecitazioni e di contributi. In particolare, il dr.Comino ha sottolineato l’importanza di questa opportunità didialogo e confronto, richiamando nel contempo la opportunitàdi definire in modo puntuale il ruolo che nel Piano SanitarioRegionale viene affidato al Dipartimento di Prevenzione,auspicando un concreto percorso di lavoro comune e solle-citando un approfondimento sulle buone pratiche esistenti intema di PEPS, oltre a quelle ampiamente conosciute chesono state sperimentate in Emilia Romagna. Inoltre, nel rimar-care la opportunità di considerare la recente redazione deiPiani di Zona, ha ribadito la necessità di mettere in primopiano il ruolo che nel processo sei PEPS possono svolgere iDistretti Sanitari.

Il dr. Sturlese ha illustrato la proposta approntata dal grup-po di lavoro ristretto, così come convenuto nella precedenteriunione del Laboratorio, in merito alla realizzazione dell’even-to formale a favore degli Amministratori locali della provinciasui temi della costruzione sociale dei PEPS. Ha precisato chel’evento di febbraio 2007 è stato pensato per ora solo come unprimo e necessario momento di sensibilizzazione rivolto esclu-sivamente ai Sindaci, a cui farà però seguito un secondoappuntamento, finalizzato all’ approfondimento e alla concre-ta sperimentazione, che vedrà coinvolti come indispensabiliinterlocutori i cittadini competenti e le rappresentanze sociali.Ha poi aggiunto alcune considerazioni sulla possibilità che gliattori coinvolti nella redazione dei PEPS siano sostenuti daLinee guida, così come è avvenuto nella esperienzadell’Emilia Romagna: questo faciliterebbe indubbiamente illavoro complesso che comunque li attende .

Il dr.Bottasso ha fornito alcune esemplificazioni concrete dimodelli e percorsi orientati alla costruzione sociale dei PEPS( la Toscana, l’Umbria, etc.), ponendo particolare attenzionealla necessità di considerare nel processo della redazione deiPEPS almeno due possibili vettori : da una parte quello politi-co/istituzionale e dall’altra quello sanitario/tecnico, nel quale sicollocano le ASL ed i Dipartimentio di Prevenzione. Ha altresìsottolineato la necessità di impegnarsi per produrre un auspi-cabile avvicinamento reciproco tra di essi.

Successivamente ha ricordato gli obiettivi che l’AssessoratoTutela della Salute e Sanità sta perseguendo in merito, ricor-dando che al momento la produzione di Linee di indirizzo nonpuò essere ancora formalmente realizzata, ma che è nell’in-tento regionale favorire la sperimentazione del percorsoPEPS di alcune realtà già attive e da quelle far scaturire suc-cessivamente linee di indirizzo che traccino un modello utilee fruibile per tutti.

Il dr. Repossi, riprendendo i contributi precedenti, haespresso vivo apprezzamento per la esperienza dei PEPStestimoniata dal dr. Biocca ( Emilia Romagna) nel recentecorso di formazione regionale svoltosi ad Asti e rivolto aiDipartimenti di Prevenzione: una esperienza fortemente carat-terizzata da modalità partecipative, con il coinvolgimento e lavalorizzaione dei “cittadini competenti”.

A questo punto il Sindaco di Cuneo, nel confermare la suaattenzione agli strumenti che la Regione ha proposto agli entiLocali in tema di programmazione sanitaria attraverso lo stru-mento dei PEPS, ha auspicato un’azione di sostegno affinchéil PSSR sia definitivamente approvato, consentendo di proce-

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Promozione Salute

29Vita CuneoVita Cuneo

dere così nel pieno sviluppo locale di questo processo avvia-to.

Ha inoltre concordato su quanto proposto, sia per contenu-ti che per modalità, in merito all’evento che si intende realiz-zare a febbraio 2007 per i Sindaci, confermando l’impegnodel Comune di Cuneo a sostenerne la organizzazione.

L’assessore Anelli del Comune di Saluzzo, nel portare ilsaluto del suo Sindaco e l’interesse della Amministrazione peril percorso attivato attraverso il Laboratorio Salute provinciale,ha sottolineato la opportunità che esso rappresenta perapprofondire conoscenze su un tema assolutamente impor-tante per i compiti del proprio Assessorato ( socio –assisten-ziale) e per l l’Amministrazione tutta, anche tenendo conto delfatto che è diffusa la tendenza a equiparare il PEPS con ilPiano di Zona e a considerarli addirittura in contrapposizio-ne. Pertanto ben vengano momenti di chiarimento su questiaspetti, in modo da poter valorizzare e ottimizzare la espe-rienza finora accumulata.

Il dr. Pellegrino, confermando la necessità che per la pro-grammazione sanitaria si lavori soprattutto a livello diDistretto, attraverso i Comitati dei Sindaci e le ComunitàMontane, ha sottolineato il fatto che con il processo dellaredazione dei PEPS si offre al Distretto ed al Dipartimento diprevenzione una occasione per poter riassettare il propriolavoro, ripartendo da quanto finora è già stato fatto.

Anche il dr. Ghigo, evidenziando la necessità di definiremeglio il potere istituzionale che attualmente è riconosciuto alDistretto, ha concordato sul fatto che nella partita dei PEPSsi prefigurerebbe per il Distretto un ruolo certamente forte,ricordando che uno spazio maggiore andrebbe dato alleComunità montane e accogliendo con assoluto interesse lapossibilità di avviare un percorso formativo organico per gliAmministratori e per tutti gli attori coinvolti nei PEPS.

Il dr. Cravero, nel puntualizzare che il Dipartimento diPrevenzione già sta lavorando attraverso azioni programmate( come per esempio la prevenzione degli incidenti stradali ela prevenzione degli incidenti domestici) in un’ottica di PEPS,ha rilevato che questi problemi e percorsi di prevenzione fino-ra sono stati affrontati solo dal punto di vista del Dipartimentodi Prevenzione, senza coinvolgere altri sistemi e luoghi di pre-venzione e promozione della salute dell’ASL : ben venganodunque opportunità di sinergie e integrazioni .

Il sig. Bruno ha ribadito la necessità di impegnarsi affinchéil PSSR sia approvato e di fare in modo che in questa primafase si ponga prioritaria attenzione alla sensibilizzazionedegli Amministratori Locali.

La sig.ra Clerico, della Provincia di Cuneo, ha confermatoil sostegno della sua Amministrazione a questo processo,mentre il sig. Cambiolo ha ricordato infine la opportunità disviluppare forme più efficaci di tutela per la salute dei cittadi-ni in particolare rispetto alle problematiche dela incidentaliàstradale.

L’incontro si è concluso con la decisione condivisa di :1. realizzare il giorno 2 febbraio 2007 l’evento formale sul

tema dei PEPS, da destinare agli Amministratori Locali epromosso dalla CIPES Piemonte ( Centro Locale diCuneo), dalla Provincia di Cuneo e dal Comune di Cuneo;

2. approvare i contenuti e le modalità dell’evento, proposti dalgruppo di lavoro ristretto (dr.ssa Beccaria, dr. Bottasso, sig.Bruno, sig. Graglia, dr. Sturlese, dr.ssa Tomaciello,sig.Cambiolo);

3. dare mandato al gruppo ristretto di lavoro - per la definitiva stesura degli Atti la cui consegna stampa

sarà a cura della Provincia di Cuneo;- per la predisposizione operativa dell’evento del 2 febbraio

2007, in stretta collaborazione con l’Ufficio Stampa delComune di Cuneo e della Provincia di Cuneo anche attraver-so la preparazione di una conferenza stampa da realizzare inlinea di massima nella seconda metà di gennaio 2007.

Articolo curato da Maria Grazia Tomaciello

Ripensare alla salute Le ASL della Provincia di Cuneo si confrontanosul ruolo strategico dei Dipartimenti diPrevenzione e dei Distretti

Si è svolta a Mondovì lo scorso 15 dicembre 2006 una gior-nata di lavoro interaziendale sul tema dei PEPS. L’evento è

stato organizzato dalle Direzioni dei Dipartimenti diPrevenzione in collaborazione con il SSEPI ( ServizioSovrazonale Epidemiologia), le Direzioni di Distretto, le S.S.Epidemiologia e le S.S. Educazione alla salute delle ASL 15, 16e 17.

Hanno partecipato anche alcuni dirigenti sanitari dell’’ASL18, impegnati insieme ai colleghi delle altre tre ASL nello svi-luppo del progetto regionale ed interaziendale “ Azione 1”(costruzione partecipata dei PEPS).

Ed infatti il programma della giornata seminariale, che havoluto anche rappresentare la conclusione del percorso svoltonel 2006, è stato sviluppato focalizzando soprattutto, attraver-so una articolata sequenza di contributi, l’ auspicabile sostegnoal proseguimento del progetto per l’Azione 1, su cui sonoimpegnate a lavorare le quattro ASL provinciali.

Pertanto, dopo il benvenuto del dr. Comino, Direttore delDipartimento di Prevenzione della ASL 16, il quale ha richiama-to sinteticamente i mandati aziendali sul tema dei PEPS, per iquali nel corso del 2006 sono stati impegnati sia i Dipartimentidi Prevenzione che i Distretti delle ASL 15, 16 e 17, ha presola parola il dr. Bottasso, Direttore del SSEPI, che ha proposto unorganico ed esaustivo inquadramento degli aspetti relativi allecategorie logiche, ontologiche ed empatiche dei PEPS.

Si sono susseguiti gli interventi della dr.ssa Tomaciello (REPES ASL 15), che ha proposto una riflessione sul ruolo delleS.S. Educazione Sanitaria nel percorso PEPS ( valori, principi ,modelli); la dr.ssa Puglisi e il dr Repossi ( rispettivamenteresponsabili della Epidemiologia ASL 16 e ASL 17) che hannoproposto un inquadramento sugli aspetti operativi connessi alruolo delle S.S. di Epidemiologia nel percorso PEPS.

Una parte significativa dell’evento, focalizzata sul ruolo deiDistretti Sanitari nel percorso PEPS, è stata successivamentearticolata con i contributi di Operatori di diversa competenza: “Medicina territoriale .. Cure primarie .. Case della salute” iltema su cui ha relazionato il dr. Ferreri (ASL 17); “L’ esperien-za del Piano di Zona Cebano” il tema affidatao al dr. Zammiello(ASL 16); “Un punto di vista medico legale nel distretto” temaaffidato al dr. Gili (ASL 17); “La prevenzionesecondaria…Osteoporosi ..Screening” è stato il tema dellriflessione sviluppata dal dr. Barbero e dal Orione ( ASL 15);“La salute dei migranti : i Centri ISI” tema affidato al dr. Ghigo(ASL 15);“Prevenzione primaria ..e distretti”, infine, il temarelazionato dal dr. Pellegrino (ASL 15)

Alle brevi relazioni ha fatto seguito un momento di lavoro apiccoli gruppi, coordinato dal dr. Bottasso, in cui ai partecipantisi è proposto di delineare, alla luce di quanto emerso dagli inter-venti precedenti, una possibile ipotesi di contenuti concreti perun percorso formativo destinato ai decisori interni, sui temidella Salute in un’ottica di costruzione dei PEPS.

A conclusione dei lavori , nel corso dei quali sui temi del PEPSe della Programmazione sanitaria partecipata per la prima voltasono stati coinvolti sistemi diversi delle 4 ASL provinciali , èstata ribadita la esistenza di un processo avviato anche neiconfronti dei decisori esterni ( si è preannunciato un evento suiPEPS con tutti i Sindaci della Provincia nel mese di febbraio2007) ed è stata prospettata la prosecuzione del processo rivol-to ai decisori interni alle ASL attraverso un successivo momen-to formativo da svolgere nella primavera 2007.

Articolo a cura del Gruppo di lavoro progetto interaziendale “Azione 1”

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SolitudiniSeminario di psicoanalisi condotto

da Rosa Elena Manzetti

L’esperienza della solitudine accompagna l’essere umano dallasua venuta al mondo.Con la scienza c’è una svolta che riguarda la presenza dell’Altro,in primis di Dio, che si sposta dal lato dell’assenza. La solitudine contemporanea è la solitudine dell’assenzadell’Altro. Di fronte all’Altro a cui si crede e che funziona come punto di rife-rimento, c’è un silenzio del soggetto che è silenzio della doman-da, silenzio a volte prodotto dalla paura. La solitudine contemporanea non è quella del silenzio di fronteal timore dell’Altro, ma non è neanche una solitudine prodottadal desiderio. Oggi, in luogo del desiderio, prende posto il cinismo narcisisti-co, e il “clamore generalizzato”, come lo definisce JacquesLacan nella Lettera agli italiani, occupa il posto del silenzio. Il seminario esplorerà, a partire da esperienze di clinica psicoa-nalitica, in quali forme si esprime oggi la solitudine e se ci sonoforme creative di solitudine e altre invalidanti. Quali nuovi feno-meni di sofferenza, di disagio, di angoscia producono le solitudi-ni contemporanee? E che cosa fa la psicoanalisi con questenuove forme sintomatiche?Il seminario, con partecipazione gratuita,

SI SVOLGERÀ I SEGUENTI MERCOLEDÌ: 24 GENNAIO; 7 E 21 FEBBRAIO; 7 E 21 MARZO; 4 E 18 APRILE;

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PER IL MOVIMENTO CONSUMATORI INIZIO ANNOALL’INSEGNA DELLA TUTELA DELLA SALUTE

DEI CITTADINI CON DUE INCONTRI SUL TEMA DEGLI ALLERGENI

L’associazione organizza a CUNEO, nei primi mesi del 2007,due interessanti iniziative sul tema degli allergeni.Martedì 30 gennaio e venerdì 2 febbraio, alle ore 20.45 pres-so la sala Falco della Provincia, in collaborazione con l’Arci diCuneo, si parlerà di:“Allergie e intolleranze alimentari”.Argomenti di stretta attualità, visto il numero crescente di per-sone (specialmente bambini) affette da reazioni allergiche.Nella primo incontro Attilio Speciani, medico chirurgo diMilano, specialista in allergologia e immunologia clinica edirettore scientifico di Eurosalus tratterà il tema: “Guariremangiando”. Nel secondo, Flavio Tonello, medico chirurgo, specialista inIgiene e Medicina preventiva e presidente dell’AssociazioneOmeopatica Dulcamara di Genova, affronterà il problema dalpunto di vista della medicina omeopatica.Negli incontri sarà presentato anche l’esito del progetto sugliallergeni, cofinanziato dalla Fondazione CRC e dalla Cameradi Commercio di Cuneo, appena realizzato dal MovimentoConsumatori. Il Dottor Alessandro Occelli, tecnico agroali-mentare che collabora con l’associazione, renderà noti i risul-tati delle analisi su circa 120 prodotti alimentari, effettuate perverificarne la corretta etichettatura e l’indicazione di determi-nati allergeni.

Per maggiori informazioni si può contattare la Sezione diCuneo del Movimento Consumatori presso la sedeProvinciale di via Carlo Emanuele, 34 - tel. e fax 017160.22.21; e-mail [email protected].

Università degli Studi di TorinoI e II Clinica Ortopedica

e Traumatologica

C.T.O. C.R.F.- I.C.O.R.M.A. di TorinoDipartimento di Diagnostica per ImmaginiDip. Riabilitazione e Recupero Funzionale

30Promozione SaluteVita CipesVita Cipes

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CONFERENZA REGIONALE RETE HPH

I progetti della Rete regionale nel quadriennio 2003-2006

Torino 20 febbraio 2007 Centro Congressi Regione Piemonte

Corso Stati Uniti 23 Crediti ECM richiesti

8.45: Registrazione

9.00: La promozione della salute in Piemonte: attualità e prospettive

(M. Valpreda, S. Bajardi)

9.30: I progetti regionali interaziendali (L. Resegotti, P. Zaina)

Ospedali liberi dal fumo (L. Occhionero)

Ospedali senza dolore (C. Bena)

Nutrizione in ospedale (A. Pezzana)

Donne e Minori (G. Rabacchi)

Accoglienza stranieri (G. Viola)

Salute e sicurezza dei lavoratori in ospedale (M. Desperati)

Ospedale e Territorio (A Penna)

11.15: Coffee Break

11.30: Gli standards per la promozione della salute degli ospedali

Europei (C. Favaretti)

12.00: La programmazione regionale per una rete di ospedali

che promuovano salute (V. De Micheli)

12.30: Aspetti organizzativi e amministrativi per il quadriennio

2007-2010 (M. Carzana, A. Penna)

12.45: Lunch

14.30: I progetti aziendali (L. Resegotti, P. Zaina)

16.30: Discussione e approvazione delle proposte progettuali

per il quadriennio 2007-2010

Regolerò il mio tenore di vita per il bene dei malati secondo le mie forze e il mio giudizio, mi asterrò dal recar danno e offesa.