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Nutrizione e funzioni cognitive nel soggetto anziano ECM 33 FORMAZIONE A DISTANZA La fragilità nell’anziano La definizione del soggetto anziano esclusivamente in base ai parametri anagrafici si è rivelata incapace di cogliere gli aspetti peculiari della condizione di benessere (che non può essere definita esclusivamente in termini di assenza o presenza di malattia) e di definire in termini prognostici le possibilità di sopravvivenza in assenza di dipendenza. Un concetto che si è dimostrato centrale nella comprensione dei bisogni dell’individuo anziano è quello della “fragilità”, espressione che identifica il soggetto predisposto alla rottura, al danno. È nozione comune come l’invecchiamento cronologico si accompagni in una grande percentuale di casi a una progressiva instabilità della salute che determina una suscettibilità verso lo sviluppo di malattie, particolarmente di tipo cronico. L’equilibrio dell’individuo (a qualsiasi livello, da quello dell’omeostasi biologica, fino al più complesso rapporto fra la persona e l’ambiente sociale) diviene precario nell’età avanzata ed eventi anche di lieve entità possono determinarne una rapida e talvolta ineluttabile rottura. In realtà, la risposta dei soggetti anziani agli stimoli ambientali non è uniforme, e talvolta è indistinguibile da quella di un soggetto adulto. Questa diversa capacità di mantenere l’omeostasi (biologica, funzionale, sociale), che identifica il concetto di “fragilità”, ha una traiettoria almeno in parte dissociabile da quella dell’invecchiamento cronologico e, secondo alcuni autori, si accompagnerebbe a modificazioni biologiche e della composizione corporea potenzialmente misurabili. Sebbene la fragilità non sia confinata alla popolazione anziana, questa si osserva prevalentemente nelle persone ultra 85enni (i vecchi-vecchi). Ciò è dovuto al fatto che le limitazioni e le patologie frequentemente associate all’invecchiamento sono parte indistinguibile della condizione di fragilità. L’evidenza recente indica che la maggior parte delle condizioni cliniche che si accompagnano alla fragilità si correla agli effetti fisiopatologici di un alterato equilibrio metabolico, che si manifesta con l’eccessiva espressione di marcatori dell’infiammazione od ormonali. È la fragilità e non l’età o la diagnosi nosologica di malattia il parametro di riferimento su cui stimare l’intensità e la tempestività della cura necessaria, il setting assistenziale più appropriato, la durata della degenza media necessaria alla risoluzione di un fatto acuto e l’uso delle risorse mediche e assistenziali. La fragilità è provocata dall’incapacità dei sistemi biologici ai vari livelli (dalla cellula alla persona) di conservare l’omeostasi. Nella definizione di fragilità non si può trascurare il ruolo esercitato dalle condizioni socio-economiche nel determinare lo stato di salute. Dott. Angelo Bianchetti Istituto Clinico S. Anna di Brescia e Gruppo di Ricerca Geriatrica di Brescia Modulo APPROFONDIMENTO 1 1

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Nutrizione e funzioni cognitive nel soggetto anziano

ECM33FORMAZIONE A DISTANZA

La fragilità nell’anzianoLa de� nizione del soggetto anziano esclusivamente in base ai parametri anagra� ci si è rivelata incapace di cogliere gli aspetti peculiari della condizione di benessere (che non può essere de� nita esclusivamente in termini di assenza o presenza di malattia) e di de� nire in termini prognostici le possibilità di sopravvivenza in assenza di dipendenza. Un concetto che si è dimostrato centrale nella comprensione dei bisogni dell’individuo anziano è quello della “fragilità”, espressione che identi� ca il soggetto predisposto alla rottura, al danno.

È nozione comune come l’invecchiamento cronologico si accompagni in una grande percentuale di casi a una progressiva instabilità della salute che determina una suscettibilità verso lo sviluppo di malattie, particolarmente di tipo cronico. L’equilibrio dell’individuo (a qualsiasi livello, da quello dell’omeostasi biologica, � no al più complesso rapporto fra la persona e l’ambiente sociale) diviene precario nell’età avanzata ed eventi anche di lieve entità possono determinarne una rapida e talvolta ineluttabile rottura. In realtà, la risposta dei soggetti anziani agli stimoli ambientali non è uniforme, e talvolta è indistinguibile da quella di un soggetto adulto. Questa diversa capacità di mantenere l’omeostasi (biologica, funzionale, sociale), che identi� ca il concetto di “fragilità”, ha una traiettoria almeno in parte dissociabile da quella dell’invecchiamento cronologico e, secondo alcuni autori, si accompagnerebbe a modi� cazioni biologiche e della composizione corporea potenzialmente misurabili.

Sebbene la fragilità non sia con� nata alla popolazione anziana, questa si osserva prevalentemente nelle persone ultra 85enni (i vecchi-vecchi). Ciò è dovuto al fatto che le limitazioni e le patologie frequentemente associate all’invecchiamento sono parte indistinguibile della condizione di fragilità. L’evidenza recente indica che la maggior parte delle condizioni cliniche che si accompagnano alla fragilità si correla agli effetti � siopatologici di un alterato equilibrio metabolico, che si manifesta con l’eccessiva espressione di marcatori dell’in� ammazione od ormonali.

È la fragilità e non l’età o la diagnosi nosologica di malattia il parametro di riferimento su cui stimare l’intensità e la tempestività della cura necessaria, il setting assistenziale più appropriato, la durata della degenza media necessaria alla risoluzione di un fatto acuto e l’uso delle risorse mediche e assistenziali. La fragilità è provocata dall’incapacità dei sistemi biologici ai vari livelli (dalla cellula alla persona) di conservare l’omeostasi. Nella de� nizione di fragilità non si può trascurare il ruolo esercitato dalle condizioni socio-economiche nel determinare lo stato di salute.

Dott. Angelo BianchettiIstituto Clinico S. Anna di Brescia

e Gruppo di Ricerca Geriatrica di Brescia

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Nutrizione e funzioni cognitive nel soggetto anziano

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Un altro elemento strettamente connesso alla fragilità (e al rischio di sviluppare disabilità) è la po-lipatologia. Dal punto di vista epidemiologico è stato dimostrato che nella popolazione degli ultra 65enni ogni quinquennio di età è caratterizzato da un signi� cativo aumento del fenomeno della polipatologia, soprattutto nel sesso femminile.

Per comprendere appieno il quadro clinico che caratterizza il singolo paziente, i dati sulla pre-valenza delle malattie devono essere letti in maniera strettamente correlata con quelli relativi alla disabilità. L’epidemiologia indica che dai 65-69 anni agli 80-84 la perdita di due o più attività della vita quotidiana aumenta di 6-7 volte, cioè in maniera più incisiva rispetto all’aumento del numero delle malattie nelle stesse classi di età. In questa prospettiva assume importanza poter de� nire i fattori che maggiormente caratterizzano la fragilità. Infatti, anche se fragilità e disabilità spesso coesistono, sono concetti separati. Se la disabilità indica una perdita della funzione, la fragilità indica instabilità o rischio di perdita, o ulteriore perdita della funzione.

Nel cosiddetto pathway from disease to disability, la fragilità dell’anziano si colloca a livello della maggiore predisposizione alle malattie o a livello di un maggior rischio di perdere l’autosuf� cienza come ri� esso dell’insieme delle patologie? La domanda non è solo accademica, perché le ca-ratteristiche dell’intervento terapeutico dipendono da un chiarimento di queste dinamiche. Infatti, un insieme di eventi negativi che devono ancora essere de� niti dalla ricerca medica caratterizza il cosiddetto fenomeno dell’“eccesso di disabilità” o di “disabilità � uttuante”, cioè la presenza di un effetto sulla funzione che chiaramente eccede la prevedibile in� uenza degli eventi biologici. Questi possono essere di natura psicologica, sociale, organizzativa e quindi affrontabili con strumenti adeguati per tali ambiti.

Lo scenario epidemiologico complessivo dell’invecchiamento della popolazione è quindi caratteriz-zato da due condizioni, che pongono diversi problemi in termini di politica sanitaria: da una parte la popolazione di anziani più giovani, in costante miglioramento per quanto riguarda le condizioni di salute, e che quando si ammalano abbisognano di interventi speci� ci e di intensità-durata limi-tate; dall’altra una popolazione di anziani fragili, caratterizzati da un elevato numero di patologie croniche di diversa gravità, che sopravvivono grazie agli interventi terapeutici (e che quindi sono grandi consumatori di risorse).

Riferimenti bibliogra ci

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