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A cura dell’Associazione Arte Mediterranea - anno V N° 51 febbraio 2012 Mensile d’informazione d’arte n manga: L’alchimista d’acciaio n dall’associazione: “C’era due volte (magari anche tre)” n ingresso libero: L’arte ti augura buon compleanno anche nel 2012 Steve McCurry, “Pastore Kuchi.” Kashmir, 1995 n Dedicato a… Steve McCurry porta le sue opere a Roma

occhio all'arte (febbraio 2012)

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rivista culturale

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A cura dell’Associazione Arte Mediterranea - anno V N° 51 febbraio 2012

Mensile d’informazione d’arte

nmanga: L’alchimista d’acciaio

ndall’associazione:“C’era due volte (magari anche tre)”

ningresso libero:L’arte ti augura buon compleanno anche nel 2012

Steve McCurry, “Pastore Kuchi.” Kashmir, 1995

nDedicato a…Steve McCurry porta le sue opere a Roma

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Mensile culturale edito dallaAssociazione Arte Mediterranea

via Dei Peri, 45 ApriliaTel.347/1748542

[email protected]. del Tribunale di Latina N.1056/06, del 13/02/2007

FondatoriAntonio De Waure, Maria Chiara

LorentiCristina Simoncini

AmministratoreAntonio De Waure

Direttore responsabileRossana Gabrieli

Responsabile di Redazione Maria Chiara Lorenti

RedazioneMaria Chiara Lorenti, Cristina

Simoncini, Giuseppe Di Pasquale, Eleonora Spataro, Giuseppe Grasso,

CollaboratoriLuigia Piacentini, Stefania Servillo, Patrizia Vaccaro, Valeria Nicoletta,

Luca Deias, Laura Siconolfi, Maurizio Montuschi, Greta Marchese,

Valerio Lucantonio

Responsabile MarketingCristina Simoncini

Composizione e Desktop Publishing

Giuseppe Di Pasquale

Stampa Associazione Arte Mediterranea

via Dei Peri, 45 Aprilia

Tutti i diritti riservati. E’ vietata la riproduzione anche

parziale senza il consenso dell’editore

SommarioAuguri a:

“C’era due volte (magari anche tre)” “L’avventura”

La rinascita della GNAM propone certe ideeNutrire il corpo e lo spiritoOniric a MondoPop Gallery

L’Associazione Focus Foto di ApriliaL’arte ti augura buon compleanno anche nel 2012

Sonata a KreutzerSteve McCurry porta le sue opere a RomaArrietty alla scoperta di un mondo segreto

sotto il pavimentoLo “scatto” fotografico sarà abbastanza

atletico da battere la pittura al traguardo dell’arte?Gina Roma

L’alchimista d’acciaio“Un cappello pieno di ciliegie” di Oriana Fallaci

Lotta allo smog Cartier Bresson

n

Auguri a:

•••

E’ in distribuzione la 1° lezione del DVD sulla pittura ad olio

• Guercino (2 febbraio 1591)• Hans Ruedi Giger (5 febbraio 1940)• John Ruskin (8 febbraio 1819)• Alberto Vargas (9 febbraio 1896)• Francesco Hayez (10 febbraio 1791)• Lawrence Weiner (10 febbraio 1942)• Werther Germondari (10 febbraio 1963)• Carlo Carrà (11 febbraio 1881)• Pinot Gallizio (12 febbraio 1902)• Mario Mafai (12 febbraio 1902)

• Toru Iwaya (12 febbraio 1936)• Yoko Ono (18 febbraio 1933)• Constantin Brancusi (19 febbraio 1876)• Lucio Fontana (19 febbraio 1899)• Kazimir Severinovič Malevič (23 febbraio

1878)• Corrado Cagli (23 febbraio 1910)• Charles Le Brun (24 febbraio 1619)• Pierre-Auguste Renoir (25 febbraio 1841)• William Lakin Turner (25 febbraio 1867)

Per sponsorizzare “Occhio all’Arte” Telefona al 349.7790097

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3La ghiandaia Il Colosseo

dall’associazionen

di Antonio De Waure

di Greta Marchese

E’ questo il titolo della magnifica pellicola in bianco e nero di Michelangelo Antonioni con Monica Vitti, Gabriele Ferzetti, Lea Massari, Dominique Blanchar, Renzo Ricci e James Addams. Il film datato 1960, nonché sesto lungometraggio dell’affermato regista, rappresenta il primo capitolo di una trilogia anche detta “esistenziale” o “dell’incomunicabilità”, cui seguiranno altri due lungometraggi: “La notte” e “L’eclisse”. Il film presenta una trama sorprendentemente semplice, priva di momenti particolarmente significativi e colpi di scena. Durante una breve sosta sull’isola di Lisca Bianca, l’insofferente Anna (Lea Massari), si separa dal gruppo

di amici in gita sull’isolotto deserto e scompare in circostanze del tutto misteriose. Hanno inizio le ricerche da parte del compagno, l’architetto Sandro (Gabriele ferzetti) e dell’amica Claudia (una giovanissima Monica Vitti) lungo tutta la Sicilia. Colpevole forse il tempo, le indagini non portano alla luce nessuna traccia della giovane donna, ma la vera protagonista della vicenda: la relazione tra Claudia e Sandro, emblema della crisi della borghesia e dei sentimenti.Così Anna, oggetto iniziale della ricerca, finisce per essere dimenticata. E’ questo un grande elemento d’innovazione, il giallo viene quindi detto “alla rovescia”, in quanto la scomparsa della giovane donna diviene un elemento del tutto secondario nell’ottica dell’azione. La sparizione della protagonista non sconvolge la vicenda, il legame preesistente tra Anna e Sandro viene freddamente sostituito dall’inconsistente sentimento tra Claudia e Sandro. Film tipico di Antonioni, lento e a tratti dispersivo, “L’avventura” è progressivamente disposto a seguire gli istinti e le pulsioni dei protagonisti più che la storia, per cui si serve della spiccata attitudine interrogativa della macchina da presa per scrutare e indagare la psicologia dei personaggi da vicino.Una pellicola nel complesso estremamente piacevole e dalla fotografia scrupolosamente curata: ogni singola inquadratura ha quasi il valore di una foto, “L’avventura“ resta ancora oggi uno dei migliori film per i veri amanti del made in Italy.

“L’avventura”Un giallo alla rovescia

cineman

“C’era due volte (magari anche tre)”

Anche quest’anno, per il terzo consecutivo, L’Associazione Arte Mediterranea organizza il corso di Illustrazione delle Favole.Le lezioni saranno tenute da Alessandra Fusi, giovane ma già

affermata illustratrice del nostro territorio ed inizieranno lunedì 23 gennaio alle ore 18.00.Rispetto ai due già trascorsi - che hanno destato tanto interesse e positive adesioni - quest’anno ci saranno delle novità consistenti: in primo luogo il corso non verrà svolto solo in un giorno della settimana bensì in due, il lunedì ed il mercoledì, dalle 18.00 alle 20.00. Questo darà la possibilità a molti interessati con problemi di orario e di giorno di poter scegliere la frequenza con maggiore flessibilità. Il corso durerà poco più di due mesi e terminerà il 30 marzo 2012.La cosa interessante, oltre alle variazioni menzionate, è il valore simbolico che Alessandra Fusi ha voluto dare a questo ciclo, dandogli un titolo molto significativo ma, nello stesso tempo, molto efficace: “C’era due volte (magari anche tre)”.Spero vivamente che questa iniziativa possa avere il successo già riscosso nei precedenti anni e che possa donare a chi lo frequenterà non solo la capacità di acquisire un buon risultato tecnico ma anche di rendere queste ore trascorse nell’associazione un momento di vera e sana aggregazione sociale e culturale.

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La Galleria d’Arte Moderna di Roma apre nuovamente al pubblico proponendo un nuovo allestimento basato sui colori e le atmosfere ma soprattutto presentando delle mostre d’eccezione: Arte in Italia dopo

la fotografia 1850-2000, Costellazione transavanguardia e Arte povera, ma soprattutto, una grande riscoperta: Gianfranco Baruchello, una splendida retrospettiva intitolata Certe idee e curata da Achille Bonito Oliva.L’artista ha fama internazionale e attualmente vive tra Parigi e Roma; da sempre sperimentatore di nuovi linguaggi e alla ricerca di approcci e tecniche innovative per esternare il proprio pensiero, è uno dei personaggi italiani che più hanno influenzato l’arte degli ultimi decenni, sempre fuori dal coro e portando avanti progetti personalissimi. Negli anni ’60-’70 le sue opere di tingono di forti riferimenti politici che lo portano a creare opere radicali; la sua ispirazione principale deriva dalla realtà circostante, non quella dei grandi eventi, ma della realtà quotidiana, quella delle lotte autonome e del rifiuto del lavoro di fabbrica, delle occupazioni e del femminismo, eventi che hanno caratterizzato la vita di quegli anni. Artista incredibilmente poliedrico, si è precocemente avvicinato ed appropriato della tecnica video, utilizzandoli per fini artistici; il primo film realizzato è La verifica incerta e viene realizzato nel 1964 (http://www.youtube.com/watch?v=FzFThm3BSpk). Negli anni successivi vi sono nuove operazioni culturali come la pubblicazione di libri (Mi viene in mente, Schwarz, 1966; La Quindicesima riga, Lerici, 1967; Avventure nell’armadio di plexiglass, Feltrinelli, 1968). Di particolare rilevanza avrà la costituzione della società Artiflex nel ’68. A partire dagli anni ’70 gli esperimenti di moltiplicano: dall’immagine elettronica agli oggetti-assemblaggi, dalle operazioni agricole alle riflessioni sulla perdita di qualità o sulla considerazione dello spazio come interno e femminile, per citarne alcuni. Numerose anche le partecipazioni ad importanti rassegne d’arte come la VI Documenta di

Kassel o nel ’91 la Quadriennale romana. Gianfranco Baruchello ha inciso profondamente sullo sviluppo di quell’arte che oggi, sui testi scolastici (e non solo), viene etichettata come «contemporanea»; la mostra alla GNAM è un modo per chi non conoscesse ancora il suo lavoro di entrarvi in contatto e per chi già lo conosce di ripercorrere la sua vita scandita da sperimentazioni artistiche e riflessioni, comprendendo così come ogni tentativo di incasellare la sua arte sia vano.

La rinascita della GNAM propone certe ideeImportante retrospettiva su Gianfranco Baruchello a cura di A.B.O. di Stefania Servillo

in mostran

Ariflex Ariflex è una società fittizia il cui nome viene usato da

Gianfranco Baruchello per operazioni artistiche. Tra queste si deve innanzitutto menzionare Teatro Pacco: con un

avviso pubblicato su Quindici e su Marcatrè, invitarono i lettori a spedire alla Artiflex un coupon per ricevere casa un teatro-pacco. Circa cinquanta persone inviarono effettivamente il tagliando compilato alla sede della Artiflex (un ufficio improvvisato con tanto di tabella sulla porta) e la «società» spediva effettivamente a costoro un pacco, uno diverso per ogni richiesta, che poteva contenere gli oggetti più disparati. Ogni pacco costituiva una specie di scenografia «decentrata». L’allestimento dell’ufficio della Finaziaria Artiflex avvenne invece in forma di vero e propria performance in uno spazio espositivo, la galleria La Tartaruga di Roma nel giugno del 1968. Su un tavolo al centro della galleria era sistemato un registratore di cassa sul quale era attaccata una tabella con la dicitura “Finanziaria Artiflex”, ai lati, in vaschette di plastica da scrivania, c’erano delle scatole bianche contenenti ognuna una moneta da 5 lire o da 10 lire; sulle prime era scritto “scatola contenente lire 5 in vendita a lire 10” e sulle altre “scatola

contenente lire 10 in vendita a lire 5”. Dietro il tavolo, seduta su una sedia da ufficio, Michèle, la ragazza di Pino Pascali, si occupava della vendita delle scatole. L’intenzione era quella di saggiare la capacità dei visitatori-clienti di rinunciare al guadagno finanziario per abbandonarsi al gioco poetico della perdita di valore.(testo Artiflex: www.luxflux.net/luoghi/societa/artiflex/artitest.htm)

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C ome ben sappiamo, Milano ha sempre dedicato molta attenzione alle mostre archeologiche anche se, con tutto il rispetto, non può competere con Roma

riguardo vestigia e resti antichi di una certa importanza. Questa volta si è cimentata in una mostra che dà spazio al significato più simbolico del cibo e delle conseguenze a esso correlate nel nostro passato. “Nutrire il corpo e lo spirito. Il significato simbolico del cibo nel mondo antico” è questo il titolo della mostra aperta al Museo Archeologico di Milano, più precisamente nella cripta cinquecentesca della Chiesa di San Maurizio Maggiore, dal 20 aprile 2011 e che proseguirà fino al 20 maggio 2012. Nell’antichità l’uomo era consapevole che la sua sopravvivenza era legata strettamente alla natura, a quella “madre” terra che si doveva rispettare e celebrare. Non a caso alla base di tutto venivano svolti riti sacri e cerimonie propiziatorie per evocare una natura benigna e a favore dell’uomo. L’esposizione si articola in due sezioni disposte lungo le due file di nicchie ricavate nei lati lunghi della cripta: una riguardante “Gli alimenti e il sacro”, l’altra al “Nutrire corpo e spirito”. Nelle singole nicchie le vetrine ospitano

in mostran

di Luigia Piacentini

Nutrire il corpo e lo spiritoMilano dedica una mostra al significato del cibo nel mondo antico

Oinochoe a figure rosse, immagine di sacrificio

Piatti da pesce

i materiali del museo stesso, mentre al centro della sala sono esposti i prestiti ottenuti da altri musei come il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, di Mataponto e del Museo Archeologico Regionale di Siracusa. Il percorso comprende una fascia cronologica molto ampia, partendo dal mondo egiziano e passando da quello greco, etrusco e romano fino alle soglie del Medioevo. Nella prima sezione si prendono in considerazione alcuni cibi che nel passato avevano un significato simbolico e rituale ben preciso come il pane e i cereali, il vino (considerato il vero strumento per arrivare al divino attraverso l’ebrezza), la carne e il pesce. Mentre nella seconda sezione l’attenzione cade sui cibi che erano specifici di determinate situazioni come i funerali o i sacrifici agli dei fino ad arrivare alla sfera orientale con il tema dell’ascesi e del digiuno come filosofia di vita. Anche nell’antichità alcuni cibi venivano vietati perché influivano negativamente sul corpo ma soprattutto sull’anima umana e tutt’ora questo pensiero si ripercuote nel mondo moderno, soprattutto nella religione, che considera taluni alimenti da ostacolo per arrivare al divino o per lo meno ad uno stato di grazia perenne. Inoltre vi segnalo nella nuova sede del Museo, a via Nirone, una mostra dedicata alla musica nell’antichità (“Suoni silenti. Immagini e strumenti musicali del Civico Museo Archeologico di Milano”). Attraverso una trentina di reperti del Civico Museo Archeologico di Milano vengono illustrati i principali ruoli e significati della musica nel mondo greco, etrusco e romano e ripercorsi, con una prospettiva musicale, aspetti della dimensione religiosa, sociale, politica e culturale di queste civiltà. Scoprirete melodie e sonorità che esistevano in questi popoli permettendo di definire ancora di più questi mondi che ogni giorno ci regalano scoperte sensazionali.

Orari:martedì-domenica ore 9.00-17.30, lunedì chiuso.Biglietti: € 5,00 – ridotto € 3,50

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in mostran

di Eleonora Spataro

Oniric a MondoPop GalleryRoma regala agli appassionati del pop surrealismo un’altra mostra

M ondo Pop Gallery tra il 4 febbraio e il 10 marzo propone al pubblico la mostra “Oniric. Sogni da camera e surrealismo pop”. La

galleria ha selezionato i migliori autori, nazionali ed internazionali della corrente pop surrealista sotto un unico tema, il sogno e l’arte “da camera”. Le opere in mostra ripercorrono sogni e incubi degli artisti che rielaborano e personalizzano la camera da letto: “L’abbandono delle preoccupazioni freudiane nei sogni lascia spazio a una dolce sensazione grazie all’arte di Oniric, che coccola i sogni.”Ancora una volta Mondo Pop Gallery con questa mostra tematica si affaccia sull’universo del pop surrealismo dimostrandone un ennesimo aspetto e le grandi potenzialità espressive.Gli artisti in mostra sono: Paul Barnes, Eliza Bolli, Esteban Campili, Alberto Corradi, Paul Chatem, Adolie Day, Diavù, Massimo Giacon, Ale Giorgini, Inky Valentine, Gianfranco Leroy, Maria Imaginario, Naoshi, Paolo Pedroni, Matthew Price, Paola Sala, Michael Sieben, Sara Sanz, Gary Taxali.

Oniric. Sogni da camera e surrealismo pop MONDOPOP galleryVia dei Greci 30, Roma

L’Associazione Focus Foto di ApriliaNuove iniziative, workshop e molto altro

Torna in pista l’associazione fotografica Focus Foto insieme ad un ricco programma tra workshop ed uscite fotografiche, mostre, attività di gruppo e

visite ad esposizioni.In collaborazione con l’Arte Mediterranea, Focus Foto ha portato avanti negli anni collaborazioni e progetti come “Passaggio”, la rassegna d’arte contemporanea ospitata all’interno del Mercato Coperto di Aprilia. La sede operativa dell’associazione, guidata dal Presidente Ermanno Puccetti, si trova all’interno degli spazi messi a disposizione dell’Arte Mediterranea. Oltre a condividere l’interesse per la fotografia con i propri iscritti Focus Foto ha come obiettivo quello di coinvolgere tutti coloro che desiderano avvicinarsi a questa disciplina, siano essi neofiti o esperti.Il 31 gennaio 2012 c’è stato il primo incontro dedicato all’elaborazione digitale delle foto; seguiranno numerosi

appuntamenti, letture di portfolio e approfondimenti sui grandi maestri della fotografia mondiale. Il programma completo delle attività è consultabile online, all’interno delle pagine web del sito www.focusfoto.it e sui profili Facebook e Twitter dell’associazione. Per ulteriori informazioni è possibile contattare Focus Foto all’indirizzo e-mail [email protected].

di Eleonora Spataro

associazionin

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ingresso liberon

librin

È stato grandissimo il riscontro di pubblico dello scorso anno per l’iniziativa: L’Arte ti fa gli auguri che prevedeva l’ingresso gratuito, nei principali

musei statali, a tutti i cittadini europei che avessero compiuto gli anni proprio in quel giorno. A partire dal 1° gennaio 2012 il Ministero per i beni e le attività Culturali ripropone la medesima iniziativa, grazie a tutti i visitatori che ne hanno usufruito nell’anno precedente rendendola edificante ed appagante per gli organizzatori, che meritano il plauso di tutti gli amanti dell’arte per aver proposto una simile idea. Anche quest’anno riceviamo in dono per la nostra festa un ingresso gratuito che ci permetterà di trascorrere una giornata speciale sommersi dalle molteplici bellezze artistiche dei grandi geni che hanno creato magistrali opere molte delle quali ispirati dalle bellezze, naturali e non, della nostra amata penisola.Ricordiamo che per usufruire della promozione bisognerà

esibire un documento al botteghino, che nel caso il compleanno sia in un giorno festivo per il museo potrete sfruttare l’agevolazione il giorno seguente e che le categorie che già hanno delle agevolazioni avranno l’ ingresso omaggio per l’accompagnatore.

L’arte ti augura buon compleanno anche nel 2012Visto il successo del 2011 il MiBAC ripropone l’iniziativa L’Arte ti fa gli auguri

di Stefania Servillo

“S onata a Kreutzer”, uno dei romanzi brevi di Lev Nikolàevič Tolstòj, ci offre uno spaccato della società russa di fine ottocento. Ambientato in treno durante un viaggio, parla di

come i sentimenti siano mutabili e influiscano nelle azioni che qualsiasi individuo possa compiere.Il racconto è incentrato sulla storia di un certo Vasja Pozdnyšev, riferita da una voce narrante che resterà sconosciuta fino alla fine anche al protagonista. I problemi di Vasja iniziano quando, credendosi innamorato, decide di sposarsi e di mettere su famiglia, presenta alla moglie un avventuriero, gran seduttore e abile musicista, dando così inizio a un gioco che si rivelerà tragicamente beffardo. Via via sempre più sospettoso, una sera, mentre la coppia esegue in perfetta sintonia la Sonata a Kreutzer di Beethoven, Pozdnysev accantona ogni dubbio. Spinto dalla gelosia uccide la moglie per un tradimento in realtà mai avvenuto. Tutto questo stando in bilico tra lucidità e irrazionalità. Sarebbe da definire “irrazionalmente lucido’” Con questo romanzo Tolstòj cerca di descrivere le motivazioni più oscure dei gesti umani, un’opera dai concetti chiari e spietatamente veritieri che possiamo ritrovare anche nella società odierna.

Sonata a KreutzerUn viaggio, un treno, una conversazione tra passeggieri e uno spaccato sui sentimenti nella società Russia

di Valeria Nicoletta

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di Luca Deias

Steve McCurry porta le sue opere a RomaIl fotografo americano ci apre le finestre sul mondo

Steve Mc Curry “Flowers”

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dedicato anSteve McCurry porta le sue opere a RomaIl fotografo americano ci apre le finestre sul mondo

Volti, occhi, sguardi profondi come il mare o vuoti come il caricatore di un fucile che ha appena smesso di sparare. Che siano bambine vestite da suore o vecchi vestiti solo di

un sorriso sincero, il sessantunenne fotografo Steve McCurry porta al Macro Testaccio di Roma una miriade di ritratti, stati d’animo immortalati nel corso degli ultimi trent’anni in giro per il mondo. Le emozioni, riportate principalmente da India e Afghanistan, sono le più varie: a volte chiare e nette come le lacrime che sgorgano dagli occhi di un bambino, a volte enigmatiche come quelle della famosa “Ragazza Afgana”, immagine simbolo della mostra, impressionata su pellicola la prima volta nel 1984 e poi nuovamente posizionata al centro del mirino, ma stavolta digitalizzata in una scheda di memoria, diciassette anni dopo, grazie ad una spedizione mirata organizzata dal National Geographic. L’alone di mistero che queste fotografie si portano dietro è forte, negli spazi troppo piccoli per un’esposizione di questa portata è palpabile l’incomprensione di chi, come noi, si ritrova faccia a faccia con mondi che non parlano la nostra lingua. La totale assenza di didascalie o spiegazioni relative alle fotografie però lascia anche troppo spiazzati, col respiro bloccato e la bocca aperta davanti al frangente di una scena che non riusciamo a contestualizzare, di cui non possiamo a comprendere il senso perché nessuno ce lo può spiegare. Quest’atmosfera destabilizzante entra in contrasto col senso di pace che viene emanato dai paesaggi - pochi rispetto ai ritratti - riempiti di un verde rilassante che si può

trovare solo tra le vallate del Kashmir e del Tibet, ti coglie un po’ di sorpresa dopo tanti deserti costellati di carri armati in fiamme che coprono il cielo con colonne di fumo nero. Forti contrasti si trovano anche nei volti dei bambini e delle donne immortalate al di là e al di qua di quella linea immaginaria che divide l’occidente dal resto del mondo. Contrasti utili a mostrare cosa è veramente il mondo sul quale viviamo, da chi è abitato, differenze importanti per abbattere quelle barricate che troppi ignoranti si creano per dire che è tutto bello o è tutto brutto ciò che proviene da una terra lontana. Certo è affascinante quella donna dal volto coperto, quegli occhi scuri lasciati liberi di esprimere quello che la sua bocca non può dire, ma guardandola a fondo vedremo anche occhi supplichevoli che ci dicono che non c’è nulla che abbia a che fare con la felicità dietro quel velo. E così anche lei, la ragazza Afgana, forse gli occhi più belli che l’occidente abbia mai visto, con solo due foto scattate a distanza di anni ha così tante cose da dirci. Se solo le volessimo ascoltare capiremmo che generalizzare sugli uomini e le donne che vivono oltre i confini, sia in positivo che in negativo, è sempre sbagliato. L’aspetto più importante di queste mostre, dove ogni foto è una finestra che si affaccia sul mondo, è proprio questo: ci insegna a conoscere gli “altri” solo dopo aver visto in modo crudo e diretto le loro realtà. Quindi smettiamo di dire che tutto il mondo è paese e andiamo a conoscere gli abitanti del nostro pianeta in tutte le loro sfumature.

Steve Mc Curry “Sharbat”

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di Maria Chiara Lorenti

Arrietty alla scoperta di un mondo segreto sotto il pavimentoRubacchiotta o prendinprestito?

Filippino Lippi, “Adorazione del bambino”, 1477 circa

cARToonsn

T ra una madre iperprotettiva ed un padre di poche parole, Arrietty spalanca la porta, ben serrata della sua casa, all’avventura, all’eccitazione giovanile della

scoperta, scoperchiando letteralmente il mondo che la circonda. Quattordicenne irrequieta, con un alto senso del valore dell’amicizia, questa ragazzina sconvolge il sereno ma monotono tran tran quotidiano della sua famiglia per riportare una scintilla di speranza a Sho, suo coetaneo, che alla vigilia di un’importante operazione cardiaca si era rassegnato ad un esito nefasto. Ma la caparbietà, la ferrea volontà e l’esuberante gioia di vivere concentrata in una fanciulla alta una decina di centimetri, gli fa capire il senso giusto di una vita vissuta anche giorno per giorno, affrontata con uno spirito nuovo, con un occhio attento ai piccoli piaceri che ti offre, un tè caldo sorseggiato in veranda ascoltando il ritmo cadenzato della pioggia, oppure un momento irripetibile di comunione con la natura, disteso su un tappeto fiorito ad assorbire l’energia del disco solare, grato di quell’attimo di simbiosi.Sho, lasciato crescere in un vuoto affettivo da una madre in carriera separata dal marito sempre in viaggio, ha un enorme spazio da riempire dentro di sé e la scoperta di una creatura così straordinaria come Arrietty e del suo fantastico universo, lo colma di un sentimento di protezione per questa sua minuscola amica, una sensazione così forte che quasi non riesce a contenere.Che Hiromasa Yonebayashi fosse il delfino destinato a succedere al premio Oscar Hayao Miyazaky era già un po’ che si vociferava negli ambienti della Ghibli e, forse proprio per metterlo alla prova, gli è stata affidata la regia di un soggetto, tratto da un romanzo di Mary Norton “The Borrowers” (I Rubacchiotti), edito nel 1952, e sceneggiato dallo stesso Miyazaky una quarantina di anni fa, ma

poi lasciato dormire in un cassetto.Gioia di vivere, desiderio di esplorare l’ignoto, brama di conoscenza, Arrietty è un concentrato di tutto, spavalda come Mononoke, curiosa come Ponyo, ardita come Nausicaa, rispecchia in pieno le eroine della Ghibli.La vecchia villa ubicata a Koganei, nella periferia ovest di Tokyo, immersa in un giardino deliziosamente disordinato, è lo scenario più idoneo per questa storia sussurrata con gentilezza, dove solo l’ignoranza disprezza la diversità con il desiderio di annientarla.La pulizia dell’immagine, la minuziosità un po’ maniacale nella ricerca dei particolari ambientali descritti fanno di questo microcosmo un piccolo gioiello del cinema d’animazione, ispirato ma non uguale a quelli del suo maestro Hayao Miyazaky.

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in mostranLo “scatto” fotografico sarà abbastanza atletico da battere la pittura al traguardo dell’arte?Finale al fotofinish alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma di Laura Siconolfi e Maurizio Montuschi

“Pittori falliti” erano i fotografi per Baudelaire, negli anni ’60 dell’800, anche se poi lui stesso divenne un assiduo frequentatore degli atelier fotografici parigini più alla

moda. Unanimemente riconosciuta come emblema di modernità, quella fotografica, per un lungo periodo, venne considerata una tecnica di riproduzione del tutto meccanica, e, quindi, servile, anziché un mezzo di interpretazione e di espressione artistica. Il passaggio dalla dagherrotipia alla calotipia ed alle tecniche via via sempre più moderne, è stato rapido ed ha affascinato e coinvolto tutte le classi sociali per motivi pratici, puramente estetici o commerciali. E’ nato, nei primi decenni del diciannovesimo secolo, un nuovo e nobilissimo linguaggio, con il quale, con una precisione impensabile fino a pochi anni prima, si può riprodurre la realtà ma la si può anche interpretare. Essendo ormai unanime il giudizio sulla creatività degli artisti “dello scatto”, sempre più spesso, musei e gallerie ospitano anche esposizioni fotografiche, collettive o personali.Dal 21-12 al 4-3-2012 in uno spazio espositivo emblematico per la

Giorgio De Chgirico “Autoritratto nello studio di Parigi, 1935

città di Roma, quale la GNAM, è stata allestita una mostra su “L’arte in Italia dopo la fotografia 1850-2000“, che si prefigge di chiarire le relazioni e l’interconnessa evoluzione del linguaggio pittorico e di quello fotografico, sin dagli albori. L’iter espositivo che si articola in sette sezioni, inizia col mostrare il momento in cui la fotografia è usata come supporto al lavoro pittorico, poiché permette una riproduzione fedele ed immutabile della realtà ispiratrice. Il vero artista, però, è il pittore che astraendo, interpretando, creando atmosfere, nobilita la tela che diventa veicolo di emozioni estranee al prodotto di un mezzo meccanico, quale la macchina fotografica, alla portata di chi, economicamente, poteva permettersela, senza possedere alcun talento. Osservando le immagini presenti nelle sale successive, appare evidente come, nella produzione degli ultimi decenni dell’Ottocento, fosse vivo il desiderio di creare “foto pittoriche” attraverso manipolazioni ed interventi di laboratorio, con l’uso di carte sofisticate come quelle al platino, ma anche con semplici viraggi color seppia, che consentivano funzionali ed originali tonalità di grande delicatezza cromatica. La ricca e significativa produzione artistica presente nella Galleria di Valle Giulia, relativa ai primi decenni del ‘900 testimonia in maniera inequivocabile come, agli albori del nuovo secolo, è ormai unanime il giudizio secondo il quale l’antagonismo iniziale tra pittura e fotografia non ha più ragion d’essere, poiché quello fotografico appare come un linguaggio artistico autonomo. Alcuni fotografi seguono le avanguardie artistiche del momento e scoprono impensabili potenzialità del linguaggio fotografico, ad esempio il suo valore simbolico. Altre espressioni audacemente innovative come il Cubismo, il Futurismo e l’Astrattismo, coinvolgono gli artisti moderni, anche se nella resa fotografica non sono presenti le suggestioni e il patos dei dipinti.Negli ultimi spazi espositivi si respira un clima di generale opposizione alle avanguardie ed un ritorno all’ordine ed alla purezza del “mestiere”. La poetica del Realismo Magico impregna molte delle opere esposte. Di particolare impatto emotivo è l’autoritratto “fotografico” di De Chirico: una fotografia avrebbe reso la morbidezza dei contorni e l’atteggiamento di chi è in attesa di un’idea che “sente” che sta per arrivare?

Giosetta Fioroni, “La ragazza della TV, 1964

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donne nell’Artedonne nell’arte

di Cristina Simoncini

nGina RomaUna vita per l’arte

Gina Roma, “Dolce notte”

Gina Roma è stata considerata la decana dell’arte per aver notevolmente influito per oltre mezzo secolo con la sua pittura nell’evolversi dell’arte figurativa. Nata il 16 settembre

1914 a Tezze di Vazzola (TV), visse e lavorò a Oderzo, dove è mancata il 2 ottobre 2005. Dopo una prima fase, chiaramente influenzata da Saetti, dove disegno e colori si intrecciavano in una trama limitata da restrizioni formali, il suo pennello si aprì ad esplorare nuove forme di espressione: la vitalità dell’artista si fuse con la sua alta competenza tecnica. La poesia è la chiave di lettura per il suo lavoro negli ultimi decenni, infatti l’aspetto elegiaco è trasferito nella sua rappresentazione della natura, nella forza-simbolo del colore.Apparteneva al gruppo di pittori veneziani nel 1950-70: la Carena, Guidi, Santomaso, Sassu, Vedova. Ancora studente presso l’Accademia fu l’unica donna artista le cui opere vennero accettate alla Biennale d’Arte Moderna di Venezia. Nel 1961, ancora una volta, lei, unica artista tra i 13 pittori italiani, fu invitata alla Biennale Internazionale d’Arte a San Paolo, in Brasile.Nell’arco di 60 anni, le sue opere sono state esposte in tutta Italia e in Europa, Sud America, Canada e Stati Uniti. Collezioni degli Stati Uniti a New York e Washington sono arricchite da alcuni dei suoi migliori quadri.Vitale e passionale, continuò audacemente a dipingere: all’età di 77 anni eseguì l’affresco della chiesa di Catena di Villorba (TV).Nel 1987 venne nominata cavaliere della Repubblica Italiana per

meriti artistici. Il percorso artistico di Gina Roma e’ passato dalla pittura tonale e dalle ricerche sulla luce (1950 – ’52) al neorealismo (1953 – ’54). Le esperienze di quest’ultimo periodo la portarono alla composizione di paesaggi espressionistici dove il colore puro e’ l’elemento fondamentale della tela. Dal 1957 al 1964 la pittrice esalta il colore e tende a rompere le forme del disegno in un naturalismo definito astratto-espressionistico. Seguì un profondo interesse per la figura umana e quindi sulla fine degli anni ’60 i vigorosi ” maximandri “. Negli ultimi anni Gina Roma e’ tornata a modelli piu’ umanizzati, dove l’uomo vive in simbiosi con la natura nella piu’ piena e calda solarita’. Di sé amava ripetere: “Penso in colore: se c’è un’emozione penso subito al colore; il colore ci esalta, ci emoziona; anche se chiudo gli occhi vedo colore”.

Gina Roma, “Fioritura”

Gina Roma, “Fiume rosso”

Fonti: www.giuseppeborsoi.it/2010/06/02/una-mostra-una-via-un-intero-paese-celebra-gina-roma-e-le-sue-sensazioni-coloranti; www.avatarreview.net; www.eugeniodavenezia.eu/it/amici_pittori.php?id=28

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architettura

di Valerio Lucatonio

manga

L’alchimista d’acciaio“Una lezione priva di dolore non ha valore. Perché, senza sacrificio, l’uomo non può ottenere nulla.”

n

Uno dei manga che ha riscosso maggior successo negli ultimi anni, vincitore di vari premi in Giappone e elogiato per tutto il web, Fullmetal Alchemist (2001) è sicuramente

uno degli shonen più completi che si possa trovare in circolazione.Ambientato in un mondo alternativo simile all’Europa industriale del ventesimo secolo, narra i viaggi, le avventure e la maturazione di Edward e Alphonse Elric, due fratelli abbandonati dal padre alchimista in tenera età e cresciuti dalla madre Trisha fino alla morte di quest’ultima. Rimasti soli i due bambini cominciano ad avvicinarsi all’alchimia con l’obiettivo finale di far tornare la madre tramite la tecnica proibita della trasmutazione umana, ma questo loro tentativo finirà in tragedia costando una gamba ad Ed e l’intero corpo ad Al(la cui anima verrà legata dal fratello ad un’armatura). Allora i due cominceranno il loro lungo viaggio alla ricerca del leggendario elisir capace di ignorare ogni limite dell’alchimia, la Pietra Filosofale.Con disegni semplici ma dinamici, chiari e di grande espressività, Hiromu Arakawa è riuscita a unire elementi fantasy con scene tragiche, combattimenti acrobatici e momenti comici, il tutto reso più interessante dal mistero che ci accompagnerà per tutta la fluida narrazione.Altamente consigliato per gli amanti sia dei gialli che dei classici combattimenti a scazzottate Fullmetal Alchemist ha anche due

serie anime (cartoon giapponesi), una fedele alla versione originale e Brotherhood, che prende una svolta totalmente diversa dalla trama del manga: entrambi considerati lavori fedelissimi al lavoro cartaceo possono essere un buon primo passo per avvicinarsi alla storia.

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librindi Rossana Gabrieli

“Un cappello pieno di ciliegie” di Oriana Fallaci

di Nicola Fasciano

Lo sappiamo tutti che è una emergenza in molte capitali mondiali, ma quello che è successo a Pechino in questi primi giorni del 2012, è veramente eccezionale: la coltre di foschia

causata dall’inquinamento atmosferico ha obbligato ad annullare più di 150 voli nell’aeroporto internazionale della città. Non è stata certo la prima volta, anche perché l’inquinamento aveva interferito con il traffico aereo ancora negli ultimi mesi del 2011, quando erano stati annullati decine di voli e, ugualmente, durante le scorse olimpiadi in Cina la visibilità si era ridotta a poche centinaia di metri. Le autorità cittadine, nonostante questa situazione ormai perdurante, hanno continuato ad assicurare che i valori di polveri sottili (PM 10) erano nella norma, mentre autorità indipendenti indicavano che la mattina del blocco lo smog urbano oltrepassava ampiamente il livello di criticità, poiché avevano rilevato alti valori di PM 2.5, polveri più sottili e insidiose delle prime. Ma quello che rende ancora più preoccupante la situazione, sono le previsioni degli esperti della Guangdong Meteorological Agency secondo cui la cappa di smog persisterà per i prossimi 20-30 anni. Per tornare a rivedere il blu del cielo i pechinesi dovranno aspettare ancora molto tempo, sebbene per ora la situazione aeroportuale sia tornata alla normalità; il vento pare abbia ripulito parzialmente l’aria portando anche ad un miglioramento della visibilità prima limitata a soli 200 metri. Per rimanere in tema di inquinamento atmosferico, e in modo particolare ai metodi con cui lo si combatte, è interessante riprendere una bizzarra quanto innovativa modalità scelta dal sindaco londinese Boris Johnson per i piani di miglioramento dell’aria londinese: nell’agosto scorso si è deciso di sperimentare in alcune zone della capitale inglese un asfalto particolare, a base di una

miscela di acetato di calcio magnesio, che impedisce di far tornare in aria il particolato, “incollandolo” alla superficie e riducendo del 10-20% i valori di PM 10. E anche in Italia, all’Aereoporto di Malpensa, è stata adottata una soluzione simile a quella londinese, anche se con miscele differenti, dove su 18mila metri quadrati di superficie del Terminal 1 è stata spruzzata una miscela a base d’acqua additivata con biossido di titanio battezzata Coverlite: questa miscela funziona secondo il principio della fotosintesi clorofilliana e trasforma i gas inquinanti in sali. Ovvero tutti i mezzi sono validi per contrastare un problema che, se non opportunamente arginato, rischia sempre più di provocare forti danni alla salute.

Quei lettori che erano rimasti perplessi di fronte alla trilogia post 11 settembre, che Oriana Fallaci aveva avviato con “La rabbia e l’orgoglio” e che

l’aveva trasformata in una paladina agguerrita dei valori dell’occidente, contrapposti a quelli del mondo arabo, avranno probabilmente avvertito una sorta di dubbio di fronte a questo romanzo, uscito postumo, come una sorta di testamento della scrittrice toscana.D’altra parte, chi aveva letto i grandi romanzi della Fallaci, da “Un uomo”, a “Lettera ad un bambino mai nato”, a “Niente e così sia”, sperava, probabilmente, di ritrovare quella fascinazione narrativa, ovvero quell’incantesimo che, nelle sue pagine, ti trascinava in un sospeso vortice immaginativo.E “Un cappello pieno di ciliegie” è proprio questo tipo di libro. Come se Oriana Fallaci, di fronte alla certezza degli ultimi giorni che il “mal dolent”, come lei stessa lo deifnisce in questo libro, che la stava vincendo, avesse voluto rendere un estremo omaggio a tutti i suoi lettori, abbandonando le contrapposizioni dure ed ostinate del dopo 11 settembre.Questo ultimo romanzo della nostra scrittrice è una ricerca accuratissima delle proprie origini più lontane, un viaggio a ritroso nelle origini della propria famiglia, nelle storie di bisnonni, bisnonne, “arcavoli ed arcavole”, a cui ridare volto, voce e storia, a volte giudicandoli anche severamente, ma sempre con l’amore di chi è grato per il grandissimo dono della vita, che “…é bella anche quando é terribile…”. E lei lo sapeva raccontare bene.

Lotta allo smog occhio all’ambienten

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nApriliaPatrizia Di Clemente - Mostra personaleRistorante “l’escargot”, via Torino 22, dal 16 febbraio al 16 marzo 2012

nRomaShepard Fairey – Obey «120!» - Retrospettiva Mondo Bizzarro Gallery, fino all’11 febbraio 2012Homo Sapiens. La grande storia della diversità umanaPalazzo delle Esposizioni, fino al 12 febbraio 2012Icone Russe (XV-XX secolo)Castel Sant’Angelo, fino al 12 febbraioIl Rinascimento a Roma. Nel segno di Michelangelo e RaffaelloFondazione Roma Museo – Palazzo Sciarra, fino al 12 febbraio 2012Gunther von Hagens. Body Worlds: al cuore della vita – il vero mondo del corpo umanoOfficine Farneto, fino al 12 febbraio 2012Icone russe XV-XX secoloMuseo Nazionale di Castel Sant’Angelo, fino al 12 febbraio 2012Leonardo e Michelangelo. Capolavori della grafica e fogli romaniMusei Capitolini, fino al 19 febbraio 2012Enel Contemporanea 2011. Carsten Höller: “Double Carousel with Zöllner Stripes” Macro, fino al 26 febbraio 2012Vincenzo Fasolo dalla Dalmazia a Roma. Vita e opere dell’architetto spalatino nella CapitaleMusei di Villa Torlonia, fino al 26 febbraio 2012A Oriente. Città, uomini e Dei sulle vie della SetaMuseo Nazionale Romano – Terme di Diocleziano, fino al 26 febbraio 2012Luci cinesi: 1981-2011. Reportage di Enrico RondoniChiostro del Museo Nazionale Romano delle Terme di Diocleziano, fino al 26 febbraio 2012Ludovico Quaroni. Disegni e schizzi per le Barene di San Giuliano a MestreMaxxi – Sala studio del Centro Archivi, fino al 26 febbraio 2012

Gli occhi di Michelangelo Antonioni Casa del Cinema, fino al 26 febbraio 2012(Un)Forbidden City: la post rivoluzione della nuova arte cineseMacro Testaccio, fino al 4 marzo 2012Il suono della luceMacro Testaccio, fino al 4 marzo 2012Arte povera alla GNAMGalleria Nazionale d’Arte Moderna (GNAM), fino al 4 marzo 2012Dopo la fotografia. Arte in Italia 1850-2000Galleria Nazionale d’Arte Moderna (GNAM), fino al 4 marzo 2012 (articolo a pag. 11)Gianfranco Baruchello. Certe ideeGalleria Nazionale d’Arte Moderna (GNAM), fino al 4 marzo 2012 (articolo a pag. 4)Costellazione transavanguardia: GNAMGalleria Nazionale d’Arte Moderna (GNAM), fino al 4 marzo 2012Azerbaigian – la terra dei fuochi sulla via della SetaMuseo della Civiltà Romana, fino al 4 marzo 2012Mijn Schatje, New worksMondobizzarro Gallery 14 febbraio - 6 marzo 2012Luisa Montalto, +MEMondobizzarro Gallery 14 febbraio - 6 marzo 2012Damien HirstGagosian Gallery, fino al 10 marzo 2012OniricMondoPop Gallery, fino al 10 marzo 2012 (articolo a pag.6)La macchina dello Stato. Leggi, uomini e strutture che hanno fatto l’ItaliaArchivio Centrale dello Stato, fino al 16 marzo 2012Il Quirinale. Dall’Unità ai nostri giorniPalazzo del Quirinale, fino al 17 marzo 2012Con la mente nel buio, mostra fotograficaMuseo di Roma in Trastevere fino al 25 marzo 2012L’arte pubblica nel ‘900. il mito dell’uomo nuovoMaXXI, fino all’11 aprile 2012Steve McCurryMacro Testaccio, fino al 29 aprile 2012 (articolo a pagg.8-9) Nel Paesaggio, mostra fotografica di Andrea VeneriDoozo Art fino al 30 aprile 2012Henry Cartier BressonPalazzo Incontro fino al 6 maggio 2012

Eventin

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Cartier Bressonfino al 6 maggio a Roma, Palazzo Incontro via dei Prefetti 22