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RIVISTA DELLA FONDAZIONE MEETING PER L’AMICIZIA FRA I POPOLI ANNO XXXIII NOVEMBRE 2013 Tariffa R.O.C.: “Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma DCB Rimini valida dal 01/06/98” - € 1,00 NOTIZIARIO 4 eeting m La vittoria dell’esperienza

Notiziario Meeting Novembre 2013

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La rivista trimestrale della Fondazione Meeting

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R I V I S TA D E L L A F O N D A Z I O N E M E E T I N G P E R L ’ AM I C I Z I A F R A I P O P O L I

ANNO XXXIIINOVEMBRE

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Tariffa R.O.C.: “Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma DCB Rimini valida dal 01/06/98” - € 1,00

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La vittoriadell’esperienza

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Sono passati quasi tre mesi dalla fine del Meeting e in queste pagine ripercorreremoquello che è successo ad agosto, i momenti salienti, i contenuti emersi. Proveremo araccontare la vittoria dell’esperienza, una frase che ritroverete più volte in questo noti-ziario.Il tema: “Emergenza uomo” ha colpito, interessato, ha sfidato tutti. Chi è riuscito apassare da Rimini non è rimasto indifferente a questa provocazione, ma anche lastampa, i media, e perfino il popolo dei social network, che il Meeting lo hanno rac-contato e che sul Meeting hanno dibattuto, non si sono tirati indietro rispetto allaproposta che è stata lanciata.

Sfogliando queste pagine potrete, allora, rileggere il messaggiodi Papa Francesco, che ci ha accompagnato e sostenuto per tut-ta la settimana, uno stralcio del testo del video messaggio delpresidente Giorgio Napolitano, le parole del premier EnricoLetta che hanno inaugurato ilMeeting e ancora le testimonianzedei volontari, l’esperienza di bellezza che il teatro e la musica cihanno regalato e le mostre del Meeting: il bilancio dei curatorie ciò che hanno lasciato nel cuore di chi le ha visitate.Racconteremo come al Meeting vive il dialogo con le altre cul-ture, con le altre religioni, il lavoro intorno alla situazione inter-nazionale, il tema della libertà religiosa e in particolare l’Appel-

lo Internazionale a favore dei cristiani perseguitati nel mondo che quest’anno, rispon-dendo al grido di Papa Francesco, il Meeting ha voluto lanciare. Appello che è statofirmato da tutti i relatori intervenuti durante la settimana e già da molte migliaia dipersone.Potrete leggere, inoltre, l’introduzione della presidente Emilia Guarnieri al libro:“Ridare identità all’uomo” edito dalla BUR e curato da Emanuela Belloni e AlbertoSavorana, che raccoglie alcuni dei preziosi interventi che sono stati fattore determi-nante del Meeting di quest’anno.Il Meeting resta dunque un grande luogo di incontro, di amicizia, di dialogo vero.Un luogo dove qualcuno o qualcosa ti attende, come ha detto il filosofo Eugenio Maz-zarella, un luogo che stupisce e che inevitabilmente, ogni anno, fa nascere una doman-da: che posto è questo? Che cosa succede davvero qui?Una domanda preziosa che vogliamo tenerci stretta nel cammino che ci porterà allaprossima edizione del Meeting, la XXXV, che avrà per titolo: “Verso le periferie delmondo e dell’esistenza. Il destino non ha lasciato solo l’uomo”.

Chepostoèquesto?

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EDITORIALE

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IL MEETING RESTA DUNQUEUN GRANDE LUOGO DI INCONTRI,DI AMICIZIA, DI DIALOGO VERO.

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ANNO XXXIIINOVEMBRE

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La vittoriadell’esperienza

Anno XXXIII - N. 4, Novembre 2013Questo numero è stato chiuso il 20/11/2013

Proprietario/Editore:Fondazione Meeting per l’amiciziafra i popoliAutorizzazione del Tribunale di Riminin. 2008 del 2/11/82

DIRETTORE RESPONSABILE: Alver MetalliCOORDINAMENTO REDAZIONALE: Stefano Pichi SermolliREDAZIONE:Matteo Berti, Otello Cenci, Roberto Fontolan,Simona Angela Gallo, Mario Gargantini, Valentina Grava-ghi, Emilia Guarnieri, SantiagoMazza, Concetta Russo,Sara Tarantini.FOTO: Roberto Masi, Angelo TosiPROGETTO GRAFICO: Davide Cestari, Lucia CrimiVIDEOIMPAGINAZIONE: IMMpAGINA - RiminiSTAMPA: Pazzini - Villa Verucchio - RiminiREDAZIONE E AMMINISTRAZIONE:Via Flaminia, 18-20 - C.P. 1106 - 47923 RiminiTel 0541/78.31.00Telefax 0541/78.64.22.email - [email protected]

PUBBLICITÀ: Evidentia Communication (società adirezione e coordinamento di Fondazione Meeting):Tel 0541/18.32.501Fax 0541/78.64.22

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In copertina:Il Presidente Napolitano insieme aPapa Francesco al Quirinale

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4VERSO LE PERIFERIE DEL MONDO E DELL’ESISTENZA. IL DESTINO NON HA LASCIATO SOLO L’UOMOIL TITOLO DELLA XXXV EDIZIONE DEL MEETING CHE SI TERRÀ A RIMINI DAL 24 AL 30 AGOSTO 2014

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SOMMARIOw w w . m e e t i n g r i m i n i . o r g

EDITORIALEChe posto è questo? 5

EMERGENZA UOMO

L’urgenza di restituire l’uomo a se stesso 8Il saluto di Papa Francesco 12Appello per i cristiani perseguitati 15

MEETING CAIROAi bordi del Nilo 45

EUROPA

L’identità europea 16L’Europa che vive 20

APPROFONDIMENTI

L’abbraccio tra il Papa e Napolitano 25

DICONO DI NOI

Lo stupore di un incontro 32Direttamente dal web 34

LIBRO MEETINGRidare identità all’uomo 24

SCIENZALa bellezza non casuale dell’universo 27

INCONTRILa missione di Padre Pepe 30

STARTUPIl coraggio di rischiare 35

SPETTACOLIChe spettacolo… 38

IN MOSTRADritti al cuore dei visitatori 41

STORIEUn incontro speciale 44

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Il Meeting di quest’anno è stata la vittoria dell’esperienza al di là diogni ideologia. L’emergenza uomo è accaduta in questa settimana,non se n’è soltanto parlato, è accaduta nel lavoro dei tremila volon-tari, nelle testimonianze e nelle conferenze dei relatori che si sonomisurati con il titolo e negli argomenti trattati.

L’urgenzadi restituirel’uomoa se stesso

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L’uomo rimane un mistero, irri-ducibile a qualsivoglia immagineche di esso si formi nella società e il

poteremondano cerchi di imporre.Miste-ro di libertà e di grazia, di povertà e digrandezza. […]Ecco allora l’emergen-za-uomo che il Meeting per l’amiciziafra i popoli pone quest’anno al centro del-la sua riflessione: l’urgenza di restituirel’uomoa se stesso,alla suaaltissimadigni-tà, all’unicità e preziosità di ogni esi-stenza umana».Leparole delmessaggio di papaFran-cesco che hanno aperto la XXXIVedizione delMeeting ci hanno accom-pagnato lungo tutta la settimana comegiudizio sulla situazione drammaticadell’uomo contemporaneo: «Poveri diamore,assetati di verità e giustizia,men-dicanti di Dio, come sapientemente ilservo di Dio Mons. Luigi Giussani hasempre sottolineato»; e come indica-zione della strada da percorrere: «Resti-tuire l’uomo a se stesso, alla sua altissi-ma dignità, all’unicità e preziosità diogni esistenza umana dal concepimen-

to fino al termine naturale.Occorre tor-nare a considerare la sacralità dell’uomoe nello stesso tempo dire con forza che èsolo nel rapporto conDio, cioè nella sco-perta e nell’adesione alla propria voca-zione, che l’uomo può raggiungere la suavera statura».Poi il videomessaggio del presidenteNapolitano che ha inaugurato ilMee-tingdicendo: «Pensoai giovani che affol-lano la grande sala di Rimini e auguroloro di dare il contributo che tutti ci atten-diamo dalle generazioni più giovani perunanuova fase di sviluppo in tutti i sen-si dell’Italia e dell’Europa». E conclu-deva: «Io credo che l’emergenza chevivia-mo […] è quella di una grave,grave for-ma di impoverimento spirituale, cultu-rale, dimotivazioni umane,dimotiva-zioni non legate soltanto all’immediatointeresse materiale. Chi può reagire aciò? Può reagire la cultura, possono rea-gire certamente le istituzioni piùdi quan-to non facciano. Possono reagire i siste-mi educativi, può reagire molto di piùdi quanto non faccia il sistema di infor-

mazione e possono molto contribuire legrandi organizzazioni sociali compresequelle ispirate ad una fede religiosa. Inquesto senso il contributo che viene ai piùalti livelli dalla Chiesa cattolica è uncontributo che soltanto dei ciechi posso-no non vedere».Il presidente del Consiglio EnricoLetta,nel suo intervento che ha aper-to l’edizione e inaugurando lamostrasull’Europa ha prima ricordato pro-prio le parole del presidente Napoli-tano che due anni prima aveva pro-nunciato nel segno di un dialogo indi-spensabile tra le forze politiche, sot-tolineando che lì era «iniziato un per-corso di speranza» e poi, parlando delsuo incarico,ha riaffermato che la suamissione è proprio rendere conto diun’Italia che sa che può uscire dallacrisi, senza interrompere quel cam-mino di speranza.Tanti i contributi e i fatti, le testimo-nianze, le amicizie inattese, gli incon-tri tra persone di fede e culture diver-se che dialogano e restano colpiti dai

L’auditorium gremito di gente

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contenuti proposti negli incontri, legrandimostre, le esposizioni “Uomi-ni all’opera”,gli spettacoli,oppure dal-l’attenzione dimigliaia di persone chenon sono venute a Rimini per parte-cipare a un rito di fine estate,ma percercare risposta all’urgenza del vive-re, alla domanda: come si fa a vivere?Le giornate del Meeting sono stateun’occasione per andare «incontro atutti, senza aspettare che siano gli altria cercarci!».Lemiriadi di incontri pub-blici e personali hannomostrato quan-to il Meeting non abbia paura del-l’altro e della diversità,qualunque essasia − religiosa, etnica, culturale, ideo-logica −, e come il suo scopo sia quel-lo di incontrare chiunque considera-to comeunbeneper se stessi.Lodocu-mentano le centinaia dimigliaia pre-senze in fiera agli eventi culturali: visi-tatori, relatori e ospiti hanno vissutoilMeeting come se fosse casa propria,in un clima di rispetto reale per cia-scuno enondi quella generica e astrat-ta tolleranza che lascia indifferenti gliuni gli altri.Lo stesso clima che produce unadomanda esistenziale in chi lo vive:«ma non si potrebbe vivere ogni gior-no così?», come osserva in un’inter-vista il prof.EugenioMazzarella. «Inquesto senso, chi partecipa al Meetingdi Rimini vuole in realtà comunicareun cambiamento interiore, un approc-cio diverso alla costruzione quotidianadel lavoro e della vita pubblica. Vuoletrasmettere l’idea che un accadimentoche avviene nella persona è importan-te per la vita sociale.È una potente pro-vocazione esistenziale, che interrogaognuno».«Qui ho fatto un’esperienza nuova,non fermarsi alle difficoltà politicheed economiche,ma uscire dal bunker,spalancare le finestre per vedere lerealtà che si stanno muovendo».L’emergenza uomo è stata posta alcentro della riflessione nell’incontroin cui John Waters ha raccontato lasua esperienza, la vita, la sofferenza,la dipendenza dall’alcool e il riscatto,nella riscoperta della bellezza della

realtà nel rapporto con ilMistero: “Ladipendenzadall’alcol e lo sforzo per uscir-nemi ha reso consapevole del fatto che ioero creato, che io ero dipendente, che iononmi ero fatto dame.Che io ero mor-tale, ma infinito nelmio desiderio.E hoincontrato delle persone che avevano fat-to unviaggio simile e chemi hanno det-to: la risposta alla tua domanda è Dio”.All’inizio delMeeting il Corriere del-la Sera, in un editoriale di Dario diVico, aveva ricordato le parole di donCarrón delmaggio 2012 sull’alterna-tiva tra la vita come testimonianza ocome ricerca dell’egemonia, invitan-do a seguire la settimana riminese per-ché «la fragile società italiana ha biso-gno di soggetti che la aiutino a recu-perare i propri valori e a ripartire».Le persone che hanno partecipato alMeeting possono giudicare se l’espe-rienza incontrata a Rimini è stataall’altezza di questa sfida della testi-monianza. La testimonianza che cioffrono tutti quei cristiani che nelmondo sono perseguitati e uccisi a

motivo della loro fede ci ha fatto acco-gliere il grido di papa Francesco e lan-ciare un «Appello per i cristiani per-seguitati», che ha già raccolto deci-ne dimigliaia di adesioni − primo fir-matario il presidente del ConsiglioEnrico Letta – e che sta proseguen-do in questi mesi, per proporlo comepunto qualificante del programmadel prossimo semestre di PresidenzaItaliana del Consiglio dell’UnioneEuropea.Al termine del Meeting siamo tor-nati nei nostri Paesi e nelle nostre cit-tà con una consapevolezza maggio-re dell’emergenza uomo e col desi-derio di offrire la nostra esperienza,sempre correggibile, certi che la stra-da per una ripresa a tutti i livelli è soloin «un evento reale nella vita del-l’uomo» (don Giussani). Vogliamocontinuare a incontrare chiunque,consapevoli che «finché non portere-mo Gesù agli uomini avremo fatto perloro sempre troppo poco» e che «l’uomoè la via della Chiesa».

John Waters durante l’incontro sul tema

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Eccellenza Reverendissima, congioia trasmetto il cordiale salu-to del Santo Padre Francesco

a Vostra Eccellenza, agli organizza-tori e a tutti i partecipanti del Mee-ting per l’amicizia fra i popoli, giun-to alla sua XXXIV edizione. Il temascelto - «Emergenza Uomo» - inter-cetta la grande urgenza di evangeliz-zazione di cui più volte il Santo Padreha parlato, nella scia dei Suoi Prede-cessori, e ha suscitato in Lui profon-de considerazione che di seguito ripor-

to.L’uomo è la via della Chiesa: così ilbeato Giovanni Paolo II scriveva nel-la sua prima Enciclica, Redemptorhominis (cfr n. 14). Questa veritàrimane valida anche e soprattutto nelnostro tempo in cui la Chiesa, in unmondo sempre più globalizzato e vir-tuale, in una società sempre più seco-larizzata e priva di punti di riferi-mento stabili, è chiamata a riscopri-re la propria missione, concentran-dosi sull’essenziale e cercando nuo-

ve strade per l’evangelizzazione.L’uomo rimane un mistero, irriduci-bile a qualsivoglia immagine che diesso si formi nella società e il poteremondano cerchi di imporre. Miste-ro di libertà e di grazia, di povertà edi grandezza. Ma che cosa significache l’uomo è “via della Chiesa”? Esoprattutto, che cosa vuol dire per noioggi percorrere questa via?L’uomo è via della Chiesa perché èla via percorsa daDio stesso. Fin daglialbori dell’umanità, dopo il peccatooriginale,Dio si pone alla ricerca del-l’uomo. «Dove sei?» - chiede ad Ada-mo che si nasconde nel giardino (Gen3,9). Questa domanda, che compareall’inizio del Libro della Genesi, eche non smette di risuonare lungotutta la Bibbia e in ogni momentodella storia cheDio, nel corso dei mil-lenni, ha costruito con l’umanità, rag-giunge nell'incarnazione del Figlio lasua espressione più alta.Afferma san-t’Agostino nel suo commento al Van-

Un momento della Santa Messa

Il salutodiPapaFrancescoIl messaggio del Santo Padre al Meeting di Rimini

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gelo di Giovanni: «Rimanendo pres-so il Padre, [il Figlio] era verità e vita;rivestendosi della nostra carne, è diven-tato via» (I, 34, 9). È dunque GesùCristo «la via principale della Chie-sa», ma poiché Egli «è anche la via aciascun uomo», l’uomo diventa «la pri-ma e fondamentale via della Chiesa»(cfr Redemptor hominis, 13-14).«Io sono la porta», afferma Gesù (Gv10,7): io sono, cioè, il portale d’acces-so ad ogni uomo e ad ogni cosa. Sen-za passare attraverso Cristo, senza con-centrare sui di Lui lo sguardo del nostrocuore e della nostra mente, non capi-remmo nulla del mistero dell’uomo.E così, quasi inavvertitamente, sare-mo costretti a mutuare dal mondo inostri criteri di giudizio e di azione, eogni volta che ci accosteremo ai nostrifratelli in umanità saremo comequei “ladri e briganti” di cui parla Gesùnel Vangelo (cfr Gv 10,8). Anche ilmondo infatti è, a suo modo, interes-sato all’uomo. Il potere economico,

politico, mediatico ha bisogno del-l’uomo per perpetuare e gonfiare sestesso. E per questo spesso cerca dimanipolare le masse, di indurre desi-deri, di cancellare ciò che di più pre-zioso l’uomo possiede: il rapporto conDio. Il potere teme gli uomini chesono in dialogo con Dio poiché ciòrende liberi e non assimilabili.Ecco allora l’emergenza-uomo che ilMeeting per l’amicizia fra i popolipone quest’anno al centro della suariflessione: l’urgenza di restituire l’uo-mo a se stesso, alla sua altissima digni-tà, all’unicità e preziosità di ogni esi-stenza umana dal concepimento finoal termine naturale. Occorre tornarea considerare la sacralità dell’uomo enello stesso tempo dire con forza cheè solo nel rapporto con Dio, cioè nel-la scoperta e nell’adesione alla propriavocazione, che l’uomo può raggiun-gere la sua vera statura.La Chiesa, allaquale Cristo ha affidato la sua Paro-la e i suoi Sacramenti, custodisce la

più grande speranza, la più autenticapossibilità di realizzazione per l’uo-mo, a qualunque latitudine e in qua-lunque tempo. Che grande responsa-bilità abbiamo! Non tratteniamo pernoi questo tesoro prezioso di cui tut-ti, consapevolmente o meno, sono allaricerca.Andiamo con coraggio incon-tro agli uomini e alle donne del nostrotempo, ai bambini e agli anziani, ai“dotti” e alla gente senza alcuna istru-zione, ai giovani e alle famiglie.Andia-mo incontro a tutti, senza aspettareche siano gli altri a cercarci! Imitiamoin questo il nostro divinoMaestro, cheha lasciato il suo cielo per farsi uomoed essere vicino ad ognuno. Non solonelle chiese e nelle parrocchie, dun-que, ma in ogni ambiente portiamo ilprofumo dell’amore di Cristo (cfr2Cor 2,15). Nelle scuole, nelle uni-versità, nei luoghi di lavoro, negli ospe-dali, nelle carceri;ma anche nelle piaz-ze, sulle strade, nei centri sportivi enei locali dove la gente si ritrova. >

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Non siamo avari nel donare ciò chenoi stessi abbiamo ricevuto senza alcunmerito! Non dobbiamo avere paura diannunciare Cristo nelle occasioniopportune come in quelle inopportu-ne (cfr 2 Tm 4,2), con rispetto e confranchezza.È questo il compito della Chiesa, èquesto il compito di ogni cristiano:servire l’uomo andando a cercarlo finnei meandri sociali e spirituali piùnascosti. La condizione di credibilitàdella Chiesa in questa sua missione dimadre e maestra è, però, la sua fedel-tà a Cristo. L’apertura verso il mon-do è accompagnata, e in un certo sen-so resa possibile, dall’obbedienza allaverità di cui la Chiesa stessa non puòdisporre. “Emergenza uomo”, allora,significa l’emergenza di tornare a Cri-

sto, di imparare da Lui la verità su noistessi e sul mondo, e con Lui e in Luiandare incontro agli uomini, soprat-tutto ai più poveri, per i quali Gesùha sempre manifestato predilezione.E la povertà non è solo quella mate-riale. Esiste una povertà spirituale cheattanaglia l’uomo contemporaneo. Sia-mo poveri di amore, assetati di veritàe giustizia, mendicanti di Dio, comesapientemente il servo di Dio Mons.Luigi Giussani ha sempre sottolinea-to. La povertà più grande infatti è lamancanza di Cristo, e finché non por-teremo Gesù agli uomini avremo fat-to per loro sempre troppo poco.Eccellenza,mi auguro che questi bre-vi pensieri possano essere di aiuto percoloro che prendono parte alMeeting.Sua Santità Francesco assicura a tut-

ti la Sua vicinanza nella preghiera e ilSuo affetto; auspica che gli incontri ele riflessioni di questi giorni possanoaccendere nei cuori di tutti i parteci-panti un fuoco che alimenti e sosten-ga la loro testimonianza del Vangelonel mondo. E di cuore invia a Lei, airesponsabili, agli organizzatori dellamanifestazione, come pure a tutti ipresenti, una particolare BenedizioneApostolica.Unisco anch’io un cordiale saluto e mivalgo della circostanza per confer-marmi con sensi di distinto ossequio

dell’Eccellenza Vostra Reverendissimadev.mo nel SignoreTarcisio Card. Bertone

Il Vescovo Lambiasi durante la celebrazione della Santa Messa

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Unpensiero infine ai cristiani che,in varie parti delmondo, si trova-no in difficoltà nel professare aper-

tamente la propria fede e nel vedere rico-nosciuto il diritto a viverla dignitosa-mente. Sono nostri fratelli e sorelle, testi-moni coraggiosi - ancora più numerosidei martiri nei primi secoli - che soppor-tano con perseveranza apostolica le varieforme attuali di persecuzione.Non pochirischiano anche la vita per rimanere fede-li al Vangelo di Cristo. Desidero assicu-rare che sono vicino con la preghiera allepersone, alle famiglie e alle comunità chesoffrono violenza e intolleranza e ripetoloro le parole consolanti di Gesù: Corag-gio, io ho vinto ilmondo (Gv16,33)» dalMessaggio di Papa Francesco per laGiornata missionaria mondiale 2013

Raccogliendo il grido di Papa France-sco, il Meeting ha lanciato durante lagiornata inaugurale un appello inter-

nazionale in favore dei cristiani perse-guitati,minacciati, attaccati fisicamentee uccisi inmolti Paesi.Oltre centomi-la è lo spaventoso numero di cristianiche ogni anno vengonouccisi nelmon-do secondo il rapporto 2012 di Aiutoalla Chiesa che Soffre (Fondazione diDiritto Pontificio). La persecuzionedei cristiani spesso viene passata sot-to silenzio, ma, citando il testo del-l’appello, «non può essere ignorata per-ché, oltre ad offendere la dignità uma-na, costituisce una minaccia alla sicu-rezza e alla pace e impedisce la realiz-zazione di un autentico sviluppo uma-no integrale».Durante la settimana delMeeting l’appello è stato firmato dadecine dimigliaia di visitatori e da granparte degli ospiti e dei relatori degliincontri, inclusi quellimusulmani.Pri-mo firmatario è stato il Presidente delConsiglio dei Ministri, Enrico Letta.L’iniziativa ha lo scopo di chiedere alle

istituzioni nazionali e agli organismiinternazionali di fare tutto il possibi-le per difendere, tutelare e garantirel’esistenza dei cristiani nel mondo ericonoscere il loro diritto elementarealla ricerca della verità e alla testimo-nianza, impedendo ogni limitazionedella loro libertà espressiva e associa-tiva. La sottoscrizione sta proseguen-do in questi mesi sul sito internet delMeeting e attraverso la promozione diraccolte firme durante eventi e mani-festazioni. Terminata la campagna diraccolta firme, il Meeting presenteràl’appello alGoverno italiano chieden-do che ne faccia un punto qualifican-te del programma del proprio seme-stre di Presidenza del Consiglio del-l’Unione Europea.È doloroso constatare come in molteregioni del mondo, ancora oggi, nonsia possibile professare ed esprimereliberamente la propria religione, se nona rischio della libertà personale e dellavita stessa. E in questo drammaticocontesto sono i cristiani a soffriremag-giormente a motivo della fede. Ogniannonelmondo,oltre 100mila cristianivengonouccisi emolti altri sono costret-ti a subire ogni forma di violenza: stu-pri, torture, rapimenti, distruzione deiluoghi di culto,ma esistono anche for-me più silenziose e sofisticate di pre-giudizio e di opposizione verso i cre-denti e i loro simboli religiosi.

Appello peri cristianiperseguitati

Sul sito www.meetingrimini.org trovi lascheda per diffondere l’appello nellatua regione e città, negli ambienti di la-voro, presso centri culturali, parrocchie,circoli, centri e attività commerciali oaltri eventi e manifestazioni, chiedendodi aderire anche a personalità delmondo politico, culturale e sociale.Ti chiediamo di inviarci tutti i modulicompilati e firmati raccoltia questo indirizzo:Fondazione Meeting per l’amicizia fra ipopoliAtt.ne Ufficio PromozioneVia Flaminia 18-20 47923 Rimini

PROMUOVI LA SOTTOSCRIZIONEDELL'APPELLO NELLA TUA CITTÀ

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Il Cardinale Tauran mentre firma l’appello

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Un breve stralcio della videointervista del Presidente della Repub-blica Giorgio Napolitano rilasciata a Roberto Fontolan per la gior-nata inaugurale della XXXIV edizione delMeeting e trasmessa primadell’incontro con il Presidente del Consiglio Enrico Letta.

L’identitàeuropea

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SignorPresidente, innanzi-tutto desidero ringraziar-la per questa bellissima

occasionecheinterpretiamocomeun suo segno di amicizia, di sti-ma per ilMeeting che cominciaoggi e che guarderà e che guar-da intensamenteall’Europa.UnaEuropache,dopounastoriaglo-riosadi ideali edi inclusioni,oggisembra però stanca e paralizza-ta, sembra non mancare quellegrandi visionidi senso che furo-nocosì tipichenelmondodeipadrideldopoguerraoanchenelmondo scatu-ritodall’’89.Di che cosa èmalata l’Eu-ropa e, soprattutto, comepuòguarire?

Innanzitutto, vorrei inviare un mes-saggio di amicizia e di fiducia al vostroMeeting; penso ai giovani che affolla-no la grande sala di Rimini e auguroloro di dare il contributo che tutti ciattendiamo dalle generazioni più gio-vani per una nuova fase di sviluppo intutti i sensi dell’Italia e dell’Europa.Diche cosa è malata l’Europa? La rispo-sta più semplice sarebbe: è malata dimancato sviluppo economico e socia-le, non riesce a crescere, sta perdendovelocità, competitività e questo è undato fondamentale,questo è senza dub-bio uno dei fattori fondamentali di cri-si dell’Europa. Noi guardiamo al pas-sato e vediamo un passato straordina-riamente gratificante; però, attenzione,la crisi che viviamo in Europa, e che èparte di una crisi globale dal 2009, vie-ne da lontano,comincia prima:una per-dita di dinamismodell’Europa è comin-ciata già parecchi anni fa, più o menoalle soglie del nuovo secolo e nuovomil-lennio, negli anni successivi alla nasci-ta della moneta unica che non è stataresponsabile di ciò, ma non ha potutodare tutto l’impulso che era chiamataa dare in quanto sonomancati altri ele-menti fondamentali per garantire nuo-vo dinamismo alla crescita economicae sociale in Europa. Questo è, senzadubbio, il primo dato e io qualche vol-ta amo dire che per alcuni decenni, piùo meno fino agli anni ’80, c’è stata una

sorta di marcia trionfale dell’Europaunita. Ogni anno si cresceva, si vivevameglio, si conquistavano nuovi diritti,si aveva un maggior senso di unità.Quando entravano nuovi paesi a farparte dell’Unione conoscevanouno stra-ordinario balzo in avanti: il caso dellaSpagna è un caso assolutamente cla-moroso e, spesso, si trattava di paesi cheentravano nell’Europa unita superan-do esperienze di dittature e quindi eraun progresso non soltanto economico-sociale ma civile, politico e democrati-co.

Perchéoggic’èancorabisognodiEuro-pa e di quale Europa c’è bisogno?InEuropa siamo in difficoltà, e in par-te integro anche la risposta di prima,perché non si è capito da troppe parti,certamente anche da parte dell’opinio-ne pubblica, di molti dei cittadini masoprattutto non si è capito abbastanzada parte delle classi dirigenti che ilmon-do stava cambiando e l’Europa nonpoteva rimanere ferma.L’Europa dove-va fare i conti con questo processo ditrasformazione che poi ha preso il nomedi processo di globalizzazionema è sta-to un processo di radicale cambiamen-to delle realtà e degli equilibri nelmon-do. Oggi, perché c’è bisogno dell’Eu-ropa?Non c’è più bisogno dell’Europaper garantire la pace interna:questa nonè soltanto una speranza ma credo chepossa essere una convinzione fondata;però c’è bisogno di essere uniti e piùintegrati di prima perché altrimentil’Europa rischia di essere sommersa dalprocesso di globalizzazione e di perde-

re peso inmodo drastico e di ave-re una voce sempre più flebile, dinon riuscire a esprimere i valoriche un lungo patrimonio storicohanno inciso nella identità euro-pea.

Cosadeve fare l’Europaper rigua-dagnarequestaposizione,pernonfarsi sommergere dalla globaliz-zazione?L’Europa deve innanzitutto averepiù coscienza di sé, non deve mai

dimenticare i presupposti del grandeprogetto europeo diMonnet, di Schu-man, di De Gasperi, di Adenauer cheerano presupposti di carattere storico-culturale, quali sono stati gli elementifondamentali di una identità europea,di una cultura europea che si è costrui-ta anche attraverso incroci molteplici.Ricordo che Papa Benedetto XVI par-lava di una cultura dell’Europa nata dal-l’incontro tra Atene, Gerusalemme eRoma. Tutto questo si è molto atte-nuato, sbiadito nella consapevolezza -e poi quello che noi abbiamo dato allosviluppo scientifico, tecnologico, pro-duttivo e sociale del mondo - che ilmodello europeo è anche certamentequalificabile come modello di econo-mia sociale dimercatoma è anche qual-cosa di più, ricco come è, intriso comeè di valori civili, di partecipazione, difratellanza. Ebbene, questo dobbiamocapire che bisogna garantirlo al mon-do di domani, bisogna evitare che que-sto patrimonio si sbiadisca e venga som-merso.Allora,dobbiamo riuscire a com-petere con paesi che sono cresciuti al dilà di ogni previsione possibile soprat-tutto nel ritmo,nell’intensità e dobbia-mo saper reggere le sfide che sono lesfide dell’innovazione, della competi-tività, della produttività e che sono lesfide di una rimodulazione efficace delnostro modello di economia sociale dimercato.[...]L’intervista completa sarà pubblicatasul libro della XXXIV edizione delMeeting dal titolo “Ridare identitàall’uomo”.

Il Pres. Napolitano durante l’intervista con Roberto Fontolan

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Il percorso della mostra Sinfonia dal “nuovo mondo”. Un’Euro-pa unita, dall’Atlantico agli Urali attraverso lo sguardo di dueguide chehanno raccontato a ospiti e visitatori undiversomododi vivere l’ideale europeo.

di Sara Tarantini e Matteo Berti

L’Europache vive

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Dal presidente del ConsiglioEnricoLetta aiministri Car-rozza e Moavero Milanesi,

dal vice-premier Alfano al PresidentedelParlamentoEuropeoMartinSchulz:durante la loro visita sonodavveropochigli ospiti che non hanno fatto tappaalla mostra Sinfonia dal “NuovoMon-do”. Un’Europa unita all’Atlantico agliUrali, curata dalla Fondazione per laSussidiarietà, con la collaborazione diun gruppo di studenti e docenti uni-versitari.

Sui giornali, in televisione e nella vitadi tutti i giorni l’euroscetticismo regnasovrano: l’Europa sembra più quelladei burocrati e dei banchieri che quel-la che sognavano De Gasperi, Schu-man e Adenauer, i Padri Fondatori.Eppure, ecco che dentro questa situa-zione di disagio e smarrimento i visi-tatori dellamostra hannopotuto incon-trare esperienze in atto che racconta-vano un diversomodo di vivere l’idea-le europeo.Scuola, università, impresa e mondodel lavoro: ambiti differenti dove si sve-lano storie di sussidiarietà e di inte-grazione, all’interno e grazie allo spa-zio comune europeo.Sinfonia dal Nuovo Mondo. Un titolo

volutamente provocatorio.Ai tempi diDvorak il Nuovo Mondo era l’Ame-rica, la terra delle opportunità. Nien-te di più lontano dallo scenario in cuisi trovarono ad agire i grandi protago-nisti del processo di integrazione euro-peo, il cui operato prese le mosse dal-la comune esigenza di evitare il ripro-porsi delle atrocità viste nella primametà del secolo.Il cammino proposto dalla mostra èstato una riscoperta dell’intuizione ori-ginaria dei Padri Fondatori che ha pro-dotto unmetodo costruttivo,unamen-talità e una cultura alla base di politi-che che hanno consentito quasi set-tant’anni di pace e di sviluppo, comeha testimoniato il premioNobel all’Unio-ne europea dello scorso anno.Unaposi-zione ideale capace di superare divi-sioni enormi, portando a svolte stori-che fino a poco prima imprevedibili.Lo slancio del dopoguerra non si èarrestato con il Trattato di Roma, masi è riprodotto, rinnovato in altri gran-di uomini al passaggio cruciale del 1989:Havel e Walesa, i “Rifondatori”. Aldiradarsi della Cortina di ferro, le ten-sioni non sono sfociate in un terzo con-flitto mondiale, ma in un miracolosoallargamento ad Est.L’Europa è anche questo: come dice-

va Walesa a proposito della lotta diSolidarnosc in Polonia, «non abbiamocombattuto un totalitarismo per sosti-tuirlo con un altro». L’ideale europeorappresentava per questi personaggiuno spazio comune in cui la dignitàdella persona fosse realmente difesa evalorizzata, un tentativo di «vita nellaverità» (Havel).Ma cosa resta oggi di questa stoffa del-l’Europa? E che ne è di quegli spraz-zi di umanità diversa che ne hannosegnato la nascita?Per rispondere a queste domande nonsiamo partiti dal formulare ricette oprogetti tecnico-politici perfetti, mada quello che già c’è. Il cuore dellamostra sono state proprio le esperien-ze di persone che, mosse dallo stessoimpeto ideale dei Padri Fondatori, sisonomesse in gioco riscoprendo il valo-re dell’altro come un bene: gli studen-ti degli Erasmus, una scuola di Sara-jevo, l’Agenzia Spaziale Europea, ilCern, gli uomini al centro del dialogofra cattolici e ortodossi piuttosto chefra cattolici e anglicani, piccole impre-se e multinazionali fatte da Europei,le più svariate realtà sociali. C’è unarealtà europea chenon è in crisi di iden-tità, che sente l’Europa come la dimen-sione comune della propria vita. Fattinormali che testimoniano di un’Euro-pa che c’è e che vive anche grazie alleistituzioni,ma non in funzione di esse.Anche le proposte che abbiamo lan-ciato nella parte finale della mostrasono nate proprio da questi volti e daqueste storie. La mostra infatti nonvoleva essere una difesa ideologica del-l’Europa, ma cercava invece di offrireuna nuova prospettiva da cui riparti-re: «Molto di più di una indifferentetolleranza ciò che costruisce è solo unamore al riverbero di verità che si tro-va in chiunque.Esso è fattore di pace,costruzione di una dimora umana, diuna casa, che possa anche essere rifu-gio all’estrema disperazione.E poten-ziamento di tutti in funzione di tutti»,come diceva don Giussani.Forse proprio grazie a questi elemen-ti e queste provocazioni tanti visitato-Il premier Letta firma il libro della mostra sull’Europa

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ri sono rimasti colpiti, a cominciare dalPresidente del Consiglio Enrico Let-ta che al termine della visita a Riminici ha lasciato questomessaggio: «Tan-ti dovrebbero vederla questa mostra!C’è il nostro passato e c’è il nostro futu-ro!».Come lui, anche il Presidente del Par-lamento europeo Martin Schulz hareagito positivamente a quello che havisto: «Pensavo a questo posto comeal congresso di un blocco compatto dicattolici conservatori.Ho visto che c’èdi tutto, una varietà che non ti aspet-ti. È un’altra cosa».Interessante è stato anche vedere l’im-patto sul Ministro Alfano che, discu-tendo sui possibili scenari della futu-ra Europa politica e sull’opportunitào meno di creare uno Stato federaleeuropeo, alla fine della spiegazione siè rivolto a noi pieno di gratitudine conqueste parole: «Si può anche non esse-re d’accordo politicamente o ideolo-gicamente su quello che proponete,madescrivete inmodo troppo ragionevo-

le l’esperienza di integrazione europeacome è e dovrebbe essere vissuta oggi».Il trionfo dell’esperienza sull’ideolo-gia di cui tratta la mostra è accadutoin continuazione nei padiglioni dellafiera di Rimini: politici, imprenditori,giornalisti, ma anche gente comune;chi sinceramente stupito e chi aperta-mente critico,ma nessuno indifferen-te. Questo fenomeno ha coinvoltoanche noi guide che,quando non spie-gavamo, eravamo comunque coinvol-te in animate discussioni sul contenu-to della mostra, la cui portata non erariducibile a dei pannelli. Le obiezioniche ci venivano mosse non sono stateanzitutto dei problemi da risolvere,maoccasioni per comprendere in modopiù profondo quello che stavamo por-tando, vivere anche noi in piccolo, sul-la nostra pelle, il valore dell’altro comeun bene. Se inizialmente il problemaera prettamente comunicativo, rende-re chiaro il contenuto dei pannelli,pianpiano si è fatto strada in noi il deside-rio di cominciare a vivere quel conte-

nuto: il fulcro delle giornate era segui-re ciò che accadeva, guardare la realtàe imparare da lì, non dalle nostre idee.Dall’esperienza in atto quei giorni,comune sia per gli spettatori sia pernoi guide, abbiamo tratto l’intuizionedi un metodo da spendere anche tor-nati in università, alla vita di tutti i gior-ni.Rispondere a quello che si è chiamatia fare ora è un modo per costruire lastoria: a costruire davvero, infatti, nonsono una rivoluzione o una svolta isti-tuzionale. Come documenta la testi-monianza, tra le più belle di quelle pre-senti all’interno della mostra, di alcu-ne famiglie italiane che, rispondendoall’invito di Benedetto XVI, fatto inoccasione della Giornata delle fami-glie aMilanonel giugnodel 2012,han-no iniziato ad aiutare delle famigliegreche in forti difficoltà economiche,raccogliendo soldi per pagare l’affitto.Un gesto umile,ma uno squarcio lumi-noso nell’indifferenza e scetticismo ditanti.

Enrico Letta visita la mostra con Giorgio Vittadini e il ministro Mario Mauro

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LIBRO MEETING

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Ridareidentità all’uomo

Èstato il primoMeeting svol-tosi sotto il pontificato diPapa Francesco, il Papa che

sta “sparigliando le carte” del rap-porto tra Chiesa e cultura laica, edè stata forse la prima volta che ancheil Meeting ha trovato nei rappre-sentanti di questa stessa culturatanti interlocutori così curiosi eprovocanti.Il grido“Emergenza uomo”, tito-lo della edizione 2013, si è impo-sto da subito come una evidenza.“Urgenza di restituire l’uomo a sestesso, alla sua altissima dignità”,lo definiva il Papa nel suo mes-saggio di inizio Meeting, “graveforma di impoverimento spiritua-le, culturale, di motivazioni uma-ne”, riecheggiava il video messag-gio del Presidente della Repubbli-ca Giorgio Napolitano, “esigenzadi riflettere a fondo sui temi cheriguardano l’umanità…uscire dalbunker, spalancare le finestre pervedere le realtà che si stannomuo-vendo”, commentava il direttoredell’Espresso, in occasione dellasua partecipazione alla manifestazio-ne riminese.È stato come non mai il Meeting deldialogo a tutto campo, con laici, orto-dossi, anglicani, mussulmani, ebrei.Non perché fosse il dialogo ad esserestatomesso a tema,ma semplicementeperché l’esperienza, quando si comu-

nica nel suo contenuto di umana ragio-nevolezza, diventa immediatamenteoccasione di dialogo, diventa quellapossibilità di “fare un tratto di cam-mino insieme” come Papa Francescoauspicava nella lettera adEugenio Scal-fari.E così questo Meeting è diventatoveramente occasione di un’esperien-

za condivisa, reciprocamente sfi-dati l’uno dall’altro. “Una provo-cazione esistenziale” la definiva ilfilosofo Eugenio Mazzarella inun’intervista immediatamente dopoil Meeting, in cui chiedersi “manon si potrebbe vivere ogni gior-no così?”E aggiungeva “se esci fuo-ri da questa provocazione esisten-ziale ti accorgi che va in scena unpopolo, che non è solo italiano,per-ché c’è un respiro internazionale.”Questo libro non vuole racconta-re l’esperienza di sette giorni diMeeting,ma semplicemente ripro-porre alcuni degli interventi che inmaniera particolare nehanno segna-to il percorso, costituendo una sor-ta di fil rouge dei contenuti emer-si. Eppure i contenuti che qui ven-gono pubblicati non possono esse-re disgiunti dal clima e dal conte-sto per il quale sono stati concepi-ti e in cui sono stati pronunciati,poiché di tale contesto portano ilcalore e l’esperienza. Segno che lacultura, quando non è accademia,sa realmente interagire con la vita

e serve alla vita concreta degli uomi-ni.Insieme ai curatori del volume, cheringrazio per il lavoro svolto, auspicoche il contenuto degli interventi pub-blicati possa continuare ad essere uti-le a chi riterrà di farne occasione distudio o di confronto.

Dialogo, esperienza, provocazione, evidenza. Solo alcune delle paroledella prefazione al libro delMeeting 2013.

di Emilia Guarnieri

a cura diEmanuela Belloni e Alberto Savorana

“Ridare identità all’uomo”BUR Rizzoli Saggipp. 400 - € 11,00

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APPROFONDIMENTI

L’abbraccio trail PapaeNapolitano

Giovedì ero al Quirinale per-cependo con emozione diessere di fronte ad un even-

to di portata storica. Ma le emozio-ni sfumano, così ho provato a fissarecosa fosse accaduto per me in quelledue ore trascorse al Quirinale, in checosa ho visto la “storicità” di quel-l’evento. Ero tra quella trentina di per-sone che il Presidente aveva volutoaffiancare alle rappresentanze istitu-zionali, in occasione della visita uffi-ciale di Papa Francesco, “nuove pre-senze” «del mondo della cultura lai-ca e cattolica, come del mondo dellasolidarietà», perché l’occasione nonrestasse chiusa «entro l’orizzonte diun rapporto tra istituzioni». La pri-ma esperienza è stata quelladi una sincera gratitudine alPresidente per avermi invita-to, segno di quella stima e,direi quasi, amicizia, gratuitaed ogni volta imprevista, conla quale,dalla sua visita alMee-ting del 2011,guarda alla nostrarealtà. Ascoltando il discorsodi Napolitano, che esordisceparlando di sincera emozioneemostra,nella voce che si incri-na, quanto quelle parole nonsiano formali, colgo una sor-ta di sentimento che le attra-versa, l’urgenza di comunica-re che per lui quell’incontro

va oltre un rapporto istituzionale, «benal di là del tessuto dei rapporti tra laChiesa e lo Stato». Sottolinea comela capacità del Papa di parlare alle sin-gole persone, «il suo saper trasmette-re a ciascuno e a tutti i valori del mes-saggio cristiano sprigiona potenzia-lità nuove».È qui che l’emozione divie-ne nuovamente consapevolezza: il Pre-sidente evidentemente ha vissuto que-sti mesi di Pontificato cogliendo inessi innanzitutto la forza della testi-monianza di Papa Francesco. E oraaddita a tutti, soprattutto a quelli checome lui vivono «immersi in una fati-cosa quotidianità, in un clima spessoavvelenato», la persona del Papa comeun esempio! L’esempio di una uma-

nità diversa, capace di trasmettere“motivi di suggestione”, un uomo chenon si stanca di incontrare e dialoga-re. Un dialogo cheNapolitano ha defi-nito «senza precedenti per ampiezzae profondità tra credenti e non cre-denti». Papa Francesco risponde conaffetto e sobrietà, non consente chela forza della Sua persona e del Suoruolo prevarichi sull’interlocutore, par-la con pacatezza, obbedendo ad untesto scritto, breve, più breve di quel-lo di Napolitano, esprimendo da subi-to il suo sentimento di amicizia edaffermando con decisa semplicità cheintende «bussare alla porta di ogniabitante di questo Paese e offrire atutti la parola risanatrice e semprenuova del Vangelo». Prosegue guar-dando la situazione dell’Italia, col Suocuore sempre preoccupato del dolo-re e delle sofferenze della gente, sisofferma sulla centralità della fami-glia, invoca per l’Italia «creatività econcordia».Ma concludendo torna aportare il Suo sguardo sul Presiden-te, non solo gli esprime stima ed affet-to, ma sottolinea che Lui, il Papa, siassocia «alla stima e all’affetto che ilpopolo italiano nutre per la Sua per-sona», è come se lo abbracciasse anome di tutti! Facendo sue espres-sioni care a Papa Francesco, poco pri-ma Napolitano aveva esclamato:«Quanto siamo lontani nel nostroPaese da quella cultura dell’incontro,

da quella invocazionedialogo, dialogo, dia-logo!» Ebbene quel-l’incontro e quel dia-logo ora stavano acca-dendo nell’esperienzaviva di due uomini cosìdiversi. L’evidenza diquesta esperienza pre-sente mi ha fatto per-cepire di trovarmi difronte ad un evento diportata storica, perché«le forze che cambia-no la storia sono le stes-se che cambiano il cuo-re dell’uomo».

Il racconto della Presidente delMeeting sulla sua partecipazionealla visita ufficiale di Sua Sanità Papa Francesco al Quirinaledello scorso 14 novembre.

di Emilia Guarnieri

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Napolitano accoglie Papa Francesco al Quirinale

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Labellezzanoncasualedell’universoIl dialogo tra uomo e natura, il ruolo del tempo nell’evoluzione ela nascita dell’universo. Questi i temi scientifici messi a fuocoin una mostra e due incontri per riflettere sul rapportodell’uomo con ciò che lo circonda.

di Mario Gargantini

Ha già superato brillante-mente anche il primoesame post-Meeting, dopo

essere stata promossa a pieni voti dalpubblico della Fiera di Rimini: lamostra “Naturale, artificiale, colti-

vato. L’antico dialogo dell’uomo conla natura”, curata da Euresis, è statainfatti allestita dal 4 al 20 ottobrealla XI BergamoScienza, mante-nendo quelle caratteristiche di con-tenuto e di stile espositivo che ave-

vano colpito i visitatori dell’esposi-zione riminese e che sono riuscite afare breccia anche sul pubblico dellakermesse bergamasca, sia sugli adultiche sulle numerose e attente scolare-sche in visita. >

Un particolare della mostra sulla natura curata da Euresis

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SCIENZA

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Una prima caratteristica in evidenzaè senz’altro il tipo di percorso propo-sto: al visitatore viene offerta la pos-sibilità di ripercorrere il cammino chescandisce i termini del dialogo trauomo e natura dal quale è scaturitaun’interazione feconda - densa di ri-sultati e non priva di problemi - cheha portato alla nascita dell’agricol-tura e al suo successivo sviluppo. Undialogo che parte dall’ascolto: ilmondo agricolo è un mondo diascolto, ben rappresentato dai silenzidella campagna ma soprattutto dalleimmagini dei contadini che passanoore a osservare, che si lasciano colpiredal ritmo dei cicli naturali, che cer-cano di carpire i segreti alla naturaper poterla meglio domesticare e col-tivare.Perché - ci si chiede all’inizio dellamostra - siamo diventati agricoltori?Che cosa ha spinto i nostri antenatia iniziare la coltivazione delle piante,e in seguito a introdurre nuove tec-niche e continui miglioramenti? Èstata la conseguenza dell’incontro didue sovrabbondanze: da un lato lasovrabbondanza di desiderio, di im-maginazione, di genialità, di opero-sità; dall’altro, una natura rigogliosadi vita, di varietà, di colori, di forme,di comportamenti, di segnali. Il lentoconfronto, maturato nei secoli, haportato a far emergere e a sviluppareentrambe le potenzialità.Ma è certa-mente l’impronta dell’uomo quellache ha segnato il cammino. È straor-dinario come uomini così diversi, insituazioni differenti e lontane, sianostati capaci di leggere e interpretare illinguaggio della natura e di interve-nire creativamente in modo concordee quasi simultaneamente.La contrapposizione tra naturale eartificiale, un problema reso acutonel nostro tempo, viene superata dal-l’idea del “coltivare”, cioè di operare,intervenire, manipolare la realtà,esprimendo tutta la propria soggetti-vità e identità, ma a partire da undato, da una natura che ha i suoi

ritmi, le sue leggi, i suoi meccanismi;leggi che noi uomini possiamo capiresempre più in profondità - e benvenga tutto quello che le bioscienzepotranno rivelarci - ma che al fondodobbiamo rispettare. L’uomo è tantopiù creativo quanto più sa obbedire aidati, quanto più accetta di non di-sporne a suo piacimento; e non è dif-ficile constatare che quando si passadal “coltivare” al “dominare” gli esitisono disastrosi per tutti.Più che una mostra sulla storia del-l’agricoltura, si è trattato di una mo-stra sull’emergere di alcuni tratti pe-culiari dell’uomo, senza i quali non sispiegherebbero certi risultati ottenutisia nelle fasi iniziali sia nelle succes-sive tappe di questa storia. E senza iquali anche le nuove sfide della fame,dell’alimentazione, dell’ambiente nonpotranno essere affrontate in modoefficace. Non è certo additandol’uomo come causa di tutti i mali delPianeta che si risolveranno i pro-blemi; anzi, è proprio facendo levasull’uomo, su ciò che lo identifica in-

tegralmente, che quella storia mille-naria raccontata nella mostra potràproseguire positivamente, superandola sterile contrapposizione tra un ec-cessivo sfruttamento dell’ambiente eun ritorno a un’utopica arcadia.Se il fattore tempo è stato decisivoper l’uomo “coltivatore”, altrettantointeressante è andare ad esplorare ilruolo del tempo nell’evoluzione co-smica, sia a livello macroscopico chemicroscopico. Come hanno fatto inun seguitissimo incontro il cosmo-logo Paul Davies, ormai tra gli amicidel Meeting, al suo terzo interventodal palco di Rimini, e il fisico JosèIgnacio Latorre, riflettendo su “Lanatura del tempo, nella scienza e nel-l’esperienza umana” (che è stato an-che il tema del San Marino Sympo-sium promosso da Euresis, dalMeeting, dalla Repubblica di SanMarino e dalla Fondazione Ceur).La riflessione sul tempo è un motivoricorrente nella scienza e stupiscesempre la profondità insondabile chesi intravvede: più la conoscenza fisica

Un’immagina del pianeta Terra visto dallo spazio

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SCIENZA

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e cosmologica avanza, più il tempoassume contorni e dimensioni (anchein senso strettamente fisico) impen-sabili, spiazzando continuamente chitenta di “formattarlo” in un modellounivoco. Davies ha rivelato come siafonte di continua sorpresa la consta-tazione che le equazioni descrittivedei fenomeni presentino un’evidentesimmetria rispetto alla variabiletempo ma poi i sistemi fisici evolvanoseguendo una direzione preferenziale,quella che li porta da uno stato dimaggior ordine a uno di maggior di-sordine. Così, da cosmologo, si èchiesto “perché l’universo è comin-ciato col Big Bang? Perché ha prose-guito nella fase di rapida espansione(la cosiddetta inflazione cosmica) eora sta divorando il tempo in unaespansione accelerata?”. Per rispon-dere i teorici elaborano modelli sem-pre più arditi, ma il punto è che reg-gano al test dei risultati sperimentaliche oggi possono usufruire di stru-menti e metodi precisi e raffinati.

Come quelli presentati in chiusuradel programma “scientifico” di questaedizione; che non poteva avere mi-glior conclusione di quella dell’in-contro con due scienziati che hannoguidato una delle avventure più en-tusiasmanti di questa stagione dellaricerca: la missione Planck, del-l’Agenzia Spaziale Europea, indiriz-zata a misurare con estrema preci-sione il fondo cosmico a microonde.Ne hanno parlato Nazzareno Man-dolesi e Marco Bersanelli, responsa-bili di uno dei due strumenti collocatisul satellite Planck che per quattroanni hanno raccolto e inviato aTerradati che hanno permesso di rico-struire la mappa dell’universo comeera all’età di 380mila anni, cioè “unattimo” dopo il Big Bang. L’emo-zione con la quale hanno raccontatole fasi e i risultati della missione, si ètrasmessa al pubblico in sala; che haammirato le immagini illustrate daMandolesi e raccolto le sue rifles-sioni sulla “bellezza non casuale del-

l’universo”; e che ha quasi trattenutoil respiro quando Bersanelli ha “sfo-gliato” il planisfero cosmico mo-strando via via un universo semprepiù giovane, fino a svelare l’immaginedi un universo bambino.In quelle impercettibili increspaturedella radiazione a microonde sonoracchiusi i “semi” dai quali si sonoformate tutte le strutture cosmiche,fino alle attuali galassie, stelle e pia-neti; e fino a uno speciale pianeta chesi è rivelato adatto ad accogliere ilfenomeno più sorprendente: la vita epiù ancora la vita cosciente. Cosa sa-rebbero infatti i quasi quattordici mi-liardi di anni del nostro universo “sel’uomo non avesse almeno un punto,un barlume di autocoscienza?”E così è sempre l’uomo ad affermarsicome protagonista: dal livello dellanatura più “naturale” e accessibile atutti, fino alle profondità dello spazioe del tempo, è l’uomo che emerge colsuo sconfinato desiderio di un rap-porto più pieno con tutto.

Il professor Marco Bersanelli illustra i risultati di Planck

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INCONTRI

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LamissionediPadrePepe

Inmolti alla domanda cosa ti ha colpito delMeeting rispondono i volti, le facce.Quella di JoséMaria “Pepe” di Paola è sicuramente una faccia che non sidimentica. I suoi occhi parlano, raccontano. Al Meeting di quest’annoè intervenuto nell’incontro Papa Francesco: con la “Lumen Fidei” alle periferiedell’esistenza, e ha raccontato la sua vita, la suamissione, ci ha regalatola sua testimonianza e ha parlato del suo rapporto con Papa Bergoglio.

di Stefano Pichi Sermolli

Dal 1996, grazie al cardinaleJorge Bergoglio, mi è toccatodi iniziare una missione nellecosiddetteVillas di BuenosAiresed è stata per me un’esperien-

za veramente notevole, ho potuto uni-re due carismi della mia vocazione, illavoro con i bambini, con gli adole-scenti e poi ovviamente scegliere i piùpoveri”. Un rapporto quello con l’al-lora Cardinale di Buenos Aires chelo ha portato a vivere nelle periferie,quelle periferie che Bergoglio cono-sceva bene, conosceva davvero, per-ché le visitava fisicamente. “Il vesco-vo Bergoglio invitava i sacerdoti del-la sua diocesi da una parte a valoriz-zare la religiosità della gente delle vil-las, e dall’altra ad avere uno sguardodifferente verso i poveri, consideran-doli persone da cui imparare. Eccoperché lo si sente così vicino, un vil-lero!». Bergoglio nelle villas ha rad-doppiato il numero di sacerdoti cheesercitavano il loro ministero, desi-derava infatti che i preti lavorasseroin comunità in ognuno di questi quar-tieri, affinché i progetti portati avan-ti producessero frutti. Mai sono sta-te utilizzate analisi sociologiche, masolo il Vangelo.

«Il Cardinal Bergoglio – ha raccon-tato ancora Padre Pepe - ha condi-viso con noi il quotidiano, giornodopo giorno nelle villas. Nel 2001,in Argentina abbiamo vissuto la gran-de crisi, una situazione veramentemolto difficile e tragica nelle perife-rie, ma anche in quel momento ilvescovo di Buenos Aires ha cercatoe voluto un rapporto diretto con la

gente, un rapporto diretto con le per-sone delle villas. Per questo il nostrolavoro in qualsiasi momento è anda-to avanti, ci siamo sempre sentitiaccompagnati dalla presenza del nostrovescovo».Con Padre Pepe, nell’incontro dedi-cato a Papa Francesco e alla sua enci-clica è intervenuto anche GuzmánCarriquiry, Segretario della Pontifi-

Padre Josè Maria “Pepe” di Paola al Meeting

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«

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INCONTRI

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cia Commissione per l’America Lati-na. «Dopo aver ascoltato Padre Pepe– ha detto Carriquiry - viene da escla-mare: altro che pauperismo ideolo-gico, altro che populismo pauperi-sta! Lui ci aiuta ad intravedere ilVescovo Jorge Mario Bergoglio men-tre percorre le villas vicino ai suoipreti, entrando nella casa dei piùpoveri, condividendo il pane, cele-brando con loro l’Eucarestia. In fon-do è la stessa immagine di Papa Fran-cesco che lava i piedi nel carceremino-rile di Roma, visita Lampedusa, lafavelas di Varginha o l’ospedale peri tossicodipendenti a Rio de Janeiro.Non c’è bisogno di una teologia del-la liberazione per farlo, basta il Van-gelo vissuto, l’abbraccio della carità,

il dono commosso di sé, basta esse-re discepoli testimoni di un Dio cheessendo ricco diventa povero finoall’inverosimile». Le parole incontro,discepolato e missione sono le paro-le che secondo Carriquiry caratte-rizzano il ministero di Bergoglio pri-ma come vescovo e oggi come pon-tefice. «La Provvidenza lo aveva giàpreparato per il papato; la grazia loha ringiovanito con una pace, unaserenità e una letizia che può deri-vare solo dalla sua familiarità conCristo». Solo la bellezza di Dio dàsenso alla missione e l’affetto traBenedetto XVI e Francesco sembra“disegnato” dall’amore sperimenta-to di Cristo.Dopo il grande maestrodi teologia, ecco il Papa pastore pron-

to a realizzare una vera “rivoluzioneevangelica”.«La fede è l’incontro con il Dio viven-te; è lo spazio che Dio apre nel mon-do e nel cuore dell’uomo».Con que-ste parole, infine, don Stefano Alber-to, docente di Teologia all’Universi-tà Cattolica del Sacro Cuore di Mila-no, ha condensato il contenuto dot-trinale dell’enciclica di Papa Fran-cesco. «Incontro, sguardo, camminoe memoria» sono i termini che haindividuato come nucleo della LumenFidei e della missione apostolica dipapa Francesco. «La fede – ha spie-gato don Stefano Alberto, parafra-sando le parole dell’enciclica del pon-tefice - vede nella misura in cui cam-mina».

Uno scorcio delle villas di Buenos Aires

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DICONO DI NOI

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Lo stuporedi un incontro

«Mi ha impressionato vederele sale strapiene durante gli incontri:esiste gente a cui interessa la verità.

Ci sono migliaia di persone come me»Ahmad Farahd Bitani, Capitano dell’esercito

«Se vai al Meeting hai la sensazioneche qualcuno e qualcosa ti aspettava,non sei un “numero” in visita»Eugenio Mazzarella, Professore di Filosofia,Università di Napoli

«Sono venuto a Riminicon molta curiosità.

Non ero mai stato al Meeting.Qui ho fatto un’esperienza nuova,

e ci tenevo molto»Bruno Manfellotto,

Direttore de L’Espresso

«Noi viviamo grazie ai volontari,senza i volontari siamo gli ultimi»Enzo Iacchetti, artista

«È un posto stupendo.Più di tutto mi impressionano i volontari,le tante facce giovani.Qui c’è la potenza vitale della fede.Vorrei portare questa esperienza in Cina»Tianyue Wu, Professore di Filosofia,Università di Pechino

«E’ un posto in cui si incontrano delle storie e del-le persone straordinarie. Si esce con il cuore pie-no. Credo che sia un luogo abbastanza unico»Antonio Socci, giornalista

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DICONO DI NOI

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«La cosa più da ammirare sono i giovaniche lavorano come volontari,così disponibili e sorridenti.

Sono lo specchio di una generazione cheporta nel cuore fede, luce e speranza».

Antranig Ayvazian, Capo Spirituale ArmeniCattolici in Siria del Nord

Pensavo a questo posto comeal congresso di un blocco com-patto, di cattolici conservatori.Ho visto che c’è di tutto, unavarietà che non ti aspetti.È un’altra cosa.Martin Schulz,Presidente Parlamento Europeo

"A chi dice che non ci sonopiù giovani nella Chiesa

dobbiamo rispondere di venire qui"Card. Jean-Louis Tauran, Presidente Pontificio

Consiglio per il Dialogo Interreligioso

Qui io sono colto da ispirazione e stupore.Noi vogliamo imparare quello che vediamo qui.Le porte sono aperte a tutti e non si avvertenessun interesse politico che spinge a fare le cose,né vengono impartite lezioni.Si respira la fede, ed è libera.Vladimir Vorob’ev, Rettore Università OrtodossaSan Tichon di Mosca

«Ci vediamo l’anno prossimo. Anche senon mi invitate, vengo lo stesso»Sarkis Ghazaryan,Ambasciatore Armeno

«Qui al Meeting sto toccando con mano quell’entusia-smo, positività ed energia di cui avevo sempre sentitoparlare» Alberto Onetti, Mind the Bridge Foundation

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DICONO DI NOI

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Direttamentedalweb

simone feroli @SimoneFeroli 23AgoParlate 2 minuti con un volontario del @MeetingRimini:il loro entusiasmo vi contagerà! #meeting13

Franco Frattini @FrancoFrattini 23AgoSono anche le occasioni come @MeetingRiminia nutrire la speranza x + tutela #cristiani nelmondo. Grazie #meeting13

Giovanna Salza @FancyByron 23AgoChe energia e passione al #meeting13 Le mostre, gli incontri multiculturali, letestimonianze, molto + di quello che i media raccontano

Giacomo Capodiferro @gcpdf60 21Ago#meeting13 il volto dei volontari è la cosa chemi ha colpito appena arrivato: stanchi ma felici!

Dario Andreolli @DarioAndreolli 23AgoLa mostra "Il volto ritrovato" vale da solaun viaggio al #meeting13

Germana Gozzi @GermanaGozzi 22AgoGrazie di cuore a tutti i volontari cuoripulsanti del #meeting13

Linda Stroppa @LindaStroppa 22AgoComunque è un @MeetingRimini che unasettimana non basta.

CiroAlessio Pecoraro @AlessioPecoraro 19AgoVoi volontari siete la pagina più bella dell'impegno giovanile al @MeetingRiminie la risp migliore a chi critica i giovani

Emily. @ColonelEmi 22Ago@MeetingRimini grazie agli organizzatori e a tutti i meravigliosi volontari! Avetefatto un lavoro splendido! Incontrarsi: ne abbiamo bisogno

Matteo Paoletti @teopaoletti 20AgoCena con gente di nazionalità: bielorussa, belga, giapponese, kazaka, spagnola,russa, olandese, inglese.Che bello #meeting13 #international

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STARTUP

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Il coraggiodi rischiareChi sono gli Startupper? Possiamo cambiare la nostra Italia?Il modo di fare Impresa? Il modo di lavorare?

di Santiago A. Mazza

Mi chiamo Santiago A.Mazza e mi occupo di di-gitale in Italia da oltre se-

dici anni, seguendo tutto il percorsoche internet ha avuto dal suo arrivo inquesto nostro Paese. Circa quattroanni fa ho fatto un’esperienza in Si-licon Valley dove sono entrato in con-

tatto con le win win della Valley(caso in cui ciascuno trae vantaggiodalla convivenza con l’altro n.d.r):Google, Cisco, Skype, Stanford Univer-sity, BAIA e Mind The Bridge. E nesono rimasto letteralmente folgorato,non soltanto per l’innovazione che sirespira in ogni strada di quel luogo,

ma anche per l’entusiasmo delle per-sone. Entusiasmo che vive nel-l’ascolto sincero verso giovani e menogiovani e nella disponibilità dei co-siddetti senior di dare indietro unapiccola parte di quanto la vita gli hadonato.Al mio rientro in Italia, insieme alMeeting di Rimini abbiamo orga-nizzato per due anni consecutivi al-cuni incontri sulle startup e sul fareimpresa oggi in ambito digitale.Nell’ultimo Meeting dal titolo“Emergenza uomo”, ho preso un caffècon gli startupper, anzi diversi caffè,tutti i giorni. Un ciclo di incontridove ho potuto verificare come oggiviviamo in un momento di grave dif-ficoltà e di forte cambiamento, dovei giovani (oltre il 30%) sono senzaun lavoro, le nostre imprese sono incrisi, i governi non trovano le stradeper uscire da queste complesse situa-zioni, da questa emergenza. >

Santiago Mazza insieme ad alcuni giovani startupper

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STARTUP

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Esistono però delle persone che stanomodificando alcuni vecchi paradigmidella società e lo fanno cambiando lenostre vite: trasformando il modo incui si fa scienza, si fa impresa, si crealavoro, si producono i beni, si ammi-nistra la pubblica amministrazione,innovando in ogni ambito della no-stra quotidianità.Non si tratta di casi isolati in Italia enel mondo, ma di un movimento dipersone che di fronte ad una emer-genza si contraddistinguono perchéridestano l’identità della propria per-sona attraverso lo sviluppo dell’inno-vazione, con il proprio lavoro.Alcuni di questi che il lavoro se losono creato, sono venuti al Meeting:LucaRusso, fondatore di Seolab, unasocietà nata aTorino che si occupa digestire e pianificare attività di pro-mozione online in ambito SEM,Giuseppe Palombelli, ideatore diCasanoi.it e Federica Sacchi, di Bran-don Ferrari.Hanno raccontato la lorostoria, il loro desiderio di fare im-

presa e di mettersi in gioco.Durante in nostri caffè abbiamo sco-perto che per sviluppare una startupsono necessari tanti ingredienti: servegrande determinazione, forza di vo-lontà, un’idea innovativa, occorre es-sere disposti a rischiare, ma tutto ciònon basta! Serve anche che qualcunoti ascolti, ti possa dare dei riferimentiper sviluppare la tua idea e riuscire atrasformarla, talvolta, in una impresa.Uno che ascolta veramente i giovanie spesso anche li finanzia è GianlucaDettori, Direttore di Iubenda e fon-datore di dPixel Srl. Ma al Meetingabbiamo ascoltato anche AlbertoOnetti diMindThe Bridge e CosimoPalmisano CEO e fondatore di EcceCustomer.In sostanza, “sollevando la tazzina”abbiamo cercato di approfondire untema, quello delle startup, che ancoranel nostro Paese rischia di essere ma-teria esclusiva per addetti ai lavori eche invece ha dimostrato di coinvol-gere sempre persone in una sorta di

nuova ondata imprenditoriale.Un’onda che però potrebbe inter-rompersi da un momento all’altro.Non tutti gli startupper ci riescono,anzi le statistiche dicono che soltantouno su dieci ce la fa. Solo per uno diquesti la fiaba ha un lieto fine. Macome diceva G.K. Chesterton nel1909: «Le fiabe non insegnano aibambini che i draghi esistono, lorosanno già che esistono. Le fiabe in-segnano ai bambini che i draghi sipossono sconfiggere». Esistono tantidraghi da combattere, come la disoc-cupazione, la rassegnazione, la sal-vaguardia dei privilegi che non hannopiù senso, ma forse il drago piùgrande da superare è la nostra Emer-genza Uomo, la nostra mancanzad’identità.Ma ascoltando le esperienze di questiamici startupper, vedendo il popolodel Meeting di Rimini e i suoi volon-tari, ho visto con i miei occhi e toc-cato con le mie mani che i draghipossono essere davvero abbattuti.

ADDIO AL FUNKYPROFESSOREImprovvisamente scomparso la notte del 13 ottobre, fu ospite entusiasta del Meeting nel 2012. Un grande amico!

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SPETTACOLI

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SPETTACOLI

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Grande successo per gli spettacoli di teatro e musica andati inscena sul palco del Meeting. E per la prima volta anche unareplica a sorpresa per il pubblico rimasto senza biglietto.

di Otello Cenci

CHESPETTACOLO...

Il programma degli spettacoli del-la passata edizione ha registratoil tutto esaurito in quasi tutti gli

appuntamenti. IlTeatro è stato il gene-re più presente, con pieces molto dif-ferenti fra loro, ma che hanno tuttesaputo contribuire in modo signifi-cativo all'approfondimento del titolo'Emergenza uomo'.Il giudizio del pubblico è stato posi-tivo, al punto che a gran richiesta, perla prima volta nella storia dell'eventoriminese, si è arrivati ad aggiungererepliche in corso d'opera, come nelcaso del monologo 'Il mio nome èPietro', che l'interprete Pietro Sarub-bi si è gentilmente prestato di rap-presentare per il pubblico rimasto sen-za biglietto alla prima.Eccezionale è stata la collaborazioneda parte di tutti gli artisti presenti,che hanno capito e condiviso la pecu-

liare anima del Meeting, in grado difar dialogare persone tanto distantiper cultura, storia e provenienza.Per questo ne approfitto per fare unmio ringraziamento personale a San-dro Lombardi, il grande interpretedelTeatro italiano, protagonista del-lo spettacolo inaugurale 'Le confes-sioni di Agostino', un attore immen-so per talento e per umiltà, grazie acui abbiamo potuto presentare unprogetto ambizioso e bellissimo cheha appassionato e interrogato le tre-mila persone presenti in sala e tantealtre raggiunte dall'eco della serata.Ma i ringraziamenti non possono cer-to fermarsi qui: devo dire grazie anchea Enzo Iachetti, giunto pure lui perla prima volta al Meeting per pre-sentare lo spettacolo dedicato aGabere rimasto affascinato dalle 5.000persone presenti in sala e prima >

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SPETTACOLI

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ancora dall'incontro con i volontarie dalla mostra di Chesterton; graziea TimReckart, il giovane candidatoall'Oscar e presidente di giuria delMeeting Rimini Film Festival chegiunto da Los Angeles ha impiega-to poche ore per ambientarsi e muo-versi familiarmente nei padiglionidella fiera alla programmata scoper-ta dimostre, incontri e ristoranti insie-me al virtuoso e silenzioso pianistaLukas Vondracek, di origine ceca,incontrato pochi minuti prima checommentava 'veramente strano e bel-lo questo Meeting, di solito dei postidove vado a suonare vedo solo il came-rino'; grazie ai giurati del MeetingRimini Film Festival che da anni, sot-to il prezioso e discreto coordina-mento di Simonetta d'Italia, svolgo-no un servizio insostituibile per ren-dere il festival un'opportunità di incon-tro e confronto tra maestri e nuoveleve; grazie agli amici di Sentieri delCinema con cui da due anni colla-boriamo per presentare pellicole ori-ginali e interessanti da gustare e giu-dicare insieme; grazie all'entusiasmocon cui i giovani componenti dellecinque band provenienti da tutta Ita-lia hanno fatto festa ogni sera sul pal-co delle piscine dando nuovo smaltoa brani indimenticabili e offrendo

nuova energia ai volontari giunti altermine dei turni; grazie a chi da anni,con pazienza e grande professiona-lità, ci avvicina alla musica classica,donandoci capacità di ascolto e ori-ginali ipotesi interpretazione; graziea Paolo Jannacci e per aver accetta-to un'impegnativa 'staffetta' di aereipur di tornare con noi a Rimini; gra-zie agli attori che si sono prestati sen-

za lamentela alcuna a provare, in ago-sto, in spazi privi di aria condiziona-ta con costumi non propriamente esti-vi e a quelli che, con eguale sempli-cità e determinazione, hanno orga-nizzato le loro prove in spazi di for-tuna tra i tavoli di un bar e una gela-teria; grazie a Lev Dodin, regista diSan Pietroburgo, considerato a ragio-ne un genio del Teatro del ‘900 cheha incontrato i tanti appassionati conun affetto e una verità indimentica-bili; grazie a tutti quelli che su unpal-co o dietro le quinte, hanno cantato,suonato, recitato, scritto, danzato,amplificato, illuminato,montato, orga-nizzato, portato l'acqua con così tan-ta passione e gratuità, inseguendo ilmassimo in ogni piccola cosa, sapen-do che il massimo è sempre un rega-lo!

Infine un'importante novità!Alcuni degli spettacoli presentati que-sta estate e di cui vedete qui le foto-grafie, sono disponibili per essere rap-presentati nel corso dell'anno, perportare un po’ di Meeting a casa.Guarda come sul sito:www.meetingrimini.org

Enzo Iacchetti durante il suo spettacolo

Sandro Lombardi interpreta Sant’Agostino durante lo spettacolo inaugurale

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IN MOSTRA

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Dritti al cuoredeivisitatori

Il tema dell’Europa, il volto ritro-vato di Manoppello, la Natura, ilcielo in casa Chesterton, la testi-

monianza della Chiesa Ortodossa rus-sa. Difficile raccontare le grandi mostre2013 del Meeting senza essere ridut-tivi nei confronti dell’interesse susci-tato nei visitatori. Il bilancio delle espo-

sizioni anche quest’anno è stato al disopra delle attese, registrando un gran-de successo di pubblico. Grazie alletestimonianze di chi ha dato vita aqueste mostre, è più semplice riper-correrle e coglierne l’essenza.«È andato tutto molto bene, ho fattomolte visite guidate, la gente con cui

ho parlato o che ho sentito ha apprez-zato molto il lavoro fatto», raccontaUbaldo Casotto, curatore de Il Cieloin una stanza: benvenuti a casa Che-sterton . «I volontari che hanno costrui-to e riprodotto la casa dell’artista pez-zo per pezzo, sono stati bravissimi ebravissime le guide che si po’ dire sisono impadronite dallo spirito di Che-sterton».PadreFrancescoBraschi, uno dei cura-tori della mostra La luce splende nelletenebre. La testimonianza della Chiesaortodossa russa negli anni della persecu-zione sovietica, sottolinea che «le visi-te sono state davvero tantissime, 20mila i visitatori, coinvolti e fortemen-te interessati ad una storia che puòsembrare distante».La storia e l’antico dialogo dell’Uomocon la Natura sono i temi della mostradell’associazione EURESIS, dal tito-loNaturale,Artificiale,Coltivato. «Mostraricca, piena di piante, fatta di ogget-

Quasi 100mila persone hanno visitato quest’annolemostre del Meeting. Abbiamo chiesto ai curatori com’è andatae qual’è stata la loro esperienza.

di Simona Angela Gallo

La casa di Chesterton ricostruita al Meeting

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IN MOSTRA

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ti e ciò è piaciuto molto - spiega l’or-ganizzatore Carlo Soave - L’allesti-mento era la storia stessa, era tutto sot-to l’occhio del visitatore. Nella partecentrale la “montagna” e intorno tut-to il coltivato, quindi l’artificiale; 10milaanni da osservare. In questo passag-gio, in questo rapporto, la magia e ilsenso dell’esposizione che ha colpitotutti».Di una particolare intensità vissuta,parla Raffaella Zardoni curatrice del-la mostra Il Volto Ritrovato. I trattiinconfondibili di Cristo. «La mostra hapreso forma grazie all'apporto di per-sone che non si conoscevano tra loroe non conoscevano nulla della storiadel Mandylion, della Veronica o diManoppello, il risultato è stato incre-dibile, molto più originale e comple-to di quanto pensato da noi curatori.A conferma di ciò, il flusso ininter-rotto di visitatori e, nei giorni postMeeting, il moltiplicarsi delle visite alVolto Santo di Manoppello».Un forte interesse, oltre ogni previ-sione, ha attirato la storia dello scrit-tore e giornalista londinese GilbertKeith Chesterton. «Mi ha colpito l’at-tenzione di chi scopriva questo gran-de uomo - sottolinea Ubaldo Casot-to - lo stupore tra gli altri di Enzo Iac-

chetti e del comico Giacomo Poretti.Anche Don JuliánCarrón, in visita dipochi minuti, si è soffermato per l’in-tera esposizione. Poi in cucina alcunivolontari gli hanno offerto una birrae lui ha brindato in nome di Chester-ton».La coesione dei volontari nell’allesti-mento delle mostre è stato evidenzia-to anche da Padre Braschi: «Dei 60volontari che hanno lavorato allamostra,12, di nazionalità russa, saranno a gen-

naio alla Biblioteca Ambrosiana peruno stage, ospitati da amici milanesiconosciuti proprio al Meeting. Emo-zionante vivere con loro la scoperta deiMartiri. Una ragazza vorrebbe fareaddirittura la tesi su queste storie, altrifaranno un corso di russo e c’è chi hatradotto dei testi, mai tradotti prima,dal russo all’italiano.Questo dimostraquantamobilitazione della mente si siacreata.Mi auguro che questa esperienzadiventi contagiosa soprattutto nel supe-ramento delle diversità fra cattolici eortodossi».RaffaellaZardoni raccon-ta la visita in mostra di padre AzyrianAntranig, dalla Siria, e le sue parole:«Appena ho saputo che questa mostraera sul volto di Cristo mi sono sentitocommuovere.Che potenza ha dunqueCristo da muovere il cuore dell'uomosolo nel sentirlo nominare?».«L’esposizioneNaturale, artificiale, col-tivato. L’antico dialogo dell’uomo con lanatura – concludeCarlo Soave - è giàitinerante, ha tante richieste ovunquee stiamo lavorando ad un grande even-to per un’importante esposizione nel2015».Il racconto di chi ha lavorato allamostrasull’Europa, inaugurata alMeeting dalPresidente del Consiglio dei MinistriEnrico Letta, l’avete già letto nell’ar-ticolo a pagina 17.Una visita guidata alla mostra sul Volto Sacro di Manoppello

Un’immagine della mostra sui “Martiri russi”

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STORIE

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Le cose più importanti né si in-segnano, né si imparano, si in-contrano». Annotata su un fo-

glio sgualcito, questa citazione mi hafolgorato appena rientrata da Rimini.È proprio così chemi piace definire lamia esperienza: un incontro speciale,che plasma giorno dopo giorno lacreta della mia vita. È bene premet-tere che quest’anno ho partecipatoper la prima volta e come volontarioal Meeting, diventato per me “tocca-sana per lo spirito”. È sempre moltoemozionante e anche difficile raccon-tare e riuscire a spiegare la mia espe-rienza, avvenuta molto per caso e conuna buona dose di incoscienza.Facendo zapping in tv, sono stata in-curiosita dalla testimonianza di unvolontario che ormai da molti annipartecipa alMeeting.Attratta da que-

st’evento ho cominciato a cercare in-formazioni e, fatta la richiesta, misono ritrovata a Rimini a collaborarecome volontario per l’Ufficio Stampa,inconsapevole e del tutto spaesata.L’arrivo in fiera è stato molto confuso,tranne il responsabile del mio settorenon conoscevo nessuno. I primi giornispesso ero sola, seduta a bordo pi-scina continuavo a ripetermi che ametà settimana avrei abbandonato esarei tornata a casa, tanto in quel ma-rasma di gente nessuno si sarebbe ac-corto della mia assenza,ma dentro dime sapevo che non l’avrei mai fatto eche sarebbe stata un’esperienza unica,in fondo non è forse vero che per ar-rivare all’alba non c’è altra via che lanotte? Ero lì e non era un caso, do-vevo solo affidarmi e lasciarmi an-dare, mi sentivo unamatita nelle mani

di Dio. L’incontro con tutto l’UfficioStampa mi ha molto intimorita,c’erano tanti professionisti ed io con-tinuavo a sentirmi sempre più piccolae mi ripetevo che il prossimo anno sa-rei tornata facendo una cosa menoimpegnativa. Che assurdità: ero lì evolevo scappare, ma pensavo già alprossimo anno! La cosa straordinaria,alla quale oggi purtroppo si è pocoabituati, è stata vedere i volti rassicu-ranti, lo sguardo dolce, gli abbraccifraterni delle persone a me vicine chesemplicemente volevano rasserenarmie dirmi che non c’era nulla di cui pre-occuparsi. Prezioso è stato il discorsodi accoglienza: «non eravamo lì perdimostrare a qualcuno il nostro valorein base alla qualità e al lavoro che sta-vamo svolgendo, perché la sola nostrapresenza ne costituiva il valore». Il ri-cevere incondizionatamente la fiduciae la stima per il mio impegno e per lamia sola presenza lì, il respirare la fa-miliarità e la letizia sono stati la chiavefondamentale della mia esperienza. Ilmio essere mendicante, il mio esseredisarmata e priva di impalcature mihanno permesso di ricevere molto dipiù di quello che sono riuscita a do-nare. Oggi, con consapevolezza, hocominciato a guardare la vera essenzadelle cose che mi sono accadute e mirendo conto di quanto sarebbe statoinutile rimanere fermi. Questa bel-lezza è parte di me e quando si portanel mondo quello che si ha dentro, ac-cadono i miracoli.Mi piace concludere citando DonGiussani: «La cosa che Dio mi hafatto capire è stata questa: ‘Tutto ciòche hai fatto, tutto ciò che è venutodal tuo primo passo al Berchet, tuttociò che si è sviluppato da quella con-dizione elementare (...), tutto ciò cheè nato sono Io che l’ho fatto nascere’dice il Signore». Nulla accade percaso, tutto ha un senso, un signifi-cato, uno scopo. So di non poter per-dere ciò che ha saputo trovarmi, nonho più paura. Ora tocca ancora unavolta a Dio.

Un incontrospeciale

Il racconto di una volontaria dell’Ufficio Stampa,arrivata al Meeting per “caso”.

di Concetta Russo

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MEETING CAIRO

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Ai bordidel Nilo

Lo scorso 13 ottobre si è tenuta la seconda edizione del Meeting Cairodal titolo “La legge stabilisce confini o edifica ponti?”

di Roberto Fontolan

EcosìTahani,Wael e Ayman cel’hanno fatta. Si sono battuticon tenacia e il Meeting del

Cairo, seconda edizione, è già entra-to nel catalogo degli avvenimentimeri-tevoli di attenzione del 2013.UnMee-ting limitato ad una sola giornata: duesessioni, un pranzo in battello sul Nilo

e un concerto. Un Meeting ben con-scio che quel che da quasi tre anniattraversa l’Egitto non consente esa-gerazioni e trionfalismi.Un Meeting rimandato troppe volteda quella prima storica edizione del2010 e sull’orlo di un ennesimo rin-vio (le ragioni sono ovvie: la rivolu-

zione di piazza Tahrir, poi la transi-zione, poi il disastro dei FratelliMusul-mani al potere, poi la rivolta di giu-gno contro Morsi, poi i militari). Einvece ecco l'Opera House ai bordidel Nilo (tra poco ci sarà l’Aida), eccoi giovani volontari, radiosi dopo treanni di attesa disperata, ecco le tele-visioni e le interviste a raffica, eccol’elite intellettuale e politica liberal emoderata del Cairo arrivare sfidandoil traffico insensato della città.Che si presenta uguale a se stessa,come l’abbiamo conosciuta in tuttiquesti anni: urlante, polverosa, strac-ciata e irresistibile. È di notte che ilCairo diventa spettrale, con i checkpoint e i carri armati che la fanno asso-migliare alla vecchia Beirut e con que-stoNilo scurissimo,nemmeno un bat-tellino-paccottiglia, di quelli che spa-rano la musica a mille e brillano diluci multicolori come luna park. Damezzanotte c’è il coprifuoco. Il silen-zio porta i pensieri di un Egitto alla

Un’immagine del Meeting Cairo 2010

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MEETING CAIRO

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ricerca di una faticosissima strada perdiventare qualcosa di nuovo, qualco-sa che non è mai stato e che non haparagoni: una democrazia araba dota-ta di una fondamentale identitàmusul-mana, rispettosa dei diritti delle altrefedi e non fedi, rigorosa nella tuteladei diritti degli individui. O siamotroppo? Si domandano i pionieri delMeeting Cairo in questa dura enig-matica transizione.Oh certo, noi "del-la riva nord", noi occidentali, noi ame-ricani vorremmo aver già sistematotutto.Non abbiamo tempo, c’è inter-net, e abbiamo dimenticato che percostruire le nostre democrazie ci sonovolute guerre e decenni. C’è la rivo-luzione inEgitto? Bene, il giorno dopovogliamo i partiti e i sindacati, le stra-de pulite e il welfare, il parlamento ela giustizia indipendente, le elezionie la sicurezza. I nostri giornali incal-zano, i nostri diplomatici analizzano,le “nostre” organizzazioni internazio-nali esigono. Invece la realtà è com-plessa e la complessità stanca gli anno-iati, i superficiali e i facinorosi. Daigiorni di piazza Tahir in Egitto sono

già passati tre regimi, una transizio-ne, molti morti.L’Opera House allora, per incontrar-si (primo punto, perché è chiaro cheincontrarsi “alla maniera del Meetingdi Rimini” è la cosa più importanteanche qui) e per dialogare di demo-crazia, costituzione, diritto. Titolo:"La legge stabilisce confini o edificaponti?". Si noti che in queste setti-mane unaAssemblea nazionale ristret-ta sta elaborando il nuovo testo costi-tuzionale, che verrà finalizzato e sot-toposto a referendum entro dicem-bre. Così si spiega la determinazionedegli organizzatori che hanno perse-guito l’obiettivomeeting a tutti i costi:era questo il tempo perfetto per farequalcosa di buono. E innanzituttohanno portato al Cairo la superstardei costituzionalisti, l’americano cosmo-polita Joseph Weiler (ora presiedel’Università Europea di Fiesole, la piùimportante istituzione accademicacomunitaria, ma al Cairo era a titolopersonale ed è stato apprezzatissimoquando all’esordio ha detto: “Vengoqui con grande umiltà”), che ha illu-

strato i due grandi modelli costitu-zionali dell’Europa, Francia e GranBretagna, esaminandone la “concilia-bilità” in chiave continentale. Ne ènata una discussione che ha appas-sionato l’uditorio, popolato di auto-rità, accademici e membri di organi-smi nazionali e consigli superiori(l’Egitto ne abbonda).La seconda “invenzione” delMeetingè stata l’edizione araba del libro “Espe-rienza elementare e diritto”, degli ita-lianiMartaCartabia, giudice alla Cor-te Costituzionale, e Andrea Simon-cini, costituzionalista di Firenze: perpoter riflettere di legge e giustiziasecondo una prospettiva interamen-te e radicalmente umana, valida a ognilatitudine culturale.A chiudere la gior-nata un monumentale concerto “perla libertà” allestito con orchestra coroe cantanti solisti. Ma il sipario sulMeetingCairo 2013 è calato solo pocoprima del coprifuoco, alla fine del talkshow serale della prima tv egiziana,ospiti JosephWeiler,Tahani al Giba-li eWael Farouq.Grazie Cairo, e buo-na notte.

Un’immagine del Cairo

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