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Fiorella Carollo NUOVE EROINE AL CINEMA VENTI ANNI DI CINEMA DECLINATO AL FEMMINILE www.donnecinema.it

NUOVE EROINE AL CINEMA (estratto)

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20 anni di cinema declinato al femminile. Di Fiorella Carollo.

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Fiorella Carollo

NUOVE EROINE AL CINEMA

VENTI ANNI DI CINEMA

DECLINATO AL FEMMINILE

www.donnecinema.it

Proprietà letteraria riservataFiorella Carollo, Nuove eroine al cinema © 2009

In collaborazione con www. donnecinema. ite l’Associazione “Un film per crescere”

In copertina foto di Annalisa Ceolin

Prodotto da Spazio SputnikGrafica e impaginazione: Mirko Visentinwww. spaziosputnik. it

Finito di stampare nel mese di marzo 2009 presso Laser Copy Center di Peschiera Borromeo (MI)per conto di MiMiSol Edizioni – www.mimisol.it

Fiorella Carollo

NUOVE EROINE AL CINEMA

VENTI ANNI DI CINEMA

DECLINATO AL FEMMINILE

Saggi e recension i

www. donnecinema. it

Sono molti gli anni di collaborazione tra Fiorella Carollo e il Centro Donna del Comune di Venezia, anni importanti per tutte le donne italiane e non solo per coloro che hanno vissuto in prima persona l’impegno, le battaglie, il confronto talvolta anche aspro che ha connotato la rifl essione femminile.

A quale traguardo sono arrivate? Certamente sotto il profi lo legi-slativo molte sono le leggi che hanno migliorato la condizione della donne in Italia, ma è lecito nel 2009 domandarsi se reale mutamen-to c’è stato nella cultura, nella diffusione della presenza femminile, nel sentire di questa nostra società.

Fiorella Carollo ricorda lo scarso potere delle donne nel mondo della cinematografi a dove non possono raccontare le loro storie e dove i ruoli sono per lo più limitati a stereotipi di fi danzata, moglie, amante, prostituta. E negli altri campi?

Solo il 3-4% delle laureate arriva a svolgere funzioni di ammini-stratore delegato; nelle grandi aziende come nella pubblica ammini-strazione le donne che hanno in mano il potere sono così poche che fanno notizia; siamo uno dei paesi al mondo con meno donne al Parlamento. Eppure lavorano e molto, fuori casa e dentro e coloro, le poche che ce l’hanno fatta, faticano il triplo dei colleghi uomi-ni come se dovessero farsi perdonare il raggiunto successo. Troppo spesso per farcela tendono ad aderire al modello maschile.

L’impegno di Fiorella e delle molte donne instancabili come lei, credo sia di ricordare innanzitutto alle stesse donne di tornare a pra-ticare pienamente la propria femminilità che signifi ca valorizzare le differenze, evitare qualsiasi forma di omologazione, tentare di non rinunciare al proprio privato e trasformare tutto ciò in una grande ricchezza per donne e uomini.

Gabriela CamozziResponsabile Centro Donna Comune di Venezia

Nuove eroine al cinema

Alle mie fonti d’ispirazione Artemide & Afroditearchetipi di un femminile che sa coniugare forza e dolcezza e sa amare nell’indipendenza

Sommario

Introduzione 11

1 Road movie al femminile 15Thelma & Louise 15

2 Il cinema di Jane Campion 19Un angelo alla mia tavola 19Lezioni di piano 20Ritratto di signora 23Holy Smoke – Fuoco sacro 24In the cut 26

3 Il mito della grande madre 28L’albero di Antonia 28

4 Tango: metafora della relazione 32Lezioni di Tango 32Iris –Un amore vero 35Yes 36

5 Incesto 39Segreti 39

6 Meno male che c’è Nancy Meyers! 42Quello che le donne vogliono 43Tutto può succedere 44L’amore non va in vacanza 46

7 L’amicizia tra donne 47I sublimi segreti delle Ya-Ya Sisters 49Felicità: Singolare Femminile 50La tigre e il dragone 52Sposami Kate! – Crush 53The Mother 54Calendar Girls 56Fast Food, Fast Woman 5728 giorni 58

North Country – Storia di Josey 60

8 Giovani eroine 62Mississippi Masala 62Un bacio appassionato 63Le donne vere hanno le curve 64La ragazza delle balene 66Girlfi ght 67Blue Crush 69

9 Altri mondi 71Harem Suare 71Viaggio a Kandahar 72Satin rouge 74Born into Brothels 76The New World – Il Nuovo Mondo 78La Masai bianca 80The Snow Walker 82

10 Casa nostra 84L’amore molesto 84L’albero delle pere 85L’amante perduto 86Le acrobate 87Pane e tulipani 87Le fate ignoranti 88La fi nestra di fronte 89Il più bel giorno della mia vita 90Angela 91Le chiavi di casa 92Mi piace lavorare (Mobbing) 94Prendimi l’anima 95Primo amore 96L’odore del sangue 97

Nota biografi ca 101

L’anno 1990 si concluse ad Hollywood con un articolo di denun-cia da parte di due giornaliste del Los Angeles Time che fece molto scalpore e diede l’avvio a tutta una serie di reazioni. Le due giorna-liste commentavano un dato statistico che rendeva noto al pubblico come il 70% di tutti i ruoli nei fi lm prodotti a Hollywood, fossero coperti dagli uomini e solo il rimanente 30% dalle donne.

L’attrice Meryl Streep si unì alla loro denuncia nel suo discorso alla Conferenza nazionale delle donne che fu poi riportato da più parti. L’allora Presidente dell’organizzazione “Women in fi lm”, che si batte appunto per una maggior rappresentanza delle donne nei fi lm, così commentava: «Se guardiamo alla struttura gerarchica ad Hollywood, vediamo che è predominatamene bianca e maschile. Le persone che commissionano i copioni, trovano i copioni e poi dirigono e scrivono le storie sono uomini. Gli uomini raccontano le storie dal loro punto di vista, e la voce delle donne non viene ascoltata. Punto».

Il 1990 aveva visto il successo di fi lm come Ghost e Pretty Woman che avevano convinto i guru di Hollywood a puntare sulla nicchia di mercato dei cosiddetti fi lm sentimentali, diretti ad un pubbli-co femminile. Ma dovettero subito ricredersi. Nel 1991 l’uscita sul grande schermo di Thelma & Louise ridisegnò per sempre i confi ni claustrofobici in cui erano rinchiusi i ruoli femminili, segnò l’inizio di una nuova entusiasmante stagione cinematografi ca, e cambiò per sempre l’immaginario femminile.

I volti sorridenti di Jeena Davis e Susan Sarandon a bordo della loro sportiva Thunderbird da fuorilegge, sono entrati a far parte del-

INTRODUZIONE

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la storia del cinema. Come ha detto qualcuno: «Thelma & Louise sono splendide Meduse dai rilucenti capelli rossi e dagli occhi scin-tillanti». Film controverso, amato e attaccato dalla critica femmini-sta accreditata, tale è stato il dibattito che ha scatenato negli Stati Uniti da indurre il «Times» a dedicargli una copertina.

Scritto dalla sceneggiatrice Callie Khouri alla sua prima prova e diretto da Ridley Scott, il regista di Alien e Blade Runner, il fi lm si in-serisce nella tradizione americana del road movie e lo interpreta per la prima volta al femminile. Interrogata su che cosa l’avesse spinta a scri-vere la sceneggiatura, Callie Khouri dice: «Ero stanca dei ruoli passivi che le donne hanno al cinema. Non conducono mai una storia e non stanno mai al volante. È talmente raro andare al cinema e pensare: “Oh, questo sì che è un personaggio femminile interessante!”. Sento che i ruoli disponibili per le donne nei fi lm di Hollywood sono per lo più limitati a degli stereotipi: la fi danzata, la moglie, l’amante, la prostituta, la donna malata di cancro, la vittima di stupro. Volevo fare qualcosa al di fuori di questi schemi». Le sue eroine gettano al vento passività e vittimismo, assaporano il gusto dell’azione e danno libero sfogo alla rabbia godendo del sapore agrodolce della vendetta. Con Thelma & Louise si inaugura la stagione delle donne arrabbiate al cinema: non più vittime ma ribelli vendicatrici.

Non più vittima

L’attrice che più di ogni altra tra gli anni ’80 e ’90 ha impersonato l’evoluzione riassunta nel motto «non più vittima» è sicuramente Jo-die Foster. Amata dal grande pubblico, in lei hanno acclamato la na-scita di una nuova eroina cinematografi ca, in perfetta sintonia con il cambiamento dei tempi. Jodie Foster ha scelto per sé ruoli segnati dal-la vulnerabilità che spesso contrassegna l’esperienza delle donne, ma accanto alla vulnerabilità i suoi personaggi sono carichi di passione e determinazione. Consacrata nell’Olimpo delle star con il fi lm Sotto accusa del 1989 di Jonathan Kaplan, interpreta il personaggio di Sara che, da vittima di stupro, non accetta di essere relegata nel silenzio e con rabbia prima, coraggio e paura dopo, rivendica giustizia per sé.

Il 1991 non è solo l’anno di Thelma & Louise, è anche l’anno che vede sul grande schermo Il silenzio degli innocenti di J. Demme. Jodie Foster interpreta la parte dell’agente Clarice Sterling, mandata a interrogare e contrattare con l’assassino psicopatico, soprannomi-nato “il mostro” per le sue efferatezze. L’interpretazione della Foster regala al cinema un’altra eroina memorabile ritratta in tutta la sua vulnerabilità e determinazione a non lasciarsi sopraffare. Il suo per-sonaggio trasuda per tutto il fi lm paura e ambizione, angoscia e determinazione, intuito e volontà.

Gli anni ’90 l’hanno vista impegnata in diversi ritratti femmi-nili che vanno da Sommerby a Neill a Panic Room. Nel fi lm Contact (1999), tratto dal romanzo di Carl Sagan, è una giovane scienziata guidata da una passione che ha in lei radici profonde, germogliate nell’infanzia quando condivideva con il padre l’amore per l’astrono-mia. Bella e seducente nella sua passione, non rinuncia a perseguire il sogno di cercare segni di vita nell’universo. Nonostante venga più volte messa da parte da uomini più scaltri e ambiziosi e nonostante il suo operato venga equivocato e posto sotto attento scrutinio in più occasioni, questa donna non si lascia mai sconfi ggere e rimane fedele al suo sogno, trovando sempre un modo per tornare a galla senza vendersi.

I personaggi portati sullo schermo da Jodie Foster raccontano il viaggio mitico dell’Eroe/Eroina che deve passare attraverso fasi diffi cili in cui potrebbe perdersi, o perdere quello che ha conqui-stato, ma ha sempre una risorsa interiore a cui si affi da per superare l’ostacolo. Non rinuncia mai a se stesso, non abdica alla propria autorità interiore.

Jodie Foster ha non solo rifi utato lo status di vittima per le sue interpretazioni femminili, ma anche quello di eroina romantica, preferendo rimanere fedele al suo intento di testimoniare l’evoluzio-ne dei ruoli femminili moderni e saggiarne quindi le potenzialità

Donne d’azione

Dalla fi ne degli anni ’90 le donne vengono ammesse nell’arena

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del fi lm d’azione, fi no ad allora riserva esclusiva dell’eroe maschile. Il decennio trascorso ha ormai aperto una breccia e i ruoli femminili sono più vari, più in sintonia con le trasformazioni del ruolo sociale delle donne, grazie anche all’intraprendenza delle attrici che sempre più numerose fondano le loro case di produzione allo scopo preciso di fi nanziare i loro fi lm che altrimenti stenterebbero a vedere la luce. È il caso di Jodie Foster e la sua Egg Productions, ma anche la ve-terana Goldie Hawn e le giovani Sandra Bullok e Drew Barrymore, per citarne alcune. Inoltre, altro fatto non trascurabile, la seconda metà degli anni ’90 ha visto lo spostamento di dirigenti alla testa di grandi studios come la Paramount e la Fox: per la prima volta ci sono delle donne nella stanza dei bottoni e azzardano scelte fi lmiche che i loro predecessori non amavano fare.

Le attrici hollywoodiane diventano quindi sempre più “donne d’azione” e riescono ad avviare progetti con registi affermati e pro-duttori che incominciano ad intravedere nuove possibilità, nuovi fi loni e generi da rivedere in ottiche diverse. Arrivano così sugli schermi le discendenti di Ripley, l’eroina di Alien (1979): si tratta di donne molto determinate, esperte di combattimento corpo a corpo, sono, come Ripley, le versioni femminili del supereroe. Le Charlie’s Angels, Lara Croft di Tomb Rider, le donne cibernaute di Matrix, le vendicatrici di Kill Bill, le agenti speciali delle varie missioni im-possibili: questi personaggi non hanno alcun impatto carismatico e innovativo a confronto con i fi lm fi nora citati, sono un prodotto cinematografi co per intrattenere il pubblico, come i loro partner maschili.

Il vero empowerment lo dobbiamo cercare nei personaggi femmi-nili di registe coerenti come l’australiana Jane Campion, la britanni-ca Sally Potter, le italiane Francesca Archibugi e Cristina Comenci-ni, le indiane Mira Nair e Gurinder Chadha. I loro fi lm, anno dopo anno, sondano puntualmente l’universo femminile, ne registrano gli umori, le sfi de, i condizionamenti, l’asfi ssia che caratterizza i loro ruoli sociali, l’apertura a sviluppi inediti, il fallimento del sogno ro-mantico. Queste registe, ma non solo loro, testimoniano con i loro fi lm la vera evoluzione del “personaggio femminile” i nuovi volti delle eroine del duemila.

Thelma & LouiseThelma & Louise, Ridley Scott, 1991

Ero stanca dei ruoli passivi delle donne. Non guidavano mai le storie perché non guidavano mai la macchina. [Callie Khouri, sceneggiatrice del fi lm]

Thelma è una giovane donna sposata bistrattata dal marito, Louise è la sua amica di qualche anno più grande, lavora come cameriera nel diner del paese ed è innamorata di Willy, che gio-ca un po’ a fare il duro e si fa desiderare. Le due amiche hanno concordato per un fi ne settimana tutto per loro in montagna ma non ci arriveranno mai perché sulla loro strada incrociano Aa-ron, un bellimbusto di provincia, sposato e fedifrago che dopo aver fatto bere a Thelma qualche bicchiere di troppo, decide che è arrivato il momento per un po’ d’intimità nel parcheggio del bar. Louise arriverà giusto in tempo per salvare Thelma da uno stupro, ma Aaron, non contento d’aver perso quest’occasione di divertirsi, le ingiuria e Louise gli spara. S’intuisce che la reazione di Louise è dovuta a qualcosa che le è accaduto in passato, che ha fatto scattare in lei un desiderio di riparazione a un torto subìto. Inizia per le due amiche un’odissea che le porterà a ripercorrere non solo tanti scenari a cui il cinema americano ci ha abituato in questi decenni, ma anche a “rivedere” questi scenari sotto una luce diversa. A bordo della loro decapottabile trasformeranno le loro

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ROAD MOVIE AL FEMMINILE

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vite preconfezionate in un’avventura alla scoperta del loro sé e del legame che le unisce.

Thelma & Louise ha avuto la copertina del «Time magazine», fatto questo non così comune per un fi lm del genere, proprio in virtù del grande dibattito che il fi lm ha suscitato e dimostrando ancora una volta che quando si parla di donne in un modo diverso dal consueto, questo non passa inosservato.

Il road movie al femminile

Thelma & Louise appartiene al fi lone dei road movie con la loro formula collaudata del protagonista in fuga, di solito dalla legge, oppure dalle responsabilità. Il viaggio diventa una metafora per un percorso alla scoperta del sé del protagonista, un vero e proprio rito di passaggio.

Nel fi lm il via alla storia viene dato da un tentativo di stupro e la vendetta di Louise le rende colpevoli prima, e la rapina al drugstore di Thelma le trasforma in fuorilegge in fuga poi.

Proprio questo fatto di aver creato nuovi ruoli per Thelma e Louise, anche se ovviamente ci sono già stati casi di donne fuori-legge nella storia del cinema, Bonnie & Clyde ad esempio, e di aver messo due donne in un genere tipicamente maschile com’è appunto il road movie, fa di questo fi lm il prototipo di un nuovo genere, il “road movie al femminile”.

Callie Khouri ha fatto fare alle sue eroine tutto quello che gli uomini hanno fatto nel cinema come fuorilegge, ribelli, gangster to-gliendole dal ruolo di eterne passive e dagli stereotipi consueti. Ma la sua originalità sta nel fatto che non abbiamo qui un mero caso di “travestimento” per cui le donne fanno quello che hanno sempre fatto gli uomini: Callie Khouri ha scritto le vicende chiarendo le “diverse implicazioni” che il viaggio iniziatico ha per una donna. Usa quindi un genere collaudato come il road movie e lo interpreta in chiave femminile.

La metafora del viaggio

Il viaggio delle due protagoniste è un viaggio iniziatico che le porta a riconsiderare la loro identità e a stringere tra loro un nuovo sodalizio: non più legate ad un uomo, sono libere e padrone dei loro corpi e della loro vita.

Il momento emancipatorio per ambedue le donne arriva la pri-ma notte in cui si fermano al Motel e ciascuna di loro è in camera con un uomo. Thelma decide di divertirsi e per la prima volta nella sua vita fa l’amore con un uomo che non sia suo marito... Il mattino dopo la Thelma che si presenta a Louise è un’altra donna! Per Louise le cose cambiano quando, dopo aver chiesto aiuto al suo giovane uomo, scopre che non vuole fuggire con lui. Anche nel momento “magico” in cui lui le dà quello che aspettava da tempo, un anello di fi danzamento, capisce che ormai quello che desidera è la liberta di andare per la sua strada, in compagnia di Thelma.

Il viaggio è contrassegnato da diversi momenti evolutivi. Uno di questi, molto signifi cativo, si svolge tra la natura maestosa dello Utah, sullo sfondo potente e maestoso di tanti fi lm di John Ford. Ridley Scott ce lo mostra non come siamo abituati a vederlo nei fi lm di Ford, solare e abbacinante, bensì al crepuscolo prima e a notte fonda poi, per sottolineare, svelare la diversa forza di questo scenario alla luce della luna. Qui le due eroine si ritrovano fuse in un sentimento di comunione profondo con la natura. Il mondo del-la natura offre alle due donne inseguite una pacifi cazione interiore, un sentirsi tutt’uno con il mondo, il loro destino, loro due unite.

Quando l’inseguimento si fa duro e a loro carico ci sono pesanti incriminazioni, nuovamente c’è un cambiamento: ad una stazione di benzina nel deserto, Louise si spoglia dei suoi gioielli e li baratta con un cappello da cowboy, Thelma getta alla polvere il rossetto prima di lanciarsi a tutta velocità verso il suo destino. Ora che sono donne fermamente al volante della loro vita sono in grado di rispondere, di prendere posizione nei confronti degli atteggiamenti svalutativi che vedono le donne solo come merce, corpi in vendita. La punizione per il camionista volgare e arrogante sarà memorabile.

Il fi nale del fi lm ha suscitato molte polemiche, principalmente

1 Road movie al femminile 17

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molte di noi si sono chieste come mai Thelma e Louise non pote-vano fi nire il loro viaggio vittoriosamente in qualche paesino sulle spiagge del Messico a bere margaritas.

Callie Khouri rivendica la maternità del suo fi nale come l’unico possibile. Cito le sue parole:

Thelma e Louise ormai sono diventate troppo grandi per il mondo. Inoltre realisticamente non potevano più tornare alle loro vite perché dovevano andare in prigione.

Il fi nale vuole quindi essere simbolico, memorabile, emozio-nante. Ciononostante anch’io dico, come la scritta nelle t-shirt che circolarono negli States dopo l’uscita del fi lm: «Thelma & Louise vivono per sempre»

Un angelo alla mia tavolaAn Angel at my Table, Jane Campion, 1990

Il fi lm è la trasposizione cinematografi ca dei tre libri autobiogra-fi ci della scrittrice neozelandese Janet Frame, molto conosciuta in patria e tradotta in tutto il mondo.

Nata in una povera ma dignitosa famiglia, Janet conosce fi n da piccola i rigori di una dura disciplina scolastica; animo poetico che trova solidarietà tra le sorelle, subirà i pregiudizi di un’autorità sco-lastica che emarginava i fi gli provenienti dalle classi meno abbienti. La famiglia sarà messa a dura prova con la morte di Myrtle ed Isabel, e Janet conoscerà la sconvolgente realtà del manicomio. Ce la farà a superare tutto questo grazie alla sua dedizione incondizionata alla poesia e alla letteratura e grazie anche all’aiuto provvidenziale di “angeli” inviati dal paradiso in suo soccorso, che la sospingeranno nei momenti signifi cativi verso direzioni profi cue.

Jane Campion racconta nelle interviste d’aver letto i libri di Ja-net Frame ancora tredicenne e di esserne rimasta molto colpita:

Io m’interessavo in generale ai personaggi trascurati, abbandonati, ai quali non si presta tanta attenzione, ho apprezzato Janet proprio per questo. C’è sempre stato qualcosa che mi ha attratta nel raccontare storie di anti-eroi e nel vederne il loro aspetto eroico. Ciò che Janet suggerisce è tutta la vulnerabilità e la diffi denza che esiste nella gente. Molte persone non hanno sofferto fi no al punto raggiunto da Janet. Ciò che mi attira nelle persone che hanno dei problemi è il fatto che

IL C INEMA DI JANE CAMPION

2 Il cinema di Jane Campion 19

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abbiano un atteggiamento attivo nei confronti della vita. Sento qual-cosa di straordinariamente tenero in questo sforzo umano, uno sforzo sincero e non cinico di tentare di capire l’esistenza.

L’arte come salvezza e compimento

Fin da bambina Janet ha trovato nell’arte la sua risposta e il suo rifugio alla diffi cile situazione della scuola che la discriminava. E l’arte ha continuato ad essere la sua fonte di gratifi cazione e di “sen-so”. Pur avendo conosciuto l’amore, la delusione dell’esperienza l’ha portata ad affi darsi ad una compagna che non la deludeva mai: la scrittura.

Janet è una donna dotata che nasce in un ambiente povero e lotta tutta la vita, o almeno buona parte di essa, per affermare il suo genio letterario ad onta delle pressioni culturali e dei suoi stessi limiti psicologici.

Nonostante il percorso per diventare artista e padroneggiare il proprio strumento sia stato travagliato, Janet Frame è diventata una scrittrice famosa, i suoi libri sono stati tradotti in molti paesi, non si è mai sposata e vive in Nuova Zelanda immersa nella natura come quando era bambina. La sua esperienza in manicomio è stata de-scritta nel libro Dentro il muro (1963). È morta recentemente, nel 2003.

Lezioni di pianoThe Piano, Jane Campion, 1993

Ada è una giovane donna che vive in Inghilterra con il padre e la fi glioletta Flora, non parla più dall’età di sei anni, nessuno sa il perché. Il padre la dà in sposa ad un colono possidente in Nuova Zelanda ed il fi lm inizia con lo sbarco suggestivo di Ada e Flora sulle selvagge coste neozelandesi. Stewart, il promesso sposo, ver-rà a prenderla assieme all’amico Baines, un colono scozzese che a

www.donnecinema.it è nato nel 2004 grazie alla sponsorizza-zione del Centro Donna del Comune di Venezia che ha conti-nuato a finanziarlo per tre anni. Il sito ancor oggi, a quattro anni dalla sua nascita, ha un che di pionieristico, perché nel nostro paese la critica filmica di genere è ai suoi albori ed ha indubbia-mente bisogno di sostegno per essere sviluppata e raggiunge-re la visibilità e dignità che ha nei paesi anglosassoni, anche sul web.Il 2009 vuole essere l’anno della crescita per il sito: nuova veste, ampliamento dell’offerta grazie a nuove collaborazioni, apertura a studenti e studentesse di cinema di Ca’ Foscari che possono trovare qui uno spazio di espressione e dialogo. Il sito insomma vuole diventare interattivo e dinamico, e intende farlo con la pubblicazione di “Nuove eroine al cinema”, che ha la fun-zione precisa di finanziarlo attraverso le sue vendite.

Fiorella Carollo ha iniziato a condividere la sua passione per il cinema dal 1998 grazie ad una fruttuosa sinergia con il Centro Donna del Comune di Venezia. Qui, nel 2001, ha fondato con una trentina di donne l’Associazione “Un film per crescere” e nel 2004, con l’aiuto di Daniela Sacco, filosofa in prestito al web, e Annalisa Ceolin, fotografa, che generosamente ha offer-to le sue foto, ha dato vita a www.donnecinema.itDal 2005 al 2008, benché in trasferta a Bali e “Down Under” Melbourne, ha continuato a scrivere recensioni e analisi filmi-che per il sito.

Se sei una studiosa di cinema e vuoi offrire la tua collaborazione o se sei un’Associazione, un’Assessora o un Comitato di Pari Opportunità e vuoi sostenere questa iniziativa acquistando del-le copie del libro, scrivi a [email protected]

Foto di copertina: Annalisa CeolinGrafica: Mirko Visentin