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A cura dell’Associazione Arte Mediterranea - anno IV N° 42 marzo 2011 Mensile d’informazione d’arte n curiosART: L’Arcimboldo n In mostra: L’azzurro del Mediterraneo immortalato dagli Impressionisti n Archeologia: L’Africa delle meraviglie n Dedicato a… Alberto Savinio a Palazzo Reale, Milano

Occhio all'Arte (marzo 2011)

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rivista culturale

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A cura dell’Associazione Arte Mediterranea - anno IV N° 42 marzo 2011

Mensile d’informazione d’arte

ncuriosART:L’Arcimboldo

nIn mostra:L’azzurro del Mediterraneo immortalato dagli Impressionisti

nArcheologia:L’Africa delle meraviglie

nDedicato a…Alberto Savinio a Palazzo Reale, Milano

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Mensile culturale edito dallaAssociazione Arte Mediterranea

via Dei Peri, 45 ApriliaTel.347/1748542

[email protected]. del Tribunale di Latina N.1056/06, del 13/02/2007

FondatoriAntonio De Waure, Maria Chiara

LorentiCristina Simoncini

AmministratoreAntonio De Waure

Direttore responsabileRossana Gabrieli

Responsabile di Redazione Maria Chiara Lorenti

RedazioneMaria Chiara Lorenti, Cristina

Simoncini, Giuseppe Di Pasquale, Eleonora Spataro, Giuseppe Grasso,

Alessandra Matera

Collaboratori Alba Giulia Casciotta, Luigia

Piacentini, Stefania Servillo, Patrizia Vaccaro, Nicola Fasciano, Valeria Nicoletta, Roberta Angeloni, Luca

Deias

Responsabile MarketingCristina Simoncini

Composizione e Desktop Publishing

Giuseppe Di Pasquale

Stampa Associazione Arte Mediterranea

via Dei Peri, 45 Aprilia

Tutti i diritti riservati. E’ vietata la riproduzione anche

parziale senza il consenso dell’editore

SommarioAuguri a

Palazzo FarnèseSul filo di china

Art Project by Google Buon compleanno Lennie Lee

Il castello di Giulio II ad Ostia AnticaIl restauro del Colosseo sarà firmato Tod’s

I colori del mondoL’Africa delle meraviglie

Alberto Savinio a Palazzo Reale, Milano L’azzurro del Mediterraneo immortalato dagli Impressionisti

Al tempo di papàIl teschio di cristallo a Firenze

L’Arcimboldo“Il cimitero di Praga” di Umberto Eco

Jane EyrePortici: un’isola felice della raccolta differenziata

“I tetti di Roma”. Sergio Deitinger in mostraIl Grande Teatro ad Aprilia: stagione 2010/2011

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Per sponsorizzare “Occhio all’Arte”

Telefona al 349.7790097

n

• Afro Basaldella (4 marzo 1912)• Lennie Lee (4 marzo 1958)• Giambattista Tiepolo (5 marzo 1696)• Michelangelo Buonarroti (6 marzo 1475)• Piet Mondrian (7 marzo 1872)• Giuseppe Capogrossi (7 marzo 1900)• Hans Hofmann (21 marzo 1880)• Antoon van Dyck (22 marzo 1599)• Francisco Goya (30 marzo 1746)• Vincent Van Gogh (30 marzo 1853)

Auguri a:

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3La ghiandaia Il Colosseo

in mostran

Sul filo di china

di Stefania Servillo

I In una cornice che è un magistrale esempio d’architettura rinascimentale fino al 27 aprile si terrà un evento imperdibile per tutti gli amanti dell’arte:

l’esposizione storico-artistica temporanea “Palazzo Farnèse – dalle collezioni rinascimentali ad Ambasciata di Francia”, visitabile su prenotazione.L’esposizione propone un percorso ben articolato, attraverso 150 opere mira a ricostruire la storia del Palazzo. L’inizio del percorso non poteva che essere posto nel Cinquecento cui si fanno risalire i fasti della famiglia Farnese ed ovviamente, la collezione d’arte di vario genere che era di loro possesso; passando attraverso il periodo moderno si giunge al 1874 quando diviene sede dell’Ambasciata francese in Italia.

La quadreria (situata nella Galleria nord-est) vanta la presenza di una collezione di disegni di Annibale Carracci, opere di Tiziano, El Greco e Sebastiano del Piombo, per citarne solo alcuni. Per l’occasione molti sono stati gli importanti prestiti, come quelli del Museo Archeologico di Napoli, grazie al quale è stato possibile ricollocare i daci prigionieri ai lati del portone del Grande salone; inoltre per la mostra verranno ricomposte le sale degli Imperatori e dei Filosofi. Oltre a sezioni prettamente artistiche e archeologiche vi saranno importanti arredi in stile rinascimentale, in particolare lo studiolo (del museo di Ecouen) splendido mobile realizzato da maestranze romane per conservare la collezione di monete dei Farnese. Particolarmente stimolante ed interessante sarà infine vedere il cortile popolato in maniera virtuale con l’Ercole Farnese, l’Ercole latino e con il Toro Farnese che affiancheranno la monumentale statua in porfido di Apollo; una nota curiosa che non può che aumentare il desiderio di visitare questa esposizione. Una mostra che pone l’accento sull’importanza del legame tra le opere che si propongono al pubblico ed il luogo che le ospita, una proposta di sensibilizzazione che mira, tra l’altro, oltre che all’insegnamento da un punto di vista estetico e storico, anche a far conoscere luoghi generalmente preclusi e proprio per questo ancor più affascinanti.

Per maggiori informazioni si consiglia di visitare il sito:http://www.mostrapalazzofarnese.it/it/index.htmlo di telefonare al numero: 06 32810

Palazzo FarnèseLa storia e l’arte in simbiosi

Diana ed Endimione, Annibale Carracci; affresco sulla volta della galleria Carracci, Palazzo Farnese, Roma

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Art Project by Google I musei del mondo a portata di click

in mostran

di Stefania Servillo

Anton Raphael Mengs “Apollo e le muse sul monte Parnasso”, 1760

Oggigiorno non sono più una novità i diversi strumenti multimediali ed interattivi a disposizione di tutti ed è sconcertante scoprire, girovagando per il web, quanto poco

i siti istituzionali utilizzino le potenzialità di internet; è deprecabile la situazione della maggior parte delle pagine multimediali di musei statali, ridotte ad una pallida imitazione delle brochure cartacee, poco curate ed ancor meno accattivanti o funzionali. Purtroppo la problematica non è esclusiva italiana. Viste le premesse è ancora più doveroso sapere d’una iniziativa che potrebbe migliorare questo stato di cose: Art Project di Google. Il progetto nasce dalla collaborazione tra l’azienda di Mountain View ed alcuni dei più importanti musei mondiali che hanno permesso l’accesso virtuale a migliaia di capolavori in formato digitale, tra cui (unico italiano) gli Uffizi di Firenze. La visita virtuale si basa sugli st-essi presupposti e le stesse opzioni di Street View, dunque cliccando in diverse postazioni dello schermo è possibile spostarsi all’interno del museo selezionato; si possono ottenere informazioni sulla sede e le opere, inoltre grazie ad una mappa laterale è semplice controllare sempre la propria esatta posizione (ad esempio in che piano ed in che sala ci si trova). Ogni galleria ha scelto poi, un’opera che ritiene di maggior interesse per il pubblico, la quale si può ingrandire in maniera vertiginosa fino a vederne le crettature! Il tutto è corredato da schede di approfondimento sull’opera e sull’autore con link a pagine web o a video YouTube. Un’interessante opzione creata per

aumentare il coinvolgimento del singolo è la funzione Create an Art Work Collection che permette di creare un proprio “portfolio” con le opere (o i loro particolari) preferite fino ad un massimo di 1000; la “collezione privata” potrà essere anche condivisa con gli amici i quali avranno l’opportunità di commentare. Avere un’opportunità come quella che ci offre questo progetto di google è importantissi-mo e soprattutto permette di avere una buona preparazione prima della “vera” visita! Quindi con questo ottimo strumento vi auguro buona navigazione!

Spesso ci si interroga su cosa oggi possa dirsi o meno arte; attualmente (come d’altronde accade da innumerevoli decenni) vi sono fazioni critiche che suggeriscono quanto sia

essenziale il formalismo e la plastica dell’opera e chi invece ritiene che il messaggio (implicito o esplicito che sia) abbia priorità. Occorre comprendere attraverso i giovani artisti le “tendenze” prima ancora che attraverso coloro che scrivono d’arte. In occasione del suo cinquantatreesimo compleanno (4 marzo 1958) puntiamo i riflettori su Lennie Lee. La sua produzione artistica prende vita a partire

dagli anni ’80 attraversando le più svariate tipologie d’espressione, pur utilizzando finora la pittura in senso classico (a livello tecnico ma non formale o tematico) ha sperimentato la performance, da sempre insita nel suo lavoro in cui ha gran rilevanza il processo che porta all’opera definitiva, raggiunge lo status di performance art solo dopo l’esperienza berlinese del 1990. La fotografia, declinata in modi inaspettati, è una forma d’arte vicina a Lee, il suo primo contatto con la macchina è durante l’infanzia grazie ad un entusiastico padre amante dei documentari fotografici. Gli oggetti, l’idea dell’oggetto “trovato” come forma d’arte non è una novità nell’arte contemporanea ed il fascino che su questo artista hanno esercitato i materiali trovati nel 1985 nell’East London, residui ricchi di memoria sulla distruzione provocata dalle bombe della seconda guerra mondiale non potevano non essere fertile materiale per un artista! Le installazioni, generalmente create utilizzando oggetti facilmente reperibili, vengono ideate specificatamente per il luogo in cui verranno situate; particolarmente rilevante è l’invito del 2003 della Tate Britain all’artista per creare un’installazione/performance conosciuta col nome di which tourist attraction?, per le parti riconducibili alla performance, english breakfast per gli elementi riconducibili all’installazione. Per chi volesse avere ulteriori informazioni su quest’artista caleidoscopico che adora declinare ogni mezzo a sua disposizione col fine ultimo di sfidare ed annullare ogni taboo mediante l’uso dello shock: www.lennielee.com

Buon compleanno Lennie Lee Sfatare taboo e preconcetti è la sua “missione”di Stefania Servillo

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Art Project by Google I musei del mondo a portata di click Il castello di Giulio II ad Ostia Antica

di Luigia Perugini

archeologian

Aula bunker del Foro Italico da cui sono tratti i calchi

“Il processo”, particolare calchi, Rossella Biscotti, 2010

S in dal periodo antico (la cittadina è stata fondata nel IV secolo a.C. come accampamento militare romano) Ostia ha attirato intorno a sé moltissime persone per

le sue splendide aree e per la sua vicinanza al litorale laziale. Un altro motivo per arrivare fin qui è la zona del castello di Giulio II e dell’annesso borgo medievale. La costruzione del castello fu opera del Cardinale Giuliano della Rovere (futuro

Papa Giulio II) negli anni tra il 1483 ed il 1486., su disegno dell’architetto fiorentino Baccio Pontelli (l’iscrizione con il suo nome è ancora visibile sul portale d’accesso al cortile). Il sistema architettonico si erge su una pianta triangolare che unisce tre torrioni, due circolari ed il principale pentagonale, ancora oggi intatti. La pianta particolare del castello è stata progettata rispetto all’andamento del Tevere; il complesso aveva infatti come scopo principale la difesa del fiume. Negli anni successivi alla costruzione furono eretti, nel lato occidentale del cortile, degli ambienti residenziali e uno scalone monumentale; quest’ultimo aveva volte e pareti decorate con affreschi che rappresentavano il mito di Ercole, opera di artisti provenienti dalla scuola di Baldassarre Peruzzi. La decadenza della Rocca di Giulio II avvenne per due motivi determinanti: l’assedio del duca D’Alba nel 1556 e l’inondazione del Tevere nel 1557 che portò lo spostamento del fiume e quindi al cambiamento delle condizioni territoriali dell’area. Ormai il castello aveva perso la sua autorità e Tor San Michele lo sostituì come presidio fortificato del Tevere.

Castello di Giulio IIPiazza della Rocca - Borgo00119 Ostia Antica - Roma, ItaliaTel. 06 56358024/56358013 INGRESSO GRATUITO (visite guidate alle 10,00 e 12,00 – martedì e giovedì anche alle 15,00)

Il restauro del Colosseo sarà firmato Tod’s di Luigia Piacentini

“Non metterò una scarpa Tod’s sul Colosseo” ha esordito così Diego Della Valle, presidente della nota marca di calzature, dopo l’annuncio ufficiale

del suo finanziamento per i restauri del Colosseo; ed è quello che tutti si aspettano almeno. Lo sponsor potrà promuovere e

pubblicizzare i lavori di restauro e utilizzare la dizione “sponsor unico per i lavori del restauro del Colosseo in base al piano degli interventi”, in abbinamento ai propri segni distintivi. Inoltre lo sponsor potrà, direttamente o tramite la costituzione di una fondazione senza fini di lucro denominata “Amici del Colosseo”, in esclusiva, promuovere e pubblicizzare, a livello nazionale e internazionale, i lavori di restauro del Colosseo, anche quale simbolo del patrimonio artistico italiano nel mondo. L’imprenditore ha apposto, il 21 gennaio, le firme necessarie dove ha dichiarato di versare 25 milioni di euro per i rifacimenti, davvero necessari e finalmente arrivati. Il Commissario delegato e la Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Roma hanno elaborato un piano degli interventi che, oltre le strutture murarie e architettoniche, comprenderanno anche l’illuminazione ed i centri di servizio dell’area. Le visite all’interno dell’anfiteatro non subiranno variazioni e si svolgeranno regolarmente per dare modo a tutti i visitatori di godere ugualmente del simbolo di Roma per eccellenza. Rimane solo una domanda: è giusto che intervengano dei privati nelle faccende di ordine pubblico? Ai posteri (restauri) l’ardua sentenza!

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fotografian

di Giuseppe Grasso

I l Palazzo delle Esposizioni di Roma, come ormai consuetudine, ospita anche quest’anno una grande mostra fotografica organizzata da National

Geographic Italia, dal titolo “I Colori del Mondo”. Le novantacinque immagini, inedite per il magazine, sono infatti declinate attraverso quattro tinte: il rosso, il verde, il bianco e l’azzurro usati per descrivere, tra contrasti e suggestioni, il presente ed il futuro del mondo, la forza e la debolezza della natura e degli animali, l’umiltà, l’orgoglio, il dolore e la felicità degli esseri umani.“La mostra nasce dal desiderio di illustrare come i fotografi di National Geographic sono riusciti e riescono ad interpretarla vita sul nostro pianeta, facendone risaltare i colori” spiega Guglielmo Pepe, curatore dell’evento. “Attraverso i colori capiamo come vivono donne, bambini, uomini in tanti paesi vicini e lontani da noi: qual è la condizione dell’esistenza per chi deve combattere contro fame, povertà, guerra, malattia; come gli animali riescono a resistere alle trasformazioni del loro habitat; che cosa succede all’ambiente sotto i colpi dei

cambiamenti climatici: ma vediamo anche la terra nella sua unicità, le persone in momenti felici, le altre specie nella loro fantastica diversità, la natura e la sua straordinaria bellezza.” Si realizza, così, un affascinante viaggio intorno al mondo, interpretato dagli scatti dei più grandi fotografi, che da anni lavorano e collaborano con il giornale. Quarantotto gli autori in mostra, tra cui Steve McCurry, James Nachtwey, David Allan Harvey e Michael Yamashita. La mostra, aperta fino al 1 maggio, è visitabile nello Spazio Fontana del Palazzo delle Esposizioni di Roma.

I Colori del mondo. National Geographic ItaliaPalazzo delle Esposizioni, Spazio Fontana, via milano 13, Romadal 12 febbraio al 1 maggio 2011, martedì, mercoledì, giovedì: 10.00 - 20.00, venerdì, sabato: 10.00 - 22.30, domenica: 10.00 - 20.00, lunedì chiuso. Ingresso libero.

I colori del mondoIl Palazzo delle Esposizioni ospita il National Geographic

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archeologianL’Africa delle meraviglieI capolavori dell’arte sub-sahariana al Palazzo Ducale di Genova di Luigia Piacentini

Una mostra insolita in un paese, come l’Italia, dove primeggiano artisti classici in tutti i musei e dove le mostre più visitate sono quelle dei “grandi” nomi

italiani (ricordo solo la mostra nel 2010 alle Scuderie del Quirinale su Caravaggio che vantò 580mila visitatori durante i quattro mesi). “l’Africa delle Meraviglie. Arti africane nelle collezioni italiane” è ospitata al Palazzo Ducale di Genova, attualmente uno dei principali poli museali del capoluogo ligure, e al Castello D’Albertis. La costruzione del palazzo avvenne alla fine del Duecento e solo a partire dalla fine del Cinquecento fu riedificato con l’adozione di cortili che ancor oggi sono una delle parti più spettacolari dal punto di vista architettonico dell’intero complesso. L’esposizione è nata con l’unione di antropologi e l’artista Stefano Arienti, ispirato dall’arte povera e dai movimenti concettuali. Le opere dell’artista, come i tappeti tinti di rosso o di nero, si contrappongono in maniera decisiva alle pareti bianche dello spazio espositivo. Tutte le 350 opere d’arte provengono da collezioni italiane, soprattutto private e per questo appartengono a quella categoria di oggetti inediti e che il pubblico non conosce davvero abbastanza. L’Arienti ha allestito l’esposizione in modo tale da non opprimere le opere d’arte ed avere un rapporto molto più immediato e vivace con il visitatore (dove possibile ha evitato vetrine e apparati didattici che soffocano le opere stesse). Maschere, feticci e altre affascinanti sculture si dispongono nelle sale del Sottoportico del Palazzo Ducale per diffondere quell’essenza africana che purtroppo la maggioranza dei visitatori non conosce. I collezionisti stessi non sono semplici spettatori ma partecipano e si raccontano attraverso video e installazioni e cercano di spiegare i rapporti che l’Italia ha sempre costruito con l’Africa. Come già detto, l’altra sede dell’esposizione è il Castello D’Albertis, nel tempo residenza di un collezionista e oggi sede del Museo delle Culture del Mondo. In più nel percorso della collezione permanente al Castello stesso sono stati inseriti una decina di oggetti della mostra “intrusi” che creano interferenze e reazioni

stravaganti. Un’esposizione a tutto tondo dove dai più piccoli ai più tradizionalisti possono trovare la loro valvola di sfogo: per tutto febbraio e marzo si svolgono laboratori di percussioni africane e tutti i sabati, fino ad aprile, ateliers, musica, letture e spettacoli per i bambini dai 5 agli 11 anni. Queste sono solo due iniziative che propone la mostra ma consultando il sito del Palazzo, www.palazzoducale.genova.it, è possibile visionare tutte le proposte ed i programmi in corso. Visitando anche la mostra “Mediterraneo da Courbet a Monet a Matisse”, il biglietto è di 14 euro (12 ridotto) mentre con l’aggiunta della visita all’Acquario di Genova è di 23 euro (19 ridotto). Tutte queste iniziative possono apparire superflue ed inutili per una mostra ma in realtà incentivano una “cosa” che deve essere sempre nutrita... la cultura.

Palazzo Ducale – Castello D’AlbertisGenovafino al 5 giugno 2011tel. 0422-429999 www.palazzoducale.genova.it

Bandiera Asafo (Ghana)

Bambola della fertilità

I colori del mondoIl Palazzo delle Esposizioni ospita il National Geographic

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Alberto Savinio a Palazzo Reale, Milano Una mostra dedicata al poliedirico e visionario artista di Eleonora Spataro

“G li uomini sono incomparabilmente maggiori di come siamo abituati a vederli. Quelli che vanno in giro con la testa fuori della giacca e tubi di stoffa delle

gambe, grassi o magri, giganti o nani, pallidi o accesi, uomini non sono ma uom: dimezzati, deforzati, ridotti alla misura ‘non pericolosa’ richiesta dalla collettività e dalla mediocre civiltà in uso”. (Alberto Savinio, La tragedia dell’infanzia 1945)Alberto Savinio, già nel 1945, decretava l’appiattimento dell’uomo voluto da una civiltà mediocre che l’addomesticava per renderlo innocuo, meno pericoloso. L’avvizzimento delle menti si riferiva a tutt’altra società, ma il suo sguardo si fa trasversale e agevolmente è possibile decifrare in chiave contemporanea il suo messaggio. Letterato, artista, compositore, scrittore di opere teatrali, Alberto Savinio (1891-1952) racconta il Novecento col le armi affilate dell’ironia e della cultura a cui ha avuto accesso insieme al fratello Giorgio de Chirico. Creature

ibride e mutanti, con corpi umani e teste d’uccello, cataste di balocchi assemblati in montaggi pericolanti, centauri e citazioni dalla classicità popolano le immagini dei quadri dell’artista. Si direbbe il suo, un modo d’espressione che procede per accumulazione di dati, figure, immagini che può essere riconosciuto come modo di scrittura e pensiero. D’altronde Savinio, Andrea de Chirico all’anagrafe, dopo la prima gioventù vissuta in Grecia, insieme al fratello aveva studiato a Monaco dove era venuto in contatto con il pensiero psicoanalitico e a Parigi nel fermento dei movimenti d’avanguardia.Milano, dal 25 febbraio al 12 giugno a Palazzo Reale, celebra l’uomo, il letterato, l’artista, il compositore e lo scrittore di opere teatrali con una mostra di dipinti, disegni e scenografie, una decina dei quali di fresca attribuzione, tessuti e mosaici accompagnata dalla voce Tony Servillo, che declamerà testi scelti dalle opere letterarie e teatrali di Savinio.

Alberto Savinio, Mademoiselle Centaure

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Dedicato an

Alberto Savinio, Le navire perdu, 1928

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in mostran

di Maria Chiara Lorenti

Mare nostrum, il più grande mare esistente sulla terra, culla delle civiltà di grandi popoli, di storia, di cultura e soprattutto di arte, il Mediterraneo è in mostra a

Genova; qui il colore è il protagonista indiscusso e l’azzurro delle sue acque è la base delle opere in visione.Gli artisti della fine dell’Ottocento, come uccelli migratori ai primi caldi, si involavano verso le calde coste del sud della Francia, dove il sole ed il mare erano il pretesto per sperimentare nuove soluzioni cromatiche. Per Matisse, l’estate si manifestava attraverso l’opulenza ed il lusso di una stanza borghese affacciata sull’arenile, con le finestre aperte a far entrare la dolce brezza marina, con il sole basso che, penetrando fra i tendaggi, disegna, in negativo sul pavimento, i pilastrini della balaustra del balcone, dando la sensazione di un ozioso pomeriggio vacanziero.Mentre, inusitatamente, un sereno Munch convalescente a Nizza, dipingeva infinite spiagge bianche, affiancate da accecanti promenade, ideali passeggiate per i rari passanti, effigiati in quell’amena località turistica, i mosaici d’acqua, formati da innumerevoli pennellate intrise di calde cromie che si frammentano specchiandosi nella rada del porticciolo di L’Estaque, di Georges Braque, punteggiavano d’oro la luce dei raggi solari catturata dalle onde del mare che, imbrigliatala, la riflettevano con mille bagliori.La visione dissociata di Derain si separava in chiazze di colore, equilibrando lo spazio compositivo, ove la “luce bionda, dorata,

che sopprime le ombre”, realizzava così pinete intricate, che incorniciano il blu cobalto del mare della costa azzurra.Stroncato dal critico d’arte Mauclair che, nell’ottobre 1904, recensiva: “i suoi paesaggi di L’Estaque trasformano questa adorabile località d’oro e di zaffiro in un lugubre pantano color piombo, dove mai luce ha potuto sorridere. Il nome di Cézanne resterà unito alla più memorabile burla d’arte degli ultimi quindici anni.” Questa era solo una delle tante voci levatisi, con offese ed improperi, contro il pittore dai suoi detrattori contemporanei, a cui fanno da contraltare i pareri entusiasti di altri valenti critici che dopo la sua morte lo rivalutarono, ribaltando completamente i giudizi espressi dai lori predecessori. Cézanne in vacanza a L’Estaque scriveva a Pisarro: “ci sono olivi e pini cembri che non perdono mai le foglie. Il sole è così spaventoso che sembra che gli oggetti si stacchino in silhouette, non solo in bianco e in nero, ma anche in blu, rosso, bruno, viola [...]”. In Rocce a L’Estaque l’artista trasponeva il paesaggio privilegiando la massa rocciosa che campeggia per due terzi sulla tela, dove i grigi ne disegnano l’asperità, smussandone in parte gli angoli, mentre l’ocra ed i verdi caldi si contrappongono alle tinte fredde accentuando quelle “sensazioni di colore” che per lui sostituivano i toni di luce, riducendo il mare ad una striscia compatta di azzurro intenso, che si confonde cromaticamente con le montagne all’orizzonte, rese con un valore leggermente più scuro rispetto al cielo. La mostra, allestita nella prestigiosa cornice di Palazzo Ducale, sarà visitabile sino al I maggio.

L’azzurro del Mediterraneo immortalato dagli ImpressionistiDa Courbet a Monet a Matisse in mostra a Genova

Paul Cezanne, “Rochers a L’Estaque”

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11“Giappone” “I soldi”

di Alba Giulia Casciotta

cARToonsn

Per “Al tempo di papà” di Jiro Taniguchi, casa editrice Panini, collana Planet manga, la dicitura “romanzo a fumetti” si adatta perfettamente. Dimentichiamoci ogni tanto qual è lo

stereotipo di manga (azione, combattimenti, ninja, robot, streghette, ecc...) e proviamo ad accostarci a questo genere andando meglio a ricercare autori e storie.“Quando penso al mio paese natio un’immagine appare vivida nella mia mente. Un primo pomeriggio di primavera io, ancora bambino, sto giocando seduto sul pavimento del negozio da barbiere di mio padre. Il pavimento soleggiato, è il ricordo di un momento felice della mia infanzia.”Jiro Taniguchi è un fumettista che l’occidente sta imparando a conoscere ed apprezzare, anche se, all’apparenza, le sue storie forse colpiscono meno il nostro immaginario, di altre ben più “condite” provenienti dal sol levante. Solo ponendo la giusta attenzione ci si rende conto di quanto accurato e raffinato riesca ad essere il suo disegno pur mantenendo una naturalezza straordinaria e solo se si accetta un ritmo di narrazione lento si può apprezzare il messaggio che l’autore vuole trasmettere.Le sue storie parlano delle persone e dei loro sentimenti, del carattere soggettivo ed universale dell’uomo, un concetto che spesso oggi ci viene propinato in comode pillole da mandare giù, ma che davvero difficilmente potremo far nostro in questo modo.

Un chiaro indizio di come la parola “manga” non sia sinonimo di fumetto per ragazzi. Vi sono ottimi prodotti provenienti dal Giappone capaci non solo di regalarci una buona storia ma anche di mostrarci quella differenza di cultura profonda che vi è tra occidente ed oriente.“Mio padre se n’è andato lasciando in me il rancore che covavo da piccolo...” da bambini a volte ci scopriamo feriti, ma senza comprenderne le motivazioni; diventare adulti significa anche andare alla riscoperta di queste ragioni. Spesso, però, preferiamo fuggire senza guardarci indietro, siamo portati a pensare che riuscendo a soffocare i ricordi spiacevoli possiamo dimenticare anche il dolore.Dopo la morte del padre, Youichi, assente da casa da ormai 15 anni, è spinto dalla moglie ad anticiparla nel viaggio di ritorno al paese natio dove si svolgerà il funerale; rivedere i luoghi della sua infanzia e soprattutto incontrare le persone da sempre care al padre faranno riaffiorare ricordi della famiglia in parte sopiti ed in parte alterati dal tempo.Si tratta di un viaggio alla scoperta del carattere di una persona, il proprio padre, che si scopre ben diversa da quella che si credeva di conoscere.Se non affrontiamo i ricordi potremo covare dentro un rancore cieco e sordo, capace di condizionare la nostra intera esistenza, costringendoci ad un lungo esilio, ad un inutile fuga.

Al tempo di papàMio padre ha aspettato il mio ritorno per tutto questo tempo...

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Il teschio di cristallo a FirenzeAccompagnato da tante polemiche sarà esposto a Palazzo Vecchio fino al 1 maggio

in mostran

di Luca Deias

Marc Chagall, “Violinista verde”, 1920

Folle genio o ciarlatano? È sempre difficile, se non impossibile, stabilirlo quando si ha a che fare con artisti come Damien Hirst. L’artista anglosassone, infatti, è per

l’ennesima volta al centro di numerose polemiche (e ben due interrogazioni parlamentari) da quando è stato deciso di far approdare la sua opera “For the Love of God” nel nostro paese. Già in passato Hirst fu criticato per le sue opere: essendo la morte il tema principale dei suoi lavori negli ultimi vent’anni ha fatto imbalsamare squali, pecore e mucche per esporli come forma d’arte. La critica spesso su di lui si divide ma, nonostante i numerosi dissensi, Hirst trova chi lo acclama: nel settembre 2008 infatti vende tutte le sue opere esposte alla mostra Beautiful Inside My Head Forever , arrivando ad incassare un totale di circa 140 milioni di euro, stabilendo così un record assoluto per la quantità di denaro guadagnata con una singola mostra. Stavolta il quarantacinquenne originario di Bristol dà vita a nuove polemiche portando “For the Love of God” a Palazzo Vecchio, a Firenze. Ma in cosa consiste effettivamente quest’opera intitolata “Per l’amor di Dio”?

Non è altro che un teschio, o meglio, è il calco di platino di un teschio umano interamente ricoperto da diamanti, 8601 per la precisione (si, avete letto bene!), per un valore totale di 1106,18 carati. Esposto per la prima volta a Londra nel 2007 il teschio è l’ennesima rappresentazione della morte, un “memento mori” col quale Hirst vuole rappresentare la transitorietà dell’esistenza umana. “Il teschio è sovrannaturale, quasi celestiale. Proclama la vittoria sulla decadenza. Al tempo stesso rappresenta la morte come qualcosa di infinitamente più implacabile. […] il Teschio di Diamanti è gloria pura” è il modo in cui ama descriverlo lo storico dell’arte olandese Rudi Fuchs. A chi lo ha accusato di voler commercializzare l’arte Hirst ha risposto: “Il denaro è falso, l’arte è vera”. Comunque, a prescindere dai consensi e dai dissensi, la fila a Palazzo Vecchio per vedere il teschio di cristallo c’è, e probabilmente ci sarà fino al 1 maggio, termine ultimo per chi volesse ammirare l’opera da cento milioni di euro. In effetti non esistono criteri assoluti ai quali aggrapparsi per definire opera d’arte o meno questo teschio, ma di certo la bellezza dell’arte non si misura in carati.

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L’ArcimboldoIl pittore delle meraviglie

curiosARTn

di Cristina Simoncini

G iuseppe Arcimboldo o Arcimboldoà, come è nominato in diversi documenti d’archivio (Milano, 1527 – Milano, 11 luglio 1593) è stato un pittore italiano, noto soprattutto

per le sue grottesche “Teste Composte”, ritratti burleschi eseguiti combinando tra loro, in una sorta di Trompe-l’œil, oggetti o cose dello stesso genere (prodotti ortofrutticoli, pesci, uccelli, libri, ecc) collegati metaforicamente al soggetto rappresentato.Giuseppe Arcimboldo nacque a Milano nel 1527, figlio di Biagio, pittore accreditato presso la Veneranda Fabbrica del Duomo e discendente da un ramo cadetto di un’aristocratica famiglia milanese.L’episodio decisivo della vita e della carriera di Arcimboldo fu la

sua partenza, nel 1562, alla volta di Vienna, invitato a corte dal principe (e futuro imperatore) Massimiliano II d’Asburgo.Le sue opere più celebri sono in effetti le otto tavole di contenute dimensioni (66 x 50 cm) raffiguranti, in forma di ritratto allegorico, le quattro stagioni (Primavera, Estate, Autunno e Inverno) e i quattro elementi della cosmologia aristotelica (Aria, Fuoco, Terra, Acqua).“Pittore raro, e in molte altre virtù studioso, e eccellente; e dopo l’aver dato saggio di lui, e del suo valore, così nella pittura come in diverse bizzarrie, non solo nella patria, ma ancor fuori, acquistossi gran lode”. Così lo descrive il gesuita Paolo Morigia grande amico di Arcimboldo

La Primavera, Real Academia de San Fernando, Madrid

Innumerevoli fiori con le loro foglie ed i loro steli, sapientemente uniti a formare una combinazione naturalistica creano l’ il lusione dei capelli, del vestito e della pelle.Il verde delle foglie costituisce l’abito da ci sbuca un iris, mentre una serie di fiori bianchi crea una specie di colletto alto che lo separa dal volto. La pelle è composta da infiorescenze rosate, il naso è un bocciolo di giglio, l’orecchio un tulipano da cui pende un’aquileia (orecchino). Ci lascia intendere che il dipinto raffiguri il volto di una giovane donna sorridente. Gli occhi sono due bacche di belladonna.I capelli sono resi mediante una corona di fiori variopinti e molto vari; dalla chioma spunta chiaramente un giglio bianco.

L’Inverno, Museo del Louvre, Parigi

Come un mantello che avvolge l’inverno è utilizzata una stuoia di paglia che riporta uno stemma chiaramente allusivo alla casata imperiale. Per rendere la figura di un uomo vecchio e abbandonato è stato riprodotto un ceppo d’albero quasi essiccato con una corteccia spaccata e particolarmente nodosa sul collo. Il naso è una appendice spellata , la bocca gonfia e senza denti rappresentata da un fungo si colloca sopra il mento ispido grazie alle radici.L’occhio è incassato in una spaccatura della corteccia e il resto di un ramo spezzato suggerisce l’orecchio. Un intreccio di rami secchi, che si snodano in ogni direzione, forma la capigliatura e potrebbe alludere ad una corona. Il verde dell’edera che occupa la parte superiore della testa rafforza la speranza che l’inverno non duri eternamente e insieme a un’arancia e a un limone dai colori caldi, fuoriuscenti dal petto, portano una parvenza di sole e di calore nella desolazione della stagione fredda.

Fonti: http://paperando.forumfree.it

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Occhio all’ambientendi Nicola Fasciano

“Il cimitero di Praga” di Umberto Ecoocchio al libron

di Rossana Gabrieli

di Di Valeria Nicoletta

Jane Eyre è la protagonista del capolavoro letterario di Charlotte Brontё, nata il 21 aprile 1816 da una famiglia con modesti natali, figlia di un pastore, ebbe l’occasione

di studiare (come tutte le sue sorelle) in una scuola per figlie di ecclesiastici: fu una dura esperienza poiché la descrizione del collegio coincide con quella di Lowood, il convitto dove Jane Eyre visse fino al compimento della maggiore età. Charlotte dopo varie esperienze come l’amore non corrisposto per un professore belga, torna in Inghilterra dove sposa un reverendo. Morirà dopo solo un anno di matrimonio, il 31 marzo 1855, in attesa del figlio.Jane Eyre è una ragazza semplice, austera e con una forte morale, dovuta alla sua infanzia complicata. Charlotte utilizza Jane come tramite per esprimere un amore passionale e di totale devozione verso il Sig. Rochester. L’autrice decide di inviare un segnale alle donne della sua stessa epoca, un segnale di emancipazione femminile, infatti Jane è ben istruita, lavora come istitutrice e ama;

la sua rispettabilità come donna non ne è per niente intaccata, inoltre la sua dignità è maggiore perché indipendente. Tutto ciò nell’epoca in cui visse era impensabile perché la figura femminile si associava esclusivamente al focolare e all’educazione della prole.La storia narra la vita di Jane dall’infanzia, vissuta in un austero e rigoroso orfanatrofio di Lowood dove i momenti felici sono davvero pochi, fino all’adolescenza. Attraverso vicende dolorose come la perdita dei genitori, dell’amica e della zia, affatto affettuosa, si percepisce come le esperienze vissute possano influenzare e formare il carattere di una persona, l’amore e l’attrazione che trapelano dalle pagine sono ancora moderni e vivi al punto che, se si legge con attenzione, si corre il rischio di innamorarsi di quell’amore che sembra avvolgerti e appagarti. L’autrice esprime le sua abilità da narratrice nelle brevi, ma molto esaurienti, descrizioni paesaggistiche.Un libro classico ma sempre attuale.

Ogni libro di Eco è un immediato successo e diventa best seller. Ed è comprensibile, perché – e non c’è bisogno di far pubblicità al grande semiologo e scrittore - Eco

è capace di ripercorrere e far riverere la storia reale attraverso ricostruzioni fantasiose.Come con l’indimenticabile “Il nome della rosa”, che ci fece toccare con mano e scendere nei meandri di un medioevo oscuro e palpitante, così, con questo nuovo libro, riviviamo personaggi davvero vissuti e studiati anche sui libri di storia, in una prospettiva che ce li rende umani e reali, al di là del fatto che il protagonista, il fantomatico avvocato e falsario Simonini,

sia del tutto inventato e mai esistito.Ma il mondo che ci racconta, in un’Italia che va costruendo la sua unità, trova un leitmotiv che resta politicamente assolutamente attuale, con i tiranni che manipolano i pensieri delle masse e preparano la strada per le moderne e più subdole didatture, travestite da democrazia.Sul sito dell’International Bookshop si legge: “[…]Un’opera ricca di rimandi ad altre opere, come un grande ipertesto in cui perdersi o viaggiare, senza mai dimenticare la presenza dell’autore, che nella sua grandezza, partecipa alla trama quasi fosse lui stesso un personaggio”.

Se parliamo di rifiuti e della Campania, sicuramente ci vengono in mente la situazione di Napoli e del suo interland alle prese sempre più con una perdurante emergenza rifiuti. Ma questo

non accade a Portici, cittadina della provincia della sempre bella Napoli, che però ha ribaltato tutti gli stereotipi negativi accumulando orgogliosi riconoscimenti e risultati di assoluta eccellenza nella raccolta differenziata dei rifiuti. Infatti non è un riconoscimento recente, ma è sicuramente di grande rilievo sottolinearlo ed evidenziarlo nuovamente, nell’estate scorsa Legambiente ha assegnato alla città di Portici il premio riservato ai “Comuni ricicloni”, ponendola in cima alla classifica dei comuni della provincia di Napoli con popolazione superiore a 50.000 abitanti che può vantare la più alta percentuale di differenziata. Ma vediamo perché questa città (e la sua amministrazione, ovviamente) sono state premiate e quali sono stati i percorsi che le hanno fatto fare un simile balzo in avanti nel giro di soli 3 anni. Le eccellenze assolute assegnate da Legambiente, su una scala da 1 a 4, hanno riguardato i seguenti settori: la raccolta della frazione organica pro capite e il numero dei servizi attivati a disposizione dei cittadini, dove ha ottenuto il massimo dei voti, e la raccolta dei rifiuti derivati da apparecchiature

elettriche e elettroniche - soprattutto per il totale pro capite - dove è stata premiata con un Livello 3. Ma premi a parte, quello che deve interessare tutti noi cittadini è comprendere che risultati apprezzabili si possono raggiungere anche in contesti che all’apparenza sembrerebbero essere fortemente divergenti. Il metodo “porta a porta”, frutto di una campagna di sensibilizzazione indirizzata a tutti, ha sicuramente contribuito al raggiungimento degli attuali risultati che hanno portato dal 15 % di raccolta differenziata di marzo del 2008, periodo di avvio dell’iniziativa, all’attuale risultato del 65 %. Ma il vero successo, quello che dovrebbe assicurare nel tempo la tenuta del sistema, crediamo sia stato soprattutto l’accresciuto senso civico e l’orgoglio raggiunto dai cittadini nella salvaguardia dell’ambiente, i quali hanno consentito che la raccolta di rifiuti passasse dalle 72 tonnellate giornaliere del 2008 di rifiuti (quando ancora non c’era la raccolta differenziata) alle appena 40 tonnellate settimanali di oggi. In sintesi una campagna di sensibilizzazione ben orchestrata e un dinamico ed efficace processo di gestione della filiera del Riciclo, hanno contribuito a coinvolgere i cittadini ad un uso consapevole e rispettoso dell’ambiente.

Jane EyreUna donna, un ideale di emancipazione femminile

Portici: un’isola felice della raccolta differenziata

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nApriliaBOTTEGHE D’ARTISTA - Porte aperte all’arteOrario di apertura botteghe:Dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 18.00 alle 20.00

De Waure Mercoledì 30 marzoVia dei Peri 45

BisettiMercoledì 6 aprileVia Avogadro 1

BrandoMercoledì 13 aprileVia del commercio 2

CottigaMercoledì 20 aprileVia Matteotti 78

Franco Massei - Esposizione permanente opere ad intarsioTrattoria - Pizzeria Sorgente di Carano, via Rosselli 5

Teatro Europa - Stagione teatrale 2011Lunedi 21 marzo “Chat a due piazze”

nRomaPalazzo Farnese dalle collezioni rinascimentali ad Ambasciata di FranciaPalazzo Farnese, fino al 27 aprilie 2011

Gli ori antichi della RomaniaMercati di Traiano, fino al 3 aprile 2011

Dagli album della principessa Anna Maria Borghese Calcografia – Istituto Nazionale per la Grafica, fino al 6 aprile 2011

Tamara De LempickaComplesso del Vittoriano, dal 25 febbraio al 29 giugno 2011

Attraverso le collezioni – parte IIGNAM, fino al 2 maggio 2011

Il mito dell’Italia da Turner a Burne-JonesGNAM, fino al 5 giugno 2011

EuropunkVilla Medici, fino al 20 marzo 2011

Trieste Biedermeier Museo Mario Praz, fino al 2 maggio 2011

Nam June Paik Auditorium, fino al 13 marzo 2011

Plus Ultra. Opere dalla collezione Sandretto Re RebaudengoMacro Testaccio, fino al 20 marzo 2011

Pier Luigi Nervi. Architettura come sfidaMaXXI,, fino al 20 marzo 2011

Premio Italia Arte Contemporanea 2010MaXXI,, fino al 20 marzo 2011

Chagall. Il mondo sottosopraMuseo dell’Ara Pacis, fino 27 marzo 2011

Trieste Biedermeier. L’Ottocento nelle collezioni dei Civici Musei di Storia e ArteMuseo Mario Praz, fino al 2 maggio 2011

Alexander Deineka Palazzo delle Esposizioni, dal 9 febbraio al 1 maggio 2011 Caravaggio. La bottega del genio Palazzo Venezia, fino al 29 maggio 2011Lorenzo Lotto Scuderie del Quirinale, da febbraio a giugno 2011

Johann Christian ReinhartCasa di Goethe, fino al 15 maggio

Giulia Piascitelli. Rischi minoriFondazione Giuliani, fino al 2 aprile

Mario Ballocco. Odissea dell’homo sapiensMACRO, fino all’8 maggio

Roommates/Coinquilini. Carola Bonfili e Luana PerilliMACRO, fino al 15 maggio

Nico Vascellari. BlondeMACRO, fino al 22 maggio

Gli ori antichi della Romania. Prima e dopo TraianoMercati di Traiano Museo dei Fori Imperiali, fino al 3 aprile

Oltre la mostraMuseo dell’Ara Pacis, fino al 10 maggio

Giuseppe Garibaldi: tutt’altra Italia io sognavo…Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo, fino al 3 aprile

La grammatica delle figurePalazzo delle Esposizioni, fino al 1° maggio

Aleksandr DeinekaPalazzo delle Esposizioni, fino al 1° maggio

Caravaggio. La bottega del genioPalazzo Venezia, fino al 29 maggio

Paolo Consorti. Ribellio patroniEmmeotto, fino al 2 aprile

Guendalina Salini. Segreto ManifestoEx Elettrofonica, fino al 21 aprile

Zaelia Bishop. Il terzo Inverno. Brevi racconti sui naufragiGalleria Ingresso Pericoloso, fino al 14 aprile

Luca Maria Patella. Mi raggioGalleria Maria Grazia Del Prete, fino al 18 aprile

Nina Fischer & Maroan el SaniGalleria Marie-Laure Fleisch, fino al 30 aprile

Eventin

O riginalissima personale di Sergio Deitinger, artista romano di cui ci siamo occupati in uno degli ultimi numeri della nostra rivista.

Stavolta, l’artista, da sempre attento alle bellezze architettoniche della città eterna, nella splendida cornice della seicentesca Galleria della Biblioteca Angelica, punta a presentare una particolare selezione della sua produzione artistica.

Ciò che ci mostra è una Roma nuova di zecca perché vista dall’alto, dagli scorci suggestivi dei suoi tetti, in una sorta di “visita a volo d’angelo”.Insomma, quella immortalata da Sergio Deitinger é una Roma insolita, ma meravigliosa e singolare come solo la Capitale sa e può essere, agli occhi di chi la vive o la visita solo di passaggio.

di Rossana Gabrieli“I tetti di Roma”. Sergio Deitinger in mostra

Page 16: Occhio all'Arte (marzo 2011)

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Da anni la stagione teatrale apriliana, curata dal Teatro Finestra, rappresenta un appuntamento di tutto rispetto per chi desideri vedere le migliori compagnie e i migliori

spettacoli sulla piazza, con artisti e opere di grande pregio, scelti da Gianni Bernardo, colonna portante dell’associazione cittadina.Gianni ci ha abituato ormai a spettacoli di notevole qualità; la stagione 2010/2011 è partita leggermente in ritardo rispetto ai calendari dello scorso anno, il 5 gennaio con la commedia brillante Ben Hur, per la regia di Gianni Clementi. L’autore ha colto nel pieno, a cominciare dal titolo, la condizione del clandestino, il Ben Hur contemporaneo, lo schiavo per eccellenza. Sergio, per sbarcare il lunario, tenta di tirare su qualche euro cercando di farsi fotografare dai turisti vestito da centurione romano, sotto al Colosseo, mentre sua sorella Maria si occupa di chat erotiche telefoniche. I due vivono insieme, dividendo casa, solitudine e povertà, quando nella loro miserrima vita piomba Milan, un ingegnere bielorusso tuttologo e tuttofare, ma come immigrato clandestino bisognoso di lavorare viene all’occorrenza sfruttato da Sergio, che lo coinvolge e lo costringe a lavorare al suo posto. Milan costruisce una biga da lui ideata per attirare i turisti, Milan va a lavorare come imbianchino per conto di Sergio, Milan guadagna e porta a casa molti soldi. La vita di Sergio e Maria comincia a cambiare, Maria si innamora di Milan ma non sopporta che il fratello viva alle sue spalle. L’inaspettata spietatezza della donna però, che scoprirà che Milan ha moglie e quattro figli in Bielorussia, la spingerà a tradirlo e ad avvertire la polizia. Non poteva mancare naturalmente il Teatro di Shakespeare, con un classico dei classici: “La Bisbetica Domata”, rappresentata il 22 gennaio, sempre al Teatro Europa, per la regia di Armando Pugliese, con la bellissima Vanessa Gravina e Armando Siravo. Il genio di Shakespeare si rivela in tutta la sua forza, quando descrive la donna come una forza della natura, dotata di grande intelligenza e caparbietà, colei che tiene testa a uno stuolo di uomini inetti, deboli, convinti di un’idea antica e consolidata che la donna sia oggetto da sottomettere. La bisbetica, la terribile Kate, in un gioco di apparenze

e di equivoci, viene infine sottomessa dall’intrepido Petruccio, ma Shakespeare, nelle pieghe profonde delle sue analisi psicologiche, ci mostra quanto questa sottomissione sia fittizia, e quanto invece sia un progressivo e faticoso raggiungimento di equilibrio di “teste”, perché l’amore e il rispetto infine trionfino. Petruccio combatte ad armi pari per conquistare la sua Kate, di cui infine si innamora sorpendendosi egli stesso. Un’opera musicale è quella alla quale abbiamo invece assistito il 1 febbraio, “I Musicanti”, per la regia di Massimo Venturiello: Un narratore poeta, una banda che suona e accompagna la narrazione, una festa di paese allegoria della vita e dell’amore, i fuochi d’artificio che incantano con la meraviglia dei colori nel cielo e che chiudono il ciclo vitale.Un proscenio dove i musicisti suonano, e sono essi stessi attori, e gli attori si confondono con i musicisti. Una scansione del ritmo della vita, quella vera, quella andata, che ha lasciato nei poeti che la raccontano, “I Musicanti”, la nostalgia, il rimpianto, la poesia. La scenografia si pone come percorso sul quale i protagonisti lentamente avanzano, man mano che la storia cresce e giunge al termine. Cosimina, è narrata come una donna nata all’ombra di un ulivo, testimone silenzioso ed eterno, e muore già vecchia con il suo vestito da sposa, che mai riuscì a indossare, giacché il suo amore morì in guerra. La semplicità della storia si riempie di immagini, di danze, di canti in lingue mediterranee ed europee, dove però tutto si mescola in un unico afflato d’amore, di energia, di delicate tensioni che arrivano perfino a commuoverci, declinate dalla voce meravigliosa di Tosca, e dalle infinite sfumature della voce di Massimo Venturiello.In programma a concludere questa stagione teatrale, la commedia “Die Panne, la notte più bella della mia vita, con Gianmarco Tognazzi, per la regia di Armando Pugliese in programma per il 26 febbraio, e “Chat a due piazze”, di Ray Cooney, per la regia di Gianluca Guidi, in programma per lunedi 1 marzo. Sono altri due appuntamenti imperdibili. Il Teatro è quella forma d’arte che non può prescindere dalla nostra vita.

Il Grande Teatro ad Aprilia: stagione 2010/2011di Roberta Angeloni